Neighbors

di Yuliya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Neighbors



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Capitolo I

 












 
Tutte le grandi scoperte si fanno per sbaglio.
Arthur Bloch, La legge di Murphy










 


Adelaide Van Cordtland è il sogno erotico di qualsiasi ragazzo eterosessuale: fisico statuario degno delle più celebri modelle di Victoria’s Secret, capelli color grano bruciato dal sole che cadono in morbide onde lungo le esili spalle e per concludere il tutto occhi di ghiaccio dal taglio felino. Bimba prodigio fin dalla tenera età e fondatrice della Societies Events, è tra le menti più brillanti di Cambridge oltre che estremamente generosa verso il prossimo. Come se queste qualità non bastassero ad elevarla sopra i plebei che osano respirare la sua stessa aria, Adelaide discende da un’antica stirpe nobiliare che si è distinta per l’appoggio ai protestanti durante la sanguinosa rivoluzione americana. Ah, non dimentichiamo che suo padre, Sir James Van Cordtland, è l’inventore dello scalda merendine, scoperta che gli ha fruttato giusto qualche miliardo in più. Come se i soldi non gli uscissero già abbastanza dal culo.
“Maledizione Ash, è una preda impossibile” sussurra Luke all’orecchio dell’amico, continuando a gettare occhiate nervose alla ragazza che è intenta a distribuire ricchi cesti pieni di vivande a dei senzatetto accasciati sul marciapiede. “Ma andiamo, è pure una filantropa! Non mi stupirei se fosse una convinta attivista contro lo sfruttamento delle foche” continua frustrato, gemendo piano contro al muro dietro cui si sono rifugiati prima di inforcare il cannocchiale per studiarla meglio.
Quella mattina –a quell’ora dovrebbe frequentare un corso avanzato di storia della letteratura e invece si trova a spiare una ragazza- Adelaide indossa un completo di tweed firmato Chanel e un paio di parigine dal tacco vertiginoso. Porta un girocollo di perle bianche e una borsa della nuova collezione Gucci. Il suo modo di vestire gli fa intendere che è la classica riccona snob con l’unica passione per la moda, eppure non sembra affatto schifata quando si piega in ginocchio per accarezzare un bambino che sta morendo dal freddo. Luke per un breve istante rimane colpito dalla premura che mostra verso quei poveri bisognosi, ma poi si riscuote e ricorda con rabbia il motivo per cui la stanno seguendo e riprende a cercare i difetti di Adelaide che gli stanno evidentemente sfuggendo. Grugnisce esasperato quando non trova un solo errore di simmetria nelle sue fattezze angeliche, così si concentra sugli abiti costosi ed eccentrici per una ventenne. Una volta gli è stato riferito da un certo Robert, che è il fratello dell’amica della sorella di Taylor Mendez, che è imparentata con…vabbeh, da una fonte attendibile ecco, che Adelaide possiede più di duecento paia di scarpe e che ha innalzato un altare in camera sua in nome della dea Versace. Ok, forse si tratta solo di macabre chiacchiere di corridoio, perché ora che l’analizza da vicino, non sembra interessata più di tanto alla condizione dei suoi tacchi. Anzi, sono pure incrostati di fango per la pioggia che ha cessato da poco di scendere. E una domanda gli sorse spontanea: chi è veramente Adelaide Van Cordtland?
Ashton al suo fianco sbuffa annoiato, grattandosi al contempo pigramente la cute. “E piantala, è solo una ragazza che hai deciso di portarti a letto. Se non ci riesci rinuncia e smettiamola con questa stronzata. Non frequento una delle migliori università al mondo per diventare uno stalker.”
Luke ringhia. “Tu non capisci. E’ una questione di principio, ormai. Suo padre se la fa con mia madre ed io per vendetta mi farò la figlia.”
“Certo che per essere tanto promettente sei anche tanto cieco. Non vedi che lei è diversa da tutte quelle piccole porno star che ti scopi? Quelle crescono a latte e banane, mentre lei è diventata grande andando ogni sera a pregare per noi peccatori in chiesa” gli fa presente, analizzando la situazione da distaccato calcolatore. “Trova un altro modo per vendicarti di suo padre, uno che sia fattibile per lo meno.”
Luke si sente toccato nell’orgoglio dalle sue insinuazioni. Non si scopa solo troie –va bene, forse il buon 91, 35% delle ragazze che porta a casa lo è- ma è uscito anche con donne mature e sofisticate. Per scommesse, deve ammetterlo, ma ci è pur sempre uscito e anche se ha dovuto spendere più energie ne è valsa decisamente la pena. Eppure non vuole dargliela vinta, così sibila qualcosa che assomiglia vagamente a: “Tutte le donne mi muoiono dietro, non solo le miniature di Sasha Grey.”
“Allora non farai fatica a scopartela anche ora.”
Punta l’indice contro il petto dell’amico, risentito. “Giusto, è ora di agire” e senza aggiungere altro abbandona il rifugio per dirigersi con passo sensuale verso la giovane.
“Non intendevo che dovessi prendermi alla lettera” gli grida dietro, ma il biondo è ormai lontano e non può più udirlo. Ashton scuote lentamente la testa, preparandosi ad uno scontro verbale che rimarrà negli annali della storia.
