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Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are
out for prompt” su FaceBook
dal 30 gennaio al 2 febbraio 2015
Prompt: Skyfall - 00Q - James pensa che Q presti
troppa attenzione agli equipaggiamenti e troppo poca a lui.
Gentilmente proposto da Elisa Story Zabini
O loro o me!
di
Bombay
Era da un’ora che si trovava in quel maledetto laboratorio e Q sì
è no che lo aveva salutato. Perso com’era a contemplare un non so quale
aggeggio.
Il tavolo davanti a loro era ingombro di varia attrezzatura e il
giovane genio ne era assorbito totalmente.
Bond era tornato da una missione impegnativa e complicata e non si
vedevanoda due settimane:
quel ragazzino impertinente dava più attenzione ad una scheda, tutta circuiti,
che a lui. Ma non esisteva. Si alzò facendo abbastanza
rumore, ma l’altro lo ignorò prendendo un cacciavite iniziando a smontare quell’aggeggio,
con la stessa cura ed attenzione con cui spogliava
lui. Quelle mani da pianista avrebbero dovuto essere sul suo corpo, non su un
pezzo di plastica e metallo.
Bond gli si avvicinò sfilandosi la giacca elegante, lasciandola
cadere sul pavimento e si sedette sul bancone.
“Siamo forniti di sedie.”
L’agente non si prese il disturbo di rispondere. Con gesti
studiati e lenti si sfilò la cravatta, ma nulla sembra
distrarre il quartermaster.
Allora senza smettere di tenerlo d’occhio si sbottonò la camicia e
finalmente colse una reazione: le mani di Q tremarono leggermente e si umettò nervosamente le labbra eppure ostentava ancora
interesse per quell’inanimato oggetto.
L’agente scivolò giù dal bancone e gli si portò dietro cingendogli
la vita con un braccio facendo aderire il bacino a quello del ragazzo.
“Sto lavorando…” protestò, ma la sua voce, a dispetto di tutto,
tremava.
“Il tuo turno è finito un’ora fa” bisbigliò premurandosi che le
sue labbra sfiorassero l’orecchio di Q. Lo sentì vacillare
e decise di sferrare l’attacco finale infilandogli una mano nei pantaloni.
“Quell’affare non può darti questo” e con sua somma gioia
finalmente Q lasciò andare i componenti abbandonandosi
contro di lui.
“Ho la tua attenzione quartermaster?”
“Tu hai sempre la mia attenzione Double-oh-seven.”
---
Note dell’Autrice: orbene or dunque approdo
anche in questo fandom dopo aver visto Skyfall ed essermi innamorata di Q e Bond insieme al secondo
fotogramma ^_^
Ecco è una cosina senza pretese. Grazie in
anticipo a chi vorrà dire la sua ^_-
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
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dal 30 gennaio al 2 febbraio 2015
Prompt: Skyfall - 00Q - Q fa sexting
con James nei momenti morti delle missioni.
Gentilmente proposto da Amerise
Tra una missione e l’altra
di
Bombay
A Londra erano le una e mezza di notte mentre a Istanbul erano le
tre e mezza. Il quartermaster prese il cellulare ed inviò un messaggio.
-Dove sei?-
Non dovette aspettare che pochi secondi per la risposta.
-In albergo. Tu?-
-Nel mio ufficio. Hai fatto un casino sul campo ora mi tocca
sistemare, ma adesso mi prendo una pausa. Comunque so che sei in albergo
intendevo un’altra cosa!-
-Giusto. Sono in un pulcioso letto ad
Istanbul e fa un caldo atroce. Sono nudo.-
Q si leccò le labbra -Ecco cosa intendevo- e a dimostrazione del
fatto Bond gli mandò un MMS di un selfie di sé
mollemente adagiato su un fianco.
Il ragazzo trattene un sospiro lasciandosi andare sulla poltrona
di pelle nera, un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena andando a
tendere i suoi pantaloni.
-Q ci sei?-
Come risposta a quel messaggio, Q gli inviò un video, dove si slacciava i pantaloni ed infilava una mano al loro interno
accarezzandosi languidamente.
Prontamente l’agente doppio zero gli mandò l’immagine della
razione del suo corpo.
-Vorrei che fossi qui. Che fossi tu a toccarmi-
-Domani. Sarò lì è ti scoperò da dietro sulla tua bella scrivania.
Premurati che il Q-branch sia deserto o daremo spettacolo.-
Q gli mandò un altro video correlato di messaggio -Mente leggevo
le tue parole questo è il risultato.-
-Lol. Se già venuto. Sei proprio un
ragazzino.-
Anche James gli mandò un video e poi una foto delle lenzuola
imbrattate.
-Guarda cosa mi fai combinare nerd.- lo canzonò.
