Smile Again

di Somriure
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Era una mattina cupa e uggiosa, tirava molto vento, l'estate era finita da un pezzo e le foglie ingiallite degli alberi avevano ricoperto le strade.

Sebbene fosse molto presto, a quell'ora c'era molta gente che camminava per le vie, chi per andare a lavoro, chi per andare a scuola ma nessuno prestava molta attenzione a cosa accadeva intorno. Harry osservava tutto questo dalla grande terrazza dell'ospedale. Quella mattina prima dell'alba era uscito senza far rumore, aveva attraversato lentamente i corridoi ancora avvolti nel silenzio, aveva rubato una ciambella alle infermiere di turno troppo impegnate a parlare di tagli nell'ospedale per accorgersi di lui e si era diretto verso l'ascensore che lo portava al nono piano. Dopo aver faticosamente aperto la vetrata della terrazza, venne travolto dal freddo pungente della notte. Superò lentamente il campo di basket, lanciando un occhiata furtiva al pallone che ondeggiava spinto dal vento e si sistemò sul muretto della terrazza.

Rimase così per qualche ora avvolto in una morbida coperta di lana fissando il cielo e la luna che lentamente andava via lasciando il posto al sole.

A Harry piaceva molto questo posto, era l'unica parte d'ospedale dove poteva stare tranquillo senza pensare a nulla; anche se era difficile nelle sue condizioni spegnere per un attimo il cervello. Aveva la leucemia ed era quindi rinchiuso in questa gabbia da più di quattro mesi. I suoi avevano deciso di spedirlo in questo ospedale, uno dei più prestigiosi di Londra, per permettergli di ricevere cure migliori rispetto a quelle che avrebbe potuto ricevere nel piccolo ospedale di Holmes Chapel.

Ad un certo punto la sirena di un'ambulanza e poi un grido penetrante ruppero la calma della mattina.

Di ambulanze ne passavano tante essendo un ospedale ma quella chissà perché era riuscita a destarlo dai suoi pensieri.

Così Harry si sporse quanto poté dal muretto per vedere meglio e scorse sulla barella un ragazzo dai capelli chiari, molto pallido, le maniche del suo pullover blu erano quasi interamente ricoperte di sangue; non riuscì a vedere più niente perché i portantini lo spinsero velocemente all'interno dell'ospedale. Ben presto l'immagine di quel ragazzo svanì dalla mente di Harry e tornò la solita calma.

 

-Ehilà! Ti ho trovato finalmente!- La voce di Niall lo sorprese. Niall era un infermiere, aveva più o meno la sua età quindi lo considerava un amico e si poteva prendere la libertà di chiamarlo per nome.

Il giovane infermiere lo prese per mano per aiutarlo ad alzarsi.

-Che c'è?- Rispose con voce annoiata il ragazzo.

-Devi fare una TAC, amico-. Così dicendo lo spinse all'interno dell'edificio.

Harry iniziò a preoccuparsi infatti i medici gli avevano detto che non avrebbe dovuto fare nessun controllo prima di un mese; ma ormai rassegnato dalla sua solita e patetica vita non gli diede una particolare importanza.

Dopo la TAC Niall lo riportò nella sua stanza.

Appena entrato con suo grande stupore Harry vide che il letto accanto al suo non era più vuoto: c'era un ragazzo pallido, che avrà avuto ad occhio e croce la sua età, disteso sul letto con la testa abbandonata sulla spalla e dei sottili capelli color caramello gli coprivano gli occhi che sembravano chiusi, benché sembrasse assopito emetteva un leggero lamento.

Aveva già indossato l'orrendo pigiama dell'ospedale, che però visto il suo corpo così sottile gli andava enorme; le maniche leggermente alzate facevano intravedere delle fasciature che probabilmente proteggevano tutte le braccia.

