Accadde quella notte

di Juja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Festa in maschera al chiaro di luna...piena ***
Capitolo 2: *** Misteri svelati ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Lezioni ... di vita ***
Capitolo 5: *** Sete di vendetta ***
Capitolo 6: *** Sentimenti celati ***
Capitolo 7: *** L'amore prima di tutto ***
Capitolo 8: *** Non ti lascerò morire ***
Capitolo 9: *** Non ti lascerò morire - parte 2 ***



Capitolo 1
*** Festa in maschera al chiaro di luna...piena ***


-   “No, ma non è possibile! Ogni volta che devo uscire c’è sempre qualcosa che manca, come ad esempio, il mio lucidalabbra rosa!”
Sbottò Julia in preda ad una crisi di nervi rivolgendosi a sua madre che, come tutte le mamme, aveva il vizio di sistemare la sua camera senza il consenso della figlia, creando così il caos totale nella disposizione degli oggetti e nella sua memoria visiva.
-   “Tesoro, sarà sicuramente tra i tuoi trucchi! Prova vicino alla scrivania, dove prima avevi il computer!”, rispose pacatamente sua madre.
-   “Sì ho capito mamma, ma per cortesia, anche se non abito più in questa casa, la prossima volta che ti viene in mente di riordinare i miei effetti personali o di entrare, anche solo sporgendo la testa all’interno della mia stanza, fai sparire l’idea in un batter d’occhio, intesi?!?”.
Sua madre, Dana, non rispose nulla, ma poté comunque intendere un borbottio alle sue spalle, simile a un grugnito indispettito e si diresse verso la cucina per preparare la cena e occuparsi di faccende ben più importanti, lasciando così la figlia tra le sue ire.
Julia viveva a Los Angeles a causa degli studi in medicina e dei corsi di specializzazione in pediatria con due sue amiche/coinquiline, Romy specializzanda in psicologia infantile e Valentine studentessa in legge, ma per tre mesi doveva seguire un corso di aggiornamento nella sua città natale, New York.
Trovato il lucidalabbra, iniziò un giro di telefonate per informare i suoi amici più stretti del suo arrivo in città e Nancy, la sua amica ricca e un pochino snob, la invitò a una festa nel suo castello per commemorare questo grandioso momento.
Ovviamente Julia sapeva bene che la festa era stata organizzata già da tempo e che non era certo dedicata a lei, ma non rimbeccò, al contrario aderì e decise di chiamare Laure, la sua amica del cuore, completamente matta! 
-   “Ciao Laure, sono Julia! Sono arrivata ieri sera ed ero troppo stanca per chiamare o venire a trovarti, quindi ecco la sorpresa … resterò qui per ben tre mesi e stasera ci sarà una mega festa in maschera a casa di Nancy per Halloween. A mezzanotte ci sposteremo nel bosco per bere, ridere, danzare e scherzare, dimmi che ci sarai ti prego! Non ho voglia di andare sola e per di più sopportare quel bavoso di John che mi ronza intorno come un maniaco omicida!”
-   “Ciao amica mia! Quanto mi sei mancata! Mi sembra passata un’eternità dall’ultima volta in cui ci siamo viste! Io sto bene, un pochino annoiata in questo periodo ma tutto sommato sto bene! Ah, quindi c’è una festa? E dimmi un po’ e chi sarebbero gli invitati?”
-   “Mmmh, se devo essere sincera so solo di John, ho chiesto esplicitamente di lui per poterlo evitare, ma non ho avuto molta chance, come sempre del resto. Perché ti interessa conoscere gli invitati?”
-   “Così, giusto per sapere cosa devo aspettarmi dalla serata, ma accetto l’invito, confermo e vado avanti! Ahahahahah!” e sbottò in una fragorosa risata.
-   “Avevo quasi dimenticato quanto fossi folle, amica mia! Ahahah! Facciamo così, passo da te tra un’ora così sarai pronta e puntuale e poi ci dirigiamo insieme alla festa, ok?”
-   “Perfetto July, a dopo! Baci bacioni”
-   “Ok, baci tesoro!”.
Prima di uscire, decise di spizzicare qualcosa con la sua famiglia, non voleva rimpinzarsi perché era sicura di trovare una miriade di antipasti e di bibite alla festa e poi, le faceva piacere poter condividere del tempo con loro.
I suoi genitori erano troppo entusiasti di averla di nuovo tra loro e la riempirono di domande, la informarono degli ultimi sviluppi e furono soddisfatti dei progressi della loro figlia.
Finita la cena, si congedò per andare a prepararsi, scelse una bella gonna nera in voile semitrasparente, corta sul davanti e lunga dietro, scarpe di vernice nera con plateau e tacco da dodici e un bel bustino bianco rigido con dei fiori neri ricamati sul corpetto.
Scelse una sciarpa di seta nera e una maschera argentata per nascondere il viso; era superbamente elegante e i suoi bellissimi e grandi occhi marroni erano truccati in modo eccezionale, da risaltarle lo sguardo.
Salutò i suoi e salì in macchina per andare a prendere la sua amica che, come al solito, non era pronta.
-   “Tesoro! Fatti stringere tra le mie braccia! Wow, che meraviglia, ho anche paura di sgualcire il tuo abito e per di più non posso uscire vestita così, non credevo fosse una festa per l’elezione di Miss Mondo, mi avevi detto fosse una festa in maschera e tu non sei una maschera, ma una divinità!” disse in tono disperato.
-   “Mi fai troppo ridere! Ho scelto l’abito da vampira! Una volta arrivate da Nancy incollerò i lunghi canini che ho nella borsetta e disegnerò, con la matita per le labbra, due buchi rossi nel collo e voilà!” spiegò all’amica.
-   “Voilà?!? Voilà cosa? No, tu mi prendi in giro! Pensi che questo possa cambiare che sei raggiante? Voglio mettere il vestito aderente di satin viola da strega, i tacchi a spillo ed il cappello nero con le ragnatele, i ragni e pipistrelli vari e, per cortesia, per il maquillage aiutami tu, so che fai miracoli!” la implorò sbattendo rapidamente le palpebre.
Julia accettò sorridendo, si occupò del trucco ed entrambe furono pronte per la festa.
Arrivate da Nancy cercarono parcheggio perché, pur essendo in perfetto orario, gli invitati erano tantissimi e i posti auto quasi tutti pieni; infine, trovarono un posticino accanto ad una grossa quercia secolare.
Julia scorse, parcheggiata dietro la sua, una macchina nera, una station-wagon piuttosto antica con il cofano lasciato aperto e fece cenno all’amica di andare a dare un’occhiata ma Laure non ne aveva alcuna intenzione.
-   “Julia, lascia perdere per cortesia, è buio e non ho proprio voglia di curiosare nelle macchine altrui, ti supplico entriamo!” le disse in tono alquanto turbato.
-   “D’accordo, ho capito fifona, andrò da sola! Tu comincia a incamminarti! Sicuramente è una semplice dimenticanza, ma voglio verificare che tutto sia apposto, non si sa mai” e si diresse verso l’auto.
Laure, pur avendo una fifa nera e una gran voglia di imbucarsi alla festa, restò immobile e attese.
Julia gridò talmente forte che il sangue dell’amica si ghiacciò nelle vene e la sua reazione fu di scappare invece di correre in suo aiuto.
-   “Ma brava è così che mi aiuti in caso di pericolo? Bell’amica sei! Non c’è nulla di inquietante o pericoloso, solo una lunga e grande valigia marrone, molti libri e un beauty-case blu” le disse  sfottendo l’amica che ancora tremava come una foglia, ma che nel frattempo si avvicinava piano piano all’automobile.
Decisero di non toccare nulla, attraversarono il giardino e bussarono alla porta, sicure che nessuno le avrebbe sentite, considerato il caos bombardante della musica e delle voci degli invitati.
Attesero qualche istante e ad aprire la porta non fu Nancy, bensì un ragazzo mai visto prima, bello come il sole ma pallido come la luna che, educatamente, si presentò: “Salve ragazze, benvenute nell’umile dimora dei genitori di Nancy, io sono David!” e fece l’occhiolino sorridendo.
Le due amiche erano imbarazzatissime, non solo per la sua bellezza, ma soprattutto perché il suo sorriso smagliante nascondeva un non so che di misterioso; erano state completamente rapite da quello sguardo e lui, facendo finta di nulla le invitò a entrare, domandando loro il perché di quel silenzio.
Stranamente fu Laure a rispondere, nonostante la sua timidezza nei confronti dell’altro sesso, dicendo che non si aspettavano di essere accolte da un ragazzo e per questa ragione erano molto sorprese; ovviamente David sapeva benissimo che la ragazza mentiva, ma lasciò correre e le tese la mano per farla entrare, aiutandola a superare l’ultimo gradino.
Julia era compiaciuta che il ragazzo s’interessasse alla sua cara amica e che soprattutto, fosse così gentile e premuroso nei loro confronti.
L’immenso salone era stracolmo di persone tra cui amici, conoscenti e altri completamente sconosciuti e le ragazze si guardarono intorno nella speranza di scorgere Nancy o qualcun altro.
Purtroppo l’unica cosa che notarono fu una moltitudine di maschere, le più disparate, come scheletri, maghi, assassini, uomini decapitati che camminavano con la loro testa mozzata in mano, infermiere assassine e zombie, quando una mano toccò la spalla di Julia e disse: “Finalmente sei arrivata, sei bella da mozzare il fiato, se potessi ti mangerei”.
Julia riconobbe la voce, drizzò le spalle, lanciò uno sguardo disperato a Laure, deglutì e senza voltarsi disse: “John, grazie per il complimento, sei molto gentile ma per caso sai indicarmi dove posso trovare Nancy?”.
John sembrava non ascoltarla, si limitava a guardarle la scollatura e farle la “radiografia” con aria da maniaco sessuale, ma alla fine si decise e le indicò Nancy che si trovava in cima alle scale e parlava con un ragazzo, anch’egli mai visto prima di quel momento.
Julia apprezzò tantissimo l’abito rosso ciliegia dell’amica e il suo scialle nero che le cadeva delicatamente sulla schiena mostrandone un lato nudo e, incrociato il suo sguardo, agitò la mano per salutarla.
Nancy si rivolse al ragazzo con il quale parlava, entrambi si diressero verso le due nuove arrivate e, da buona padrona di casa, iniziò la presentazione dei suoi amici.
-   “Julia e Laure, che piacere vedervi! Sono contenta siate venute entrambe! Vi presento Alex! Lui e suo fratello maggiore, sono venuti a vivere qui qualche mese fa, abbandonando la stupenda Louisiana, per terminare gli studi e diventare così, dei chirurghi. Alex, lei è Julia studentessa in medicina, specializzanda in pediatria e lei è Laure cassiera in un grande magazzino, ultima di 5 fratelli; non ha continuato gli studi poiché i suoi genitori essendo dei pensionati non avevano i mezzi per poterla mandare all’università, povera” spiegò sospirando altezzosamente.
Julia era indispettita e allo stesso tempo imbarazzata per il comportamento di Nancy ma, fortunatamente, tutti la conoscevano e non fecero caso alle sue parole taglienti e la ignorarono, tranne Alex, il quale la riprese puntualizzando che almeno Laure si guadagnava da vivere senza dipendere in tutto e per tutto dai genitori e che, sicuramente, li aiutava con le spese quotidiane, senza sputtanare i loro soldi in sciocchezze e futili oggetti insignificanti.
Le ragazze furono piacevolmente sorprese dal suo intervento, John lo fissava come volesse sfidarlo e Nancy, che non si aspettava un simile comportamento, lo fulminò con lo sguardo, ma lui non sembrava per niente colpito o preoccupato, al contrario sorrise a Laure e lasciò il gruppo per andare a bere qualcosa.
Nancy, come se niente fosse successo, prese per mano le sue amiche e presentò un buon numero di invitati, finché non incontrarono il fratello di Alex.
-   “Lui è Adam!” disse la padrona di casa.
Julia, colpita dalla stravolgente bellezza del ragazzo, abbassò lo sguardo e arrossì.
Laure, invece, gli strinse la mano dandogli il benvenuto nella loro città e gli disse che suo fratello era stato un vero gentleman nei suoi confronti, salvandola da una situazione poco piacevole; sorrise asserendo fosse una caratteristica della sua famiglia e che si tramandavano di generazione in generazione, e scoppiarono a ridere.
Solo Julia abbozzò un mezzo sorriso, era incartapecorita e rigida come un tronco d’albero; credeva di essere in un’altra dimensione o in un’altra galassia e Adam, rivolgendole la parola, disse: “Non sembri molto loquace o mi sbaglio?”.
-   “Normalmente lo sono”, rispose Julia sempre più imbarazzata e con lo sguardo chino sul pavimento “ma oggi, stranamente, qualcosa mi trattiene dall’essere me stessa” concluse.
-   “Per caso il colore della mia pelle te lo impedisce? Ti disturba il fatto che io sia nero?”.
-   “No, ma che dici, no, assolutamente no!”, disse Julia ancora più imbarazzata e paonazza.
-   “Meno male, questo mi fa piacere! Sai, io sono il fratello maggiore di Alex, come ben saprai, ma siamo stati adottati entrambi; i nostri attuali genitori non potevano avere figli e quelli biologici sono passati a miglior vita. Mia madre biologica è morta dandomi alla luce e mio padre, qualche mese dopo, di crepacuore. I genitori di Alex, beh, sono deceduti anch’essi” tagliò corto Adam.
-   “Ti ringrazio per la spiegazione, non deve essere stato facile per voi, mi dispiace davvero tanto! So che l’hai fatto per rompere il ghiaccio e mettermi a mio agio, quindi il ‘grazie’ è doppio!” gli disse guardandolo, questa volta, negli occhi.
Il suo sguardo era penetrante, caldo e seducente.
Le sue labbra leggermente umide e carnose facevano risaltare quel viso davvero perfetto e pulito, tanto che un brivido attraversò la schiena di Julia facendola sobbalzare; lo desiderava, sognava di poterlo baciare ed essere stretta tra le sue braccia.
Adam era cosciente di cosa le stesse succedendo, sapeva di piacerle e per di più il suo atteggiamento era palese, così le propose di ballare.
In un primo momento lo fissò senza proferire parola, poi accettò e prendendogli la mano sentì la sua pelle gelida come il ghiaccio, ma soprassedette poiché anche lei, emozionatissima, credeva di non avere più una goccia di sangue nelle vene.
Non le toglieva gli occhi di dosso, la ammirava e la studiava attentamente in ogni minimo dettaglio e lei abbassava lo sguardo ogni qualvolta i loro occhi s’incrociavano.
-   “Cosa c’è che non va mia bella? Hai paura di me o sei solo molto timida e riservata?” le disse guardandola così intensamente da farla svenire.
-   “Paura di te? No! E per quale motivo? Solamente che mi sembra di conoscerti da sempre. Quando Nancy ci ha presentato, ti ho osservato a lungo per cerare di capire dove ci fossimo già visti prima di questa sera ma niente, vuoto totale”.
-   “Forse ci siamo incontrati in qualche tuo sogno e non lo rammenti!” concluse lui stringendola sempre più forte a sé.
Si sentiva al settimo cielo, desiderava restare incollata a lui per sempre e nel frattempo prese seriamente in considerazione la possibilità di averlo conosciuto in un sogno, ma accantonò l’idea e poggiò la testa sulla sua spalla lasciandosi trasportare da quel magnifico ballerino dal profumo inebriante.
Nancy distrusse l’idillio.
-   “ 3 … 2 … 1 … Halloween!!! Tutti nel bosco amici miei! Andiamo!”, gridò con un megafono strapieno di nastri colorati e strass, quello che utilizzava per addestrare le cheerleaders della Philadelphia Eagle School (P.E.S.).
Alcuni invitati salutarono e rientrarono a casa, il resto si trasferì nel bosco.
Adam sparì misteriosamente e al suo posto si presentò David che chiese a Julia dove si trovasse Laure, così si guardò intorno, la vide parlare con quel viscido di John e gliela indicò, ma prima gli chiese se avesse visto il suo amico.
-   “Sì, l’ho visto uscire con Alex, ma sono sicuro che lo troverai nel bosco, stai tranquilla” e le fece l’occhiolino.
Non riusciva a capire perché l’avesse piantata in asso, così senza dirle neanche una parola e si diresse tristemente nel bosco seguendo gli altri invitati.
Una volta arrivati, furono piacevolmente sorpresi di trovare un enorme gazebo, all’interno del quale vi erano numerosi tavolini stracolmi di bibite e stuzzichini vari e una gigantesca torta al cioccolato.
Julia si accorse che Laure parlava ancora con David, John importunava una povera biondina ossigenata ma, di Adam, nessuna traccia.
Bevette un bicchiere di succo di pompelmo e assaggiò un pezzetto di torta quando qualcuno le sussurrò all’orecchio: “Non mi offri nulla, principessa?”.
Julia non riconobbe affatto quella voce e si girò di scatto.
-   “Ci conosciamo?” disse in tono deluso.
-   “Sì, proprio in questo preciso istante! Io sono Earl, piacere di conoscerti Julia!” le disse abbozzando un sorriso mellifluo.
-   “Come fai a sapere il mio nome visto che è la prima volta che ci incontriamo?” gli rispose alquanto spazientita.
-   “Semplice, bellezza, ho sentito quel nero che ti chiamava così! Mi trovavo non molto lontano da voi alla festa e sono sicuro che tu non mi abbia notato per nulla, eri troppo ipnotizzata dal ragazzo misterioso con il quale ballavi, o mi sbaglio?” le parlò in tono molto stizzoso e strafottente.
Julia avrebbe voluto dargli un pugno in faccia, ma non era nel suo stile.
-   “Per prima cosa non sei autorizzato né a chiamarmi bellezza, né mia cara, dolcezza o qualsiasi altro temine ti venga in testa, seconda cosa credo che tu debba smettere di giudicare le persone dal colore della pelle e per finire non sei neanche autorizzato a ipotizzare su di me o sui miei atteggiamenti e/o comportamenti. La mia vita non ti riguarda assolutamente, intesi?” rispose Julia molto arrabbiata e rossa come un peperone.
Earl la fulminò con lo sguardo, fissò la sua giugulare gonfia e pulsante ed i suoi occhi neri come la pece, divennero gialli come quelli di una lince.
Julia rabbrividì ed emise un gemito stridulo di terrore poi, riguardando gli occhi di Earl vide che erano ancora una volta neri, pensò quindi di avere avuto un’allucinazione.
-   “Ho capito, dunque solo il nero può chiamarti come meglio crede, non sapevo fossero necessarie delle autorizzazioni ma comunque, ti ringrazio per aver scambiato due chiacchiere con me, è stato un vero piacere. Alla prossima” e se ne andò in cerca di qualche facile preda.
-   “Julia perdonami, sono mortificato … non volermene” disse una voce calda e rassicurante.
-   “Adam! Perché te ne sei andato senza dirmi nulla? Potevi almeno avvertirmi che dovevi assentarti invece di sparire. Ci sono rimasta male e per di più quello sbruffone di Earl mi stava dando fastidio” gli disse con il cuore in gola.
-   “Earl? Hai detto Earl? Lo conosci? Cosa voleva da te? Come ti ha trovato, cioè come si è avvicinato a te?” sembrava essere seriamente preoccupato.
-   “Ah, gli uomini! Sempre a cambiar discorso o a rispondere alla metà delle domande che vi si pone. Non lo conosco per niente, non l’avevo mai visto prima d’oggi, ma lui dice di avermi notato mentre ballavamo, per questo conosceva il mio nome” gli spiegò velocemente.
Oltre alla preoccupazione gli si aggiunse un certo nervosismo che Julia interpretò come gelosia, ma non appena lui prese il cellulare per chiamare Alex, comprese che il problema non era di carattere sentimentale, bensì molto più complesso.
-   “Alex, LUI è qui e suppongo non sia solo, vieni appena possibile” disse Adam al fratello guardando Julia negli occhi.
-   “Ma cosa sta succedendo? Volete azzuffarvi per una sciocchezza? Adam, potresti spiegarmi per cortesia, che diavolo state complottando?” ora si stava davvero innervosendo.
-   “Wow, che sorpresa! Hai un bel caratterino, ti avevo sottovalutato e mi piace questa ‘nuova’ versione di Julia! Sai, vorrei davvero poterti spiegare qualcosa, ma proprio non è possibile, ti chiedo scusa e per prima, beh, dovevo parlare con mio fratello, faccende di famiglia” le rispose sorridendo, ma non era per nulla soddisfatta, detestava troppo i misteri, le bugie e le scuse improvvisate.
-   “D’accordo ho capito, come preferisci. Immagino tu debba sparire di nuovo una volta che tuo fratello sarà qui, giusto?” gli domandò in tono decisamente deluso, ma nella speranza di ricevere una risposta affermativa.
-   “Non necessariamente, ma se dovessi spostarmi, questa volta, sarai la prima a saperlo” le rispose prendendole la mano e sfiorandola con le labbra.
Julia pensò a quanto fosse misterioso e galante allo stesso tempo e gli sorrise compiaciuta.
-   “Eccomi! Ho parlato con Yannick prima di venire da te poi ti spiegherò meglio” disse al fratello rivolgendo però lo sguardo verso Julia che pur facendo finta di niente, tendeva l’orecchio verso i due fratelli.
Alex se ne accorse e scuotendo la testa le disse: “Signorina la curiosona, tutto bene? Credevi che mio fratello fosse scappato senza salutarti?”.
-   “Sinceramente sì, è proprio quello che ho pensato, ma poi è tornato e mi sono ricreduta. Posso chiedervi una cosa che non riguarda i vostri misteri?” chiese ai ragazzi che sorrisero annuendo.
-   “Conoscete bene David, quel ragazzo che parla con la mia amica Laure?”.
-   “Sì” rispose Adam “è il mio migliore amico. E’ un ragazzo molto estroverso, affidabile e educato. Credo tu non debba preoccuparti per lei, piuttosto sono io a preoccuparmi per lui! Lo sta mangiando con gli occhi e stanno parlando ininterrottamente da almeno un’ora!” e scoppiò in una fragorosa risata.
-   “Non hai tutti i torti, credo che ormai abbia perso la mia amica d’infanzia, ma tutto sommato sono contenta, erano anni che non la vedevo così felice e spensierata. David le sta facendo bene! E poi guarda come ridono, mi fanno tenerezza” asserì accarezzandosi i lunghi capelli castani.
Adam nel frattempo scambiava quattro chiacchiere con suo fratello che non sembrava per niente tranquillo, soprattutto quando nominò un certo ‘Otis’ ed anche Adam cambiò espressione, incupendo il suo volto.
-   “Mia cara, dobbiamo assentarci per qualche minuto, ti dispiacerebbe aspettarmi qui? Intendo dire, se ti chiedessi di restare in mezzo a questa folla e di non spostarti per nessun motivo, tu lo faresti per me?” chiese Adam in tono molto dolce e premuroso.
-   “Immagino non possa saperne il motivo, giusto? Ad ogni modo te lo prometto, ma cerca di non tardare, è notte fonda e visto che Laure non mi degna di uno sguardo, non vorrei rimanere in compagnia di perfetti sconosciuti” rispose Julia facendo gli occhi dolci.
Le diede un bacio rassicurante sulla fronte e sparì di nuovo seguito dal fratello.
Julia non aveva nessuna intenzione di disturbare la sua amica, intenta a flirtare con David, così cercò qualche viso amico, ma notò solamente John e Nancy.
Scelse Nancy, per ovvie ragioni, la quale colse subito l’occasione per sfotterla riguardo il suo incontro con il misterioso Adam e Julia, sorridendo, la minacciò di morte.
La festa proseguiva ancora abbastanza bene, tutti ballavano e si divertivano come matti, quando Julia notò qualcosa d’inquietante tra gli alberi del bosco, proprio dietro le spalle di Laure e si accorse che anche David aveva avvertito quell’oscura presenza.
Degli occhi, rosso fuoco, fissavano gli invitati e guardavano freneticamente dappertutto in cerca di un qualcosa, ma cosa esattamente?
David prese il braccio di Laure e la tirò verso di sé come volesse proteggerla e si girò di scatto in cerca della sua amica.
Si accorse che non era l’unico ad aver rimarcato quegli occhi infuocati, anche lei ne era al corrente, così trascinò Laure da Julia e disse loro di restare unite.
Laure, ignara di quanto stesse accadendo, la riempì di domande e non voleva assolutamente separarsi da David, che molto pacatamente le disse di fidarsi di lui e di restare dove l’aveva condotta.
Quei fari rossi divennero sempre più intensi e a quel punto anche Laure li vide, prese la mano di Julia e la strinse forte.
-   “Cosa succede? Non vedo più David, dov’è andato? E quegli occhi così terrificanti, non capisco, santo cielo” le disse con un fil di voce, tremando come una foglia.
-   “Non saprei proprio cosa risponderti amica mia, anche io non so nulla a riguardo e mi sento confusa. Prima Adam che sparisce, poi un inquietante Earl che mi rivolge la parola e mi chiama “Julia” senza che ci si conosca, poi Alex che parla di un certo Yannick, di un Otis e sparisce a sua volta con il fratello e ora questi occhi infuocati che ci fissano” le rispose cercando di mantenere la calma.
-   “David era molto preoccupato, l’ho visto nel suo sguardo ed io non mi sento per niente a mio agio qui, ho paura. Quegli occhi rossi si sono dileguati nel nulla e anche David!” disse spalancando gli occhi.
Julia si sentiva colpevole, era lei quella che aveva convinto la sua amica a seguirla alla festa e ora si  trovavano immerse in mille misteri ed ambiguità e per di più, era spaventatissima.
A un tratto scorse in lontananza Adam e Alex che si dirigevano verso il bosco, non lontano dal luogo in cui gli occhi infuocati apparvero e, stranamente, si sentì più tranquilla.
-   “Julia, non ho ben capito una cosa, se volessimo rientrare a casa non ci è permesso perché Adam ti ha detto di restare qui immobile come un albero? Questa me la devi spiegare assolutamente perché se ci succedesse qualcosa in sua assenza non potrei mai perdonartelo. Ti fidi di qualcuno che conosci appena!” gridò in preda al panico.
-   “Ora stai delirando, calmati dannazione! Anche tu mi pare abbia conosciuto David da meno di 5 minuti, pertanto pendevi dalle sue labbra fino a poco fa e, se non mi sbaglio, ti fidi di lui tanto quanto io mi fido di Adam. Ci trasmettono sicurezza, tutto qui, e non è certo una cosa da sottovalutare! E mi pare, che anche David ti abbia detto di restare con me, esatto?” le rispose cercando di farla riflettere.
-   “Sì, sì, hai ragione, mi calmo d’accordo, ma ho il diritto di preoccuparmi, non credi?” continuò.
Julia le sorrise e annuì, ma non appena vide Earl avvicinarsi con fare inquietante, s’incupì all’istante.
-   “Noto, e devo ammetterlo con molta soddisfazione, che il tuo nero ti ha abbandonato ancora una volta! Ma non ti preoccupare dolcezza, ci sono qui io a farvi compagnia!” disse loro con un atteggiamento spavaldo e uno sguardo da maniaco.
Stava per rispondergli quando Laure disse: “E tu ora chi diavolo sei? No, non è possibile, oggi mi trovo in un incubo, svegliatemi immediatamente!”.
-   “Sfortunatamente non stai vivendo nessun incubo ed io sono Earl, un suo amico!” rispose sempre con fare disgustosamente orribile.
-   “Amico di chi? Mio? Non penso proprio. Sicuramente mi confondi con un’altra. Io, e puntualizzo l’io, non mi circonderei mai di amici come te. Cerca di fartelo entrare in quella tua zucca vuota!” Julia era furiosa e cominciava a stancarsi di quell’energumeno.
-   “Come vuoi, dolcezza, ma sai forse un giorno rimpiangerai di avermi rifiutato in questo modo, segna nella tua agenda ciò che ti ho appena detto, intesi?” terminò, alzò i tacchi e se ne andò.
Laure guardò la sua amica sempre più stranita e incredula che non disse mezza parola.
-   “Quello era Earl? L’hai nominato poco fa, giusto? Hai sentito come ti ha trattato, te ne rendi conto? Voglio rientrare a casa, per cortesia, andiamo. Non ho intenzione di restare qui un minuto di più e se tu non verrai con me, chiederò passaggio a qualcuno, hai capito? Mi stai sentendo?”, ma Julia era distratta, pregava che Adam arrivasse da lei per porre fine a quel delirio.
E fu proprio così. Le si avvicinò alle spalle, le sfiorò i capelli e sussurrò: “Sono tornato come promesso”.
Il suo viso era cupo, ma allo stesso tempo felice di rivederla.
Nel colletto della camicia vi era una macchiolina, come una goccia di sangue che Julia notò all’istante e gli chiese cosa fosse.
Le rispose che si trattava di succo di pomodoro ma non ne era del tutto convinta e gli domandò cosa avesse fatto con Alex.
-   “Mah, niente di importante. Un amico di famiglia aveva bisogno di parlare con me al telefono, poi abbiamo visto che David si addentrava nel bosco allontanandosi dalla festa e non volendo lasciarlo solo, lo abbiamo raggiunto per assicurarci che tutto fosse in ordine  e prima di venire da te ho mangiato un vol–au–vent e mi sono sporcato. Tutto qui!” le riassunse velocemente.
-   “No, non è tutto qui Adam. So che non sono affari miei e non ho alcun diritto di sapere, ma siamo spaventate. Ancora una volta Earl si è avvicinato per disturbarmi e quegli occhi infuocati che ci osservavano … dov’è Alex? E dov’è David? Esigo una risposta. Una vera risposta, basta essere vago, per piacere” gli disse quasi con le lacrime agli occhi.
-   “Julia, ascoltami bene, ora vi farò da scorta così potrete rientrare a casa in tutta tranquillità e domani, quando si saranno calmate le acque e, soprattutto lontano da occhi indiscreti, potrò spiegarti tutto, te lo prometto” asserì accarezzandole un braccio.
-   “Un cavolo! CI, spiegherai tutto, me compresa! Che cosa sono io, l’ultima ruota del carro? Ma guarda questo”.
-   “Perdonami Laure, hai perfettamente ragione, ti chiedo scusa ancora una volta. Ora andiamo a prendere i cappotti e rientriamo a casa, d’accordo?”.
Laure accettò, sia le scuse di Adam, sia la proposta di prendere le giacche e rientrare a casa scortate da quel gentiluomo, ma nel suo sguardo si leggeva la delusione di aver perso di vista David, che avrebbe voluto almeno salutare e magari dargli il suo numero di telefono.
I tre ringraziarono la padrona di casa e salutandola le dissero che sarebbero andati a recuperare i cappotti per poi rientrare a casa.
Nancy chiese loro di restare ancora un po’, ma considerata l’ora li accompagnò fino al guardaroba e poi ritornò dai suoi ospiti.
Una volta arrivati alla macchina di Julia, i tre si resero conto che Alex e David li aspettavano accanto all’albero vicino il quale qualcuno aveva parcheggiato l’automobile con il cofano aperto, che questa volta però, era chiuso.
Laure per poco non gridava di gioia vedendo David fermo lì ad aspettarle e Julia capì che uno dei ragazzi era il proprietario di quella misteriosa macchina.
-   “Bene, ora che siamo tutti qui riuniti, propongo di seguire le due fanciulle fino alle loro rispettive abitazioni e poi noi rientreremo a casa nostra, che ve ne pare come idea?” propose David rivolgendosi ai suoi amici.
Nessuno obiettò e così arrivarono a casa di Laure.
Julia la abbracciò e le augurò la buona notte ringraziandola per la serata, e David la attendeva poggiato alla portiera posteriore, in attesa di poterle parlare.
-   “Laure, ti chiedo scusa per il mio comportamento alquanto ambiguo e per essermi assentato così a lungo. Volevo dirti che sei una ragazza davvero speciale e mi piacerebbe poterti conoscere meglio, ovviamente se ti va”.
Laure si sentì mancare l’aria nei polmoni e con il poco fiato che aveva in gola, rispose: “Sì, sarebbe perfetto” e David si chinò per darle un dolcissimo e delicatissimo bacio sulle labbra.
Laure oramai non capiva più nulla, tant’è che lo guardò di sfuggita, superò il cancello del suo piccolo giardino, entrò in casa, salì le scale e li vide partire dalla finestra della sua stanza da letto.
Quella notte non chiuse occhio neanche per un istante, era troppo eccitata.
Il sapore delle labbra di David le fece perdere la testa e il suo sguardo così intenso la rapì per il resto dell’eternità.
Julia parcheggiò sotto casa, cercò le chiavi del portoncino nella borsetta che aveva nascosto sotto il sedile, chiuse la macchina attivando l’allarme e vide Adam che si avvicinava per salutarla.
Il suo cuore iniziò a battere all’impazzata, la glicemia era ai livelli minimi e tremava, senza riuscire a fermarsi.
Nella sua testa c’erano le immagini dell’arrivederci romantico di David e si chiedeva come avrebbe reagito se Adam avesse fatto la stessa cosa con lei.
-   “Sei pensierosa vedo. Spero non sia troppo sconvolta, ma ti ripeto, domani rimedierò. Adesso ti lascio tranquilla, desidero che tu riposi e che non pensi a quello che è successo questa sera. Me lo prometti?” le parlò sottovoce.
-   “Credo che dopo un bel bagno caldo mi infilerò sotto le coperte e cercherò di riposare. Promesso” gli rispose fissandogli insistentemente le labbra e pregando tutti i santi del paradiso di accordarle anche solo un microscopico bacio da parte del suo gentile cavaliere, ma Adam le accarezzò il viso, le prese le mani e le diede un tenero bacio sulla fronte augurandole un dolce riposo.
Julia, nonostante le sue preghiere non fossero state esaudite, si sentiva al settimo cielo, le campane suonavano nella sua testa e gli angeli intonarono un coro celestiale.
Salutò gli altri due amici rimasti in macchina, entrò in casa e dopo un bel bagno rilassante si addormentò profondamente.