-Domani avrai un caldo bentornato, come sempre del resto. Buona notte Double-oh-seven.”
-Notifica di sistema: tutti i messaggi dell’ultima conversazione
sono stati cancellati e non sono recuperabili-
---
Note dell’Autrice:
ecco un’altra piccola flash senza pretese ^_^
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
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FaceBook dal 13 al 14 febbraio 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - Il primo Natale
passato assieme.
Gentilmente proposto da Marta CrackedActress
LondonEye
di
Bombay
Q
correva sotto la neve che fioccava copiosa da quella mattina, era in ritardo.
M
lo aveva bloccato in ufficio il giorno di Natale, perché un ragazzino
dall’altra parte del globo stava tentando di entrare nel loro sistema, Dio
quanto lo capiva, aveva passato diversi Natali abbandonato a se stesso con solo
un computer per amico, beh lui aveva quasi scatenato un conflitto nucleare,
mentre il suddetto ragazzino tentava solo di entrare nel database dei servizi
segreti inglesi. Però cavolo era Natale!!! Lui e James
stavano insieme da tre mesi e l’agente doppio zero era a Londra per non si sa
bene quale congiunzione astrale… e lui era in ritardo.
Raggiunse
ilLondonEye e vide Bond che lo appettava seduto su una panchina
l’ombrello aperto sopra la testa.
“Mi
dispiace, M mi ha incastrato non potevo dirgli no… e…”
Bond
rise scompigliandogli i capelli umidi “Tranquillo non ti devi giustificare, so
come funziona.”
“Andiamo?”
lo invitò, prendendolo per mano, il ragazzo era
convinto che il compagno avesse prenotato in un ristorante di lusso ed invece
di diresse verso la ruota panoramica.
Estrasse
un tesserino che Q riconobbe come uno dei documenti falsi che gli forniva, ma
non fece domande visto che saltarono la fila e
salirono su una cabina interamente vuota.
“Non
soffri di vertigini vero?”
Q
scosse la testa mentre lentamente la cabina lasciva il
suolo. Davanti ai loro occhi si stagliava Londra addobbata a festa. Uno
spettacolo da mozzare il fiato.
Quando
furono sulla sommità, Q tirò fuori il cellulare e con un sorriso che non
presagiva nulla di buono digitò rapidamente sul
piccolo monitor. La corsa si arrestò e la cabina oscillò un momento.
Bond
gli cinse la vita con le braccia da dietro “È bellissimo” bisbigliò il ragazzo
voltandosi nell’abbraccio dell’agente.
“Buon
Natale, James…” sussurrò prendendogli il volto tra le mani.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
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FaceBook dal 13 al 14 febbraio 2015.
Prompt: Skyfall - 00/Q - Angst
- Bond rimane ucciso durante una missione che, in apparenza, sarebbe dovuta essere di normale routine. Q non solo è sconvolto
dalla cosa, ma ha sentito tutto quanto tramite auricolare, ed
ora è pieno di rimpianti dopo che Bond, prima di morire, gli ha detto: “Sarebbe
stato bello se fossimo usciti insieme…”
Gentilmente proposto da Koa
Sarebbe
di
Bombay
La
sezione Q è deserta e silenziosa, dopo il chiacchiericcio frenetico che l’ha
animata nelle ultime ore, nello spasmodico tentativo ti recuperare il vostro
agente migliore.
Nonostante
M ti abbia ordinato, nemmeno troppo gentilmente, di andartene a casa, tu non ci
riesci.
Lavori
sul computer, devi capire che cosa è successo perché non siete, non sei,
riuscito a portare a casa l’agente doppio zero, James Bond, da una missione che
aveva quasi del ridicolo da quanto era facile ed
ordinaria.
Riascolti
la registrazione degli ultimi dieci minuti, sai a
memoria ogni singola parola sussulti ogni volta al colpo di pistola che fredda
Bond.
Le
mani ti tremano mentre mandi indietro gli ultimi cinque secondi…
“Sarebbe
stato bello se fossimo usciti insieme…”
Ascolti
quella frase ancora, ancora, ancora: come un pugnale affilato ti riduce l’anima
e il cuore a brandelli.
Già
sarebbe stato bello, pensi con rammarico, sarebbe…
Vi
siete girati intorno in quell’anno e mezzo dopo la missione Skyfall.
Lui ti piaceva e non solo perché era un bravo agente,
no, ti piaceva come persona perché solo a te aveva fatto cogliere le
sfaccettature del suo carattere, in piccoli gesti, in brevi frasi.
