La Guerra degli Dei

di SSJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PREMESSA ***
Capitolo 2: *** ένας ***
Capitolo 3: *** δύο ***
Capitolo 4: *** τρία ***
Capitolo 5: *** τέσσερα ***
Capitolo 6: *** πέντε ***
Capitolo 7: *** έξι ***
Capitolo 8: *** επτά ***
Capitolo 9: *** οκτώ ***
Capitolo 10: *** εννέα ***
Capitolo 11: *** δέκα ***



Capitolo 1
*** PREMESSA ***





PREMESSA


"Si narra che nei tempi antichi, quando le divinità si nutrivano ancora del fumo dei sacrifici e delle preghiere dei mortali, un fatto prodigioso scosse la Terra: per volontà degli dei, venne indetta una guerra straordinaria, il cui ricordo sarebbe rimasto per sempre impresso nei libri e nelle menti degli uomini.
Come predestinato dal Fato, migliaia di uomini greci combatterono alle spiagge di Troia e il nome di molti di loro, grazie al valore che dimostrarono, riecheggiò nel tempo, proclamandoli come eroi.
Furono gli dei, tra contese e intrighi, a decidere per chi parteggiare tra i mortali e, ovviamente, a muovere le loro gesta, accecati dall'ambizione e dal desiderio di rivalsa sui loro pari.
Poeti e aedi attribuirono la colpa di questa guerra alle divinità dell'Olimpo poiché in realtà furono loro a fare iniziare tutto. Tutto, per una piccola contesa...
Eris, la dea della discordia, non appagata dell'oro e delle ricchezze dei templi profanati e invidiosa delle nozze della ninfa Teti, figlia del re del mare, e di Peleo, re di Tessaglia, decise di scatenare l'invidia di tre dee, coinvolte in un subdolo inganno. Presentandosi inaspettatamente al matrimonio, gettò sul tavolo delle nozze una mela d'oro, colta nel giardino delle Espiridi, intarsiata con l'iscrizione "Alla più bella".
Era, Atena, e Afrodite si contesero la mela, dichiarandosi ciascuna la più degna del frutto e superiore alle rivali in bellezza e fecero appello al padre degli dei, affinché ponesse fine alla contesa.
Zeus (Re Kaio Shin), padre degli dei, rifiutando di esporre il proprio pensiero, conferì infine ad un mortale, un principe di una nobile stirpe dell'Asia, il giudizio: Paride (Goten), figlio del grande re di Troia, Priamo (Bardok) il vecchio.
Il principe troiano, sebbene destinato ad essere abbandonato quando ancora era in fasce, perchè su di lui gravava la sorte di Troia, assegnò il pomo alla dea Afrodite ricevendo in cambio l'amore della più bella della Terra, C18.
Se solo si fossero ascoltate le parole dell'oracolo, mai nessuno avrebbe lasciato vivo il figlio del gran re Bardok: lui sarebbe stata la rovina della sua casa, la serpe in seno alla famiglia, il fuoco che avrebbe arso le mura perché lontano dalla casa di Menelao (Krillin), re di Sparta, avrebbe portato la sposa.
C18 infatti, non resisté alla sua nobile bellezza e, vinta da Afrodite, accettò di farsi condurre a Troia come nuova sposa.
Per vendicare l'offesa fatta al fratello Krillin, l'Atride Agamennone (Napa) dichiarò guerra a Troia e convocò a far parte della sua sconfinata armata tutti i regnanti della terra greca, proclamandosi a guida della spedizione.
Molti eroi giunsero alle sponde di Micene pronti per solcare i mari sotto la guida dell'Atride: Achille (Goku), re dei Mirmidoni, conosciuto per la sua forza e tenuto persino dagli dei, Ulisse (Vegeta), re di Itaca, che a malincuore si dovette allontanare dalla patria, abbandonando la moglie Penelope (Bulma) e il figlio Telemaco (Trunks) in fasce, Patroclo (Turles), miglior amico di Goku, splendido nelle armi, e molti altri.
Come previsto dagli dei, per dieci lunghi anni Achei e Troiani combatterono sulle spiagge della città: infuriarono i colpi delle spade e le urla dei soldati, la sabbia dei lidi si bagnò del loro sangue fino al decimo lungo anno...
Durante l'ultimo anno di guerra, quando il Re Kaio Shin aveva già deciso il destino dei guerrieri, tra il valoroso Goku e il re Napa scoppiò un'aspra contesa: il capo della spedizione richiese di avere in dono la schiava del Pelide, Briseide (Chichi), in sostituzione della sua schiava Criseide (Bra), restituita al padre Crise, il sacerdote del dio re Kaio, per placare le sue incessanti preghiere.
Goku, furioso e svergognato poichè privato del suo dono e del suo onore, si ritirò dalla battaglia rifiutandosi di continuare a combattere. La sua scelta scatenò la rivalsa dei Troiani, che, guidati da Ettore (Gohan), primogenito di Ilio e più valoroso difensore della città, imperversarono nel campo acheo, sconfiggendo ripetutamente gli avversari e respingendoli fino alle navi.
Per scongiurare il pericolo di venire definitivamente sconfitti dai Troiani, Turles decise, all'insaputa dell'amico Goku, di indossare le sue armi e di combattere in sua vece sul campo di battaglia.
La sua morte, avvenuta per mano del figlio di Bardok, Gohan, straziò il cuore di Goku che decise, infine, di porre fine agli indugi e riabbracciò nuovamente le armi: una nuova terrificante armatura venne forgiata dalle mani abili e divine di Efesto, pronta per essere consegnata al Pelide, che attendeva, impetuoso, il momento della sua vendetta per Turles.
Gohan morì sotto le mura di Troia e sotto gli sguardi cupi del padre e della moglie Videl, dopo aver fronteggiato con coraggio il semidio in un terribile duello. Goku non dissetato del suo sangue regale straziò il suo cadavere, trascinandolo impunemente per tre volte intorno alle imponenti mura di Ilio, per infine ritirarsi, tronfio del suo orgoglio di guerriero, nell'accampamento.
Bardok, distrutto dal dolore, pur temendo la presenza achea, si recò in segreto nella tenda dell'eroe e, presentandosi con ricchi doni, chiese il cadavere del figlio, per poterlo onorare con una degna sepoltura.
Alla vista del vecchio re, Goku, commosso dalle sue parole accorate, lo ospitò e rispose alle sue preghiere, cedendogli il corpo del figlio e promettendo dieci giorni di tregua per permettere ai Troiani di onorare il principe.
Senza Gohan, elmo lucente, Troia stava per vivere i suoi ultimi giorni: come profetizzato dal principe in punto di morte, Goku perse la vita sul campo di battaglia, colpito al tallone da un dardo avvelenato del principe Goten.
Gli Achei gli attribuirono gli onori funebri di un grande eroe e, come espresso per sua volontà, Vegeta racchiuse le sue ceneri nella stessa urna che conteneva quelle di Turles, legandoli per l'eternità.
Come finalmente auspicato dagli dei, Atena dagli occhi azzurri suggerì all'eroe di Itaca di conquistare la città con l'inganno: venne eretto un maestoso cavallo di legno, animale sacro ai Troiani, e l'esercito acheo abbandonò la spiaggia, che dopo tanti anni, tornò vuota e accessibile.
I Troiani, credendo che finalmente la guerra fosse giunta al suo termine e che il cavallo fosse un dono voluto dagli dei, lo trainarono dentro le mura, conducendolo davanti al tempio maggiore di Re Kaio e celebrando la vittoria con canti e danze gioiose.
La sera, quando i Troiani si ritirarono nelle loro dimore, finalmente appagati dalle celebrazioni e sulla città calò il velo del sonno, il cavallo mostrò il suo inganno: dal suo interno scesero a terra gli Achei armati di lancia, condotti dall'ingegnoso Vegeta, pronti ad attaccare fuoco alla rocca di Troia.
I Greci aprirono le porte della città al resto dell'esercito, nascosto con tutta la flotta all'isola di Tenedo e diedero inizio al saccheggio della città.
Gli abitanti, colti nel sonno, vennero brutalmente uccisi e così l'intera famiglia reale. La città era stata abbandonata dagli dei, avversi ormai ai suoi abitanti e, finalmente, dopo dieci lunghi anni, era caduta nelle bramose mani achee".






NOTA AUTORE: Questa premessa è stata totalmente modificata grazie all'impegno di una lettrice che mi aveva gentilmente fatto notare quanto la mia fosse un po' troppo "scolastica". Trovo che la sua sia di gran lunga migliore e decisamente più appropriata al mio racconto. Per questo motivo ho deciso di inserire la sua versione che è di fatto il riassunto dell'Iliade, ma con i personaggi che si troveranno poi nel racconto vero e proprio (la cui trama è stata un po' modificata a mio piacimento). 
Non so proprio come fare per sdebitarmi con lei. Posso solo ringraziarla infinitamente per tutto il tempo che ha dedicato a scrivere la premessa di un racconto che spero possa entusiasmare molti altri lettori.
Grazie Zappa! Spero potremo collaborare ancora!
Ssjd

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Capitolo 2
*** ένας ***





ένας


 



"Il resto non mi interessa, spartitevelo voi. Voglio solo lei e non essere disturbato, fino a domattina, chiaro?"
"Va bene sire, a domani"
Goku entrò nella sua tenda che sembrava apparentemente vuota, ma non pensò nemmeno per un istante che lei fosse scappata. La sentiva piagnucolare in qualche angolo buio della tenda. Quando intravide la sua esile figura raggomitolata dietro uno dei pali che sostenevano il tendaggio, le si avvicinò e si accovacciò di fronte a lei. Le scostò i lunghi capelli neri dal viso e vide che era completamente sporca di terra, lacrime e sangue che le era uscito dal naso. Si alzò, andò a prendere una spugna, la inumidì con un po' d'acqua e tornò da lei per pulirle il viso.
La povera donna tremava di paura e non smetteva di singhiozzare. Quando lo vide di nuovo davanti a sé, cercò di allontanarsi per cercare un improbabile nascondiglio, ma Goku le prese un polso e la bloccò dicendo:
"Ferma! Non voglio farvi del male, vorrei solo pulire il vostro viso, nient'altro"
La donna si bloccò e lo lasciò fare. Mentre la puliva delicatamente, sciacquando di tanto in tanto la spugna in una vaschetta d'acqua che si era portato lí a fianco, le chiese:
"Come vi chiamate?"
Silenzio.
 La donna continuava a singhiozzare e tremare.
"Sapete chi sono io?"
La donna non rispose, ma trovò la forza di fare cenno di sí con la testa.
"State tremando e piangete perché avete paura di me?"
A quella domanda la donna alzò finalmente lo sguardo e lo fissò negli occhi. Si rese improvvisamente conto che non erano di certo come lei se li era immaginati. Pensava di vedere due pozzi neri, molto simili all'anticamera dell'inferno e invece lui la stava guardando con due occhi dolcissimi, pieni di compassione mista a benevolenza nei suoi confronti. Smise improvvisamente di piangere e disse:
"Non dovrei averne? La vostra fama vi precede, signore e non si parla d'altro che delle vostre efferatezze e della vostra crudeltà"
"Ah, allora parlate? Stavo iniziando a pensare che non capivate la mia lingua...comunque non tutto ciò che si dice sul mio conto è vero..." rispose Goku continuando il suo lavoro.
"Mi vorreste dire che non avete ucciso più di mille troiani comprese donne e bambini innocenti, che nulla avevano fatto per meritarsi la morte?" chiese la donna in tono di sfida.
Goku depose la spugna nell'acqua e scostò la bacinella. Le mise una mano sulla guancia, come per darle una carezza. Poi, senza distogliere lo sguardo dagli occhi pieni di condanna di lei, le rispose:
"Sapete quanto sarebbe facile per me, in questo momento, staccare la vostra testa dal vostro bellissimo collo? Ci metterei meno di un secondo. Sapete perché non lo faccio, nonostante voi mi stiate insultando con il vostro sguardo pieno di odio? Semplicemente perché in tutta la mia vita non ho mai ucciso né fatto del male ad alcuna donna e, tantomeno, ad alcun bambino, a meno che non portasse un'uniforme nemica e volesse deliberatamente tentare di uccidermi. Le vostre fonti sono errate. Se credete a ció che si dice di me, siete libera di andare a cercare un altro guerriero che, in questo campo, vi possa proteggete meglio di quanto pensate possa fare io"
Così dicendo, Goku si alzò e le indicò, con un braccio teso, l'uscita della tenda. La donna continuò a fissare il punto in cui, prima che il guerriero si alzasse, c'era il suo sguardo severo a scrutarla. Non vedendo alcuna reazione da parte di lei, decise di incalzarla nuovamente:
"Allora? Qual è la vostra decisione? Devo andare a riposare, domani sarà un'altra giornata d'inferno. State o andate?" chiese togliendosi la parte superiore dell'armatura e gettandola a terra a fianco a lei.
La donna alzò lo sguardo, ora era veramente pieno di terrore e Goku capì che, in quel momento, aveva molta più paura di quando lui era entrato nella tenda, solo pochi minuti prima. Quando stava per togliersi anche la parte inferiore dell'uniforme, la vide raggomitolarsi di nuovo e ricominciare a tremare. Solo in quel momento il re capì che cosa la stesse terrorizzando. Andò dall'altra parte della tenda, si tolse il gonnellino dell'armatura, rimanendo completamente nudo e si annodò un pezzo di tela in vita. Poi tornò da lei e, porgendole la mano le disse:
"Va meglio così? Temo ci dobbiate fare l'abitudine, a vedermi nudo. Non posso di certo dormire con l'armatura, vi pare? Venite?"
La donna aveva smesso di piangere e di tremare, ma non si era mossa di un centimetro dalla posizione in cui era. Goku, senza perdere la pazienza, le disse di nuovo:
"Avanti, venite, il mio letto è abbastanza grande per tutti e due. Forza, non abbiate paura, non vi mangio mica, sapete? Guardate che non russo, non potete di certo dormire qui così, no?"
Finalmente la donna alzò lo sguardo, fece un sospiro e trovò il coraggio di dire:
"Signore, io non posso venire nel vostro letto. Mi avete rapita, portata via dalla mia casa e dalla mia famiglia, picchiata e umiliata. Avete ucciso mio marito, senza alcuna pietà. Ora dovrei anche giacere a letto con voi e acconsentire a sostituirvi a lui, che amavo infinitamente? So bene cosa succederà questa notte alle mie concittadine rapite, ma io preferisco morire piuttosto che cedere il mio corpo a voi o a uno qualsiasi dei barbari che voi chiamate fedeli compagni"
A quel punto Goku perse completamente la pazienza. Le prese un braccio e la alzò di peso. Senza dire nulla la trascinò fuori dalla tenda e, una volta arrivato sul piazzale al centro del campo, la fissò e le disse:
"Le sentite?  Udite le donne del vostro popolo?"
Da ogni parte del campo provenivano urla disperate, pianti, lamenti. Gli Achei si stavano divertendo con le loro prede, se le passavano l'uno con l'altro, senza pietà, senza alcuna remora. Molte di loro non avrebbero visto l'alba, sarebbero morte prima di aver soddisfatto tutti gli uomini che aspettavano il loro turno, fuori dalle migliaia di tende.
Gli occhi della donna si riempirono di nuovo di grosse lacrime che, un secondo dopo, iniziarono a rigarle il viso, illuminato solo dal bagliore lunare. Goku e si avvicinò e le sussurrò all'orecchio:
"Lo sentite questo odore? Hanno già cominciato a bruciare i cadaveri, ammesso che lo fossero, delle donne che erano troppo deboli per sopportare l'ardore acheo, oppure di quelle che hanno preferito morire anziché sottomettersi al desiderio di questi animali. Ora decidete voi. Per me potete anche passare la notte qui fuori. Nessuno oserà toccarvi, visto che tutti sanno  che siete mia. Ma sappiate che fra poco, qui fuori, sarà l'inferno. Quando i cadaveri delle donne cominceranno a diventare troppi e non ci sarà più tempo di bruciarli, inizieranno a imbarcarli su qualche scialuppa e a portarli al largo, dove gli daranno fuoco tutti assieme. Cercate di non farvi trovare addormentata, altrimenti porteranno via anche voi, che siate morta o meno"
Detto ciò, si scostò da lei, le voltò le spalle e si diresse di nuovo verso la sua tenda. Si girò solo una volta oltrepassato il telo che faceva da ingresso al suo alloggio e, solo allora, si accorse che lei era lì, a pochi passi dietro di lui, con gli occhi pieni di lacrime e le braccia incrociate strette intorno alla pancia. I piedi le affondavano nella sabbia umida e Goku poté notare come ora stesse tremando di freddo e non più di paura, come poco prima.
Il guerriero tornò verso di lei, le prese un braccio e le disse:
"Io non sono come loro. Non ho intenzione di farvi del male, ammesso che fare sesso con me sia così spiacevole. Non desidero abusare di voi, ma ora voglio che entriate e, se non volete dormire, mi dovete almeno promettere che non vi muoverete dalla mia tenda fino a domattina. Va bene?"
La donna fece cenno di sí con la testa, ma non fece nemmeno un passo. Sembrava completamente paralizzata. Goku allora la strattonò leggermente e, vedendo che ancora non si muoveva le chiese:
"Allora? Vi decidete o devo portarvi dentro con la forza?"
Lei, in tutta risposta, lo guardò dritto negli occhi e gli chiese semplicemente:
"Perché?"
"Perché cosa?"
"Perché vi comportate così con me?  Non sono vostra prigioniera?"
"Sì, lo siete, ma solo voi e poche altre schiave possono ritenersi fortunate ad essere entrate nelle grazie di guerrieri come me. In questo campo credo si possano contare sulle dita di una mano. Escludendo me, il re Vegeta e qualcuno dei miei uomini, gli altri avranno probabilmente già ucciso le loro prede di oggi. Quindi, a conti fatti, vi conviene rischiare di giacere a fianco a me. Sono molto meno crudele di quanto voi possiate pensare e, inoltre, vi garantisco che non vi accadrà nulla, a meno che siate voi a chiedermelo. Dunque? Sono stanco, venite o no, dolcezza?"
Lei rimase per qualche istante in silenzio e quando lui si voltò di nuovo per andarsene, lei lo bloccò dicendo:
"Chichi"
"Come?" chiese lui senza voltarsi.
"Chichi, mi chiamo Chichi"
"Vi preparo qualcosa di caldo, se entrate" concluse Goku entrando nella tenda.
Lei lo seguì velocemente dicendo:
"No, lasciate, faccio io”

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NOTA: Briseide (CHICHI) fu una principessa di Lirnesso, figlia di Briseo, un sacerdote di Apollo. Durante la guerra di Troia, Achille la catturò e la prese come schiava e amante, dopo aver ucciso il marito di lei.

