Edinburgh

di laurapalmer_
(/viewuser.php?uid=183173)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chilometri ***
Capitolo 3: *** Domenica ***
Capitolo 4: *** Marcire ***
Capitolo 5: *** Rubare ***
Capitolo 6: *** Amaro ***
Capitolo 7: *** Non sai ***
Capitolo 8: *** Lontano ***
Capitolo 9: *** Ottobre ***
Capitolo 10: *** Coppie? ***
Capitolo 11: *** Immotivato ***
Capitolo 12: *** Danielle ***
Capitolo 13: *** Delusi ***
Capitolo 14: *** Trip ***
Capitolo 15: *** Pace ***
Capitolo 16: *** Xmas ***
Capitolo 17: *** Indecifrato ***
Capitolo 18: *** Diciotto ***
Capitolo 19: *** Tinta ***
Capitolo 20: *** Sottopelle ***
Capitolo 21: *** Amati ***
Capitolo 22: *** Partiti ***
Capitolo 23: *** Addio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Image and video hosting by TinyPic


zero

prologo








- Se poi non torni più?
- Perché non dovrei?
- Non lo so, perché dovresti tornare?
- Cosa ti dice sempre, tua madre?
- Che non si risponde a una domanda con un'altra domanda. Ma, seriamente, Lia, perché dovresti tornare? Non... Ok, non è qui non hai niente, ma a Bologna hai di più.
- Ma a Bologna ho...
- Hai la tua famiglia.
- Sì, ok, ma ho una famiglia anche qui, capito?
- Comunque non ti puoi alzare una mattina e decidere di tornare in Scozia, ok? Non te lo perdonerei io, cazzo, non puoi farlo, non dopo che sei stata lontana da casa per un anno.
- Ma ti ricordi di quando ci siamo visti la prima volta? Eri ubriaco marcio.
- Sì, ma questo cosa c'entra?
- C'entra, c'entra sempre. E Calum ti teneva un braccio intorno alle spalle, e aveva una bottiglia di birra in mano.
- E tu non hai detto una sola parola per tutta la sera.
- Cosa avrei dovuto dire?
- Non lo so. Qualcosa tipo "Ehi, sono Lia, la ragazza che da adesso vi seguirà ovunque voi andiate per tipo... un anno?".
- Sei simpatico, giuro, da morire.
- Mi mancherai, cristo santo.
- Piantala.
- Ma perché?
- Perché tra tre ore parte il mio aereo.
- E allora?
- E allora niente. Però piantala.
- Ok. Comunque...
- Mi aspetti?
- Ti aspetto?
- Sì.
- Perché... Cosa cazzo vuol dire?
- Io torno.
- Ancora con questa storia?
- Io torno, davvero.
- Lo spero, ma se continui così finisce che ci credo pure io.
- E allora? Ci devi credere.
- No.
- No?
- No, perché dopo un anno tu te ne vai e poi dici che tornerai, ma quando? Io ti aspetto, ma...
- Basta che mi aspetti.
- No, non basta, fidati.
- Fidati tu, per una volta.
- Non...
- Non ce la fai.
- No.
- Però io torno.
- Giuramelo.
- Io...
- Devi andare.
- Sì.
- Vai.
- Te lo giuro.
- Cosa?
- Ciao, Luke.
- Cosa?
- Ciao.















NdA: Allegriaaa!
In questa bella giornata di fine novembre, cosa fa la Ele? Mette una nuova long!
Niente, questa è la famosa fan fiction della quale qualche volta ho parlato, dicendo che è un progetto ambizioso, che mi sta prendendo molto e bla bla bla! Adesso avete tutto qui e vi chiedo solo di fidarmi di me, che il prologo è decisamente poco, ma significa tutto.
Presto posterò il primo capitolo, che continuo a revisionare e riguardare, perché mi sembra sempre di non dare il massimo, è un degenero davvero ahah
E niente, vi lascio con il solito collage, che stavolta fa un po' da spoiler: vi presento Lia, Zara, Danie e Nina :)
Vi abbraccio forte!

Eleonora






Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chilometri ***




Image and video hosting by TinyPic


uno

chilometri








La nostra storia inizia con dell'alcol, perché, onestamente, non esistono grandi storie che cominciano con due persone che mangiano dell'insalata, nemmeno se seduti sul prato verde di Holyrood Park, baciati dal timido sole scozzese di fine agosto.
Inizia tutto con una birra, direbbe Zara Richards, capelli verde petrolio e jeans neri a vita alta, che più stretti di così non si può.
Inizia tutto con un sorriso, preferirebbe Lia Di Marco, un piercing per narice e la valigia ancora completamente chiusa, posata ai piedi del suo nuovo letto.
Comincia, a dire la verità, con Ashton Irwin che si sente ispirato da chissà quale entità sovrannaturale e estrae dalla tasca posteriore dei jeans il suo portafoglio nero, con la toppa a forma di foglia di marijuana cucita sopra.
- Offro io, stasera - sorride, in direzione di Lia.
Lei si sente avvampare, ma si costringe a ringraziarlo guardandolo direttamente negli occhi.
- Una birra, grazie - gli chiede, infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari. Indossa una maglia palesemente da uomo che comunque le sta divinamente e gli occhi verdi non fanno che guizzare a destra e sinistra, alla ricerca di qualcosa, qualcuno.
- Anche per me, oh! - alza la voce Zara, attaccandosi al braccio nudo del giovane.
- Cosa?
- La birra, cazzo.
Lia sorride, leggermente imbarazzata, afferrando la bottiglia che Ashton le porge e bevendone immediatamente un sorso.
- Allora, italian - esordisce Zara, passandole un braccio intorno alle spalle - Com'è qui?
- Non male - e sorride, bevendo un altro sorso di birra pur di non parlare nuovamente, 'ché si sente terribilmente stupida a imbastire due o tre frasi nel suo inglese stentato con persone che invece lo masticano da tutta una vita.
Continua a sorridere, comunque, e si guarda in giro, mentre Zara e Ashton ricominciano a bisticciare per chissà cosa: il Vandal non è per nulla come se l'era aspettato.
Le piacciono i muri in pietra, le piace il bancone di legno lucido in un angolo, le luci soffuse e adora la musica che il dj sta passando in questo momento, tanto che tiene il tempo con la punta del piede e prega che Zara voglia buttarsi in pista da un momento all'altro.
- Dici che sono già arrivati, gli altri? - chiede poi Ashton, il tono della voce volutamente più alto, nel tentativo di coinvolgere anche Lia nella discussione.
Zara guarda l'orario sul suo iPhone e: - Credo di sì - annuisce, pensierosa - Tu scrivi a Michael!
- Gli ho già scritto - precisa il più grande - Ma non mi ha risposto.
- Tanto per cambiare.
Ashton fa spallucce e prende un altro sorso di birra, finendola e rendendosene conto con un attimo di ritardo.
- Scrivi a... Non so, a Calum!
- Figurati, lui mi risponderebbe domani.
- E allora stiamo da soli! - borbotta lei irritata, prendendo un altro sorso di birra.
Lia nota come i suoi capelli assumano una strana sfumatura tendente al verde bosco, sotto le luci della sala, ma non si scompone: si limita ad ascoltare i due che discutono su cosa sia meglio da fare, passa distrattamente l'indice su uno degli anelli sottili che porta al naso e sorride, 'ché non vuole dare l'impressione sbagliata.
- Senti, scrivo a Danie.
- Ecco, forse è il caso.
- Voi maschi siete inutili.
- Dio, non ricominciare...
Ashton si gira verso Lia, alzando gli occhi al cielo e facendola ridere, grata di ricevere un minimo di attenzione.
- Ok, Danie mi ha detto che sono dentro - annuncia Zara, senza rivolgersi in particolare a nessuno - Se vedi una ragazza con i capelli biondissimi, quasi bianchi, e una di colore, sono loro - spiega poi a Lia, le labbra aperte in un sorriso, passandole un braccio intorno alle spalle strette.
Lei sorride, di riflesso, bevendo un po'. Il cappello che porta sulla testa comincia a darle fastidio, ma non ha alcuna intenzione di levarselo, dal momento che non saprebbe proprio dove infilarlo.
- Ah! - esclama Ashton, sbattendo con enfasi una mano sul bancone - Eccoli!
Zara si volta di scatto, imitata da Lia, che credeva di trovarsi davanti a due ragazze, non ai due spilungoni che ora stanno salutando entusiasticamente Ashton.
Zara, poi, si lascia abbracciare da entrambi, soffermandosi un poco di più tra le braccia del moro, che le stringe i fianchi in maniera possessiva.
- Lei è Lia - annuncia Ashton, posandole una mano sulla schiena e spingendola leggermente in avanti.
- Io sono Calum - fa il moro, le mani in tasca e una sigaretta dietro l'orecchio - E lui...
- Luke - risponde il biondo, il tono di voce un po' troppo alto per una persona completamente in sè.
Ashton, infatti, scoppia a ridere e Calum scuote la testa, facendo l'occhiolino a Lia, che si sente avvampare.
- Fa sempre così - le spiega - Beve come una cazzo di spugna.
Lia sorride, incerta, Zara ne approfitta per avvicinarsi a Calum e: - Ce l'hai una sigaretta? - gli chiede.
Lui si limita a sfilare quella che tiene dietro l'orecchio ed a infilarla tra le labbra, con un gesto che a Lia sembra esageratamente sexy. Zara, però, non sembra minimamente toccata: gli dà uno schiaffo sul braccio nudo e gli sfila la sigaretta, avviandosi verso l'uscita.
Tornerà tra poco, presume Lia, rimasta sola con Ashton e Luke, 'ché Calum non ci ha pensato due volte, se seguire la ragazza dai capelli verdi o meno.
Ashton le passa un braccio intorno alle spalle, sorridendole complice.
- Vieni con noi - le propone.
- E Zara?
Lui sorride, trascinandola dietro a Luke, che già corre avanti: - Zara ci raggiungerà, tranquilla, è con Calum.


Un'ora e due o tre birre dopo, Zara non è ancora tornata, ma Lia non ci fa caso.
Ha conosciuto anche Danie e Nina, che sono arrivate insieme a Michael Clifford, e adesso sono tutti (quasi tutti, in realtà) seduti intorno a un tavolo poco lontano dalla pista da ballo.
Nina Sanchez sta incredibilmente simpatica a Lia, con i suoi riccioli scuri e il rossetto rosso che porta orgogliosamente.
Indossa un maglioncino color senape, un paio di jeans vintage a vita alta che le segnano alla perfezione il fisico a clessidra e continua a ridere, a parlare, arricciando di tanto in tanto il naso e gettando indietro la testa quando l'argomento è davvero troppo divertente.
Luke Hemmings ridacchia spesso, senza essere plateale quanto la sua amica, e continua a bere, bere, bere, tanto che quando Ashton propone un giro di tequila-sale-limone, lui batte le mani come un bambino di cinque anni ed esulta.
- Andiamo noi a prenderlo - sorride Michael, i capelli arancioni - Non scomodarti, amico.
Luke fa un gesto vago con la mano e si lascia andare contro lo schienale del divanetto sul quale è seduto con Danie e Ashton. E' quando quest'ultimo, insieme a Mike, si alza per andare a prendere gli shottini, che Danie Turner volta i suoi occhi pallidi in direzione di Lia e le sorride allegra, allargando le labbra secche.
- Da dove hai detto che vieni?
- Bologna - la anticipa Nina - Vero?
Lia annuisce, sorridente.
- Mi spiace che Zara sia sparita, immagino che... - borbotta Danie, guardandosi in giro, nel tentativo (vano) di rintracciare la sua migliore amica - Cioè, non è per cattiveria, secondo me è Calum che la tiene lì.
Nina annuisce, chiudendo gli occhi e dandosi un'aria il più possibile saggia: - Sicuro. Hood sa essere convincente.
- Finitela di fare le pettegole - le rimbecca Luke, che fino a questo momento sembrava totalmente assente - A Lia non interessano tutte 'ste stronzate tra Calum e Zara.
Danie rotea gli occhi e gli dà uno schiaffo leggero sulla gamba, mentre la mora si limita a fare un occhiolino alla sua nuova amica, mimandole con le labbra carnose un "Ti spiegheremo".
Fortunatamente, deve essere un pregio di Michael, quello di arrivare esattamente quando c'è l'estremo bisogno di sciogliere la tensione.
Posa sul tavolo un vassoio colmo di bicchierini di tequila, poi si butta a peso morto accanto a Lia e: - Offre la casa stasera.
Luke si sfrega le mani: - Finalmente!
- Tirchio.
Lia ride, anche se fa ancora fatica a distinguere esattamente tutte le parole.
- Ah, eccoli! - esclama poi Danie, osservando con un sopracciglio inarcato Zara che si avvicina ad ampi passi al loro tavolo - Era una sigaretta piuttosto lunga!
Zara sorride, un'espressione colpevole dipinta sul suo bel viso, mentre Calum rimane accigliato e va a sedersi alla sinistra di Lia, unico posto libero rimasto.
Ashton non fa una piega: non guarda sua sorella, non calcola minimamente l'amico e propone un brindisi in onore di Lia, che tutti accettano di buon grado.
- Benvenuta! - urlacchia Danie, buttando con noncuranza lo spicchio di limone nel piattino.


Tornano a casa a piedi, insieme a Michael, Danie e Calum.
Luke si è fermato al Vandal, con suo fratello e alcuni amici; Nina abita esattamente sopra al locale.
Lia non ce la fa, a non ridere, complice la quantità spaventosa di alcol che le hanno fatto ingerire: si aggrappa disperatamente al braccio di Ashton e strizza gli occhi, lacrimando un po' perché Michael Clifford è la persona più divertente del mondo e non c'è ora piccola che tenga.
Danie cammina poco più avanti con Calum, parlando fitto fitto di chissà che cosa.
Lia lancia un'occhiata a Zara, ma la trova che sorride tranquillamente, le mani nella tasche della giacca di jeans e un sorriso stanco sulle labbra pallide.
Lì per lì si chiede anche come diavolo faccia a non rischiare la congestione, 'ché il crop top non le copre tutta la pancia, lasciandole scoperti quei cinque centimetri di pelle lattea che staccano tra il nero dei suoi vestiti.
I primi a lasciare la compagnia sono Calum e Danie, che continuano lungo il Royal Mile, quando gli altri svoltano a sinistra.
Lei sorride apertamente, allargando le labbra sulle quali non c'è quasi più traccia del rossetto, e: - Ci vediamo tipo... Domani?
Zara annuisce: - Pizza, - (qui Lia storce il naso) - film da ragazze, pettegolezzi e tutte quelle cagate lì!
Ashton ride, Michael pure, persino Calum sembra sciogliersi un attimo, stiracchiando piano le labbra piene.
E, ok, è a 1633,77 km dalla sua famiglia, forse è troppo presto per dirlo, ma Lia si sente a casa. Non sa ancora se è un bene.















NdA: Buonasera giovani! :)
Eccomi qui, prima del previsto, perché UDITE UDITE domani mi trasferisco nella casa nuova, dove non ho wi-fi, quindi questo è l'ultimo aggiornamento per qualche tempo :/
In ogni caso, here we are, ci sono tutti i nostri cari personaggi! Avete capito che cosa succede? Si torna indietro, Lia è appena arrivata ad Edimburgo e finisce a casa di Ashton e questa Zara, un personaggio che è tutto un programma ahah
Nulla, spero che il primo capitolo di questa long degenere vi piaccia e sia all'altezza delle vostre aspettative!
Ci sentiamo prestissimo, promesso :*
Eleonora






Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Domenica ***




Image and video hosting by TinyPic


due

domenica








Lia crede di adorare la madre di Zara e anche se non le è ancora chiaro come è possibile che lei e Ashton abbiano un cognome diverso, il primo giorno in Scozia le è piaciuto.
Certo, è tutto dannatamente strano e ancora cerca con lo sguardo il divano nero del suo salotto, trovandone uno rosso invaso dai plaid e dai cuscini, ma si sente soddisfatta.
Zara è un personaggio particolare, pensa, mentre, con un sorriso, la osserva canticchiare e aiutarla a sistemare i vestiti all'interno dell'armadio che sarà suo per una decina di mesi.
"Qui c'erano i vestiti di Lauren, la sorella di Ashton. Adesso lei è andata a vivere a Sydney con il suo fidanzato" Zara è energia, pura: sa di essere bella e sa di essere furba, si muove leggera per la stanza, comoda nei suoi jeans strappati sulle ginocchia e nella felpa nera comprata a Berlino.
E' a suo agio, e sfoggia i capelli verde petrolio con una naturalezza che Lia si trova ad invidiare.
La loro stanza è speculare a quella di Ashton, esattamente di fronte: ha il soffitto a vista e una finestrella che dà direttamente sul cielo, un cassettone di legno sul quale Zara ha appiccicato ogni genere di biglietto, da quello del concerto degli Imagine Dragons (del quale va molto fiera) al biglietto aereo per Barcellona, esperienza che lei stessa sembra ricordare con piacere, una scrivania ingombra di quaderni, due letti da una piazza separati da un comodino e una quantità spaventosa di vestiti buttati sulla sedia.
- Sai cosa potremmo fare? - esordisce la padrona di casa, posando con cura anche l'ultima maglietta di Lia nel suo cassetto.
- Cosa?
- Togliere il comodino e unire i letti! - saltella, sorridente ed entusiasta per quella che le sembra davvero un'idea fantastica - Ah, e poi fare una foto insieme, ovviamente.
- Ovviamente - ripete Lia, senza smettere un attimo di sorridere - Grazie, Zara.
Lei agita con noncuranza una mano per aria, facendole poi l'occhiolino: - Sono felice di averti qui, italian.
Zara è divertente, un vulcano. Lia si stringe nel suo maglione verde scuro e si guarda ancora in giro: la stanza di Zara le sa di pomeriggi piovosi, di notti passate a chiacchierare illuminate solo dal chiarore aranciato dell'abat-jour sul comodino, di tè e di segreti, raccontati a mezza voce.
Sono le 7 pm spaccate, quando la porta si apre, rivelando la figura imponente di Ashton.
- Io esco, ragazze - e sorride, un beanie nero sulla testa e le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle.
- Dove vai? - s'informa Zara, sinceramente interessata.
- Mah, birra da Luke, immagino.
Lei scuote la testa: - Alcolizzati.
Ashton si apre in un sorriso sincero, passando una mano sul mento, fresco di dopobarba: - Voi cercate di non aspettarmi sveglie, come al solito.
Lia gli sorride di rimando, orgogliosa di aver capito al primo colpo l'accento bislacco del giovane; Zara sbuffa fintamente scocciata e: - Sì, ok, vai.
- Ti saluto Calum?
- Muori.


La casa di Luke si trova esattamente sopra all'Hard Rock Cafè di Edimburgo: è un appartamento ampio e luminoso, arredato con gusto squisitamente minimale dal signor Hemmings, stimato architetto.
La madre, invece, Liz, è un'insegnante di matematica profondamente legata al marito e alla famiglia.
Capita spesso che i due coniugi escano alla domenica sera, per condividere una piacevole serata con i propri amici, tutti personalità stimate della Edimburgo che conta.
I fratelli di Luke sono entrambi inseriti nel giro dei genitori, entusiasti studenti e precisi lavoratori, bellissimi a vedersi e guardati con interesse da donne di qualsiasi età.
Luke Hemmings, però, tiene particolarmente a discostarsi dall'immagine pesante della sua famiglia.
Aveva quattordici anni, quando si è reso conto che essere un Hemmings non faceva di lui soltanto un promettente ragazzino, alla stregua di Ben e Jack, già popolari nel loro liceo.
L'amore soffocante di sua madre, l'ingombrante nome del padre, lo sterile candore della sua stanza, le cene della domenica sera e i pranzi di lavoro in settimana non facevano per lui.
A sedici anni, si era trasferito nella camera di Ben, lasciata libera, costruendosi un angolo tutto suo, completamente diverso dal resto dell'appartamento.
E sono le 9 pm, quando anche l'ultimo dei suoi amici arriva all'appartamento, entrando in casa tenendo in mano le Converse nere, 'ché Luke non vuole ulteriore lavoro da affibbiare a Vanessa, la domestica.
- Hood! - lo saluta Ashton, steso sul divano candido, con i piedi appoggiati sul tavolino basso in wenge.
Michael sta fumando, con i gomiti appoggiati sul davanzale, e lo saluta con un cenno del capo e un sorriso sghembo.
Calum posa il cartone di birre che ha portato, ruba una sigaretta a Luke e: - Che vita di merda -, sorride.
- Buonasera anche a te, stronzo - Luke lo guarda accigliato, perché gli dà un fastidio incredibile, quando qualcuno gli fotte qualcosa - Non hai più tabacco?
- Oh, taci - lo riprende il moro, avvicinandosi a Mike per fumare alla finestra.
Sotto di loro, Edimburgo sembra un quadro, addormentata e immobile.
- Pane e acidità, stasera?
- Fish and chips, per la precisione - ridacchia Calum - Con Linda.
- Ancora?!
Lui annuisce, lasciando cadere un po' di cenere sul marciapiede che corre davanti alle vetrine lucide dell'Hard Rock.
Ashton si limita a non commentare, perché se dovesse farlo, probabilmente, un pugno su quel cazzo di naso che Calum si ritrova non glielo leverebbe nessuno.
Gli dà fastidio, che Calum esca con altre ragazze, mentre Zara è del tutto ignara, a casa, probabilmente a parlare di lui con le sue amiche di sempre, e prima o poi glielo dirà, prima di trovarsi costretto a pestare il proprio migliore amico.
- Io domani bigio - annuncia, poi, per cambiare discorso.
- Mh?
Ashton annuisce, afferrando la busta del tabacco che aveva precedentemente buttato sul tavolino: - Ho il test di letteratura - borbotta, a mo di risposta, rollando con precisione la sua sigaretta - Poi Andrea mi ha chiesto di vederci.
- Andrea... Andrea quella rossa? - chiede Michael, facendo un sacco di gesti (che fanno ridacchiare sguaiatamente Calum e Luke).
Il più grande annuisce, poi lecca la cartina e afferra l'accendino bianco che ha rubato a Zara l'altro giorno.
Sorride, perché la sua sorellastra ancora si chiede dove possa essere finito, mentre si avvicina alla finestra.
Si espone senza indugi all'aria frizzante della Scozia di fine agosto, beandosi del sapore forte del tabacco che gli gratta un po' la gola.
Ha cominciato a fumare per reazione, forse, quando a quindici anni era una lotta continua con suo padre; se potesse tornare indietro non inizierebbe mai, ma non perderebbe nemmeno l'anno, non scoperebbe con Alissa Blanks nei bagni della scuola e non farebbe forse la metà delle cose delle quali andava così maledettamente fiero all'epoca.
Ascolta distrattamente i discorsi dei suoi amici, in salotto, lasciandosi scivolare addosso tutta la tensione, l'ansia, l'arrivo della ragazza italiana, Andrea che vuole di più, lui che vuole di meno e poi Calum, Michael, Luke, che gli stanno pure un po' sul cazzo, quando non vogliono fare nulla (sempre).
Con uno sbuffo butta ciò che rimane della sua sigaretta in strada, senza nemmeno controllare che non passi qualcuno.
Chiude la finestra alle sue spalle, sospira, torna da loro e pensa che, ok, chissenefrega, gli vanno bene così.


Ci sono cose che non cambiano, ma proprio mai, come le abitudini di Danie Turner e Zara Richards, sempre le stesse da quando avevano dodici anni e una cotta a dir poco imbarazzante per Zac Efron.
Sono le 8 pm, forse, quando Danie si presenta a casa con un cartone fumante tra le mani e il sorriso stampato sul suo volto pallido.
Zara, fresca di doccia in pantaloni della tuta e canottiera grigia, la accoglie con un abbraccio e un "Finalmente!" che fa sorridere leggermente Lia, rimasta un attimo in disparte.
Danie si avvicina a lei, per darle un bacio sulla guancia, e: - Nina arriva! Stava cucinando per Alvaro! O per Juan, non mi ricordo.
La padrona di casa annuisce, dirigendosi in salotto: - Mamma e Claude non torneranno prima di mezzanotte e Ashton... Beh, Ashton non tornerà.
Lia sgrana gli occhi di riflesso, cercando risposte in quelli acquosi della bionda.
- No, ovviamente tornerà - ridacchia quella - Forse un po' tardi.
- Forse alle quattro di notte e ci sveglierà perché ha dimenticato come al solito le chiavi, così noi dovremo scendere senza fare rumore, aprirgli, accompagnarlo fatto come un cane in camera e... e, ok, magari posso risparmiarti il resto.
- Il resto?
- Di solito Zara gli mette il pigiamino - ride Danie, togliendosi gli anfibi neri e buttandoli in un angolo.
Lia si trova a pensare che le stringhe gialle siano quanto di più assurdo e bello abbia mai visto su un paio di Dr Martens.
- Taci - borbotta Zara, tirandole un pugno leggero - Non metto nessun pigiama ad Ashton, che dorma nudo!
Danie apre il cartone della pizza sfregandosi le mani (e facendo ridere le altre due), poi si lega i capelli in un assurdo chignon decisamente precario.
- Che film vediamo?
- Dobbiamo proprio vedere un film? - si lamenta Zara, roteando gli occhi - Fanno schifo i tuoi, Danie! Non credo che a Lia vada, di passare una serata triste e grassa, in silenzio davanti a...
Lia scuote la testa, prontamente, che non vuole avere responsabilità sull'intera serata.
Danie, però, sembra pensarla esattamente come Zara, tanto che pare illuminarsi all'improvviso: - Giusto! Dobbiamo raccontarle tipo... tipo tutto!
- Ecco, vedi?
- Tutto cosa? - si intromette la mora, allungando una mano per afferrare una fetta di pizza.
La addenta, titubante, ma poi deve ammettere che non è per nulla male, così prende a mangiare con gusto, mentre Zara e Danie bisticciano per decidere se sia più importante parlare della scuola o delle persone che potrebbero incontrare a scuola.
Alla fine, vince Zara, così: - Di Edimburgo devi sapere che siamo le più fighe! - ride, scucendo una fila di denti perfettamente dritti e bianchissimi.
Lia si trova a pensare che Zara sia la classica ragazza che dalla vita ha, e continuerà ad avere, qualsiasi fottuta cosa.
- In realtà, siamo un gruppo di debosciati che litigano un giorno sì e l'altro pure, io odio Starbucks e Nina odia tutti.
Zara tu cosa odi? Quest'ultima alza le mani: - Meglio che non lo dica.
Danie scoppia a ridere; Lia si sforza di sorridere, che non ci sta capendo assolutamente nulla, ma non se la sente ancora di chiedere spiegazioni.
Nina arriva nel giro di qualche minuto, le labbra dipinte di un fucsia alquanto improbabile, che però le dona, e i ricci ancora umidi.
- Puzzavo di cibo - e impreca, a mo di spiegazione, buttandosi sul divano - Ho già mangiato, Turner, non la voglio la tua pizza.
Danie fa spallucce, offrendone un'altra fetta a Lia, che l'accetta, sussurrando un grazie tra i denti.
- Non hai freddo, Turner?
- Sei solo invidiosa delle mie gambe, Sanchez.















NdA: Dopo una lotta con il WIFI, ci sono! E adesso scappo subito che la mamma ha fatto i pizzoccheri ahahahahah
Ci sentiamo il prima possibile, amori :*

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Marcire ***




Image and video hosting by TinyPic


tre

marcire








Zara lo osserva attentamente, mentre in silenzio rolla la sua sigaretta, con una delicatezza che con lei non ha mai utilizzato.
Le dà fastidio, in un certo senso, essere trattata anche peggio di una merdosissima sigaretta, ma sospira e ripete che, no, non è colpa sua, che lei non s'è mai fatta usare.
Ha sempre avuto la situazione sotto controllo e continua ad avercela.
Si nascondono in un'aula inutilizzata perché lei odia i pettegoli, non per altro, e questa è la verità, al diavolo Nina e la sua gelosia malcelata, al diavolo gli avvertimenti di Danie e al diavolo pure lui, a questo punto, che ancora non le ha parlato e stringe le labbra, incazzato.
- Qual è il problema?
Non sei tu, Zara.
Tranquilla.
- Nessuno.
- Sì, vaffanculo - sbotta lei - Sto saltando il pranzo per stare qui, zitti e al buio.
- Vai a mangiare, allora! Cristo, Zara! Non ti obbligo a rimanere qui, vattene se ti pesa!
- Non c'è bisogno che tu mi dica che cosa fare.
Lui rotea gli occhi.
Zara sente di avere la situazione sotto controllo e passa le mani sulle cosce, coperte dai jeans neri che ha strappato sulle ginocchia qualche settimana fa.
Crede di piacergli, vestita così, perché ormai è certa di conoscerlo piuttosto bene e sa che certe cose lo fanno impazzire, come vederla con addosso le sue stesse camicie.
- Dove hai lasciato quella nuova? - le chiede poi, avvicinandosi alla finestra per accendersi una sigaretta.
Zara assottiglia gli occhi scuri, arricciando le sopracciglia curate: - Perché?
- Così - fa spallucce - Semplice domanda.
- Con Danie - risponde lei, continuando a studiarlo con attenzione - Perché me lo chiedi?
- Pensavo fosse con Ashton.
Espira una nuvola di fumo biancastro (Zara scuote la testa, non è possibile che lei si imbamboli ancora a fissarlo, dai!) e arriccia le labbra piene, lanciando ciò che resta della sua sigaretta fuori dalla finestra.
Non le ha chiesto se avesse voluto un tiro, come sempre. Zara è abituata e comunque non ammetterebbe mai che le dà fastidio. E' quando le si avvicina, però, che le tocca incazzarsi.
- Ma cosa cazzo vuoi?
- Un bacio?
- No - sbotta, spingendolo via - Fottiti.
- Tu non sei normale! - alza la voce lui, allargando le braccia.
- Ma crepa, Calum - e bestemmia, uscendo in corridoio, curandosi di far sbattere la porta.
Plateale.


