I Giochi della Memoria

di OurChildhood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


CAPITOLO PRIMO:
Dormivo profondamente, distesa sul morbido materasso della mia camera, quando qualcosa colpì i miei occhi. Li aprii lentamente e li sbattei più volte tentando di scacciare quella sensazione si bruciore: dannato raggio di sole! Mi alzai di malavoglia, capendo ormai che Morfeo non sarebbe più venuto a farmi visita. Poggiai i miei piedi nudi sul parquet e mi guardai attorno: Lily stava ancora dormendo, ignara del sole brillante che fuori splendeva; Dominique, come suo solito, ci aveva lasciate dormire un pò troppo e di sicuro ora stava facendo colazione; infine Roxanne russava, ancora inebriata dalla nebbia del sonno. Quello stupido raggio di sole aveva deciso di rovinare la giornata proprio a me. Mi vestii sbuffando e scesi le scale, arrivando alla cucina della Tana dove, come da programma, Dominique stava facendo colazione insieme James e Albus.
-Buongiorno- dissi in un borbottio poco convinto.
-Buongiorno raggio di sole- oh Albus, solo Merlino sa quanto bene voglia a quel ragazzo! Mi avvicinai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia.
-Quanto siete smielati- Ecco James, il solito rompi pluffe.
-Sei in carenza d'affetto, caro James? La ragazza di questo mese ti ha lasciato in bianco?-
-Touchè- Adoravo fare la piccata con lui, adoravo ridurre i suoi tentativi di importunarmi a zero.
-Hai perso un'altra volta, Jamie- Dominique... Cara, saggia Dominique. Lei mi aiutava sempre a zittire James.
-Ti ci metti pure tu ora?- rispose quest ultimo, cupo e arrabbiato. Intanto, seduta accanto ad Albus, avevo cominciato a mangiare la mia colazione. Nonna Molly non si smentiva mai: la tavola era coperta da piatti di brioches, vassoi di uova e bacon, ciotole di biscotti appena sfornati, brocche di latte caldo, tazze di thè fumati.
-Ovvio, caro cuginetto! Altrimenti chi ti tiene a bada e fa scappare ogni singola ragazza che frequenti? La nostra Rosie non ce la farebbe da sola!-
Sghignazzai infilando il naso nella tazza di latte mentre ascoltavo la risposta di Domi, che ricevette un'occhiataccia incollerita da James. Dominique e James avevano la stessa età. Erano nati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro e, durante i loro diciassette anni di vita, erano cresciuti insieme, quasi come fratelli. Dominique Weasley era alta, con capelli biondo grano, lisci che arrivavano a sfiorarle la parte inferiore delle scapole. Gli occhi grandi e celesti fungevano da calamita per qualsiasi ragazzo le passasse accanto e la bocca carnosa faceva incantare con i suoi movimenti fluidi e sensuali. Inoltre il fisico magro e snello, con le curve giuste nei punti giusti, contribuiva a farle riscontrare un certo successo tra i ragazzi. Sembrava una figlia di Afrodite e ci andava vicina poiché il suo sangue era per un ottavo di Veela. Pacata, solare, studiosa e per niente vanitosa (il ritratto della perfetta Corvonero), ma sapeva essere una vera serpe quando voleva. Nonostante tutto era totalmente diversa dal suo coetaneo e compagno di avventure, James. James Sirius Potter era molto alto e asciutto, il fisico scolpito dagli allenamenti di Quidditch e la pelle nè troppo chiara nè troppo abbronzata. I capelli erano indomabili e neri come la pece, ricordavano terribilmente quelli del padre. Gli occhi marrone cioccolato gli davano quella finta aria da bravo ragazzo che faceva cadere le ragazze ai suoi piedi ma, se qualcuno si fosse soffermato a studiarlo più accuratamente avrebbe scoperto che il vero James era anche carismatico, orgoglioso e maniaco di attenzioni: era il ritratto del vero Grifondoro. A questi tratti si mescolavano perfettamente anche la testardaggine (ereditata dagli Weasley) e un briciolo di ingenuità (ereditata dai Potter). Non gli mancavano di certo il coraggio a la sfrontatezza che, insieme alla naturale bellezza, gli avevano assicurato una fama da "donnaiolo" tra le mura di Hogwarts, da corollario, naturalmente, da un anno era stato eletto capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. -Smettetela di battibeccare voi due!- rispose Albus. Albus Severus Potter era il tipico ragazzo simpatico, timido, impacciato, ma leale. "Tassorosso", direte voi, ma non potreste fare un errore più grave: Albus era Serpeverde fino al midollo. Era acido, scontroso e subdolo e riusciva a mascherarlo con un'intaccabile facciata da bravo ragazzo. Anche lui di una bellezza riceracata: i capelli scuri, come il fratello, sempre scompigliati e la pelle di un colore perfetto, il fisico era anch'esso perfetto (sempre grazie al Quidditch). Lo si riusciva a distinguere da James grazie a quei pochi centimetri in meno e al colore degli occhi: quelli di Albus erano verde smeraldo, luminosi e grandi (come sua nonna Lily). Albus era mio coetaneo e, come nel caso di Domi e James, siamo cresciuti praticamente come fratelli.
Io, Roseline Weasley, sono il contrario rispetto ai miei cugini. Il mio metro e sessanta sfigura rispetto al metro e settanta di Domi e al metro e ottantacinque, circa, dei due Potter. Il mio corpo troppo magro con le curve pronunciate e ai posti giusti sembra darmi un'aria da denutrita. La pelle pallida contrasta con il rosso cremisi dei miei lunghi capelli dai ricci dolci. Infine gli occhi azzurro cielo sono contornati da lunghe e folte ciglia che li rendono più grandi. Gli zigomi e le guance sono punteggiati da lievi lentiggini... non vado fiera del mio fisico, mi sento intrappolata in una figura che si mostra più piccola di qello che vorrei che fosse. Domi, Lily e Rox mi trovano bellissima, una di quelle bellezze rare che non trovi ovunque ma io non ho mai dato tanta importanza all'apparenza, perché concentrata sui miei doveri. Io non sono come Lily, il cui primo pensiero al mattino e quello di vestirsi in modo da far sbavare i ragazzi; io non sono come Dominique, che è sempre impeccabile in ogni suo gesto; o come Rox, che è rispettata da tutti per il suo carattere frizzante e attivo. Certo, sono conosciuta a scuola perché sono la cercatrice più brava di Hogwarts o per la mia bravura a scuola (e anche perché sono figlia di Hermione Granger e Ronald Weasley, però questa è un'altra storia) ma non sono di certo una che tutti i ragazzi notano quando cammina o passa per i corridoi. Io devo pensare a rendere fieri i miei genitori: studiare rende orgogliosa mia madre, giocare a Quidditch rende orgoglioso mio padre. E in quale Casa poteva capitare una ragazza con due genitori così fieri e testardi? Grifondoro naturalmente.
-State già litigando?- Lily Luna Potter ha fatto il suo ingresso in cucina, sfoggiando la sua somiglianza plateale con la madre e le sue curve ormai da donna, che stanno delineando il suo corpo quindicenne.
-Non direi, è la solita routine- ed ecco Hugo, il mio adorato fratellino. È la mia versione al maschile, solo con venti centimetri in più e un anno di meno, essendo coetaneo di Lily.
-Ci stiamo solo prendendo un pò in giro-
-Oh, ma è sempre un piacere vedere quanto vi volete bene- disse facendo scorrere lo sguardo da me a James a Domi, indicandoci con il dito indice.
-Ma perché urlate tutti?- Roxanne entrò in cucina sbadigliando e andando a sbattere contro Hugo, che emise un gemito strozzato quando il tallone della cugina gli finì con forza sopra le dita dei piedi. Roxanne Weasley era una forza della natura: carismatica, orgogliosa ed esuberante, con una particolare propensione per le feste e gli alcolici. Per il suo carattere (ereditato dal padre George) aveva collezionato un certo numero di richiami dalla preside con altrettante punizioni. Rox era una ragazza insolita: il fisico era alto e atletico dotato, come quello delle cugine, di curve prosperose e ben posizionate; aveva ereditato dalla madre Angelinala quella pelle mulatta, mentre i capelli erano dello stesso mio color cremisi. Gli occhi ambra erano come calamite e sapevano scrutarti nel profondo. Anche lei era molto ammirata dai ragazzi e, anche lei, come me, non se ne curava più di tanto. Insomma, Roxanne era un concentrato di sedici anni di follia e burlate che le avevano garantito l'inequivocabile accesso a Grifondoro.
-Rox, qui nessuno sta urlando. Sei tu che ieri sera hai bevuto troppo a quella festa- rispose placidamente Albus.
-Poco importa. Datemi cibo- detto questo si gettò sulla sedia e cominciò a trangugiare qualunque cosa le capitasse a tiro. Ecco una cosa che accomuna tutti i membri della mia famiglia: la nostra fame è indirettamente proporzionale all'aspetto fisico. Molti rimangono disgustati dalla quantità di cibo che ingurgitiamo ma, come dice sempre papà: 'La fame è l'ultima a morire' e io non potrei essere più d'accordo.
-Rose, sai che giorno è oggi vero?- mi chiese Albus, visibilmente agitato.
-È il 22 agosto. Perché?- intanto James, Domi, Rox, Hugo e Lily si guardavano preoccupati.
-Ti ricordi che, da quasi tre anni, l'ultima settimana di vacanza...- non lo lasciai finire che scattai in piedi facendo cadere la sedia sul pavimento.
-E per quale motivo non vi siete preoccupati di ricordarmelo!?-sbraitai.
-Rosie ti prego ragio...- non lasciai finire nemmeno Hugo.
-Ragionare?! Ma siamo diventati pazzi!? Io, con quell'essere, l'ultima settimana di vacanza non la passo!- muggii con gli occhi spalancati e la vena pulsante nel collo.
-ROSE! Smettila di fare la bambina! Lui è mio amico e, che ti piaccia o no, passerà l'ultima settimana qui e partirà per Hogwarts con noi!- ed ecco Albus versione serpe.
-Come può LUI venire a disturbarmi?! E devo pure condividerci la casa!- borbottai tra me e me, punta sul mio orgoglio.
-Cos'è tutto questo urlare?- disse mamma entrando in cucina seguita da papà, zio Harry e zia Ginny. -Questione Scorpius-
-NON PRONUNCIARE QUEL NOME!- e me ne andai dalla cucina sbattendo la porta e riuscendo a sentire un flebile: -Beh, almeno l'ha presa meglio dell'ultima volta- da parte di Hugo.
~~
Camminavo a passo spedito, con il viso rosso di rabbia e gli occhi che lanciavano scintille. Stavo andando alla quercia che si trovava ai margini del giardino, vicino alla recinzione, parecchio lontano dalla Tana. Lì, su un ramo dell'albero,lo zio Harry e mio padre costruirono una casetta per me e Albus. Quando eravamo piccoli sparivano per ore senza che gli altri sapessero dove fossimo. Solo Albus sapeva che ci tornavo ancora quando avevo bisogno di pensare e sapeva anche che era il mio posto preferito quando dovevo sbollire la rabbia verso Scorpius. Scorpius, un nome una garanzia! Era del mio anno e condivideva la camera con Albus. La loro amicizia era nata più o meno quando Albus si sedette vicino a lui dopo lo Smistamento in Serpeverde. Ma se Albus per la maggior parte del tempo era calmo e pacato, Scorpius era sfacciato e sfrontato. Meschino, snob, subdolo, acido e piccato, era il ritratto del Serpeverde perfetto. Era viziato e guardava tutti dall'alto al basso con superiorità, o almeno secondo il mio punto di vista. Secondo Albus bastava solo rompere il ghiaccio e si scopriva un lato di lui che restava assopito per la maggior parte del tempo. Alzai gli occhi e guardai fuori dalla finestrella intarsiata nel legno: l'albero formava un'apertura nella fronda che permetteva di vedere il paesaggio circostante. Distese infinite di campagne incolte e campi coltivati arrivavano a toccare l'orizzonte e isolavano la Tana dal resto del mondo. Il sole ardeva la terra e bruciava gli occhi. Quella era stata l'estate più calda degli ultimi dieci anni: non un alito di vento soffiava per le pianure, non una goccia di pioggia cadeva da più di tre mesi, l'afa era insopportabile e il sole cuoceva ogni cosa toccasse con i suoi raggi. Nessun animale si azzardava a fare una scorrazzata in mezzo ai campi o un giretto per il bosco che si estendeva alla destra della quercia. Nonostante il caldo asfissiante, Albus pretendeva comunque che il suo migliore amico passasse una settimana di vacanza insieme a lui, come se non riuscissero a sopportare di non vedersi fino al primo settembre. La cosa peggiore era che "l'altro" era pure d'accordo! Fatto sta che, tra i compiti, le partite di Quidditch tra cugini e i momenti di svago, mi ero dimenticata totalmente che la mia nemesi avrebbe invaso il mio territorio con il più totale consenso dei miei alleati...TRADITORI! Osservavo il cielo azzurro come i miei occhi, senza una nuvola e intanto pensavo ad un modo per sopravvivere alle sue provocazioni e umiliazioni: avrebbe dovuto penare, questo era poco, ma sicuro.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco qui il primo capitolo della mia storia.
Come prima cosa voglio dirvi che questo profilo è condiviso da due persone: la mia migliore amica ed io. Per distinguere le mie storie dalle sue io mi firmerò -I. Quindi questa è la mia prima FanFiction in assoluto.
Per quanto riguarda la pubblicazione, i capitoli verranno postati fino al quarto con un intervallo di quattro giorni. Dal quinto in poi procederò con un intervallo di due settimane.
Ringrazio in anticipo chiunque lascerà una recensione ma anche chi semplicemente leggerà la storia.
Ora voglio fare un pò di pubblicità:

-se siete del fandom di Percy Jackson, vi consiglio di passare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2431120&i=1 
-se avete voglia di un pò di drammatico romanticismo, vi consiglio di passare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2702067&i=1
Per ora è tutto,
baci OurChildhood -I :)