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Capitolo 3
*** δύο ***





δύο






Il giorno seguente, Goku si alzò di buon'ora. La battaglia si era spostata nella parte est della spiaggia e voleva raggiungere il luogo dello scontro prima dell’inizio delle ostilità, per escogitare qualche tattica. Mentre indossa la sua lucidissima e inseparabile armatura, Chichi si destò e stette ad osservarlo senza attirare a sé la sua attenzione. Goku però, senza nemmeno voltarsi, mentre si allacciava i calzari, le disse:
“Buongiorno. Dormito bene?”
La donna non rispose. Lui fece roteare le palle degli occhi in segno di disappunto. Si irritava parecchio quando non gli si rispondeva, oltretutto ad una domanda così semplice. Si girò e la guardò fissa negli occhi. Si avvicinò al giaciglio e si accovacciò per poterla guardare dritta in volto. Quando le fu ad un palmo dal naso, le prese il mento tra il pollice e l’indice e le disse:
“Allora? Dormito bene o no? Non mi piace ripetere le domande due volte”
La donna fece cenno di sì con la testa e allora lui continuò:
“Visto? Non è così difficile rispondere. In quell’angolo c’è del cibo e lì c’è dell’acqua. Io vado, oggi sarà una giornata molto dura. Fate ciò che volete, ma NON uscite, per nessuna ragione, è chiaro?”
Chichi si affrettò a fare di nuovo cenno di sì con la testa e, senza aggiungere altro, lo vide raccogliere spada e scudo, per poi sparire dietro il pesante tendaggio rosso che faceva da ingresso.
Quel giorno fu una strage. I troiani ebbero centinaia di vittime e molti furono fatti prigionieri da usare come scambio per merci o altri prigionieri greci.
Il re dei Troiani, Bardok, guardava dall’alto delle mura della sua inespugnabile fortezza il campo di battaglia e si domandava quando e se quel fiume di sangue si sarebbe fermato. Vedeva i suoi figli Gohan e Goten, combattere valorosamente per difendere la loro terra, la loro città, le loro donne, nonché il loro onore. Era arrivato a maledire il giorno in cui suo figlio minore, Goten, aveva deciso di condurre a Troia quella donna, la più bella donna del mondo conosciuto: 18. Così la chiamava suo marito Krillin, per ricordarle, ogni giorno, quante ce n’erano state prima di lei. Certo era veramente bellissima. Bardok stesso avrebbe scatenato una guerra se quella fosse stata sua moglie e qualcuno gliela avesse portata via, ma ora, dopo dieci lunghissimi e interminabili anni, che senso aveva ancora tutto questo? Goten non avrebbe mai restituito 18 a suo marito quindi perché continuare quell’inutile spargimento di sangue? Certo, c’era la questione degli dei. Che avessero voluto loro quella guerra era ormai chiaro. Ah, sì, gli dei. Si divertivano a giocare con il destino degli uomini facendo scoppiare guerre e stragi solo per i loro stupidi intrattenimenti o futili scommesse.
Bardok lo sapeva bene. Goten aveva portato 18 a Troia perché gli dei avevano deciso che fosse così. Lo avevano usato come una marionetta per far scattare la scintilla che avrebbe fatto scoppiare una guerra il cui scopo era ben più grande, di quello che tutti potessero pensare. Non era di certo l’orgoglio infranto di un re a cui erano state messe le corna ad aver fatto traboccare un vaso già abbastanza pieno d’odio tra Greci e Troiani, ma il volere dell’unico sovrano incontrastato dell’Olimpo: re Kaio Shin. Solo lui temeva la forza e il coraggio di molti guerrieri e di uno in particolare: Goku. Aveva paura di lui, che il suo trono potesse essere usurpato da un semidio troppo forte e troppo coraggioso per tirarsi indietro di fronte ad un qualsiasi nemico. Aveva fatto iniziare questa guerra sapendo che, per la gloria che ne sarebbe scaturita, Goku ne avrebbe preso parte, pur sapendo che a Troia, lui, non sarebbe mai entrato. 
Ora, mentre vedeva quel semidio uccidere uno dopo l’altro i troiani senza alcuna pietà di padri, figli e mogli che, all’interno delle mura, aspettavano invano il ritorno dei loro cari, Bardok si chiese se, almeno uno di quegli dei che stavano a godersi il macabro spettacolo di quel massacro, fosse ancora dalla loro parte e, se sì, quando sarebbe intervenuto per porre fine a tutto questo.
Sul calare della sera, i combattenti dei due schieramenti, raccolsero i cadaveri dei loro compagni e gli resero gli onori funebri, propagando ovunque l’odore acre e terribile di morte che ormai da dieci anni andava ad ingrigire il cielo sopra il campo greco e la citta di Troia.
Tornato alla tenda, Goku congedò i suoi compagni ed entrò gettando elmo, scudo e spada in un angolo. Quando lo vide sull’ingresso, illuminato dalla fioca luce di una candela, Chichi si spaventò. Il re era una maschera di sangue: capelli, braccia, gambe e la stessa armatura erano sporchi di un rosso vivo. Era il sangue dei Troiani, dei suoi nemici, non suo. La donna non si mosse di un centimetro, stava preparando una sorta di zuppa su un fuocherello che era riuscita a fatica ad accendere. Lui si avvicinò e si accovacciò davanti al fuoco, mettendo le mani in avanti, come se si volesse scaldare. In realtà, voleva solo guardarsele completamente ricoperte di sangue e stare a pensare. Poco dopo, senza dire nulla, le voltò. Stette a guardare per qualche istante i palmi che chiuse in due pugni strettissimi dicendo tra i denti:
“Dannazione…”
Scosse la testa, come per uscire da cupi pensieri di morte e guardò la donna che lo stava scrutando con occhi terrorizzati, dalla paura di aver fatto qualcosa di male.
“Scusatemi, torno subito” disse il re alzandosi.
Si tolse l’armatura e uscì dalla tenda per poi rientrare poco dopo fradicio, ma completamente pulito.
Prese un telo e si asciugò. Se lo mise in vita e tornò a fianco al fuoco dove trovò Chichi nella stessa, identica posizione di poco prima.
“Non c’è niente di meglio di un bagno nel mare per pulirsi” disse sedendosi a gambe incrociate a fianco al fuoco, poco distante da lei.
“Non basta certo un bagno nel mare per purificare un’anima dannata” disse la donna con estremo menefreghismo di ciò che le potesse capitare facendolo innervosire.
“Come siamo cordiali stasera…” rispose lui con un sorrisetto ironico.
“Quanti ne avete uccisi oggi? Quante persone innocenti hanno perso la vita, oggi, grazie a voi?” continuò lei sfacciatamente.
“Boh, cinquanta, cento…non lo so, ad un tratto ho smesso di contare…e comunque, tanto innocenti non sono se mettono la spada in mano a ragazzini di dodici anni e li buttano su un campo di battaglia solo per fare numero. Basterebbe che avessero un solo grande guerriero come me e la guerra sarebbe già finita da tempo, senza spargere tutto questo sangue. Solo un duello. Punto. Chi vince, vince, chi perde, lascia il campo…Posso prendere un po’ di zuppa? Sembra deliziosa” concluse Goku con estrema indifferenza.
“La vostra anima e la vostra mente sono compromessi dal vostro orgoglio e dalla vostra brama di gloria” disse lei riempiendogli una ciotola e porgendogliela con un cucchiaio, per poi rannicchiarsi nella stessa posizione di prima.
Goku rimase in silenzio per qualche minuto, mangiando la sua zuppa. Quando la finì, si pulì la bocca con il dorso della mano. Posò la ciotola e andò a gattoni vicino a lei che si ritrasse leggermente per paura di averlo fatto innervosire.
“Fermatevi, dove scappate?” disse lui prendendola per un polso e tirandola vicino a sé. Vide la donna iniziare a tremare, come il giorno prima. Si mise ad accarezzarle i lunghi capelli neri che le scendevano sulle spalle candide come la neve e le disse:
“Già, sono completamente compromesso, ma cosa posso farci? Gli dei hanno voluto questa guerra per farmi combattere e punirmi per ciò che sono e non permettermi di vederne mai la fine”
“Gli dei non sono così crudeli, come voi pensate” intervenne lei.
“No? Magari potreste pensarci voi, sacerdotessa di re Kaio, a ‘intercedere’ per la mia causa, cosa ne dite?” le chiese sottovoce nell’orecchio.
A Chichi passò un brivido per tutto il corpo. Quel guerriero era così maledettamente docile con lei. Quando le parlava, lei sentiva di perdere il senno e di non riuscire più a controllare il suo corpo. Cercando di non farsi distrarre dal modo sensuale con cui lui la stava seducendo, si scostò leggermente e gli disse:
“E quale sarebbe la vostra causa? A cosa tenete maggiormente? Dovrei intercedere per voi chiedendo a re Kaio di farvi uccidere più innocenti in un solo giorno? O cosa?”
“Vi interessa la mia causa? Beh, in questo momento direi che non c’è bisogno di scomodare re Kaio per esaudire i miei desideri…” rispose lui scostandole la spallina della veste un tempo bianca per sfiorarle la spalla con le labbra.
Chichi si voltò di scatto e i sui occhi stupiti andarono ad affondare in quelli neri di lui che aveva alzato appena lo sguardo per chiederle il consenso di poter continuare.
“Mi basta un vostro cenno per fermarmi, se non volete che vi tocchi dovete solo dirlo” chiese Goku proseguendo a baciarla sul collo, sfiorandola appena.
“No…vi prego…io non….
“Non mi dovete pregare, io non voglio costringervi…ma dovete allontanarmi ora, se non volete che continui…” la interruppe lui mettendole una mano sulla gamba per accarezzarla delicatamente.
“Voi mi confondete…io…no…non voglio…per favore, signore. Non fatemi del male per essermi negata al vostro desiderio. Ma me lo avete chiesto e io ho ancora negli occhi l’immagine della vostra spada nel cuore di mio marito. Come posso ora assecondare ciò che mi state chiedendo, seppur con molta gentilezza?” disse lei scostandosi da lui. Goku vide i suoi dolcissimi occhi riempirsi di grosse lacrime e ritrasse la sua mano immediatamente. Le diede una carezza, asciugando con il pollice una lacrima sfuggita al suo controllo e, guardandola negli occhi le disse:
“Io non potrei mai e dico mai, farvi del male. Mi dispiace di avervi procurato così tanto dolore, per la morte di vostro marito. Se avessi saputo come…come siete, vi avrei evitato questa pena. Purtroppo non posso cambiare il corso degli eventi e non posso restituirvi la persona che amavate. Non posso nemmeno lontanamente pensare di potermi sostituire a lui, ma siete una creatura così bella e…buona, che il mio desiderio verso di voi è indescrivibile. Vi prego, non pensate che il mio sia solo un bisogno fisico…
“Perché? Non lo è? Mi vorreste dire che provate qualche sorta di sentimento nei miei confronti?” lo interruppe lei diventando improvvisamente seria.
Goku fece un sospiro leggero. La domanda fu come un fulmine a ciel sereno. Come era possibile che quella donna lo attraesse così tanto? Cosa sentiva di provare per lei? Inclinò la testa un pochino di lato, senza mai togliere lo sguardo dal suo e le disse:
“Io, veramente, non lo so. So solo che oggi è stata molto più difficile di tanti altri giorni. Mentre mi sporcavo col sangue dell’ennesimo troiano, mi chiedevo quanto odio dovrò ancora sopportare prima di trovare un po’ di pace. Poi sono tornato e vi ho trovato qui, nella mia tenda…
“Mi avete detto voi di non uscire” lo interruppe di nuovo lei.
“Per favore, fatemi finire, vi prego. Quando vi ho vista qui, a preparare questa cena, per me, mi sono sentito come…a casa. Una casa calda, accogliente, con una donna che mi ha aspettato tutto il giorno e mi ha preparato la cena, anche se nessuno l’ha obbligata a farlo e nemmeno chiesto. Ho sentito il mio cuore e il mio corpo che reclamavano qualcosa di più…ah, non lo so…appagante, che l’odio e la violenza che hanno riempito il mio animo e mosso le mie mani, per tutto il giorno. Mi dispiace di avervi turbato, esprimendovi forse troppo maldestramente quali fossero le mie intenzioni, spero possiate accettare le mie scuse e, se potete, col tempo, cercate di perdonarmi per ciò che ho fatto alla vostra famiglia”
Chichi lo aveva ascoltato. Quel guerriero spietato di fronte a lei, le aveva chiesto perdono abbassando lo sguardo colpevole e le aveva aperto il suo cuore come non aveva mai fatto, in tutta la sua vita. Lei vi aveva letto sincerità e desiderio di provare un sentimento diverso dal cinismo e dalla cattiveria che riempiva le sue giornate e, contro ogni logica, gli aveva creduto. Gli diede una carezza sul volto per costringerlo ad alzare di nuovo la testa e in quel momento capì che il re aveva la guancia rigata da una calda lacrima.
Quando rialzò lo sguardo, lei gli sorrise e molto dolcemente gli disse:
“Io ti perdono, Goku. Ti perdono per ciò che è successo ieri. Ti perdono con tutto il mio cuore. Re Kaio mi è testimone, non provo alcun rancore nei tuoi confronti. Le tue parole mi hanno riempito il cuore di una gioia che non ho mai provato prima. La tua sincerità ha rapito la mia anima. Ora sono pronta ad esaudire il tuo desiderio”
Lui le prese la mano che lo stava accarezzando e se la portò davanti alla bocca, baciandole il palmo. Poi la scostò e le disse:
“Non può essere soltanto il mio desiderio. Non posso fare l’amore con te, se non sei anche tu a desiderarlo”
Lei gli fece ancora un sorriso e fece scivolare la sua mano fuori dalla sua per potergli accarezzare il petto e gli addominali facendogli provare un piacere immenso.
“Posso baciarti, Goku?”
“Non devi chiedermi niente, puoi farmi tutto ciò che vuoi. Puoi anche legarmi le mani se non vuoi che io ti tocchi, ma ti garantisco che non ho mai fatto del male a nessuno, a letto” rispose semplicemente lui.
“Non voglio legarti, voglio che mi accarezzi, come hai fatto prima” disse Chichi prima di unire le loro labbra, i loro corpi e le loro anime in un unico gesto d’amore sincero che durò fino a quando, i due, stremati dalla soddisfazione di potersi possedere all’infinito, si sdraiarono uno a fianco all’altra a guardarsi semplicemente negli occhi. Poco dopo, si presero per mano e, dandosi un ultimo bacio, senza dire altro, si addormentarono.

 

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Capitolo 4
*** τρία ***





τρία







I giorni che seguirono videro cadere molti soldati in entrambi gli schieramenti. Sembravano giorni come molti altri: sangue, morte, ammassi di corpi sparsi ovunque, ma c’era un guerriero in particolare che si distingueva per il suo valore sul campo. Il re Vegeta lo osservava già da alcuni giorni e si chiedeva come e dove avesse potuto rinnovare le sue forze e le sue energie in quel modo. Vegeta osservava attentamente Goku e pensava e ripensava a come fosse cambiato il suo modo di combattere, dopo l’arrivo delle troiane rapite. Poi osservava i greci, i suoi stessi compagni di battaglia e, giorno dopo giorno, capiva che qualcosa non andava. Le cose si stavano mettendo male per loro. Goku era l’unico ad aver rinnovato sul campo la sua forza, mentre lui stesso e tutti gli altri guerrieri sembravano aver perso di motivazione, di coraggio e di energie. Le loro spade, che una volta uccidevano con un unico colpo, ora sembravano agitate per aria come bandierine festanti e il tempo necessario per uccidere un nemico era pressoché triplicato.
Così non andava.
In aggiunta a questa già catastrofica situazione, Vegeta si rese conto che, proprio quel giorno, gli dei avevano deciso di farsi beffa dei greci punendoli per la loro ingordigia e lussuria.
In una mattinata in cui il sole fatto sorgere da Re Kaio avrebbe potuto bruciare gli ultimi neuroni ancora funzionanti, Vegeta capì che, di lì a poco, sarebbe successo l’irreparabile se qualcuno non avesse escogitato qualcosa. Se LUI non avesse escogitato qualcosa.
Mentre tutti i greci combattevano sotto un sole cocente che serviva solo a preparare le anime all’inferno che avrebbero raggiunto quella stessa sera, nel loro campo si stava compiendo un fatto che avrebbe cambiato il destino di tutti.
Quel giorno infernale sarebbe stato l’ultimo.
L’ultimo giorno prima dell’inizio della fine.
Quella mattina, infatti, Re Kaio pensò bene di riprendersi ciò che gli era stato portato via. Scese nel campo greco con il suo calesse dorato, entrò nella tenda di Napa e si riprese la sua sacerdotessa, Bra. La povera ragazza era stata ridotta in fin di vita da quell’essere spregevole che, per giorni, l’aveva torturata e seviziata, senza nessuna pietà. Poi riprese il suo calesse alato e volò via senza che nessuno lo notasse, nè fermasse.
Napa trovò l’amara sorpresa quella stessa sera quando, rientrando al termine della difficile giornata, si accorse che la donna non c’era più. Era andato da lei per accertarsi che fosse ancora viva dato che, quella sera, sentiva l’impellente necessità di abusare nuovamente del suo bellissimo corpo. Quando non la trovò più, legata mani e piedi a formare una X appesa ai pali della sua tenda, pensò che fosse scappata e andò su tutte le furie. Chiamò le sue guardie per farla cercare e, quando queste tornarono a mani vuote, per la rabbia le fece mettere tutte in fila per essere giustiziate. Fortunatamente per loro, intervenne Vegeta che, di vedere altri dieci tra i migliori combattenti greci perdere la vita, non ne voleva proprio sapere. Si avvicinò al furioso re calvo e gli disse:
“Napa, la tua donna non è scappata, loro non c’entrano. Nulla si può fare contro il volere di Re Kaio. È venuto a riprendersela perché TU la stavi uccidendo. Se ti fossi comportato più umanamente con lei, a quest’ora…
“Bada a come parli, Vegeta, il mio pugnale ha ancora sete di vendetta, non mi costringere ad usarlo su di te” lo interruppe l’altro puntandogli contro l’arma.
“Oh, fai pure” continuò Vegeta con un sorrisetto malizioso “Ma se muoio io indovina un po’ chi non vorrà più combattere per te? Chi è venuto qui solo perché IO sono stato tanto bravo a convincerlo? Lo sai bene che questa guerra sarebbe già finita da un bel pezzo a tuo sfavore se una certa persona non fosse qui, vero? Quindi, vedi di metterti tranquillo, oppure non sarà solo Re Kaio ad essere adirato con te, ma qualcuno molto, molto più vendicativo”
Napa abbassò l’arma. Sbuffò più volte nervosamente, come un toro inferocito. Si voltò di scatto facendo svolazzare il suo pesante mantello rosso a due centimetri dal volto soddisfatto di Vegeta che, appena lo vide sparire nella sua tenda, si girò verso gli uomini ancora terrorizzati della guardia personale di Napa e disse:
“Andate e prendetevi un giorno di riposo, domani”
“Sì Sire e grazie, per averci salvato la vita, grazie” rispose balbettando il capo del gruppo.
“Già…anche se un giorno in più o in meno non fa una gran differenza…” rispose Vegeta tra i denti senza che nessuno potesse udirlo.
Il re di Itaca tornò nella sua tenda e, mentre si slacciava stancamente i calzari e si toglieva l’armatura, si mise a pensare a come uscire da quell’incubo. Dieci anni lontano da casa. Dieci anni lontano dalla sua bellissima moglie Bulma, che lo stava spettando scrutando invano il mare, nell’attesa del suo ritorno. Dieci maledetti anni lontano dal suo amatissimo figlio, Trunks. L’aveva visto in fasce con quegli occhi azzurro cielo del tutto identici a quelli della sua Bulma. Lo stesso azzurro del cielo che lui era costretto a vedere ogni giorno, da anni ormai e che non era il cielo della sua terra, lontana, perduta in un mare troppo distante nel tempo e nello spazio. Dieci anni di odio verso chi lo stava tenendo lontano da lei e da suo figlio. Certe notti sognava di poter fare ancora l’amore con lei, di toccarla, di accarezzarla e baciarla e farla ancora sua, ma poi si svegliava tutto sudato e, guardandosi attorno, capiva di essere caduto da un sogno ad una realtà che lui non accettava più. Non poteva più accettarla perché lui, Napa, Krillin e gli altri fanatici che lo avevano trascinato lì, li odiava.
Tutti.
Perché lui amava Bulma e voleva tornare da lei e sapeva che non si può amare veramente una persona se non odi profondamente chi te la vuole portare via.
Questo loro avevano fatto.
Lei era lontana, troppo lontana, dal suo corpo, dalla sua mente e dalla sua anima.
Lui l’amava ancora e odiava loro.
Questo era quanto.
Ora sentiva che doveva trovare il modo per uscire da tutto questo e che ciò che era appena accaduto a Napa era un segno. Un segno che anche gli dei erano stanchi di quella guerra e che forse anche loro volevano porre fine alle ostilità. Ma la guerra la facevano gli uomini e dovevano pensarci loro a mettere una pietra definitiva sopra ad un conflitto di cui tutti, oramai, avevano perso il senso.
Vegeta si mise a letto a pensare a una nuova strategia, ma subito i suoi pensieri furono interrotti, prima dall’arrivo del suo servo personale che voleva informarsi se avesse bisogno di lui, per quella notte e poi dalla sua schiava troiana che gli chiedeva la stessa cosa. Il re, lasciandosi forviare dall’indiscutibile bellezza della donna, decise di congedare il servo, che per quella settimana gli aveva già permesso di sfogare abbastanza i suoi istinti più remoti e di concedersi a lei che lo condusse, in poco tempo, all’oblio di un sonno profondo.
Quella schiava, oltre ad essere bellissima, era anche molto, forse troppo dolce e accondiscendente con lui. Vegeta l’aveva sempre trattata bene, come Goku con Chichi, non come Napa con Bra o Krillin con quella povera ragazza morta la stessa sera in cui aveva messo piede dentro la sua tenda. Quei due erano animali e molte volte, Vegeta, si era chiesto come Bra, che per bellezza e grazia gli ricordava la sua bellissima moglie Bulma, potesse essere ancora viva, dopo tutto quello che quell’essere dannato le aveva fatto. Le aveva addirittura impresso a fuoco il simbolo dei greci su una natica, nemmeno fosse stata un cavallo e l’aveva umiliata e torturata in tutti i modi possibili, solo al fine di divertirsi nel sentirla gridare e implorare pietà. Le guardie di Napa, che la udivano da fuori la tenda piangere e chiedere a Re Kaio di prendersi la sua vita, pur di scrivere la parola fine sull’inferno che stava vivendo, avevano pietà di lei e pregavano il dio che esaudisse il desiderio della ragazza. Quel giorno le sue e le loro preghiere erano state esaudite in un modo del tutto inatteso. Re Kaio si era ripreso la sua sacerdotessa prediletta, lasciando la seconda, Chichi, nelle mani di quel semidio che la stava trattando come una principessa in un paradiso ben lontano dall’inferno che aveva vissuto Bra.
Mentre la mente di Vegeta veniva offuscata ancora una volta dalle amorevoli cure di quella schiava che sembrava essere stata mandata apposta da Kaio Shin per farlo uscire di senno, nella tenda di Goku era  Chichi ad essere in balia del desiderio del re di vederla impazzire di piacere.
Il guerriero, in tutti i loro incontri, si era dimostrato un amante incredibilmente dolce, tanto che lei era arrivata a chiedersi come potesse un uomo essere tanto crudele sul campo e poi risultare così docile e premuroso nei suoi confronti. Non c’era volta in cui non si premurasse di prepararla al suo ingresso. Non c’era mai stato un momento in cui lei avesse paura che le facesse del male, nemmeno quando una sera, tornato da una battaglia molto difficile, aveva dimostrato di essere molto arrabbiato per aver perso due dei suoi migliori uomini, per mano di Gohan.
Non se l’era mai presa con lei, mai. Quando entrava nella tenda diventava un’altra persona, pronta a soddisfare i desideri più perversi o più romantici di quella che lui ormai considerava la SUA donna.
Quella sera, le cose non erano, o per lo meno, non sembravano diverse dal solito. Dopo aver cenato si era semplicemente avvicinato, l’aveva spogliata con un’infinita delicatezza e se l’era portata a letto. Lì aveva iniziato ad accarezzarla e a baciarla, senza dire una parola, ma sembrava che fosse immerso in tutt’altri pensieri, che da ciò che stava facendo. Scese a baciarle il seno e poi l’addome procurandole un leggero solletico che la fece sorridere. Continuò a baciarla scendendo fino a dove lei non si sarebbe mai immaginata e il suo sorriso si trasformò in un gemito sempre più accentuato che mutò in un gridolino di piacere quando lui infilò due dita dentro di lei.
Goku le donò un piacere assoluto che non aveva mai provato, fino a quel momento. Quel guerriero era così dannatamente bravo a farla godere che le avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa e lei gli avrebbe risposto di sì. Chichi aveva contemplato anche l’ipotesi che lui si potesse prendere anche la sua anima, se non l’aveva già fatto, che lei ne sarebbe stata addirittura contenta.
Quando il re si accorse del suo successo, fece scivolare le dita fuori da lei e, senza dire nulla, le si sdraiò sopra, facendo attenzione a non schiacciarla e iniziò a muoversi dentro di lei in un modo così lento che sembrava quasi impercettibile. Per tutto il tempo continuò a baciarla fino alla fine che giunse poco dopo, senza che lui staccasse mai le labbra dalle sue, nemmeno per quei dieci secondi che seguirono l’enorme piacere che aveva provato.
Subito dopo, riaprì gli occhi che aveva tenuto chiusi per assaporare meglio tutto ciò che quella donna gli stava dando e il suo sguardo incrociò quello di lei. Stettero così, in silenzio, per alcuni minuti. Poi, senza mutare lo sguardo che sembrava quello di un ragazzino che avesse fatto l’amore per la prima volta, rompendo un silenzio che durava da tutta la serata, le disse:
“Ti amo”
Dopodiché riprese a baciarla, per molti, interminabili minuti. Non voleva che lei glielo dicesse anche se lo sentiva che quell’assurdo sentimento gli era corrisposto. Era assurdo essersi innamorati di una donna che doveva essere solo un bottino di guerra e che, in più, era sacerdotessa dello stesso dio che avrebbe contribuito alla sua stessa morte, ma così era stato. Al cuore non si comanda, ma lui non voleva sentirglielo dire. Sapeva che amarlo le avrebbe portato solo sofferenza e questo lui non poteva permetterlo.
Quando poco dopo Goku si sdraiò a fianco a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli, lei lo guardò e, rompendo il magico silenzio che li stava dolcemente cullando fino al sonno, gli chiese:
“Goku, posso farti una domanda?”
“Sì, mia regina” rispose lui continuando ad accarezzarle i lunghi capelli neri.
“Perché credi che non vedrai mai la fine di questa guerra?”
Lui girò la testa per poterla guardare e con aria un po’ triste gli disse:
“Io non lo credo, io lo so. Me lo disse mia madre, Gine, prima di partire. Disse che la gloria del mio nome si sarebbe tramandata nei secoli solo se fossi venuto qui a combattere, ma anche che, la stessa gloria era inevitabilmente legata alla mia morte”
“Oh, Goku…mi stai dicendo che…che morirai? Prima della fine della guerra tu perderai la vita?” chiese lei disperata.
“Così è scritto. Questo è il volere degli dei” rispose lui.
“Ma questo è terribile! Come possono gli dei volere una cosa come questa? Ci può essere un rimedio!” chiese lei mettendosi a sedere.
“Sì, c’è”
“E quale? Qual è la soluzione?”
Goku si mise in ginocchio a fianco a lei, voltato in modo da poterla avere di fronte. Le prese le mani tra le sue e le disse:
“Io…prima, mentre facevamo l’amore, ho sentito che…forse…anche tu provi dei sentimenti…per me… Ti prego…dimmi…dimmi che non mi sbaglio. Mi sembra impossibile che tu non provi odio e disprezzo per me per ciò che ti ho fatto, ma ciò che mi hai dato e che io ho sentito è l’esatto opposto”
“Io…sì, è così. Provo anche io ciò che senti tu, ma non credo che questo possa bastare per salvarti dall’Ade”
“Questo no, ma se io non mi facessi trovare dalla dea della morte? Potrei sfuggirle, a costo della mia gloria, ma ora che ti ho conosciuto non mi importa più nulla. Voglio passare il resto della mia vita con te. Amarti, avere dei figli, invecchiare al tuo fianco. Non mi interessa più questa stupida guerra. Prendiamo la mia nave e andiamocene, ora. Sono sicuro che gli dei ci consentiranno di arrivare fino alla mia terra e farci vivere in pace fino alla fine dei nostri giorni” disse Goku con gli occhi emozionatissimi.
“Sì, va bene, re Goku. Sarà un onore passare con te il resto della mia vita” rispose lei semplicemente, senza pensarci nemmeno un minuto.
“Andiamo” concluse Goku alzandosi.
“Sì” rispose semplicemente lei.
I due si rivestirono in fretta e uscirono altrettanto velocemente dalla tenda.
Purtroppo per loro però, un’amara sorpresa li attendeva all’esterno. Le guardie di Napa li boccarono. Una di loro, che faceva la ronda nel campo, si era soffermata ad ascoltare la conversazione tra Goku e Chichi e, venuto a conoscenza della loro imminente fuga, era corso ad avvisare il re che aveva immediatamente predisposto un battaglione per fermarli.
Le guardie accerchiarono i due fuggitivi e Goku estrasse immediatamente la sua spada per difendere la sua donna e il loro sogno di fuggire assieme. Dopo aver ucciso in meno di cinque secondi due degli uomini più forti del gruppo però, Goku fu costretto ad arrendersi. Un uomo grande e grosso, con una grossa cicatrice che gli copriva uno dei due occhi color inferno e dei lunghi capelli neri che gli scendevano disordinatamente fino a metà della schiena, aveva preso Chichi alle spalle e le puntava un pugnale alla gola. La donna terrorizzata aveva fatto un urlo per richiamare l’attenzione dell’amante che, voltandosi e vedendola così minacciata, non poté fare altro alzare le mani e buttare la spada a terra dicendo:
“Va bene, va bene…lasciala…lasciala. Verremo con voi, a patto che tu la lasci e non le faccia del male”
“No, LEI viene con noi. Tu no, fai sogni d’oro, Sire”
Questa fu l’ultima cosa che Goku riuscì a sentire prima che una delle guardie, giunta alle sue spalle, gli desse un forte colpo in testa con l’impugnatura della spada, facendolo stramazzare al suolo tramortito.
 

