Se me lo avessi chiesto io avrei scelto te

di Molecola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ipocrisia portami via ***
Capitolo 2: *** e poi la strana sono io ***
Capitolo 3: *** Marlene dagli occhi viola ***
Capitolo 4: *** ti ho letto negli occhi tutto il dolore che hai ***
Capitolo 5: *** preferirei fosse morta ***
Capitolo 6: *** ti prego: vivi! ***
Capitolo 7: *** scusate... ***
Capitolo 8: *** la tua assenza è la mia unica certezza ***
Capitolo 9: *** It's you, it's you, it's all for you Everything I do ***
Capitolo 10: *** la domanda è sbagliata ***
Capitolo 11: *** e se prometto... ***
Capitolo 12: *** ossessione ***
Capitolo 13: *** il fine non giustifica i mezzi! ***
Capitolo 14: *** come si può sopravvivere a questo? ***
Capitolo 15: *** questa minestra fa schifo ***
Capitolo 16: *** Ti farò innamorare di nuovo di me, semplice! ***
Capitolo 17: *** due piccole fuggiasche ***
Capitolo 18: *** e se tu fossi la mia cura? ***
Capitolo 19: *** never let me go ***
Capitolo 20: *** Jingle bell, Jingle bell Rock ***
Capitolo 21: *** dove sei? ***
Capitolo 22: *** stay with me, you all i need ***
Capitolo 23: *** distruzione ***
Capitolo 24: *** cosa accadrà domani, Marlene? ***
Capitolo 25: *** Voglio Alessia ***



Capitolo 1
*** ipocrisia portami via ***


 
Avete mai notato come la sezione  di psichiatria in un ospedale sia sconfinata in un angolo lontano da tutti gli altri reparti ma a un passo da quello di cardiochirurgia? I “malati di mente” accanto ai “malati di cuore”. Come se ci fosse davvero una differenza. Trovo molto comico inoltre di come tante signore di mezza età passino mattinate in chiesa a parlare a un Dio ma a vista di tutti gli altri da sole, tornino poi tranquille a casa loro e di come io invece sia stata spedita da una psichiatra solo per aver parlato con gente che nessun altro vedeva. Gente morta chissà da quanto probabilmente. Non che io veda i morti o cose cosi, ho solo una sensibilità particolare, insomma è cosi folle entrare in una stanza e sentire che probabilmente c’è qualcuno? bah
Cammino tranquilla verso quella che dovrebbe essere la stanza della mia psichiatra, non che io ne abbia bisogno, ma a quanto pare ai nostri vicini basta davvero poco per andare a dire ai miei che sono una pazza furiosa che si mette a parlare con il loro giardino, e certo perché il signor Paride che sfolla con il tosa erba perché non riesce a montarlo e butta a terra tutti i componenti saltandoci addosso è molto normale vero? Ipocriti! Ah già e non dimentichiamo un ulteriore motivo quasi essenziale: sono lesbica!e questo non è concepibile secondo quello stupido quartiere, devo avere per forza qualcosa che non va. Ma andiamo siamo nel 2012 che ne dite di aprire la mente oltre che la bocca?
Busso alla porta della dottoressa, a quanto pare sono l’ultima della giornata, va beh, come è che si dice: beati gli ultimi perché saranno i primi? Entro nella stanza, è tutto cosi in ordine, quasi maniacale, ci manca solo una psichiatra ossessionata per il pulito, non basta che sia ossessionata “dall’aggiustare la gente” ? la guardo, mi sorride, mi aspettavo una signora di sessanta anni in crisi depressiva con un matrimonio in scatafascio non una trentenne con due occhi enormi e verdi, mi sorride, beh quanto meno stare in silenzio e fissarla sarà piacevole. Che cosa mi tocca fare per vivere serena!

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Capitolo 2
*** e poi la strana sono io ***


Siamo ormai alla terza seduta, e ancora non ho spiccicato parole, la tipa sembra non farci caso, deve essere abituata e questi segni di protesta, la sua voce è bella pero devo ammetterlo,  ho avuto quasi la tentazione di parlare per sentirla rispondere e l’ho fatto anche ma lei ha solo annuito perciò: fanculo! La tipa mi fissa e sorride. Ci credo! Si rilassa per un ora e guadagna anche, vorrei offendere più pesantemente ma quel sorriso è dannatamente bello. Mi accarezzo la cresta colorata, l’adoro. I miei genitori un po’ meno, ma non si può avere tutto dalla vita no?
-          Potresti iniziare parlandomi di cosa ti piace fare?-
-          Eh?- la donna muta parla..wow
-          Molto probabilmente il problema è che non sai da dove iniziare quindi potresti partire dei tuoi hobby-
-          Non ne ho, e comunque non è che non so da dove partire è che semplicemente non ho nulla da dire-
-          Tutti abbiamo qualcosa da dire-
-          Lei ha un bel sedere-
-          Scusa?- si toglie li occhiali infastidita, adoro far sfollare la gente, soprattutto quella convinta che basti conoscere la psicologia umana per capirmi e per psicanalizzarmi, sono molto più complessa di cosi, tutti lo siamo
-          Ha detto che potevo partire da quello che mi piace, lei mi piace decisamente, è sposata?-
-          Questo non è affatto corretto, conosco la tua strategia, vuoi farmi innervosire, speri che io ti cacci via, ma ti sbagli di grosso, ho promesse ai tuoi che avrei..-
-          Riparato il guasto?- dico sprezzante
-          No che ti avrei aiutato..-
-          Ma io sto bene..dottoressa mi guardi?  Le sembra che ci si qualcosa che non va?-
-          Non lo so..tu cosa ne dici?ti sembra normale il modo in cui hai risposto poco fa?-
-          Assolutamente si! La trovo attraente e l’ho detto..ops l’ora è finita, ci vediamo giovedì dottoressa a meno che..-
-          Non ci pensare nemmeno,non mi arrendo cosi facilmente davanti a un po’ di capricci- storco le labbra ed esco da li. Una volta fuori mi getto su una delle sedie della sala d’attesa, sono esausta, non dovevo partecipare alla partita di calcetto prima di venire qua
-          Ciao- mi volto, una ragazzina magrissima con due occhiaie enormi mi saluta
-          Ciao..- rispondo scocciata
-          Come mai sei qua?-
-          Sono venuta a fare la spesa..secondo te?-
-          Che malattia mentale hai?- mi domanda incurante della mia scarsa voglia di parlare
-          Di nessuna..almeno penso, generalmente mi danno della schizofrenica però-
-          Ah..sembra divertente-
-          La schizofrenia? Ti sembra divertente la schizofrenia?-
-          Beh schizofrenica del cazzo suona meglio di bulimica di merda-
-          Non capisco cosa centra questo paragone- la guardo, noto la magrezza delle sue braccia e intuisco tutto
-          Ah..-
-          Già-
-          Beh ora io devo proprio andare, stammi bene ciao-
-          Ciao- mi saluta allegra con la manina

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Capitolo 3
*** Marlene dagli occhi viola ***


Torno a casa stizzita e nauseata non c’è nessuno, bene,corro di filato in camera e mi butto stile bomba sul letto, sento le doghe brontolare e poi tacere. Amo il soffitto di casa mia, mi è stato permesso di tingerlo,l’ho dipinto di viola, un bel viola acceso, mi piace il viola, mi ricorda qualcosa e rende la mia camera ancora più piccola, questo dovrebbe mettermi non poca ansia, soffro di claustrofobia, eppure credo che la paura in questione non sia tanto quella degli spazi chiusi, ma di quelli sconosciuti, se ci si rintana in una cabina telefonica durante un temporale la paura è assente,è un posto sicuro, piccolo, asciutto, ma se rimani chiusa in un bagno di un qualche posto sconosciuto allora li si che l’adrenalina schizza alle stelle. Mi alzo di scatto e prende il libro di letteratura italiana, è una delle materie che mi piacciono di più, adoro spulciare tra le vite segrete degli scrittori, entrare nelle loro stanze, nelle loro teste..
-          Alessiaaaa! Alessiaaaa – mi chiama mia madre
-          Eh?-
-          Alessiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa-
-          EHHHHHHH????-
-          Ma possibile che non rispondi mai?- mi chiede spalancando la porta, cosi va a finire, sbuffo
-          Che succede?-
-          Che ha detto la psichiatra?-
-          Non si dice-
-          E perché mai?-
-          È come se io ti chiedessi cosa ti ha detto il prete dopo la confessione-
-          Va beh capito, sto cucinando, tra venti minuti scendi- mi sorride dolce..è l'unica persona dalla mia parte
-          Agli ordini- esce dalla stanza e istintivamente faccio quello che continuo a fare ormai da mesi, afferrò la sua foto che ho sotto il cuscino. La foto di Marlene che sorride, la ragazza che credeva che la terra fosse un pessimo posto dove vivere, quella che veniva a scuola con maglia nera lunga sulle calze dello stesso colore sottili bucate, quella dai capelli lunghi viola e un piercing che le forava il setto nasale, Marlene con le sue unghie nere, e i suoi baci sempre freddi con le sue labbra dipinte di viola, Marlene che sapeva suonare bene ..che cosa se non la viola? Marlene che mi si stringeva addosso dopo un amplesso  disperato, Marlene che  un bel giorno è salita su quel treno e indietro ha deciso di non tornarci più. Chissà dove sarà ora, chi starà prendendo per mano. Me la vedo li con un libro di filosofia e quei suoi occhi viola che non posso scordare. Forse pazza lo sono davvero, forse Marlene non è mai esistita. Forse le pareti della mia stanza sono bianca ma rimane il fatto che  nessuna fantasia allora mi ha mai fatto tanto male.
L’ho conosciuta in un orto botanico, eravamo in gita, lei era della classe affianco, avevamo tredici anni, i suoi capelli erano ancora di un delicato castano, ma i suoi occhi di quel colore strano erano già vivi e accesi, fissava incantata una qualche strana pianta tropicale, mi sono avvicinata e le ho sorriso, mi ha preso la mano e da allora la mia vita non è stata più la stessa. La causa di tutti i miei mali, ecco cosa è stata, sarò un illusa ma spero ancora che torni a farmi altro male
.

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Capitolo 4
*** ti ho letto negli occhi tutto il dolore che hai ***


Entro nel reparto di psichiatria, e la ritrovo li seduta, la ragazzina magrolina dagli occhi accessi,l’unica cosa che le rimane di vivo probabilmente, non siamo poi cosi diverse. Mi siedo accanto a lei spinta da chissà quale stimolo sociale.
-          Ciao-  mi sorride con le poche forze che il suo corpo conserva
-          Ciao a te..-
-          Sembra che tu abbia avuto una pessima giornata-
-          Ho sempre delle pessime giornate- rispondo
-          Ognuno ha quel che si merita- mi dice ironizzando, è un tuffo nel passato, un ritorno a quei suoi occhi viola e a quella frase che ripeteva sempre: “ognuno ha quel che si merita Alessia” poi sorrideva e tornava a fare i suoi calcoli matematici giocando con il piercing al naso e io ero li a perdermi in quei suoi gesti cosi banali eppure cosi splendidi sul quel corpo cosi bianco, sembrava fatta di latte Marlene.
-          A che stai pensando?-
-          A Marlene..- dico senza rendermene conto
-          E chi è?-
-          Tutto il male che mi potevo meritare-
-          Giorgia Murati- chiama una donna dalla stanza della psichiatra
-          Beh tocca a me, a presto Malinconia- Malinconia..mi piace!
-          A presto- le sorrido, la vedo scomparire dietro quella porta verde e afferrò di riflesso una rivista che c’è sul tavolino, in prima pagina scritto in grande: “come essere felici e in salute”. Credono davvero che bastino quattro indicazioni per rendere allegra la gente? Le persone non sono mai felici, sono rassegnate, e a pensarci bene cosa c’è di peggio della rassegnazione,della sopravvivenza,?non veniamo al mondo per accettare la nostra condizione ma per cambiarla, per lottare, e io, io che ho deciso di farlo vengo spedita qui da una psichiatra solo perché non voglio mollare, non voglio conformami e non voglio accettare che lei sia andata cosi lontano..eppure è  qua, in una di queste stanze al piano di sopra, ma è come se  non ci fosse e aspettare che torni è distruttivo, solo qualche mese e la data di scadenza ci si presenterà davanti e non potremo fare altro che lasciarla andare..prima che l’infermiera mi chiami scappo veloce al piano di sopra, non la vedo da cosi tanto. Pochi passi e sono nel reparto di terapia intensiva, mi affaccio dalle tapparella e lei è li, la solita donna stanca che le tiene la mano, il solito tubo in gola, la ricrescita nera sui capelli viola tinti sempre più grande, gli occhi chiusi..svegliati, svegliati ora..me lo merito e te lo meriti..quindi svegliati
 
-          Alessia Greci- chiama la donna uscendo dalla stanza, ma non c’è nessuno
-          Dottoressa non c’è nessuno-
-          Come non c’è nessuno? Accidenti.. speravo che venisse..-
-          Forse questa volta è davvero il caso di lasciar perdere, è inutile aiutare  chi non vuole essere aiutato..-
-          Lei ha bisogno di aiuto e lo desidera anche..-
-          Come fa a saperlo?-
-          Gli e l’ho letto negli occhi, le ho letto tutto il dolore che ha in quelle iridi Marzia, merita di essere aiutata e di stare bene-
-          Se lo dice lei..che facciamo,andiamo via ?era l’ultima..-
-          Va pure se vuoi, l’aspetterò un altro po’-
-          Le faccio compagnia- le due donne si sorrisero
 

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Capitolo 5
*** preferirei fosse morta ***



scusate, scusate, scusate per il ritardo, è stato un periodo complicato

La madre di Marlene si accorge che sono fuori dalla stanza, mi fa cenno, saluto imbarazzata e  pronta a scappare, ma lei mi blocca poco dopo
-          Vai via di già?- mi volto con cautela
-          Si io..ehm dovrei stare giù a psichiatria-
-          Tu a psichiatria? Non hai bisogno di uno psichiatra-
-          No infatti è una psichiatra- ride istericamente
-          Non sei più passata a trovare Marlene..-
-          La scuola..il calcetto..-
-          Vita intensa immagino non ci sia posto per noi- guardo la donna che ho visto ogni pomeriggio della mia vita per cinque anni, ero talmente tanto spesso a cena a casa sua che è come se fosse una seconda madre per me
-          Non è questo..-
-          E cosa è allora? Marlene può sentirti se le parli-
-          Lo hanno detto i medici?- mi si illuminano gli occhi..se mi sente c’è un miglioramento, se c’è un miglioramento potrebbe…
-          No, lo dico io che sono sua madre- ah…
-          Ho passato tre mesi davanti al suo letto a leggerle libri e a farle sentire della musica ma lei non..-
-          Si sveglierà, semplicemente non è ancora pronta a farlo- Serena è sempre vissuta di illusioni
-          Serena io devo andare..- detto questo sparisco. Amo Marlene, non smetterò mai d’ amare il suo sorriso timido e quelle sue gonne strane, ma non riesco non posso entrare in quella stanza e continuare a parlare a vuoto, ho perso la speranza di rivederla camminare con in mano il suo quaderno dei disegni tempo fa e non ho nessuna intenzione di ritornare nel tormento dell’illusione, a volte penso che sarebbe stato molto meglio se fosse morta all’impatto con l’auto, non avrebbe mai voluto vivere come un vegetale. Quella non è Marlene, quello è solo un corpo immobile e freddo. Arrivo nel corridoio di psichiatria, è tutto spento, l’unica luce proviene dalla stanza di quella che è la mia dottoressa, avanzo sicura, e busso, la porta si apre, la donna dagli occhi verdi mi fa accomodare e mi sorride
-          Sono in ritardo di un ora..-
-          Lo so..meglio tardi che mai-
-          Aveva ragione lei..-
-          Su cosa?-
-          Io sono guasta è vero,mi sono rotta un anno fa e non credo che sarò mai più la stessa persona-
-          Cosa è successo un anno fa?-
-          È morta Marlene, cioè non è morta ma è come se lo fosse, è in coma da un anno ormai, e mi sento un verme..-
-          Un verme? Perché?-
-          Perché vorrei che fosse morta, vorrei che lei non fosse attaccata a dei macchinari ma..morta..-
-          Sarebbe più facile?-
-          Si..ha idea di che cosa vuol dire vedere la persona che si ama in un letto di un ospedale, sapere che respira ma sapere anche che staccando  quella fottutissima spina non lo farebbe più, è orribile perché anche se  sai che non tornerà mai più..lei è li e ci speri comunque e a fine serata torni nuovamente ad accorgerti che non è possibile, è una delusione continua..-
-          È per questo che sei sempre cosi rancorosa?-
-          Io non sono rancorosa io ho solo bisogno di essere lasciata stare-
-          Chi è esattamente Marlene per te?-
-          La persona con cui volevo dividere la mia vita-
-          E i tuoi genitori lo sanno?-
-          No per carità, è già un delirio che sappiano che sono lesbica-
-          Quando lo hai detto a loro?-
-          Mi hanno scoperto un mese fa a letto con una tipa-
-          Quindi fai l’amore con altre ragazze da quando Marlene è in coma-
-          No si sbaglia, mi limito a toccarle, mi sfogo un po’..so che è squallido e immorale ma anche a loro sta bene cosi, insomma metto subito le cose in chiaro-
-          Ognuno si sfoga in maniera diversa.E con Marlene ci facevi l’amore?-
-          Si..- il suo corpo freddo, i suoi occhi chiusi, le sue risate, quel sentirsi pieni e vivi con lei poggiata addosso..
-          Bene per oggi direi che basta-
-          Va bene, buona serata dottoressa- mi alzo per andare via
-          Alessia?-
-          Si?-
-          Grazie..-
-          Per cosa?-
-          Per la fiducia-
-          Di niente dottoressa- le faccio un cenno a mò di soldato e vado via