Lia è seduta su una panchina, appena fuori dall'entrata principale della scuola, ed è sola.
Sola, ok?
Danie è andata in bagno, forse, e non è più tornata, lasciandola nel nulla più assoluto, con la sola compagnia del panino con l'hamburger che Helena ha preparato premurosamente ieri sera.
Nonostante sia soltanto la fine di agosto, Lia indossa già una felpa pesante, di quelle che a Bologna avrebbe cominciato ad usare a fine ottobre, per intenderci.
Ha un moto di nostalgia, poi, 'ché prima ha visto le foto di Azzurra e Francesca al mare, a Rimini, fradice e felici, allo schiuma party dell'Altromondo al quale anche lei avrebbe tanto voluto partecipare.
Non ha il tempo di rimuginare ulteriormente, però, perché arriva un gruppetto di cinque o sei ragazzi a distoglierla dai suoi pensieri.
Di riflesso lei abbassa lo sguardo sulle sue Converse nere.
Sono da buttare, effettivamente.
- Lia? - e la voce che la chiama è famigliare, ma non è certo quela di Ashton, che è meno grave.
Alza gli occhi e a meno di un metro si trova Luke Hemmings, sorridente nella sua maglia nera a maniche lunghe.
Indossa un paio di jeans neri che gli fasciano le gambe magre e porta fieramente uno snapback sul capo. A penzoloni su una spalla, tiene uno zainetto nero che un tempo doveva essere stato parecchio figo.
- Cosa ci fai qui da sola?
Lei fa spallucce, mordendosi il labbro inferiore: - Danie è andata in bagno, credo.
Lui inarca le sopracciglia, poi si volta dal gruppo dei suoi amici e li congeda ridendo. Lia non capisce, ma Luke deve essere uno ben voluto, perché gli sorridono tutti, prima di andarsene, dandogli una serie di pacche (classico comportamento maschile, secondo lei).
Luke le si siede accanto, poi, vicino, e addenta il suo panino, masticando con gusto sotto la smorfia stupita di Lia che non sa se deve essere più aperta, più chiacchierona o semplicemente più rilassata.
- Non male, ma il mio è meglio - ridacchia Luke, tirando fuori un panino imbottito con quello che ha tutta l'aria di essere pesce fritto.
- Sì, è fish and chips, italian - fa lui, porgendole l'involucro unto.
Lia arriccia il naso, tentando di non scoppiare a ridere.
- Non mi ispira, ad essere sincera.
Luke pare sinceramente ferito: - Guarda che è buono! L'ho preparato io, personalmente.
- Beh, che tu ci abbia messo dell'impegno è chiaro...
- Ah, ecco - conviene lui, masticando.
Lia sorride, dando un morso al suo hamburger (e rischiando di macchiarsi con il ketchup, cosa che lui trova evidentemente buffa).
Luke non è perfetto, pensa lei, mentre con la coda dell'occhio lo osserva abbuffarsi: ha la pelle grassa e se ne sta un po' curvo, chiudendosi tra le spalle naturalmente larghe che si ritrova, come se il suo corpo fosse un po' troppo per la sua indole da bambino.
E' tutt'altra persona, rispetto a quando l'ha conosciuto, sbronzo marcio al Vandal, e la cosa divertente è che ancora non ha deciso se lo preferisce sobrio o meno.


Danie chiude la porta del bagno e tira un sospiro di sollievo.
Lentamente si lascia scivolare a terra, respirando lentamente.
Ogni boccata d'aria le costa fatica, le sembra di percepire ogni singola particella d'ossigeno che inala con prepotenza e sente caldo, poi freddo, ora caldo di nuovo.
E' insopportabile.
Si guarda le gambe, coperte dalle collant color zucca che sua madre le ha regalato settimana scorsa e, sì, sono magre, ma magre abbastanza?
Fissa il soffitto, grigio, il ronzio della luci al neon le provoca un fastidiosissimo mal di testa e adesso vomita, adesso vomita.
Adesso.
Si sporge, arriva sopra alla tazza e rigetta tutta la colazione (una ciambella e del caffellatte), sentendo la gola bruciare, gli occhi pizzicare, le gambe cedere e il cuore esplodere, perché la consapevolezza di non essere forte, di non potercela fare la opprime, ricordandole di essere una merda, sempre e comunque.
Vorrebbe dirlo a Zara, o a Calum, ma poi si rende conto che porterebbe solo disagi in più, in un gruppo che è sempre più sfasciato, sempre più fragile.
Asciuga le lacrime che le rigano le guance, ringraziando qualcuno lassù per non essersi truccata, stamattina, ed esce dal bagno, avvicinandosi al lavandino.
L'acqua gelida sulle guance le ridà un po' di vigore, facendola sentire meno intorpidita.
Stiracchia le labbra, per ricordarsi mentalmente di essere ancora in grado di accennare un sorriso, poi esce.
Michael è lì davanti, appoggiato agli armadietti, in attesa di qualcuno probabilmente.
- Danie! - la saluta, sorridendo quasi contento di vederla.
- Ehi.
- Tutto bene?
La bionda fa spallucce, incrociando le braccia e sentendosi improvvisamente debole.
E' fame, questa?
- Qualche problema?
Michael sembra realmente preoccupato e Danie non può evitare di pensare che le fa piacere, vederlo così preoccupato per lei, qualche volta.
- No - si affretta a smentire - No, ho solo un po' di mal di testa.
- Forse hai dormito poco - prova lui, aggrottando la fronte - Senti, tu ne hai?
Danie scuote la testa: - Penso ce l'abbia Zara. A meno che non abbia già fumato con Calum.
- Non credo. L'ho incontrato prima e...
- Hanno litigato.
Michael annuisce, tentando di imbastire un'espressione dispiaciuta, quando in realtà non gliene frega più un cazzo, di quello che capita tra quei due.
Danie decide di tornare da Lia, saluta Mike con un cenno del capo e si allontana, moderando la velocità per non svenire.
Le fa schifo, per davvero, quello che sono, quello che sono diventati e quello che saranno, se continuano a lasciarsi marcire così.















NdA: Ma buuuongiorno!
Ho una montagna di roba di filosofia da ripassare, ma dato che è il giorno libero di Chiara, aggiorno così può leggere (e sclerare un pochino)
Niente, che dire? Mi fa davvero piacere che la storia vi piaccia così tanto, io adoro scrivere di questi personaggi, proprio ci tengo da morire!
Vi lascio con un gran bacione, fatemi gli auguri che vedrò più verifiche che famigliari in questo periodo!!
Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rubare ***




Image and video hosting by TinyPic


quattro

rubare








Helena e Claude stanno parlando con Ashton da almeno un'ora, secondo Zara, anche se a parere di Lia è passato molto meno tempo.
Il punto è che lui vuole lasciare la scuola, 'ché non gliene frega un cazzo di studiare, ma il signor Irwin non ne vuole sapere, dal momento che per Ashton voleva una vita agiata, cosa che il lavoretto come imbianchino che Michael gli ha trovato non può dargli.
- Ad Ashton studiare non piace - borbotta Zara - Non gli è mai piaciuto.
- Non tutti sono portati per le stesse cose.
- Ashton è portato solo per scopare - sputa, velenosa - Non è buono a fare nient'altro.
Lia si chiede come sia possibile parlare in questi termini del proprio fratello, che lei darebbe la vita per il piccolo Tommaso, sei anni e gli occhi verdi quanto quelli della sorella.
Zara continua a camminare per la stanza, con la scusa di dover sistemare l'armadio, ma non fa altro che provocare altro disordine, spostando i suoi milioni di crop top ora sul letto, poi sulla scrivania e di nuovo nell'armadio.
Lia non sa che cosa fare, che conosce Zara troppo poco per sapere come prenderla: si limita così ad osservarla, tenendo tra le mani il suo cellulare che ogni tanto vibra a causa di una notifica.
- Hai Instagram? - chiede poi la scozzese, buttandosi a peso morto sul suo letto.
Ieri pomeriggio l'avevano rifatto, utilizzando lenzuola e coperte abbastanza grandi da coprire entrambe le piazze dei materassi uniti: ora era un letto matrimoniale a tutti gli effetti.
Avevano mandato anche la foto a Danie e Nina, sul gruppo di Whatsapp che Zara aveva tanto insistito per chiamare "Best Bitches", con tanto di coroncina.
Danie aveva manifestato la sua approvazione con una serie indefinita di emoji, Nina si era limitata a un sardonico "Chissà chi ci scoperà per prima".
- Out of blue, proprio - ridacchia Lia - Sì, comunque.
- Devo distrarmi - si giustifica lei - Come ti chiami?
- Liadima.
Zara prende il cellulare dell'altra tra le mani, digitando velocemente qualcosa sulla barra di ricerca.
- Cosa... Luke_is_a_penguin?! Sei seria?
Zara annuisce, ridendo di gusto: - Se vai in fondo ci sono certi gioielli...
- Del tipo?
- Del tipo Ashton con i capelli piastrati. Michael con delle sopracciglia che nemmeno un uomo preistorico. Luke... Luke, va beh, vuoi che te lo commenti? Era orribile.
- Calum era già bello, immagino - la punzecchia allora la mora, scorrendo velocemente tra le foto più recenti (e fermandosi di tanto in tanto ad ammirare una foto più bella delle altre).
Zara annuisce: - Calum è sempre stato bello. A parte forse un periodo un po' strano... Portava il ciuffo lungo, era imbarazzante.
- Da quanto tempo state insieme? - chiede Lia, con un sorriso dolce, sinceramente interessata.
Ci mette tre secondi, comunque, a capire di aver appena fatto un errore, evidentemente grave a guardare il cambio repentino dell'espressione di Zara.
- Noi non stiamo insieme - asserisce, dura - Io e Calum non siamo nulla. Lui è un amico di Ashton e ogni tanto fumiamo una paglia.
Lia morde il labbro, che vorrebbe ritirare immediatamente tutto e non chiedere nulla, perché forse non le interessa nemmeno così dannatamente tanto come pensa.
La scozzese si sforza di sorridere, poi, anche se lo sa perfettamente, che non è vero un cazzo.
Ma ha paura di fallire, di ammettere che dorme con la maglia di Calum degli Slipknot perché è di Calum e non perché non ne ha altre, di dire ad alta voce che forse (forse, eh) non le dà tutto questo fastidio averlo "sempre tra i coglioni", come gli urla dietro.
Zara non è brava a dire la verità, Lia questo ancora non lo sa e intanto Ashton esce sbattendo la porta.


Vanno al Bangladesh, di solito, che conoscono il proprietario e riescono sempre a strappargli qualche prezzo di favore, ma ora Hasan è tornato in patria, per il matrimonio della figlia di qualche strana parente, e Luke propone di provare nei mini-market accanto al loro preferito.
- Non mi piacciono gli altri.
- Il Bangladesh non è molto meglio - fa notare Michael, capelli tinti da poco di verde acido. Ashton pensa che sia un pugno nell'occhio.
Calum non parla, appena uscito dall'ennesimo litigio con Zara non è decisamente dell'umore adatto e loro lo sanno.
Luke è il primo ad entrare, con le mani in tasca e il volto scuro, nel tentativo di darsi un tono.
Si avvicina allo scaffale delle birre, ignorando la puzza di disinfettante e scarsa qualità e le scatole di cibo che pensa di non aver mai visto in vita sua.
Sorride anche, pensando a cosa potrebbe dire sua madre se lo vedesse entrare in un posto simile.
- Cosa?! - è la voce di Ashton a riportarlo bruscamente alla realtà - 1.70£ per questa merda di birra?
- Fanculo - sbotta Michael - Un furto!
Il più piccolo del gruppo scuote il capo, masticando un'imprecazione e, no, non spenderà tutti quei maledetti soldi per poter bere qualcosa, altrimenti sarebbe andato al Vandal, quindi apre lo zaino nero, infilandoci dentro tre bottigliem, una dopo l'altra.
Calum sogghigna, divertito, 'ché lui forse avrebbe fatto la stessa cosa, poi afferra una Heineken, giusto per lavarsene le mani, e la appoggia sulla cassa, destando dai suoi pensieri l'uomo davanti a lui.
- Questa? - chiede, in un inglese stentato.
E' quasi calvo, a parte per pochi ciuffi di capelli che gli ricoprono la parte bassa del cranio ed è bassissimo, mingherlino ma con il ventre gonfio.
Luke annuisce vagamente, mentre Ashton e Michael osservano la scena in disparte.
- Tu?
Indica Luke, con il dito affusolato.
- Non ho preso nulla.
- Sicuro?
Il biondo annuisce, un sopracciglio inarcato e l'espressione da bastardo che gli altri gli hanno visto esibire tante volte da aver perso il conto.
- Cos'hai dentro lo zaino?
Calum assottiglia gli occhi, fissando intensamente Luke. Sembra voglia dirgli di andarsene e chissenefrega di quel tipo.
- Niente - persiste invece il biondo, infilando le mani in tasca.
- Fa vedere - biascica l'uomo, sporgendosi per afferrare lo zaino nero di Luke, che di ritrae infastidito.
Ashton muove istintivamente un passo in avanti, poi tutto accade talmente in fretta che Michael non è nemmeno certo che quello che crede di aver visto sia successo davvero.
Il signore afferra lo zaino di Luke, tirandolo verso di sè; Luke tira dall'altra parte, ma è alto almeno venti centimetri in più e le sue spalle sono il doppio.
Si sente un gran fracasso, dovuto alle scatole di latta impilate con cura sul bancone che sono cadute, travolte dal corpo dell'uomo, tirato a sua volta dal biondo.
Calum, impietrito, osserva Luke andarsene dal negozio in tutta tranquillità, le mani sempre in tasca.
Sbatte anche la porta, uscendo.
- Forse è meglio se andiamo - propone Ashton, passandogli una mano sulla spalla.
Michael, dietro di lui, si guarda intorno.


Nina è la terza di cinque figli, stipati in un appartamento che potrebbe ospitare al massimo tre persone, e non è mai contenta, mai.
Sogna una vita da copertina, di quelle sempre al limite.
Sfoglia le riviste di moda con gli occhi socchiusi, gli occhiali da vista posati sul naso largo e una matita rossa stretta tra le dita, pronta a sottolineare qualsiasi cosa che ritenga anche un minimo importante.
Su Vogue c'è un intero articolo dedicato alle borse più in voga per l'inverno e vorrebbe una Michael Kors, decisamente, così cerchia l'accessorio in questione e si perde a fantasticare, immaginandosi ricca ed adorata, in un futuro troppo lontano per lei.
Quando riporta gli occhi sui pantaloni della tuta grigi che sta indossando (che erano di sua sorella Janette), scuote la testa e sbuffa, chiudendo Vogue con uno scatto.
Ha voglia di tè, così si alza per andare in cucina, dove Juan sta facendo qualche compito, mordicchiando la matita con fare annoiato.
- Tutto bene, peste?
Il bambino annuisce, voltandosi, decisamente più interessato a ciò che sta facendo la sorella: - Mi dai un biscotto?
Nina annuisce, aprendo la credeva ed estraendone la scatola di latta che tempo fa Madeleine aveva portato in regalo da una vacanza in Galles.
- Sono finiti - mormora, poi, decisamente contrariata.
Sul volto piccolo di Juan si dipinge un'espressione dispiaciuta, che Nina non riesce a guardare per più di trenta secondi. Gli dà le spalle, prendendo a prepararsi il tè per il quale si era alzata dal divano. - Sono tutti finiti? Non ne è avanzato nemmeno uno?
Nina annuisce.
Silenzio.
Juan appoggia la matita sul tavolo, con la delicatezza che la mamma ha insegnato loro.
- Posso andare a comprarli?
- Non puoi uscire da solo, Juan, ragiona!
- Vieni con me allora - propone lui, sporgendo il labbro inferiore. Le sue pupille sembrano dilatarsi di desiderio e a Nina si stringe il cuore a pensare di aver speso gli ultimi soldi per acquistare la copia di Vogue che ha abbandonato sul divano.
- Dobbiamo aspettare mamma.
- Mamma non torna per cena - s'intromette Janette, entrando in cucina con ancora un asciugamano avvolto intorno ai capelli, fresca di doccia.
- Io voglio i biscotti - insiste il bambino, finché la maggiore tra le sue sorelle gli promette che per cena mangeranno qualcosa di molto, ma molto meglio dei biscotti.
Juan torna ai suoi compiti, leggermente più convinto.
Nina afferra il suo telefono e scrive alla prima persona che vede nella rubrica. Che poi sia sempre la stessa è un'altra storia.















NdA: Il capitolo della buonanotte ahahah
Tra un esercizio di matematica e l'altro (e una nota vocale piena di disagio...), ho pensato bene di aggiornare oggi! Che dire, qui escono i lati forse peggiori dei personaggi!
Adesso credo che Marta mi svenga qui, a leggere di questo Luke delinquente ahahah
Niente, è giunto il momento di andare anche per me. Vi ringrazio INFINITAMENTE per tutte le tantissime recensioni che mi stanno arrivando. Vi risponderò sicuramente, appena sarò in vacanza, scusatemi :(
A preesto!!

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Amaro ***




Image and video hosting by TinyPic


cinque

amaro








Calum Hood aveva quattordici anni, quando è successo.
Stava semplicemente giocando a FIFA, seduto sul divano di casa Irwin (Luke aveva dovuto sedersi sul tappeto, vista la quantità esorbitante di cuscini e coperte che occupavano spazio), le labbra torturate in continuazione dagli incisivi superiori, gli occhi fissi sullo schermo sul quale si muovevano i suoi giocatori, rigorosamente del Liverpool.
Luke aveva appena segnato il suo primo gol, contro i cinque mandati a segno dal moro, quando Zara aveva fatto il suo ingresso nel salotto.
All'epoca era fissata da fare schifo con Eminem, molto più di ora, e andava in giro con pantaloni larghi e felpe altrettanto, tutta orgogliosa dei suoi capelli appena appena valorizzati dall'hennée che Helena le aveva permesso di provare.
Danie, dietro di lei, era nel periodo dark della sua vita: occhi truccati pesantemente, borchie persino sui braccialetti e skinny jeans che poi tanto skinny non erano. Si avvolgeva ancora in felpe da ragazza di dubbio gusto più grandi di una taglia e Michael Clifford non aveva notato ancora nulla di strano.
Di quel pomeriggio, Calum ricorda soltanto di aver fatto cadere il joystick per terra, che poi si è inevitabilmente rotto, e freddo, tanto freddo.
Era autunno già da un pezzo, ad Edimburgo, e il Royal Mile pullulava di gente coperta da cappotti colorati, 'ché la moda dell'anno lo richiedeva.
Helena era entrata in casa di fretta, tanto che Danie si era spaventata, e aveva le guance rigate a causa di quel poco di mascara che usava mettere.
- Mamma? - e Zara crede che quell'immagine la tormenterà per tutta la vita.
- Calum - aveva esalato la donna, incrociando le braccia sotto al seno e tirando rumorosamente su con il naso.
Si era portata una mano davanti alla bocca, quando lui si era alzato in piedi, vacillante, e le si era fatto più vicino.
- Tua... La tua...
Luke, invece, che ha una memoria formidabile, di quel pomeriggio ricorda esattamente tutto: l'espressione gelida di Calum, il suo ostinato scuotere la testa, lo sguardo distrutto di Helena, Danie con la manina pallida davanti alla bocca, Michael e i suoi capelli ancora biondastri improvvisamente mosci.
E' qualcosa che lo tormenta ancora, perché lui e Calum non avevano mai pianto, non uno di fronte all'altro, perlomeno. Non aveva mai visto qualcuno urlare dal dolore, ma lì, in piedi, con le mani sudate che tremavano, aveva capito che non avrebbe mai augurato a nessuno una cosa del genere.
Gli alberi avevano perso tutte le foglie, in quei giorni, Zara ne è certa ancora adesso.
Calum aveva dovuto prendere qualcosa, il giorno del funerale, perché a detta di suo padre faticava a reggersi sulle sue gambe.
Luke era arrivato in chiesa vestito di tutto punto, i capelli pettinati perfettamente, ostinatamente serio, quasi in maniera ridicola.
Ricorda come Calum non fosse mai stato a un funerale, prima di quello di sua madre, ma in qualche modo sapesse perfettamente cosa fare, con i pugni stretti lungo i fianchi magri e uno sguardo di troppo lanciato al padre, impassibile e distrutto allo stesso tempo.
Zara non l'aveva abbracciato, non gli aveva detto nulla. Aveva tremato, però, questo sì.
Nina Sanchez ancora si limitava a guardarli da lontano.


Lia scende le scale di corsa, che sta per iniziare la nuova puntata di Catfish e non ha alcuna intenzione di perdersela, dato che già due giorni fa Zara l'ha costretta ad abbandonare la televisione per accompagnarla dal tatuatore.
Incrocia Ashton, però, prima di seppellirsi sotto i plaid colorati che sono sempre sul divano rosso del salotto, che ovviamente non vuole fare altro che parlare, parlare, parlare.
- Vuoi un po' di caffè?
- Caffè?
- O del tè, del latte, acqua, aria?
Lia ridacchia assottigliando gli occhi verdi.
- Quando ridi arricci il naso - riflette lui, ad alta voce - E mi piacciono i tuoi piercing. Mi piacciono i piercing al naso, a dire la verità. Zara però non vuole buchi in faccia...
- Zara sta già bene così, no?
Ashton fa spallucce: - Zara starebbe bene anche con un sacco di patate addosso. Senti, allora vuoi qualcosa da bere?
Lia annuisce, rassegnata, 'ché ormai la puntata sarà anche già cominciata: - Voglio il tè, però.
- Agli ordini - ride lui.
Ha l'odore delle giacche di pelle appena comprate e Lia si trova a chiedersi come sia possibile che si trovi comodo con quei jeans scuri che gli stringono le gambe toniche e...
- Mi stai fissando?
Lia si sente andare a fuoco e vorrebbe scavare un buco nel quale nascondersi e non uscire più.
Chi cazzo gli ha detto che essere così diretto è lecito?
- No.
- Certo - ridacchia Ashton, arricciando il naso - Una sera esci con me.
- E' un ordine?
- Io lo prenderei come un consiglio.
Lia si morde il labbro; Ashton prende a trafficare con il bollitore, le tazze (tutte una diversa dall'altra) e le bustine di tè, rigorosamente Twinings, che se no Zara non lo beve.
- Conosco la parte migliore di Edimburgo, e le persone migliori.
- Pensavo che uscissi solo con... con gli altri?
Ashton scuote la testa: - A volte ho bisogno di staccare. Esco con gente più...
- Grande?
- Tipo.
Lia a questo punto annuisce, avvicinandoglisi: - Mi piacerebbe, potremmo andare una di queste sere.
Silenzio.
Le mani affusolate di Ashton continuano ad adoperarsi, più per tenersi occupate che per altro: i biscotti, il limone, il latte, i cucchiaini, ma Lia è sempre lì, sempre vicina e...
- Ciao ragazzi!
- Ciao mamma - saluta lui, baldanzoso, sorridendo in direzione di Helena.
Lei aggrotta le sopracciglia, e: - Zara?
- Dorme.
- Strano.
Helena scuote la testa, spostando i lunghi capelli biondi su una spalla: - Nel weekend venite con noi dai parenti di Claude a Glasgow?
Ashton storce il naso: - Dobbiamo proprio?
- Come non detto.
Lia non riesce a pensare nulla, è solo felice. E Ashton ha dei bei capelli, così, per dire.


Michael Clifford ha i capelli colorati, un piercing al sopracciglio destro, un "To the moon" tatuato sul braccio e zero voglia di vivere, zero voglia di stare in casa e zero voglia di uscire.
Esce lo stesso, però, perché sua madre sta di nuovo urlando e suo padre sta di nuovo minacciandola di andarsene via di casa.
Vanno avanti così da qualche mese e, ripensandoci, Michael non sa nemmeno perché tutto questo sia cominciato.
Sa solo che ha voglia di un cappuccino, di quelli schiumosi e amari al punto giusto che solo all'Elephant servono.
Si siede al solito tavolo, quello lontano dalla porta d'ingresso, seminascosto dietro una parete di cartongesso piena di fotografie, e nemmeno sfoglia il menù, preferendo scrutare i volti delle persone intorno a lui.
E' un gioco che l'ha sempre divertito parecchio, quando da piccolo i suoi genitori litigavano e lui si trovava a fissare i passanti, con gli auricolari nelle orecchie e l'mp3 di Topolino a riprodurre qualche vecchia canzone.
Adesso, osserva il signore curvo di fianco alla vetrina, che beve il suo tè con tutta la calma di chi non si aspetta più nulla dalla vita.
Dovrebbe avere forse l'età di sua nonna. E lui dovrebbe anche andare a trovarla, in effetti.
Il suo telefono, appoggiato al tavolino, vibra impercettibilmente, quanto basta per distoglierlo dai suoi pensieri.
E' Calum.
"A me sembra più magra"
"A me sembri ossessionato", digita velocemente, sperando tacitamente che a Calum non venga in mente di ribattere o finirebbero per litigare un'altra volta.
Non ha alcuna intenzione di pensare a Danie, adesso, anche se poi lo fa per la maggior parte del tempo.
Con lei ha chiuso tempo fa, e non devono riaprire.
- Hai deciso?
- Cosa? - chiede, poi, alzando di scatto il volto, facendo incontrare il proprio sguardo con quello di una ragazza dai capelli di un banalissimo biondo scuro.
Ha un po' di lentiggini sul naso e gli occhiali da vista la aiutano a tenere indietro i capelli, che altrimenti ricadrebbero sul viso, mentre tutta impegnata stringe il bloc notes e la penna, in attesa che Michael le dica cosa vuole ordinare.
- Ah, mh, sì - balbetta, accarezzandosi la nuca, preso alla sprovvista - Un cappuccino.
- Solo quello?
Michael annuisce, tornando poi a controllare che la risposta di Calum non sia davvero arrivata.
Fortunatamente, l'amico ha lasciato cadere la questione, così lui può beatamente tornare a farsi i cazzi propri.
L'anziano signore che prima beveva il tè vicino alla vetrina se n'è andato, lasciando spazio a una coppia di fidanzatini che non potrebbero avere più di quindici, sedici anni.
La cameriera torna con il suo cappuccino appena un momento prima che Michael possa tornare con la mente ai suoi quindici anni, bastardi e meravigliosi.
- Ecco a te - gli dice, quasi smielata.
Se ne va subito, poi, prima ancora che lui possa lanciarle un'occhiata stranita.
Sul cappuccino di Michael c'è una spolverata di cacao amaro, e non gli era mai capitato.















NdA: Come avevo promesso a qualcuno, il capitolo è online!
Sono assolutamente gasatissima e felice, perché oggi ho passato l'esame teorico della patente, sooooo SONO FOGLIOROSATA!
Ma, veniamo a noi! Uno sprazzo di passato, quello di Calum! Cosa ne pensate, di quello che ha passato? Immagino che possa passare per un clichè fatto e finito, ma vi chiedo di fidarvi di me :)
Adesso fuggo, che ho ancora regali e regali da impacchettare!
Vi auguro un fantastico fantastico fantastico Natale, un bacione grande!
A preesto!!

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Non sai ***




Image and video hosting by TinyPic


sei

non sai








Arrivano tutti a casa Irwin che la nuova puntata di Catfish è finita da un pezzo, ma Lia non s'è ancora scollata dal divano.
Secondo Zara tocca ad Ashton, preparare la cena per tutti, mentre lui continua a ripetere che, in quanto unico maggiorenne, insieme a Michael, lui dovrà già uscire (al freddo) per prendere gli alcolici.
Chi ha la meglio, comunque, è proprio il maggiore, che esce senza dare spiegazioni, mandando però un bacio volante alla sorella.
- Io lo odio - borbotta Zara, lasciando che Calum le dia un bacio sulla guancia per salutarla.
Luke si lancia sul divano, accanto a Lia, esibendo un sorriso da perfetto bastardo: - Mi dai il tuo numero di cellulare?
La mora sgrana gli occhi verdi, presa alla sprovvista, ma Nina arriva subito in suo aiuto: - Hemmings porta il tuo culo lontano da Lia - condendo poi il tutto con una delle sue imprecazioni.
- Vieni con me, italian - e le fa l'occhiolino - Ho bisogno di te in cucina.
Lia la segue, sorridente, 'ché cucinare le piace e, di certo, è meglio di arrossire ad intervalli regolari per la vicinanza con Luke.
- Facci vedere cosa sai fare, darling - batte le mani Nina, sedendosi sulla penisola della cucina.
- Mi state dando carta bianca?
- Più o meno - ridacchia Danie, facendo il suo ingresso nella stanza.
Indossa una canottiera zebrata che le fa da vestito, delle collant di un colore molto simile a quello dei capelli di Zara, le sue care Dr Martens e una giacca di jeans grande il doppio di lei: non si può dire che il complesso sia gradevole, ma Lia trova che sia comunque molto carina.
- Hai litigato ancora con il tuo armadio, Turner? - commenta Nina, arricciando il naso, impeccabile nel suo maglioncino color panna.
Danie si acciglia, osservando i vestiti che indossa: - Sto così male?
- Sei bellissima - si intromette Calum, appoggiando una bottiglia di vino rosso - Lo sai che ti dona, quella maglia.
- Le dona solo perché è un tuo regalo, razza di stronzo! - abbaia Nina.
- Dici poco.
Lia, intanto, affetta le carote e le cipolle, intenzionata a farle soffriggere un po' e poi metterle nel sugo; sa che Luke è ancora sul divano, probabilmente a guardare la televisione e, sì, forse vorrebbe raggiungerlo, ma sa che poi Nina non gliela farebbe passare liscia.
Nina che, in questo preciso istante, fissa con gli occhi ridotti a due fessure la figura di Ashton Irwin, appena entrato in casa, carico di birre. Michael lo segue, con un paio di bottiglie di Jagermeister, che lascia nelle mani del suo amico moro per levarsi la felpa nera che lo copriva.
Lia non sarà di molte parole, forse, ma le piace osservare e, quello che vede, non riesce a capirlo: Danie guarda Michael con un'espressione quasi disperata dipinta sul volto pallido e lui, invece, messaggia svogliatamente con una mano infilata nella tasca dei jeans neri, mentre Calum studia i movimenti della bionda con la sua solita fronte aggrottata, come se Danie fosse una preda, o qualcosa da difendere a qualsiasi costo.
- Danie è la migliore amica di Calum - interviene Nina, senza guardarla negli occhi - O qualcosa del genere, tipo.
- Non... - Lia si morde il labbro inferiore, senza staccare gli occhi verdi dal volto squadrato del giovane.
- Non credevi che Calum potesse provare dei sentimenti?
Lia ride: - Non sono così estremista!
Nina scuote la testa, assaggiando una punta di sugo: - Dai, vai da Luke, adesso.
- Da Luke?
- Vai.
E sorride, Lia, sorride ancora, ma quando arriva in salotto qualcosa la blocca: lo vede seduto sul divano, esattamente come lo aveva lasciato, le gambe incrociate e le braccia mollemente abbandonate sui cuscini, ride spensierato a qualcosa di divertente che Michael deve aver detto.
C'è Ashton che sta scendendo le scale, a sinistra.
Lia raggiunge lui, accarezzandosi piano il collo.