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Capitolo 5
*** τέσσερα ***





τέσσερα






Goku riuscì a riaprire gli occhi solo all’alba, quando una torrenziale pioggia cominciò a scendere dal cielo facendo tintinnare gli scudi appoggiati fuori dalle tende e provocando la formazione di rivoli di acqua mista sangue che, in breve tempo, andarono a colorare di rosso il mare, fino ad una decina di metri da riva. Si mise a carponi scuotendo la testa che gli doleva in un modo impressionante. Appena si fu ripreso, si alzò in piedi, raccolse la spada e si diresse, senza indugiare nemmeno un minuto, verso la tenda di Napa.
Nel tragitto che lo separava dalla dimora di quell’essere ignobile che si faceva chiamare re, la sua furia crebbe in modo smisurato. Avrebbe ucciso Napa senza indugi se avesse osato torcerle anche un solo capello. L’avrebbe preso e torturato molto, molto lentamente per fargli pagare di essersi preso la libertà di portargliela via, perché Chichi era sua e nessuno poteva osare di pensare il contrario.
Arrivò alla tenda con gli occhi iniettati di sangue, le vene che gli uscivano dalle tempie e la spada stretta così forte nella mano che il palmo aveva cominciato a sanguinare.
Uccise, senza pensarci due volte, le due guardie all’ingresso che tentarono di bloccarlo ed entrò. All’interno la sua rabbia crebbe ancora di più quando vide che, ad aspettarlo, oltre a Napa c’erano anche il suo fedelissimo amico Turles, Vegeta e Krillin.
Goku si bloccò a pochi passi dall’ingresso. Due guardie gli andarono incontro per disarmarlo, ma furono bloccate dalla voce di Napa che gli ordinò di andarsene e di lasciarli soli. I due uomini passarono timorosamente a fianco di Goku e infilarono l’uscita senza farselo ripetere due volte.
A quel punto, fu Turles ad andare incontro all’amico per cercare di calmarlo, ma Goku gli puntò la spada alla gola, con grande sorpresa di tutti, dicendo:
“Siete così vili da mandare Turles a tentare di calmare la mia ira? Pensate che il fatto che siamo come fratelli mi possa impedire di ucciderlo?”
“Ma Goku…” tentò di intervenire Turles a cui la spada aveva già aperto una piccola ferita sul collo.
“Sta’ zitto tu!” gli urlò in faccia il guerriero fissandolo con due occhi che sembravano, in quel momento, l’anticamera dell’inferno. Poi proseguì: “Mi hai tradito anche tu, Turles. Ti sei fatto convincere da questi…demoni a farti avanti per giustificare il loro gesto, ma io non avrò pietà per nessuno di voi se non riavrò ciò che è mio, è chiaro?”
Turles abbassò lo sguardo. Si sentiva colpevole di aver veramente tradito il suo compagno di sempre. Si erano protetti l’un l’altro sin da quando erano piccoli. Avevano diviso tutto, letto, tavola, donne, gioie, dolori, anima e corpo e ora lui si era schierato dalla parte di Napa solo per un motivo: era geloso. Da quando era arrivata Chichi non c’era stato più spazio per lui nel cuore e nel letto di Goku, o almeno lui pensava così. Ma la realtà era di ben diversa e ne ebbe la conferma pochi istanti dopo quando Goku, abbassando la spada, gli disse:
“Turles vattene. Non è una cosa che ti riguarda. Se mi ami almeno la metà di quanto io amo te, sparisci immediatamente dalla mia vista. Tutto questo riguarda solo me e Napa, quindi chi di voi altri vuole salva la vita, farebbe bene a lasciarci soli, all’istante”
“Goku…mi dispiace…spero tu mi possa perdonare” disse Turles prima di lasciare la tenda e i re al loro destino.
“Chi altro? Chi di voi è così intelligente da seguire Turles?” li incalzò Goku.
“Ascolta, Goku” tentò di dire Vegeta pur sapendo che sarebbe stato inutile, quella mattina, discutere con l’amico che, infatti, lo interruppe all’istante:
“Vegeta, non ci provare. Conosco bene la tua furbizia, ma oggi non servirà a salvarti se non te ne vai subito, come Turles. Non ho niente contro di te, ma ti conviene non dire altro e sparire, alla svelta”
A quel punto, Napa si alzò dal suo trono dorato, frutto di una razzia compiuta qualche anno prima in un tempio non molto distante dall’accampamento e, con fare bonario, come se non fosse successo nulla di grave, gli disse:
“Goku, Goku…Goku…ma cosa devo fare io con te? Te ne volevi forse andare? Con quella schiava? Ma non si fa così, ti pare? Che fine ha fatto il tuo onore? Dov’è finita la gloria che per ben dieci anni hai accresciuto e di cui ti sei nutrito facendo scorrere fiumi di sangue troiano? Eh, Goku? Sei venuto ad uccidermi per cosa? Un’inezia…
“Bada a come parli, Napa. Se mi restituisci subito le mia donna, non ti farò avere una morte lenta come meriteresti” ringhiò Goku a cui l’atteggiamento di Napa stava facendo crescere ancora di più la rabbia.
“Che cosa? Ma Goku, ti senti come parli? La TUA donna? Ma una prigioniera diventa una schiava e, per tradizione, deve essere divisa tra tutti i presenti, o sbaglio?” continuò Napa con una indifferenza totale.
A quel punto Goku non ci vide più e si scagliò su Napa con la ferma intenzione di ucciderlo. Il possente re calvo però estrasse la spada e bloccò quella del giovane semidio. Le loro armi erano incrociate tra i loro petti e i due si guardarono negli occhi con così tanto odio da potersi quasi toccare con mano. Napa gli fece un sorrisino sadico e gli disse:
“Tu prova a toccarmi ed entro un’ora riavrai quella donna tagliata a pezzi in dieci simpatiche ceste da frutta. È questo che vuoi, Goku?”
Il giovane guerriero dai capelli neri si staccò immediatamente da lui e, continuando a fissarlo, gli disse:
“Pensi di sentirti protetto in questo modo? Minacciandomi? Allora vediamo chi di noi due è più bravo a ricattare. O mi rendi Chichi, oppure né io, né i miei uomini scenderemo più sul campo di battaglia. Inoltre, sappi che mentre tu e tuo fratello andrete là, senza di me, a farvi massacrare, io rimarrò qui a distruggere l’intero campo fino a che non l’avrò trovata. Se le avrai fatto del male, la notte, verrò a prendermi la mia vendetta con te e farai bene a ripassare le preghiere per farti uccidere velocemente perché tu non hai idea di quanto sarà doloroso il tuo trapasso”
“Tsk. Pensi che sia così facile arrivare a me?”
“E tu pensi veramente che io non possa riuscirci? Sta’ attento re Napa, la tua ora è vicina”
Così dicendo voltò le spalle a tutti e uscì dalla tenda.
“Gli passerà, è troppo forte il richiamo delle armi per lui e la voglia di uccidere gli farà dimenticare pure il nome di quella sgualdrina” disse Napa una volta rimasto solo con suo fratello e Vegeta che, alzando un sopracciglio perplesso gli disse:
“Io non ci conterei molto”
“Che cosa intendi dire, Vegeta?” chiese Krillin.
“Sentimi bene, Napa. Io, fossi in te, gliela restituirei, subito, prima che ti salti sfortunatamente in mente di trattarla come hai fatto con Bra. Se le torci un solo capello, quello ti scatena un inferno che tu nemmeno te lo puoi immaginare. Perché non fai il bravo e non gliela ridai? A te non interessa proprio LEI. Prenditene un’altra, una qualsiasi. Quella donna è di Goku e lui ha combattuto come nessun’altro, in questi ultimi giorni. Se ora abbandona il campo di battaglia, noi non avremo nessuna e dico NESSUNA possibilità di vittoria” spiegò Vegeta.
“Guarda che la tua furbizia non funziona con me…io gliela rendo e quelli in piena notte scappano come stavano per fare ieri sera…Il risultato quale sarebbe? Goku non combatterà mai più per me, in ogni caso…sia che gliela renda, sia che no. Tanto vale che me la tenga e mi ci diverta un po’, ti pare?” disse acidamente Napa aprendo anche un sorrisetto malizioso.
“Non ti azzardare, Napa. Se non vuoi che questo campo venga raso completamente al suolo dall’ira di Goku, ti consiglio di non guardarla nemmeno, quella donna. Se le tue intenzioni sono quelle che hai espresso, dimmelo subito, così prendo i miei uomini, la mia nave e me ne torno a casa…non voglio fare la tua stessa fine. Goku si è fidato di me, fin dall’inizio. Ora, per colpa tua, temo che questa fiducia sia andata persa e mi ci vorrà molto tempo per riconquistarla…ma, se ci riuscirò, ringrazierò solo gli dei di avermi concesso di ritrovare il mio amico e appoggerò tutte le sue decisioni, compresa quella di abbandonare questa terra maledetta” disse Vegeta con fare molto serio.
“Tu convincilo a tornare a combattere e io prometto che gliela renderò senza nemmeno averla toccata. Ti do tempo tre giorni, poi inizia il divertimento, con o senza di lui…” concluse Napa congedandolo.
“Ah, questa sì che è bella! Lo vuoi capire, Napa, che fra tre giorni di questo campo non sarà rimasto più nulla se non lo accontenti?”
“È per questo che ci devi pensare tu, di te si fida ancora, vedrai che lo trovi il modo per convincerlo…o devo prendere provvedimenti anche con te?” chiese Napa in tono di sfida.
“Chi credi ti dia il diritto di pensare di essere tu a comandare qui?” chiese Vegeta mettendo la mano sull’impugnatura della spada.
“SUUU, calmatevi…tutti e due…cerchiamo di abbassare i toni, va bene?” intervenne Krillin alzandosi e mettendosi tra i due con le braccia aperte, come se volesse dividere l’imminente rissa. Poi proseguì:
“Nessuno comanda nessun’altro, va bene? Siamo qui tutti con lo stesso scopo, conquistare Troia e, se possibile, togliere mia moglie dalle mani di Goten, giusto? Quindi, per favore, cerchiamo di mantenere la calma e ti prego…Vegeta...parlo anche a nome di mio fratello…potresti per favore, tentare di convincere Goku a ritornare sui suoi passi?”
“Fra qualche giorno, Krillin, ti renderai tu stesso conto che avresti fatto bene a pregare tuo fratello di rendere Chichi a Goku, non me. Fra qualche giorno, vedrai tu stesso che le preghiere avresti fatto meglio a rivolgerle agli dei, per salvarci tutti da ciò che succederà. Ora vado, cercherò di calmarlo, ma non proverò nemmeno per un istante a convincerlo a tornare a combattere. Deve riavere ciò che è suo, il prima possibile”
Così dicendo voltò le spalle ai due fratelli e uscì dalla tenda. Si ritrovò sotto una pioggia battente che non presagiva nulla di buono e si diresse, a grandi passi, sulla spiaggia, verso la tenda di Goku.
Krillin, rimasto solo con Napa, era pensieroso. Sapeva benissimo che l’atteggiamento del fratello avrebbe portato solo a dei guai e che questi sarebbero arrivati molto presto se lui non avesse reso a Goku il mal tolto. Guardò il fratello e gli disse:
“Napa, che intenzioni hai? Lo sai bene anche tu che senza Goku non abbiamo speranze di vittoria. I troiani ci schiacceranno in pochi giorni se non troviamo una soluzione. Dove hai nascosto Chichi? Non puoi almeno far vedere a Goku che sta bene, così almeno si calma un po’?”
“Maledizione, lo so…lo so benissimo che se non torna a combattere siamo spacciati…ma se gli rendo quella donna, lui se ne andrà e noi saremo da capo. Vedrai che Vegeta troverà una soluzione. Per il momento nessuno farà del male a Chichi, è nascosta nell’unico posto dove Goku non guarderà mai: sulla sua nave…” spiegò Napa con un sorrisetto sadico.
“Per te è un gioco, vero Napa? Sembra che tu ti stia divertendo anche più degli dei a combattere questa guerra, ma non ti sei accorto che fra poco tempo sarai da solo sul campo di battaglia? Gli altri re alleati e i loro uomini che, per inciso, sono decisamente più forti dei nostri, si sono stancati di questa guerra e la maggior parte di loro vuole tornare a casa, non solo Goku. Vuoi perdere questa guerra solo per il capriccio di tenerti una schiava?” chiese Krillin seriamente.
“E tu vuoi vincere questa guerra nella speranza che 18 torni tra le tue braccia? Sono dieci anni che scopa con Goten, cosa ti fa pensare che, vinta questa guerra, tornerà da te? L’hai voluta TU, questa guerra, per il torto che ti è stato fatto e ora mi dici che per me è un gioco? Certo che lo è, cosa credi? Dieci anni per riprendersi una sgualdrina? Ho ben altri interessi che occuparmi di mia cognata. Voglio Troia e andrò anche contro il volere degli dei, se questo è necessario per farmi vincere questa guerra” rispose acido Napa che si stava scocciando dell’insolenza del fratello.
“Temo che presto ci accorgeremo che il volere degli dei non è nulla in confronto dell’odio che Goku ha nei tuoi confronti. Fa come credi, Napa. Se queste sono le tue decisioni mi stanno bene, a patto che tu mantenga le promesse che hai fatto a Vegeta e Goku e non ti azzardi a toccare quella donna…
“Altrimenti?” lo interruppe Napa con sfrontatezza.
“Lo sai…non c’è bisogno che te lo ripeta…Ci si vede in battaglia, fratello” concluse ironicamente Krillin indossando l’elmo e uscendo dalla tenda per dirigersi sul campo dove, già da mezz’ora, si erano radunate le truppe, pronte ad essere comandate.
Napa, rimasto solo, si infilò l’armatura mantenendo, per tutto il tempo, un’espressione stizzita, ma sicura di sé. Era convinto che la sua posizione fosse quella giusta da mantenere e, senza che lui se lo potesse nemmeno immaginare, proprio in quel momento gli dei avevano deciso di dargli ragione.
Portando via Chichi a Goku, Napa aveva girato, senza saperlo, le sorti della battaglia, a suo favore. Gli dei avevano deciso che la fine era vicina e che, in entrambi gli schieramenti, ci sarebbero state morti illustri, pianti e vendette. Il loro gioco stava quasi per finire, ma il vero divertimento stava per iniziare. La loro meschinità non aveva confini, ma ciò che era deciso si chiamava destino e nessun uomo avrebbe potuto oramai cambiarlo.
 

