Jupiter Falling

di Jsnow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.CAPITOLO.Cos'è cambiato? ***
Capitolo 3: *** 2.CAPITOLO.Il piano ***
Capitolo 4: *** 3.CAPITOLO.Di nuovo da un Abraxas ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"JUPITER FALLING" La Fan Fiction si svolge subito dopo la fine del Film Jupiter Ascending. Possibile SPOILER per chi non ha visto ancora il film! Jupiter ha ereditato e salvato la Terra e ha scoperto che Caine, nonostante il suo rifiuto di ammetterlo, prova dei sentimenti per lei. Tutto sembra andare alla perfezione, ma non sempre le cose vanno come uno vuole. Ci sono ancora Titus e Kalique che tramano contro di lei, e Caine è pur sempre un ex militare con il dna modificato...

 





 
PROLOGO
 


 
 
 
 
Pianeta Morael.
 
« La morte di Balem verrà vendicata » mio Signore mormorò Shiro abbassando lo sguardo e le sue trecce arrotolate fecero un lieve movimento all’ingiù. La fissai con irritazione e mi domandai se quei modi così servili erano dovuti alla sua ammirazione nei miei confronti o in generale verso il casato degli Abraxas. Le rivolsi un sorriso tirato e la congedai con un veloce gesto della mano.
Il mio sguardo vagò fuori dalla grande vetrata che avevo dinanzi e che mi affacciava sul mio regno. Era tutto piacevolmente calmo, un giorno come un altro per il resto del popolo di Morael, ma non per me, non per il grande Re Titus.  Con la morte di Balem i suoi Regni erano rimasti senza un erede, ed ero sicuro al cento per cento che Kalique avrebbe fatto ogni cosa per averli tutti per sé. E poi c’era la questione Jupiter. Quella ragazzina terrestre aveva rovinato ogni cosa, quella bastarda così dannatamente somigliante a nostra madre, aveva ucciso mio fratello e aveva rivendicato la Terra come sua, e adesso avrebbe potuto prendersi anche i restanti Regni di Balem se io e mia sorella non ci fossimo sbrigati. Quella ragazza doveva morire e con lei quel cane rognoso di Caine Wise che aveva disobbedito ai miei ordini e l’aveva aiutata.  Dovevo prendere provvedimenti, e dovevo farlo al più presto.
 
 



Pianeta Fughel.
 
La morte di Balem mi aveva rattristato, ma non così tanto come quella di nostra madre. Ero sicura fin dal principio che quella ragazzina l’avrebbe portato alla rovina, così come lui aveva portato alla morte nostra madre.
Ero piacevolmente immersa nella vasca di liquido umano per rigenerare le mie cellule e sentirmi di nuovo viva e giovane, e riflettevo su come ogni cosa stava cambiando. Presto avrei dovuto prendere provvedimenti, presto avrei dovuto rivendicare i Regni di Balem e scontrarmi con Titus. Presto ci sarebbe stata una guerra che avrebbe distrutto ogni cosa.
Mi alzai già completamente asciutta e raggiunsi le mie serve in modo che potessero vestirmi. Uno splendente vestito blu notte con dei ricami trasparenti fasciò immediatamente il mio corpo sodo e snello, e i capelli, finalmente di nuovo lucenti e profumati, vennero tirati su da una tiara color corallo.
« Siete perfetta, mia Signora » Joele, la mia fedele ancella mi sorrise gentile.
« Grazie » ricambiai lo sguardo, per un attimo privo di ogni preoccupazione, poi sospirando con apprensione chiamai le mie guardie.
« Ho un compito per voi. Ho bisogno che mi troviate Jupiter e che me la portiate qui. Con gentilezza »  aggiunsi subito dopo con sguardo severo.
« E se non vuole seguirci, mia Signora? »
« Ditele che Titus sta preparando la sua morte, il suo fedele Licatante farà il resto » conclusi congedandoli con un lieve movimento della testa.
« Mia Signora, ma se dovessero opporre resistenza…» cominciò Joele, ma non le feci terminare la frase « Verrà. In fondo, sono stata la sua unica amica la prima volta che ha messo piede sul mio pianeta » dissi stringendo le labbra.
Amica era una parola grossa, ma di sicuro ero stata più amichevole dei miei due fratelli. Avrebbe accettato il mio invito, ne ero sicura.
Sorrisi tra me guardandomi allo specchio e ammirando la mia immagine. Non avrei rinunciato alla mia bellezza per nulla al mondo, questo era certo.
 