Luke, col sorriso “strappa minitanga” stampato in volto, affianca Adelaide. Subito un forte profumo di Chanel numero 5 gli invade le narici e per un istante sbatte le palpebre confuso, ma si riprende in un nano secondo e le alita volutamente –per ripicca- ad un palmo dal naso. “Cordtland, non ti facevo ancora più bella da vicino. Le foto sul giornalino dell’università non ti rendono giustizia.”
Non sta mentendo, per una volta. Adelaide è quanto di più bello su cui abbia mai posato gli occhi. La denuda piano con lo sguardo, soffermandosi prima sulle labbra carnose che si dischiudono in un sorriso sprezzante per la sua interruzione –ovviamente sgradita-, poi sulla leggera spruzzata di efelidi che le cosparge il viso sottile.
La giovane di malavoglia sposta l’attenzione dal bambino che sta ricoprendo con un piumone e sembra linciarlo con una sola occhiata. Saluta tutti i presenti con la mano promettendo di tornare presto e suggerisce a Luke con un cenno del capo di allontanarsi. Quando li distanziano almeno una ventina di metri si ferma con le mani appoggiate sui fianchi e lo guarda in attesa. “Ti consiglio di abbandonare le patetiche avances che ti eri preparato e di parlarmi chiaramente. Cosa vuoi?”
Non c’è traccia di ironia nella sua mascella contratta e Luke è sorpreso ma al tempo stesso eccitato che non abbia ceduto davanti al suo fascino da divo di Hollywood. Di solito le ragazze si gettano veneranti ai suoi piedi, a volte arrivano addirittura a pregarlo di penetrarle con tutta la forza che ha in circolo, e a Luke stanno troppo a cuore le richieste delle proprie amanti occasionali per non accontentarle. Ma deve ammetterlo, Adelaide lo ha sorpreso. Forse le voci sulla sua presunta intelligenza sopra la media –ebbene sì, ha un quoziente intellettivo di 158- non sono infondate.
“Te” risponde ammiccando, perché non riesce mai ad essere serio.
Adelaide stringe le braccia al petto e lo osserva con compassione mista a disprezzo. “Senti Hemmings”  allora sa chi è. Un sorrisino inconsapevole gli increspa le labbra a quella scoperta, ma tenta di camuffarlo con un colpo di tosse “sono perfettamente a conoscenza della fama che ti precede e anche che collezioni le ragazze come fossili. Dunque evapora.”
Luke inarca un sopracciglio, leggermente sorpreso dalle sue parole. “Un paragone simile non l’avevo mai sentito prima, ma non è questo il punto. Ti sembra tanto strano che io voglia conoscerti meglio?”
“Sì, è illogico” ribatte prontamente.
“Illogico?”
“Illogico. Per colpa tua ho perso ben due minuti e quarantatré secondi” gli fa presente, e Luke si accorge che Adelaide non ha mai abbassato lo sguardo per controllare l’ora durante tutta la durata del loro dialogo, e che dunque il tempo deve averlo scandito a mente. Da quando è diventato così noioso da permettere ad una ragazza di contare gli attimi trascorsi in sua compagnia? “Avrei potuto fare un salto in chiesa, e ora dovrò rimandare al tardo pomeriggio. Ho una tabella fitta di impegni Hemmings, non sono tutti dei perdigiorno come te. C’è gente a cui sta seriamente a cuore fare del bene verso il prossimo.”
Luke l’analizza con ammirazione crescente, schioccando la lingua contro al palato. E’ strana, anomala, e gli piace. La sua conoscenza sarà piuttosto interessante, già pregusta quanto si divertirà ad approfondire i loro incontri. “Accidenti, non potrai salvare l’umanità dalla dannazione eterna. Mi sento quasi in colpa.”
Adelaide gli sorride, e per un istante i suoi occhi chiari sembrano brillare sinceramente divertiti. “Sei meglio di quanto mi aspettassi, non sei solo un ricco figlio di papà che deve mantenere il buon nome della famiglia.”
“Dunque uscirai con me?” domanda di getto, anche se prevede l’imminente rifiuto.
“No, sarebbe…”
“Fammi indovinare: irrazionale? Mi sembra che ti diverta piazzare termini scientifici a caso per il semplice gusto di farlo.”
“Esatto. Ora devo andare, il nostro incontro non è stato costruttivo  ma devo ammettere che mi ha deliziata” alza la mano in segno di saluto e gli volta le spalle, ridendo appena.
Anche Luke sorride mentre fissa la sua figura farsi sempre più piccola, fino a scomparire avvolta dalla nebbia che sta iniziando a calare dal cielo plumbeo. Ha fatto nel complesso una figura di merda, ma poteva andargli molto peggio. Non gli è apparsa disgustata –escludendo l’approccio iniziale-, ok nemmeno compiaciuta a dirla tutta, ma da una super secchiona barra frigida ci si poteva aspettare persino che lo prendesse a calci per l’audacia di averle rivolto la parola.
Ashton lo raggiunge, dandogli una pacca sulla spalla che lo sbilancia appena. “Allora Brad Pitt dei poveri, devo forse dedurre che il fascino ha abbandonato i tuoi perfetti pori?”
“Per nulla. Dammi tempo un mese e quella ragazza scalderà il mio letto” si passa pensieroso le dita sul mento e un’espressione perversa gli deturpa per un istante i lineamenti fanciulleschi “Ashton, dobbiamo ancora trovare una sistemazione per la confraternita dei Lions, vero? Perché credo di aver appena ricevuto un’illuminazione divina. Forse stare a contatto con una fervente cristiana ha i suoi lati positivi.”
 