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Capitolo 6
*** πέντε ***





πέντε





Mentre Napa e Krillin si portavano alla testa dei loro rispettivi battaglioni per iniziare una nuova giornata di battaglia che avrebbe visto scorrere fiumi di sangue, Vegeta arrivò alla tenda di Goku.
Non c’era nessuno di guardia e così decise di entrare. All’interno trovò Turles che, appena lo vide, si alzò in piedi e gli chiese:
“L’hai visto?”
Vegeta scosse la testa e rispose:
“No, pensavo fosse qui…nemmeno i suoi uomini sono in giro. Pensi sia andato a combattere?”
“No, ha detto che non tornerà fino a che non riavrà quella donna…non so dove cercarlo…” rispose Turles in apparente stato di apprensione.
“Beh, io devo andare sul campo. Se i troiani si accorgono anche della mia mancanza, oltre che quella di Goku, penseranno di poterci attaccare con maggiore coraggio…Anche se non ne ho alcuna voglia…devo andare. Spero solo che non sia un massacro…Tu prova a cercarlo…e, se puoi, a calmarlo…anche se so che sarà impossibile”
“Va bene, buona fortuna” rispose timidamente Turles uscendo insieme a Vegeta dalla tenda.
Vegeta tornò alla sua tenda per prepararsi alla battaglia. Sentiva che quel giorno non presagiva nulla di buono e, poche ore dopo, ne ebbe l’amara conferma. I greci morti quel giorno furono in numero dieci volte maggiore rispetto ai troiani che avrebbero quasi proclamato vittoria se gli dei non avessero deciso di trasformare la pioggia battente in una tempesta apocalittica che provocò il rientro delle truppe di entrambi gli schieramenti.
Mentre sul campo i greci combattevano la peggiore battaglia degli ultimi dieci anni, Goku, rimasto al campo, con i suoi uomini al seguito, sfogò tutta la sua ira. Passò tutta la giornata a cercare Chichi e, nel contempo, pensò bene di infastidire Napa apportando diverse modifiche al campo greco. Prima si premurò di uccidere una dozzina di prigionieri troiani che Napa si era procurato per scambiarli con altrettanti combattenti della sua scorta personale, catturati qualche giorno prima, dagli uomini di Goten. Non contento, approfittò dell’inferno che si stava combattendo sul campo di battaglia e, travestito da mendicante troiano, riportò molti dei tesori frutti di razzie che Napa conservava nella sua tenda, in un tempio poco fuori dalle mura di Troia. Gli portò via anche il trono dorato di cui lui andava tanto orgoglioso e, al suo posto, ci mise un vecchio sgabello di legno a tre gambe.
Infine, una volta tornato, decise di dare fuoco a due delle navi di Napa e a una di Krillin, solo per usarle come falò per cuocersi tutte le pregiatissime carni razziate sulle navi dei due re.
Quando Goku e i suoi uomini finirono di mangiare, accompagnando tutto con un buonissimo vino rosso trovato nella stiva della nave di Krillin, il fuoco dato alle navi si spense molto rapidamente a causa della stessa tempesta che aveva impedito il proseguo dei combattimenti.
Goku, solo parzialmente soddisfatto dal cibo, dal buon vino e dall’aver rovinato l’umore già pessimo, dopo la pesante giornata sul campo, a Napa, decise di tornare, con i suoi uomini, alla sua tenda.
“Radish, tu e Tarble restate qui fuori di guardia, non VOGLIO essere disturbato. Se qualcuno prova ad entrare…uccidetelo. Chiunque sia. È un ordine” disse Goku appena fuori dalla sua tenda.
“Sì, sire” rispose Radish, fedelissimo capo della guardia personale di Goku.
Il re entrò e, con sua grande sorpresa, trovò Turles ad aspettarlo.

“Cosa vuoi Turles? Voglio rimanere solo, vattene” lo apostrofò severamente.
“Ti prego…ti prego, Goku…non…non mi mandare via. Ti ho cercato tutto il giorno…non ti ho trovato, dove eri finito?”
“Avevo alcune cosette da sistemare” rispose il re con un ghigno soddisfatto. Poi proseguì:
“Allora? Che vuoi?”
“Io...sono venuto a chiedere…il tuo…perdono” disse timidamente Turles abbassando gli occhi.
“Mi chiedi perdono e non osi nemmeno guardarmi in volto? Ma che razza di persona sei, Turles? Da quanto ci conosciamo? Venti anni? O di più? E tu, prima mi tradisci e poi mi vieni a chiedere perdono in questo modo…patetico…perché dovrei credere al tuo pentimento?”
Turles alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi color tenebra, come i suoi. Poi, senza dire nulla, gli si avvicinò, ad un palmo dal suo naso. Senza distogliere lo sguardo da quello tetro del re, gli prese la mano togliendogli la spada che impugnava ancora saldamente e la lasciò cadere a terra. Poi, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze, gli mise una mano dietro la nuca e lo tirò a sé appoggiando con delicatezza le sue labbra su quelle di Goku.
Dopo un primo momento di stupore in cui il re sgranò gli occhi per il gesto inaspettato dell’amico, Goku si sentì pervadere il corpo da un piacere che conosceva già molto bene. Turles era sempre stato molto bravo a farlo calmare e, anche questa volta, la dolcezza dei suoi baci era riuscita a farlo sciogliere, andando contro il suo stesso volere. Goku schiuse le labbra permettendo alla sua lingua di farsi accarezzare da quella dell’unico uomo che riusciva ad amare veramente con tutto se stesso. I due guerrieri si baciarono per un tempo lunghissimo. Goku ritrovò in poco tempo la fiducia nell’amico e Turles il perdono del re che sentiva di aver tradito. Quando si staccarono, senza dire nulla, si spogliarono delle pesanti armature differenti solo nel colore e si sdraiarono sullo stesso letto dove, solo poche ore prima, Goku aveva amato la donna che ora, Napa, gli aveva portato via. Quando sentì il profumo di lei, sul volto del re apparve un’espressione di rabbia che non sfuggì a Turles che si rattristò molto nel veder rispuntare l’odio sul viso dell’amico. Goku si mise sopra di lui per poterlo baciare ancora e ancora, desiderando di poter unire al più presto i loro corpi. Nella sua mente, in quel momento c’era l’unico pensiero di fare l’amore con Turles, nient’altro. I pensieri di vendetta e di odio erano magicamente spariti solo grazie a lui. Voleva farlo con lui perché lo faceva stare bene, perché lo amava tantissimo, perché sarebbe morto pur di difenderlo e perché era convinto che anche per Turles valesse tutto questo. I suoi dolci pensieri su ciò che stava per fare, furono ben presto distorti proprio da lui che, ad un tratto, staccando le sue labbra e rovinando il bacio che si stavano teneramente dando, gli disse:
“Goku…Goku…no…aspetta…io non…
“Cosa…cosa c’è Turles? Non ti va?” gli chiese il re con aria un po’ triste accorgendosi del volto preoccupato dell’amico.
“Goku…tu sei…sei ancora arrabbiato con me…lo vedo, dal tuo sguardo…ti prego…possiamo aspettare... Temo che tu voglia sfogare la tua ira…su di me”
“CHE COSA?” disse Goku spostandosi rapidamente di lato.
“Tu hai…hai paura di me? Temi che ti possa fare del male per vendicarmi di ciò che mi è stato fatto? Non ho mai fatto del male a nessuno che sia venuto volontariamente a letto con me, correggimi se sbaglio. Ti ho mai ferito? Dimmelo!” urlò Goku la cui rabbia era in evidente crescita.
Turles scosse la testa e gli occhi gli si riempirono di lacrime amarissime per ciò che gli era appena stato detto. Era tutto dannatamente vero, Goku era sempre stato tanto amabile a letto quanto spietato in battaglia. Questo era quanto. La sua bravura era nota sia alle molte donne che aveva avuto sia ai pochi uomini che, come lui, avevano avuto l’onore di dividere con lui il letto. Non si era mai lamentato nessuno o nessuna per ciò che lui era sempre riuscito a donare loro, anzi, la sua fama di amatore era conosciuta in gran parte della Grecia e non solo.
Solo in quel momento, Turles riuscì a rendersi conto di avere una cosa molto importante che lo accomunava a Chichi: l’amore di Goku. Quando il re vide le lacrime scendere lungo le guance dell’amico, gli fece una carezza asciugandogliele e proseguì:
“Turles, ascolta, se non ti va dimmelo, non importa, non sono un animale che non riesce a controllare il proprio istinto. Avevo solo voglia di fare l’amore con te e, visto che hai iniziato tu, ho pensato che fosse anche il tuo desiderio. Ma ti prego, dimmi che non hai paura di me…non me lo merito…Tu non hai fatto niente di male, perché ti dovrei punire? E in questo modo poi? Io non sono come Napa, lui sarà l’unico su cui sfogherò la mia vendetta e lo farò con la mia spada. Non riesco nemmeno a pensare di poter sfogare tutto il mio odio su di lui in un altro modo”
Turles fece rientrare le lacrime nei dolcissimi occhi neri che ora guardavano Goku con un’espressione più serena, dovuta anche al leggero sorriso comparso sul volto del suo unico, grande amico di sempre e gli disse:
“Mi dispiace…mi dispiace davvero tanto…per aver dubitato di te. Tu…mi…completi e io…penso…credo di amarti tantissimo e ti prometto che farò qualsiasi cosa che mi chiederai per vederti di nuovo felice”
Detto ciò lo abbracciò e, baciandolo, lo tirò di nuovo sopra di sé per amarlo e farsi amare ancora una volta come avevano sempre fatto, come avrebbero sperato di fare ancora per molto tempo se solo il destino, scritto per loro dagli dei, non fosse stato così crudele.
Dopo poco più di un’ora di amore e piacere immenso per entrambi, i due giacevano immobili uno a fianco all’altro. Turles accarezzava lentamente i capelli di Goku che, per assaporare meglio il momento, aveva chiuso gli occhi. Ad un tratto, sentirono delle voci provenire dall’esterno:
“Sire, non mi costringete a farlo…il re non vuole essere disturbato, è con Turles. Andatevene, per favore” disse Radish puntando la lancia contro Vegeta che era tornato dalla battaglia e voleva parlare con Goku.
“Da quanto tempo sono lì dentro?” chiese Vegeta preoccupato per le sorti di Turles.
“Da un’ora, più o meno. Abbiamo l’ordine perentorio di non far passare nessuno. A meno che non torni la donna del re…Dovete andarvene, sire. Ho già trasgredito agli ordini lasciandovi in vita. Mi era stato ordinato di uccidere chiunque si fosse avvicinato…ma voi, sire…
“No, non giustificarti. Capisco. Non voglio che tu venga punito per causa mia. Me ne vado. Per favore, riferisci a Goku di passare nella mia tenda, appena gli è possibile” lo interruppe Vegeta.
“Sarà fatto, sire”
Appena se ne fu andato, Turles ruppe il silenzio magico che li aveva abbracciati fino a quel momento e disse:
“Goku, che intenzioni hai? Voglio dire, cosa intendi fare per riprenderti Chichi? Come…come posso aiutarti?”
Il re riaprì gli occhi e guardò l’amico facendo un impercettibile sorriso e gli disse:
“Napa ha detto che me la renderà se tornerò a combattere…giusto? Ma io non voglio dargliela vinta, ne va del mio onore, ma se lui crede che io sia in battaglia, forse mi renderà Chichi senza che io debba muovere un dito”
“E come farai a essere sul campo…senza…esserci veramente?” chiese Turles un po’ perplesso.
“Senti Turles, guardaci, siamo identici, io e te. Sembriamo gemelli. Mi vuoi aiutare a far tornare da me Chichi? Prendi la mia armatura e, fra due o tre giorni, quando la situazione sarà disperata, mettiti al comando dei miei uomini e vai tu a combattere, al posto mio. Dirò a Radish che ho intenzione di tornare a combattere e che tu starai qui al campo a cercare Chichi. Tutti penseranno che tu sia me e gli uomini, vedendomi tornare, si faranno coraggio e ricominceranno a lottare con maggiore forza. Sei d’accordo?” spiegò Goku.
“Ma Goku, io non sono bravo come te a combattere, se ne accorgeranno tutti e…
“No, vedrai. Con la mia armatura nessuno penserà che sei tu. Poi, quando Napa ti avrà ridato Chichi, verrai di nuovo qui da me e, con tutti gli altri, decideremo se restare o partire. Cosa ne pensi?” chiese Goku con aria seria.
“Va bene, Goku, come desideri. Dopodomani andrò a combattere con la tua armatura e la tua spada e poi, la sera, vedremo il da farsi. Tutto sommato, penso di dovertelo, dopo tutto, siamo cresciuti assieme” concluse Turles con un sorriso.
“Grazie, Turles. Ti voglio bene”
“Anche io, Goku, molto più di quanto tu possa pensare. Posso…posso passare la notte qui…con te…”
“Speravo che me lo chiedessi, ma aspetta un attimo, vado a dire a Radish che può andare”
Così dicendo si alzò e, mettendosi solo il mantello addosso, uscì nella serata gelida a discutere con Radish:
“Capitano, puoi andare a riposare ora” disse Goku con un impercettibile sorriso.
“Sì, sire. Quali sono gli ordini per domani, sire?” chiese Radish timoroso.
“Chi vuole può venire con me a divertirsi come oggi. Chi invece si vuole divertire con una delle schiave di Krillin o Napa, avrà solo la mia totale approvazione, purchè non facciate loro del male. L’appuntamento è domani, in mattinata, senza alcuna fretta, qui alla mia tenda. Dopodomani, invece, torneremo a combattere…
“Come, sire?” lo interruppe Radish perplesso.
“Sì, hai capito bene. Entro domani sera Gohan sarà ormai arrivato alla spiaggia e Napa verrà a supplicarmi di tornare, per fermarlo. Così, vedendomi rientrare, non potrà fare a meno di restituirmi la mia donna. Quando la riavrò, ci troveremo di nuovo tutti qui, alla mia tenda e decideremo se rimanere o andarcene. Turles si occuperà di preparare tutto per la partenza, se questa sarà la nostra decisione. È tutto chiaro?” disse Goku mentendo.
 “Sì, sire” rispose Radish certo che la partenza fosse oramai imminente.
“Potete andare ora. Che nessuno si azzardi ad andare sul campo di battaglia fino a dopodomani” concluse Goku.
“Sire, se mi posso permettere, penso di parlare anche per gli altri uomini dicendo che nessuno resterà qui se voi decidete di andarvene. Noi non possiamo combattere per nessun altro che per voi, sire”
“Grazie, Radish, apprezzo la vostra lealtà. Andate e passate una buona nottata, a domattina”
“A domattina, sire e…scusatemi…prima di andare, vi devo riferire che è passato il re Vegeta, poco fa e ha chiesto di potervi parlare, quando…avete tempo” disse Radish imbarazzato, sperando di non fare arrabbiare Goku per avergli praticamente dato un ordine da parte di Vegeta.
Goku fece un mezzo sorriso per rassicurarlo e disse:
“Sì, ho sentito che mi ha cercato. Io di tempo ne ho un sacco…bisogna vedere se lui arriverà vivo a domani sera. Grazie per avermi avvisato, ci andrò…domani…” concluse Goku prima di rientrare nella sua tenda e accoccolarsi di nuovo tra le braccia del suo amante.

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Capitolo 7
*** έξι ***





έξι






Il mattino seguente, Goku fu svegliato da un tenero bacio di Turles e, quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, incrociò lo sguardo dolcissimo di lui che gli stava accarezzando lentamente i capelli per donargli un risveglio il più possibile delicato.
“Buongiorno!” esclamò allegro il re “Dormito bene?”
“Sì” rispose semplicemente l’altro dandogli un altro bacio appassionato.
Poi, qualche istante dopo, quando finalmente si decisero a staccarsi, Goku proseguì:
“Mi vuoi far stare a letto tutto il giorno? Se fai così mi sarà molto difficile non ricominciare da capo ciò che abbiamo lasciato ieri sera…”
“E cosa ci sarebbe di male?” chiese Turles con fare malizioso.
“Niente…ma…
“Ma?” lo incalzò Turles a cui l’eccitazione stava crescendo incredibilmente per come Goku lo stava provocando.
“Ma forse ora…è il tuo turno…”
“Cosa? Ma Goku, io…tu non hai mai voluto…
“Ora invece voglio. Ti voglio. Se ti va, ovviamente…” continuò Goku senza smettere nemmeno un secondo di fissarlo negli occhi.
“Lo desidero tantissimo, Goku…sei...sei sicuro che…che posso?” chiese Turles con uno sguardo che non si capiva se era felicissimo o perplesso.
“Su, dai, non fare lo sciocco. Se ti dico che va bene è così, no?”
Rispose Goku baciandogli il collo per fargli perdere gli ultimi lumi di ragione che impedivano a Turles di saltargli addosso e sfogare tutto il suo desiderio su di lui.
“Goku…Goku…ti prego…così non riesco a…pensare…
“Non devi pensare, Turles. Fai di me ciò che più desideri. Adesso” disse accarezzandolo proprio dove era evidente quale fosse il suo desiderio, in quel momento.
Turles non potè più resistere. Quelle carezze e i baci erano troppo. Per anni si era concesso al re senza mai volere nulla in cambio. Gli bastava il piacere di sentirsi solo suo e l’amore reciproco che li accumunava. Ora che gli stava chiedendo di invertire i ruoli, sentiva che in Goku qualcosa era cambiato. Con la sua ‘disponibilità’ stava dimostrando di voler far provare anche a lui un piacere diverso da quello che aveva sempre sentito. Oltre al piacere dell’anima e della mente che per anni lo avevano appagato, questa volta avrebbe potuto finalmente provare anche un piacere fisico e, per la prima volta nella sua vita, Turles si lasciò guidare dall’istinto. Cuore e ragione andarono a farsi benedire e, senza più poterci pensare troppo, bloccò Goku sotto di sé, facendogli allargare prepotentemente le gambe.
Goku fece un sorrisetto e gli disse:
“Hey…mi hai preso in parola, vedo…ma temo che così ti sarà impossibile infilarti…dentro di me…lo sai che non l’ho mai fatto…ci sarà bisogno di un piccolo aiuto per…
“Sssshhh, lo so…fidati”
Turles fu incredibilmente bravo a prepararlo alla nuova esperienza che tanto aveva desiderato provare. Si preoccupò che, poco prima di entrare in lui per la prima volta, Goku fosse completamente rilassato e ‘scivoloso’ e perfettamente cosciente del fatto che non gli sarebbe successo nulla di così insopportabile.
Quando ebbe la certezza di aver fatto tutto il possibile per evitargli di voler fuggire proprio all’ultimo momento, si sdraiò di nuovo su di lui e, dopo averlo baciato gli disse:
“Sicuro?”
“Sicuro. Fai piano, Turles”
“Sì” rispose semplicemente lui prima di esaudire i desideri di entrambi.
Turles si dimostrò essere un amante eccezionale, almeno quanto lo era stato Goku la sera prima con lui. Dopo un tempo indefinito durante il quale entrambi i loro corpi furono appagati dall’amore e dal piacere, Turles baciò  il suo compagno e stette poi ad osservarlo per qualche istante in silenzio.
“Cosa c’è?” chiese Goku all’improvviso.
“Sei…sei stato bene?” chiese Turles che non riusciva a decifrare lo sguardo del re.
“Sì, è stato molto…bello. Non credo di averti mai amato così tanto come in questo momento”
“Grazie” rispose semplicemente Turles.
“Non mi devi ringraziare. Per anni ti sei concesso a me. Era giusto che anche tu provassi ciò che ho sempre sentito io” rispose Goku con un sorriso.
“No, non per questo. Grazie per ciò che hai detto. Anche io ti amo tantissimo”
Turles lo baciò di nuovo per poi sdraiarsi a fianco al suo re e più grande amico senza sapere che, quello che avevano appena concluso, sarebbe stato di fatto l’ultimo grande gesto d’amore che gli dei avrebbero concesso loro.

