Stage 0: the beginning

di the maze tribute
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Il ragazzino moro entrò nella stanza.

Era piccola, e arredata solo con un paio di poltrone, tra le quali era sistemato un tavolino di vetro.

Le pareti erano completamente bianche, senza nessun quadro appeso.

Si sedette su una delle due poltrone, sistemandosi un po' per stare più comodo.

Era stato accompagnato lì da una ragazza alta, dei bellissimi occhi azzurri, avrà avuto vent'anni.

Indossava una strana divisa bianca, con delle lettere scritte sopra.

W.I.C.K.E.D.

Aveva detto di chiamarsi Alena, o qualcosa del genere. Era un nome abbastanza strano, pensò il ragazzino.

Lui, ne era sicuro, non aveva mai conosciuto nessuno che si chiamasse così.

Anche se in realtà non poteva esserne del tutto certo.

Era abbastanza confuso. Non ricordava bene ciò che era successo.

Era una cosa molto strana: ricordava solo le cose essenziali, le più importanti, ma nulla nei particolari.

Sapeva di avere 11 anni, e ricordava che suo padre era morto: se ne era andato di casa qualche mese prima, ed era stato comunicato a sua madre solo qualche giorno dopo la sua fuga che era morto.

A lui non lo avevano detto, ma lo sapeva. Lo aveva sentito dire dalla guardia, mentre si era nascosto per origliare la conversazione.

Anche la madre era morta, solo due giorni prima. Davanti ai suoi occhi.

Subito dopo erano arrivate queste strane persone con la scritta W.I.C.K.E.D che lo avevano preso e portato via dicendogli che era per il suo bene, e che lo avrebbero portato in un posto sicuro.

E poi c'era il suo nome. Thomas.

Quel nome gli dava un senso di estraneità.

Come se fosse stato un'etichetta appiccicata ad un barattolo completamente vuoto dopo che è stato privato della sua etichetta originale.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore improvviso.

Thomas si voltò verso la porta e vide una donna, decisamente più vecchia della ragazza che lo aveva accompagnato nella stanza, che si richiudeva la porta alle spalle.

Era bionda, un'aria severa, e le stesse lettere sulla divisa bianca.

Thomas continuò a guardarla impaurito, mentre raggiungeva l'altra poltrona senza degnarlo di uno sguardo.

Si sedette con calma di fronte al ragazzino, e in quel momento lo guardò per la prima volta.

-Ti chiami Thomas, vero?- chiese la donna tranquillamente.

C'era una leggera eco visto che la stanza era praticamente vuota.

Lui si limitò ad annuire, senza dire niente riguardo alla sua incertezza sul suo vero nome.

-Io mi chiamo Ava, Thomas. E non devi preoccuparti. Qui sei al sicuro- gli disse notando quanto spaventato fosse.

Lui non pensava di poter stare tranquillo però. Non aveva idea di dove fosse finito, del perchè era lì.

-Cos'è questo posto? Perchè mi avete portato qui?- chiese alla donna cercando di mettere da parte la paura che sentiva in quel momento.

Lei, inspiegabilmente, sorrise.

-Come già saprai, questo è un periodo di notevole difficoltà in tutto il mondo. Ci sono state numerose e terribili eruzioni solari che hanno raso al suolo gran parte della Terra. In seguito a queste eruzioni solari, è nata un'epidemia. Ha iniziato a diffondersi un virus terribile, e letale. Lo abbiamo chiamato l'Eruzione. I sopravvissuti alle eruzioni solari hanno iniziato a morire a causa di questo virus, che purtroppo è molto contagioso. Si diffonde attraverso l'aria. La nostra associazione, W.I.C.K.E.D., sta cercando di trovare una cura. Da quando abbiamo iniziato le nostre ricerche, abbiamo scoperto che non tutti gli esseri umani contraggono il virus. Ci sono persone immuni, che pur essendo entrati in contatto con l'Eruzione non ne mostrano i sintomi. Tu sei uno di loro Thomas. E ti vogliamo qui con noi perchè pensiamo che potresti aiutarci a trovare la tanto desiderata cura che potrebbe salvare ciò che resta dell'umanità- concluse la donna.

Thomas non ricordava niente di tutto quello che gli aveva appena detto.

-Come potrei aiutarvi io? Non so nulla. Non so niente che potrebbe essere in grado di aiutarvi a trovare la cura- rispose lui.

-Questo è vero, Thomas. Ma tu devi fidarti di noi- rispose lei.

Thomas non disse niente. Si limitò a continuare a osservarla, così lei riprese a parlare.

-Devi aiutarci. Sei sotto la nostra ala protettrice adesso, e abbiamo bisogno del tuo aiuto per trovare la cura. Tu sei importante Thomas, molto più di quanto tu possa immaginare-

-Davvero sono così importante?-

Ava annuì, sorridendogli.

-Quella per cui combattiamo noi è una buona causa. Tante persone cercano di metterci in difficoltà, ma non capiscono che quello che tentiamo di fare può salvare moltissime vite-

Thomas stava iniziando a convincersi del fatto che aiutarli era effettivamente la cosa giusta da fare.

-Adesso- continuò-ti condurremo al tuo dormitorio. Domani inizierai il tuo lavoro-

Si alzò dalla poltrona, e guardò Thomas.

-Vieni con me. Ti accompagno io- gli disse facendogli un cenno con la mano, prima di incamminarsi verso la porta.

Thomas la raggiunse, e la seguì lungo i corridoi.

Continuavano a girare, una volta a sinistra, una a destra, poi di nuovo a sinistra.

Sembrava un Labirinto.

Tutte le pareti erano completamente vuote, come quelle della stanza di prima.

Intanto pensava a quello che gli era stato appena detto da Ava.

