Waiting Game

di terrycontyby90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa FanFiction è originalmente scritta in inglese.
Spero di aver fatto e di continuare a fare un buon lavoro con la traduzione.
Se l'autrice dovesse modificare i parametri della storia, lo farò anche io.
Vorrei ringraziare musa07 che mi farà da beta.
Terry Conty "90"

Waiting Game


Capitolo 1

Law si reclinò lentamente sulla sedia con un sospiro, allentando la sua cravatta. Chiuse gli occhi per qualche momento prima di darsi una leggera scossa mentale per riordinare e guardare le tante istanze sparse sulla scrivania di fronte a lui.

Ne scelse la domanda di un altro speranzoso studente, sfogliandola pigramente e lasciandola cadere sul mucchio di quelle già lette, non ci aveva trovato nulla di interessante, soltanto un altro studente con voti semplicemente perfetti. Raggiunse le rimanenti pratiche e ne prese una manciata, sfogliandole nella speranza che qualcosa attirasse la sua attenzione, e buttandole nuovamente sulla scrivania quando questo non accadde.

C’erano ancora molte pratiche da ordinare e lui non aveva alcun dubbio che quella notte sarebbe stata un’altra di quelle lunghe, così decise che poteva anche mettersi comodo.

Prese la pila di istanze ancora da leggere e si diresse verso il tavolino da caffè vicino al confortevole divano in pelle che aveva preso per momenti come quello.

Li fece cadere lentamente sul tavolo, sospirando quando alcuni fogli caddero sul pavimento. Prima di sedersi o di raccoglierle, però, guardò il bar e i bicchieri da whisky su di esso e decise che avrebbe potuto davvero farsi un drink.

Lunghe dita guantate afferrarono il collo della bottiglia e ne tolsero il tappo prima di scegliere un bicchiere. Una volta che si fu servito e che rimise tutto al proprio posto, si prese un momento per fare un sorso e godersi il forte sapore prima di deglutire lentamente. Espirò dolcemente e tornò al suo tedioso ma necessario lavoro che lo aspettava.

Camminò a lunghi passi verso il posto dove aveva lasciato i documenti, lasciando il suo bicchiere sul basso tavolino con un piccolo scatto prima  di inginocchiarsi e risistemare i fogli caduti.

Una volta che li ebbe raddrizzati e riorganizzati in qualcosa di gestibile, fece per mettersi in piedi, fermandosi però quando qualcosa colse la sua attenzione.

Posò le cartelle da una parte, spostandole un po’,  sollevò quasi metà della piccola pila di documenti che aveva lasciato sul tavolo per raggiungere quella che aveva scoperto essere una foto,  che sembrava essere appena scivolata dalla rispettiva cartella. Per questo poteva solamente vedere i capelli del richiedente, il loro colore, da solo, bastava a cogliere la curiosità di Law.

La copertina della cartella aveva lo sticker rosso che la sua segretaria aveva applicato sule istanze dei richiedenti classificati come ‘sguardo basso’. Coloro che a causa delle loro qualità, o di qualche fattore ‘indesiderabile’, non avevano potuto avere una reale possibilità di ottenere una borsa di studio nelle loro scuole.

I suoi occhi si mossero a leggere il nome scritto nella tabella, e sorrise appena, divertito da quello che lesse. La curiosità adesso era raddoppiata, questa volta chiedendosi che tipo di genitori potesse dare un nome del genere al proprio bambino; aprì l’istanza.

Non era sicuro di cosa si aspettasse di trovare, magari uno speranzoso ragazzo che aveva attraversato una fase di ribellione e non aveva avuto il buon senso di nascondere le prove dei loro errori*, per evitare di essere immediatamente scartato dalle più grandi scuole d’élite, ma di certo non si aspettava ciò che incontrarono i suoi occhi.



Quando pioveva forte, molti, se ne avevano la possibilità preferivano starsene dentro. Magari raggomitolati in una coperta a guardare la TV con i propri cari. Quelli che credevano  di essere carini avrebbero speso un simpatico pensiero per coloro che erano intrappolati fuori in quelle miserevoli condizioni.

L’idilliaco pensiero, gli fece venir voglia di tirare un pugno a qualcuno.

'Vorrei vedere uno di questi camminare in questa strada proprio adesso'  Kid scosse la testa per liberarsi delle ciocce che gli cadevano negli occhi, apparentemente solo per farlo arrabbiare.

Fottuta pioggia.

Fottute linee degli autobus e i ricchi stronzi che le hanno decise.

Fottuti ricchi stronzi che pensano di poter decidere chi può andare dove.

Kid sospirò. 'Fottuti dirigenti universitari.'

Anche se per quanto gli piacerebbe maledire chiunque per i suoi problemi, non avrebbe potuto dare agli altri la colpa per i suoi errori. Un vero uomo non incolpa gli altri  per i propri fottuti sbagli. Era una sua dannata colpa se non aveva potuto entrare in quella scuola, nonostante gli insegnanti di merda e l’altrettanto schifoso ambiente. La sua mancanza di sforzo per dimostrare qualcosa di simile ad un cervello nel dipartimento dell’accademia era ciò che stava causando i suoi dannati problemi.

Magari se avesse tenuto duro. Pagato per delle attenzioni in più...

Ma fanculo a quella merda. Era lì adesso. E proprio in quel momento era l’unico pensiero in grado di salvare il risultato del suo esame ed ogni speranza di un futuro che non gli costasse la rottura della schiena o la strada, rompendo teste per il territorio e i soldi, rompendosi il suo stesso culo alla fine.

L’ultimo esame era stato quello stesso giorno e sperava che l’emicrania e le nottate in cui Killer lo aveva aiutato sarebbero valse a qualcosa. Se così non fosse stato, alla fine lui ci aveva provato e non avrebbe avuto nessuno da incolpare se non sé stesso.

Questo non significava che non potesse lamentarsene.

E se significava tenere il suo temperamento sotto controllo, non era sufficiente per ottenere verbali dalla polizia per proprietà nuovamente danneggiate, ma Killer non aveva tempo libero dal suo lavoro per andare a prenderlo e contrattare coi droni militari travestiti da poliziotti. Per questo continuava a mandare mentalmente a ‘fanculo’, meditando di degradare e smembrare ogni singola persona e oggetto che gli venisse in mente.

Con questo pensiero nella mente continuava a maledire tutto e tutti, ciò che continuava ad infastidire i suoi nervi già tesi.

Dopo quelli che sembravano anni, ma in realtà era solo qualche ora, vide la sua strada e sentì la pioggia cominciare a smettere.

'Figurarsi se non smetteva quando sono finalmente arrivato a casa.' Kid borbotto a sé stesso. Sarebbe stato troppo fottutamente conveniente fermarsi prima, obbligandolo a camminare per due miglia sotto la torrenziale pioggia e facendolo sentire come un gatto annegato.

Si era decisamente pentito di aver rifiutato l’offerta di Killer di riaccompagnarlo a casa.

Ma sapeva che Killer aveva probabilmente messo da parte il suo lavoro per aiutarlo così tanto la scorsa settimana e non voleva farlo finire nella merda col suo capo. Specialmente dopo che Killer gli aveva concesso le migliori tre ore del suo giorno, e dopo che lo aveva aspettato per due ore che finesse il suo esame per parlare di applicazioni, prestiti agli studenti e piani di pagamento per quando le lettere di accettazione avrebbero iniziato ad arrivare.

Solo che loro non ne avevano.

Kid aveva evitato di dire a Killer che sperava che alla fine qualcuna sarebbe arrivata presto. Le uniche lettere che aveva avuto erano tutte formali ed educatamente scritte, ma in sintesi gli dicevano 'va a farti fottere'.

Sospirò, portandosi indietro i capelli che gli cadevano sul viso per l’ennesima volta nelle ultime ore, completamente assorto. Non sapeva perché era addirittura seccato, facendoseli scivolare indietro, a destra del viso.

La freschezza della pioggia lo aveva aiutato a contenere la sua rabbia, evitandogli di farla esplodere sull’oggetto più vicino, frustrato.

Alla fine aveva messo a fuoco l’ambiente circostante, irritandosi per la sua negligenza, aveva abbassato la guardia e non era la cosa più dannatamente intelligente che potesse fare in quella zona, si fermò a prendere la posta.

Si inginocchiò, accigliandosi per il freddo che filtrava nei suoi jeans attraverso il calcestruzzo. Tirò fuori la catena a cui erano attaccate le chiavi, incastrandone una nella serratura arrugginita, lottando e scuotendo la porta blu sbiadita per farla aprire per vedere cosa era stato consegnato quel giorno.

Aprire il dannato sportello di metallo era una spina nel culo, ma era meglio di prima, quando il coperchio era talmente arrugginito che il piede di porco faceva più danno che altro. La salvaguardia del postino per il prezzo della chiave ha risolto molti problemi.

Raccolse la manciata di lettere in un piccolo pacchetto, premurandosi di tenerle lontane dal suo corpo bagnato, sbatté la porta, chiudendola. La calciò per essere sicuro di averla chiusa bene, attorcigliò la catena intorno alle chiavi prima di rimettersele in tasca.  

Guardando il pacchetto per capire chi fosse il mittente, iniziò a mettere in ordine le lettere camminando sul cemento bagnato del marciapiede intorno all’apparentemente disabitato edificio, a pochi passi dalla casella postale.  

Diede una spallata alla porta e fece una smorfia per il forte stridio che produsse. Prese mentalmente nota di tornare più tardi per oleare di nuovo le cerniere.

Guardò intorno a sé il fatiscente appartamento mal pulito, notando, dal silenzio, che non c’era nessuno. La calma lo faceva sentire leggermente inquieto. Di solito era abituato ad avere qualcuno intorno quando rientrava. Solitamente in una situazione come quella, c’era sempre qualcuno come Wire a dargli il benvenuto con una tazza di caffè fumante. O nel caso di Heat, qualcuno che silenziosamente si agitava per il suo stato annacquato. Sebbene probabilmente sarebbe stato afferrato da un paio di fratelli troppo entusiasti. Metà delle volte finivano con lui che prendeva pugni diretti al suo culo, dai quali poi partiva il disco rotto di orripilanti scuse, discutendo su quale dei fratelli fosse il colpevole, e assecondando l’adorazione rivolta nei suoi confronti.

Pensandoci bene, la tranquillità poteva essere bella ogni tanto.

Sbuffando, Kid si diresse verso la scala, saltando il secondo scalino quasi istintivamente, avviandosi alle camere. C’era un ascensore ma il rosso non ne vedeva l’utilità quando doveva salire solo una rampa di scale.

Sfogliò nuovamente le lettere per essere sicuro che fossero nell’ordine giusto prima di raggiungere il pianerottolo. Kid alzò lo sguardo verso la sala vuota delineate dalle porte, piccolo tavolini sistemati vicino l’entrata delle camera occupate, le porte che erano state dipinte in colori diversi, e decorate nel caso dei gemelli.

Percorse il corridoio, lasciando le lettere sulle corrispondenti scrivanie. Il pacchetto era per i gemelli, e Kid poteva solo sperare che, questa volta, non contenesse fuochi d’artificio.

Dopo aver consegnato la posta, si fermò a guardare l’unica lettera rimasta, indirizzata a lui. Il rosso si accigliò osservando la carta certamente costosa che riportava l’indirizzo del mittente. Un’altra lettera dell’università e, senza dubbio, un altro rifiuto.

Con uno sbuffo di irritazione, si decise a leggere il contenuto indubbiamente negativo della lettera dopo la doccia.

Camminò verso la sua porta, senza preoccuparsi di usare la chiave, spingendo la porta per aprirla, non preoccupandosi quando si bloccò appena. Prese nota che il colore rosso si fosse leggermente sbiadito, promettendosi di farci un altro strato di vernice.

'Solo un’altra cosa da aggiungere alla dannata lista.' Pensò stancamente.

Chiuse la porta dietro di sé col piede e camminò verso la sua camera da letto. Fermandosi solo per gettare l’inutile pezzo di carta sul tavolo del cucinino, stabilendo di farsi una doccia nella speranza che il bagno caldo lo rilassasse un po’.

Tutti gli studi e gli esami che aveva fatto lo avevano lasciato teso e stanco.

'Ma alla fine, per il momento avrò una pausa.'

Con un sospiro, si tolse la giacca e la lasciò cadere a terra, l’avrebbe raccolta e messa a posto il giorno seguente. I suoi stivali vennero dopo, sfilandoseli dalla punta e lanciandoli in direzioni opposte con profonda e grande soddisfazione, ascoltando il suono che emisero da ovunque lui li avesse lanciati.

Si fermò per togliersi la sua t-shirt a tinta unita, sfilandosela dalla testa e slacciando la sua cintura prima di spingersi i jeans in basso, fino alle caviglie, gettando la maglietta e calciando i pantaloni lontano da sé. Non aveva avuto il tempo di prendere un paio di boxer la mattina, quindi era finalmente privo di vestiti.

Camminò verso il bagno e accese le luci.

Aprì il box doccia e lasciò scorrere l’acqua calda a piena forza prima di aggiustare il grado di calore con un po’ di acqua fredda per renderla sopportabile. Verificò  la temperatura ed entrò, chiudendo la porta dietro di sé.

Sospirò, appoggiando la fronte contro le piastrelle, lasciando che l’acqua calda lo lavasse. Per qualche secondo la sentì lavorare per liberarlo del gelo che gli aveva lasciato addosso la pioggia.

Improvvisamente ringhiò irritato, desiderando di tirare un pugno a qualcosa, ma non avendo la voglia di aggiungere “sistemare il muro della doccia” alla lista infinita di merda da fare.

Nonostante il conforto fisico offerto dall’acqua calda, che lui stava ringraziando per avergli allentato un bel po’ i muscoli, le sedie all’esame erano uno schifo, molto più adatte per un interrogatorio. Dannazione, era stato così a disagio, incapace di sedersi in una posizione per più di qualche secondo senza il rischio che le sue gambe e il suo culo si addormentassero.

I suoi pensieri alla deriva tornarono alla lettera che lo aspettava sul tavolo, ringhiò.

'Grandi ed enormi stronzi. Sono sorpreso, non mi hanno dato nemmeno un giorno prima di inviarmi la lettera di rifiuto.'

Non c’era nient’altro che potesse fare. L’indirizzo di partenza era chiaramente quello della scuola da cui arrivava, e Kid sapeva che le sue possibilità di entrare in un’università di prestigio per ricchi e brillanti studenti come quella erano meno di zero. Killer aveva detto di inviare comunque la domanda da qualsiasi parte, Kid doveva aprirsi tutte le opzioni, anche quelle che sembravano impossibili.

Ma Kid capiva le cose abbastanza bene, a dispetto di quanto pensava Killer. Sapeva che il suo ambiente e i suoi non brillanti risultati erano più che sufficienti per radiarlo praticamente da qualsiasi scuola decente.

Questo senza considerare quello stupido incidente.

Quel pensiero fece stringere i pugni a Kid, così forte che poteva sentire le sue unghie conficcarsi nei palmi.

Ma veloce come era venuta, tutta la sua rabbia sembrò drenare dal suo corpo, e  lui tornò ad appoggiarsi al muro della doccia. Il viso inclinato verso l’alto e gli occhi chiusi, sospirò e si fece scorrere le dita fra i capelli, facendo uno ‘tsz’ quando incontrò un nodo.

Ricordandosi il motivo per cui era lì, afferrò un po’ di shampoo ed iniziò a strofinarsi con forza il cuoio capelluto.

'Perché ci ho provato? Le probabilità sono contro di me. Non importa in che modo mi rivolgo. Ogni volta penso che sto facendo progressi, ma improvvisamente un altro posto di blocco mi spinge indietro. Sono stanco… Magari è il momento di lasciar perdere. Dovrei avviare un’officina o qualcosa del genere.'

Smettendo di pensarci, lavò via lo shampoo dai suoi capelli, i suoi occhi si fermarono sul suo braccio. In particolare, su una cicatrice.

Era passato circa un anno da quando l’aveva, ma pesava ancora nella sua mente.

"Quindi, lo faccio perché voglio farlo. Perché dovrebbe importarmi altrimenti?"

Sogghignò, l’espressione calma ma troppo provocatoria per essere chiamato sorriso.

Per il momento, avrebbe continuato a provare, almeno fino alla scadenza imposta; e sapeva che non c’erano altre opzioni. Se solo non si fosse mostrato completamente...

Sentendosi leggermente meglio con quei pensieri, e dopo una veloce lavata al suo corpo, chiuse l’acqua. Decide di non asciugarsi i capelli per il momento, voleva solo mettersi comodo e mangiare qualcosa.

Spingendo la porta, uscì dal box afferrando un’asciugamani usandola prima per pulire un po’ di condensa dallo specchio, e poi per asciugarsi. Vide il suo riflesso e si accigliò. Non gli importava di attraversare la lenta routine dell’applicazione dei suoi soliti cosmetici, ma si sentiva sempre nudo senza loro.

Killer lo aveva messo in guardia riguardo all’indossare uno dei suoi soliti outfits o make up, e aveva detto che le sue unghie, per quanto eccentriche, potevano passare come un accettabile accessorio fashion se non vi si richiamava l’attenzione. Qualsiasi altra cosa rischiava di attrarre le attenzioni sbagliate. Già i suoi capelli bastavano a sollevare qualche critica.

Killer non gli aveva chiesto di cambiare, solo di abbassare i toni abbastanza da non dare ai funzionari della scuola un pretesto. Ma non era ancora sicuro di sé o si sarebbe offeso un po’ per quest’ultima nota.

Un altro vantaggio della fine degli esami era che poteva nuovamente sentirsi un po’ più sé stesso. **

Un altro pensiero fu interrotto dal borbottio del suo stomaco.