 
 
 
Pianeta Terra.
 
«Sì, Mама! » sospirai guardandomi nell’unico specchio della casa, quello che era in soffitta, mentre tenevo appoggiato al mio petto un vestitino scarlatto molto corto e molto scollato.
« Sicura che non farai tardi? Завтра тревоги всегда будет в 4:45! »
«Sì, Mама! » ripetei storcendo il naso. Quell’abito era troppo impegnativo per la serata che mi attendeva. Lo gettai per terra guardando quello nero che avevo già indossato una miriade di volte. Il mio guardaroba era quasi vuoto e di sicuro quello che mancavano erano abiti per uscire la sera con un bel ragazzo. Non che avessi un vero e proprio appuntamento con Caine, ma volevo che mi vedesse almeno per una volta al meglio e con un abito che non fosse il solito.
Sbuffai atterrita.
« Forse dovremmo comprarti qualcosa di n[1]uovo » suggerì mamma alzando un sopracciglio e guardando il mio riflesso allo specchio. Mi voltai di scatto verso lei.
« Dici davvero? ».
Katharine Dunlevy sorrise guardandomi con un amore che non aveva mai abbandonato il suo sguardo, anche quando mio padre era morto. Mi si avvicinò e mi carezzò la guancia sospirando. « Vorrei una vita diversa per te, небольшой [2]» mormorò con rammarico.
« Io non ne vorrei nessun altra, credimi mamma! » dissi baciandole la guancia e abbracciandola.
« Vorrei solo non essere così agitata » ridacchiai sentendomi il volto in fiamme al pensiero delle labbra di Caine. Mia madre scoppiò a ridere producendo un suono così dolce che mi domandai perché non ridesse più spesso.
« Ma non è già il terzo appuntamento con questo ragazzo? Come mai sei ancora così nervosa? ».
“Forse perché è un Licacante ed io sono una Principessa reincarnata di una Regina di un altro universo?” avrei voluto dirle, ma mi morsi le labbra facendo spallucce. Mia madre mi fissò per un momento come se volesse leggermi nella mente, poi mi prese per mano e mi condusse fuori dalla soffitta fino alla nostra camera. Andò al suo letto e si abbassò tirando fuori un sacchetto di plastica.
« Ma cos’è? » non finii di pronunciare l’ultima parola che mamma mia srotolò davanti agli occhi un tubino color panna, lungo fino al ginocchio e con un fiore giallo ricamato sul bordo della spallina sinistra.
« Oh mio Dio è bellissimo! » esclamai mentre mia madre me lo porgeva.
« Era l’abito che indossavo quando conobbi tuo padre. Ritornavo da una festa quando lo incontrai per strada che fissava il cielo con il suo enorme telescopio dorato » sorrise con gli occhi velati di tristezza.
« E se dovessi macchiarlo? Strapparlo? Io...»
« Voglio che lo indossi tu! E’ il momento » disse prendendomi il viso tra le mani.
« Anche se non ti ha mai visto, lui ti voleva così bene » sussurrò mentre una lacrima le rigò il viso.
« Mама…» mormorai sentendo improvvisamente un nodo alla gola che mi bloccava il respiro. Non riuscivo a sopportare la tristezza di mia madre e il pensiero che non avrei mai conosciuto quell’uomo meraviglioso che lei aveva tanto amato, mi stringeva il cuore.
Prima che potessi dire altro lei mi abbracciò e disse: « не опаздывать![3] », poi uscì dalla stanza.