Il mondo era stato distrutto. Prima dalle eruzioni solari e poi dal virus.

Com'era possibile che non si ricordasse di niente di tutto ciò?

Pensava di ricordarsi grosso modo tutte le cose importanti, ma pareva che non fosse così.

La Terra quasi completamente rasa al suolo era un dettaglio abbastanza importante che a quanto pare gli era “sfuggito”.

Più ci pensava e più si rendeva conto che nella sua testa regnava la più totale confusione.

Per quanto poco ne sapeva, però, aveva il presentimento che far parte di quest'associazione, di W.I.C.K.E.D., non lo avrebbe portato a niente di buono.

Dopo diversi minuti passati a percorrere i lunghissimi corridoi dell'edificio, arrivarono in una stanza.

Anche questa era completamente bianca, ma era più piena.

Dentro c'erano due letti, due comodini, uno per ogni letto, e due armadi.

C'era anche un ragazzo. Era seduto su uno dei due letti.

Anche lui aveva la divisa bianca.

Probabilmente aveva più o meno l'età di Thomas, forse un anno in più.

Stava leggendo un libro, ma appena vide i due arrivare nella stanza si alzò in piedi.

-Quindi lui è il nuovo compagno di dormitorio?- chiese il ragazzo.

Aveva uno strano accento.

-Sì signor Newton. Lo tratti bene- rispose Ava voltandosi a guardare Thomas.

Lo guardò un paio di secondi, prima di spostare lo sguardo sull'altro ragazzo.

-Domani inizia il suo lavoro- gli disse- Aiutalo, tu sei qui da un po'-

Lui si limitò ad annuire, osservandola con fare abbastanza scocciato uscire dal dormitorio.

Poi si concentrò su Thomas.

-E così tu sei il nuovo pive...Benvenuto. Io mi chiamo Newt-
 

ANGOLO AUTRICE :3
Ciao a tutti! Allora.. ho avuto quest'idea.
Inizierei col dire che adoro il legame che c'è tra Newt e Thomas, e mi piace pensare che i due ragazzi si conoscesserò da prima di entrare nella Radura. Questa storia parlerà di come tutto è iniziato, di come siamo arrivati al Labirinto e alle seguenti prove, mettendo un po' al centro del tutto l'amicizia tra i nostri due Radurai :)
Spero tanto che vi piaccia, e spero che qualcuno mi lasci qualche recensione, per farmi sapere cosa ne pensa :)
*torna a nascondersi nel suo angolino*

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Poi si concentrò su Thomas.