Sono dieci minuti, forse, che sono insieme, o potrebbero esserne passati anche più di trenta, nessuno dei due lo saprebbe dire con certezza.
Zara gli sorride, questa volta dolcemente, e gli passa con delicatezza un dito sulla guancia, delineando precisa il suo profilo.
Calum è bello, bello da fare male, e nella penombra della camera che condivide con Lia, i suoi occhi brillano di una luce che forse non ha mai visto.
Dolore.
Amore.
Passione.
Non lo sa nemmeno lei, non sa nemmeno perché gli si siede sulle gambe, abbracciandolo piano, quasi a non volergli fare del male.
Calum la stringe di riflesso, possessivo e duro come sempre, facendola anche sorridere.
- Sei...
- Sono...?
Tutto.
Zara vorrebbe dirgli che è tutto, qualsiasi cosa, anche minuscola, che le venga in mente.
Più dei capelli profumati di tinta, più del narghilè, della birra olandese, degli Arctic Monkeys e degli All Time Low, e se è questo, l'amore, allora le piace.
Allora vuole farlo.
Lo bacia, prima piano, dosando ogni singolo movimento: non ha mai usato delicatezza, con lui, che credeva non ce ne sarebbe stato bisogno.
Si stupisce anche, tanto da sentire il respiro mozzarsi in gola, quando lui le accarezza lentamente la porzione di schiena lasciata libera dal crop top, passando poi a coccolarle le cosce, invitandola a sistemarsi meglio.
Ogni tanto si sente un urlo più forte di Ashton, che quando beve non riesce a regolare il volume, e Zara sorride tacitamente sulle labbra piene di Calum.
È automatico, poi, terribilmente naturale, come si ritrovano a sfilarsi a vicenda i vestiti, delicati, veloci, pazienti.
Ecco.
Zara credeva che Calum fosse impaziente, nell'amare, nel desiderare, nel volere.
Lo scopre calmo, dosato, persino controllato nei suoi gemiti rochi, quando gli bacia con malizia il collo liscio.
- Sei sicura?
- Mh.
- Zara.
- Sono sicura.
In altre situazioni l'avrebbe trovato noioso, forse, indiscreto, pedante. Adesso vuole solo baciarlo, e baciarlo fino a sentirsi male, perché Calum pretende ma non costringe e forse è proprio questo a farla letteralmente impazzire.
Si lascia andare, chiude gli occhi, nel tentativo di godersi ogni singolo istante, ogni più piccolo particolare.
Tende le dita dei piedi e lo bacia, ma non usa le unghie e soprattutto sospira lentamente, mentre il suo respiro di fonde con quello caldo di Calum, che si infrange sulle sue labbra.
Si vergogna come una ladra, 'ché vorrebbe tanto dirgli qualcosa, ma la verità è che ha solo paura di rovinare tutto, ancora una volta.


Lia non ha ancora capito perché Ashton non faccia mai domande, limitandosi ad acconsentire tacitamente.
E' chiaro a tutti che Zara e Calum siano insieme, al piano superiore, eppure il suo orgoglio da fratello maggiore non sembra minimamente scalfito.
Sta riflettendo su quanto siano effettivamente anomali lui e Zara, quando il braccio pesante di Luke Hemmings le circonda una spalla.
Puzza leggermente di fumo (come sempre, del resto) e stringe tra le mani una bottiglia di birra piena a metà.
- Ti diverti?
Lia alza le spalle, sorridendo disinteressata.
Danie sarebbe orgogliosa di lei.
- Se una sera ti chiedessi di uscire?
- Dipende - allarga il sorriso lei - Dove mi porteresti?
Luke finge di pensarci su, facendola ridere sommessamente: - Potremmo andare a mangiare fish and chips, dolcezza, e poi passeggiata romantica lungo il Royal Mile.
- Non so fino a che punto potrebbe interessarmi - ed è la birra a parlare, ora, 'ché non si è ancora abituata alla doppio malto che tutti sembrano buttare giù come acqua.
Luke ridacchia, arricciando di poco il naso: - Mi accompagni fuori? - e le mostra la paglia.
Lia annuisce, anche se potrebbero comunque rimanere dentro a fumare, come sta facendo bellamente Nina da quando è arrivata. Onestamente, glielo potrebbe anche far notare, ma non ne ha la minima intenzione.
Edimburgo stasera è bellissima: le prima luci sono accese e, mentre il Sole ad ovest tramonta, Lia si perde nei movimenti lenti di Luke; lo osserva infilarsi tra le labbra rosee la sigaretta, sorridendo un poco quando il profilo del ragazzo si illumina fiocamente alla luce dell'accendino.
Si sente persino ridicola, ma, complici le birre, non se ne cura troppo.
Stringe le maniche della felpa nera (di Zara) e: - Ne hai una anche per me?
- Da quando fumi, italian?
Lia alza le spalle: - Aggiungila alla lista delle cose che non sai di me.
- Ce ne sono tante?
- No - gli fa l'occhiolino Lia - Di più.















NdA: Buongiorno :)
Non era per nulla programmato, questo aggiornamento, buuuut ho ricattato la Ceci, che aggiornerà Lost Cause in cambio di questo capitolo, quindi here I am ahah
Che dire, chi se l'aspettava, che Zara e Calum non fossero ancora mai arrivati al punto? Chiara, tu sei fuori dai giochi, sai troppe cose.
Ma, sì, non avevano ancora pucciato il biscotto, prima di adesso ahah
E poi, TAAAAADAN, il signor Huke Lemmings è partito alla carica. Chi preferirà la piccola Lia?
Ok, la pianto. E' ora di andare a leggere Il Signore Degli Anelli. Grazie, Tolkien, ti amo.
A presto, fiori :*

Eleonora






Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Lontano ***




Image and video hosting by TinyPic


sette

lontano








Danie Turner non è sempre stata la ragazza dalle gambe perfette che è ora e Zara lo sa perfettamente, come lo sanno Michael, Calum e persino Ashton, anche se lui tende a non voler parlare del passato.
A non saperlo sono i suoi amici dello skate park di Holyrood, quelli con i dread e i pantaloni a vita bassa, dei quali i suoi genitori ignorano la stessa esistenza.
Danie esce con loro da tre o quattro anni e ci ha provato, a portarli con sè al Vandal, ma si è accorta che il suo gruppo di amici storico e quello un po' più recente sono in realtà inconciliabili.
"Siamo troppo simili e troppo diversi insieme", le aveva detto Calum scuotendo la testa e, a distanza di anni, ancora Danie non saprebbe trovare una giustificazione alternativa del perché Hemmings e Clifford odino così palesemente gli altri.
Nemmeno a Zara sembrano andare granché a genio, a parte forse Maximilian, con il quale ha scopato a una festa di compleanno l'anno scorso. Lui la adora, ovviamente, lei lo usa per i suoi comodi, come ha fatto con quelli prima di lui.
Danie non crede che Calum sia a conoscenza di questa storia e, ad essere onesti, non ci pensa proprio, a metterlo al corrente.
Sta riflettendo proprio ora, perché non sa ancora se stia facendo davvero la cosa giusta, quando arriva Franciscus, come al solito sorridente.
Danie lo trova simpatico ed è impressionata da quanto sia cambiato, rispetto all'anno scorso: lui se ne sta tirando fuori, tra una risata e l'altra, uno strappo in meno sui jeans e uno spinello rifiutato.
- Come stai, Danie?
La bionda fa spallucce, mordicchiandosi piano le labbra pallide.
Fa freddo, oggi.
- Dai, su con la vita - sorride lui, mostrandole i denti perfetti che anni e anni di apparecchio gli hanno regalato - Tra poco è Halloween.
- Non è nemmeno finito settembre!
- Ma ottobre passa in fretta.
Danie ridacchia, spingendolo leggermente con la spalla sinistra: - Non ho più voglia di studiare.
- Hai scelto il peggiore, per questo genere di cose. Però ho fatto un nuovo pezzo, in quel sottopassaggio vicino alla casa di quella tua amica con i capelli verdi. Vieni a vederlo, un giorno di questi?
- Domani, se passo da Zara, andrò a vederlo.
- Un amico dei miei ha visto i miei lavori, Danie - le confida poi lui, quasi sottovoce, tentando di mascherare un sorriso che cerca prepotentemente di mostrarsi - Ha detto che sono bravo.
Cosa bisogna dire, in queste situazioni? Che sei felice? Che è stato bravo, se l'è meritato?
Che poi Danie lo sa, lo sa benissimo che Franciscus ha un talento straordinario, che è portato per dipingere e che la sua passione lo porterà lontano, ancora più di quello che già è.
E' frustrante, vedere gli altri come corrono, quando si è a terra, incapaci di alzarsi, invischiati ancora nelle proprie ansie e nelle debolezze, che non hanno forma nè nome, ma fanno ugualmente paura.
Franciscus la guarda, aspettandosi probabilmente dei complimenti, che non tardano ad arrivare.
E, sì, Danie gli dice esattamente che spera che i suoi disegni lo portino lontano, quando in realtà lo vorrebbe solo più vicino.


Secondo Zara, Lia ha ancora bisogno di ambientarsi, perché la vede un po' troppo silenziosa e accorta nei movimenti.
Per questo, stanno andando entrambe a fare shopping nella parte nuova di Edimburgo, accompagnate da Helena, dato che il mercoledì la galleria d'arte dove lavora è chiusa.
- Devo portarti da Primark - batte le mani la scozzese, facendo ridere sia Lia che sua madre - In Italia non c'è, vero?
Lia scuote la testa.
- Ecco, allora Primark e Urban Outfitters. Poi, un giorno andiamo con Ashton a Lochness, ti piacerà da morire!
- Dovrai chiederglielo almeno due mesi prima - le ricorda Helena, infilando le mani nelle tasche del parka verde che indossa.
Zara agita una mano in aria, mentre Lia non può fare a meno di pensare che Helena è l'opposto di sua madre, in tutto e per tutto, a partire dai capelli, lunghi e biondi, contro quelli scuri e corti di Antonella Cervini, per finire all'abbigliamento, elegante e ricercato per una e decisamente particolare per l'altra.
Helena è eccentrica, per descriverla in una sola parola, e a Lia sta tremendamente simpatica.
- Com'è la scuola, Lia?
- Diversa - le scappa, subito - Diversa, ma bella. In Italia ci sono le classi, e tu hai quei venti, venticinque compagni dall'inizio del primo anno fino all'ultimo.
Zara sgrana gli occhi scuri, incredula: - Cosa? E gli orari, le lezioni? Tutto insieme?
Lia annuisce.
- Eh, ma che palle! Non so se mi piacerebbe, vedere tutto il giorno le stesse persone...
Helena la punzecchia, facendo l'occhiolino a Lia: - Ma tu, amore, vedi tutto il giorno le stesse persone. Gli amici di Ashton sono sempre da noi.
- A proposito, ho invitato Michael stasera a cena - sorride pacifica Zara - Ma questo è diverso, mamma, si tratta di... amicizia, appunto.
- Beh, si finisce per fare gruppo con i propri compagni di classe - sorride Lia, pensando a Giacomo e Caterina, e poi Roberto, Elena, Arianna, Paolo, con i quali era solita passare i sabato sera, in centro o in qualche locale strano.
Zara arriccia il naso: - Se io fossi stata in tutti i corsi di Luke, l'avrei ucciso.
Lia sorride, calcandosi meglio in testa il beanie nero di Ashton.
Adora il fratello di Zara, anche più di quanto in realtà sia intenzionata ad ammettere.


- Piantala - mugugna Ashton, steso, una mano a coprirgli gli occhi e l'altra a stringere possessivamente la bottiglia di birra.
- No, vai avanti - ride Michael.
Hanno tutti gli occhi rossi, che prima hanno fumato, e adesso sghignazzano per ogni minima cazzata.
In queste occasioni, Calum si scioglie un po' e persino Luke diventa più rilassato e non fulmina chiunque gli chieda un sorso di birra.
Stanno raccontando delle loro ultime avventure tra le lenzuola di qualche compagna di scuola e inevitabilmente il discorso è stato indirizzato verso l'ora (Michael ritiene che siano state un paio, in realtà) che Calum ha passato in camera di Zara, l'altra sera.
Ashton messaggia fintamente annoiato con Nina Sanchez.
Stanno parlando di Zara, le scrive, aggrottando le sopracciglia, Quando torno a casa la ammazzo.
- Quindi ti ha fatto un pompino?
Calum rotea gli occhi, anche se è divertito da morire e glielo si leggere negli occhi scuri che brillano un po' troppo, annebbiati dal fumo.
- Per la prima volta?
- Fatti i cazzi tuoi, tu.
Luke alza le mani, sorridendo sghembo: - Sai che siamo contenti se te la dà, stronzo.
Ashton sbuffa: - Possiamo parlare di qualcuno che non sia mia sorella? - gli dà al cazzo, l'atteggiamento di Zara, perché si comporta da puttana senza apparente motivazione - Mi state facendo venire la nausea, non me ne fotte niente.
Luke ghigna, la solita espressione da piccolo bastardo dipinta sul viso: - Tu fai di peggio, con Andrea!
- E' tua sorella, Andrea? No, quindi chiudi la fogna.
Calum sbuffa, alzandosi in piedi: - Vado a pisciare, voi piantatela.
- Tu piantala di sbatterti Zara e vedrai che le cose andranno meglio.
Ashton non riceve nemmeno una risposta, così torna a fissare lo schermo crepato del suo Samsung.
Se vuoi posso chiederle cosa è successo l'altra sera, gli propone Nina, aggiungendo uno smile alla fine del messaggio.
Il riccio scuote la testa, che non è nemmeno sicuro di volerlo sapere, invia il messaggio e poi risponde pure a Lia, che gli ha mandato una sua foto con uno di quei cappelli vichinghi che i turisti adorano.
Luke, intanto, si alza e fa per raggiungere Calum.
Non c'è nemmeno bisogno di bussare, che tanto sa perfettamente perché l'amico sia andato in bagno: lo trova appoggiato al davanzale, infatti, una sigaretta tra le dita e gli occhi a studiare attentamente i braccialetti sul polso sinistro.
- Qual è il problema?
- Non c'è un problema - gli risponde Calum, brusco.
- Ti conosco, Hood, siamo amici da quando sembravi il filippino che lavora da Subway.
Il moro si lascia sfuggire un sorriso: - Prima o poi ti staccherò i coglioni, Luke, devi smetterla con questa storia.
- Non finchè ti farà ridere, razza di stronzo - gli appoggia una mano sulla spalla - Allora, cosa c'è?
- Ashton mi fa incazzare.
Luke sospira rumorosamente, che Calum, in tutta onestà, s'incazza per ogni cosa: - Stiamo solo scherzando.
- Lui no.
- Lo sai com'è Ashton! E tu non ti stai comportando esattamente da cavaliere, con Zara.
- Oh, ma fottiti anche tu!


Era un po' come il continente giallo: immenso, scosso da continui terremoti.
Gli piaceva pensare che fosse come un'occasione che deve ancora arrivare, un po' dolce, sicuramente intrigante, ma avrebbe detto che era anche la casa che un giorno gli sarebbe piaciuto comprare: bianca, luminosa.
Era una catena che non avrebbe dovuto spezzarsi.
Era l'incomprensione che poi si chiarisce in poco tempo, il primo viaggio all'estero, la tazza di tè che sua madre gli preparava ogni benedetta mattina, quando era piccolo.
Era una lettera non spedita, abbandonata in fondo al cassetto delle calze.
Era quel pensiero sottile, fatto apposta per peccare, quello che s'insinua sotto al cuscino e ti tiene compagnia per tutta la notte.
Era un'abitudine, il suo piatto preferito cucinato da suo padre, era come tenere il biglietto per il concerto degli All Time Low per la prima volta tra le mani.
Era.















NdA: Buonasera, che tanto buona non è, dato che domani si rientra ahahah
In realtà non ho granchè da dire, se non che vi auguro un 2015 pieno di felicità e soddisfazioni e che sia davvero il vostro anno, ragazze, fate vedere al mondo quello che siete :)
Un bacione grande!!

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ottobre ***




Image and video hosting by TinyPic


otto

ottobre








Settembre è passato in un lampo, secondo Lia, portandosi via anche gli ultimi accenni del dolce tepore estivo che l'aveva accolta in Scozia.
Adesso è costretta a uscire con la giacca di jeans che ha rubato dall'armadio di Ashton, per andare a scuola.
Lui sorride quasi timidamente, quando la vede con addosso le sue cose, ma ancora non l'ha invitata fuori per l'uscita insieme che le aveva promesso.
Zara ha ordinato su internet i prodotti Bleach, per rifare la tinta, e Danie ne ha approfittato per comprare il trattamento decolorante, 'ché "i capelli li voglio bianchi, Nina!".
Intanto, è iniziato il campionato di calcio, e Calum, come ogni anno, ricopre il ruolo di terzino sinistro: a Lia piacerebbe tanto andare a vedere una partita, ma Zara non è intenzionata a cedere.
Michael ha preso la strana abitudine di andare all'Elephant bar, quando i suoi genitori litigano. Gli sembra sempre che i litigi durino un'infinità di tempo, ma il cacao amaro lo tira su davvero.


E' il 13 ottobre e sono forse le 9 pm, quando Zara esce dal bagno vestita di tutto punto.
Indossa il vestito nero attillato che Helena le ha regalato qualche settimana fa, i chunky boots di Topshop che Nina invidia da matti e si è truccata con tutta la meticolosità della quale è in possesso.
Sono invitati tutti (sì, compresa Lia) alla festa che Juliet Marie Johnson ha dato per festeggiare il suo diciottesimo compleanno.
Ha affittato un locale, completamente diverso dal Vandal, e Zara ci tiene, ad essere bellissima anche in questa occasione.
Lia ormai è convinta che ogni cosa fatta dall'amica con i capelli verdi sia in funzione di Calum, ma ha imparato che con Zara bisogna stare zitti, in certe occasioni.
Questa è una di quelle.
Danie è sdraiata mollemente sul letto matrimoniale che occupa circa metà della stanzetta delle ragazze. Lei, invece, non ha alcun interesse ad apparire al meglio, tanto che nemmeno si è truccata gli occhi.
- Nina viene qui? - chiede poi, la bocca impastata.
Lia si volta a guardarla, stringendo la gonna di pelle tra le dita sottili: - Dovrebbe. Ma è tutto ok?
Zara sembra non essersi accorta di nulla: rovista nel suo armadio alla ricerca del blazer nero che aveva intenzione di mettere e ignora il tono di voce della sua migliore amica.
- Certo - borbotta la bionda, tornando con lo sguardo al suo telefono - Non vedi come sprizzo di gioia?
- A Danie sta sul cazzo Juliet - esclama sardonica Zara, un sorrisetto appena accennato sulle labbra rosee - Perché è la ex di Michael.
- A me sta sui coglioni quella gallina per trecento motivi diversi e, guarda caso, il fatto che si sia scopata Mike non è uno di questi.
- Come ti pare - agita la mano Zara, osservandosi allo specchio - Però potevi almeno metterti qualcosa di carino.
- Ho messo la mia maglietta preferita. Più carina di così...
La padrona di casa non fa in tempo a replicare, che Ashton spalanca la porta, delicato come sempre.
- Siete pronte? - chiede, lanciando un'occhiata a Lia, che si mette il rossetto scuro senza degnarlo di uno sguardo - Luke è arrivato.
- Fallo entrare, no?
Il più grande rotea gli occhi, ride, 'ché Zara non cambierà probabilmente mai, poi scende.
A questo punto fa accomodare l'amico sul divano.


Calum si chiede ancora adesso come abbia fatto Michael (Michael Clifford, cazzo!) a stare con una come la Johnson.
Il Golden non è il genere di locale che lo fa impazzire, ma per un po' d'alcol gratis può accontentarsi.
In un angolo della sala ci sono tutti i suoi compagni di squadra, accompagnati dalle rispettive ragazze; tengono tra le mani bicchieri colorati pieni di drink altrettanto, vestiti impeccabilmente come sempre, i pantaloni beige o cachi, le camice allacciate fino all'ultimo bottone.
Lui li saluta con un cenno della mano, senza avvicinarsi, che i suoi pantaloni sono neri e le camicie gli piacciono larghe.
Spera solo che arrivi Luke in fretta.


A Lia, Luke piace più del dovuto forse.
E' seduta tranquillamente sul bracciolo della poltroncina occupata da Nina, le gambe elegantemente accavallate, e lo guarda mentre ride con un ragazzo che lei non crede di aver mai visto.
Le piace, questa festa: tutti ridono, bevono, poi ridono ancora e lei si sente quasi parte di questo grande tutto che abitano Zara e gli altri.
E' in momenti come questo, complice forse l'alcol, che non si pente per nulla della scelta che ha fatto.
Sta per alzarsi e andare a cercare Zara, che è sparita da qualche minuto, quando le si avvicina Ashton, cingendole con delicatezza le spalle strette.
- Ti diverti?
Lia annuisce, sorridendo.
Ad Ashton, comunque, fanno impazzire i piercing che porta al naso lei. L'ha pensato dal primo momento che l'ha vista, ma non c'è ancora stata l'occasione di dirglielo.
Immagina che Lia potrebbe arrossire, magari storcere il naso, come fa sempre, quando non capisce al primo colpo ciò che lui dice, ma è certo che poi sorriderebbe, comunque.
Lia sorride sempre e lo fa in modo diverso, rispetto ad Andrea o a Nina.
- Ti va ancora di uscire con me? - le chiede poi, avvicinandosi al suo orecchio.
Francesca le ha insegnato, una volta, a negare, 'ché bisogna farsi desiderare, non concedersi, e questa è la prima regola.
Quindi, secondo questo principio intoccabile, Lia dovrebbe arricciare il naso, scuotere la testa, magari, e dirgli che vedrà, che controllerà su un'agenda immaginaria se magari qualche immaginario (e bellissimo, ovviamente) fidanzato la debba già impegnare nei giorni a seguire.
Ma Lia non è Francesca, non lo è mai stata, e un po' le dà fastidio.
Annuisce di riflesso, infatti, sorridendo anche forse più del dovuto: - Dove andiamo?
- Tutta questa fretta?
Lia gli tira un pugno sul braccio, facendoglisi poi un po' più vicina.
Perché deve essere tutto così dannatamente facile, quando è ubriaca?
- Ti porterò a vedere una cosa che a Bologna non c'è.
- Ossia?
- Credo che tu non abbia mai fatto così tante domande come questa sera.
- Ed è un problema?
Ashton arriccia il naso, scoppiando a ridere: - Un'altra.
Lia incrocia le braccia, fingendo di offendersi, e vorrebbe soltanto che Ashton non togliesse il suo braccio caldo dalle sue spalle scoperte, che sente come un peso all'altezza dello stomaco e mai nessuna sensazione è stata più opprimente ed al contempo piacevole.
Vorrebbe piacergli, ecco.
Poi però se ne va, lui, con un occhiolino.


Danie Turner e Nina Sanchez sono bianco e nero, sole e luna, fuoco e ghiaccio e adesso sono entrambe sedute sul divanetto più lontano dalla pista da ballo al centro della sala, due drink tra le mani e le occhiate inviperite che continuano a rivolgere al più della gente.
La bionda non ha alcuna voglia di interagire con nessuno e Nina, beh, Nina odia tutti.
- Zara dov'è?
- Con Calum - asserisce la mora - Avevi dubbi?
Danie scuote la testa, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
- Ne hai già parlato con lui?
- Non ancora. Non abbiamo... avuto l'occasione, ecco.
Nina si morde il labbro inferiore, attirando l'attenzione di un ragazzo davanti a lei, che prende a fissarla con insistenza.
- Avevi detto che avresti fatto in fretta! - la rimbecca allora - E se questo coglione adesso non se ne va, gli do fuoco.
- Non è uno di quegli argomenti che puoi trattare così, come se nulla fosse! Se n'è andato, comunque.
- Meno male.
- Immagino che tu, allora, ne abbia già parlato con Zara.
- Beh...
Danie alza gli occhi al cielo, un sorrisetto sinceramente divertito ad incresparle le labbra: - Sei sempre la solita.
- Turner, fammi il favore di tacere.
Il punto è che non potrebbero essere più lontane di così, ma, finchè c'è Nina a tenere su Danie, stanno a galla e lo fanno insieme.


Calum accarezza lentamente le cosce scoperte di Zara, lasciandole un altro bacio sulla tempia.
- Non hai freddo? - le chiede, stringendola un po' di più.
- No.
Che poi è bella, terribilmente quasi, stasera.
Averla tra le braccia, piccola e tremenda, lo riempie e lo svuota.
L'ha capito tempo fa, che con Zara non esistono mezze misure, che è una di quelle da amare o da ammazzare.
E stasera la può solo amare, con il tacito timore di farle male ad attanagliargli il petto, stringergli il cuore, premergli sulle costole.
Cos'è l'amore?
E' quello che l'ha lasciato solo all'età di quattordici anni, è quello che si dimentica del suo compleanno, quello che non lo saluta e quello che non c'è più.
- Come stai? - gli chiede lei, baciandogli piano le labbra, alzandosi anche sulla punta dei suoi piedi.
- Bene - che poi è vero, forse - E tu?
- Mh - e lo bacia, ancora, quasi timorosa.
Le sue mani gli accarezzano le guance lisce, la mascella, il collo, scendono a giocare con il colletto della sua camicia a quadri, non lo lasciano nemmeno per un secondo.
C'è quell'amore che diventa impalpabile, ad un certo punto.
E poi c'è quello vero, invece, che fa incazzare, fa urlare, fa prendere a pugni il muro e fare l'amore nella penombra, nascosti dagli altri.
Ci sono le ciglia di Zara, che lo fanno impazzire, le sue unghie smaltate, i pantaloni che le stringono sembre le gambe, le canzoni che sono solo sue e tutte le altre cose che sono state create per lei, per lei soltanto.
Sta tutto qui, nel volersi e volersi nel modo giusto.
Anche se gli sembra sempre di sbagliare e anche se la maggior parte delle volte sbaglia davvero.















NdA: Buoooongiorno!
Spero che lo sia, innanzitutto, io oggi sono tanto felice e nemmeno so perché, ma bando alle ciance!
Chiara è in pausa sooooo devo aggiornare velocemente ahaha
Vi ringrazio INFINITAMENTE per tutto l'appoggio che mi date, non sapete nemmeno quanto io tenga a voi e alla storia, spero non deludervi mai.
Vi auguro una buona settimana :)
Un bacione grande!!

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Coppie? ***


A Marta,
che tra poco parte,
che è il suo ultimo capitolo italiano





Image and video hosting by TinyPic


nove

coppie?








Era il 1839, quando Chevreul pubblicava i suoi studi sulla luce e sul colore, ed era circa il 1860 quando gli Impressionisti rivoluzionavano il modo di vedere la pittura.
Invenzioni, brevetti e scoperte quali il tubetto di colore, i colori complementari, la fotografia avevano ispirato una generazione di pittori che Danie si trova ad ammirare, ora.
Franciscus le ha proposto di accompagnarlo a vedere la mostra sulla pittura francese della seconda metà dell'800.
Non che si aspettassero di trovare chissà che cosa, ma sono entrambi soddisfatti e camminano vicini, sfiorandosi le mani di tanto in tanto.
Danie non sapeva cosa fossero i colori complementari prima di oggi, ma ha scoperto che il verde non è mai solo verde.
"Guarda bene", le ha detto lui, legandosi i dreads con l'elastico lilla che porta sempre al polso.
E l'ha fatto lei, avvicinandosi e stringendo gli occhi, notando che nel verde c'è il giallo, c'è il blu, c'è il rosso che lo rende un pelo più scuro.
"E il nero?", ha chiesto poi.
"E il nero non esiste"
E' stato come un fulmine a ciel sereno, per Danie, e ci sta pensando ancora, mentre gira lentamente il cucchiaino nella sua tazza di tè.
Franciscus ha insistito per offrirle qualcosa, nella caffetteria di fronte alla galleria.
Non gli interessano i soldi, gli interessa che Danie stia bene, ma non ha mai avuto la faccia tosta che hanno gli altri e non riesce a chiederle per quale motivo non abbia ancora toccato un biscotto.
Sa che Danie è parecchio amica di Calum Hood, quello tutto strano al quale è morta la madre qualche anno fa, e sa che, con lui, esce anche spesso.
Se non fosse che l'ha visto spesso insieme alla migliore amica di Danie, potrebbe essere geloso.
E se non fosse che è comunque geloso, probabilmente andrebbe a parlargli, perché si sta preoccupando e non sa nemmeno da quando, di preciso.
- Non ti vanno i biscotti?
Danie sembra risvegliarsi improvvisamente, tanto che strabuzza gli occhi e scuote la testa, afferrandone uno: - No, no, ti pare?
- E' tutto ok?
- Stavo... stavo ancora pensando a quella cosa del nero, che non esiste.
Franciscus beve un sorso del suo tè, fissandola intensamente.
Danie sorride, per poi continuare: - Mi hai praticamente distrutto anni di convinzioni. A vivere con Zara non puoi che vedere nero ovunque - ride - No, a parte gli scherzi, ho sempre pensato che il nero fosse vero. Ti va male una cosa ed è nera, ma sto rivalutando.
- Il nero è l'estrema sfumatura scura.
- Sì. Ma non è un punto di arrivo, giusto? Si può sempre tornare indietro?
- Non stiamo più parlando di pittura, vero?
Danie scuote la testa.