 


Trascorrono due settimane da quel bizzarro incontro e presto Adelaide scorda persino di aver parlato con Luke Hemmings. Solo quel giorno gli torna in mente  che l’ha sempre disprezzato a prescindere e senza nemmeno avergli mai rivolto la parola. Di solito non è una persona piena di pregiudizi, ma Adelaide ha assistito tutti i pianti delle sue amiche col cuore spezzato dal bel biondino armata di pacchetti di fazzoletti, e non ha potuto fare altro –per spirito di sorellanza- che odiarlo per come le aveva ridotte.
Ora che lo ha conosciuto, con sincerità deve concedere che è piuttosto simpatico. Forse un po’ troppo sopravvalutato riguardo alla bellezza –non è più affascinante del suo migliore amico Calum, per esempio- ma non la infastidirebbe parlarci un’altra volta in futuro se ve ne fosse l’occasione.
Sbuffa piano. E’ da due ore che cerca di studiare per l’esame di fisica quantistica, ma il rumore assillante di camion che vanno e vengono senza sosta le impedisce di concentrarsi al massimo delle sue possibilità. Esasperata abbandona la stanza e scende in cucina, dove trova la sua migliore amica intenta ad addentare con ferocia dei poveri pancakes.
“Cosa ti hanno fatto di male per meritare cotanta rabbia?”
“Hgo fame nho mango ta tue gorni” risponde tra un boccone e l’altro, sputacchiando saliva e pezzetti ovunque.
Adelaide la osserva disgustata, prima di afferrare uno strofinaccio e iniziare a passarlo sul tavolo dove ha sporcato. E’ molto severa per quanto riguarda l’igiene e a suo dire ha tutti i diritti per esserlo visto che condivide la casa con una zoticona. “Non ho capito una sillaba. Mi rincresce, ma devo ancora imparare l'alfabeto cinese.”
“Divettente, dagvero.”
Si lascia cadere sulla sedia, appoggiando una mano sul ripiano e scrutando pensierosa la ragazza.
Elizabeth Marghareth Fassbender Contigo Dallas, meglio conosciuta con il soprannome popolano Beth, è la discendente diretta di una delle più antiche casate nobiliari ancora esistenti. Tra le schiere di antenati conta il primo ufficiale di Napoleone Bonaparte e il segretario personale di Abramo Lincoln. A differenza però dei genitori, con la perenne puzza sotto il naso, Beth è frizzante, sarcastica e un pochino troia -quanto basta-. Ama le ballerine colorate, Lady Gaga e le orge di gruppo, ed è la Gossip Girl ufficiale di Cambridge.
C’è dunque chi si chiede per quale assurdo motivo due ragazze all’apparenza così divergenti convivano insieme. Adelaide e Beth sono state destinate ad una profonda amicizia fin da quando hanno emesso il loro primo ruttino in sincronia, e dopo l’iniziale avversione per la conoscenza forzata sono diventate inseparabili. Il primo allontanamento è avvenuto solo per i corsi da seguire a Cambridge, poiché Adelaide ha scelto le materie prettamente scientifiche mentre Beth ha intrapreso la strada della storia antica. Vivere nei sudici dormitori era sconsigliato, così l’amabile Sir James Van Cordtland – che non badava a spese quando si trattava della sua figlia preferita- ha acquistato un castello vicino alla città per le due neo universitarie.
“Si può sapere cos’è questo frastuono?” Beth, che ha appena finito di mangiare –lo dimostra la bocca ancora impiastricciata e un rivolo di sugo che le cola dal mento- alza lo sguardo dal piatto per concentrarlo fuori dalla finestra.
“Dei barbari hanno acquistato il cottage vicino a noi.”
Adelaide spalanca di scatto gli occhi, dimenticando presto il conato di vomito che le aveva scatenato la vista dell’amica. “Chi mai vorrebbe vivere in quella catapecchia?”
Beth alza le spalle. “Da quel che ho sentito dire si tratta di una confraternita di Cambridge. Perciò ultimamente girano dei bei vichinghi biondi nel quartiere” risponde, sorseggiando la sua spremuta preparata con arance fresche -raccolte ovviamente all’alba- dal giardiniere personale.
“Perché mai una confraternita dovrebbe...” ma si ferma, portando una mano alla bocca “Oh, no.”
All’improvviso ha un terribile presentimento. Si fionda fuori dalla porta senza dare spiegazioni, non curandosi dell’aspetto trasandato composto da una coda sfatta che le pende storta e dalle infradito consumate che calza ai piedi. Corre fino al cancello, superandolo e arrestandosi di colpo quando incontra le iridi di Luke Hemmings, intento a dirigere il trasloco.
“Buongiorno Cordtland, da oggi saremo vicini di casa! Non sei contenta? Potremmo fare il romantico tragitto per l’università insieme.”
“Non so che piano astruso tu abbia in mente, Hemmings. Ma sei un uomo morto” decreta lapidaria, con la voce che sembra risuonare direttamente dall’oltretomba.
“Lo so, cara. Sono morto da quando ho incontrato i tuoi magnetici occhi azzurri” replica, ammiccando spudoratamente. Dopo la frase che farebbe invidia a Shakespeare si appoggia ad un camion con la spalla destra, improvvisando una posa che dovrebbe apparire sexy ma che ad Adelaide suscita solo delle risate a stento trattenute.
Eppure non vuole mostrare di trovarlo divertente, sarebbe un errore. Così gli lancia uno sguardo alla “ti tengo d’occhio” prima di dargli le spalle e rientrare sciabattando nella sua dimora.
Il biondino ha in mente qualcosa, ormai è palese. Resta solo da scoprire perché lei ne faccia parte.
 