E
tu flirtavi con lui, tra una battuta sarcastica e
un’arma consegnata. Un gioco di sguardi e seduzione che era partito
da te e non da lui; non dal rubacuori incallito quale era Bond e l’avevi visto,
il suo sguardo incerto e forse un po’ smarrito per la tua inaspettata
spavalderia in quel campo, ma poi ti aveva ripagato con la stessa moneta ed
eravate andati avanti così per un anno e mezzo e adesso lui ti dice questo…
pochi istanti prima di morire… James stava pensando a te. Il suo ultimo
pensiero era rivolto a te e questa consapevolezza ti annienta.
Ascolti
ancora quelle sette parole, quella voce morbida ed
avvolgente che ti sei abituato a sentire nell’auricolare.
Non
udrai più quella voce… non sfiorerai più casualmente la sua mano… non c’è più
tempo per voi…
La
consapevolezza ti colpisce al cuore esattamente come lo sparo che ha messo fine
alla vita del tuo James.
Piangi
Q, rendendoti conto di esserti innamorato di quell’uomo nell’esatto momento in
cui l’hai perso per sempre. Tu geniale ragazzo a capo del dipartimento tecnico dell’MI6 non hai capito, non hai compreso la portata del tuo
e suo coinvolgimento, fino a quando non è stato troppo tardi.
Personaggi: James Bond, Q, John Watson,
Sherlock Holmes, Gregory Lestrade, Mycroft Holmes
Coppia: slash
Rating: PG, verde, K
Avvertimenti: movieverse
PoV: terza
persona
Disclaimers: ipersonaggi non sonomiei, ma di Ian Fleming per
James Bond, di Sir Arthur Conan Doyle per Sherlock Holmes, di Steven Moffat e
Mark Gatiss per Sherlock (BBC). I personaggi e
gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are out for prompt” su
FaceBook dal 13 al 14 febbraio 2015.
Prompt: Sherlock/Skyfall (crossover) - Johnlock, Mystrade, 00Q - James
odia la famiglia di Q, ma se proprio deve scegliere qualcuno con cui gli piace
fare due chiacchiere, quelli sono John e Greg. Almeno possono parlare di
pistole.
Gentilmente proposto
da Elisa Story Zabini
Pranzo a casa Holmes
di
Bombay
I
tre fratelli Holmes presi singolarmente ed in piccole
dosi erano quanto meno sopportabili, messi nella stessa stanza, intorno ad un
tavolo, con i rispettivi compagni a pranzo, era pressoché insopportabile.
Bond
avrebbe preferito di gran lunga essere dall’altra
parte del globo con dei terroristi incazzati neri alle calcagna, che gli sparavano addosso qualunque ritrovato bellico di ultima
generazione, piuttosto di trovarsi domenica a pranzo in casa Holmes.
Dagli
sguardi avviliti di John e Greg era abbastanza chiaro che i due stessero
formulando pensieri più o meno simili ai suoi,
terroristi a parte.
Purtroppo
però l’agente doppio zero non riusciva a dire di no al più piccolo della
famiglia Holmes, nonchéquartermaster
della sezione Q dell’MI6.
Quel
ragazzo, magro, alto ed occhialuto aveva davvero troppo
potere su di lui, più di M suo diretto superiore e guarda un po’ più di Mycroft
che stava sopra la linea gerarchica.
I
tre fratelli stavano battibeccando tra loro, su non so quale questione,
ma James non li ascoltava più di tanto era bravo a scollegare il
cervello quando era necessario e in quel momento lo era, giusto per la sua
sanità mentale.
“Che
tipo di pistola utilizzate voi doppio zero” domandò Greg riportandolo alla
realtà.
“Gli
agenti doppio zero non lo so, io una Walther PPKS nove
millimetri corto, uno strumento qualunque per uccidere più un importa
personale.”
“Che
significa?” s’intromise John interessato dall’argomento
“Significa
che nell’impugnatura ci sono dei sensori micro termici codificati sulla sua
mano, può usarla solo James.”
“Un
regalo carino” commentò Greg spostando lo sguardo dal ragazzo all’agente.
“Non
è un regalo, è dotazione standard.”
John
sorrise dandogli una pacca sulla spalla “Sarai anche bravo nel tuo lavoro
James, ma nelle piccole cose ti perdi un bicchiere d’acqua.”
“Anche
gli altri agenti hanno le armi personalizzate?” indagò Greg e il suo sorriso
era esattamente come quello del dottore.
Quindi
tre paia d’occhi si puntarono sul ragazzo che nascose il suo imbarazzo dietro
il bicchiere di vino “Beh… no” ammise in un soffio.
James
scoppiò a ridere forte interrompendo Sherlock e Mycroft nella loro
disquisizione, il maggiore dei fratelli squadrò i tre uomini.
“A
quanto pare, agente, dopotutto si sta divertendo” sottolineò
acido.