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Capitolo 6
*** ti prego: vivi! ***


I ricordi più brutti dicono: o svaniscono rifugiandosi nella parte più nascosta della nostra mente oppure vengono a galla tutte le notti. Era luglio e faceva tanto caldo, ero in camera mia a studiare fisica avendo preso il debito in quella materia, non sono mai stata una cima in quel genere di cose,due palle! Il ventilatore era collocato esattamente di fronte alla mia faccia, rischio di raffreddore? Al diavolo, meglio un raffreddore a quel caldo cocente, mi sentivo un uovo al tegamino. Suono il cellulare
-          Pronto?- voce scocciata come sempre
-          Alessia sono serena..-
-          Ciao Serena che succede?-
-          Marlene è in ospedale..-
-          Che è successo?-
-          Vieni…-
Corridoio lungo e bianco, niente aria nei polmoni, ansia in ogni vaso sanguineo,gli occhi che cercano Serena e non la trovano, poi eccola li, in lacrime, un dottore rammaricato che la guarda..mi vede si avvicina, un fiume di parole,ne capto solo qualcuna,  come, incidente,irreversibile..poi il silenzio..un dannato silenzio.
Ebbene quello però non è stato il giorno peggiore della mia vita, ogni singolo giorno venuto dopo è stato peggio. I suoi occhi chiusi, le sue labbra ferme. Ho deciso di andare a correre, lo faccio tutte le volte che sono stressata o che sto male, ovvero ogni giorno da un anno. Corro tra gli alberi del bosco adiacente a casa mia, sono le sette di sera, il clima è mite e tutto ha un buon odore, mi piace la primavera
-          Ehi..- una voce mi chiama, sembra familiare, mi volto scazzata dalle cuffie che si suicidano buttandosi giù dall’orecchio
-          Giorgia!-
-          Ciao!- mi sorride, ha un vestitino bianco e cammina tranquilla, non mi sono nemmeno accorta che ci fosse qualcuno, rallento seguendo il suo passo
-          Che fai? Passeggi?-
-          Si, fa bene alla salute-
-          Anche mangiare-
-          Anche non fumare-
-          Touchè!-
-          Da quanto fumi?-
-          Ehhh dall’ ‘89!-
-          Ma scusa ma non fai ancora il liceo?-
-          Si perché?-
-          Non eri nemmeno nata nel 1989!-
-          E tu che ne sai?magari sono una ripetente!-
-          Minchia-
-          Che cosa strana sentirti dire parolacce!- mi sorride
-          Perche corri?-
-          Fa bene alla salute- ironizzo
-          Da cosa stai scappando?-
-          Da me stessa-
-          Non si può scappare da se stessi-
-          Beh tentar non nuoce, buona passeggiata-
-          è quasi ora di cena, non mi va di tornare a casa, non mi va di sentire mia madre e le sue urla davanti al piatto di pasta, quindi posso unirmi a te nella corsa?- mi fermo e la guardo
-          perché lo fai?- capisce subito a cosa mi riferisco
-           Tutti pensano che sia per una questione estetica che io voglia essere come una di quelle modelle anoressiche, ma non è per quello, mi sento forte,mi sembra di essere padrona almeno di qualcosa, è come guidare una macchina senza benzina, tu non ti sentiresti figa a guidare una macchina senza fare il pieno?-
-          Si..ma il motore finirebbe per guastarsi e la macchina per essere sfasciata-
-          Beh succede. Insomma anche tu, perché fumi? –
-          Mi rilassa-
-          il fumo porta alla morte e tu lo sai ma questo non ti ferma perché ti fa stare troppo bene, è lo stesso discorso per me, io mi sento bene con la mia coscienza solo se non mangio, si lo so non ha senso ma per me è cosi. Tutte le volte che mi forzo a mangiare qualcosa è come se la mia mente mi urlasse contro che sono una debole-
-          non dovrebbe essere cosi..-
-          lo so..-
-          quando hai smesso di mangiare?-
-          quando è..quando è morta mia sorella..non c’era nulla che potessi fare, nulla che alleviasse il dolore, ma non mangiare non so perché  mi faceva stare meglio, la dottoressa dice che è il mio modo per punirmi perché dice che sono convinta che mia sorella sia morta per colpa mia-
-          ed è cosi? lo pensi?-
-          certo,ed è vero! Avevamo litigato pesantemente, lei ha preso la macchina,era incazzata..- le si inumidiscono gli occhi ma rimane impassibile
-          non è colpa tua-
-          prova a dirlo al mio inconscio, e tu perché sei in cura?-
-          la ragazza che amavo e amo è in coma-
-          può svegliarsi?-
-          non credo, tra un mese le staccheranno la spina se non si sveglia e se non lo ha fatto in un anno..-
-          devi crederci, loro possono sentirci sai?-
-          io non credo..-
-          beh vuoi davvero lasciarla andare senza sapere di aver fatto tutto il possibile?- la guardo

sono di fronte al letto di Marlene, le stringo la mano e la guardo
-          ciao amore, scusami se sono sparita,perdonami se non ho saputo starti affianco e so che non ho nessun diritto di chiedertelo un favore ma voglio provarci lo stesso e se non vuoi farlo per me fallo per tua madre che sta qui ogni santo giorno, svegliati amore mio, svegliati, perché tu te lo meriti un futuro, ti amo e senza di te tutto questo fottuto mondo non ha un senso, quindi ti prego svegliati e vivi, ti prego: vivi! Perché io non posso farcela, senza di te non esisto, tu sei tutto per  me, sei la mia vita..ti prego amore...- la guardo ma lei non si muove…

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Capitolo 7
*** scusate... ***


Scusate per il capitolo frettoloso e poco coinvolgente che ho scritto precedentemente,io stessa mi stupisco di come abbia potuto scrivere cosi,  non ho scuse, non ero me stessa scusate,come mi è stato fatto notare la scena in cui alessia parla a Marlene non rende l’idea cosi ho deciso di mostrare cosa veramente è successo

Sono di fronte alla porta della sua stanza, il silenzio è cosi forte da gelarmi le vene, Serena non c’è..strano, è sempre li presente accanto alla figlia, cosi presente che a volte mi domando se le sia rimasta una vita, una vita? Era sua figlia la sua vita. Come si fa a sopravvivere a un figlio? Credo che sia uno dei dolori peggiori che l’essere umano possa tollerare, è quasi contro natura vedere il proprio figlio morire. La guardo in silenzio, mi sembra quasi di sentire il suo profumo di fiori di loto sovrastare l’odore nauseante del disinfettante, non è orario di visite, ma in fondo che importanza ha? Che importanza può avere per un morto attaccato a una macchina l’orario concesso ai familiari? Eppure vorrei crederci sai? Vorrei veramente credere che quella stesa sul lettino sei tu, vorrei essere una povera illusa che spera di stringerti di nuovo tra le braccia, preferirei morire di illusioni piuttosto che di questo stupido cinismo, dicevano che se fossi stata fredda e avessi  evitato di credere in qualcosa che poteva non avvenire sarei stata meglio..bugiardi! la gente ha bisogno di illudersi, io ho bisogno di illudermi, apro lentamente la porta controllando che non ci siano infermiere nei paraggi e entro in quel bunker di silenzio e attese dolorose e lei è li, la sua pelle bianca si confonde con il bianco delle lenzuola, i suoi capelli sono perfetti, credo che sua madre glieli spazzoli ogni giorno, le sue unghie sono perfino colorate di nero, avvicino la mano per stringere la sua ma qualcosa mi blocca, non posso, non posso toccarla, sarebbe tutto troppo reale, tutto troppo vivo, ho impiegato mesi per scordare la morbidezza della sua pelle, eppure darei qualsiasi cosa per baciarle le labbra rosee chiuse, per accarezzarle le braccia di quel bianco neve che tanto amo, quante volte dopo aver fatto l’amore la stringevo forte e mi sembrava di mordere la felicità? Lei mi sorrideva e immergeva il suo naso freddo tra i miei capelli e le  spalle, sapeva di buono il mio amore , sapeva di vita e adesso? assomiglia a una piccola viola appassita la mia Marlene, chissà se con un po’ di sole potrebbe tornare a mostrare i suoi bellissimi petali, mi faccio forza e le prendo la mano, è fredda, come sempre, fredda come le notti di gennaio, come i ghiaccioli alla coca cola che amava tanto, freddo.. ecco cosa sento da quando lei non c’è..strano come l’assenza di un corpo gelido  che ci stringe ci faccia sentire ancora più gelo, la verità è che lei mi riscaldava lei era tutto..tutto quello che mi serviva per vivere, era i miei occhi, le mie labbra, le mie mani, il mio sorriso, lei era l’unico vero motivo per cui camminare, mangiare,respirare, studiare, sorridere! Lei era l’aria che respiravo, il suo corpo era il posto più bello che io potessi visitare, i suoi occhi racchiudevano tutto quello che mi serviva per credere che tutto sarebbe andato bene, l’uomo che l’ha investita è vivo, era ubriaco, io sensi di colpa lo divorano, molto probabilmente Marlene l’avrà perdonato già da un pezzo, lei era cosi, lei era buono lei era buona per entrambe.

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Capitolo 8
*** la tua assenza è la mia unica certezza ***


la sua assenza a volte è cosi forte che i polmoni cedono, la pelle appassisce, il mio corpo è cosi stanco di cercarla e di non trovarla. È passata una settimana da quando sono andata a trovare Marlene,e ovviamente lei non si è svegliata. Sono seduta di fronte alla psichiatra da circa mezz’ora e non ho ancora spiccicato parola
-          la scorsa volta non ti sei presentata e oggi fai scena muta, pensavo stessi iniziando a fidarti alessia..-
-          non è questo, non è una questione di fiducia-
-          e quale è il problema?-
-          sono andata a trovare Marlene..-
-          bene, e cosa è successo?-
-          quello che mi aspettavo..il silenzio! Non è che mi aspettassi
  di arrivare li e di vederla bella seduta sorridente ad aspettarmi, non mi aspettavo un miracolo, ma speravo in un piccolo segno- le lacrime iniziano a rigarmi il volto
-          piangi, piangi pure, sfogati-
-          sta morendo Dottoressa, manca meno di un mese ormai, e lei..lei non ci sarà più, lei non c’è già più, impallidisce ogni giorni di più, e io non so davvero che cosa fare. Cosa devo fare? Me lo dica lei perché io vorrei solo sparire-
-          è una perdita molto dura da accettare, ma bisogna farsi forza-
-          era lei la mia forza, era lei che arrivava di buon umore la mattina, era lei che si stupiva di ogni cosa, perfino i tuoni per lei erano qualcosa di cui meravigliarsi, mi creda se avesse visto anche lei quegli occhi guardarla con tutto l’amore che possa esistere, se lei davvero fosse stata guardata da quegli occhi come sono stata guardata io capirebbe perché non posso concepire di respirare senza il fiato di Marlene sui capelli, nessuno mi ha mai guardato con cosi tanto amore, per lei io non ero la povera Alessia disastrata e strana, io per lei ero l’amore, e lei, lei lo era per me, per cui mi risparmi i suoi: devi andare avanti-
-          io so che è difficile..-
-          no, lei non lo sa! Lei non sa che cosa vuol dire amare qualcuno e non poterci parlare, lei non sa che cosa vuol dire passare ore davanti a un letto implorando un  Dio di far svegliare la persona che ami, lei non lo sa!- ormai le lacrime mi inondano il viso e il tono di voce è eccessivo
-          alessia è necessario che tu faccia un lavoro su te stessa e che trovi un modo per farti forza-
-          non ci riesco mi dispiace- mi alzo e mi dirigo verso la porta
-          dove vai?-
-          dai lei!dove vuole che vada?- detto questo mi chiudo la porta alle spalle da brava maleducata,e inizio a correre, corro verso quel piano maledetto, corro verso quei capelli profumati, verso le sue braccia, pochi minuti di perdita di fiato  e lei è li, Serena le stringe la mano, è tutto coi ripetitivo, tutto cosi uguale, tutto cosi inverosimile, e vorrei solo scappare, correre il più lontano possibile da tutto questo.
Le coperte sono uno dei posti più sicuri che conosco, il lenzuolo mi copre metà faccia, e il tepore delle coperte è ancora dolce e piacevole anche se siamo a inizi aprile. Mi sono comportata malissimo con la psichiatra, ma che altro avrei potuto fare? Mi alzo nervosa, e vado in bagno, apro la doccia e aspetto che l’acqua diventi bollente, quando è talmente calda da essere quasi ustionante, entro in doccia e lascio che il mio corpo arrossisca sotto tutto quel calore..è dannatamente doloroso ma anche dannatamente piacevole. La cresta inizia a perdere colore, disperdendone un po’ nella doccia, ricordo quando facevo la doccia assieme alla mia Marlene, e c’era tutto quel viola, e i nostri corpi si poggiavano uno contro l’altro, il vapore si insinuava tra le pieghe delle nostre labbra, tra quelle delle nostre mani strette, lei sorrideva e mi stringeva, un attimo dopo eravamo avvinghiate una contro l’altra a fare l’amore come se tutto dovesse finire da un momento all’altro, le sue unghie nella mia schiena, le sue labbra sul mio collo, le mie dita dentro di lei. esco fuori da quella doccia in cui troppe volte c’era anche lei, mi guardo allo specchio, non mi riconosco, delle enormi occhiaie si aprono sul viso, il sorriso scomparso, il corpo magro e stanco, mi asciugo e indosso la tuta, i capelli ancora bagnati li lego in alto,sono l’unica cosa colorata che ormai mi appartiene, torno in camera e apro il cassetto segreto, quello dove ci sono tutte le lettere che Marlene mi scrisse quel mese  in cui fu a Parigi per uno scambio culturale, mi scrisse una lettera ogni giorno, ne afferro una:
caro amore,

non puoi capire quanto fottutamente sia stata bella questa giornata, indovina dove sono stata? Do dico indovina? A una mostra di fumetti enorme! Non c’è niente da fare, il mio spirito nerd torna sempre a galla, c’erano anche un sacco di cos play, pensa che di nuovo per colpa dei miei capelli viola mi hanno chiesto di chi fossi vestita hahaha come dici sempre  tu: io stessa sono un cartone animato a parte!mi manchi tanto, uff, avrei tanto, tanto, tanto voluto che tu fossi qui con me, Parigi è stupenda ed è cosi romantica, non che io lo sia o che abbia guardato a questo dettaglio però insomma sarebbe stato bello averti qua, ora vado a nanna, sono tanto stanca, ho fatto un sacco di foto e appena torno te le mostro, ne ho fatta una con il capello del cappellaio matto *-* i’m happyyyy! Buon notte amore, non vedo l’ora di baciarti è stringerti, te l’ho mai detto che sei la mia vita mon amour? Ecco te lo dico ora, con tanto di appellativo francese.
                                                                                                                                                                                                                                                          Je t’aime
                                                                                                                                                                                                                                                              Marlene

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Capitolo 9
*** It's you, it's you, it's all for you Everything I do ***


Sono in una stanza nera, ci cammino dentro affannata e stanca, quando i miei occhi si abituano al buio mi accorgo che di fronte a me c’è una figura ritta in piedi, mi avvicino e un viola acceso mi colpisce, a pochi passi da me c’è una smagrita e stanca Marlene, addosso ha una larga e triste veste da ospedale, il cuore si ferma  e tutto sembra essere sospeso e irreale, il fiato fugge via dalla mia gola
-          Marlene? Sei..sei tu?- mi sorride, quel sorriso che ho cercato di ricordare per mesi senza mai riuscire a tirarlo fuori dai più bei ricordi
-          Si, sono io-
-          Ma che ci fai qui? Dovresti essere in ospedale-
-          Sono scappata-
-          Ma  che dici? Come hai fatto? Tu eri..eri..dove siamo?- mi guardo intorno, è tutto cosi nero, cosi strano, che razza di luogo è? E Marlene come può essere qui?non può essere reale, la sua mano tocca il mio braccio, e il gelo della sua pelle è cosi vero..
-          Ma allora sei davvero tu- mi abbraccia, e tutte le paure, tutto il dolore nascosto nelle fessure torturate dai ricordi del cuore  sembra fondersi come neve infuocata
-          Certo che sono davvero io..chi altro potrebbe essere?-
-          Dove siamo?-
-          Ma come? Non riconosci il nulla?-
-          Il nulla?-
-          Si il nulla, il nulla è l’unico posto in cui io e te possiamo vederci, l’unico posto in cui potrai mai baciarmi-
-          Io..io..non capisco..-
-          No infatti, ne tu ne mia madre lo capite!-
-          Di che stai parlando?-
-          Dovete lasciarmi andare! Staccate la spina e lasciatemi andare!- inizia a piangere ma dai suoi occhi invece di sgorgare acqua salata, fuoriesce sangue a fiotti, in breve tempo la sua veste bianca si macchia, le sue mani si macchiano e un enorme pozza si sangue mi si riversa sui piedi scalzi
-          Non posso..non posso lasciarti andare-
-          Ti ho insegnato ad amare, ti ho mostrato cosa è l’amore vero, tu mi hai dato tutto quello che una persona possa mai volere nella vita, ma ora..ora io devo andare, il mio momento è arrivato mesi fa, sono rimasta perché ne tu e mia madre non eravate pronte per questo, ma ho capito che non lo sarete mai, non se io continuo a darvi l’illusione che forse tutto andrà bene, perciò ti prego lasciatemi andare-
-          No..non posso..io ti amo..ti prego..lotta..lotta per me..- le lacrime mi sconvolgono, lei mi guarda piena di dolore
-          Anche io ti amo amore mio, non vorrei mai lasciarti ma devo, non sono io a deciderlo..-
-          Ti prego..-
-          Alessia!  Alessiaaaa!- una voce acuta mi sfonda le orecchie facendomi contorcere dal dolore, Marlene mi lascia la mano e si volta, cerco di bloccarla ma è come se fossi paralizzata
-          Alessia, alessiaaaa! Svegliati!- gli occhi si aprono, il sole mi acceca la vista, la figura di mia madre di fronte, l’assenza di Marlene nelle mani
-          Farai tardi..- la sua voce è dolce, mi accarezza le guance commossa,  mi alzo controvoglia, guardo il calendario, è passato un giorno da quando sono stata dalla psichiatra. Oggi è il gran giorno, se gran si può chiamare, oggi Marlene morirà.