'Sarà meglio che i ragazzi non abbiano assalito il mio frigorifero mentre ero via, i loro complimenti sulla mia cucina non li salveranno questa volta.'

Si mise l’asciugamani intorno al collo e si diresse verso la cucina, fermandosi solo per prendere dal comò un paio di morbidi pantaloni della tuta grigi e metterseli addosso.

Fatto questo, aprì il frigorifero con sospetto, poi sorrise quando vide che non solo i suoi avanzi erano dove li aveva lasciati, ma i ragazzi avevano apparentemente preso anche una piccolo torta con 'Congratulazioni Capitano!' scritto sopra con lettere di un audace rosso smerigliato.

"Bastardi." Disse con un sorriso,  la parola ingannevolmente dura piena di affetto e calore.

Sapeva che probabilmente ad un certo punto lo avrebbero trascinato fuori per festeggiare da qualche parte e questa era la sua doverosa attenzione. Avrebbe mangiato qualcosa più tardi, dopo aver preso qualche vero cibo per il suo stomaco.

Frugando oltre il dolce della pasticceria per prendere gli avanzi  conservati dalla sera prima, Kid roteò gli occhi quando notò che mancava qualche boccone.

Strappò l’involucro di plastica avvolto intorno alla ciotola, e si accigliò quando gli si attaccò alla mano. Gli ci vollero dieci secondi buoni per liberarsene, prima di riuscire finalmente a buttarlo nel cestino. Sballottò il cibo nel microonde e schiacciò il tasto per riscaldare, tutto quello che aveva da fare poteva aspettare.

Si appoggiò al bancone ad aspettare, muovendosi solo per prendere una forchetta da uno dei cassetti.

Tornò a suo posto per sistemare la forchetta sul tavolo, e il suo sguardò catturò la lettera, accigliandosi.

Quella dannata cosa sembrava prenderlo in giro.

Pensò cupamente di bruciarla e prendersi alla fine qualche soddisfazione, ma sapeva che avrebbe dovuto almeno leggerla, fosse solo per  la curiosità di conoscere come i fottuti avessero deciso di scrivere il loro politicamente corretto modo per dire 'marcisci all’inferno'. Probabilmente con un mucchio di 'grazie' per aver tenuto in conto una così 'umile istituzione dell’apprendimento', seguito dalle loro 'sincere' scuse, ma lui non era in grado di frequentare la loro scuola a causa di una 'mancanza di requisiti distinti' e speravano di vedere nuovamente la sua domanda una volte che avesse 'raffinato i suoi studi'.

'Come se avessi vinto alla lotteria, diventando un milionario, e dopo scoprissi di essere il fottuto erede disperso del supremo regno di ChissàIlCazzoDove, casa delle fottute fate dai capelli rossi e dalla regale pelle pallida.'

Il suo tentativo di umorismo amaro fu interrotto dal microonde che si spegneva e lo avvisava di andarsi a prendere il suo dannato cibo.

Prendendolo, si sedette su una delle sue sedie. Kid strofinò il pollice su uno a caso dei solchi sul tavolo, ingoiando un boccone di pollo all’aglio.

Quando metà del suo piatto divenne vuota, il suo sguardo tornò a fissarsi sull’innocente lettera. Se fosse stato assennato, sarebbe stato più che probabile temere per la sua esistenza in quanto giovane dai capelli rossi. Inutile parlare di come stesse tenendo la sua forchetta, nemmeno fosse un pugnale.

Con un sospiro, Kid prese un altro boccone prima di lasciar cadere la sua forchetta nel piatto con clangore, e raggiungere la lettera.

Non si prese nessuna cura nello strapparle il sopra e prenderne il contenuto. Non poteva onestamente capire perché le persone spendessero così tanti soldi in bei fogli di carta che sarebbero stati gettati via una volta portato a termine il loro scopo.

Kid scosse la testa per liberarla dai pensieri inutili, cosa volessero farci i ricchi coi loro soldi non era un suo problema, e restando a lungo in quel modo non avrebbe concluso un cazzo.

Mentalmente preparato come credeva di essere, Kid sfoderò la lettera, liscia all’esterno, ed iniziò a scorrere le parole.

Si fermò, e lo fece di nuovo, questa volta lentamente.

Si soffocò con la sua stessa saliva.

Una volta placato il suo attacco di tosse, Kid scatto in piedi dalla sedia, stringendo la lettera in una morsa mortale e correndo alla ricerca del suo cellulare.

"Cazzo, cazzo, CAZZO! Dov’è?!"

Inciampando in uno dei suoi maledetti stivali, quasi perdendo l’occhio sulla maniglia, e mancando di poco alcuni resti metallici che da tempo non aveva volute mettere a posto, Kid arrivò alla sua giacca e tirò fuori il suo telefono.

Il cuore in gola e il fiato corto, compose un numero che aveva memorizzato anni prima.

"Killer?! Sì, sono io. No, sto bene, ascolta, sta zitto per un secondo. No! Solo STA ZITTO! Non ci crederai fottutamente mai!"

Fissò nuovamente la lettera, sentendosi la testa un po’ leggera.


Le porte automatiche della sede principale si aprì di fronte a lui, e Kid camminò con calma, o almeno così sperava, nel grande atrio del palazzo.

Attese di fronte alla scrivania per qualche istante finché lei lo riconobbe. Quando lei nemmeno rialzò gli occhi, lui parlò.

"Mi scusi, Signora? Sto cercando 'Trafalgar Law' "

Lei sollevò lo sguardo con un sorriso stampato in volto, solo per congelarlo quando lo guardò.

"Cosa?" Il tono era piatto e il sorriso sembrava forzato.

Voleva agguantarla e chiederle se fosse sorda o, semplicemente, fottutamente stupida. Ma prima di farlo, si ricordò cosa gli aveva detto Killer.

'Sii educato, non fare scenate, non bestemmiare e non essere grezzo, e, ti prego, tieni sotto controllo i tuoi istinti.'

"Sono qui per vedere Trafalgar Law. Ho un appuntamento."

Lei serrò le labbra come se avesse assaggiato uno schifo, e disse:

"Ho bisogno di verificare."

Era stata una buona mossa portarsi dietro la lettera nel caso succedesse una cosa del genere. Non ne era felice, ma non poteva dire che non se lo aspettava.

Gliela consegnò per fargliela ispezionare, sentendo un tic all’occhio quando lei sollevò la lettera verso la luce.

"Eustass Kid?" Davvero non gli piaceva il disgusto con cui lei aveva pronunciato il suo nome

"Sì, sono io." 'Calma, calma.'

"Posso vedere un tuo documento?"
'Presuntuosa fottuta troia.'

Kid estrasse il portafoglio dalla tasca, la catena tintinnò quando lui lo aprì, tirando fuori la sua carta d’identità. Fermandosi a malapena dal lanciargliela.

Il modo in cui lei la prese, solo con la punta delle dita, come per evitare di toccarlo era completamente ridicolo. Sentì l’improvviso bisogno di allungare la mano e correre verso la sua tastiera e la sua penna per metterci le mani sopra. La puttana probabilmente avrebbe avuto un attacco.

La sua attenzione tornò a lei quando la sua carta gli fu rimessa davanti.

"Il dottor Trafalgar è fuori al momento, ma ritornerà presto. Puoi aspettare laggiù."

Un’unghia curata gli indicò alcune sedie raffinate vicine alla scrivania.

Arraffò la sua carta d’identità e la rimise nel suo portafogli prima di andarsene.

"Grazie." Aggiunse mentalmente 'Troia.'

Camminò verso le sedie prendendo quella con la miglior visuale sulla stanza.

Adesso, senza niente da fare, prese ad osservare i dettagli dell’ambiente. Anche se, in realtà, non ci fosse molto da guardare, era un qualsiasi posto d’affari d’alta classe. Un mazzo di fiori finti, luci troppo brillanti, odore di plastica, e le sedie erano più per l’apparenza che per la comodità, come poteva personalmente verificare.

Già annoiato dal guardarsi intorno, Kid spostò le sue attenzioni ai suoi piedi. Erano i suoi stivali migliori, senza buchi, quasi nessuna ammaccatura, e brillavano per il lucido che gli aveva dato. La ragione per cui non le indossava più era semplicemente perché il dorso gli scavava le calcagna.

Accarezzò il tessuto bianco della camicia che gli aveva prestato Killer. Non aveva gradito le motivazioni di Killer di doverla portare, ma aveva accettato quando gliel’aveva messa fra le braccia nel momento in cui Kid aveva aperto la porta per farlo entrare. Dopo che ne aveva una che più o meno rispecchiava i suoi gusti, ma poteva accettare di metterla vista l’occasione, così si era cambiato.

I jeans neri erano stata una scelta più facile.

Si mosse nervosamente sulla sedia - guardando il suo orologio e combattendo la voglia di passarsi le mani fra i capelli per pettinarli - e pensò di chiamare Killer.

E se avesse frainteso? Se tutto quello era solo un malinteso e avessero messo il nome sbagliato sulla lettera? Sarebbe stato imbarazzante, per non dire umiliante. Avrebbe potuto dare un pugno o uno sputo, senza alcun problema, in faccia a qualche delinquente omicida e non fregarsene, ma non riusciva a stare in situazioni imbarazzanti.

'Magari dovrei andarmene prima che lui arrivi...'

Fu improvvisamente strappato ai suoi pensieri, tutto concentrato a fissarsi i piedi, quando entrò nella sua zona un altro paio di scarpe vicino alle sue.

Alzò lo sguardo e si congelò.

"Buongiorno, Eustass-ya. È un piacere incontrati finalmente."


Continua....

* l’autrice non specifica di quali prove si tratti, ma lascia intendere che non siano cose positive per il cv di un candidato.
** anche qui non è specificato, ma si comprende con la lettura del resto del capitolo. Si riferisce, infatti, al modo in cui Killer gli aveva chiesto di comportarsi, rendendolo più “calmo” rispetto a quello che realmente è.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Waiting Game

Capitolo 2


A colpo d’occhio, Trafalgar Law era tutto e nulla di quello che Kid si era aspettato.

C’era il vestito costoso, nero carbone, stranamente dello stesso colore dei guanti, e stivali col tacco basso. I suoi capelli erano neri, e il suo volto accentuato da un aspro pizzetto, così come le basette.

Ma era il modo in cui quell’uomo lo guardava a congelarlo. I suoi occhi erano grigi, un colore insolito, sebbene non fossero loro a catturare la sua attenzione. Kid aveva abbastanza esperienza coi colori strani da non darci molto peso. Era l’emozione che vi si celava, o, più precisamente, la sua assenza. Non c’era traccia di giudizio, di disgusto, o il senso di superiorità che lo infastidiva, com’era successo prima con la sua segretaria. Nessuna di quelle espressioni erano ciò che si aspettava da quell’uomo.

Era quasi...

Kid improvvisamente realizzò che l’uomo stava aspettando una domanda, e praticamente schizzò in piedi. Gli stese la mano, rispondendogli con calma e con quanta più educazione fosse possibile.

"Umh, sì, è un piacere anche per me conoscerti."

Trafalgar si fermò un momento, Kid si preoccupò per qualche secondo di aver sbagliato qualcosa, quando l’uomo gli rivolse un sorriso e afferrò la sua mano. Kid era solito dare una stretta di mano decisa, oppure una di quelle veloci. Quell’uomo aveva tenuto la sua mano con dolcezza, stringendogliela solo una volta, prima di lasciargliela.

'Dev’essere una cosa da persone ricche o cose del genere.'

"Vorrei scusarmi per il mio ritardo. Spero che tu non abbia atteso a lungo."

"No! Uh, no. Non c’è problema. Sono arrivato solo cinque minuti fa."

L’espressione dell’uomo divenne illeggibile per un momento, prima di sorridergli nuovamente.

"In questo caso, possiamo parlare strada facendo. Prego, seguimi."

Con questo, Trafalgar cominciò a camminare verso l’ascensore che Kid notava solo adesso. Prendendo un profondo respiro, Kid lo seguì.

Era troppo silenzioso. Non c’era nemmeno la maledetta musica da ascensore.

'Non aveva detto che stavamo andando a parlare?'

Una volta che furono entrati nell’ascensore, Trafalgar iniziò a rimestare alcune cartelle che si stava portando dietro, cartelle che Kid aveva già notato.

"Piuttosto scortese, non è vero?"

Kid sbatté le palpebre, realizzando che l’uomo aveva appena parlato.

"Cosa?"

"La receptionist."

Kid si mosse nervosamente, non sapendo cosa rispondere a quell’affermazione.

'Merda, è una di quelle domande a trabocchetto?'

Trafalgar parlò di nuovo. "Non ho potuto far a meno di notare come ti stesse guardando. Sembrerebbe che nessuno le abbia insegnato che è scortese."

Kid lo aveva notato, certo. Aveva sempre odiato quando le persone lo fissavano, gli aveva sempre fatto accapponare la pelle vedere come gli altri lo osservassero dalla testa ai piedi. Giudicandolo. Ponendolo, con pregiudizio assoluto, nelle loro piccole scatoline mentali con delle perfette piccole etichette attaccate.

Gli faceva digrignare i denti e ribollire il sangue.

In qualsiasi altro giorno, avrebbe creato problemi, lo sapeva, come al solito con molte imprecazioni e urlando sulla loro fine. In metà del tempo il sangue sarebbe finito sul pavimento.

In ogni caso, quel giorno era diverso. Non poteva rovinare tutto.

Quindi Kid aveva stretto i denti e sopportato. Era preparato a fare lo stesso durante l’intero colloquio.

Ma forse non avrebbe dovuto.

Testando le acque, Kid sparò in risposta.

"Sì, probabile."

"Credo che avrò un colloquio col suo supervisore. Un comportamento come quello è altamente disdicevole per un dipendente di questa scuola. Spero davvero che non ti lascerai influenzare da questo per le decisioni riguardo il tuo futuro."

"No. Non lo farò."

L’espressione di Trafalgar sembrò alleggerirsi.

"Bene."

Kid notò che l’attenzione di Trafalgar tornò alle cartelle, dandogli la possibilità di osservare meglio il suo colloquiante.

In quel momento aveva il tempo di individuare nuovi dettagli, Kid notò cose che prima aveva mancato.
Kid pensò che l’uomo fosse sulla trentina. Aveva le borse sotto gli occhi, e Kid si chiese se avesse lavorato fino a tarda notte, o forse aveva solo difficoltà a dormire. E aveva dei guanti. Non in pelle, ma un tessuto morbido e, tuttavia, rigido. Dalla sensazione provata toccandoli, Kid indovinò che fossero trattati per essere impermeabili.

'Ma perché indossarli?' si chiese. 'Non fa freddo fuori.'

Pensò che fossero strani, ma Killer gli aveva detto una volta che Kid non poteva criticare le scelte stilistiche degli altri. Non era completamente d’accordo con questo, e se l’era anche un po’ presa, ma Killer gli aveva sempre dato buoni consigli, così aveva accettato.

Peculiarità dell’aspetto di Trafalgar a parte, Kid era più interessato dal suo comportamento.

Era una delle prime volte che Kid era spalla a spalla con qualcuno di indubbiamente importante nel campo della finanza e non del tutto un fottuto cazzone, Killer e il suo capo erano gli unici due che Kid non pensava fossero dei completi bastardi.

Tutti gli altri che aveva conosciuto, poteva metterli in quella categoria, poteva felicemente metterli in un sacco di roba e lasciarli nel mezzo del traffico della Grand Line.

Kid non era uno da pregiudizi, lui preferiva odiare l’individuo piuttosto che sprecarsi nello sforzo di essere incazzato con un gruppo, ma era difficile non avere pregiudizi con tutte le esperienze negative che aveva avuto, imponendogli uno scatto del ginocchio.

Gli eventi dell’anno passato lo avevano reso pressoché impossibile.

Ricacciando indietro i brutti ricordi, Kid riportò l’attenzione a ciò che lo circondava.

E quasi saltò fuori dalla sua pelle.

"Tutto bene?"

Mentre Kid era coi pensieri altrove, realizzò solo all’ultimo che Trafalgar si era fatto più vicino. Troppo vicino per essere confortevole.

Adesso, a malapena ad un metro di distanza da Kid, appena sufficiente per essere socialmente accettabile, Trafalgar lo stava guardando attentamente.

"Sì, sto bene. Stavo solo pensando."

"Ah." Facendo un passo indietro, l’uomo annuì. "Mi scuso se ti ho spaventato. Eri diventato piuttosto calmo e non hai risposto quando ti ho chiamato."

"Nah, è tutto a posto. Non sono solito distrarmi così."

Si mosse per far scorrere una mano fra i suoi capelli, fermandosi solo quando si ricordò che aveva usato il gel, e allora andò a sfregarsi la nuca.

"Non è il mio compito, ma se qualcosa ti turba, e vuoi parlarne, prego, sentiti libero di farlo."

Kid si congelò e sbatté le palpebre confuse per un momento prima di affrettarsi a rispondere.

"NO! Volevo dire, no. Non ha nulla a che fare con te o altro. Mi scuso se la cosa ti ha fatto incazzare o fanc- ah volevo dire merd-. Scusa, adesso starò zitto."

Fanculo, era così incasinato adesso.

Kid aspettò ansiosamente che l’uomo educatamente lo mandasse via o qualcosa del genere. Solo che non accadde. Cosa invece sentì, lo scioccò.

Trafalgar stava ridendo.

Con una mano premuta sulle labbra, l’uomo stava tentando di soffocare la risata che cercava di sfuggirgli.
Trafalgar aveva una bella risata, a giudicare da quello che poteva sentire. Era morbida, ma profonda.

Kid poteva solo guardarlo. Solo per un minuto, Trafalgar sembrò dieci anni più giovane.

Adesso calmo, ma con una luccicante presa in giro negli occhi, Trafalgar parlò.