Divertendo
era una parola grossa, ma quanto meno aveva trovato un
argomento in comune con gli altri due ed infatti la discussione proseguì tanto
che i tre si estraniarono completamente dalla conversazione con i tre fratelli
Holmes.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi inquesto racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Contest:Drabble
Weekend indetto dal gruppo “We are out for prompt” su FaceBook dal 6 al 9 marzo
2015.
Prompt: Skyfall
- 00Q - Stanco di sentirsi additare come la donna della relazione
l’8 Marzo Q riempie la scrivania di Bond di mimosa.
Gentilmente proposto
da Elena Scaletti.
Mimose
di
Bombay
Era raro che
James Bond stazionasse a lungo a Londra ed ancora più
raro che utilizzasse l’ufficio, ma anche un agente del suo calibro doveva di
tanto intanto stendere dei rapporti. Aveva una bella scrivania con l’ultimo
computer in commercio, ordinata e pulita a parte quella mattina.
Avvertì
l’odore prima ancora di vederle ed il ghigno dei suoi
colleghi lo infastidì non poco, ma anni di addestramento gli permisero di
attraversare la stanza a testa alta e con dignità.
La
telecamera posta nell’angolo dell’ufficio si mosse al suo incedere osservando i
suoi movimenti e lui la notò appena entrato.
Posò le mani
sulla scrivania, dovette reprimere l’impulso di spazzare via con un gesto tutti
quei fiori.
Mimose.
La scrivania
ne era ricoperta ed il profumo caratteristico riempiva
l’aria.
Tutti si
aspettavano una reazione, probabilmente violenta, da lui ed
invece tuffò il naso tra i pistilli gialli e profumati ispirandone il profumo.
Indugiò per un lungo momento dando modo al suo intelligente compagno di
gustarsi la scena. Sapeva che Q lo stava osservando rintanato nel suo ufficio
per questo si volse e sorrise all’occhio elettronico.
Bond doveva
aspettarsela una cosa del genere. In quei mesi aveva imparato a conoscere a
fondo il suo ragazzo nonché quartermaster dell’MI6.
Sapeva
quanto fosse vendicativo e come sapesse fargliela
pagare nei modi e nei momenti più disparati. Aveva imparato sulla propria pelle
il significato di: - Oso dire che faccio molti più danni io con il mio
portatile, in pigiama seduto davanti alla prima tazza di Earl Grey… -
Ad esempio
lo aveva chiuso in un ascensore per quattro ore, a incarico concluso, solo
perché aveva fatto un accenno velato alla meravigliosa sessione di sesso
pre-missione quando era andato a ritirare il materiale per la stessa.
Tutti, dal
primo all’ultimo tecnico del Q-branch, sapevano della relazione tra l’agente e
il quartermaster, ma il ragazzo mal sopportava le sue battute e prima di
andarsene gli aveva sussurrato all’orecchio che si comportava come una fanciulla pudica e vergine.
Quella
doveva essere stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso ed aveva pagato in quell’ascensore caldo e soffocante a
metri e metri dal suolo.
Un’altra
volta sempre a missione conclusa con successo, c’era stato
un silenzio radio assoluto, peccato che il quartermaster avrebbe dovuto
condurlo all’uscita di un bunker sotterraneo.
Ci aveva
messo sei ore ad uscire e da quel dedalo e sapeva che
Q lo osservava perché le telecamere si spostavano al suo passaggio.
“Sono un po’
stanco, Q, di gironzolare qua sotto” aveva tentato.
“Oh mi
dispiace Teseo spera solo di non trovare il Minotauro” aveva sussurrato dentro
l’auricolare.
“Se io sono
Teseo, allora tu sei la mia Arianna, quindi dammi il maledetto gomitolo di filo
e fammi tornare in superficie!”
Quella
battuta gli era costata altre tre ore di peregrinazione nei tunnel.
Un’altra
volta gli aveva bloccato tutte le carte di credito solo perché gli aveva detto
che arrossiva come una ragazzina quando gli faceva i complimenti.
Circumnavigò
la scrivania e si sedette accendendo il computer continuando a guardare l’obbiettivo della camera.
Un messaggio
fece vibrare il suo telefono.
-Come ci si
sente ad essere trattati così?-
-Io amo i
fiori e amo te- rispose sollevando ancora il viso in direzione della telecamera
strizzando un occhio.
-Posso
mantenere questo ruolo fino a questa sera, se la cosa ti eccita.-
L’intervallo
che passò dal messaggio precedente lo fece sorridere: si immaginava
perfettamente la faccia del suo quartermaster, lo sbattere frenetico delle
palpebre, il passarsi nervosamente la lingua sulle labbra.
-Cosa vuol
dire questo?-
-Sei un
ragazzo troppo intelligente per non aver capito.-
Un altro
lungo intervallo.
-Perché
aspettare questa sera…-
Con un
movimento fluido Bond si alzò dalla sedia sistemandosi i polsini ed abbottonandosi la giacca. I rapporti avrebbero dovuto
aspettare.