Il corridoio dell’ospedale è soffocante, la testa gira vorticosamente, talmente forte che non sento nemmeno le gambe muoversi, Serena è già dentro la stanza, sento le sue urla che chiedono e invocano altro tempo
-          La prego..la prego dottore..una settimana, solo un'altra settima, Marlene ha bisogno solo di questo..la prego..ho bisogno solo di..qualche giorno- le urla sono cosi disperate che sento lo stomaco contorcersi e fare male. Apro la porta meccanicamente, il dottore e Serena si voltano per guardarmi, cala il silenzio
-          Alessia dillo anche tu al dottore che Marlene è forte, che se le lasciamo qualche giorno si sveglierà- mi afferra il braccio e lo strattona, il suo dolore mi fa pena, il mio dolore mi fa pena, talmente tanta che la rabbia mi morde il cuore e la mia voce diviene una lamina ghiacciata
-          No. Marlene non si risveglierà mai. È morta Serena, è morta. Fattene una ragione- le stacco il braccio ed esco dalla stanza. Inizio a correre, corro cosi veloce che dopo dieci minuti sono tra i boschi vicini all’ospedale. Come ho potuto? Come ho potuto trattarla cosi? E ora? Ho detto a una madre disperata che la figlia è morta, ho usato il tono più freddo che potevo solo per ferirla, sono una merda, la donna che amo morirà e io non ho nemmeno le palle di vedere mentre questo accade, che razza di schifo di persona sono? Deve esserci qualcosa di orribile in me perché altrimenti..accidenti! un urlo feroce mi fuoriesce dalla bocca, poi un temporale: le lacrime, l’odio, il rancore tutto fuori..vorrei sparire, morire, dissolvermi nel nulla, vorrei non essere mai nata, non avere mai conosciuto Marlene, smettere di respirare ora, e lo faccio, trattengo il respiro, lo trattengo fino a che il cervello non si annebbia e il corpo sviene stremato.

Sono di nuovo in quel corridoio, ho freddo, il corpo freme, la fronte è calda, ha piovuto, sono fradicia, non c’è nessuno, o forse sono io a non vedere niente, forse sono morta..forse questa è la mia punizione, la mia pena del contrappasso, vagare per questo corridoio, senza poter vedere la mia Marlene, è vero, non ho più nessun diritto di chiamarla “mia”. Mi affaccio al vetro della sua stanza con tutto il corpo, lei non c’è.. il letto è stata rifatto e sistemato, ma su quel materasso lei non c’è più..lei è’ morta e io non c’ero, l’aria inizia a mancarmi,il fiato si fa corto, e la sensazione di morire diventa sempre  più forte..è la mia fine..
Mi sveglio di soprassalto, la lettera di Marlene è tra le mie mani, guardo il calendario, manca ancora un mese al 30 aprile..è stato un incubo? possibile che la mia mente sia cosi suicida?e soprattutto possibile che un sogno possa uccidere più della realtà? Mi alzo, è notte fonda bevo un bicchiere d’acqua e afferro l’mp3, traccia numero 23, le note di lana del Rey riempiono la stanza:

“I say you the bestest
Lean in for a big kiss
Put his favorite perfume on

Go play a video game
It's you, it's you, it's all for you
Everything I do
I tell you all the time
Heaven is a place on earth with you
Tell me all the things you want to do”



è vero..è fottutamente vero, tutto quello che ho fatto l’ho fatto per te, perciò Marlene ora fa qualcosa tu per me: SVEGLIATI



 
 
 

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Capitolo 10
*** la domanda è sbagliata ***


SCUSATE LA SMIELATEZZE E SEMPLICITà  DEL CAPITOLO MA VOLEVO  PROPRIO SCRIVERLO

L’essere umano vive di ricordi, senza nessuna eccezione, perfino il più cinico prima di dormire ripensa a sorrisi spesi in passato. Che poi perché si usa la parola “speso”? ho speso del tempo! Perché? Il tempo non si spende, il tempo si vive! Nessun sorriso è speso al massimo è ricordato. Fatto sta che tutti appassiamo tra i ricordi eccetto quando il presente è troppo bello,ma anche in quel caso finiamo per compararlo con le brutte esperienze. Mi vengono in mente i ricordi estivi, quando Marlene con i suoi prendisole freschi ballava allegra in spiaggia, i capelli pieni di sabbia, le corse spericolate, l’acqua negli occhi, le sue risate rumorose, l’amore nelle stanze calde e opprimenti, lei si rivestiva lentamente poi si avvicinava e mi baciava con le sue labbra salate
-          Gli altri si chiederanno che fine abbiamo fatto-
-          E lascia che se lo domandino- dicevo attirandola a me
-          Sei una manica-
-          Nahh-
-          Ti odio- faceva la faccia da offesa
-          Certo come no- le baciavo il collo dolcemente
-          Mi odi ancora?-
-          Si ma di meno- le accarezzavo le labbra con la lingua
-          E ora?-
-          Sempre meno-
-          Io avrei un idea per farmi amare..- mi guardava maliziosa, poi si alzava di scatto e scoppiava a ridere
-          Dai che ci aspettano per il falò!-
-          Uff..è proprio vero, tu mi odiiii- facevo il broncio, lei si avvicinava e mi sorrideva e a me sembrava di avere il mondo tra pollice e indice. Un altro ricordo bello che ho di lei sono le nostre passeggiate per il centro della città, lei si metteva quelle calze colorate viola con le stelline bianche, il maglione nero e la gonna di jeans, in testa un cappello nero di lana con i teschi e prendendomi per mano camminava irregolare per le stradine
-          Ho una fame allucinante!!!-
-          Vuoi mangiare qualcosa?-
-          Mangerei volentieri te, ma credo che in  questo momento non mi sazierebbe-
-          Ma come no? Guarda quanta carne c’è!-
-          Ho voglia di mc donalds!-
-          Ma non eri tu che dicevi che il mc fa male-
-          Si ma è buono, tutto quello che è buono fa male-
-          E questo detto dove lo hai sentito?-
-          Il troppo stroppia-
-          Ok concetto afferrato-
-          Tutto quello che fa bene inizia poi a fare male-
-          Ok è chiaro..-
-          Piove sempre sul bagnato-
-          E questo che centra?-
-          Non lo so ma ho sempre voluto dirlo, ho voglia di una bella porzione di patatine, ti prego..- faceva gli occhi dolci e non potevo fare altro che dirle di si, salivamo su fino al terzo piano e davanti a una porzione di patatine mi raccontava dell’ultimo libro che aveva letto
-          No ti giuro, devi leggerlo, in pratica c’è questa che scopre di essere una cacciatrice di demoni..-
-          Quanto sei nerd amore!- mi lanciava addosso una patatina e mi sorrideva,dopo mangiato  passeggiavamo tra le bancarelle natalizie con lei che si illuminava davanti ai cioccolatini e alle lucine
-          Vorrei fosse natale tutto l’anno- diceva dando un morso al torrone
-          Se fosse natale tutto l’anno non sarebbe cosi speciale, sarebbe routine-
-          Io ti ho davanti da anni-
-          E quindi? Che vorresti dire?che sono routine?-
-          No, volevo dire che ti amo-
-          Mhh continua..-
-          E amo anche il natale-
-          E quindi?-
-          E quindi ho già la prova vivente che io non mi stanco mai di quello che amo, quindi evviva il natale tutto l’anno-
-          Sei una manipolatrice di pensieri-
-          Oh yes!-
-          Lo vuoi un mini albero di natale?-
-          Si! ma lo voglio bianco, quando avremo casa nostra faremo un albero blu e bianco-
-          Ah.. io non centro nelle decisioni?-
-          Fosse per te non lo faresti nemmeno-
-          Appunto-
-          Quindi se tu non lo vuoi e io si, lo scelgo io!-
-          Questo discorso non ha senso! Quindi se non voglio cani che si fa?-
-          Io li voglio!-
-          E quindi?-
-          E quindi scelgo io quanti ne prendiamo!-
-          E quanti ne vorresti sentiamo? Scusi prendiamo l’albero bianco quello piccolino- dicevo al signore che vendeva gli alberelli finti in una bancarella natalizia
-          Cinque!-
-          Cinque??? Sei matta??? Li porti tu a spasso?-
-          Beh no scusa io già li do amore e coccole,quanto meno tu portali a spasso!-
-          La nostra storia finisce qui-
-          Lo dici sempre!-
-          Sai come potresti farti perdonare?-
-          Non ho nulla di cui farmi perdonare! Ma comunque sentiamo-
-          Tornando a casa e facendo l’amore fino a notte fonda- cosi succedeva, tornavamo a casa e ci scambiavamo anima e cuore fino a che esausta Marlene non si poggiava sul mio seno e prendeva sonno
-          Lo sai che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata? Sei la mia piccola viola selvatica-
-          E tu se il mio sale- diceva lei sospirando
-          Sale??-
-          Si,non la conosci la leggenda delle tre figlie?-
-          Ehm no..-
-          Una volta un padre chiese alle tre figlie, vostro padre è importante come..? la prima disse come i diamanti e lui le bacio il capo, la seconda disse come l’oro e il padre le bacio la guancia, la terza disse come il sale e il padre la fece rinchiudere nella torre..-
-          Visto? Inutile sono, questo vuoi dire?-
-          Mi fai finire???-
-          Dii-
-          Pochi anni dopo sparirono tutti i diamanti, e nulla accadde, poi l’oro e nulla accadde,poi il sale..e fu un disastro, il sale è alla base dei sapori, all’epoca si usava anche per conservare cibi, fu un vero finimondo-
-          Se va beh..ma senza oro come compravano le cose?- la guardo dubbiosa mentre nuda mi accarezza lo stomaco coprendosi il fianco con la mano libera
-          Con il baratto cogliona!-.
-          Ah..comunque immagino allora di doverti dire grazie-
-          Quando morirò ti mancheranno le mie similitudini romantiche-
-          Ma che morire che hai 18 anni-
-          La vita è imprevedibile, metti che domani esco di casa e una macchina mi investe e addio Marlene?-
-          Non dirlo nemmeno per scherzo- la stringevo forte
-          Piangeresti un po’ se io morissi?-
-          Non è la domanda giusta-
-          E quale è?-
-          Tornerei mai a sorridere?- mi guardava e mi baciava forte poi si poggiava sul mio seno e cercava di dormire un pò
-          Marlene?-
-          Eh?-
-          Ma quella storia te la sei inventata?-
-          Io no, forse mio nonno! Me la raccontava lui- poi stava in silenzio e cercava di addormentarsi di nuovo
-          Marlene?-
-          Ehhhh???-
-          Ti amo..-
-          Anche io sale-
-          Scema..-
-          Anche io comunque..-
-          Cosa anche tu?-
-          Non riuscirei più a sorride-

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Capitolo 11
*** e se prometto... ***


Salve a tutti, volevo ringraziare: chi recensisce sempre, chi mi supporta, chi legge, chi passa per caso da queste parti.volevo dire che mi rendo conto di non essere stata me ultimamente, di non aver dato quello che potevo dare, bene! vorrei recuperare con questo capitolo..spero che vi piaccia. Un saluto particolare a Lunatica, Mery_mp8  e a I miss you


Se prometto di tenere per sempre nel cuore il tuo ricordo tu rimarrai mia per sempre? Se scalassi tutte le mie paure, le mie ipocondrie, le mie paranoie, se decidessi di smussare gli angoli, di modificare quel carattere irruento e un po’ meschino tu ti alzeresti da quel letto?mi sorrideresti come un tempo? Ti guardo immobili con gli occhi chiusi e mai come in questo momento credo nell’esistenza dell’anima gemella, quel pezzo di cuore che il destino dispettoso ci ha strappato via senza troppe cerimonie alla nascita, quel soffio di vita che tutti cerchiamo ovunque disperatamente per sentirci meno solo e un po’ più vivi, e se io senza paura dicessi al mondo che quel vortice di ricercata gioia io l’ho trovato? O se meglio dicessi che quell’uragano ha trovato me scaraventandomi tra le tue dita, allora tu mi giureresti di tornare e non andartene mai più? Se ti dicessi di essere convinta di essere nata solo per poterti tenere la mano durante i tuoi attacchi di panico, per poterti cucinare le tagliatelle con i fughi che ti piacciono tanto, per ascoltarti cantare stonata sotto la doccia, per poter rimproverare il tuo gatto che mi sporca sempre la felpa di pelo, se ti dicessi che sono nata per darti ossigeno e sangue allora tu domani mattina saresti ancora nel mio letto?mi avvicino a te e ti accarezzo la guancia, se ti giuro di accarezzarti ogni mattina appena sveglia, di prepararti per colazione la crostata  per metà alla marmellata di mirtilli per te  e per metà al cioccolato per me, pur sapendo che alla fine sarò io a mangiare quella con la confettura, tu ci vivresti con me? Se ti giuro di non scordarmi mai il nostro anniversario, di non dimenticare mai il bacio prima di andare a lavoro, se scongiuro ti apprezzare quei libri di fantasia che leggi tu, di rimboccarti le coperte, di lasciarti vedere la “nuova famiglia adams”, di smettere di fumare, di adottare una bimba con i capelli rossi, di venirti a prendere fuori dall’università quando piove con l’ombrello viola, di prepararti la minestrina con il formaggino anche se non hai la febbre, di vivere di te,mi baceresti di nuovo? Se fossi pronta a tutta una vita con te, a leggerti harry potter quando a ottanta anni la tua vista da piccola talpa che sei non reggerà più, se ti mettessi lo smalto tremando più di te, se ti guardassi rugosa e stanca reggendomi a un bastone  e ti dicessi che sei la cosa più bella che possa esistere e che una simile bellezza fa invidia alle prime rose primaverili tu invecchieresti con me? Se ti abbracciassi durante un temporale dicendoti che sei tutto quello di cui ho bisogno per credere che  questo mondo non è solo  un postaccio tiranneggiato dalla cattiveria e dagli orrori, se respirando il tuo profumo ti baciassi la guancia giurandoti di esserci sempre per te, giurandoti che il tuo sorriso è la casa più bella in cui abitare, allora tu un favore per me lo faresti? Ti sveglieresti?