-E così tu sei il nuovo pive...Benvenuto. Io mi chiamo Newt-





Gli porse la mano, e Thomas la strinse dopo un attimo di esitazione.
Il ragazzo, Newt, era alto, più di lui, e aveva dei capelli biondi abbastanza lunghi.
Continuò a osservarlo con quei suoi occhi scuri.
Sembrava quasi che stesse decidendo cosa fare con lui. Poi iniziò a ridere, apparentemente senza un motivo.
La cosa fece sentire Thomas ancora più a disagio.
Quando il biondo smise di ridere, guardò Thomas con uno sguardo indecifrabile.
Divertito, sicuramente. Ma c'era anche una certa dolcezza.
-Avanti, puoi stare tranquillo! Non ti mangio mica!- gli disse sorridendogli- Come ti chiami?-
-Thomas..- rispose lui quasi in un sussurro.
Stava provando a capire se poteva fidarsi del ragazzo che aveva davanti.
-Bene così!- gli disse con allegria Newt dandogli una pacchetta sulla spalla.
Poi si dirisse verso il suo letto, sedendosi nuovamente di fianco al libro che stava leggendo quando erano arrivati lui e Ava.
Lo poggiò sul suo comodino e poi battè una mano di fianco a lui sul letto, invitandolo a sedersi sorridendogli.
Thomas accettò l'invito e lo raggiunse, sedendosi dove gli aveva indicato.
Appena si fu seduto, Newt si sistemò meglio e si voltò verso di lui, in modo da poterlo vedere bene in faccia.
-Allora Tommy, la signora Paige ti ha già fatto il discorsetto di benvenuto vero? Certo, se no non saresti così sconvolto adesso- gli disse il ragazzo guardandolo, con quel sorrisetto che non abbandonava mai il suo viso.
Vedendo che Thomas non reagiva, ancora pensieroso, parlò di nuovo lui.
-Non ti da fastidio se ti chiamo Tommy vero?- gli chiese leggermente preoccupato Newt.
-No, assolutamente no! Scusa, stavo solo... La signora Paige hai detto? Fa il discorsetto a tutti?-
-La signora Ava Paige, una dei Creatori di W.I.C.K.E.D., e sì, fa il discorsetto a tutti, quando arrivano qui. “Le eruzioni solari... Un virus terribile, e letale” , sempre le stesse cose. Secondo me se lo è imparata a memoria. Dice a tutti, e lo so perchè me lo ha raccontato diversa gente, che lo sappiamo già. Ma non è vero. Quando arriviamo qui è già una grande cosa il fatto che sappiamo il nostro nome. E poi che lo fanno per il nostro bene.. Bah..-
Era evidente che non la pensavano allo stesso modo.
A Thomas la signora Paige era sembrata gentile, e gli sembrava una cosa buona provare ad aiutare lei e W.I.C.K.E.D a trovare la cura. Non sapeva niente al momento, questo era vero, ma avrebbe potuto provare a collaborare.
Newt invece, non era per niente convinto.
-Perchè.. non lo fanno per il nostro bene? Non è una cosa buona aiutarli a trovare la cura?- chiese lui incerto.
-Io in realtà non lo so.. non mi convince questa storia. Ci sono alcune cose, che sono successe in questi due anni, che mi hanno fatto pensare molto. Strane scomparse.. alcuni dopo un po' tornano, altri non tornano mai. Non so cosa gli fanno, ma voglio scoprirlo- gli rispose lui pensieroso., fissando il vuoto.
Anche Thomas voleva scoprirlo.
Questa cosa lo confuse un po'. Cosa succedeva ai ragazzi che sparivano?
-E non c'è solo questo..- continuò Newt.
-Cos'altro non ti convince?- chiese Thomas.
Lui scosse la testa, tornando a guardarlo.
-Lascia stare. Ne riparleremo più avanti-
Anche se non ne era più certo come prima, Thomas pensava ancora che la cosa giusta da fare era aiutarli. In fondo, era per una buona causa.
Il loro aiuto poteva contribuire a salvare molte persone.
Rimasero in silenzio per un po', prima che Thomas riiniziasse a parlare.
-Tu pensi che Newt sia il tuo vero nome?- gli chiese curioso di sapere se quella sensazione di non ricordare veramente il proprio nome la provava solo lui.
Newt strinse le labbra, guardando per un paio di secondi un punto imprecisato dietro Thomas, poi tornò a guardarlo.
-No.. ma ho smesso di provare  a capire quale fosse quello vero già da un bel po' ormai- rispose con una nota di tristezza nella voce.
Guardò con gli occhi carichi di tristezza il pavimento, prima di rialzare nuovamente lo sguardo e fare un respiro profondo, come per scrollarsi di dosso il malumore che lo aveva sopraffatto all'improvviso.
-Comunque, domani è il tuo primo giorno di lavoro pive, e io ti devo guidare. In pratica ti farò da mammina ansiosa e protettiva per un periodo di tempo, prima che tu ti abitui alla nuova vita e possa iniziare a fare le cose senza avere bisogno di supervisione- gli disse il biondo.
Thomas aveva ascoltato quello che gli aveva detto, ma si era soffermato in particolare sulla parola pive.
Era già la seconda volta da quando si erano incontrati che la sentiva dire da Newt, ma non capiva quale potesse essere il suo significato.
Non riusciva ad associare quella parola a niente che conoscesse.
-Pive?- chiese dubbioso Thomas -Cosa vuol dire pive? Non è la prima volta che lo dici-
Newt ridacchiò.
-Pive è il nome, amichevole, naturalmente, che ho dato a tutti i ragazzini che portano da me quando arrivano qui. E' un'abbreviazione per pivellini. Ormai è da un bel po' che sono qui, e tu sei l'ultimo di una lunga lista di pive, appunto, che sono stati miei compagni di dormitorio appena arrivati nella “grande famiglia di W.I.C.K.E.D.”. Tu, però, dovresti essere l'ultimo che mi affidano, o almeno, questo mi hanno detto. Quindi, per tua sfortuna, credo, rimarrai con me da ora in poi- concluse con un sorriso.
Thomas sorrise per la prima volta da quando era arrivato lì.
Newt gli piaceva. Aveva deciso che poteva fidarsi di lui.
-Da quanto sei qui?- gli domandò.
Newt sospirò.
-Da due lughissimi anni Tommy. I miei sono morti, e questi tipi strani mi hanno portato in questo posto- sbuffò - Ormai lo conosco abbastanza bene. Per questo tutti i ragazzi nuovi, o quasi, li affidano a me. Ci sono anche altri ragazzi che sono qui da così tanto tempo, e infatti parecchi di voi pive vanno anche da loro. Ma ti assicuro che non tutti sono gentili e simpatici. Io ti ho accolto abbastanza bene direi, alcuni di loro quando arrivi ti dicono “Vai sul tuo letto e non rompere troppo. Ho da fare qui.” Anche queste cose mi sono state raccontate da un po' di persone-
Thomas si fermò a riflettere. Non tanto sul fatto che era stato fortunato a trovare uno come Newt, disposto a fargli un po' di chiarezza e ad aiutarlo, e comunque decisamente simpatico.
Lo aveva lasciato perplesso il fatto che fosse lì da due anni.
-I tuoi genitori sono morti a causa del virus?- chiese senza troppa delicatezza, vista la domanda. *
Newt scosse la testa. Non sembrava disturbato più di tanto da quella domanda.
Forse gliel'avevano fatta già parecchie volte,probabilmente anche fin troppe.
-Erano in viaggio per lavoro, credo. Hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. C'è stata una di quelle maledette eruzioni proprio nel paese in cui erano loro. Io non ero andato con loro, me lo hanno detto i tipi di W.I.C.K.E.D. quando sono venuti a prendermi. Questo tutto ciò che ricordo-
Newt rise amaramente.
-Bella schifezza però. Arriviamo qui che non ci ricordiamo praticamente nulla, e quel poco che ricordiamo è come sono morti i nostri genitori- disse il biondo. Sospirò, fissando il vuoto.
Vedendo che il suo nuovo amico si stava intristendo di nuovo, Thomas decise di cambiare argomento.
-E cosa dobbiamo fare noi qui?- chiese.
Newt si riscosse dai suoi pensieri, e tornò a guardarlo.
-Bhe.. aiutarli nei loro strani piani. Dicono che siamo molto intelligenti, e che possiamo aiutarli a trovare la cura per l'Eruzione. Secondo me sono solo un mucchio di cavolate. Come faremmo noi, ragazzini, a trovare una cura al virus? Comunque, fino ai 14 anni ci fanno fare ancora una vita abbastanza normale. Nel senso che ci fanno fare delle lezioni, come scuola, ma a modo loro ovviamente, e quelle cose lì. Non è una vera e propria scuola, fanno fare cose abbastanza strane. Io mi limito a farle e basta. Poi, nel momento in cui compi 14 anni, ti inseriscono in altri progetti di cui io per ora non so nulla- gli rispose Newt.
-Io personalmente non mi ricordo quando compio gli anni. Come fanno a sapere quando inserirmi in quegli altri “progetti” se neanche io so quando è il mio compleanno?-
Cavolo. Non si ricordava neanche quando era il suo compleanno. O il suo cognome.
Si era reso conto solo in quel momento che anche quelle cose così importanti su di lui non riusciva a farle tornare alla memoria.
Newt sorrise.
-Ovviamente loro lo sanno. Sanno tante di quelle cose che a noi non dicono-
Thomas ripensò un paio di secondi a tutto quello che gli era stato detto, poi sbuffò.
-Non è un granchè come situazione, eh?- gli chiese Newt.
-No, direi proprio di no..-
Gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla.
-Con il tempo ti abitui..- gli disse con un mezzo sorriso- Comunque, ho parlato tutto il tempo io fino ad adesso. So che è normale, dovevo schiarirti un po' le idee, ma ora mi piacerebbe sapere qualcosina su di te, se ti ricordi qualcosa-
E così Thomas iniziò a raccontargli quel poco che sapeva.
La morte del padre, e a distanza di pochi mesi anche quella della madre.
L'arrivo degli uomini di W.I.C.K.E.D. in casa sua e il trasferimento nell'enorme edificio.
Il discorso della signora Paige.
E le poche cose che ricordava su se stesso. Tipo l'età.
A racconto terminato fu di nuovo Newt a prendere la parola.
-Tu sei uno degli immuni? Sei un Mune?-
Thomas annuì.
-Tu no?- chiese al biondo.
-Io no..-
Thomas conosceva quel ragazzino da pochissimo, ma l'idea che potesse morire a causa del virus, o per qualsiasi altra cosa, già lo spaventava.