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Capitolo 2
*** Misteri svelati ***


-   “Alex ho bisogno di parlarti, quindi appena puoi vieni in cucina per cortesia” disse Franck al fratello che si trovava al piano di sopra con Daniel.

-   “D’accordo, finisco un lavoro e arrivo” rispose Alex.

Daniel era ancora coricato nel letto e canticchiava una canzone che aveva sentito la sera prima alla festa, distraendo Alex che non riusciva a concentrarsi a meno che non ci fosse silenzio assoluto.

I tre ragazzi vivevano insieme da tantissimi anni, dividevano tutte le spese, riguardanti la casa, e le faccende domestiche, ma Alex detestava fare le pulizie e ogni volta che toccava a lui, si scusava dicendo che il suo lavoro era troppo spossante e che non aveva nessuna intenzione di dedicarsi alle pulizie, così spariva dalla circolazione e lasciava che gli altri due se la vedessero da soli.

-   “Dannazione Daniel, la puoi piantare di canticchiare come una gallina afona, non lo vedi che sto lavorando?” strillò Alex in preda a una crisi di nervi.

-   “Scusa amico, rilassati eh! Non è mica colpa mia se mi avete assegnato la stanza più piccola di questa casa e, per di più, quella in cui tu lavori giorno e notte. Forse non ti rendi conto che sono io quello che non ha più una privacy, considerando la tua presenza fissa in camera mia!” rispose Daniel alquanto alterato e indignato.

-   “Perfetto, allora facciamo così, ci scambiamo le stanze, tu dormirai in camera mia e io verrò qui, sei d’accordo?” propose Alex ormai esasperato.

-   “Ci sto, accetto la proposta, poi non lamentarti delle dimensioni, se la cosa non ti aggrada, intesi?” puntualizzò Daniel in tono molto serio e fermo.

Alex non rispose, scosse la testa in segno di completa disapprovazione e gli fece segno con la mano di uscire immediatamente dalla camera.

Daniel si vestì velocemente, prese il cellulare e andò in cucina per bere qualcosa e scambiare due chiacchiere con l’amico.

-   “Buongiorno Franck hai dormito bene? Ti vedo piuttosto pensieroso” gli disse sperando facesse allusione a quanto successo la sera prima.

-   “Buongiorno a te amico mio. Sì ti ringrazio, ho dormito abbastanza bene, ma non riesco a fare uscire Julia dalla mia testa. E’ una ragazza brillante, sexy, semplice e mi ha davvero colpito il suo fare spontaneo, anche la sua amica Sandy mi piace, ha un non so che di buffo, non credi?” gli rispose strizzando l’occhio.

-   “Aspetta aspetta, non ho ben capito una cosa, per caso ti piacciono entrambe? Intendo dire, vuoi sedurre tutt’e due?”, sembrava ormai nel panico più totale.

-   “Cosa, ma che dici? Ahahah, tu sei completamente pazzo, permettimi di dirtelo apertamente! Assolutamente no! Ti ho detto poco fa che mi ha colpito Julia e, per ciò che concerne la sua amica, credo sia buffa quindi fatta apposta per te!” gli rispose ridendo a crepapelle e colpendogli una spalla con la mano.

Daniel si sentiva notevolmente meglio e pensò di chiedergli qualche consiglio su come poterle proporre un’uscita romantica.

Gli disse che, onestamente, si trovavano nella stessa barca, motivo per il quale aveva bisogno dell’aiuto e dei consigli di Alex che nel frattempo aveva finito di lavorare e che si accingeva a raggiungerli.

-   “Eccomi, ho fatto più in fretta che potessi, sono a tua completa disposizione … a vostra a quanto vedo” disse squadrando i due innamorati disperati e storcendo il naso come fosse disgustato.

-   “Alex, ci tenevo a ringraziarti anticipatamente per il tempo che ci dedicherai e per i consigli che ci darai perché so perfettamente che sei oberato di lavoro ma, considerata la tua fama di sciupa femmine, sei il miglior partito su piazza!” disse Franck sfottendo il fratello che invece credeva parlasse seriamente.

-   “Perché non risolvete da soli i vostri stramaledetti problemi e mi lasciate in pace?”.

-   “Monsieur il permaloso stavo solo scherzando, volevo farti sorridere e te la prendi pure con Daniel che non ha detto una parola, suvvia calmati!”, gli rispose cercando di farlo ragionare.

-   “Sono calmo se nessuno mi fa innervosire. In tutta la mia vita non ho mai conosciuto nessuno più rompipalle di te. Avanti cosa volete sapere e riguardo chi o cosa” concluse, sempre più seccato.

-   “Riguarda Sandy e Julia” rispose Daniel preso dalla foga.

I tre iniziarono a scambiare idee, opinioni e consigli sul da farsi; la soluzione fu una cena informale a casa loro in presenza di Alex, così le ragazze non si sarebbero sentite troppo in imbarazzo e avrebbero accettato con entusiasmo.

Quella mattina, intorno alle 11, Julia doveva seguire un corso di anatomia alla Columbia University e si accingeva ad uscire facendo mente locale sugli appunti da lasciare in casa e quelli da prendere, quando il campanello suonò facendola sobbalzare.

-   “Vado io!” gridò Valery, la sorella minore di Julia.

Guardò dallo spioncino e vide un bel ragazzo di colore, con un mazzo di rose bianche e una scatola di cioccolatini a forma di cuore con un fiocco rosso e dorato; chiese chi fosse e chi volesse e lo sconosciuto si presentò chiedendo esplicitamente di Julia.

Aprì la porta, lo salutò e si presentò molto educatamente dicendo che sua sorella stava per andare all’università e che si trovava ancora in camera; lo invitò a entrare e gli chiese se desiderasse qualcosa da bere.

Franck la ringraziò, disse che era apposto e le chiese gentilmente di avvertirla del suo arrivo.

Valery, scattante come un felino, corse sulle scale per andare a chiamarla e dirle che un meraviglioso ragazzo la attendeva nel salone, ma non menzionò i regali che le aveva riservato.

-   “Dici sul serio Vale, lui è qui? Oh mio Dio, santo cielo, credi sia presentabile vestita così?”.

-   “Certo, sei sempre bellissima e poi se ti ama davvero ti accetterà a prescindere dall’abito che porti, vai gettati tra le sue braccia!”.

Così, prese la cartella con gli appunti, la borsa, il cellulare e dopo aver dato un bacio a sua sorella le sussurrò all’orecchio di pregare per lei, respirò profondamente e si decise a incontrare Franck che la attendeva in piedi davanti alla porta del salone.

Era davvero bello e sexy, indossava una camicia bianca leggermente sbottonata che mostrava i grossi pettorali e dei jeans attillati che facevano risaltare i muscoli sviluppati dei glutei e delle cosce ma, ciò che sorprese Julia furono le rose bianche e la scatola di cioccolatini che le porse sorridendo e ponendo l’accento sul fatto che fosse bellissima.

Le propose un passaggio in macchina fino all’università e lei accettò entusiasta.

Erano appena arrivati quando Julia si accorse che un pezzetto di vetro era attaccato alla suola dello stivale, così togliendolo si ferì un dito.

Franck intravide il sangue che le colava sul palmo della mano e scese di colpo dalla macchina cercando di nascondere il volto.

-   “Ti chiedo scusa, ma non sopporto la vista del sangue”.

-   “Scusami tu, non lo sapevo, ho coperto la ferita con un fazzoletto puoi voltarti ora”.

Notò che le sue iridi avevano cambiato colore diventando completamente nere e il contorno occhi aveva una miriade di piccole vene in rilievo; gli chiese se tutto andasse bene e lui annuì; cambiò subito discorso e la invitò a cena a casa sua.

Titubò un istante poi, entusiasta, accettò e lui le disse che sarebbe passato a prenderla alle 19:30.

Si salutarono e rientrò a casa per sistemare alcune cose e pensare al menu.

Daniel non era ancora arrivato e Alex nel frattempo aveva spostato i mobili da una stanza all’altra, lasciando quella di Daniel nel caos più totale.

-   “Sei troppo dispettoso fratello mio e questo tuo atteggiamento non ti condurrà lontano, ne sei cosciente, vero?” gli disse suo fratello dopo aver visto il bordello presente al piano superiore.

Alex, per tutta risposta, gli mostrò il dito medio e borbottò qualcosa di completamente incomprensibile.

Franck scosse la testa, indignato e pensò bene di occuparsi degli affari suoi.

Udì il rumore della macchina di Daniel e lo vide entrare con un sorriso da ebete stampato sulle labbra.

-   “Intuisco che Sandy abbia accettato il tuo invito!”.

-   “Ebbene sì amico mio e non solo, mi ha pure dato il suo numero di cellulare e baciato sulla guancia. Credo che la timidezza stia lasciando spazio all’intraprendenza!”, gli disse canticchiando.

-   “Non vorrei guastare questo momento memorabile, ma ti consiglio di andare di sopra e sistemare il casino che ha fatto mio fratello nello spostare i mobili delle vostre stanze, perché io devo assolutamente occuparmi della cucina e della cena e non posso stare dietro alle sue cazzate” gli disse agitando un cucchiaio di legno trovato nel frigorifero.

Daniel, una volta in cima alle scale, trovò tutti i suoi mobili sparsi nel lungo corridoio, la scrivania aveva i cassetti tutti aperti, la sedia da ufficio con le rotelle scaraventata al suolo e la chitarra gettata gentilmente sul letto accanto ad un barattolo di miele semi-aperto.

Era fuori di sé, prese il barattolo di miele, si assicurò che fosse ben chiuso e lo scagliò contro la porta della sua ex camera.

Alex uscì dalla stanza e lo sfidò con lo sguardo ma Daniel non voleva battersi, la sua intenzione era di innervosirlo, sistemare i mobili, fare una doccia e riposare prima dell’arrivo di Sandy.

Franck prese una paletta, uno straccio umido e un sacchetto per i rifiuti e li diede al fratello che, anche in quel caso, si rifiutò di sistemare.

-   “Sappi che quel miele può restare lì anche tutta la vita per quanto mi riguarda e permettimi di dirti che te lo sei meritato”, gli disse scendendo le scale e ignorando completamente suo fratello che malediceva tutta la sua razza.

Julia non riusciva a concentrarsi, fissava il professore per dimostrargli la sua attenzione annuendo e prendendo appunti ma la sua testa era altrove; mille pensieri confusi sulle vicende accadute durante la festa, l’incontro sconvolgente con Franck e quella sua espressione tetra alla vista del sangue; troppe domande si accavallavano l’una sull’altra e per ora nessuna risposta.

Il cellulare vibrò e si accorse che Sandy le aveva inviato un messaggio nel quale la informava che ci sarebbe stata anche lei quella sera e che era troppo euforica perché ebbe il coraggio di baciare Daniel sulla guancia.

Il professore fortunatamente scriveva alcune formule chimiche sulla lavagna, così poté approfittare per rispondere all’amica, quando una voce dolce e simpatica le disse: ”Non mi pare che la lezione di Mister bavoso – noioso t’interessi molto e comunque nessuno, in verità, lo sta ascoltando” e facendo una veloce ispezione si accorse che la maggior parte degli allievi disegnava, leggeva fumetti o rispondeva come lei ai messaggi.

Si voltò e vide una ragazza minuta e carina che le sorrideva e allungava la mano per presentarsi.

-   “Piacere io sono Honey” le disse sfoggiando una dentatura perfetta e impeccabile.

-   “Io sono Julia, il piacere è tutto mio!” le rispose con entusiasmo.

Parlarono delle lezioni, degli appunti da condividere e per restare in contatto si scambiarono il numero di telefono; una volta finita la lezione si separarono per andare in aule differenti ma continuarono a chiacchierare via sms.

Sandy la bombardava di domande su Daniel, su come doveva vestirsi e/o comportarsi una volta a casa dei ragazzi e, se tardava a rispondere, le faceva innumerevoli squilli per spronarla, così le ricordò che si trovava all’università e Sandy si calmò chiedendole infinite volte perdono.

Durante la pausa pranzo approfittò per dedicarsi meglio all’amica, le consigliò di mantenere un atteggiamento il più naturale possibile per permettere a Daniel di conoscere il suo vero carattere e di scegliere un abbigliamento casual; continuò pure la conoscenza con Honey che era davvero spiritosa, estremamente sveglia e gradevole.

Finite le lezioni decise di cercare un pullman per rientrare a casa ma, con sua enorme sorpresa, vide Franck che la attendeva davanti alla porta principale dell’università; il cuore le saltò in gola dall’emozione e accelerò il passo per raggiungerlo il prima possibile.

-   “Che ci fai qui e come facevi a sapere l’orario della fine delle lezioni?” chiese Julia con una voce tremolante.

-   “Non hai apprezzato la sorpresa? Pensavo ti avrebbe fatto piacere avere un passaggio fino a casa e sai, anch’io ho le mie fonti d’informazione!” le rispose sorridendo.

Gli spiegò che era felicissima di vederlo e che allo stesso tempo credeva non fosse reale, poiché nessuno si era mai comportato così con lei prima di quel momento; le rispose che molte cose sarebbero cambiate nella sua vita e che avrebbe ricominciato a sorridere e credere nell’amore.

Era estasiata.

Arrivati a casa sua, Franck le ricordò l’invito per quella sera (come se potesse dimenticare un evento simile) e l’orario dell’appuntamento, rispose che andava bene e che sarebbe stata pronta per quell’ora e si salutarono.

-   “Allora, raccontami tutto, com’è andata con quel bel fusto?” chiese Valery tutta eccitata e curiosa come una scimmia.

-   “Cosa vorresti sapere di preciso perché in verità non è successo proprio nulla sorella mia. Mi ha accompagnato a scuola, mi ha pure riaccompagnato a casa e quando mi sono tagliata con un pezzo di vetro beh … ha cambiato espressione a causa del sangue e i suoi occhi erano strani, molto strani ma per il resto tutto nella norma” le spiegò alzando le spalle.

-   “Uffa che palle neanche un bacio e quando lo rivedrai? Dimmi, hai intenzione di fare l’amore con lui? Dai, dai rispondimi!!!”.

-   “Vale rilassati dieci secondi, prendi il respiro e piantala di dire sciocchezze, lo conosco da quanto, due minuti e mezzo? E poi sei troppo piccola per queste cose sciò!”.

-   “Non sono affatto piccola ho già diciassette anni e non trattarmi come fossi una poppante! La prossima volta che verrà gli dirò che non ci sei a costo di mentire”.

-   “Ehi ragazzina, lo sai bene che non mi piacciono le minacce, se mai dovesse succedere qualcosa te lo dirò ma per il momento siamo solo amici” concluse facendo cenno a sua sorella di uscire dalla sua camera che se ne andò sbattendo la porta.

-   “Voi due litigate troppo, non potreste darvi una calmata, sembrate cane e gatto” disse Emmanuel, il padre delle ragazze, rivolgendosi a Valery che non lo degnò neanche di uno sguardo.

Julia nel frattempo sistemava i vestiti nell’armadio togliendoli dalla valigia e cercava tra questi, quello che avrebbe indossato per la cena; scelse un vestitino nero aderente e una sciarpina di raso bianca.

Franck arrivò alle 19:25 e non dovette neanche citofonare perché Julia, impaziente di vederlo, era affacciata alla finestra, così salutò sua sorella promettendole che le avrebbe raccontato tutto nei minimi particolari, i suoi genitori e uscì.

-   “Sei puntualissimo!”

-   “Potrei dire la stessa cosa di te, il che mi sorprende perché le donne sono sempre in ritardo!” le rispose sorridendo.

Arrivarono dopo mezzora, le luci erano tutte spente e vi era un buon profumo di roast beef ma, degli altri, nessuna traccia.

-   “Avevo capito che ci sarebbe stata anche Sandy non che si trattasse di una cena per due” disse Julia con il cuore che batteva all’impazzata.

-   “Hai capito benissimo ma sono sicuro che Sandy non sia ancora pronta, smentiscimi se mi sbaglio, e Alex doveva andare a comprare da bere visto che mi sono occupato della cena e di tutto il resto”.

Julia non lo smentì anzi sorrise alzando gli occhi al cielo, conosceva bene la sua amica e le sue “tempistiche”.

Franck accese la luce del salone, la fece accomodare e cercò, in uno dei pensili della cucina, un bicchiere di cristallo e le offrì del succo di mirtillo ghiacciato.

Credeva fosse del vino rosso e stava per rifiutarlo quando le disse di cosa si trattava e che era stato lui a prepararlo con le sue mani cogliendo le bacche dal proprio giardino.

-   “Davvero ottimo, grazie mille!”

-   “Figurati è un vero piacere e sono felice lo abbia apprezzato”

Le chiese scusa, si diresse ancora una volta in cucina per prendere i piatti e le posate e lei si propose di aiutarlo approfittando della situazione a due per fargli alcune domande.

-   “Quanti anni hai?”

-   “Ventinove e tu?”

-   “Venticinque. Sei sposato o fidanzato?”

-   “Sono single da 3 anni e non ho nessuno per il momento e tu invece?”

-   “Anche io come te sono libera”

-   “Bene, le domande sono finite o ce ne sono altre?”

-   “Non sono affatto finite. Se ben ti ricordi dovevi darmi qualche spiegazione riguardo la festa”

-   “Sì, hai perfettamente ragione ma non pensi sia meglio cenare e poi parlane in tutta tranquillità? Sai bene che gli altri stanno arrivando e dovrò interrompere il discorso. Credo che sarebbe meglio rimandare di qualche ora”

Era notevolmente delusa ma il suo discorso non faceva una piega e poi anche la sua amica voleva conoscere la verità, per cui abbassò lo sguardo e gli disse che era d’accordo e che avrebbe aspettato.

Qualche secondo più tardi la porta d’ingresso si aprì, Alex entrò seguito dagli altri due, salutò Julia, porse le bottiglie al fratello e le disse di accomodarsi con Sandy nel divano.

Le ragazze discutevano a voce bassissima per non fare sentire i loro discorsi ai ragazzi ma si accorsero che spesso, sia Daniel che Franck, sorridevano e si scambiavano sguardi d’intesa come se sentissero ciò che dicevano.

-   “Tutti a tavola!” disse Alex.

C’erano stuzzichini e antipasti di ogni genere, diverse bibite e al centro un vaso con dei fiori profumatissimi.

Durante la cena Sandy e Daniel credevano di essere soli e parlavano tra loro mentre gli altri tre ridevano e li disturbavano prendendoli in giro.

Julia si accorse che i ragazzi non avevano quasi toccato cibo, al contrario di Sandy che per nascondere la sua agitazione trangugiava qualsiasi cosa trovasse vicino e non abbandonava il tovagliolo che usava come antistress strizzandolo con le mani.

-   “Spero non abbiate preparato tutte queste squisitezze solo per noi due!” disse Julia.

-   “Tutto questo è in vostro onore e noi normalmente non mangiamo la sera, sai per mantenere la linea”, rispose Franck in maniera molto sbrigativa e Alex e Daniel intervennero per sostenere la sua tesi.

Finita la cena, i ragazzi sistemarono la cucina e dissero che si sarebbero assentati qualche minuto per verificare alcune cose al piano di sopra, così Julia e Sandy li attesero ponendosi una marea di domande riguardo il loro comportamento.

Ritornarono 5 minuti dopo.

Il viso di Daniel e Alex sembrava più disteso e colorito e Franck aveva un’aria più tranquilla.

Le ragazze avrebbero voluto chieder loro qualcosa ma non ne ebbero il coraggio, piuttosto vollero delle spiegazioni concernenti la festa.

-   “Io mi tiro fuori” protestò Alex e preso il giubbotto salutò tutti, salì in macchina e se ne andò.

-   “Tuo fratello è strano forte porca miseria!” sbraitò Sandy e Franck non poté fare altro che darle ragione.

Daniel spiegò che da qualche giorno un’oscura presenza stava disturbando la quiete degli abitanti di New York facendo razzia di corpi umani e che alla festa avevano notato qualcosa d’insolito, per questo motivo si assentavano frequentemente.

-   “Sì” disse Julia “ho sentito di alcune vittime la cui gola è stata squarciata e di altre che presentavano dei buchi sul collo il cui corpo è stato completamente dissanguato,  ma credevo fossero solo delle voci di corridoio santo cielo!”.

-   “No Julia, nessuna leggenda metropolitana o racconto spaventoso, la pura e semplice verità e capisco bene perché la polizia non ne abbia ancora parlato” continuò Daniel.

“Ok e qual è il vostro compito in tutta questa storia così macabra e assurda?” chiese Sandy guardando prima Daniel e poi Franck.

-   “Noi stiamo cercando di capire di chi o di  cosa si tratti perché siamo profondamente indignati e vorremo mettere fine a queste atrocità” aggiunse Franck.

-   “Ahahah” Sandy rideva con fare nevrotico “e chi credete di essere, dei supereroi? The avengers? Stiamo parlando di assassini non convenzionali, di mostri succhia sangue e VOI vorreste dirci che siete capaci di fermarli? Ma dai, per carità”.

Daniel sembrava volesse parlare, spiegar loro qualcosa in più ed era già pronto ad aprire bocca quando il suo amico disse: “Dovete fidarvi, con noi sarete al sicuro, non permetteremo che qualcuno vi faccia del male o vi torca un capello”.

Quel tono era così rassicurante che nessuno osò proferire parola quando un fruscio, seguito da un tonfo sordo, fece sobbalzare le ragazze senza scomporre assolutamente i due amici.

Franck spense la luce del salone in cui si trovavano e Daniel si affacciò alla finestra per scoprire di cosa si trattasse; si accorse che il cancello del giardino era aperto e che un vaso era stato rovesciato inavvertitamente sull’erba nell’intento di spiarli.

Vide due piccoli fari rossi simili a degli occhi infuocati che fissavano la casa e che si avvicinavano  alla porta d’ingresso così, dimenticando la presenza delle ragazze, emise un verso simile a quello di un lupo rabbioso e sia i suoi occhi che i suoi denti si trasformarono all’istante.

Le iridi divennero di un celeste chiarissimo, quasi trasparente, le pupille erano completamente dilatate, il contorno occhi livido con delle piccole vene irrorate di sangue e i canini si allungarono diventando appuntiti come dei piccoli pugnali.

Le due amiche erano come pietrificate, deglutivano e si guardavano scuotendo le teste incredule, il loro respiro divenne irregolare e affannoso e Sandy svenne tra le braccia della sua amica.

Franck si precipitò per assicurarsi che entrambe stessero bene e mise un dito sulle labbra di Julia per evitare che parlasse o dicesse anche solo una parola.

-   “Non avere paura ti chiedo solo questo” le sussurrò “e per quanto mi riguarda credo sia meglio che resti in questo stato, eviterà di parlare o urlare”.

Daniel si dileguò in un secondo e Franck mutò anch’egli il suo aspetto ma questa volta Julia non riuscì a trattenersi ed emise un gemito di terrore.

-   “Co … cosa siete?!? Che sta succedendo? Voglio tornare a casa. Siete due mostri. Lasciateci andare”

-   “Siamo dei mostri, hai ragione, ma vogliamo solo proteggervi da quello che si trova fuori. Il pericolo è là, dietro questa porta, non qui dentro Julia. Credimi. Non potrei mai farti del male. Mai”.

Daniel rientrò con la camicia leggermente strappata e macchiata del suo sangue, seguito da Alex, anch’egli piuttosto sporco e furioso.

Julia era rannicchiata sul divano e teneva tra le mani il viso di Sandy che pian piano riprendeva conoscenza.

Alex guardò i due e disse: “Ora sanno tutto, merda”.

-   “Non sappiamo assolutamente nulla! So solo che siete dei bastardi, bugiardi e meschini e tu” rivolgendosi a Franck “tu mi hai mentito dal primo momento in cui ci siamo incontrati. Mi hai nascosto la tua vera natura e ora pretendi che io mi fidi di te, di voi … no, no questo non posso permetterlo, dovevo immaginare che dietro quella tua faccia d’angelo si nascondesse un mostro e tu, Daniel, tu hai sedotto la mia amica per cosa? Qual è il tuo scopo? Voglio sapere cosa siete”

-   “Ti supplico calmati” disse Franck “non volevamo né mentirvi né nascondervi alcunché. Tutto è successo così in fretta e poi, immagina se ci fossimo presentati dicendovi ‘Ehi ciao, siamo vampiri’, come l’avresti presa? Che cosa avresti pensato? Sicuramente che eravamo degli svitati o peggio degli assassini senza cuore e senza coscienza”

Sandy alla parola ‘vampiri’ aprì gli occhi di scatto, si guardò intorno e chiese cosa le fosse successo; l’unica cosa che la rassicurava era la presenza di Julia e allo stesso tempo fissava Daniel in maniera disgustata e scoppiò a piangere.

-   “Perché mi hai fatto questo? Perché ci troviamo ancora qui? Ho sentito parlare di vampiri, cosa state blaterando? E tu perché avevi quell’espressione mostruosa? Rispondimi subito!” oramai era fuori di senno, singhiozzava e strillava serrando forte i pugni come se dovesse usarli per proteggersi all’occorrenza.