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Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
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out for prompt” su FaceBook dal 15 al 17 maggio 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - Q vorrebbe davvero
punire James quando gli riporta le attrezzature danneggiate, ma chissà perché
ogni volta che ci prova l’agente rivolta la situazione
a suo favore.
Gentilmente proposto da Elisa Story Zabini.
Punizione
Nevicava
e faceva davvero un freddo assurdo, l’agente Bond inserì le chiavi nella toppa
della porta del suo appartamento: desiderava solo farsi un
doccia calda e risposare nel proprio letto, dopo una missione durata sei giorni
e dove aveva dormito poche ore nei posti più assurdi.
Corrugò
la fronte nel non avvertire il tepore della casa avvolgerlo, imprecando a denti
stretti raggiunse il termostato e constatò che la
temperatura in casa era molto bassa, stringendosi nel cappotto andò in cucina e
aprì il mobile della caldaia.
Con
suo enorme disappunto era in blocco, poco male accadeva e non era un gran
problema farla ripartire, ma a quanto pareva non quella notte.
Il
display digitale era morto e anche premendo il tasto di avvio, non si sortiva
nessun effetto.
Afferrò
le chiavi e uscì dalla casa, sapeva benissimo chi doveva ringraziare per quello
scherzetto di cattivo gusto: Q, ovviamente.
Raggiunse
l’appartamento del quartermaster non gli ci volle molto per forzare la
serratura ed intrufolarsi dentro.
Si
tolse il capotto e silenzioso raggiunse la stanza del
ragazzo che dormiva beato ed ignaro seppellito sotto il piumone.
L’istinto
di vendetta dell’agente sarebbe stato quello di svegliarlo infilandogli le mani
gelide da qualche parte, ma ogni proposito venne meno.
Occasionalmente
lui e Q andavano a letto insieme e l’agente non era ancora stato in grado di
decifrare la natura di quel loro rapporto, ma di una cosa era sicuro, il
quartermaster cercava di fargliela pagare ogni volta che non gli portava
indietro l’attrezzatura intonsa, cosa che accadeva praticamente
sempre.
Senza
fare rumore si svestì e gli scivolò accanto sotto il piumone assaporando il
calore tanto agognato.
“James?”
bisbigliò assonnato.
“A
casa mia ho trovato un orso polare su letto.”
Il
ragazzo ridacchiò divertito, sistemandoglisi contro “Sei
gelido” bisbigliò accarezzandogli la pelle del collo con il fiato caldo.
“Indovina
di chi è la colpa?”
“Impara
ad avere più cura dell’equipaggiamento che ti do!”
James
ignorò l’ultima frase e lo baciò piano sulle labbra.
“Se
volevi che m’infilassi nel tuo letto bastava chiedere, quartermaster.”
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
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Prompt: Skyfall - 00Q - rating verde se
possibile. - Perché, almeno una volta all’anno, anche Q deve prendere in mano una pistola ed
esercitarsi al poligono.
Gentilmente proposto da ParckerEfp Aris.
Poligono
di Bombay
Accadeva
ogni anno che, come tutti i membri dell’MI6, anche gli
addetti alla sezione Q dovessero affrontare il test per rinnovare il porto
d’armi.
Quella
mattina di buon’ora il quartermaster si era recato al poligono di tiro con
tutta l’intenzione di esercitarsi un po’, auspicando di essere solo e non
disturbato. Le sue speranze si infransero come neve al
sole, quando giunto alla sezione di addestramento si rese tristemente conto che
vi erano molti agenti, tra cui Bond.
Rassegnato
si sedette poco distante e osservò i colleghi esercitarsi attendendo che si
liberasse una postazione di tiro.
Doveva
ammettere che dei dieci uomini presenti, Bond era il migliore, non aveva
sbagliato un colpo.
Fu
proprio lui che mise la sicura alla pistola e lasciò la postazione per primo,
accorgendosi del giovane seduto poco distante in attesa.
“Come
mai il quartermaster scende al poligono?” chiese con quella sua vena
canzonatoria che tanto urtava l’informatico.
Il
giovane lo sorpassò e caricò la propria arma “Domani ho
il test di idoneità, volevo esercitarmi un po’” spiegò sostituendo la sagoma
crivellata di Bond, sostituendola con una nuova e premendo il bottone che la
riportò indietro.
“Già
immagino che non sia la stessa cosa che sparare con i videogames” ribatté.
Q
scosse la testa sistemandosi le cuffie, prese la mira e sparò: sei colpi, tre
alla testa, tre al petto tutti centri perfetti.
Si
volse compiacendosi dell’espressione esterrefatta dell’agente doppio zero.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are
out for prompt” su FaceBook dal 31 luglio al 2 agosto 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - Non potevi farmi regalo migliore.