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Non mi resi conto del tempo che passava tanto ero immersa nei miei pensieri. Sentii un lieve scricchiolio provenire da dietro le mie spalle, seguito dal rumore di un ramo spezzato e un tonfo poco rassicurante.
-Se volevi cogliermi di sorpresa non ci sei riuscito, Al-
-Come fai a salire lassù senza romperti l'osso del collo?-
-L'altezza aiuta. Dai, dammi la mano- Dopo cinque minuti di tira e molla, Albus si sedette accanto a me.
-Allora, hai placato i tuoi bollenti spiriti?- disse lui con l'aria da finto innocente.
-Preferisci che ti schianti subito o dopo, davanti al tuo 'amichetto'?- risposi acida marcando l'ultima parola.
-Ti prego Rosie, fallo per me. Lui non ha fratelli, non ha cugini. Prova a metterti nei suoi panni. Lui non ha nessun altro al di fuori di me e Zabini.-
-E perché non può andare da Marcus Zabini invece che venire qui?-
-Perché, come ti ho spiegato per tutta l'estate, Marcus è in vacanza ai Caraibi con i suoi genitori.-
-E per questo dobbiamo sopportarlo noi?-
-Andiamo Rose! Ne stai parlando come se fosse una malattia!-
-Beh...-
-No, non rispondere! Mi dispiace per come ti ho trattata prima ma il fatto che tu sia la mia cugina preferita non ti da voce in capitolo. Scorpius arriverà dopo pranzo e non si discute. Cerca di essere carina con lui, ti prego. So che ha una certa tendenza a stuzzicarti ma...-
-Una certa tendenza?! Io sono sei anni che vivo con lui che mi punzecchia e mi stuzzica. Sembra quasi che non abbia nient'altro da fare! Per Merlino!- sbraitai -quello stupido bambino vizi...-
-Rose!-
-Ok, ok. Tenterò di dargli una possibilità, però ora andiamo, è quasi ora di pranzo-
Camminavamo fianco a fianco tenendoci per mano come dei bambini. Ma cos'eravamo, se non quello? Entrammo nella casa, nel nostro mondo, poi salutai Albus, dicendogli che avrei avuto bisogno di un po' di tempo per me stessa prima che iniziasse l'inferno. Mi beccai una terribile occhiataccia dal mio "adorato" cugino, salii le scale, fino al piano più alto della Tana, ed entrai nella stanza che condividevo con le mie cugine, proprio accanto a quella dei miei cugini, dov'era già stato preparato il letto per “il Tipo”. Ma io, Rose Weasley, che potevo fare per impedire il destino? Che speranze avrei potuto avere contro quella lurida serpe? Perché, in fin dei conti, era lui che con la sua scaltrezza gestiva il gioco e questa consapevolezza mi opprimeva. Non dovevo assolutamente pensarci. Mi alzai dal letto, sciogliendomi dalla posizione decisamente poco signorile che avevo assunto, e mi diressi verso il mio armadio. Nascosto da occhi indiscreti (da quelli di Lily soprattutto) c'era la scatola ancora semiaperta di un mp3: un aggeggio babbano per ascoltare la musica che mi aveva regalato Albus qualche tempo indietro. Infilai le cuffiette e accesi la musica. Alzai il volume quasi al massimo e mi persi ad ascoltare le note sconsolate delle canzoni di Einaudi, musicista babbano. Passavo così velocemente da una canzone lenta al pianoforte a canzoni forti come quelle dei Linking Park che il mio cervello era talmente perso dal susseguirsi di ritmi diversi che non mi accorsi del tempo che passava. Intanto dentro di me la tempesta infuriava: ero ghiaccio e fuoco, uragano e ciel sereno. "Arriverà per pranzo": le parole dette da Albus poco prima mi risuonavano lontane, come se non fossero state dette realmente. Avevo bisogno di un'ultima scarica di adrenalina prima dell'arrivo di quell'essere: feci partire "Radioactive" cercando di immagazzinare quell'energia che mi sarebbe dovuta bastare almeno fino a fine giornata. Sbirciai l'ora: mezzogiorno era passato da un pezzo e un cosa è certa: un Weasley non salta mai un pasto. Lily venne a chiamarmi dicendomi che l'ospite stava arrivando. "Ma che fortuna" pensai trasudante sarcasmo. Poi lo vidi alla porta e gli unici versi che mi vennero in mente furono "I'm on the highway to Hell". Si stagliava sull'uscio della Tana con il suo solito fare altero e sicuro. I capelli biondo platino gli erano cresciuti durante l'estate e ora gli ricadevano morbidi sulla fronte, scompigliati ad arte. La pelle albina sembrava che non avesse toccato i raggi del sole durante quei due mesi. Inoltre il suo naturale pallore risaltava grazie alla t-shirt nera che portava e che celava il suo fisico marmoreo, scolpito dagli allenamenti di Quidditch. La luce che entrava dalla porta gli illuminava il viso dai lineamenti spigolosi e nobili: la fronte alta e le sopracciglia perfette sovrastavano una paio di occhi color ghiaccio, così freddi ma caldi, così riservati ma aperti, così ambigui ma comprensibili. Una volta che questi si posavano su qualcuno riuscivano a guardare nel profondo, a scoprire i segreti dell'animo, riuscivano a denudare una persona estraendo ogni singolo pensiero. Che poi lui usasse questa abilità per sfottere la gente era un'altra storia.
Al di sotto di quei cristalli, il naso era proporzionato e altero, come il proprietario. La sua bellezza innaturale da bello e dannato era il suo cartellino d'accesso ai letti di tutte le ragazze facili e non di Hogwarts. Le uniche a resistergli eravamo noi Weasley poiché a lui era severamente vietato provare a toccarci (sotto minaccia di James e Albus).
-Amico finalmente!!- urlò Albus.
-Vieni qui e abbracciami, Potter!- stavano scherzando, vero? Nemmeno con le mie compagne di dormitorio facevo scene simili. Albus corse verso di lui e si scontrarono a metà salotto in un abbracci da Oscar, seguito da diverse pacche sulla schiena.
-Ciao Scorpius, hai passato delle buone vacanze?- mia madre, sempre la solita formale.
-Certamente Signora Weasley- rispose quest'ultimo, cortese. Si fece avanti per salutare tutti i componenti della famiglia Weasley-Potter: salutò prima zio Harry e zia Ginny, che lo consideravano un po’ come una quarto figlio; in seguito salutò mamma e papà, che lo avevano accettato calorosamente credendo, stranamente, che non fosse la subdola serpe che era il padre. Infine passò ai cugini: James con una pacca sulla spalla mentre Rox, Domi e Lily con un abbraccio. Quando toccò a me tutti, chi con una scusa chi con un'altra, si dileguarono dalla stanza sentendo già nell'aria odore di guerra. L'unico rimasto ad assistere era Albus.
-Malfoy- sputai acida tra i denti.
-Weasley- ribatté lui con il tono malizioso che lo caratterizzava. Continuammo la nostra battaglia di sguardi che vedeva vincitori tutti e due alternativamente.
-Sei cresciuta durante l'estate, Rose- proseguì lui con lo stesso tono seducente mentre non scollava lo sguardo dal mio.
-Tu invece sei rimasto il solito spaccone imbecille- sibilai con quanto più odio avevo in corpo. Non mi ero accorta di quanto vicini fossimo fino a quando un forte odore di menta, schiuma da barba e...maschio non mi investì le narici. Socchiusi gli occhi immergendomi totalmente nella fragranza. Su una cosa non potevo mentire: Scorpius era -come dicono i babbani?- un figo da paura e sembrava che le vacanze estive avessero reso il suddetto ancora più attraente.
Si, tanto "figo" quanto stronzo però. Sentivo lui sorridere alla mia reazione inaspettata e le spire della serpe che era stringersi attorno alle mie gambe. Ci stava riuscendo ancora.
Sbattei le palpebre più volte fino a quando il mio sguardo non tornò come quello di un toro alle corride.
-Hem, Rose... Accompagna Scorp di sopra mentre io porto il baule- disse Albus in un mezzo sussurro mentre saliva le scale, visibilmente imbarazzato.
-Certo! Perché sono felicissima di sprecare ancora il mio prezioso tempo con lui!- dissi trasudante sarcasmo e indicando malamente il biondo al mio fianco.
-Rose! Me lo hai promesso! Ricordarlo!- ribatté Albus, sfoderando il migliore tra i suoi sguardi severi. Mi maledissi mentalmente ripensando a quella mattina: cosa mi era saltato in mente? Io che faccio la carina con il platinato? Era come trovare un ago in un pagliaio.
-E va bene!- dissi con voce rassegnata e occhi velati di nero dalla rabbia -tu, seguimi!- conclusi riferendomi a Malfoy. Mi resi conto troppo tardi di aver fatto la mossa sbagliata cominciando a salire i gradini di legno davanti a Scorpius: quella mattina avevo deciso di indossare una gonna piuttosto corta. Miseriaccia! Continuavo a ripetermi quando ancora mancava un piano e mezzo alla stanza dei ragazzi. Intanto sentivo gli occhi di Scorpius perforarmi la schiena come pallottole di metallo. Sentivo i suoi occhi bruciarmi i vestiti e le sue pupille mangiare fameliche ogni centimetro di pelle scoperta. Albus era già di sopra a sistemare il bagaglio dell'amico mente il resto della famiglia era fuggito: che cuor di leone, Grifondoro dei miei stivali! Ero sola con un pervertito, su una scala e con la gonna troppo corta. Miseriaccia! Mi maledissi per la mia mancanza di giudizio quella mattina. Sbirciai furtiva dietro di me per osservare Scorpius: il suo sguardo, come avevo sospettato, era puntato sulla mia schiena, o meglio, sul mio fondoschiena, con la bocca leggermente aperta.
-Asciugati la bava, potresti scivolarci- dissi con tono irritato, mascherando l’imbarazzo. Maledissi di nuovo me stessa e la mia sfrontatezza quando sentii la sua mano afferrarmi in polso e sbattermi con forza (e anche con una certa violenza) verso il muro delle scale. In pochi secondi mi ritrovai compressa tra il muro e il suo corpo, il viso a pochi centimetri dal suo e la sua gamba tra le mie.
-Non cominciare a provocarmi Rose, non credo che una brava Grifona come te vorrebbe ritrovarsi tra le spire di una Serpe. "Draco dormiens nunquam titillandus*”, ricordalo Rosellina- disse con tono malizioso e sguardo perforante. Sentivo il suo fiato colpire il mio collo e i brividi pervadermi il corpo come una scarica elettrica mentre le sue dita abili salivano e scendevano lenti lungo la mia coscia, dal bordo della gonna al ginocchio, lascindomi scie roventi. Maledetto Serpeverde seduttore! Arricciai il naso per il disgusto nei confronti della malizia che trasudava da ogni suo gesto, perforando il suo viso con uno sguardo carico di odio.
-Rosellina?- chiesi in tono divertito -attento alle spine, allora, non vorrei che ti pungessi- proseguii in tono di sfida e rispondendo alla sua provocazione, sussurrando al suo orecchi.
Lo spinsi di lato scendendo le scale, lasciandolo senza parole e con una certa dose di irritazione nel sangue.
-Sali ancora due piani e trovi Albus- continuai divertita.
"Uno a zero per me, platinato." pensai "E palla al centro direi."
 
 
*‘Non stuzzicare il drago che dorme.’
È il motto di Hogwarts.
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco a voi il secondo capitolo di ‘Odi et amo’ dopo quattro giorni, come promesso.
Volevo ringraziare chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite e anche chi l’ha messa nelle seguite.
Ci vediamo tra quattro giorno,
baci OurChildhood -I

 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


La Tana era stranamente silenziosa: mamma, papà, i nonni e gli zii (nessuno escluso) erano partiti per un breve viaggio ristoratore di quattro giorni per "staccare" dal caos familiare. Nonna Molly aveva lasciato una quantità di cibo in grado di sfamare la popolazione del Congo per tre giorni di fila. Quanto amavo quella donna. Per quanto riguarda noi ragazzi, ammazzavamo le ore facendo le cose più svariate: chi ultimava i compiti, chi trovava un po' di sollievo dal caldo volando su una scopa o facendo una partita di Quidditch, o chi, più semplicemente, stava chiuso in casa, come facevo io. Vagavo tra il mio letto e il salotto e suonavo.
Fin da quando avevo sei anni, mia madre mi aveva fatto prendere delle lezioni di pianoforte perché teneva molto al fatto che avessi una cultura non puramente magica, ma anche babbana.
Ero seduta sul sedile di legno nero lucido e, di fronte, avevo gli ottantotto tasti bianchi e neri del mio pianoforte a coda: su quei tasti avevo sudato, pianto e esultato.
Sul leggio laccato di nero lucido c'erano gli spartiti di un brano che, nonostante i tanti sforzi, ancora non riuscivo ad esprimere al meglio. Le note erano distese sul pentagramma in una danza ordinata. Era un brano che trasudava emozione da ogni battuta ma ancora non mi riusciva al meglio. “Non ci metti abbastanza passione" mi aveva detto il sig. Robinson all'ultima lezione di piano. E io non potevo sopportare di fallire in qualcosa.
Cominciai a suonare, concentrandomi su ogni nota. La musica mi invadeva mentre liberavo la mente e la scollegavo come facevo ogni volta. Ma ecco che subito si insinuarono in me i mille pensieri che da giorni mi tormentavano: come sarebbe andato il rientro a scuola? Sarei riuscita a seguire tutti i corsi senza che il mio cervello andasse in sovraccarico? Sarei riuscita a sopportare Scorpius fino al primo settembre? Scorpius.... Io luce, lui ombra; io quiete, lui tempesta; io fuoco, lui ghiaccio. Quei due giorni ormai trascorsi erano stati un'inferno: prese in giro, frecciatine, occhiate cariche d'odio. Tutto era troppo, avevo troppi pensieri, troppe parole, troppe lacrime che il mio orgoglio mi impediva di versare. Perché sì, litigare con lui finiva sempre per lacerarmi dentro. Ero stanca ma orgogliosa di me perché sapevo che, almeno un po', io riuscivo a sconfiggere lui. E proprio quel flusso di pensieri mi distrasse dallo spartito e finii per ripetere parecchie volte la stessa battuta, come un vecchio giradischi rotto. Riprovai a riprendere più volte, ma la mente era bloccata. Stavo per lasciarmi andare in lacrime di disperazione quando una mano si posò sulla mia spalla: Scorpius. Mi voltai di scatto, spaventata.
-Ero convinta di essere sola- dissi atona.
-Tu sbagli-
-A cosa ti riferisci?-
-Al tuo modo di suonare-
-Se sei venuto qui per prenderti gioco di me ancora una volta, quella è la porta!- dissi furiosa girandomi nuovamente verso lo spartito. Sentii le sue mani staccarsi dalle mie spalle e posarsi delicatamente sui miei fianchi, la mia schiena contro il suo petto.
Immerse il naso nei miei capelli e sussurrò con la bocca attaccata al mio orecchio: -Devi dare tutta te stessa, come se da ogni nota dipendesse la tua vita, come se andare avanti con le battute ti permettesse di respirare- poi si staccò dal mio orecchio e disse: -Tu invece ti limiti a suonare ciò che c'è scritto. Devi sentirlo dentro- aumentò di poco la stretta ai fianchi. Poi si fece posto al mio fianco e mise delicatamente le dita affusolate sopra i tasti.
-Non sapevo sapessi suonare- dissi quasi in un sussurro per non spezzare quella pace eterea che si era creata.
-Fa parte della mia istruzione Purosangue-
E senza nemmeno aspettare risposta staccò le sue dita dai tasti e prese le mie mani fra le sue, posando poi le dita di entrambi al piano. Cominciò a suonare: l'aria si riempì di note dolci che danzavano dell'aria come ballerine invisibili. La melodia colpiva l'animo che una freccia e riusciva a far aprire voragini nei cuori, dove prima c'erano solo fessure. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare: sentivo il corpo di Scorpius vicino al mio. Trassi un profondo respiro e iniziai a suonare insieme a lui: la danza delle note si intensificò fino ad arrivare ad un uragano di emozioni che mi fecero accelerare il cuore. Serenità, tristezza, rabbia, felicità, amarezza, gioia, dolore, vita, morte. Tutto in un susseguirsi di battute perfette, intrecciate e legate tra loro. Ogni nota toccava nel profondo e dava libero sfogo alle debolezze dell'animo. I miei occhi erano ancora chiusi ma potei tranquillamente sentire le lacrime rigarmi il volto: ce l'avevo fatta. Ecco, ora sentivo il vero coinvolgimento, il vero significato di "dare tutta me stessa", perché io stavo mettendo ogni singolo pensiero che mi opprimeva, ogni parola mancata e le lacrime che avevo trattenuto in quei giorni diventarono la prova del mio successo: per convincere gli altri bisogna prima convincere sé stessi. E io ce l'avevo fatta. Mancava una sola nota per concludere il brano quando il mio mignolo si intrecciò a quello di Scorpius. Aprii gli occhi, cosciente solo in quel momento di essermi totalmente isolata dal mondo ed essere entrata in una dimensione tutta mia.
-Perché piangi?-
-È per la gioia, credo-
Continuavamo a guardarci negli occhi, i nostri volti che si avvicinavano lenti e i mignoli ancora intrecciati. La porta si spalancò di colpo facendoci allontanare immediatamente.
-Che sta succedendo qui?- chiese un Albus raggiante. La luce che ero certa di aver visto negli occhi di Scorpius scomparve all'istante, sostituita dal solito ghigno superbo e divertito.
-Sai Al, insegnavo alla cara Rosie a suonare. Pare che non sia molto portata.- disse con voce ovvia e divertita. Sempre il solito stronzo, lo stava facendo di nuovo! Le lacrime per l'umiliazione appena subita si mischiarono alle lacrime appena versate per l'onda di emozioni che mi aveva investita in pieno. Il mio viso si tinse di rosso mentre lui ghignava. Raccogliendo l'ultima briciola di orgoglio che mi era rimasta, raccolse gli sparti e chiusi il piano, scappando nella mia stanza. Non potevo farmi calpestare da uno come lui. Sentivo i sibili della serpe e le spire avvolgersi nuovamente attorno alle mie gambe. Dovevo essere forte e combattiva. Dovevo essere come mia madre. Dovevo camminare a testa alta anche se dentro di me l'unica cosa viva era il vento che sollevava la polvere del mio orgoglio e del mio animo.
E intanto sentivo montare l'odio, un odio mai visto e di cui lui avrebbe dovuto tremare.
"Per il momento siamo uno a uno" pensai, ancora in lacrime “ma aspettati la mia rivincita”.
~•~•~•
Mi ero barricata in camera, iniziando a distruggere ogni oggetto che mi capitasse a tiro, il tutto accompagnato da una buona dose di insulti verso Merlino e Morgana e verso di lui. Dopo svariati Schiantesimi la stanza era presa in condizioni talmente disastrose che sembrava quasi la Seconda Guerra magica fosse stata combattuta direttamente al suo interno. Una volta esaurite tutte le "munizioni", con un incantesimo, sistemai il tutto e ricomimciai dall'inizio. Andai avanti così per più o meno un'ora, fino a quando le corde vocali cedettero per lo sforzo dei continui urli laceranti dei quali, ero certa, nemmeno il Muffilato che avevo lanciato appena entrata era riuscito a silenziare. Scorpius era capace di far alterare il delicato equilibrio dei miei nervi: prima poteva sembrare una persona quasi civile, poi si ritrasformava e tornava il rompi Pluffe di sempre. Faceva  un passo avanti e mille indietro.
Ancora una volta accesi l'mp3: la musica che usciva dalle cuffiette a tutto volume mi lacerava i timpani, ma non mi importava. Volevo scollegare il cervello, scaricare la rabbia e se lo avessi fatto suonando (come ero solita fare) avrei di sicuro spezzato qualche corda del piano o staccato qualche tasto. Le lacrime se ne erano andate, ora la rabbia e la vendetta scorrevano nelle mie vene e mangiavano la mia anima come un virus letale, tingendola di scuro. Mentre camminavo avanti e indietro per la stanza mi guardai allo specchio: anche nei miei occhi era apparso un velo nero ad oscurare le mie iridi celesti. Tutto questo per un solo, miseri, stupido ragazzo!
Presi un bel respiro, in modo da far entrare quanta più aria possibile nei polmoni, poi urlai sgonfiando la cassa toracica e un ultimo grido liberatorio si diffuse nella stanza mentre anche l'ultima canzone finiva. Tolsi le cuffie capendo che ormai il grosso della rabbia era defluita. Scesi le scale dopo essermi sciacquata la faccia eliminando anche il più piccolo residuo di lacrime. Quando arrivai in sala da pranzo trovai i miei cugino e l'ospite indesiderato intenti a pranzare. Scorpius sedeva il più lontano possibile da me (sono sicura sotto suggerimento di Albus).
-Allora, cosa facciamo oggi pomeriggio? Non crederete che me ne resti sui libri!- esordì Hugo, rompendo il silenzio.
-Oggi dovrebbero arrivare anche Lys e Lorc con Alice e Frank- rispose Albus, un sorriso a dipingergli il volto. Lysander e Lorcan Scamandro erano figli di Luna Lovegood ed erano ormai come fratelli per gli Weasley. Avevano l'età di James e Dominique ed erano tra i ragazzi più ambiti ad Hogwarts, forse per il fascino dei gemelli o forse per l'innata indole scherzosa e socievole. Erano entrambi Corvonero. Alice e Frank, invece erano figli di Neville Paciock. Anche loro cresciuti praticamente alla Tana assieme ai cugini Weasley, erano uno dell'età mia, di Al e di Rox e l'altra dell'età di Hugo e Lily.
-Oggi dovrebbero arrivare anche Louis e Fred- ricordò Dominique guardando Rox, impazienti entrambe di rivedere i propri fratelli: i due in questione, avevano passato le vacanze estive dai nonni di Louis e Domi, in Provenza.
-Io propongo una partita di Quidditch- azzardò James ottenendo, ovviamente, tutto il consenso del clan Weasley-Potter più quello di Malfoy. In pochi minuti la tavola fu spreparata.
L'arrivo degli ospiti non si fece attendere: dopo tutti i convenevoli (e tante risate per l'improvviso attacco di dolcezza di Rox alla vista del fratello), James annunciò la decisione presa per occupare quel pomeriggio.
-Certo che ci stiamo! - sentenziarono i gemelli Scamandro con una sincronicità inquietante: - A New York non c'è spazio per giocare a Quidditch!- proseguì Lorcan ricordando l'estate passata tra i grattacieli della Grande Mela.
-Anche noi ci stiamo!- dissero concordi i due Paciock.
-Aspettatevi di perdere allora! In Francia abbiamo scoperto nuove tecniche-
-Smettetela di pavoneggiarvi voi due e andate a cambiarvi-
 