Daniel era mortificato, si avvicinò pacatamente per evitare di spaventarla e le porse le mani affinché si alzasse e potesse stringerla tra le sue braccia, ma Sandy non voleva toccarlo e tantomeno essere toccata, era terrorizzata e delusa, così gli disse che esigeva delle spiegazioni.

Alex si rese conto che la tensione aveva toccato livelli stratosferici e per la prima volta decise di intervenire prendendo la parola.

-   “Julia, Sandy la verità è che siamo vampiri, Franck ed io siamo originali, cioè nati vampiri pertanto immortali, immuni a qualsiasi malattia o contaminazione e Daniel, invece, è stato trasformato da Franck, pertanto è molto potente anche lui ma vulnerabile. Esigo che voi sappiate che nessuno vuole farvi del male, al contrario siamo qui per proteggervi e proteggere voi umani da questa minaccia che sta sterminando la popolazione di New York.

Vi prego di non interrompermi perché solo in questo modo riuscirete a comprendere ma soprattutto a crederci.

La vostra amica Nancy ci ha invitato a casa sua, non perché ci conoscesse ma perché l’abbiamo obbligata con l’ipnosi, l’abbiamo soggiogata ed è una delle nostre peculiari caratteristiche.

Al supermercato parlava con delle ragazze di una mega festa e noi, sapendo che i licantropi erano in città e che avrebbero approfittato dell’evento per nutrirsi, abbiamo deciso di imbucarci per evitare il massacro e così è stato, nessuna vittima grazie alla nostra presenza e ai nostri interventi tempestivi.

Poco fa abbiamo sventato un attacco e non un attacco qualunque.

Dovete sapere che oltre ai vampiri e ai licantropi ci sono gli ibridi, metà dell’uno e metà dell’altro e più forti di entrambe le specie, ed ecco a cosa diamo la caccia.

Quegli occhi rossi appartengono a Otis, che tu Julia hai già sentito nominare, creatore del tanto odiato Earl, licantropo senza scrupoli e Red, spietato vampiro. Questo è tutto” concluse Alex sospirando.

-   “Questo è tutto, hai il coraggio di dire questo è tutto?!? Ma stai scherzando spero! Ti aspetti che cominci a saltare e urlare dalla gioia? No, non ci posso credere, questa è pura follia” disse Julia con la testa piegata in mezzo alle gambe e le mani infilate tra i capelli.

Nel frattempo Sandy, stranamente più lucida rispetto all’amica, fissava Daniel, poi Alex ed infine Franck come volesse dire qualcosa ma la sua voce sembrava sparita nel nulla, riuscì soltanto a chiedere dell’acqua per potersi riprendere del tutto e poi disse: “Quindi siete vampiri e non ci farete del male ho capito, ma gli altri che si trovano per strada e che non sono solo dei vampiri, vogliono ucciderci tutti, è corretto?”.

I ragazzi annuirono sorpresi dalla sua reazione alquanto tranquilla e Sandy svenne di nuovo.

A questo punto tutti scoppiarono a ridere, compresa Julia che poco prima era disperata e furiosa ma che grazie all’amica riuscì a rilassarsi un pochino e distendersi sul divano.

-   “Ora che mi sono calmata capisco il motivo per cui non avete quasi toccato cibo e perché la vostra pelle è così fredda al tatto, ma vorrei sapere come fate per nutrirvi e con i raggi solari”.

-   “Per ciò che concerne il cibo” disse Daniel “abbiamo un’amica fantasma, Michelle, che ci procura le sacche di sangue rubandole dai diversi ospedali; solo noi esseri soprannaturali riusciamo a vederla e a parlarle, intendo dire che gli umani non ne hanno la possibilità.

Per i raggi solari, beh, gli originali non hanno alcun problema ma per quelli creati, la faccenda è seria.

Io devo ringraziare Alex per avermi dato la possibilità di camminare sotto il sole poiché da grande Don Giovanni quale è, ha sempre frequentato una moltitudine di donne, tra cui una bellissima ed intelligentissima di nome Chocolat, una strega.

Lui le parlò di me e di altri nella mia stessa situazione così la convinse a fare un incantesimo per darci la possibilità di vivere da ‘umani’ e questo incantesimo non potrà mai essere spezzato a patto che tutte le streghe del mondo non fossero annientate”.

-   “Vampiri, licantropi, misti, streghe e fantasmi! Oh santo cielo non ci capisco più nulla”.

-   “Ibridi non misti ahahah” le rispose Franck.

-   “Ah sì, scusa ibridi, ma questo non cambia il fatto che nella mia testa il caos sia ormai incommensurabile!”.

Sandy si riprese dallo shock, scosse la testa per ritrovare tutti i suoi sensi e chiese all’amica di darle uno schiaffo per essere sicura di essere sulla terra, ma rifiutò e le sorrise calorosamente.

Daniel, felicissimo di vederla sveglia e in ottima salute, le si avvicinò chiedendole perdono e implorandola di ascoltarlo, lei cedette e lo ascoltò attentamente.

La reazione di Sandy sorprese tutti poiché, appena Daniel terminò di parlare, gli saltò al collo e lo abbracciò forte sussurrandogli di non farle mai del male e di proteggerla sempre; così lui glielo promise e la baciò.

Sandy sperava che quel bacio non finisse mai al contrario degli altri che erano alquanto imbarazzati e si sentivano di troppo e, mentre i due continuavano le loro effusioni, Julia incrociò lo sguardo di Franck, il quale sorrise porgendole una mano nella speranza che lei accettasse e lasciasse quel divano, ma lo respinse dicendogli che ancora non si sentiva pronta e che aveva bisogno di riflettere un po’.

-   “D’accordo, non importa mia cara, non c’è fretta. Desidero che tu abbia le idee chiare e che tu capisca da sola che puoi fidarti di me, non ho nessuna intenzione di obbligarti o soggiogarti, non sarebbe corretto e soprattutto non lo meriti. Se me lo permetti vorrei accompagnarti personalmente a casa, così mi sentirò più tranquillo e lo sarai anche tu, te ne prego”.

-   “Se mi prometti che una volta lasciata casa tua ci dirigiamo verso la mia, senza soste e interruzioni, accetterò con piacere la tua presenza, in caso contrario sarà Daniel ad accompagnarci”.

Franck sorrise e annuì.

Era davvero entusiasta di poter passare ancora un po’ di tempo con lei poiché aveva deciso di darle un amuleto protettivo una volta che fossero stati da soli.

Sandy e Daniel salutarono e se ne andarono.

Alex decise di andare a dormire, era troppo spossato a causa di Otis e lasciò i due da soli.

Il silenzio stava diventando troppo pesante quando Julia chiese per quale motivo si fossero assentanti per andare al piano di sopra e Franck le spiegò che in camera di Daniel c’era un grande frigorifero nel quale nascondevano le sacche di sangue per potersi nutrire e continuò dicendole che un giorno le avrebbe fatto visitare tutta la casa e lei fu d’accordo.

Una volta in macchina le disse che aveva qualcosa per lei e che doveva promettergli di non toglierlo mai poiché costituiva una vera e propria protezione e lei glielo promise ancor prima di vedere di cosa si trattasse.

Nel cofano della macchina di Franck vi era un beauty case, che Julia scorse la notte della festa, dal quale prese un piccolo cofanetto di velluto nero con un nastrino di raso viola e glielo porse dicendole di indossarne il contenuto.

Al suo interno vi trovò un anello in oro bianco con al centro un’ametista viola, la cui forma ricordava una stella, contornata da diversi brillantini.

-   “Sarebbe questo? Intendo dire è questo ciò che non dovrò togliere mai più? E’ stupendo, mamma mia come brilla … grazie”.

-   “Esatto. Non è un semplice anello ma un amuleto. La mia amica strega l’ha reso tale con un incantesimo. Lei si chiama Tyra, un giorno te la presenterò, sempre che ti faccia piacere e comunque, di niente, è un piacere poterlo dare alla donna … a una donna come te”.

-   “Cosa volevi dire? Perché hai rettificato?”

-   “Volevo dire a una donna come te, nient’altro”.

Infilò l’anello e lo fissò come fosse in sua adorazione.

-   “Ti sta proprio bene bisogna ammetterlo e spero che il colore sia di tuo gradimento”.

-   “Scherzi vero? Non so come tu abbia fatto ma devi sapere che il viola è il mio colore preferito e per quanto riguarda i metalli, adoro i bijoux argentati, quindi è perfetto”.

-   “Sono davvero contento. Ciò che mi meraviglia è che tu non mi abbia ancora chiesto a cosa serva esattamente o da cosa ti protegga, come curiosona lasci un poco a desiderare! Ma ti capisco, troppe cose sono accadute e tutte insieme”.

Julia non disse nulla, chinò il capo e sospirò.

-   “Una volta indossato, l’anello ti farà da scudo contro tutte quelle creature che vorranno farti del male, vampiri compresi. Non ha il potere di uccidere ma solamente di proteggerti. Ogni qualvolta sarai in pericolo, una sfera di raggi ultravioletti si attiverà accecando l’aggressore e, se si trattasse di un vampiro non originale, avrai la possibilità di bruciacchiarlo un pochino per fargli capire chi comanda”.

La fece sorridere e questa volta fu un sorriso reale e sincero.

-   “Non so davvero come ringraziarti. Oltre a essere un magnifico regalo devo ammettere che è davvero utile. Un’ultima cosa, qualora non fossi sola e dovessero aggredirci, la sfera protettiva salverebbe solo me o tutti quelli in mia compagnia?”.

-   “Ottima domanda, brava l’allieva! Se vi trovaste lontani proteggerebbe solo te ma se foste vicini sarebbe necessario restare abbracciati per potervi proteggere entrambi”.

Era davvero soddisfatta e si sentiva al sicuro … lo ringraziò ancora una volta e gli diede un sonoro bacio sulla guancia.

Franck parcheggiò, spense la macchina e la fissò.

Sentì un brivido freddo lungo la schiena, era pur sempre in compagnia di un vampiro, ma non aveva paura, piuttosto si sentiva così attratta da lui che desiderava baciarlo.

-   “So che non dovrei ma …” e avvicinò le labbra a quelle di Julia, così vicine che sentì il suo respiro caldo e ansioso scontrarsi con il suo e la baciò.

Non lo respinse, al contrario prese il viso di Franck tra le mani e gli accarezzò le guance.

Franck poteva udire il battito del suo cuore e sentire la sua eccitazione, ma un istante dopo la allontanò.

-   “Non voglio farti del male, preferisco agire con cautela perché rischierei di ferirti. Non mi riferisco ai sentimenti, ma ferirti nel vero senso del termine. Quando l’eccitazione è troppa diventiamo simili agli animali, aggressivi, un po’ violenti e l’istinto supera la ragione”.

-   “Capisco cosa intendi e ti rispetto, per cui ora scappo a casa e se sei d’accordo ci vediamo domani. Questo è il mio numero di telefono” gli porse un foglietto, lo baciò furtivamente sulle labbra e entrò a casa.

Franck restò immobile e incredulo, passò la lingua sulle labbra per assaporare ancora una volta il gusto che gli lasciò e, dopo essersi assicurato che fosse al sicuro, accese la macchina e partì.

Decise di soffermarsi al cimitero di Green-Wood per riflettere un po’ e pensare tranquillamente alla sua amata.

Una volta arrivato a destinazione, camminò lungo il sentiero alberato che portava all’ingresso secondario e, trovato il cancello aperto, entrò.

Amava quel silenzio, quella quiete, e lo rilassava il profumo dei fiori freschi che i parenti si preoccupavano di cambiare ogni settimana ai loro cari defunti.

Cercò la solita tomba e si sedette; era quella di Rosemary Barry, una bambina morta all’età di sette anni, il cui spirito rimase ancorato al mondo dei vivi non riuscendo a liberarsi del rancore che nutriva nei confronti del suo assassino.

Il suo patrigno, un essere ignobile e spregevole, abusava della piccola ogni qualvolta la madre andava a lavorare e dopo ogni amplesso si divertiva a picchiarla e insultarla.

Un giorno però, le diede uno schiaffo talmente forte che la fece cadere dal letto battendo violentemente la testa sul pavimento e una volta in ospedale non ci fu più niente da fare per poterla salvare, così la sua anima vagava in cerca di qualcuno che potesse aiutarla, e sfortunatamente, Franck non era l’essere più adatto.

-   “Ciao Rosy sono io, Franck, ti va di fare quattro passi?”, ma nessuno rispose.

Guardò prima a destra e poi a sinistra, ma di Rosemary nessuna traccia; era molto insolita come situazione e temeva che se ne fosse andata per sempre senza poterla salutare, quando una vocina sotto di lui disse:”Ti stai facendo raro di questi tempi signorino, non sei molto gentile”.

-   “Oh piccolina, che piacere vederti! Pensavo di averti perso per sempre”.

-   “No Franck, non ho ancora trovato l’umano giusto che possa aiutarmi, quindi sarai obbligato a sopportarmi ancora un po’! Sai, non è un’impresa facile la mia, gli esseri umani sono troppo scettici e se ne infischiano delle entità soprannaturali come te o come me. Sfortunatamente nessuno fino ad ora riesce a vedermi o sentirmi e non immagini la mia voglia di andar via da questo posto, la noia qui è mortale, ahahah!” ed entrambi scoppiarono a ridere.

-   “Sono davvero contento di sapere che il tuo senso dell’umorismo si trovi al suo posto, non perderlo mai, sei stupenda così piccina”.

-   “Franck, devo dire che anche tu mi sembri in forma, un po’ stanco ma tutto sommato ti trovo bene e ti ringrazio per le visite settimanali”.

-   “Non devi assolutamente ringraziarmi, sono passati ormai tanti anni dal nostro primo incontro e l’affetto che nutro per te è enorme, mi dispiace soltanto che non sia ancora riuscito a trovare qualcosa per te, ma non demordo, presto sarai libera ne sono sicuro”.

Avrebbe desiderato poterla abbracciare forte per farle comprendere quanto tenesse a lei ma si accontentò di mandarle un bacio con la mano e Rosemary fece finta di svenire dall’emozione.

-   “Rosy ho finalmente conosciuto quella giusta e anche Daniel, il mio amico di cui ti ho tanto parlato, ha finalmente aperto il suo cuore, duro e rinsecchito, a qualcuno. Ci tenevo a fartelo sapere! A proposito, sanno di noi e di tutto ciò che sta accadendo in città”.

-   “Mmm non male, anzi direi che è davvero una notizia grandiosa e per di più non sono fuggite a gambe levate, quindi evviva!!!”.

-   “Eh sì, hai ragione è davvero stupendo! Ora devo andare piccola, è tardi e domani ho un mucchio di faccende da sbrigare! Buonanotte!”.

-   “Buonanotte Franck! Grazie ancora per tutto, sei un vero amico!”e gli mandò un bacio con la manina.

Si avviò verso il cancello del cimitero quando una voce alquanto familiare gli chiese dove stesse andando.

-   “Red che sorpresa” disse Franck in tono sarcastico, “finalmente hai il coraggio di farti vedere da solo o sei Otis, la tua guardia del corpo?”.

-   “Non ho alcuna guardia del corpo e non ne ho bisogno, sai bene che se volessi potrei annientarti in men che non si dica”

-   “Sei sempre così sicuro di te bravo, ma dimentichi che sono un immortale, a differenza tua che sei stato creato, e non ho tempo da perdere con te, buon divertimento”.

-   “Dove credi di andare?” sbraitò, “Ti sembra che abbia finito di parlare? Sappi che dovrai fare molta attenzione a quelle nuove gallinelle che vi siete trovati … sono così vulnerabili, così succose e così … appetitose” concluse Red leccandosi le labbra e passando la lingua sui canini ben affilati e appuntiti.

Franck lo ignorò, non aveva nessuna intenzione di battersi o d’instaurare una qualsiasi conversazione con quel mostro sanguinario, e si diresse verso la macchina lasciando il nemico alle spalle il quale, veloce come la luce, lo raggiunse parandosi davanti a lui in segno di sfida e sparendo poi nell’oscurità lasciandolo senza dire una parola; verificò quindi che non ci fossero altre sgradevoli visite e finalmente poté rientrare a casa.

Daniel e Alex guardavano la tv, un’emissione che mostrava le candid camera più divertenti della terra, e ridevano come matti; non appena Franck entrò, gli fecero spazio sul divano, spensero la tv e si fissarono a lungo.

Daniel ruppe il silenzio: “Credo di amarla, anzi sono davvero innamorato di Sandy”.

-   “Ci fa molto piacere che tu sia innamorato ma sinceramente non ce ne frega nulla” disse Alex in tono alquanto stizzoso; Franck invece si felicitò con l’amico e gli disse che anche lui era seriamente preso da Julia, che però non voleva saltare le tappe e che preferiva agire con molta cautela per evitare delusioni e sofferenze.
Poi si rivolse al fratello riprendendolo per come si stava comportando e per farlo ragionare, ma Alex, testardo e orgoglioso, se ne andò in camera sua senza emettere un suono.

Daniel alzò le spalle deluso e disse che anche lui aveva bisogno di riposare, così entrambi andarono nelle rispettive camere e una volta coricatosi, Franck pensò alle minacce di Red e decise di non dire nulla a Daniel, per il momento, e si addormentò.