ANGOLO AUTRICE ^^
Eccoci qui con il secondo capitolo! Volevo pubblicarlo ieri, ma purtroppo EFP non ha funzionato per tutto il pomeriggio, quindi ho dovuto riinviare a oggi :)
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e che qualcuno mi lasci una recensione! :D
Alla prossima ^^



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Passarono tutta la serata insieme.

All'ora di cena, le 7 in punto, erano usciti dalla camera, così come il resto dei ragazzi nei dormitori vicini al loro, e da quel momento Thomas era rimasto incollato più che poteva a Newt.

Aveva paura di perderlo in mezzo a tutti i ragazzi che affollavano il corridoio in quel momento.

La cosa aveva fatto ridere ( e non poco ) il biondo.

-Perchè mi stai così appiccicato Tommy?-

-Rischio di perdermi se non vedo dove vai. E vorrei evitarlo-

Si. Aveva riso parecchio.

Newt lo guidò all'interno della struttura che si rivelò ancora più grande di quello che aveva immaginato.

Girando nei corridoi con la signora Paige aveva già potuto constatare quanto grande fosse, ma non così enorme.

Anzi, quello che aveva visto lui era uno sputo in confronto a quello che doveva ancora vedere.

Aveva bisogno di Newt, si sarebbe perso nel casino che erano i corridoi se avesse avuto la terribile idea di girare da solo!

Provò a pensare, per consolarsi, che probabilmente tutti i ragazzi nuovi si erano sentiti come lui la prima volta che avevano dovuto girare lì dentro.

Una volta arrivati alla mensa, presero da mangiare della minestra (l'unica cosa che potevano prendere) e si dirisero verso un tavolo che, stranamente, era rimasto vuoto.

Mentre mangiavano non avevano parlato molto.

O almeno, lui non aveva parlato molto.

Newt aveva parlato parecchio, ma da quello che aveva visto fino a quel momento, era un gran chiacchierone.

Gli aveva raccontato degli amici che si era fatto negli anni che aveva passato a W.I.C.K.E.D.

Non aveva legami di amicizia particolarmente profondi quasi con nessuno, i veri amici che aveva trovato erano solo un paio.

Uno, ricordava, era un certo Minho, che era il suo migliore amico. Gli piaceva scherzare, ed era un gran combina guai, non riusciva a stare fermo un attimo. Correva di continuo da una parte all'altra dell'edificio.

Newt, gli disse, non riusciva a capire come facesse a non essere mai stanco di correre.

Essendo arrivato anche lui circa due anni fa, conosceva bene tutti i corridoi, e naturalmente non si perdeva mai.

L'altro suo amico si chiamava Alby.

Lui era uno decisamente più tranquillo, e anche più serio.

Thomas si immaginò che fosse uno di quelli che, quando gli affidavano i “pive” nuovi, gli diceva di stare per i fatti loro e non disturbarlo.

Magari era un'idea sbagliata, ma lui aveva pensato così.

Vide un bel po' di gente salutare Newt, mentre loro ancora mangiavano e la sala iniziava pian piano a svuotarsi.

Non si fermava nessuno, c'era chi gli dava il cinque, chi una pacca su una spalla.

E poi c'era stato chi, molto gentilmente, aveva fatto commenti del tipo “questo qui ha una faccia da pesce lesso, buona fortuna”, senza preoccuparsi del fatto che Thomas fosse lì e potesse sentirli perfettamente.

-Ignorali- aveva detto semplicemente Newt- Non sono mai particolarmente simpatici quei tipi-

Una volta finito di mangiare, si alzarono e tornarono nela loro camera, sedendosi sui rispettivi letti.

-Domani penso che ti presenterò Minho. Se non fa le sue battutine, stupide e il più delle volte fuori luogo, è anche sopportabile. Non si può passare troppo tempo insieme, lui è in un altro gruppo a scuola, quindi non capita mai di trovarsi a “lavorare” insieme, ma per la pausa pranzo puoi stare con chi vuoi. Sempre se ti va ovvio-

Thomas annuì. Per quello che gli aveva raccontato, Minho non sembrava male come tipo, e un amico in più non gli avrebbe sicuramente fatto male.