"Mi scuso per la risata. Ho avuto una lunga notte e la tua espressione è stata senza prezzo. Sappi che non sono per niente offeso. Ti prego, parla liberamente. Trovo che poter parlare senza mezzi termini sia rinfrescante dopo che si ha a che fare tutti i giorni con una società rigida."

Kid non poté far a meno di sorridere un po’. Forse il suo interlocutore non era così male dopo tutto.

"Nessun problema."

Vennero interrotti dal suono delle porte dell’ascensore che si stavano aprendo.

Kid non aveva nemmeno notato che si fosse fermato.

"Sembra che siamo arrivati."

Trafalgar camminò, oltrepassando le porte, e Kid lo seguì.

Kid si guardò intorno, era certo che fossero piuttosto in alto a giudicare dalla vista che gli dava la finestra.

Non aveva prestato attenzione a quale numero avesse schiacciato Trafalgar, ma era pronto a scommettere che erano almeno quattordici piani.

Poteva vedere una buona parte del campus. In lontananza poteva vedere il gigantesco stadio sportivo, per lui straordinario, accanto ai grandi e ben curati giardini. I giardini erano in piena fioritura e c’erano cose che trovava assolutamente bellissime. Vivendo così dentro alla parte fatiscente della città per la maggior parte della sua vita, non vedeva spesso così tanto verde. C’erano altri edifici e poteva scommettere che fossero dormitori o classi.

Ma, nel complesso, la vista era impressionante.

"Bella vista."

Guardando nuovamente Trafalgar, apparve quasi perso per un istante prima di tornare nuovamente neutrale.

"Suppongo che lo sia."

Il modo in cui Trafalgar lo disse, suonò come se non lo avesse mai notato da sé.

"Non hai abbastanza tempo per guardare?"

Uno sguardo riflessivo sembrò instaurarsi nell’espressione dell’uomo. Parlò piano.

"Quando sono qui, di solito sono occupato a lavorare. Non ho mai avuto abbastanza tempo per pensarci."

Con quello, fece qualche passo verso Kid, fermandosi al suo fianco e guardando fuori dalla grande finestra.

"È davvero una bella vista." Disse l’uomo a voce bassa.

Kid lo fissò. La luce naturale donava al colore della sua pelle più calore ed ammorbidiva i suoi lineamenti. E solo in quel momento registrò che il suo interlocutore era davvero, davvero bello.

Con un sorriso davvero carino.

'Aspetta, cosa?'

Kid sentì il calore assalirgli il viso e realizzò che era stato scoperto a fissarlo. Nel tentativo di salvarsi dall’imbarazzo, sbottò la prima cosa che gli venne in mente.

"Allora, quale ufficio è il tuo?"

Kid fu grato quando Trafalgar rispose dopo un momento di pausa.

"L’ufficio che useremo adesso."

Detto questo, Trafalgar si girò e prese a camminare attraverso la hall verso l’unica porta in quella direzione.

Sospirando di sollievo, Kid lo seguì.

Una volta raggiunto l’ingresso, Trafalgar tirò fuori una chiave dalla sua tasca e fece scattare la serratura prima di girare la maniglia.

Mentre spingeva la porta ad aprirsi, Trafalgar camminò al suo fianco e parlò.

"Prego, mettiti comodo."

Kid superò l’uomo, entrando e prendendo rapidamente nota del posto.

Era grande, come grossomodo si era aspettato dato che era l’unica stanza che poteva vedere nella hall. I mobili erano di legno scuro, mogano indovinò, e i posti a sedere erano rivestiti di pelle marrone. Costosa, poteva dire, ma non davvero interessante. Gli scaffali dell’ufficio erano pieni di libri, quelli dall’aspetto costoso che erano troppo lucidi per essere stati letti ed avevano il solo scopo di dare un’impressione seria riguardo al posto.

Non c’erano molte altre cose oltre ai mobili ed ai libri, ma aveva un paio di appunti di roba che non gli interessava e, come aveva detto Killer, erano 'pezzi di conversazioni'. Kid davvero non capiva, ma non gli importava molto dar loro alcuna importanza.

Sentì la porta chiudersi dietro di sé e si girò.

Trafalgar annuì e aggiustò le cartelle che si portava dietro prima di parlare.

"Se vuoi sederti, possiamo iniziare."

Kid tornò a girarsi verso la stanza, camminando per andare a sedersi su una delle due sedie di fronte alla scrivania.

Mostrando un sorriso educato, Trafalgar si diresse verso l’altro lato della scrivania, sedendosi a sua volta.

"Spero che tu stia comodo, staremo qui per un po’, quindi se a un certo punto del colloquio ti senti irrequieto, ti prego di sentirti libero di camminare in giro."

Kid annuì e sentì la sua ansia ritornare in piena forza.

"Ho già molte informazioni su di te dalla tua domanda, ma trovo che alcune cose non vengano trasportate bene su carta, quindi preferisco farti alcune domande di persona."

Kid annuì comprensivo.

"Bene."

"La mia prima domanda è: cosa vorresti studiare?"

'Oh, bene, una facile.' Kid rispose rapido. "Ingegneria meccanica."

Trafalgar incline la testa. "E la ragione è?"

Kid si mosse un po’ guardandosi le mani, pensando alla domanda. Non era solito dare dettagli personali alle persone con cui non era completamente famigliare. 'Ma Killer ha detto di essere onesti.'

Tornando ad alzare lo sguardo, Kid parlò.

"Beh... ho sempre amato fare cose, costruire cose. Roba piccola, roba grande. Progettare. Lavorare col metallo, il legno, o altro. Che si tratti di prendere qualcosa da parte per capire come funziona o come migliorarla. Fare le cose da zero solo per vedere cosa sono in grado di fare. Lo amo."

Trafalgar sorrise leggermente e annuì in apprezzamento.

"È bello perseguire le cose a cui si è appassionati, e posso tranquillamente vedere che lo sei. Se dovessi raggiungere questo obiettivo e completare i tuoi studi, quali sono i tuoi piani per usare il tuo diploma?"

"Vorrei aprire un’attività, aprire una fabbrica, forse un paio di altre cose."

L’uomo rimase in silenzio per un momento prima parlare. "In ingegneria ci sono molte direzioni da prendere, tutte richiedono un po’ di devozione e tempo. Quale ramo pensi di studiare?"

"Fabbricazione e produzione."

A questo, Trafalgar alzò un sopracciglio. "Entrambe? Allo stesso tempo?"

Kid annuì.

Il suo interlocutore si fece nuovamente silenzioso e gli rivolse uno sguardo considerevole.

"È tanto da fare tutto in una volta. Entrambe sono ampi indirizzi di studio e consentono poco margine d’errore. Dovrai dedicarti molto seriamente ai tuoi studi. La passione può portarti lontano, ma dovrai affrontare molte sfide che solo la vera dedizione ti permetterà di superare. Sei pronto a farlo?"

Invece di rispondere senza dubbio che sì, certo, lo era, Kid si fece silenzioso per qualche secondo.

"Onestamente? Se me lo avessi chiesto meno di due anni fa, avrei detto: diavolo no. Ma, merda, sono successe cose che mi hanno fatto cambiare parere. Quello che penso è che voglio cambiare. Voglio più di quello che penso potrei avere. So che per ottenere quello che voglio dovrò lavorarci, più duramente di quanto abbia mai lavorato per qualcosa nella mia vita. Sono pronto a farlo? Dovrò esserlo."

Ci fu una pausa prima che Trafalgar parlasse. "La tua ambizione è ammirabile. Una caratteristica che davvero apprezzo. E se potessi darti questa borsa di studio, lo farei."

Kid sentì il suo cuore fermarsi. "Cosa? Cosa vuoi dire?"

"Signor Eustass, posso dire che sei un giovane uomo, consapevole del mondo e di come funziona."

"...il punto?"

Trafalgar si raddrizzò sulla sedia prima di tornare ad appoggiarsi in modo più confortevole, intrecciando le dita.

"Questa borsa di studio è per quelli con eccellenti risultati accademici, come lo sono la maggior parte delle borse di studio. Posso chiaramente vedere il tuo valore, che sei ambizioso, disposto ad impegnarti per un obiettivo ed ottenerlo, intelligente e di talento. Tuttavia, caratteristiche come queste non sono trasportate su carta."

L’uomo raggiunse le cartelle che Kid aveva, per un momento, dimenticato. Tirando quelle chiuse a sé, Trafalgar ne capovolse una aperta, in una pagina apparentemente casuale. Dalla sua angolazione Kid non poteva vedere molto, ma aveva una dannata buona consapevolezza su cosa ci fosse scritto.

"Durante la tua carriera scolastica non hai mostrato notevoli inclinazioni allo studio. Sei passato, ma a malapena. Fino ad un anno fa, non hai mostrato nemmeno molto interesse nel migliorare la tua istruzione. Di nuovo, su carta, è difficile poter dire che sei un investimento giustificabile, per così dire."

Kid strinse i pugni, puntando i suoi occhi alle sue mani, guardandosi le unghie conficcarsi nella carne dei palmi. Parlando a denti stretti, disse.

"Beh, sembra che tu abbia avuto tutto quello di cui avevi bisogno per prendere la tua decisione. Quindi perché cazzo sono qui?"

Mordendosi sull’ultima parte. Ma la sua domanda si incontrò solo col silenzio, obbligando Kid ad alzare lo sguardo. Teso da ciò che vide.

Trafalgar era proteso in avanti, sulla scrivania, le mani giunte e gli occhi ardenti puntati in quelli di Kid.

"Sei qui... Perché ho visto qualcosa che vale, che non voglio vedere che vada sprecato."

Ci fu un altro momento di silenzio durante il quale qualcosa scattò nella mente di Kid...

"Chi sei?"

A questo, Trafalgar inarcò un sopracciglio con interesse.

"Qualunque cosa vuoi?"

Kid ringhiò. Non era in vena per le spiritose stronzate del ragazzo, i suoi nervi erano stati stimolati per tutto il giorno e qualunque cosa quel ragazzo stesse tirando, Kid non aveva intenzione di entrarci.

"Non sei un dannato docente, non mi importa quanto ricca sia questa scuola, non puoi permetterti dei vestiti come quelli con lo stipendio di un professore. Sei di una classe sociale troppo elevata per essere un membro facoltoso. E mangerò queste fottute cartelle se sei il preside. Ora, chi cazzo sei?!"

Il bastardo sorrise. "Sei molto perspicace. Sono quello che fornisce  i fondi per questa borsa di studio."

Kid non capiva cosa stava succedendo, ma sapeva che se quel ragazzo era colui che forniva i soldi per quella cosa, allora era ricco... E, inoltre, dava un  senso sul perché fosse lì, in un certo senso.

"Continuo a non vedere perché mi hai maledettamente chiamato qui."

Se era davvero quello che sosteneva la borsa di studio, allora probabilmente aveva una voce in capitolo.

Trafalgar aveva già le idee chiare sui non stellari voti di Kid, quindi perché trascinarlo lì per niente?

"Desidero farti un’offerta."

Kid sentì i capelli sulla nuca rizzarsi. Non vedeva esattamente dove l’altro stava andando a parare, ma aveva una brutta sensazione in merito.

"...Che genere di offerta?"

"Comporta che pago in toto la tua istruzione, le spese di soggiorno, e qualsiasi cosa di cui avrai bisogno in cambio della tua compagnia. Che dovrebbe includere, ma non esclusivamente, il sesso."


Continua...


(Ahahah! Grandioso!! No, Trafalgar, davvero! Dammi il cinque. Un mito ahahah  nd. Musa)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


waiting 3

‘Che... cazzo?'

 

L’unico suono che Kid poteva sentire era il ticchettio di qualche dannato orologio nella stanza e il proprio respiro. Aveva ripetuto quello che aveva sentito nella sua testa, più di qualche volta, per registrarne completamente il significato.

 

Kid strinse i pugni così stretti che le sue nocche schioccarono e poteva sentire le sue spalle tremare dalla rabbia.

 

Non poteva succedere a lui. Tutto il lavoro che aveva fatto per ogni cosa. Quello era il risultato? Essere trattato come un giocattolo erotico da qualche fottuto ricco?!

 

"CHE CAZZO?!"

 

Kid non ricordava come fare per mettersi in piedi o gettarsi verso la scrivania e fissare l’uomo che c’era dietro. Tutto ciò che sapeva era che improvvisamente si era piazzato imponente davanti Trafalgar sbattendo i pugni sulla scrivania.

 

"Mi hai fottutamente chiamato qui, facendomi pensare che avessi una fottuta possibilità, e proponi questa merda?! È un maledetto gioco per te, pezzo di merda?! Non mi sono rotto il culo per questo! Per essere trattato come una retribuita puttana da qualche ricco figo che pensa di poter comprarmi."

 

"Hai frainteso le mie intenzioni, Eustass-ya. Non c’è bisogno di arrabbiarsi."

 

Kid si fermò. 'Cosa diavolo significa 'frainteso le sue intenzioni'?'

 

"Mi sembra maledettamente abbastanza chiaro!"

 

Trafalgar inaspettatamente si alzò dalla sedia camminando intorno alla scrivania.

 

"Allora non stai guardando sufficientemente vicino. Come ho detto prima, sei un ragazzo percettivo. Io chiedo che tu rivolga questa intelligenza alla questione a portata di mano e che ascolti con più attenzione."

 

Kid si sentiva un po’ a disagio con l’uomo che piano si avvicinava a lui. Lo faceva sentire con le spalle al muro, una sensazione che non gli era mai piaciuta.

 

"Tch. Per quello che ne so hai appena detto questo per rendere le cose più facili."

 

Kid si tese quando l’uomo era a pochi passi da lui e fu grato quando si fermò ad una distanza decente da lui.

 

"Non è mia intenzione insultare né insinuare nulla sulla tua 'assenza di carattere'. Piuttosto, la tua forza caratteriale è quello che mi ha spinto a farti un’offerta come questa. Tutto quello che ti chiedo, per il momento, è di accompagnarmi fuori."

 

Trafalgar si muoveva quasi languido verso la seconda sedia vicina a quella sulla quale Kid si era seduto prima.

 

Dopo aver girato un po’ la sedia verso Kid, si sedette a sua volta.

 

"Trovo che sia meglio estendere la conversazione in una confortevole condizione di pari dignità, tuttavia sei ovviamente libero di fare come preferisci."

 

Kid si sentiva sempre più alienato dalla situazione. Da un lato, quello che il ragazzo gli stava offrendo lo faceva seriamente incazzare. Dall’altro lato, il modo in cui l’uomo stava manipolando il tutto disgustava Kid, non era mai stato usato da persone in modo così dannatamente gentile, molto meno di lui. Non era del tutto sicuro che fosse a suo agio con lui. Kid davvero voleva dare un pugno all’uomo, o andare fuori sotto la tempesta, ma la curiosità su cosa diavolo stesse succedendo nella testa dell’altro non gli rendeva facile la scelta.

 

Non c’era fottutamente modo che lui accettasse qualcosa del genere, ma non poteva trattenersi dal chiedersi, in un primo maledetto luogo, cosa diavolo aveva spinto Trafalgar a fare la sua offerta.

 

Kid rimase per un secondo in silenzio, decidendo alla fine di provare ad avere almeno un assaggio di quello che quell’idiota stava pensando. Fermandosi sulla sua sedia e forzandosi ad affrontare l’uomo, quasi si lanciò nell’intento.

 

Incrociando le braccia mentre ancora lo fissava, Kid scattò.

 

"Parla."

 

"Grazie. Primo, ti dispiacerebbe ripetermi la mia offerta?"

 

Kid iniziò nuovamente ad irritarsi al pensiero.

 

"Vuoi far di me il tuo fottuto boytoy o qualcosa del genere e pagarmi per questo."

 

"Sbagliato."

 

Kid fece una smorfia innervosendosi, pronto a scattare di nuovo. "Che vuol dire 'sbagliato'?!"

 

"Non hai ascoltato."

 

"Ho sentito quello che hai fottutamente detto!"

 

"Ma non hai ascoltato. C’è una gran differenza fra 'sentire' ed 'ascoltare'. Quello che ho detto è 'che ti pagherò in pieno l’istruzione, le spese di soggiorno, e tutto quello di cui avrai bisogno in cambio della tua compagnia. Che potrebbe includere, ma non limitarsi, al sesso.' Ora. Cosa capisci da questa dichiarazione?"

 

Rimase in silenzio per un po’ prima di rispondere, ora sapeva che l’uomo non cercava quello che Kid pensava fosse la ovvia risposta. Così Kid ci pensò. Poi sbatté le palpebre quando realizzò cosa Trafalgar cercava.

 

"...tu… vuoi altro... oltre il sesso?"

 

"Esattamente."

 

Si accigliò. "Cosa diavolo potresti volere di diverso da me?"

 

"'Cosa' infatti." Trafalgar si sistemò più indietro sulla sua sedia mentre batteva pigramente la punta delle dita contro i braccioli.

 

"Dimmi, Eustass-ya, cosa sai di me?" Chiese l’uomo di punto in bianco.

 

Kid si mosse un po’ alla strana domanda. "Niente in realtà. Sei il mio intervistatore, sei ricco, e apparentemente sei responsabile della borsa di studio. Non molto altro."

 

"Giusto." Trafalgar ammise. "Sono il CEO (detto in termini semplici, l’amministratore delegato) di una delle antiche e più potenti compagnie farmaceutiche del mondo nonché membro del consiglio e principale benefattore di questa scuola, per citare alcune delle mie credenziali."

 

Kid iniziò a sentirsi un po’ più ansioso. 'Quanto è ricco questo ragazzo?'

"Dovrebbe significare qualcosa per me? Perché non sono fottutamente impressionato."