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Capitolo 3
*** Incontri ***


Come di consueto Julia si preparava nella sua stanza per andare in facoltà e la sorellina saltellava sul letto facendole l’interrogatorio di terzo grado riguardo la sera prima e su cosa fosse accaduto con Franck; le raccontò qualcosa senza fare parola della vera natura dei ragazzi e tanto meno degli omicidi e dei nemici che dovevano essere fermati prima che la catastrofe raggiungesse livelli impossibili da sostenere.
Valery si trovava a casa per colpa della varicella che una sua compagna di liceo le aveva contagiato, per cui si annoiava a morte tutto il giorno da sola e stuzzicava sua sorella, quando presente, riempiendola di domande su Franck e sul sesso in generale.
Le confidò anche che le avrebbe fatto piacere uscire con tutti loro non appena fosse guarita per andare a mangiare qualcosa nel fast food del ragazzo che le piaceva e che non aveva il coraggio di avvicinare.
Per Julia non c’era alcun problema, le faceva molto piacere la compagnia di sua sorella e desiderava vederla felice tra le braccia del ragazzo che amava, pensava così che avrebbe allentato un po’ le redini nei suoi confronti smettendola di fare tutte quelle domande, e accettò con entusiasmo.
Mentre continuavano a parlare del più e del meno, il telefono di Julia squillò; era Franck che le augurava il buongiorno e si assicurava che stesse bene, parlarono diversi minuti e poi lo avvertì che doveva sbrigarsi perché non poteva arrivare assolutamente in ritardo alle lezioni e lui le disse di affacciarsi alla finestra e che il suo autista privato era pronto per accompagnarla.
Julia era incredula, non aveva mai conosciuto un uomo così premuroso, dolce, gentile, bello, intelligente e affettuoso nei suoi confronti e i suoi occhi s’illuminarono di gioia non appena scorse la sua macchina parcheggiata sotto casa; prese di corsa la borsetta e, dopo aver salutato Valery, uscì.
-   “Se continui in questo modo rischi di viziarmi sul serio!” gli disse salendo in macchina.
-   “Ah davvero e che male c’è se ti coccolo un po’, credo che sia piacevole avere qualcuno che si occupi di te e si preoccupi per te, non credi?”
-   “Decisamente sì, hai ragione e non so come ringraziarti …”
-   “Sono io che devo ringraziare te di avermi accettato nella tua vita senza pregiudizi e senza respingermi, quindi è il minimo che possa fare per te!”
Julia arrossì, non sapeva più cosa dire e gli diede un bacio sulle labbra sussurrandogli: “grazie a te” e poco dopo ricevette un messaggio, era Honey.
-   “Con tutto quello che è successo, ho dimenticato di dirti che ieri ho conosciuto una ragazza davvero simpatica che si chiama Honey e frequenta il mio stesso corso di chimica. Mi ha appena inviato un messaggio per informarmi che il professore non sarà presente e che troveremo il suo sostituto, ancora più noioso dell’altro. Non mi rincuora per nulla cavoli, ma sopporterò!”.
-   “Mi fa piacere che abbia una nuova amica e per di più così gentile e premurosa!”.
Arrivati all’università, si salutarono affettuosamente, infatti, approfittò per abbracciarlo e augurargli una buona giornata e lui le prese la mano per accarezzarla e stringerla forte.
-   “Amica mia credevo non venissi più e invece eccoti! Ho pensato bene di avvertirti perché questo sostituto è davvero un incapace, immagina che l’anno scorso ha corretto gli scritti e ha fatto un puttanaio! C’era qualcuno che urlava e minacciava di fare ricorso, altri che chiamavano il professore per sapere chi avesse messo al suo posto, poi i ‘figli di papà’ che spiegavano ai genitori quanto fosse accaduto e puoi tranquillamente immaginare il seguito!”.
-   “Ho capito, salto la sua lezione e cerco anatomia, è meglio. Grazie amica mia! Sei veramente efficace!”.
Si salutarono concordando un appuntamento nel giardino pubblico per il pranzo.
Mentre seguiva il corso di francese, una mano gelida toccò il collo di Honey e una voce roca le disse: “Non voltarti e soprattutto non parlare, fai solo sì o no con la testa e cerca di rispondere bene alle mie domande, intesi?” e fece cenno di sì come le fu richiesto di fare.
-   “Conosci Julia Lowe?”e Honey annuì.
-   “Conoscerai sicuramente anche il suo ‘amichetto’, Franck Storm?” fece no con la testa.
-   “Bene, questo è davvero molto interessante, e so che all’ora di pranzo sarete nel giardino ed io sarò lì con voi, in questo caso non ho bisogno che tu risponda o faccia cenni con la testa, a dopo”.
Honey si girò per vedere il suo volto ma dietro di lei non vi si trovava nessuno, i posti a sedere erano tutti vuoti e rabbrividì.
Decise di inviare immediatamente un messaggio all’amica per avvertirla ma il cellulare, come per magia, si spense.
Non sapeva che fare e per di più non poteva abbandonare la lezione per andare a cercarla, così decise di attenderla nell’andito prima di qualsiasi altro spostamento.
Quella stessa voce comparse ancora: ”Se per caso hai intenzione di cambiare programma o di avvertire qualcuno, sappi che non ti sarà possibile. Non scherzare con il fuoco, non ti è permesso cara la mia HONEY!”e sparì.
Se in un primo momento era spaventata, ora era davvero terrorizzata.
Chi era quell’entità, come conosceva Julia e il suo nome? Chi era questo Franck ma soprattutto, cosa voleva da tutti loro?
Verificò ancora una volta il telefono ma non dava segni di vita, allora guardò l’orologio e si accorse che mancavano dieci minuti alla fine e l’ansia cominciò a sopraffarla.
Julia nel frattempo seguiva la lezione e di tanto in tanto inviava messaggi a Franck per assicurarsi che stesse bene e che non ci fossero problemi in vista, decise poi di scriverne uno a Honey per dirle che prima di andare a mangiare aveva bisogno di fare un salto alla toilette, ma l’amica, stranamente, non rispose.
Non appena la campana suonò andò nell’andito alla sua ricerca, ma dell’amica nessuna traccia, colse quindi l’occasione per andare in bagno e dopo si diresse in giardino.
Con sua enorme sorpresa non era sola, un ragazzo insolito le sedeva accanto e lei non sembrava troppo entusiasta di quella presenza.
Le rivolse la parola e le fece segno di sedersi accanto a loro, ma Julia era restia e per di più non le ispirava alcuna fiducia, così prese il cellulare per scrivere un messaggio a Franck, quando la interruppe bruscamente.
-   “Rimetti in borsa quel dannato telefono, non provarci minimamente, sono stato chiaro zuccherino?” la voce era dura e gracchiante.
Si bloccò all’istante e il cuore le saltò in gola, non aveva scelta, doveva fare ciò che le era stato ordinato e si sedette accanto all’amica.
-   “Sono sicuro che la tua intenzione fosse di avvertire il tuo eroe, non è così? Beh questa volta non sarà presente, dovrai accontentarti di me, desolato, e ora passiamo alle presentazioni, non è il caso di essere maleducati, mi chiamo Red e molto probabilmente, avrai già sentito parlare di me al contrario della tua amica che sembra caduta dalle nuvole”.
-   “Sì, sfortunatamente ho sentito parlare di te”.
Red non apprezzò il commento di Julia e i suoi occhi s’incupirono, cerchiandosi di un nero spaventoso.
Honey lo fissò e sussultò, poi guardò Julia accorgendosi che non era per niente scioccata e balbettando le chiese spiegazioni ma, ancor prima che potesse parlare, Red la zittì violentemente e disse loro di non dare spettacolo.
-   “Sono io che parlo e voi ascoltate, sono stato abbastanza chiaro? E, qualora IO ponga delle domande, voi vi limitate a rispondere”, le ragazze annuirono.
Red pose delle domande riguardanti le abitudini di Franck, di Alex e Daniel, alle quali non poteva rispondere poiché li conosceva da circa una settimana e l’unico che frequentava era Franck e, anche di lui, non sapeva tantissimo, giusto lo stretto indispensabile.
Red la minacciò con lo sguardo pensando di sortire un effetto diverso e ricevere delle risposte più dettagliate, ma non si lasciò intimidire, gli disse che non sapeva altro e che non sarebbe cambiato niente neanche sotto tortura.
Le si parò davanti con la velocità scattante di un felino ma, con immensa sorpresa da parte di tutti e tre, Honey creò una barriera trasparente protettiva che gli impedì di farle del male e fu costretto a scappare.
Non appena si calmarono le acque, le chiese come avesse fatto, ma Honey le confessò che non ne aveva la minima idea e le spiegò che la paura e la rabbia l’avevano assalita facendola reagire in quella maniera.
-   “Ho capito amica mia, ma nessun umano può fare una cosa simile, di questo sei cosciente?”.
-   “Sì, sì lo so ma è la verità, te lo giuro, non so come spiegartelo perché è stato istantaneo, ho sentito un forte dolore al petto e tanto calore e, non appena ho allungato la mano per proteggerci, beh il resto lo sai”.
Julia era davvero contenta di avere un’amica così potente e ormai non faceva più caso alle stranezze che stavano entrando nella sua vita, voleva solo aiutarla a scoprire come avesse fatto a sprigionare quella sfera e di quali altri poteri fosse dotata.
-   “Davvero credi che abbia altri poteri? Ma se fino ad ora non sapevo neanche di poter salvare qualcuno, parlo sottovoce ed evito i dettagli perché non vorrei ci sentisse qualcuno e ci prendesse per pazze, come pensi che io possa scoprire il resto?”.
-   “Se ti fidi di me, ti presenterò qualcuno capace di farlo, non so come ci riuscirà, intendo dire il metodo che userà perché non ne ho la minima idea, ma so che troverà una soluzione!”.
Honey ci pensò un po’ su, poi acconsentì e si salutarono promettendo di continuare il discorso via sms.
Rientrarono nelle rispettive aule e Julia, dopo aver chiesto l’autorizzazione a Franck di aiutare la sua amica e senza raccontargli quanto fosse accaduto durante il pranzo per non farlo preoccupare inutilmente, le scrisse che alle 20 doveva farsi trovare all’ingresso secondario del cimitero di Green-Wood e lei accettò senza fare domande.
Finite le lezioni Honey si trovava vicino alla stanza del preside e vide Julia avanzare distrattamente verso di lei così agitò la mano per attirare la sua attenzione e raggiunta l’amica, colse l’occasione per presentarle Franck, che la attendeva nel parcheggio dell’università.
Non appena gli strinse la mano, emise un gemito di dolore come se si fosse bruciata e lo fissò intensamente cercando di carpire anche il minimo indizio per risolvere quello strano enigma, ma sfortunatamente non accadde nient’altro.
Julia le chiese subito cosa le fosse successo, l’amica le spiegò che non si trattava solo di dolore fisico ma che uno strano senso di angoscia, d’intensa tristezza, l’aveva colpita toccandogli la mano e che aveva visto dei cadaveri e tanto sangue nei ricordi del suo fidanzato ma che non capiva il motivo di quelle visioni.
Julia lo guardò e lui abbassò la testa.
-   “E’ stato davvero un piacere conoscerti. Stasera potrò spiegarti meglio di cosa si tratta e aiutarti a liberare i tuoi poteri. Per il momento posso dirti solamente che mi dispiace e ti chiedo scusa per quello che hai provato a causa mia”.
-   “Non importa, non è assolutamente colpa tua ma di questi miei poteri che sono usciti allo scoperto oggi per la prima volta nella mia vita quindi capirai che sono un tantino scossa” e salutò i suoi amici.
In macchina, Julia non riusciva a parlare e sperava che Franck le chiedesse qualcosa riguardo la sua mattinata o che facesse almeno allusione alla frase di Honey sui suoi poteri e così fu, le chiese cosa avesse fatto di bello all’università e di parlargli un po’ dell’amica.
Gli confessò di avergli nascosto l’incontro con Red, non solo per non farlo preoccupare, ma anche perché non aveva avuto nessuna possibilità di avvertirlo a causa delle minacce di quello psicopatico e delle sue intimidazioni sull’utilizzo del cellulare.
Franck, piuttosto infuriato e alquanto deluso, le ricordò di averle dato un anello protettivo da usare all’occorrenza e Julia, mortificata, si scusò spiegandogli che aveva dimenticato di averlo, poiché in venticinque anni della sua vita non aveva mai avuto problemi o incontrato esseri soprannaturali dai quali doversi difendere.
-   “Hai ragione, ti chiedo scusa per averti parlato in questo modo, è solo che …”
-   “E’ solo che, cosa?”
Franck non riusciva a parlare, si sentiva un pochino in imbarazzo, ma ebbe comunque il coraggio di dirle qualcosa.
-   “E’ solo che tengo molto a te e non voglio perderti, per nessuna ragione al mondo” non riuscì però a dirle che l’amava, si sentiva troppo vulnerabile e non voleva giocare tutte le sue carte in una giornata.
Julia, estremamente imbarazzata ma piacevolmente sorpresa, gli sorrise e lo ringraziò per la sua premurosa maniera di comportarsi e una volta arrivati a casa sua, lo abbracciò forte e lo salutò.
Rimase qualche istante in macchina per riflettere e le inviò un sms per dirle che era veramente felice di averla conosciuta e che apprezzava tantissimo la sua serietà e lei gli rispose con un semplice: “Ti voglio bene, Franck”.
Decise di rientrare velocemente a casa per convincere suo fratello e l’amico ad aiutare Honey ed entrambi ne furono entusiasti, tanto che Alex propose di acquistare delle candele per testare la vera natura della ragazza.
Franck e Daniel non capirono di cosa stesse parlando, dunque spiegò loro che voleva scoprire se si trattasse di una strega o di una fata poiché le due hanno poteri e intensità differenti nell’agire e nel rispondere al pericolo imminente.
Una strega può creare incantesimi di ogni genere su cose e/o persone, togliere la vita o resuscitare, invocare spiriti o condizioni atmosferiche particolari.
Una fata al contrario, non può fare niente di tutto ciò, riesce soltanto a leggere nella mente, vedere i ricordi o il futuro attraverso il contatto fisico e creare delle barriere protettive o forti getti di luce per respingere il nemico.
I due erano davvero affascinati e lo ascoltavano così attentamente che non vedevano l’ora di testare le potenzialità di Honey, decisero quindi di andare a cercare le candele e Alex indicò loro un negozietto molto carino che proponeva tantissimi oggetti mistici e regalini profumati di ogni genere.
Scelsero delle candele rosse, alcune bianche e altre nere.
Alex disse che esprimevano rispettivamente il potere della lettura del pensiero, la protezione e la magia nera, ma non aggiunse altro per non guastare la suspense.
Daniel vide un portachiavi la cui forma rappresentava un orsetto di peluche profumato al fiore di ciliegio dai poteri rilassanti e lo comprò per darlo alla sua amata.
Franck, dal canto suo, voleva sorprendere Julia con qualcosa di più particolare e trovò un amuleto, un cuore di plastica morbida, all’interno del quale vi si trovava un microregistratore e un sensore, che riconosceva i sentimenti umani come la paura, la rabbia, la tristezza, l’amore e la felicità e attraverso la voce registrata di colui che lo donava come regalo, poteva consolare, calmare o far piangere di gioia il proprietario.
Decise di acquistarlo e, una volta a casa, registrò le varie frasi con la sua voce e lo impacchettò per bene allegando un bigliettino d’amore.
Andarono a prendere Sandy poiché Daniel voleva vederla, poi passarono da Julia e si recarono tutti e cinque al cimitero, dove Honey li aspettava per l’esperimento.
Dopo le varie presentazioni, Franck fece strada ai suoi amici per sistemarsi in un luogo sicuro e lontano da occhi indiscreti, ma qualcuno li vide.
-   “Oggi hai portato i rinforzi ahahah!”
-   “Sei tutta matta piccola mia! Ti presento Alex, mio fratello minore, Daniel un nostro carissimo amico, Sandy, la sua fidanzata, Julia una sua amica e Honey, presunta strega o fata. Questo lo scopriremo tra poco. Lei è Rosemary, uno spirito legato ancora a questo mondo!”.
Tutti salutarono la bimba ma Sandy fu l’unica a dire: “Mmmh … ok ciao Rose ma, io chi dovrei vedere esattamente?”.
-   “La bambina fantasma!” disse Julia in tono entusiasta, come se fosse normale per lei vedere un fantasma.
Tutti la fissarono per un istante e Honey intervenne: “Julia, che io veda i fantasmi ho capito sia alquanto normale … ma tu? Tu sei umana al 100%, non è così?”.
-   “Sì, certo, ma che dici! Ovviamente! Non so perché io la veda e Sandy no ma cosa ci posso fare?”.
Franck e Rosy si scambiarono uno sguardo d’intesa e lei asserì: “L’abbiamo trovata!”.
-   “L’abbiamo trovata? Sarebbe a dire? Sono la vostra vittima sacrificale? O devi bere il mio sangue per poi trasferirlo a lei?”.
-   “Niente di tutto ciò mia cara. Rosy è intrappolata qui da quasi diciassette anni e per essere libera ha bisogno di un umano, puro al 100% ma con capacità sensitive limitate per poter entrare in quel corpo e finire un lavoretto lasciato in sospeso, vediamola in questo modo. Non è una vera e propria vendetta, ma una lezione di vita”.
-   “Dunque, ricapitoliamo. Lei ha bisogno di un umano che possa vedere la sua anima, poi entrerà nel suo corpo per vendicarsi di qualcuno, cioè dovrà usare il mio corpo e le mie sembianze per uccidere qualcuno?!? MA SIETE COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA?!?!?”.
-   “No, non urlare ti scongiuro! Lascia che ti spieghi il mio scopo, solo in questo modo comprenderai la mia missione. In questi diciassette anni abbiamo cercato qualcuno come te, un umano capace di vedermi, ma è sempre stato un buco nell’acqua. Quelli che mi vedevano, o erano vampiri, o licantropi, o streghe ecc, ma questa volta sei arrivata tu! Un’umana al 100% e per di più capace di vedere la mia anima!!! Non immagini la mia felicità! Dovrei, diciamo, ‘abitare’ il tuo corpo con le mie sembianze, non le tue, e rendere visita a qualcuno per farlo pentire di ciò che mi ha fatto. Nessun omicidio, solo mettergli paura al punto di chiedere il mio perdono dandomi così la possibilità di riposare in pace per sempre. Sai, a quest’ora avrei ventiquattro anni, quasi la tua età, se non fossi morta” e abbassò lo sguardo commossa.
Sandy non capiva nulla.
La scena che si presentò era di pura follia per lei.
La sua amica che parlava con qualcuno sospeso nell’aria, poi un silenzio infinito come se stesse ascoltando attentamente ciò che quel qualcuno diceva, un botta e risposta, ma lei sentiva solo la risposta e non vedeva altro che i suoi amici, niente di più. Per un momento pensò di aver perso qualche rotella ma Daniel le spiegò cosa stesse accadendo e si sentì un pochino più rincuorata.
-   “Perfetto ora è tutto chiaro ma visto che dovrò prestarti il mio corpo potrei almeno sapere di chi si tratta? Chi dovrai incontrare?”.
-   “Mio padre, patrigno veramente. Il mio assassino” e le raccontò cosa subì ogni santo giorno della sua vita per ben due anni, fino al suo decesso all’età di sette anni.  
A quel punto Julia non poté far altro che accettare di aiutarla e, per la prima volta da quando si conoscevano, Franck vide Rosy felice.
-   “Grazie!!! Grazie Julia! Oh Franck, grazie anche a te! Mi sento già libera e molto più leggera!”.
Decisero di riprendere il discorso una volta scoperta la natura di Honey, così Alex dispose le candele in cerchio alternandone i colori, una rossa, una nera e una bianca e chiese a Honey di mettersi al centro, stando in piedi con gli occhi chiusi e le mani lungo i fianchi.
Appena fu tutto pronto, le disse di rilassarsi e di svuotare la mente e di fargli cenno con la testa quando poteva cominciare l’esperimento.
Passò qualche secondo e fece sì con la testa.
Franck scattò verso di lei, rapido come un fulmine, nell’intento di aggredirla e morderla ma Honey, percepite le sue intenzioni, sprigionò un’intensissima luce blu/viola con un gesto della mano e lo scaraventò a una decina di metri dal cerchio, abbagliando il resto del gruppo.
Le candele bianche si accesero emanando delle fiamme altissime e Sandy fece un balzo all’indietro per lo spavento finendo tra le braccia di Daniel che la strinse forte a sé.
Alex andò a recuperare suo fratello e, molto compiaciuto, gli fece l’occhiolino, prese poi dalla sua giacca un vecchio taccuino ingiallito e lo porse a Honey chiedendole di recitare un incantesimo di magia nera.
Si concentrò, respirò profondamente e lesse.
Non accadde nulla e le candele nere si sciolsero.
Alex era davvero soddisfatto, chiese a Sandy di entrare nel cerchio e di fissare Honey senza parlare ma pensando a una qualsiasi cosa e poi, rivolgendosi a Honey, le chiese di leggerle il pensiero.
Sandy pensò a Daniel, al vampiro che le aveva fatto perdere la testa, alla sera in cui svenne da lui e immaginò il giorno in cui sarebbe morta per mano sua.
Honey aprì gli occhi e guardò Daniel.
-   “Se … se … sei un VAMPIRO?!?”.
-   “Lo siamo tutti e tre” rispose Alex “e fino a che non ti ho spinto a leggere nella mente di Sandy non sei riuscita a percepirlo perché non sapevi di avere tutti questi poteri, ma non hai nulla da temere, siamo tuoi amici”.
Ed anche le candele rosse si accesero.
-   “Posso annunciarvi che Honey è una fata e non una strega e, come avrete ben notato, le candele nere non si sono accese ma, al contrario, si sono dissolte nel terreno. Congratulazioni fatina!” disse Alex e tutti applaudirono.
Prima di rientrare alle rispettive case, Julia disse a Rosy che avrebbe potuto aiutarla nel weekend poiché non aveva nessuna lezione da seguire e lei accettò entusiasta scegliendo il sabato pomeriggio, così concordarono il rendez-vous per le ore 16.
Salutarono la bambina e lasciarono il cimitero.
Franck e Daniel decisero di non rientrare subito ma di fare una passeggiata con le rispettive compagne e Alex si preoccupò di scortare Honey fino alla sua abitazione assicurandosi che non le accadesse nulla di male.
-   “Alex, volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me. Con il tuo aiuto, il vostro aiuto dovrei dire, ho scoperto di essere diversa e, se tu me lo concedi, vorrei continuare ad applicarmi per diventare più potente e indipendente” e, nel prendergli la mano, vide i suoi ricordi e disse: “Ti chiedo scusa, devo ancora abituarmi a questi miei poteri, non volevo curiosare nella tua vita”.
-   “E’ del tutto normale, non preoccuparti, pian piano riuscirai a controllarti e, per rispondere alla tua domanda, sì sono disposto ad aiutarti”.
Concordarono un appuntamento per il giorno seguente e si salutarono.
Alex s’incamminò verso casa ma, tra gli alberi, qualcosa attirò la sua attenzione, arrestò l’auto e scese.
Intravide una sagoma che camminava con il busto piegato in avanti, scorse un braccio che premeva contro il ventre nella speranza di fermare un’emorragia e l’altra mano la usava per farsi strada appoggiandosi ai rami sporgenti delle querce e dei pini.
Mise a fuoco la sua vista da vampiro e si accorse che si trattava di una ragazza il cui abito era strappato e intriso di sangue.
Appena lo vide gridò di dolore e chiese aiuto pregandolo di non abbandonarla in quello stato.
L’odore e la vista del sangue lo attirarono, il suo viso mutò, i canini erano già sporgenti e il desiderio di nutrirsi lo assalì ma qualcosa arrestò quella voglia irrefrenabile di sangue.
Il ventre della ragazza era stato squarciato fino alla zona pubica e il cordone ombelicale oscillava come un pendolo. Intuì tutto ma non volle crederci.
-   “Cosa ti è successo, chi ti ha ridotto così?”.
Emetteva solo dei versi incomprensibili poiché il sangue le sgorgava dalla bocca e gli afferrò un braccio pregandolo di salvarla.
-   “Vam … vampiro”, fu  l’unica parola che riuscì a pronunciare.
Alex era indignato ma si rese conto che le sue condizioni erano pessime e che non avrebbe resistito a lungo, aveva perso troppo sangue e i suoi organi vitali erano stati compromessi.
-   “Ho capito e ora dimmi il tuo nome, fai un altro sforzo”.
Un’ingente quantità di sangue cadde dalla sua bocca e poi balbettò qualcosa.
-   “Vi … Vi … Violet, la m … mia … mia … ba … bambina” e si lasciò cadere tra le sue braccia.
-   “D’accordo Violet, so che non puoi parlare ma esigo che mi ascolti attentamente, non ho nessuna intenzione di mentirti, per cui sarò molto franco. Sono anch’io un vampiro. Non c’è nessuna possibilità che tu possa guarire con i metodi ‘tradizionali’. Stai per morire e questo è palese e ci sono solo due possibilità per evitare di soffrire. La prima è che ti finisca dissanguandoti, la seconda è che ti trasformi”.
Violet divenne rigida come un tronco d’albero e lo fissò spalancando gli occhi.
Avrebbe voluto divincolarsi ma il dolore era talmente acuto che non riuscì a muovere un muscolo.
Alex le accarezzò le guance per calmarla e la supplicò di rispondergli, anche perché il desiderio di ‘bere’ stava per sopraffarlo e lei era in procinto di morire.
Violet si contorceva e si dimenava come una matta ma, non appena capì che le sue intenzioni erano sincere, disse con la poca voce che le era rimasta: “Non voglio morire”.
Capì cosa doveva fare, si morse il polso e glielo premette contro la bocca obbligandola a bere.
Ingoiò un po’ del suo sangue, poi Alex attese qualche secondo, le prese il viso tra le mani e le spezzò il collo.
Caricò il corpo in macchina e si diresse verso casa.
Franck e Daniel non erano ancora rientrati, così approfittò per sistemarla sul divano in attesa del suo risveglio e andò a cercare una sacca di sangue per farla nutrire e completare il processo di trasformazione.
Riscaldò il sangue nel microonde e attese.
Violet si svegliò, emise un gemito di dolore misto a terrore e si voltò verso Alex che le sorrise per tranquillizzarla.
-   “Cosa mi succede? Dove mi trovo e tu chi sei? Ho fameee!” strillò come un’ossessa.
-   “Violet ciao, io sono Alex, colui che ti ha trovato esangue nel bosco. Ti ho portato a casa mia per assisterti durante la mutazione, perché tra poco diventerai un vampiro. Mi hai chiesto esplicitamente di salvarti e non lasciarti morire e questo è quello che ho fatto. Tieni, bevi, ti sentirai meglio” e le diede la sacca.
Lei lo guardò come se avesse di fronte un pazzo scatenato e gli disse che non avrebbe mai bevuto del sangue, che era disgustoso e gliela scagliò contro.
Alex non si scompose per nulla, al contrario, andò in cucina e prese un pezzo di pane per dimostrarle che non poteva ancora nutrirsi con del cibo da “umani”.
Divorò il pezzo di pane e lo vomitò un istante dopo sul tappeto, guardò Alex e una lacrima le scivolò lenta sulla guancia.
Raccolse la sacca e gliela porse chiedendole di fidarsi di lui.
La avvicinò alla bocca e bevve.
Lo fece come se non avesse mai bevuto niente di più buono in vita sua e disse: “Ancora. Ne voglio ancora”.
Alex le intimò di calmarsi e di attendere che il processo andasse a buon fine prima di accumulare tutto quel sangue nel corpo e, un istante più tardi, Violet iniziò a contorcersi dal dolore e chiedere aiuto.
Daniel era quasi sulla soglia di casa quando udì delle urla strazianti provenire dal salone e senza rifletterci su, sfondò la porta con una semplice spallata.
Vide una ragazza coricata sul divano che sbraitava e malediceva il mondo intero e il suo amico che si limitava a guardarla come se volesse studiarne il comportamento.
-   “Ma sei impazzito? Che cosa stai combinando? L’hai … l’hai tra – sfor – ma – ta?!?”
-   “Sei pregato di fare silenzio e grazie per aver scardinato la porta, pezzo di imbecille.
A quanto vedo tuoi poteri da vampiro non ti servono a un beneamato cazzo! Mio fratello ha proprio scelto un inetto porca troia. Sai, anche la piccola Honey sarebbe riuscita a captare tutto senza far danni e per di più è una novizia, fan culo a te Daniel”.
-   “Sai solo insultare. Ho sentito delle urla disumane e non ci ho riflettuto su, questo è quanto”.
Alex gli mostrò il dito medio e si occupò di Violet che nel frattempo si era calmata, ma respirava affannosamente e li guardava con aria perplessa.
-   “Dov’è la mia bambina? Sei riuscito a salvarla?”.
Alex le spiegò che l’aveva trovata con il ventre squarciato e con il cordone penzoloni, ma che della bambina non vi era nessuna traccia e che sicuramente il suo aggressore l’aveva dissanguata per poi gettarla da qualche parte.
Gli occhi della nuova vampira si riempirono di lacrime e giurò di vendicare la morte di sua figlia ma Alex le spiegò che per potersi vendicare doveva diventare molto potente, poiché il suo aggressore non era qualcuno da prendere così sotto gamba.
Daniel si avvicinò, si presentò chiedendole scusa per l’incresciosa scena alla quale aveva assistito e le spiegò che pian piano ci si sarebbe abituata e che era del tutto normale considerato il soggetto in questione.
Alex grugnì e Violet abbozzò un sorriso.
-   “Ora che sono una vampira sarò condannata al buio per l’eternità … mi piaceva andare al mare, stare sotto al sole o andare al parco … ma non si può avere tutto ciò che si vuole, non è così?”.
-   “Normalmente sì, ma cercherò di aiutarti in qualche modo. Conosco qualcuno che fa al caso tuo!”.
Franck arrivato davanti casa, si accorse che la luce del salone proveniva, non solo dalla finestra ma anche dalla porta d’ingresso e si affrettò per capire cosa stesse accadendo.
Vide la porta gettata sul pavimento, una sconosciuta sul divano che discuteva con suo fratello e Daniel che cercava delle viti e della colla per sistemare il danno.
Non ebbe neanche il tempo di fare domande che Daniel gli chiese scusa per la porta e gli raccontò in un battibaleno cosa ci facesse quella ragazza e quale nesso avesse con il fratello.
Scosse la testa sospirando, salutò Violet presentandosi e dandole il benvenuto in casa loro poi, rivolgendosi ad Alex, gli chiese di spostarsi al piano di sopra per fare una chiacchierata durante la quale gli fu spiegato dove l’avesse trovata ma soprattutto in che condizioni critiche si trovava prima di trasformarla.
Suo fratello comprese e gli consigliò di fare attenzione, poiché essendo una ‘neo – nata’ sapeva bene di cosa fosse capace e che avrebbe dovuto occuparsene fino a completa indipendenza, come fece 115 anni prima con il suo amico.
Alex sapeva di cosa stesse parlando, ricordò bene il giorno in cui Franck trasformò Daniel e di quanto avesse dovuto penare per istruirlo, farlo ragionare e calmare i suoi istinti omicidi.
Finita la conversazione, convocò anche l’amico per ricordargli come doveva comportarsi nei confronti di una novizia, per non alterare i suoi sentimenti e per comprendere appieno le sue necessità.
Congedato Daniel, pensò bene di scrivere un messaggio a Julia per informarla di quanto fosse accaduto e per evitare degli equivoci poco simpatici, o addirittura irreparabili, alla scoperta di una presenza femminile sconosciuta in casa del suo compagno; gli rispose che aveva capito la situazione e l’emergenza, ma soprattutto che apprezzava tantissimo la sua sincerità e premura.
Franck raggiunse quindi il gruppo che nel frattempo discuteva di come fare fuori Red.
-   “Vedo che la state istruendo proprio bene voi due!” disse sorridendo.
-   “Franck, qui non si tratta di istruirmi o meno, anche da umana avrei voluto vendicare la morte della mia bambina ma, e da vampira, credo che sarà più semplice. Sicuramente Alex te l’ha detto … ero incinta … ero già all’ottavo mese … e qualcuno ha pensato bene di distruggere la mia vita portando via ciò che di più caro avevo al mondo. Non ho una famiglia e non ho un uomo, perché il bastardo se l’è data a gambe levate dopo la ‘notizia’, avevo solo lei, nel mio grembo, pronta a colmare la solitudine e la tristezza … deve pagare per ciò che mi ha fatto”.
-   “Ti capisco e posso solo lontanamente immaginare cosa provi, ma devi calmarti, non sei ancora pronta. Ricordati che lui è un diurno e tu no. Lui è stato creato da un ibrido e tu no. Lui ha duecento anni e tu un paio d’ore, mi riferisco all’età vampiresca. Io e Alex siamo nati vampiri e ancora oggi non siamo riusciti ad annientarlo, fatti due calcoli e poi ne riparliamo”.
Violet chinò la testa e pianse, un po’ per il dispiacere e un po’ per la rabbia e la frustrazione, ma ascoltò attentamente i consigli che le furono dati e ringraziò tutti loro per l’accoglienza.
Alex nel frattempo si ricordò che avrebbe dovuto svolgere un ultimo compito, prese il telefono e chiamò: “Pronto cara, spero di non disturbarti. Avrei bisogno del tuo aiuto. Se sei libera passa a casa. So bene che è tardi, ma alla luce del giorno sarà un po’ difficile. Ti aspettiamo”.
Era Chocolat, l’ex fidanzata di Alex, l’unica in grado di fare camminare un vampiro sotto i raggi solari.
Franck e Daniel capirono subito le sue intenzioni e, per non bruciarle la sorpresa, tacquero.
Violet continuava a chiedere e mendicare del sangue e loro rifiutavano dando sempre la stessa versione e cioè che avrebbe avuto il rigetto se prima il corpo non si fosse abituato al cambiamento.
-   “Quanti anni hai? O meglio avevi, prima di … beh, hai capito” chiese timidamente Daniel.
-   “Diciannove e voi?”
-   “Franck 370 anni, Alex 295 ed io 115 … diciamo che siamo dei giovanotti!” e scoppiarono in una fragorosa risata che fu interrotta da una voce calda e soave.
-   “La porta d’ingresso è diventata un optional o cercate di emulare il Colosseo?” era Chocolat, più bella che mai, con i suoi lunghi capelli ricci raccolti in un elegante chignon ed un vestito di pizzo nero e rosso fuoco, che risaltava la sua carnagione rosea e pura .
Il suo gatto nero, Enki, stava sempre arrotolato al suo collo come fosse una sciarpa e di tanto in tanto faceva le fusa per ricevere coccole e attenzioni.
I ragazzi furono troppo felici di vederla e Alex le andò incontro per baciarle la mano.
-   “Non c’è più la porta, ma la galanteria non è sparita del tutto! Felice di vederti Alex e felice di vedere anche voi … con una nuova ‘creazione’ vedo! Ah sì, ora capisco di cosa avevi bisogno mio caro”.
-   “Per la porta, beh è stata colpa mia … impulsivo come sempre” e senza neanche scomporsi, Chocolat schioccò le dita in direzione della stessa e la sistemò sotto gli occhi imbambolati di tutti.
I due ebbero una relazione nel lontano 1916 ma, undici anni più tardi, lei decise di rompere poiché dovette trasferirsi in un’altra città per studiare e migliorare i suoi poteri e fu proprio lì, in quella scuola, che incontrò Yannick, il suo attuale marito e potente stregone, amico dei tre ragazzi.
La separazione fece impazzire Alex che divenne un killer spietato e sanguinario, ma dopo qualche anno riuscì a digerire la scelta di Chocolat e costruire così una bellissima amicizia basata sulla fiducia e l’aiuto reciproco.
-   “Ecco qua, finalmente la porta ha trovato il suo posto! Ora possiamo dedicarci a qualcosa di decisamente più impegnativo” e dalla borsa prese una candela di cera gialla e una pila che emanava raggi ultravioletti.
Fece appoggiare le mani di Violet sul tavolo, mise la candela al centro e chiese di spegnere tutte le luci.
Non appena ci fu silenzio assoluto respirò profondamente e recitò per ben tre volte la frase riguardante l’incantesimo del raggio di luce: “Ekto lumeh udah tial, lumeh tial obi udah ennergo!”.
La candela si accese e Violet svenne.
Un istante dopo, Chocolat le ordinò di mettersi a sedere poi, prese la pila, la puntò contro di lei, che istintivamente si coprì il viso per proteggersi, ma non accadde nulla.
Il corpo di Violet rimase intatto, non bruciò e non si decompose.
-   “Potrò vedere la luce? Andare al mare e fare tutto ciò che facevo prima, senza temere alcunché?!?”.
-   “Certo piccola mia! L’incantesimo ti proteggerà per sempre, poi Alex ti spiegherà meglio” disse Chocolat e, dopo averle dato un bacio sulla fronte, si congedò per raggiungere suo marito che si trovava a casa ad aspettarla.
Tutti erano felici per Violet e decisero di terminare la serata in bellezza, brindando con delle grandi coppe d’ottone colme di sangue caldo.

 

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Capitolo 4
*** Lezioni ... di vita ***


