Tra i proxy

di Lifty4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sagoma nera ***
Capitolo 2: *** La strage ***
Capitolo 3: *** Che c'è hai paura di me? ***
Capitolo 4: *** Quella notte indimenticabile ***



Capitolo 1
*** La sagoma nera ***


Ero nella mia stanza, sdraiato sul letto comodo, ed ascoltavo la musica.
Finalmente ero solo tra i miei pensieri e la tranquillità che mi avvolgeva, mi sentivo a mio agio.
Mentre ascoltavo la musica non mi rendevo conto del tempo che passava... prima di scorgere le lancette dell’orologio che segnavano la mezzanotte.
Mi alzai dal letto e mi diressi in salotto dove le luci erano spente e il silenzio vagava per tutta la casa:
“Evvai sono tutti andati a dormire!” dissi sottovoce recandomi poi in bagno per farmi un bagno rilassante.
Mi immersi nella vasca dove la schiuma ondeggiava a ritmo dell’acqua tiepida e un po’ fumeggiante, passò una mezz'oretta da quando mi immersi , e quando uscii dalla vasca mi misi un accappatoio legato da un fiocco e mi guardai allo specchio. Ma dopo pochi minuti andai in camera e mi addormentai lasciando cadere dalle mie proprie mani le cuffie per la musica.
Il mattino seguente mi alzai:
“Mmm, oddio non posso crederci mi sono addormentato con l’accappatoio!” dissi sbadigliando e stropicciandomi gli occhi.
“Oddio è tardissimo devo andare a scuola!” urlai , mi vestii in fretta ed uscii.
Mentre mi incamminavo verso la scuola , passai davanti ad un cancello, esso era nero ed arrugginito, era il cancello che divideva il marciapiede dal cimitero. Mi soffermai un attimo ma poi entrai dirigendomi verso la tomba di mia madre, mi inginocchiai e fissai essa con le lacrime agli occhi.
Ad un tratto si sollevò un forte vento ghiaccio da farmi volare via la sciarpa a strisce verticali bianche e nere che mi ero legato non molto bene al collo. Iniziai a cercarla dappertutto , ma una volta trovata alzai lo sguardo e … vidi una sagoma nera e alta , come se fosse un uomo.
Si trovava in mezzo a due alberi secchi e vecchi, aveva delle sporgenze nere e lunghe dietro la schiena come una specie di ragno, indossava uno smoking elegante, come se andasse ad un matrimonio.... mi fissava ed era molto inquietante.
Iniziai a sentire delle voci umane provenire dal cancello e dalla curiosità mi voltai, ma poi quando mi rivoltai di nuovo, quella sagoma che mi fissava non c’era più e questo mi fece rabbrividire.
Uscii da quel mortorio e mi rimisi in cammino verso la scuola. Le nuvole scure coprivano il sole e un venticello gelido mi accarezzò la guancia ancora calda.
Arrivai a scuola e passai tutto il tempo a pensare a cosa potesse essere quella sagoma.
“E se fosse stata un’allucinazione? O forse una statua?” mi feci molte domande in testa... ma senza darmi una risposta.
Era mezzanotte. Dopo una giornata stancante mi recai in camera per chiudere le finestre e vidi di nuovo quella sagoma fuori che mi fissava. Mi strusciai gli occhi e appena li riaprì essa era scomparsa!
“La devo smettere di farmi queste allucinazioni!” dissi, poi chiusi la finestra e andai a dormire piombando in pochissimi minuti in un sonno profondo.
Iniziai a sentire qualcosa di freddo e viscido afferrarmi le gambe e trascinarmi fuori dal letto.
Mi svegliai trovandomi a capo all'ingiù e davanti a me quella persona che mi osservava.
Iniziai ad agitarmi e riuscii a liberarmi ma non feci in tempo ad aprire la porta per fuggire che essa mi riagguantò con i suoi tentacoli neri stringendomi a se. Mi teletrasportò con lui nel bosco, buio e freddo dove, da li cambiò tutta la mia vita …
 

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Capitolo 2
*** La strage ***


27 novembre 1998

“Avete trovato signor John?” Disse la madre disperata
“Mi dispiace signora ma suo figlio non si trova da nessuna parte!” ribatté il poliziotto.