Vicino a lui seduta su una sedia c'era una donna sulla cinquantina vestita con un completo grigio topo e un paio di occhiali spessi sul naso, continuava a scrivere su un quadernetto senza mai alzare lo sguardo. Niall notando la sua perplessità disse:

-Abbiamo finito i posti in psichiatria Harry, così abbiamo deciso di metterlo qui. Sarà solo una sistemazione temporanea. Si chiama Louis. Vedrai non ti darà fastidio! Lei invece è la signora Smith, si occuperà di lui per qualche ora al giorno.-

Sentendosi nominata la signora alzò lo sguardo, accennò un sorrisetto senza espressione, si sistemò gli occhiali e si rimise a scrivere.

Quando Niall uscì dalla stanza Harry si sdraiò sul suo letto.

Involontariamente lo sguardo finì sull'appendiabiti vicino alla porta e allora notò il pullover blu che aveva visto prima dalla terrazza; e riconobbe quel ragazzo.

Dopo un po' Harry preso dai suoi pensieri e dalla stanchezza si addormentò. Venne bruscamente svegliato da un'infermiera che doveva somministrare del sedativo a quel suo compagno (di cui aveva scordato il nome).

Poco prima di ritornare nel suo sonno profondo il ragazzo aprì gli occhi e con uno sguardo perso e terrorizzato si guardò intorno incrociando gli occhi di Harry.

Aveva degli occhi blu intenso, Harry era convinto di non averne mai visti di questa tonalità.

Erano così belli ma allo stesso tempo tristi e addolorati che avrebbero potuto commuovere chiunque.

Harry voleva a tutti i costi parlare con il proprietario di quegli occhi,

voleva ascoltare quello che affliggeva quegli occhi,

voleva provare a consolare quegli occhi.



ANGOLETTO
Ciao a tutti, era un po' che avevo intenzione di pubblicare qualcosa.
Spero vi piaccia, fatemi sapere a presto! :)


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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A mezzogiorno e trenta, puntuale come un orologio svizzero, entrò in stanza la signora Mary con i vassoi del pranzo, accompagnata da Niall che si apprestava ad abbassare le dosi di sedativo di Louis.

Dopo averci consegnato il disgustoso cibo, l'anziana signora mi salutò con un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza. Io e Mary avevamo un bel rapporto, la donna infatti doveva aver avuto una grande simpatia nei miei confronti, infatti molto spesso mi lasciava sgattaiolare in cucina per rubare pietanze più gustose.

Prima di iniziare a mangiare lanciai uno sguardo al mio compagno di stanza che pian piano iniziava a svegliarsi dall'effetto del farmaco stiracchiandosi come un gattino. Lo trovai molto carino e dolce.

Ma che strani pensieri mi ritrovavo a fare!

Io non ero gay!

Io ero Harry Styles, il ragazzo più popolare della scuola! Non potevo essere gay!

No, non lo ero.

Eppure c'era qualcosa che mi attirava in quello strano ragazzo, qualcosa che non riuscivo ancora a capire, ma che ero intenzionato a scoprire.

Dopo aver consumato il mio pasto mi accorsi che Louis non aveva ancora toccato cibo; la signora Smith cercava di spronarlo freddamente ma lui la guardava con occhi assenti.

Ad un certo punto la signora, stanca di sprecar fiato inutilmente, gli posò una mano sulla spalla per cercare di destarlo dai suoi pensieri, ma quel gesto spaventò particolarmente Louis che, lanciando un urlo acuto, scaraventò a terra il vassoio del pranzo macchiando tutto il vestito della signora Smith che imprecò infuriata. Poi saltò fuori dal letto e corse con il suo corpo magro fuori dalla porta della nostra stanza.

Io alla vista di questa esilarante scena scoppiai a ridere fragorosamente procurandomi un'occhiataccia della signora Smith.

Il viaggio di Louis non fu lungo perché fu bloccato dal corpo muscoloso del dottor Payne che lo riportò prontamente in stanza.

Il dottor Payne era il mio dottore, si occupava di me da quando mi avevano diagnosticato la mia malattia, era stato lui a consigliare ai miei di mandarmi in questo ospedale. Io mi fidavo molto di lui era un medico severo ma anche comprensivo.