 
NOTA DELL’AUTRICE:
Piccole Note:
1.I nomi dei Pianeti sono interamente inventati da me, così anche per i personaggi attorno che non sono comparsi nel film o che non hanno un nome anche se figurati in esso. (TRANNE il Pianeta Orus)
2.Adoro sapere il vostro parere, che sia negativo o positivo. Credo sia costruttivo imparare ad ascoltare anche i lettori.

Grazie a tutti quelli che daranno un’occasione a questa Fan Fiction (Creata il 13.02.15).



 
[1] Traduzione: Domani la sveglia sarà sempre alle 4:45!
[2] Traduzione: Piccola
[3] Traduzione: Non fare tardi!

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Capitolo 2
*** 1.CAPITOLO.Cos'è cambiato? ***


1.CAPITOLO
Cos’è cambiato?
 
 

 
Pianeta Terra.
 
Ero sul tetto del 432 Park Avenue, a 426 metri d’altezza. Ero entrata facilmente visto che l’edificio era ancora in fase di costruzione e doveva aprire al pubblico. Avevo appuntamento con Caine alle nove in punto, ma erano le dieci e di lui nemmeno l’ombra delle ali. L’aria era frizzante e mi strinsi nel mio cappottino nero sperando arrivasse prima che iniziassi a congelarmi. Non potevo nemmeno farmi un giretto nel cielo come mi aveva insegnato, perché gli avevo chiesto di nascondere, dovunque lui dormisse, gli stivaloni che mi aveva regalato per volteggiare, con il timore che la mia famiglia li potesse scoprire nel mio armadio 2 metri per 2.
« Dove sei? » mormorai all’aria guardando in alto in attesa di vederlo spuntare da un momento all’altro. Ciò che vidi invece fu solo il manto di stelle che quella sera era più luminoso che mai, tanto che mi sembrava quasi di poter vedere apparire Orus, il pianeta che una volta era appartenuto a Balem. Un flash mi riportò alla mente lo scontro con il Principe più crudele della dinastia Abraxas. Mi aveva picchiato con una spranga, ed io avevo fatto lo stesso poco prima che perdesse l’equilibrio e cadesse giù da uno dei cornicioni del suo oscuro palazzo. Mi portai una mano al fianco e tastai lì dove un livido violaceo e gialliccio ancora mi macchiava la pelle. Erano passate due settimane, ma sembrava fosse successo solo il giorno prima. Avevo assicurato a Caine e alla mia flotta che non avrei mai rinunciato al mio diritto di eredità sulla Terra, ma avevo detto loro che non volevo più avere niente a che fare con la dinastia Abraxas e con gli altri pianeti esistenti. L’unico legame con quel mondo così assurdo e bizzarro che non volevo spezzare era con il Licatante che mi aveva salvato la vita così tante volte che avevo finito per innamorarmi di lui. O era successo già dalla prima volta che l’avevo visto nella clinica dopo che i Sorveglianti, sotto mentite spoglie, mi avevano tolto l’ossigeno per farmi soffocare? Forse era stato quando avevo visto il suo viso così vicino al mio e sentito le sue braccia forti stringermi pronte a salvarmi da quegli esseri malvagi. Forse era stato allora che avevo iniziato a provare qualcosa per lui.