Lia non è di quelle alle quali non interessa minimamente il proprio aspetto.
Tutto, in lei, è accuratamente studiato per poter passare ciò che le interessa al resto del mondo, a partire dalle maglie larghe per finire al beanie nero sempre calcato sulla testa.
Potrebbe sembrare completamente dettata dalla comodità, la sua scelta del vestiario da indossare per l'uscita con Ashton, ma non lo è e, forse, anche Zara l'ha capito.
- Mi piace, maglione bianco e pantaloni neri ti stanno bene! - le dà l'ok, salutandola sulla porta.
Ashton è già in strada, una sigaretta tra le labbra sottili e la mano sinistra nella giacca del giubbotto di pelle.
Quando Lia lo raggiunge, le pizzica piano un fianco, per poi sorriderle: - Pronta?
- Prontissima. Dove andiamo?
- Tour della Edimburgo vecchia.
- Il Royal Mile...?
Ashton scuote la testa, allargando le narici nel tentativo di darsi un tono: - Ti porto a vedere la Edimburgo di una volta, italian, quella sotto.
Lia strabuzza gli occhi, senza capire.
Camminano per qualche minuto lungo il Royal Mile, Ashton parla, parla e parla ancora, Lia lo sta ad ascoltare in silenzio, quasi rapita dall'eccentrico accento di lui.
Si fermano poi davanti a un cortiletto antico, segnalato (nemmeno troppo visibilmente) da un cartello pubblicitario che promette "esperienze uniche nella città sotto la città".
- Dove cazzo mi hai portata? - ride Lia, aggrottando la fronte.
- L'altra sera ti ho detto che fai troppe domande. Ne fai davvero troppe.
Lia si limita a scuotere la testa, infilando le mani in tasca. Mentre Ashton paga per entrambi, lei si guarda in giro, osservando i volti dei turisti che le stanno attorno.
- Io non credo alle cose paranormali - le fa l'occhiolino Ashton, consegnandole il biglietto - Però dovevo portarti qui, per forza.
Lia arriccia le labbra, lasciando che Ashton le prenda la mano, trascinandola dalla guida.
Quando scendono nella Edimburgo vecchia, lei non può fare a meno di sgranare gli occhi, trattenendo il fiato: mai avrebbe potuto pensare che sotto ai suoi piedi, sotto alla Edimburgo che è diventata casa sua, ci fosse un altro modo, completamente abbandonato.
- Mi ricorda Diagon Alley - le dice Ashton, da dietro - E, sì, un po' mi piace Harry Potter.
- Solo un po'?
- Sono pur sempre di Edimburgo, darling!
Lia rotea gli occhi, seguendo la guida e lasciandolo indietro. Sì, stavolta Francesca sarebbe davvero contenta di lei.


Michael entra all'Elephant Bar con le mani infilate nelle tasche degli skinny jeans rigorosamente neri.
Lena lo vede, dietro al bancone, e sorride di riflesso, servendo un signore di mezza età.
Quando Michael si siede davanti a lei, a momenti perde un battito, ma cerca di non darlo a vedere; sorride, lavandosi le mani con un po' di sapone e: - Arrivo -, gli fa l'occhiolino.
- Ok - conviene lui, prendendo a giocare con una bustina di zucchero.
Non gli va il caffè, ora, perché Calum gliene avrà fatti bere già tre o quattro, tra un argomento di studio o l'altro, ma gli va Lena, quello sì.
La vede andargli incontro qualche minuto più tardi, gli occhiali da vista sempre posati sulla testa, i pantaloni bordeaux e la giacca nera.
- Mike!
Gli piace, la voce di Lena. E' calda, sa di primavera e di cose buone, preziose, di carezze e di velluto.
- Dove vuoi andare?
- In realtà ho poco tempo - gli confessa, titubante - Dovrei passare dalla biblioteca, per recuperare un libro e...
- Ok, biblioteca.
- Non voglio annoiarti!
Michael scuote la testa, portandole un braccio intorno alle spalle, scoprendole un po' scomode, come se non si incastrassero alla perfezione con il suo braccio.
- Non mi annoi, Lena.
C'è stata una sola persona che Michael ha (letteralmente) amato abbracciare.
E' la stessa persona che gli manca come l'aria, che non avrà più e alla quale non dovrebbe pensare, dal momento che è stato proprio lui a chiedere a Lena di uscire, una settimana fa.
L'unico del gruppo ad esserne a conoscenza è Luke.
L'avrebbe detto anche a Zara, ma lo direbbe a Danie. E, ammesso che non lo dica a Danie, lo direbbe a Calum, che comunque non sarebbe in grado di tenere quella boccaccia chiusa.
- Cosa studi, Michael?
- Sono al penultimo anno - dice lui, un velo di vergogna - Sono stato bocciato una volta.
Lena fa spallucce: - Anche mio fratello, non ci vedo nulla di male.
- No?
- No. E' una cosa un po' stupida.
Michael annuisce, sovrappensiero. In realtà, quando aveva sedici anni, non gli era sembrata una cosa tanto stupida.
Ricorda di averci sofferto, di aver fatto incazzare suo padre e di averlo fatto rimanere in silenzio, deluso.
Perché a guardarsi indietro tutto sembra stupido, una cazzata? Le soluzioni gli appaiono davanti in tutta la loro scontatissima ovvietà, perché sarebbe bastato studiare, sarebbe bastato non lasciarsi travolgere, sarebbe bastato.
E adesso, però, che cosa gli basta?


Lia respira a pieni polmoni, tornata in superficie.
Il sole sta tramontando e tira un po' di vento, che la fa stringere nelle spalle e incassare il collo.
- Ti è piaciuto?
Annuisce, contenta, facendosi pià vicina ad Ashton: - Adesso ho fame, però - e ride.
- Vuoi andare a casa?
- Tu cosa vuoi fare? Per me è indifferente.
Ashton si passa la lingua sul labbro inferiore, pensandoci su: - Potremmo prendere un po' di schifezze al supermercato e mangiarle su una panchina.
- Hai una concezione tutta tua di appuntamento.
- Oppure potrei portarti al messicano, stronza.
Lia ride: - Vada per le schifezze, dai.
- No, adesso andiamo davvero al messicano - la spintona leggermente lui con il braccio - E prendiamo la cosa più piccante del menù.
Lia scuote la testa, ma sorride.
Ashton le ha raccontato un po' di lui, di sua mamma che abita a New York e di sua sorella Lauren che vive a Sidney con il fidanzato (che Zara odia), del lavoro come imbianchino che Michael gli ha trovato e della scuola che non vuole finire.
"Tanto è inutile, non mi piace e non sono bravo"
"Secondo me non hai voglia", gli ha detto, scendendo un paio di gradini per entrare in una stanzetta angusta della vecchia Edimburgo, quando in realtà gli avrebbe voluto dire che non sarebbe cambiato nulla, che sua sorella non sarebbe tornata in Scozia e che sua mamma non avrebbe accantonato la sua carriera per lui.
Lia non è una di quelle che parlano, dicono le cose in faccia con la schiettezza persino irritante di chi non ce la fa più.
Lia pensa, riflette, ascolta, suppone e poi, scuotendo la testa, pensa che non siano affari suoi. Va avanti zitta.
Ad Edimburgo cambierà sostanzialmente idea.















NdA: Buonasera :)
Sarò di pochissime parole, perché mi sto tipo addormentando fortissima ahahah bene bene, ho fatto praticamente due giorni interi a non cagare quasi nessuno via telefono, perché sono stata con la mia Fede (che è venuta a Varese for meee, standing ovation), tuttavia ho plottato Edinburgh fino al diciottesimo capitolo. CI SARA' DA PIANGERE. Niente, ve lo dico in anticipo, così poi non mi darete della stronza sadica del cazzo, anche se poi lo sono.
E ora fuggo ahahahah
Fatemi sapere cosa ne pensate, un commento è, naturalmente, sempre gradito ;)

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Immotivato ***




Image and video hosting by TinyPic


dieci

immotivato








A Danie, studiare, piace.
Non le dispiace nemmeno dover aiutare Calum in matematica, non le dà fastidio doverlo sentire bestemmiare ogni tre parole perché non gli riesce un esercizio.
Ciò che la fa incazzare (e tremare) è il fatto che lui non abbia ancora proposto di fumare una paglia oppure, peggio, di mangiare qualcosa.
Sembra un'altra persona, per certi versi: il Calum di pochi giorni prima non le avrebbe mai permesso di saltare un pasto, ma le avrebbe fatto prendere una porzione di fish and chips talmente grossa da sfamare un arsenale e poi avrebbero fumato come due ciminiere, stretti nelle giacche, i libri di matematica sulla gambe incrociate.
Danie, però, non ha il coraggio di chiedergli quale sia il problema.
Si limita a parlare per spiegargli qualche passaggio un po' ostico, per il resto rimane con la schiena curva sul tavolino più lontano dal bancone.
Le piace, l'Elephant Bar, sicuramente più di quanto le piaccia studiare, il che è tutto dire.
- Mi fa cagare, la matematica - sbotta poi Calum, buttando la matita sul libro - Domani sto a casa.
- Quando fai questi discorsi del cazzo, ti ammazzerei.
- Discorsi del cazzo? Mi fa schifo fare 'sti logaritmi di merda, Danie, cosa c'è di difficile da capire?
Sta alzando la voce, e le sue sopracciglia sono già impercettibilmente aggrottate.
Danie lo conosce, dovrebbe stare zitta, ora, altrimenti non finirebbero più di litigare, ma non ce la fa: - Non cerchi nemmeno di impegnarti!
- Scusa? - e ha la voce dura di chi è davvero un passo dall'incazzarsi.
Danie scuote la testa, tornando a scribacchiare sul suo quaderno con la matita rossa che ha rubato dall'astuccio di Luke quella stessa mattina.
Se Calum non fosse uno dei motivi per i quali si trova ancora in piedi, probabilmente, si alzerebbe e lo lascerebbe da solo.
Alza un attimo lo sguardo, trovandolo intento a sottolineare qualcosa sul quaderno con l'evidenziatore e sorride, 'ché poi è proprio questo il motivo per cui non potrebbe fare a meno di lui.
A volte, semplicemente, vorrebbe non dividerlo con nessuno.
Stanno in silenzio per qualche minuto, impegnati ognuno con i propri compiti, poi Calum alza lo sguardo, incuriosito da una voce che gli sembra familiare.
Si volta a destra e non gli serve nemmeno strizzare gli occhi, come al solito, per rendersi conto che il tipo appena entrato nella caffetteria è Michael Clifford, grazie ai suoi cazzo di capelli colorati.
Danie sembra del tutto inconsapevole, continua a svolgere i suoi esercizi nella pace più totale e, sì, forse Calum dovrebbe salutare il suo (loro?) amico, ma non riesce a muoversi.
Michael si avvicina al bancone, sedendosi mollemente su uno degli sgabelli alti in attesa di venire servito, quando arriva la cameriera giovane che ha servito anche lui e Danie, poco prima, e lo saluta con un sorriso troppo ampio.
E Calum non è uno di quelli a cui piace guardare. Lui, semplicemente, sta per i cazzi suoi, 'ché di problemi ne ha già abbastanza, e degli altri se ne frega.
Ma la posta in gioco è alta. Non si tratta di lui, qui.
- Calum? - lo richiama Danie, alzando lo sguardo.
Lui, di riflesso, si volta a guardarla in viso, ma non può evitare di imprecare, quando vede la bionda voltarsi e sbarrare gli occhi.
Possibile che Michael Clifford stia ridendo con la barista dell'Elephant?


Zara è una di quelle persone da prendere a piccole dosi, probabilmente, come lo è Nina.
Sono sedute una di fronte all'altra, separate dai loro panini e dalle patatine mollicce del McDonald's di London Road, vestite in modo tale da attirare le solite, classiche attenzioni.
Nina, dopo aver addentato il suo McChicken, guarda l'amica negli occhi.
Prende un respiro, 'ché per parlare di certe cose ci vuole tutto il coraggio che si vanta di avere: - Come va?
Zara arriccia il naso, presa in contropiede: Nina non è solita farle domande del genere. Nina non è solita fare domande, anzi.
- Tutto bene? - azzarda - Non dovrebbe essere così?
La mora fa spallucce, dedicandosi completamente al suo pranzo e lasciando credere a Zara che la questione sia caduta lì.
- Senti, ma con Calum?
Eccola, la schiettezza (irritante) di Nina. Adesso Zara la riconosce.
- Perché ti interessa?
- Perché siete miei amici.
Zara aggrotta la fronte, scrutando attentamente l'amica con i suoi occhi neri.
Sa perfettamente che c'è dietro dell'altro, perché altrimenti Nina non si azzarderebbe mai a chiederle una cosa del genere, rischiando di passare per quella curiosa.
- Va normale - dice, volutamente secca.
E qui avrebbero dovuto chiudere la conversazione, parlare del nuovo modello di Windsor Smith che Roberta Logan, della classe di letteratura, ha sfoggiato quella stessa mattina, piuttosto.
Ma se Nina è una testa di cazzo, Zara lo è il doppio.
- Solo normale?
- Qual è il tuo problema, Nina? - sbotta, portandosi una ciocca di capelli verdi dietro l'orecchio - Cos'è, ti piace Calum?
Nina allarga le narici: - Ma ti sembra? Quel coglione potrebbe piacere solo a te!
- A me non piace - sibila Zara, nervosa.
- E allora vaffanculo, smetti di usarlo!
- Ma ti sei drogata?
Nina trattiene l'impulso di tirarle direttamente un ceffone: - Io non sono Calum, non puoi trattarmi da deficiente ogni volta che ti pare!
Zara respira rumorosamente, incredula: - Non capisco dove vuoi arrivare!
- Con Calum che intenzioni hai?
- Intenzioni?
- Mh - annuisce Nina - Non fare la finta tonta.
Zara sbuffa, che le dà fastidio dover rendere conto a qualcuno delle sue azioni. Rotea gli occhi, portandosi una patatina alla bocca, sperando di non dover rispondere veramente.
- Sei una ragazzina viziata - le fa notare Nina, invece, gli occhi socchiusi e l'espressione corrucciata.
Si aspetta tutto, la mora, ma non che Zara si alzi e se ne vada.
E' quello che, però, fa davvero, lasciandola con uno "Stronza" che sa tanto di chiusura.


Sono le 3 pm e Lia ancora non sa dove Ashton voglia portarla.
A dire la verità, il suo essere così misterioso la intriga e la incuriosisce, tanto da farle aspettare quasi maniacalmente il ritorno a casa di quello che dovrebbe considerare quasi suo fratello.
Ashton si presenta sotto casa loro in ritardo di qualche minuto, ma con un sorriso al quale Lia perdonerebbe ogni (davvero ogni) cosa.
Indossa un maglione scuro, i jeans neri e dovrebbe avere freddo, ma non fa una piega, abbraccia Lia e le scocca un bacio sulla guancia.
Lei, con il beanie in testa, sente improvvisamente caldo.
Scuote la testa, ficca le mani in tasca e: - Dove mi porti?
Ashton è bello, profuma di qualcosa che Lia non saprebbe definire con precisione ed è il fratello, l'amico, la persona che ha sempre voluto nella sua vita.
- Non so, onestamente - confessa lui, camminandole vicino - Un giretto così?
Lia annuisce e non fa in tempo a replicare, che si sente chiamare dalla voce roca di Luke Hemmings, seduto mollemente su una panchina lì vicino.
Se il contrattempo infastidisce Ashton, di certo non vuole darlo a vedere: sorride, affabile come sempre, le fossette agli angoli della bocca, e saluta Luke come se non lo vedesse da anni.
- Cosa combinate?
Lia guarda Ashton negli occhi, prima di rispondere: - Un giro.
- Così, senza motivo?
Ashton fa spallucce: - Zara non è a casa e sua mamma è alla galleria, papà al lavoro e...
- Ok, ok - alza le mani Luke - Ho recepito il messaggio. Posso unirmi a voi? O è una cosa fra intimi?
Fissa insistentemente Lia, mentre parla, mentre l'angolo destro della sua bocca si alza leggermente. Luke adora l'effetto che è in grado di fare alle persone: ama sentirsi il centro e ama pensare di avere un certo ascendente, sulle ragazze in particolare.
- Certo - annuisce Ashton e il vento soffia forte.
Novembre è nel suo pieno e a Lia viene da piangere, se pensa che a quest'ora potrebbe essere ancora in Italia, se solo avesse dato retta agli altri.
Porta sulle spalle il peso di una scelta che avrebbe potuto ingobbirla, arrivare a distruggerla, ma sta orgogliosamente dritta, tra due facce diverse di quello che le mancava, a Bologna.
Luke, pungente e sicuro di sè; Ashton, divertente e protettivo.
Lia, in realtà, ha scelto già da tempo.















NdA: Ciaaaao!
Sono, tanto per cambiare, di corsa, che devo cominciare qualcosa come RIGHT NOW a studiare per la simulazione di terza prova, ma ci tenevo tanto a mettere questo capitolo :)
Il primo litigio, taaaadan! Zara e Nina, chi l'avrebbe mai detto? Ahahah
In realtà era abbastanza probabile, essendo entrambe parecchio sicure (e piene di sè), vediamo poi come si svilupperà il tutto :)
Vi mando un bacione grande grande e vi auguro un buon weekend!
A presto,

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Danielle ***




Image and video hosting by TinyPic


undici

Danielle








Danielle Teresa Turner aveva i capelli di un biondo cenere che non piaceva, onestamente, a nessuno, nemmeno a lei stessa.
Si copriva con felpe anonime, fino all'età di tredici anni, e desiderava ardentemente i buchi alle orecchie, che la sua migliore amica Zara Richards portava con così tanto orgoglio.
Erano una coppia curiosa, effettivamente, loro: magrissima e quasi priva di forme l'una, rotondetta l'altra.
Non vantavano di grande popolarità, finché il liceo era ancora una realtà lontana.
Con i quattordici anni, avevano poi scoperto di apprezzare tipi di musica totalmente differenti. Zara aveva riempito il suo mp3 di canzoni di Eminem, Danie cominciava ad apprezzare lo stile dark che vedeva sfoggiare dai ragazzi che, alla sera, affollavano la panchina davanti a casa sua.
A quattordici anni, è morta la mamma di Calum Hood, amico d'infanzia. Ci avevano sofferto, il giusto: avevano pianto al funerale, scosse, ma poi erano tornate a pensare a se stesse, con quel pizzico di egoismo che le contraddistingueva.
Intorno ai quindici anni, Zara aveva smesso di indossare i vestiti larghi dei quali andava tanto fiera solo poco tempo prima.
I ragazzi della scuola avevano scoperto un fisico ancora acerbo, ma tutto sommato niente male, nascosto sotto la stoffa morbida delle magliette larghe.
Danie odiava lo specchio, in quel periodo. Odiava anche Zara, forse, ma non lo ammetterebbe mai.
L'unico appiglio lo trovava in Michael Clifford, un anno in più di lei e due sopracciglia a dir poco imbarazzanti.
"Se io non fossi io, sarebbe meglio"
Michael in quelle occasioni stava zitto, perlopiù. Sorrideva dolcemente, la abbracciava, ripetendosi mentalmente che essere diversi da se stessi non è possibile, che bisogna volersi bene.
Prima di compiere sedici anni, il 20 novembre, Danie l'aveva accompagnato a tingersi i capelli per la prima volta.
Il giorno successivo, poi, era cominciato tutto.
Le sembrava un'idea così geniale che le tremavano letteralmente le mani, dalla smania di cominciare a dimagrire senza dover andare dal dietologo, senza dover mostrare a nessuno la sua debolezza.
Se c'è una cosa che Zara le aveva insegnato, in quegli anni, era mostrarsi fredda e forte, sempre.
Doveva ringraziarla, in effetti.
I vestiti scuri che le avevano tenuto compagnia nell'ultimo anno, le borchie, i jeans morbidi sulle cosce, l'eye-liner nero avevano lasciato il posto ad un altro tipo di indumenti, mentre i suoi fianchi non erano più floridi e nessuno sembrava farci caso.
Michael cambiava colore di capelli sempre più in fretta, veloce quasi quanto era stata Danie a cambiare compagnia, a provare la prima canna, a mandare al diavolo Zara.
Avevano litigato, Calum aveva dato ragione a lei, Zara aveva pianto (per la prima volta, davanti a loro) e in tutto questo Michael non aveva fiatato.
Non una parola.
Era andato avanti per i cazzi suoi, o forse si era fermato, ma il punto è che Danie si era rifatta una vita e una reputazione, le quali non comprendevano Michael, le sue stranezze e i tatuaggi che avrebe tanto voluto sulle braccia.
Nei nuovi vestiti assurdi di Danie non c'era spazio per le sue battutine dette a mezza voce, per i cd che ordinava quasi maniacalmente sulla mensola della sua camera, per il suo sorriso storto.
"Voglio fare una cosa folle", le aveva confessato una sera Zara, l'amicizia tornata alle origini.
"Tipo?"
Una settimana dopo, Danie aveva sostituito il biondo anonimo dei suoi capelli con una decolorazione totale.
Da lì, nessuna delle due ha più guardato indietro.


- Quindi ti piace Luke! - ridacchia Zara, dando una gomitata leggera a Lia, seduta accanto a lei sul bus.
La mora boccheggia, sgranando gli occhi.
A Edimburgo fa sempre più freddo, tanto che non uscirebbe per nessun motivo al mondo senza il suo beanie nero e la giacca invernale.
- Non ho detto che... Non ho detto questo! - strilla - Perché mi chiedi le cose se poi tanto non ascolti quello che ti dico?
- Ma si vede palesemente - replica Zara, sicura di se stessa, come sempre.
- Davvero?
Scendono dal bus, ritrovandosi in London Road: adesso si tratta solo di tornare a piedi a casa.
- In realtà no - e ride - Ma era una mia supposizione. Non c'è nulla di male, italian.
- Se non ci fosse nulla di male, perché semplicemente non ammetti che a te piace Calum?
- Perché non è così - esala Zara, lapidaria, rivolgendo il suo sguardo altrove. Non ha voglia di parlare ancora di questo argomento e ringrazia silenziosamente Lia per non essere Nina.
Sul ponte che collega la città vecchia dalla città nuova, Zara ritorna a parlare, dopo aver fatto passare almeno una quindicina di minuti: - Ho litigato con...
- Con Danie?
- Nina.
Lia si morde il labbro inferiore, cercando di pensare a una soluzione, che però non trova: non conosce abbastanza la Sanchez per pronunciarsi, ma Zara non le sembra così tanto dispiaciuta.
Sta quasi per farglielo notare, quando due ragazzi si bloccano davanti a loro, sorridenti, le mani in tasca.
- Zara! - esclama uno dei due, quello con i capelli rasati.
Lei non batte ciglio, gli sorride e saluta il suo amico con i dreads, informandosi sulle avventure dello scorso sabato sera.
Quando Franciscus ha finito di ridere, memore di una figura di merda di chissà chi, Zara spinge in avanti Lia, presentandola come la sua "nuova amica italiana".
- Sono Maximilian - si presenta il tipo con il capo rasato, sorridendole incerto.
- Dove andate?
- A casa - esclama Zara, ostentando la solita sicurezza che le si addice così bene.
Maximilian storce il naso: - Accompagnateci a prendere qualcosa da mangiare - propone.
Lia vorrebbe tanto scuotere la testa e correre a sedersi sul divano per non rialzarsi più, tanto è stanca, ma l'altra accetta di buon grado.
- Una cosa veloce, però - sorride.
Lia si chiede cosa ci sia da sorridere in quel modo.


Che Ashton Irwin sia un sacco di buoni propositi mandati gentilmente al diavolo è chiaro a tutti.
Da quando ha quindici anni, più o meno, fuma, beve, passa le giornate ad Holyrood Park e non a scuola, quando in realtà da piccolo si vantava di voler diventare uno scienziato.
La cultura non fa per lui, le cose difficili non fanno per lui.
Sa perfettamente che la vita sia una merda, che nulla è dovuto, ma non ha la minima intenzione di impegnarsi quel tanto che gli basterebbe per non rischiare di passare la vita da mantenuto.
Ha litigato per questo motivo, pochi minuti fa, con suo padre.
Se n'è andato sbattendo la porta, circa cinque minuti dopo il rientro (in elegante ritardo) di Zara e Lia.
Claude non capisce e, in sintesi, il suo problema è proprio questo.
Holyrood Park, però, è sempre aperto, e Nina Sanchez è sempre pronta a dargli una mano, anche quando in realtà non se la meriterebbe.
Ad Ashton, Calum piace. Come gli piacciono Luke, o Michael, ma loro gli proporrebbero un po' di fumo e una birra, una nottata passata seduti in piazza, in silenzio religioso o sommersi dalle chiacchiere inutili di cui lui non ha bisogno, e non è questo ciò che cerca.
Nina lo trova sdraiato sull'erba, le ginocchia piegate e la bocca serrata.
Gli si avvicina, porgendogli il cappuccino che ha comprato per lui, poi tace.
- Ti aspettavo - mormora Ashton, gli occhi ancora chiusi.
- Ho... Ho avuto degli impegni.
- Immaginavo.
Nina gli piace.
Gli piacciono i suoi vestiti colorati, i rossetti che mette con orgoglio, le sue battute acide e persino il tono tagliente che usa quando deve commentare qualcosa che non le va a genio.
- Hai litigato con tuo padre?
- Mh.
- Ancora per il lavoro?
- Non vuole che io lasci la scuola - si tira su a sedere - Che cosa cazzo gli entra in tasca, a lui, se prendo il diploma? E' uno stronzo, Nina.
Lei lo ascolta in silenzio, completamente rapita dalla voce buffa di Ashton.
- Se fosse andato anche lui, starei meglio. Se non... Non doveva risposarsi.
- Puttanate.
- Che cazzo ne sai tu, delle puttanate?
Nina fa spallucce, 'ché effettivamente lei non ne sa proprio nulla.
- Ho litigato con Zara, Ashton - gli confessa, poi, la voce ridotta a un sussurro - Le ho detto che è una ragazzina viziata.
- Non lo è?
Nina scuote di riflesso la testa, salvo poi rettificare: - No... No, lo è, ma non volevo dirglielo. Non così. Le ho anche detto che... che deve lasciare perdere Calum.
Ashton si gira, fino a guardarla dritta negli occhi, mentre una mano va ad accarezzarle una coscia: - Nina, sono le cose che tutti pensiamo. Hai fatto bene.
- Dici?
Il riccio annuisce, abbracciandola poi di slancio.
Nina profuma di shampoo e ha quasi voglia di baciarla.
- Non devi aver paura di dirle quello che pensi di lei.
- Non ho paura di Zara.
- Sei sicura?
Lei sta zitta, mordendosi le labbra, e se potesse scoppierebbe a piangere.
Però poi Ashton la bacia, senza nemmeno un minimo di preavviso.
Adesso, se potesse, scoppierebbe a ridere.