Il sole quel giorno scottava particolarmente: ogni movimento pesava sulla schiena e soffocava il respiro. I raggi bruciavano l'erba del campo da Quidditch e rendevano i tre anelli dei cerchi incandescenti. Non soffiava un alito di vento e, se non si stava abbastanza attenti, si rischiava di prendere la febbre per l'insolazione.
Eravamo schierati al centro del campo in attesa che i due capitani (che come sempre erano James e Albus, guidati dalla eterna rivalità tra fratelli) facessero le squadre.
-Muoviti a scegliere lumaca! Non vogliamo che faccia notte!- urlò James ad Albus, che doveva scegliere per primo.
-Per Merlino James! Sei un tale rompi Pluffe!- rispose a tono il fratello: -Scorp, scelgo te! Chissà che il signorino qui calmi i bollenti spiriti!-
Scorpius avanzò con una risatina e, dopo essersi beccato un'occhiataccia da James, si mise affianco all'amico.
-Vediamo un po'- disse James scorrendo lo sguardo tra tutti i presenti: -Rosie, cara, mi faresti questo onore?- proseguì facendomi un'inchino e porgendomi la mano.
-Ne sarei più che felice, sire!- risposi io, ridacchiando. Albus guardò James di sottecchi, evidentemente invidioso della scelta fatta dal fratello: tutti sapevano della mia bravura nel ruolo di Cercatrice (non per vantarmi ovviamente).
Il sorteggio si concluse in dieci minuti e vide Scorpius, Rox, Louis, Lorcan, Hugo e Alice nella squadra di Albus, mentre io, Domi, Fred, Lysander, Frank e Lily con James. Prendemmo posto in campo, i due capitani che si guardavano in cagnesco (quello che si dice "amore fraterno").
La partita procedeva vedendo come vincitrice la quadra di Albus che, dopo quasi un'ora di gioco ininterrotto, era in vantaggio di dieci punti sulla nostra. Le scope sfrecciavano veloci sotto il sole e le urla di istruzioni dei due capitani erano attutite dall'afa. Ormai tutti i ragazzi si erano levati la maglietta rimanendo in bermuda e sfoggiando il busto scultoreo, mentre noi ragazze, molto più pudiche, eravamo costrette a giocare con la canotta annodata sotto il seno per evitare di mostrare il nostro corpo così come mamma lo ha fatto trovando comunque anche il più misero sollievo al sole. Il caldo era opprimente: il sudore mi colava caldo in lievi gocce lungo la schiena e si fermava all'elastico dei pantaloncini; dai capelli, legati in una crocchia disordinata, scendevano rivoli che si disperdevano nella fronte. E il boccino non si era ancora fatto vedere.
-Ma dove miseriaccia si è cacciata quella palla?- dissi troppo ad alta voce.
-Già stanca, Rosellina?- mi provocò. La sua voce, a parer mio, era tollerabile quanto il ronzare di una zanzare in una notte di metà Agosto.
-Certo che no, Scorpy!- risposi con finto fare civettuolo -solo non vedo l'ora i dimostrati la mia superiorità- proseguii con un tono capace di far gelare quel sole cocente.
-Sempre a voler stare sopra gli altri, vero?- domandò con fare allusivo. La mia vista cominciò a variare tra le più svariate sfumature di rosso per la rabbia, ma non ebbi il tempo di ribattere che, tra i miraggi causati dall'afa e una strana tinta rosso scarlatto a colorare il tutto, individuai un familiare sfarfallio e un luccichio dorato. Sgranai gli occhi, credendo di avere le allucinazioni per il troppo sole. Mi ripresi all'istante e scattai in avanti, gli occhi fissi sulla mia "preda". Dopo quasi un'ora in cui ero rimasta ferma ad attendere, provai sollievo nel sentire quella flebile bava di vento sferzarmi il viso accaldato: fu come l'effetto di una Pozione Rinvigorente per il mio corpo. Il Boccino si muoveva velocemente, passando tra gambe e teste degli altri giocatori, tanto che rischiai più volte di disarcionare qualcuno. Sentivo Scorpius dietro di me a bordo della sua Galaxius 800 ultimo modello. Percepivo i suoi occhi bruciarmi la schiena più di quanto già il sole non lo stesse facendo. Con una rapida mossa mi affiancò, ponendosi alla mia destra. Lo vidi guardare il Boccino con occhi vacui, espressione che anticipava una sua bravata: durante la permanenza nella squadra di Quidditch della mia Casa, avevo imparato a studiare gli avversari e ad anticiparne le mosse. Capii le sue intenzioni un attimo prima che lui la mettesse in pratica: con uno scatto fulmineo si sporse contro di me con l'intenzione di disarcionarmi con una potente spallata. Mossa prevedibile! Intercettai la mossa e, prima che il suo colpo andasse a segno, scattai in avanti. Scorpius si sbilanciò e cadde dalla scopa nello stesso momento in cui chiusi le dita sulla superficie del Boccino. Presa dall'euforia non mi accorsi della fattura che Scorpius, che stava ancora precipitando, lanciò subito dopo alla mia scopa: venni disarcionata e precipitai anche io.
-ARESTO MOMENTUM!- le grida di Domi tuonarono nel giardino e la caduta mia e di Scorpius fu rallentata in modo tale da sembrare una banale caduta dal letto. Con le dita ancora serrate attorno al Boccino, atterrai in malo modo a cavalcioni del biondo, il mio fiato a scontrarsi con il suo.
-Si, direi mi piace stare sopra gli altri- gli sussurrai all'orecchio mordendogli il lobo per poi mostrargli il Boccino.
Scorpius spalancò gli occhi e mi guardò con astio.
-Ho fatto solo bene a lanciati quella fattura-
-Davvero? Io non ne sarei così sicura...- dissi con un sorrisetto e alzandomi in piedi già prevedendo la situazione in cui Scorpius si era cacciato.
-Ma cosa diamine di passa per quella testa platinata, Scorp?! Ringrazia Dominique che è una maga potente e che era in grado di salvare tutti e due altrimenti sareste stati entrambi spiaccicati nell'erba!- muggí Albus verso l'amico.
-Mi ha disarcionato dalla scopa!- protestò Scorpius, indignato.
-Se non fossi così impulsivo e orgoglioso avresti agito con maggior ragione! E oltre ad essere quasi morto ti sei fatto battere da una ragazza!!- tuonò mio cugino, le vene del collo gonfie e pulsanti. L'espressione di Scorpius variò da 'indignata' a qualcosa simile a 'cucciolo bastonato' in quelli che parvero millesimi di secondo. Tutti i presenti trattennero le risate.
-Bravissima Rosie, non mi deludi mai- mi disse James con un sorriso, per poi allontanarsi con il resto della banda. Prima di andarmene anche io mi rivolsi a Scorpius, ancora umiliato: -Avanti Scorpy, bisogna imparare anche a perdere nella vita. E anche a farsi battere da una ragazza. Dopotutto non tutti sono portati per certe attività- dissi con finto tono dispiaciuto e compassionevole. La sua occhiataccia fu tutto ciò che bastò per farmi scoppiare in una fragorosa risata.
Un altro punto per me.
 
 
ANGOLO AUTRICE
SCUSATE se ho aggiornato solo ora ma oggi è stata una giornata un pochino piena.
Volevo informarvi che, essendo stata folgorata da un’illuminazione spaventosa, ho deciso di cambiare titolo e introduzione della storia. Per ora vi anticipo il titolo che sarà “I Giochi della Memoria”.
 I capitoli postati fino ad ora rimarranno gli stessi.
Detto questo, ci vediamo venerdì con il quarto capitolo.
Baci,
OurChildhood -I

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Dopo la mia piccola rivincita alla partita di Quidditch, la settimana scorse piuttosto tranquillamente tra ripassi dell'ultimo minuto e partite interminabili di Spara Schiocco ma, soprattutto, genitori imbufaliti che ricordano ai figli dei due lunghi mesi trascorsi a fare nulla al posto di svolgere i compiti per le vacanze. Quest'ultimo era il caso di Albus, James e Fred Jr. che subivano le continue torture da parte di zia Ginny e zia Angelina, mentre i padri se la ridevano e solo in casi eccezionali entravano in soccorso dei figli come aveva dovuto fare zio Harry circa due giorni dopo il 'ritorno dei grandi' alla Tana. Zia Ginny, totalmente stanca di sentire il suo primogenito lagnarsi e inveire contro Merlino perché -testuali parole- non era nemmeno a metà dei compiti assegnati dalla 'vecchia gatta spelacchiata', si era infuriata a tal punto da sfoderare la bacchetta contro il malcapitato e appenderlo per i piedi al lampadario del salotto, sotto lo sguardo sconvolto di mamma e le risate di papà. A quel punto zio Harry, riemerso dalle risa, si era intenerito guardando il figlio che lentamente stava perdendo conoscenza e aveva calmato la moglie come solo lui sapeva fare. Una volta distratta zia Ginny, papà era scattato in piedi e, con una velocità che non credevo possedesse, aveva salvato James. Quest'ultimo non si era avvicinato alla madre per almeno tre ore di fila fino a quando, a cena, non le aveva mostrato tutte le pergamene dei compiti di Trasfigurazione ultimati.
Per Rox e Lily, invece, la settimana era trascorsa in maniera totalmente differente: se la spassavano a fare scherzi a tutti quelli che, non avendo la fortuna dalla loro parte, capitavano nella loro "Lista Speciale" (che, in conclusione, comprendeva ogni componente della famiglia). La maggior parte delle bravate compiute dalle giovani era commissionata da zio George al fine di brevettare nuovi scherzi da lanciare sul mercato e fare in modo che "Tiri vispi Weasley" fosse sempre al primo posto nelle classifiche mondiali come miglior negozio di scherzi magici. Ma le bravate più malefiche erano quelle partorite dalla mente delle stesse Lily o Rox oppure, ancor più perfide, erano quelle partorite dalle menti di Lily e Rox insieme: NESSUNO era stato risparmiato dalla perfidia delle due ragazze. Ad esempio papà, famoso per la sua fobia dei ragni, si era svegliato una mattina a metà settimana con una grossa Tarantola che gli camminava pigramente sul dorso della mano. Un urlo disumano aveva svegliato tutti gli abitanti della Tana e si era propagato per le colline del Westershire. Mamma aveva scacciato il povero aracnide, molto probabilmente più impaurito lui dell’uomo, e in seguito aveva strigliato per bene le due ragazze come solo Hermione sapeva fare. Ma le parole taglienti e le minacce di mamma non le avevano di certo intimorite, soprattutto se avevano a disposizione così tante vittime: nonna Molly aveva ritrovato dei bulbi oculari (finti) che galleggiavano come deliziose barchette all'interno della pentola della sua speciale zuppa di verdure; zio Harry si era svegliato anch'egli nel cuore della notte urlando testuali parole: "Il Basilisco è tornato! Vuole uccidere tutti!"; Albus era emerso un pomeriggio dalla sua stanza con la faccia totalmente ricoperta di inchiostro permanente in seguito all'improvvisa esplosione del suo materiale da scrittura. Perfino Scorpius non era sfuggito all'ondata di perfidia delle due canaglie: dopo un bel bagno rilassante era uscito dalla vasca e, suo malgrado, aveva scoperto di avere la pelle totalmente colorata di azzurro, ma non quel blu virile o un bel color Navy, un azzurrino chiaro, degno dei migliori abiti da principessa. A quel punto l'ennesimo grido disumano si era propagato per tutti i cinque piani della Tana seguito da parecchie imprecazioni contro Merlino e Morgana e anche una frase farfugliata, ma comunque udibile, che diceva: "Oh no! La mia bellissima faccia! Sembro un...un Paffo!".
Incuriositi da quell'uscita, io e Albus ci avvicinammo alla porta del bagno e quando vedemmo il perché della sua ira scoppiammo a ridere.
-Ti dona l'azzurro principessa, amico!- disse Al tentando malamente di soffocare le risate.
-Oh si! Mette in risalto i tuoi occhi!- dissi io, in preda a una crisi di risa.
-Non vedo l’ora che tocchi anche a te- disse Scorpius, gli occhi come due fessure e la voce tagliente come una lama e fredda come il ghiaccio.
-Non ne sarei così sicura. Domani è il primo di settembre e io sono l'unica superstite di questa casa! Mi sembra di aver vinto gli Hunger Games!-
-Gli Angar cosa?- chiese lui con sguardo confuso.
-Un romanzo babbano, non puoi capire- e detto questo mi voltai, richiamata dal buonissimo profumo proveniente dalla cucina ma, prima di scendere le scale, dissi: -E comunque è Puffo, non Paffo!-
 