******

Erano passati 3 mesi per lo più dalla mia scomparsa e ormai non c’era nulla da fare.
Ero seduto su una roccia vicino ad un ruscello tra i miei pensieri, la fame si faceva sentire e così mi alzai per cercare qualcosa per sfamarmi. Per sbaglio scivolai e caddi facendomi dei tagli profondi... persi conoscenza.
Appena mi ripresi mi sentii diverso dal solito: la voglia di uccidere era aumentata e il mio battito cardiaco accelerava di giorno in giorno, sentivo il sangue scorrere nelle mie vene come cascate, mi voltai un attimo per prendere il bicchiere d’acqua posto sul tavolo, mi cadde in terra appena vidi lo Slender.
“Beh è così che lo chiamano tutti!”
Ormai ero al suo servizio e non c’era modo di fuggire.
Calò la notte ed io mi preparai per fare una piccola uscita in città. Mi incamminai per tutto il bosco ed, ogni volta che facevo un passo sentivo i rametti sfracellarsi sotto le mie scarpe ormai bagnate dall’umidità del terreno.
Ad un tratto mi ritrovai davanti ad una lunga strada che portava nel cuore della città e così la percorsi.
Ero quasi arrivato ma scorsi una casa lontana dalla città e così mi recai la dentro.
“Questa casa mi ricorda qualcosa! Qualcosa come se ci fossi già stato!”
Girai tutta la casa con quel silenzio tombale che l’avvolgeva. Mi recai su per le scale e mi diressi verso una porta semi aperta. L’aprii, essa scricchiolava ad ogni centimetro che si apriva.
Scorsi con la coda dell’occhio un bambino che dormiva tranquillo sotto le sue coperte, estrassi il coltello dalla tasca sinistra dei jeans e mi diressi verso di lui.
“Forse non ne vale la pena ucciderlo!” mi chiesi nella mente …
Mentre camminavo verso di lui sentii un leggero “CHIK”, la luce si accese ed un uomo forzuto con capelli neri e tatuaggi mi si avvinghiò contro tenendomi per il collo e sbattendomi al muro alzandomi.
Cercai in tutti i modi di liberarmi ma poi sentii un “CRAK”. Mi ruppe una costola assestandomi un pugno e facendomi anche sputare sangue , ma poi alzai la mano, dove era impugnato il coltello, e glielo infilai nello stomaco liberandomi e facendolo cadere in ginocchio dal dolore.
Lo guardai con un sorrisetto strafottente e pieno di idee psicopatiche, mentre mi avvicinavo a lui sempre più lentamente, nel modo da fargli salire la paura oltre i limiti e poi diedi il colpo finale. Gli afferrai i capelli con una mano stringendo forte il pugno, poi tirai in dietro la mano in modo tale che la sua testa si alzasse e … gli incisi un taglio profondo per tutta la gola facendo fuoriuscire il suo sangue denso e rosso. Infine lo lasciai cadere per terra facendolo “ riposare” in una grande pozza rossa. Sorrisi soddisfatto e leccai la lama del coltello colma del suo sangue sentendo il sapore del ferro scendermi giù per la gola.
Dovevo terminare il mio lavoro e così mi recai nel corridoio a chiudere le tende delle finestre lasciando il corpo giacere in terra.

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Capitolo 3
*** Che c'è hai paura di me? ***


Non sapevo cosa stessi facendo perché ormai era il mio corpo a comandare e non la mia mente... ma sapevo una cosa, tutto ciò era così piacevole ed eccitante, tutto quel sangue e le vittime con quello sguardo impuro che potevo osservare mentre morivano.
Guardai fuori dalla finestra e Slender era li che mi aspettava con il suo solito sguardo inquietante, voltai lo sguardo verso il coltello e la mia mente fu inondata da tante idee psicopatiche, l’una dietro l’altra.
Ritornai nella stanza per prendere il cadavere di quell’uomo e vidi quel ragazzino che prima dormiva, davanti a me che mi osservava con i suoi occhi innocenti. All’inizio lo lasciai perdere, ma poi ci ripensai e mi voltai verso di lui prendendolo e attaccandolo al muro per poi avvicinare il mio coltello al suo petto.
“Che c’è hai paura di me?” dissi, ma poi vidi che stava lacrimando e strusciai la lama del coltello sulla sua guancia per raccogliere la lacrima.
“ Buonanotte …!” dissi infilzando il coltello nel suo torace, perforando il cuore.
Dopo un po’ lo lasciai andare e lo presi in braccio sdraiandolo nel letto, abbracciato al suo orsacchiotto e lo coprii. Trascinai il cadavere dell’uomo che giaceva a terra lasciando una scia di sangue che collegava la stanza e la cucina. Infine lo distesi sul tavolo legando mani e piedi con delle catene e mi avviai verso la porta per andarmene, ma scorsi una foto di famiglia vicino ad un mobile vicino la porta. L’osservai e poi me ne andai.
Il mattino seguente mi immobilizzai accanto ad un albero del bosco vicino a quella casa e notai una decina di poliziotti sulla scena del crimine. Stetti li per un po’ ma poi me ne andai a giro per il bosco e pensando a tutto quello che era successo.
“Eppure sono stato io ad uccidere quelle povere persone! Eppure quella foto ha qualche somiglianza nei miei fottuti ricordi che non riesco a ricordare!?” mi soffermai un attimo a pensare e poi...
“Ma quello … no non può essere … ero io!” mi guardai le mani ancora piene di sangue inginocchiandomi e portandole sulla mia faccia.
“ Ma cosa mi sta succedendo? Perché uccido la gente? Perché trovo piacere ad ucciderle? Perché,perché,perchééé!?”
Mentre mi piangevo addosso sentii dei passi provenire verso di me, alzai lo sguardo e vidi un ragazzo di statura media, portava degli occhiali da aviatore gialli e una bandana che gli copriva la bocca, inoltre notai delle lunghissime asce affilate intrappolate tra le sue mani.
Lo guardai meglio e mi accorsi che era Ticci Toby, mi porse la mano e mi portò con se in una casa diroccata non lontana dal bosco.