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Capitolo 12
*** ossessione ***


Mio marito mi dorme accanto, mi sono sposata molto giovane, avevo a mala pena sedici anni e adesso, adesso che mi guardo indietro mi rendo conto di quanto impulsiva io sia stata, lo osservo dormire, dovrei sentirmi bene no? Dovrei sentirmi realizzata, amarlo come la prima volta che l’ho visto, che concetto sbagliato, la prima volta che vedi qualcuno non lo ami già,perciò non puoi amarlo come la prima volta che lo hai visto, fatto sta che quest’uomo per quanto dolce e premuroso io non credo di averlo mai amato. Mi alzo svogliatamente dal letto, c’è un pensiero fisso da qualche giorno che mi corrode la coscienza: Alessia! c’è qualcosa che mi spinge a pensare quella ragazzina costantemente, doveva essere una persona molto allegra prima del disastro, i suoi occhi portano i residui di una qualche gioia sconvolgente, ho trenta anni e sembra che una ragazzina di diciotto abbia conosciuto più gioia e dolore di me, dovrei vederla come un paziente come un altro eppure non riesco a non pensare durante la giornata a quelle mani affusolate e screpolate, a quelle labbra serrate e inumidite, a quei capelli di quel colore cosi strano, Dio, se avessi avuto il coraggio di tingerli in quel modo in adolescenza mia madre avrebbe chiamato un esorcista, mi viene da ridere se penso a quando mi presentai a casa con una gonna più corta del solito, quante botte presi. Mi lavo i denti, perché non riesco a smettere di pensare Alessia, è una mia paziente accidenti e ha diciotto anni, è una bambina rispetto a me, ed io sono sposata e lei..lei ha la persona che ama in coma,certo fisicamente mi rendo conto di piacerle, me lo ha anche detto ma..magari scherzava! No! No basta, questa situazione mi rende poco imparziale e incapace di occuparmi di lei come dovrei fare. Ora uscirò di casa, andrò a lavoro, e quando Alessia entrerà in quella stanza io farò finta di nulla e mi toglierò dalla testa questi stupidi pensieri, sei una psichiatra accidenti, comportati responsabilmente come hai sempre fatto!
Guardo l’orologio, mancano cinque minuti alle quattro, qualche attimo e lei sarà qui, respira Silvia, respira, è solo una paziente, ti stai facendo influenzare da tutta quella maturità che dimostra, respira


-          Giorno- la ragazza entra senza preavviso scocciata
-          Buon giorno anche a te, prego siediti- le indico la sedia deglutendo
-          Tutto bene dottoressa?- mi chiede dubbiosa
-          Questo sono io che devo chiedertelo-
-          Va beh non è che ora perché fa la strizza cervelli allora non può avere problemi anche lei- incrocia le dita mettendo in risalto le forme del seno, ma che vado a guardare?? Ma che cazzo mi prende
-          Ehm..no..si..-
-          Se vuole ripasso dopo..- si guarda intorno preoccupata, i suoi occhi sono cosi luminosi..la fisso..
-          No!- urlo per smettere di pensare senza rendermene conto
-          Ok..mica era necessario urlare, mi scusi ma cosa è un  nuovo metodo? Finge di essere schizzata per vedere come reagisco??-
-          No scusami, allora come va? L’ultima volta sei andata via sconvolta e innervosita-
-          Sono fiduciosa dottoressa-
-          Ah si? Come mai?-
-          Credo che Marlene si risveglierà. Me lo sento, lei si riprenderà e tutto tornerà come prima- la guardo e uno strano moto di delusione mi assale
-          Bene, è bello vederti positiva.. e le voci le senti ancora?-
-          A volte, prima di prendere sonno generalmente, però è ok, sto imparando a non mettermi a parlarci in mezzo alla gente-
-          Alessia..sei sicura che illuderti cosi sia una buona idea? Cosa succederà se lei non si..insomma se le cose dovessero andare diversamente-
-          Ne morirei dottoressa, salirei sul palazzo più alto e mi butterei giù-
-          Non scherzare Alessia-
-          Non scherzo, in un modo o in un altro io starò per sempre con Marlene e se lei non può rimanere qui beh..andrò io da lei-
-          Non puoi dirmi queste cose, non è un pensiero sano!-
-          Lo so, so che il suicidio non è una cosa da prendere in considerazione ma ho preso la mia scelta-
-          Non è una scelta-
-          È la mia vita-
-          Si ma io sono al tua psichiatra e se vieni a dirmi una cosa del genere io sarò costretta a prendere provvedimenti-
-          Ma cosa le importa di quello che faccio?-
-          Mi pagano per prendermi cura di te e apparte questo io mi preoccupo per te-
-          La smetta con questa ipocrisia, lei si diverte solo a sparare sentenze,a dire cosa è giusto e cosa no, lei non è mia amica,è un estranea pagata per fingere di aiutarmi-
-          Alessia io voglio sul serio aiutarti-
-          Beh non può farlo! Nessuno può farlo! Marlene molto probabilmente morirà e io posso solo aspettare e illudermi e niente e nessuno potrà aiutarmi a alleviare questo dolore nessuno- in un momento di rabbia e furia mi spingo verso di lei, le afferro il viso, mi guarda sconvolta e confusa, le lacrime le rigano il volto finendo sulle labbra bagnate, la lucidità mi abbandona rintanandosi chissà dove, l’istinto bello pronto, mai utilizzato si fa strada tra le remore del buon senso e in un gesto repentino bacio Alessia, la sente serrare le labbra, passa poco più di un secondo e le sue mani mi spingono via facendomi ricadere sulla sedia
-          Ma che cazzo fa?????-
-          Scusami..io..-
-          Io cosa??? Lei è la mia psichiatra! Dovrebbe..dovrebbe ascoltarmi non baciarmi! Io le parlo della donna che amo, le dico che potrebbe morire e lei..lei..vaffanculo!- Alessia afferra la sua borsa ed esce sbattendo la porta. Che razza di medico sono?
 

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Capitolo 13
*** il fine non giustifica i mezzi! ***


Di notte in ospedale c’è un silenzio cosi surreale, come se tutto fosse tranquillo e tutti stessero dormendo sereni, come se quelle mura non nascondessero dolore sofferenza, morte.. Marlene è ferma, immobile, Serena si è addormentata sulla sedia blu, dorme agitata, chissà quali battaglie colossali e guerre mondiali starà combattendo nei suoi sogni per salvare la figlia. Ho chiamato mia mamma, le ho detto che non sarei più tornata da quella psichiatra, che poteva anche chiudermi in manicomio se le andava ma che li non ci avrei più messo piede. Mi domando come si possibile che le persone riescano ogni volta a distruggere la fiducia che di radio cedo? Devono avere davvero un talento particolare oppure devo essere io a non avere quello nello scegliere la gente!non sono arrabbiata con lei in realtà,non sono nemmeno curiosa di capire perché lo ha fatto, se ti  incendiano volontariamente casa non importa il perché no? Io non credo nel: il fine giustifica i mezzi!” che cazzo significa?è una frase detta anni e anni fa e non ha comunque mai portato a nulla di buono! Il fine non li giustifica i mezzi! Se uccidi qualcuno, se sacrifichi la vita di un uomo buono per salvare la popolazione sarai anche un eroe agli occhi di tutti ma rimani comunque un assassino! Come Silente che voleva sacrificare Harry per salvare il modo della magia da Voldemort! Marlene non glielo ha mai perdonato, lo ha sempre definito ipocrita, perciò: no, non me ne fotte un cazzo delle cause se le conseguenze sono devastanti!


Sono giorni che cammino in questo deserto, “trova una campana enorme e splendente” mi ha detto la maga, ma qui c’è solo sabbia e vento, sento ogni tanto chiamare il mio nome, come se delle urla lontane mi giungessero da chissà dove, sono voci familiari, per un po’ una di quelle voci è scomparsa, pensavo che non l’avrei sentita più e invece ora è tornata, non capisco cosa mi dice ma sembrano parole dolci mi danno la forza di camminare, di trovare la campana che mi porterà a casa: “suonala e tornerai da dove sei venuta!” ma da dove è che sono venuta? È come se avessi perso il senso del tempo, della misura dello spazio, sono giorni che vedo solo sabbia! O forse sono solo ore? E se fossero degli anni? Se le persone che mi vogliono bene non ci fossero più? Ma chi sono queste persone? Chi sono io? Non riesco a ricordare nulla. Mi tocco i capelli, sono cosi viola, mi piacciono, devo essere una persona abbastanza originale, ricordo che qualcun altro ha i capelli colorati come i miei, c’è qualcuno che faceva parte della mia vita che aveva i capelli cosi, ma chi? Non riesco a ricordare nessun volto! Qualcosa colpisce la mia attenzione: una campana! C’è una campana di vetro! Devo solo suonarla e sarò salva..
                                                                                                                                        

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Capitolo 14
*** come si può sopravvivere a questo? ***


Alessia ha deciso di non essere seguita più da me, ha le sue buone ragioni, sono stata cosi poco professionale, ho faticato cosi tanto ad ottenere la sua fiducia e poi.. la porta si apre e la mia paziente entra
-          Ciao Giorgia-
-          Buon giorno dottoressa..-
-          Come stai?-
-          Bene..-
-          Siediti- la ragazza magrolina si accomoda di fronte  a me
-          Hai mangiato questa settimana?-
-          Una mela..ogni giorno-
-          Ti piacciono le mele?-
-          No ma a mia sorella si-
-          E perché mangi quello che piaceva a tua sorella?-
-          A lei va di mangiare quello-
-          Ma tu non sei tua sorella-
-          Certo che lo sono, ora sono io a parlare con lei ma a volte, a volte lei torna e se decide che deve fare una cosa la fa- Giorgia mi guarda come se avesse detto la cosa più normale del mondo, Silvia smetti di pensare ad Alessia, c’è un problema più serio ora
 

La campana è a pochi passi da me, inizio a correre speranzosa, sono a un metro dal vetro splendente quando un enorme ragno nero mi taglia la strada, con un colpo netto mi getta a terra, mi ha colpito il petto, respiro faticosamente cercando di rialzarmi, ma le gambe sembrano come incollate su qualcosa di appiccicoso, oh cazzo ha fatto una ragnatela! E io ci sono dentro
-          Aiutoooooo! Aiutoooooo!-


Mi sono addormentata anche io alla fine, il torpore del sonno mi è ancora impresso addosso quando sento lampeggiare il monitor di Marlene, Serena salta immediatamente in piedi
-          Che succede?- chiede spaesata
-          Non è ho idea- un infermiera seguita da un medico entrano subito in camera
-          Dottore che succede?- chiede Serena, l’uomo fissa il monitor e spalanca gli occhi, l’infermiera lo guarda euforica
-          C’è un aumento di battito e di attività cerebrale..- risponde fissando basito il monitor
Il ragno si avvicina sempre di più..
-          Hai un alito orribile amico, dovresti cambiare dieta, potresti iniziare non mangiando me ad esempio! Aiutoooooooo, cazzo, cazzo, cazzo!- trova la campana e suonala, trova la campana un corno, no ma cara maga tranquilla non dirmi che oltre alla campana come regalino c’era pure questa cosa enorme, che poi proprio un ragno, non poteva essere una coccinella? Si blocca e mi fissa con tutti i suoi occhi,quanti saranno?beh perché si è fermato?
-          Ok..bene..rimani cosi eh- cerco di liberarmi dalle ragnatele ma sembro peggiorare il tutto, mi volto e accanto alla mia mano noto una spada..una spada? Mi sento Giovanna D’arco in questo momento, da dove cavolo è caduta ‘mo sta spada, ma che palle, ma guarda te, deve essere tutto nella mia testa, non esistono ragni enormi, o si?no, forse sono caduta e ho sbattuto la testa e mi sto immaginando tutto, il ragno ricomincia ad avvicinarsi, afferro la spada e in un attimo di deliberato coraggio mi spingo mezza bloccata contro di lui e lo infilzo,esplode rovesciandomi addosso quintali di robaccia verde e appiccicosa
-          Eh no dai..ma che schifo!!!-


Il monitor continua a suonare convulso
-          Dottore ma che significa tutto questo?- Serena è sull’orlo dell’isterismo, io non riesco a muovermi, a respirare, è tutto cosi..inaspettato..
-          Che si sta svegliando..-


Corro più veloce che posso gettando a terra la spada e mi lancio contro la campana e la suono, la suono più forte che posso…


Sono in piedi accanto a Marlene, non ho aria nei polmoni, la mente è vuota, i miei occhi non riescono a smettere di guardare le sue palpebre fino a che queste non si aprano lentamente e mostrano al mondo quelle due perle di quel colore cosi strano, Serena scoppia a piangere e le stringe la mano entusiasta, gli occhi del mio amore la guardano confusa, sono strani, non sono i suoi, non guardano la madre come fa sempre, con quel misto di affetto e gratitudine, la guarda come se fosse un estranea, poi sposta lo sguardo su di me e mi guarda spaventata e pensierosa
-          Che è successo..? dove..dove sono?..chi siete voi?- ed è la morte del muscolo cardiaco, ed è come quando si è bambini e al mare i nostri amichetti ci spingevano giù nell’acqua ghiacciata solo che in questo momento nessuno mi sta tirando fuori, ed è come quando ci si incastra qualcosa in gola e l’aria non va giù, è come quando si corre felice e si cade di ginocchia sulle pietre ed è come quando la persona per cui moriresti si sveglia e non sa chi sei. Come si sopravvive a una cosa cosi? Come si può aspettare mesi, abituare la mente al peggio, illudersi che tutto andrà bene e poi vivere questo? Avevo preso in considerazione tutte le ipotesi ma che lei non si ricordasse nulla no, come si può? Come si può resettare cosi anni della propria vita? come si può non riconoscere la propria madre? Non riconoscere la propria ragazza, la persona su cui si è dormito negli inverni più freddi?
-          Dottore..che cosa..- Serena è sconvolta
-          Si è appena svegliata..potrebbe essere la confusione-
-          Dottore, mia figlia non mi riconosce!- Marlene fissa la madre che urla e ritira la mano terrorizzata, sbarra gli occhi, ha paura, mi avvicino a lei per dirle di stare calma ma si spaventa ancora di più, è uno schiaffo in piena faccia, nel corso degli anni ho visto quegli occhi odiarmi, amarmi, desiderarmi, ma mai..mai gli ho visto spaventati da me. La madre urla come un ossessa contro il medico che cerca di calmarla riuscendo insieme all’infermiera a portala fuori dalla stanza, il caos forte e devastante termina in pochi minuti, Marlene mi fissa ancora spaventata
-          Marlene..amore..sono io, Alessia..-
-          Stai lontana da me- dice tutto di un fiato con la voce ancora flebile, ritirandosi per quello che le è possibile
-          Sono io..guardami..possibile che non ti ricordi di me..guardami Marlene..sono Alessia-
-          Non so chi diavolo sia Alessia, e chi è Marlene?? Dove sono???- la voce si alza di tono, sta per avere un crollo nervoso..io uno emotivo
-          Sei in ospedale, un anno fa un auto ti ha investita..-
-          Un anno fa??? Sono qui da un anno??- si agita sempre di più, il battito aumenta
-          Ti prego calmati..-
-          Dove è il deserto? E la campana..mi avrebbe riportato a casa, questa non è casa-
-          E quale è casa?-
-          Non lo so ma io questa non la conosco!non è casa mia!-
-          Lo so, è l’ospedale..-
-          Vattene-
-          Marlene sono io, sono la tua ragazza-
-          No! Io non ti conosco, vattene!-
-          Marlene ti prego..-
-          Ancora? Chi è Marlene?????-
-          Sei tu!-
-          No! Io non sono Marlene- cerca di muoversi ma è troppo debole
-          E come ti chiami?- decido di stare dietro ai suoi ragionamenti malgrado mi stiano divorando il cuore
-          Io..- ci pensa su, improvvisamente scoppia a piangere – io..non lo so!- le prendo la mano che prontamente scosta continuando a piangere senza sosta. La guardo..e per un attimo mi sembra di avere un estranea di fronte..