 
Angolo Autrice:

buonasera! E’ da tanto che immagino una storia più soft rispetto a 
The Untouchables - Gli intoccabili da scrivere, e questa mi sembra perfetta. Ironica al punto giusto, con dei personaggi strambi e una trama un po’ campata per aria. Ebbene sì, siamo a Cambridge e abbandoniamo il clima caldo dell’Australia. La nostra protagonista, l’adorabile Adelaide –si fa per dire-, è tutta da scoprire. Ho fatto una rima, lol.
E’ un genio della matematica, bellissima ma ben lontana spero dalle Mary Sue. Anche lei ha i suoi difetti e presto emergeranno –alcuni si sono già intuiti-. La trama è semplice, Luke vuole portarsela a letto perché il padre di Adelaide si scopa la madre di Luke. E da qui se ne preannunciano delle belle. Ho tanto in mente per questa storia che sarà più facile da seguire rispetto gli Intoccabili e più leggera. Una satira anche contro certi romanzi pomposi.
Spero vi piaccia, magari fatemi sapere come la trovate e se devo eliminarla perché vi stimola la cacca. Che poi anche la cacca sarebbe un buon inizio, vorrebbe dire che qualcosa ve lo smuove dentro.
Ok vi lascio prima di delirare.
Bacioni!