NdA: In attesa che la puntata di Skins si carichi, aggiorno ahah
Questa volta non ho molto da dire, perché c'è tutto. So che molte di voi aspettavano il pezzo che avrebbe trattato del passato di Danie, dato che è il personaggio preferito di praticamente tutti ahah
Non è stato per nulla facile, scriverlo, quindi se fa cagare, perdonatemi!!
Il punto è che Danie è un personaggio talmente complesso, sfuggente, sempre nuovo, che a volte persino io me la perdo un po' in mezzo al resto. Spero comunque di aver lasciato trapelare qualcosa di quello che è lei, del suo rapporto strano con Michael e di quello con Zara, che non è tutto rose e fiori come sembrava.
E niente, buona serata :)
A presto,

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Delusi ***




Image and video hosting by TinyPic


dodici

delusi








C'è stato un periodo in cui Calum aveva perennemente le nocche delle mani spaccate e non erano dovute al freddo, come lui si ostinava a ripetere a chiunque si preoccupasse.
Avevano, sì e no, appena fatto i diciassette anni, lui e Luke. Michael doveva farne diciotto e non parlava con Danie da ormai più di un anno.
La bionda ne soffriva, Calum s'incazzava, ma non gli era mai capitato di presentarsi a casa dell'amico, come sta facendo oggi.
Dal piano superiore, dove c'è la camera di Michael, proviene musica metal a tutto volume.
Passano forse un paio di minuti, prima che il giovane si degni di aprire a Calum, che sta fuori tutto impettito, nella sua giacca invernale color fumo.
- Calum! - lo saluta con un sorriso.
- Posso entrare?
Michael annuisce, leggermente confuso, facendosi da parte.
Il moro non prova nemmeno ad imbastire un sorriso di circostanza, 'ché non è mai stato un buon attore e Zara glielo fa notare almeno una volta a settimana.
- Perché sei qui?
- Perché sei un coglione.
Chiaro, conciso, diretto.
Calum, dall'alto dei suoi quasi diciott'anni, si sente decisamente nella posizione di pretendere delle spiegazioni. Le vuole, per Danie, perché se le merita, anche se non ha il coraggio di chiedergliele lei stessa.
Michael gli restituisce uno sguardo stupito, forse offeso.
- Che cazzo ti ho fatto?
- Ti ho visto con la cameriera dell'Elephant.
Il maggiore sgrana i suoi occhi pallidi, schiudendo di poco le labbra rosse; pensava di essere stato discreto, pensava che non parlandone semplicemente con nessuno dei suoi amici, loro non si sarebbero mai posti il problema.
- E ti ha visto anche Danie.
- Danie?
- Stavamo studiando insieme, l'altro giorno - spiega Calum, sciogliendosi di poco, salvo poi tornare sulla difensiva - Ma non sono io quello che deve dare spiegazioni.
- Da quando esci da solo con lei?
Il moro si acciglia: - Perché ti interessa?
Michael scuote il capo, quasi sconsolato, poi volta i tacchi e si dirige in cucina, sicuro che Calum lo seguirà senza dire una parola.
- Non sono obbligato a darvi spiegazioni, lo sai questo?
- Allora perché non ci hai detto un cazzo?
- Perché...
- Perché Danie ti piace ancora e comunque non lo ammetteresti mai.
- Tu pensi di essere l'unico al quale fotte qualcosa di Danie - lo accusa Michael, puntandogli un dito contro - Sai cosa? Non è così, Calum, non è perché le mandi un paio di messaggi alla settimana che allora ti puoi considerare suo amico!
- Non saranno due messaggi a fare la differenza, ma... - gli sfugge una bestemmia e vorrebbe tanto prendere a pugni il muro - Comunque meglio di te, coglione!
- Vaffanculo, Calum.
Si guardano, in silenzio, per qualche secondo. Michael sa di avere l'ultima possibilità di farsi valere, ma preferisce invitare Calum ad uscire.
Lui non se lo fa ripetere due volte.


Zara sa perfettamente di essere una stronza, ma sorride fiera, quando Maximilian glielo fa notare, con una punta di malizia nella voce.
- Nina Sanchez è quella di colore - fa lui, le gambe distese sul divano rosso - Vero?
Zara, seduta per terra, con le gambe incrociate, annuisce: - Sì, ma davvero... possiamo parlare di altro?
- Parlare? - ridacchia Maximilian, lanciandole un'occhiata obliqua.
Lei, però, non si scompone, si limita a sorridergli, poi si alza e: - Vuoi qualcosa da bere?
- Vodka - risponde, grattandosi distrattamente la testa, per poi scoppiare a ridere senza un motivo preciso.
Scuote la testa, Zara, senza essere più tanto sicura di voler passare l'intero pomeriggio in compagnia di Maximilian.
E' giovedì e Calum ha l'allenamento con la squadra di calcio della scuola.
Fino alle 5 pm, giusto?
Sì.
- A cosa pensi?
- Che vorrei andare a una festa - mente lei, sorridendo affabile.
- Festa di che tipo?
- Hai presente... quelle di Tony Melrose?
Maximilian annuisce.
- Ecco, una di quel genere. - Quella di Joy Buster potrebbe andare?
Zara annuisce, un sorriso malizioso ad incresparle le labbra: ha tanta voglia di bere fino a scordare tutto.


Se Zara non avesse il fottuto vizio di fumare a ogni ora del giorno, probabilmente ora Lia continuerebbe a non sentire la mancanza di una sigaretta di tanto in tanto.
E, se Lia non avesse voglia di una paglia, a quest'ora sarebbe ancora a casa, probabilmente seduta sul divano di stoffa rossa invaso dai cuscini che tanto le piace, non alla ricerca di un distributore automatico.
Se fosse stata a casa, però, non avrebbe trovato Danie, seduta in un angolo con una bottiglia di birra tra le gambe magre.
- Che cazzo ci fai qui? - le chiede, lanciandole uno sguardo preoccupato.
- Mh?
- Danie! Cristo santo!
Lia impreca, tirando in piedi l'amica. Danie ha lo sguardo perso, gli occhi pallidi blandamente fissi sul naso della mora.
- Da quando hai due piercing? - chiede, ingenuamente.
- Da sempre, tipo.
- Lia, non so che cosa fare.
L'italiana sgrana gli occhi verdi, calcandosi meglio il beanie sulla testa: - Non sai cosa fare in che senso?
- Michael ha trovato una fidanzata, lo sai?
Lia scuote la testa: - Da quando?
- Calum non lo sa - borbotta Danie - E sai cosa c'è? Che voglio vomitare.
- Ora?
- No.
Non ora, sempre, ed è questo il fottuto problema, perché quando cominci a ruotare completamente intorno ad una singola cosa, a non farne più a meno, non vuoi (e comunque non puoi) privartene, non con le tue forze.


Luke rientra in casa che è in anticipo di qualche minuto, rispetto al solito.
Sale le scale del palazzo nel quale vive da quando è nato a due a due, con la precisa idea di farsi una sigaretta, una volta arrivato.
Sua madre dovrebbe essere a yoga, ancora, mentre suo padre non arriverà prima dell'orario di cena, come sempre.
Infila le chiavi nella toppa della porta di gusto squisitamente minimale, togliendosi le Vans e appoggiandole poi accanto all'uscio, una volta dentro casa.
La luce del salotto è accesa.
- Ciao, Luke - lo saluta Liz, seduta sul divano bianco, con le braccia incrociate.
Ha un'espressione grave che lui non crede di averle mai visto addosso.
- Ciao...? - azzarda, dunque, sorridendo incerto.
Sua madre gli restituisce uno sguardo truce, alzando entrambe le mani: nella destra tiene il pacchetto di Chesterfield che era nascosto nel cassetto delle mutande, nella sinistra la scatola di preservativi che teneva in quello dei calzini.
- Da quale cominciamo?
Luke sente un peso opprimergli il petto e: - Perché hai frugato tra le mie cose? - esala, l'unica cosa più o meno sensata che è riuscito ad elaborare.
- E' tutto quello che hai da dirmi?
- Sì - sbotta lui, di riflesso, ancora paralizzato - Cioè, no! Ma perché cazzo hai guardato nei miei cassetti? Sai che non voglio.
- Certo. Adesso sappiamo anche perché.
- Non ne avevi il diritto!
- Hai intenzione di girarci intorno ancora per molto? - lo accusa Liz, la voce che un po' trema - Voglio una spiegazione.
- Sono dei fottutissimi preservativi, mamma - esclama lui, mentre allarga le braccia, ignorando volutamente il pacchetto di sigarette - Dovresti esserne contenta!
- Scusami?
- Ho diciassette anni, Cristo, non voglio diventare padre! - urla, la vena del collo che preme. Sua madre gli restituisce uno sguardo allibito, Luke abbassa lo sguardo.
Gli sembra di vedere tutto il suo mondo, quello che lo aiutava ad andare avanti, tra una cazzata e l'altra, sgretolarsi davanti ai suoi occhi.
Fa ancora più male di quello che aveva intuito, dai racconti di Calum.
- E' colpa dei tuoi amici - conclude Liz, ferita nell'orgoglio - Tutto quello che ti ho insegnato, loro...
- Loro non c'entrano un cazzo.
- Sigarette, Luke. Sigarette.
Lui tiene la bocca chiusa, ma non può evitare di pensare a quanto un pacchetto di Chesterfield rosse da venti non sia che un preciso niente, in confronto a tutto il resto.
- Non voglio più che tu li veda.
- Cosa ne fotte, a te? Io esco con chi voglio.
Liz alza un dito nella sua direzione, ma la voce sottile tradisce il suo stato d'animo e: - Non voglio che tu li veda - ripete, debole.
Luke vorrebbe tanto urlare, spintonarla e prenderla a pugni, urlare ancora, scappare, prendere un aereo e scomparire per sempre.
Di tutte queste opzioni, solo una è fattibile, quindi prende il cellulare e scrive quattro semplici parole alla prima persona che gli viene in mente.
"Jack, dormo da te".















NdA: This is everything I didn't saaaaaaaay
Qui nevica tantissimo e io oggi non andrò alla guida, mi aspetta un mitico pomeriggio di nulla più assoluto e, udite udite, non potrei esserne più felice!
Cosa abbiamo qui? Zara che è a casa con Maximilian, Calum e Michael che litigano (Chiara, mi spiace ahah), Danie che è sempre più a pezzi eeeee Luke che va a stare dal fratello. Eleonora e il disfattismo pt 473201.
Ora mi sparo una puntata di Skins, che ci vuole tutta ahahah buon pomeriggio :)
A presto,

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Trip ***




Image and video hosting by TinyPic


tredici

trip








Non hanno mai avuto una buona reputazione, tra i compagni di scuola più popolari, ma Zara non ha intenzione di farsi rovinare la serata da un paio di occhiate un po' curiose e un po' stronze.
Balla tenendo le braccia sopra la testa, gli occhi socchiusi, così come la bocca, e le ginocchia leggermente piegate.
Ha bevuto tanto (troppo, secondo Ashton) e sente la testa così leggera che potrebbe volare via da un momento all'altro.
- Piccola, sai dov'è Calum? - le chiede Luke, avvicinandosi con uno spinello tra le dita - Non lo trovo.
- Che cazzo ne so io - ridacchia Zara, i capelli tornati verdi da poche ore.
- Non sono io che me lo scopo di solito.
- Vai a farti fottere, Luke - ride ancora lei - E non fissarmi le tette.
Luke scuote la testa, avvicina la canna alle labbra di Zara e la osserva tirare.
- Sono tutte di Calum?
- Di nuovo, vai a farti fottere.
Il biondo ride, scuote la testa, poi aspira un nuovo tiro, socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare.
La musica è forte e c'è talmente poca luce che quasi non riesce a distinguere le pareti del salotto di casa Buster.
- Vado a cercare Calum.
- Vai - lo saluta Zara, avvicinandosi per dargli un bacio pericolosamente vicino alle labbra.
- Dio, sei completamente fatta.
Zara ride.


C'è qualcosa di tremendamente malato e insano, in questo, e lo sa perfettamente.
Michael passa distrattamente una mano tra i capelli arancioni e sbuffa, 'ché lui dovrebbe essere semplicemente in giro, come ha raccontato a Lena, e non seduto sugli scalini che collegano il piano terra alla zona notte.
La sua unica compagnia è una bottiglia di whisky di scarsissima qualità, che Joy Buster avrà pagato sì e no qualche centesimo.
Tiene la testa appoggiata mollemente alla parete, ricoperta da una carta da parati color senape.
Sono le due, forse, e adesso scoppia.
Non sa dove sia Luke, non sa se Calum abbia superato il litigio dell'altro giorno, non sa più un cazzo e avrebbe soltanto bisogno di stare un po' con Zara, che lei lo fa ridere e lo fa riflettere senza però alzare la voce.
Con lo sguardo attento controlla il salotto, dove vede chiaramente la sua amica dai capelli verdi che balla con un ragazzo dai capelli rasati.
Inizialmente si chiede se sia il caso di dirlo a Calum, poi si ricorda che lui non gli parla e prende un altro sorso di whisky.
Tornando con gli occhi sulla gente che balla, incontra Danie e la ragazza italiana che ballano in piedi sul divano, prive delle scarpe.
Non può non sorridere e beve di nuovo.


Sono nella camera da letto del fratello di Joy Buster, che ha venticinque anni e vive a Berlino da almeno tre, insieme a un paio di loro compagni di scuola.
Victor ha i capelli lunghi e biondi, legati mollemente con un elastico nero, gli occhi grigi che continuano a saettare dalla porta chiusa alle mani scure di Anwar.
- Dove l'hai comprata?
Quello fa spallucce: - Solito.
Luke annuisce, senza però staccare gli occhi dallo spinello che sta facendo su.
Vive nell'appartamento che suo fratello Jack condivide con la fidanzata da quattro giorni e, nonostante sua madre abbia tentato in ogni modo di farlo tornare a casa, Luke sta troppo bene così, per tornare indietro.
Jack è ben felice, di ospitarlo, ma lo è ancora di più se non si fa trovare in mezzo alle palle e ciò si traduce nell'inesistenza di un coprifuoco e nella più totale assenza dei martellanti messaggi di Liz, quelli delle due di notte e quelli delle quattro.
Mentre lecca con precisione la cartina lunga, il suo occhio cade sui cartoni che Anwar tiene nelle mani, sigillati in una bustina di plastica.
Victor ha assicurato che quei quadratini colorati valgono quanto una bomba, non resta che provare.


Lia adora Danie e, ora come ora, l'adora il doppio, perché sta ballando in piedi sul tavolino di legno del salotto, completamente incurante di tutto.
Ha una gonna a tubino verde, le Dr Martens nere quasi del tutto slacciate, una canottiera bianca e probabilmente chi le balla sotto riesce a vederle le mutande, ma Danie non si lamenta.
Continua a ballare, la testa china e il braccio destro alzato in aria, mentre la mano sinistra regge una bottiglia di vodka liscia nella quale Lia, previdentemente, ha buttato un po' di Lemon Soda.
Ci vorrebbe Calum, adesso, o Ashton, in alternativa, che Lia sente di non essere più in grado di regolarsi, né tantomeno di regolare Danie.
La mora torna con gli occhi verdi sull'amica che le sta di fronte proprio nel momento in cui Danie le porge la bottiglia di vodka, invitandola a prenderne un sorso.
Lia accetta, lasciando che il liquido le bruci la gola (non è abituata, a bere così tanto, lei), scoppiando poi a ridere nel rimetterla nelle mani tremanti di Danie.
- Love you, italian! - ed è curioso come sia l'ennesima volta che se lo sente dire, da quando è ad Edimburgo.


Nina Sanchez indossa un paio di pantaloni neri che le fasciano alla perfezione le gambe generose, una canottiera color mostarda e le Creepers bianche e nere che ha comprato dopo mesi di risparmio e piccoli furti nel salvadanaio dei suoi fratellini.
Ashton, invece, è venuto alla festa di Joy Buster esattamente come era vestito durante il giorno: jeans scuri, canottiera altrettanto e anfibi incrostati di fango.
Il fatto è che non gli andava, di uscire, non gli andava nemmeno di dover andare a mischiarsi con un sacco di suoi compagni di classe, tutti più piccoli di lui, buoni a ricordargli soltanto di essere un cazzo di fallito, ancora al penultimo anno quando in teoria dovrebbe essere già fuori.
E' svogliatamente seduto in cucina, il telefono tra le mani, quando Nina lo raggiunge, un sorriso allegro sul volto tondo. - Non ti diverti? - gli chiede, sinceramente interessata.
Ashton scuote la testa, osservando come le mani di Nina siano andate a posarsi sulle sue ginocchia ossute: - Non dovevo nemmeno venirci, qui.
- Non dire cazzate, dai - lo riprende - Fingi di essere qui per controllare Zara, mh?
- Cosa?
- Di solito questa è la scusa che usi con i tuoi genitori.
Lui incurva leggermente le labbra: - No, io... Non ho detto dove sarei andato.
- Ok. Senti, mi accompagni in bagno un attimo? Devo ritoccare il rossetto.
Ashton annuisce, saltando giù dal piano cottura e seguendo Nina che, ancheggiando, si dirige verso il piano superiore.
Quando la raggiunge in bagno, la mora ha già tirato fuori dal decolleté un rossetto bordeaux e lo sta stendendo minuziosamente sulle labbra carnose.
- Mi piaci, con il rossetto.
Nina gli restituisce un'occhiata obliqua, sorridendo maliziosa: - Ho sempre il rossetto. Cosa devo dedurne?
- Niente - fa lui, togliendosi il cappellino color cachi (di Calum, ci scommetterebbe un braccio) e poggiandolo sul davanzale accanto ai sanitari.
E' questione di secondi, poi si leva anche la giacca di pelle e muove un paio di passi verso Nina, giungendo a cingerle la vita con le sue braccia.
- Ashton - è un mugugno, quello che esce dalle labbra colorate di Nina, quando lui posa la bocca sul suo collo liscio - Ashton, dai...
- Non è nulla.
Nina alza gli occhi al cielo; le mani di lui si intrufolano sotto la canottiera, avide di toccare quanta più pelle possibile.
- Non ne usciamo, così - ride lei, voltandosi però fino a guardarlo in viso.
- Mh, ok - e la bacia, ancora, accarezzandole le cosce e le guance.
Ashton sa perfettamente distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il buono dal cattivo, ma ha solo voglia di fare sesso senza dover necessariamente pensare a qualcosa di preciso.
Tira fuori un preservativo dalla tasca e Nina gli morde il labbro.


Luci.
Luci.
Suoni.
Le gambe tese.
Sono passate forse un paio di ore e... Sono sempre stati così belli i pesci rossi di Joy Buster?
No, aspetta.
Da quando Joy Buster ha dei pesci rossi?
Calum si alza, non prima di fare un tiro generoso dalla canna che Victor tiene tra pollice e indice, e si dirige verso la porta.
Ci sono delle scie verdi e gialle che lo seguono docilmente, accompagnandolo quasi come provenissero direttamente da lui.
Giù da basso è un casino e la testa gli pesa un po', ma tutte le persone che incontra, sedute sulle scale, gli appaiono buffamente deformate, tanto che è costretto a morsicarsi una guancia per evitare di scoppiare a ridere.
E' come se nel mondo non ci potesse più essere dolore, o frustrazione.
E' tutto bello, tutto colorato, tutto così schifosamente giusto che ora come ora vorrebbe tanto essere in camera sua, con un po' di buona musica e una sigaretta, ma anche la techno che fa ballare tutti non è male.
Poi la vede, con i capelli verdi e gli occhi... gli occhi che sono rossi, sì.
Sangue.
Zara è sangue, carne, è istinto e Calum odia il sangue.
Lo odia da... da quando?
E' come se poi i capelli di Zara si trasformassero in una cascata di serpenti e lui non vuole ridere, ma non può non farlo. Piange, dentro, mentre continua a mordersi la guancia per non scoppiare in una risata del tutto immotivata al centro della sala.
Poi, come è arrivata, Zara se ne va.
Ritornano i colori, ritorna il senso di storditezza che l'ha accompagnato fuori dalla camera da letto, ritorna la musica ovattata che giunge al suo cervello come se fosse la melodia più soave degli ultimi venticinque anni.
Le gambe, non le sente più, come non sente le braccia, le mani, le dita.
Si sente immerso in un oceano di pace e di tranquillità, ma quando chiude gli occhi una miriade di immagini psichedeliche lo travolgono, sovrastandolo con la forza di un uragano.
Zara torna, quando riapre gli occhi, ma non è lei. Ha il suo viso, ma fluttua e saranno forse le tre del mattino, quando Calum scuote la testa, urla un "No" secco (o forse immagina di urlare) ed esce in giardino.
Seduto sull'erba, è tutta un'altra cosa.















NdA: Buonasera a tutte :)
Come qualcuno di voi sapeva, questo capitolo è una bomba a mano ahah ma prendetelo con le pinze, insomma, nulla è come sempre.
Vorrei prendere un attimino per parlare di ciò che fanno Luke e Calum. So che sembra eccessivo e so che adesso entrambi diventeranno quelli "drogati della storia", ma io vorrei che andaste più a fondo. La droga che i due provano si chiama LSD, si prende per via orale attraverso dei cartoncini colorati e non provoca dipendenza, ma ha un effetto veramente lungo. Quello che Calum sente e prova, sotto gli effetti di questo cartone, in parte è ciò che in gergo viene chiamato "bad trip".
Si ha un bad trip quando le condizioni nelle quali si è non sono il massimo della vita, diciamo, e ciò che è descritto nell'ultimo paragrafo non è a caso, niente di quello che lui immagina è buttato lì tanto per :)
Detto ciò, io spero che la storia continui a piacervi, nonostante le recensioni siano diminuite drasticamente! Per qualsiasi domanda/chiarimento, io sono qui e sono felicissima di aiutarvi :)
Vi mando un bacione!!

Eleonora






Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Pace ***




Image and video hosting by TinyPic


quattordici

pace








Nina osserva Zara camminare con finto menefreghismo per il corridoio.
Ovviamente, la sua (ex?) amica dai capelli verdi non può passare inosservata. Questo lo deve ammettere: Zara ci sa fare.
La osserva avvicinarsi al suo armadietto, che apre con pochi semplici mosse. Sull'anta sono attaccate poche foto, tre o quattro, che la raffigurano con sua madre, con Danie e Michael, con Ashton e ce n'è addirittura una con Calum, la quale è posta in bella vista, rispetto alla altre.
Nina scuote la testa, certa che sia un caso, mentre sente lo stomaco stretto, perché la foto che raffigurava loro due, sorridenti, alla festa dei sedici anni di Danie è stata rimossa.
Presi i libri, intanto, Zara richiude l'armadietto con uno scatto, voltandosi infine a guardarla in faccia.
Le scocca un'occhiata al veleno, prima di raggiungere Calum dall'altra parte del corridoio, sempre silenzioso e, ovviamente, incazzato già di primo mattino.
Il punto è che Nina Sanchez non ci sta, perché Zara è ben più di una stronza e lei lo sa perfettamente.
La rincorre e le afferra un braccio magro, tirandole leggermente il maglione nero che indossa.
Ancora prima di Zara, si gira Calum, che la studia e poi le sorride impercettibilmente, salutando Zara con un cenno del capo e allontanandosi velocemente.
Come aveva previsto, Zara non la saluta.
Si limita a guardarla con la solita altezzosità che rivolge a chiunque, picchiettando insolentemente il piede per terra.
- Possiamo parlare?
- Non ho nulla da dirti.
E' difficile, quando Zara parte con l'idea di non voler perdere.
- Io però sì.
Sta per replicare con un "Me ne fotto" dei suoi, quando Nina la anticipa: - Non volevo darti della stronza. Cioè, sì, da una parte sì, ma non in quel modo.
Zara si morde il labbro, studiando attentamente gli occhi neri dell'amica che, cercando disperatamente di appigliarsi a qualcosa, corrono da destra a sinistra.
Il fatto è che lei sa benissimo di essere una bastarda e sa di essere cattiva, spesso, menefreghista, con Calum, ma le dà un fastidio del cazzo, quando gli altri cercano di dirle cosa è giusto fare.
- Io cercavo solo di aiutarti con... con lui! Mi piacerebbe che entrambi la piantaste di fare giochetti, tutto qui.
- Devi imparare a farti i cazzi tuoi, Nina - replica acida - Non so nemmeno perché sto ancora a sentirti.
- Perché siamo amiche - ribatte, alzando di un tono la voce - Piantala di fare la cazzo di preziosa, Zara.
Quest'ultima assottiglia gli occhi, muove qualche passo avanti, alza l'indice e:- Siamo amiche perché tu eri una fottuta sfigata inutile e invidiosa - sibila.
- Il fatto che io fossi inutile non include che fossi anche stupida!
- Ti sei scopata mio fratello, Nina - e questo suona tanto come il reale motivo della rabbia di Zara - Mi... Tu ti sei scopata di mio fratello perché gli hai raccontato che io ti ho trattata male!
- Ashton mi piace.
- A te piaceva Calum.
- Quando ci siamo conosciute! Anni fa, Cristo!
Zara scuote la testa, si volta e fa per allontanarsi. Non è brava ad accettare le sconfitte e non è brava nemmeno a perdonare. Vorrebbe un mondo a sua immagine e somiglianza, dove ogni singola persona sarebbe guidata dalla sua volontà: tutti l'adorebbero e nessuno (nessuno, davvero) le farebbe del male.
- Mi manchi! - urla Nina, rincorrendola - E guarda che cazzo mi fai fare!
Le lezioni sono cominciate da una decina buona di minuti, ormai, non avrebbe alcun senso presentarsi in classe.
- Andiamo a prenderci un caffè, dai - sorride Zara, in seguito a qualche istante di silenzio.
Passa un braccio intorno alle spalle di Nina e la stringe un po', senza però dare voce ai suoi pensieri.
Che, sì, a dire la verità non aveva voglia di seguire la lezione di Letteratura, ma la Sanchez un po' le manca.
- Maximilian mi ha invitata a uscire - confessa.
Nina sgrana gli occhi: - Tu devi raccontarmi!


"Se continui ad inseguire i tuoi sogni rimarrai sola"
Lia sogna spesso Bologna e quando le capita si sveglia di cattivo umore, come se la paura di non trovarsi più nel letto che condivide con Zara, ad Edimburgo, ma nel suo in Italia le togliesse la voglia di vivere.
Ma cosa poteva saperne la gente, dei suoi sogni? Della sua paura di rimanere sola?
A Lia non piace dare spiegazioni e nemmeno ne dà: è sempre stata lei, con la sua freddezza e la parete edificata con anni di rinunce e sofferenze, con la passione per l'inglese e quella per la musica degli anni '80.
Ha perso il conto di quante persone l'hanno accusata di essere "una cazzo di egoista", probabilmente non ha mai cominciato a fregargliene qualcosa.
Si è costruita da sola, lottando con la vergogna di mostrarsi in giro e con la scarsa voglia di muovere un piccolo passo al di fuori della sua zona franca.
Ha le spalle forti, anche se strette, e l'opprimente nulla che la spaventava prima di partire non è che un brutto ricordo.
E' dicembre e camminare per le vie da sola le piace oltre ogni limite.
Ci sono le luci di Natale, l'atmosfera rossa, le vetrine cariche di assurdi souvenir scozzesi.
Seduto sul gradino fuori dallo Starbucks del Royal Mile, vede Luke Hemmings; sorride istintivamente, prima di nascondere parte del viso nella sciarpa color senape che indossa, e gli si avvicina.
- Ehi - e si siede affianco a lui, accendendosi una sigaretta.
Zara ormai l'ha contagiata del tutto.
Luke sgrana gli occhi azzurri e sorride apertamente, il piercing al labbro che gioca con la luce pallida del sole.
- Lia! Cosa ci fai qui?
- Cammino - ed espira.
- Zara?
- Non aveva voglia di uscire. Tu, invece, cosa ci fai qui?
- Cammino anche io.
E Lia può essere ingenua, dolce, qualunque cosa, ma non stupida: - E i tuoi compari?
- Ashton sta... facendo una cosa, Michael e Calum credo siano a casa - prova lui - Ah, no, Calum non aveva l'allenamento?
- Dovresti dirmelo tu questo.
Lia indossa un sorriso sarcastico che a Luke non dispiace proprio per niente. La cuffietta che le copre per buona parte la fronte ha lo stesso colore delle pagliuzze nei suoi occhi verdi.
- Non sono io a stare insieme a lui - ridacchia lui, dandole una spintarella.
- Cosa ci fai qui, Luke?
Il biondo smette subito di sorridere, prendendo a mordicchiarsi il labbro inferiore; alza gli occhi al cielo, gioca con le chiavi di casa che tiene nella tasca del giubbotto e: - Non sapevo dove andare.
- Scusa?
- Non torno a casa da un paio di settimane.
- Che cosa cazzo significa? - chiede Lia, il tono di voce allarmato a tradire la sua apparente calma.
Luke ride, alzando le mani: - Non sto dormendo per strada come un barbone, ehi, non preoccuparti! Sto... Sto a casa di mio fratello Jack. Non è il massimo, vive con la sua ragazza, e io sono solo un poveraccio che è andato a disturbare la loro fantastica vita da conviventi, ma non ho un altro posto. E questo è tutto.
- E...
- E non ho nemmeno le chiavi di casa, no. Sto aspettando che Jack torni dal lavoro.
- Perché fai questo?
Luke fa spallucce.
- Vieni a mangiare da noi, stasera?
- No, io... Disturberei, probabilmente.
Lia scuote la testa e: - Fottiti. Stasera mangi da noi.
Non si spiega come il mondo riesca ad andare avanti per tutti, mentre negli occhi di Luke legge solo tanta delusione.


Ashton guarda Andrea Moolse che chiacchiera con un paio di sue compagne di scuola e vorrebbe prendersi a pugni, perché è solo un figlio di puttana e lui lo sa, lo sa, ma non riesce a fare altro oltre a chiamarla.
Lei gli sorride e lo raggiunge.
Andrea è il completo opposto di Nina: ha i capelli biondi quasi quanto quelli di Danie (i suoi però sono naturali) e, nonostante mangi cibo spazzatura a tutte le ore del giorno, porta in giro un corpo totalmente privo di forme, quasi da bambina.
Ha sempre le mani curate e profuma di bucato fresco, di primo mattino.
Andrea spende tutti i soldi in merendine e sigaretta, ogni sabato sera si sballa con una pillola che lei chiama "amica" e ride, ride, ride sempre tantissimo.
Ashton credeva di morirle dietro, prima di rendersi conto che in realtà era solo una stupidissima cotta.
- Come stai? - sorride lei, avvicinandoglisi fino a dargli un bacio sulla guancia.
- Sto - risponde Ashton - Tu?
- Tutto bene! Lerman mi ha appena venduto un po' d'erba!
Ashton annuisce: - Bene.
- Credo che basti per due.
- Io in realtà volevo dirti un'altra cosa.
Andrea ripone il sacchettino nella tasca della felpa larga che indossa e gli sorride, incoraggiante: - Dimmi.
A dire il vero, il sorriso di lei non è tutta questa meraviglia e Michael, cinico come pochi, l'ha sempre sostenuto. Andrea ha lo spacchetto tra i due incisivi e questa sua caratteristica ha sempre intenerito tutti, Ashton compreso.
- Ti volevo chiedere scusa.
- Per che cosa?
- Per essere stato uno stronzo e per non averti mai amata.
Il sorriso di Andrea si incrina, lo spacchetto non si vede più.
E dove finiscono questi pezzi di cuore mangiati vivi? Chi li va a riprendere?