Il telefono squillò cinque, sei, sette volte ma nessuno rispose. Poi la segreteria.
Solamente squilli e segreteria.
Un senso d’inquietudine assalì i suoi pensieri e l’istinto di protezione prese il sopravvento.
Pur non essendoci un legame così forte, si sentiva in dovere di proteggere la nuova amica e così provò un’ultima volta, prima di partire alla sua ricerca.
-   “Prooontooo” rispose una voce assonnata intenta a sbadigliare.
-   “Honey porca miseria, che ci fai ancora a letto, non hai lezione oggi?” chiese Alex in tono alquanto preoccupato e sorpreso.
-   “Lezione oggi? Oh porca caccaaaa!!! La svegliaaa!!! Alex grazie! Grazie mille!!! Vado di corsa a lavarmi e poi corro in facoltà! Ah, a proposito, dovevi dirmi qualcosa?”.
-   “Beh effettivamente sì, se ti ho chiamato è per un motivo ben preciso, non ti pare? Credi che sia diventato il tuo babysitter? Sei talmente sconclusionata che non capisci più nulla!”.
-   “Il tuo essere così schietto e diretto comincia a stancarmi sai? Dai, parla velocemente!”.
-   “Agli ordini fatina permalosa! Stasera, sperando non abbia dimenticato anche il nostro incontro al cimitero, avrei bisogno che tu portassi delle candele, dei fiammiferi e dell’alcool, lo farei io ma non ne ho il tempo”.
-   “Ok d’accordo, ore 19:30 al solito posto con candele, alcool e fiammiferi. Evviva diventiamo incendiari!!! Ciaooo!” e attaccò.
Alex storse la bocca e pensò che fosse davvero buffa e completamente inaffidabile, ma gli piaceva quel suo carattere così evanescente e stralunato, le dava un non so che di attraente.
Mise il suo profumo preferito e uscì per fare una passeggiata e distendersi un po’.
Incontrare Chocolat gli faceva sempre uno strano effetto e la fine della loro relazione l’aveva talmente scosso che dopo di lei non era più riuscito ad amare e donare completamente il suo cuore a qualcun’altra; le storie successive erano per lo più legate al sesso o al divertimento personale, quale per esempio ipnotizzarle, per potersi nutrire e cancellando in seguito dalla loro memoria ciò che aveva fatto.
Ma la parola “Amore” non esisteva più nel suo vocabolario e sosteneva fosse meglio così, sia per lui che per gli altri.
Decise di andare al parco, sedersi in mezzo alla natura e ascoltare della buona musica lontano dai rumori della città e dai problemi giornalieri ma, come sempre, qualcosa andò storto poiché, ancor prima di infilare gli auricolari, una voce lo interruppe.
-   “Padrone” disse sorridendo, “perché esci senza propormi di venire a fare una passeggiata con te? Lo sai che dopo aver mangiato sono innocua e tranquilla!”.
-   “No, ma è uno scherzo spero! Mi hai seguito fin qui per quale scopo? Porca puttana, avevo dimenticato l’asservimento … e non chiamarmi padrone se vuoi che ti lasci vivere! Violet non volermene, ho bisogno di stare solo, di liberare la mente e rilassarmi, ma ho come l’impressione che con te al mio fianco tutto questo non sarà possibile. Torna a casa e non appena mi sentirò meglio, verrò da te, te lo prometto. Anzi, ti dirò di più, stasera ti porterò con me per un ‘lavoretto’!”.
-   “So cosa ti tormenta, l’ho visto nei tuoi pensieri. I tuoi ricordi sono così confusi e ho percepito tanto dolore … davvero tanta sofferenza, non solo a livello fisico ma morale. Cerca di voltare pagina una volta per tutte, soprattutto perché non hai più alcuna speranza con lei. Ti vuole un bene immenso e ti stima tantissimo, ma non ti ama, fattene una ragione!”.
Alex non rispose subito, la fissò per qualche istante e disse: “Non ho nessuna speranza neanche con te cazzo! Tra tutte le ficcanaso del mondo dovevo proprio andare a scovare la peggiore? Ascoltami bene, è vero che ti ho dato un po’ del mio sangue, ma questo non ti dà il diritto di psicanalizzarmi e tanto meno darmi dei consigli, sono stato abbastanza esaustivo? Ora vai a casa e non farmelo ripetere ancora”.
Violet sospirò e se ne andò.
Alex riuscì a rilassarsi e allo stesso tempo rifletté a ciò che gli fu detto, ammettendo a se stesso che Violet sosteneva la verità ma lui, non voleva darle ragione e farle conoscere i suoi punti deboli, preferiva nascondere qualsiasi tipo di sentimento e mostrare il suo lato oscuro.
Passò circa un’ora, poi pensò di rientrare per terminare un grafico che aveva lasciato a metà e che doveva consegnare prima che lo licenziassero.
Violet guardava la tv e di tanto in tanto chiacchierava con Franck che attendeva il ritorno del fratello per andare a prendere Julia all’università e darle, infine, il cuore parlante che aveva acquistato nel negozio mistico.
Non voleva assolutamente che diventasse una “squartatrice”, sapeva bene quanto facesse male alla coscienza e voleva preservarla da frustrazioni e pentimenti vari.
Nel lontanissimo 1644, anno della sua nascita, non si faceva caso ai decessi avvenuti per cause soprannaturali infatti,durante la guerra di Kieft, (nota anche come guerra dei Wappinger, un conflitto (1643–1645) combattuto tra coloni della neonata 
Nuova Olanda ed i nativi Lenape di quella che poi sarebbe diventata l'area metropolitana di New York degli Stati Uniti d'America) i vampiri approfittavano per nutrirsi e gettare i cadaveri tra quelli che la stessa guerra aveva prodotto, senza destare sospetti o creare allarmismi inutili.
Si servivano sempre di un conflitto o di un’epidemia per sfamarsi, senza rinnegare la propria natura, ma il risentimento non lo si cancellava così facilmente, soprattutto per uno come Franck, i cui sentimenti erano acuiti e la coscienza sempre pronta a bussare alla sua porta per riportarlo alla ragione.
Alex invece era diverso, un ragazzone prepotente, testardo, viziato e impulsivo; difficilmente rifletteva prima di agire, motivo per il quale Franck, continuava ancora a compiere il ruolo di “fratello maggiore”.
-   “Perfetto, che piacere vederti e, ora che sei a casa, ti confido ‘tua figlia’” gli disse sorridendo.
Alex borbottò qualcosa d’incomprensibile, simile a una maledizione ostrogota e Violet, immaginando potesse compiacerlo, gli chiese come stesse e in cosa consistesse il lavoretto che le aveva proposto.
-   “Sto bene. Sto benissimo. Per ora non ti riguarda e se vorrai scoprire qualcosa, sarai costretta a venire con me. In caso contrario, resta a casa a fare la ‘maglia’”.
-   “Perché sei così duro e menefreghista con me?!? Se non avevi voglia di salvarmi la vita, trasformandomi, potevi tranquillamente lasciarmi lì da sola a morire o finirmi!”.
-   “Me l’hai chiesto tu. Ho solo fatto ciò che mi hai ordinato di fare” e andò in camera sua a lavorare.
Violet restò di stucco, non poteva immaginare che il suo “salvatore” fosse così crudele con lei, ma suppose si trattasse di una “maschera” indossata come una sorta di protezione contro gli affetti e decise che la sua missione sarebbe stata quella di fargli ricordare quanto fossero belli i sentimenti e perfino “l’amore”.
-   “Mi dispiace che ti abbia ferito in questo modo”, disse Daniel che finalmente abbandonava il suo letto per andare da Sandy e che dalla camera aveva sentito tutti i discorsi “non è sempre stato così. E’ diventato arido e crudele, a volte oserei dire ‘spietato’, ma desidero che tu sappia che non ti odia, al contrario ha provato qualcosa per te, compassione credo … quindi diciamo che qualche sentimento si trova ancora in lui”.
Violet annuì sorridendo e tirò su col naso trattenendo una lacrimuccia.
Daniel cambiò discorso e commentò qualcosa riguardo l’emissione alla tv e poi decise di inviare un sms a Sandy per chiederle a che ora terminasse di lavorare al supermercato e per informarla che sarebbe andato a prenderla una volta finito il turno lavorativo.
Franck era appena arrivato in facoltà e attendeva che la sua amata lo raggiungesse, quando una voce dal sedile posteriore gli disse, rimproverandolo: ”Ormai sei talmente preso da lei che non ti accorgi di aver fatto tutto il tragitto con un ospite al tuo fianco?”.
-   “Non sei al mio fianco, spiona! Sei proprio dietro di me scimmia seccatrice! Ciao amica mia, come va?”.
Era Michelle la sua amica fantasma che, curiosa come sempre, voleva conoscere Julia per dargli un giudizio spassionato pur senza averle chiesto direttamente o esplicitamente un’opinione personale, ma le era concesso quasi tutto, si conoscevano da almeno cinquant’anni e per di più si preoccupava di ‘nutrire’ i suoi amici rubacchiando a destra e a manca sacche di sangue negli ospedali.
Lei, a differenza di Rosemary, non aveva proprio voglia di varcare la porta che separa i due mondi, al contrario, si divertiva troppo a spaventare le persone malvagie e aiutare i buoni e i meno abbienti, senza mai farsi riconoscere o beccare in flagranza di reato.
-   “Quando esce? Di solito è puntuale o è una ritardataria nata? E’ bionda o bruna? Alta o bassa? Dai, dai, dai rispoondi!!!”.
-   “Ringrazio il cielo che la mia pazienza è straordinaria, perché in questo momento avrei solo voglia di strangolarti! E’ sempre molto puntuale, ma qualora oggi non lo fosse non dipenderebbe dalla sua volontà, bensì dal professore, ha i capelli lunghi castani e non è tanto alta … credo 1,65 mt, perfetta per me”.
-   “Mmmh … non mi dici nulla di particolare, sarò obbligata ad attendere allora”.
-   “Eccola che arriva con la sua amica Honey”.
-   “Ma è una mezza cartuccia e per di più ha le gambe storte Franck!!! Cosa mi combini?!? Passi da una bellissima Sheyla, attraente e sexy a una calza usata?!? Mi deludi. Sono delusa … vorrei sparire subito”.
-   “Ahahah, sei completamente suonata! Quella di cui parli è la sua amica, lei è l’altra, quella vicino all’albero”.
Michelle cercò di mettere meglio a fuoco ma preferì attendere di vederla da vicino.
Franck scese dalla macchina, Julia salutò Honey e le altre colleghe, si avvicinò con passo veloce, gli sorrise e lo abbracciò.
Si sedette, aprì il vano parasole in cui si trovava lo specchietto per le signore e lanciò un urlo di terrore: “E … e … tu chi sei?”.
-   “Mi vedi?!? Tu, normalissima umana, puoi vedermi? Franck!!! Non me lo avevi mica detto, delinquente che non sei altro!”.
-   “Ben ti sta Michelle, piccola punizione! Così la prossima volta la pianti di fare domande e scherzetti idioti! Sono proprio soddisfatto ahahah!!!”.
-   “Ah, tu sei Michelle! La ladra di sacchette! Piacere di conoscerti” le disse facendole l’occhiolino.
-   “Molto simpatica devo ammetterlo! Ciao Julia, sì sono proprio io! Il piacere è mio e sei davvero molto bella!”.
La ringraziò e le fece lo stesso complimento.
-   “Ti ringrazio … hai proprio ragione, ero carina … purtroppo la malattia mi ha consumato verso la fine e non ho potuto mantenere lo stesso aspetto a lungo, ma almeno il mio spirito è rimasto intatto. Ora vi lascio … a presto!” e scomparve.
Julia era davvero contenta di aver conosciuto colei che procurava il cibo ai suoi amici e al suo amore e per di più era una brava ‘persona’.
-   “Ti va di venire da me? Potrai infine conoscere la neo – nata, Violet. Spero si comporti bene e che non diventi isterica a causa del tuo profumo”.
-   “Cos’ha il mio profumo che non va? Non è buono? E’ Lancome eh!”.
-   “No, ahahah, il profumo del tuo sangue!!! Essendo ‘nuova’ potrebbe non riuscire a controllare la sua sete, ma non preoccuparti, sarò lì con te, mio tesoro”.
Alla parola ‘tesoro’, le guance di Julia si infiammarono e il suo cuore cominciò a battere incessantemente.
Gli prese la mano e la strinse forte.
Arrivati a casa, Franck scorse qualcuno che, ricurvo sulle rose ne potava i rami e si occupava dei suoi mirtilli, era Violet in modalità giardiniere indaffarato.
Fu sorpreso e allo stesso tempo felice di vederla occupata e varcò il cancello del giardino facendola spaventare.
Sussultò e gli tirò un guanto dicendogli di non farle più uno scherzo simile poi vide Julia.
Le sue narici e le sue pupille si dilatarono e scattò verso di lei, ma Franck la bloccò afferrandole il collo.
-   “Questa è Julia, la mia ragazza, non permetterti più, capito? Non è cibo e non si tocca. Chiedile scusa e continua a fare ciò che stavi facendo”.
Violet cercava di liberarsi da quella morsa, ma invano.
Si calmò, chiese scusa a entrambi e si diresse verso le aiuole.
Julia, invece di ignorarla, la seguì e le rivolse la parola: “Ciao Violet, Franck mi ha parlato di te e di cosa ti è successo, sono dispiaciuta. Sappi che sei in buone mani e sono sicura che non mi farai alcun male”.
Violet la guardò stralunata, chinò la testa e si presentò chiedendole umilmente scusa, poi proseguì occupandosi del giardinaggio.
-   “Non è cattiva o malvagia, tutt’altro. E’ una condizione normale per una novizia, ma riusciremo a educarla e capirà che ciò che facciamo è solo per il suo bene. Alex se ne sta occupando e quando non c’è lui c’è Daniel e qualche volta io”.
Julia sorrise e gli confessò di essere fiera di lui.
Franck le guardava insistentemente le labbra e il suo desiderio di baciarla superava qualsiasi limite.
Le prese un braccio, la tirò contro il suo petto e la baciò.
La passione che li travolse fu irrefrenabile, Julia non riuscì a fermarsi e infilò le mani dentro la camicia per accarezzargli i pettorali, possenti e turgidi ma, Franck, le bloccò una mano.
-   “Non siamo soli. Oltre a Violet c’è Alex in camera sua e credo che non sia carino dare spettacolo. Desidero sia romantico e privato. Ti voglio Julia, ti desidero a tal punto …”.
- “A tal punto? Non fermarti, dimmi tutto ti prego”.
Franck non riusciva più a parlare, l’eccitazione era talmente forte che anche i muscoli del viso non rispondevano ai comandi usuali.
-   “Al punto che potrei rubare una stella, impacchettarla e donartela come regalo di compleanno o non so, sarei capace di tutto … per te”.
L’espressione di Julia era come quella di un bambino al quale hanno appena regalato una bicicletta con tanto di fiocco e campanello.
Si sentiva stupida ma non riusciva a fare altrimenti, gli saltò al collo e lo strinse forte a sé.
Violet li intravide dalla finestra che dava sul giardino e abbozzò un sorriso.
Julia prese il telefono, inviò un sms a Sandy per chiederle se stesse bene e farle sapere che si trovava a casa di Franck, aggiunse che voleva parlarle di una cosa molto importante.
Sandy e Daniel si trovavano al parco seduti su una panchina piena di graffiti e chewin gums appiccicate dappertutto e amoreggiavano come piccioni, lui le accarezzò una natica quando questa cominciò a vibrare.
Daniel scoppiò a ridere e le disse che si trattava di un monito, che doveva tenere le mani al loro posto e Sandy gli rispose sorridendo che si trattava di un messaggio di Julia e gli chiese se fosse possibile andare da lui perché lei si trovava lì e aveva bisogno di parlarle.
Daniel le rispose dolcemente che non vi era alcun problema ma che voleva darle qualcosa prima di rientrare.
Prese dalla giacca un pacchettino argentato con un bel fiocco verde e glielo porse: “Questo è per te mia dea. So che ti sembrerà banale e convenzionale, ma desidero tu ci metta la chiave del mio cuore. Solo tu potrai aprirlo e chiuderlo quando vorrai. Ti amo Sandy”.
-   “Un regalo? Per me? O mamma mia che bello!!!” scartò velocemente il pacchetto e aggiunse: “Che tenerooo!!! Grazie amore mio, grazie!!! Ti amo, ti amo anche io! Wow è pure profumato!”, lo riempì di baci in tutto il viso, lo ringraziò infinite volte e poi si incamminarono.
Al loro arrivo fu sempre Violet ad accoglierli ma questa volta, non solo riuscì a contenersi, offrì pure una rosa a Sandy in segno di amicizia e si presentò educatamente.
Appena varcarono la porta di casa, Julia corse verso l’amica e le sussurrò all’orecchio:”Possiamo allontanarci?” e Sandy fece cenno di sì con la testa e uscirono.
Non si allontanarono troppo, il tanto giusto per riuscire a parlare in tutta tranquillità e le disse:”Amica mia … mi sento strana … molto strana … e se fossi innamorata di Franck?”.
-   “Se fossi? Lo sei amica mia! Dimmi come ti senti quando sei al suo fianco”.
-   “Allora … se so che dobbiamo incontrarci, il cuore inizia a battere forte, la saliva va in ferie, tremo e tutto il mio corpo lo desidera … ogni micromillimetro del mio corpo e quando non siamo insieme mi manca, mi sento vuota e prego che le ore che ci separano passino in fretta, che ne dici?”.
-   “Dico … che … sei … cotta … a … puntino!!! Ah l’amore!!! Che meraviglia! Buttati amica mia! Dimmi … l’avete, mmmh, l’avete già fatto?”.
-   “Saaandy!!! No!!! Che dici?!? No e comunque no!”.
-   “Ehi scusa sai! L’avrei trovato comunque normale. Credi che non abbia notato i vostri sguardi, le carezze e le sue attenzioni? Okay, sto zitta … ehm … intendo dire non parlo più di quest’argomento! Julia … guarda un po’ cosa mi ha regalato Daniel!” e le mostrò il portachiavi di peluche.
-   “Che carino e che dolce Daniel! Sono felicissima per te amica mia, non immagini quanto! Che buon profumo, fiore di ciliegio!” e decisero di raggiungere i ragazzi.
Mentre loro rientravano, Alex e Violet uscivano in direzione del cimitero.
Honey non era ancora arrivata e Alex cominciava a innervosirsi ma, qualche minuto più tardi, arrivò di corsa chiedendo umilmente perdono per il ritardo.
-   “Per caso la sveglia non ha suonato neanche questa volta? Lei è Violet e lei è Honey”.
Si strinsero la mano e Honey disse:”Sei nuova, vedo! Ah … ti chiedo scusa … sono una fata e leggo nella mente … mi spiace per quello che ti è accaduto …”.
La ringraziò e le chiese il motivo per cui si trovassero in un cimitero e Honey, un po’ sorpresa di ricevere una simile domanda, le rispose che si trattava di una delle lezioni che Alex le doveva impartire per fortificare i suoi poteri.
 S’installarono vicino ad alcune antichissime tombe familiari e Alex prese l’alcool e disegnò un cerchio, all’interno dello stesso dispose le candele e dopo i fiammiferi.
Disse a Honey di restare fuori dal cerchio questa volta, poi chiese a Violet di fargli da assistente aizzandosi contro di lei ogni qualvolta glielo ordinasse.
La lezione cominciò.
Violet si scagliava contro di lei e Honey la respingeva in modi differenti, sfere di luce, imposizione delle mani o saette di fuoco.
Alex le ordinò di accendere le candele con il pensiero ma, in un primo momento non ci riuscì.
Si concentrò liberando la mente e ne accese una.
Poi un’altra e un’altra ancora, fino al completamento del cerchio.
Erano soddisfatti.
Le ordinò di fare fluttuare nell’aria i fiammiferi e di accenderli, ma a ogni tentativo corrispondeva un fallimento totale, finché si levarono al cielo, poi un rumore, simile a uno sfregamento e si accesero.
Violet li guardava e ripeteva ‘WOW’ e Alex si congratulava con la neo fata.
-   “Ora il passaggio più difficile. Cerca di fare arrivare i fiammiferi, senza che si spengano, sull’alcool e alimentalo!!!”.
-   “Cooosa?!? E’ uno scherzo, vero? Come prima lezione, diciamo seconda va’, mi pare alquanto difficile … per chi mi hai preso?”.
-   “Non te lo sto chiedendo. Te lo ordino”.
Violet si accorse che il viso di Alex stava mutando e, pur essendo anch’ella una vampira, rabbrividì.
Honey mise le mani in avanti, pronta a creare una barriera, ma la velocità dell’originale non è neanche lontanamente paragonabile a quella di un ‘figlio’ e le prese il collo serrandolo con i suoi artigli.
-   “Alex cazzo, così la uccidi! Lasciala andareee!”.
-   “Zitta, tu. Fatti gli affari tuoi” le rispose con una voce cavernosa e dura.
Honey si dibatteva, dimenava le braccia e le gambe nell’intento di liberarsi quando decise di restare immobile e fu proprio in quel momento che un’immensa sfera dorata respinse Alex facendolo sbattere contro la statua di un angelo disintegrandola in milioni di piccoli pezzi.
-   “Sìììììììì!!! Così Honey, brava!!!” gridò Violet.
Alex, estremamente compiaciuto e soddisfatto, si rialzò scuotendo la testa e facendo cadere dal suo abito i pezzetti di calce e la polvere che vi era attaccata per raggiungere le due ragazze.
-   “Cavoli! Una sfera dorata? Ce ne sono altre quindi? Non avrei mai pensato di potermi liberare di te!”.
Alex sorrise e spiegò che vi era sempre un fine nelle sue azioni, come ad esempio, farle capire quanto fosse potente e mostrarle di cosa fosse capace.
_   “Guarda il cerchio di fuoco che hai  creato con i fiammiferi, non solo la sfera, ma sei riuscita nell’intento e hai adempiuto al compito, brava allieva!” le disse anche che ogni sfera aveva un colore differente, più era furiosa più i colori diventavano forti.
Si congratulò ancora una volta e poi disse: ”Per oggi è tutto, rientriamo”.
-   “No Alex, continuiamo per cortesia! Mi piace troppo sfogarmi su di te!!!”.
-   “No. Ho detto di no. Diventeresti troppo debole. Non ti sei neanche accorta del sangue che ti esce dal naso” e Honey si asciugò il naso per verificare.
Il suo dito era insanguinato, capì che aveva bisogno di sospendere la lezione e ringraziò il suo maestro e la sua assistente e si avviarono verso le rispettive abitazioni.

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Capitolo 5
*** Sete di vendetta ***


I giorni passavano uno dietro l’altro, troppo velocemente, e Julia cominciava a fremere e diventare nervosa al solo pensiero di dover lasciare Franck; non voleva ritornare a Los Angeles, il suo cuore era là, nella sua terra natia accanto al suo innamorato e si sentiva immensamente triste.
Prese il cellulare per inviargli un sms e s’imbatté su un vecchio messaggio di Romy, la sua grande amica e coinquilina così pensò bene di farle una sorpresa.
Driiin … driiin … driiin …
-   “Julia?!? Amica mia, che sorpresa!!! Valeee c’è Julia al telefono, corri! Come stai? Ti manchiamo? Tu tantissimo!!!” rispose tutta eccitata.
-   “Ciao cuore mio! Sto benissimo, grazie e tu? Voi? Certo che mi mancate, moltissimo e ho troppe cose da raccontarvi … metti il vivavoce! Ciao Vale mia! Come va? Avevo davvero una gran voglia di sentirvi!” e così raccontò dell’incontro con Franck, accennò qualcosa riguardo Alex e Daniel (omettendo, per ovvie ragioni e per rispetto nei loro confronti, il fatto che fossero dei vampiri) e restarono al telefono per più di un’ora.
-   “Abbiamo una settimana di vacanza, disinfestazione obbligatoria all’università! Hanno trovato ratti e scarafaggi, in quantità industriali, nella cantina … quindi, se ti fa piacere, vorremmo venire a trovarti! Che ne dici?” le chiese Valentine.
Julia era davvero entusiasta, voleva presentare Franck e gli altri alle sue amiche e così propose di andare a prenderle all’aeroporto e di trovar loro un alloggio confortevole ed economico.
Romy e Vale erano al settimo cielo e per di più avrebbero viaggiato in aereo insieme per la prima volta!
-   “D’accordo è perfetto July! Allora Vale ed io, ti aggiorneremo più tardi! Bacioni!!!” e chiusero.
Cercò di raggiungere Franck ma risultava occupato e un secondo dopo il suo telefono squillò: “E’ da mezzora che cerco di parlarti, mi stavo seriamente preoccupando, pensavo ti fosse successo qualcosa, tutto bene tesoro mio?”.
Il suo modo di parlarle … quel tono ah … come la facevano sospirare e sussultare ogni volta.
-   “Ti chiedo scusa, parlavo con le mie coinquiline e sai com’è … una parola tira l’altra e abbiamo perso la cognizione del tempo. Devono venire a trovarmi tra qualche giorno e stavamo programmando il soggiorno e poi ho parlato di te e … poi …”.
-   “Ma non devi scusarti piccola mia e neanche giustificare le tue azioni, non potevi mica sapere che ti avrei chiamato! Volevo sapere come stessi e ricordarti che più tardi dobbiamo svolgere un compito … Rosy ti attende”.
-   “Ah sì, è vero, la cosa non mi entusiasma per nulla ma, una promessa è sempre una promessa. Allora vado a fare una doccia, mi preparo e vengo da te, sei d’accordo?”.
-   “Perfetto, come preferisci. Ti aspetto, un bacio” e si salutarono.
Julia era contenta di compiere una buona azione ma, allo stesso tempo, era frustrata all’idea che uno spirito dovesse utilizzare il suo corpo per terminare delle questioni lasciate in sospeso.
Cancellò quei pensieri, raccolse i suoi lunghi capelli in una graziosa coda di cavallo, indossò una semplice tuta da ginnastica, prese le chiavi della macchina e andò a raggiungere il suo amato.
Arrivata a destinazione, bussò alla porta e qualche secondo più tardi, Franck aprì; era appena uscito dal bagno con un mini asciugamano azzurro avvolto nei fianchi che lasciava intravedere i muscoli delle cosce e l’inguine liscio e ben segnato.
Il petto, muscoloso e turgido, brillava grazie alla miriade di goccioline d’acqua, il ventre era perfettamente scolpito e marcato e quelle spalle, così grandi e possenti, che solo loro avrebbero potuto sostenere il peso del mondo intero la fecero arrossire al punto che distolse lo sguardo e chinò la testa per nascondere l’eccitazione.
Franck sorrise e le sollevò il mento per fissarla negli occhi e la baciò.
-   “Buongiorno tesoro mio, sono contento di vederti e devo ammettere che sei sexy anche in questa tenuta così sportiva! Dammi 5 minuti e sarò di nuovo tuo”.
L’unica cosa che seppe rispondere fu un “Okay” alquanto stitico e si sedette sul divano ad attendere.
Sentì dei passi leggeri provenire dalle scale, era Violet che sorseggiava un po’ di sangue da una sacca e quando si accorse di Julia, la nascose come fosse in imbarazzo, ma lei le rispose che poteva tranquillamente terminare e che al contrario apprezzava che si nutrisse così piuttosto che andare a fare stragi di esseri umani.
Violet sorrise e si sedette accanto a lei.
Parlarono del più e del meno, fecero conoscenza e dopo un po’ Franck arrivò.
Indossava anche lui una tuta da ginnastica, scarpe da tennis e un bel paio di occhiali da sole che risaltavano ancora di più il suo bel viso.
Salutarono Violet e si avviarono verso il cimitero.
Una volta sul posto si accorsero che vi era un sacco di gente e intravidero un corteo funebre, si trattava di un seppellimento, e una donna urlava disperatamente pregando di arrestare quel mostro che aveva massacrato suo figlio.
I due si guardarono e si resero conto che i nemici non davano tregua a nessuno.
Si addentrarono nel cimitero in cerca di Rosemary, ma invano.
Arrivarono sulla sua tomba e attesero.
Le urla strazianti di quella mamma fecero rabbrividire Julia, che cercò Franck e lo abbracciò.
Qualche minuto più tardi Rosy arrivò con il capo chino e il viso rigato di lacrime.
-   “Ciao amici miei … che tristezza … mi ricorda tanto il mio funerale. Franck, tu e i tuoi dovete fermarli, non si può andare avanti così, troppe tragedie … troppe lacrime … troppo di tutto”.
-   “Ciao Rosy, sì abbiamo visto, era davvero straziante. Ti assicuro che stiamo cercando in tutti i modi di annientarli, ma non è così facile, credimi. Per ora, anche se devo ammettere che mi mancherai tantissimo e vorrei non doverlo fare, ma sarebbe da egoisti, dobbiamo completare il tuo passaggio nell’aldilà”.
Rosemary lo guardò con aria triste e fece cenno con la mano come volesse accarezzargli una guancia poi disse: “Julia, sei pronta? Non avere paura!”.
-   “Sì piccola, sono pronta … speriamo bene”.
Rosy si lanciò verso di lei e scomparse nel suo corpo.
La tuta da ginnastica si gonfiò, il corpo di Julia cominciò a rimpicciolirsi e accorciarsi, finché una manina toccò il braccio di Franck e una vocina disse: “Avevo dimenticato come fosse bello il contatto umano!”.
I due si abbracciarono e strinsero forte l’uno all’altra e le accarezzò delicatamente i capelli e il viso come un vero padre fa con sua figlia.
-   “Bene ora al lavoro. Accompagnami al 390 5th Avenue per piacere”.
E così fece.
Il palazzo sembrava abbandonato, alcune finestre erano state murate e il citofono era guasto.
Il portone, completamente mangiato dai ratti, era socchiuso e nell’aprirlo, un odore di vecchio stantio fuoriuscì facendoli tossire entrambi.
-   “Non volermene, per piacere, ma devo sbrigare la faccenda da sola. Aspettami in macchina”.
Le diede un bacio sulla fronte e se ne andò.
Rosemary salì i gradini, uno dopo l’altro, lentamente per far passare quel senso di ansia e rabbia che stavano per inghiottirla e, arrivata all’ottavo piano cercò l’interno 15 e bussò.
Attese ma nessuno rispose.
Bussò ancora e questa volta più forte.
Niente.
Decise di sedersi per terra e riflettere sul da farsi quando, dei passi non proprio felpati e una tosse stizzosa avanzavano sempre di più verso di lei.
Si alzò di scatto e si sporse sul corrimano della scala per avere la conferma che fosse suo padre e, con sua grande sorpresa, lo vide; era notevolmente sudicio e trasandato, aveva le sembianze di un barbone e la sua puzza si avvicinava sempre di più soffocandola.
Si nascose sulle scale e vide il suo enorme sedere piegarsi in cerca della chiave che si trovava sotto lo zerbino, aprì la porta e Rosy gli si avvicinò.
-   “Papà, ti ricordi di me, tua figlia morta?”.
Lui si girò di scatto riconoscendo la voce e, nel vederla, arretrò a tal punto che cadde lungo disteso sul pavimento di casa e strisciando come un verme cercava di sfuggire a quella presenza.
Lei avanzò, chiuse la porta e rise.
-   “Nooo … non è possibile … che diavolo è questa stregoneria?!? Tu … tu sei morta e davanti ai miei occhi per giunta … il funerale … “.
-   “Certamente che sono morta e per causa tua aggiungerei, lo hai dimenticato? Ti ho visto al funerale nascosto dietro un albero tutto tremolante … come eri patetico … ma sono tornata. Sono tornata da te per un ‘ultimo’ saluto”.
Tese la mano come per volerlo aiutare ad alzarsi ma, per tutta risposta, si fece forza, si alzò e corse verso la finestra gettandosi nel vuoto.
Un tonfo sordo e poi il silenzio.
Franck abbandonò l’auto, si avvicinò al cadavere e guardò verso l’alto, Rosy era affacciata con la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Veloce come un razzo salì all’ottavo piano, prelevò Rosy, la caricò in macchina e partì.
-   “Io … non l’ho ucciso io … si è buttato … non avrei potuto fermarlo …”.
-   “Lo so piccola mia, ti credo … ora andiamo in cimitero … il tuo calvario è finito. Sarai infine libera”, una piccola lacrima solcò il viso di Franck e Rosy allungò la mano e lo accarezzò sulla schiena.
Arrivati al cimitero si sedettero sulla sua tomba e Rosy disse: “Non ci sarei mai riuscita senza Julia e tanto meno senza di te. Sei stato il padre dolce e premuroso che non ho mai avuto e vi proteggerò da lassù, promesso. Cercate di annientare il male che sta seminando tutti questi morti e non permettere a nessuno di fare del male alla tua amata e ai suoi amici” e pianse disperatamente.
-   “No, non fare così piccina mia, sappi che non ti dimenticherò mai” e il suo spirito abbandonò il corpo di Julia che cadde al suolo afflosciandosi come un sacco vuoto.
Franck pianse e, nel momento in cui stava per risvegliarsi, asciugò velocemente le lacrime e la sollevò.
-   “Mi sembra di avere dormito un’eternità … se n’è andata vero? Non ho neanche potuto salutarla”.
-   “Sì, finalmente è libera … ti saluta e ringrazia infinitamente per ciò che hai fatto per lei” e l’abbracciò, poi la prese per mano e rientrarono a casa.
Durante il tragitto, Franck non parlò quasi per nulla a meno che non gli si ponesse qualche domanda e ad un tratto scoppiò in lacrime: “Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non pensavo facesse così male. Nella mia lunghissima vita, e credimi ne ho passate davvero tante, ho perso diverse persone a me care ma con lei è come se avessi perso una figlia. Ci conoscevamo da quasi diciassette anni … è stato un incontro casuale … mi ha notato al cimitero, si è accorta della mia rabbia e si è avvicinata in silenzio pensando che non l’avrei vista.
Poi mi ha accarezzato la nuca sussurrando una sola parola ‘calmati’. Mi sono girato di scatto ed è fuggita … ma qualche giorno dopo era là, si è mostrata e beh, il resto lo sai … e ora? Non c’è più …”.
Julia lo abbracciò e pianse con lui, poi cercò di consolarlo e si baciarono intensamente.
La guardava come se fosse l’essere più bello mai visto prima di quel momento e le accarezzava il viso con le sue stesse guance carpendone il profumo.
Sentì il cuore di Julia pompare rapidamente il sangue con un battito alquanto accelerato e le fissò la gola.
-   “Hai sete?” gli disse con gli occhi da cerbiatta senza mostrare alcun timore o paura.
-   “Ti chiedo scusa” e distolse rapidamente lo sguardo.
-   “Rispondimi”.
-   “Sì, ma non lo farò mai. Ho promesso di proteggerti, non di farti del male … io  … ti amo Julia”.
Lo guardò come se le avesse assestato lo schiaffo più potente del mondo e la respirazione aumentò.
Mordicchiò il labbro inferiore e rispose: “Anch’io ti amo, Franck”.
Si fissarono a lungo poi le prese le mani e la tirò verso di sé.
Le passò un dito sulle labbra disegnandone il contorno e scese sul collo, abbassò la cerniera lampo della felpa e gliela tolse.
Qualcuno bussò sul vetro facendo cenno di uscire dall’auto.
Era Alex e il suo sguardo non preannunciava niente di carino.
-   “Violet è scappata, vieni subito Franck” disse senza fare caso a Julia o scusandosi.
I due scesero dall’auto e Julia entrò direttamente in casa.
Sentì Alex che parlava di vendetta, di Red e di un bosco ma non captò altre informazioni.
-   “Tesoro, io, Alex e Daniel dobbiamo andare a cercare Violet prima che faccia qualche idiozia o peggio, che si faccia uccidere. Tu resta qui, chiudi a chiave e sali in camera mia. Torniamo presto, stai tranquilla. Se ti va chiama Sandy così non resterai sola. Mi dispiace per prima, recupereremo” le sussurrò all’orecchio, la baciò sulle labbra e uscirono.
Chiamò subito l’amica che, fortunatamente, aveva appena finito di lavorare e decise di farle compagnia; nel frattempo aprì il frigorifero in cucina e cercò un po’ di succo di mirtillo e bevve.
Il rumore dell’auto di Sandy la tranquillizzò e le andò incontro.
-   Amica che succede? Ti ho sentito parecchio scossa al telefono”.
Julia le spiegò tutto, spense le luci, chiuse la porta a chiave con tre mandate, mise il chiavistello e si spostarono in camera di Franck.
-   “Sai per caso qual è la camera del mio amore?”.
-   “No … e spero che non andrai a curiosare senza autorizzazione!” le intimò puntandole un dito contro.
-   “Dai cinque secondi, il tempo di una sbirciatina veloce”.
-   “Fai quello che ti pare, io non ti seguirò. L’unica cosa che mi ricordo è che in camera sua c’è il frigo con il loro ‘cibo’. Per il resto non so altro”.
Sandy, tutta entusiasta, sgattaiolò nel buio in cerca della camera di Daniel.
-   “Ho trovato il bagno per ora, che carino! E che pulito! Tutto profumato e in ordine!”.
Julia scosse la testa.
-   “Posso accendere la luce così evito di cascare giù per le scale?”.
-   “Sì fai pure! Fatti una doccia e prepara la cena, tanto sei a casa tua e non se ne accorgerà nessuno! Sandy vieni immediatamente qui e piantala!”.
-   “No, no e no!!! Voglio almeno vedere il suo letto … dove si corica il mio ‘angelo’! Voglio sentire il suo profumo”.
Julia sbuffò ma le disse di accendere pure poiché non voleva avere la sua morte sulla coscienza.
-   “Trovata! Che ordinato! Il letto è grandissimo e morbidissimo! … pensavo dormissero nelle bare … invece …”.
Julia pensò che l’amica fosse ormai senza alcuna speranza e sorrise tra sé e sé.
Terminata l’ispezione, senza aver trovato nulla d’interessante o compromettente, decise di ritornare dall’amica che camminava avanti e indietro nella camera e di tanto in tanto leggeva i titoli dei cd musicali e dei dvd che Franck aveva saggiamente catalogato per genere.
Sentirono un rumore provenire dal salone, come se qualcuno volesse aprire la porta e il campanello suonò.
Andarono a verificare e vedendo i ragazzi aprirono.
Violet era con loro, legata come un salame, imbavagliata e furiosa.
-   “Potevate anche piazzare mine antiuomo nel giardino per proteggervi” disse Alex a mo’ di sfottò e passando davanti a tutti come fossero trasparenti.
Erano tutti attoniti e disgustati ma lo lasciarono perdere; si occuparono, invece, di Violet liberandola e facendola sedere su una poltrona e minacciandola di morte se si fosse mossa.
-   “Sono una prigioniera ora? Lasciatemi in pace, voglio uscire” strillò.
-   “Visto che non sai come comportarti e credi pure di essere invincibile, sì considerati una prigioniera. Credevo di essere stato abbastanza chiaro riguardo Red, Earl e Otis ma, con mia immensa sorpresa, mi sbagliavo” le rispose Franck in tono aspro e duro.
Violet sbuffò e gli disse di andare al diavolo.
Ormai nessuno faceva più caso agli umori di Violet e del suo creatore, tale padre … tale ‘figlia’ pensavano.
Julia chiese di poter rientrare a casa in quanto si sentiva spossata, sicuramente a causa dell’intenso pomeriggio e Sandy, invece, chiese di poter rimanere a dormire con Daniel (dopo aver visto quel mega – letto non poteva assolutamente far finta di niente).
Franck acconsentì e Daniel accettò entusiasta la proposta del suo amore.