La cena passò tra risate e prese in giro, tutte esclusivamente dedicate a Scorpius, ancora di colorito azzurrino. Dopo l'ultima partita di Spara Schiocco di famiglia, dove ovviamente vinsi io, genitori e zii ci cacciarono a letto, minacciandoci di obbligare la McGranitt a farci pulire la capanna di Hagrid per un mese intero se avessimo ritardato al binario il giorno dopo. Il sadismo dei genitori a volte è sconvolgente! Come ero solita fare ogni 31 di agosto, uscii dalla finestrella del bagno e mi arrampicai sulla scala di metallo che avvolgeva la casa e giunsi sul tetto. Fin da piccola, quando volevo rimanere completamente sola, mi rintanavo lassú di sera e osservavo le stelle: ammirare quell'immenso velo di seta nera sul quale erano ricamati scintillanti diamanti mi aveva sempre aiutata a sciogliere quel groviglio di pensieri che la mia mente riusciva a creare; mi aiutava a fare il punto della situazione e a mettere in ordine le idee. Il silenzio e la calma regnavano sovrani e i miliardi e miliardi di astri mi guardavano costantemente come per volermi suggerire la soluzione a tutti i miei problemi. E, in un modo o nell'altro, riuscivo sempre a trovare quella calma che nemmeno suonare per ore riusciva a darmi.
-Cosa avete da dirmi 'sta sera?- dissi sottovoce rivolgendomi al cielo stellato -penultimo anno...- lasciai la frase in sospeso e le ultime lettere vennero portate via dal vento some un sospiro. Mi rigirai tra le mani la spilletta da Caposcuola.
-Ora oltre che a considerarmi la 'rovina feste' sarò anche la bacchettona...-
In quei cinque (ormai sei) anni ad Hogwarts il mio carattere si era modificato a tal punto da sembrare quello di mamma: mai sgarrare, mai trasgredire, mai farsi trovare impreparata, ricordare, rispettare. Spesso e volentieri il mio 'lato Weasley' era stato lasciato da parte per accogliere a braccia aperte il mio 'lato Granger' e per i primi due anni interi le mie uniche amiche erano state le mie cugine. Piuttosto triste come cosa. Dal terzo anno, però, era arrivata Helen. Era la mia compagna di stanza sin dal primo anno ma non ci eravamo date molta importanza a vicenda: il nostro rapporto si basava sul salutarci e a sapere dell'esistenza dell'altra, ma un giorno di dicembre, al nostro terzo anno appunto, stavo vagando per il corridoio del quarto piano quando, nascosta dentro una nicchia, la trovai in preda a un pianto convulso. Vedendomi si tuffò tra le mie braccia e si sfogò del tutto. Non mi disse la causa delle sue lacrime ma ben presto, tra di noi, si creò un legame così potente da far sparire tutto il resto. Lei mi era sempre stata vicina quando gli altri mi chiamavano "acida"; mi era stata vicina quando il mio gatto, Grattastinchi II, era finito, per errore, a giocare troppo vicino al Platano Picchiatore e aveva esultato con me quando avevo fatto vincere per la prima volta la Coppa del Quidditch alla mia Casa. La ragione principale del mio ritorno ad Hogwarts, quindi, era lei: Helen Green. La seconda ragione per la quale adoravo Hogwarts era Connor Devis. Io ed Helen lo avevamo conosciuto al quarto anno quando, armato di una buona dose di coraggio, ci si era avvicinato chiedendomi se mio cugino Albus fosse single. Vedendo le nostre facce sconvolte la sua faccia si era tinta di una lieve sfumatura di rosso e, tra l'imbarazzo, aveva cominciato a balbettare frasi senza senso come "scu- scusa" o "dimen- dimentica quel- lo che ti ho det-to". Quel giorno io e Helen avevamo trovato un amico fantastico e un segreto da tenere nascosto. E mentre il pensiero vagava da Helen a Connor il silenzio mi avvolgeva le orecchie e creava una bolla di nulla assordante. Un leggero venticello proveniva dalle colline e mi dava un po’ di sollievo dall'afa che uccideva perfino le zanzare. C'era troppo silenzio, soprattutto se si vive in una casa abitata da venti persone. Dedussi che anche 'i grandi' di casa Weasley-Potter erano andati a dormire e a quel punto discesi la scaletta e rientrai in casa. Mi trascinai svogliatamente in camera per prendere i vestiti: immersa in quei pensieri avevo dimenticato di fare la doccia. Gettai il pigiama sul mobile del piccolo bagno e mi fiondai sotto il getto dell'acqua gelida, la tenda di plastica della doccia che disegnava strane ombre sul cubicolo. Dopo essermi sciacquata per bene uscii ma non trovai i miei vestiti.
-Rox, Lily...la pagherete...- sussurrai a denti stretti, sicura che quello scherzetto fosse opera delle mie cugine. Ecco spiegate le ombre.
Mi guardai intorno e constatai che l'unico asciugamano abbastanza grande mi arrivava poco sotto il sedere.
-Oh si, la pagherete molto cara...- sibilai mentre nella mia testa premeditavo un duplice omicidio. Legai stretto sopra il seno l'asciugamano (o il fazzoletto, dipende dai punti di vista) e aprii la porta, intenzionata a correre il più velocemente possibile verso la stanza che condividevo con le trditrici e Domi, la più lontana dal bagno. Quando però mi voltai, pronta a correre, sbattei il naso contro qualcosa e mi sbilanciai all'indietro. Quando ormai mi ero rassegnata ad una dolorosa botta sul fondoschiena, due braccia si chiusero intorno al mio bacino.
-Dovresti stare più attenta- disse una voce impastata e resa irriconoscibile dal sonno. 'Fa che non sia lui ti prego!', ma considerato che la fortuna non era MAI alla mia parte...
-Weasley! Cosa cosa ci fai ancora sveglia?- disse mollandomi improvvisamente a terra con un tonfo. Probabilmente si era accorto di chi aveva appena salvato da una caduta rovinosa.
-Potrei farti la stessa domanda, sottospecie di Puffo sbiadito!-
-Smettila con questa storia! Se fosse stato per me delle tue cugine non si vedrebbe nemmeno l'ombra! E se proprio vuoi saperlo quelle due carogne non avevano finito con me oggi pomeriggio: oltre che a tingermi di questo orribile color principessa, mi hanno riempito le lenzuola di polvere urticante!- disse lui con veemenza e con un tono di voce stridulo rispetto ai suoi standard.
-Mi dispiace che le mie 'adorate' cugine abbiano disturbato il tuo regale sonno. Comunque, come siamo isterici qui, la mammina non ti ha insegnato che non si parla in questo modo ad una donna?- chiesi con espressione falsamente imbronciata.
-Se per donna intendi te... No.- rispose lui acido.
-Un altro punto a te, Malfoy...- sussurrai dopo alcuni secondi di silenzio.
-Che cosa?-
-Niente Malfoy, niente.- Ci guardammo per alcuni minuti con disprezzo. Sembrava di essere in uno di quei film babbani di nonno Arthur nei quali i cowboy si fissano sfidandosi, la mano sulla fondina della pistola e gli avvoltoi che volano in cerchio sopra le loro teste. Posi fine a quel lancio di sguardi porgendo la mano a Scorpius.
-Che vuoi, Rossa?- disse sprezzante.
-Aiutami ad alzarmi.-
-Non è nelle mie intenzioni aiutarti- rispose risoluto.
-No, tu non hai capito: è un ordine.-
Mi aiutò imprecando sottovoce mentre io tenevo una mano stretta sul nodo dell'asciugamano.
-Come mai così pudica? Credi di essere l'unica che abbia mai visto nuda... O sul punto di esserlo?- mi sussurrò all'orecchio appoggiando una mano sul mio fianco e tirando appena verso il basso l'asciugamano. Alzai la testa, i nostri nasi si sfioravano e le nostre bocche erano ad una distanza millimetrica. Socchiusi gli occhi inspirando profondamente, lo sguardo penetrante per poi cambiare totalmente la temperatura del mio sguardo, rendendolo più freddo dell'effetto di un Dissennatore.
-A differenza di tutte le troiette che si fanno portare a letto da te, io ho un cervello e non mi ritengo alla tua altezza, o meglio, non ritengo te alla mia altezza- dissi acida, marcando particolarmente l'ultima frase. Dopodiché mi voltai sbattendogli i capelli ancora bagnati in faccia.
Prima di entrare in camera, però, mi girai nuovamente dicendo: -E comunque, se non sapessi che ti sei fatto tre quarti della popolazione femminile di Hogwarts non mi sarei stupita di un tuo possibile coming-out dopo la sfuriata di poco prima, decisamente poco consona alla tua "virilità".-
Poi entrai in camera e sbattei la porta soddisfatta.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao miei piccoli maghetti! Sono tornata!
Come avrete potuto vedere, il titolo e l’introduzione sono sempre gli stessi. Provvederò ad effettuare questi cambi nei prossimi due giorni (ricordo che il titolo sarà “I Giochi della Memoria”).
Ma ora passiamo al capitolo: manca solo un giorno al rientro a Hogwarts dei nostri protagonisti e manca solo un capitolo per capire cosa succederà di speciale.
Voglio anche informarvi che, il prima possibile, allegherò al capitolo le foto dei personaggi (o almeno le foto di chi ho scelto per interpretare i personaggi).
Beh, spero che il capitolo vi piaccia e recensite :D
Baci,
OurChildhood -I

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


-...ricordati di mandare almeno una lettera a settimana e non metterti nei pasticci- concluse mamma con occhi preoccupati.
-Mamma sto andando ad Hogwarts non in Afghanistan- risposi. Mamma sorrise dolcemente e mi accarezzò la testa.
-Stai crescendo così in fretta Rosie...- disse con gli occhi lucidi.
-Oh no, oh no! PAPÀ, STA PER PIANGERE!- dissi terrorizzata, risvegliando l'attenzione di quest'ultimo, intento a dare le ultime raccomandazioni a Hugo.
-Avanti Hermione, è la nostra Rosie- disse papà strizzandomi l'occhio. Il binario brulicava di gente: ragazzi in cerca dei propri amici, genitori che salutano i figli, branchi di ragazzini spaesati (sicuramente i futuri primini) e bauli, tantissimi bauli, bauli ovunque.
-Granger non risparmi le lacrime nemmeno quest'anno?- disse una voce da dietro le mie spalle.
-Signor Malfoy!- esultai vedendolo.
Nutrivo per Draco Lucius Malfoy una vera e propria stima: era il pozionista più rinomato del paese e aveva quel fascino che nemmeno ad una ragazza della mia età sfuggiva. Peccato che avesse un figlio così idiota.
-Buongiorno Rose- rispose l'uomo esibendosi in un'elegante baciamano che mi fece sorridere.
-Ciao Rosie- disse un'altra voce.
-Buongiorno anche a lei Signora Malfoy- dissi con un sorriso smagliante. Astoria Malfoy era la donna più bella che io avessi mai visto (dopo mamma e zia Ginny ovviamente). Lavorava nel reparto neonatale del San Mungo e aveva stretto una forte amicizia con zia Ginny, sua collega e aiutante. Mamma aveva stretto amicizia con la donna dopo una delle classiche 'rimpatriate' in stile Molly Weasley.
-Come sei diventata bella tesoro- proseguì la donna, guardandomi con fare materno. Avvampai di botto non sapendo come rispondere.
-Astoria, la stai guardando come se fosse un bignè- le disse il marito con una punta di divertimento nella voce. La donna lo guardò tanto freddamente che l'uomo dovette distogliere lo sguardo, messo in soggezione. A papà sfuggì una risatina.
-Che hai da ridere tu?- lo rimproverò acida mamma -Astoria! Hai passato bene le vacanze?- proseguì ignorando papà che prese a conversare con Draco.
-Certo! E voi? Spero che Scorpius non abbia recato alcun disturbo-
-Nient'affatto! Anzi, ti chiedo in anticipo scusa se vedi ancora dei residui azzurrini alla base del collo. Lily e Rox non si sono risparmiate nemmeno quest'anno-
Stavo per scoppiare a ridere quando qualcuno, con un violento strattone, mi voltò dalla parte opposta.
-Abbracciami ingrata!-
-Helen!- esultai vedendo la mia migliore amica. Ci abbracciammo dando vita ad una vera e propria scena da film.
-Continuate pure ad ignorarmi, mi raccomando- disse una voce che conoscevo fin troppo bene.
-Connor!- dissi stringendolo in un abbraccio stritolatore.
-Rose, credo che mi si sia incrinata una costola- disse dopo parecchi minuti.
-Oh, stai zitto!- lo rimproverai.
Connor era alto, con un fisico asciutto e piazzato e, in confronto a lui, io ed Helen sembravano come delle bambole di pezza. Aveva i capelli corti e scuri, quasi neri, e gli occhi azzurri lo facevano sembrare un ragazzino. Il viso aveva i lineamenti dolci che stonavano con la sua stazza possente. La maggior parte delle ragazze di Hogwarts ci invidiavano, ignare del piccolo segreto del ragazzo.
-Rose hai visto quello screanzato di mio figlio?- mi disse il Signor Malfoy avvicinandosi e interrompendo così l'abbraccio da Oscar.
-L'ultima volta in cui l'ho visto Al stava tentando di buttarlo sotto i binari- dissi con fare innocente.
-Dovrò parlare con lo Sfregiato prima o poi- disse l'uomo tra sé e sé. Sorrisi nel sentire quel soprannome. Un fischio acuto si levò in tutto il binario e io, Helen e Connor salimmo sul treno evitando per un soffio di essere stritolati tutti e tre da mamma.
~•~•~
L'Espresso per Hogwarts sferragliava sulle rotaie e scivolava tranquillo attraverso boschetti e campi di grano. Era una giornata soleggiata e, fortunatamente, la morsa del caldo si era un po’ allentata. Lo scompartimento che io e Albus occupavamo era lo stesso che ci aveva accompagnati per sei anni.
-Dove si è cacciato quel mulatto?- disse Albus.
-Sarà imbucato in qualche scompartimento pieno di ragazze- dissi.
-Colgo dell'invidia...- rispose Albus con un mezzo sorriso stampato in faccia.
-Non è per niente invidia! Tutti sanno che ci sono io al primo posto...-
-...ma stai perdendo fascino- concluse lui ridendo.
Albus era il mio migliore amico da quando sul treno diretto ad Hogwarts, al nostro primo anno, era accidentalmente inciampato sul mio baule finendo dritto disteso sul corridoio. Dopo esserci guardati in cagnesco per diversi minuti, eravamo scoppiati a ridere e ci eravamo presentati. Nessuno dei due aveva dato molto peso al cognome dell'altro. Una volta arrivati a scuola eravamo stati smistati entrambi a Serpeverde. Ad Harry era venuto un mezzo infarto quando aveva saputo che suo figlio oltre che ad essere Serpeverde (dettaglio, tra l'altro, di pochissima rilevanza) era diventato amico dell'erede di Draco Malfoy. Dopo diverse discussioni, però, il famoso Harry Potter aveva messo da parte l'orgoglio e aveva incontrato mio padre a quattrocchi. Inutile dire che la prima parola pronunciata da entrambi fu "scusa". Insomma io, Albus e Marcus (quello che dovrebbe essere mio cugino) eravamo migliori amici da sempre, smancerie a parte.
La porta dello scompartimento scivolò furtivamente e si richiuse con un suono ovattato.
-Alla buon'ora- dissi guardando Marcus.
-Zabini! Allora sei vivo! E sei anche più abbronzato del solito!- esclamò Albus scattando in piedi e abbracciando l'amico. Il solito smielato.
-Questa sì che è un'accoglienza! A differenza di certa gente, tu sì che sai come trattare gli amici, Albus- rispose Marcus lanciandomi un'occhiataccia.
-Dovrebbero darmi un Ordine di Merlino solo per essere tuo parente, Marcus, non aggravare la situazione- risposi seccato.
-Qualcuno qui ha mangiato pane e acidità a colazione. Ti sei svegliato dalla parte sbagliata del letto oppure è colpa di qualcuno in particolare?- chiese Marcus con tono allusivo lanciando un'occhiata di intesa ad Albus.
-Quoto la seconda opzione, mio abbronzato amico-
Albus aveva capito fin da subito il perché del mio caratteraccio eppure continuava ad infierire. Una volta li chiamavano amici! Aveva il carattere estremamente simile a Ro... 'No! Non continuare o sarai costretto a dare una spiegazione del perché il tuo scompartimento è saltato in aria!'. Probabilmente ero diventato pazzo a tal punto da darmi consigli da solo ma, pazzo o non pazzo, il mio carattere era costantemente in bilico a causa "della Rossa". La settimana passata alla Tana era stata una continua lotta con lei. Rose Weasley, forse, era stata generata per pugnalare il mio orgoglio, per uccidere il mio ego e seppellire la mia virilità. Era sadica, testarda, egoista, smorfiosa, superba, crudele, acida e orgogliosa. Tremendamente orgogliosa. Era una degna avversaria e per tutta la settimana non aveva fatto altro che mettermi in imbarazzo. Vanitosa, prima donna... La odiavo.
-Terra chiama Scorpius!-
-Che vuoi?- risposi secco.
-Sbaglio o quest'anno sei Caposcuola?- proseguì Albus.
-Dannazione! Sono in ritardo!-
Mi alzai di corsa, camminando a passo svelto. Varcai la soglia del Vagone dei Prefetti trovandolo già pieno. I divani posti ai lati dello scompartimento erano tutti occupati e il grande tavolo rotondo in fondo era sommerso da carte, probabilmente le prime bozze dei turni di ronda. Nel divano di destra, invece, si presentava una scena da voltastomaco: Rose era seduta sulle gambe di quel ragazzo che si portava sempre dietro come un cane. Lui le sussurrava qualcosa all'orecchio e lei sorrideva. Che schifo.
-Ciao Scorp!- disse Penelope Grey, l'altra Caposcuola della mia casa. Rose fece scattare la testa verso di me.
-E tu che cosa ci fai qui? Guarda che il vagone dei falliti è dall'altro lato del treno- disse acida.
-Sono qui per il tuo stesso motivo e non parlarmi: mi infastidisci- risposi piccato. Rose sembrava sul punto di scoppiare.
-Merlino perché mi vuoi così male?- disse guardando verso l'alto.
-Non penarti troppo, Rosellina, per me hai la stesa importanza di uno Schiopodo- dissi arruffandole i capelli.
-Preferirei baciare un Dissennatore che essere anche solo un minimo importante per te- sibilò assottigliando lo sguardo. La guardai con aria di sfida. La tensione era crescente e percepibile a metri di distanza.
-Beeene, vedo che ci siamo tutti! Possiamo cominciare la riunione- disse Sophie Montgomery, Caposcuola di Tassorosso, per evitare una guerra imminente.
Ci riunimmo tutti attorno al tavolo, io e Rose a debita distanza.
-In qualità di capo-Caposcuola, ho preso delle decisioni sulle quali spero nessuno abbia qualcosa in contrario. Come potete vedere, i Prefetti quest'anno sono Hanna e Greg per Tassorosso, Connor e Alice per Grifondoro, Alex e Jason per Corvonero e Anastasia e Richard per Serpeverde. Ho deciso che voi pattuglierete i corridoi restando in coppia con il compagno della vostra Casa. La vostra frequenza delle ronde è ancora da definire, considerato che per la prima settimana i controlli verranno effettuati dai Caposcuola- disse Sophie con fare autoritario.
-Per quanto riguarda voi Capiscuola, ho deciso di disporvi in coppie miste che rimarranno tali per il resto dell'anno e non subiranno assolutamente variazioni- proseguì la Montgomery.
Il suo tono deciso mi puzzava. 'Qui gatta ci cova Scorp!'. Mille allarmi cominciarono a risuonarmi nella mente.
-Le coppie sono state decise secondo criteri precisi, ma ora passiamo al dunque. I Capiscuola di quest'anno sono: Rose e Matthew di Grifondoro, io e Tobias di Tassorosso, Eliah e Alexsis di Corvonero e Scorpius e Penelope di Serpeverde. Le coppie, invece, saranno: Penelope e Tobias, Alexsis e Matthew, io e Eliah e...-
-Non se ne parla proprio! Io con il platinato non ci sto!- esclamò Rose alzandosi in piedi. La sedia cadde all'indietro.
-Ho detto che ho creato queste coppie per uno scopo ben preciso ed è proprio di questo che stavo parlando!- ribatté dura Sophie, indicando prima me e poi Rose -come pensi di insegnare le regole agli altri se non riesci a fare una conversazione tranquilla con lui!- concluse. Tutti si congelarono sul posto. Ogni studente di Hogwarts sapevano della schiettezza della Montgomery e della sua difficoltà a tenere a freno la lingua. Ma ogni studente di Hogwarts sapeva anche che non bisognava mai contestare la diligenza di Rose Weasley.
Ma la bomba era stata sganciata.
-Sophie, non credi che se io non avessi dimostrato rigore per le regole ora non sarei Caposcuola?- sibilò Rose, sfoderando un tono falso e cercando di mantenere la calma. Beh, almeno non aveva cominciato ad urlare.
-Non lo metto in dubbio però la mia scelta non si discute- disse Sophie con un tono di voce parecchio inferiore alla sua media. Rose parve rassegnarsi e tornò a sedere, lanciandosi un'occhiata di puro odio. Non sarebbe stato per niente un anno facile.
La riunione continuò per un'altra mezz'ora poi ognuno di diresse nel proprio scompartimento.
-Connor, adesso vado un po’ da Al. Lo dici tu ad Helen?- sentii dire da Rose.
-Certo piccola, vai pure-
Piccola? Potrei vomitare.
Mi affrettai a raggiungere Al e Marcus prima dell'arpia.
 