NdA: Parliamone, quando sono brava? Sto aggiornando a tempo di record ahahahh
No, beh, a parte gli elogi, sono anche piuttosto di fretta, che devo studiare, quiiiindi veniamo a noi.
Look, Zara e Nina hanno fatto pace e Ashton ha "mollato" Andrea Moolse, per Nina forse? Maaaaaah :)))
Poi, beh, Lia e Luke ciccini, cominciano ad avvicinarsi! Amateli insieme a me ahah
E niente, me ne vo, Stalin mi aspetta! Un bacione e a presto :*

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Xmas ***




Image and video hosting by TinyPic


quindici

xmas








Per Lia è il primo Natale lontana da casa ed è tutto troppodiverso, a partire dal maglione rosso che Zara l'ha obbligata ad indossare.
"Senza Christmas Jumper non è Natale", le aveva detto, sorridente come una bambina alla sua festa di compleanno.
Helena è in cucina dalle 11 am, i lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon che ha un che di sofisticato e il grembiule color panna che le ha regalato stamattina Claude.
E' tutta entusiasta all'idea di far provare a Lia una vera Gravy Dinner, tanto che nemmeno Ashton è riuscito a farle capire che la loro ospite non pretende nulla di troppo elaborato.
"Ma è Natale, Ash, taci!", l'ha ripreso Zara, che a quanto pare diventa un tutt'uno con lo spirito natalizio, durante le feste.
Mangiano tutti e cinque insieme, intorno al tavolo rotondo della sala, che di solito le due ragazze di casa occupano per studiare, al pomeriggio.
- Vuoi qualcosa da bere, Lia? - chiede Helena, mostrandole la brocca di vetro che contiene quelli che sembrano almeno due litri di vino rosso.
Lei annuisce, porgendo alla sua nuova mamma il bicchiere.
Un po' le è mancata l'Italia, con il cenone della Vigilia, la messa di mezzanotte alla quale sua nonna la obbligava a partecipare e i tortellini in brodo del pranzo del 25, ma non vorrebbe trovarsi in nessun'altra casa, ora come ora.
- Stasera venite con noi? - chiede Claude, fulminando con lo sguardo Ashton, che sta rispondendo a un messaggio.
Zara sgrana gli occhi, cercando subito lo sguardo di sua madre: - Siamo obbligati?
- No, beh... - prova Helena, scambiandosi uno sguardo con il marito - Se proprio non vi va...
Ashton esulta platealmente, guadagnandosi un colpo da sua padre, mentre Lia rischia di strozzarsi con l'acqua e le risate.
"Rimarrai sola se continui a inseguire i tuoi sogni", le avevano detto a Bologna.
Ma, lei, sola non potrebbe mai essere. Non con due famiglie.


La partita di Monopoli procede a gonfie vele, quando il campanello suona per la prima volta: sono le 8 pm e su MTV stanno passando ancora una volta la canzone di Natale delle Destiny's Child (Helena ridacchia ogni volta che le capita di guardare lo schermo).
Ashton va ad aprire, i capelli che gli ballano intorno al volto sorridente. Sembra quasi che non abbia ricevuto la telefonata di sua madre e Zara si sente decisamente più sollevata.
Danie Turner, incredibilmente vestita di colori (più o meno) sobri, fa il suo ingresso nel salotto di casa Irwin, seguita a ruota da Calum e Luke Hemmings, tutti coperti fino alla punta delle orecchie.
- Fa freddo fuori?
- No, ti pare - ride Danie, appoggiando la sua giacca verde sull'appendiabiti di fianco alla porta - Auguri Helena, auguri Claude! Buon Natale, come state?
Quando anche Calum e Luke hanno ricevuto i baci affettuosi della mamma di Zara, il Monopoli è ormai già stato dimenticato da tutti; i due coniugi s'infilano le giacche ed escono, intenzionati a passare la serata a casa di Margot, sorella di lei.
La prima cosa che Zara fa è accendere il camino, poi recupera le sue sigarette, nascoste nel cassetto delle calze, e si toglie il maglione blu con il pupazzo di neve che indossa da questa mattina.
Lo getta con noncuranza sul divano, accoccolandosi accanto a Calum, vicini, intimi come davanti agli altri non sono mai stati.
Lia si aspetta che da un momento all'altro Calum si alzi, ma il moro sta fermo, tranquillo, una mano appoggiata allo schienale del divano e l'altra abbandonata accanto alla coscia di Zara.
Luke ha portato cioccolato per tutti, che lo mangiano senza nemmeno ringraziarlo, perché è di Hemmings che si sta parlando e lui non va ringraziato, ma gli sta bene così.
Nel giro di venti minuti arriva anche Michael, i capelli coperti da un cappellino nero che Lia giura di aver visto su Ashton settimana scorsa. Porta con sè una bottiglia di Jagermeister, per il quale va pazzo, e un sacchettino minuscolo che affida nelle mani affusolate di Zara, quando lei va ad abbracciarlo.
- A 'sto punto scrivete anche a Nina - butta lì Danie, buttando il mozzicone della sua sigaretta nel camino.
- Già fatto - le fa l'occhiolino Ashton, appoggiando per terra accanto a sè il telefono - Mi ha detto che sarebbe passata comunque tra poco, ma se ci siamo tutti si ferma.
- Allora aspetto anche Nina per darvi il mio regalo - sorride Lia, entusiasta.
Luke si volta a guardarla e non può evitare di sorridere a sua volta, che sono passati già quasi quattro mesi e Lia non potrebbe piacergli più di così.
Da settembre ad ora è cambiata, comunque, secondo lui: è più sciolta, risulta più simpatica e divertente, regge una birra in più, prima di cominciare a ridere come un'oca, e probabilmente ha fatto qualcosa ai capelli, perché sono più chiari.
Nina Sanchez, ovviamente, arriva in ritardo, ma nessuno vuole nemmeno sentire le sue assurde scuse, sarà che è Natale.
- Almeno ci hai portato un regalo? - le chiede Michael, pizzicandole amichevolmente un fianco.
- Clifford, ma per chi mi hai presa?
Il ragazzo incrocia le braccia: - Allora? Sto aspettando!
Nina sbuffa, tirando fuori dalla borsa sette sacchettini tutti uguali: - Biscotti allo zenzero di casa Sanchez, stronzi.
E mettiti le mani nel culo, Ashton! Il diretto interessato ride, infilandosi le mani in tasca: - Ho solo fame.
- Spero che tu stia scherzando, abbiamo mangiato qualcosa come... come dieci chili di broccoli! - esclama Lia, accarezzandosi la pancia gonfia - Mi sento come se dovessi scoppiare tipo ora!
- Beh, io ho un bigliettino per voi - taglia corto Luke, estraendo dalla tasca posteriore dei suoi jeans sette foglietti gialli piegati in quattro parti - Non è niente di troppo sdolcinato. No, Calum, non sono gay.
- Non volevo...
- Volevi. Ti conosco.
- Bel tentativo, Lukey - lo sbeffeggia Danie, poi, dopo aver infilato il biglietto nel portafoglio - Ma io ho qualcosa di meglio.
- Posso solo immaginare... - borbotta lui, trovandosi tra le mani un pacco sottile sottile, che apre, sotto le insistenze della bionda.
- E' per tutti, poi vedrete voi chi dovrà tenerlo - sorride, ignorando le mani che tremano impercettibilmente - Non picchiatevi.
- Danie, cazzo - è l'unico commento, di Ashton, che la abbraccia di slancio.
Luke continua a fissare come inebetito ciò che tiene tra le mani: Danie ha comprato una di quelle cornici che acquistano le famiglie felici per metterci tutte le foto dei figli al compleanno, dei figli al mare, dei figli a scuola, e l'ha ridipinta di nero, aggiungendoci una ventina di loro foto, alcune talmente vecchie da risultare soltanto ridicole.
- Qui avevamo quattordici anni - ride Zara, riconoscendosi in una ragazzina struccata che sorride, le margherite tra i capelli e Luke tra le braccia.
- Che schifo facevi?
E qui Luke se l'è meritato, il pugno sulla spalla da parte di Ashton: - Zara è sempre stata bellissima!
- Dai, che carini - ride Lia, indicando una foto di Calum e Michael a bordo di uno scooter scassato.
- Io propongo di lasciarlo qui - sorride poi il moro, dopo aver esaminato attentamente la foto che aveva fatto ridere Lia - Mi piace questa casa.
Ashton annuisce, silenzioso.
Persino l'ultima arrivata ormai ha capito quando è il caso di non fiatare.


Zara segue Calum in silenzio, tentando in ogni modo di reprimere il sorrisetto che minaccia di comparirle sul bel volto che ha preso da Helena.
Si siedono entrambi sulle scale che portano al piano superiore, circa a metà, in modo tale da sentire comunque un po' del dolce tepore che il caminetto in salotto emana.
- Come stai? - le chiede, e Zara lo giura, lo giura, vorrebbe già baciarlo seduta stante.
Si contiene, tuttavia, passando distrattamente una mano sulla coscia e: - Bene, dai.
Dopo qualche secondo di pesantissimo silenzio, si decide, però, ad abbassare la guardia. E' Natale, no?
- Tu?
Calum sembra quasi grato che lei gliel'abbia chiesto; distende le linee dure del suo volto sempre più da uomo e annuisce piano: - Insomma. Sto.
- Come mai mi hai chiesto di venire qui? - e adesso sorride anche lei.
- Volevo darti una cosa.
- Una cosa?
- Tre cose - ride lui, tirando fuori dalla tasca della felpa un pacchettino incartato palesemente da lui - Aprilo, dai.
Zara obbedisce: silenziosa scarta l'involucro, trovandosi tra le mani tre clipper, tutti uno diverso dall'altro.
Il primo è nero, decorato dalla silhouette degli elefanti di Dalì, che le piacciono tanto, sul secondo il logo dei Linkin Park, che erano stati il suo primo concerto, mentre sul terzo c'è l'immagine della Sagrada Familia, bella e preziosa esattamente come Zara se la ricorda.
- Ma... Calum!
- Volevi tatuarti quell'elefante, due anni fa - le dice lui, mordendosi anche le labbra dall'ansia che ha di aver sbagliato tutto - Ti ho fatto sentire io i Linkin Park e poi tu, bastarda, sei andata al concerto con tuo cugino. E poi la prima volta che sei uscita dalla Scozia è stata per andare a Barcellona. Giusto?
- Ero andata anche a Londra - mormora lei, nel panico.
Calum rotea gli occhi: - Pignola del cazzo.
- Grazie.
- Figurati, almeno adesso non ruberai più gli accendini a tuo fratello.
- Mi aspetti un attimo qui? Non ti muovere.
- Certo - conviene lui, scuotendo poi di colpo la testa - No, aspetta, che cazzo fai?
Ma Zara si è già alzata ed è già entrata nella sua camera, fiondandosi subito a rovistare in fondo all'armadio, alla ricerca di un regalo incartato nella carta rossa che giace lì da novembre, forse.
Quando torna sulle scale, Calum è davvero ancora lì, con i gomiti appoggiati mollemente sulle ginocchia.
- Questo è per te - gli dice, porgendogli il pacco stando ben attenta a non guardarlo negli occhi.
- Non dovevi, Zara...
- Nemmeno tu. Dai, non rompere le palle.
Calum ride, allungandosi per stamparle un innocentissimo bacio sulla guancia, poi scarta velocemente il regalo.
E' una felpa grigia, recante sul davanti il logo della Vans, stampato in nero.
- Ti piace?
Lui annuisce, mordendosi (ancora una volta) il labbro inferiore, che quella felpa l'aveva vista davvero un sacco di tempo fa, che si era dimenticato lui stesso di averla desiderata così tanto.
- Ma quanto cazzo ti è costata?
- E allora?
- Sei pazza, Zara!
- Ti piace? Perché se ti piace non me ne frega un cazzo di... - e questa è una di quelle frasi che finiranno inevitabilmente nel dimenticatoio, inconclusa come milioni di altre loro conversazioni.















NdA: Merry Christmaaaaaaaaaas!
Assolutamente in tema eh, ma che volete farci ahahah questo capitolo è venuto fuori direttamente il giorno di Natale, in seguito a uno sproloquio con Chiara del tipo "Ma cosa regalerebbe Calum a Zara?" ahah
Vi chiedo perdono se è una palla/pesante/brutto/noioso ma ci voleva! Ha tutto un senso e io mi emoziono per i regali che questi bambini si faaaaanno! (Tra l'altro, il regalo che fa Danie alla "family" è uno scopiazzamento dell'idea di una mia amica ahahah)
E nulla, fuggo, ma prima un saluto speciale alla Yeli che ha la simulazione di terza prova! I'm with you!!
Un bacione a tutte :*

Eleonora





Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Indecifrato ***




Image and video hosting by TinyPic


sedici

indecifrato








- Io e Luke facciamo la spesa alcolica - sorride Lia, sporgendosi verso Danie.
Luke sgrana gli occhi e quasi si strozza con il succo all'albicocca che sta bevendo: - Cosa?
- Se non ti va, ci vado io - scherza Michael, facendo un occhiolino a Lia. Negli ultimi giorni hanno chiacchierato e la mora ha dovuto ammettere (prima a se stessa e poi a Zara) che non è per niente male, anche se un po' strano.
Luke scuote la testa con impeto, gesticolando con la sigaretta appena accesa tra le dita: - Abbassa la cresta, cazzo di Power Ranger! Andrò io!
Lia gli sorride.
- Ok, allora - Danie riprende il controllo della situazione. Indossa le Dr Martens che i suoi genitori le hanno regalato per natale (rosse) e la ricrescita scura comincia a farsi vedere - Per l'alcol siamo a posto. Per il posto...
- Non avevamo deciso per la casa di Michael?
- Ok, casa di Mike - e lo annota sul foglio, attirando l'attenzione del giovane, che non sentiva Danie chiamarlo così da mesi, forse - Gli invitati?
- Oh, fanculo, Turner - ridacchia Luke, passando un braccio intorno alle spalle di Lia - Invitiamo i soliti. Più i compagni di squadra di Calum. Oppure no, quegli stronzi non mi piacciono.
- Hemmings mi dai il voltastomaco - commenta Nina, lanciandogli un'occhiata velenosa che riceve un gestaccio in tutta risposta.
Lia sorride, abbassando lo sguardo, e questo lato di Luke le piace da morire.
- Possiamo invitare Austin McClair? - chiede Nina, dando una gomitata a Danie - Ti piaceva da morire, un paio di anni fa.
- Un paio di anni fa - sottolinea la bionda - Adesso gli vomiterei sui piedi.
- Aspettate, cosa?
- Non lo sapevi, Luke?
- No! Siete delle stronze, non ci dite mai un cazzo! Questa amicizia a cosa serve, esattamente?
- Tu ci dai l'erba e un tetto sotto cui dormire quando i tuoi non ci sono. In cambio noi ti vogliamo bene - gli ricorda Nina, dandogli un buffetto sulla guancia.
Il biondo ride, senza togliere il braccio dalle spalle di Lia, che ormai s'è tranquillamente abituata alla vicinanza tra di loro.
Lei a Bologna non ci torna, ok?
- D'accordo, al di là dei miei gusti, siamo a posto con l'organizzazione?
- Manca la torta - suggerisce Ashton, senza un particolare entusiasmo nella voce. Sta fumando da quando sono arrivati a casa di Nina e non si è mosso dalla poltrona sulla quale è seduto, limitandosi ad annuire di tanto in tanto, evidentemente annoiato.
- Giusto! - conviene Nina - Cioccolato, che piace a entrambi.
- Tanto saranno così fatti che nemmeno si renderanno conto di quello che mangiano.
- Luke, puoi per favore evitare di fare lo stronzo per cinque cazzo di minuti?
Ashton, in tutto questo, sorride soltanto, osservando con la coda dell'occhio l'amico. Lia non ha ancora capito come sia possibile che non abbia un briciolo di orgoglio fraterno nei confronti di Zara.
Quando le sembra di aver finalmente cosa cazzo gira per la sua testa, Ashton Irwin se ne esce con uno dei suoi comportamenti indecifrabili.
Anche ora, le sembra di avere davanti un perfetto sconosciuto. Eppure sono mesi che vive con lui.


Zara dà la schiena a Maximilian, mentre si infila nuovamente la canottiera nera che dovrebbe essere di Lia.
Sposta i capelli verdi tutti sulla spalla sinistra e sospira piano, imponendosi di smettere di pensare a Calum.
Sente le labbra ruvide su di lei.
- Sei bellissima - soffia lui, sulla sua pelle diafana, lasciandole una serie di baci morbidi.
Zara sposta leggermente la testa, permettendogli di appoggiarle il mento sulla spalla lasciata libera dai capelli. Le sue braccia vanno a cingerle il ventre, mentre sono guancia contro guancia.
- Quando tornano i tuoi fratelli?
- Non ne ho idea - mormora lei - Ti va una sigaretta?
Maximilan ridacchia, lasciandola andare e tornando a stendersi sul letto: - Non pensavo che fossi quel genere di ragazza.
- Quale genere?
- Quella che fuma dopo aver scopato.
Zara ridacchia, mentre rovista nella sua borsa nera alla ricerca del pacchetto di sigarette.
Le trova, porta una ciocca dietro l'orecchio e se ne accende una, usando uno degli accendini che un paio di settimane fa Calum le ha regalato.
- Puoi fumare in casa?
- In teoria no - replica, buttando fuori - In pratica lo faccio.
- Sei così...
- Così ribelle? - scherza - Non hai ancora visto niente.
- No - scuote la testa lui, guardandola dritta negli occhi - Così particolare.
- Per una cazzo di sigaretta?
Le dita di Maximilian vanno ad accarezzarle le cosce nude: - Per tutto. Non è che mi piaci, però... Sei diversa dalle altre, in un certo senso. E non chiedermi che cosa cazzo significa, perché probabilmente non lo so nemmeno io.
Zara ridacchia, prendendo un altro tiro, senza però interrompere il contatto visivo.
Sa perfettamente che Calum non le perdonerebbe mai di essere stata a letto con un altro, perché è schifosamente possessivo quando vuole.
Zara si stupisce di sapere davvero un sacco di cose riguardo Calum.
Sa che ha dato il primo bacio a una ragazzina bionda di nome Naomi, all'età di tredici anni, sa che ha preso la prima sbronza insieme a Michael e sa che non gli piace la vodka liscia, ma che la beve, in assenza di altro.
Calum ha una cicatrice sul polso e non è giusto che a lei piaccia così tanto, vero?
A volte la spaventa, il bene che gli vuole.
E, sì, non è ancora pronta per classificarlo come amore. Sarà sempre bene, nulla di più, perché certe parole sono troppo difficili, per una come Zara.


- Possiamo parlare? - la voce di Lia arriva ad Ashton come ovattata.
Sono soli in casa, Zara dovrebbe arrivare a momenti, e Ashton sta bevendo un bicchiere di succo all'ananas dando le spalle alla porta.
Indossa un paio di pantaloni di tuta blu, dai quali si intravede l'elastico dei boxer ed è a petto nudo, nonostante non faccia così caldo.
- Dobbiamo parlare? - chiede, voltandosi e rivolgendole un sorriso storto.
Lia annuisce.
- Ok, ti ascolto.
- A me... No - si blocca - Io credo che mi piaccia Luke.
Ashton annuisce: - Ok.
- Ok? Solo un fottuto ok?
- Cosa dovrei dirti, Lia? Che non mi va bene? O vuoi la mia benedizione?
- Io...
- Luke è un coglione - la avvisa, seguendo con la punta dell'indice il bordo del bicchiere - Ti tratterà male e si presenterà a casa nostra di notte, completamente sbronzo, in cerca di un letto per dormire.
Lia assottiglia gli occhi, studiando l'espressione indecifrabile di Ashton: non capisce il senso di trattarla con tutta la freddezza della quale dispone, non capisce perché non le sorrida più e non capisce, soprattutto, dove voglia arrivare.
- Ma se ti piace è ok.
- Tu non sei normale - asserisce, storcendo il naso.
Ashton ridacchia: - Lia, sono serio. Luke è... Luke.
- E io sono io. Questo discorso non ci porterà da nessuna cazzo di parte - scuote la testa, poi fa per voltarsi e tornare in camera, quando si sente richiamare.
- Credo che anche tu gli piaccia.
Lia annuisce, portando lo sguardo sulla punta delle sue scarpe che ancora non s'è tolta.
Perché Ashton deve essere così dannatamente impossibile?















NdA: Si poteva stare tranquilli? MA CERTO CHE NO, che domande!
Lo so che cosa state pensando ("Ma sto bipolarismo, Zara?"), ma vi dirò, siamo solo all'inizio ahah
E niente, Lia e Luke si prendono delle libertà che ad Ashton non vanno proprio a genio, almeno per quanto crede lei. Non è dett che il malumore di Ashton sia dovuto a Luke :)))
Ok, adesso che vi ho messo abbastanza dubbi, fuggo!
Un bacione grande e buona settimana :*

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Diciotto ***




Image and video hosting by TinyPic


diciassette

diciotto








Lia sorride con gli occhi, mentre applaude a tempo con tutti gli altri e Zara porta le mani sulla bocca: del suo viso si intravedono solo le pupille che si dilatano dallo stupore.
Accanto a lei, completamente vestito di nero, c'è Luke Hemmings, che non ha ancora mollato la presa sulle sue spalle e ride spensierato, sinceramente divertito dalla faccia del suo migliore amico.
Calum non si aspettava una festa a sorpresa per i suoi diciotto anni (e quelli di Zara) e ora non sa dove guardare, chi ringraziare, a chi sorridere.
Nina ed Ashton sono vicini e ogni tanto si lanciano qualche occhiata complice.
A Lia piace da morire, questo clima allegro: le piace vedere Zara che abbraccia e saluta ad uno ad uno tutti i suoi amici, le piace come Danie sia scoppiata a piangere tra le braccia di Calum, le piace la luce soffusa che fanno le luci colorate sistemate da Michael in giro per la casa.
E' tutto talmente bello che non le sembra nemmeno vero.
Non ha la minima intenzione di rinunciare anche al più insignificante aspetto della sua vita di ora.


Michael è appoggiato blandamente al muro, il telefono tra le mani e una sigaretta appoggiata dietro l'orecchio.
Danie lo sa, che sta scrivendo messaggi alla sua fidanzata, quella che lavora al bar vicino al museo.
"Ti odio", che poi non è vero, ma è l'unica cosa che le riesce di sussurrare.
Danie non è per le tragedie, per i pianti e per gli strilli: lei incassa, sorride, perdona, ma non ha più spazio per nascondere il dispiacere.
Il suo fisico perfetto, conquistato con così tante difficoltà, non è abbastanza per fingere che non sia successo nulla.
Michael sta con una cameriera, più grande di lui, più bella di lei, più sorridente di loro.
A volte ci pensa, perché se fosse restata grassa e anonima, forse, adesso sarebbe tutto diverso. Nina Sanchez non avrebbe mai voluto essere sua amica e Calum Hood probabilmente avrebbe continuato ad ignorarla, Zara sarebbe rimasta sempre la migliore tra le due, ma Michael sarebbe ancora accanto a lei, silenzioso e presente come solo lui è in grado di fare.
Magari sarebbero comunque alla stessa festa, ma non distanti come due estranei, lei con le gambe completamente nude, lui con lo sguardo basso.
E, ok, adesso Danie ha anche altre persone, ha Franciscus, Maximilian e Katherine, può contare persino su Luke Hemmings, ma Clifford è sempre stato tutto.
Non può averlo davvero perso.


Zara è bellissima, stasera, e a Calum non sembra nemmeno vero, di averla avuta tra le braccia tante di quelle volte da perderne il conto.
Il top bianco e la gonna nera si sposano così bene con il colore chiaro della sua pelle e con i capelli di un verde sbiadito che gli viene soltanto da sorridere e da volerla.
Beve un sorso di whisky dal bicchiere di Michael, accanto a lui, quando un tipo rasato (che ha tutta l'aria di essere Maximilian, l'amico del ragazzo che a Danie piace) si avvicina a lei.
Calum assottiglia gli occhi, per non perdersi nemmeno un movimento dei due, in mezzo al buio e al fumo delle sigarette.
Zara sorride, Maximilian la tocca, le parla avvicinandosi pericolosamente al suo visino, Zara sorride ancora, poggiando le sue mani sul petto di lui.
- Cosa fa quel coglione?
- Quale? - chiede Michael, allarmato, ma non fa in tempo a ricevere una risposta che si trova già a dover seguire Calum in mezzo alla gente, mordendosi la guancia nella speranza di non doverlo separare da qualcuno.
Il moro si avvicina a Maximilian, lo spintona, lo minaccia, puntandogli un dito contro.
Zara osserva la scena paralizzata: sono talmente vicini che potrebbero toccarsi con un lieve movimento del capo.
Michael è esattamente di fronte a lei, dall'altra parte. Con una mano tiene il braccio destro di Calum e con il pensiero prega che Luke arrivi in fretta.
- Ti spacco il culo - sibila il moro, senza lasciare per un istante gli occhi dell'altro.
Maximilian si allontana di poco, volta lo sguardo verso Zara che improvvisamente si ritrova con l'attenzione di tutti addosso.
Si morde il labbro, poi urla un "Vaffanculo" che inizialmente non si capisce a chi sia diretto.
Si volta, teatrale come solo lei è capace di essere, ed esce velocemente, non prima di aver afferrato una bottiglia di alcolico dal tavolo lì vicino.
Maximilian fa per seguirla, ma la mano di Michael che gli stringe la spalla lo blocca: - Stai fermo, ora, stronzo.
Calum l'ha già raggiunta.


- Non sei così male, Hemmings - ridacchia Lia, passando distrattamente l'indice sulla smagliatura delle sue collant scure.
- Avevi dubbi?
Lia scuote la testa con veemenza: ha bevuto più del solito e si sente stranamente tranquilla. La testa è un po' leggera, quello sì, ma può dirsi contenta della serata appena passata.
- Non ho mai avuto dubbi sulla tua simpatia.
- Ah, ecco. Ora si ragiona.
- Tu sei felice, Luke?
Il biondo arriccia il naso, sorridendo di riflesso: Lia è talmente bella che gli fanno quasi male i polmoni nel tentativo di respirare.
Lui, di amore, non ne sa un cazzo, sostanzialmente, ma sa che con lei e per lei andrebbe in capo al mondo.
- Dipende che cosa intendi con "felice".
- Non so - fa spallucce lei - Hai presente quando ti senti talmente... invincibile che nulla potrebbe buttarti giù? Ma proprio nulla, che ti alzi al mattino e hai voglia anche di andare a scuola e hai voglia di prendere freddo, e anche se sai già che qualcuno ti farà incazzare di brutto, tu sei felice?
Luke nega, guardandole il collo lasciato nudo dalla coda alta. Zara deve aver insistito perché Lia si stirasse i capelli, altrimenti leggermente mossi.
- Non ci credo.
- Non ci credere, italian. Io non mi alzo mai felice.
- Perché sei un piccolo stronzo - e ride.
- Sarò anche un piccolo stronzo, ma non ho motivi per alzarmi e avere tutta questa voglia di cui parli tu.
Le mani di Lia corrono alle sue stesse ginocchia, mentre gli occhi si assottigliano e il sorriso si fa più largo: - Ti mancano i motivi, dunque.
Luke annuisce: - Potrebbe essere.
E gli manca anche il coraggio, ma (appunto perché non ce n'è) non riesce a confessarglielo. Vorrebbe avere la stessa sfacciataggine che di solito si gloria di avere, forte di essere Luke Hemmings, quello con i genitori borghesi e l'erba buona, ma con Lia non ha più senso.
Con Lia non ha più senso niente e Luke non è ancora pronto.
- A me un po' piaci - mormora Lia, vergognandosi subito come una ladra.
- Cosa?
- Niente.
- No, ripeti.
Scuote la testa, un secondo prima che le mani callose di Luke le circondino le guance, per una volta impreziosite dal blush.
Si è chiesto spesso, come fosse baciare la ragazza nuova, e non riesce più a fermarsi, nonostante sappia già che tutto è destinato a finire.
La martellante consapevolezza di essere solo parte di una parentesi, per lei, lo scuote da dentro e, per quanto pensi di volerla, con una certa riluttanza si allontana da lei.
Lia gli sorride, candida come sempre.


Danie pensa che Franciscus sia il prototipo di ragazzo perfetto, anche se non crede di volerlo presentare a sua madre, che non capirebbe.
Non capisce mai, lei.
Si stanno baciando da una decina di minuti, spalmati sulla parete accanto alla porta d'ingresso di casa Clifford.
Franciscus è semplicemente perfetto: dosa i movimenti, le accarezza con riguardo la schiena e i glutei, di tanto in tanto sorride contro le sue labbra.
In questo momento, non le interessa nemmeno di essere vista da qualcuno, non le interessa delle parole che poi Zara le riverserà addosso, quando avrà scoperto ogni cosa.
Si sente talmente bene che è come se fosse entrata a vivere nel corpo di un'altra ragazza, che non le sembra vero di essere stata scelta per una volta.
- Non facciamola finire qui - mormora lui, poggiando le labbra carnose sul suo orecchio.
Danie scuote la testa con enfasi.
Non potrebbe mai finirla lì.