-Come vi siete conosciuti?- chiese Thomas.

Newt ridacchiò.

-Quel cretino aveva avuto la bella idea di provare a rubare del cibo in più dalla mensa. Hanno regole severissime sul cibo, come su tutto d'altronde: mai più cibo di quello che ti danno loro. Ma Minho aveva fame, razza di idiota, e ha pensato di intrufolarsi in cucina per rubare un paio di mele. Ovviamente lo hanno beccato, gli è andata bene che non lo avevano visto in faccia. Ha iniziato a correre scappando dalla guardia che gli stava correndo dietro. Ha beccato me in giro per i corridoi, e in pratica gli ho salvato la pelle. Mancavano un paio di corridoi per arrivare alla mia camera, e l'ho fatto rifugiare nel mio armadio. Una volta passata la guardia lui è scappato fuori di nuovo, non prima di avermi lasciato una delle due mele rubate come ringraziamento e dirmi che mi doveva un favore. Da lì in poi abbiamo iniziato a passare insieme abbastanza tempo, anche perchè a quel tempo lui era ancora nel mio gruppo. Poi lo hanno spostato in un altro. Siamo ancora buoni amici, ma ci siamo un po' persi di vista- concluse ancora ridacchiando ripensando a quei momenti.

Dovevano essere veramente grandi amici quei due.

-Wow! Ne ha di coraggio questo Minho!- disse Thomas, pensando che probabilmente non lo avrebbe fatto lui. O magari sì. Dipendeva dalla fame.

-Ma che coraggio!? Solo stupidità! Ma è il mio migliore amico, anche se è pazzo- disse Newt.

Thomas sorrise.

Dopo un paio di minuti di silenzio, che Thomas passò guardandosi intorno mentre Newt lo guardava pensieroso, suonò una specie di campanella.

Thomas, che naturalmente non sapeva cosa significasse il suono della campana, continuò a guardarsi intorno spaesato, mentre Newt si alzò dal letto e si avvicinò al suo armadio.

-E' ora di dormire Tommy- si voltò a guardandolo e sorrise vedendo quanto era confuso.

Newt tirò fuori il suo pigiama da uno degli scompartimenti, poi si voltò di nuovo verso il bambino moro.

-Ne hai uno anche tu nel tuo armadio- disse indicando il suo pigiama- prendilo, cambiati e infilati sotto le coperte più in fretta che puoi, così non fanno storie quando passano a controllare-

Thomas obbedì, facendo tutto quello che gli aveva detto il suo amico.

Si infilò nel letto, così come aveva fatto Newt.

-Fai finta di dormire- gli sussurrò il ragazzo dal letto, spegnendo la luce in fretta.

Lì per lì non capì perchè doveva far finta di dormire.

Ci arrivò nel momento in cui sentì dei passi dietro la porta, così chiuse gli occhi.

In quell'istante una guardia aprì la porta e si affacciò dentro la camera, e, una volta constatato che entrambi dormivano (o almeno, questo lui credeva), richiuse la porta e si allontanò.

Newt aspettò ancora qualche secondo prima di riaprire gli occhi.

-Ricordati di parlare a bassa voce o ci scopriranno- gli disse sussurrando.

Il moro annuì, riaprendo gli occhi.

-Bene!- disse Newt mettendosi a sedere sul letto e riaccendendo la luce.

Thomas guardò Newt con sguardo interrogativo, e lui, notandolo, si affrettò a spiegargli.

-Una delle innumerevoli regole: alle 10 devi essere a dormire, già addormentato. Se ti beccano in piedi ti puniscono. Domani ti farò un elenco delle regole più importanti, così puoi vedere di impararle per evitarti le punizioni- gli disse prendendo il libro che aveva poggiato qualche ora prima sul comodino.

-Che tipo di punizioni sono?- chiese Thomas.

-Niente di bello, fidati. Ne ho provate un paio e sinceramente sono a posto così, non ho nessuna voglia di provarle una terza volta- rispose aprendo il libro e iniziando a sfogliare per ritrovare la pagina a cui era arrivato.

Thomas decise di cambiare argomento, quelle domande le avrebbe fatte un'altra volta.

-Che libro stai leggendo?- gli chiese invece.

-Oh.. Questo libro qui si chiama “Il signore delle mosche”. Tieni, guarda un po'- gli rispose lanciandogli il libro.

Lo prese al volo e cominciò a rigirarselo tra le mani, fermandosi poi a leggere la trama sul retro del libro.

Un aereo precipita in mare, unica salvezza è l'isola disabitata che si trova nei pressi. Al disastro gli unici sopravvissuti sono un gruppo di ragazzi inglesi, tutti di buona famiglia borghese nell'età della preadolescenza, assieme ad altri molto più piccoli; insieme si mettono subito all'opera nel tentativo di auto-organizzarsi e governarsi con regole precise pur essendo senza alcun aiuto né controllo da parte di un'autorità adulta. Ma, molto presto, la loro vita si trasforma in un incubo infernale

-Il libro è bello, ma la storia ti mette un'ansia! Spero, anche se è abbastanza improbabile visto che sono segregato qui dentro, di non trovarmi mai in una situazione simile a quella di quei ragazzi! - disse Newt.

-E perchè lo stai leggendo?-

Alzò le spalle.

-Me lo hanno consigliato a scuola. Ho provato a vedere com'era. Ma sono uno che quando inizia le cose le finisce, e non farò eccezione questa volta. Ho intenzione di finirlo- rispose lui semplicemente.

 

Due ore dopo, Thomas era ancora sveglio.

Newt ormai si era addormentato già da un bel po', dormiva tranquillamente, russando anche un po' in alcuni momenti.