Poco più tardi, i due sentirono le voci di Radish e delle guardie di Goku provenire da fuori la tenda e, svogliatamente, si alzarono, si vestirono e uscirono.
“Sire” disse Radish con un mezzo sorrisetto appena vide Goku uscire dalla tenda assieme a Turles. 
“Radish” rispose Goku rispondendo con un sorriso ancora più malizioso del suo.
“Spero abbiate passato una buona nottata, sire” continuò il guerriero che quel giorno sembrava di ottimo umore.
“Decisamente. Anche tu però…mi sembri particolarmente allegro stamane” gli rispose Goku come per investigare cosa fosse quell’aria gioconda che il comandante dai lunghi capelli neri aveva stampato in volto.
“Beh…si…ecco…io e Tarble…
“TU e Tarble, Radish? Ma non mi dire…” lo interruppe Goku che non sapeva ci fosse una qualche sorta di relazione tra i due.
“Nooo” si affrettò a spiegare Radish che subito proseguì: “Noi…ecco…beh…abbiamo fatto una incursione notturna a Troia e ce la siamo spassata veramente tanto…sire”  concluse imbarazzatissimo.
Goku, sentita la spiegazione, diventò subito serio, tanto che Radish dovette fare un passo all’indietro per allontanarsi da lui, pensando che lo volesse colpire per aver fatto una cosa tanto stupida.
Contro ogni aspettativa, invece, Goku gli chiese:
“Siete entrati a Troia?”
“Sì, sire. Mi dispiace, io non pensavo che…
“No, non sono arrabbiato. Solo…come…come siete entrati?”
“Beh, noi…ci siamo messi le armature dei troiani che erano morti sul campo di battaglia e che ancora non erano stati recuperati e ci hanno scambiato per guerrieri feriti. Ci hanno fatto entrare e due graziose donzelle ci hanno pure curato, dato da mangiare e già che c’eravamo…
“RADISH!” lo interruppe bruscamente Goku “Non le avete violentate, vero? Quali sono i miei ordini? Donne e bambini non si toccano, o sbaglio?” ripeté per l’ennesima volta Goku che aveva fatto di questo punto una questione d’onore, per sé e per i suoi uomini.
“No, sire…non le abbiamo violentate. Conosciamo bene quale sia la punizione per chi trasgredisce ai vostri ordini…ma…
“Ma?”
“Sono…sono state loro a…concedersi… Noi eravamo andati lì con l’idea di fare un po’ di baldoria…mangiare, bere…divertirsi…Non…non pretendevamo tanta grazia…ma come facevamo a dir loro di no? Erano così…belle…”
Turles si mise a ridere di nascosto per la spiegazione imbarazzatissima di Radish mentre Goku aveva mantenuto per tutto il tempo la stessa espressione seria, come se qualcosa nel racconto del comandante lo avesse particolarmente colpito.
 Ad un tratto, gli mise una mano sulla spalla e gli disse:
“Radish”
“Sì, sire”
“Ciò che avete fatto è stato…imprudente. Se vi avessero riconosciuto? Probabilmente vi avrebbero ucciso o fatto prigionieri, ma il fatto che siate riusciti ad entrare con un travestimento è una cosa molto interessante. Stasera andrò a parlarne con Vegeta, visto che mi vuole vedere…”
“Sì, sire. Non accadrà più” concluse Radish abbassando lo sguardo colpevole.
“Bene, cosa si fa oggi? Qualche idea? Le navi di Napa le abbiamo già bruciate ieri e oggi Gohan farà il resto, quando arriverà alla spiaggia. Quindi? Che altro possiamo fare?”
“Ehm…sire…” intervenne Tarble titubante.
“Sì, Tarble? Hai qualche idea?”
“Sì, ehm…ho sentito dire che non molto lontano da qui c’è una arena dove i troiani svolgevano corse con le bighe. Ora sono dieci anni che non la usano più. Forse…potremmo…non so…
“Ottima idea!” lo interruppe Goku a cui iniziarono a brillare gli occhi per aver trovato un diversivo così divertente. Poi continuò: “Ok, organizziamo una corsa con le bighe”
“Ma sire, solo voi e Turles avete una biga…come facciamo?” chiese Radish a cui l’idea della corsa piaceva non poco e voleva partecipare anche lui al divertimento.
“Beh, prendete quelle lasciate da Krillin e Napa. A loro ne serve solo una a testa, ne hanno una decina! Anzi, prendetele tutte, cavalli compresi e radunate tutti gli uomini. Fra un’ora partiamo. Io e Turles andiamo a recuperare qualcosa di buono da mangiare sulle navi di Napa. Tanto stasera andrà tutto sprecato, quando Gohan gli darà fuoco” spiegò Goku con una indifferenza disarmante.
“Va bene, sire. Agli ordini” concluse Radish allontanandosi con Tarble.

Mentre Goku e i suoi uomini passavano la giornata a organizzare corse di bighe e cavalli all’arena abbandonata dei troiani e a divertirsi come bambini, al campo acheo si stava consumando una catastrofe senza fine. Come previsto da Goku stesso, Gohan con le sue truppe riuscì ad arrivare alla spiaggia e a dare fuoco alle navi di Napa e Krillin. Conquistò la parte ovest della spiaggia uccidendo, senza alcuna pietà, alcuni dei comandanti più valorosi dell’esercito dei due fratelli greci.
Quando giunse la sera, al fuoco appiccato alle tende greche, fu aggiunto quello degli onori funebri per le centinaia di cadaveri che Gohan e Goten avevano lasciato dietro di sé quel giorno. Quando le truppe rientrarono, Napa non ci mise molto a capire che doveva fare qualcosa per bloccare l’inesorabile avanzata troiana. Mise da parte il suo orgoglio stramaledicendo se stesso per ciò che stava per fare e vestitosi con gli abiti reali, si diresse deciso verso la tenda di Goku.
Quando arrivò, sentì Goku e i suoi uomini all’interno della tenda che si divertivano e cenavano tutti assieme, come se quel giorno, nulla di terribile fosse successo.
Senza indugiare ulteriormente, decise di entrare facendo scendere un silenzio glaciale fra tutti i presenti.
“Buona sera, Napa. Vuoi unirti al nostro…ops…volevo dire…tuo, banchetto?” chiese Goku offrendogli un piatto con della carne rubata su una delle navi di Napa.
“No. Possiamo parlare, in privato?” chiese il re secco.
“Non c’è niente che i miei uomini non possano sentire. Prego, parla pure” gli rispose Goku che non aveva la minima voglia di rimanere solo con lui.
“Per favore. Potresti uscire?” chiese Napa che sembrava disperato.
Goku guardò i suoi uomini con aria soddisfatta e gli disse:
“Visto che me lo chiedi con tanta galanteria, va bene, vengo, ma la spada la lasci qui. Come vedi io sono disarmato”
Napa lasciò la spada nella tenda e, appena fu raggiunto da Goku che, alzandosi, si era preso pure la libertà di andargli incontro con un pezzo di carne in mano, uscirono.
“Allora? Cos’hai da dirmi?” gli chiese con estrema indifferenza una volta fuori, mentre continuava a mangiare.
Napa fece un sospiro. Quel dannato guerriero avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani, se solo fosse stato possibile e se solo non gli fosse dannatamente utile per respingere le armate di Gohan. Raccolse tutta la poca stima che gli era rimasto di se stesso e gli disse:
“Goku, questa guerra è perduta. Gohan è già al campo e ha già iniziato a bruciare le navi. Se solo domani tu potessi tornare a combattere, come prova di fiducia, io domani sera ti renderei la tua schiava, ma se tu non torni sarà tutto finito, per tutti. Per lei, per te, per tutti noi”
“Mhm…va bene…gnam gnam…” gli rispose con un’indifferenza snervante Goku masticando un pezzo di carne appena strappato dall’osso che teneva in mano.
“Cosa? Hai detto ‘va bene’?” chiese Napa allibito del fatto che fosse stato così facile convincere Goku.
“Sì, va bene” fece eco lui pulendosi la bocca col palmo della mano. Poi proseguì: “Se domani sera, dopo il combattimento, non riavrò la mia schiava, verrò io stesso a prenderti e ti ucciderò. Intesi, re Napa?”
“Sì, sì. D’accordo. La riavrai. Domani sera. Promesso” concluse lui mentendo.
Napa non aveva la minima intenzione di rendere Chichi a Goku. Voleva tenerla per sé perché era bellissima, perché era un bottino di guerra e, soprattutto, perché era di Goku e questo, non aveva prezzo. Pensò che Goku sarebbe stato troppo preso dal combattimento per poi andare a reclamare quella donna o la vita del re, nel caso in cui non avesse mantenuto la promessa.
Mai le sue decisioni sarebbero state tanto mutate dal destino, ovvero da ciò che, di lì a poche ore, si sarebbe consumato sul campo di battaglia.
“Se non c’è altro, buona serata, re Napa” concluse Goku voltandogli le spalle e rientrando nella sua tenda.
Napa lo seguì per recuperare la sua spada e, una volta rimessa nel fodero la preziosa arma, voltò le spalle a tutti e, senza salutare, se ne andò.
Quando tutti i commensali finirono di mangiare e bere la deliziosa cena gentilmente offerta dall’ultima razzia sulla nave di Napa, tutti gli uomini di Goku si congedarono augurandogli una buona nottata.
Goku rimase ancora una volta solo con Turles e insieme ripassarono il piano per il giorno dopo.
“Tu dormi qui. Io stasera devo passare da Vegeta a vedere cosa vuole, poi andrò a dormire nella tua tenda. Va bene?” chiese Goku per sapere se tutto era chiaro.
“Sì, va bene, Goku. Passa una buona notte” gli rispose Turles facendogli un sorriso.
Goku si avvicinò e lo baciò. Poi, guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
“Non farmi scherzi, domani. Intesi? Sta’ attento, Turles”
“Sì” rispose semplicemente l’uomo abbracciando il compagno.
“Vado. A domani. Buonanotte Turles”
“Buonanotte Goku” 
Prima di uscire dalla tenda, Goku si voltò per un’ultima volta e gli fece un sorriso che Turles gli corrispose alzando leggermente la mano come gesto di saluto.
“Ti amo” furono le ultime parole che Goku riuscì a leggere sulle labbra dell’amico prima di uscire e non vederlo mai più.

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Capitolo 8
*** επτά ***





επτά






“Mi hai fatto chiamare, Vegeta?”
“Sì, siediti per favore” rispose il re porgendo uno sgabello di legno all’amico.
“Lasciateci soli…” disse poi rivolgendosi ai suoi uomini di guardia.
“Ma sire…” tentarono di reclamare loro.
“Fuori, ho detto!” ripeté Vegeta innervosito.
Appena le guardie furono uscite e i due rimasero soli, Vegeta si avvicinò a Goku e si lasciò cadere in ginocchio di fronte a lui, facendogli aprire un sorrisetto malizioso sul volto.
“Hai intenzione di supplicarmi di tornare? Non è da te, re Vegeta…una volta avresti trovato parole convincenti per indurmi a combattere di nuovo…Ma io sono un dio solo a metà, metterti in ginocchio davanti a me non servirà a farmi tornare sul campo di una guerra che ormai gli Achei non hanno più nessuna possibilità di vincere…senza di me” disse Goku per cercare di capire se Vegeta sapeva cosa lui avesse risposto alla richiesta di Napa. Ebbe la conferma del fatto che Vegeta non ne sapeva nulla quando si sentì chiedere:
“Pensi sia questo, Goku? Pensi che io sia così stupido da credere che basti inginocchiarsi davanti al grande Goku e chiedergli umilmente perdono e di tornare sul campo, perché tu lo faccia? Questo solo uno stolto come Napa lo può credere” rispose Vegeta sedendosi sui talloni e appoggiando le mani sulle  ginocchia.
“In effetti è strano, tu non sei così stupido né da credere che ciò che hai detto possa bastare, né che io sia così sciocco da lasciarmi convincere per così poco…allora, cos’è, Vegeta, perché mi volevi vedere?”
chiese Goku curioso di sapere cosa l’amico avesse in mente.
Vegeta si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro nella tenda, come per trovare le parole giuste. Poi ad un tratto si avvicinò a lui e, rimettendosi in ginocchio, ad un palmo dal suo naso gli disse:
“Io NON desidero che tu torni a combattere. NON mi interessa che tu lo faccia, né tantomeno il modo in cui tu abbia deciso di gestire e onorare la tua futura gloria. Tutti parleranno di te, sia che questa guerra venga vinta o persa, anche fra duemila anni. Ma io…DEVO trovare il modo per mettere fine a tutto questo. Sono stanco, Goku, voglio solo tornare a casa, da mia moglie, Bulma e da mio figlio Trunks. L’ho lasciato in fasce e non so nemmeno che viso abbia, ora che sono passati dieci anni. Dieci anni di una assurda guerra che a me non interessa. Ero venuto per assecondare i sogni di gloria di Napa e Krillin, ma soprattutto perché…c’eri tu. Tu ora non vuoi più combattere e sta bene, nemmeno io lo farei più, se fossi al posto tuo, ma ti chiedo: se…se tieni almeno un po’ della nostra amicizia, aiutami…a trovare il modo…di andarmene da qui, vincitore”
Goku lo squadrò per un istante e poi gli disse:
“Non vedo in quale altro modo tu possa vincere questa guerra, se non facendomi tornare sul campo di battaglia”
A quel punto Vegeta si alzò di nuovo e gli sussurrò:
“Goku, posso parlarti chiaramente?”
“Parla, ti ascolto” rispose Goku inclinando un pochino la testa e guardando il suo interlocutore con uno sguardo serio e molto attento.
“Queste donne, le troiane che abbiamo catturato per intrattenere le nostre serate e sfogare i nostri istinti, ci stanno solo…’distraendo’. Quando le abbiamo catturate erano terrorizzate, com’è possibile che, in così poco tempo, non solo siano diventate ‘disponibili’, ma anche dolci e carine con tutti noi?”
A quel punto Goku scattò in piedi e lo prese per il collo sollevandolo da terra di qualche centimetro e, guardandolo con occhi pieni di rabbia gli disse:
“Bada a come parli, Vegeta, se non vuoi che ti uccida facendo fare una brutta figura alle tue guardie che non si fidavano a lasciarti solo con me. Chichi non ‘intratteneva’ le mie serate. Io la amo e Napa deve solo sperare di non azzardarsi a toccarla, nemmeno con un dito, altrimenti, gli scateno una guerra dieci volte più grande di questa, è chiaro? Finora mi sono limitato a dar fuoco a due navi e a rubargli qualche bene personale, solo per fargli dispetto, ma tu non hai idea di cosa io sia in grado di fare se non riavrò ciò che mi ha promesso stasera”
Vegeta riuscì solo a fare cenno di sì con la testa, prima di essere rimesso a terra rantolante.
Il re, fece due colpi di tosse, prima di riuscire a tornare a parlare:
“Va bene, scusami. So che ami quella donna, infatti sei l’unico, in tutto in questo campo, che ha continuato a combattere valorosamente, ma tutti gli altri, hanno perso la concentrazione e sul campo di battaglia sembrano…inebriati…assuefatti dall’unico pensiero di ciò che accadrà la sera, se mai ci arriveranno. Io stesso ho perso il senno e la ragione. Non ho più idee, non ho più stimoli per continuare a combattere e, ora che tu non ci sei più, nessuno ha più motivazioni per scendere sul campo di battaglia ogni giorno”
“Ti ho già detto che non torno, Vegeta. Quindi? Ti conviene farti uscire la voce e dirmi cosa vuoi che io faccia. Perché mi hai fatto chiamare? Già lo sapevi che non avrei cambiato idea”
Vegeta lo guardò, molto seriamente, poi, sotto lo sguardo impassibile di Goku, si tolse l’armatura, gettandola stancamente a terra in un angolo della tenda. Si riavvicinò e gli disse:
“Voglio che tu stia qui, stanotte”
Lo sguardo di Goku si fece serio tutto d’un tratto. Tutto si aspettata tranne che questo. Vegeta sapeva che lui passava molte notti con Turles e che questo loro rapporto aveva consolidato la loro amicizia e aveva accresciuto in entrambi il coraggio e la forza sul campo di battaglia. Quando i due combattevano assieme, uno alle spalle dell’altro, sarebbero stati indistinguibili, se non avessero avuto una diversa armatura e sembravano un unico corpo che si muoveva armoniosamente come un’indistruttibile macchina da guerra.
In quel momento, Goku capì che Vegeta non sarebbe mai arrivato a chiedergli una cosa simile se non perché pensasse che fosse l’unico modo per recuperare, in parte, la sua vera dote: l’astuzia.
Goku si alzò per poterlo guardare negli occhi, poi gli disse:
“È tutto qui? Non ti stai offrendo a me sperando di farmi cambiare idea, vero Vegeta? Se è questo dimmelo che me ne vado all’istante”
“Cosa? Nooo, desidero che tu stia qui perché questo è l’unico modo per non cadere di nuovo nella tentazione di giacere con quella donna che è la mia schiava troiana o a quel ragazzo che una sera sì e una no viene a disturbare le mie notti. Ho bisogno di potermi fidare di qualcuno che stia qui con me e mi permetta di godere di un sonno ristoratore e che mi consenta di recuperare, almeno in parte, la mia ragione. Sono disposto a supplicarti, per questo, ma non mi sentirai mai implorarti di tornare a combattere, so che sarebbe comunque inutile” disse il re dopo essersi rialzato.
Goku si morsicò il labbro. Era evidente che stesse pensando al da farsi. Non era ancora convinto che non ci fosse sotto qualcosa. Conosceva bene Vegeta, la sua astuzia era ben nota a tutti, ma in quel momento i suoi occhi sembravano così sinceri che Goku non potè fare altro che dirgli:
“Va bene, Vegeta. Rimarrò qui, solo perché me lo hai chiesto e perché non ci trovo nulla di male ad assecondare un desiderio che, probabilmente, mi porterà solo un gran piacere…”
“No, ti prego, Goku, non voglio che tu mi fraintenda. Non accadrà nulla. Io sono troppo orgoglioso per poter anche solo pensare di ripagare il tuo favore lasciando sfogare i tuoi istinti su di me” si affrettò a precisare Vegeta.
“Non accadrà nulla perché io amo Turles, non mi importa niente del tuo orgoglio” sentenziò Goku togliendosi la veste bianca da principe che gli aveva regalato suo padre quando ancora era in vita.
Quando fu completamente nudo, si accorse che Vegeta lo stava squadrando da capo a piedi.
“Vegeta, così non va, anche io mi devo poter fidare di te e il tuo sguardo non è per niente rassicurante”
Vegeta fece un sospiro e pensò che l’amico avesse perfettamente ragione. Gli aveva chiesto di rimanere con la promessa che non sarebbe successo nulla e ora i suoi occhi e la sua mente lo stavano tradendo in un modo fin troppo evidente.
Alla vista del corpo perfetto di Goku e al conseguente desiderio di poterlo possedere, Vegeta capì che la sua mente era stata veramente compromessa da anni di guerra e, soprattutto, da quella dannata schiava. Quando sentì che il suo corpo stava per avere la meglio sulla sua capacità di intendere e di volere, lo guardò negli occhi e, dopo aver fatto un enorme sospiro, gli disse:
“Perdonami, torno subito. Non te ne andare, per favore”
Così dicendo, si rimise il gonnellino dell’armatura e uscì dalla tenda.
Appena il capo delle sue guardie lo vide gli chiese:
“Tutto bene, sire?”
“Sì, sì, tutto bene, è tutto sotto controllo” rispose Vegeta senza nemmeno voltarsi e proseguendo a grandi passi verso il mare.
Poco dopo, le guardie lo videro tornare completamente bagnato.
“Non fate passare nessuno. Chiaro?” disse scandendo volontariamente la parola ‘nessuno’.
“Sì, sire. Agli ordini”
Vegeta rientrò nella tenda senza dare loro nessun’altra spiegazione e lì trovò Goku che lo stava aspettando sdraiato sul suo giaciglio, coperto per metà con una morbida pelle di un grosso animale.
“Tutto bene?” chiese Goku vedendolo prendere una stoffa per asciugarsi.
Vegeta si spogliò di nuovo e, dopo aver passato la stoffa anche sui capelli, si sdraiò a letto a fianco lui dicendogli:
“Sì, ora sì. Molto meglio”
“Bene, quindi non mi devo preoccupare di come fare a respingere i tuoi impulsi?” chiese Goku rimanendo nella stessa identica posizione rilassata di poco prima: supino, con un braccio che gli teneva leggermente sollevata la testa.
“Ti ho detto che ora va meglio e che non ho alcun interesse di quel tipo con te. Non mi piace ripetere le cose due volte, è chiaro?” rispose Vegeta irritandosi leggermente.
“Sai, nemmeno a me…ora ho la certezza che non succederà niente questa notte” disse Goku disinteressandosi dell’irritazione dell’amico.
“E da cosa deriva tanta sicurezza? Se posso chiedere” chiese Vegeta mettendosi su un fianco e sollevandosi su un gomito per poter guardare Goku in volto.
“Dal fatto che nessuno di noi due disonorerebbe se stesso provocando il piacere dell’altro e non il suo”
rispose candidamente Goku.
Vegeta lo guardò seriamente e gli chiese:
“Goku, posso farti una domanda?”
“Sì Vegeta, puoi farmi domande per tutta la notte, se vuoi…sai com’è, io domattina non ho impegni…quindi…”
“Tu pensi di disonorare Turles quando…beh…ecco…
“No. Io lo amo e gli ho donato tutta la mia anima e la mia mente, prima del mio corpo. Il fatto che i nostri ruoli siano gli stessi da anni, non toglie nulla a ciò che io provo per lui e ciò che lui prova per me. Si è sempre fidato di me e io di lui. Non ci siamo mai fatti del male, a letto e nella vita. Io non ho mai tradito la sua fiducia e questo non ha fatto altro che consolidare la nostra amicizia. Mi ha permesso di entrare nella sua vita e di prenderne parte in un modo così perfetto che sarebbe impossibile, per me, non amarlo”
Vegeta sgranò gli occhi e lo guardò come se avesse detto una delle verità in assoluto più interessanti della storia dell’intero universo. Scattò in piedi e iniziò a passeggiare nervosamente avanti e indietro per la tenda.
Concetti confusi iniziarono a girare vorticosamente per la testa del re e iniziò a ripetere parole apparentemente senza senso a voce non sufficientemente bassa, per non essere udita da Goku:
‘Lasciare entrare… entrare… fiducia …Già, così è semplice, ma la fiducia…fiducia…fiducia…come si fa a guadagnare la fiducia?’
Poi i suoi pensieri furono improvvisamente interrotti dall’amico che, con aria perplessa gli chiese:
“Scusa, Vegeta, si può sapere cosa stai farfugliando? Dov’è che vorresti entrare? Ti ho detto che non ci devi nemmeno provare a chiedermelo…”
“Ssshhh, zitto, Goku…lasciami ragionare…non mi interessi tu, mi interessa Troia…” rispose secco Vegeta che, quando pensava, non voleva proprio essere interrotto, tantomeno con una cosa così improbabile come quella che gli era stata appena detta.
“Vorresti entrare a Troia? E come? Sono dieci anni che combattiamo e nessuno di noi è mai riuscito ad entrare, tranne i miei uomini…” si lasciò sfuggire Goku mordendosi poi la lingua per aver rivelato quello che doveva rimanere un segreto.
“Cosa? I tuoi uomini? Sono…sono entrati a Troia? Nelle mura?” chiese Vegeta allibito. Quella sì che era una cosa sufficientemente interessante per distoglierlo dai suoi pensieri.
“Sì…Radish e Tarble. Ieri sera si sono travestiti da troiani e sono andati a…divertirsi…diciamo così…” rispose Goku riflettendo sul fatto che i due erano stati veramente ingegnosi.
 Vegeta sgranò gli occhi. I pensieri che prima giravano in tondo senza un capo né una coda ora avevano trovato una sorta di filo conduttore. Senza dire più nulla, tornò verso il suo giaciglio e si mise in ginocchio davanti a Goku. Gli prese la faccia tra le mani e gli stampò un bacio sulla bocca che non durò nemmeno mezzo secondo. Quando si staccò, gli disse:
“Forse ho trovato il modo, per vincere questa guerra…se solo avessi un po’ più di tempo…oramai le truppe di Gohan sono alle porte…domani o dopo il campo greco sarà raso al suolo e il piano che ho in mente non può essere realizzato in così poco tempo…”
Goku lo guardò seriamente e gli disse:
“Vegeta, mi posso fidare veramente di te?”
“Sì, Goku. Ti puoi fidare ciecamente di me”
“So che i greci senza di me sono spacciati. Se non mi vedono combattere perdono il poco vigore che gli rimane dopo notti insonni a farsi trastullare dalle schiave troiane. Tu hai ragione, li ho visti combattere, dopo la razzia. Sembrano…imbambolati, demotivati e perennemente stanchi. Forse se mi vedessero tornare, potrebbero trovare nuovi...stimoli…cosa ne pensi?” chiese Goku parlando con un tono di voce bassissimo.
“Ma, Goku…penso che…no, non dovresti tornare. Questa guerra deve essere persa per un capriccio di Napa dopo dieci anni che siamo lontani da casa? Se questo è il volere degli dei, che sia. Ha offeso il tuo onore portandoti via Chichi e non è giusto che tu ritorni sui tuoi passi solo perché ora siamo in netto svantaggio” disse Vegeta con aria molto seria. Poi però, aggrottando la fronte come se stesse cercando di ponderare bene le parole da dire, continuò: “Certo, ora che forse ho trovato un piano per far finire questa guerra, qualche giorno di tempo in più…mi farebbe veramente comodo. Forse se Napa ti vedesse tornare ti renderebbe Chichi all’istante e sicuramente l’esercito si nutrirebbe di un po’ della speranza che, tra ieri e oggi, sembra averlo abbandonato”
“Certo, Napa mi ha disonorato. È per questo che io non combatterò mai più per lui, né per nessun altro, se non per me stesso e per sfogare la mia vendetta. Ma se domani questo campo verrà preso, il tempo per soddisfare il mio desiderio sarà finito anche per me. Per cui vedi che anche io ho bisogno di qualche altro giorno? Non ho intenzione di tornare sui miei passi, ma tutti dovranno credere che io ci abbia ripensato. Domattina Turles indosserà la mia armatura e impugnerà la mia spada. Guiderà i miei uomini in battaglia in modo che tutti pensino che sia io a combattere. Questo è il mio piano, per riavere Chichi. Lo sappiamo io, te e Turles. I miei uomini sono convinti che sarò io, domattina, a comandarli. Se mi tradisci, Vegeta, ti verrò a prendere, sul campo di battaglia, se necessario e…
“Zitto, Goku...Non dire altro. Non ti tradirò, lo giuro. Avrei preferito tornassi veramente tu, ma se questa è la tua decisione, non posso fare altro che rispettarla…Spero solo che gli dei lo proteggano, domani” lo interruppe Vegeta che immaginava che, la fine che avrebbe fatto lui se avesse tradito Goku, sarebbe stata identica a quella che avrebbe subito il troiano che avesse osato fare del male a Turles.
“Perché dici questo, Vegeta?” chiese Goku con aria severa.
“Goku, lui non è come te. Tu sei mezzo dio e mezzo uomo. Lo abbiamo visto tutti come ti sei sempre ristabilito in fretta quando qualcuno ti ha impartito ferite che sembravano mortali. Sei un semidio e, come tale, se non sei immortale poco ci manca…ma Turles è un uomo qualunque che ha imparato a combattere solo perché TU eri alla sua guida e ancora non gli è successo nulla perché TU sei sempre stato lì, a coprirgli le spalle. Domani non ci sarai e solo gli dei potranno proteggerlo” spiegò Vegeta sperando di farlo ragionare e di fargli seguire l’amico in battaglia, almeno per qualche giorno.
“Beh, ci sarai tu. Tu sai che sarà Turles, al posto mio. Me lo devi, Vegeta. Paragli le spalle, domani. Se gli succederà qualcosa, cerca di non farti trovare. Oppure non sarà solo Napa a pagare con la vita il torto che mi ha fatto” gli rispose Goku con un po’ troppa franchezza.
Vegeta rimase a pensare per qualche minuto. Era una responsabilità veramente troppo grande quella che gli stava chiedendo di sopportare, ma, pur consapevole della difficoltà del compito che era stato richiamato a svolgere, fece cenno di sì con la testa e disse:
“Va bene, Goku. Guarderò io le spalle a Turles, domani. O almeno ci proverò. Ti va di dormire ora?”
“Sì, sono molto stanco”
“Anche io, non sai quanto e…grazie, Goku” concluse Vegeta chiudendo finalmente gli occhi.
“Prego, Vegeta…è solo un piacere” terminò Goku facendo un sorrisetto soddisfatto.