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Capitolo 6
*** Sentimenti celati ***


Julia dormiva profondamente nella sua stanza quando, i caldi raggi del sole che passavano attraverso la tenda, la svegliarono.
Si stiracchiò nel letto, sbadigliò profondamente e il suo primo pensiero lo rivolse a Franck; era felice con lui, stavano bene insieme e pur essendo un vampiro, poteva uscire durante il giorno e, nonostante i vari problemi, si sentiva protetta e a suo agio.
Aprì la finestra per fare entrare un po’ d’aria e prese il cellulare per controllare se ci fossero dei messaggi.
Trovò un sms di Franck che le augurava il buongiorno e sette chiamate perse da parte di Romy.
La chiamò immediatamente, poiché attendeva una risposta riguardo il loro viaggetto a New York, e fu Valentine a rispondere: “Ah amica mia, tu dormi troppo! Basta con i bagordi, sei vecchia ormai per queste cose! Ahahah! Scherzi a parte, era giusto per dirti che … stanotte saremo da te!!!”.
-   “Yuppies! Evviva! Ok, allora prenoto una stanza nel B&B “Stay the night” che si trova non lontano da casa mia! I proprietari sono molto gentili e disponibili, le camere sono spaziose, confortevoli, pulite e per niente costose! A che ora arrivate e qual è l’aeroporto?”
-   “Scusa, hai ragione, sono talmente eccitata che stavo dimenticando! Fiorello LaGuardia alle 02:00!!!”.
-    “Perfetto, amiche mie, ci vediamo stanotte allora! Che gioia!!!”.
Riattaccò e compose il numero di Franck per raccontargli tutti i dettagli.
-   “Ma è una notizia strepitosa amore mio! Sono davvero felice per te! Posso accompagnarti, visto che sarà molto tardi?”.
-   “Certo che sì! Non immagini quanto mi faccia piacere! Ora faccio colazione, poi la doccia e vado a prenotare la stanza per Romy e Vale … e dopo … potremo vederci … se ti va”.
-   “Assolutamente! Non appena sarai libera, fammelo sapere così passo a prenderti. Aspetto tue notizie amore mio. Ti amo”.
Scambiò due chiacchiere con sua mamma e sua sorella, ancora convalescente, e dopo la doccia si diresse al B&B.
Alla reception vi erano la signora Iris, una donnina bella tonda con un viso dolcissimo e tanti capelli bianchi sempre ben raccolti e ordinati, e suo marito, il signor Sean Brooks, un omone di almeno due metri, calvo, con un pizzetto talmente folto da coprirgli le labbra e gran parte dei denti.
I due avevano uno sguardo triste, gli occhi cerchiati di nero e Julia, notò subito che vi era qualcosa di anomalo; diverse foto del loro figlio maggiore, erano state attaccate nel muro di fronte a lei e sullo schermo del PC e rabbrividì.
-   “Buongiorno signori Brooks, tutto bene?”.
-   “Oh signorina Julia … veramente no … un mese fa’, nostro figlio Andrew, è scomparso e da allora non abbiamo nessuna notizia … se lo ricorda? Da piccoli giocavate insieme nel parco e nel nostro giardino …”.
-   “Certo che me lo ricordo. Santo cielo … non so che dire … mi dispiace tantissimo. State tranquilli, lo ritroveranno … andrà tutto bene” disse sorridendo per tirar loro su il morale, ma con non troppa convinzione.
-   “Sono qui per prenotare una camera doppia per due mie amiche che arrivano alle 02:00 stanotte e vorrei farle alloggiare da voi … è possibile?”.
-   “Certamente mia cara. Venga con me, le mostro quelle libere così potrà scegliere la più adatta alle esigenze delle sue amiche”, disse la signora Brooks abbozzando un semi sorriso.
Ce n’erano solo cinque libere e tutte diverse tra loro sia per i colori sia per l’arredamento e Julia scelse la più grande con bagno all’interno.
La stanza era quadrata con le mura color rosa confetto, al centro vi si trovava un letto matrimoniale in legno laccato color panna con i due comodini ai lati, due abat-jour, un armadio anch’esso color panna ma con delle piccole bordure rosa e un tavolino bianco di plastica pieghevole appoggiato alla porta del bagno.
Il bagno era celeste pastello, non troppo grande ma con una bella vasca rettangolare, un mobiletto per riporre gli asciugamani e i vari prodotti di bellezza e un attaccapanni a muro per gli accappatoi.
Julia era davvero soddisfatta.
-   “Signora Brooks, è la prima volta che prenoto una stanza, pertanto vorrei sapere se devo anticipare qualcosa e se sì, quanto per cortesia”.
-   “Normalmente chiediamo in anticipo una giornata intera, ma se si tratta di lei no. Una volta arrivate, provvederanno a pagare giornalmente o alla fine del soggiorno, come preferiscono loro. Ci fidiamo di lei signorina” le rispose accarezzandole il viso con fare malinconico.
Ringraziò per la gentilezza, salutò il marito e chiamò Franck per avvertirlo.
Non passarono neanche 5 minuti e lui arrivò.
Si diressero verso Harlem, il quartiere in cui risiedevano i ragazzi.
Stava per inserire la chiave, quando Violet aprì.
-   “Ciao Violet, sei sempre imbestialita o la notte ti ha portato consiglio?”.
-   “Ciao Julia, credo che mi abbiano drogato per farmi calmare anzi, è sicuramente così. Dopo essermi nutrita sono crollata e non ricordo più nulla”.
-   “No, dai, non ci credo … ma pensandoci bene, Alex ne sarebbe capace!”.
-   “Sì, Violet, hai ragione” disse Franck chiudendo la porta, “quando siamo partiti alla tua ricerca abbiamo deciso, tutti e tre, di mettere un po’ di sedativo in una delle sacche e così, dopo aver bevuto, ti sei calmata”.
Lo guardò disgustata e li insultò malamente per averla sedata a sua insaputa, mentre Julia cercava di farle capire che quella decisione era stata presa per il suo bene e che un giorno lo avrebbe capito; ma la sua testardaggine rasentava l’inimmaginabile e lasciò perdere.
Franck le propose di andare a fare una passeggiata romantica al mare, così presi gli asciugamani salirono in macchina e si avviarono alla Rockaway Beach, nel Queens.
Non vi era anima viva, un’intera spiaggia tutta per loro.
Stesero gli asciugamani e si sedettero per ammirare le meraviglie della natura.
-   “Franck …”.
-   “Shhh, non dire nulla” e la baciò.
Quel bacio al gusto di menta piperita e il calore della sua lingua la resero folle di passione, lo tirò a sé e lo fece coricare su di lei.
Si fissarono a lungo, come fosse un primo appuntamento o come se dopo quel giorno non dovessero vedersi mai più, sorrisero, poi le baciò il collo.
Le sue labbra sentirono il battito accelerato del cuore di Julia, la lingua toccò l’arteria carotidea gonfia di sangue e pulsante e i canini aguzzi, pronti a mordere, si ritrassero all’istante per evitare l’irreparabile.
Scattò all’indietro gridando “No! Non posso!”, spaventandola a morte e facendola arretrare di colpo.
Nascose il viso con la mano in segno di vergogna ma Julia lo accarezzò dicendogli: “Va tutto bene, amore mio. Non è successo nulla, torna da me”.
-   “Non posso, non lo capisci? Io ti amo, Julia, ma devo fare attenzione a me stesso. Se ti mordessi rischierei di perderti o per mano mia o per tua volontà”.
-   “Per mia volontà? Cosa significa?”.
-   “Che dopo un episodio simile mi lasceresti e non potrei mai sopportarlo. Sei parte di me, mi appartieni ed io ti appartengo. Il mio cuore, che prima era vuoto e avvizzito, è stracolmo di emozioni ora. Mi dai gioia, voglia di andare avanti e di continuare questa mia lunghissima vita da immortale quale sono. Capisci?”, le chiese con quasi le lacrime agli occhi.
-   “Come potrei lasciarti? E’ impossibile, mettitelo bene in testa. Non mi sono mai sentita così viva e libera in vita mia. Tu mi dai tutto ciò di cui avevo bisogno e che ho sempre desiderato ricevere da un uomo. Mi sento al sicuro e protetta e, anche se dovessi mordermi, sarei felice di condividere una parte di me, con te. Quindi ti autorizzo a farlo se vuoi”.
Franck non rispose nulla ma sorrise, poi le porse una mano per farla alzare e passeggiarono in riva al mare.
Il tempo passava troppo velocemente quando stavano insieme e, non appena il sole tramontò, il freddo li obbligò a rientrare.
Arrivati a casa di Franck, Julia gli chiese se poteva fare una doccia e lui le diede un accappatoio e degli asciugamani puliti e le indicò il bagno degli ospiti.
Dopo la doccia, riscaldò due croissants, riempì due bicchieri con succo di mirtillo e mangiarono guardando la tv.
-   “Ti va di restare qui per cena e poi andiamo all’aeroporto a prendere le tue amiche? Non credo abbia molto senso rientrare da te …”.
-   “Certo, hai perfettamente ragione, con piacere”.
Nel frattempo Violet e Alex avevano un appuntamento con Michelle per le sacche di sangue, e Daniel aspettava Sandy all’uscita del supermercato in cui lavorava, il Jubilee Market Place.
-   “Amoooreeee!!!”, urlò Sandy vedendolo appoggiato ai carrelli della spesa, con una rosa nera in mano.
Aveva sempre collezionato dei buoni a nulla, opportunisti e falsi, che approfittavano della sua bontà e gentilezza per fare di lei ciò che volevano, per cui, conoscere un ragazzo così, la faceva sentire una principessa ed era pronta a tutto pur di compiacerlo.
-   “Ciao splendore! Wow, wow, wow!!! Stai benissimo con questo nuovo taglio e il rosso rame delle meches risalta il magnifico verde dei tuoi occhi. Mi piace davvero molto! Questo fiore, raro e misterioso,è per te amor mio, colto direttamente dal giardino di casa nostra!”, le disse mettendole la rosa tra i capelli e l’orecchio.
Sandy era come in trans, lo guardava con la bocca aperta e nel frattempo accarezzava i petali quando, trovata una piccola spina, si punse il dito.
-   “Ahia! Mi sono punta”, disse mostrandogli la ferita e dimenticando che il suo compagno fosse un vampiro.
Vide la gocciolina di sangue e cominciò a respirare affannosamente.
Lei se ne accorse ma non si spaventò, al contrario, gli porse la mano e gli disse: “Bevi”.
-   “Cosa?!? Per piacere, asciuga quel sangue e butta il fazzoletto. Non sei ‘cibo’ … sei la mia donna”.
-   “Sono io che te lo offro. Desidero che tu prenda un po’ del mio sangue, solo così mi sentirò tua. Ti scongiuro. Fallo subito”.
Era una situazione davvero bizzarra e imbarazzante; Daniel che combatteva contro se stesso e Sandy che gli si offriva senza problemi.
Prese la sua mano, la portò alla bocca e le succhiò il dito.
I suoi occhi celesti, divennero color ghiaccio, quasi trasparenti e i canini si allungarono smisuratamente, brillando come diamanti sotto la luce del lampione.
Spostò i lunghi capelli rossi, scoprì il collo, tempestato di lentiggini ed efelidi e glielo offrì.
Non credeva avrebbe mai potuto fare nulla di simile, invece la baciò sulle labbra, poi scese lentamente sul collo, affondò le sue zanne in quella pelle morbida e vellutata e bevve.
Sandy non fiatò, emise soltanto un leggero gemito di dolore e tremò di piacere.
Daniel riuscì a contenersi, tolse la bocca dal suo collo, pulì le labbra e la fissò.
-   “Perché non mi hai intimato di fermarmi?”.
-   “Sapevo ci saresti riuscito da solo. L’amore che ci unisce è vero e profondo. Non mi avresti mai fatto del male”.
Si abbracciarono a lungo e si commossero poi, con un canino, si punse un dito e con il suo sangue chiuse i due forellini nel collo di Sandy e la baciò.
Salirono in macchina e gli disse che desiderava pattinare sul ghiaccio con lui così, andarono al Central Park e si divertirono per ore ed ore.
Alex e Violet avevano recuperato almeno trenta litri di sangue di vari gruppi sanguigni e, una volta arrivati a casa li sistemarono nel frigorifero in camera di Daniel.
-   “Ho bevuto sia AB+ che 0+ ma quest’ultimo mi dà la nausea, troppo forte e concentrato … posso provare qualcos’altro?”, chiese Violet.
-   “Tu sei strana forte, porca puttana … fai come meglio credi. Assaggia quello che vuoi e poi fai la tua scelta, ragazzina viziata, ma lasciami tranquillo. Devo lavorare”, rispose Alex in tono aspro.
Frugò tra le varie sacche e prese B-, la stappò e degustò.
-   “Bleah … ma è avariato cazzo!!!” e la ripose in frigo e così via, finché non provò A- e ne fu entusiasta: “Questo sì che mi piace! Dolce e succoso come le fragole, poco ferro e tante proteine!”, concluse.
Prese un pennarello dalla stanza di Alex (di nascosto, mentre era in bagno), scrisse il suo nome su tutte le sacche contenenti il gruppo sanguigno scelto e le ripose una sopra l’altra sistemandole accuratamente, poi andò in cucina per condividere con gli altri la sua scoperta.
-   “Vorresti dirmi che hai etichettato le sacche con il tuo nome?”, disse Franck scoppiando in una fragorosa risata.
-   “Sì, perché, che c’è di male? Voi ormai bevete di tutto … e da tanti anni … e siete abituati … io non … posso …”.
-   “E’ questo il problema piccola mia! Tu puoi, ma non vuoi! Al contrario dovresti bere di tutto per abituarti ai momenti di ‘magra’, diciamo così. Il gruppo A- è molto raro, quindi, come farai se Michelle non riuscirà a procurarne altre che siano sufficienti per sfamarti? A questo, ci avevi pensato? C’è stato un periodo in cui ci nutrivamo di ratti, daini, conigli e polli … gruppi sanguigni? Ahahah e chi poteva saperlo … ma siamo sopravvissuti, siamo qui e stiamo bene, senza vizi e stravizi”.
Violet storse il naso e la bocca e gli rispose che ci avrebbe pensato, ma che non gli assicurava nulla a causa delle nausee che gli altri tipi di sangue le provocavano.
Julia, nel frattempo, si trovava in cucina per preparare un buon pollo arrosto con patate e un’insalata mista, e ascoltava ciò che dicevano riguardo al sangue, sorrise e pensò a quanto fosse strana la ‘figlia’ di Alex, ma disse tra sé e sé: “Tale padre, tale figlia”!.
Dopo la cena si spostarono in camera di Franck che scelse un ottimo cd musicale per rilassarsi e lasciò una luce soffusa per creare l’atmosfera.
Si coricarono, Julia poggiò la testa sul ventre di Franck, ma con il viso rivolto verso di lui e gli accarezzò i pettorali.
-   “Amore, posso chiederti una cosa?” gli disse pensierosa.
-   “Certo, dimmi tutto, che succede?”.
-   “E’ ovvio che tu non invecchierai mai e invece io sì, per cui tu sarai sempre giovane e bello accanto a una vecchietta sdentata e rincoglionita e poi, arrivato il mio momento, morirò …  non ci hai mai pensato?”.
-   “Sì, assolutamente, ma non mi pongo ora il problema. Cerco di godere di ogni istante con te come fosse l’ultimo”, le rispose accarezzandole i capelli.
-   “E’ già passato un mese dal nostro primo incontro e … tra due mesi, dovrò rientrare a Los Angeles … ma non voglio separarmi da te. No, non voglio proprio” continuò.
Franck annuì e la tranquillizzò spiegandole che avrebbero trovato insieme un’ottima soluzione per continuare la relazione senza disperare, ma Julia non ne era per niente convinta.
-   “Trasformami! Fammi diventare come Violet … e saremo sempre uniti per l’eternità”.
-   “Cooosa?!? Ma che dici? Spero tu stia scherzando! No, non potrei mai! Troveremo qualcos’altro, d’accordo?”.
Lei lo guardò un po’ delusa e triste e replicò: “E se fossi gravemente malata? Cancro, peste bubbonica o leucemia, non mi salveresti?”.
Franck cambiò espressione, il suo volto divenne cupo e serio, prese il suo viso tra le mani e disse: “Qualora e bada bene a ciò che dico, qualora dovesse accadere, beh, ne riparleremo, ma ora stai benissimo, quindi la risposta non cambia cuore mio”.
-   “Okay, ho capito, d’accordo … cavoli è già mezzanotte, dobbiamo incamminarci, altrimenti rischiamo di non arrivare in tempo!”, disse alzandosi di scattò dal letto.
Franck si cambiò velocemente e Julia, vedendolo semi nudo, sospirò immaginando il giorno in cui avrebbero finalmente fatto l’amore, poi scesero le scale e salirono in macchina.
L’aeroporto era stracolmo di gente, tra partenze e arrivi, i parcheggi quasi tutti occupati e i mendicanti cercavano di guadagnar qualcosa chiedendo l’elemosina, vendendo oggetti pressoché inutili o trovando un posteggio a chi lo cercava disperatamente.
Girarono a vuoto per almeno quindici minuti, poi trovarono un’area di sosta a pagamento e l’incubo finì.
Il settore riguardante gli arrivi era immenso, così attraversarono velocemente la sala e si fecero strada tra la moltitudine di persone, che attendeva davanti la porta, per riuscire a scorgere Romy e Valentine una volta che l’aereo fosse atterrato.
Mezzora più tardi le sue amiche arrivarono.
Fu un incontro speciale perché erano molto unite e si volevano davvero bene, così si abbracciarono a lungo e si sbaciucchiarono ridendo come non mai.
Poi Julia fece cenno a Franck di avvicinarsi.
-   “Lui è Franck … il mio compagno”.
Gli strinsero la mano e gli dissero che erano davvero contente di conoscere colui che rendeva la loro amica tanto felice.
Trovate le valigie, andarono a prendere la macchina e si diressero al B&B.
Questa volta non vi erano i signori Brooks bensì la loro figlia minore, Sugar, con il fidanzato Karl che annotava qualcosa su un block notes.
-   Buonasera e benvenute! Io sono Sugar! Ecco la chiave della stanza 214. Venite con me, vi faccio strada”.
Salirono le scale in fila indiana, in cima vi era Sugar seguita da Franck che si stava occupando delle valigie e l’ultima era Romy.
La stanza era profumatissima e ben riscaldata, Sugar si preoccupò di regolare la temperatura dei termosifoni, aprì il rubinetto principale della rete idrica e li fece entrare.
Udirono Romy che salutava qualcuno, si girarono istintivamente per curiosare ma non c’era nessuno con lei e soprassedettero pensando che si fosse già allontanato.
-   “Avete visto che carino?” disse rivolgendosi alle amiche.
-   “Chi Romy? Non abbiamo visto nessuno, di chi stai parlando?”, risposero in coro.
-   “Quel bel fusto che scendeva le scale e si dirigeva alla reception … va beh, non fa nulla … magari lo rivedrò … “, disse alzando le spalle.
Sistemarono le valige sotto la finestra in attesa di liberarle e scambiarono quattro chiacchiere prima di salutarsi e rientrare a casa.
Fuori dal B&B Franck disse a Julia che le sue amiche erano davvero gentili e che avrebbe voluto invitarle a cena il giorno seguente; ne fu talmente entusiasta che gli saltò al collo per baciarlo e coccolarlo.
-   “E’ tardi mia stella, ti accompagno a casa anche se siamo vicinissimi, così potrai riposare … domani hai lezione, ricordalo!”
Lo baciò con dolcezza e si avviarono.
Il giorno seguente Valentine si svegliò prestissimo, aprì le tende e vide il cielo grigio e cupo; stava quasi per piovere e sospirò.
-   “Sei già in piedi? Non riesci a dormire per l’eccitazione?”.
-   “Sì, ma si è già spenta a causa del tempo … non mi piace passeggiare sotto la pioggia … avrei preferito tanto sole. Eh va beh, pazienza …”.
Si prepararono per andare a fare colazione e, scendendo le scale, Romy incontrò ancora una volta quel misterioso ragazzo della notte prima, che sorridendo la salutò; lei rispose e Vale le chiese con chi stesse parlando.
-   “Ti ricordi il ragazzo che ho intravisto ieri? Era di nuovo lui, che carino!”.
-   “Ma quale ragazzo?!? Non c’è nessuno!!!”.
-   “Ti dico che è proprio … “ disse girandosi di scatto “Mah, sarà entrato in camera sua e ti assicuro che era proprio qui, appoggiato alla scala, ecco, uffa!”.
La sala pranzo era un bijou, elegante e chic; le pareti non erano di mattoni ma vi erano delle enormi vetrate con vista sul giardino e piscina.
Tanti piccoli tavolini rotondi con le tovaglie, ognuna con una cromia diversa ma tutte tinte pastello, adornavano la stanza.
Su ciascuno di essi, posti al centro, si trovavano dei piattini con marmellate, burro, brioches, croissants e infine latte e tè nelle rispettive caraffe di porcellana e acciaio inox.
-   “Gnam gnam, che fame!”, disse Romy correndo verso un tavolino lilla.
“La solita golosona!”, pensò Valentine.
Scelse quello lilla perché era il più vicino alla piscina, che lei adorava, e obbligò l’amica a sedersi di spalle, per ammirare il panorama.
Mangiarono come disperate ed erano talmente sazie che non riuscivano ad alzarsi, quando Romy agitò la mano per salutare qualcuno.
Vale si girò istintivamente per guardare, ma non vide nessuno.
-   “Inizi ad avere le allucinazioni o qual è il problema?”.
-   “Allucinazioni? No, ma che dici? Non hai visto il ragazzo che mi salutava dal bordo della piscina?”.
Valentine la guardò stranita e fece ‘no’ con la testa, ma non se ne preoccupò troppo.
Dopo una decina di minuti optarono per una passeggiata in centro città per poi incontrare Julia dopo le lezioni e decisero di fare shopping e acquistare diversi souvenirs per i parenti.
Romy vide dei sandali ramati e se ne innamorò follemente, mentre Valentine preferì un paio di occhiali da sole Gucci tempestati di strass.
Il cellulare di Vale squillò, era Julia.
-   “Ciao amiche, state bene?”.
-   “Ciao bella, sì benissimo, facciamo shopping in tua assenza! Tra un’ora finisci e ci vediamo, giusto?”.
-   “Sì tesoro, Franck verrà a prendermi e ci farà da autista! Spero non vi dispiaccia …”.
-   “No, ma quando mai! Al contrario ci fa piacere e potremo approfittare per conoscerlo meglio! Romy l’ho persa 5 minuti fa in un negozio di scarpe … credo che non la rivedremo mai più ahahah!”
-   “Penso tu abbia ragione … l’ultima volta che siamo uscite insieme l’ho aspettata 1 ora … volevo suicidarmi!!!”.
-   “E’ senza speranza! Comunque, veniamo in facoltà così partiamo tutti insieme! A dopo!”.
Romy uscì dal negozio con due buste, all’interno delle quali c’erano almeno sette paia di scarpe tra estive e invernali, si giustificò dicendo che erano in offerta speciale e Vale la prese in giro dicendole che avrebbero dovuto trasferirsi in una stanza più grande una volta rientrate a Los Angeles.
Cercarono la metropolitana più vicina e si diressero alla facoltà.
Franck si trovava nei parcheggi ad aspettare Julia, scorse le ragazze che cercavano l’entrata dell’università e scese dalla macchina per raggiungerle.
-   “Buongiorno! Come state?”.
-   “Ciao, bene!” risposero in coro.
-   “Ecco Julia che arriva con Honey, una sua collega”.
Le ragazze si presentarono e dopo aver salutato Honey, salirono in macchina per fare un giro.
-   “Ragazze, stasera mi farebbe molto piacere se vi uniste a noi, a casa mia, per una cenetta. Ci sarà mio fratello Alex, il mio amico Daniel con la sua fidanzata, Sandy, nonché amica di Julia e Violet un’altra amica. Che ve ne pare?”.
Si guardarono, poi guardarono l’amica e accettarono.
-   “Okay, perfetto, allora andiamo a fare un po’ di spesa!” disse Julia.
Si recarono proprio al supermercato sotterraneo in cui lavorava Sandy, nel centro commerciale Time Warner Center, così gliela presentarono in anticipo e, come regalino di benvenuto una volta arrivati alla cassa, regalò loro un portachiavi de ‘La statua della libertà’.
Terminate le commissioni, caricarono la spesa nel cofano e andarono a mangiare un hamburger al Mc Donald situato al terzo piano e scelsero insieme il menu per la cena, poi salirono in macchina e si diressero a casa dei ragazzi.
Alex lavoricchiava in camera sua, Daniel si preparava per andare a prendere Sandy e Violet sistemava il salone e la cucina.
Sentì il rumore della macchina di Franck, uscì per curiosare e vedendo le ragazze con la spesa, pensò bene di aiutarle.
-   “Salve, sono Violet! Lasciate qualche busta anche per me!” disse loro sorridendo.
Julia temeva potesse reagire selvaggiamente di fronte a tutto quel ‘cibo’ e guardò il suo amore, che le fece cenno di non preoccuparsi.
Misero in ordine la cucina, Franck preparava gli spaghetti con le zucchine e i gamberi e le ragazze apparecchiavano e facevano conoscenza.
Daniel, ormai pronto per uscire, le raggiunse per presentarsi, poi andò a prendere la fidanzatina; Alex invece, disinteressato come sempre, preferì fare una doccia prima di sedersi a tavola.
Indossò un paio di jeans leggermente strappati all’altezza delle ginocchia e delle cosce, una maglietta nera dei ‘Metallica’ e messo il gel nei capelli, scese le scale.
Guardò a sinistra, verso il salone, e vide Violet che parlava con Julia e due ragazze sedute di spalle, completamente sconosciute, che ridevano davanti alla tv.
-   “Buonasera, io sono Alex”.
Romy lo salutò con un cenno della testa e un sorriso; Valentine, troppo presa dalla serie televisiva, non lo sentì, ma quando lui alzò il tono di voce per presentarsi, si girò di scatto, chiese scusa e si presentò.
Dopo che i due si salutarono, Julia notò qualcosa di strano.
Il viso di Alex non era quello di sempre, normalmente era duro e il suo sguardo vuoto e cupo, ma dopo aver visto Valentine, aveva cambiato espressione; il volto si era addolcito e i suoi occhi avevano una luce diversa, brillavano.
Daniel e Sandy arrivarono con un’ottima torta gelato e diverse bibite, tra cui birre e superalcoolici e Franck li derise dicendo che i minorenni non potevano bere e che avrebbe chiamato la polizia per farli arrestare.
Tutti risero, Alex compreso e si sedettero a tavola.
Mentre mangiavano, Julia decise di osservare bene il comportamento di Alex, riscontrò che guardava spessissimo la sua amica e, per di più, di nascosto per evitare di essere colto sul fatto; si era seduto di fronte a lei intenzionalmente e, ogni qualvolta chiedeva di passarle qualcosa, lui si offriva volontario e la aiutava.
“Molto ambiguo ma divertente”, disse tra sé e sé.
La cena fu un successo, risero e si divertirono come matti.
Normalmente Alex in queste occasioni si alzava e se ne andava ma questa volta, come per magia, aiutò le ragazze a sparecchiare e sistemare la cucina, senza distogliere lo sguardo da Vale, che invece sembrava non averlo notato per nulla.
-   “Si è fatto tardi, domani ho lezione”, disse Julia rivolgendosi a Franck e alle sue amiche.
-   “Anche io devo rientrare, domattina il supermercato apre alle 7 … ci sono le consegne della merce!”.
Alex sembrava essere nel panico più totale; si vedeva che il suo desiderio era di proporsi come accompagnatore di Vale, ma non ne ebbe il coraggio, così disse: “Domani ci si rivedremo?”.
Daniel si girò di colpo e lo guardò, poi cercò lo sguardo di Franck e scoppiarono a ridere come disperati.
Julia fu l’unica a capire cosa stesse succedendo e disse: “Certo, ci rivedremo, anche perché bisogna approfittare di questa settimana … poiché poi le mie amiche rientreranno a Los Angeles”.
Dopo aver pronunciato queste parole, studiò attentamente le reazioni di Alex e vide, nei suoi occhi, una profonda delusione, mista a tristezza, e ne fu felice.
Alex provava dei sentimenti umani e forse si era invaghito della sua amica.
Si salutarono e Franck accompagnò Julia a casa e le sue amiche al B&B.
Nella hall non c’era nessuno e alla reception vi era solo Sugar che compilava delle scartoffie.
Romy guardò verso le scale e salutò il solito misterioso ragazzo che, anche questa volta, Vale non riuscì a vedere.
-   “E’ davvero strana ‘sta cosa … non riesco mai a incrociarlo … sono curiosa ora”.
-   “Beh, non hai tutti i torti Vale … e poi mi piacerebbe un tuo parere. Mi sorride sempre ed è davvero carino …” e si ritirarono in camera per una bella doccia prima di dormire.
Vale sentì vibrare la sua borsetta, era il suo cellulare.
-   “Julia? Che succede?!?”.
-   “Niente amica, giusto sapere qualcosa … “.
-   “Dimmi pure, spara!”.
-   “Che te ne pare del fratello del mio amore?”.
-   “Mmmh … sai bene che i biondi non mi fanno impazzire, perché?”.
-   “No, ahahah quello è Daniel, il fidanzato di Sandy!”.
-   “Ah, ok … scusa … parli del finto metallaro? Mah … non è male, ma un pochino introverso, mi pare … o mi sbaglio?”.
-   “Il suo carattere è una maschera che indossa per non soffrire … bisogna conoscerlo meglio prima di giudicarlo, te l’assicuro. Beh, buonanotte amiche mie!”.
-   “’Notte mattacchiona, a domani”.