Stavo sognando ad occhi aperti, quando l’oggetto del mio desiderio si materializzò davanti a me scendendo leggiadro dal cielo con le sue possenti e nuove ali nere.
« Sei qui! » esclamai con un sorriso felice, andandogli incontro come una bambina. Lo abbracciai con impeto e allungai le mie labbra verso di lui pronte ad accoglierlo per la terza volta, ma il Licatante si scansò prendendomi i polsi e allontanando le mie braccia dal suo collo.
« Caine?! » dissi piano guardandolo negli occhi. Lui aveva lo sguardo altrove ed era tremendamente serio.
« Sua Maestà non dovrebbe comportarsi così » mormorò rigido. Adoravo il suono che produceva il suo “Maestà” e non avrei mai smesso di sentirglielo dire, però in quel momento lo fissai sconcertata e delusa.
« Perché dici così? »
« Abbiamo dei problemi » rispose lui evitando la mia domanda.
«Quali? »
« Kalique, ti vuole » i suoi occhi finalmente cercarono i miei.
« Ho già detto che ho chiuso con loro! » affermai decisa voltandogli le spalle e andando verso il cornicione dove la vista di New York era pazzesca.
« Titus ha intenzione di ucciderti e Kalique vuole darti la sua protezione » continuò Caine.
« E tu come sai tutte queste cose? » gli chiesi sentendomi improvvisamente triste. Non si era nemmeno reso conto di come mi ero preparata per lui. Il vestito della mamma, sotto il capottino, mi aderiva al corpo in maniera perfetta, e dal momento in cui lo avevo indossato avevo immaginato come Caine avrebbe potuto sfilarmelo dolcemente accarezzandomi e facendomi sentire amata per la prima volta nella mia vita. Ma quella lo sapevo, sarebbe rimasta solo una fantasia, e la sua freddezza me ne diede una conferma.
« I soldati mormorano, Stinger ha sentito che Titus ha un nuovo piano per sottrarti la Terra e per rivendicare i pianeti di suo fratello ora che è morto. E poi ho visto le guardie di Kalique in rotta verso la Terra » concluse. Sentii i suoi passi pesanti e la sua presenza dietro di me. Il frusciare delle sue ali mi fece sentire improvvisamente freddo.
« Non puoi proteggermi tu? » sussurrai più a me stessa che a lui. Poi mi girai e me lo ritrovai così vicino che le nostre mani quasi si sfiorarono. Piantai i miei occhi nei suoi e cercai di far leva su i suoi sentimenti. Sapevo che provava qualcosa, me ne aveva dato una prova quando mi aveva salvato da Balem e quando mi aveva baciato la prima volta proprio su quel grattacielo due settimane prima.
« Perché hai cambiato idea? » gli domandai sperando che stavolta mi rispondesse.
« Cos’è cambiato in queste settimane? » allungai la mia mano e cercai le sue dita. Erano gelide e ruvide, proprio come lui.
Caine mi guardò con tristezza senza ricambiare la stretta.
« Jupiter…» mormorò in un sospiro. Chiusi la mia mano nella sua e salii sulle punte dei piedi allungando il mio viso verso il suo; ma prima che potessi chiudere gli occhi, lui si liberò dalla mia presa e guardando altrove, scuro in volto, disse:
« Sono qui! ».
                                                                            