Face: Yuliya Efp
Ask: Tari
Twitter: https://twitter.com/SonoJamesBonda
Trailer: Friuliya

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


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Capitolo II

 












 











 
Adelaide adora il caldo e in particolare correre di prima mattina. Le piace assaporare  i timidi raggi del sole che le schiaffano il viso, sorridere ad occhi socchiusi mentre avverte una nuova energia vibrarle con rinnovata potenza dentro le ossa. Ogni giorno alle  le 6.05  si scalcia le coperte di dosso nonostante il richiamo del morbido baldacchino ad una piazza e mezzo sia fin troppo allettante, inforca ai piedi le Nike Free Trainer e si affretta a discreta velocità per le viuzze del quartiere fino ad approdare al Backs, l’unico polmone verde che è sopravvissuto incolume all’urbanizzazione di fine secolo. Giunta alla meta si concede il lusso di ammirare il panorama intorno compiendo una giravolta su se stessa nonché di lanciare qualche mollica di pane alle paperette  selvatiche che starnazzano alla sua vista –ormai sono come una seconda famiglia acquisita per lei-.
 Beth ha rinunciato a capire le stranezze che attraversano la sua testa tanti anni or sono e ormai accetta passivamente le abitudine che caratterizzano l’amica voltandosi dall’altra parte del letto quando avverte la suoneria della sua sveglia che ha lo stesso effetto fastidioso degli artigli di un gatto su di una lavagna . Con la testa sotterrata nel cuscino -con tanto di bava alla bocca- Beth torna placidamente a russare come se nulla fosse accaduto e riprende a fornicare in sogno con Leonardo DiCaprio.
Perciò Adelaide rimane stralunata quando per la prima volta avverte dei passi rumorosi dietro di lei. E’ già pronta ad esibirsi in un triplo calcio rotante e a stendere il presunto aggressore quando un tizio biondo che –ahimè, ben conosce- l’affianca con evidente fiatone.
“Cordtland che piacere inaspettato trovarti su questo marciapiede! Non ti dispiace se ometto il Van, vero? Insomma, so che fa molto regale ma se dobbiamo condividere la stessa aria per giungere incolumi alla fine del percorso direi che è meglio accantonare certe formalità e rendere il tutto più piacevole, non trovi?” esordisce Luke Hemmings in un azzardato completo termico nuovo di zecca. Sfoggia persino una bandana rossa da pirata tra i capelli per evitare che il sudore gli rovini i fini capelli biondi impalcati in un ciuffo ribelle, visto che sta già arrancando con evidente fatica per tenere il passo.
E’ una curiosa visione e Adelaide si trattiene dal sorridergli con accondiscendenza, non perché sia brutto marcato Adidas, sia chiaro. Hemmings è decisamente guardabile –sexy, glielo concede- anche acconciato da maratoneta olimpico, ma è la situazione in sé a non avere uno straccio di senso. Hemmings, per l’idea che si è fatta di lui in quelle settimane, è più il genere di persona che preferisce una tazza di tè rigorosamente british e sfogliare il Times mentre sgranocchia un croissant appena sfornato al concedersi una camminata nella natura.
“Scommetto che quella giacca ha ancora l’etichetta attaccata.”
Luke la scruta fingendo di non capire in tutta la sua disarmante e pericolosa bellezza, con due occhioni sgranati più limpidi dell’acqua Ferrarelle.
“So che mi hai spiato nelle ultime mattine, non sono così sprovveduta da non accorgermi che ti appostavi dietro alle tende. Ecco, un piccolo consiglio che ti do, caro iniziato allo spionaggio, è che se vuoi passare inosservato devi evitare di comprare delle tende di Star Wars con ricami intrecciati di spade laser. “
Luke sogghigna e la pelle abbronzata appare traslucida sotto i primi raggi del sole. “I ragazzi della confraternita sono dei fanatici del lato oscuro e io non sono che un povero uomo per negar loro certe decorazioni.”
“Che spirito lodevole.”
Luke si limita ad accennare un sorriso obliquo. “La mia istruttrice di yoga asserisce sempre che ho un’anima pura dedita al prossimo. L’ha capito dal potente chakra che scorre nelle mie vene.”
Adelaide sbatte le palpebre e lo blocca. “Non divaghiamo, Hemmings. So che hai in mente un’arma di distruzione di massa, per quanto mi sia difficile ipotizzare che sai pianificare qualcosa che non riguardi il calciomercato e la playstation. Quelli come te hanno sempre un piano.”
“Quelli come me?”
Quelle orbite celesti le appaiono improvvisamente insostenibili. “Lo stai rifacendo.”
Luke sgrana ancora di più gli occhi scintillanti senza rendersene conto -o forse sì-. “Cosa, di grazia?”
Il suo atteggiamento provoca ad Adelaide un strana reazione a cui non sa attribuire bene un nome. Le salgono in bocca una marea di insulti che non vede l’ora di sfoggiare, eppure non è da lei lasciarsi vincere dalle passioni e se ne rende pienamente conto. “L’ingenuo. Sei talmente…”
“Fammi indovinare: differenziale? O forse mi vuoi dare del prodotto notevole che, concedimelo dolcezza, mi calza a pennello. Immagino tu voglia insultarmi con un termine scientifico che per quanto mi sforzi la mia testolina limitata non sarà mai in grado di cogliere. Ma tranquilla, piangerò sconsolato nella mia tremenda ignoranza ed eviterò di renderti partecipe del mio dolore.”
Suo malgrado Adelaide ridacchia e scuote lentamente la testa, scoccando una fuggevole occhiata da sotto le ciglia chiare al giovane.  “In realtà stavo per dirti che sei utile quanto un diagramma senza coordinate.”
Luke ricambia con rinnovato interesse lo sguardo. “Quale onore. Allora Cordtland, mi sono guadagnato l’invito ufficiale per farti da chaperon ogni mattina? Giuro che non ho cattive intenzioni. Rapire giovani donzelle e poi scuoiarle alla Hannibal Lecter nei boschi non fa parte del mio curriculum.”
Adelaide sospira con aria sconfitta, ma gli occhi ridono. Non trova nessuna risposta tagliente da propinargli. “Sei arrivato al punto di sputare due polmoni  e un rene per stare al mio passo, direi che ti sei guadagnato la mia compagnia” elargisce quindi con prudenza, la voce bassa e neutra.
“Lieto che ti sia accorta che sto per avere un infarto e che probabilmente morirò senza eredi. Ora che abbiamo stipulato un armistizio possiamo fermarci un istante?”
Senza attendere risposta si getta di peso sulla panchina e con una mano batte sul metallo arrugginito al suo fianco. “Anche se è vecchiotta due persone le regge ancora senza traballare” mormora in tono serafico.
Adelaide lo scruta con rimprovero ma accetta di sedersi. Dopotutto non è poi tanto male quell’Hemmings e una concessione ogni tanto non può nuocerle.
 