"Saresti uno dei pochi. Un’altra cosa che fa impressionare me." L’uomo ridacchiò. "Ma no, il mio portare alla luce questi argomenti non aveva a che fare con l’impressionare, ma con i fatti."

 

"E? Con questo?" Kid aspettava impaziente che l’uomo parlasse ancora.

 

"Per primo, con l’influenza che io ho, posso aiutarti molto meglio della borsa di studio. La borsa di studio è buona solo per due anni di istruzione e vitto in questa scuola. Tutte le forniture per lo studio e le spese di soggiorno dovresti pagarle di tasca tua. Non è molto, ma di solito è l’unico modo per i meno privilegiati per entrare in questa struttura."

 

Kid rimase in silenzio per un momento. Sapeva tutto quello, ovviamente. Sapeva che se anche avesse ottenuto la borsa di studio, avrebbe dovuto pagare un casino di soldi solo per i materiali necessari a studiare lì. Per non parlare del costo di viaggiare dal suo quartiere, cosa che lo avrebbe obbligato a stare in qualche fottuto dormitorio, circondato da pezzi di merda con troppi soldi di mamma e papà e maledettamente scarso cervello.

 

Kid sbatté le palpebre quando colse un dettaglio di ciò che Trafalgar aveva detto.

 

"Di solito?"

 

Trafalgar sorrise. "Hai ascoltato. Bene."

 

Kid roteò gli occhi ed aprì le braccia. "Basta che vai avanti."

 

Le sue gambe avevano cominciato a rimbalzare un po’ per il troppo star ferme. 'Sarà meglio che questo ragazzo non perda altro tempo.'

 

Trafalgar inclinò la testa leggermente guardando Kid, dopo sbatté le palpebre e cominciò a parlare nuovamente.

 

"Come ho detto, di solito l’unico modo per entrare, senza pagare la retta per intero, è con la borsa di studio. Tuttavia, c’è un altro modo, anche se molto raro e più difficile da ottenere."

'è la prima volta che ne sento parlare.' Kid pensò con cipiglio.

"Dubito che ne avrai sentito parlare, dato che non è un’opportunità che si può semplicemente cercare di sfruttare. Per essere iscritti senza borsa di studio o risorse finanziarie, la prima cosa di cui si ha bisogno è un benefattore di rango elevato. Con 'rango elevato', io non includo chiunque abbia una ricchezza elevata. Il loro background deve essere 'notevole' per dirlo con delicatezza, avere una grande influenza al di là di quanto denaro potrebbe dare, prima e soprattutto-" Trafalgar fece una pausa per assicurarsi di avere l’attenzione di Kid. "Essere un membro del consiglio scolastico."

 

Quello che l’uomo aveva detto circa le sue 'credenziali' che non erano per impressionare, improvvisamente ebbe un senso per Kid.

 

"Quando ho detto che è raro, intendevo dire che solo due studenti nell’ultimo decennio sono stati ammessi nella scuola in questo modo."

 

Inconsciamente Kid iniziò a battere i tacchi sovrappensiero. 'Quindi in pratica è meno della possibilità di vincere alla lotteria e più simile alla possibilità di fare il fottuto jackpot.'

 

"Quello che sto offrendo, Eustass-ya, è molto di più di questo."

 

Smise di battere i piedi e lanciò un’occhiata a Trafalgar. 'Cosa cazzo sta cercando di offrirmi ancora?!'

 

Trafalgar giunse le mani e pigramente tirò l’orlo di un guanto.

 

"Quello che sto offrendo nei dettagli è che pagherò per intero tasse scolastiche, classi di studio a tua scelta, materiali di studio richiesti, spese di soggiorno, provvedendo all’assistenza sanitaria e all’alloggio, tutto libero da interessi monetari per un periodo di cinque anni. Dopo questo, una posizione di alto rango a tua scelta sarà assicurata."

 

Per qualche istante, nient’altro a parte i piccoli suoni dei respiri e il ticchettio di un orologio si sentirono nella stanza.

 

Il pieno impatto di quello che Trafalgar stava offrendo, improvvisamente colpì Kid come una valanga.

 

'Sarei sistemato per tutta la fottuta vita...' Kid sentì un piccolo spiraglio di luce nella testa. 'Ma perché cazzo sta offrendo qualcosa del genere a me?'

 

"Perché io? Perché dare tutto questo a me? Non c’è modo che nell’inferno qualcuno come te farebbe qualcosa del genere. Sei ricco, senza dubbio hai agganci, e sei molto gradevole alla vista *, quindi non capisco."

 

"Grazie."

 

Kid aggrottò la fronte confuso. "Per cosa?"

 

"Per i tuoi complimenti sul mio aspetto. È apprezzato." Trafalgar sorrise quasi scherzosamente.

 

Kid sentì la sua faccia cominciare ad accaldarsi e si mosse a disagio. "Silenzio. E non hai risposto alla mia domanda."

 

"Molto bene. Come tu stesso hai detto, sto molto bene economicamente, ho un alto stato sociale e sono 'molto gradevole alla vista'." Trafalgar si fermò rivolgendogli un ghigno. Kid fece una smorfia, ma sfortunatamente non coprì il fatto che il suo volto fosse rosso più di quanto avrebbe dovuto. "E molti tendono ad ... apprezzare di più questo piccolo dettaglio."

 

Kid sbuffò. 'Piccolo dettaglio il mio culo.' Poi sussultò per il pensiero involontariamente accurato.

Trafalgar continuò. "Questo rende l’avventurarsi in una sorta di compagnia a lungo termine... debilitante al meglio."

 

Kid poteva capirlo in un certo senso. I parassiti ci sono di ogni genere in questo mondo, ma tendono specialmente a moltiplicarsi quando i soldi sono coinvolti.

 

"Ancora non vedo cosa questo ha a che fare con me."

 

L’uomo lo guardò pensieroso per un momento.

 

"Eustass-ya, dimmi per quale motivo credi che io ti stia facendo questa offerta?"

 

"Sesso e, non so, qualcuno che non ti fotta, ho indovinato?"

 

"Sì e no."

 

Kid aggrottò la fronte e decise di aspettare sputasse fuori quello che aveva da dire.

 

"Voglio qualcuno la cui lealtà mi è assicurata. Ma non sto cercando una prostituta. Se semplicemente volessi un giocattolo, qualsiasi escort servirebbe allo scopo. E avrebbe un costo più efficiente di questo."

 

Trafalgar cercò un contatto diretto di sguardi con lui e lo ottenne.

 

"Resta certo che, se accetterai, in nessuna circostanza sarai trattato come una comune prostituta."

 

Trafalgar si alzò dalla sua sedia e attraversò la piccola distanza fra loro.

 

Kid si tese per quanto l’uomo gli era vicino.

 

L’unico pensiero che fermò Kid dal mettersi in piedi e troneggiare su Trafalgar fu la stretta vicinanza che i due avrebbero avuto. Kid stava per scattare contro l’uomo riguardo al mantenere uno spazio personale quando quello fece qualcosa che il rosso non si aspettava.

 

Trafalgar scese su un ginocchio e si inginocchiò ai suoi piedi, piazzando una mano sul bracciolo non occupato da Kid per mantenersi stabile e gli si avvicinò.

 

Kid poteva sentire il peso del corpo dell’uomo contro le sue gambe e quasi incoscientemente cercò di tirarlo via quando sentì qualcosa toccare il suo viso. Il rosso sobbalzò quando realizzò che era la mano di Trafalgar, o almeno la punta delle sue dita, appoggiata leggermente alla sua guancia.

 

Quando Kid rimase congelato sul posto, Trafalgar sembrò prenderlo come un segno e proseguì a coprire la guancia del giovane ragazzo col palmo della mano. Il rosso aspettò con un po’ più di una leggera ansia che l’uomo provasse a fare qualcosa, ma la mano non si mosse. Solo rimase lì.

 

"Tu, Eustass-ya, sarai il mio amante esclusivo."

 

Kid era seduto sul marciapiede e attese fino a quando una charger argento (è una macchina nd. Terry) entrò nel suo campo visivo. Quando si fermò di fronte a lui, si alzò prima di sporgersi e aprire la porta già sbloccata. Entrando, si voltò a guardare Killer, che aveva sollevato alcune dita dal volante in segno di saluto.

 

Lui sbatté la portiera della macchina senza dire nulla.

 

"Com’è andata?"

 

Restando in silenzio per un momento, ripensò a come il colloquio si fosse concluso, con Trafalgar che gli chiedeva di dedicare alla sua offerta qualche pensiero e accompagnava Kid all’ingresso. Aveva pensato a come raccontare a Killer cosa fosse successo prima di stabilire qualcosa.

 

"Hanno ancora pochi altri da intervistare, quindi non lo saprò per un po’." Fondamentalmente, gli mentì.

 

L’ultima cosa che Kid voleva era causare problemi. Sapeva che Killer avrebbe reagito male e probabilmente avrebbe provato a citare in giudizio Trafalgar, ma se il ragazzo era agganciato e ricco la metà di quanto Kid pensava, allora niente di buono ne sarebbe venuto fuori e avrebbe potuto costare a Killer la sua carriera. Era solo la sua parola contro quella di Trafalgar.

 

Kid sapeva come sarebbe andata.

 

Killer annuì con comprensione. "C’era da aspettarselo, non preoccuparti. Dovevano essere almeno un po’ interessati per contattarti."

 

Kid si mosse leggermente. "E se fosse troppo rischioso?"

 

Inclinando leggermente la testa, Killer fraintese la domanda e parlò. "Sarebbero pazzi ad ignorare una simile opportunità."

 

Tamburellando con le dita sul biglietto da visita nella sua tasca, Kid annuì. "Sì... Penso che lo sarebbero."

 

L’odore di aglio arrosto riempì la stanza e quella di manzo alla griglia con calma si diffondeva nell’appartamento in una combinazione da acquolina in bocca.

 

Ed un Eustass Kid imprecava contro la tempesta.

 

"Siamo spiacenti di informarla che non abbiamo offerte per un uomo del suo talento Mr. Eustass!" Kid proclamò in una stucchevolmente dolce, sicuramente beffarda voce.

 

Proseguì a schiacciare le cotte e pelate patate nel grande contenitore di cottura continuando i suoi sproloqui.

 

"La nostra struttura esprime le nostre più sincere scuse ma siamo impossibilitati ad accettare la sua candidatura Mr. Eustass!" Aveva abbassato il suo tono e livellato il suo accento in una finta voce autoritaria.

 

Quando finalmente finì di schiacciare patate in poltiglia, brutalmente gettò alcuni condimenti nella ciotola, mescolando con del burro fuso prima di mettere la ciotola nel microonde, sbattendo la porta chiusa per riscaldare il contenuto.

 

"Perché cazzo no?! Cosa cazzo c’è di sbagliato in ME?! Semmai, dovrebbero essere fottutamente grati che io  abbia pensato di applicarmi nelle loro merdose e fottute scuole!"

 

Come si poteva essere respinti da altre tre scuole? Queste tre specialmente, avendole scelte, come un ripensamento, per le loro eccessivamente basse richieste e standard. Killer aveva detto di, semplicemente, dimenticarsene ma Kid era andato avanti in qualsiasi modo volesse applicarsi e come meglio poteva, nel caso non fosse stato accettato in nessuna scuola che voleva.

 

'Non che sia più importante ormai.' A questo pensiero, Kid sentì il suo orgoglio agitarsi di nuovo. In assenza di qualcuno o qualcosa da picchiare o ridurre in poltiglia a mano, e non dell’umore per lavorare ad una delle cose della sua crescente lista dei ‘da farsi’, decise di lavorare a qualcos’altro che solitamente faceva nelle situazioni di stress.

 

 

Cucinò. (ditemi che non sono la sola che aveva pensato ad altro >.< nd. Terry  Eh, io ovviamente! Ti pare che non avevo pensato a qualche zozzeria?^//^ nd. Clau)

 

Essere in grado di usare le mani, controllare e creare quello che voleva, ed avere gli apprezzamenti degli altri quando finiva, era molto terapeutico.

 

Con quello in mente, andò al frigorifero e ne tirò fuori la lombata di maiale che aveva ottenuto l’altro giorno. Uno dei proprietari del negozio lo aveva preso per lui come regalo di compleanno in ritardo. Aveva deciso di porzionarlo, condirlo, e lasciarlo nel crockpot (è un robot da cucina) a farlo cuocere lentamente per le prossime ventiquattro ore.

 

'Perché cazzo non vogliono accettarmi?! I miei voti e i test sono molto al di sopra di qualche scuola merdosa come le loro! Dovrebbero essere in decadimento con le loro fottute offerte!'

 

Fece ferocemente a fette il maiale con precisione e usando un coltello da macellaio, sentendosi vendicato con ogni taglio o incisione che infliggeva, di tanto in tanto cambiando la lama per strofinare il mix di ingredienti per condire la carne.

 

"Dopo tutto quello che ho maledettamente fatto per avere una vita migliore, ho questa merda?! Cazzo!" L’ultima esclamazione era stata fatta in reazione allo squarcio ora sanguinante lungo il suo pollice sinistro, appena sopra la nocca.

 

Essendo così incazzato aveva perso la sua concentrazione sul suo compito e aveva stupidamente lasciato il pollice sul percorso della lama. Ora c’era un profondo taglio dovuto al coltello che aveva usato per mutilare la carne cruda.

 

'Fottutamente perfetto.'

 

Kid seduto lì, era accigliato mentre guardava Wire finire la cucitura. Aveva pensato che l’altro uomo stesse per colpirlo col cellulare che ancora stringeva nella mano quando Kid aveva risposto alla porta dopo aver chiamato Wire sopra.

 

Wire aveva speso l’ultima mezzora sterilizzando, intorpidendo, e richiudendo la ferita del suo pollice.

 

Guardare l’ago passare attraverso la sua pelle e ripetere la stessa cosa dall’altro lato per poter rimettere insieme le parti di carne che era stata separata, era interessante e noioso allo stesso tempo.

 

La morbosità di questo aveva sempre affascinato Kid, ma il tempo che necessitava lo aveva sempre fatto sbadigliare. Qualche medico, in passato, aveva trovato la sua reazione estremamente scoraggiante per qualche ragione.

 

"Ok. Non muoverlo troppo per il prossimo paio di giorni e vieni da me un giorno o fai in modo di pulirlo di nuovo. Toglierò i punti in una settimana e mezzo." La voce di Wire tuonò burbera.

 

"Fatto." Questa non era di gran lunga la prima volta che si faceva male in qualche modo, quindi conosceva la routine. E per quanto Kid voleva dire che poteva prendersene cura da solo fino a quando avrebbe tolto i punti, davvero non voleva che  Wire si vendicasse facendo qualcosa di drastico.

 

Come, ad esempio, ammanettare Kid al suo stesso letto e sedarlo fino a quando i punti fossero pronti per essere tolti.

 

Kid non poteva dire che sarebbe stata la prima volta.

 

Dopo aver imballato il suo kit, Wire si alzò e si girò a guardare la carne che Kid stava preparando.

 

Kid vide dove l’uomo dai capelli scuri stesse guardando e parlò. "L’avevo finito, c’è solo bisogno di tagliare qualche patata e roba, gettarlo nel brodo di manzo e mettere tutto nel crock."

 

Wire annuì. "Posso occuparmene io."

 

Sospirò, sapendo che era inutile discutere con l’uomo. "Va bene."

 

Avevano delle cose pronte e, quando Wire impostò la temperature ed il tempo al crock, Kid cominciò a riscaldare alcune di queste per prenderle con lui.

 

Le patate dovevano essere mescolate di nuovo prima di essere scaldate e il resto era stato messo in piatti separati per essere scaldato bene nel microonde. Avevano poi messi i piatti, insieme alle posate, in un largo vassoio per essere trasportati più facilmente.

 

Alla porta, Wire si girò a guardare Kid. "Non so cosa ti ha reso così irritato, ma io so capirti. Lo fai sempre. Se hai bisogno di parlare, o solo sfogarti, sai dove trovarci."

 

Kid annuì con gratitudine e guardò Wire andarsene, abbassando la testa per evitare il telaio della porta.

 

Sospirò sentendo i passi  in dissolvenza dell’uomo più grande (inteso in senso anagrafico, ma non volevo dire vecchio) e tornò in cucina per mettere alcuni ultimi condimenti e gettare alcuni utensili nel lavandino per essere lavati il giorno dopo.

 

Una volta finito di pulire i contatori, Kid si appoggiò contro di loro per un momento di relax. Fece l’errore di guardare al tavolo ed il suo sangue tornò a ribollire.

 

Tre lettere erano appena state lasciate lì innocentemente, come se non avessero appena dato dei colpi potenzialmente schiaccianti al suo futuro.

 

Calpestò verso i pezzi di carta senza valore, strappandoli in una molto soddisfacente sessione di riduzione degli stessi in piccolo pezzettini. Maledicendo le lettere, le persone che le avevano mandate, e tutto il mondo che sembrava essere contro di lui.

 

'Perché sta succedendo?' Pensò quasi con voce rotta.

 

Spendendo la sua rabbia residua sulle lettere, Kid si sentiva solo stanco.

 

Lanciando i triturati pezzi di carta nell’immondizia quando gli passò vicino, camminò stancamente verso la sua camera, volendo solo andare a dormire e non avere nulla a cui pensare.

 

A come la sua vita non stesse andando da nessuna parte.

 

Praticamente si gettò nel letto, lasciando le gambe appena fuori da esso. Kid non indossava una maglia o delle scarpe, aveva solo messo su dei pantaloni morbidi quella mattina, così non dovette cambiarsi.

 

Kid appena appoggiato lì, la faccia nascosta nelle coperte, contemplando di rimanere semplicemente così. Ma sapeva che sarebbe finito in un casino se lo avesse fatto.