Gentilmente proposto da Elisa
Story Zabini.
Compleanno
di Bombay
Faceva freddo in quella sera di metà ottobre, si
alzò il bavero del cappotto e con un sospiro si incamminò
verso la stazione della metropolitana la quale distava venti minuti a piedi.
Tutto sommato era stata una giornata tranquilla e
non troppo impegnativa era anche riuscito ad uscire ad
un orario decente dall’ufficio il che era un evento.
Eppure si sentiva triste e solo, tremendamente solo
il che gli succedeva mediamente due volte l’anno: al suo compleanno e a Natale.
Sua madre gli aveva mandato un messaggio sul
cellulare che lo aveva fatto sentire ancora più triste, poteva anche chiamarlo
e spendere due parole con lui.
Era così assorto che non si accorse dell’auto
sportiva che accostò a pochi passi da lui fino a quando il conducente non
abbassò il finestrino e lo chiamò.
Il giovane sobbalzò colto alla sprovvista
sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Se avessi voluto rapirti, sarebbe stato
facilissimo” lo apostrofò l’agente Bond.
Q scosse la testa “Non è serata, Bond, va ad importunare qualcun altro” sbottò, ma l’altro sorrise
aprendo la portiera.
“Sali” lo invitò ed attese
che uno sconcertato quartermaster si accomodasse sul sedile del passeggero e
prima che potesse dire qualcosa Bond partì sgommando.
“Casa mia è dall’altra parte” sbottò risentito.
“Lo so, non ho mai detto che ti avrei accompagnato a
casa.”
Q non ribatté si limitò a sprofondare nel sedile e
chiudere gli occhi, non sapeva bene perché ma si sentiva stranamente al sicuro
con Bond.
Li riaprì solo quando sentì l’auto fermarsi, Bond lo
precedette e lui lo seguì all’interno di un lussuoso ristorante italiano.
“Non hai cenato, vero?”
“No, in realtà non ho nemmeno pranzato” ribatté
sedendosi difronte all’agente.
Il cibo e il vino erano ottimi e
anche la compagnia.
“Adoro la cucina italiana” mormorò il ragazzo
sistemandosi meglio sulla sedia mentre il cameriere versava dell’altro vino.
“Abbiamo qualcosa in comune allora.”
Q nascose il suo sorriso compiaciuto dietro il
calice di vino. In quel momento le luci si abbassarono un poco e un cameriere
portò al tavolo una piccola torta al cioccolato con una candela accesa al
centro.
Il giovane spostò lo sguardo dalla candela al volto
dell’agente il quale stava sorridendo apertamente.
Attesero che il cameriere gli servisse il dolce,
quindi Bond si sporse verso di lui “Buon compleanno.”
“Come lo sapevi?”
“Non sei l’unico a saper craccare
un computer per cercare certi file che gli servono.”
Q rimase con la bocca aperta e un pezzo di torta a
mezz’aria.
“Hai… hai letto il mio fascicolo?” domandò incerto.
L’uomo annuì e sorrise vedendolo arrossire. Q finì
la torta senza aggiungere altro sorridendo di tanto in tanto.
Uscirono dal locale ed
attesero che gli portassero l’auto.
Il silenzio radio post missione aveva già messo in
allarme l’agente segreto, che continuava ad arrovellarsi il cervello del perché
il suo ragazzo avesse messo fine così bruscamente alle comunicazioni.
Talvolta accadeva che il segnale radio facesse
brutti scherzi e li piantasse in asso anche nel bel mezzo di una missione, però
erano passate sei ore dall’ultima volta che aveva sentito Q e questo era
davvero strano.
Appena l’aereo atterrò all’aeroporto di Londra, Bond
chiamò il cellulare di lavoro del quartermaster, ma questo gli dava che
l’utente era irraggiungibile, stessa cosa per il numero privato.
Ora, Bond non era il tipo di persona che andava in
ansia per cose come quelle eppure raggiunse la base con il cuore impazzito che
gli martellava nelle orecchie.
Appena scese dall’auto comprese che qualcosa non
andava, in quel momento lo raggiunse Tanner trafelato
e sporco.
“Che succede?” domandò Bond.
“C’è stato un crollo nei tunnel sotterranei” spiegò
detergendosi la fronte.
“Un altro attentato?”
“No cedimento strutturale.”
“Quali sezioni?”
“Armeria, poligono…”
“E sezione Q…” bisbigliò in un fiato, spingendosi in
avanti “Aspetta ci sono già una squadra di uomini specializzati la sotto,
saresti solo di intralcio.”
Bond si arrestò per poi voltarsi furibondo verso il
collega “Ci sono tecnici, informatici ed analisti la
sotto…”
“E il quartermaster” aggiunse Tanner,
vedendo la mascella di Bond contrarsi.