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Capitolo 4
*** Quella notte indimenticabile ***


Conoscevo già Toby da 3 anni, diciamo che mi ero innamorato di lui. Il19 dicembre 1998 fu la notte più importante della mia vita, la notte dei falò. Mi preparai per andare a caccia di vittime per soddisfare il mio piacere omicida, mi diressi verso la città attraversando quell’enorme bosco... ma appena feci capolino tra esso e la strada mi sentii avvinghiare da dietro e qualcuno mi trascinò con se in una casa diroccata. “Lasciami ti ho detto! Altrimenti...” dissi ma poi mi si gelarono le parole in gola appena vidi Toby “T-toby ma come mai mi hai portato qua?” ero un po’ sconvolto. T:“ Timoty?” IO:“ Si Toby!?” lo guardai T: “ Perdona il gesto ma non ce la faccio più!” Mi si avvicinò al viso prendendomi il colletto esitando un po’ e con un gesto lesto ma dolce appoggiò le sue labbra sulle mie chiudendo gli occhi. Rimasi a bocca aperta. IO:“ Toby non importa che ti scusi , io ti ho già perdonato!” dissi e poi lo abbracciai e baciai. Toby sgranò gli occhi, ed io sconvolto scossi la testa. IO:“Scusa io non volevo, è solo che … che ….” Non finii la frase e appoggiai la testa sul suo petto sentendo il suo cuore battere sempre più forte. Toby mi afferrò la testa con entrambe le mani e mi baciò appassionatamente, poi si staccò lentamente e un filo di bava collegava le nostre labbra. Lo guardai con gli occhi un po’ socchiusi e pieni di felicità. IO:“Toby sei così carino quando mi guardi, ma tu ci tieni a me?” T: “ Oh ma certo che no!” mi rispose ironicamente e poi appoggiò di nuovo le sue labbra sulle mie, intrappolando il mio labbro inferiore tra i suoi denti mordendomelo appena, senza farmi male. Iniziai a gemere ed infilai le mie mani sotto la sua felpa accarezzandogli la schiena. Ad un tratto Toby spostò le sue labbra sul mio collo lasciandomi una scia di baci, morsi e succhiotti. Non sapevo che cosa stesse succedendo a me perché mi sentivo a mio agio. Toby mi tirò giù la zip della giacca togliendomela e iniziò a stuzzicarmi un capezzolo mentre l’altro lo leccava. Scese sempre più giù con le labbra fino ad arrivare alla cintura ed io inarcai la schiena, poi mi tirò giù la zip dei jeans e me li abbassò sfiorando il mio membro sopra il tessuto dei boxer...feci un piccolo gemito. T:“Mi pareva che fosse di queste dimensioni!” disse ghignando e mi abbassò i boxer lentamente. Ero un po’ imbarazzato e rosso ma mi lasciai andare. Ad un tratto Toby prese in pugno il mio membro, con una stretta ferrea, iniziò a fare un movimento lento. IO: “ Mi p-piace. Aaa... mi piace!” gemetti sottovoce mentre venivo. Mi sentii un po’ in imbarazzo ma poi Toby prese la mia mano appoggiandola sul suo petto e sentì il suo battito cardiaco che batteva all’impazzata. Non so perché ma quella notte fu indimenticabile…

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