 

Sospirando, si rialzò e si trascinò completamente sul letto per trovarsi con la testa sul cuscino. Pensò di mettersi una fascia o delle mollettine nei capelli per evitare di trovarli aggrovigliati il giorno dopo, ma decise di fottersene.

 

Appoggiando la schiena, Kid chiuse gli occhi e cercò di cadere addormentato. Dopo quelli che erano probabilmente solo pochi minuti, tornò ad aprirli nuovamente per fissare il soffitto.

 

'Dovrei spolverare domai.' Pensò di malavoglia. (Ma no, dai! Kid! Ma miseria schifa! Cosa vai a pensare?! Dopo tutte le pippe paranoiche che ti sei sparato, tu pensi a spolverare?! Ma non si può! Ahahah^///^ nd. Clau)

 

Kid girò la testa a guardare il resto della sua stanza.

 

Aveva vissuto lì per anni, quindi c’era una discreta quantità di disordine. Mucchi di rottami metallici che aveva raccolto per varie ragioni. Attrezzi qui e là. Un tavolo coperto da ogni forma di utensili da lavoro e piccoli pezzi metallici, e da libri sulla manifattura. Aggrottò la fronte e si ripromise di organizzare e sistemare le cose domani.

 

Sospirando ancora, Kid si girò su un fianco per guardare l’altro lato della sua stanza. Praticamente la stessa cosa: attrezzi, libri, soprammobili e il piccolo tavolo posto accanto al suo letto come comodino.

 

Fissò la lampada. 'Ho davvero bisogno di spolverare.' (A ridaje! Lol nd. Clau)

 

Con tutto quello che aveva studiato, non ne aveva avuto il tempo.

 

'Sembra che non sarà più un problema.'

 

Stancamente abbassò lo sguardo cercando di chiudere gli occhi e dormire, quando vide una sagoma bianca sulla superfice del tavolino.

 

Era un bigliettino da visita.

 

Il bigliettino da visita di Trafalgar.

 

Ricordava che l’uomo dai capelli scuri glielo aveva dato prima che Kid se ne andasse, chiedendogli di chiamarlo quando avesse preso una decisione. Kid l’aveva preso solo per togliersi l’uomo dalla schiena (Chissà come mai … Paura eh, Kid?). Aveva pensato di liberarsene appena fosse arrivato a casa, ma...

 

Non l’aveva fatto.

 

Era passata più di una settimana da allora.

 

Kid raggiunse il biglietto e lo tenne ad altezza viso per guardarlo.

 

Su un lato c’era una faccina strana che sembrava attraversata dal segno di un virus. Sotto c’era un numero per contattare un receptionist o simili. Lo ignorò e girò il biglietto, rivelando uno scarabocchiato numero di cellulare che Trafalgar aveva scritto.

 

Chiuse gli occhi per un lungo istante.

 

Kid aveva lavorato sodo. Facendo tutto quello che poteva per ottenere non solo una vita migliore, ma per rendere tutti orgogliosi di lui. Per mostrar loro che non dovevano solo cercare di ottenere qualcosa di meglio, ma ottenerla davvero.

 

Se Kid falliva, non solo avrebbe perso la sua possibilità, avrebbe fatto fallire tutti gli altri. Credevano che  l’unico pensiero era che la sorte li aveva tratti in vita. Che dovevano farlo, che le cose non sarebbero mai state migliori di come erano. Che non avevano nulla per cui guardare al futuro.

 

Non poteva lasciare che accadesse.

 

Anche se gli sarebbe costata la dignità.

 

Kid raggiunse il suo telefono sul comodino e compose il numero.

 

Squillò un paio di volte prima che ci fosse risposta di una profonda e morbida voce.

 

"...sono io." Kid attese per un momento ma incontrò solo il silenzio.

 

'Aspetta, e se non riconoscesse la mia voce?' Provò ancora. "Uhm Eustass Kid?"

 

Trafalgar finalmente parlò. "Lo so, sono solo felice di sentirti."

 

'Beh, almeno non sembra compiaciuto.' Kid pensò.

 

"Hai preso una decisione?"

 

Sentì la sua gola improvvisamente secca, quindi dovette schiarirsi la voce prima di rispondere.

 

"Sì... Sì, l’ho fatto."

 

Continua...

 

*qui non sono sicura della traduzione. In originale era “and you're more than easy on the eyes” se qualcuno ha una traduzione migliore, me la dica pure

 

BUONA PASQUA!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il sole splendeva e le persone erano in strada, andando in vari posti per differenti ragioni, ma in gran parte sembravano uomini d’affari che andavano di fretta per il pranzo prima di tornare al faticoso lavoro. L’area era piena di palazzi alti; un paio di ristorante d’alta classe, alcune imprese indipendenti, alcuni negozi di abiti alla moda, ed una manciata di appartamenti costosi erano ciò che a colpo d’occhio si poteva vedere.

In sostanza, niente che poteva maledettamente permettersi.

Kid guardò oltre il finestrino del bus quando il veicolo finalmente si fermò, alzandosi e muovendosi verso la parte anteriore per scendere.

Una volta che scese in strada, si guardò intorno in cerca del posto designato, fermandosi quando il suo sguardo cadde su un cartello che recava il nome che gli era stato dato.

Attraversando la strada, il rosso aggrottò la fronte quando mise a fuoco il palazzo attaccato al cartello.

Era senza dubbio un posto per l’élite e probabilmente avrebbe dovuto impegnare un rene solo per ottenere un bicchiere d’acqua.

Scrutando attraverso le finestre, notò che tutti i commensali che poteva vedere erano vestiti con abiti dall’aspetto costoso. Guardò il riflesso di sé stesso, sentendosi sempre più fuori posto. Indossava gli stessi jeans neri che aveva al colloquio, ma aveva messo una camicia nera col collo e i polsini rossi. I suoi stivali erano di un marrone rossastro e avevano visto giorni migliori, ma almeno li aveva lucidati.

Dando un altro sguardo agli avventori all’interno, poté notare che alcuni lo stavano adocchiando con curiosità, probabilmente chiedendosi la stessa cosa che si stava chiedendo lui. Cosa diavolo ci stesse facendo lui in un posto come quello.

'Forse è stato un errore... Forse dovrei solo andarmene.' Pensò.

"Ah! Signor Eustass!"

La testa di Kid scattò per vedere chi diavolo lo stesse chiamando.
 

 
'Finalmente!'

In qualità di manager di un così raffinato stabilimento, Nezumi si vantava di soddisfare ogni richiesta dei numerosi ed importanti clienti che abbellivano il ristorante coi loro soldi e con la loro presenza.

Era stato felicissimo di sentire che il CEO di Industrie farmaceutiche Heart aveva avvisato il proprietario della sua intenzione di essere lì a pranzo quel giorno e avrebbe riservato la sezione VIP per sé stesso ed un ospite.

Tutto lì.

Nezumi aveva praticamente salivato per i soldi apparsi davanti agli occhi della sua mente.

Aveva pensato che le cose sarebbero state facili. Il Signor Trafalgar non era conosciuto come un uomo complicato e aveva cenato da loro prima.

Non si era aspettato di essere convocato dall’uomo e di ricevere probabilmente le più bizzarre istruzioni che avesse mai avuto.

E Nezumi ne aveva ricevute molte nei suoi anni da manager.

Ma quello...

'Chi nel mondo avrebbe mai associato un sangueblu come lui a qualcuno di così inferiore?'

Ma le sue istruzioni erano state molto... chiare.

Rabbrividì al ricordo.

Nezumi aveva fatto una corsa dall’ufficio del proprietario appena aveva sentito che il Signor Trafalgar era arrivato ed era stato ben accolto. L’uomo era stato accolto dallo stesso proprietario, il suo capo si era fermato di persona solo per assicurarsi che tutto filasse liscio.

Si erano spostati all’ufficio del proprietario per un breve scambio di convenevoli e Nezumi aveva scortato il Signor  Trafalgar alla stanza VIP per attenersi a qualsiasi capriccio il CEO potesse avere.

Sulla strada per l’attico, dopo aver salutato il proprietario ed essere entrati in ascensore, lo stoico uomo finalmente gli parlò.

"Signor Nezumi, giusto?"

L’uomo scattò immediatamente sull’attenti. "Sì, Sir! Cosa posso fare per lei?"

"Riguarda il mio ospite."

Nezumi lo guardò con interesse. Si era chiesto quando l’altro sarebbe arrivato dal momento che il magnate era arrivato da solo.

"Sì, Sir?"

L’uomo infine lo guardò e Nezumi quasi si sentì ghiacciare il sangue.

"Il mio ospite arriverà prossimamente tramite i mezzi più comuni. Questa è una sua foto."

L’uomo estrasse una foto istantanea dalla tasca interna della sua giacca e la impugnò in modo da mostrarla al manager per qualche momento prima di metterla nuovamente al suo posto.

Nezumi era scioccato, ma cercò di mantenere invariato l’aspetto della sua faccia.

'Perché nel mondo un CEO dovrebbe voler pranzare in un ristorante a cinque stelle con un qualsiasi- qualsiasi punk?!' Il vero motivo era osceno.

L’uomo aveva visto escort sistemate meglio di come avrebbe potuto essere il ragazzo.

Improvvisamente, il motivo per cui l’esecutivo aveva richiesto l’intera sezione per sé, aveva un senso. Poteva solo immaginare cosa potesse essere per l’immagine del CEO farsi vedere con una così povera compagnia.

Scattò quando sentì l’uomo parlare ancora.

"Il suo nome è Signor Eustass. Potrai aspettarlo all’entrata, salutalo quando lo vedi, e accompagnalo direttamente da me."

"L’-l’entrata, Sir?" Nezumi quasi trasalì. Non aveva mai fatto questioni sulle richieste fatte da un cliente, se lo faceva era solo per chiedere alter istruzioni su come volevano portare a termine i compiti.

Accompagnare questo 'ospite' attraverso l’ingresso avrebbe completamente vanificato il suo obiettivo di passare inosservato agli altri clienti.

"Se mi è consentito, abbiamo un’entrata sul retro se-"

"Non credo di aver chiesto queste inutili informazioni."

Nezumi rabbrividì all’improvviso tono gelido, dove prima c’era stato un tono tollerante ed accomodante c’era adesso un tono completamente glaciale.

"Lo saluterai come faresti con me e gli parlerai come faresti con me. Sarà trattato con la massima ospitalità che mi aspetto da questa struttura. Se così non fosse, allora ho probabilmente sovrastimato la professionalità dello staff ed è il tempo di cambiare sede."

"NO! Volevo dire, non sarà necessario, sir." Cercò di contenere il tremito della sua voce.

Il ratto simile ad un uomo aveva quasi avuto un attacco. Se il suo capo avesse mai saputo che un cliente di così alto grado come il Signor Trafalgar aveva ragioni per una contestazione, faceva prima a cercare un nuovo ristorante a cui estendere il suo patrocinio, e allora Nezumi sarebbe stato fortunato a trovare un lavoro come lavapiatti di una tavola calda.

"La prego, perdoni i miei modi, di certo il suo giovane ospite sarà trattato con i massimi ossequi e gli mostreremo la nostra cortesia, sia tranquillo."

"Faccia in modo che lo sia."

L’ascensore suonò quando arrivarono al loro piano.

Nezumi rabbrividì di nuovo al ricordo spaventoso. Il Signor Trafalgar non  era un uomo da ostacolare. Era un uomo a cui obbedire, cosa che Nezumi era completamente intenzionato a fare al massimo.

L’uomo ratto non voleva pensare alle conseguenze che sarebbero derivate se non l’avesse fatto.
 

 
Kid era stato un po’ sorpreso nel vedere l’uomo topo in un costoso abito salutarlo ardentemente. Il ragazzo appariva sospetto, ma Kid lo aveva avvicinato lo stesso.
"Signor Eustass! Sono così grato che lei sia qui nella nostra umile struttura." L’impomatato uomo fece un profondo inchino. "Il suo ricevimento la sta aspettando e sarò più che felice di guidarvici."

Kid soppesò l’offerta per un momento. Non gli piaceva come l’uomo non lo guardasse direttamente e sembrava che parlasse per lo più con la terra, guardandosi discretamente intorno in un modo che sembrava sospetto, come un gesto nervoso.

E Kid aveva una buona idea del perché.

'Fanculo.' Cominciò a camminare attraversi le porte nonostante il nervoso. 'Almeno in questo modo non mi perderò.'

Fanculo, era imbarazzante.

"Beh, vieni o no?"

"Ah! Sì, certamente, mi consent-"

L’uomo ratto fece uno strano suono quando Kid aprì la porta da sé ed entrò da solo.

Attese l’uomo oleoso per muovere i passi insieme ed appositamente si rifiutò di riconoscere i mormorii in aumento man mano che le persone si accorgevano di lui.

"Le mie scuse, Sir! Sembra che io abbia bisogno di un giorno di riposo!" Kid ignorò l’uomo ruffiano e gli chiese solo dove stavano andando.

"Un uomo di fuoco che va dritto al punto, molto bene, Sir. Lei pranzerà col Signor Trafalgar nell’area VIP. Se vuole seguirmi, Sir."

Seguì il ratto, non avendo avuto il nome dell’uomo e non importandogli di chiederglielo, verso l’ascensore. Il rosso si corrucciò quando sentì i mormorii aumentare nella
sala pranzo.

Dovette trattenersi dal fare qualcosa di lampante o dal dargli qualcosa di qualcosa veramente da guardare, trovando difficile il comportarsi 'correttamente'. Davvero non aveva bisogno che Trafalgar cambiasse idea perché Kid aveva perso la calma e aveva fatto una scenata.

E ora, avendo dato uno sguardo migliore a ciò che tutti indossavano, Kid si sentì ancora più fuori posto. Diavolo, anche i camerieri erano vestiti tutti con gusto e merda.

Fu felice una volta che raggiunsero l’interno dell’ascensore e che le porte si furono chiuse.

Fino a quando il ratto cominciò a muovere di nuovo la bocca.

"Se posso, Sir, il mio nome è Nezumi e sono l’umile manager di questa raffinata struttura da pranzo. Mi permetta di ringraziarla per la sua presenza; è bello vedere che
qualcuno giovane come lei abbia gusti così raffinati."

Kid smise di ascoltare il ratto per il resto della salita. Non gli piaceva quando le persone erano così garbate nei suoi confronti, non sapeva cosa fare, come reagire.

Ma odiava quando le persone erano 'carine' con lui solo per ottenere qualcosa da lui. Non sapeva cosa il ratto bastardo volesse, ma era ovvio da tutti i nauseabondi tentativi di arrivare a lui che il ratto volesse qualcosa in cambio. Non c’era bisogno di essere un genio per capire che fosse qualcosa che aveva a che fare con Trafalgar.

Kid guardò le luci sopra la porta crescere lentamente man mano che loro salivano, passando alcuni piani prima di fermarsi al quinto e ultimo piano.

Ingoiò il groppo di nervosismo improvviso che sentì in gola. Non era sicuro di come avrebbe dovuto agire con Trafalgar nuovamente intorno.

Prima del colloquio, Kid sapeva di dover essere educato il più possibile, di dover controllare il suo carattere, e cercare di essere il più 'normale' che poteva. Ma quando
Trafalgar aveva fatto la sua offerta, il rosso aveva gettato tutto dalla finestra, mostrando piuttosto un po’ del suo reale sé. L’uomo più grande non sembrava essere
contrario e gli sembrava strano provare a tornare indietro e cercare di tornare a comportarsi come uno studente tranquillo e mite. Ma se davvero stava per farlo, Kid non poteva rischiare di parlare a modo suo molto in caso Trafalgar decidesse di ritirare la sua offerta e cercare di trovare qualcun altro di meno fastidioso e problematico.

Il rosso quindi decise di giocare ad orecchio e cercare di tenere le cose con moderazione fino a quando non avesse completamente capito cosa fosse ciò che l’uomo più grande volesse da lui. (Non gliene importa niente di come parli Kid nd. Terry  Sì, infatti! Non ti dar tanto cruccio per questo ahahah^///^ nd. Clau)

Le porte finalmente si aprirono e fu il tempo per lui di affrontare l’uomo che probabilmente sarebbe stato un appuntamento fisso nella sua vita per i prossimi cinque anni.
Law guardò le porte aprirsi e rivelare l’unico che stava aspettando.

Osservò come gli occhi del rosso si sbarrarono su Law prima di fare una panoramica della stanza, assorbendo ogni dettaglio con quei suoi interessanti occhi.

"Benvenuto Eustass-ya, sono contento che tu ce l’abbia fatta."

Il rosso lo guardò per un momento e, anche se il giovane uomo cercava di nasconderlo, Law poteva vedere un lieve nervosismo nella sua postura. Dopo un momento, Kid annuì e camminò ulteriormente nella stanza, incorporando le cose. Law dovette evitare di sorridere più ampiamente quando il suo ospite notò le grandi finestre che racchiudevano tutta la stanza, fornendo una spettacolare vista, e si mosse per dare uno sguardo più ravvicinato.

Aveva scelto quella location esattamente per quella ragione, ricordando come Kid fosse rimasto affascinato dalla visuale nel suo ufficio scolastico.

Un piccolo movimento visto con la coda dell’occhio, gli ricordò di un’altra presenza nella stanza.

"Ben fatto, Signor Nezumi, può andare. Non vogliamo essere disturbati e nessuno dovrà entrare fino a quando non chiameremo."

Senza aspettare risposta, Law girò sui suoi tacchi e passeggiò fino a dove il suo ospite stava guardando oltre il pavimento, alle vetrate.

Law si fermò a pochi passi dal rosso, lo osservò guardare la vista della città con la punta delle dita leggermente appoggiata alla vetrata.

"Ti piace?" Chiede dolcemente.

Il giovane uomo si scosse come se improvvisamente si ricordasse di non essere solo.