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NOTA AUTORE: Questo capitolo è stato modificato quasi totalmente dopo aver letto una recensione. In quello originale Vegeta non chiedeva a Goku solo di dormire da lui. Ho deciso di cambiarlo per rendere ancora più forte il legame tra Turles e Goku e anche perché nell’antica Grecia, era un disonore offrirsi ad un uomo solo per piacere. Cosa molto più onorevole era riuscire a resistere alla tentazione e solo un personaggio come Vegeta poteva scegliere di non disonorare se stesso finendo a letto con Goku.
Non so perché, ma desideravo dirlo.

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Capitolo 9
*** οκτώ ***





οκτώ






Il giorno seguente, quando Goku si svegliò, Vegeta era già uscito, per andare a respingere i Troiani che erano giunti ormai a poche decine di metri dalle tende dei re.
Quando il furbo re di Itaca arrivò sul campo, vide che Turles, con l’armatura di Goku, era già lì, circondato dai suoi uomini. La furia con cui l’uomo stava combattendo, ricordò a Vegeta quella del guerriero che aveva passato con lui la notte. Poco prima di buttarsi nella terribile mischia che si era da poco creata non lontano da lui, Vegeta si trovò a pensare che la notte appena trascorsa era stata, senza dubbio, la migliore da quando era arrivato su quella maledetta spiaggia. Dormire a fianco del suo migliore amico e riuscire a resistere alla tentazione di possedere il suo bellissimo corpo lo aveva fatto svegliare, quella mattina, con addosso una sensazione del tutto nuova. L’unico pensiero che gli passò per la testa fu che si sentiva stranamente bene, forte, pieno di vigore, come non lo era da tanto, tanto tempo.
Quel mattino, mentre indossava l’armatura, aveva avuto giusto il tempo di osservare Goku per qualche secondo. Dormiva ancora beatamente nel suo letto e la cosa lo riempì di piacere. Poi, resosi conto che le ostilità erano già iniziate, si era affrettato ad indossare l’elmo, impugnare la spada e correre il più velocemente possibile a proteggere la vita di Turles, nonché la sua.
Si affiancò al guerriero che, in poco meno di mezz’ora, aveva già ucciso una decina degli uomini di Gohan.
Turles, dal canto suo, si sentiva pervadere da un vigore indescrivibile, dovuto a diverse motivazioni. Indossava l’armatura e le armi di Goku, del SUO Goku. L’uomo che aveva fatto di lui molto più che un amico. Molto più anche di un fratello. Goku era l’altra parte della sua anima e quel giorno avrebbe combattuto per lui fino alla morte, se necessario, solo per vederlo di nuovo felice.
Mentre combatteva, Turles si ritrovò a pensare che tutta quella forza che sentiva su di sé, proveniva dal suo re. Lui lo amava, infinitamente ed era sicuro che il suo amore era perfettamente corrisposto. Goku gli aveva addirittura permesso di invertire i ruoli che per anni avevano mantenuto. Gli aveva permesso di entrare dentro di lui dimostrandogli di fidarsi ciecamente. Gli aveva permesso di entrare nella sua anima e nel suo corpo come non era mai successo, da quando lo conosceva e tutto ciò, in Turles, si era trasformato in una sorta di debito che, ora, stava cercando di ripagare combattendo sul campo di battaglia, con onore e gloria.
I greci, come previsto, vedendo il ritorno di colui che pensavano fosse Goku, il loro eroe, si drogarono della semplice visione di lui che uccideva senza pietà decine di troiani e, loro stessi, ricominciarono a combattere con una forza che mancava da parecchio tempo.
All’ora di pranzo i troiani erano già stati respinti fino ai confini nord del campo e oltre. Sembrava che tutto stesse procedendo secondo i piani elaborati da Goku, ma la tragedia era imminente.
Gohan, vedendo anche l’ultimo dei suoi più fedeli compagni venire sgozzato dalla spada inferocita di Goku, decise di avventarsi su di lui e sfidarlo in un duello faccia a faccia.
Turles, inebriato dall’adrenalina che fino a quel momento lo aveva reso quasi invincibile, non se lo fece ripetere due volte. Intorno ai due si aprì una sorta di arena, formata da un cerchio di uomini. Troiani mischiati a greci che si accalcavano per poter assistere a quello che sarebbe stato, a detta di tutti, lo scontro cruciale di tutta la guerra. Sul campo di battaglia scese un silenzio tetro e una nebbia fittissima, che non faceva presagire nulla di buono. Le spade si fermarono, gli scudi furono appoggiati a terra. La Terra si fermò e gli dei smisero di trastullarsi con i loro noiosi passatempi per poter assistere, come arbitri ingiustamente parziali, allo scontro.
I due guerrieri, al centro dell’improvvisato cerchio di uomini, si scrutavano. Gli occhi iniettati di tutto l’odio che in dieci anni era germogliato e cresciuto fino ad arrivare ad invadere completamente corpo e anima di tutti coloro che avevano vissuto quella maledetta guerra.
“Cosa dici, principe Gohan, la facciamo finita con questa guerra?” disse Turles in maniera provocatoria.
Gohan, in tutta risposta, strinse ancora più forte la spada e scagliandosi contro di lui, gli urlò:
“Oggi o mai più. Per TROIAAAAA!”
Nei minuti che seguirono, sulla spianata di fronte alla città inconquistabile, quel silenzio terrorizzante caduto poco prima per ricordare a tutti quale fosse l’entità del duello, fu interrotto solo dallo stridore delle spade e dalle urla di odio e vendetta e dolore degli unici due guerrieri che stavano combattendo.
Per molti interminabili minuti, tutti, ma proprio tutti, si convinsero che quello fosse il duello definitivo, quello che avrebbe finalmente chiuso quella sanguinaria ed assurda guerra combattuta da un’intera generazione di soldati e in parte dai loro figli. I greci pregavano gli dei che la spada che pensavano impugnata da Goku, trafiggesse Gohan. Gli dei, dal canto loro, sogghignavano disinteressandosi delle loro preghiere, avendo deciso di accogliere quelle dei troiani che, ovviamente, pregavano per la buona sorte del loro principe.
Quando il duello iniziò, Vegeta si trovava a combattere non molto distante dal gruppo di Turles, ma quando tutti si fermarono e si misero in cerchio per assistere allo scontro, il re fu spinto abbastanza lontano. Tra la nebbia e l’ammasso di guerrieri che gli si paravano davanti, fece parecchia fatica a capire che cosa stesse succedendo ad un centinaio di metri da lui. Si fece spazio fra i guerrieri che si accalcavano per poter vedere meglio e, mentre si avvicinava, sentiva sempre di più forte il rumore dei colpi delle spade sugli scudi o delle lame che si scontravano rilasciando ogni volta uno stridio macabro che presagiva solo l’imminente morte per uno dei due duellanti. Il cuore cominciò a battergli troppo forte nel petto per essere controllato, aveva ben capito, Vegeta, chi fossero i due protagonisti dello scontro, anche se ancora non li poteva vedere. A mano a mano che si avvicinava, la paura in lui crebbe in un modo inimmaginabile e iniziò a ripetersi mentalmente sempre la stessa frase:
“Non è Turles, vi supplico dei, fate che non sia lui”
Quando finalmente arrivò all’altezza della terza fila di uomini, capì subito che quello sì, sarebbe stato un duello decisivo per tutta quella insulsa guerra, ma non per ciò che pensavano tutti gli uomini attorno a lui. Se Turles fosse morto, la guerra sarebbe terminata di lì a pochi giorni perché Goku lo avrebbe vendicato nel modo più macabro e spietato che il mondo intero e anche gli dei stessi si sarebbero aspettati.
Mentre Vegeta cercava una soluzione per cercare di trarre in salvo Turles, si sentì un colpo terribile e un rumore di ossa spezzate da una lama. Vegeta alzò lo sguardo e vide ciò che non avrebbe mai e poi mai voluto vedere, né dimenticare. Turles era in ginocchio, davanti a Gohan che lo aveva trapassato con la sua spada da parte a parte, all’altezza del torace. Poco prima che il principe ritraesse la spada, Turles lo guardò dritto negli occhi e aprì un sorriso da un solo lato della bocca dalla quale scese un piccolo rivolo di sangue e gli disse:
“Hai…segnato il tuo destino, principe Gohan…Goku verrà presto a vendicare la mia…morte”
Gohan sgranò gli occhi e sul suo volto comparve un’espressione terrorizzata. Ritrasse la spada facendo cadere in avanti il corpo ormai senza vita di Turles. Stette a guardare il cadavere di quel guerriero che lo aveva tratto in inganno indossando l’armatura ed impugnando la spada del suo più acerrimo nemico. L’odio che aveva mosso le sue gesta fino a quel momento si trasformò rapidamente in paura. Si sentì soffocare sotto il peso dell’elmo che si levò in un istante. Il suo cuore stava per scoppiare, come quello di Vegeta che, riuscendo a scavalcare anche le ultime due file che lo separavano da quell’arena improvvisata, raggiunse il principe troiano. Per fargli capire quali fossero le sue intenzioni, rifoderò la spada e, con molta prudenza, si avvicinò.
“Pensavo fosse lui. Ero certo che fosse Goku” disse Gohan a Vegeta guardandolo con occhi disperati.
Vegeta scosse solo la testa in modo impercettibile, poi, vedendo lo sguardo sbigottito del troiano, gli disse:
“Ha preso solo la sua armatura e la spada. Goku non voleva più combattere, ma ora temo che la sua vendetta sarà terribile, anche su di me, se non gli riporto almeno il corpo di Turles”
Gohan chiuse gli occhi e capì che quella sera, sarebbe stato l’ultimo tramonto di cui i suoi occhi avrebbero potuto godere la vista.
Quando li riaprì, guardò Vegeta e, con un filo di voce, gli disse:
“So che non servirà a nulla, ma potresti dirgli che mi dispiace. Io…credevo fosse lui…”
“Glielo dirò, se mi darà la possibilità…torna dalla tua famiglia, principe Gohan, domani sarà un giorno decisivo, per tutti” concluse Vegeta facendosi aiutare da Radish, giunto nel frattempo, a raccogliere il corpo di Turles.
Gli schieramenti si divisero.
I troiani tornarono dentro le loro mura.
I greci alle loro tende.
Nessuno aveva né la voglia, né la forza di parlare di ciò che era successo.
Sul campo acheo cadde lo stesso silenzio che si era impossessato delle vie di Troia e, poco dopo, la nebbia già fitta diventò quasi impenetrabile e andò a raggelare gli animi già freddi dei guerrieri.
Erano le tre del pomeriggio, quando Gohan riuscì a trafiggere colui che pensava, nel cuore e nella mente, essere Goku.
Erano le tre del pomeriggio quando Goku, alzandosi dal suo giaciglio, sentì una profonda stretta al cuore che gli bloccò il respiro. Indossò la stessa veste che aveva la sera prima e uscì dalla tenda, fermandosi sotto il tettuccio che ricopriva l’ingresso. Cercò di inalare aria più velocemente possibile, ma si sentiva soffocare e ben presto capì che era successo qualcosa. Il silenzio, la nebbia che era calata troppo velocemente per non essere pilotata dagli dei e quell’inquietudine che lo stava pervadendo erano indiscutibilmente segnali di una tragedia appena conclusasi, sul campo di battaglia.
Goku ebbe la certezza che i suoi infernali presagi di morte si erano trasformati in realtà quando vide due ombre spuntare dalla nebbia e venire verso di lui. Solo quando gli furono a pochi passi, riuscì a distinguere Radish a fianco della figura più esile di Vegeta.
“Cos’è successo? Dov’è Turles?” chiese Goku sapendo già quale fosse la risposta che era scritta in faccia ai due.      
 Vegeta chiuse gli occhi per un secondo e scosse la testa in modo impercettibile.
“NO…” riuscì a dire solo Goku inghiottendo la poca aria che era riuscito a far entrare in bocca.
“Mi dispiace…Goku…Gohan pensava fossi tu…”
“NOOOO…Turleeeeees!”
Goku sentì le gambe cedergli. Cadde a terra e si mise le mani nei capelli. Poi fece l’ultima cosa che Radish e Vegeta si sarebbero mai aspettati da lui. Abbassò le mani e, chinando il capo all’indietro urlò:
“TURLES, NOOOO…PERCHÉ? Dei maledetti e maledetti troiani, non era la MIA vita che volevate? Perché me lo avete portato via?”
Goku terminò la domanda scoppiando in un pianto disperato. Il suo urlo fu così forte che squarciò il silenzio caduto sul campo acheo, attraversò la piana e si schiantò contro le mura dei palazzi reali della città di Troia. Fu un urlo così terrificante che Bardok si chiese se coloro ai quali era indirizzato, oltre ai troiani, lo avessero ascoltato o meno. Non c’erano dubbi sul fatto che fosse giunto anche alle orecchie degli dei. Tutto stava a capire in che modo avevano deciso di premiarlo o di punirlo per quanto avesse osato proferire. In quel momento, Bardok, saggio, anziano e terribilmente stanco di tutto quell’odio, capì che solo una cosa era certa: suo figlio, il giorno dopo, non sarebbe più tornato ad abbracciare la sua bellissima moglie Videl e la sua piccola Pan. Il destino era compiuto, gli dei avevano deciso. Gohan gli sarebbe mancato terribilmente, ma sapeva che presto, molto presto, lui lo avrebbe comunque raggiunto.
Mentre Bardok si chiedeva se Goku gli avrebbe almeno concesso la possibilità di rendere i giusti onori funebri al corpo del figlio, la stretta al cuore di Goku si fece fortissima e il guerriero stesso pensò che sarebbe morto di dolore per la perdita del suo amico, suo fratello, suo unico e vero amore. Chinò la testa in avanti e, continuando a piangere disperatamente riuscì a chiedere:
“Dov’è? Dove l’avete messo?”
“I tuoi uomini stanno costruendo la pila di legna, Goku. Ti prego, vieni a rendergli l’onore che merita, ha combattuto fino alla fine con una forza che non gli apparteneva. Gohan era troppo forte, per lui” gli rispose Vegeta.
Goku si alzò in piedi e gli si avvicinò con uno sguardo misto tra rabbia e dolore per l’insopportabile perdita. Quando fu ad un palmo dal suo viso, gli scaricò addosso ciò che aveva dentro e, digrignando i denti, gli disse:
“E tu dov’eri? Eh, Vegeta? Ti avevo detto di guardargli le spalle, perché non l’hai fatto, dannazione!”
“Goku guarda! La vedi questa nebbia? L’hanno mandata gli dei! L’hanno mandata appositamente per farci perdere la possibilità di guardarci le spalle l’uno con l’altro. Ho perso di vista Turles per meno di un minuto e quando l’ho ritrovato era ormai troppo tardi. Uccidimi se pensi che ti stia mentendo o che stia usando uno dei miei trucchetti per rendermi salva la vita, ma non è così. Non ho potuto fare niente per salvarlo perché gli dei hanno deciso che oggi sarebbe stato il suo ultimo giorno. Non posso cambiare un destino già scritto. E sai perché volevano che morisse? Perché sapevano che tu saresti tornato a vendicarlo. Solo per questo. Fai bene a gridare a loro tutto il tuo odio, perché loro sono gli unici responsabili della morte di Turles. Ti vogliono vedere di nuovo sul campo di battaglia e hanno trovato l’unico modo per fartici tornare”
Goku era rimasto immobile e, ascoltando Vegeta, si rese conto, a poco a poco che aveva maledettamente ragione. Non poteva incolpare lui per la morte di Turles, non era di certo la sua lama ad aver trafitto il corpo sbagliato. Non avrebbe nemmeno incolpato se stesso per quanto era accaduto, al volere degli dei non si comanda, ma Goku, in quel momento, si chiese il perché di tanta crudeltà verso un uomo puro, come era Turles.
Le parole di Vegeta lo avevano colpito, ciò che gli aveva detto era la triste realtà. Gli dei volevano il suo ritorno? Bene, gli avrebbe dato ciò che volevano e avrebbe fatto di tutto per vincere quella guerra.
Per Turles.
Per la sua gloria.
Per fare un torto a colui che, in quel momento, odiava più di ogni altro: Kaio Shin.
“Portatemi da lui” disse secco ad un tratto.