           

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Capitolo 15
*** questa minestra fa schifo ***


È ridicolo, è totalmente ridicolo, sicuramente è un sogno, ora io mi sveglierò e Marlene mi sorriderà contenta di essere qui, strofino gli occhi e quando li riapro lei è li a braccia conserte che fissa il soffitto
-          Ma tu non hai una casa? Sei qui da ore- afferma infastidita rompendo il silenzio
-          Sono..-
-          La mia ragazza! Si lo hai detto innumerevoli volte ma io non so chi sei e restare li a morire di fame e di sonno non mi farà ricordare-
-          Incredibile come un anno di coma non ti abbia addolcita- le sfugge un sorriso
-          Ero acida?- il tono si addolcisce
-          Decisamente..- le sorrido, rimanendo seduta al mio posto, ho paura che un mio qualsiasi passo possa spaventarla
-          Ma scusa, hai detto che ero la tua ragazza..-
-          Si lo sei..-
-          Lo ero,ma comunque: se davvero stavo con te non potevo essere acida, insomma chi è che fa l’acida con la propria ragazza-
-          Tu! Eri e sei una rompi palle polemica-
-          Sono appena uscita dal coma un po’ di rispetto- si atteggia, Dio quanto mi è mancata, mi è mancata cosi tanto che anche ora, ora che rinnega quello che eravamo, che ignora le notti in bianco passate strette tra fiato e lacrime a sperare che tutto sarebbe andato bene, non posso fare a meno di ridere della sua ironia e di trovarla di una bellezza impressionante, con la sua pelle bianca di cui conosco troppo bene il sapore, le mani affusolate, quelle mani mi facevano sempre venire in mente Meredith di Grey’s Anatomy, al pensiero mi sfugge un sorriso
-          Perché ridi?-
-          Un ricordo..-
-          Cosa hai ricordato?-
-          Che hai le mani come Meredith..-
-          E chi è?-
-          Lascia stare..-
-          Bah fai paragoni strani e poi non ti spieghi..- le brontola lo stomaco, se lo tocca imbarazzata
-          Fame?- annuisce
-          Prova a stare tu un anno senza mangiare-
-          Non fare la vittima, eri alimentata dalle flebo!- la guardo male
-          Si ma voglio cibo vero..voglio la pasta con la panna-
-          Non credi che sia un po’ pesante?-
-          Si ma sono uscita dal coma-
-          Basta con questa scusa del coma-
-          Non è una scusa, è un dato di fatto- mi sorride, quel suo sorrido da presa in giro che scopre quei suoi canini appuntiti e bianchi
-          Va beh vado a vedere se è possibile farti avere qualcosa da mangiare- mi affaccio fuori, Serena è stata sedata ora parla pacatamente con il medico, il carrello del cibo si avvicina alla porta, sorridendo rientro
-          Sei fortunata, sta passando la cena- si siede euforica
-          Salve, allora questo vassoio è per la signorina Marlene- si avvicina a lei e le sistema il tavolino con il cibo, la ragazza della mia vita si fionda subito ad aprire il  coperchio euforica mentre la signora esce, il suo entusiasmo muore improvvisamente non appena vede che cosa c’è davanti a lei
-          Ehi che succede?-
-          È una minestrina..-
-          Mmh buona-
-          Ma io volevo la pasta..-
-          Su avanti non fare capricci e mangia- afferra il cucchiaino e guarda rattristata la minestra
-          Che fine ha fatto quella donna?-
-          È andata a portare il cibo agli altri pazienti-
-          No, non quella donna, quella che si è messa ad urlare prima..-
-          Serena? È tua madre..comunque era molto agitata, è stata sedata-
-          E ora sta bene?-
-          Se vuoi appena finisci di mangiare vado a vedere, comunque si, sembrerebbe di si-
-          Posso anche mangiare da sola-
-          Nah..è triste mangiare da soli- mi siedo accanto a lei
-          Ne vuoi un po’?-
-          No grazie-
-          Come ci siamo conosciute?-
-          Eravamo piccolissime- sorrido
-          Racconta..- si scosta i capelli e porta alla bocca la minestrina
-          Buona?-
-          Si-
-          Comunque eravamo in gita di terza media in un orto botanico, fissavo una pianta tu ti sei avvicinata e mi hai preso la mano-
-          Sul serio?- mi guarda stupita, si lo ammetto è strano, ma è andata esattamente cosi, a volte alcune persone sono semplicemente nate per far parte una della vita dell’altra
-          Si..-
-          E non ci siamo dette nulla?-
-          No, tu hai sempre pensato che le parole alcune situazioni le rovinano-
-          Dovevo essere molto saggia-
-          Sei molto saggia!sei la stessa persona di un anno fa, la memoria tornerà-
-          E se non dovesse tornare?-
-          Tornerà,fidati di me- annuisce e porta alla bocca un altro cucchiaio di minestra
-          Comunque scherzavo, questa minestra fa schifo-

           

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Capitolo 16
*** Ti farò innamorare di nuovo di me, semplice! ***


Scusate per l’assenza cosi lunga ma ho una buona ragione. Mi sono innamorata, innamorata perdutamente ( lo sono felicemente tutt’ora) e mi sono accoccolata per un po’ nella mia bellissima bolla d’amore, inoltre gli esami universitari di quest’anno sono veramente pesanti. Ma ora eccomi qui, spero che il capitolo vi piaccia =)
 

È passata una settimana da quando ho aperto gli occhi, la ragazza con la cresta colorata non si è spostata da qui per tutto il tempo, immobile su quella sedia con le sue cuffiette gialle e un libro enorme in mano,in preda all’esasperazione non le ho più parlato, eppure lei non è andata via, se quello che dice è la verità: ci amiamo da ben cinque anni, non mi sembra nemmeno possibile che io possa aver avuto cosi tanta costanza, mi sento cosi diversa da come mi descrivono. Ho passato del tempo con mia madre, qualche ricordo fioco su di lei lo ho, sembra una persona buona, non equilibratissima ma buona. Vorrei ricordare tutto, vorrei poter essere quella Marlene che tutti rimpiangono, ma non so se quella persona potrà mai tornare, fingono che tutto vada bene, che io vada bene ma lo vedo che tutto questo le uccide, eccome se lo vedo. Alessia si alza dalla sedia, posa il libro a terra e si avvicina a me, fingo di dormire
-          Tanto lo so che sta facendo finta!-
-          No, non è vero- dico contrariata facendomi sgamare, ride
-          Vogliono farti vedere da una psichiatra-
-          E questo mi rende serena?-
-          Lo chiedi a me?-
-          Beh..sembra che tu mi conosca molto meglio di me..perciò..si lo chiedo a te- fa un sorriso che illumina tutta la stanza, guardo quegli occhi castani emozionarsi, non mi sembra cosi difficile trovare una motivazione al perché tanti anni fa quella che ero io ha deciso di avvicinarsi senza preavviso a questa ragazza
-          Non ti erano molto simpatici gli psicologi..-
-          Ah bene! Incoraggiante-
-          Vogliono solo accertarsi che non ci sia un qualche motivo psichico al tuo non voler ricordare- una smorfia di dolore sul suo viso
-          Ti fa male?- mi guarda stranita
-          Cosa?-
-          Pensare che io non voglia ricordare appositamente, ti fa male?-
-          Non pensare a cosa fa male a me-
-          Non hai risposto-
-          Si, mi fa male-
-          Perché?-
-          Perché fa male pensare che tu non voglia ricordarti di me, perché mi hai promesso di non scordarmi e invece..- le parole le escono svelte dalla bocca, si ferma poi d’un tratto
-          E invece l’ho fatto- termino io fissandomi l’ago della flebo nel braccio
-          Scusa..-
-          Scusa tu..vorrei poterti essere utile, vorrei ridarvi Marlene, ma non mi sento mio nemmeno il nome-
-          Come vorresti chiamarti?- le si illuminano gli occhi
-          Io..non..che vuoi fare?-
-          Hai avuto la possibilità di ricominciare da zero, presto ricorderai, ne sono certa, ma per ora, per ora puoi essere chi vuoi, scegli un nome- mi sorride
-          Ma non sarebbe reale..-
-          Per noi si, sarà il nostro gioco-
-          Caterina, mi piace molto il nome Caterina-
-          Bene Cate, pronta per lo strizzacervelli?- le sorrido
-          Alessia..?-
-          Dimmi tutto- sorride
-          Se la memoria non torna cosa farai?-
-          Ti farò innamorare di nuovo di me, semplice!- il suo sorriso mi scioglie la mente, le prendo la mano, sobbalza poi la stringe con gli occhi lucidi
-          E se la nuova me non sarà come quella vecchia-
-          Ancora più semplice, mi innamorerò di Caterina-



Sento ancora il contatto della mano di Marlene sulla mia, non mi aspettavo quel gesto cosi improvviso, mi mancava sentirla cosi vicina, sono sulla soglia della sua porta, aspetto con sua mamma la psichiatra
-          Speriamo che le faccia bene- mi dice lei stanca
-          Serena se vuoi andare a riposarti, rimango io qui- guardo indietro il corpo dormiente della mia piccola viola
-          No ,rimango ma..grazie, è ammirevole la costanza e la forza d’animo con cui ti prendi cura di lei, dove la trovi tutta quella forza? Tutte le volte che non ricorda cose che per noi erano essenziali ..io mi sento morire, non ricorda nulla neppure del padre-
-          Si ricorderà di noi vedrai! Ne sono sicura, tornerà la nostra Marlene- mi volto verso il fondo del corridoio e intravedo la psichiatra arrivare, non appena mi accorgo di chi è, un ondata di rabbia mi scuote.


Mi hanno chiamato nel reparto di degenza, una ragazzina si è svegliata dal coma e non sa più nemmeno chi è, tipico ma non per questo meno doloroso. Odio situazioni come questa, finchè si tratta di persone anziane allora in qualche modo ti capaciti, pensi che la vecchiaia purtroppo è cosi, ma quando sono ragazzini a scordare tutto quello che li ha resi ciò che sono allora sembra qualcosa di terribilmente sbagliato. Salgo le scale cercando di scacciare quel presentimento che non va via. E se la ragazza risvegliata dal coma fosse quella Marlene? Con quale faccia mi presenterei li? Il peso dell’errore che ho fatto lo rivedo ovunque, nel fascicolo ormai inutile di Alessia, negli occhi di mio marito, nelle mie mani tremanti, eppure non riesco a fermare la trepidazione nell’idea di rivedere quella ragazzina cosi sincera e perdutamente innamorata della sua Marlene, volto l’angolo e lei è li infondo all’angolo che parla con una signora, il cuore mi balza su per la gola. È cattiveria sperare segretamente che la sua Marlene la respinga? Sperare che lei e la sua cresta possano essere mie e solo mie? Mi riconosce, i suoi occhi prendono fuoco, è infuriata.
           

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Capitolo 17
*** due piccole fuggiasche ***


Salveeee ho notato che l’ultimo capitolo è stato recensito pochissimo e perfino chi recensisce sempre non lo ha fatto, non vi è piaciuto, via ha deluso? Spero di no, fatemi sapere <3 comunque spero che questo capitolo scritto alle tre di notte vi piaccia =)
 


         
         N o, non se ne parla! È fuori questione!- urlo spaventando Serena, Silvia si blocca
-          Alessia che c’è?-
-          No, non sarà quella tizia a occuparsi di Marlene-
-          Ma che ti prende? Cosa ha che non va quella donna?- in prenda alla rabbia avanzo verso Silvia e mi paro a pochi passi da lei
-          Che cazzo ci fai qui?-
-          Alessia calmati, non avevo idea che la paziente che mi avevano affibbiato fosse lei, sto solo facendo il mio lavoro-
-          Beh considerando che lo fai decisamente male, ti consiglio di tornartene giù nel tuo bello studio e di non osare avvicinarti a Marlene, è chiaro?-
-          Alessia! Ti pare questo il modo di comportarsi con la dottoressa?- Serena mi ha raggiunto e mi guarda sconvolta
-          Non si preoccupi signora..- Silvia abbassa lo sguardo
-          Questa donna era la mia psichiatra e ti posso assicurare Serena che il suo lavoro non lo sa fare-
-          Ma se è ci è stata raccomandata dal dottore di Marlene, dottoressa mi spiace, siamo tutti molto agitati, prego mi segua la porto da Marlene-
-          No,questa donna non si avvicinerà alla mia ragazza!-
-          Alessia! Apprezzo le tue preoccupazioni, ma Marlene è mia figlia,e  comunque mi pare che per un anno intero non ti sia premuto molto della sua salute- un doccia fredda, come può pensare che io sia sparita perché non mi importava? Come può non capire che vederla li mi uccideva
-          Come puoi dirmi questo Serena? Io amo tua figlia..-
-          No Alessia, apprezzo la tua presenza ma se l’avessi amata veramente non saresti scappata, chi ama non fugge, hai preferito vivere la tua vita come se niente fosse piuttosto che..-
-          Non te lo permetto! Non ti permetto di dire queste cose! Tu non sai cosa io avevo dentro, non sai nulla! È tua figlia, io lo capisco, capisco che sia stata dura starle vicino durante quest’anno ma non puoi sapere cosa provavo io, e quella donna, quella che tu stai portando da tua figlia, non è adatta a una situazione come questa-
-          So cosa serve a mia figlia, ti ringrazio per essere stata vicino a lei ma ora puoi anche andare-
-          Cosa?-
-          Vattene Alessia-
-          No, non puoi mandarmi via-
-          Certo che posso,io sono la madre, tu non sei una sua parente, non sei nessuno-
-          Sono l’amore della sua vita, ecco cosa sono, tu sarai anche sua madre ma non l’hai mai capita mai- la rabbia trabocca fuori ignorando le parole che escono fuori dalla mia bocca
-          Alessia va via!-
-          Lei voleva andare via, l’hai soffocata,l’hai distrutta, l’hai resa fragile e insicura di se stessa, troppo impegnata a stare dietro alle tue stupide storielle sentimentali, troppo impegnata a portarti a casa un uomo diverso ogni notte per accorgerti che Marlene  sentiva e provava disgusto!-
-          Era una bambina!dormiva e comunque  non ho mai portato nessuno a casa, Marlene ha troppa fantasia e anche tu-
-          Ma ti prego!-
-          Io l’avrò anche ferita ma tu l’hai abbandonata nel momento del bisogno, sei sparita, non meriti di starle accanto-
-          Alessia..- fa per parlare Silvia
-          Tu stai zitta! Mi fai solo su schifo e giuro su me stessa che non toccherai Marlene-


Ho la macchina parcheggiata fuori dall’ospedale, conosco perfettamente i movimenti di Serena a quest’ora generalmente è nel corridoio del piano di sotto a prendere un caffè,mi sono piazzata qua sotto per una settimana, ho un adrenalina addosso pazzesca, so che sto per fare una cavolata eppure mi sembra l’unica cosa possibile,Marlene è maggiorenne e domani l a dimetteranno perciò.. do l’ultima boccata alla sigaretta e poi la butto a terra spegnendola con il piede .


Alessia è sparita, la psichiatra non mi ispirava molta fiducia, ma va beh, immagino sia normale, poco normale invece mi sembra la mia mancanza cosi forte per quella ragazza stramba, mi manca vederla dormire sulla sedia vicino a me, sentirla cantare per svegliarmi la mattina, mi manca quando mangia con me quella poltiglia e finge che sia buona, sa cosi di..casa. eppure non riesco proprio a ricordare, chissà perché è sparita, si sarà stancata di aspettare che la sua Marlene torni, la capisco però..però aveva promesso!perchè mi spiace cosi tanto che sia sparita?la porta si apre di improvviso chiudendosi poi di un tratto, una figura incappucciata si volta, oddio..
-          non urlare, sono Alessia-
-          vuoi forse farmi morire di infarto? Il coma non basta?- mi sorride, il suo spazio bianco le illumina il viso malgrado il buio spezzato solo dalla luce della luna
-          ascoltami Marlene, domani ti dimetteranno, noi  però ce ne andiamo ora-
-          cosa? Ti sei impazzita? Non posso..e poi sei sparita per giorni perché dovrei darti retta?-
-          tua mamma mi ha vietato di vederti-
-          perché?-.
-          storia lunga ma ti prego..ti prego vieni via con me-
-          io..- mi porge una felpa. Che cosa fare? L’idea di andare via con lei mi alletta molto di più che tornare con mia madre
-          Marlene..- si avvicina e senza preavviso mi abbraccia, il calore delle sue braccia mi riscalda, non è un contatto famigliare, eppure resterei cosi ferma tra le sue braccia per ore, mi stampa un bacio sulla guancia e mille brividi mi salgono su per la guancia, che mi stia infatuando della mia ragazza?
-          Va bene!- afferro la felpa e indosso il cappuccio
-          Metti i pantaloni, svelta-
-          Voltati!-va bene che stavamo assieme ma per me è ancora una pseudo sconosciuta, alza gli occhi al cielo e ridendo si volta, infilo svelta i jeans
-          Fatto! Come sapevi la mia taglia?-
-          Hai parecchie cose tue a casa mia, su forza, andiamo- mi afferra la mano e inizia a correre per i corridoi dell’ospedale, mi sento cosi viva, cosi serena, mi viene da ridere e ridiamo, cerchiamo di mantenere i toni bassi ma una volta entrare in macchina scoppiamo a ridere, mi sento cosi bene, mi guarda come se fossi una specie di miracolo, non so se nessuno mi ha mai guardato cosi ma tutti dovrebbero sentirsi cosi almeno una volta nella vita
-          Sei bellissima, e non riesco a credere di averlo fatto- mette in moto
-          Nemmeno io, a mia madre verrà un colpo quando non mi vedrà, ho qualche ricordo di lei sai? Ma non sono felici-
-           E di me? di me nessun ricordo?-
-          Vorrei poter renderti felice ma no..però dopo  questa follia non mi scorderò mai di te-
-          Nemmeno io mi scorderò mai di te-
-          Dove andiamo?-
-          Al mare- mi sorride, si ho fatto bene ad andare via con lei
 

Marlene è seduta sul sedile del passeggero, dorme, sono ore che guido, un po’ per l’ansia, un po’ perché il mare è lontano, ci arriveremo all’alba, quanto è bella, il finestrino è un po’ aperto e i suoi capelli volano allegri, sembra cosi serena, un sorriso da ebete mi si stampa in faccia, è un anno che sogno di averla tutta per me ed ora eccoci qui come due piccole fuggiasche,so di essere in un bel guaio ma ora in questo momento ho il cuore che strabocca di felicità
           

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Capitolo 18
*** e se tu fossi la mia cura? ***