 
 
“Fammi capire per filo e per segno la situazione: hai avuto un dibattito civile, con scambio addirittura di battute pseudo umoristiche con Luke Hemmings?” ripete Beth, la voce più alta di un’ottava. Nonostante il bar sia gremito di gente, qualcuno si gira lo stesso nella loro direzione.
Adelaide annuisce e le fa segno di abbassare il tono, frugando nella borsa apparentemente in cerca di un chewingum da masticare, ma in realtà per nascondersi da quell’imbarazzante tête-à-tête a cui stanno assistendo fin troppi spettatori.  Avverte il volto in fiamme ma simula con abilità disinteresse. “Esatto, che c’è di strano?”
“Tutto in questa situazione è strano, come minimizzi tu stessa” Beth gesticola, i capelli castani scompigliati che le ricadono in una nuvola di vapore sul piccolo collo “Tanto per cominciare, da quando Hemmings perde tempo a parlare?”
“Perché, lui si esprime con gesti da troglodita anziché a parole?” chiede con genuina curiosità Adelaide.
Beth guarda con compassione la giovane come farebbe una Potterhead con una Twilighter. “Tesoro, se lo chiamano Luke Scopaculo Hemmings un motivo c’è.”
“Avevano esaurito i soprannomi puritani, forse?” tenta di ironizzare Adelaide senza successo, controllando lo smalto consumato delle unghie pur di non concedersi una risata isterica che sarebbe alquanto fuori luogo. Il suo cervello nel frattempo sta elaborando un milione di metodi per evadere indenne da quel buco di posto e non rivelare niente che possa comprometterla più di quando già sia.
“Certo che hai una fortuna sfacciata” riprende Beth, scolando in un sorso il quinto mojito. E sono le nove di mattina. Ma come dice lei, per cominciare reattivi le lezioni ci vuole la giusta dose di alcool. “Uno come Hemmings non capita spesso sotto al naso” sibila, con la gola in fiamme, facendosi l’istante dopo aria con un tovagliolino di carta. Adelaide si ritrova a pensare che l’amica sarebbe perfetta nel ruolo di un’eroina romantica drammatica.
“O di fianco a casa, nel nostro caso.”
Beth alza il calice, per brindare ad un immaginario trionfo. “Ancora meglio!”
Beve un lungo sorso prima di riparlare. Schiocca la lingua contro al palato e assume una strana espressione in viso che la fa terribilmente assomigliare ad un pesce gatto. “Scopatelo” sentenzia solenne, non appena appoggia il bicchiere vuoto con un gesto secco sul tavolo.
Il rumore si propaga nel silenzio generale che pare essere calato nel bar, neanche Dwayne Johnson si fosse gettato nudo da un trampolino alto trenta metri in una piscina gonfiabile per bambini profonda quaranta centimetri e larga cinquanta.
Adelaide socchiude gli occhi e inclina il capo di lato. “Temo di non aver capito. Mi auguro di non aver capito.”
“Hai capito perfettamente. Un succulento manzone in stile Hemmings non va sprecato –ovvero gettato in pasto a delle puttane di turno, massì dai” si interrompe intercettando l’occhiata storta di Adelaide e si affretta a calarsi nei dettagli “quelle che si ammassano come tanti bulldog arrapati attorno allo stinco del figo del liceo. Prendilo, legalo al letto e concupiscilo finché non ti darà otto gemelli e chiederà venia a Dio per i peccati commessi prima di incontrarti. In quel momento, già che ci sei, fatti regalare l’ultimo collier Swarovski, quello che indossa Miranda Kerr nel poster in camera mia.”
“Beth, seriamente, la devi smettere di ascoltare la playslist di 50 sfumature di grigio. Ha una brutta influenza sul tuo sistema nervoso” la riprende Adelaide con ancora la bocca semi spalancata dall’assurdità della sua ultima proposta.
“Ma non su quello riproduttivo.”