“Non possiamo fare altro che aspettare.”
Bond rimase seduto al confine dell’area limitata dal
nastro adesivo per tutta la notte osservando il lavoro incessante dei
soccorritori, sentendosi inutile ed impotente come
raramente gli era capitato nella sua vita.
“I tunnel si stanno allagando” gridò uno degli
uomini correndo a prendere dell’attrezzatura aggiuntiva.
James cercava di immaginarsi i colleghi della
sezione Q, intrappolati sotto terra con l’acqua che saliva, probabilmente al
buio. Sapeva che non erano degli sprovveduti che avevano tirato fuori dai guai
lui e i suoi colleghi da situazioni alquanto critiche eppure…
E poi c’era Q… che era entrato prepotentemente nella
sua vita, stravolgendone alcuni aspetti e lui non era pronto a perderlo…
“Una tazza di caffè per scacciare i brutti pensieri”
esordì una voce femminile, Bond sollevò lo sguardo e vide Moneypenny
che gli porgeva un bicchiere e si sedette accanto a lui.
Alle prime luci dell’alba un
tramestio ed un vociare scosse l’andirivieni dei soccorritori: erano
riusciti ad aprirsi un varco.
I primi feriti vennero
estratti, uno alla volta con lentezza esasperante, qualcuno disse che c’erano
due vittime.
Bond sentì la terra vacillare sotto i propri piedi
continuava a convincersi egoisticamente che Q non era tra quei due eppure…
Quando erano a pieno regime, con missioni in corso
il Q-Branch contava dalle
venticinque alle trenta persone avevano tratto in salvo ventiquattro persone
chi ferito in maniera più o meno grave tutti sotto shock.
Bond insieme a Moneypenny
si avvicinò e l’agente vide l’assistente di Q emergere tra le braccia di un
soccorritore stava piangendo.
“No” mormorò tra sé, non poteva essere. Superò il
nastro giallo incurante dei richiami e giunse al limitare dell’apertura da cui
estraevano i membri della sezione Q.
Un uomo grande e grosso lo spinse indietro “Ci lasci
lavorare non abbiamo ancora finito.”
Mentre cercava di farlo arretrare un altro uomo si
sporse verso un collega prendendo tra le braccia il
capo della sezione.
Bond sentì il petto allargarsi dal sollievo si
divincolò e percorse in pochi passi la distanza che lo separava dal giovane
quartermaster.
Q era fradicio, sporco, infreddolito, del sangue gli
imbrattava la camicia ed il cardigan, ma era vivo.
Stava dicendo qualcosa al capo della sicurezza, ma a
James non importava, attese solo che gli drappeggiassero una coperta sulle
spalle e lo attirò a sé abbracciandolo stretto.
“Ho temuto di averti perso, Q” gli bisbigliò all’orecchio e sentì le
braccia del ragazzo stringersi maggiormente al suo corpo.
“Agente…” lo chiamò una donna “Il quartermaster ha bisogno di cure
immediate” disse cercando di convincerlo.
Q rivolse a James uno sguardo esausto e fece un tenero sorriso e Bond non
seppe resistere e lo baciò sulle labbra screpolate.
“James!” protestò debolmente mentre lo accompagnava alla barella.
“Oh al diavolo Q, sei ancora convinto che nessuno
sappia della nostra relazione? Non ti credo così ingenuo.”
“Resta qui con me allora” sussurrò stendendosi e stringendogli forte la
mano.
“Non vado da nessuna parte” lo rassicurò osservando il suo volto alle luci
intermittenti delle ambulanze.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are
out for prompt” su FaceBook dal 31 luglio al 2 agosto 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - Insieme al mare.
Gentilmente proposto da Elena Scaletti.
Sapore di sale
di Bombay
Il sole era alto nel cielo e gli accarezzava la
pelle, ancora non gli sembrava vero di essere lì.
Due settimane di ferie, niente lavoro, niente
sezione Q, nessun agente da seguire in missione, una cosa che non succedeva da
anni, non aveva ricordi di essersi concesso una vacanza dai tempi
dell’università. E che vacanza. Aveva sempre sentito parlare delle Seychelles
man non pensava che ci sarebbe mai andato davvero insomma sono uno di quei
posti in cui la gente va per occasioni speciali, viaggio di nozze, anniversari…
Ovviamente James aveva fatto le cose in grande, come
sempre, eh sì perché erano insieme su un piccolo atollo, un’altra cosa che
aveva dell’incredibile. Loro due soli.
Le sue riflessioni furono interrotte dal suo agente
segreto che gli si sdraiò sopra bagnandolo.
“Ehi sei gelido!” esclamò
mentre Bond gli catturava la bocca in un bacio che sapeva di sale.