Sono le tre del pomeriggio, il caldo di aprile è dolce e ci coccola mentre mangiamo un po’ di insalata di patate
-          È bellissimo qui- sussurra Marlene
-          Era il tuo posto preferito..-
-          Davvero?-
-          Si, ci venivi tutte le volte che eri incazzata con qualcuno-
-          Alessia? – mi chiede dubbiosa
-          Si?-
-          Ero felice?-
-          In quale contesto?-
-          In generale, insomma, avevo una bella vita?-
-          Beh..- la guardo, prima o poi ricorderà tutto e io non so cosa dirle, dovrei raccontarle dell’astio che ogni tanto le logorava il petto verso sua madre, della sofferenza che avere perso il padre le provocava ogni domenica?dovrei dirle dei suoi attacchi di panico, delle su incertezze sul futuro? La guardo li che aspetta una risposta, è dannatamente bella,cosi libera dai vincoli del passato
-          Si! Avevi una vita perfetta!-
-          E tu mi eri sempre vicino?-
-          Come una sanguisuga! – ride, la sua risata mi apre le porte del paradiso in un solo secondo
-          I miei vestiti ti vanno assai larghi!-
-          Hanno un buon odore- mi sorride con le sue fossette
-          Sei bellissima..-
-          Beh se avessi saputo che mi invitavi a cena mi sarei conciata meglio-
-          Non è necessario, non ti è mai piaciuto sistemarti più di tanto-
-          È spaventoso..-
-          Cosa?-
-          Che tu mi conosca più di me stessa? Insomma che fine hanno fatto tutti i miei ricordi, tu devi avere la testa cosi piena di cose che ci riguardano ed io..io non so nemmeno..so il tuo nome a stento-
-          Non importa..ho abbastanza ricordi per entrambe-
-          Non è giusto! Non posso obbligarti a sopportare tutto questo..io..io potrei non ricordare mai più..- abbasso lo sguardo, sento le lacrime scendermi giù
-          Io voglio te..ho sempre voluto solo te, non c’è stato attimo, secondo in cui i tuoi occhioni viola non sono stati al centro dei miei pensieri, io ti amo, e so che tu non sai nemmeno chi sono, che non puoi provare nulla per me, ma il mio amore è qui, sei stata la cosa più bella che ho avuto nella vita, ero il tuo presente e il tuo futuro, dicevi che nel caos noi insieme riuscivamo a rimettere insieme un po’ di ordine, sono andata in frantumi tante volte e tu..tu sei stata il collante che mi ha tenuto in piedi. Hai aspettato me cosi tanto tempo che beh sono disposta ora ad aspettare te..per sempre..- mi guarda, ormai piange anche lei, piange cosi forte da farmi preoccupare, cerco di calmarla ma ormai è un fiume in piena
-          Ehi..che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
-          Sono cosi..cosi..spaventata! non so chi sono, non so nulla, vorrei cosi tanto poter ricordare! So solo che quando sei sparita dall’ospedale mi sei mancata, la tua presenza mi tranquillizzava cosi tanto e anche se ti ho mandato via tante volte..adoravo sentire il suono della tua voce..e..io non lo so perché ma credo che qualcosa voglia dire!- non trovo le parole, riesco solo ad abbracciarla forte
-          Ti amo..Marlene-





Mi stringe forte e non so come spiegarlo ma..mi sento a casa, L'odore di Alessia è familiare come quello della marmellata alle pesche, o del mare in bufera
-          Dobbiamo tornare in ospedale, parlerò con mia madre, non voglio che finisci nei guai..-
-          E se mi vieta di vederti?- la stringo ancora più forte
-          Ehi  a quando mi avete detto sono maggiorenne no? Posso scegliere io chi vedere o no-
-          Già..-
-          Perché mia mamma ti ha mandato via?-
-          Non volevo che Silvia fosse la tua psichiatra-
-          Perché no?-
-          Lunga storia, finisci di mangiare, poi andiamo in ospedale-
-          Mia madre sarà preoccupata..-
-          Sa che sei con me-
-          Come fa a saperlo?-
-          Mi conosce, sapeva che averi organizzato qualcosa-
-          Tutti sapete conoscere bene tutti..- mi destabilizza tutto questo
-          Non avrei dovuto rapirti..-
-          Te ne penti?-
-          No, quando si tratta di te non mi pento mai.. solo che..ci saranno serie conseguenze..-
-          Mi spiace, sono peggio di un incubo immagino-
-          Sai quale è stato il vero incubo?- faccio segno di no con la testa – vederti li, ferma immobile senza poterti parlare..- la sua voce viene interrotta da un pianto fragoroso, la stringo forte di impulso,lei nasconde il volto sul mio petto, dopo un paio di minuti alza lo sguardo e mi fissa, i suoi occhioni celesti sono pieni di lacrime,i suoi capelli colorati stonano con la mia felpa nera
-          Non piangere..- le sorrido, lei sbarra gli occhi sorpresa e scoppia di nuovo a piangere
-          Ehi..shhh..che ho detto?-
-          Mi è mancato vederti sorridere, mi è mancato da morire..-
-          Va tutto bene, sono qui ora..-
-          No, non sei qui, non sei qui..- una lama mi taglia per metà il cuore, allora non è vero..non è vero che non le importa se non ricordo,non è vero che è disposta ad aspettare,la mia memoria mancante le pesa terribilmente, non posso farle questo, dovrei lasciarla andare
-          Scusa..- le dico,mi stringe fortissimo
-          Non te ne andare mai più..- alza lo sguardo e si tuffa sulle mie labbra, i miei occhi si spalancano, nella mia mente riaffiora un ricordo. Ci siamo io e Alessia,guardiamo la tv, lei è tutta concentrata, è una partita di calcio, si volta mi sorride e mi bacia
-          Preferisci il calcio a me-
-          Non è vero! Preferisco te qui mentre guardo il calcio- le faccio la linguaccia lei mi guarda maliziosa e mi si fionda addosso.
 


E se fosse lei la mia cura?
           

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Capitolo 19
*** never let me go ***


Parcheggio la macchina vicino all’ingresso dell’ospedale, Marlene sta bevendo una coca cola nervosa
  • Cazzo!- impreco
  • Che succede?-
  • Ci sono le macchine della polizia, tua mamma deve averla chiamata-
  • Non possono farti nulla, sono maggiorenne, non è un rapimento-
  • Hai un vuoto di memoria, per la legge sei tipo non in grado di intendere e di volere e io un impostora che se ne è approfittata-
  • Hai detto di aver passato tre quarti degli ultimi anni a casa mia-
  • E quindi?-
  • Mia madre ti conosce, non ti farà arrestare!-
  • Ah no? Le abbiamo fatto prendere un colpo!fidati non mi perdonerà mai-
  • Per cosa?- come glielo dico di non esserci stata per mesi mentre era in coma?
  • Nulla..-
  • Potrei fingere di aver ritrovato la memoria-
  • E come? Non  ricordi niente-
  • Raccontami quello che devo sapere!-
  • Hai perso la memoria, non basterà dirti quattro cose per farti sembrare..-
  • Normale?-
  • No, non volevo dire questo-
  • Se ti sei pentita di avermi portato via, basta dirlo! È  stata tua l’idea-
  • No, no che non mi sono pentita- le prendo la mano –questo pomeriggio con te è stata la prima cosa bella che mi capita dopo un anno e mezzo!-Marlene mi da un bacio sulla guancia, chiudo gli occhi per sentire il suo profumo di salsedine
  • Ora andrò dentro e dirò che ho dato i numeri e sono scappata da sola, che ho vagato qui in torno per un po’ e che poi mi sono accovacciata qui vicino cercando il coraggio per tornare-
  • E come facciamo per il divieto di tua mamma di vederci?- mi prende il volto tra le mani
  • Troverò una soluzione ok? Tu vieni ogni giorno alle tre, tempo qualche giorno e ti faranno entrare,promesso-
  • Sembri la volpe del piccolo principe..-
  • Mi piacciono le volpi-
  • Su, vai ora- annuisce, apre lo sportello – Marlene..-
  • Si?-
  • Ti amo..- si avvicina al mio viso lasciandomi un leggere bacio sulle labbra



Sono passate due settimane dalla mia fuga romantica con Marlene,sono venuta qui ogni giorno alle tre ma di lei nessuna traccia. Bevo il mio caffè, il quinto della giornata. Avete presente quella sensazione di occlusione  allo stomaco, come quando guardate un film drammatico e pian piano arrivate alla conclusione che non ci sarà un lieto fine? Quel nodo alla gola perenne, quello stato di apatia che precede una crisi isterica violenta? Ecco..io sto cosi. Tremo nervosa, il piede si muove, respiro affannando, i capelli spettinati, le occhiaie nere, le unghie mangiate. Silvia è passata davanti a me già quattro volte gettando occhiate preoccupate ai morsi auto inflitti sulle braccia. Guardo l’orologio: le cinque. Sento qualcuno sedersi vicino a me. fai che sia Marlene. Mi volto, è la psichiatra
  • Io non parlo con lei-
  • Alessia possiamo solo per un attimo scordare quello che è successo tra di noi?-
  • Non c’è nessun “noi”! e quello che ha fatto è immorale, potrei farle causa per molestie sessuali o ancora farle causa per avance verso un paziente. E poi con quale faccia viene qui a parlarmi?-
  • Perché Marlene mi ha chiesto di dirti una cosa..-
  • Non le credo, perché  non dirlo direttamente a me-
  • Perché non è più qui. Sua madre si è trasferita a Bologna e ha ricoverato li Marlene-
  • mentendo- mi passa una busta
Questa è una sua lettera, mi ha chiesto di dartela. Quando sarai pronta a parlare sai dove trovarmi!- si alza e va via.  Fisso la busta poi mi decido ad aprirla
mamma non ha creduto alla mia scusa, è convinta che io sia scappata via con te. Vuole che ci trasferiamo a Bologna, dice che li potranno aiutarmi a recuperare la memoria, mi sono imposta, anche il medico ha detto che non era il caso di portarmi via dal luogo che più di tutti mi può aiutare visto che son cresciuta qui. Lei non ha voluto sentire ragioni, date le mie condizioni è lei che decide. Se il nostro amore è vero, Alessia, ci rincontreremo. Grazie per tutto, il ricordo del mare e di te non sbiadirà mai. A presto. Marlene”

La testa gira vorticosamente, mi sento scivolare giù verso il pavimento, poi solo il freddo delle mattonelle.

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Capitolo 20
*** Jingle bell, Jingle bell Rock ***


Buona sera a tutti e scusatemi per l’assenza, oggi è natale, quindi tanto cibo e tanti regali, adoro il natale,adoro le lucine *-* cosi ho pensato di scrivere un bel capitolo natalizio =)



Due anni prima
  • Santo Dio, non me la ricordavo cosi incasinata questa soffitta- tolgo via le ragnatele di mezzo
  • Ci potevamo festeggiare halloween a saperlo!- ironizza Marlene
  • Dai su dammi una mano a prendere gli scatolini-
  • Sono troppo felice, quell’albero è perfetto!sarà l’albero più bello del mondo! Vinceremo un premio, me lo sento!-
  • Calma l’entusiasmo cosetta, è solo un albero!- Marlene mi cinge la vita e mi guarda male
  • Uno: non sono una cosetta e due: NON è SOLO UN ALBERO DI NATALE! Questo è il primo natale in cui le nostre famiglie festeggiano insieme, deve essere tutto perfetto. E poi che senso ha fare un albero di natale se lo facciamo tutto brutto e spoglio?- le sorrido e le do un bacio leggere sulle labbra, il tessuto del suo maglione nero e bianco è molto morbido al tatto
  • È cosi importante per te?-
  • Si…-
  • E allora diamo vita al più bel albero di natale del mondo! Quando babbo natale lo vedrà ne sarà super geloso-
  • Ah ti volevo dire una cosa…-
  • Perché questa faccia??? Che c’è???-
  • Ecco, sai che ci saranno tanti bimbi per casa no?-
  • Si, inizio ad avere paura!-
  • Ho promesso alle loro madri che domani sera, ovvero la vigilia tu ti saresti vestita da babbo natale e io da elfo e avremmo distribuito i regali…-
  • Dai smettila di prendermi per il culo, non puoi averlo fatto davvero!- fa la faccia colpevole
  • Io non mi vesto da babbo natale!-
  • Dai, ti prego amore! Che ti costa?-
  • La dignità-
  • E cosa sarebbe poco dignitoso? Fare felici dei bambini, incrementare i loro sogni, regalare loro un bel natale? Questo è poco dignitoso?- incrocia le braccia
  • No, mettere la barba bianca, il cappello rosso e gridare oh oh e andare in giro!-scoppia a ridere
  • Ti amo!-
  • Non ho detto che lo farò-
  • Ti prego..- mi bacia lentamente, fa scendere la mano lungo la mia pancia, per poi accarezzarmi i fianchi
  • Mmh se mi porti in camera da letto forse mi convinci!- si stacca tutto di un tratto e afferra lo scatolone
  • No, dobbiamo fare l’albero!-
  • Ti odio!-
  • No, mi ami!-



Il vestito rosso pizzica, non posso credere di essermi lasciata convincere, lo tolgo poggiandolo sul letto, sono ancora le cinque, tra poche ore la casa sarà invasa dai parenti. Che ansia! Odio il natale! Vado in cucina e davanti a me c’è una Marlene tutta piena di farina che canticchia
  • Astro del cielllll, pargol divinnnn, mite agnello redentorrrrr-
  • Che cosa stai facendo?-
  • Cucino canticchiando!-
  • Ma tua mamma non si era messa d’accordo con la mia per ordinare dal catering?-
  • Si, ma ho deciso di fare io il dolce-
  • Capito!- mi guarda male – che c’è?-
  • Chiedimelo!-
  • Non è un è po’ troppo presto per chiederti di sposarmi?-
  • Deficiente! –
  • Ok! Ok! Che dolci stai facendo?-
  • Speravo mi facessi questa domanda- ride – allora crostata con farina di castagne, torta al cioccolato e pasticcini alla crema di nocciole!-
  • Tuo cugino non era allergico alle nocciole?-
  • No, alle noci!hai provato il vestito di babbo natale?-
  • Si!-
  • Sarai pucciosissima con quel vestito!-
  • Perché hai una sciarpa in testa?-
  • Ah si- mi sorride e togliendosela mostra un mare di capelli verdi – ta daaaaaaa-
  • Hai tinto i capelli di verde??-
  • Si, ovvio! Tu lo hai mai visto un elfo con i capelli viola?-
  • Amore: dimmi la verità!-
  • Su cosa?-
  • Ti droghi?-
  • Ma no, è che voglio che..-
  • Tutto sia perfetto! Si!- mi sorride
  • Ti amo- fa il giro e mi stampa un bacio sulle labbra
  • Ti amo da morire anche io- fisso l’albero di natale, è perfetto, luci al punto giusto,palline colorate, stella dorata in alto, la donna che amo felice e verde. Ho tutto quello che ho sempre voluto



Fisso l’albero di natale dell’ospedale. Sono passati mesi da quando Marlene è partita. Sono venuta qui ogni giorno, all’inizio sperando che quella lettera fosse una bugia poi per cercare di scoprire dove è che lei era. Sono venuta talmente tante volte in questo reparto che conosco tutti i pazienti, talmente tanto che come un’idiota sono qui con un cappello di babbo natale in mano e dei pensierini per loro in un sacco rosso. Odio il natale, non so perché faccio tutto questo, forse perché Lidia la vecchietta di ottanta anni mi sorride felice, forse perché in ogni sorriso mi sembra di vedere il suo, forse perché ora magari lei in questo momento è riuscita a ricordare me e il mio vestito da babbo natale.