 Beth alza le spalle e un millisecondo dopo accenna a qualcuno del lato opposto del bar di avvicinarsi. Adelaide non fa in tempo a voltarsi per vedere chi abbia attirato la sua attenzione che un paio di labbra calde le stampano un delicato bacio sul capo ed incrocia due occhi scuri e profondi.
“Buongiorno splendori.”
Calum Hood è quanto di più simile all’uomo ideale in età da marito descritto nei romanzi rosa alla Orgoglio e Pregiudizio. E’ bello, educato, autoironico e soprattutto ricco come dimostra la camicia perfettamente inamidata e filata di cotone egiziano.
Beth sorride compiaciuta battendo le mani e una pericolosa paralisi facciale sostituisce la sua espressione prima annoiata.  Ha un debole per il ragazzo da quando ha memoria, ancora prima di avergli versato per sbaglio, o forse no, un caffè bollente addosso. Ciò avvenne all’incirca dieci anni prima ad un ricevimento e come Beth suole ricordare, da quel giorno l’ha battezzato tramite la santa grazia del Nespresso come suo . Peccato non trovi il coraggio di avanzargli serie proposte. Lei è esuberante con chiunque essere respiri e dunque Calum, che è decisamente alla mano, non hai mai colto alcun palese interesse nei suoi confronti. “Borromeo, snocciola uno dei tuoi rinomati aforismi in grado di conquistare il debole cuoricino di qualsiasi donna nel raggio di due chilometri.”
Calum guarda Beth in un modo che farebbe sciogliere persino l’ iceberg che affondò il Titanic e sussurra con voce arrochita dal desiderio: “Preferisco morire di passione che di noia.”
Beth finge uno svenimento con tanto di mano appoggiata teatralmente alla fronte mentre Adelaide si complimenta per l’interpretazione.
“Date un Golden Globe a Casiraghi!”
“Datelo a me piuttosto.”
A interrompere la sceneggiata è Michael Clifford che si trascina dietro una sedia per poi adagiarvisi e fissare cupamente i presenti, con tanto di sigaretta consumata che penzola dal lato destro della bocca.
“Giornataccia?” domanda Calum, soffermandosi sulle occhiaie livide che come pozzi adombrano il volto pallido dell’amico.
Michael si stringe nelle spalle, inarcando con noncuranza le sopracciglia chiare. “Mah, solita e vecchia routine. Una sparatoria di qua, una coltellata di là, qualche mignolo amputato. Che volete farci? Devo guadagnarmi da vivere.”
Michael è probabilmente l’unico del gruppo a non provenire da una famiglia agiata barra imprenditoriale. Nemmeno l’ha mai conosciuta la sua vera famiglia, se bisogna essere precisi. Ha un humor gothic  alla Stephen King, è tetro quanto basta per far scoppiare le ovaie alle coetanee tramite una sola scottante occhiaia ed è un ottimo pusher. In particolare, è reperibile in qualsiasi orario di qualsiasi giorno –feriali compresi- per  bucare le gomme a quei maledetti prof che non fanno superare al primo colpo gli esami.
“Allora? Che si dice nei quartieri alti?” domanda, grattandosi pigramente il mento e inspirando al contempo la nicotina.
“Adelaide ha conosciuto Hemmings, il dio olimpico del sesso, ma non vuole sperimentarlo” esordisce Beth di punto in bianco, lanciando una vera e propria bomba a mano.
Calum smette di fissare con ostinata disapprovazione la sigaretta accesa di Michael per puntare lo sguardo sull’interpellata, mentre Clifford resta a bocca aperta, tanto che una testata nucleare  in quel momento ci passerebbe senza trovare resistenza.
“Ho reagito anch’io così, tranquillo. E’ normale.” Beth si premura di chiudergli la mandibola per poi dargli qualche pacca sulla spalla carica di comprensione.
“A quando il matrimonio?”
“Io voglio fare il testimone.”