"Uh, sì. Mi piace."

Law sorrise. "Ne sono felice. Ho scelto questa location perché ho pensato che potesse piacerti."

Kid si guardò i piedi decisamente nervoso. "Quindi, quando arriveranno gli altri? È un po’ strano che siamo gli unici qui."

Law sbatté le palpebre per un momento prima di veder apparire la comprensione. "Ah, non ci saranno altri. Ho affittato il piano per tutto il giorno."

Il rosso lo guardò con shock. "Hai pagato per l’intera sala?"

"Sì. Non voglio che ci disturbino e voglio che ci sentiamo liberi di parlare come vogliamo." Decise di non aggiungere che voleva che l’altro si sentisse a proprio agio con l’ambiente circostante.

Avere indiscreti occhi che cercavano di decifrare i suoi affari privati nella speranza di ottenere vantaggi su di lui o solo per  motivi di pettegolezzo, senza dubbio, avrebbero fatto sentire il suo prossimamente-amante molto a disagio.

E Law avrebbe preferito avere le attenzioni dell’altro solo per sé.

"Ma-ma questo-"

"Niente in confronto a ciò che sono disposto a fare per garantirti il massimo comfort."

Kid sembrò piuttosto addolcito da questa risposta e, avrebbe osato dire, lusingato.

Law fermamente chiuse lo spazio fra loro, lasciando solo una comoda distanza in modo da non mettere sotto stress il suo ospite. "Ambientazione a parte, devo dire che sono molto felice di vederti e di sentire che hai seriamente considerato la mia offerta. Cercherò di dimostrarti che la tua scelta è stata giusta."

Il rosso annuì, anche se non incrociò i suoi occhi. Law quasi si corrucciò. Anche se il giovane uomo gli aveva riferito di aver fatto la sua scelta, il suo comportamento chiaramente diceva che aveva ancora ansia e che fossero possibili dei ripensamenti sulla sua scelta. Law avrebbe dovuto essere cauto, sarebbe frustrante se il suo aspirante si negasse per un malinteso sulle intenzioni di Law sul loro accordo.

Un movimento catturò l’attenzione di Law, una mano che saliva a scompigliare i capelli rossi che, Law notò con piacere, non erano stati così addomesticati come durante il loro precedente incontro, le quasi sanguinose ciocche cadevano intorno al viso dell’altro e sfregavano sulle sue spalle, la luce del sole fluiva attraverso i fili dandogli un aspetto quasi incandescente.

Law ebbe l’improvviso desiderio di vederli sparsi su uno dei cuscini del suo letto mentre l’altro dormiva.

O magari durante altre più stancanti attività, e si chiese come si sarebbe sentito avvolgendoli intorno alla sua mano.

Era lacerato dai suoi pensieri, tuttavia, quando notò che la mano attualmente si lisciava attraverso i capelli, Law rimase in contemplazione.

Un bendaggio.

Sentendo la sua professionalità presa in causa, così come la preoccupazione per il suo ospite, parlò. "La tua mano."

Eustass lo guardò confuso prima che la comprensione attraversasse i suoi lineamenti scolpiti. Abbassò l’appendice in questione per il suo controllo.

"Posso darci un’occhiata?"

Il sospetto attraversò gli occhi del rosso, e mosse la sua mano solo per portarla più vicino a sé. "Perché?"

Law si trattenne dal roteare gli occhi di fronte alla natura diffidente dell’altro. Tuttavia suppose che dovesse essere una reazione radicata, e Law non conosceva molto della vita personale del giovane uomo, sapeva abbastanza da capire che non era stata facile.

In entrambi i casi, credette che fosse meglio chiarire le sue intenzioni. "Sono un medico e, come indicato nella mia offerta, il tuo benessere ha ora una importanza primaria rispetto al mio."

Il rosso semplicemente si corrucciò ancora. "Pensavo avessi detto di essere un uomo d’affari..."

Law suppose di dover elogiare l’altro per la sua memoria e la natura intelligente. "Sono entrambi. Ora, posso?"

Non aveva abbassato la sua mano stesa durante tutto il discorso.

Per un momento, Law credette che l’altro volesse fargli altre domande. Invece, Kid lentamente appoggiò la sua mano in quella di Law.

Vedendolo come una dimostrazione di fiducia, gentilmente la avvolse nella sua mano prima di usare l’altra per sciogliere lentamente la fascia intorno al pollice della mano sinistra del giovane.

Law portò la ferita più vicina al suo viso, già soddisfatto dal suo stato di pulizia, per ispezionare meglio i punti della piccola, ma profonda, ferita.

Attento a tenere le sue dita non sterilizzate lontane dal toccare la ferita in sé, cautamente mosse la pelle circostante per accertarsi della resistenza dei punti, annuendo con soddisfazione quando rimasero tesi.

Rimise a posto il bendaggio, con fermezza e rapidità come aveva fatto altre mille volte prima, quindi chiese. "L’hai fatto tu?"

Kid scosse la testa. "No, un amico."

Law inarcò un sopracciglio al disinteresse del giovane nel fornire ulteriori spiegazioni. "Il lavoro del tuo amico è molto buono, meglio di quello di alcuni 'professionisti' che potrei nominare."

Sentì una edificante sensazione quando il rosso accennò un sorriso. "Sarà felice di sentirlo."

Prima che l’uomo più giovane potesse reagire, Law sollevò la mano verso le sue labbra e premette un casto bacio sulla, ora completamente coperta, ferita, lasciando poi la mano e riprendendo velocemente la distanza.

Senza aspettare di vedere la reazione dell’altro, si voltò ed indicò un tavolo a pochi passi da loro.

"Lo facciamo?"

Kid si avvicinò al suo fianco e parlò un po’ fitto. "Prima, um, prima di fare questo, voglio farti sapere che ho domande a cui voglio una risposta prima di essere davvero d’accordo con qualcosa."

Law guardò al suo ospite ed annuì. "Certamente, è naturale che tu abbia domande. È del tutto ragionevole ed io farò del mio meglio per rispondere alle tue domande con completezza. Spero anche di dimostrarti che sono sincero. Ma prima…"

Fece ancora un cenno al loro tavolo, vicino alle vetrate naturalmente. Normalmente, non gli avrebbe importato dove si sarebbe seduto durante il pasto, ma Law aveva deciso di prendere quel particolare tavolo con Kid nella mente.

"Discuteremo i dettagli più fini della nostra futura relazione fino a quando non sarai soddisfatto, certo. Ma intanto, come prima cosa, durante il pranzo potremo cercare di conoscerci, e magari capire meglio quello che vogliamo?"

L’altro uomo lo guardò come se volesse dire qualcosa ma infine annuì e si fece avanti.


Continua…
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


ciao a Tutti! Ricordo che la presente storia non è una mia opera, io sono soltanto la traduttrice ;)
Se ne avete voglia, lasciate un commentino, lo manderò a Jessica (l'autrice)
Grazie Terry
 

Capitolo 5
 
Kid sentiva un po’ le vertigini per tutti i pensieri che gli ronzavano nella testa.
 
Domande come, perché l’altro volesse spendere così tanti soldi per affittare l’intero piano in un ristorante a cinque stelle, correvano nella sua mente. Esausti pensieri riguardo al bacio che poteva sentire ancora bruciante sulla sua mano, e si chiese perché l’altro fosse ancora gentile nonostante sapesse che aveva Kid proprio dove lo voleva.
 
Kid cercò di non inciampare quando sentì una mano premere gentilmente sulla base della sua schiena mentre camminavano verso il tavolo scelto.
Diavolo, anche i tovaglioli sembravano costosi.
 
Dopo che entrambi furono seduti, Trafalgar parlò. "Bene, ordiniamo?"
 
"Um, sì." Il rosso prese il suo menù e lo aprì.
 
Scandagliò il menù, quindi sbatté le palpebre e lo lesse con più attenzione.
 
'Dove cazzo sono i prezzi in questo coso?'
 
"Spero che la tua accoglienza sia stata accettabile. Lo avrei fatto io stesso, ma ho ricevuto una chiamata e volevo anche assicurarmi che tutto fosse pronto per il tuo arrivo."
 
Kid si corrucciò prima di fare spallucce. "Non è un problema, tuttavia mi sono sentito un po’ strano ad avere qualcuno pronto ad inchinarsi completamente solo per dire ‘ciao’ e mostrarmi dove si suppone che dovessi andare." Pensò di menzionare quanto fosse stato nervoso l’uomo ratto, ma decise che non aveva importanza.
 
Trafalgar rimase in silenzio per un momento prima di ridacchiare. "Ho paura che dovrai prendere più famigliarità con questo tipo di evento straziante in futuro."
 
Fece un piccolo sorriso all’umorismo dell’uomo più grande. "Suona orripilante."
 
"Oh, assolutamente terrificante, te lo assicuro." Trafalgar sogghignò.
 
Il rosso si sentì un po’ più tranquillo di fronte alla conversazione spontanea dell’altro.
 
"Quindi, sai cosa prenderai?" Chiese.
 
Trafalgar canticchiò tranquillamente prima di rispondere. "Sono in vena di qualcosa di leggero e semplice, quindi penso che prenderò un piatto di riso vegetale e dell’insalata. E tu?"
 
Guardò di nuovo al menù, corrucciandosi come se fosse combattuto su qualcosa. "Um... Io... penso che prenderò lo stesso." Parlò quasi esitante, nonostante stesse guardando un altro lato del menù.
 
Trafalgar inclinò la testa alla risposta dell’altro. "Eustass-ya, non voglio essere rude, o fare ipotesi infondate, ma non mi sembri qualcuno che preferisce cibi vegetariani."
 
"Uh... Beh, non fa male provare cose nuove."
 
L’altro uomo non sembrò convinto. "Eustass-ya, se è un problema di costo, ti prego di non preoccupartene. Se ti va, puoi ordinare ogni singola portata su questo menù, dieci volte, e non mi procurerà nessuna sorta di problema. Ti prego di ordinare quello che vuoi, insisto."
 
"Posso pagare per il mio cibo." Protestò. 'Anche se un bicchiere d’acqua qui probabilmente mi manderà in banca rotta …
 
"Eustass-ya, il punto del nostro prossimo accordo è che non dovrai preoccuparti di nulla che riguardi le finanze di qualsiasi sorta. Questo include mangiare in casa o fuori. Inoltre, sarebbe molto scortese da parte mia scegliere il posto e poi aspettarmi che sia tu a pagare, ospite o no."
 
Kid si sentì un po’ più rilassato, e anche se voleva dire all’altro uomo che andava bene, beh... lui davvero odiava l’insalata.
 
"...Stavo pensando ad un filetto di manzo e code d’aragosta."
 
Trafalgar sorrise. "Una scelta stupenda, anche io amo la loro carne. Anche se preferisco il loro granchio, personalmente, è una preferenza strutturale."
 
Kid sorrise leggermente. "Lo prenderò poi. Non l’ho mai provato prima, è davvero così buono?"
 
L’altro uomo annuì. "Meglio se immerse nel burro fuso. Lo fanno così morbido che si scioglie in bocca. Delizioso."
 
"Suona buono."
 
Trafalgar sorrise. "Quindi, siamo pronti?"
 
"Um sicuro, ma non vedo..." Si spense quando vide il moro raggiungere un apparecchio di cristallo nel mezzo del tavolo.
 
Una volta toccato, l’apparecchio si accese e, dopo un momento, tornò indietro.
 
"Che-?" Fu interrotto dal suono di una porta che si apriva e si girò per vedere un cameriere camminare svelto verso loro.
 
Il cameriere si inchinò a mezzo busto una volta raggiunto il loro tavolo. "Cosa posso fare per voi, sirs?"
 
"Abbiamo deciso i nostri ordini, io prenderò un piatto di riso vegetariano e una marinata insalata alla griglia, senza condimento." Le parole di Trafalgar erano brevi e concise, ma non rudi verso il loro cameriere.
 
Il cameriere annuì istantaneamente, memorizzando l’ordine, quindi si girò verso lui. "E lei, sir?"
 
"Um, penso che prenderò il filetto di manzo e- il granchio?" Guardò il suo ospite a pranzo. "Sì, il granchio."
 
"E come desidera che sia cotto il suo filetto?"
 
"Cottura media va bene." Rispose il rosso.
 
Il cameriere annuì. "Ottima scelta, sirs. E cosa gradite da bere?"
 
Trafalgar parlò. "Un vino da cena per me, qualunque sia quello che lo chef raccomanda, tuttavia preferirei un bianco."
 
"Molto bene, sir, abbiamo ricevuto una bella annata proprio questa mattina. E lei, sir?"
 
"Um..." Guardò il menù delle bevande e si corrucciò. Molti di quelli erano alcolici, nulla che davvero volesse proprio in quel momento. Il rosso aveva bisogno di una mente acuta quel giorno. "Penso che dell’acqua andrà bene."
 
"Molto bene, sir." Raccolse i menù e fece un passo indietro prima di inchinarsi ancora. "Vi porterò le vostre bevande in un momento, desiderate qualche stuzzichino mentre aspettate le vostre portate?" Quando entrambi gli uomini scossero la testa, lui  annuì. "Spero che gradirete il tempo speso nel nostro ristorante, i vostri cibi arriveranno in breve."
 
Quando il cameriere se ne andò, Kid decise di dirigere finalmente la conversazione verso la vera ragione per la quale erano lì.
 
"Quindi... Riguardo all’accordo..."
 
Trafalgar focalizzò la sua attenzione su lui. "Presumo che vorrai farmi qualche domanda adesso. Ti assicuro che puoi chiedermi quello che vuoi, voglio che tu sia tranquillo, e abbia una comprensione completa di tutto."
 
La porta si aprì di nuovo e un cameriere diverso si fece avanti, una cameriera, e mise le loro bevande di fronte a loro, lasciando una bottiglia nel secchiello del ghiaccio vicino al bicchiere di Trafalgar. Si inchinò una volta e se ne andò.
 
"Innanzitutto, prima di fare qualsiasi domanda, voglio farti sapere che non farò niente fino a quando non saprò che sono dentro." Kid disse con fermezza.
 
L’uomo più grande annuì. "Perfettamente ragionevole. Ammetto che sarei stato un po’ dispiaciuto se mi avessi chiesto di accettare qualcosa di diverso."
 
Non sapeva come considerare questa affermazione, così continuò.
 
"Voglio anche farti sapere che non faro nessuna strana schifezza." Cercò di ignorare come fosse calda la sua faccia.
Tutto quello che Trafalgar fece, fu una smorfia divertita. "E posso chiederti cosa qualifichi come una strana schifezza?"
Kid non poté incontrare i suoi occhi e si diede da fare col suo drink, le sue orecchie bruciavano all’uso di linguaggio volgare dell’altro. "Beh sai... Qualsiasi cosa strana..."
 
L’uomo ridacchiò. "Eustass-ya, spero che tu sappia che avrai sempre l’ultima parola sul tuo corpo. Non sono uno stupratore, se dici no, vuol dire no. Non voglio impormi su di te." Sghignazzò di nuovo. "A meno che non sia tu a chiedermelo, ovviamente."
 
Il rosso si strozzò con l’acqua.
 
Risate sincere fluirono dal suo futuro amante. "E non posso dire che non cercherò di convincerti dei meriti di qualsiasi sorta di 'attività'."
 
Trafalgar finalmente lo guardò seriamente. "Ma hai la mia parola che non alzerò una mano su di te senza il tuo consenso. Questa è una relazione consensuale, non schiavismo."
 
Kid finalmente si calmò abbastanza da annuire con soddisfazione, comprendendo che era il meglio che poteva chiedere nei termini dell’accordo.
 
"E... i saggi accademici? So che hai detto che pagherai per le mie classi, ma non sono tutto quello che c’è nei corsi e nei requisiti per la laurea..." Spronò.
 
Trafalgar annuì con comprensione. "Vero. Io, certamente, pagherò per le classi stesse e per tutto ciò che sceglierai, richiesto dalla tua laurea o no. Club, se deciderai di frequentarne uno, libri e gli altri materiali richiesti, le uniformi, e così via." Prese un piccolo sorso di vino. "In breve, pagherò per tutto quello che vorrai." Disse semplicemente il più grande.
 
Kid sentì di dover chiedere di nuovo perché l’altro volesse spendere così tanto solo per lui. Sì, aveva capito che Trafalgar volesse qualcuno di cui potersi fidare e che non lo pugnalasse alle spalle e che voleva il suo potere, ma, davvero, doveva esserci dell’altro che costasse meno e che, magari, fosse un investimento più sicuro.
 
Solo che non lo capiva.
 
Il rosso mentalmente sospirò e scosse il pensiero via dalla sua testa.
 
"E cosa succederebbe se dovessi farmi male o qualcosa di simile? Come un incidente d’auto. E io non posso, uh..." Fissò il suo bicchiere d’acqua, trovando difficile il non mostrare la sua goffaggine. "Metto fine al contratto? Almeno per un po’."
 
Trafalgar aprì la sua bocca per parlare ma fu interrotto dalla luce che brillava nel mezzo del tavolo, segno che i loro cibi stavano arrivando. La porta si aprì e due diversi camerieri, portavano un carrello con dei piatti impilati sopra.
 
Il carrello fu spinto fino al tavolo e piatti, ciotole, ed utensili furono piazzati vicino a loro.
 
Kid osservò stupefatto la quantità di argenteria che gli era stata piazzata di fianco, adocchiando verso l’estremità di Trafalgar notando che le aveva anche lui, anche se alcune erano diverse.
 
La confusione fu tuttavia respinta immediatamente, quando un bellissimo filetto delle dimensioni di una padella gli fu messa davanti, accanto un secondo piatto con del granchio sgusciato, e vicino una ciotola di burro fuso. Kid fece del suo meglio per fermarsi dallo sbavare come un affamato sull’eccellente primo taglio di manzo accompagnato dal meraviglioso odore del granchio scottato.
 