 
Buon natale e felice anno nuovo

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Capitolo 21
*** dove sei? ***


Non vedo Marlene da un anno e mezzo ormai, mi domando se la mia vita sia andata avanti. Lavoro in un ristorante, mi piace come mestiere, mi è sempre piaciuto vedere la gente mangiare, mi sembra di buon umore. Vi domanderete il perché io non abbia mai cercato di rintracciarla,beh sappiate che l’ho fatto, l’ho cercata ovunque ma di lei è come se non ci fosse più traccia. È come sparita. Frequento una ragazza da qualche mese, niente di serio, solo un passatempo, sembra crudele da dire me ne rendo conto ma lo sa anche lei. credo che sia la prima cosa che le ho detto quando l’ho vista. Ciao, piacere sono Alessia, ho il cuore a pezzi, e un'altra in testa. Lei si chiama Lily, occhi azzurri e capelli castani, bassina e totalmente diversa da..da Marlene. Credo di averla fatta apposta, a cercare qualcuno di cosi diverso intendo. Finisco di spazzare il pavimento e mi reco in una stanzina per tornare a casa. Quando esco fuori dal locale sono ormai le due di notte, l’aria è frizzante ma non fredda. Salgo in macchina e sospiro, Lily mi aspetta a casa sua, ogni tanto passo da lei dopo il lavoro, questa però è una di quelle sere in cui non ne ho assolutamente voglia, non ho voglia delle sue domande, dei suoi dubbi su noi  due,delle sue pretese, perché che Lily sappia che io amo  un’altra è un conto ma che lo accetti un altro. Parcheggio e citofono a casa sua, passano pochi secondo e la porta del condominio si apre, salgo le scale fino a che non trovo la porta di casa sua aperta, entro, lei è in mutande e reggiseno e sta aprendo delle birre fredde, me ne passa una
  • Ti aspettavo, mi mancavi-
  • Già…- mi si avvicina e mi bacia dolcemente, rispondo con titubanza
  • Che hai?-
  • Niente, sono solo molto stanca-
  • Vuoi riposarti un po’? vuoi un caffè?-
  • No..io credo di voler tornare a casa e dormire un po’-
  • Che problema c’è? Puoi dormire qui, Amore- la guardo perplessa, le avevo chiesto di non chiamarmi cosi
  • Oh io intendevo dire Alessia, si assomigliano cosi tanto-
  • Vado a casa-
  • Ma perché non resti mai qui a dormire?-
  • Perché non ne ho voglia!-
  • Ma che significa?! Stiamo insieme..-
  • Ehi ehi frena. Noi non stiamo insieme- l’allontano ed esco da quella casa, pochi passi e sono in macchina, accendo la musica al massimo e corro via per le strade di lecce, il contachilometri che schizza alle stelle, la mia disperazione che si fa largo fino agli occhi. Piango, piango a singhiozzi rumorosi, da quanto tempo non piangevo cosi? Da un anno ormai. Gli occhi sono annebbiati dal pianto, le mani tremano, qualcuno attraversa la strada io non me ne accorgo, lo vedo solo all’ultimo momento, riesco a deviare la traiettoria ma la macchina viene scaraventata via a causa dell’imprevisto cambio di rotta. La macchina sbanda inchiodando. Rimango ferma, immobile, paralizzata, respiro a fatica, sono viva? Mi guardo le mani, mi tocco la faccia. Si..sono viva! Poggio le mani sul volante e respiro a fondo, sono viva, sono fottutamente ancora viva
  • Ehi tutto bene?- una voce familiare proviene da fuori il mio finestrino, mi volto lentamente. Uno schiaffo in piena faccia. Marlene è di fronte a me, i capelli neri sciolti, una sciarpa stranamente colorata a cingerle il collo, mi guarda come se mi conoscesse
  • Marlene?-
  • Come conosce il mio nome?- non si ricorda di me! come è possibile? È passato solo un fottutissimo anno e mezzo. La fisso e decido di mentire
  • Ho tirato a indovinare-
  • Wow che brava! Sta bene?-
  • Si benissimo grazie-
  • Sicura? Se vuole chiamo un’ambulanza-
  • No, grazie. Sto bene- mi sorride e va via. Vedo il suo profilo allontanarsi…
Mi sveglio di colpo, mi sono addormentata in macchina fuori casa di Lily, che sogno assurdo,un incidente, Marlene che mi chiede come sto..avrei dovuto capire che era un sogno da me che mi salvo cosi dopo una deviata del genere. Respiro affondo e metto in moto, o non dormo o faccio incubi. Brutta bestia l’insonnia. Arrivo a casa, apro il frigo e prendo una birra stendendomi sul divano, accendo la tv concedendomi un po’ di tv spazzatura, non ho voglia di roba pesante. Chissà dove sei? I rumori del mio stomaco mi ricordano che non mangio da stamattina, mi alzo appesantita, apro il frigo afferro due uova, le rompo e ne verso il contenuto in una padella, due uova alle quattro del mattino, il fegato ne sarà felice, mi verso un bicchiere di vodka, ecco ora ne sarà proprio entusiasta.
 




Domani ho lezione in accademia ma non riesco proprio a prendere sonno. Sono fuori dall’ospedale da mesi ormai. La memoria non è tornata, cosi ne ho costruita una man mano. Ho solo dei flash ogni tanto, in ognuno di questi c’è una cresta colorata, due occhi stupendi, delle labbra che mi sfiorano.. sbuffo e mi tiro su dal letto, i capelli viola mi cadono sulle spalle sciogliendosi dal codino, non ne sono certa ma credo che quella chioma colorata appartenesse ad Alessia, è come scomparsa, mia madre mi ha detto che poco dopo che partimmo lei la chiamo dicendole che di me non ne voleva sapere più nulla, che era inutile che le scrivessi o che le facessi sapere dove ero perché la sua vita era già complicata cosi, ho accettato la sua scelta ma non riesco a fare a meno di chiedermi il perché in ospedale avesse manifestato tanto interesse. È strano, sento la sua mancanza pur avendoci passato pochissimo tempo assieme. Scendo dal letto e mi dirigo in cucina, apro il congelatore e afferro una coppa di gelato, cucchiaino inmano e affogo le mie pene nel cioccolato.
 




Sono seduta al tavolo di un bar,aspetto Silvia, si esattamente lei, la psichiatra che tanto odiavo, in un anno e mezzo sono successe molte cose, siamo diventate amiche,lei ha mollato il marito e ora convive con una tizia che sorride sempre. Mi ha aiutato a cercare Marlene e soprattutto a dosare i miei attacchi isterici..
  • Buon giorno!- mi dice sedendosi di fronte  a me con un sorriso enorme
  • Qualcuno ha scopato ieri sera eh- scoppia a ridere
  • Samuela era più allegra del solito e quindi..-
  • Ne hai approfittato!-
  • Eh già! Anche se da che pulpito viene la predica! Ti accoppi più tu di me da single che io da fidanzata-
  • Accoppi? Che termine orribile! Comunque ti sbagli, non vado da Lily da un po’, cioè ci sono andata ieri ma sono andata via tipo subito-
  • Come mai?-
  • Non avevo voglia di stare in sua compagnia-
  • Perché non provi a conoscere qualcuno come si deve? Non cosi giusto per appagarti! Va meglio il termine appagare?- le sorrido
  • Non sono pronta-
  • Ale non puoi passare tutta la tua vita ad aspettarla..-
  • È troppo presto..-
  • Come preferisci..-
 
 
 

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Capitolo 22
*** stay with me, you all i need ***


Abbottono la camicia nera, lego il grembiule intorno alla vita e alzo i capelli. Mi guardo nello specchio del ristornate in cui lavoro, il colore acceso dei miei capelli si è totalmente spento lasciando il posto a un biondo cenere decolorato, storco il naso e respiro affondo. Pronta a un’altra serata estiva di intenso lavoro esco dal bagno dirigendomi verso l’office. Luisa sta preparando la lavastoviglie con gli ultimi bicchieri degli aperitivi. Mi appoggio con le braccia sul tavolo dove Paola prepara gli affettati per gli antipasti.
  • Quanti prenotati abbiamo questa sera?- mi chiede lei sbadigliando
  • Centoventi, tra cui una tavolata di quaranta!-
  • Quaranta persone in una sola tavolata???-
  • Si, è un addio al nubilato!-
  • Che Dio ci aiuti!- rubo una fetta di formaggio  
  • Wow! Mangi!-
  • Si, oggi ho fame-
  • Credo che la cena sia pronta-
  • Mmh..no, vado a sistemare i coperti- accarezza la catenina a forma di rosa dei venti che ho al collo
  • Come vuoi-


È passata un’ora, la sala è piena e le casse diffondono ovunque “stay with me” ! questa canzone viene trasmessa di continuo su qualsiasi radio. È un suono dolce. Mi muovo svelta con il taccuino in mano. Quaranta donne starnazzano cercando l’attenzione della futura sposa, prendere la loro ordinazione sarà molto dura. Mi avvicino dedicando loro un bel sorriso, sono tante persone, spenderanno un sacco di soldi, il minimo che posso fare è sorridere.
  • Buona sera!- mi rispondono in coro, con vari “ciao” “Sera”
  • Chi è la festeggiata?-
  • Io!- squittisce una donna bionda sui trenta anni. Gli occhi le brillano e il sorriso è cosi grande che basta per tutte e quaranta.
  • Io direi che è la sfortunata!- afferma una ragazza seduta vicino a lei e tutte scoppiano a ridere. Cominciano a ordinare cosa vogliono facendo diverse domande
  • Ok quindi ricapitolando: venti antipasti della casa, dieci linguine alle vongole, quindici risotti, dieci ravioli  e dieci litri di vino bianco?- ringrazio Dio di non lavorare in cucina  
  • Per il momento si, per i secondi ordiniamo dopo-
  • Ah ecco Marlene che è tornata dal bagno- afferma  una ragazza dai capelli rossi – le ho mandato un messaggio e ha detto che le linguine le vanno bene- mi volto verso la ragazza che ha lo stesso nome della mia croce curiosa di vedere se le assomiglia in qualcosa. La penna mi sfugge di mano. È Marlene! Eppure è come se non fosse lei. Indossa una vestitino nero, dei tacchi alti che mai avrebbe usato dato il suo odio per le scarpe scomode, i capelli legati sulla nuca e un rossetto rosa sulle labbra. Sorride alle sue amiche e si siede accanto alla rossa, mi guarda senza riconoscermi e mi sorride come qualsiasi cliente alla cameriera che si occupa di lui.  Non posso crederci…non mi riconosce! Che diavolo le hanno fatto? Mi sembra di rivivere nuovamente lo stesso incubo. Mi dirigo verso la  cucina con in mano la comanda, totalmente sconvolta, non devo avere un bel colore. Sofia la donna che sta dietro alla casa che prende la fotocopia  delle ordinazioni mi guarda preoccupata
  • Alessia, cara, ti senti male? Sei pallidissima! Vai al bar e fatto dare un po’ di orzata..-
  • No, no Sofia sto bene..solo..fa  troppo caldo- afferra il telecomando del condizionatore è abbassa i gradi
  • Ecco!-
  • Grazie..- la guardo riconoscente, lei mi sorride con il suo sorriso da mamma dolce
  • Porto la comanda in cucina-
  • Si, si- lascio la comanda in cucina e corro in office dove Luisa sta sistemando le torte
  • È qui!- lei mi guarda confusa
  • Chi?-
  • Marlene..-
  • Cosa? Sei sicura che sia lei?-
  • Si! Cioè è vestita e truccata in un modo che non le appartiene ma si, è lei-
  • Ti ha salutato?-
  • Non mi ha riconosciuto- spalanca la bocca per poi rattristarsi
  • Dovresti parlarle-
  • Per dirle cosa?Ehi, ciao! Sono la tua ex con cui hai passato cinque anni e di cui ti sei dimenticata dopo essere stata in coma con cui poi sei pseudo fuggita e di cui ti sei scordata di nuovo?-
  • Ecco magari proprio dirle questo, no-
  • Beh ma è accaduto esattamente questo-
  • Ale cazzo, c’è il delirio fuori!- mi richiama Alfredo
  • Si, arrivo!- corro in sala e  fermo Alfredo
  • Ale che c’è?-
  • La vuoi la tavolata con quaranta donzelle?- mi guarda allettato
  • Bene, tu prendi il tavolo 102 e io mi prendo i tuoi 140, 142 e 143-
  • Andata!- mi sorride e si precipita alla tavolata



Sono seduta accanto alla mia amica, Serena  ha deciso di festeggiare il suo matrimonio a lecce. È stato molto strano tornare li. Guardo Alessia correre da una parte all’altra con i vassoi pieni di cibo, deve aver scambiato i suoi tavoli. Mi domando perché io abbia finto di non conoscerla.Il primo istinto è stato quello di alzarmi e abbracciarla forte. Il ricordo di quella giornata al mare è l’unico che ho di lei realmente vivido eppure sembra bastare per non riuscire a scordarla. Lei mi ha dimenticato  e ho cercato di fare lo stesso.  Ho cambiato abitudini, sto con una persona che con quello che sono io per davvero non centra nulla. Sospiro pensando a Isabella, perfetta donna in carriera, tutta composta, mai nessuna pazzia, ma fuori dalle righe. Sorrido pensando alla cresta colorata di Alessia che ora ha lasciato il posto a un biondo decolorato.
  • Marlene, tutto bene?- mi chiede Giuditta dai capelli rossi
  • Si, pensavo ad Isabella-
  • Non era molto favorevole che tu venissi, vero?-
  • Sai come è lei! Non le piace il caos ne le feste rumorose-
  • Che noia!-
  • Dai, non dire cosi-
  • Ammettilo: è noiosa!- le sorrido alzando gli occhi al cielo. Oggettivamente non mi fa fare grandi risate ma con lei il mio cuore se ne sta in pace.



La serata finalmente è finita, tutti i clienti sono andati via e io sto spazzando per terra, siamo tutti veramente molto stanchi
  • Voglio morireeee!- mi dice Eleonora con in mano un vassoio pieno di bicchieri vuoti, le sorrido
  • La tavolata di quaranta ha dimenticato una catenina d’oro- afferma Alfredo sollevando l’oggetto dal tavolo su cui è poggiato.
  • Beh passeranno domani mattina sicuramente- penso ai miei turni, domani lavoro di  mattina. Accidenti!



Sono in macchina con le altre, mi sento in colpa e terribilmente infantile ma dimenticare lei la catenina mi sembrava l’unico modo per rivederla. Afferro il cellulare e per cancellare ogni senso di colpa scrivo a Isabella “ stiamo andando a nanna, notte amore. Ti amo”
 

 

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Capitolo 23
*** distruzione ***


Alessia non c'era. ho ripreso la mia catenina, ho notato la sua mancanza subito e immediatamente ho cercato un modo per tornare di nuovo li. Ma di scuse
non avevo più. ho stretto tra le mani quel ciondolino e ho voltate le spalle andando via. Forse è meglio cosi, che cosa avrei potuto dirle?
l'unica cosa che mi viene da urlarle contro è che è una debole! una falsa! Che il coraggio di dirmi di non cercarla più non l'ha nemmeno avuto.
Che ha preferito dirlo a mia madre, Che Isabella non ha gli occhi luminosi come i suoi, che la pazzia di rapirmi e portarmi al mare non l'ha mai avuta.
che quando mi stringe forte sotto le lenzuola io mi sento come un uomo che trema dal freddo a cui viene regalata una candela sottile e rotta per riscaldarsi.
Mi maledico mentalmente per quello che ho pensato. Isabella è una brava persona, forse poco presente per via del lavoro che fa ma comunque molto disponibile.
c'è sempre per me. Squilla il telefono, lo tiro fuori dalla borsa che ho lasciato sul letto dell'albergo. é lei!
- ehi!-
- ciao Amore!sei ancora a lecce?-
- si prendiamo il treno delle ventidue e cinque-
- ti vengo a prendere io in stazione domani mattina, ti va? briosche calda e cappuccino!- sorrido
- tu mi vizi-
- ma no! sono sempre cosi assente, ci vediamo cosi poco che appena posso ne approfitto-
- va bene amore-
- cosi mi dici se lecce ha smosso qualcosa-
- no, non ha smosso nulla..non ho ricordato niente..come previsto-
- dai, non buttarti giù! ricorda cosa ti dico sempre!-
- smettila di mettere a tutto voulme ligabue?- ride
- no, l'altra frase-
- a che serve avere un passato se si può avere un presente migliore!-
- esatto!- sorrido, eppure io un passato vorrei tanto averlo, la mia memoria che non torna custodisce cinque anni passati con Alessia, non posso più avere
a che fare con lei ma magari con il suo ricordo si
- va bene Isa, dai, chiudo che sistemo la valigia-
- ok amore mio!ti chiamo dopo, un bacio. Ti amo!-
- anche io. Ciao- chiudo la chiamata e mi getto di peso sul materasso. stare qui a rimurginare non ha senso, magari esco a fare una passeggiata.