-Allora, stallone, chi ti farà compagnia nelle buie e tetre serate di ronda?- disse Zabini malizioso quando entrai nello scompartimento. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che venni scaraventato in avanti da uno spintone.
-Fammi passare, platinato!-
-La chiamavano finezza Weasley!- sibilai ricevendo in cambio una linguaccia -e comunque è lei, Marcus- proseguii indicandola. Zabini scoppiò a ridere seguito da Albus.
-Oh Scorp, spero che tu abbia firmato il testamento!- riuscì a dire Al tra le risate.
-Oh, l'ho firmato da quando la conosco- sussurrai.
-Cosa vuoi dire con questo?- rispose Rose acida.
-Con questo voglio dire che sei un'insopportabile bambinetta infantile! Serviva proprio fare quella scenata nel vagone? Oltre che a mettere in imbarazzo te stessa mi hai fatto passare per lo stronzo della situazione!- le urlai contro.
-Oh, mi dispiace averti rovinato la reputazione. Cos'è, hai paura che le ragazzine che ti sbavano dietro ti lascino in bianco?-
-ROSE!- le urlò contro Al, scattando in piedi. Marcus era paralizzato sul sedile, io era indeciso se prenderla a schiaffi o schiantarla o magari entrambi. A pensarci bene anche la maledizione Cruciatus poteva tornarmi utile.
Per evitare di farle seriamente del male, la scansai malamente di lato e uscii dallo scompartimento sbattendo la porta.
Come poteva una sola, stupida ragazzina, farmi uscire di testa? Mi tormentai i capelli, come se potessi estorcerne una risposta soddisfacente ma nulla. Rose Weasley sapeva difendersi, ma io sapevo attaccare. Lei un Grifone dotato di artigli, io una Serpe dotata di astuzia. Un ghigno cominciò a farsi largo sulla mia bocca mentre fuori dal finestrino Hogwarts svettava tra i boschi.
'Cara Rosellina, quest'anno sarà il più lungo della tua vita, stanne certa.’
 
 
ANGOLO AUTRICE
Vi prego! Posate quei forconi, non è una cosa carina puntarmeli contro!
No, sul serio, scherzi a parte, mi dispiace aver pubblicato solo ora ma ho avuto di problemi ma in compenso il sesto capitolo è quasi pronto quindi lo posterò prima della scadenza delle due settimane. Insieme al sesto capitolo, finalmente, arriveranno anche la nuova introduzione e il nuovo titolo.
Detto questo ci vediamo con il sesto capitolo e, mi raccomando, recensite in numerosi.
Baci,
OurChildhood -I

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


-Ma sei impazzita? Cosa ti è saltato in mente?-

-Hai ragione Al, forse dovrei andare a chiedergli scusa. Anzi, sai cosa ti dico? Che non me ne importa un cavolo! -

-Però, se posso intromettermi Al, devo ammettere che tua cugina ha stile!-

-Risparmia i tuoi sproloqui inutili, Marcus- disse mio cugino, acido.

Zabini roteò gli occhi al cielo e io rivolsi ad Al uno sguardo di puro disprezzo.

-Ma certo! Continua pure a difenderlo, ti prego! Una volta la chiamavano famiglia- dissi.

-Non sei nella posizione più adatta per parlare ora, Rosie- disse rivolgendomi uno sguardo severo.

Sbuffando uscii dallo scompartimento sbattendo la porta. Trovai Scorpius appoggiato alla parete con i gomiti, lo sguardo rivolto verso il finestrino.

Senza degnarlo di una parola lo sorpassai e me ne tornai da Helen e Connor.

••

Il soffitto della sala grande era oscurato da grossi nuvoloni grigi che, a tratti, scaricavano pioggia che svaniva pochi centimetri sopra le nostre teste.

La cena procedeva tranquilla e, dopo l’imbarazzo iniziale, anche i nuovi studenti del primo anno si erano lasciati andare.

-Caposcuola Weasley? Ma è vero che la Preside McGranitt sa trasformarsi in un gatto?- chiese una bambina dai capelli marroni e gli occhi cioccolato.

-Certo, è un Animagus- risposi sicura con un sorriso.

-Ed è il gatto più brutto e spelacchiato che io abbia mai visto- proseguì Jamie. La tavolata si pietrificò all'istante.

-Non ditemi che è dietro di me- Jamie sgranò gli occhi.

-Signor Potter, il gatto brutto e spelacchiato è più che felice di ospitarla nel suo ufficio per tutte le sere della prossima settimana-

-Professoressa! Lo ammetta: questa punizione non è altro che un pretesto per passare del tempo con il suo alunno preferito- disse James con un sorriso smagliante.

-Ha ragione, Signor Potter- disse la donna con un sorriso –talmente felice che la aspetto non per una, ma per due settimane nel mio ufficio. E ora si sieda- concluse con tono severo.

James obbedì con lo sguardo basso mentre la McGranitt si dirigeva verso il tavolo dei professori.

-Dovresti imparare a stare zitto, fratellone. O, per lo meno, a guardarti le spalle- lo schernì Lily scatenando la risata di quasi tutti i Grifondoro.

Guardai la McGranitt sedersi al centro della tavolata, tra il Professor Paciock (professore di Erbologia e vicepreside) e Hagrid (Guardiacaccia e professore di Cura delle Creature Magiche) ma la mia attenzione venne subito dall’uomo seduto alla sinistra di Hagrid.

Aveva i capelli corti e marroni, lo sguardo disgustato e cattivo e la bocca perennemente piegata a formare un ringhio: il Professor Pendragon.

Barnabas Pendragon era diventato il professore di Pozioni a Hogwarts appena finita la Seconda Guerra Magica, sostituendo il Professor Lumacorno che aveva consegnato spontaneamente le dimissioni.

Era un uomo terrificante e sempre chiuso in sé stesso tanto che socializzava poco anche con i suoi colleghi. Aveva origini nordiche ed era stato insegnante a Durmsdrang prima di trasferirsi a Hogwarts grazie al gentile invito della Preside. Era il Pozionista più ricercato del mondo e aveva superato, per fama e bravura, Igor Karkaroff. L’unico uomo che poteva fargli concorrenza era Draco Malfoy.

Era un Professore eccellente, senza ombra di dubbio, ma il suo carattere riservato destava sospetti e giravano voci, da fonti ignote, che la sua avversione a qualsiasi contatto con le altre persone fosse dovuta ad un grave incidente di cui lo stesso Pendragon era stato vittima.

Insomma, un sacco di leggende metropolitane basate soprattutto per incutere ancor più terrore ma, per quanto false potessero essere le voci, tutti avevano un’unica certezza: era il professore più stronzo mai esistito! Essendo il direttore della Casa di Serpeverde, aveva una naturale predilezione per tutti gli studenti verde-argento, mentre gli altri sapevano che, per quanto bravi e portati potessero essere in Pozioni, non avrebbero MAI visto un "Eccellente". E proprio a causa di queste sue preferenze la sua materia era diventata la più odiata.

Assottigliai gli occhi come a voler incendiare quel viso terrificante quando la mia attenzione venne attirata dalla Preside che si era avvicinata al pulpito dorato a forma di gufo.

-Carissimi studenti, buonasera. Volevo intanto augurare un buon inizio a tutti gli studenti che da oggi cominceranno a far parte di questa Scuola- si fermò per rivolgere un sorriso rassicurante a tutti i primini –ma ora vorrei proseguire con gli annunci in modo che possiate andare presto a coricarvi. Vorrei partire comunicandovi che l’accesso alla Foresta Proibita è assolutamente precluso agli studenti dal Primo al Terzo anno. Chi sarà così audace da trasgredire questa regola farà i conti con la sottoscritta o con il direttore della propria Casa. Ne approfitto per comunicare ai nuovi arrivati i nomi dei direttori: il professor Barnabas Pendragon per Serpeverde, il professor Neville Paciock per Grifondoro, la professoressa Rubeus Hagrid per Tassorosso e il professor Filius Vitious di Corvonero.

Come in pochi sapranno, invece, quest’anno è il Venticinquesimo Anniversario della Morte del Professor Silente che, come è riconosciuto, è stato l’uomo e il Preside più importante degli ultimi cento anni. In onore di questo importante avvenimento e in accordo con il Ministro della Magia, noi professori siamo lieti di annunciarvi che quest’anno verranno svolti “I Giochi della Memoria”. Questi inizieranno il primo giorno di Primavera. Per partecipare a questi Giochi bisogna superare un’Estrazione e una Selezione. Gli studenti che potranno accedere a queste fasi saranno quelli del Sesto e de Settimo anno che saranno obbligati a iscriversi. Ulteriori informazioni vi saranno date nei prossimi giorni. Detto questo, potete ritirarvi nelle vostre stanze e buonanotte- concluse la donna.

Un forte vociare si levò da tutti i tavoli: chi trovava ingiusto che solo gli studenti degli ultimi due anni potessero partecipare, chi voleva maggiori informazioni, chi era eccitato all’idea di un anno diverso dagli altri. Dopo diversi minuti in cui i direttori delle Case tentarono di riportare il silenzio e l’ordine, il Professor Pendragon si alzò in piedi e puntò la bacchetta verso il soffitto: le nuvole si infittirono e un tuono squarciò l’aria come un urlo nella notte. Nella Sala Grande cadde il silenzio.

-AVETE CAPITO COSA HA DETTO LA PRESIDE O AVETE QUALCHE PROBLEMA DI UDITO?- ruggì il Professore di Pozioni.

Tutti gli studenti annuirono e alcuni fecero un passo indietro come a volersi difendere.

-E allora OBBEDITE!- urlò.

Nessuno obiettò e la Sala Grande si svuotò in pochi minuti.

 

-Rose! Ma tu lo sapevi?-

-Veramente io...-

-Perché non hai detto nulla?-

-Questa si che è una notizia...-

-Abbiamo capito la riservatezza ma siamo compagni di Casa Rose..-

-Oh ma avete finito di parlare?!-

Da più o meno venti minuti mi ritrovavo al centro di una cerchia di persone pronte a puntarmi il dito contro per estorcermi informazioni su questi "Giochi". Ma per chi mi avevano presa?

-Io ne so quanto voi ragazzi quindi, per favore, lasciatemi andare in Sala Comune in pace o sarò costretta a togliervi punti per molestie!-

Ok, forse stavo un pochino esagerando ma la mia sanità mentale ne stava risentendo.

Quando finalmente riuscii a liberarmi di quell'impiccio mi diressi alla Torre di Grifondoro, pronta a gustarmi il vero pregio di essere una Caposcuola: una camera singola.

Varcai il buco del ritratto e un altro gruppetto di Grifondoro mi venne incontro per chiedere uno straccio di notizia. Una mia occhiata li fece ritornare a sedere dulle poltrone dalle quali erano venuti.

Salii le scale del dormitorio femminile e quasi mi misi a piangere quando vidi la porta della mia nuova stanza.

Varcai la soglia e rimasi a bocca nel vedere la perfezione dei dettagli e la cura con cui ogni oggetto era stato posto sopra i mobili o nel bagno.

Feci un respiro profondo, pronta a godermi un pizzico di quella tranquillità che agognavo dall'inizio della giornata.

La mia dea interiore urlava "LIBERTÀ" quando...

-Per Merlino! Che forza!-

-Questa stanza è più grande della Tana!-

-Sei sicura di non perderti qui dentro?-

Addio libertà.

Rox, Lily e Domi a evano fatto irruzione all'interno e la prima si era gettata nel letto facendo sbuffare il materasso.

-Ma prego, entrate pure senza bussare! Dopotutto potevo solamente essere nuda-

-Smettila di fare tante storie. Parliamo di cose serie invece: cosa ne pensi di questi Giochi?- mi chiese Domi.

-Sinceramente non lo so. Sul treno non ci hanno detto nulla e prima di uscire dalla Sala Grande ho guardato la Montgomery ed aveva la mia stessa faccia. Se lo avesse saputo ce lo avrebbe detto. Ad ogni modo scopriremo cosa abbiamo di fronte solo andando avanti-

-Hai pienamente ragione. La McGranitt ci dirà di sicuro qualcosa in più in questi giorni altrimenti avrà contro la furia di tutti gli studenti-disse Lily

-A proposito di furia- dissi puntando uno sguardo di fuoco verso le due rosse -se solo osate un'altra volta farmi uno scherzo del genere giuro su Merlino e Morgana o su chi cavolo volete che vi appenderò a testa in giù fuori dalla Torre di Astronomia- concusi.

-Di che scherzo parli Rosie?- chiese ingenuamente Domi.

-Oh, stai pur certa che loro hanno capito- sibilai con sguardo minaccioso.

-Avanti Rosie! Era solo uno scherzetto innocente quello di rubarti i vestiti...- disse Lily.

-...e giuriamo che non sapevamo che avresti incontrato Sco...- Rox si bloccò a causa di una poderosa gomitata sullo sterno da parte della cugina.

-Ma te ne vuoi stare zitta?- sibilò Lily.

Le sfumature rossastre tornarono a fare visita ai miei occhi.

-Mi state dicendo che avevate architettato tutto?- sussurrai infuriata.

Le due rosse di fecero piccole mentre la mia rabbia cresceva.

-Mi correggo: vi appenderò per le mutande fuori dalla Torre di Astronomia! E ora fuori di qui se non volete che provveda subito!-

Le due si dileguarono e nella stanza rimase solo Domi, che mi guardò divertita.

-Prima o poi mi dirai cos'è successo, vero?- disse ridendo.

-Perché credo che tu abbia già capito?-

-Oh, questo non lo so. Ma posso assicurarti che quella è stata la scena più divertente che io abbia mai visto-

Domi si scansò appena in tempo per schivare la mia potente cuscinata.

-Brutta traditrice!-

-Ti voglio bene anche io, Rosie! Buona notte tesoro, io torno nella mia Sala Comune! Ah, spero tanto che quell'incontro indesiderato ti abbia fatto aprire quegli occhi foderati di prosciutto che ti ritrovi-

Uscì dalla stanza ridendo.

Che cos'era successo alla mia Domi? La Polisucco era illegale vero?

Mi gettai nel letto con poca grazia e guardai il baldacchino: le tende rosso-oro che circondavano il letto si ricongiungevano in alto, increspandosi con grazia.

Il silenzio che, finalmente, regnava nella stanza era quasi surreale e premeva sulle orecchie. Quella situazione mi ricordò in giorno precedente, quando ero sul tetto della Tana.

Il silenzio mi aveva sempre aiutato a pensare e, in quel momento, alcune domande mi sorsero spontanee: come sarebbero stati questi "Giochi della  Memoria"? Sarebbero stati pericolosi? Era per questo motivo che solamente gli alunni del Sesto e del Settimo anno potevano parteciparvi?

In quel momento una strana morsa mi chiuse lo stomaco e le immagini dei racconti di zio Harry sul Torneo Tremaghi si fecero strada nella mia mente. Ci sarebbrero state in gioco delle vite? No, di sicuro i professori non avrebbero permesso che altri studenti finissero come Cedric Diggory.

Ma il pensiero di vedere gli occhi vitrei e vuoti di un mio familiare scatenò in me il panico: avevo paura? Io, Roseline Weasley, avevo paura? Io, figlia di due dei salvatori del Mondo Magico, potevo avere paura? Per sedici anni della mia non avevo mai analizzato a fondo quella domanda così elementare. Certo, chi non ha paura? Da piccoli si ha paura del buio o dei mostri (nel mio caso, dei Troll) sotto al letto; quando si diventa ragazzini si ha paura che la mamma ci sgridi o di prendere un brutto voto a scuola; da adolescenti si ha paura di non trovare la propria anima gemella o di cominciare ad amare. Ma quando si è figli di persone che a diciassette hanno combattuto una guerra e sconfitto il Signore Oscuro non è ammissibile avere paura di certe sciocchezze. O almeno, questo era il mio pensiero. La gente si aspettava talmente tanto da me che non avevo mai fatto caso alla paura e io, per paura di deludere, mi ero sempre impegnata al massimo per raggiungere i miei obiettivi. Quindi, se avessi provato paura, sarei automaticamente diventata una codarda agli occhi di tutti, agli occhi di mia madre e mio padre?

Presi un bel respiro e scacciai quei pensieri. Dopotutto era inutile cominciare a fasciarsi la testa, giusto? Magari io non sarei stata scelta o, sempre magari, questi "Giochi della Memoria" non sarebbero stati una prova fisica.