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Capitolo 7
*** L'amore prima di tutto ***


-   “Vale … andiamo a fare colazione? Ho fameee!”.
-   “Devo finire di truccarmi, dammi 5 minuti te ne prego!”.
-   “Facciamo così, io inizio ad andare e tu, appena sei pronta, mi raggiungi! Solito tavolino con tovaglia lilla, a dopo!”.
Valentine mugugnò qualche frase e la lasciò partire.
-   “Buongiorno signori Brooks!” disse entrando nella sala.
-   “Buongiorno a lei signorina! Oggi abbiamo anche lo yogurt alla vaniglia fatto in casa, ecco qua!” e la signora Iris le porse due carinissimi vasetti celesti, con il nome del B&B stampato su un lato e il tappo coperto da un centrino in pizzo giallo paglierino.
Romy ringraziò e, appena la signora si congedò, preparò i croissants, spalmando la Nutella al loro interno e mise un po’ di cacao in polvere nel latte e mescolò.
Aveva appena finito, quando il ragazzo misterioso le passò accanto salutandola e colse l’occasione per parlargli.
-   “Ciao, io mi chiamo Romy e tu?”.
Il ragazzo si guardò intorno prima di rispondere e appurato fossero soli, disse: “Io sono Andrew, piacere di conoscerti!”.
-   “Il piacere è mio Andrew! Sei anche tu qui in vacanza o abiti a New York?”.
-   “Abito qui e …”, non riuscì a terminare, Valentine arrivò e lui scomparve come se si fosse volatilizzato nel nulla.
-   “Vale lui è And … Andrew, dove sei?” disse Romy cercandolo dappertutto.
-   “Lui chi? Romy, ancora con questa storia? E dai … “.
-   “Te lo assicuro, era qui qualche attimo fa, si chiama Andrew, capelli a spazzola neri, carnagione olivastra, sorriso simpatico, occhi neri e abita qui … uffa, non mi credi mai …”.
Vale scosse la testa e cominciò a mangiare, seguita dall’amica che tamburellava nervosamente le dita sulla tavola e di tanto in tanto sbuffava.
-   “Comincio a mettere in discussione la tua fermezza caratteriale da psicologa incallita, sai? Se ti auto psicanalizzassi un po’, capiresti che è un tantino difficile credere in qualcosa che non si può vedere … e finora, mia cara futura dottoressa dei miei stivali, non ci sono prove tangibili dell’esistenza di questo individuo, aggiungerei, alquanto sospetto!”.
Romy per tutta risposta le lanciò un pezzo di croissant in pieno volto e disse: “Per una volta in vita tua, non potresti mettere da parte il tuo essere avvocato delle cause perse?”, si guardarono e cominciarono a ridere punzecchiandosi.
Lasciarono la sala per andare a fare una passeggiata quando una voce alquanto familiare le salutò.
-   “Ciao ragazze, come state?”, disse Alex passando “per caso” davanti al portone del B&B.
-   “Ciao … ehm, Alex, giusto?” disse Valentine un po’ imbarazzata per aver quasi dimenticato il suo nome.
-   “Sì, proprio così, Alex … passavo da queste parti e, coincidenza, ci siamo incrociati!” disse accennando un mezzo sorriso impacciato.
-   “Beh, è stato un piacere … noi ora andiamo a fare una passeggiata, ci vediamo stasera” disse Romy tagliando corto.
-   “Okay ma … se volete, potrei accompagnarvi con la mia macchina, così potreste evitare la metro … i taxi ecc”.
Le due amiche si consultarono e poi accettarono con piacere.
Le portò a Central Park, all’Empire state building e nella piazza di Time square, ma promise loro di accompagnarle di notte poiché, quest’ultima, è nota per i grandi e numerosi cartelloni pubblicitari animati e digitali, per i teatri e music hall.
Le due amiche erano felicissime e lo ringraziarono offrendogli una buonissima coppa gelato al gusto di cioccolato al latte, caramello croccante, panna montata e tantissime noccioline tostate.
Romy era stanchissima, i suoi piedi erano gonfi e chiese di rientrare in albergo per riposare un pochino prima di uscire la sera.
Vale, invece, era troppo eccitata e propose di continuare la passeggiata dopo aver accompagnato l’amica e Alex ne fu entusiasta.
Gli chiese di accompagnarla allo zoo e così fece.
Passeggiarono a lungo, visitarono quasi tutte le gabbie e approfittò per fare delle foto agli animali e ad Alex.
-   “Poi, se non ti dispiace, vorrei averne qualche copia … come souvenir … Julia ha detto che restate una settimana, quindi il rientro è stato fissato  per?”.
-   “Domenica sera alle 23”.
Alex chinò il capo un po’ deluso e sospirò.
-   “Che succede? Non vorrai dirmi che ti dispiace? Non ci conosciamo neanche, suvvia!”.
-   “Dispiacermi? Cosa? No … e per quale motivo? Come hai appena detto, non ci conosciamo affatto!”, le rispose in tono alquanto duro ma con voce tremolante.
Valentine era all’oscuro di tutto, non pensava di piacergli e si comportava in maniera assolutamente distaccata, come fosse un semplice conoscente.
Lui, dal canto suo, cercava di socializzare come meglio poteva e di tanto in tanto la sfiorava, o per dirle di guardare un certo animale o per spostarsi per fare in modo che la foto non uscisse sfocata ma, pur sempre, con una certa freddezza.
-   “Alex, grazie per la magnifica giornata! E’ stata davvero interessante, grazie davvero! Inizio a essere un po’ stanca e vorrei rientrare … “.
-   “D’accordo, andiamo”.
Arrivati al parcheggio, le aprì la portiera per farla entrare; ne fu piacevolmente sorpresa e poco prima che accendesse la macchina, gli chiese: “Sei fidanzato?”.
Stava per inserire la chiave quando si bloccò di colpo e la guardò.
-   “No. Sono single e … tu?”.
-   “Anche io … felicemente single … troppe delusioni …”.
Alex annuì, storse leggermente le labbra, accese la macchina e partì.
Vale lo fissava, cercava di carpirne il carattere ma soprattutto, voleva scoprire se quello che diceva Julia, riguardo la maschera che portava, fosse vero.
Si sentiva attratta da lui, il suo sguardo, così cupo e tenebroso, racchiudeva mille misteri; a volte era rozzo e antipatico e altre volte, dolce e disponibile.
Pensò soffrisse di una doppia personalità, poi capì che sicuramente anche lui aveva sofferto per amore e aveva deciso di nascondersi dietro un atteggiamento più distaccato per evitare di essere ferito ancora una volta.
Arrivarono al B&B e Valentine, prima di scendere dalla macchina disse: “Come sei veramente? Intendo dire, qual è il tuo vero carattere? Sei davvero uno stronzo come dicono e come sembra o cerchi soltanto di proteggerti?”.
Sgranò gli occhi e aprì la bocca senza cacciar fuori una parola; era sconvolto, non si sarebbe mai aspettato una simile domanda e tantomeno così diretta.
-   “Come dicono? Ahahah, le voci corrono eh! Credo che non sia corretto che ti dica come io sia o meno. Penso che il miglior modo di sapere qualcosa su qualcuno sia quello di frequentarlo e vederne i comportamenti. Potrei dirti che sono lo stronzo n°1 o l’uomo dell’anno, ma a cosa servirebbe? Il solo consiglio che possa darti è questo, vuoi conoscermi davvero? Okay, sappi che non te lo impedirò mai, perché sinceramente, è quello che vorrei fare con te”.
-   “Sono perfettamente d’accordo … e ti ringrazio per la tua franchezza”, si avvicinò e lo baciò sulle labbra, ma non la lasciò andar via in quella maniera, la tirò a sé e si baciarono appassionatamente.
-   “Sei … freddo … “.
-   “Sono solo un po’ agitato, tutto qui” rispose chinando il viso e guardando il volante dell’auto.
Valentine sorrise, lo salutò e andò in camera.
Romy russava come un treno e non la sentì neanche entrare ma, non appena tirò lo sciacquone, si svegliò e disse: “Ma stiamo scherzando?!? Mi sono appisolata un nano secondo e invece sono elegantemente svenuta in un profondissimo sonno? Porca miseria … ero davvero stanca! E tu? Ti sei divertita sgualdrinella? Ahahah!!!”.
Aprì la porta del bagno; aveva le dita sulle labbra e le accarezzava guardando nel vuoto, poi sottovoce disse: “L’ho baciato … ci siamo baciati …”.
-   “Chi, Alex?”.
-   “Sì, Romy … e mi è piaciuto … non lo avrei mai immaginato, mi stava pure antipatico … la vita è strana a volte!”.
-   “Chi disprezza compra eh!”.
Vale sorrise e si coricò accanto all’amica, in silenzio.
Prese il telefono e chiamò Julia.
-   “Ciao Vale, dove siete?”.
-   “Ciao cara, siamo in camera nostra, tu sei occupata?”.
-   “No, sono a casa … Franck è ancora in facoltà, turno serale. E’ successo qualcosa?”.
-   “Niente di grave, anzi … ti andrebbe di venire da noi? Vorrei parlarti”.
-   “Certo, il tempo di cambiarmi e arrivo!”.
Julia non sapeva nulla né dell’incontro fortuito né dell’uscita con Alex, per cui non immaginava neanche lontanamente di cosa si trattasse; si vestì e raggiunse le amiche.
Bussò e Romy aprì.
-   “Ciao bellissima, vieni pure!”, le disse facendole cenno con la mano e, dietro l’amica, vide Andrew, accanto alla porta di una delle camere, fermo e immobile come una statua.
Uscì dalla camera e lo raggiunse.
-   “Andrew! Stamattina sei sparito prima di poterti presentare alla mia amica, perché?”.
-   “Ti chiedo scusa, ma tanto … “, disse sospirando.
-   “Tanto cosa? Parla per piacere! Stai bene?”.
Non le rispose, si limitò a scuotere la testa facendole capire che non stava bene, poi disse: “Aiutatemi” e scomparse davanti ai suoi occhi attoniti e increduli.
Entrò di corsa in camera, chiuse la porta di colpo e ci si appoggiò contro respirando affannosamente e farfugliando alcune parole incomprensibili e senza senso: “An … scomp … anda … via … fant … paur …”.
Valentine e Julia la guardarono meravigliate e le corsero incontro per farla sedere e calmare.
-   “Che cosa ti succede? Sei pallida come un lenzuolo cavoli, manco avessi visto un fantasma!”, disse Vale accarezzandole una spalla.
Alla parola “fantasma” Romy fece di sì con la testa e guardò Julia, sollevando la testa che aveva appoggiato al suo petto.
_   “Hai visto un f … fantasma?”, le chiese Julia balbettando.
Vale nel frattempo, le cercò un bicchiere d’acqua e la fece bere sorseggiando piano piano, finché non si calmò e disse: “Vi ricordate del ragazzo misterioso incontrato varie volte ecc ecc? Beh … è un fantasma. Stavo parlando con lui qualche attimo fa, ma è sparito davanti ai miei occhi …”.
-   “Parli di Andrew?” chiese Vale stranita.
-   “Sì, proprio lui, Andrew”.
Julia s’irrigidì e le chiese di descriverglielo.
-   “Mio Dio, allora è morto … no, non è possibile, è come temevo … poveri signori Brooks”.
-   “Lo conosci? Perché parli dei proprietari dell’albergo? Julia che succede?”, chiese Romy allontanandosi da lei e mettendosi seduta nel letto.
Le spiegò tutto. Le raccontò del loro figlio scomparso e dell’infanzia passata con lui.
-   “Quindi … è morto … vedo i morti? Ma aspetta, prima di sparire mi ha detto AIUTATEMI … se fosse morto, beh, forse non chiederebbe aiuto”.
-   “Non è detto … potrebbe voler lasciare questo mondo, soprattutto se è morto di morte violenta e chiede aiuto a chi può vederlo”, disse Julia dimenticando che le amiche non erano al corrente delle vicissitudini che si erano presentate durante il suo soggiorno a New York e del fatto che potesse vedere i fantasmi.
Valentine e Romy si scambiarono uno sguardo stranito, ma non fecero troppo caso alle conoscenze di Julia in materia di fantasmi, rimasero, piuttosto, concentrate al problema di come poter aiutare un “fantasma”.
-   “Vi devo confidare un segreto … anche io vedo i fantasmi … e posso comunicare con loro”, disse chinando il capo.
La reazione di Valentine fu sorprendente: “E allora che state aspettando! Aiutate ‘sto poveraccio! Poi, però, mi spiegherai tutto … okay”.
-   “Okay, certo! Wow, siamo proprio un bel trio eh!”, disse Julia abbracciando le sue amiche “il problema è che deve darmi l’opportunità di vederlo e parlargli, cosicché io possa far qualcosa per lui! Ma Vale … perché hai voluto vedermi?”.
-   “L’ha baciato!!! L’ha baciato!!!”, disse Romy felice.
-   “Baciato chi?”.
Valentine si armò di coraggio e le raccontò tutto dall’inizio; Julia restò in silenzio fino alla fine, poi disse: “Sono davvero contenta. Mi rincresce che tu non l’abbia capito subito, era palese già dalla cena, non ti toglieva gli occhi di dosso e, paradosso dei paradossi, era ipergentile e lui non lo è mai o quasi!”.
-   “Vado giù per comprare una bottiglietta d’acqua al distributore automatico e pagare questi giorni, voi avete bisogno di qualcosa?”, chiese Romy.
Le ragazze ringraziarono e chiesero dei crackers, dei cioccolatini e Sprite.
Alla reception non c’era nessuno, così attese qualche istante, finché il suo sguardo non cadde sulle foto di Andrew e, dalla sua bocca, uscì un flebile “cazzo, è lui!”.
Il signor Sean, che si trovava nel piccolo ufficio dietro il bancone, la sentì e uscì per chiederle di chi parlasse e di cosa avesse bisogno.
Rispose che parlava tra sé e sé e che voleva saldare i due giorni; il signor Brooks le disse che avrebbe potuto saldare il conto alla fine del soggiorno senza alcun problema poiché si fidavano di Julia.
Romy ringraziò e continuò a fissare le fotografie, ma non ebbe il coraggio di chiedergli alcunché riguardo Andrew e rientrò in camera.
-   “Ho visto le foto alla reception … e se fosse morto? Poverino … era così bello”.
-   “Se avrà il coraggio di mostrarsi ancora, potremo chiedergli qualcosa … e magari, aiutarlo davvero!”, rispose Julia accarezzandole i morbidi e finissimi capelli biondi.
Le ragazze decisero di prepararsi per andare a casa di Alex e Julia le attendeva distesa sul letto cercando di rilassarsi un po’.
Una decina di minuti più tardi sentì dei rumori provenire dal corridoio e disse alle amiche che si allontanava per verificare di cosa si trattasse; aprì la porta e si guardò intorno.
Non vi era anima viva.
Uscì e camminò fino alle scale; sentì solo le voci dei proprietari che pulivano la hall con un aspirapolvere e sollevò le spalle in segno di noncuranza.
Stava per rientrare nella stanza quando Andrew le apparve dinanzi con un viso triste e alquanto disperato.
-   “Aiutami amica mia”.
-   “Andrew”, disse sottovoce con un respiro ansante, “che ti succede? Non sparire, per cortesia, dacci la possibilità di aiutarti!”.
-   “Non sono morto, ma la vita mi sta lasciando, lo sento. Credo di essere intrappolato da qualche parte, non riesco a muovermi … sono incastrato … aiutatemi …” e scomparve.
Julia corse in camera e disse: “Non è morto!!! Ma dobbiamo trovarlo … e in fretta!”.
Romy si girò di scatto e la guardò con gli occhi languidi: “Come facciamo?” disse.
-   “Stasera chiederemo a Alex, anzi vista l’ora chiamo Franck e gli chiedo se possiamo avviarci”.
Dopo aver discusso un po’, si diressero a casa di Julia per recuperare la macchina.
Violet, come sempre, si occupava del giardinaggio e aveva deciso di aiutare i ragazzi nelle faccende di casa dietro compenso; avrebbe bevuto soltanto A- e non poterono non accettare.
-   “Ciao ragazze, ben tornate! Franck non è ancora arrivato, Daniel è andato a fare delle compere con Sandy e Alex è in camera sua che lavoricchia, entrate prego!”.
Ringraziarono per l’ospitalità ed entrarono.
Alex riconobbe le voci e si preparò.
Scelse una camicia celeste, un paio di jeans blu chiaro, delle scarpe sportive, blu scuro con suola bianca e il suo profumo preferito, Eternity di Calvin Klein.
Si spostò in bagno per occuparsi dei capelli e del pizzetto.
Mise del gel extra forte per creare delle puntine simpatiche, accorciò i baffi e la barba e delimitò bene il contorno con una lama; era davvero soddisfatto e non smetteva di ammirarsi nell’enorme specchio in camera sua.
Decise così di raggiungerle in salone e quando la scorse, gli si bloccò il respiro.
Valentine era bellissima con quel suo trucco leggero, sui toni del mattone caldo e oro, che riprendeva il colore dei suoi capelli e del degradé appena fatto; anche lei aveva indossato dei jeans blu notte, una camicia body bianca e un paio di stivaletti neri al ginocchio, un vero spettacolo e vederli l’uno accanto all’altra faceva un certo effetto.
Le prese la mano e gliela baciò.
Vale si girò verso le amiche e spalancò la bocca, stupefatta.
Violet non capiva cosa stesse succedendo ma, dopo aver fissato Alex negli occhi, tutto le apparve chiaro e limpido.
-   “Ah ah, allora hai ancora qualche briciola di sentimenti in quel tuo cuore allampanato e cavo, bene sono felice! Give me five!”, gli disse con la mano alzata pronta a schioccare la sua, ma Alex non la degnò di uno sguardo; tutte le sue attenzioni erano rivolte a Valentine.
Franck arrivò poco dopo seguito da Daniel e Sandy, così Romy fece cenno a Julia di chiedergli come potevano aiutare Andrew.
Gli si avvicinò egli sussurrò all’orecchio: “Andiamo in camera tua, ho bisogno di parlarti” e si spostarono insieme.
Appena furono soli, Franck la strinse forte a sé e la baciò: “Mi sei mancata tanto, tesoro mio!”.
-   “Anche tu amore mio … ho bisogno del tuo aiuto, ma dobbiamo farlo con molta discrezione …”.
-   “Certo, dimmi tutto, di cosa si tratta?”.
-   “Un mio amico d’infanzia, Andrew, è scomparso circa un mese fa e il suo fantasma vaga nel B&B in cerca di aiuto, ha parlato anche con me stasera e dice di essere bloccato … incastrato, dice lui. Romy ha il mio stesso potere, l’ha scoperto grazie a lui e vuole aiutarlo … lo vogliamo tutti … e credo le piaccia pure … cosa possiamo fare?”.
Franck si sedette sul letto, mise una mano davanti alla bocca e cominciò a riflettere.
-   “Mmmh … fammi pensare … mah, per questo problema Chocolat non è sufficiente, è molto forte, ma non basta; qui abbiamo bisogno anche di suo marito, Yannick.
Lui è lo stregone più potente che abbia mai incontrato”,  le disse sorridendo e accarezzandole i fianchi.
-   “Aspetta qui, vado a chiamare Alex”.
Qualche minuto più tardi arrivò accompagnato dal fratello.
-   “Che succede? Riunione di famiglia?”.
Julia lo guardò e scosse la testa.
Gli spiegò tutto nei minimi dettagli e Alex, confermò la teoria di Franck.
-   “Per un problema così complesso bisogna chiamare la coppia Yannick/Chocolat … ed è quello che farò … stai tranquilla!”.
Julia era felicemente sorpresa, grazie a Vale era diventato davvero più dolce e disponibile e ne era entusiasta.
Lo ringraziò e gli disse di non menzionare che fossero una strega e uno stregone poiché le sue amiche non erano state ancora informate di nulla e lui annuì.
-   “Vale non sa neanche che sono un vampiro … non so come reagirà quando e se lo scoprirà”.
-   “Sai, conosco molto bene Vale e lei, come me, è un po’ dura di fronte alle menzogne o se le si nasconde qualcosa … Romy per esempio è più … docile e malleabile, diciamo così … anche io le ho nascosto la vostra vera natura e vorrei che lo sapesse … ma da te!”.
-   “Hai ragione, è compito mio … ma desidero farlo in vostra presenza, tua e di mio fratello, se non vi dispiace. La conosco da pochissimo e sicuramente avrà paura e scapperà di fronte a una simile confessione ma, se siete presenti, potrà sentirsi al sicuro … credo … spero!”
Franck e Julia si consultarono e riconobbero che la sua proposta fosse perfetta e, per tutta risposta, Alex, la abbracciò.
-   “Ora vado in camera a chiamare gli sposini e poi vi farò sapere, grazie ancora!” e sparì lasciando Julia ancora incredula e Franck che sorrideva per quanto accaduto.
La cena fu molto interessante e il dopo cena ancor più buffo, Alex che continuava con il suo corteggiamento spudorato e iper romantico, Daniel che amoreggiava con Sandy sul divano e si punzecchiavano, Julia e Franck guardavano la tv abbracciati e Violet, che stressava Romy chiedendole di psicanalizzarla e darle consigli su come calmare la sua rabbia.
Un vero successone!