Fuori fa freddo, essendo gennaio, ma a nessuno dei due sembra realmente importare.
Zara è appoggiata con la schiena al muro, tra le mani una bottiglia di gin, e singhiozza, scuotendosi ad ogni singulto. Calum ha le mani in tasca e non ha intenzione di tirarle fuori.
- Sei uno stronzo - sputa lei - Non ne avevi il diritto.
- Tu sei una stronza. Perché è qui?
- Perché è mio amico!
- Da quando ti scopi gli amici, Zara? - urla lui, allargando le braccia, che le voci girano in fretta - Da quando?
Calum ha il viso distrutto di chi è stanco: davvero, non ce la fa più. E' solo l'ennesima goccia in un vaso pieno e lui sta lentamente mollando la presa, come se tutto quello per cui ha lottato fino ad ora, improvvisamente, non valesse più niente.
Se potesse, si strapperebbe la pelle di dosso e picchierebbe Zara fino a ucciderla, perché lui la odia come non ha mai odiato nessuno.
E vaffanculo a Danie e al suo "Si odia solo chi si ama", non ha la minima idea di quel che dice.
- Ho scopato anche con te.
- Sei...
- Cosa sono? Dillo. Non sono cieca, Calum, lo vedo, come guardi Danie! E so anche di Linda, quindi è inutile continuare a prenderci per il culo, no? Io non ti devo nulla, non stiamo insieme e non lo siamo mai stati! Vivi la tua vita di merda e lasciami stare! - singhiozza, poi, e prende un altro sorso di gin.
Ha il trucco che cola lentamente lungo le guance, mentre Calum scuote lentamente la testa.
Ha tanta voglia di fumare un po' dell'erba che Luke ha con sé.
- Non amo Danie, io non ho mai amato Danie, io amo te, ma tu... tu... Oh Cristo, dov'eri tu? Quando ero solo come un cane? Io avevo bisogno di te. E con Linda c'è solo stato sesso, sveltine, e allora chissenefrega, è andata, ti odio... Fallo, scopati Maximilian, non importa, sono stufo di chiedere scusa - ha la voce spezzata, come se volesse scoppiare a piangere da un momento all'altro - Io ti amo, chiedi tu scusa, adesso.
Zara gli rivolge uno sguardo truce, arriccia il naso e apre la bocca, ma poi la richiude, senza aver trovato nulla di intelligente da dire.
Calum fa fatica a distogliere lo sguardo dal suo volto, ma quando ci riesce si ficca immediatamente una sigaretta in bocca, riuscendo in parte a sciogliere la tensione.
Con la coda dell'occhio, vede Zara prendere l'ultimo sorso di gin, per poi lasciar cadere la bottiglia vuota a terra, che non si rompe.
Aspira con forza, mentre prega un qualche dio che non rientri, che non lo lasci solo, perché significherebbe una sola cosa e lui, ancora, non è pronto.
Gli passano davanti agli occhi gli ultimi anni, tutti i baci (prima segreti e poi no), le carezze, i silenzi che lei ha sempre saputo colmare alla perfezione e poi, solo poi, si rende conto di averle appena detto che lui l'ama.
Che l'ama e che non ama nessun'altra, che è stanco di chiedere scusa e... che la ama, ok?
- Come vuoi che io ti risponda? - chiede Zara, gli occhi puntati sulla parete in mattoni a vista davanti a loro.
- Non mi devi rispondere.
- Io ti odio, Calum, mi rovini le giornate in continuazione. Ti odio.
Calum fa spallucce, continuando imperterrito a fumare, avvolto dal suo mutismo disperato.
Zara scoppia a piangere e: - Non puoi stare zitto, guardami, non puoi stare zitto - gli sussurra sulle labbra, un secondo prima di baciarlo quasi titubante, come una ragazzina alla sua prima esperienza.
Ci vuole un po', prima che si sciolga anche lui.
Il sapore del tabacco e quello del gin si mescolano con la dolcezza di due parole ferme sulle labbra perennemente secche di lei.
Sono le tre del mattino ed è troppo presto, per Zara.















NdA: Sono emozionata come una bambina, lo ammetto aahaha
Aspettavo di scrivere questo capitolo da tipo mesi e finalmente eccolo qui! Sono abbastanza soddisfatta come è uscita la parte di Zara e Calum, spero che la drammaticità della loro situazione sia passata! Ci tengo a sottolineare che la parte di Calum si ispira ad una battuta di Sid, il mio personaggio preferito della prima generazione di Skins e che ho voluto "citare" per una sorta di "omaggio" :)
E poi, BEH, Lia e Luke si danno un bacio! Ma parliamone! Non vedevo l'ora che qualcosa anche per loro si smuovesse (anche se Chiara non è d'accordo)
Infine, Danie prima fa la presa male per Michael e poi va con Franciscus, andiamo a capirla, pure lei!
Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Tinta ***




Image and video hosting by TinyPic


diciotto

tinta








A: Huke Lemmings

Possiamo vederci in serata


Lia ha cominciato a ridere non appena Danie ha messo piede in casa e tuttora non ha smesso.
Zara sembra rinata, dopo la sua festa di compleanno: adesso indossa una canottiera nera che con ogni probabilità è di Calum, gira per casa in mutande e continua a sorridere, entusiasta come sempre di tingersi i capelli.
L'ordine che hanno fatto è arrivato questa mattina, puntuale, sotto casa di Danie.
- Hai mai pensato di cambiare colore? Non più verdi, ma tipo... Rossi?
Zara spalanca gli occhi scuri e scuote la testa con enfasi, mentre Danie trattiene a stento una risatina.
- Blu? - ritenta Lia.
- Mai.
- Dille perché, però! - la istiga allora Danie, studiando attentamente le istruzioni per la decolorazione dei suoi capelli.
- Ah, c'è un perché preciso? - Lia si volta di riflesso verso la bionda che, occhi ancora sulla confezione, annuisce e alza il pollice.
- Non mi piacevano, blu!
- O meglio, non piacevano a Calum - ridacchia allora Danie, dandole una gomitata - Quando li aveva fatti blu notte, lui ci era quasi rimasto male. Le avrà chiesto una ventina di volte perché non l'avesse informato del cambio.
- Non ti ho mai vista con i capelli blu!
- Non sono durati, mi stavano troppo male - e sorride, facendo spallucce.
Lia e Danie si scambiano un'occhiata divertita, ma non vanno avanti ad insistere.
- Dai, vieni qui che ti tingo, Grinch.
Zara smette di saltellare per la stanza al ritmo di Numb che risuona dalle casse che hanno rubato stamattina ad Ashton.
Il bagno di casa Irwin non potrebbe essere diverso: non è molto grande, ma a Lia piace tanto.
Se dovesse descriverlo in breve, direbbe che è il classico bagno da serie tv inglese. Ha la vasca da bagno con i bordi invasi da saponette e bagnischiuma, cinque accappatoi colorati appesi alla porta, l'ultimo numero di Cosmopolitan e il libro di Claude appoggiati al davanzale e, ovviamente, nessun bidé.
Danie, con i guanti in lattice e il pennellino tra le mani, sembra una professionista, ma anche mentre lei lavora Zara non riesce proprio a stare zitta.
- Ho visto un vestito da Forever 21 che... No, lasciamo stare, non continuo.
- Aspetta, fammi indovinare. Era nero? E corto, magari?
Zara arriccia il naso: - Sto per rispedirti a Bologna, italian. E comunque sì, hai azzeccato. Ma era bello sul serio!
- Non ne dubitiamo.
- Vi state coalizzando, voi due - commenta la padrona di casa, portandosi una sigaretta alle labbra e accendendola con uno dei clipper di Calum, quello con la fotografia della Sagrada Familia.
Danie non può evitare di sorridere.
- Ma con Hemmings, Lia? - chiede poi, lasciando cadere un po' di cenere nel posacenere.
Lia non è sicura che Helena sia completamente d'accordo, con il fumo in casa, ma non può fare a meno di sorridere e stringersi nelle spalle.
- Si sono baciati! - esulta Danie - Me l'ha detto Luke subito dopo!
- Finalmente! Stavamo cominciando a preoccuparci, qui!
Lia alza gli occhi al cielo, ma ha le labbra leggermente incurvate.
Non le piace essere al centro dell'attenzione, ma (che cazzo!) ha baciato Luke Hemmings, non un tipo qualsiasi!
- E tu, Zara?
- Io?
- Tu - Lia ride.
- Niente di che, siamo alle solite - e spegne il mozzicone, sopprimendo la voglia di dire a voce alta che (forse) stavolta è quella buona.
- Ve l'hanno detto, lui e Luke? - chiede Danie, gli occhi ancora sui capelli di Zara - Alla festa di Joy Buster, Victor, quello che era in classe con Ashton, ha dato loro uno o due cartoni.
Lia sgrana gli occhi: - Cartoni?
- LSD - la bionda annuisce - Calum dice che è da provare.
- Calum lo dice? - Zara ha la voce piatta, fissa le sue gambe nude e l'atmosfera si è fatta subito più pesante.
- Sì - anche Danie si fa più preoccupata, mentre Lia osserva il viso di entrambe incupirsi - Perché?
Zara non risponde.


A: Calum Hood

Non ho intenzione di uscire con te, oggi.


La camera di Michael Clifford è piccola ed esposta a sud. D'estate è bollente e d'inverno è l'unica stanza di casa sua dove si senta a suo agio, sotto un plaid colorato, il termos del caffè appoggiato sul comodino e la musica in sottofondo.
Sulla parete direttamente di fronte alla porta, c'è un poster di Star Wars che occupa buona parte della parete, alcune foto ingiallite che lo ritraggono insieme a Zara e Luke, l'attestato di un corso di nuoto che ha frequentato con la scuola e tutti i biglietti dei concerti ai quali è stato, accuratamente ordinati cronologicamente.
Appoggiata al muro, di fianco alla scrivania, c'è la sua chitarra elettrica verde menta, che i suoi genitori gli hanno regalato per Natale qualche anno fa.
Michael la cura quasi maniacalmente, benché non la suoni più da tempo.
Ha un piccolo armadio bianco, sulle quali ante Calum si è divertito a scrivere con l'indelebile nero, quasi completamente vuoto, dato che tutti i suoi vestiti sono ammassati in qualche modo sulla scrivania e sulla sedia girevole che un tempo è stata di un brillante rosso magenta.
L'unica cosa di cui Michael va veramente fiero, in tutto questo disastro, è il suo computer, che ha assemblato personalmente, comprando su internet parti su parti.
Pulirlo, aggiornarlo, potenziarlo è ciò che più lo rilassa, ultimamente, anche se nessuno sembra essere granché interessato alla sua passione, i suoi genitori in primis.
Oggi, però, nemmeno giocare online a uno di quei giochi strategici che tanto lo appassionano sembra funzionare.
Si butta a peso morto sul letto, rischiando di battere la testa sullo stipite, e soffoca un urlo nel cuscino.
Dovrebbe uscire con Lena, questo pomeriggio.
In teoria.
In pratica, è già in ritardo di una ventina minuti, minuti che lei avrà trascorso aspettandolo davanti all'Hard Rock Cafè, gli occhiali da vista appoggiati elegantemente sul naso e le cuffie nelle orecchie.
Probabilmente starà ascoltando i Beatles, riflette Michael.
Lena ascolta sempre i Beatles, come se non conoscesse altra band al mondo.
Alla fine non è che non gli piaccia, con le lentiggini chiare sulle guance e i capelli biondo cenere, le gambe affusolate e le dita lunghe, perché Lena è innegabilmente carina.
Persino Calum ha bofonchiato un "Mh, sì" abbastanza convinto, nonostante abbia dei gusti impossibili, non difficili.
Dopo un altro sospiro pesante, Michael si tira su a sedere, prendendosi i capelli freschi di decolorazione tra le mani.
Il suo cellulare è appoggiato sul comodino. Lo afferra, sorridendo istintivamente nel leggere il nome del cazzo con il quale Zara stessa ha salvato il suo numero nella rubrica.
Non apre i tre messaggi, comunque, preferendo andare a leggere quello che gli inviato Lena, ormai mezz'ora fa.
"Sto arrivando"
Michael storce la bocca, prendendo a torturarsi il labbro inferiore tra gli incisivi.
Ci vorrebbe pochissimo, per lui, rimediare al guaio che sta combinando: basterebbe alzarsi in piedi, infilare una canottiera pulita ed uscire. Sarebbe comunque in ritardo, ma Lena lo perdonerebbe.
Non si muove, però.
"Non posso più stare con te", scrive.
Invia.
Sospira e butta il telefono per terra, con rabbia.
Lo schermo si rompe.


A: Zara the queen

Sono tornato single, contenta?


Ashton Irwin non era uno di quelli considerati popolari.
Non gli piaceva FIFA, spesso si presentava a scuola con camicie dai colori impensabili (come quella viola, che Luke ancora ricorda con orrore) e piastrava il ciuffo di ricci che gli ricadeva sulla fronte.
Sua sorella Lauren era stata rappresentante d'istituto, miglior alunna del suo corso per due anni consecutivi e fidanzata di Jeremy McGillan, adorabile principino della Edimburgo che conta.
Ashton aveva cinque anni (Lauren nove) quando si è svegliato una mattina e della sua mamma non c'era traccia.
Era abituato a trovarla in cucina, ancora con il pigiama addosso, gli occhiali da vista posati sul naso dalla forma elegante, una tazza di the tra le mani ossute e la tv accesa sul notiziario.
Al posto suo, invece, c'era un bigliettino giallognolo di quelli che aveva sempre usato per appuntare la lista della spesa e suo padre, più grigio del solito, le spalle ricurve e la testa tenuta tra i palmi.
"Papà?" e non aveva risposto.
Ashton aveva scoperto ancora prima di mettere piede a scuola che le persone sono cattive e ti fottono. Sempre. In un modo o nell'altro.
Ne aveva poi otto, di anni, quando suo padre si era sposato per la seconda volta, con una donna che non poteva essere più diversa dalla sua mamma. Helena aveva i capelli lunghi tutta la schiena, due magnetici occhi tra il giallognolo e il verde, indossava solamente abiti neri (ora Ashton ne ride, perché anticipava la moda di adesso) e portava un unico braccialetto, una forchetta arrotolata intorno al polso esile.
Era strana, storceva il naso davanti ai videogiochi di Ashton e insegnava alla sua bambina come intrecciare piccole corone di margherite, mentre Lauren osservava il tutto seduta sulle scale, seminascosta nel buio.
Zara era solamente al primo anno di scuola, ancora leggeva con difficoltà e scriveva il suo nome in corsivo da pochi mesi, ma rideva tantissimo, ricorda Ashton, e adorava i ragni.
Aveva un amico, Luke Hemmings, che tutti i giorni andava a trovarla: Ashton aveva finito per essere il loro compagno di avventure, tra una missione impossibile nello stretto giardino del retro e un pomeriggio passato davanti al camino.
Ancora adesso, onestamente, Ashton non saprebbe dire come si è formato il loro gruppetto: ricorda soltanto di essere stato bocciato una prima volta, ricorda le gelide parole di suo padre e il sorriso gentile di Helena, gentile come quello di sua madre, mentre gli versava una tazza di the e gli diceva che, no, non è una bocciatura a fare di lui uno stupido.
Avrebbe tanto voluto che ci fosse stata la donna che l'aveva messo al mondo quattordici anni prima, ma aveva scosso violentemente la testa, 'ché lui avrebbe dovuto odiarla.
L'anno successivo aveva conosciuto Michael Clifford, nullafacente di prima categoria. Era stato l'inizio di una grande amicizia, che aveva portato entrambi a perdere un altro anno tra le mure scolastiche.
Claude non si era arrabbiato granché, Helena aveva sorriso ancora.
"Nemmeno due bocciature ti rendono stupido"
Aveva poi incontrato Calum Hood, degno compare di Hemmings, e qui Ashton ricorda chiaramente di aver dovuto stringere i denti: aveva sedici anni, i suoi amici quattordici, e non aveva ancora deciso se gli piacesse o meno frequentare gli stessi corsi della sua sorellastra.
Era stato strano, in tutta onestà, osservarsi con sempre più amici intorno, con sempre più ragazze a sorridergli. I voti erano saliti (non troppo), il sonno era tornato (almeno un po') e suo padre lo abbracciava meno raramente.
Con il senno di poi, è stato proprio quando ha ripetuto per la terza volta il primo anno di superiori, che Ashton ha capito quanto fosse assolutamente ok essere assolutamente emarginato.


A: Nina :)

Dove sei tu?















NdA: Ciao a tutte :)
Sto aggiornando ed è una sorpresa un po' anche per me ahahah il fatto è che sono esagitata come rare volte nella vita, perché DOMANI ho il concerto di J-Ax e, niente, sto ascoltando tutte le canzoni da oggi all'una.
*Adesso momita sul palco anche Justin Bieber* Mh, sì, dicevo. Pensavate che tra Calum e Zara fosse tutto ok, eh? Ahahahahah, no, ovviamente.
E, giochiamo a indovinare chi manda i quattro messaggi? Sono abbastanza ovvi a dire la verità ahah
Bene, finisco di dire cazzate ed evaporo.
Un bacione grande, da chi è vecchia scuola ;)
Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Sottopelle ***




Image and video hosting by TinyPic


diciannove

sottopelle








Calum entra in cucina con il beanie grigio calato sulla testa, ancora; è appena tornato dall'allenamento, il borsone blu è stato abbandonato all'ingresso e ora come ora ha solo voglia di compagnia.
Suo padre, come sempre, non lo degna di uno sguardo: va avanti a spostare oggetti a caso da un ripiano all'altro, senza un apparente logica di fondo, la sigaretta tra le labbra, però spenta.
- Papà - lo richiama Calum.
David non lo sente, fa cadere una forchetta per terra e si china a raccoglierla.
- David.
L'uomo si gira, sul volto dipinta un'espressione stanca e vagamente persa.
- Mi hai chiamato?
Calum annuisce: - Come stai?
- Bene, direi - biascica, preso in contropiede dalla domanda inaspettata - Tu? Hai bisogno di qualcosa?
- Volevo parlare.
- Di qualcosa in particolare?
Lui fa spallucce: - In realtà no.
David annuisce, sovrappensiero, mentre osserva interessato le braccia nude del figlio, le sue mani e tutti i simboli scuri che colorano la pelle olivastra tanto diversa dalla sua.
- Da quando... Da quando hai tutti questi tatuaggi?
- Da... Un po' di tempo.
E' come se suo padre volesse sporgersi e toccarli, ma qualcosa lo blocca, lo tiene fermo e immobile, le labbra serrate intorno al filtro della sua sigaretta.
- Quando l'hai fatto questo? - e indica, a debita distanza, la rondine sull'avambraccio.
- Mesi fa.
Silenzio.
- Sai cosa significa? - muove il braccio e guarda il suo stesso tatuaggio.
Ancora silenzio.
Oppressione.
- Nei geroglifici egizi, la rondine, aveva il significato di "la preferita" o, tipo, "la più amata" - spiega Calum, un po' ansioso di dire ad alta voce uno dei suoi segreti - Ho preso l'appuntamento per il giorno del compleanno della mamma.
David sta zitto, gli occhi acquosi che brillano di un azzurro tenue da dietro gli occhiali.
Non potrebbe essere più diverso da Calum, fisicamente: porta sulle spalle il peso di essere sempre stato solo, è cupo e ingrigito, in lui non vi è nulla della forza che tiene in piedi suo figlio.
- E sulle mani?
- Sono le tue iniziali, vedi? E quelle...
- Quelle della mamma.
Calum annuisce.
- Poi c'è la piuma - e si morde il labbro sottile.
- Sì.
- Per lei anche quella?
Calum scuote la testa, portando istintivamente la mano sulla clavicola, ad accarezzare il tatuaggio.
- Significa leggerezza, lievità. E' per... perché c'è qualcuno che mi fa sentire... bene, come se mi portasse via un peso dal petto. Tipo che nemmeno mi sembra di meritarmelo.
- La tua... fidanzata?
- No - Calum si passa una mano sul viso, strofinandosi gli occhi. Si chiede in continuazione se ne sia valsa la pena, di fare quel tatuaggio - Noi non... non ci parliamo da un paio di giorni.
- Dovresti andare da lei - asserisce David, accendendosi finalmente la sigaretta.
- Non sarebbe felice.
- Stronzate - poi si alza e sale al piano superiore, senza una parola in più.
Calum nemmeno ha finito di spiegargli il significato dei suoi tatuaggi.


Lia non aveva mai visto la casa di Luke.
Sapeva solo che fosse ampia, luminosa e bellissima, dai racconti di Zara aveva dedotto che fosse il classico appartamento da famiglia ricca e piuttosto snob.
Si sente abbastanza orgogliosa, non appena appoggia i piedi (rigorosamente scalzi) sul parquet chiaro dell'ingresso.
Alla sua destra si estende il salotto, nel quale campeggia un grande divano candido, un tavolino basso di cristallo impreziosito da un vaso di fiori bianchi anch'essi.
Davanti a lei c'è tutta Edimburgo, vista attraverso i vetri immacolati della grandi finestre.
- Hai una casa bellissima - si lascia sfuggire, voltandosi a guardarlo in viso.
Luke fa spallucce: - Troppo bianca. Vuoi qualcosa da mangiare?
- No, sto bene.
- Andiamo in camera mia, allora - e sorrido, un po' imbarazzato.
Lia lascia correre lo sguardo sui mobili della stanza, quando ci entra: Luke ha appeso alle pareti innumerevoli poster e ritagli di giornale, fotografie che ha fatto probabilmente lui stesso ai concerti ai quali è stato.
Ha scritto con l'indelebile sul piano della scrivania e ha appeso una fotografia della squadra di calcio della scuola qualche anno fa, quando si era lasciato convincere da Calum a partecipare.
- Non è un granché, qui.
- No, è carino. In effetti ti rispecchia.
- Dici?
Lia annuisce: - Molto più del resto della casa, se non altro.
Luke sorride, scucendo le labbra screpolate dal vento, e batte una mano sulla trapunta del suo letto sulla quale è sdraiato: - Vieni qui.
Lei non se lo fa ripetere, raggiungendolo velocemente.
Gli lascia un bacio a fior di labbra, per poi appoggiare delicatamente il capo sul cuscino, mentre le braccia di Luke vanno rapide a stringerle la vita.
Con le dita compie movimenti circolari sulla porzione di schiena che la maglietta leggermente sollevala lascia libera e non sa esattamente che cosa gli stia succedendo, ma vorrebbe che Lia non partisse mai, che rimanesse ad Edimburgo e, ok, ha una famiglia in Italia, ma gli piacerebbe potesse ignorarla.
Si china leggermente a baciarla, con urgenza, un po' per impegnarsi in qualcosa, 'ché lo sa benissimo: potrebbe scoppiare da un momento all'altro e dare voce a tutti i suoi desideri egoistici.
Le mani vanno rapidamente a sollevarle la maglietta grigia, mentre non c'è più modo di tornare indietro.
Se Luke vorrebbe tenerla con sé in Scozia per tutta la vita, Lia, dal canto suo, non ha la minima intenzione di rinunciare a tutto ciò che sta conquistando da quando è partita.
Non sapeva proprio cosa fosse l'amore, nonostante le decine di romanzetti letti nei primi anni di liceo. Era qualcosa di sfumato, la relazione impossibile tra la ballerina e il pugile, la prima della classe e il delinquentello da quattro soldi, era solo fiori e baci, oppure era sofferenza, strazio.
Astrazione, comunque, sempre quella.
Com'è che ora l'amore ha il volto di Luke Hemmings sopra di lei, sudato e rosso?


Ashton ha una playlist su Spotify che vanta ottantadue followers (che non ha ancora capito come facciano a trovarlo).
Adora la musica, di ogni tipo, e gli piace avere una lista infinita di canzoni dalla quale attingere ogni volta che gli va. Tiene le cuffie nelle orecchie per buona parte del pomeriggio, ogni giorno, e spazia dai Blink 182 ai Nickelback, passando per Rihanna, che ogni tanto tira fuori delle perle.
Oggi non è andato a scuola, ma Claude non lo sa.
Helena dovrebbe averlo intuito, altrimenti Ashton non si spiegherebbe l'occhiata complice che gli ha lanciato un secondo giusto prima che uscisse di casa.
Nello zaino nero, quello che Luke s'è divertito a decorare con lo sbianchetto, ha infilato soltanto una busta trasparente che contiene solo una decina di fogli stampati, gli altri venti sono già stati consegnati.
A caratteri piccoli, nero su bianco, c'è il suo curriculum e nessuno lo sa, nemmeno Zara.
Da quando c'è Lia, tutto è cambiato: non parlano più, loro due, è tutto strano, come cristallizzato. E lui ci prova a muoversi, fare un po' di caos, ma gli altri (tutti gli altri) sono come bloccati, ghiacciati, fermi nella loro solita vita del cazzo.
Cambia canzone, perché di ascoltare gli Arctic Monkeys ora non ne ha voglia, e entra in quello che è certamente il negozio preferito della sua sorellastra, intenzionato a comprarle un regalo.
Non ha la minima intenzione di spegnere la musica, anzi la alza, coprendo completamente il suono ovattato della musica che c'è nel locale che giunge alle sue orecchie.
Il beanie nero che ha preso in prestito da Lia comincia a prudergli la fronte, mentre gira lentamente tra gli scaffali e i tavoli in legno dipinto di nero.
Prende tra le mani un crop top bianco: ne studia il taglio, il tessuto, poi lo rimette a posto, perché effettivamente Zara è già abbastanza pallida senza che lui le compri qualcosa di candido.
Trova finalmente qualcosa, tra i maglioncini di lana e le camicie di flanella. Afferra il top in pizzo, consapevole che una cosa così addosso a lei farebbe impazzire chiunque, e si dirige alla cassa, deciso a tornare a casa il prima possibile.
E' un caso, poi, che volti lo sguardo verso destra, incrociando con lo sguardo le mani esili di Nina Sanchez che, con incredibile maestria, sfilano il cartellino da una collana dorata.
La ragazza si guarda in giro attenta, mentre con un solo gesto fluido lascia cadere l'accessorio all'interno della sua borsa in cuoio.
Ashton aggrotta le sopracciglia e i piedi si muovono in automatico, seguendola quando si allontana.
- Nina - la richiama, la voce ferma, mentre con la mano che non regge il regalo per Zara toglie gli auricolari.
Lei si volta di scatto, come spaventata; Ashton può osservare come i muscoli del suo bel viso si rilassino, appena si rende conto che è solo lui e che la sta passando liscia, ancora.
- Cosa stavi facendo?
- Un giro - sorride affabile. Oggi ha scelto un rossetto color corallo che si sposa alla perfezione con il suo incarnato.
- Non dirmi cazzate. Ti ho vista.
- Sto facendo davvero un giro.
Ashton rotea gli occhi: - E ti è caduta una collana in borsa, immagino.
- Non farmi la paternale - lo minaccia Nina, l'indice puntato contro di lui - Voi fate ben di peggio!
Lui storce la bocca, arricciando il naso.
- So tutto quello che fate quando uscite e non... non crederti migliore di me, non lo sei, nessuno di voi lo è! - Nina sembra quasi sull'orlo del pianto.
Ha ancora la voce che trema, come le gambe, quando Ashton la abbraccia stretta e la accompagna fuori dal negozio, senza lasciarla un secondo.
Il top che aveva intenzione di regalare a Zara è rimasto appoggiato a uno dei tavolini, completamente dimenticato.















NdA: Buonasera a tutte :)
Come ho già detto ad Alessandra, spero che sia uscito qualcosa di decente, anche se la vedo dura ahahah nel caso, se fa schifo, è tutta colpa della playlist di Ashton Irwin su Spotify (shame on him).
Nulla, che dire? Non so esattamente che cosa significhino i tatuaggi di Calum e ovviamente ci ho ricamato su la storia come più mi serviva, però i significati che lui dice nel capitolo sono reali.
Poi, mh, Lia e Luke. Lo so perfettamente che sembra stia andando tutto troppo veloce. Prima non si cagano, poi partono e si baciano, vanno a letto e bla bla, ma fidatevi di me, a tutto c'è un perché :)
E infine, state ben attente a quello che è successo nell'ultimo paragrafo. Oltre all'omaggio alla playlist su Spotify (lol), c'è un indizio moooolto importante!
E con questo mi dileguo, fuggo proprio ahahah
Buona settimana :*

Eleonora



Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Amati ***




Image and video hosting by TinyPic


venti

amati








- Facciamo un patto.
- Di che tipo? - chiede Luke, studiando attentamente lo scaffale degli alcolici.
I suoi genitori sono a Glasgow per l'intero weekend e ne approfittano per una cena tutti insieme, dopo quelli che sembrano secoli.
- Prova a smettere di fumare. Solo per stasera.
- Tu sei fuori - sorride lui, alzando lo sguardo per guardare Lia negli occhi - Stasera fumeranno tutti, non puoi chiedermi una cosa del genere. Senza contare che fumerai anche tu.
- Se tu non fumi, non lo faccio nemmeno io.
Luke scuote la testa: - Io ti adoro, Lia, giuro, ma scordatelo.
Lei batte un piede per terra, ma ha le labbra curvate all'insù, sinceramente divertita.
Le piace passare il tempo con Luke, anche se questo significa trascurare leggermente Zara, che esce di casa sempre più spesso e torna sempre più tardi.
- Mi piacerebbe andare a Barcellona. A settembre.
- A settembre?
Lia annuisce, sorridendo come una bambina. Felice. Luke non ci crede nemmeno, a dire la verità, di essere a venti centimetri circa dalla persona che aspetta da quando si è reso conto che le ragazze non sono il nemico da combattere.
- A settembre. C'è andata una mia amica, l'anno scorso. Ha detto che è la città più bella del mondo e sai cosa? Potremmo andarci insieme, in tenda! Tequila, mare e Gaudì.
- Gaudì non mi piace molto, però - e ridacchia.
- Sai che è morto investito da un tram? Pensavano che fosse un semplice barbone e per qualche giorno nessuno si è accorto di cosa fosse davvero successo. Era un pazzo, pensava di essere stato investito da Dio di una missione speciale e la sagrada Familia...
- E' stata costruita con l'elemosina dei fedeli - la anticipa lui, optando alla fine per una bottiglia di Jack Daniel's.
- Allora lo conosci anche tu!
- Sono figlio di un architetto, amore - poi si avvicina all'improvviso, cingendole le spalle magre con il braccio, coperto dalla felpa nera che indossa da questa mattina.
Sarebbe un ipocrita, se non ammettesse che il futuro lo spaventa fottutamente. Da una parte non è nemmeno giusto, perché è arrivato al punto di volere stabilità, qualcuno che c'è e che non si vergogna di amarlo senza freni, qualcuno in grado di correre da lui a notte inoltrata e dal quale correre, un appiglio, uno svago e un impegno, qualcuno a cui poter raccontare qualsiasi cosa, le più insignificanti e le più imbarazzanti.
Qualcuno che ormai ha il viso di Lia, che tra tre mesi sarà di nuovo in Italia, e se c'è una cosa che Luke crede di aver imparato davvero bene, nella sua vita, è che le cose belle non sono destinate a durare.
Ma proprio mai.