Lui invece continuava a fissare il soffitto pensando a quella giornata.

Quanti cambiamenti.

Ci si sarebbe abituato , forse, prima o poi.

Si addormentò chiedendosi cosa gli avrebbe riservato il secondo giorno della sua nuova vita.



ANGOLO AUTRICE :3

Io spero si sia capito, ma lo dico come chiarimento.

“Maze Runner” è stato paragonato al “Signore delle mosche” molte volte, per questo ho citato il libro di William Golding :)

Comunque, c'è una cosa che volevo dirvi dal primo capitolo, ma mi dimenticavo tutte le volte! D:

Non ho ancora finito di leggere La Mutazione, quindi è possibile che ci siano incongruenze con quanto raccontato da Dashner (se è stato raccontato qualcosa) :)

Che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero che recensirete :)

Alla prossima ;)

P.S. So che ho aggiornato in ritardissimo e vi chiedo scusa :( Spero che mi perdoniate <3

P.P.S. Per chi volesse, queste sono le altre storie che ho scritto:

-You Found Me ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3007555&i=1 )

-Tra scuola, uscite indesiderate e sbronze colossali ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3031764&i=1 )

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Era molto strano.

Lui che giocava con suo padre e sua madre. Lui che andava a scuola. Sua madre che piangeva. Poi lui che giocava ancora con sua madre. Ma il padre non c'era più.

E poi gli uomini della W.I.C.K.E.D che lo portavano via.

Erano tanti flash messi insieme.

Poi tutto divenne più chiaro.

Era steso su un lettino. Vide dei medici che gli infilavano un ago nel collo per sedarlo.

Sentiva i medici che parlavano tra di loro, ma non capiva quello che dicevano. Le voci erano ovattate, e le uniche cose che riusciva a capire erano alcune parole isolate.

“Lui dev'essere Thomas”. “Gruppo A”. “Proprietà..”. “W.I.C.K.E.D.”.

Poi il buio.

 

 

Si svegliò all'improvviso, tutto sudato, con il respiro affannoso.

Un allarme iniziò a suonare in quel momento. Era lo stesso della sera precedente.

-Che hai Tommy? Va tutto bene?- chiese Newt con la voce impastata per il sonno.

Thomas si voltò verso il suo amico. Si stava stropicciando gli occhi con entrambe le mani, e aveva tutti i capelli scompigliati. Risultava abbastanza buffo.

-Ehm.. Si, va tutto bene- si passò una mano sul viso- era solo un sogno.. strano-

Newt annuì, prima di togliersi le coperte di dosso per alzarsi.

Si affrettò ad alzarsi anche Thomas, e si avvicinò a Newt, che era andato a prendere in suoi vestiti nell'armadio.

-I bagni dove sono?- gli chiese mentre Newt continuava a stropicciarsi stancamente gli occhi con una mano mentre con l'altra rovistanza nell'armadio alla ricerca della sua divisa.

-Aspetta un attimo, ora ti ci porto- rispose lui, trovando finalmente ciò che cercava.

Thomas andò a prendere la sua roba nel suo armadio, decisamente più ordinato di quello di Newt, e si dirise verso la porta, dove l'amico lo stava aspettando.

I bagni non erano molto lontani dalla loro stanza, ma anche quelle poche curve, al momento, bastavano a confondere Thomas.

Una volta entrati, Thomas raggiunse uno dei lavandini, e si sciacquò la faccia, ripensando al sogno che aveva fatto.

Gruppo A. E proprietà. Questo avevano detto i medici che erano intorno a lui.

Ma proprietà di chi? Il gruppo A... forse era uno dei gruppi a cui aveva fatto riferimento Newt.

Gli faceva male la testa.

Sussultò quando sentì un tocco freddo sulla sua schiena.

-Sei sicuro di stare bene Thomas?- gli chiese Newt -Ora inizi a preoccuparmi-

Thomas annuì, voltandosi a guardare Newt, che lo osservava preoccupato.

-Non hai una bella cera sai? Sei abbastanza pallido-

-Sto bene davvero- rispose tentando di sorridere- Volevo solo chiederti una cosa. Il.. il nostro gruppo qual è? -doveva togliersi quel dubbio.

Newt lo guardo perplesso.

-Gruppo A, perchè?- gli rispose accigliandosi

Lo stesso gruppo che aveva nominato il medico del sogno.

Perchè conosceva questi particolari anche se nessuno glielo aveva ancora detto?

-Cosa hai sognato Thomas?- gli chiese Newt a quel punto, vedendo che il ragazzino di fronte a lui non gli rispondeva.

Thomas continuò tacere, guardando l'amico negli occhi, poi Newt lo prese per un braccio e lo trascinò in un angolo del bagno in cui nessuno li avrebbe sentiti.

-Che cosa hai sognato?- gli chiese di nuovo- Non parlare ad alta voce, non devono sentirti-

Thomas si fidava di Newt, ma non sapeva se era il caso di raccontarglielo.

-Puoi fidarti di me, non andrò a spifferare agli altri quello che mi racconti- gli disse Newt, come se avesse sentito quello che stava pensando Thomas.

-Ecco.. -dopo un ultimo momento di indecisione, si decise a dirglielo- era confuso. All'inizio erano un insieme di flash, riguardanti la mia vita prima di arrivare qui. Poi i flash sono finiti. E mi sono ricordato di un momento in particolare. Dei medici mi stavano sedando, e sentivo che nominavano il gruppo A. Dicevano che appartenevo al gruppo A. E altre cose che non sono riuscito a capire-

Newt sembrava sorpreso. Lo prese per le spalle.

-Dici sul serio? Ti ricordi queste cose?- gli chiese incredulo.