“E brava Adiiiii, meriti una pinta di birra!” si intromette Sam il barista, che ha ovviamente ascoltato ogni parola, lanciandole –letteralmente- una pinta di birra piena.  Adelaide la prende al volo ed è un miracolo che il contenuto non si rovesci sul pavimento.
“Sam non bevo di prima mattina” si scusa Adelaide, pronta a restituirgliela con un sorriso sincero di scuse, ma Beth gliela strappa di mano e la avvicina alle labbra.
“Non si spreca il bere. Pensa ai poveri bimbi del Congo.”
Adelaide fa per replicare ma la mano alzata di un Calum stranamente impaziente la trattiene.
“Cara, le mie orecchie hanno udito bene?” domanda innocentemente.
“Infatti, del buon sesso non si rifiuta mai” lo appoggia Michael.
“Non intendevo quello, Mike. Non storpiare i miei sani principi. Noi uomini non siamo tutti dei cavernicoli  dell’età del bronzo che barattano le mogli per un dromedario sellato. Piuttosto mi interessa soffermarmi su quello che provi tu. Sei sicura di volerti concedere ad un uomo che dalle voci che circolano sembra usare le donne peggio delle mutande Sloggy?”
“Mutande che?” domanda Michael.
“Appunto.”
“Mi dispiace amico per la mia ignoranza, ma le mutande che indosso io –anche in questo momento- sono quelle che trovo alla Coop e nemmeno credo che l'abbiano una marca.”
“Marca o non marca è la qualità che conta. Non è che le Armani superino meglio il primo lavaggio.”
“Ragazzi, quando affrontate certi discorsi mi ricordate quegli idioti del Lupo di Wall Street che si intrattenevano per ore su come lanciare un nano e fare centro al bersaglio” li riporta Adelaide alla realtà.
Calum le offre un’intensa occhiata di scuse. “Tornando a noi”  si riprende ed è di nuovo un attivo partecipante. I suoi occhi assumono una sfumatura indecifrabile. “Sei sicura di non cacciarti in un guaio più grosso di te?”
“Oh, Cal quanto sei cavalleresco a preoccuparti. E le hai pure implicitamente rivolto un complimento dandole della magra” Beth pare sinceramente toccata e Michael sghignazza al suo fianco.
Adelaide li ignora, altrimenti è consapevole che non riuscirà mai ad affrontare un argomento serio. “Ci ho parlato due volte in un mese, e puoi stare certo che la proposta di matrimonio è ben lontana. Non ho mai pensato a lui se non ad una comparsa momentanea nella mia vita. Anzi, non ho mai pensato a lui” si corregge, rassicurandolo.
Calum pare più tranquillo e poco dopo si lascia andare con gli altri.
Adelaide però continua a fissarlo pensierosa, senza farsi cogliere in fragrante. Sono cresciuti insieme ed è difficile per lei, che lo conosce meglio delle sue tasche, non accorgersi che ultimante è cambiato. A volte lo scorge con lo sguardo smarrito nel vuoto e i suoi occhi sembrano urlare di non volere interruzioni, come se di proposito si fosse convinto a ritagliarsi una privacy tutta sua di cui nemmeno lei può far parte. E’ il solito galantuomo nei suoi confronti come lo è stato dal principio, rispettoso al limite del ridicolo e bello da far schifo. Ma sa che qualcosa lo turba e deve perciò assolutamente risolvere la questione prima che sia troppo tardi.
 
 



 
 
Angolo Autrice:
ma buongiorno, ho inaugurato il 2016 con un nuovo capitolo. Ebbene sì, riprendo da questa storia che ho tutta l’intenzione di concludere. Ho avuto bisogno di una pausa riflessione dopo Gli Intoccabili
The Untouchables - Gli intoccabili  e ho deciso di non scrivere più nulla di impegnativo. Non sono dell’umore giusto.
Così eccomi qua pronta ad aggiornare per la vostra –spero- infinita gioia questa commedia.
Spero vi piaccia e come al solito accetto con infinita letizia (?) i vostri commenti.

 

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