E con un po' di speranza in più mi addormentai, cullata dal frastuono del silenzio. ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, maghetti!
Se avanti, non è carino lanciarmi di nuovo i forconi!
Lo so, lo so. Sono in ritardo con la pubblicazione.
Ma vi prego, sbollite la rabbia!
Ed ecco che ho cambiato l’introduzione e il titolo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci,
-I
 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Un rumore fastidioso e martellante aveva appena interrotto il mio bacio mozzafiato con Matt Cartwright, il batterista delle Sorelle Stravagarie. Aprii gli occhi di malavoglia e mi alzai.
Quella notte il mio sonno era stato tormentato da mille pensieri e la mia mente aveva già macchinato delle possibili idee sui Giochi, tutte che finivano con la tragica morte di qualcuno. Mi specchiai: la faccia di un colorito bianco-grigiastro e le profonde occhiaie nerastre erano simbolo di quanto poco avessi dormito.
‘Perfetto!’- pensai -‘è solo il primo giorno di scuola e sembro un Dissennatore!’.
Dopo parecchi minuti di ritocchi con la bacchetta il mio viso era tornato per lo meno di un colore umano.
Finito di allacciare la cravatta rosso-oro mi diressi in Sala Grande per la colazione: un percepibile alone di euforia mi ricopriva da capo a piedi.
Il primo giorno di scuola, a mio parere, è il giorno più bello in assoluto perché, dopo un’estate trascorsa ad oziare, è la spintarella che fa ripartire gli ingranaggi e fa riprendere la routine quotidiana.
Varcai la soglia della Sala Grande e mi diressi al tavolo di Grifondoro per sedermi vicino a Lily.
-Buongiorno ragazzi-
-Ciao Rosie- rispose James con un sorriso.
-Non trovate che sia una mattina eccitante?- chiesi sorridendo.
-La cosa più eccitante che mi è successa fino ad ora è essermi svegliata in orario- grugnì Rox funerea.
-La mia è non aver ancora sentito Melanie Payne parlare- aggiunse Lily.
Melanie Payne era una compagna di Dormitorio di Lily che aveva la fama di essere la Rita Skeeter di Hogwarts. A Melanie non importava che fossi del Primo o del Settimo anno, che fossi popolare o meno perché lei, sempre e inesorabilmente, sapeva tutto. Era una fonte inesauribile di gossip e LA pettegola per eccellenza. Di Melanie non ci si poteva fidare perché una qualsiasi notizia a lei confidata era dopo nemmeno ventiquattr’ore sulla bocca di tutti gli studenti di Hogwarts. Ed oltre ad essere un’insopportabile bisbetica pettegola era anche una tremenda chiacchierona tanto che, alcuni studenti, avevano scommesso su quante parole riuscisse a dire in un minuto.
-È una data da ricordare allora- disse James ingoiando i suoi cereali come se fossero stati la sua unica ragione di vita.
-Signor Potter, il cibo su questo tavolo è per Grifondoro, non solo per lei- disse la professoressa McGranitt, comparsa all’improvviso.
James trasalì non avendo visto arrivare la donna e quasi sputò la sua colazione.
-Ad ogni modo, sono venuta a consegnarvi gli orari per questa settimana. Ah, signorina Weasley, volevo avvisarla che sono stati affissi gli orari delle ronde di voi Capiscuola fuori dalla porta dell’ufficio dei Prefetti, sulla Torre Nord- disse porgendoci un foglio ciascuno.
-Certo Professoressa, grazie- risposi.
Mentre bevevo il mio caffè lessi l’orario e sbiancai.
-Rose, ti senti bene?- chiese Hugo che come risposta ottenne un gemito frustrato.
-Iniziamo con Pozioni, Rox- sussurrai.
-E alla seconda ora?- chiese lei.
-No, tu non hai capito. Abbiamo Pozioni con i Serpeverde e per due intere ore! Non ce la posso fare…- dissi.
-Oh no…- proseguì lei, gli occhi sgranati.
-…addio euforia da primo giorno…-
-…miseriaccia…-
-…non ce la posso fare…-
-Non arriverò alla fine di questa giornata-
-Siamo spacciate- concludemmo insieme.
Mi coprii gli occhi con una mano mentre Lily mi batteva una mano sulla spalla sussurrandomi frasi di incoraggiamento, come ad esempio ‘Devi essere forte’, ‘Può capitarti di peggio, tesoro’.
Ancora afflitta dalla notizia, decisi di alzarmi e andare da Albus, seduto tra i suoi secolari amici.
-Buongiorno piccola- disse Albus.
-Buongiono un caz…-
-Rose!- mi interruppe.
-Ma che c’è? Non hai visto l’orario? Ti dico quattro parole: Pozioni, Pendragon, Perdita, Punti-
-Per voi Grifondoro, in caso- sussurrò Scorpius.
-Oh, ma chiudi quella ciabatta! Almeno noi non ci compriamo i voti solo perché siamo Serpeverde- ribattei acida.
-Anche se tu li comprassi i voti non arriveresti comunque al mio livello-
-Sta’ zitto un po’, Scorp- lo rimproverò Albus.
-Avanti Rose, non essere così drastica. In fondo il professor Pendragon non è poi così tremendo- disse Marcus.
-Già, molto in fondo- sussurrai.
-Dai, ora finisco la colazione e poi andiamo insieme nei Sotterranei, ok?- disse dolcemente Albus accarezzandomi una guancia.
-Va bene, però mettici pure tutto il tempo che ti serve. Sai, non vorrei mai che ti strozzassi- dissi sorridendo.
-Sei un caso perso, Rosie-
L’aula di pozioni era piuttosto affollata quando Pendragon fece la sua entrata in scena comparendo alle spalle di un Grifondoro e facendolo quasi svenire dalla paura.
La classe si affrettò a trovare un posto a sedere nei banchi disposti in file da tre.
-Sedetevi. E non osate fiatare-disse con il suo tono disgustato raggiungendo la cattedra.
-Quest’ anno pretendo disciplina da voi. Chiunque osi non mostrarne pagherà le conseguenze. Non siamo qui per fare stupidi giochetti agitando la bacchetta magica e pronunciando formule come al vostro Primo anno. Pretendo ordine, puntualità ed educazione. Uno sgarro, una punizione. Un passo falso, l’espulsione- disse minaccioso trapassando i nostri corpi indifesi con i suoi terrificanti occhi verdi.
La reazione sulle facce dei vari studenti fu simile: la faccia perdeva piano piano colore, si inghiottiva il vuoto, un rivolo di sudore freddo scorreva sulla nuca. Nessuno poteva negare la bravura di Pendragon nel seminare il panico.
-Messe in chiaro le cose, torniamo alla lezione di oggi- proseguì –chi sa di cosa parlo se dico ‘Semper Fidelis’?- chiese con tono distaccato.
La mia mano saettò in aria. Mi guardai intorno con l’aspettativa di essere l’unica a sapere cosa fosse la Semper Fidelis ma vidi un altro braccio affusolato svettare in aria: quello di Scorpius.
-Weasley, prego- disse il Professore con tono disgustato.
-La Semper Fidelis è una Pozione che il Ministero ha deciso di classificare di grado sette di difficoltà e di grado nove di pericolosità poiché se si sbaglia anche solo di un grammo il dosaggio può causare gravi danni. I suoi ingredienti sono numerosi e tra i più rari da trovare, tanto che la maggior parte di essi risiedono solo nelle dispense del Ministero. Per una preparazione completa ed esatta, la Semper Fidelis deve fermentare per sei giorni e sette notti per poi essere distillata. Alla fine della settima notte, la Pozione deve aver assunto un colore grigio antricite. È detta anche la Pozione della Scelta poiché il suo compito è quello di selezionare le persone più giuste in base al compito che si deve svolgere. Viene usata soprattutto in ambito politico (essa sceglie il candidato più adatto alla carica) e in ambito militare (sceglie il soldato o l’Auror più idoneo a una certa missione). È stata creata subito dopo la Seconda Guerra Magica per avere la sicurezza che, al Ministero o tra gli Auror, non vi fossero traditori o maghi con cattive intenzioni e si dice anche che uno dei collaboratori nella creazione della Fidelis sia proprio lei, professore- conclusi soddisfatta.
Pendragon mi guardò fisso negli occhi, un velato stupore impresso negli occhi, poi guardò Malfoy.
-Scorpius, volevi aggiungere qualcosa?-
-Certo. Il nome Semper Fidelis deriva da una locuzione latina che stava ad indicare l'eterna fedeltà ad un capo militare o agli imperatori romani. Oggi è anche il motto del corpo dei Marines (le forze armate babbane negli Stati Uniti) per simboleggiare la propria fedeltà al corpo militare e ai propri compagni ovunque si trovino nel mondo. La Pozione ha assunto questo nome perché essa è fedele al compito che le viene affidato e non ha margine di errore- concluse sorridendo.
-Molto bene Signor Malfoy, dieci punti a Serpeverde- disse Pendragon.
Un brusio di dissenso si levò tra i Grifondoro che ormai vedevano i punti che qualsiasi professore mi avrebbe dato per la mia spiegazione svanire davanti ai loro occhi. Mi scambiai uno sguardo sconvolto con Helen e Connor, seduti al mio fianco, poi guardai disgustata il professore.
-Signorina Weasley, con quello sguardo vuole comunicarmi qualcosa o semplicemente sta cercando un pretesto per perdere punti per mancanza di rispetto?-
-Veramente, Professore, è lei che sta mancando di rispetto a me- la furia era tanta che il filtro cervello-corde vocali si era disintegrato.
Nell’aula calò il gelo: nessuno aveva MAI osato contraddire il Pendragon.
-Temo di non capire-
-Credo di aver dato una spiegazione sufficientemente completa per ricevere dei punti. Non mi aspetto un suo complimento (cosa che non avverrà mai, per altro) ma un riconoscimento è, quantomeno, un segno di rispetto. Capisco che non sono tra i suoi studenti prediletti ma non le costa nulla assegnare dei punti a Grifondoro o a qualsiasi altra Casa non sia Serpeverde quando uno studente se li è meritati o guadagnati, non lo trovo giusto- dissi acida.
-Rose, forse è meglio che non continui- mi sussurrò Connor allarmato.
-Taci- sibilai.
Il Professore era impassibile: la sua faccia granitica non lasciva trapelare alcuna emozione.
Il gelo che prima era sorto nella classe ora era quasi palpabile, come se la temperatura fosse calata davvero di dieci gradi in pochi minuti.
-Sa cosa non trovo giusto io, Signorina Weasley? Che persone spocchiose e saccenti come lei abbiano anche la presunzione di reputarsi intelligenti. E dire che nutrivo una sorta di stima nei suoi confronti, viste soprattutto le doti per le quali è famosa la sua famiglia (l'intelligenza di sua madre è unica nel suo genere e il coraggio di suo padre è secondo solo a quello di Harry Potter) ma non credevo che l'unione di due persone del calibro di Hermione Granger e Ronald Weasley potesse generare una...mela marcia come lei, Signorina Weasley. Cinquanta punti in meno per la sua Casa e parlerò con la Preside McGranitt in modo che lei stessa, insieme al professor Paciock, possano provvedere alla sua ampia mancanza di rispetto noi confronti di un superiore- disse con tono glaciale.
Mi aveva umiliata e derisa davanti all'intera classe. La mia espressione era granitica, le mani chiuse a pugno tanto serrate da conficcarmi le unghie nei palmi.
Distolsi lo sguardo da Pendragon e mi guardai i torno per vedere le facce dei miei compagni: la maggior parte della classe aveva un'espressione sconvolta per la durezza delle parole del professore, Albus non osava guardarmi e teneva lo sguardo fisso sul banco, improvvisamente interessato al suo calamaio, un gruppetto di Serpeverde ridacchiava. Fissai gli occhi su di esso, riconoscendo tra i componenti il ghigno beffardo di Scorpius: rideva di me mentre mi guardava con insistenza. Un improvviso nodo mi bloccò la gola rendendomi difficile la respirazione: più tentavo di spingerlo da dove se ne era arrivato, più questo premeva verso l’alto fino a velarmi gli occhi di lacrime.
Derisa, umiliata, sbeffeggiata…
Ero stata nuovamente paragonata a mia madre e a mio padre ma se prima le accuse erano sopportabili, questa volta mi avevano circondata fino a soffocare.
Non credevo che l'unione di due persone del calibro di Hermione Granger e Ronald Weasley potesse generare una...mela marcia come lei.
Mela marcia…
Un secondo prima di scoppiare in lacrime e umiliarmi ulteriormente sentii una mano leggera posarsi alla base della mia schiena.
-Non ci pensare Rosie. Tu sei molto meglio di così. Non ascoltarlo, si è solo sentito accusato- disse Connor sfiorandomi la guancia per raccogliere la lacrima che era sfuggita al mio controllo.
-Mi ha umiliata. E Malfoy l’ha avuta vinta di nuovo. Guarda come ci gode quel bastardo- un’altra lacrima rotolò indisturbata sulla mia guancia.
-Che fine ha fatto il motto “Un Weasley non piange mai”? non sarai mica diventata una codarda da un momento all’altro- si intromise Helen con un sorriso.
Il suo sorriso mi contagiò facendo sollevare gli angoli della mia bocca.
-Hai ragione, non saranno di certo Scorpius-sono-al-centro-del-mondo-Malfoy o La Carogna a farmi piangere-
-Ecco tornata la nostra Rosie- disse dolcemente Connor stringendomi in un abbraccio.
Mentre mi facevo cullare dalle sue braccia guardai Malfoy: mi fissava a sua volta, il suo sguardo notevolmente incupito rispetto a pochi minuti prima.
Prima che potessi pormi qualsiasi domanda il Professor Pendrgon riprese a parlare.
-Signorina Weasley, visto che è così preparata da pretendere un riconoscimento, perché non comincia lei a creare la “Semper Fidelis”?- chiese sarcastico.
-Certo Professore, comincio subito- dissi decisa sfidandolo e mi diressi verso l’armadio delle scorte.
Ingoiai l’istinto di mutilare gravemente il professore e camminai a passo altero gettando all’indietro i capelli: quell’inizio anno era stato proprio un disastro totale.
 
La preparazione degli ingredienti e la creazione della pozione avevano occupato tutte le due ore e tutta l’intera classe. Finita la lezione mi fiondai fuori dal sotterraneo diretta all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, seguita da Connor e Helen.
-Certo che quest’anno il vecchio Barney è più acido del solito- disse quest’ultima.
-Che ci vuoi fare, è la vecchiaia che avanza- risposi.
-E l’andropausa è sempre più vicina- disse Connor entrando nell’aula.
Quell’anno anche Difesa, per noi Grifondoro, era condivisa con i Serpeverde.
Occupammo una fila di tre banchi mentre il resto dell’aula di riempiva.
-Speriamo solo di non avere un’altro professore di Difesa sessualmente frustrato come quello dello scorso anno- continuò Connor guardandoci.
-Non so cosa le vostre menti malate pensassero sul professor Drake ma se sento un commento del genere riferito a me giuro sul mio occhio che non uscirete vivi da questa stanza- disse una voce profonda e roca dal fondo dell’aula.
Il silenzio di propagò in breve mentre un costante “tump-toc, tump-toc” riecheggiava tra le pareti.
Dalla porta si fece strada una figura massiccia e piuttosto bassa che si destreggiava arrancando tra le file di banchi, oscurata dalla poca luce.
Tump-toc, tump-toc
La gamba sinistra poggiava a terra seguita da una protesi di legno intagliato a sostituire la destra.
Un piede, una zampa di leone.
Tump-toc
La parte destra del corpo era abbandonata contro una alto bastone di legno grezzo e nodoso: il suo utilizzo era, probabilmente, quello di alleviare, seppur di poco, il dolore alla gamba mozzata.
Tump-toc
Il respiro era affannoso e quella parvenza di capelli unticci lunghi fino alle spalle, rimbalzavano su un giaccone logoro di colore verde.
Quando finalmente raggiunse la cattedra tutta la classe ebbe l’opportunità di guardarlo meglio: era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ogni centimetro di pelle sembrava coperto di cicatrici. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso.
Se sento un commento del genere riferito a me giuro sul mio occhio che non uscirete vivi da questa stanza.
Il mio occhio…
Osservai meglio il suo viso e guardai i suoi occhi: uno era nero, piccolo e lucente, mentre l'altro era artificiale, grande, vivace e blu elettrico. Quest'ultimo si muoveva continuamente: la palpebra non calava mai e, ogni tanto, si girava all’indietro lasciando in bella mostra un bulbo bianco candido.
-È Malocchio Moody!- sentii sussurrare tra il brusio che si era levato nell’aula.
-Ma non era morto durante la Guerra?- alo sussurro.
-Diaspiaciuto di deludervi ma ci vuole ben altro che uno stupido Mangiamorte per farmi fuori! In ogni caso, io sono Alastor Moody, il vostro nuovo insegnante di Difesa Contro le arti Oscure- disse rudemente scrivendo con foga il suo nome alla lavagna.
Malocchio Moody, a detta di papà e di zio Harry, era l’uomo più strampalato che avessero mai conosciuto: durante la Seconda Guerra Magica era stato attaccato durante un’imboscata da un Mangiamorte e di lui erano state perse le tracce. Mesi dopo la fine della Guerra si era presentato alla Tana, privato del suo occhio e della sua protesi. Non aveva mai voluto raccontare come fosse sopravvissuto o dove fosse stato per tutti quei mesi ma era stato comunque accolto al Ministero come un eroe.
-Non so che cosa abbiate fatto lo scorso anno, e non mi interessa minimamente, ma io non trasformo dei maghi mediocri in maghi ancor più mediocri. Io pretendo il meglio e il meglio otterrò, a costo di farvi uscire di qui senza un braccio o sanguinanti da far schifo, ci siamo capiti?- il suo occhio saettò impazzito a guardare qualsiasi direzione.
Un coro di flebili ‘sì’ si levò dall’aula.
-Bene. E ora cominciamo con le cose serie…- proseguì il Moody ma io non prestai attenzione.
Un Auror di fama mondiale, sopravvissuto più volte a morte certa, era il mio insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure.
Si prospettava un anno interessante.
 