Thomas annuì, così Newt lo mollò e si passò le mani tra i capelli, mentre si formava un sorriso sulle sue labbra.

-Non è una cosa normale ricordarsi cose del genere? Non è successo a nessun altro?- gli chiese Thomas incerto. La reazione di Newt lo aveva lasciato un po' perplesso. Non pensava che fosse una cosa così fuori dal normale.

-Stai scherzando Tommy? E' straordinario! Non è mai successo prima che qualcuno si ricordasse di qualcosa della loro vita prima di arrivare qui! D'ora in poi mi devi raccontare tutto, capito? Ogni volta che ti ricordi qualcosa di nuovo devi raccontarmelo. Minho ne sarà entusiasta!-

Thomas spalancò gli occhi.

-Avevi detto che non lo avresti raccontatoa nessuno!-

-Minho è un'eccezione. Entrambi cerchiamo qualcuno che abbia qualche ricordo praticamente da quando siamo arrivati- gli rispose provando a tranquillizzarlo, continuando a sorridere. Sembrava che quella fosse la notizia più bella che gli avevano dato da quando era arrivato lì.

-Stai tranquillo Thomas. Puoi fidarti- continuò- Ora fatti una doccia e cambiati, tra venti minuti dobbiamo essere nella mensa-

Fece quello che gli aveva detto, e appena ebbe finito si dirisero alla mensa, che esattamente come il giorno prima, era piena di ragazzi.

Mentre faceva colazione, Newt continuava a guardarsi intorno, probabilmente alla ricerca di Minho, ma lui non si fece vivo per tutto il tempo.

Quando entrambi ebbero finito di mangiare, Newt lo accompagnò davanti ad un'aula.

-Allora Tommy, ti dovrò lasciare da solo per un po'. Questa lezione a me l'hanno fatta da parecchio tempo, io devo andare da un'altra parte. Ci vediamo tra due ore, aspettami qui quando hai finito. L'ultima cosa che voglio è che ti perdi-

Thomas annuì, e Newt si allontanò sorridendogli un'ultima volta.

Entrando nell'aula, notò un sacco di ragazzi, alcuni più giovani di lui, altri un po' più grandi.

Occupò uno dei pochi banchi rimasti vuoti, in prima fila.

Tutti i ragazzi stavano parlando tra di loro, e Thomas, che stava seduto al suo posto silenzioso, si guardò un po' intorno, per vedere i suoi compagni.

Il suo sguardo si incrociò con quella di una ragazza seduta a due banchi da lui.

Aveva i capelli lunghi e neri, e gli occhi azzurri.

Di carnagione era abbastanza pallida.

Lei gli rivolse un sorriso, e lui ricambiò.

Continuarono a guardarsi finchè non entrò un uomo nell'aula.

Aveva in comune con tutte le persone che lavoravano nella struttura il cartellino con la scritta W.I.C.K.E.D., ma era vestito molto più elegantemente.

Tutto ciò che indossava era bianco: la giacca, la cravatta, le scarpe. Tutto assolutamente bianco.

Una leggera barbetta gli copriva le guance.

Non sapeva perchè, ma a Thomas quell'uomo ricordava molto un ratto.

L'uomo sbuffò leggermente scocciato, poi battè un paio di volte le mani per richiamare l'attenzione dei ragazzi, che si zittirono immediatamente.
Li osservò severamente qualche secondo, prima di iniziare a parlare.

-Benvenuti a W.I.C.K.E.D. Per iniziare, mi presento. Il mio nome è Janson. Qui siete tutti nuovi, avete avuto un passato difficile, ma qui siete al sicuro. Non preoccupatevi. Dovete sapere -disse alzando un po' la voce, sottolineando quelle parole e iniziando a camminare andando avanti e indietro tra i banchi, senza smettere di osservare i vari ragazzi- che qui ci sono delle regole, e queste regole vanno rispettate. Per chi non rispetta le regole, ovviamente sono previste delle punizioni. Ma non sono qui per parlarvi di questo, o almeno, non adesso, quindi adesso cambiamo argomento. Come già sapete, la nostra associazione sta cercando una cura per il terribile virus che ha causato e continua a causare numerose vittime. Voi siete qui per aiutarci, e per aiutarci dovete sapere le cose fondamentali-

E da lì l'Uomo Ratto, così lo aveva soprannominato Thomas, iniziò a spiegare tutto sull'Eruzione.

Da quando ha iniziato a diffondersi tra i superstiti delle eruzioni solari fino a quel momento. I sintomi, i tentativi di cure falliti. La rapidità del contagio.

Anche se in alcuni punti era stata noiosa, complessivamente Thomas aveva trovato la lezione abbastanza interessante.

C'erano state ancora numerose occhiate da parte della ragazzina con i capelli neri.

A lezione finita, Thomas uscì dall'aula, e aspettò Newt nel corridoio.

Il suo amico arrivo circa dieci minuti dopo, abbastanza affaticato e con il fiatone.

-Io..Scusa- gli disse provando a riprendere fiato- Mi hanno trattenuto di più.. Scusa, spiegherò che è colpa mia-

-No no, non voglio che ti prendi la colpa. Sei già gentile ad aiutarmi, io sono una zavorra che ti devi portare dietro sempre. E' colpa mia- gli rispose convinto.

Newt lo guardò sorridendogli.

-Avanti pive, adesso devi andare nella stanza comune- gli disse iniziando a camminare- Lì troverai una guardia che ti darà gli appunti su quello che vi hanno fatto fare nelle due ore passate. Stud..- iniziò a suonare una sirena, che fece bloccare Newt immediatamente.

Era un rumore assordante, veramente fastidioso.

Prese Thomas per un braccio e iniziò a trascinarlo in fretta nella direzione opposta rispetto a quella che avevano preso prima.