NOTA DELL’AUTRICE:

1.I nomi dei Pianeti sono interamente inventati da me, così anche per i personaggi attorno che non sono comparsi nel film o che non hanno un nome anche se figurati in esso. (TRANNE il Pianeta Orus) 
2.Adoro sapere il vostro parere, che sia negativo o positivo. Credo sia costruttivo imparare ad ascoltare anche i lettori.

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Capitolo 3
*** 2.CAPITOLO.Il piano ***


2.CAPITOLO
Il Piano
 
 
 
Pianeta Moral.
 
Le mie spie mi avevano riferito che Kalique aveva già mandato le sue guardie a prelevare Jupiter, e la cosa non mi aveva stupito per niente.
« Che brava » la mia sorellina mormorai stendendo le braccia in modo che Diana mi sfilasse la veste che avevo indosso. « Credo proprio che dovrò sbrigarmi » dissi sentendo le mani delicate della mia serva accarezzarmi la pelle mentre sbottonava i bottoni della mia camicia di seta.
« Mio Signore, mi voleva? » Shiro fece la sua apparizione sull’uscio della porta.
« Shiro, cara » le sorrisi andandole incontro. Lei sembrò turbata dal mio petto nudo.
« Secondo te, come posso far in modo che la terrestre mi desideri? » esclamai afferrandole le spalle e avvicinandola a me. Shiro, presa alla sprovvista, lanciò un gridolino appoggiando automaticamente le sue mani su i miei caldi pettorali.
« No-non lo so, mio Signore » balbettò con lo sguardo basso. Sentivo il suo cuore battere all’impazzata contro la mia pelle e il respiro affannoso.
« Dimmi Shiro. Come posso sedurre una donna che non vuole essere sedotta? » chiesi di nuovo lasciandole le spalle e alzandole il mento con una mano in modo che il suo sguardo incontrasse il mio. Aveva le pupille dilatate e l’iride del colore del miele.
Scosse la testa con un’espressione timorosa. Sbuffai annoiato spingendole stizzito il volto, in modo da allontanarla da me, poi mi avvicinai alla vasca della giovinezza e Diana mi sfilò i pantaloni rimanendo completamente nudo. Fissai il liquido azzurrino che brillava come se fosse attraversato da tante piccole luci, e pensai a come una ragazza potesse resistermi.
« Sono forse brutto? » urlai frustrato voltandomi verso Shiro, che abbassò immediatamente lo sguardo imbarazzata. La fissai con odio.
« Cos’è che ti impedisce di guardarmi? » gridai lanciandomi su di lei e schiaffeggiandola. La ragazza finì carponi in un singulto.
« E adesso non fingere di piangere! » sbuffai calmandomi e allungandole la mano. Lei mi fissò titubante con gli occhi lucidi, ma senza fare cenno ad alzarsi.
« E’ la mia nudità a spaventarti, mia cara? » le sussurrai abbassandomi in modo che il suo viso e il mio fossero alla stessa altezza. Lei scosse forte la testa.
« E allora cosa? ». Non capivo perché improvvisamente Shiro era diventata tanto taciturna. Lei era sempre stata una serva con la lingua lunga, e di certo non pensavo potesse turbarla la mia nudità, o mi sbagliavo? « E’ per questo corpo? » continuai rialzandomi e mostrandomi a lei così com’ero nato. Shiro deglutì, ma stavolta cercò di sostenere il mio sguardo.
Rimasi per qualche istante a fissarla incuriosito e pensieroso, poi mi rialzai e le voltai le spalle andando verso la vasca. Mi immersi completamente e sentii il liquido azzurrino entrarmi nelle orecchie e nel naso. Mi rilassai e lasciai che la giovinezza riportasse al mio corpo vigore e spirito. Quando riemersi Shiro si era ricomposta e attendeva che uscissi con l’abito che avrei indossato tra le mani.
« Non ti spavento più? » sghignazzai avvicinandomi a lei malizioso. La ragazza sospirò e parlò piano.
« Se vuoi che sia tua, fa in modo che più nessun altro voglia toccarla ».
Inclinai la testa di lato.
« Vuoi che la prenda contro la sua volontà? » dissi stupito da tanta arguzia.
« No, mio Signore. Ma si può sempre mentire a riguardo » mormorò reggendo finalmente il mio sguardo e ritornando la serva che era sempre stata. Scoppiai in una fragorosa risata.
« Ah voi donne! Ne sapete una più del diavolo! » esclamai divertito.
«Bene, seguirò il tuo consiglio ».
« Così mi onorate mio Signore » disse Shiro inchinando il capo, mentre Diana mi porgeva silenziosa i miei anelli.
« Quando Jupiter sarà da mia sorella, predisponi tutto per portarla qui da me. Falle credere che voglia scusarmi! » ordinai con un sorriso beffardo, prima che Shiro lasciasse la stanza.
Avrei fatto in modo che Jupiter volesse stare con me a tutti i costi, e stavolta non ci sarebbe stato nessun Licatante a salvarla.










NOTA DELL’AUTRICE:

1.I nomi dei Pianeti sono interamente inventati da me, così anche per i personaggi attorno che non sono comparsi nel film o che non hanno un nome anche se figurati in esso. (TRANNE il Pianeta Orus) 
2.Adoro sapere il vostro parere, che sia negativo o positivo. Credo sia costruttivo imparare ad ascoltare anche i lettori.