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Capitolo 8
*** Non ti lascerò morire ***


Una strana sensazione d’inquietudine e una forte tachicardia, fecero svegliare Honey di soprassalto; oramai, dopo aver scoperto di avere dei poteri magici, gli incubi non la abbandonavano più e lei, suo malgrado, era costretta a conviverci.
Parlava spesso con Alex, il suo mentore, maestro sapiente e fedele amico dei suoi sogni e di ciò che le capitava durante le sue giornate e, lui, le faceva capire che era del tutto normale e che avrebbe dovuto farci l’abitudine ma questa volta, il sogno era troppo reale e toccante per cui lo chiamò per potergliene parlare.
S’incontrarono al parco, quello in cui era solito andare per rilassarsi, e si sedettero su una panchina.
Honey era nervosissima, mangiava le unghie freneticamente e lo fissava.
-   “Allora, cosa ti fracassa a tal punto da farmi abbandonare il lavoro?”.
-   “No, ascolta, se cominci così, non ne vale neanche la pena … lasciamo perdere …”.
Alex la guardò, sollevò un sopracciglio e le fece cenno di parlare.
-   “Un ragazzo mi ha chiesto aiuto, era incatenato, magro, sporco e sofferente. Il luogo era troppo cupo perché potessi riconoscerlo e proprio sul più bello, quando mi stava per dire il suo nome, la sveglia ha suonato e … non so dirti altro. Alex, era reale. Non era assolutamente un sogno come gli altri e per di più, il suo alito mi ha sfiorato il viso; è come se fossi stata catapultata nel suo incubo”.
Storse il naso, accarezzò il pizzetto più volte poi mise il pollice sotto il mento e l’indice sulla bocca per riflettere.
-   “Lui l’hai visto bene? Perché non abbiamo molti indizi. Credo sia meglio attendere il prossimo sogno”.
Honey gli spiegò che il sogno era molto cupo, come se il ragazzo si trovasse in una cantina e la sola luce che la illuminava fosse quella di una piccola fessura sul muro, per cui anche il suo viso non era per niente identificabile; proseguì dicendogli che avrebbe atteso un ulteriore contatto da parte di quel poveretto.
Si salutarono e Honey si avviò verso l’università.
-   “Oh Julia, meno male che sei qui. Posso parlarti un momento prima che i professori inizino?”.
-   “Certo, che succede? Ti vedo strana”.
Le raccontò l’incubo e un brivido attraversò la schiena di Julia che prendendole la mano disse: ”Credo di sapere di chi si tratti”.
Le lezioni cominciarono e concordarono un appuntamento nel giardino.
Stranamente Julia era in ritardo e Honey troppo impaziente; cercò di chiamarla ma il telefono risultava occupato.
-   “Scusami, parlavo al telefono con Franck. Hai impegni per stasera?”.
Rifletté un istante, poi disse che non aveva nulla in programma.
Julia le parlò di Andrew, di Chocolat e della loro decisione di volerlo aiutare e le spiegò che avevano bisogno anche della sua presenza per trovarlo.
-   “Assolutamente sì, ci sarò. Desidero quanto voi di poterlo salvare e sono pronta a fare qualsiasi cosa”.
-   “Perfetto, allora dopo le lezioni andremo a casa dei ragazzi. Ti aspetto alla macchina”.
Franck rientrò prima del previsto e disse a suo fratello che Honey avrebbe partecipato alla ricerca del ragazzo scomparso e Alex comprese all’istante che il soggetto del sogno era proprio l’amico di Julia; chiamò Chocolat e le anticipò qualcosa della fata, degli sviluppi e delle loro intenzioni.
Ascoltò attentamente e gli confermò l’incontro per la sera accompagnata dal marito, aggiunse che la presenza di una fata non poteva che aiutarli e che tutto sarebbe stato più semplice.
Per la prima volta, Alex, ammise a se stesso che parlarle non gli arrecò nessuna sensazione, se non un forte sentimento di amicizia, sorrise compiaciuto e soddisfatto e chiamò Valentine per proporle una passeggiata.
Romy era ancora a letto; ripeteva continuamente che le doleva la testa e che la compressa assunta non le alleviava il dolore, per di più le facevano male le articolazioni e il collo come se qualcuno la stesse colpendo e pizzicando con dei grossi bastoni aguzzi e Vale propose ad Alex di restare al B&B finché non si fosse sentita meglio il quale accettò senza problemi.
Arrivato alla reception, scorse le foto appese al muro e cercò di studiarne il volto per poterlo memorizzare meglio e si fece annunciare; salì al piano superiore e Vale gli aprì la porta accogliendolo sorridendo.
Vide Romy e la salutò; notò che aveva dei piccoli lividi sul collo e sulle braccia e chiese a Vale come se li fosse procurati, ma cadde dalle nuvole asserendo di non essersene accorta per nulla e la osservò attentamente.
-   “Romy, come ti sei fatta questi lividi? Hai battuto da qualche parte?” e le sollevò il braccio per mostrarle di cosa stesse parlando ma rispose che non ne aveva alcuna idea; l’unica cosa che le veniva in mente riguardava i dolori che lamentava dalla mattina e che i punti in cui aveva più male erano proprio collo e braccia.
Alex la fissava strizzando leggermente gli occhi e scuoteva la testa come se qualcosa non andasse e pensava che l’unico metodo per scoprire qualcosa fosse quello di bere un po’ del suo sangue ma, così facendo, avrebbero scoperto la sua natura.
-   “Cosa può essere? Perché è ridotta così? Ci capisci qualcosa?”.
Non rispose.
Si limitò a studiarne il colore e la forma, poi con voce tremolante disse: “Potrei scoprire qualcosa, ma non posso. Mi dispiace”.
Romy si mise a sedere e lo guardò incredula e Vale gli prese la mano e lo implorò.
-   “Non voglio perderti. Se lo facessi ti perderei”.
Valentine iniziava ad avere un po’ di timore e il suo respiro si faceva sempre più affannoso ma, con un filo di voce gli disse: “Non mi perderai. Non farle del male e non lasciarla in questo stato. Te lo prometto”, e lo baciò.
Ci pensò un po’ su poi si armò di coraggio e disse: “Lo faccio perché ci tengo a te ... e, se mai dovessi perderti, allora saprò che non era reciproco” e, presa la mano di Romy, guardò le vene del polso e i suoi canini divennero lunghi e aguzzi.
Vale e Romy spalancarono gli occhi e restarono a bocca aperta, senza poter dire una parola.
Affondò i denti in quella pelle morbida e calda e ne bevve il succo per meno di due secondi poi, asciugò le labbra e il suo volto tornò quello di prima.
Le ragazze si guardarono stupefatte ma allo stesso tempo calme e tranquille, come se fosse una cosa del tutto normale per loro.
-   “Sei un lupo magico?”, chiese Romy guardando il polso perfettamente integro, senza nessun taglio o cicatrice.
Scosse la testa e le sorrise.
-   “Sono un vampiro originale, quindi immortale, ecco il mio segreto. Ora mi caccerete, giusto?”.
-   “Nooo! Wow! Ho sempre sognato di incontrarne uno, vero Vale? Non lo dicevamo sempre? Chissà se esistono davvero!!! Allora i films non raccontano solo un mucchio di balle!”.
-   “E’ vero, siamo sempre state attratte da questo genere di … ehm … cose … sono incredula e ammaliata, non so che dire. Poi mi spiegherai tutto, vero?”.
Alex annuì e chiese loro qualche minuto per studiare il sangue appena bevuto.
-   “Non c’è niente di chiaro, l’unica cosa che percepisco è che stai provando il dolore che qualcun altro sta subendo. Mi spiego meglio. Immagina che Vale venga torturata e tu senti e provi tutto quello che lei sta passando, non so se mi spiego, ma per il resto non posso dire altro, mi spiace”.
Romy sospirò poi disse: “Andrew! E’ lui, ne sono certa! C’è feeling tra noi, alchimia … lo stanno torturando … oh no … dobbiamo fare qualcosa!”.
-   “Capisco. Ora tutto è più chiaro. Non preoccuparti, lo troveremo”.
-   “Troveremo? Chi? Tu e?” chiese Vale un pochino confusa.
Alex la fissò e sorridendo le disse di non preoccuparsi e che se ne sarebbe occupato personalmente.
La baciò teneramente, salutò Romy e si congedò spiegando che aveva un rendez – vous molto importante.
Le ragazze erano stranite e stupefatte; non facevano altro che parlare dei suoi canini e del volto, poi Vale, prese il cellulare e invio un sms a Julia.
<>.
Julia era seduta in macchina e attendeva Honey; il telefono vibrò, lesse il messaggio e rispose subito: <>.
Appena Honey arrivò, le spiegò della capatina al B&B e ne fu entusiasta; le faceva piacere conoscere gente nuova e soprattutto le amiche di Julia.
-   “Buon pomeriggio signori Brooks, lei è Honey, una mia amica” e si strinsero la mano.
Honey si bloccò di colpo e arretrò di qualche centimetro come se avesse percepito qualcosa di strano poi, il suo sguardo si spostò in direzione delle foto di Andrew.
-   “Ju … ti devo parlare”, le disse sottovoce all’orecchio.
Sulle scale le chiese se poteva parlare davanti alle sue amiche o se preferiva farlo in separata sede e le rispose che non vi erano segreti e che poteva farlo liberamente.
-   “Benvenute! Entrate!”, disse Vale.
-   “Amiche, questa è Honey!” e si salutarono; “alla reception mi hai detto che volevi parlarmi, dimmi pure”.
Si capiva che era in imbarazzo ma, un attimo dopo, disse: “Quando ho stretto la mano ai signori Brooks mi ha assalito una sensazione di tristezza e depressione, poi ho intravisto un volto che si è presentato davanti ai miei occhi nelle foto appese. Quel viso … beh … mi sembra familiare … ho come l’impressione che si tratti di quel ragazzo scomparso che mi viene a trovare nei miei incubi e chiede aiuto, Andrew”.
Romy sobbalzò e le chiese spiegazioni.
Dopo aver discusso per una buona mezzora, confessò loro di essere una fata; Julia era stupefatta per la fiducia accordata e le ragazze eccitate per le rivelazioni della giornata.
Vale fece cenno a Julia di seguirla in bagno con la scusa del trucco e una volta sole le pose alcune domande riguardanti Alex; intuì che avevano un fine ben preciso: “Vale, dove vuoi andare a parare? Dimmi esattamente quello che vuoi sapere o che, sicuramente, sai già”.
-   “Alex è un vampiro, l’abbiamo scoperto stamattina quando si è occupato di Romy. Tu ne eri al corrente?”.
Annuì e spiegò che non voleva mentirle ma onorare una decisione presa dal suo amico di volerglielo confessare personalmente; comprese perfettamente senza arrabbiarsi e le chiese se vi fossero altri segreti da svelare.
Julia sospirò dicendole che pian piano le avrebbe raccontato tutto; le chiese pure di avere un po’ di pazienza e rispettare i suoi tempi poiché non riguardava solo lei, ma vi erano implicate tante altre persone e Valentine recepì che le sorprese non sarebbero finite lì, ma accettò senza fiatare e la abbracciò forte.
Honey e Romy chiacchieravano e scambiavano opinioni riguardanti Andrew e la sua situazione quando Julia le interruppe: “Dobbiamo andare da Franck, lo ricordi?”, le disse facendole l’occhiolino; Honey si alzò e insieme si diressero a Harlem.
Questa volta non fu Violet ad accoglierle, ma una donna bellissima e il suo gatto.
-   “Benvenute, vi stavo aspettando. Io sono Chocolat, prego entrate”.
Le ragazze erano decisamente incantate; era stupenda, elegante e molto misteriosa.
Julia notò il colore degli occhi; erano verdi, un verde chiarissimo tendente al giallo dorato, come quelli di un felino e i capelli ben curati con dei boccoli sontuosi e lucidi.
Seduto sul divano, si trovava un signore calvo con un viso serio ma simpatico che leggeva un libro scritto in una lingua a loro sconosciuta.
-   “Lui è Yannick, mio marito”.
Si alzò per stringer loro la mano e le due amiche dovettero sollevare lo sguardo verso il soffitto; era un omone alto quasi due metri con delle spalle possenti e un sorriso smagliante.
-   “Vedo che avete già fatto conoscenza, mi fa molto piacere”, disse Franck dalla cucina “Alex sta per arrivare, non tarderà, accomodatevi tutti!”; aveva in mano un vassoio con dei biscotti allo zenzero fatti da Chocolat e succo d’arancia fresco che servì ai suoi ospiti.
Violet era tutta eccitata, si trovava con il suo padrone all’appuntamento con Michelle ma, questa volta, non fu molto fortunata; il suo gruppo sanguigno scarseggiava e avrebbe dovuto centellinare quel poco che le restava.
Non mascherò per nulla il suo nervosismo, al contrario diede a Michelle dell’incompetente e le disse di cambiare mestiere; Alex la riprese in disparte e la obbligò a chiederle scusa in quanto non solo era stata molto sgarbata e disgustosamente maleducata, ma era una loro amica da tempi immemori e non ammetteva un simile comportamento nei suoi confronti.
Presero le sacche disponibili e rientrarono a casa.
Salutò i presenti, sistemò il cibo nel frigo e li raggiunse per il rito.
Chocolat chiese a Honey di sedersi tra lei e suo marito e di pensare intensamente al sogno.
Prese un antichissimo Grimorio dalla copertina di pelle rossa, le cui pagine erano dorate e recitò, per ben tre volte, l’incantesimo per evocare i suoi avi :“IÄ MASS SSARATU! IÄ MASS SSARATU! IÄ MASS SSARATU ZI KIA KANPA! BARRGOLOMOLONETH KIA! SHTAH!”
Yannick, nel frattempo, prese le mani di Honey, la fissò poi, alzando gli occhi si mise in contatto con la sua mente per chiamare Andrew e disse:
BONIS OMINIBUS PROSEQUOR INDIVIDUA RECTA ITEM FACIO RISANO CONIUNCTISSIME CUM INTU-IRE FLUXENNERGO”, e i suoi occhi divennero completamente bianchi, come fosse diventato cieco.
Julia vide come delle scosse elettriche che passavano dal corpo della sua amica verso lo stregone e rabbrividì.
Chocolat prese una mano del marito, una di Honey e si unì a loro e insieme gridarono:
INGENIUM MEJORA ANÍMI INTENTIONEM MELIOREM FACIO REPENTE FASCINATIONEM TOLLO”.
Quest’ultimo incantesimo rafforzava la concentrazione e dava l’opportunità di rintracciare il luogo in cui si trovavano le persone scomparse.
Terminato il rito, Honey svenne.
I suoi occhi erano vitrei, la bocca aperta come se stesse urlando e le guance rosse; era in trans.
Qualche istante più tardi, Yannick, la prese tra le sue braccia e la sistemò sul divano; Chocolat le mise una mano sulla fronte, sussurrò una frase e il suo petto si gonfiò come se l’ossigeno le fosse entrato con un’intensità tale da riportarla in vita.
Si risvegliò e si guardò attorno; il suo respiro era ancora ansante poi disse: “Ci siamo riusciti?”.
Chocolat sorrise e fece cenno al marito di parlare.
-   “Il soggetto è molto debole e provato. Si trova nella cantina di una casa abbandonata nell’Eastern Queens ed è il cibo di licantropi e vampiri. Ragazzi la situazione è delicata, molto delicata.
Otis e Pearl, la sua fidanzata vampira, sono alla radice di tutto. I suoi seguaci ne bevono il sangue ogni giorno e lui, come ibrido, lo cura a causa dei due morsi che, altrimenti, sarebbero fatali.
Il motivo? Il suo sangue è perfetto, pulito e puro al 100%”.
-   “Yannick, scusa se ti interrompo … cosa possiamo fare?”.
-   “Mia cara Julia, loro sono forti, Otis è un ibrido e per di più si serve di Rick, il che rende le cose ancora più complicate”.
-   “Rick? Chi … sarebbe ‘sto Rick?”.
-   “Il suo ex migliore amico. Uno stregone molto potente e scaltro”, rispose Franck accarezzandole una spalla.
-   “Spietato, aggiungerei”, disse Chocolat con una punta d’angoscia.
-   “Ma anche voi siete potenti e scaltri … dobbiamo fare qualcosa … vi prego … non potete rendermi invisibile o rendere invisibile un mantello con il quale coprirmi, così potrei entrare nella cantina e liberarlo?”.
-   “La casa è sorvegliata 24h su 24. Durante il giorno c’è Leyla, la licantropa fidanzata di Red, e la notte ci sono Earl e Red. Otis si fa vivo solo quando Andrew è in punto di morte e lo rianima dandogli il suo sangue. Per ciò che riguarda Rick, lui controlla tutti i movimenti dei suoi adepti e riferisce a Otis se qualcuno sgarra o lo tradisce”, concluse Yannick.
-   “E voi non potete fare nulla? Se si agisse di mattina, sarebbe tutto più semplice considerando che vi è solo Leyla. Immaginate se io fossi invisibile e voi …”.
Honey la interruppe.
-   “Julia, scusa se mi inserisco nella discussione, ma credo che sarebbe più semplice se scegliessimo qualcuno con un potere, come un vampiro o una fata come me!”.
-   “Amica mia, Andrew non vi conosce. E’ un mio amico e appare a Romy … ma anche lei non ha poteri e rispetto a me è più fragile. Sarei felice di poterlo aiutare personalmente … sempre che Franck sia d’accordo”.
Le sorrise e annuì.
Chocolat e suo marito si consultarono, poi convennero a una soluzione.
-   “Okay Julia, possiamo renderti invisibile e immortale per un giorno. Mia moglie ti darà la possibilità di passare attraverso le mura della casa e, una volta con il tuo amico, potrete uscire inosservati. Noi ci preoccuperemo di sorvegliare Otis e Rick e i loro movimenti e Franck ci avvertirà dei vostri”.
Julia era entusiasta; li ringraziò infinite volte e poi abbracciò forte Franck baciandolo e ringraziandolo per tutto.
Pensò subito a Romy e la chiamò per comunicarle i risvolti.
-   “Stasera, a mezzanotte mi occuperò del tuo incantesimo, così domattina potrai recarti nel Queens e terminare la missione. Noi saremo in contatto mentale con te, non preoccuparti”, le disse Chocolat rassicurandola.
-   “Dovrò dormire da qualcuno, non posso rientrare a casa e rischiare che i miei mi vedano e poi, puff sparita!”, disse sorridendo.
Franck le propose di restare da lui e, ovviamente, accettò senza indugio alcuno; chiamò i suoi e li avvertì.
Yannick prese sua moglie per mano e, dopo aver salutato tutti, se ne andarono; Alex si preoccupò di accompagnare Honey a casa, scortati da Violet e nel frattempo Daniel rientrò con Sandy tra le braccia che ronfava distrutta dal lavoro.
Franck e Julia si diressero in camera per preparare il letto e, dopo una lunga chiacchierata, si addormentarono.

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Capitolo 9
*** Non ti lascerò morire - parte 2 ***


-   “Amore mio, dove sei?”, disse svegliandosi di soprassalto.
Nessuna risposta.
Verificò se vi fosse la sagoma del suo corpo e passò la mano sul materasso per sentire il calore, ma con esito negativo.
Abbandonò il letto e andò verso la toilette, libera.
Scese di corsa al piano inferiore.
Deserto.
Ritornò in camera sua, cercò il cellulare e la chiamò.
<>.
Si vestì velocemente per andare a cercarla, ma la macchina di Julia non c’era e Daniel aveva preso la sua per riportare Sandy a casa.
Chiamò Yannick: “Ciao amico mio, Julia è scomparsa, potresti aiutarmi? Spero non sia andata a Eastern Queens sola”, gli disse alquanto disperato.
-   “Ciao Franck, sicuramente ti sta giocando un brutto scherzo, visto che è invisibile!”.
-   “No, non risponde e il telefono è spento. Per piacere dimmi qualcosa”.
Yannick gli chiese di attendere qualche minuto, poi lo richiamò.
-   “Mia moglie è in contatto telepatico con lei, Franck.Non è molto lontana dalla casa. Dice che non voleva far saltare l’operazione e soprattutto mettere a repentaglio la tua vita e quella di Andrew, per questo ha scelto di andare da sola. Mi spiace, buona fortuna amico”.
Franck ringraziò e decise di raggiungerla utilizzando i suoi poteri da vampiro; trovò la sua macchina non molto lontana dal quartiere.
Julia era appena arrivata, scorse una donna dai capelli blu elettrico, era sicuramente Leyla.
La superò senza problemi ed entrò.
Un odore fetido la assalì, procurandole un conato di vomito, ma si trattenne; le mura erano luride, schizzi di sangue rappreso, brandelli di carne e ossa umane adornavano la stanza.
Proseguì liberando la mente e respingendo le ramanzine di Chocolat che la rimproverava per il suo comportamento ma che, allo stesso tempo, apprezzava e ammirava il suo coraggio e l’amore nei confronti del suo fidanzato e dell’amico.
Si trovò in un’altra stanza, suppose fosse una camera da letto e cambiò direzione.
Vide il bagno, se così poteva chiamarsi e proseguì ancora.
La casa si faceva sempre più buia e lei, sebbene fosse invisibile, tremava per la paura.
Superò un lungo corridoio pieno di stanze, sia a destra che a sinistra, infilò la testa in ognuna di esse per verificare da dove si accedesse per arrivare alla cantina e la scena che le si presentò la fece sobbalzare, ma fortunatamente non fiatò, ebbe il tempo di mettere la mano sulla bocca per soffocare un urlo.
Un vampiro era chino su un corpo e ne beveva il sangue, mentre due licantropi, ancora con sembianze umane, ne mangiavano la carne, strappandola selvaggiamente dalle ossa.
<>, le disse una voce dolce e calma.
<>, le rispose con il pensiero.
In un’altra stanza, due vampiri facevano sesso sbattendo i loro corpi da una parete all’altra e nell’ultima, alcuni licantropi dormivano per terra, completamente nudi e sporchi di fango e sangue.
Era disgustata ma non si lasciò sopraffare e guardando alla sua destra scorse una porticina marrone che si confondeva benissimo con la parete e vi entrò.
L’ambiente era molto stretto e insalubre.
L’odore che emanava era un misto di escrementi, urina e sangue.
Intravide una sagoma china su un’altra, era Red che si nutriva del sangue del povero Andrew.
Il suo sguardo era perso nel vuoto, era immobile e gli porgeva il collo come fosse ipnotizzato.
<>, le comunicò.
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Franck parlava con Yannick, nascosto dietro un albero, e poteva sapere in tempo reale cosa stesse succedendo all’interno della casa; era fiero di avere una ragazza come Julia, intraprendente, forte e testarda al punto giusto.
Avvistò Pearl, la compagna di Otis, che parlava con Leyla e un attimo dopo vide Red che passava la lingua sulle labbra per pulirle e assaporarne il gusto, poi prese la sua donna con violenza e la baciò.
Capì che il piano stava funzionando.
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Andrew svenne, era completamente esangue e debole e pian piano stava diventando trasparente; Julia sorrise compiaciuta.
Lo sollevò e gli sussurrò: “Sono Julia, la tua amica d’infanzia, non aver paura e non parlare. Tra poco sarai libero”.
Si riprese prontamente, aprì gli occhi e abbozzò un mezzo sorriso con le poche forze che aveva in corpo.
Appena fu invisibile, prese il suo braccio e se lo mise al collo e insieme attraversarono la parete della cantina, trovandosi alla luce del sole.
Julia non esitò un istante, proseguì verso l’automobile senza voltarsi.
Franck abbandonò la sua posizione e vi si diresse anch’egli.
Attese circa cinque minuti poi una voce lo riprese: “Che ci fai qui? Vuoi che ci scoprano?”.
E la portiera posteriore si aprì; Andrew entrò e si coricò.
Julia fece sedere Franck alla guida, salì e partirono.
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-   “Chocolat dice di portarlo da loro, andiamo!”.
Franck fece di sì con la testa, poi disse: “Sei stata un’incosciente. Dovevamo agire insieme e lo sapevi. Non mi hai lasciato neanche un messaggio o un biglietto, perché?”.
-   “Perché? Lo sai bene, il perché, Franck. Potevano vederti e sicuramente avrebbero sospettato un attacco e lo avrebbero spostato da qualche altra parte o peggio, ucciso”.
-   “Okay, basta così … sei stata portentosa … davvero ammirevole”.
-   “Ti sto sorridendo e ti tengo la mano … grazie!”.
Circa un’ora più tardi arrivarono da Chocolat, che aprì la porta un istante prima che Franck suonasse il campanello.
-   “Portalo sul divano, arrivo subito”.
Lo depose delicatamente sul divano ponendogli un cuscino sotto la testa e un altro per sollevargli le caviglie.
Yannick sussurrò qualcosa e il corpo di Andrew apparve; gli mise una mano sulla fronte e recitò: “FLORENTEM AETATEM CORPÓRIS ET ANÍMI ELARGIOR ANTIFATIGATIONEM DONO INGABIO REPENTE FASCINATIONEM TOLLO”.
Tutte le ferite e i lividi scomparvero, il colore della sua pelle mutò e un’ingente dose di sangue e ossigeno lo riportò in vita.
Si mise a sedere e si guardò intorno: “Voi chi siete, dove mi trovo? Lasciatemi in pace bastardi succhia sangue!!!”, gridò in preda al panico.
-   “Andrew, sono Julia, non mi riconosci? Qui sei al sicuro, non temere!”.
Lui cercò di capire da dove venisse la voce e guardò verso il corridoio, poi Yannick sussurrò qualcosa e Julia comparve; le corse incontro e la abbracciò forte.
-   “Grazie … grazie … ma … come mi avete trovato? Come avete fatto? Santo cielo sono salvo …”.
-   “Loro sono Franck, il mio fidanzato, Yannick e Chocolat … marito e moglie … penso che sia meglio che tu riposi un po’, che ne pensi?”.
-   “No, mi sento benissimo … stranamente è come se fossi rinato”.
Yannick prese la parola e gli spiegò tutto ma quando menzionò Romy, Andrew chiese chi fosse..
Il cuore di Julia sobbalzò.
-   “Non ricordi una ragazza bionda, dolcissima e carina alla quale ti mostravi chiedendo aiuto?”.
Scosse la testa.
Julia abbassò lo sguardo, delusa: “Te la presenterò, per di più si trova nel tuo B&B! Tu piuttosto, dicci come sei finito tra le grinfie di quei bastardi”.
Andrew si sedette sul divano, poggiò il mento sui palmi delle mani, sospirò e cominciò il suo racconto.
-   “Una mattina di circa un mese fa, presi la bici per fare un’escursione. Mi ritrovai nei pressi di Central Park per rifocillarmi, quando una ragazza abbastanza eccentrica si avvicinò”.
-   “Leyla”, aggiunse Franck.
-   “Non saprei ma una con i capelli blu elettrico, non passa certo inosservata. Dunque, dicevo, si avvicinò e mi fissò con un sorriso alquanto mellifluo, poi allungò una mano e mi ordinò di seguirla. In un primo momento la ignorai pensando fosse una drogata, poi la guardai e notai che i suoi occhi erano gialli, quasi dorati, e mi mostrò i canini aguzzi. Mi avvicinai alla bici per scappare, ma con fare agile come un felino, mi afferrò un braccio e mi minacciò. Qualche secondo più tardi, la raggiunse un tizio enorme e grottesco, il cui aspetto ricorda un orco e da quel momento, non ricordo più nulla”.
-  “Quello era Rick, lo stregone”, disse Yannick.
-   “Beh, ora che Andrew è salvo, non può mica rientrare dai suoi dicendo ‘Ehi, ciao, mi siete mancati! Dei mostri mi hanno rapito ma i miei amici dai poteri magici mi hanno liberato!”.
Tutti risero e Franck la rassicurò dicendole che li avrebbe soggiogati cancellando alcune cose dalla loro memoria.
Yannick approvò e disse loro di riportarlo a casa per tranquillizzare i genitori, poi chiese a Franck di seguirlo.
-   “Sai bene che non finirà qui e gli daranno la caccia, vero?”.
Franck annuì.
-   “Quindi, cosa pensi di fare?”.
-   “Non lo so. Potrei ospitarlo … tu, cosa mi consigli?”.
-   “No, troppo rischioso amico mio. Credo sia meglio soggiogare i genitori dicendo loro che Andrew era in viaggio per cercare un lavoro e che avendone trovato uno, deve ripartire presto. Poi lo condurrete qui da noi”.
-   “Non male. Un’idea niente male! Perfetto, ci sto. Ora glielo comunicheremo insieme!”.
Andrew ci rifletté un po’ su, poi comprese di essere ancora in pericolo e accettò.
Franck gli spiegò il piano e gli chiese di attendere in macchina, Julia andò con lui.
I signori Brooks non erano assieme, la signora Iris era alla reception e il signor Sean si occupava del giardino; Franck ne fu più che felice.
-   “Buonasera signora, questo è Franck, il mio fidanzato”.
I due si salutarono, poi Franck la guardò, la fissò dritta negli occhi e le disse: “Andrew è vivo e vegeto. Direte che era partito per cercare un lavoro e l’ha trovato e dovrà viaggiare subito dopo avervi salutato”.
-   “Sì, era in viaggio ed è vivo, sì è vero”, rispose come fosse incantata.
Cercò il signor Brooks e fece la stessa cosa con lui.
-   “Amore, stavo dimenticando la figlia, Sugar e Karl, il suo fidanzato! Devi soggiogare anche loro!”.
-   “Signora, dove posso trovare Sugar e Karl?”, chiese Julia.
-   “Aspetta, vado a chiamarli, si occupano della contabilità nel retro, torno subito”.
Il primo a uscire fu Karl e Franck se ne occupò, poi fu il turno di Sugar.
Julia andò a chiamare Andrew; appena vide sua madre, la abbracciò forte e la baciò.
-   “Ah figlio mio, non esagerare! Sei stato via per qualche settimana e dovrai partire presto, quindi ci faremo l’abitudine!”.
-   “Sì, è vero mamma, ma mi sei mancata tanto … mi siete mancati tutti!” e abbracciò sua sorella.
Cercò suo padre e fece allo stesso modo.
Julia lo prese per mano e lo accompagnò al piano di sopra.
Bussò e Valentine aprì.
-   “Ciao amica, che sorpresa ma …”, disse guardando dietro l’amica.
-   “Sì, lui è Andrew! Sta bene, ma deve lasciarci per qualche tempo, poi ti spiegherò. Romy, lui è il tuo amico misterioso!” e, non appena lo vide, gli saltò al collo stringendolo tra le braccia.
Era sorpreso e incredulo che una sconosciuta potesse reagire così sapendolo vivo.
-   “Ciao, tu sei la ragazza che mi ha aiutato?”.
-   “Sì, non ti ricordi di me?”, gli disse con gli occhi colmi di lacrime.
-   “Dovrei?”.
-   “Spesso ti incontravo e mi chiedevi aiuto, poi sparivi nel nulla, ma non ti ho abbandonato. Non potevo …”.
Romy era tristissima, per lei fu un colpo di fulmine e lui, invece, non la ricordava.
Andrew, per tutta risposta, si chinò e la baciò.
-   “Grazie, sei un amore”, le disse accarezzandole il viso.
Si sentì mancare le forze, credeva di essere stata catapultata in un sogno e, mettendosi in punta di piedi, lo baciò.
Vale, Julia e Franck si guardarono e sorrisero.
-   “Non vorrei fare il guastafeste, ma Andrew non è al sicuro qui, dobbiamo andare”.
Prima di salutarsi si scambiarono i numeri per restare in contatto, poi se ne andarono.
Romy era felicissima, ma soprattutto molto innamorata.
Andrew salutò i suoi e salì in macchina seguito da Julia e Franck.
Pianse di gioia e tristezza allo stesso tempo, ma si rallegrò al pensiero di averli rivisti e di essere ancora vivo; per di più, aveva incontrato Romy, che gli riempì il cuore di gioia.
Lo accompagnarono da Yannick e lo lasciarono sotto la sua protezione.

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