Finite le lezioni, quel pomeriggio, mi diressi alla Torre Nord per appuntarmi gli orari delle ronde che, ahimè, avrei dovuto fare con quell’ossigenato di un Malfoy.
-Bene! Dovrò anche sopportarlo per tre sere su sette!- sbottai sottovoce. Molto probabilmente un osservatore esterno avrebbe pensato di avere davanti una povera pazza.
-Rosie, sei ancora più bella dell’anno scorso- una voce maliziosa e mielosa mi colpì le orecchie e il mio cervello accese la campanella d’allarme: Sebastian Wright.
-Wright- sibilai girandomi nella sua direzione –che sfortuna rivederti. Evidentemente non sei stato calpestato da un Troll come ho tanto sperato quest’estate- molto probabilmente un limone era più dolce della mia voce.
-Siamo sempre più acide. Chissà a cosa è dovuto tutto questo astio nei miei confronti- un ghigno stampato in faccia.
-Non lo so, forse il fatto che tu sia ancora in vita, Wright-
Sebastian Wright era stato il mio fidanzato dall’inizio del Quarto anno alla fine del Quinto. Era uno dei ragazzi più popolari della scuola non solo per il ruolo di Portiere e capitano della squadra di Quidditch di Corvonero ma anche per la sua bellezza travolgente: i capelli biondo grano erano scompigliati ad arte instaurando in tutte le ragazze di Hogwarts una malsana voglia di immergervi la mano, gli occhi erano due pozze blu elettrico incredibilmente magnetiche quanto calcolatrici, il fisico da adone greco era il suo pezzo vincente e la sua voce calma e profonda era dotata di una straordinaria varietà di toni studiati per ammaliare le ragazze. Solo in pochi avevano avuto la (s)fortuna di conoscerlo anche caratterialmente. Io ero tra questi pochi e lui era stato la causa del mio declino personale: una strada in discesa diretta dritta dritta nell’ultimo girone dell’inferno. Era un Serpeverde mancato, ma la sua intelligenza, seppur nascosta, lo aveva assicurato tra i Corvi.
-Perché non provi a chiamarmi per nome, piccola?- disse lento, avvicinandosi.
-Perché il tuo nome mi fa schifo anche solo pensarlo, figurati pronunciarlo- risposi infuriata guardandolo negli occhi.
Lui si avvicinò ancor di più e io potei percepire tutta la sua altezza che mi sovrastava e mi soffocava.
Indietreggiai fino a toccare il muro con la schiena e lui avanzò ulteriormente riducendo lo spazio tra i nostri corpi ad una sottile striscia d’aria rarefatta. Mantenni gli occhi fissi nei suoi.
-Eppure l’anno scorso non ti dava così fastidio pronunciare il mio nome, o urlarlo, a seconda dei casi- sussurrò con un ghigno.
Il nodo che mi aveva attanagliato la gola quella mattina si ripresentò con gli interessi.
Colpita e affondata…
Quando lui mi aveva notata, quasi due anni prima, non volevo crederci, essendo ancora una ragazzina. Diceva che gli piacevano i miei capelli perché gli ricordavano il fuoco e che si addicevano al mio carattere esuberante. Diceva che i miei occhi fossero i più belli che avesse mai visto e che mi amava perché ero una persona semplice a cui avrebbe affidato la sua stessa vita. Diceva che ero speciale e che ero bellissima. Certo, lui diceva…
Dopo un anno otto mesi di fidanzamento decisi di fare il grande passo e di fare l’amore con lui: era la mia prima volta e lui lo sapeva bene. Il giorno dopo averlo fatto mi aveva scaricata nel peggiore dei modi, come se quei quasi due anni non fossero mai esistiti. Mi aveva usata e umiliata per una stupida scommessa che aveva fatto con i suoi compagni di Dormitorio.
‘Cinquanta galeoni se riesci a scoparti la Cercatrice di Grifondoro’ mi avevano derisa i suoi amici mentre camminavo per i corridoi i giorni successivi. Io avevo sempre ignorato le voci e, solo per una volta, avevo lasciato correre dandomi della stupida per esserci cascata. Avrei dovuto capire subito che uno come lui non avrebbe avuto buone intenzioni con una come me e, infatti, mi ero venduta per soli cinquanta galeoni. Per lui, io valevo cinquanta galeoni.
Sfoderai la bacchetta e la frapposi tra noi, puntandogliela sotto il mento.
-Sei solo uno schifoso verme viscido, Wright, e mi dispiace per te e per la tua miserabile vita- sibilai disgustata.
-Non ti facevo così piena di iniziativa. Se bastava così poco per scatenare la leonessa che è in te avrei provveduto parecchi mesi fa- infierì.
Stavo per affatturarlo a sangue quando una voce profonda (e conosciuta) risuonò nella stanza semicircolare.
-Cosa sta succedendo qui?- disse Scorpius. Qualcosa nel suo sguardo mi suggeriva che aveva sentito lo scambio di battute tra me e Sebastian.
-Caposcuola Malfoy, stavo solo salutando una vecchia amica- si difese Wright con espressione angelica.
-A me pare che tu la stessi importunando. Dieci punti in meno a Corvonero e fila via di qui prima che ti assegni una punizione per il tuo modo scorretto e irrispettoso di approcciarti ad una Caposcuola- disse gelido indicandomi con l’indice.
-Nessuno ti ha insegnato che è maleducazione origliare, Caposcuola?- rispose Sebastian infuriato.
-Vattene Wright- sibilò Malfoy guardandolo fisso.
Sebastian ricambiò con uno sguardo disgustato e imboccò le scale.
Quando sparì dalla mia vistami lasciai scivolare contro il muro e mi sedetti sul pavimento. Il nodo alla gola persisteva e premeva forte verso l’alto tanto da farmi male. Una lacrima calda rotolò lungo la mia guancia e atterrò sul dorso della mia mano.
‘Non piangere, lui ti sta guardando. Lo lascerai vincere di nuovo’ mi ripetevo, ma non mi importava. Tanto ormai aveva già sentito tutto.
Un’altra lacrima scivolò coraggiosa sulla guancia ma, questa volta, un tocco delicato arrestò la sua corsa.
Alzai lo sguardo e un paio di occhi grigi lo ricambiarono.
-Non voglio sapere cosa è successo tra di voi-disse sedendosi di fronte a me accarezzandomi i capelli –ma lui deve aver fatto qualcosa di grave per farti piangere addirittura davanti a me- concluse.
-Così avrai un altro motivo per deridermi. È meglio per te, giusto?- sussurrai piangendo più forte.
-Io non rido per i dispiaceri degli altri e nessuno dovrebbe permettersi di farti piangere. Sei molto più bella quando sorridi- disse accarezzandomi una guancia.
Mi sfuggì un singhiozzo e lui mi abbracciò permettendomi di sfogare le lacrime.
Quella versione di Scorpius Hyperion Malfoy mi stava lasciando tanto basita quanto affascinata.
Mi piaceva quella versione di Scorpius Hyperion Malfoy.
Dopo diversi minuti il mio pianto si affievolì fino a sparire e sollevai lo sguardo su di lui che non aveva smesso un secondo di accarezzarmi la schiena, provocandomi piccoli dolci brividi.
-Posso chiederti un favore? Potresti non parlare con nessuno di quello che hai sentito o visto? Nemmeno con Albus, soprattutto non con Albus- lo supplicai.
-Non sono così stronzo come credi sai? Questo nostro segreto mi accompagnerà nella tomba- disse con un sorriso mentre mi aiutava ad alzarmi.
-Sono in debito con te, non avrei mai pensato di dirlo- risposi sorridendo.
-Una Grifondoro in debito con un Serpeverde. È una data di grande rilevanza storica questa!-
-Non ti pavoneggiare troppo, platinato, sconterò la mia pena con grande onore- dissi imboccando le scale.
-Chiamami ancora platinato e te lo faccio vedere io l’onore- borbottò.
Scoppiai a ridere seguita da lui.
Ci fermammo a pochi passi dal ritratto della Signora Grassa, il rimbombo delle nostre risa che si propagava per il corridoio deserto a quell’ora del pomeriggio.
-È questa la Rose che vorrei sempre vedere- sussurrò.
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
-Grazie Scorpius- bisbigliai.
-Oddio lo hai detto davvero- disse lui sconvolto.
In quel momento realizza di averlo chiamato per nome.
-Beh, è il tuo nome… Scorpius-
-Oh no, io intendevo dire che mi hai detto davvero grazie-
-Smettila di infierire!- lo rimproverai sorridendo.
-Quindi da domani nemici come prima?-
-Esattamente-
-Quindi adesso se ti abbracciassi di nuovo non mi lanceresti contro un Ardemonio, vero?-
Doveva davvero smettere di sorridere con quel sorriso così puro e infantile, doveva smettere subito…
-Solo se tu prometti di non pugnalarmi alle spalle- risposi.
La sua risata flebile mi colpì le orecchie e pochi secondi dopo mi ritrovai stretta al suo corpo caldo ed accogliente.
Un’improvvisa sensazione di calma mi invase da testa a piedi e realizza che in quel momento, solo in quel momento, quello era l’unico posto dove veramente volessi stare: tra le sue braccia.
Ancora stordita dai miei pensieri e dal suo abbraccio mi staccai da lui e gli rivolsi un breve sorriso. I nostri sguardi prolungarono l’abbraccio e rimasero legati per parecchi secondi
-Quindi nemici come prima- interruppi quel momento quasi surreale.
-Si, nemici come prima- rispose ricambiando il sorriso.
-Beh, allora, io vado. Oh, quasi dimenticavo, questi sono gli orari delle ronde della settimana- dissi porgendogli il foglio.
-Grazie mille. Ci vediamo a cena, nemica del cuore- disse divertito.
-Ci vediamo a cena- risposi e mi affrettai a raggiungere la mia Sala Comune.
Il comportamento di Scorpius mi aveva scombussolata: prima mi aveva derisa nell’ora di Pozioni, poi mi aveva aiutata e consolata. Per quanto mi sforzassi di raggiungere una conclusione, non riuscivo a non pensare a quell’abbraccio caldo e pieno: pieno di quella me stessa che non avevo mai mostrato a lui e pieno di quella dolcezza che lui non aveva mai mostrato a me, pieno di una sorta di calore che tutto poteva essere fuorché odio.
E per quanto mi sforzassi a pensare ‘Domani nemici come prima’ non potevo ignorare la parte di me stessa che diceva che oggi qualcosa tra me lui si era inaspettatamente sciolto, sconvolgendo il mio amato equilibrio e il mio modo di pensare.
Quell’anno si prospettava decisamente interessante.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ok posate i forconi, al patibolo ci sto andando da sola.
Buongiorno! Non vi chiedo nemmeno scusa per il ritardo, non merito di essere graziata solo che non pensavo che l’inizio della scuola avesse un impatto così sconvolgente sulla mia routine quotidiana e sulla mia relazione letto-divano-cucina.
Comunque ho deciso di allungare un pochino il capitolo per quantomeno tentare di compensare all'abnorme ritardo.
In questo settimo capitolo sono successe parecchie cose: intanto Pendragon potrebbe tranquillamente andarsene a… ok, non siamo volgari su! Non credevo che un personaggio di mia invenzione potesse starmi così antipatico! Ad ogni modo, tenete d’occhio la ‘Semper Fidelis’ perché sarà parecchio importante nei prossimi capitoli. La Pozione è di mia invenzione come anche le sue proprietà e le sue funzioni. Per capire cosa c’entra con tutta questa storia dovrete aspettare l’ottavo capitolo.
Per quanto riguarda Difesa… è tornato Moody!
Ehi, so che nel libro è morto ma io, con i miei poteri da autrice della storia, ho deciso di riportarlo in vita semplicemente perché è il personaggio più, come dire, FICO della saga (o almeno a mio parere) e siccome per metà delle sue comparse nella saga della Rowling non era lui ma un Mangiamorte con un esilarante tic alla lingua, ho deciso di rendergli giustizia inserendolo tra il corpo docenti di Hogwarts. A proposito, quasi dimenticavo, la frase ‘Era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ogni centimetro di pelle sembrava coperto di cicatrici. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso’ è copiata da “Harry Potter e il Calice di Fuoco” della Rowling: non sono riuscita a trovare altre parole per tentare di descrivere Moody perché semplicemente, l’unica descrizione a rendergli giustizia è quella della nostra grande scrittrice.
Abbiamo anche scoperto qualcosa sulla nostra Rose e, soprattutto, LA ROSIUS TORNA ALL’ATTACCOOOOOO!
Volevo anche scusarmi per l’impaginazione del capitolo precedente ma ho avuto dei problemi con l’html e ho dovuto postare il capitolo senza cambiare il carattere.
Beh, credo di aver detto tutto.
Al prossimo capitolo!
Baci,
la vostra -I
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


-Lo sapevo! Sapevo che sarebbe successo! Connor, mi devi venti Galeoni!-
Quella sera io, Helen e Connor, rinchiusi nella mia camera di Caposcuola, ci eravamo trovati per inaugurare, come da tradizione, l’inizio dell’anno scolastico.
-Cos…? Avete scommesso su me e Malfoy? Che razza di ingrati-
-Beh, io ed Helen ci siamo accorti che tra di voi c’è una certa, come dire, tensione. Helen ha subito ingranato la quinta e ha cominciato a sparare idiozie sul fatto che entro la fine dell’anno vi ritroverete a rotolare tra le lenzuola di una delle vostre stanze da Capiscuola o a saltarvi addosso in ogni spazio buio e isolato di Hogwarts mentre io, che sono sempre dalla tua parte, ho optato più sulla nascita di un’amicizia- disse Connor.
-Sei il gay più paraculo che abbia mai avuto il dispiacere di conoscere, Devis! E comunque quest’accusa non ti esonererà dallo sganciarmi venti, sonanti, luccicanti, dorati Galeoni!-
-Ehi! L’ha solo consolata e abbracciata! Non ha cercato di infilarsi nelle sue mutande come la tua mente perversa crede!-
-Avete finito di farvi fantasie su di me e quel platinato per favore? Il fatto che abbia abbassato un pochino le difese non vuol dire che da domani diventeremo amiconi: io continuerò a rendere la vita impossibile a lui  e lui continuerà a rendere la vita impossibile a me. Discorso chiuso e non si discute.-
-Hai visto Helen, avevo ragione- le fece il verso lui.
-Non so tu, ma io ho una grande voglia di appenderti alla Torre di Astronomia per le mutande-
-Fatela finita voi due, se fosse per me vi appenderei entrambi alla Torre di Astronomia! Comunque, parlando di cose serie: ho intuito come faranno a selezionare i candidati ai Giochi- dissi guardandoli.
-Hai intenzione di dircelo o aspetti che mettiamo le radici?- disse Helen.
-Sempre più acide vedo. Comunque la risposta è ‘Semper Fidelis’. Pensateci, perché il vecchio Barney ci avrebbe fatto fare una Pozione così difficile il primo giorno? E poi la sua funzione combacia perfettamente per un’occasione del genere e se ho ragione, cosa più che probabile, i Prescelti non hanno via di scampo o possibilità di tirarsi indietro: se la Fidelis li ha scelti è perché sono idonei e perfetti per quel ruolo-
-Ma dove lo trovi il tempo di pensare a tutto questo? Io a malapena mi ricordo che materie abbiamo domani- disse Helen sbalordita.
-Non tutti hanno un’attività celebrale ridotta come la tua, Helen-
-Ora mi hai stancata, brutto co…-
-Basta adesso! Ancora sogno il giorno in cui riuscirete a farvi un complimento, voi due!-
-Sarò più gentile il giorno in cui tuo cugino Albus diventerà gay-
-Per favore, Connor! Risparmia gli apprezzamenti verso mio cugino! Ci sono cresciuta con lui, non puoi dirmi che…non riesco nemmeno a pensarci- dissi rabbrividendo.
-Oh avanti, non puoi dire che non ha un gran bel sedere- continuò ridendo.
-BASTA! Ti prego! Oddio sto per vomitare, Helen aiuto!- supplicai mentre Connor rideva e farneticava dicendo che di grande e bello, secondo lui, non aveva soltanto il sedere.
-Mi sto ancora chiedendo perché vi frequento-
-Ah, davvero te lo chiedi?- dissi guadando Connor e facendogli capire le mie intenzioni.
-Ragazzi, cosa sono quegli sguardi? E perché avete dei cuscini?- disse Helen indietreggiando.
-Una parola…- dissi.
-GUERRA!- urlò Connor.
Inutile dire che la serata di concluse con la stanza piena di piume d’oca.
 
 
-Amico! Se aggrotti ancora un pochino la fronte le tue sopracciglia si fonderanno formando un orrendo monociglio, come quello di Belby.
-Qualche volta mi chiedo se tu, al posto del cervello, non abbia una colonia di Troll-
-Oltre che suscettibile sei anche acido. Sicuro di non avere il ciclo? Cosa ti turba, mio frustrato amico?-
Lo fulminai con lo sguardo.
-Non c’è niente che ‘mi turba’, Marcus. Sto solo pensando alla ronda di sta sera con la Rossa-
-Oh, per Merlino! Me ne ero dimenticato! Sta sera uscite insieme! Deve essere tutto perfe…-
-Frena, Zabini. Primo: non usciamo insieme. È una ronda. Sai, sorvegliare i corridoi per quattro ore senza un minimo di luce e con i dipinti che ti insultano in Goblinese antico. Non è nulla di divertente, credimi. Secondo: smettila di cercare ogni santa volta di infilarmi nel letto della Weasley!-
-Ho sentito ‘letto’ e ‘Weasley’ nella stessa frase. Dovrei preoccuparmi?- disse Albus entrando nella stanza.
-No, certo che no! Dovresti essere felice perché oggi il nostro biondino qui e la tua bella cugina usciranno insieme!-
-COSA?- urlò Albus cominciando ad annaspare.
-Oh, Marcus, stai zitto per favore! Non vedi che gli hai fatto venire un attacco di panico, di nuovo? – dissi disperato contro mio cugino –Avanti Albus, respira. Non usciremo insieme, abbiamo la ronda. Solo la ronda. Su forza: inspira, espira, inspira, espira…bene, così-
-Marcus, sai, dovresti smetterla di giocarmi questi tiri- sussurrò Albus, rispresosi.
-Perché il mio sogno non può avverarsi, invece?-
-E perché dovresti sempre sognare di accasarmi con la Weasley?-
-Ehi! Non sono così disperato! Semplicemente sogno il giorno in cui vi ritroveremo in uno sgabuzzino a darci dentro come ric..- tump.
-Complimenti, lo hai fatto svenire! Esci subito di qui e vai a tenerci i posti per la colazione! Non fiatare e muovoti!- urlai.
-Io non ho capito che ho detto…-
-ESCI. DI. QUI- gli dissi tirandogli una ciabatta.
 