Veloci come erano arrivati, i camerieri andarono via.
 
"Sembra incredibile." Sorrise.
 
Trafalgar sbatté le palpebre prima di rivolgergli un sorriso. "Sono felice che ti piaccia. Ho frequentato questo ristorante per un periodo, e trovo che il loro staff superi le aspettative. Specialmente i loro camerieri e la loro cucina." Poi infilzò un po’ della sua insalata con una, secondo il parere di Kid, forchetta troppo particolare.
 
Kid fissò stupefatto come l’uomo portò le verdure a foglia verde, l’odore troppo forte per lui, alle labbra. Si sentì inghiottire per come l’altro masticò e mandò giù il boccone, leccandosi poi le labbra. Il rosso sentì improvvisamente un po’ caldo, un calore che a aumentò quando l’altro catturò il suo sguardo e sorrise quasi con dolcezza.
 
Rapidamente si schiarì la gola e ritornò al soggetto principale. "Quindiuind, ci sarà un’assistenza sanitaria che  includerà qualsiasi rischio?"
 
Trafalgar prese il suo tempo per rispondere, prendendo un altro sorso di vino, e deviò nuovamente l’attenzione del rosso leccando gentilmente il bordo del bicchiere con la punta della lingua.
 
"Se sarai ferito, verrai curato, stai tranquillo. Grazie al mio nome e alla mia carriera, le migliori cure mediche saranno a tua disposizione in ogni momento. Sarai completamente assicurato comunque. Assicurazione sanitaria, per la macchina, per la casa, tutto." Sorrise scherzosamente. "Se anche ti si scheggiasse un dente, l’assicurazione dentale lo coprirà."
 
Kid ridacchiò un po’ al tentativo di umorismo dell’altro.
 
Nonostante il fascino di Trafalgar e tutti i benefici e le prospettive, lui odiava quell’idea. Ma sapeva che era la strada migliore, in realtà l’unica strada, per realizzare i suoi sogni.
 
Così poteva anche ottenere dei vantaggi.
 
"E... riguardo al mio essere pendolare? Pensandoci, non so dove vivi. O dove sia il tuo ufficio principale." Sapeva che in questo modo stava raccogliendo informazioni e sperava che all’altro uomo non importasse.
 
Trafalgar annuì. "Metterò a tua disposizione una carta di debito, si collegherà direttamente ad un conto bancario simile al mio. Settimanalmente vi immetterò dei fondi che potrai usare come meglio credi, per I tuoi acquisti personali, commutazioni, e per tutto ciò che desideri. Inoltre, avrai accetto alle vetture ed agli autisti che io impiego, dovrai semplicemente chiamare e qualcuno verrà e ti porterà ovunque vorrai andare."
 
Il moro aveva finito la sua insalata ed era passato al riso, spingendo Kid a tagliare la sua bistecca. Prendendo un coltello ed una forchetta a caso, prese un boccone e quasi gemette alla fantastica consistenza e all’ugual sapore.
 
Dopo aver mangiato metà della bistecca, decise di provare il granchio. Kid lo immerse in un po’ del burro caldo e se lo portò alla bocca, questa volta si lasciò sfuggire un piccolo mugolio al fottutamente fantastico gusto.
 
La carne si scioglieva praticamente in bocca ed il condimento era delicato, enfatizzando senza coprire il favoloso gusto del granchio, la miscela di burro era la ciliegina sulla torta.
 
Prima di sapere che aveva finito il piatto di granchio in pochi brevi minuti, si stava già leccando le labbra felice.
 
Kid prese un sorso della sua acqua ed alzò lo sguardo per dire a Trafalgar quanto avesse ragione col suo suggerimento. Il rosso tuttavia si congelò, quando si ritrovò a fronteggiare l’altro che lo fissava intensamente negli occhi.
 
Kid improvvisamente si sentì come se lui fosse il cibo, da come Trafalgar lo stava guardando da sopra l’orlo del suo bicchiere di vino, come se il rosso fosse una bistecca.
 
Occupò le sue mani col suo bicchiere d’acqua e sorseggiò la sua acqua alternando piccolo bocconi di bistecca, tentando di raffreddare il calore della sua faccia col liquido freddo, ma non si sentiva come se stesse funzionando.
 
"Bene." Kid alzò lo sguardo al suono della voce di Trafalgar, leggermente più bassa di come la ricordasse. "Spero di aver risposto a tutte le domande che avevi al momento, ma forse, prima di andar via, ti piacerebbe assaggiare qualche loro dolce? Fanno tutti i dolci da zero, sono piuttosto affezionato ai loro tartufi al gelato ed alla mousse di cioccolato. Anche..."
 
Trafalgar posò il suo bicchiere di vino vicino al piatto vuoto e si sistemò sulla sedia, slacciando un bottone della sua camicia. Aveva una camicia bianca e l’abito, ma senza cravatta. "Vorrei mettere in chiaro una... postilla da me."
 
Kid si irrigidì appena per il tono grave nella voce di Trafalgar, ma non poté esserne sorpreso, certamente ci sarebbero stati alcuni vincoli. Non era come se solo Kid avesse delle domande.
 
"Okay." Disse cautamente, era giusto ascoltare  l’altro uomo dopo la pazienza che aveva mostrato innanzi alle domande e le esigenze di Kid.
 
Trafalgar annuì e si sporse un po’ per attivare la luce un’altra volta. Il cameriere che per primo era apparso, camminò verso il loro tavolo, seguito dai due che gli avevano servitor il cibo. " È stato tutto di vostro gradimento, sirs?"
 
L’uomo d’affari annuì e spostò il suo bicchiere mezzo vuoto appena gli altri due presero i loro piatti. "Tutto eccellente come al solito, questa visita è stata forse anche più piacevole del solito." Kid sbatté le palpebre allo sguardo che gli fu rivolto. Sussurrò un ringraziamento alla cameriera che stava portando via i suoi patti che, sorpresa, arrossì ed annuì prima di ritirarsi rapidamente.
 
"Vorremmo ordinare i dessert, adesso."
 
"Certamente, sir, ho qui due menù." Il cameriere posò due piccoli menù innanzi a loro due. "Vi lascio del tempo?"
 
Trafalgar canticchiava adocchiando il menu prima di rivolgere il suo sguardo a Kid. "Ti dispiace se ordino per entrambi? C’è qualcosa che mi piacerebbe farti provare."
 
Kid si strinse nelle spalle. "Certo." Disse dopo aver sfogliato la maggior parte del menù, in ogni caso, per la maggior parte, erano cose di cui non aveva mai sentito parlare.
 
L’uomo annuì prima di tornare volgere la sua attenzione al cameriere. "Uno dei vostri piatti d’assaggio, latte al cioccolato come sapore primario, soufflé come piatto principale. Sostituite la frutta con degli extra."
 
"Una scelta fantastica, sir. Tornerò subito."
 
Trafalgar annuì al cameriere ed ai due vicini ai carrelli coi piatti.
 
La stanza rimase silenziosa per qualche minute prima che il medico parlasse. "Ti stai vedendo con qualcuno, Eustass-ya?"
 
Kid lo fisso, un po’ confuso dalla strana domanda. "Uh no, no."
 
Trafalgar annuì soddisfatto. "Bene, le cose saranno più facili allora."
 
"Quale sarà e-" Venne interrotto dalla porta che si aprì nuovamente, il loro cameriere principale trasportava un largo piatto.
 
I dessert venne messo fra loro delicatamente e Kid osservò la vasta gamma di dolci. C’erano sbuffi di glassa decorative e bicchierini pieni di mousse. Nel mezzo c’erano due soufflé al cioccolato circondati a da piccoli bignè al cioccolato e un qualche tipo di dolce cotto al forno dall’aspetto molto invitante. Turbinii di salsa al cioccolato si susseguivano in eleganti motivi decorativi sul piatto.
 
Sembrava un paradiso di cioccolato.
 
Il cameriere si inchinò e uscì dalla stanza.
 
Dimenticando completamente la conversazione, Kid afferrò una forchetta pulita e, quasi delicatamente, la affondò nel tartufo di morbido cioccolato. Spinse il dolce in bocca e credette di essere morto.
 
La dolcezza era incredibile ed il sapore indescrivibile, pensò che stava per mugolare e se ne mise un altro in bocca. Questo aveva un cuore d caramello, ed il successivo, era ripieno di una crema con un mix di vaniglia.
 
Non si accorse che Trafalgar lo guardava intensamente allo stesso modo in cui lui divorava la composizione sempre più decadente, altrimenti si sarebbe sentito piuttosto a disagio sotto lo sguardo predatorio.
 
Kid si leccò le labbra per pulirle da qualsiasi traccia di mousse, occhieggiando un dolce. Si era aperto un varco demolendo silenziosamente mezzo piatto. "Cosa sono quelli?" Indicò i pasticcini misteriosi.
 
Trafalgar sorrise indulgente. "Questi," Ne prese uno stringendolo fra le gita guantate. "sono baklava. Un dolce davvero delizioso, qualcosa di difficile da fare da zero mi è stato detto, ma ha sapore e consistenza fantastici."
 
L’uomo quasi delicatamente si portò quasi delicatamente il dolce alle labbra, lasciando guizzare la lingua fuori per assaggiare un po’, mugolando per la ricchezza del sapore.
 
Kid guardò rapito la lingua apparire nuovamente e scorrere sulle labbra del dottore. Deglutì piano quando l’altro incatenò lo sguardo al suo, leccando le tracce del baklava dalle labbra.
 
"Dovresti provarlo."
 
Il rosso annuì un po’ troppo in fretta e prese un pezzo per sé, assaggiandolo. "È buono."
 
Trafalgar sorrise, poi prese un coltello ed una forchetta. Tagliò il soufflé e prese una buona porzione, avvicinandosela, prima di dargli piccoli morsi.
 
"Sono... un uomo possessivo per natura." Kid alzò lo sguardo per prestare attenzione all’altro, corrucciandosi per il, nuovamente diverso, soggetto.
 
"Quando mi dedico a qualcosa, in questo caso, qualcuno, mi aspetto un certo grado di devozione in ritorno." Trafalgar diede un morso al tartufo prima di continuare. "Il motive per cui dico che sarà più semplice se non vedi qualcuno in termini romantici, è perché mi aspetto la monogamia."
 
Kid si congelò, fissando Trafalgar, non elaborando pienamente ciò che veniva detto.
 
"Io, ovviamente, ricambierò la tua fedeltà. In questo modo, non solo saremo entrambi certi di non cadere improvvisamente in sfortunate... sorprese, ma saremo anche in grado di dedicarsi pienamente al nostro accordo. Sono molto flessibile riguardo al nostro accordo, ma devo insistere su questa mia condizione." Lo guardò nella sua interezza. "Spero che tu comprenda."
 
Kid annuì un po’ intontito. Capiva, era naturale che una volta pagato per comprare qualcosa, non si voglia condividere il proprio giocattolo con nessun altro.
 
Ma cinque anni... Per cinque anni, anche se avesse incontrato qualcuno con cui immaginare di passare il resto della vita, non sarebbe stato in grado di seguirlo.
 
No, se non voleva perdere tutto.
 
"Certo." Annuì e si diede da fare col soufflé, non proprio gustandolo, ma disse comunque che era buono.
 
"Sono contento che siamo d’accordo. Per favore, ricorda, non cercherò qualsiasi sorta di incontri romantici fuori dalla nostra relazione. Concederò il mio affetto solo a te..." L’ultima frase fu detta quasi sottovoce.
 
Kid si limitò ad annuire, non credendoci sul serio. Perché rimanere fedele a lui? Era poco più di un gigolò o simili, qualcuno che riempisse la vita dell’uomo d’affari, qualcuno con cui giocare quando si annoiava.
 
Loro non erano amici, e quella non era una relazione, come l’altro sembrava insistere a chiamarla. Era un affare, niente di più, niente di meno.
 
Finirono i loro dessert, il silenzio riempito solo con chiacchiere senza senso sul tempo e la città, piccolo domande sul lavoro di Trafalgar come chirurgo e domande sull’idea di Kid della laurea.
 
Il tempo passò in fretta, e presto Trafalgar camminò verso la porta, scambiandosi saluti e pianificando di chiamarsi una volta che avesse preso tutte le misure appropriate ed i documenti per fare entrare Kid nella scuola.
 
Quando il ragazzo camminò, attraversando la porta, Trafalgar lo fermò.
 
"Quindi, in pochi giorni ti chiamerò per farti sapere quando ho i documenti. Ti manderò un autista a prenderti nel luogo che sceglierai per portarti al mio ufficio, possiamo andare da loro insieme e potrai firmarli. Allora sarai dentro e mi aspetterò la mia parte del contratto. Ma se dovessi aver bisogno di qualcosa, hai il mio numero."
 
Kid annuì. "Ho capito, e poi... io emh... rispetterò la mia parte." Cercò di non balbettare, per mostrare solo un po’ del suo nervosismo e non quanto quel pensiero lo infastidisse.
 
Trafalgar annuì e camminò pericolosamente vicino a lui, Kid poté quasi sentire il corpo dell’altro premuto al suo. Una mano apparve sul suo volto, coprendo gentilmente la sua guancia. Kid deglutì nervosamente, ma cercò di mantenere la calma e non lasciare che l’invasione del suo spazio personale lo disturbasse, quando fisso l’uomo.
 
E non si accorse che l’altro portava il suo viso più vicino al suo, sentì solo il calore, il dolce profumo del suo respiro sulla sua pelle, un secondo prima che delle calde labbra premessero sulle sue.
 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


ciao a Tutti! Ricordo che la presente storia non è una mia opera, io sono soltanto la traduttrice ;)
Se ne avete voglia, lasciate un commentino, lo manderò a Jessica (l'autrice).
Inoltre, mi scuso di postare così tardi il nuovo capitolo, ma ho avuto un po’ di problemi personali.
Grazie 
 
Capitolo 6

Kid scosse la testa per quella che poteva essere la centesima volta, cercando di schiarirla, e tornò a fissare la tv, non recependo davvero quello che stava guardando, impegnato com’era a tentare di bloccare fuori dalla sua testa i pensieri che la attraversavano ad un centinaio di miglia all’ora.
 
Fermò la sua mano prima di raggiungere e toccarsi le labbra per l’ennesima volta negli ultimi tre giorni. Fece una smorfia ed abbassò la mano. 'Questo è stupido, non sono una patetica scolaretta innamorata, e questa non è una merdosa storia d’amore.'
 
Ringhiò e la sua mente lo riportò di nuovo all’altro giorno.
 
"’fanculo, quel ragazzo mi rende nervoso..." Kid si strofinò il viso con una mano cercando di focalizzarsi sulla serie tv, che aveva scelto apparentemente uno dei gemelli, su qualche 'dottore' che salva l’universo. Era abbastanza buona, ma in quel momento non aveva l’attenzione sufficiente da dedicarcisi.
 
Kid sospirò e spense. Si guardò intorno, alla lobby dell’hotel abbandonato in cui avevano fatto la loro casa anni prima. Quando l’avevano presa in consegna, sembrava un relitto, e sembrava un po’ fatto. Ma alla fine l’avevano pulito e reso vivibile. Avevano convertito la lobby in una sorta di zona giorno ricreativa per starci quando ne avevano voglia.
 
Ma Wire era partito per la clinica ore prima e Heat aveva parlato di una vendita in libreria o qualcosa di simile.
 
Kid non aveva alcuna idea di dove i gemelli fossero. E doveva ammettere che aveva una certa ansia.
 
Proprio mentre stava pensando a questo, un forte scoppio venne dal piano di sopra seguito dal suono di qualcosa che cade giù per le scale.
 
Sospirò e non si mosse per alzarsi mentre i più problematici del gruppo venivano ruzzolando giù dalle scale. Kid sospirò ancora mentre i due apparivano come un mucchio ai piedi delle scale, li guardò rilassato e quando si mise in piedi loro si stavano già spolverando i vestiti.
 
"Quindi, cos’è successo questa volta? Se state ancora cazzeggiando in giro con quel set da chimico, Wire non vi aiuterà se perdete un dito." disse. Mentre si esasperava coi due, era grato per la distrazione.
 
"Boss!" Due voci risuonarono in perfetta sincronia ed entrambi gli uomini corsero verso lui.
Una volta che lo ebbero raggiunto, si lasciarono cadere ai lati del rosso e Kid sentì il divano scosso dal rimbalzo. Iniziarono a parlare nello stesso momento, le loro voci si attorcigliarono mentre entrambi cercavano di comunicare al loro boss quello che avevano fatto.
 
Kid, combattendo il mal di testa, schioccò entrambi i lati del collo. "Uno alla volta, imbecilli."
 
Snake, il più magro e sgargiante fra i due, batté il fratello e parlò. "Non abbiamo usato il set da chimico."
 
Il rosso quasi sospirò di sollievo prima che Spine, il fratello più muscoloso, continuasse eccitato. "Abbiamo scambiato della roba elettrica che abbiamo trovato al deposito rottami!"
 
Kid gemette miseramente, ma si rassegnò alla loro follia. "Non toccate i miei strumenti, non appiccate un incendio, e quando fate un casino, lo pulite. Se Heat chiede, io non so niente."
 
Quasi sorrise al pensiero di come l’incazzoso Heat diventasse furibondo ogni volta che i gemelli correvano intorno a fare merda, ma trasalì all’idea che il ragazzo capisse che sapeva qualcosa e non aveva fatto nulla. Heat lo rispettava troppo per mettersi ad urlare contro lui o altro, ma era certo che il suo broncio deluso fosse anche peggio.
 
Oppure, anche peggio, avrebbe scambiato il caffè di Kid con un decaffeinato e 'pulito' la stanza del rosso, facendo in modo che lui non trovasse più niente.
 