Danie infila senza prestare la dovuta attenzione le chiavi nel buco della serratura.
- Sei sicura? - le chiede Franciscus, tra un bacio e l'altro, le mani che stringono possessivamente i fianchi magri di lei.
La bionda annuisce, facendo finalmente scattare la serratura: - I genitori di Luke non ci sono e lui è al supermercato.
- A che ora arrivano gli altri?
La porta si richiude alle loro spalle, nascondendoli alla vista.
Oggi Franciscus ha legato i lunghi dreads in una coda e indossa una camicia a fiori che, inevitabilmente, finisce per terra nel giro di pochi minuti.
- Lo fate spesso, di rubare casa agli Hemmings?
- Per me è la prima volta - ridacchia Danie contro le labbra del suo nuovo fidanzato.
- Mh, potrei sentirmi importante - biascica, un secondo prima che tutte le parole passino in secondo piano, sovrastate dalla grandezza di quello che stanno facendo.
Danie è piuttosto sicura che il suo problema sia questo: ingigantire tutto, fino allo spasmo, fino a fare scoppiare ogni cosa, per poi doverne raccogliere i cocci.
Il punto è che ora non ha paura di dover ricomporre il suo amore enorme, perché è certa che ogni cosa debba finire, ma Franciscus è l'eccezione che conferma la regola, è troppo bello per andarsene.
Lo osserva, nudo di ogni vestito e di ogni parola, e il respiro le si mozza in gola, che non ci crede sia arrivato anche il suo turno.
Ha solo una grandissima voglia di baciarlo e di essere sua per tutto il tempo possibile; se questo è quello che Calum prova quando vede Zara, quello che non riesce a spiegare nonostante ci abbia provato, allora Danie può perfettamente capire tutti i pugni al muro e le parolacce urlate tra le quattro mura della sua camera.
- Sei bellissima, Danie - sorride Franciscus, baciandole il petto con riguardo.
Lei si sente voluta bene e non può fare a meno di accarezzargli desiderosa la schiena ampia.
Probabilmente quello per Michael non è mai stato amore, perché i sentimenti per lui non l'hanno mai fatta stare bene ed è tutto talmente diverso che Danie si sente di rinnegare il passato e ritrattare le sue posizioni precedenti.
Franciscus, se se ne accorge, non lo dà a vedere: continua a coccolarla, accarezzandola con tutto l'amore che crede si meriti.
Si vogliono fino alle 7 pm, quando Luke e Lia rientrano a casa.
E' poi il turno di Ashton e Zara, Nina, Calum e alla fine Michael. Danie si autoconvince di non provare nulla.


Calum è sdraiato sul divano nero di casa Hemmings, un baccio dietro la nuca e una lattina di birra nella mano sinistra, mentre fa saettare lo sguardo a destra e sinistra, nel tentativo di nonn farsi sfuggire nemmeno il più piccolo movimento di Zara.
Stasera lei indossa un paio di jeans e una canottiera nera che lui è certo abbiano comprato insieme.
Gli avevano detto che, con qualcosa da bere e da fumare, l'avrebbe dimenticata, ma tutto quello che sta ottenendo è l'esatto niente.
Se potesse, si strapperebbe il cuore dal petto, perché se c'è una persona a 'sto mondo che si merita un po' di serenità, quello è lui e di questo ne è fermamente convinto.
Zara scoppia in una risata cristallina, arricciando il naso e coprendo la bocca con una mano, lasciandosi un po' cadere verso destra, fino a ritrovarsi completamente spalmata su Lia, che ride anche lei.
Calum la osserva, gli occhi socchiusi e un'infinità di parole che premono per uscire. Sono poi forse le 11 pm, quando si alza dal divano, con uno scatto agile, e fissa intensamente Zara negli occhi.
Nessuno dei due intende abbassare lo sguardo e, anche se gli altri continuano tranquillamente a chiacchierare (urlare, per quanto riguarda Danie), è come se il tempo si fosse fermato.
- Possiamo parlare?
Nina ride a una battuta di Luke, nessuno li sta ascoltando.
Zara fa cenno di sì con il capo, lasciando che Calum si alzi per poi seguirlo in cucina.
- Cosa devi dirmi?
Calum sgrana gli occhi, sentendo già le mani che tremano: - Io? Tu hai smesso di parlarmi da un giorno all'altro! E non... Non credo che sia per quella cosa che ti ho detto quando abbiamo litigato.
- Ti fa schifo ripetere quella cosa che hai detto? - lo scimmiotta lei, già ferita. Mette a tacere la vocina che, da dentro, le sussurra di non farsi strane idee, che Calum in realtà non la ama, che l'ha detto solo perché era fatto, ubriaco, disperato, e imbastisce l'espressione più fredda che le riesce.
- Dovevamo uscire e tu mi hai scaricato con un messaggio del cazzo! E poi sei sparita, mi hai evitato nei corridoi e non sei venuta a vedere la partita e io...
- Tu allora sei andato da Danie a fare la vittima, a dirle che sono una stronza e che non ti voglio più soltanto perché hai sparato due cazzate e mi hai detto che mi ami. Che mi ami, Cristo, Calum!
- Sai che lo penso.
- Come faccio a saperlo? Dici di amarmi e io non sono nulla della tua vita.
Calum boccheggia per un secondo, preso in contropiede. E, sì, Zara non sa nulla di lui, alla fine, ma pensava che non le interessasse.
- Tu... - continua lei, la voce rotta - Sembra che tu sappia qualsiasi cosa di me, persino il tatuaggio che volevo fare e cosa mangio al MacDonald's di solito e ti giuro che non so come cazzo sia possibile... Ma io non ho idea di che cosa voglia dire la metà delle cose che fai. Hai... Hai detto a Danie che ti piacerebbe avere un pub tuo, quando saremo grandi. Io non lo sapevo, lei sì. E...
Calum la guarda, incapace di dire qualsiasi cosa, anche la più piccola ed insignificante. Ha un peso sul petto e ogni respiro gli costa una fatica immane, come se avesse milioni di aghi conficcati nei polmoni, e intanto Zara gli sembra bellissima, tanto che vorrebbe piangere.
- E hai provato un cartone, alla festa di Joy Buster - Zara sputa le ultime parole con una tale difficoltà che non sembra nemmeno lei - Non... Non voglio dirti che fa male e che è una merda, perché lo so che odi chi ti dice cosa fare, ma gli altri lo sapevano e io... io no.
- Non volevo - tenta lui, azzardandosi.
- No, Calum, tu volevi. Volevi lasciarmi fuori da questa storia, per motivi di cui non me ne fotte nulla, e questo non è amore... L'amore è condivisione e...
- E' cercare di proteggerti ed è l'unico modo che ho per amarti.
Zara alza lo sguardo, accarezzandosi un braccio pallido. I capelli verdi le contornano il viso dalle linee morbide, gli occhi neri che spiccano come liquirizie sul suo incarnato.
Tra tutte le cose che potrebbe fare, sceglie di sorridergli. Poi tornano dagli altri, che è ora di accontentarsi.















NdA: Ciao a tuuutte :)
Mi scuso per il ritardo vergognoso, ma tra una balla e l'altra (sì, terza prova, sto parlando con te), non ho avuto un solo momento libero per scrivere.
Per inciso, il capitolo mi fa anche particolarmente cagare, a parte l'ultima parte, ma so che tanto non verrebbe nulla di migliore, se lo riscrivessi da capo come vorrei, quindi...
Ma bando alle ciance, abbiamo qui Luke e Lia che poveri cisni sono già segnati dall'inizio, cosa che blocca decisamente Luke, che altrimenti sarebbe molto più lanciato!
Danie e Franciscus sono ufficialmente una coppietta e... Chiara, perdonami ahahah
Infine, Calum e Zara sembrano finalmente venirsi incontro, gettando le basi per una relazione che era anche ora si stabilizzasse (SIAMO AL VENTESIMO CAPITOLO, non so se mi spiego ahah)
E nulla, volevo ringraziarvi davvero moltissimo, perché mi seguite tutte con un entusiasmo che io non mi spoego ancora, nonostante sia quasi un anno che scrivo qui.
Siete speciali, dalla prima all'ultima.
Un abbraccio! :*

Eleonora


Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Partiti ***




Image and video hosting by TinyPic


ventuno

partiti








Michael non è andato a scuola, ieri, non ne aveva voglia.
Si è sentito per tutto il giorno uno di quegli adolescenti inutili e sfigati dei telefilm americani, che trascorrono le giornate tra il letto e la scrivania, pasteggiando con il gelato più scadente del supermercato e la versione tarocca della Coca Cola.
Sua madre al mattino ha bussato energicamente alla sua porta, dandogli del fallito e del coglione, ma lui nemmeno l'ha sentita, tutto impegnato nell'ascolto (in religioso silenzio) della sua playlist preferita.
Quando il sole era alto nel cielo, la playlist suonava le sue ultime note, accompagnando la voce graffiante di Angus Young.
Michael, sdraiato sulle lenzuola azzurre del suo letto, si è chiesto come sarebbe ora la sua vita, se fosse nato in Australia e se avesse preso lezioni di chitarra. Avrebbe calcato i più importanti palchi del mondo, come gli ACDC? Si ripete che, sì, lui e i ragazzi avrebbero potuto cominciare dal garage del casa di qualcuno, con due chitarre sgangherate. Calum, certamente, avrebbe proposto di fare cover dei Green Day, perché ha passato un paio di anni della sua vita fissato come pochi, con quella band. Ashton sarebbe stato il batterista, ci scommetterebbe.
Karen gli ha lasciato il pranzo e la cena fuori dalla porta, suo padre non è passato a salutarlo, il sole è tramontato, due ambulanze sono passate sotto la sua finestra a sirene spiegate, Calum non ha risposto al messaggio che gli ha mandato quella mattina, Luke, in compenso, l'ha chiamato qualcosa come quattro o cinque volte.
Alle 11 pm, ha sentito ancora le nocche di sua mamma picchiare sul legno bianco della porta, stavolta debolmente.
- Michael - l'ha chiamato, la voce rotta, come se una mano invisibile le stringesse il collo, impedendole di respirare, di urlare.
Michael non le ha dato retta per una ventina di minuti, troppo impegnato a sperare di essere lasciato solo.
All'ennesimo mugolio disperato, si è deciso ad alzarsi, avvicinandosi cautamente all'uscio.
- Dimmi.
Non ha aperto la porta, lasciandosi cadere a terra, la schiena nuda appoggiata allo stipite.
- Michael.
Non aveva bisogno di sentirselo dire, in realtà. Lo sapeva già, in fondo, lo sapeva da quando le serate al pub si sono fatte meno rare, da quando la sveglia si è spostata dalle 7 am alle 6 am e da quando i pacchetti di sigarette sono aumentati considerevolmente.
Aumentate le distanze, ridotte le urla.
Michael già sapeva.
- Se n'è andato - ha esalato e, incredibilmente, non ha fatto male. Non ha sentito nulla.
- Sì - ha pianto sua madre, anche lei appoggiata con la schiena alla parete che li divideva, che li ha sempre divisi.
Avrebbe potuto aprire la porta, Michael, lo sa perfettamente, ma non l'ha fatto. Non ha cercato di consolarla. Non l'ha abbracciata, ha messo la sveglia per il giorno seguente e si è nascosto sotto le coperte.
Lui non glielo perdorebbe.


La casa di Calum è vuota, come sempre, ma risuona delle risate cristalline di Zara, i capelli verdi legati in due trecce e la maglia dei Mayday Parade a coprirle il busto.
Sono le 11 am e hanno appena finito di fare qualcosa che si avvicina tremendamente all'amore. Nessuno dei due ha però voglia di parlarne, anche solo di pensarci, perché classificare le cose non ha mai fatto per Calum e neanche per Zara, anche se lei non lo ammetterebbe mai.
- Fai il caffè?
Calum scuote la testa, infilando sornione una mano sotto alla maglietta di lei.
- Dai, Hood, ho voglia di caffè.
- Non se ne parla, Richards - ride lui, imitandola - Non mi alzerei dal letto nemmeno se minacciato.
- Scommettiamo?
Lui stiracchia un sorriso impertinente, guardandola negli occhi mentre gli sale cavalcioni.
- Ti do il secondo giro, se mi prepari il caffè.
- Non se ne parla proprio. Sei anche seduta su di me, non potrei alzarmi nemmeno volendo.
Zara inarca un sopracciglio: - Stronzate. Non andresti comunque.
Lui, per tutta risposta, porta le braccia dietro la nuca e non toglie gli occhi dal viso corrucciato della ragazza. E' tutto un altro Calum, questo: è rilassato, sorridente, vagamente gentile. Zara sente che, lui, potrebbe amarlo.
- Un bacio me lo dai?
Calum sorride e, facendo leva sugli addominali, si alza a sedere, lasciandole un bacio lieve, infantile.
Gli piace vederla mansueta, completamente a suo agio tra le lenzuola e sopra di lui. Non vorrebbe mai rovinare un momento simile, così butta giù quello che vorrebbe dire e le accarezza con riguardo i fianchi, arrivando poi a sfilarle la maglietta.
Zara lo fa stendere, chinandosi a baciarlo sul viso, sul collo, sul petto.
(Anche) per oggi va così.


- Ho bisogno di te.
- Di me?
- Non ti chiamavo da... un casino di tempo.
- Siamo in pausa pranzo. Perché cazzo mi chiami e non mi vieni a cercare?
- Non sono a scuola.
- E dove sei? Dove siete tutti, oggi?
- Cosa significa?
- Sono sola con Lia e Nina.
- Sono lì con te?
- No.
- Ok.
- Vieni al sodo, Mike.
- Mio padre se n'è andato di casa.
- Oh... Io... Quando?
- Ieri sera. O ieri mattina, non importa. Non era questo, il sodo. Volevo dirti che mi dispiace averti lasciata sola.
- Non sono sola.
- Hai capito di cosa sto parlando. Ho passato una notte intera sveglio a cercare una giustificazione per scusarmi, ma non ce ne sono. Ti ho chiamata lo stesso, però.
- Non importa.
- Scusami, Danie.
- Non importa, ti dico, mi sono rialzata.
- Calum ha preso il mio posto, ti ha aiutata.
- Il tuo posto è sempre e comunque vuoto - e ridacchia.
Michael non risponde, si sente soltanto il rumore che un po' fischia del suo respiro pesante.
Danie è certa che stia fumando, probabilmente in camera sua, perché a sua madre non ha mai dato realmente fastidio e ora che suo padre ha scelto di andare non ci saranno regole.
- Quando hai intenzione di tornare a scuola?
- Vengo a prenderti dopo?
- Ok.
Ed è incredibile come tutto sia improvvisamente più facile, per Danie: respirare, sorridere, mangiare, ignorare i messaggi ai quali Franciscus non risponde.


Quando Luke Hemmings non ha voglia di andare a scuola, semplicemente, non ci va.
Dopo aver avvisato Lia con un messaggio (al quale lei ha risposto piuttosto freddamente, Luke è certo che se la sia presa), si incammina.
Ha un appuntamento con Victor, il tipo conosciuto alla festa di Joy Buster, che l'ha contattato per cercare di convincerlo a comprare delle pillole.
C'è riuscito, ovviamente, data la forza di volontà a dir poco vergognosa del biondo che ha rifiutato mezza volta, prima di lasciarsi prendere dall'entusiasmo.
Sono le 9 am e tira un venticello leggero che lo costringe a nascondere il mento nella felpa grigia che ha rubato a casa di Calum qualche settimana fa. Dovrebbe ridargliela, effettivamente.
Victor lo aspetta appoggiato al muro, una sigaretta tra le labbra sottili. Porta un cappello nero sui capelli corti, una giacca da militare della quale va fierissimo, i jeans sbrindellati e gli anfibi incrostati di fango. Non è il genere di persona che potrebbe far impazzire sua madre, ma Luke ne sorride al pensiero.
Sono quasi diciotto anni che disobbedisce a Liz e la cosa lo fa sentire bene, vivo.
- Hemmings - lo chiama Victor, staccandosi dal muro con un colpo delle anche.
- Ehi. Tutto bene?
Quello butta fuori un po' di fumo, stringendosi nelle spalle: - Tutto normale, non mi lamento. Hai i soldi?
Luke storce il naso, infilando la mano in tasca ed estraendo 30£, come richiesto. Li ha sottratti dalla busta che sua madre aveva intenzione di donare al reverendo della chiesa anglicana poco lontana da casa.
A Luke fa schifo, come i suoi genitori si sentano a posto con se stessi e con il mondo regalando somme di denaro più o meno consistenti a destra e a sinistra.
Victor fa passare i soldi da una mano all'altra, contandoli un paio di volte per essere sicuro, poi si lascia andare in una risatina contenta, nè alta nè bassa: semplicemente divertita.
Luke non è sicuro che Victor gli piaccia così tanto come ha detto a Michael l'altro giorno.
- Vieni, Hemmings, ti offro un caffè.
Il biondo annuisce distrattamente, più attento a mettere a tacere la vocina che, dentro al petto, gli ricorda di aver raccontato una marea di cazzate a Lia.
Sono quasi davanti alla National Gallery, quando Victor sgrana gli occhi e bestemmia a gran voce, portando Luke ad alzare gli occhi dalle punte consumate delle Converse nere.
Nessuno sembra essersi accorto della volgarità del ragazzo, tutti troppo occupati a guardare verso la strada, dove un'auto prima inchioda violentemente e poi riprende la sua corsa con tutta la fretta di chi non sa fare altro che scappare.
Luke non ha mai visto un incidente stradale in vita sua, ma ne ha sempre avuto una gran paura.
Victor corre, seguendo la folla che si riversa sulla carreggiata.
Il ragazzo steso a una ventina di metri dal luogo del disastro ha i dreads lunghi e un maglione che entrambi i giovani riconoscono soltanto una volta sufficientemente vicini.
Quello è Franciscus McDogan e adesso Luke sa perché gli incidenti lo spaventano da quando è piccolo.















NdA: Non mi scuso nemmeno più per il ritardo vergognoso, ormai dovreste saperlo!
Mi spiace molto, ma here I am, con il nuovo capitolo che vede protagonista specialmente Michael. Suo padre se ne va di casa, fisicamente, dopo essersene andato mentalmente tempo fa. Questo gli dà la forza di chiamare Danie, dopo averle tolto la parola per un sacco di tempo.
Sembra l'inizio di qualcosa di bello, perché Danie ancora non sa che Franciscus è vittima di un incidente. E bam, ci scommetto tutto che non ve lo aspettavate, ma il suo personaggio è nato per fare una fine di questo genere.
E ora scappo che mangio e poi esco! Un bacione grandissimo a tutte,

Eleonora




Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Addio ***




Image and video hosting by TinyPic


ventidue

addio








Franciscus era cattolico.
La maggior parte dei suoi amici non era mai entrata in una chiesa cattolica, prima d'oggi.
Le prime ad arrivare sono Zara e Danie, entrambe vestite di nero, una tutta impettita e l'altra mollemente appoggiata al braccio della propria migliore amica. Hanno passato la notte insieme, sole, nella penombra della cameretta di Danie, nel più completo silenziom, interrotto solo ogni tanto da un singhiozzo trattenuto.
Dietro di loro ci sono Luke e Lia, poi Calum che arriva con Michael e Ashton, Nina per ultima, le labbra prive del rossetto sgargiante che a lei piace tanto.
- Non andavo in chiesa da... - comincia Michael, evidentemente a disagio, con i capelli colorati in mezzo a tanto nero.
Luke gli tira una gomitata, tenendo comunque il braccio attorno alle spalle di Lia, che non ha alcuna intenzione di lasciarlo andare.
- Calum, tu vai con Danie?
Lui scuote la testa stizzito, fissando con l'espressione dura il cranio rasato di Maximilian, a qualche metro da loro.
- Non cominciare - lo avvisa Ashton - Siamo al funerale del suo migliore amico.
Calum è costretto a ingoiare il groppo che gli stringe la gola e si volta, con fatica: - Entriamo.
Vanno a sedersi un paio di file dietro Danie e Zara, separati dagli amici più stretti di Franciscus e dalla sua famiglia.
Ci sono sue foto, vicino all'altare, e una composizione di fiori tutti bianchi è posata sulla bara, al centro della navata.
Tutti piangono, tutti sono ingobbiti, tutti si fanno forza stringendo le mani del proprio vicino.
A Michael sembra infinita, la funzione: il prete scandisce piano ogni parola, con le sue parole cerca di ricordare Franciscus, senza successo, si scaglia contro chi l'ha investito ed è poi scappato, muovendo forse qualcosa dentro i presenti, ma è tutto come cristallizzato. Sta assistendo a un funerale, non lo sta vivendo.
Quando sale Maximilian sul pulpito, con gli occhi lucidi e il maglione nero che gli scivola molle sulle spalle spigolose, sembra quasi che qualcosa stia per cambiare.
Michael osserva Calum irrigidire la mascella, mentre controlla le reazioni di Zara, poi alza lo sguardo verso il ragazzo che nel frattempo ha cominciato a parlare.
- Franciscus era... il mio migliore amico. Non ci sono altri modi per descriverlo, potrei dire che era un bravo ragazzo, che non se lo meritava e che non è giusto, ma chi mi conosce sa che odio rimpiangere il passato. Lui non avrebbe mai voluto vedermi abbattuto per una cosa del genere. Avrebbe detto che è andata così e ha ragione, non saranno le mie lacrime a riportarlo qui. Mi mancherà, questo sì, mancherà a tutti, immagino, perché era quel genere di persona che non si può non adorare.
Michael abbassa lo sguardo, osservando Danie dirigersi lentamente verso il pulpito. Doveva immaginarselo, che avrebbe parlato anche lei.
Danie, dal canto suo, non ne ha voglia. Si sente come se un milione di uncini la dilaniassero dall'interno, tirandola e strappandole ogni organo vitale.
Sta male, come molte altre volte, ma è come se questo dolore dovesse durare in eterno e non si sente in grado di sopportarlo.
Fa un passo, un gradino, due, poi le gambe si fanno all'improvviso molli, la chiesa torrida e l'aria irrespirabile.
Basterebbe un piccolo sforzo di autocontrollo, Danie lo sa, ma regolarsi non è mai stato il suo forte.
Sceglie, tra tutte, la cosa più sbagliata: si volta ed esce.


- Secondo te dove può essere andata?
- Non ne ho idea, altrimenti non sarei qui a vagare come un deficiente! - sbuffa Michael, passandosi una mano tra i ciuffi colorati dei suoi capelli, completamente nel panico.
Lia sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
Ormai è talmente abituata all'accento scozzese che non ha alcun problema, quando Mike è agitato e si mangia due parole su tre.
- Perché è uscita? - chiede, guardandosi intorno.
Michael si stringe nelle spalle e: - Non ne ho idea - confessa, mentre interiormente esulta, perché sa che non avrebbe potuto sopportare le parole strozzate di Danie.
Egoista, certo, ha imparato dal migliore, lui.
- E' là - mormora poi Lia, dandogli un colpo leggero con il gomito.
Michael segue con gli occhi la mano dell'amica, che gli indica la figura minuta di Danie, appoggiata mollemente ad una parete, le guanche rigate da spesse righe di mascara colato e una sigaretta tra le labbra sottili.
- Vai da solo - gli suggerisce Lia, allontanandosi per raggiungere Luke, che li ha osservati da lontano per tutto il tempo.
Michael è abituato, a stare da solo: figlio unico di due lavoratori accaniti, riservato da sempre e timido per gran parte della sua adolescenza, il silenzio non gli pesa, non tanto.
E' quindi tutto nuovo, ora, persino il senso di disagio che il mutismo nel quale Danie si è calata gli provoca.
- Hai mai sentito quella citazione del cazzo, quella tipo "Ci siamo voluti così tanto, ma ci siamo tenuti così male?" - gli chiede lei, gli occhi pallidi rivolti all'orizzonte, appena gli si fa vicino.
Michael scuote la testa, quasi timido.
- Ecco, immaginavo, sai? - ride Danie - Solo Luke la conosceva già.
- Luke è un coglione.
- Questo senza dubbio. Però io ti ho voluto tanto.
- E Franciscus?
Danie scuce le labbra in un sorrisetto amaro: - E' questo il problema. Siamo al suo funerale e tutto quello a cui riesco pensare è che comunque io non lo amavo. Non ce la faccio, a stare dentro, dove tutti piangono e io vorrei piangere per lui, quando invece devo piangere per la persona che avrei dovuto amare. Un po' contorto come discorso - aggiunge alla fine, notando l'espressione perplessa di Michael.
- No! Cioè, no, ti seguo.
- Io amavo il modo in cui mi guardava, in cui mi sorrideva e parlava - Michael storce la bocca, che di sentire inutili elogi non ne ha voglia - Ma... è complicato da spiegare.
- Abbiamo tempo.
- Ma io non ho le parole.
- Ti mancherà?
Danie fa spallucce, portandosi dietro l'orecchio un ciuffo di capelli che gli ricade davanti agli occhi. Michael non crede di averla mai vista vestita interamente di nero in tutta la sua vita, ci deve sicuramente essere lo zampino di Zara.
- Sono abituata a farmi mancare le cose.
Sorride.
Michael le passa un braccio intorno alle spalle e se l'avvicina ancora di più, mettendo a tacere l'istinto che gli ruggiva dentro da un po'.
Non sono più abituati, ma va bene così.


Claude non è ancora rientrato a casa per pranzo ed Helena lo sta aspettando seduta comodamente sul divano rosso del loro salotto.
La chicken pie è già pronta, chiusa nel forno per non raffreddarsi, in tv non c'è nulla di interessante e sisente un po' sola, senza i messaggi stupidi che Zara le invia quando si annoia a lezione.
Il campanello suona, poi, invadendo l'ambiente di un trillo acuto che ad Ashton non è mai piaciuto.
Non c'è Claude, però, dietro alla porta bianca del loro ingresso; al suo posto Helena trova un donna che è il suo completo opposto.
Ha i capelli scuri legati elegantemente in uno chignon, gli occhi sono truccati minuziosamente e il rossetto poco appariscente le conferisce un'aria raffinata, mentre gli abiti da donna in carriera le scivolano comodi sul corpo asciutto. Indossa un paio di quelle scarpe con il tacco a spillo che lei ha sempre guardato con timore.
- Credo che abbia sbagliato...
L'altra scuote la testa meccanicamente: - No, l'indirizzo è giusto.
- Sta cercando qualcuno?
- Vive qui Claude Irwin, giusto?
Helena annuisce, scettica, ancora appoggiata allo stipite della porta.
La donna apre le labbra in un sorriso, ma viene anticipata dalla voce sgomenta del padre di Ashton.
- Catherine?
- Claude! - le labbra di Catherine sono leggermente incurvate, ma gli occhi verdognoli non lasciano trasparire nessun tipo di emozione, nè gioia nè agitazione.
- Perché sei qui?
- Passavo da Edimburgo.
- Ashton non ti vuole vedere - esala lui, glaciale. Fa due passi in avanti, il maglione blu che fa a pugni con il cachi dei suoi pantaloni.
A Catherine non sono mai piaciuti i vestiti comodi di Claude.
- Ero qui per un semplice saluto - replica lei, ricalcando di riflesso i modi di fare meccanici dell'uomo.
C'è stato un tempo in cui sono andati d'accordo, tanto da sposarsi e avere insieme un figlio, ma a guardarli non si direbbe mai: Claude, con i suoi capelli brizzolati e la barba lasciata un po' lunga, il suo maglione largo, l'orecchino al lobo e le mani callose di chi ama lavorare in giardino, osserva immobile Catherine, le unghie smaltate di un bordeaux particolarmente elegante e la costosissima borsa griffata che pende da una spalla.
- Ashton non ti vuole vedere - ripete lui, categorico.
Helena assiste alla scena impotente, silenziosa: Catherine, con un cenno veloce della testa, scende gli scalini e torna in strada. Sul marciapiede, torna ad essere l'anonima donna in carriera che si è presentata al campanello.
Una delle tante, che, dopo un ultimo sguardo annoiato, se ne va.
- Ho fame - spezza il silenzio Claude, stiracchiando poi un sorriso in direzione di Helena, che sembra tornare a respirare solo ora, dopo interminabili minuti di apnea.
Aspetta che la raggiunga, poi si chiudono alle spalle tutti i problemi, insieme alla porta di casa.















NdA: Buonaseeeeeera e buona festa :)
Sono di corsa (ehi, che strano), ma abbiamo qui il ventiduesimo capitolo. A parte il fatto che per me è semplicemente SURREALE essere già a questo punto, sono felice di aver scritto questa parte (un po' con il cazzo, non sono soddisfatta), ma mi sono tolta un peso.
So che Danie risulta incomprensibile, ma ormai dovreste saperlo, che nulla è come sembra ahahah
Vi lascio, un bacione grande a tutte!

Eleonora



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2922606