 
 
 

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Capitolo 4
*** 3.CAPITOLO.Di nuovo da un Abraxas ***


3.CAPITOLO
Di nuovo da un Abraxas

 

Pianeta Terra

« Cosa volete? » sbottai quando un piccolo squadrone di guardie atterrò sul palazzo più alto di New York, ancora in costruzione. Una ragazza dalla capigliatura elaborata e dagli occhi felini mi si avvicinò con cautela e con un sorriso sincero. Caine emise un grugnito avanzando di un passo in modo da starmi il più vicino possibile, se a qualcuno di loro fosse venuto in mente di fare una mossa azzardata. Il calore del suo corpo si irradiava attraverso i suoi vestiti di pelle fino a me, facendomi sentire contemporaneamente al sicuro e tremendamente agitata.
« La mia Signora e padrona, chiede la vostra presenza su Fughel » disse la ragazza abbassando il capo in segno di rispetto. Non mi sarei mai abituata a quel genere di accortezza nei miei confronti. Soprattutto perché per vivere pulivo bagni altrui.
« Ho detto alla vostra “Signora” » e rimarcai quel termine in tono deciso e autoritario
« Che non avrei più voluto avere niente a che fare con lei o con qualsiasi altro Abraxas » conclusi incrociando le braccia al petto.
La strana ragazza annuì piano e si fece avanti un nanetto degli occhi porcini e dal naso adunco, con i capelli più bianchi che avessi mai visto che gli incorniciavano il viso in una strana forma vagamente simile ad un cuore.
« La nostra Signora vuole solo metterla in guardia » aggiunse affiancandosi alla sua collega dai capelli bizzarri. Erano così alti e così cotonati che mi venne in mente il film “La Duchessa”, dove Keira Knightley indossava parrucche simili per interpretare il ruolo di Lady Georgiana.
« Sentite » cominciai in modo diplomatico « Ho già informato tutti della mia decisione di non ritornare più nel vostro universo »
« Tecnicamente è anche il vostro, sua Maestà ».
« Per favore, la fate finita di chiamarmi così!? » sbottai. Poi lanciai uno sguardo di traverso a Caine, che abbassò immediatamente gli occhi con un’espressione colpevole. Strinsi ancora di più le braccia al petto in modo da non lasciarmi trafiggere dalla sua freddezza e ripresi a parlare con il mio interlocutore.
« Se Kalique vuole che venga sul suo Pianeta, allora dovrà accettare anche la mia scorta » conclusi intuendo che con la forza o senza, sarei stata portata su Fughel comunque. Conoscevo bene la prepotenza dei fratelli Abraxas. Tanto valeva evitare scontri, soprattutto perché c’eravamo solo io e Caine in quel momento. Ed io non ero ancora diventata una brava lottatrice, nonostante avevo iniziato ad allenarmi su qualche tecnica di combattimento vista su internet. Oltretutto, Caine in quel momento era troppo distratto e il terrore che gli potesse succedere qualcosa per causa mia, non mi lasciava dubbi a riguardo. Avrei accettato la richiesta di Kalique.
« Certamente. La nostra Signora aveva messo in conto che il Licatante sarebbe venuto con noi » rispose mesta la ragazza.
« Non dicevo lui » il mio protettore si voltò di scatto a guardarmi sorpreso e confuso. Evitai di incrociare i suoi occhi feriti e proseguii.
« Mi farò accompagnare dall’Egida. Senza di loro, non mi muovo » sentenziai con fermezza. Caine si mosse al mio fianco, spiegò nuovamente le ali che aveva richiuso non appena la navicella del piccolo esercito di Kalique era atterrato sul grattacielo, e si alzò in volo.
« Vado a chiamare la vostra scorta. Sua Maestà » aggiunse poi in un sussurro triste, che soltanto io sentii. Lo vidi scomparire nel cielo notturno, e diventare un puntino luccicante. Sembrava quasi fosse una stella. Bellissima, ma tremendamente distante.
 