Arrivati alla pila di legna sulla quale era stato deposto il corpo senza vita di Turles, Goku vi salì per depositare sui suoi occhi due monete d’oro. Stette a guardare quel viso e quel corpo inerme per molti interminabili minuti. Lacrime amarissime scendevano lungo le guance del guerriero più forte della Grecia. Goku non aveva mai pianto in vita sua, nemmeno alla morte di suo padre che aveva amato tantissimo. Ora invece, quelle lacrime che salivano dal profondo del suo cuore, gli stavano dando un dolore infinito che gli stritolavano l’anima.
Guardò le labbra del suo amato e non riuscì a resistere alla tentazione di dargli un ultimo bacio di addio. Poi si sollevò da lui e una lacrima andò a posarsi sulla guancia di Turles. Lui gliela asciugò con una carezza e gli sussurrò:
“Ti amo e farò in modo che le mie ceneri giacciano qui per sempre assieme alle tue, quando sarà giunto il mio momento”
Poi gli diede un ultimo bacio sulla fronte e scese dalla pila di legna. Si fece passare una torcia con la quale accese il fuoco che diede l’ultimo addio al suo unico e più grande amore.
Goku rimase immobile per ore ad aspettare che la catasta di legna bruciasse fino a ridursi prima ad un piccolo falò e poi ad un mucchio di carbone ardente. Quando il brillante luccichio arancione si arrese al freddo della sera e diede spazio ad un nero cupo quanto quello degli occhi che lo stavano fissando, Goku andò a raccogliere le ceneri del suo amico e le mise in un’urna funeraria d’oro, che portò con sé nella sua tenda. Per tutte quelle dolorosissime ore, nessuno aveva osato avvicinarsi a lui per dargli una parola di conforto. Non c’erano parole da dire per poter alleviare il dolore immenso di quel re colpito dalla più terribile delle disgrazie, quella di perdere la persona amata. 

Quella notte, Vegeta fu l’unico a trovare il coraggio di passare a far visita a Goku. Quando arrivò alla sua tenda, notò subito che non c’erano guardie all’ingresso. Si intravvedeva solo un lumino provenire dall’interno della dimora di Goku. Il re stette qualche minuto a pensare cosa poteva dire al suo amico. Sapeva che non sarebbe mai e poi mai riuscito a consolarlo, ma vedendo la disperazione che lo aveva pervaso per tutto il pomeriggio, non se la sentì di abbandonarlo anche lui e decise di entrare. Goku era sdraiato sul suo letto, nascosto dietro una tenda semitrasparente che faceva da divisorio con il resto della dimora. Senza nemmeno alzarsi o mettersi semplicemente a sedere, gli disse:
“Cosa vuoi, Vegeta?”
“Sapere se…” si bloccò subito dopo per cercare di trovare la parola giusta da dire. Scartò immediatamente la possibilità di chiedergli come stesse. Era ovvio che quello era un brutto momento. Scosse la testa come se volesse ritrovare la concentrazione e continuò:
“Volevo solo che tu sapessi che ti sono vicino, Goku. Non per compassione, ma per amicizia”
A quelle parole Goku decise di alzarsi. Sentiva il bisogno di poter dire a qualcuno quanto stesse soffrendo e Vegeta era l’unico di cui si potesse ancora fidare. Quando gli fu vicino lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e gli disse:
“Mi manca, Vegeta. Mi hanno portato via le uniche persone che io abbia mai amato in tutta la mia vita. Hanno giocato con i miei sentimenti e ciò che provavo solo per divertirsi. Come posso perdonarli?”
“Non devi perdonarli, Goku. Vendicati, impugna la tua spada e fai vedere a tutti chi è l’eroe di questa guerra. Anche Kaio Shin dovrà arrendersi di fronte alla tua ira e alla tua sete di vendetta e non potrà fare nulla per far voltare la guerra ancora a suo favore”
Goku fece solo cenno di sì con la testa. In quel momento pensava che non solo si sarebbe vendicato uccidendo Gohan, ma lo avrebbe fatto nel modo più spietato possibile.
Niente più regole.
Niente più onore.
Solo vendetta e sangue e morte per soddisfare il suo desiderio di farla pagare a chi gli aveva portato via il suo bene più prezioso: Turles.
“Vegeta” disse ad un tratto tornando in sé.
“Sì Goku”
“Ascoltami bene. Voglio che le mie ceneri siano unite a quelle di Turles che sono in quell’urna e voglio che la mia armatura e la mia spada le tenga tu. Hai capito bene?”
“Sì Goku”
“E dì a Napa che rivoglio la mia donna. Non ho più intenzione di scappare con lei. Io morirò qui, sul campo di questa guerra che TU vincerai. La vincerai perché vuoi tornare da tua moglie e da tuo figlio. Lo farai per me e per onorare la nostra amicizia. Promettimelo, Vegeta”
“Lo giuro sul mio onore, Goku. Domattina riavrai Chichi, parlerò io con Napa”
“No, ora. La voglio ora” disse secco lui.
“Certo. Ora. Torno subito” concluse Vegeta uscendo dalla tenda di Goku e dirigendosi a grandi passi verso quella di Napa.

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Capitolo 10
*** εννέα ***





εννέα






Quando arrivò ed entrò, trovò il re calvo in compagnia di Krillin e di due guardie.
“Vegeta. Che notizie ci porti? Sei passato da Goku?” chiese Krillin con tono preoccupato.
“Sì, vengo ora dalla sua tenda” rispose il re cercando di capire se ci fosse qualcuno dietro le due guardie che stavano stranamente vicinissime l’una all’altra.
“Cosa…voglio dire…come sta?” continuò Krillin che, tra i due fratelli, era quello più umano.
“Rivuole la sua donna. Penso sia il momento di rendergliela, non ti pare, Napa?” continuò Vegeta rivolgendosi al fratello maggiore di Krillin, che ancora non lo aveva degnato di uno sguardo.
“Tornerà a combattere o manderà qualcun altro al posto suo come ha fatto oggi?” chiese Napa mostrando una totale indifferenza per ciò che era successo poche ore prima.
“Qualcun altro? Ma come fai ad essere così cinico Napa? Quel ‘qualcun altro’, come lo chiami tu, era il miglior amico di Goku che ha perso la vita per salvare l’onore che TU gli hai portato via, prendendoti la sua donna” rispose Vegeta visibilmente irritato.
“Quindi? Tornerà a combattere o no?” richiese lui con ancora maggiore incuranza.
“Temo che domani le sue gesta saranno le uniche che verranno ricordate di tutta questa stupida guerra. Vuole la sua vendetta e l’avrà, ma se non vuoi che venga a cercare anche te, Napa, ti conviene acconsentire a restituirgli ciò che ha chiesto” concluse Vegeta la cui rabbia era cresciuta in modo esponenziale.
Napa non fece altro che fare una smorfia di menefreghismo totale. Fece un cenno con il capo alle due guardie che, spostandosi, fecero finalmente vedere a Vegeta che, dietro di loro, era rannicchiata Chichi.
Gli uomini l’avevano legata mani e piedi e imbavagliata. Confronto a quando l’aveva vista una volta nella tenda di Goku, ora sembrava aver perso dieci anni di vita. Vegeta si trovò a pensare che, nonostante ciò che le avevano fatto passare, era sempre e comunque bellissima.
Una delle guardie la fece alzare ed estrasse un coltello con il quale le tagliò la corda che le bloccava le caviglie. Poi la fece voltare e la spinse con un calcio tra le braccia di Vegeta che la prese con forza, per non farla cadere. Senza dire nulla, la prese in braccio e, voltate le spalle ai due perfidi fratelli, uscì dalla tenda nella fredda notte calata sulla spiaggia di fronte alla città inespugnabile.
Vegeta pensò bene di passare dalla sua tenda, prima di riportare quella donna ridotta in quello stato a Goku. Entrò tenendola in braccio e la fece sdraiare sul suo letto. Le tolse immediatamente il bavaglio che le stava lacerando gli angoli della bocca e la sentì respirare velocemente, come se volesse riprendere fiato.
Chichi lo guardava con due occhi pieni di terrore e iniziò a tremare quando vide Vegeta impugnare un coltello. Riuscì a tranquillizzarsi un pochino, solo quando vide che quell’arma serviva a toglierle la corda che le aveva stretto i polsi fino a farli diventare violacei.
“Calmatevi, non voglio farvi del male. Non posso riportarvi dal vostro amato in queste condizioni. Non vi pare?” le chiese Vegeta prendendo una tela umida per poi porgergliela.
“Goku vi sta aspettando. Vi hanno detto cosa è accaduto oggi?” continuò Vegeta per sapere se la donna doveva essere preparata all’incontro con Goku.
Chichi fece cenno di sì con la testa mentre si puliva il volto con il panno umido.
“Va bene. Perdonatemi un momento. Torno subito” disse il re alzandosi e uscendo dalla tenda per poi rientrare qualche minuto dopo con in mano una veste bianca e un paio di calzari nuovi.
“Tenete, sono della mia…ehm di Marron, ve li cede volentieri” disse il re mordendosi la lingua sulla parola schiava.
Chichi prese la veste e lo guardò titubante, poi con un filo di voce, gli disse:
“Signore, vi prego, non vorrei disgustarvi con la visione del mio corpo. Non è degno nemmeno di indossare questa tunica, anche se appartiene ad una schiava, come me”
Vegeta capì l’imbarazzo della donna e subito si voltò lasciandole la possibilità di cambiarsi senza alcun timore. Mentre sentiva il fruscio degli abiti, Vegeta, senza voltarsi, le chiese:
“Vi hanno fatto del male? Perché pensate che il vostro corpo mi possa disgustare? Non lo sapete che siete bellissima?”
“Non mi sento più una donna, re Vegeta. Non mi sento più nemmeno un essere umano” rispose lei con una freddezza inverosimile.
“Posso?” chiese Vegeta per sapere se poteva tornare a guardarla oppure no.
“Sì”
Vegeta si voltò e si sedette a fianco a lei sul letto.
“Dovete dirmi cosa vi hanno fatto, Chichi. Penserò io a rendervi giustizia”
“Si sono presi tutto ciò che ero. Re Napa ha preso la mia vita, i miei sogni e il mio futuro. Mi ha svuotata di tutto: fede, speranza e gioia di vivere e ha riempito ogni mia cellula con il suo lurido seme velenoso. Ho tentato di uccidere me stessa per non portarmi dentro il probabile frutto disgustoso di quell’essere spregevole, ma mi è stato impedito. Ora ditemi, come pensate di riuscire a rendermi giustizia? Non sarò mai più ciò che ero”
“Napa pagherà per ciò che vi ha fatto. Ve lo giuro. Vi sentite pronta a tornare da Goku? O volete fermarvi ancora un po’ qui? Volete qualcosa da mangiare?” chiese Vegeta che voleva solo vederla più tranquilla.
“Posso…posso avere dell’acqua, signore?” chiese la donna timidamente.
“Certo” disse lui porgendole una brocca con dell’acqua fresca e una coppa dorata.
“Grazie, siete molto gentile, re Vegeta. Goku mi aveva parlato della vostra galanteria” disse prima di sorseggiare lentamente l’acqua.
Vegeta fece un sorriso leggermente imbarazzato. Erano anni che nessuno lo lusingava in quel modo così cordiale. Quando finì di bere, le tolse il bicchiere dalle mani e stette a guardarla per qualche secondo con un’espressione indecifrabile.
Poi le chiese:
“Desiderate altro?”
“Sì, ora vorrei avere il permesso di andare dal mio re, se non vi dispiace”
“Certo, vi accompagno. Riuscite a camminare?”
Chichi provò ad alzarsi in piedi con molta fatica e molto dolore che le comparve sul viso in una smorfia. Vegeta se ne accorse immediatamente. L’avevano costretta per tre giorni a stare con delle grosse corde da marinaio legate alle caviglie e ai polsi, provocandole terribili lividi violacei.
“Posso aiutarvi?”
“Sì, per favore…io…non ce la faccio”
“Venite” concluse semplicemente Vegeta riprendendola in braccio.
Quando lei gli mise le braccia intorno al collo, lui le fece un sorriso e le disse:
“Va meglio?”
“Sì, grazie, re Vegeta”
Il re la portò fino alla tenda di Goku ed entrò senza indugiare oltre.
Ora non c’era più solo un lumicino ad illuminare la dimora del semidio. Goku aveva acceso una ventina di candele e un piccolo falò sul quale aveva fatto scaldare dell’acqua in una grossa tinozza dorata che aveva trovato sulla nave di Napa e che aveva pensato bene di portargli via, prima di dare fuoco al resto. Quando vide entrare Vegeta con in braccio Chichi, gli andò incontro.
“Cosa le è accaduto? Perché la porti in braccio?” chiese Goku a Vegeta irritandosi.
“È solo…è solo molto stanca…e le dolgono le caviglie…” tentò di giustificarsi Vegeta.
Goku alzò la veste della donna e, quando vide i lividi andò su tutte le furie:
“Avevo detto a Napa di non farle del male. Che motivo aveva di legarla in questo modo? Come poteva scappare?”
“Napa è un animale, Goku. Gli dei lo puniranno per ciò che ha fatto a questa donna e a te”
“Gli dei hanno altro a cui pensare che a rendermi giustizia. La troverò da solo la mia vendetta verso Napa e verso di loro. Non ti preoccupare. Ora lasciamela. Penserò io a lei. Puoi andare, Vegeta”
Vegeta mise Chichi in braccio a Goku e lo salutò con un semplice sorriso. Poi, prima che uscisse dalla tenda, fu richiamato dal giovane re che gli disse:
“Vegeta, ricordati ciò che mi hai promesso. Se domani sarà il mio ultimo giorno…
“Sì, non mi dimenticherò. Buonanotte, Goku. A domani” lo interruppe Vegeta che sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare se, il giorno dopo, Gohan avesse avuto la meglio.
“Va bene. Buonanotte Vegeta. Spero tu possa avere un buon sonno”
Quando Vegeta se ne fu andato, Goku guardò la donna tremante che aveva in braccio.
“Hai freddo?”
Chichi fece solo cenno di sì con la testa.
“Ti ho preparato dell’acqua calda. Puoi fare un bagno in quella tinozza, se vuoi” le disse Goku evitando di dirle che, quella piccola vasca, era di Napa.
Chichi fece di nuovo cenno di sì con la testa. Sognava di immergersi nell’acqua bollente per poter finalmente trovare un po’ di pace, più di ogni altra cosa al mondo.
“Vieni, ti aiuto a spogliarti. Chi ti ha dato questa veste?” chiese lui incuriosito, per forzarla a rispondere e sentire di nuovo la sua bellissima voce.
“Ehm…Vegeta. Il re Vegeta” si affrettò a correggere Chichi avendo l’impressione di essere stata sfacciata a chiamare semplicemente per nome il re amico di Goku.
Sul volto di Goku apparve un leggero sorriso e aggrotto la fronte dicendo:
“Vegeta? Ha degli strani gusti nel vestire…direi”
Chichi sorrise. Stranamente molte delle cose terribili che aveva subito in quei giorni avevano perso molto del loro peso, ora che era lì, tra le braccia forti della persona che più amava al mondo.
Goku la fece sedere su una sedia massiccia di legno intagliato, proveniente dalla nave di Krillin e, con molta delicatezza, la spogliò.
La vide mettersi le mani davanti ai seni nudi per coprirli alla sua vista e si stupì oltremodo del suo gesto. Sul volto di Goku comparve un’espressione tristissima e le chiese:
“Cosa c’è? Ti vergogni di me? Conosco ogni centimetro del tuo bellissimo corpo, cosa mi nascondi?”
Chichi non poté più resistere e scoppiò in un pianto disperato. Lasciò che lui le togliesse lentamente le mani dal seno, mostrandogli cosa Napa era riuscito a distruggere in soli tre giorni. Lividi bluastri, graffi e terribili morsi ricoprivano la pelle candida del morbido seno della donna. Dopo un primo momento di totale sgomento, Goku la guardò negli occhi pieni di lacrime. Le diede una carezza per asciugargliele e le disse:
“Avrà la sua punizione, per questo. Io non posso cancellare queste ferite che passeranno da sole, in pochi giorni. Posso solo tentare di alleviare il dolore della tua anima, amandoti per tutto il tempo che mi è ancora concesso, se me lo permetterai”
La donna smise di piangere e fece cenno di sì con la testa. A quel punto, Goku la fece alzare e la prese di nuovo in braccio per poi immergerla nell’acqua bollente della vasca.
Chichi provò un sollievo infinito. Finalmente poteva ripulire il suo corpo dai liquidi immondi che Napa aveva lasciato su di lei. Poteva purificare parte del suo corpo e lasciare che Goku si occupasse della sua anima perduta. Appoggiò la testa al bordo della tinozza, lasciando cadere i lunghi capelli neri sulle spalle e sui seni martoriati dalle torture e chiuse gli occhi per assaporare meglio il momento di pace.
Goku si sedette su uno sgabello a fianco alla vasca. Prese un panno e lo immerse nell’acqua. Iniziò a passarlo sulle gambe, sul ventre e sulle braccia per toglierle dalla pelle ciò che sapeva la disgustava. Lo disgustava. Tralasciò di pulirle i seni temendo di non saper usare troppa delicatezza e di farle male. Quando finì di passare il panno su tutto il corpo, la fece mettere per qualche istante a sedere, per poterle pulire anche la schiena. Quando si sdraiò di nuovo, Goku le diede il panno e le disse:
“Non voglio farti male, pensa tu al resto”
Chichi prese la stoffa e se la passò con cura sul seno dolorante per poi appoggiarla al bordo della piccola vasca. Rimise la testa indietro cercando di godersi il più possibile le attenzioni del re.
Goku le stava accarezzando una gamba con molta dolcezza ed era immerso in strani pensieri. Di lì a poco, arrivò a domandarsi come quella donna riusciva a farlo stare così bene e a come il suo dolore fosse incredibilmente diminuito, pur lasciando intatta la sua sete di vendetta.
Ad un tratto, le sue carezze andarono involontariamente a sfiorare l’intimità della donna che riaprì gli occhi sgranandoli in un’espressione stupita. Chichi si ritrasse un pochino e Goku capì di averle provocato un fastidio. Ritrasse la mano e si affrettò a dire:
“Scusa, scusa, ti prego. Ero sopra pensiero e non mi sono accorto. Per favore, torna a rilassarti. Sei così incredibilmente bella”
“No, scusami…scusami tu…il fatto è che non ero più abituata ad essere trattata in un modo così dolce, continua, per favore”
Goku non se lo fece ripetere due volte e l’accontentò per un tempo infinitamente lungo provocandole un piacere infinito. Le sue carezze ebbero lo stesso strano effetto dei fiori di loto. I due caddero in un oblio che fece scordare loro tutto l’odio, la cattiveria e il dolore che avevano provato negli ultimi giorni.
Quando l’acqua diventò tiepida, Goku aiutò Chichi ad alzarsi e con un telo pulito l’asciugò. La prese in braccio e se la portò a letto facendola sdraiare a pancia in giù. Le scostò i lunghi capelli neri di lato e  prese una piccola ampolla contenente dell’olio profumato e se lo mise sulle mani. Iniziò a massaggiarle la schiena partendo dal collo fino a scendere lentissimamente fino all’osso sacro.
Chichi provò un piacere assoluto. Le mani così forti di quel guerriero si muovevano sul suo corpo senza alcuna malizia, solo per darle sollievo e farla stare bene.
Il profumo dell’unguento si propagò per tutta la tenda e inebriò il loro olfatto offuscando ancora di più, le loro menti.
Quando Chichi aveva ormai perso la cognizione del tempo, Goku decise di sdraiarsi a fianco a lei, terminando con una carezza il lungo massaggio che le aveva fatto. Lei girò il capo per poterlo guardare negli occhi e, senza dire nulla, gli appoggiò la testa al petto iniziando a baciargli i pettorali scolpiti. Goku la lasciò fare fino a quando la vide mettersi a carponi per iniziare a baciarlo sempre più giù. Arrivata agli addominali però, lui la fermò:
“Chichi, no. Non voglio. Ti prego, non lo fare. Ho solo voglia di stare abbracciato a te per tutta la notte, nient’altro”
“Va bene, mio re” rispose lei e, senza chiedergli spiegazioni, si sdraiò di nuovo a fianco a lui. Appoggiò di nuovo la testa sul suo possente torace e con la mano non fece altro che accarezzargli dolcemente i capelli e il viso.
“Sono stanco, terribilmente stanco. Sono stanco di questa guerra, di questo posto, di tutto quanto. Vorrei solo tornarmene a casa e vivere in pace” le disse Goku a cui le lacrime avevano riempito due occhi tristissimi.
Chichi non gli disse nulla, si limitò a guardarlo e a baciarlo stringendogli il volto tra le mani per impedire alle lacrime di averla vinta.
Quando lei si staccò, vide che il guerriero si era addormentato.
Chichi si limitò a sdraiarsi al suo fianco, chiudere gli occhi e addormentarsi a sua volta.
 