Kid sudò appena al ricordo dell’ultima volta che era accaduto, era stato incazzato per settimane.
 
Mentre stava per chiedere loro se avessero intenzione, nel giro di un paio d’ore, di andare in giro per cena, uno squillo lo interruppe.
 
Il rosso congelò, dirigendo il suo sguardo al cellulare posato sul tavolo da caffè che aveva di fronte.
 
Kid si chinò e afferrò il telefono, controllando il nome sul display prima di premere la risposta e chiedere al chiamante di aspettare un secondo. Si girò vero i fratelli che lo guardavano curiosi.
 
"È per la scuola, vado a rispondere in camera mia, ok? Cercate di non fare troppo casino." Quelli si illuminarono e annuirono velocemente, mostrandogli un pollice all’insù. Il rosso sorrise loro in rimando, sperando di non apparire teso come si sentiva, facendosi strada al piano di sopra.
 
Entrò nel suo appartamento e chiuse la porta dietro di sé prima di riportare il telefono all’orecchio. "Scusami per l’attesa, adesso posso parlare."
 
"Ah, bene. Apprezzo il tuo desiderio di discrezione. Ma, a parte questo, ti chiamo per dire che è fatta. Ci sono solo un paio di cose che c’è bisogno che firmi, e poi puoi iniziare questo semestre."
 
Kid si sentì tramortito. Era dentro. Ce l’aveva fatta. Tutto quello che sognava era molto più vicino ora. Anche se Trafalgar si fosse stancato di lui e lo avesse lasciato, il solo fatto che era stato in una così 'prestigiosa' scuola per una qualsiasi quantità di tempo apriva molte più possibilità di quante ne avrebbe mai potute sperare.
 
Doveva essere entusiasta.
 
Solo non poteva impedirsi di sentire qualcosa, un intenso senso di disagio.
 
Kid era dentro. Trafalgar aveva, se non tutto, rispettato almeno la maggior parte del loro ‘affare’, l’unica cosa che serviva era la firma dello stesso Kid. E prima che l’inchiostro fosse asciutto, molto probabilmente avrebbe avuto l’altro uomo sulla schiena, pronto per collezionare i suoi pagamenti.
 
"Bene. Quindi, domani manda una macchina al confine Sud del Nord Blu, 86esimo incrocio, Strada Polo Nord. Aspetterò lì per farmi portare in libreria."
 
"Non vedo l’ora del nostro incontro." Rispose la voce morbida.
 
"...Sì." Kid disse piano.
 
"Buonanotte, Eustass-ya."
 
"Notte." Il rosso chiuse la chiamata.
 
Fissò il telefono. Infine chiuse gli occhi e scivolò lungo il muro della cucina. Il giovane uomo posò la testa fra le ginocchia respirando affannosamente.
 
Era fatta. Kid avrebbe ottenuto tutto quello che voleva.
 
"Cazzo."
 
 
Il giorno seguente, alle sei di sera, Kid scese da un costoso modello di Bentley, dirigendosi in uno dei grattaceli più alti che avesse mai visto.
 
Il rosso si guardò intorno nella lobby. Molto meglio, ed allo stesso tempo niente di diverso, da quella del college.
 
Le piante molto carine e vere, ne aveva toccata una per confermarlo, ed alcuni impressionanti impianti d’acqua, una parte del muro era una cascata con vasca a riempimento nella quale c’erano dei pesci koi. Davvero, sembrava la lobby che ci si aspetta da un hotel a cinque stelle o qualcosa del genere.
 
Il rosso, che aveva percorso metà della stanza, si stava dirigendo verso la reception, quando una donna lo avvicinò.
 
Aprì la bocca per spiegare il motivo per cui era lì, aspettandosi un’altra segretaria snob o qualcosa di simile, quando la donna parlò, inchinandosi a lui.
 
"Eustass Kid, presumo?"
 
Kid sbatté le palpebre al tono educato ed ai gesti. "Uh, sì, perché?"
 
"Il Sig. Trafalgar mi ha dato istruzioni di scortarla al suo ufficio una volta che fosse arrivato. Prego, mi segua." La formale donna d’ufficio si inchinò ancora e si mosse verso gli ascensori.
 
Il rosso dovette ammettere di essere vagamente impressionato dalla professionalità della donna che gli faceva strada. L’intero tragitto era stato riempito da un silenzio piuttosto confortevole, con la donna che gli aveva semplicemente chiesto se volesse qualcosa prima del meeting. Non lo aveva mai guardato come se fosse un po’ di sporco su una delle sue scarpe, o parlatogli come una leccaculo.
 
Occasionalmente, se stavano camminando attraverso una delle halls, gli impiegati chinavano il capo a lui e alla donna che lo precedeva, prima di continuare col loro lavoro e andare dove avessero bisogno di andare.
 
'Come immaginavo, la società di Trafalgar è davvero in un altro livello rispetto al resto.' Tutto era incontaminato e tutta l’atmosfera urlava professionalità all’estremo.
 
Finalmente si fermarono di fronte ad una scrivania posta a destra rispetto ad una serie di porte, ma l’ambiente che lo circondava al momento era l’ultima cosa a preoccuparlo. Era molto più focalizzato sull’uomo dietro la scrivania. L’uomo era sicuramente una delle persone più grandi che Kid avesse mai visto.
 
Trascurando il fatto che indossava un vestito fatto su misura, l’aura intimidatoria che circondava il gigante lo facevano sembrare come se prendesse dei grandi camion per allenare le braccia e mangiasse chiodi per colazione.
 
"Buonasera, Sig. Jean. Il Sig. Eustass è qui per vedere il Sig. Trafalgar."
 
Il gigante annuì, la sua espressione quasi arrabbiata non cambiò mai mentre parlava. "Grazie, lo prendo in custodia io da qui."
 
La donna d’ufficio si inchinò un’altra volta ad entrambi e se ne andò.
 
Una volta che si fu allontanata, i due uomini si fissarono l’un l’altro, senza interrompere il contatto visivo per almeno un buon minuto. Alla fine, l’uomo più adulto ruppe il suo sguardo, sembrando soddisfatto da quello che aveva visto nel giovane uomo.
 
Kid si schiarì la gola. "Quindi... sei il suo bodyguard o qualcosa di simile?"
 
'Mr. Jean' ridacchiò leggermente. "Lo pensano tutti. Attualmente sono il segretario di Law, anche se, come secondo lavoro, sono il capo della sicurezza."
 
Kid si sorprese leggermente del fatto che l’uomo avesse usato il nome proprio di Trafalgar. Questo cambio aveva reso il rosso, non a suo agio, ma leggermente più rilassato nei confronti del dottore.
 
Il rosso lo fissò per un momento. "Deve essere un gran bel carico di lavoro. Deve averti concesso sicuramente molta fiducia. Mi chiamo Kid."
 
Sapeva che l’altro uomo molto probabilmente lo conosceva già, ma aveva preferito presentarsi. Inoltre, qualcosa gli diceva che avrebbe visto spesso quel grande uomo, quindi poteva cercare di iniziare con lui una sorta di amicizia.
 
Il gigante annuì nella sua direzione. "Jean Bart. Chiamami Jean." Prese un cellulare dalla sua scrivania e premette un bottone. Kid era leggermente curioso di sapere come delle mani così grandi potessero gestire un così piccolo bottone sul telefono da scrivania, ma si rifocalizzò su ciò che l’altro stava facendo. Jean parlava al telefono. "Sì, lui è qui. Uh huh. Va bene. Sì, lo ricordo. Capito."
 
Il gigante riattaccò e salutò il rosso, indicandogli le porte mentre premeva un altro bottone. "Va, ti aspetta."
 
Kid annuì e camminò verso le porte. "Grazie."
 
"Nessun problema. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa."
 
Appena il rosso entrò, fu colpito dalla vista, apparentemente infinita, del cielo.
 
L’intera parete opposta a lui non era altro che vetro che continuava senza interruzioni fino agli, incredibilmente alti, soffitti a volta. Lo fissò per un lungo minuto, prima di sbattere le palpebre e girarsi per osservare il resto dell’ambiente.
 
C’era una larga scrivania davanti a lui, metallo nero e vetro, simile al resto della monocromatica stanza. Tutto aveva un aspetto altamente moderno, dall’argentea carta da parati, al tappeto bianco neve.
 
Un suono morbido catturò la sua attenzione e i suoi occhi furono guidati fino a due divani in pelle nera posti uno di fronte all’altro intorno ad un tavolino da caffè in vetro, e seduto lì c’era Trafalgar.
 
"Benvenuto nel mio ufficio privato, Eustass-ya. Spero che il tuo viaggio fin qui sia stato privo di incidenti."
 
Kid annuì rigidamente. "È andato bene, hai una bella macchina."
 
Trafalgar inclinò leggermente la testa in una domanda. "Ah, qual era quella su cui viaggiavi? Può essere tua se ti piace."
 
Il rosso guardò l’altro uomo per un momento. "Uh, era una Bentley, l’ultimo modello Flying Spur presumo. Ma, uh, no grazie, sto bene."
 
Trafalgar sorrise. "Se sei sicuro. Desideri sederti? Ho pensato che questi fossero più comodi dello stare seduti alla mia scrivania." Gesticolò verso la seduta accanto a lui.
 
"Sicuro." Annuì, un po’ troppo velocemente a causa dei nervi, camminando per andarsi a sedere accanto a lui, sicuro che ignorare l’altro uomo e sedersi dall’altra parte fosse un gesto scortese.
 
Sedendosi lasciando una buona distanza fra loro, Kid parlò. "Um, non avevi detto di avere qualcosa da farmi firmare?"
 
Il chirurgo annuì. "Ma prima, gradisci qualcosa da mangiare o da bere? Se hai fame, posso chiedere qualcosa di pronto. O se vuoi solo un drink, ho dell’acqua, dei succhi, o una deliziosa bottiglia di whiskey e alcuni vini." Offrì.
 
"No, sono a posto." Non aveva fame e non se la sentiva di bere qualcosa in quelle circostanze.
 
"Molto bene, ho qui i documenti se vuoi iniziare." Trafalgar si sporse in avanti per sollevare una cartella e porgerla al giovane.
 
Kid annuì. Aprì la cartella e iniziò a leggere i documenti con attenzione.
 
Proprio appena finita la prima pagina, inclinò la testa e fece una domanda. "Cosa intendi quando dici che vuoi più del … sesso?" Tenne fermamente gli occhi incollati al foglio. "Intendi tipo … come degli appuntamenti?"
 
Kid continuò a leggere mentre aspettava la risposta del dottore. Mentre leggeva, mentalmente si dava delle pacche sulla schiena. Aveva trascorso tante ore a leggere il gergo commerciale e altra merda complicata in biblioteca per tre giorni.
 
Ma alla fine, lo aveva preparato per capire tutto in modo corretto e, anche se non abbassava la guardia, sembravano solo documenti personali standard da sottoscrivere. Il rosso andava avanti, saltando la parte in cui gli chiedevano degli alloggi. Voleva fermarsi al campus, evitando la piccola sezione di opzioni abitative che gli venivano proposte.
 
"Ah, certo. Gli appuntamenti, senz’altro, sono inclusi. Ma ci sono anche altre cose."
 
Kid rilesse la sezione delle attività extra scolastiche, ponderando se davvero ne volesse scegliere qualcuno. "Altre cose?" Spuntò 'indeciso'. Voleva controllare i club per capire se era veramente interessato, e per essere sicuro che non fossero pieni di completi stronzi e capire se effettivamente valevano il suo tempo.
 
"Weekends, quando non hai precedenti piani coi tuoi amici, da passare insieme in posti informali. Quando faccio dei viaggi di lavoro, mi piacerebbe che mi accompagnassi, a condizione che non interferisca coi tuoi studi universitari. Pianificare le vacanze e così via. Tutto ciò consultandoci e assicurandoci che non sia, in alcun modo, in conflitto coi tuoi studi. Inoltre, ad un certo punto, vorrei chiederti di presenziare ad eventi formali con me."
 
Il rosso annuì lentamente in accordo, aveva capito che doveva essere la compagnia del più grande, ma era sorpreso che l’altro volesse esser visto anche in pubblico con lui. Il ristorante era una cosa, ma un party pieno di pesci grossi? Era... davvero non sapeva cosa pensare al riguardo.
 
"Va bene, ma, uh, davvero non ho alcuna esperienza di eventi formali. Dovrai aiutarmi con questo, con le maniere, i vestiti appropriati e roba così."
 
Il dottore ridacchiò. "Sarà un piacere per me aiutarti in ogni modo che mi sarà possibile, ti istruirò personalmente sull’etichetta."
 
Kid annuì e controllò un paio di cose in silenzio, Trafalgar sorseggiava tranquillamente il suo drink.
 
Quando finalmente arrivò alla firma, tuttavia, il moro lo fermò. "Prima di procedere, posso avere un momento per parlarti di una … questione sgradevole?"
 
Il giovane uomo si corrucciò ed abbassò i documenti. Non gli era piaciuto il suono che aveva avuto nel dirlo. "Cos’è?"
 
Trafalgar sembrò soppesare le sue parole con attenzione prima di parlare. "Ci sono quelli che saranno molto... schietti con le loro varie... 'opinioni' sulla nostra relazione. Sia da persone con cui sono associato, nella tua scuola, che alcune irrilevanti persone che penseranno che il loro parere sia importante."
 
"Fondamentalmente, un branco di persone che penseranno che io sia una sorta di escort dorata." Kid disse seccamente e si strinse nelle spalle, si era già preparato a questo. "Non mi importa, me lo aspettavo."
 
Certamente, se lo aspettava. Trafalgar poteva tentarlo con parole piuttosto fantasiose, ma era quello che era. Kid aveva accettato la sicurezza finanziaria in cambio della sua dignità. Non che ci fosse qualcosa di davvero sbagliato in questo. Il sesso era sesso, e il suo corpo era suo e poteva farci quello che voleva. Sapeva di un sacco di ragazze che, per strada, avevano fatto un sacco di soldi in questo modo. Lavoravano con quello che avevano per tirare avanti.
 
Ma Kid aveva una scelta. Poteva aspettare un altro anno e tentare ancora. Ma era troppo stanco, frustrato, e aveva faticato troppo per lasciarsi sfuggire questa opportunità. Non gli importava se le persone avrebbero pensato che lui aveva 'preso la strada facile per uscire', la sua vita era stata sufficientemente dura, chiunque la pensasse in modo diverso, poteva soffocare sui propri fottuti atteggiamenti da 'più santo di te'.
 
Non che quei rottinculo non lo facessero incazzare.
 
Trafalgar aggrottò un po’ la fronte, come se avesse assaggiato qualcosa di brutto. "Spero che tu personalmente non ti veda in questa luce. Sei molto più di questo. Inoltre, se qualcuno oltrepassasse i confini con te, ti sarei grato se mi informassi immediatamente."
 
Il rosso scosse la testa. "Posso prendermi cura di me." Non aveva bisogno di 'correre dal papà' perché qualche fottuto stupido pezzo di merda sparlava di lui.
 
Ma sarebbe stato un anno scolastico lungo se avesse dovuto trattenersi dal pestare quei sacchi di merda per evitare di farsi sbattere fuori a calci.
 
"Sono sicuro che puoi. In senso fisico, nel tuo elemento, sono certo che puoi mettere a tacere qualsiasi folle con pensieri altrettanto schiocchi. Tuttavia, devi tenere a mente che andrai in un posto dove i pugni, e persino le parole, non posso risolvere molte questioni. Non ti rende meno uomo usare tutte le risorse a tua disposizione. Sono al tuo fianco e a tua disposizione." Parlò a bassa voce, ma con un inidentificato senso di freddo ferro. "Se ti ostini a vederti usato da me, allora insisto che anche tu usi me al meglio."
 
Il rosso non seppe cosa dire in risposta a questo, quindi semplicemente annuì, anche se, ancora, non aveva intenzione di ricorrere all’altro uomo per una cosa del genere.
 
Tolto di mezzo questo discorso, parlarono di altri dettagli che avevano bisogno di firme per vari motivi, e quando Kid fu soddisfatto delle risposte di Trafalgar, finì di firmare le carte e le passò nelle mani dell’altro uomo.
 
Il dottore le sfogliò un attimo per controllare ed essere sicuro che non avessero dimenticato niente, prima di annuire con soddisfazione e piazzarle al lato per un momento.
 
Quando l’uomo più grande si girò verso lui, Kid improvvisamente si sentì ansioso prima che Trafalgar parlasse.
 
"In mattinata, li inoltrerò all’ufficio del preside e mi fermerò in banca per aprire un conto a tuo nome. Avrai la carta di debito (in Italia, la chiamiamo Bancomat) e il materiale richiesto per la tua classe nelle tue mani domani sera al più tardi." Il moro disse con un luminoso sorriso. "In questa settimana, appena sei comodo, vedremo un sarto per farti confezionare l’uniforme. Forse il prossimo fine settimana potrai cenare con me a casa mia, se sei libero ovviamente."
 
Kid sbatté le palpebre, sentendosi un po’ stordito per quanto velocemente stesse succedendo ogni cosa, prima di annuire. "Ok. Quindi, uh, posso andare adesso?"
 
"Non proprio."
 
Il rosso non vide Trafalgar muoversi fino a quando non fu improvvisamente sulla sua schiena. Il volto del più anziano oscillava sul suo. Poteva sentire le calde nuvole del suo respiro infrangersi sulla propria bocca. "Penso che dovremmo festeggiare la 'conclusione' del nostro accordo, così per dire."
 
Le labbra dell’altro sembrarono marchiare le sue.

Continua…
 
Ringrazio, come sempre, la mia fantastica beta reader.
 
Grazie musa07, senza te questa traduzione sarebbe incomprensibile ^^”

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