 
**
 
 
Viaggiavamo nella navicella delle guardie di Kalique ed eravamo in silenzio. Dopo che Caine fu ritornato con la nostra scorta, aveva deciso di restare con me finché non fossimo giunti al palazzo della Regina di Fughel. Nonostante l’avessi deluso, era rimasto al mio fianco.
Sospirai mentre fissavo tristemente la sua schiena massiccia e muscolosa che si alzava e abbassava pesantemente sotto il suo respiro rabbioso. Stava fissando il cielo, o meglio, l’universo attorno a noi muto e rigido come un morto.
« Avete fatto bene ad accettare il suo invito » mi disse la ragazza dai capelli cotonati distogliendomi dai miei pensieri. Avevo scoperto che si chiamava Joele, ed era l’ancella personale di Kalique.
« Non ho avuto molta scelta, non credi? » risposi tagliente pentendomene però all’istante. Non era colpa sua se lavorava per una despota.
« Scusami » mormorai Ma, non è un bel…momento » aggiunsi evitando in tutti i modi di continuare a fissare il Licatante. Joele però parve capire a cosa mi riferivo, perché abbozzò un sorriso comprensivo.
« Non è facile fare i conti con questo » disse. Mi voltai finalmente a guardarla negli occhi. Erano inquietanti. Sembrava stessi fissando un gatto pronto a saltarmi addosso e ad affondare i suoi artigli nella mia carne da un momento all’altro.
« Cosa? » feci finta di non capire a cosa alludesse.
« A quello » e indicò con lo sguardo la possente figura di Caine.
« I Licatanti hanno qualcosa nel loro DNA, che ci spinge verso di loro ».
Rimasi immobile a soppesare le sue parole.
« Bé, hanno un DNA modificato. Mi sembra ovvio che abbiano… »
« Non intendo il gene anomalo che impiantano a tutti loro » mi interruppe Joele « Ma quell’essenza animale che li distingue dal resto di noi e che li spinge oltre i limiti, e che spinge noi, verso istinti che non credevamo di possedere » concluse con una voce lugubre. Scossi le spalle sentendo un brivido gelido percorrermi la schiena.
« Caine è solo Caine. Non ha…niente di diverso » dissi piano.
L’ancella di Kalique abbozzò un piccolo sorriso intrigante che mi diede non poco fastidio.
« Se lo dite voi, vostra Maestà ».
Stavo per farmi prendere da una crisi di nervi a causa di quel nomignolo che continuavano a ripetere insistentemente, quando la voce del comandante della navicella, il nanetto dagli occhi porcini di nome Fintante, ci informò che stavamo per entrare nell’atmosfera di Fughel.
Con uno scossone violento, la navicella attraversò una nebulosa rossiccia e in un attimo atterrò su un piccolo spiazzo color porpora, in mezzo al nulla. Dinanzi a noi si innalzava un immenso palazzo che sembrava non finisse mai. L’avevo già visto qualche tempo prima, ma non mi era sembrato tanto immenso. Le sue torri toccavano il cielo e si espandevano sempre più in alto, a perdita d’occhio.
Balzai già dall’abitacolo in cui avevo viaggiato, e mi ricongiunsi ai passeggeri dell’Egida.
« Ciao Diomica » salutai il comandante in carica. Una donna dalla pelle ambra e dallo sguardo gentile e determinato.
« Sua Maes…Jup » si corresse subito. Le sorrisi riconoscente e insieme ad altri due uomini del suo equipaggio, mi lasciai condurre da Joele e Fintante all’interno del palazzo. Con la coda dell’occhio vidi Caine rimanere immobile fuori la navicella con lo sguardo piantato su di me. Cercai di fargli capire con un’espressione contrita che volevo anche lui al mio fianco, ma il Licatante fece finta di non intuire la mia supplica ed io non potei far altro che distogliere lo sguardo e fissare davanti a me il palazzo della Regina Kalique che si apriva come una bocca famelica attorno a me, pronto ad inghiottirmi tra i suoi inganni e sotterfugi.






NOTA DELL’AUTRICE:
*SCUSATE L'ASSENZA PROLUNGATA!!!!!*

1.I nomi dei Pianeti sono interamente inventati da me, così anche per i personaggi attorno che non sono comparsi nel film o che non hanno un nome anche se figurati in esso. (TRANNE il Pianeta Orus) 
2.Adoro sapere il vostro parere, che sia negativo o positivo. Credo sia costruttivo imparare ad ascoltare anche i lettori.

 

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