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Capitolo 11
*** δέκα ***


NA: Quest'ultimo capitolo partecipa al contest 'E se le opere classiche fossero degli anime?' indetto da Elettra.C sul Forum di Efp.


δέκα
 
 

Il mattino seguente, Goku si alzò prestissimo. Indossò l’armatura, l’elmo, prese lancia, spada e scudo e uscì senza guardare Chichi, che dormiva nel suo letto, nemmeno per un istante. Sapeva che la visione di lei lo avrebbe calmato e lui non lo voleva. Non voleva che la voglia di uccidere che aveva in corpo, fomentata dal desiderio di vendetta e dalla rabbia che era tornata a fargli pulsare le vene sulle tempie, svanisse a causa della donna amata.
Prese il suo cavallo e lo attaccò alla biga su cui salì e partì sfrecciando attraverso il campo greco, per dirigersi verso Troia. Quando i soldati troiani schierati davanti alle mura lo videro arrivare urlando vendetta, si spaventarono enormemente e decisero di rientrare in città.
Goku si piazzò davanti all’enorme portone d’ingresso e, sceso dalla biga, si mise a chiamare Gohan a squarciagola, facendo rimbombare le mura dei palazzi reali con la sua voce assassina.
Il principe di Troia, già pronto dalle luci dell’alba a ricevere il suo nemico, l’uomo che gli avrebbe tolto la vita, si voltò un’ultima volta verso la moglie Videl, che teneva in braccio la piccola Pan. Con gli occhi infinitamente tristi le disse solo:
“Ti amo, Videl. Ti prego, non assistere a questo duello. Se so che tu mi stai guardando, morirò di dolore ancora prima di aver incrociato la mia spada con quella di Goku. Se mi succerà qualcosa, promettimi che te ne andrai da Troia, il più presto possibile. Va bene?”
“Va bene.” rispose la donna andandogli incontro e dandogli un ultimo bacio prima di vederlo sparire al di fuori dell’enorme porta in legno, che faceva da ingresso alla città di Troia.
Quando si trovarono uno di fronte all’altro, Gohan, il cui elmo scintillava sotto il primo sole del mattino, disse:
“Non fuggirò più di fronte a te, Goku, come è già successo per ben tre volte in passato proprio qui, davanti a queste mura. Adesso il mio animo mi spinge a non fuggire più, qualunque sia la mia sorte. Mi rivolgo agli dei perché mi facciano da testimone: io non ho intenzione di disonorarti e se grazie all’aiuto di Kaio Shin riuscirò a toglierti la vita, dopo averti tolto le armi, restituirò il tuo corpo agli Achei. E anche tu farai così.”
Goku, in tutta risposta, scoppiò in una sonora risata; poi, tornando a guardarlo minacciosamente, gli rispose:
“Gohan, Gohan, Gohan. Pensi che sia venuto qui a ucciderti stando alle TUE regole, o a quelle degli dei? Non mi importa niente, né di loro, né di avere pietà del tuo miserabile corpo, quando ti avrò trafitto con la mia lancia. Gli dei si sono presi gioco di me e TU ti sei preso l’altra metà della mia anima. Io ti ucciderò e non ci saranno accordi, né regole che garantiranno a tuo padre di renderti gli onori funebri. Ormai non puoi più sfuggire al tuo destino, gli dei hanno già deciso e tu sconterai tutto il dolore che hai portato a me e al mio popolo.”
Così dicendo, Goku scagliò la lancia contro Gohan che, all’ultimo momento, si scansò, facendola conficcare nel terreno.
Gohan canzonò il suo avversario per la scarsa mira, ma poi subì la sua stessa sorte. La sua lancia si andò a infrangere contro lo scudo di Goku e rimbalzò sul terreno vicino a lui.
I due estrassero le loro spade. Un silenzio epocale era caduto sulla piana davanti a Troia. Solo lo stridio delle spade e i colpi delle lame contro gli scudi ricordavano, agli abitanti della città vicina, l’imminente tragedia.
Mentre i due combattevano, Goku cercava di trovare il punto debole di Gohan e, continuando ad attaccarlo incessantemente, poco dopo scoprì che l’armatura bronzea del suo avversario aveva un punto scoperto tra la scapola e il collo. Appena i due si staccarono di qualche metro, Goku riuscì a recuperare la sua lancia. In un istante si voltò, prese la mira e la scagliò con tutta la sua forza esattamente nel punto scoperto che aveva adocchiato poco prima. Questa volta la sua mano non lo tradì e Gohan cadde a terra rantolante.
Dall’alto delle mura di Troia, gli unici che assistevano al duello erano Goten e suo padre Bardok, ma c’era anche un’altra persona che conosceva perfettamente quale fosse in quel momento la sorte di Gohan. Il cuore di Videl batteva troppo forte e i suoi polmoni cercavano l’aria in un modo troppo innaturale, perché sul campo suo marito stesse avendo la meglio. Appena Goku colpì Gohan, a sua moglie cedettero le gambe, cadde a terra e scoppiò in un pianto disperato.
Il semidio si avvicinò al corpo pieno di spasmi del principe di Troia e aprendo un sorriso sadico, gli disse:
“Questa volta la mia mira non mi ha tradito.”
Poi prese la lancia per estrarla dal corpo di Gohan, il quale emise un urlo di dolore lancinante.
“E sta' zitto, femminuccia.” lo canzonò Goku per poi accovacciarsi a fianco a lui e continuare:
“Non sono pienamente soddisfatto, Gohan. Tu ora verrai con me al campo acheo e farai da cena per i cani di Vegeta, mio grande amico.”
“No, ti prego, ti supplico… Goku… accetta oro e bronzo… mio padre e mia madre te ne daranno quanto ne vorrai pur di riavere il mio corpo per essere bruciato.”
“Tu mi supplichi? Nemmeno se mi dessero tutto l’oro della Grecia rinuncerei al godimento di dilaniare il tuo corpo fino a che di te non ne rimarrà nemmeno un piccolo, insulso pezzetto.”
“Come puoi essere così crudele, Goku? La guerra provoca delle vittime e ha portato via gli affetti di molti… anche a me. Ho perso fratelli e amici per mano tua, ma se oggi avessi vinto avrei fatto onorare il tuo corpo, mentre tu… tu hai un cuore di ferro che non prova nessuna passione…”
“Taci, Gohan!” lo interruppe bruscamente Goku “Tu non sai cosa stai dicendo. Io amavo Turles più di qualunque altra persona la mondo e tu me l’hai portato via. Meriti tutto il mio odio e la mia vendetta!”
Così dicendo tornò alla biga e prese un pugnale. Poi tornò da lui e, mentre gli toglieva i calzari, Gohan gli disse:
“Ciò che vuoi fare di me irriterà gli dei e Re Kaio guiderà la lancia di mio fratello per ucciderti…” riuscì a dire Gohan poco prima di spirare.
“Faccia ciò che vuole, Re Kaio. Lo maledirò per sempre se ciò che mi hai detto non si avvererà.” concluse Goku pensando ad alta voce. Poi prese il pugnale e gli forò i tendini dietro ai due piedi, dalla caviglia al tallone, ci passò due cinghie, lo legò alla biga lasciando la testa ciondolare a terra e, salendo, frustò i cavalli e partì.
Goku fece ben tre giri attorno alla città di Troia trascinandosi dietro il cadavere sempre più martoriato di Gohan. Lo trascinava come se fosse un pezzo di carne di un animale qualsiasi, invece che un uomo che aveva affrontato il suo destino e combattuto fino all’ultimo con onore.
Bardok e Goten guardavano sfrecciare Goku sulla sua biga trainata da due cavalli neri, che venivano in continuazione frustati per essere spronati a correre con maggior vigore.
Il padre e il fratello dell’uomo ormai irriconoscibile trascinato nella polvere e nei rovi dal carro di Goku erano disperati. Era chiaro che tutto l’odio e tutta la vendetta di Goku aveva avuto come unico capro espiatorio proprio Gohan, che aveva avuto la colpa imperdonabile di uccidere, anche se solo per sbaglio, la persona che il semidio più amava in tutta la sua vita. Si chiedevano quando quel macabro spettacolo sarebbe terminato e quando l’onore di Goku avrebbe avuto soddisfazione. Speravano, Goten e suo padre, che Videl non stesse guardando cosa stesse facendo al bellissimo corpo di suo marito, colui che si faceva chiamare “eroe”.
Alla fine del terzo giro, Goku decise di fermarsi, davanti alle porte di Troia, solo perché i suoi cavalli gli sembravano stanchi. Scese dalla biga e andò sotto le mura di Troia. Iniziò a chiamare a squarciagola il re di quella infernale città maledetta e, quando lui si affacciò, gli disse:
“Nessun onore per tuo figlio, nessuna gloria per il suo nome. Salutalo, re Bardok, questo infame verrà con me al campo acheo dove avrà la sua ultima e terribile punizione.”
Poi, senza ascoltare minimamente le suppliche che il re gli stava rivolgendo, gli voltò le spalle e, risalito sulla biga, si allontanò trascinando il corpo di Gohan fino alla spiaggia.
Entrato nel campo acheo, fermò i cavalli davanti alla dimora del figlio di Napa, che si trovava non lontano da quella del re. Scese dalla biga ed entrò cogliendolo di sorpresa. Il giovane non riuscì nemmeno a proferire parola, che subito Goku gli fu addosso, estrasse il pugnale e gli tagliò di netto la gola facendo schizzare sangue ovunque. Il giovane morì in pochi istanti con gli occhi pieni di terrore misto a stupore, che guardavano il suo assassino.
Il giovane semidio uscì poi dalla tenda per risalire sulla sua biga. Si diresse verso il suo alloggio, premurandosi di passare a fianco a quello di Napa. Il re, sentito il rumoreggiare dei soldati del campo, uscì dalla sua tenda e si fermò appena fuori di essa. Quando vide arrivare Goku, sgranò gli occhi e sul suo volto comparve un’espressione terrorizzata. Goku si fermò proprio davanti a lui e, guardandolo con occhi pieni di odio gli disse:
“Guardalo bene, Napa, sai chi è vero? È l’uomo che mi ha portato via Turles. Sbaglio o anche tu mi hai portato via qualcuno? Mi hai disonorato, Napa. Ti avevo detto di non osare torcere un capello a Chichi e tu sei stato così stupido da approfittare di lei. Forse non ti era chiaro con chi avessi a che fare. Pensavi che non mantenessi le mie promesse? Sei così stolto da pensare che mi fossi dimenticato di averti avvisato? Comincia a snocciolare le tue preghiere, re Napa. La mia sete di vendetta verso di te è stata appena soddisfatta. Tutto ciò che hai fatto alla mia donna è imperdonabile e qualcun altro ha scontato la pena al posto tuo. Ora capirai cosa vuol dire perdere una persona che ami. Gohan ha ucciso Turles, ma lo ha fatto solo con la spada, pensando che fossi io. Tu, invece, hai ucciso il mio onore e quello della mia donna. Inizia a pregare gli dei, Napa, ma non per la tua anima, ma per quella di tuo figlio.”
Anche  questa volta, Goku non aspettò nessuna risposta e, incitati i cavalli a ripartire, si diresse verso la sua tenda. Napa, udite quelle parole, si precipitò verso l’alloggio del figlio prediletto. Nello stesso momento in cui lui entrò, Goku arrivò alla sua tenda lasciando cavallo, biga e corpo di Gohan non molto distante. Un istante dopo, sul suo volto si aprì un sorrisetto sadico quando, togliendosi l’elmo, sentì l’urlo disperato di Napa echeggiare per tutto il campo acheo.
Mantenendo un aria soddisfatta e indifferente, chiamò Radish e Tarble, i suoi uomini più fidati, e li mise a guardia dello scempio che aveva creato.
Entrò nella tenda e trovò Chichi ad aspettarlo.
Si spogliò dell’armatura e prese un panno umido per togliersi dal corpo la polvere accumulata girando attorno alle mura di Troia. Quando Chichi vide quali fossero le sue intenzioni nel prendere il panno, gli disse semplicemente:
“Lascia, Goku, ti aiuto io.”
Lui la guardò, le fece un sorriso e, senza dire nulla, le porse il panno per lasciarsi pulire da lei.
Qualche ora dopo, di amore e riposo e ancora amore, Goku e Chichi giacevano sudati e soddisfatti e terribilmente innamorati, uno a fianco all’altro. Si stavano ancora accarezzando dolcemente, quando sentirono delle voci provenire dall’esterno:
“…vi prego, lasciatemi parlare con il vostro re… vi prego… io… non sono armato.” supplicava una voce sconosciuta.
“Aspettate qui, devo chiedere il permesso.” disse la voce di Radish.
“Posso entrare, sire?” chiese il comandante scostando leggermente la tenda che faceva da ingresso.
“Aspetta, Radish, solo un istante.” rispose Goku dall’interno.
Il re si voltò verso Chichi e le disse:
“Aspettami qui, vado a vedere di cosa ha bisogno.”
Le diede un bacio e, di malavoglia, si alzò.
Si mise la sua veste bianca da principe e si avviò verso l’uscita dicendo:
“Che c’è, Radish, spero sia importante per avermi interr…
Goku si bloccò appena fuori dalla tenda.
“Chi è costui?” chiese a Radish indicando l’uomo vestito da mendicante con un abito di iuta addosso e un cappuccio sulla testa.
“Sire, non lo so. Ha chiesto di voi, non è armato. Abbiamo controllato.” rispose il comandante.
“Sì, beh, grazie Radish. Torna a fare la guardia.” ordinò Goku.
“Sì, sire, con permesso.” concluse Radish tornando da Tarble, che non si era mai mosso dal suo posto di guardia.
Goku, rimasto solo con lo sconosciuto, gli chiese:
“Chi siete?”
L’uomo estrasse le braccia da dentro l’abito di iuta e si tolse il cappuccio dicendo:
“Voi sapete chi sono.”
Goku sgranò gli occhi. Mai e poi mai si sarebbe aspettato che quell’uomo avesse tanto coraggio di presentarsi al suo cospetto.
“B-Bardok? Cosa ci fate qui? Con che coraggio vi presentate? E come avete fatto ad arrivare fino alla mia tenda senza essere notato?” chiese Goku allibito.
Bardok, il vecchio re di Troia, si inginocchiò davanti a lui. Allungò le sue mani noccolute e gelide, per prendere la mano calda e forte del semidio che lo scrutava dall’alto. La baciò più volte e, con le lacrime agli occhi, gli disse:
“Sire, vi prego, sono venuto fino a qui, vestito da povero mendicante, contemplando nella mia mente la possibilità di essere ucciso, se qualcuno dei greci mi avesse scoperto, solo per implorarvi e chiedere pietà per il povero corpo di MIO figlio. So che offrirvi oro e ricchezze non servirà a nulla per perorare la mia causa. Spero solo nel vostro buon cuore e nella vostra compassione per un povero e vecchio padre che vuole rivedere per l’ultima volta suo figlio.”
Il volto rugoso e bagnato dalle lacrime del re di Troia era rivolto allo sguardo crudele dell’assassino che aveva di fronte a lui. Goku stette per qualche istante in silenzio a guardare quell’uomo che, in quel momento, gli ricordava suo padre, in un modo impressionante. Quegli occhi neri come il carbone, a cui avrebbe voluto ridurre la pila funebre di suo figlio, erano pieni di tutto l’amore e l’affetto che un padre può provare per la sua prole. Goku riuscì a leggere solo sincerità in quelle iridi così simili alle sue e inclinò la testa di lato, mutando la sua espressione da rabbiosa a sempre più serena. Si chinò verso di lui e gli mise la mano libera sotto il gomito dicendogli:
“Vi prego, alzatevi.”
Bardok si alzò e, quando sentì Goku chiamare Radish ad alta voce, pensò che fosse arrivata la sua fine, ma poi, sentendo l’ordine impartito al suo primo comandante, scoppiò in un pianto liberatorio:
“Radish, tu e Tarble staccate il corpo di Gohan dal carro e preparatelo, per quanto potete, alla sua restituzione a suo padre. Quando avrete finito, venite ad avvisarmi, vi darò una veste degna di un principe da fargli indossare. Hai capito?”
“Sì, sire, sarà fatto.” rispose Radish senza discutere, come sempre.
Quando Radish se ne fu andato. Goku tornò a guardare il volto del re che gli parve invecchiato improvvisamente e gli disse:
“È questo che volevate?”
Bardok riuscì solo a fare cenno di sì con la testa e a sussurrare:
“Grazie.”
Goku annuì facendo un impercettibile movimento del capo, poi gli disse:
“Bardok, vi chiedo di fermarvi a banchettare con me, questa sera. Vi chiedo di non rifiutarvi per non offendere la mia ospitalità.”
Bardok fece cenno di sì con la testa cosicché il giovane re gli fece strada nella sua tenda.
Una volta entrati, Goku trovò Chichi, che nel frattempo aveva indossato la veste e i calzari e si era pettinata meticolosamente, come se sapesse chi stava per arrivare.
“Chichi, penso che voi sappiate chi sia quest’uomo. Stasera si fermerà a cena con me. Vi chiedo se potete prepararci un banchetto per onorare la morte di suo figlio.” La informò Goku tornando a darle del voi, per non far capire a Bardok quale tipo di rapporto ci fosse tra di loro.
“Sì, sire.”  rispose la donna immedesimandosi nella parte che avrebbe dovuto recitare quella sera.
Chichi preparò l’inverosimile per accondiscendere al volere dell’uomo che amava. Goku e Bardok cenarono scambiandosi consigli di caccia, di coltivazione o di cavalli.
Al termine della cena, Goku prese un calice d’oro e lo fece riempire di un ottimo vino da Chichi. Glielo porse e, prendendone uno lui stesso, disse:
“Bardok, beviamo questo buon vino in onore dei nostri cari. Abbiamo in comune un unico e grande dolore, quello di aver perso una persona che amavamo. Io sono fortunato ad avere voi qui, stasera. Entrambi abbiamo una spalla su cui piangere per la perdita dei nostri cari. Vi giuro che non esiste persona migliore di me per capire la vostra pena in questo momento.”
Poi, mentre i due decennali nemici brindavano con le lacrime agli occhi al ricordo di Gohan e Turles, con l’ottimo vino gentilmente ‘offerto’ da Napa, quest’ultimo, nella sua tenda piangeva da solo la morte di suo figlio.
Non si chiese perché, suo figlio fosse morto: lo sapeva perfettamente.
Non si domandò neppure come avrebbe potuto vendicare la sua morte.
Si limitò a pregare gli dei perché gli dessero la forza di continuare a combattere per onorare la morte di un giovane che aveva pagato per le sue colpe.
Napa pianse tutta la notte, da solo, senza gloria, né onore, ma con la consapevolezza di essere stato solo lui la causa del suo dolore.
Nel contempo, nella tenda di Goku, il brindisi si concluse con un forte abbraccio tra Goku e Bardok interrotto dall’arrivo di Radish che informò il suo re, che i suoi ordini erano stati eseguiti.
Goku si allontanò e, aprendo un grosso baule impolverato da anni di inutilizzo, ne tirò fuori una veste molto simile a quella che lui stesso vestiva e la diede al capo delle sue guardie per farla indossare a Gohan.
Una volta che Radish fu uscito dalla tenda, Goku si rivolse di nuovo a Bardok dicendogli:
“Sire, il corpo di vostro figlio è quasi pronto per ricevere ciò che desideravate. Vi farò scortare fino a Troia. I miei uomini porteranno il principe fino alle porte della città. Da lì in avanti ci penserete voi.”
“Grazie.” rispose solo Bardok il cui sguardo ora era pieno di riconoscenza.



 
FINE






NOTA AUTORE: Carissime lettrici e lettori, come forse molti sapranno, l’Iliade si conclude a questo punto. Le vicende successive, dalla morte di Goku per mano di Goten che gli scaglia una lancia avvelenata (guidata da re Kaio nel suo unico punto mortale), all’idea di Vegeta del cavallo in legno che porterà alla conquista di Troia, sono oggetto di un’altra opera omerica: l’ODISSEA.
Chiedo di nuovo scusa ai cultori dell'epica per aver osato modificare parte della trama (tipo l’uccisione da parte di Goku-Achille del figlio di Napa-Agamennone) e aver parafrasato il vero dialogo di Omero tra Goku e Gohan a mio piacimento... Spero sia comunque una gradita lettura.

Per ora saluto e ringrazio tutti coloro che hanno letto questo mio racconto fino alla fine, nonostante quest’ultima fosse già stata scritta. Un grazie particolare a tutte le mie muse ispiratrici che mi hanno spinto a continuare lasciandomi recensioni capitolo per capitolo.
E, infine, ma non ultime, grazie a chi ha messo il mio racconto in una delle categorie e a vorrà buttarsi nella lettura del proseguo: Odissea, sempre tra le mie storie.

Alla prox!

Ssjd

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