“Il mare è meraviglioso e tu te ne stai qui a
sonnecchiare?”
“Ho delle ore di sonno arretrato” protestò
debolmente.
“Questa notte non mi sembravi dello stesso avviso”
lo canzonò prendendolo di peso e caricandoselo sulla spalla.
Q si dibatté senza troppa convinzione, non che
avesse molta voglia di scappare, fino a quando James non lo gettò in acqua
ridendo.
Lottarono nell’acqua bassa, ma ovviamente Bond ebbe la meglio e riuscì a sfilargli il costume.
“Ehi!” gridò avventandosi su di lui una nuvola di
schizzi ridendo come due bambini.
Caddero ridenti ed ansanti
nell’acqua bassa lasciandosi cullare dalla risacca.
Q si schermò gli occhi con una mano osservando le
nuvole bianche rincorrersi nel cielo.
“E se rimanessimo qui per sempre?” bisbigliò piano
al disopra del mormorio del mare.
James si sollevò sostenendosi la testa con la mano “È
davvero quello che vorresti?”
“Sarebbe bello non credi?”
domandò voltandosi a guardarlo con un sorriso malinconico. James coprì quelle
labbra con le proprie in un bacio lungo ed
appassionato.
Q non era pronto a lasciarsi tutto alle spalle e lui
non avrebbe mai preteso nulla del genere da lui, ora voleva solo amarlo, su
quella spiaggia, mentre il cielo si tingeva di rosso e viola.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Ian
Fleming. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
Contest: Drabble Weekend indetto dal gruppo “We are
out for prompt” su FaceBook dal 31 luglio al 2 agosto 2015.
Prompt: Skyfall - 00Q - Lealtà.
Gentilmente proposto da Alex
Lucci.
Lealtà
di Bombay
Il silenzio imperava nell’ufficio del capo dell’MI6. Il quartermaster teneva il capo chino in avanti,
aveva risposto a tutte le domande che M gli aveva posto, ma chiaramente il suo
capo non era soddisfatto delle risposte che gli aveva dato.
“Forse non ti rendi conto della gravità della
situazione, Q” esordì severo e il giovane sollevò lo sguardo sul viso contratto
dell’uomo.
“Mi dispiace contraddirla signore, ma so esattamente
quello che sta accadendo.”
M si alzò sbattendo le mani sul ripiano della
scrivania facendo sussultare l’informatico “Allora saprai anche dove è 007?”
“No, non mi ha informato delle sue prossime mosse,
mi dispiace, ma io non posso aiutarla.”
Il suo superiore
circumnavigò la scrivania e gli si pose davanti “Mi credi uno stupido, Q? Credi davvero che non
sappia cosa accade tra voi due?”
Il quartermaster si umettò le labbra a disagio “No
signore, ma ciò che accade fuori da questo edificio rientra nella sfera
personale di ognuno di noi.”
M sospirò esasperato scuotendo il capo “Sei sospeso
fino a nuovo ordine.”
Q sgranò gli occhi alzandosi in piedi aprendo la
bocca per protestare ma l’uomo lo precedette: “Mettiti in contatto con Bond o
fammi sapere dove diavolo si è cacciato, ho mettiti
alla ricerca di un nuovo lavoro.” Detto questo lo
congedò.
Q tornò a casa non sapeva esattamente
dove si trovasse James in quel momento, sapeva solo che dopo la missione
Skyfall aveva delle questioni personali da risolvere
e che non voleva l’agenzia tra i piedi, gli aveva chiesto di farlo sparire e
lui lo aveva fatto.
Quello che aveva detto M, era vero, lui e James
avevano iniziato a frequentarsi fuori dagli orari di lavoro, ma il loro
rapporto era strano e complicato soprattutto perché James non si fidava di
nessuno, nemmeno di lui.
I giorni passavano creando le settimane e allo
scadere della terza Tanner chiamò Q dicendogli di
rientrare al lavoro.
Quando entrò nel suo ufficio alla sezione Q, non si stupì affatto di trovare Bond seduto davanti alla sua
scrivania.
Chiuse la porta e vi si appoggiò contro, Bond si
alzò sistemandosi la giacca “Grazie” gli disse solo.
“Per cosa?”
“Per essere stato leale e
non aver rivelato la mia posizione a M.”
“Sono stato sospeso per questo.”
“Lo so. Ho parlato con M, gli ho detto che non
sapevi nulla che ho agito in solitaria ed in parte è
vero.”
Q annuì andando a sedersi davanti al computer “Puoi
lasciarmi per favore, ho una montagna di lavoro arretrato.”
Bond annuì ma prima di lasciare l’ufficio del
quartermaster disse: “Ci sono poche, anzi pochissime persone di cui mi fido, ma
tu sei una di quelle.”