- ok ma quindi " il guardino dei ciliegi" è un'opera del nuovo teatro?Ale? Ale cazzo sto parlando con te!- Letizia mi scuote dai miei pensieri riportandomi
alla realtà. sistemo il cerchietto al naso e sospiro
- non ti ho sentito!-
- Ale hai presente che il trentuno ci aspetta una stupenda notte in treno per andare a dare l'esame di storia del teatro? mancano dieci giorni!-
- e quindi?-
- e quindi devi studià!-urla gesticolando
- guarda che io queste cose le so già- sbuffo sfogliando una pagina
- repetiva iuvant! mai sentito?poi mi spieghi che hai? sei distratta sei su un altro pianeta! ti prendi la mattina libera da lavoro per studiare e poi
ti distrai?-
- non mi sono presa la mattina libera per quello..- ammetto sconfitta. mi guarda perplessa cercando di capire cosa mi passa per la testa.
- e per cosa?- sospiro - Ale, porca miseria, parla!-
- ieri sera a cena c'era..-
- c'era....?-
- Marlene!-
- Marlene?ma sei sicura che non fosse una tipa che le assomigliava?-
- no, era lei ti dico!- trattengo la rabbia ispirando forte
- non capisco il motivo della tua rabbia! dovresti essere con lei ora. felice di averla..-
- non mi ha riconosciuto- la interrompo con un filo di voce
- beh...sei molto diversa rispetto a prima..-
- Letizia per favore eh- come ha fatto a scordarsi di me di nuovo. come fai a scordarti di una persona con cui sei fuggita? di una persona che avevi
promesso che avresti amato sempre a prescindere da tutto il resto? mi accendo una sigaretta e lascio che il fumo mi riempa i polmoni
-che hai intenzione di fare?-
- niente, che dovrei fare?-
- cercarla..-
- no...ha diritto di restare nella sua tranquillità...-
- Ale le sei stata accanto per cinque anni, hai diritto a cercarla...-
- no, non è vero- mi alzo
- dove vai?-
- a fare una passeggiata..- esco fuori dalla biblioteca, lo sguardo basso e mille pensieri per la testa. mi manca, mi manca molto.Mi manca quello che eravamo.
Mi mancano le sue mani fredde, i suoi occhi viola, il suo respiro caldo. Mi manca tutto. l'odore del pane del fornaio mi desta dai miei pensieri, mi viene in mente
quando insieme a lei correvamo veloci fino a qui e prendevamo pane caldo il pomeriggio. Entro dentro il locale che profuma cosi di buono e lei è li.... sorride
al pannettiere, afferra il suo panetto caldo e lo morde felice. Il suo sorriso..quanto mi era mancato, i suoi occhi allegri, le sue mani affusolate.
Si volta per uscire dal panificio e mi vede. Si scompone un attimo, guarda per terra timida poi sistemandosi la borsa sulle spalle si avvicina a me. il cuore
mi batte in maniera talmente forte che ho paura per la mia salute. Del sudore freddo mi scorre sulla fronte.il pannettiere che ci conosce e sa della perdità
di memoria di Marlene mi guarda con compassione, odio essere guardata cosi.
- tu sei la cameriera di ieri-
- si..sono io- mi limito a dire
- sono passata stamattina a prendere la catenina..-
- bene, mi fa piacere- lei arrosisce, mi sorride e va via.
- la lasci andare cosi?- mi chiede Alfonso il pannettiere. che faccio la lascio andare cosi? mi precipito fuori
- scusa?- lei si volta sorpresa
- si?-
- ehm...- che cosa dico? - avete mangiato bene?-
- quando?-
- ieri sera!-
- oh si certo-
- io sono Alessia piacere- un tuffo nel passato mi riporta alla prima volta che mi presentai. serra esotica, una ragazzina dagli occhi viola mi tende la mano
dicendomi il suo nome.
- marlene piacere- le squilla il cellulare. lo afferra tutta affaticata
- ehi ciao..si si... guarda le ragazze stavano pensando di ritardare la partenza però se vuoi torno questa sera...ok, grazie amore ciao- amore?
dopo tutto quello che ho passato pensavo di aver provato il massimo del dolore, non mi aspettavo che si potesse stare peggio e invece quel suo chiamare amore
un'altra persona mi ha devastato.
- è il tuo ragazzo?-
- ragazza..- sussurra
- che carine! state insieme da molto?-
- un anno..- sento il cuore distruggersi in mille pezzettini, li vedo galleggiare,sfrangersi, distruggersi
- io..io deve scappare, buon ritorno a casa- le volte le spalle e vado via




perchè le ho detto di Isabella? vendetta? voglia di farle male nello stesso modo in cui lei ne ha fatto a me? può darsi! ma allora perchè non provo
soddisfazione?il faito mi manca, mi accascio a terra, il panino mi cade di mano, le lacrime mi scorrono veloci sulle guance, quanto sono stata stupida...
- ehi stai bene?- alzo lo sgaurdo, Alessia mi guarda preoccupata.
-eh?-
- tutto bene? ti sei fatta male?- mi tende la mano
- n..no- mi alzo senza il suo aiuto e la guardo. i suoi occhi sono terribilmente feriti
- piangi?- mi asciugo svelta le lacrime
- no..-
- certo, senti facciamo cosi, facciamo un giro cosi ti distrai da quello che stavi pensando ti va?- mi va? la guardo dubbiosa, lei mi ha fatto molto male,
cosa dovrei fare?






 

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Capitolo 24
*** cosa accadrà domani, Marlene? ***


Marlene mi cammina accanto, si asciuga le lacrime e cerca di contenersi, il rossetto rosso scuro spicca sulla sua pelle pallida.

  • come mai piangevi?- mi guarda risentita. Non capisco! È lei che non si ricorda di me. Che avrei fatto io di male?

  • Periodo un pò no-

  • mi dispiace, problemi seri?-

  • no, in realtà non ci sono nemmeno dei problemi sono solo io che ingrandisco sempre tutto- i suoi occhi sono cosi spenti. Dove è la mia Marlene? Una vocina nella mia testa mi uccide urlando: non è più tua.

  • Vi siete divertite ieri sera?- domando trattenendo le lacrime

  • si e anzi ci devi scusare se abbiamo fatto tanto chiasso! Ho delle amiche casiniste-

  • ma figurati! Era un addio al nubilato, era giusto cosi-

  • ma non voglio farti perdere del tempo, avrai degli impegni-

  • no, no. Dovrei studiare ma non mi va oggi-

  • cosa studi?

  • dovresti saperlo- mi scappa senza che me ne renda conto. Spalanca gli occhi e mi fissa. Il suo silenzio fa cadere le dighe del mio autocontrollo – come diavolo fai a non ricordarti di me? Eh? Come fai a non ricordarti di me DI NUOVO?- scoppia a piangere e non appena la vedo portarsi la mano alla bocca per trattenere i singhiozzi la tristezza mi assale

  • mi..mi dispiace...pensavo che tu non ne volessi più saperne di me-

  • cosa?ti ho cercato ovunuque, mandato messaggi, email, trovato il numero e chiamato interrottamemte. Perchè non avrei dovuto non volerne sapere di te?-

  • mia madre ha detto che hai chiamato e che le hai detto che non volevi più sentirmi, che ti eri stancata della situazione, che non ero più la stessa Marlene che non lo sarei mai più stata- sulle ultime parole non si trattine e scoppia di nuovo a piangere. Una rabbia ceca si impossessa di me

  • tua madre ti ha detto questo?-

  • si..-

  • e tu le hai creduto? Hai creduto alla persona che ti ha portato via da me?-

  • che avrei dovuto fare? Non sei stata l'unica a soffirere Alessia-

  • peccato che io non sia però felicemente fidanzata con un'altra- il suo volto si colora di ira

  • no, non ti permetto di insinuare questo! Isabella c'è stata quando tu non c'eri-

  • ah ma davvero? Tu non sai nemmeno cosa abbiamo affrontato insieme in cinque anni!- solo dopo mi rendo conto della cattiveria che le ho detto. Deglutisce, mi guarda ferita e fiera.

  • Tu ricordi il mio passato e appartiene più a te che a me ma Isabella conosce il mio presente e le basta!-

  • io..non volevo dire..-

  • si. lo volevi dire. Mi spiace Alessia che io non possa essere la Marlene che tanto vuoi ma è cosi, fattene una ragione e vai avanti come ho fatto io-

  • ma io ti amo...- abbassa lo sguardo, respira affondo, si asciuga una lacrima e torna a guardarmi

  • io no, non posso amare chi non conosco. È Isabella che amo-

  • no, non è vero..-

  • si, invece! Buona vita, Alessia. Prenditi cura di te- mi volta le spalle e va via

 




la camera dell'albergo è avvolta nel buio.il cellulare squilla ormai interrottamente da un'oretta buona. È Isabella, credo si stia preoccupando, ma ora non ce la faccio. Non posso farcela. La verità è che ho sprazzi di ricordi della mia vita passata da mesi ormai e tutti hanno come protagonista il volto di Alessia. E quindi non mi aveva dimenticata? Come ha potuto mia madre tenermi lontano da lei?se non lo avesse fatto ora saremmo insieme, felici! Vederla oggi cosi affranta mi ha ucciso. Ma non posso fare diversamente. Ho delle repsonsabilità, degli impegni verso Isa. Nella mia mente ho immaginato almeno una ventina di volte di correre da Alessia e stringerla forte e dirle che non ho un passato vero e proprio ma che ricordo cosa lei era per me e che le emozioni di allora sono tornata, che quel senso di vuoto perenne che non riuscivo a spiegarmi era dovuto alla sua assenza, che la mia sciocca memoria l'aveva scordata ma il mio cuore no. Quanto vorrei che si potesse davvero fare quello che si vuole. Il cellulare riprende a squillare, non posso risponderle ora, scoppierei a piangere. E come lo giustificherei? Ehi amore scusami ma sto troppo male per quella che credo sia la donna della mia vita e ops: non sei tu! Voglio bene a Isabella, non la amo, questo lo so, non provo una passione bruciante per lei, non mi attaccherei alle sue labbra come un assetato come farei con Alessia. Ma le voglio bene. Sento bussare alla porta. Mi alzo appesantita. Quando apro un colpo secco mi attanaglia. Alessia è davati a me. Bella come il sole. Sta per dire qualcosa ma la blocco, domani sarò la persona onesta che voglio essere, domani sarò coerente, domani sarò razionale ma sta sera, ora in queston istante voglio solo sentirla. Mi tuffo sulle sue labbra, tintenna un attimo poi si lascia cullare dalle mie braccia. Chiudo la porta alle sue spalle. Le sue labbra sono buone, sono dolci, sono le sue. Una serie infinita di ricordi si immergono nella mia mente.

      • marlene..io-

      • shhh-

      • ma..-

      • sono qui ora, non voglio pensare alla vita che ho, a quello che accadrà domani mattina, voglio pensare solo a te ora-

 





non so come interpretare le sue parole. Sono sicura che domani mattina mi ferirà a morte ma mi è mancata cosi tanto... le afferro i fianchi e inizio a baciarla voracemente, con le dite inzio ad accarezzarle il senso. La sento gemere, attaccarsi a me. Passano pochi minuti e la spoglio di ogni suo abito mentre lei fa lo stesso con me. Accendo la luce del comodino per bearmi del suo corpo. Mi sembra di essere tornata a casa dopo anni di viaggio

  • ti amo, Marlene-

  • anche io, Alessia e ricordo tutto, cioè non proprio tutto ma ricordo te- splanco gli occhi, le lacrime mi innodano le guance. Mi rituffo sulle sue labbra, mi stringe forte. Desiderosa, distrutta, affranta, innamorata, la prendo. I suoi gemiti mi riempono le orecchie, è come musica per me. La mia canzone preferita di cui ero stata privata per tanto tempo. Aumento la velocità mentre sento la sua essenza bagnarmi le dita. Poche spinte veloci e raggiunge il vertice urlando il mio nome. Mi accuccio vicino a lei, mi stringe con un braccio, con l'altro mi accarezza i capelli.

  • Che accadrà domani, Marlene?-

  • non ci pensare. Siamo qui ora-

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Capitolo 25
*** Voglio Alessia ***


la luce del sole mi sveglia, continuo a tenere gli occhi chiusi per godermi il tepore del risveglio.dormire con Marlene è stato fantastico. La sua pelle, i suoi capelli scuri, il colore è diverso ma la loro morbidezza e sottilezza non cambia, il suo corpo piccolo ed esile che tanto odia e che io invece amo più di me stessa, il suo modo di toccarmi che mi fa sentire bella malgrado io mi detesti. Allungo la mano per toccarla ma un post-it mi si appiccica sulla mano. Spalanco gli occhi, alzandomi di getto. Mi guardo intorno. Non c'è niente di suo. Non può essere! Non può averlo fatto! Stacco il post-it dalla mano. Leggo: "apri il cassetto". Mi alzo, infilo la canotta e mi sporgo verso il comodino, apro il cassetto e ci trovo dentro la sua catenina con il coindolo a forma di faro e una lettera.afferro il pezzo di carta, è come se non avessi il coraggio di leggerla. Respito affondo, non sono più una bambina,devo affrontare le situazione.Apro la lettera

 

Cara Alessia,

non ti dirò che questa notte è stata una sbaglio, mi rendo conto che eticamente lo è, ma sentirti mia mi è sembrata la cosa più giusta del mondo. Ti guardo dormire, sei cosi bella, non riuscivo a smettere di dirtelo stanotte. Guardo il tuo corpo morbido steso vicino a me, ho cosi voglia di accarezzarti, di baciarti le guance. Rimarrei in questa camera che profuma di noi per sempre ma non posso, sono cambiate troppe cose. Isabella non si merita questo. Ho delle responsabilità e non posso permettermi di pensare a me stessa. Mentre ti toccavo stanotte non ho ricordato noi ma ho ricordato cosa provavo veramente per te: amore, solo puro amore, cosi forte che un sentimento cosi non potrò mai provarlo per nessuno. Ti auguro una vita serena e felice, spero mi perdonerai per tutto il male che ti ho causato.

Marlene

 

 

 



sono seduta sulle panchine della stazione di Lecce. Le lacrime non smettono di scorrermi sulla faccia, credo di avere il rimmel spalmato sulle guance. Scrivere quella lettera è stata la cosa più dolorosa che abbia mai fatto. Come posso farle cosi del male. Un flash mi acceca. Io a tredici anni in una serra, sono li insieme a dei compagni di scuola. Una ragazzina dagli occhi molto grandi mi si avvicina: Alessia..

la mia mente inizia a mandarmi davanti agli occhi tantissimi ricordi ed in ognuno, in ognuno di questi una cresta colorata fa la sua comparsa. Natale:io vestita da elfo che la bacio sporca di farina, Roma: io e lei che camminiamo con il fiatone! Lei che passa a prendermi da scuole. L'amore sulla spiaggia di notte, la sabbia da per tutto! Alessia, sempre lei. Solo Alessia.

 

 





Sono rimasta nella stanza d'hotel. Abbraccio il cuscino nella penombra della camera. Credo di aver finito tutte le lacrime che avevo, ora sono nella fase della spossatezza. Come ha potuto andare via cosi? Perchè? Anni di amore buttati cosi. Lei è tutto il mio passato, voglio che sia anche il mio futuro. Forse non sono abbastanza per lei..forse è questo.non sarò la ragazza perfetta ma una cosa è certa: se me lo avesse chiesto, avrei scelto lei sempre. Mi alzo appesantito e mi vesto.

 

 



È Alessia! Come ho potuto non capirlo subito, il filo rosso, l'anima gemella, l'altra metà della mela. È Alessia! È sempre stata lei! Mi spiace per Isabella ma vaffanculo a tutto, a quello che dovrei fare, al treno che devo prendere! Vaffanculo a tutti! Voglio Alessia. Esco fuori dalla stazione e mi fiondo nel primo taxi che passa.

 



Esco dall'hotel con il cuore in gola. In questo posto ho avuto mia per l'ultima volta Marlene. Al diavolo tutto, ho solo voglia di una sbornia da coma etilico. Guardo un ultima volta l'albergo e svolto l'angolo.

 





Mi fiondo dentro all'albego e noto che il receptionist è occupato! Perfetto! Mi accodo dietro due clienti e salgo le scale. Potrei spiegare la situazione ma non ho voglia di perdere tempo. Arrivo al piano, corro verso la stanza, le scarpe con il tacco mi stanno ammazzando i piedi . Me lo merito.

 

 





Mi sto dirigendo verso casa con le lacrime che mi seccano sulle guance, cerco il borsellino per prendere i soldi per comprare della birra dal supermercato qui vicino. Cazzo, il borsellino!l'ho scordato li..

 

 





Arrivo davanti alla porta. La signora delle pulizie mi guarda stranita.

  • le serve qualcosa signorina?-

  • sto cercando la ragazza che era qui-

  • è andata via dieci minuti fa- il mondo mi crollo addosso, ringrazio. Mi allontano dalla porta, cerco di trattenere le lacrime, chissà come sta adesso. Le ho spezzato il cuore, mi accascio sul primo gradino e lascio uscire fuori tutte le lacrime. Sono un'idiota! Potrei andare dove lavora ma con quale faccia la cerco? Mi odierà in questo momento.

  • Marlene..- alzo lo sguardo, lei è li, con tutta la sua bellezza

  • Alessia-

  • hai dimenticato qualcosa?- mi chiede sprezzante. È questa la tua ultima occasione, Marlene. Riprenditela.

  • Si, di dirti che sono un'idiota. Mentre ero in stazione che piangevo come una deficente per averti lasciato in quel mondo, per non aver seguito il cuore, ho ricordato tutto. In ogni fottutissimo ricordo, bello o brutto, c'eri tu. Ci sei sempre stata solo tu. Prima del coma, dopo, mentre ero con Isabella, io sono stata sempre tua. So che ora mi odierai ma dovevo dirtelo e sono corsa qui da te..io.. mi dispiace, sono..- non riesco a finire di parlare che le sue labbra sono sulle mie. Mi stringe forte. Mi sento finalmente al sicuro. Lei è il mio tutto, come ho potuto scordarlo. Ogni ricordo si assesta al suo posto e ora più che mai so che lei è la mia casa.

  • Ti amo ,Marlene-

  • anche se sono stata una stronza?-

  • anche se sei stata una stronza. Ma ora con Isabella?- mi chiede senza smettere di tenermi tra le sue braccia

  • ci penseremo dopo-

  • non è che te ne vai via di nuovo? Anche ieri mi hai detto: "ci pensero dopo"-

  • non vado da nessuna parte senza di te- mi bacia con più energia – Alessia?-

  • si?-

  • possiamo sederci? Le scarpe mi stanno uccidendo- ride, mi prende in braccio e mi bacia – scusa Alessia per il male che ti ho fatto-

  • hai tutto il tempo di questo mondo per rimediare perchè io non ti lascio più andare via-

  • non ne ho intenzione. Ti amo-

  • ti amo-

  • FINE

 

 



Questa storia è giunta al termine. Si lo so, lo so. Io sono quella dai finali tristi, ma siccome altre storie brevi o no sono finite o finiranno in dramma ho pensato di dare un tocco di romanticismo/miele almeno a questa. Un bacio da Molecola. Grazie a tutti per aver seguito questa storia.

 

 

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