Era solo il secondo giorno di scuola e già si vedevano i postumi del primo giorno: occhiaie pesanti, sbadigli leonini e teste immerse nella tazza dei cereali. Evidentemente più di tre quarti di Hogwarts non aveva dato freno ai bagordi del post-primo giorno.
Stavo tranquillamente bevendo il mio Tè caldo quando la McGranitt si alzò dalla sua sedia e si avvicinò al pulpito: il gufo dorato, che di solito sorreggeva i libri, aprì le ali.
-Carissimi studenti, buon giorno. Prima di lasciarvi alle vostre lezioni mattutine voglio annunciarvi che, alla fine di questa settimana, si terranno le estrazioni degli studenti che parteciperanno ai Giochi Della Memoria. L’evento avverrà domenica sera qui in Sala Grande, dopo la cena. Prima dell’Estrazione, però, vogliamo che capiate veramente chi fosse la persona a cui dedichiamo questi Giochi: Albus Silente. In onore di questo, quattro ospiti speciali ci faranno visita e ci racconteranno chi era stato per loro il Professor Silente. Essi resteranno con noi sabato e domenica e assisteranno all’Estrazione, quindi vi prego…-
-…tenete alto il nome della Scuola…- sussurrò Helen al mio fianco, facendo una buffa storpiatura della voce della McGranitt che mi face ridere.
-…tenete alto il nome della Scuola…- disse la Preside.
-…e abbiate un comportamento adeguato- disse Connor, con un sorriso.
-…e abbiate un comportamento adeguato. Bene, ora proseguite la vostra colazione. Buona giornata- concluse la McGranitt.
-Non si smentisce mai riguardo le raccomandazioni la vecchia gatta- disse James quando il brusio nella Sala riprese.
-Signor Potter, dopo le lezioni nel mio ufficio. Una settimana di punizione per mancanza di rispetto verso un Professore!-
Scoppiammo tutti a ridere fino alle lacrime.
-M-ma prima era lì – disse indicando il pulpito –mezzo secondo dopo era dietro di me. Ma come miseriaccia ha fatto?- disse frustrato.
-Te l’ho detto James, devi imparare a guardarti le spalle prima di parlare- disse annoiata Lily continuando a sfogliare l’ultima uscita di ‘Strega Oggi’.
-Forse hai ragione…- sussurrò lui frustrato.
 
 
Le lezioni si svolsero senza particolari avvenimenti eccetto l’incidente di Belby, Tassorosso del mio anno, durante l’ora di Erbologia: il poverino aveva accidentalmente toccato del pus di Bobotubero senza i guanti e, senza farci caso, si era leccato il dito sanguinante a causa di una spina di Rosa Carnivora. La reazione del Pus fu fulminea e, mentre la faccia di Belby si stava lentamente ricoprendo di grossi bubboni gialli, il Professor Paciock interruppe la lezione trascinandolo in Infermeria da Madama Bubble. Povero, povero Belby. Comunque, eccetto bolle giallognole e schizzi di Pus puzzolente, la giornata trascorse senza eventi eclatanti, cosa assolutamente non da Hogwarts.
Anche la cena scorse tranquilla tra il tintinnare delle posate e il vociare degli studenti.
-Hagrid oggi si è, diciamo, ‘fatto sfuggire’ a cosa serve la Fidelis che avete preparato voi del Sesto e tutti gli approfondimenti sull’argomento che abbiamo fatto noi del Settimo- disse James trangugiando una coscia di pollo.
-Potter! Per piacere, un po’ di educazione! Non so da chi lei abbia preso in famiglia!- la McGranitt gli sbucò alle spalle.
-Carissima Preside! Ho capito che sono il suo studente preferito ma non crede che, in questo modo, la sua cotta segreta per me possa spiccare agli occhi della gente? E non me lo dica, dopo nel suo ufficio per un’altra settimana di punizione- disse James.
-Sa, signor Potter – disse la McGranitt con un sorriso che presagiva nulla di buono –lei è proprio bravo a superare i suoi stessi record! In soli due giorni e mezzo ha guadagnato due mesi di punizione- continuò la Preside con quel suo sorriso diabolico.
-Ehi freni un secondo. Non sarò un genio in Aritmanzia ma lei mi ha dato due settimane di punizione la prima sera, una settimana ieri e una oggi. In tutto fanno quattro settimane! Questo vuol dire o che lei è capace di calcolare come la Signora Grassa è capace di cantare l’opera, o che…- James si interruppe e sbiancò.
-Vedo che ci è arrivato signor Potter! La sua mente acuta e penetrante si è applicata ed è giunto alla giusta conclusione! Se lei avesse questo acume anche il resto dell’anno mi eviterebbe la scocciatura delle punizioni! Ora si metta seduto e mangi come un umano e non come un Licantropo e, finita la cena si rechi dal Professor Pendragon: sono sicura che troverà una punizione adeguata-.
Detto questo voltò le spalle e si diresse al tavolo dei professori.
-Con Pendragon…che razza di megera! E ora non ditemi che è dietro di me, di nuovo. Non riuscirei a sopportarlo- disse James, ormai disperato.
-Vai tranquillo fratellone, questa volta hai il via libera. Piuttosto continua con il discorso della Fidelis- rispose Lily.
-Sì, giusto. Insomma, Hagrid ha detto che useranno la Fidelis per scegliere chi parteciperà al Giochi. Domenica tutti gli studenti del Sesto e del Settimo anno dovranno inserire nella Pozione, che sarà posta in Sala Grande, un capello. In pratica dobbiamo ‘registrarci’-
-Che ti avevo detto Helen? Avevo ragione, un’altra volta- dissi saccente.
-Quanto sei antipatica. Vai a scocciare da un’altra parte, da quell’inetto di Connor ad esempio, o da Malfoy! Avete anche la ronda sta sera…-
-Non me ne parlare, ti prego. A proposito, vado a prepararmi-
Mi alzai e uscii dalla Sala Grande ma non feci in tempo a salire le scale che portavano alla Torre che una voce mi fermò.
-Rosie, cara-
Sebastian.
-Che vuoi?- dissi atona.
-Sei sempre felice di vedermi, vedo- disse avvicinandosi.
‘Sì, felice come quando ho il ciclo durante una partita di Quidditch’, pensai.
-Sebastian, non so se hai capito, ma io non voglio avere nulla a che fare con te, quindi lasciami stare-
-Prima avresti parlato così solo a quel platinato di un Malfoy, ma ora è diventato la tua guardia del corpo, vero? Ci siamo mollati da soltanto due mesi e già te lo sbatti? Sai, non ti facevo così put…-
Non riuscì a finire la frase. La mia mano lo bloccò in tempo, colpendo la sua guancia con una forza che non credevo di possedere.
-Non ti azzardare, Wright. Continua la frase e ti lancio un Cruciatus talmente potente da farti uscire di testa – dissi sussurrando. La rabbia che mi fluiva nelle vene era troppa –Tu non sai nulla di me, non ha mai saputo nulla di me e non te ne è mai importato. Quindi continua a fregartene come hai sempre fatto che è meglio per tutti-
-Non so perché continuino a definirti una santarellina. Sei solo una vipera-
-Sempre meglio una vipera di un povero fallito, non trovi? Buona serata, Wright-.
Non me ne importava di averlo offeso, la rabbia era troppa. Voltai le spalle e me ne andai.
Quella si prospettava una lunga serata.
 
Come se la ronda non fosse già abbastanza una scocciatura, a tormentarmi ora era anche quel maledetto incontro con Wright: più ci pensavo, più mi saliva la voglia di affatturarlo fino a quando la mia bacchetta non fosse scoppiata in mille scintille! Una come me, normalmente non dava peso ai giudizi degli alti ma, non so per quale misterioso motivo, Sebastian aveva ancora una grande influenza su di me, sotto questo punto di vista. Dopotutto lui era stato il mio primo amore, il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio primo…tutto. E nonostante fosse stato proprio lui a deludermi come mai nessuno prima, provavo ancora una sorta di attaccamento a lui, come se un suo giudizio positivo avesse quel qualcosa che serviva a darmi sicurezza. Mi sentivo come se non fossi mai abbastanza ai suoi occhi, come se quell’immagine della ‘Rose perfetta’ a cui tenevo particolarmente non contasse nulla davanti a lui. E questo mi frustrava più di ogni altra cosa e mi sentivo più infantile e sciocca di quanto non fossi davvero.
Mentre continuavo a darmi dell’idiota per i miei pensieri (e a provare pena per Sebastian perché lui, idiota, ci era nato) arrivai alla Torre Nord, davanti alla porta dell’ufficio dei Prefetti.
-Qual buon vento, Rosellina! Hai deciso di degnarmi della tua presenza?-
-  Malfoy taci. Non è una buona serata oggi- dissi rabbuiandomi.
-Che cosa succede? C’entra quello Schiopodo di Wright? L’ho visto uscire subito dopo di te, prima in Sala Grande- rispose lui, lo sguardo stranamente preoccupato.
-Oh, nulla di che. Mi ha solo dato della sgualdrina. Secondo il suo elevato acume da Corvonero, ora che ci siamo mollati io mi divertirei a…‘saltare di fiore in fiore’, non so se ho reso l’idea. E la cosa buffa che il mio primo fiorellino, secondo quel leso, saresti proprio tu- dissi mentre cominciammo ad incamminarci per perlustrare il castello.
-Io l’ho  sempre detto che non era proprio un Corvonero quel ragazzo. In confronto Belby è una mente acuta!- esordì strappandomi un sorriso –ma dimmi, cosa ti ha spinto alla tenera età di quattordici anni a metterti con un Erufpent come Wright?- continuò.
-Erufpent? Intendi quelle Creature che ricordano gli ippopotami che durante la stagione degli amori emettono, ehm, flatulenze per attirare le femmine?-
-Esattamente quelli. La femmina viene attirata da un mix perfetto di odore e rumore. Dicono che alcune sono talmente potenti che si sentono a chilometri di distanza. Ricordo che li abbiamo studiati al Secondo anno- rispose lui sorridendo.
-Si, hai ragione! Ricordo che è stato l’anno in cui abbiamo studiato le Creature più divertenti!- dissi ridendo -ma aspetta, qual’era la domanda? Non credo riguardasse gli Erumpent-
-Perché ti sei messa con Wright?- ripeté lui divertito.
-Come hai detto tu, avevo quattordici anni ed ero una stupida. A te non è mai capitato di fare cose stupide?-
-Io sono un Malfoy, e i Malfoy non fanno mai cose stupide- disse con alterigia.
-Oh, certo, è vero. Però ti ricordo che sei il migliore amico di Albus. Mi ha raccontato di certi episodi che…-
-Aspetta, che ti ha detto?- un lampo di terrore misto ad imbarazzo passò attraverso i suoi occhi.
-‘Sono un’aquila’ ti dice nulla?- dissi cercando di sopprimere una risata.
-Quel bastardo…- sussurrò –avanti, avevo solo sei anni!-
-Ti s-sei la-lanciato dal te-tetto- dissi tra una risata e l’altra.
-Ma è colpa di mio padre! Mi aveva detto che le aquile, agitando le ali in questo modo riuscivano a volare fin sopra le nuvole- disse agitando energicamente le braccia su e giù –allora mi sono convito che anche io, muovendo le braccia, sarei riuscito a volare e…oh, certo, non preoccuparti per il mio orgoglio maschile, continua pure a farti beffe di me- disse acido.
-Merlino! Non ce la posso fare-
-Sai, hai detto tu stessa che Albus è mio amico e parla spes…-
-Cosa ti ha detto quel traditore?-
-Beh, mi ha raccontato di un episodio piuttosto recente. Ha detto che durante le vacanze era venuta a farvi visita la McGranitt e…-
-Oh Morgana, non dirmi che ti ha raccontato proprio questo. Merlino, non sapevo che fosse arrivata! Ero appena uscita dalla doccia ed era appena partita ‘Bang Bang’ nel mio MP3. Insomma, chi non avrebbe voglia di ballare quella canzone? Allora solo uscita per andare in camera e ho messo le cuffie-
-Salazar, avrei voluto vedere la faccia della McGranitt- disse con le lacrime agli occhi.
-Taci, è stata la figura più misera della mia vita. Scommetto che Albus ti ha detto che sono una pazza. In realtà quel bastardo è stato il primo a ridere! Come se non bastasse ero in mutande e in salotto c’era tutto il mio albero genealogico! Mia madre ha giurato di disconoscermi-
Scorpius dovette fermarsi per riprendere fiato.
-Sei un bastardo-
Risate.
-Vuoi che ti senta tutta la scuola?-
Ancora risate.
-Oh, finiscila!-
Sempre risate.
-Stupefi…-
-Ok! Va bene, la smetto-
-Sei una fighetta-
-Sono una cosa?-
-Nulla- dissi con un sorrisone più falso che mai.
Il silenzio si propagò attorno a noi e i nostri passi rimbombavano contro le pareti.
Dovevo ammettere che stare in compagnia di Scorpius non era poi così fastidioso, o almeno non lo era più dal giorno in cui mi aveva ‘salvata’ da Sebastian: il muro che c’era tra di noi stava perdendo mattoni e dovevo ammettere che la cosa non mi dispiaceva per niente.
Un giorno mia madre, in preda a un momento Babbanofilo, mi aveva consigliato di leggere (o è meglio dire obbligata a leggere) l’Eneide di Virgilio, un poeta Babbano vissuto al tempo dei romani, e mai come in questo momento una frase di quell’opera mi sembrava più appropriata:‘Ora ascolta le insidie dei Danai e dal crimine di uno solo, conoscili tutti’. Avevo sbagliato a giudicare Scorpius. Lo avevo sempre visto attraverso il riflesso di chi erano stati i suoi nonni, attraverso gli errori che aveva compiuto suo padre, attraverso gli ideali dei suoi avi e, soprattutto, contro chi e per chi avevano combattuto i Malfoy, in generale. In lui vedevo tutto il marciume della sua famiglia, vedevo Lord Voldemort che camminava nell’atrio di casa sua, vedevo le facce di zio Fred, Remus e Tonks, che anche se non li avevo mai conosciuti, erano morti anche a causa dei Malfoy. Ma avevo sbagliato: avevo giudicato lui come Malfoy e non come Scorpius. E Scorpius era molto meglio. Non avevo tenuto conto del fatto che lui, prima di essere un Malfoy, era una ragazzo. E, chissà, magari anche lui si vergognava della sporcizia che c’era nel passato della sua famiglia. In quel momento, inevitabilmente, cominciai a vedere Scorpius sotto una luce diversa.
-Weasley, se continui a guardarmi così mi consumi-
-Non sarebbe un grande spreco-
‘Oh, sì che lo sarebbe. Un pezzo di manzo così non lo trovi dappertutto’
E tu chi diamine sei?!
‘La tua coscienza temo’
-Non lo stai pensando davvero-
‘Appunto’
Tu taci!
Bene, comincio anche a parlare da sola. Sono da rinchiudere.
‘Se ti fai rinchiudere con lui non sarebbe un gran peccato’
Ma smettila! Ok, lo ammetto, è un bel ragazzo ma…
‘Avanti Rosie! Guardalo! Ha un culo che parla!’
Istintivamente, mentre Scorpius mi superava per svoltare l’angolo, spostai lo sguardo sul suo sedere.
‘SIA BENEDETTO IL QUIDDITCH’
Altro che sedere, quello è IL sede…ehi! Che cosa mi hai fatto?!
‘Ti ho aperto gli occhi, bambola’
Ok, era ufficiale, una stanza del San Mungo mi stava aspettando.
 
 
Dopo mezz’ora eravamo nuovamente alla Torre Nord per firmare i registro delle ronde e la voce nella mia testa continuava a molestarmi senza ritegno.
-Mi sono divertito sta sera, nemica del cuore- disse con un sorriso.
Merlino santo! Vuole proprio farsi violentare’
Taci tu!
-Anche io Malfoy. Oggi sei stranamente simpatico- conclusi sorridendo di rimando.
Senza aspettare risposta, mi avvicinai alla libreria in legno che conteneva i registri delle ronde ma sentii una leggera pressione sui miei fianchi.
Mi voltai verso Scorpius, pronta a chiedergli cosa volesse (o, eventualmente, ad amputargli un braccio) quando ritrovai stampato sul suo volto lo stesso sorriso provocante di prima.
‘Bene, stupralo. Ora’
Non sarebbe una cattiva idea dopo tutto…
-Devo aspettarmi un ritorno della Rose acida o posso considerarmi davvero il tuo nemico del cuore?- la sua voce era più morbida e calda. La pressione sul mio fianco continuò fino a quando non sentii lo scaffale dietro di me.
‘Stupro! Stupro!’
-Dipende tutto da te- non sapevo bene il perché la mia voce suonasse come un sussurro.
-Allora considerami il tuo nemico del cuore. Spero di raggiungere un  certo livello di intimità con te- sussurrò al mio orecchio.
‘Allarme rosso! Allarme rosso! Qui va tutto a fuoco!’
Sbaglio o l’aria si era fatta irrespirabile?
‘Sono gli ormoni, bambola. E tu sei in astinenza da…’
Si, va bene, ho capito.
-In-intimità?-
-Sai, confidarci segreti, parlare insieme più spesso-
-Oh, certo. Intimità-
-Ora è meglio andare. Buona notte Rosellina. Fai sogni d’oro- sussurrò ancora al mio orecchio.
Il suo viso si avvicino pericolosamente al mio. Sentivo il suo fiato sul mio viso: sapeva di menta. Sentivo il profumo della sua pelle: sapeva di fresco (e di maschio). Vedevo i suoi occhi: chiari e penetranti come il freddo invernale. Chiusi gli occhi, pronta a ricevere il suo bacio che non arrivò mai.
All’ultimo secondo, le sue labbra deviarono sulla mia guancia.
Mentre lo guardavo lasciare la stanza i miei ormoni protestavano indignati.
Oh, Merlino.
‘devi ammettere che è stato un colpo da maestro, il suo’
Oh, Morgana.
‘E tu hai bisogno di sesso, bambola’
Decisamen…ehi smettila di prenderti gioco di me!
‘è fin troppo facile, bambola. E l’ha capito pure lui…’
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, cari lettori. Non mi disperderò in scuse inutili sul perché di questo enorme e assolutamente ingiustificato ritardo. Sappiate solo che ho avuto immense difficoltà nella stesura del capitolo quindi spero che, dopo l’enorme travaglio che ho affrontato per scriverlo, sia per lo meno accettabile.
Spero che siate ancora in numerosi a seguire questa storia e vi avviso da subito che gli aggiornamenti saranno IRREGOLARI poiché non ho pronti i prossimi capitoli quindi devo scriverli volta per volta.
Mi auguro che questo sia solo un periodo no per me.
Spero che questo capitolo vi abbia portato un po’ di allegria e vi avviso che dal prossimo si comincerà a parlare, finalmente aggiungerei, dei famigerati Giochi.
Saluti e baci,
-I

 

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