-Che succede? Cos'è questa sirena?- provò a chiedere Thomas, ma Newt non gli rispose, continuando a camminare.

Dopo diversi corridoi, Thomas riconobbe in lontananza il corridoio in cui si trovava il loro dormitorio.

-Perchè stai tornando al dormitorio Newt? Non dovremmo andare alla...-

-Stai zitto Thomas! Aspetta!- lo interruppe seccato Newt.

Appena furono davanti alla loro porta, Newt la aprì e spinse velocemente dentro Thomas, entrando subito dopo e richiudendosi la porta alle spalle.

Appena dentro, Newt sospirò, chiudendo gli occhi.

Thomas continuava a guardarlo, sperando che gli spiegasse il motivo di quella reazione.

L'amico andò a sedersi sul letto, e si passò una mano tra i capelli.

-Cosa sta succedendo?- chiese Thomas, sperando che questa volta gli avrebbe risposto.

Newt sospirò ancora una volta, poi iniziò a parlare.

-Quella sirena suona quando scoprono che qualcuno all'interno della struttura ha l'Eruzione. Quando lo scoprono, spesso chi è contagiato è già fuori di testa, e inizia a girare per i corridoi tentando di scappare dalle guardie. Visto che lo hai appena studiato, dovresti sapere con che rapidità avviene il contagio. E sai anche che non sono un Mune, quindi la probabilità che anche io prenda l'Eruzione con qualcuno malato in giro è altissima..- gli rispose lui.

Thomas si sentì quasi in colpa per essersi spazientito in quel modo.

-Cosa succede a questi malati quando li prendono?- gli chiese Thomas.

-Li mandano via. Mandano via anche chi sospettano sia stato contagiato. Ed è vero che questo posto non mi piace, ma lì fuori è molto peggio-

Thomas si sedette sul suo letto, e rimase a fissare il pavimento finchè Newt non parlo di nuovo.

-Ora dobbiamo aspettare i tre fischi. Quando suonano, vuol dire che lo hanno preso, e che camminare per i corridoi è di nuovo sicuro- gli disse prendendo il suo libro dal comodino e sdraiandosi sul letto- Purtroppo non ho un libro da darti. Trova qualcosa da fare per ammazzare il tempo-

Anche Thomas si sdraiò sul suo letto.

-Io penso che dormirò un po'. Sono abbastanza stanco-

-Va bene Tommy. Ti sveglio appena suonano i tre fischi. Oggi giornata libera! Quando succedono cose di questo tipo annullano ogni lezione. Ci vediamo dopo-

Thomas annuì all'amico, ripensando a quello che gli aveva appena detto, poi chiuse gli occhi.

Il sonno prese il sopravvento molto velocemente.

 

Di nuovo lo stesso sogno.

I flash. E poi quel momento in cui i medici lo sedano.

Ma stavolta c'era un pezzo in più.

Anche questi erano flash. Lui che incontrava Ava Paige. Successivamente l'incontro con Newt. La sirena che iniziava a suonare.

 

Tentò di alzarsi velocemente, ma qualcosa lo bloccava. O meglio, qualcuno.

Newt lo stava tenendo per le spalle.

-Stai calmo Tommy. Calmati!-

Era di nuovo sudato, respirava faticosamente. Quei sogni lo agitavano molto più di quanto potesse immaginare.

Respirò profondamente, poi guardò Newt, che lentamente allontanò le mani per sedersi di fianco a lui.

-Lo stesso sogno di stamattina?- gli chiese Newt.

Thomas annuì.

-C'erano anche altri flash. Il momento in cui ho conosciuto la signora Paige, te e quando è suonata la sirena. Poi mi sono svegliato.. -gli rispose lui- Perchè eri già qui a tenermi fermo?-

-Continuavi ad agitarti e a parlare, così mi sono avvicinato per vedere se ti calmavi-

In quel momento suonarono i tre fischi a cui aveva accennato Newt.

Newt lo guardò ancora qualche secondo, poi si alzò e aiutò Thomas a fare lo stesso.

-Vieni. Ti porto a conoscere Minho-

E così uscirono dal dormitorio e si avviarono verso una sezione che lui non aveva ancora mai visto.

Mentre percorrevano i corridoi, che rimanevano semi-deserti, Newt sembrava in difficoltà.

Più volte avevano dovuto tornare indietro perchè il corridoio non era quello giusto.

Dopo mezz'ora che giravano si fermarono.

-Okay lo ammetto. Mi sono perso- disse Newt alla fine.

-Ma davvero?- gli disse Thomas con una nota di sarcasmo che gli fece guadagnare un'occhiataccia da parte di Newt.

-Eccoti qui! Iniziavo a temere che lo Spaccato per cui hanno dato l'allarme fossi tu!-

Alle spalle di Newt apparve un ragazzo asiatico, alto più o meno come lui.

Aveva i capelli neri perfettamente acconciati.

Newt si voltò verso il ragazzo e sorrise immediatamente.

Poi si voltò di nuovo verso Thomas.

-Caro Tommy.. lui è Minho-

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccomi qui con un altro capitolo!

Vi chiedo infinitamente perdono. Non aggiorno da più di un mese, quindi se volete fucilarmi, vi do il permesso di farlo.

Comunque... è arrivato anche Minho, chi è felice? :)

Il capitolo è più lungo del solito, perchè... perchè sì. Ero ispirata.

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, e RECENSITE! <3

Ringrazio di cuore chi ha recensito i capitoli precedenti e chi ha inserito la storia tra le seguite/prefetite/ricordate! E, perchè no, un ringraziamento anche per i lettori silenziosi, che comunque dedicano un po' del loro tempo alla lettura dei capitoli :)

Grazie ancora, e al prossimo capitolo <3

 

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