Dopo aver sistemato Louis sul suo letto e dopo aver chiamato delle infermiere per ripulire il disastro da lui combinato, si sedette sul mio letto:

-Harry, dobbiamo parlare.-

A quelle parole il mio cuore saltò in gola. Ero abituato a notizie del genere, belle o brutte che siano, ma ogni volta per me era sempre difficile riceverle da solo.

-Harry, le analisi di stamattina non sono andate come speravo, pen...-

-Quando?- lo interruppi bruscamente ormai rassegnato.

-Quando cosa?- rispose lui.

-Quando dovrò ricominciare a farmi iniettare il veleno nelle vene, che mi renderà uno schifo per settimane?

-Avevamo intenzione di farti ricominciare la cura la prossima settimana, così avrai tutto il tempo di prepararti all'idea.

-Per me potete iniziare già da ora, tanto non mi cambiano niente cinque giorni di riflessioni.

-Fidati Harry è meglio così. Lo sai vero che se potessi cambiare le cose lo farei!

-Si lo so, mi dispiace di averti attaccato, tu non centri niente.

-Ok tesoro, ora riposa un pochino, ripasso da te più tardi.- e dopo aver accarezzato i miei riccioli scuri che tra qualche giorno sarebbero caduti tutti se ne andò dalla mia stanza lasciandomi con il mio compagno pazzo e la sua badante isterica.

Un'oretta dopo anche la signora Smith se ne andò, salutando falsamente entrambi e dicendo che sarebbe tornata il giorno seguente.

Così rimanemmo io e Louis.

In quel momento non avevo molta voglia di parlare quindi presi il mio telefono e feci partire Spotify in riproduzione casuale. La musica in quei momenti era l'unica che poteva tirarmi su di morale.

Pur avendo i Queen che rimbombavano nella mia testa, con la coda dell'occhio non potevo far a meno di osservare il ragazzo vicino a me. Era sdraiato nel letto con la testa sotto le coperte in posizione fetale, se ogni tanto non avesse mosso qualche parte del corpo avrei addirittura potuto dire che fosse morto. Dopo qualche minuto, che però a me sembrò un'ora, finalmente mi addormentai.

Fui svegliato dal rumore dello sciacquone del gabinetto, e dopo qualche secondo ne uscì Louis camminando velocemente in punta di piedi.
Decisi allora che quello sarebbe potuto essere il momento adatto per conoscerlo meglio.

-Ciao, pare che dovremo passare un po' di tempo insieme- dissi accennando un sorriso.

Il ragazzo non sembrava intenzionato a rispondermi così ritentai.

-Io sono Harry!-

-E' tanto che sto qui, se vuoi posso insegnarti qualche trucchetto per sopravvivere in questo inferno!- dissi sperando almeno di farlo sorridere.

-Ma non parli proprio? Sei muto? Mi senti almeno?- chiesi allora sgarbatamente.

A quelle parole Louis si voltò con uno sguardo indecifrabile, mi guardò un istante, ma poi tornò a fissare il soffitto. Così, stufo di parlare con il muro, feci per rimettermi le cuffiette quando un sussurro quasi impercettibile mi fermò.

-Non mi va di parlare con te.-

Mi voltai di scatto per vedere se quella voce apparteneva veramente a Louis e se non fossi stato del tutto convinto di essere sano di mente probabilmente l'avrei scambiata per frutto della mia immaginazione, poiché lui era rimasto immobile nella posizione di prima.

-Scusa potresti ripetere?- chiesi per essere sicuro delle mie capacità mentali.

-Hai capito benissimo!- rispose lui più forte continuando a fissare il soffitto.

La sua voce era dolce e acuta simile, a quella di una ragazza, ma a tratti roca, perché non parlava da tanto. Se non fossi stato nel bel mezzo di una conversazione probabilmente mi sarei soffermato ad assaporare ogni sfumatura di quell'incantevole suono; avevo un debole per i suoni, in particolare quelli delle voci.

-E sentiamo, perché non vorresti parlare con me?- dissi con una punta di arroganza nel tono.

Lui non rispose, continuava a guardare il soffitto come se ci fosse scritta la ricetta per la felicità.

-Senti, ho passato una giornata schifosa e l'ultima cosa che voglio è che un mucchietto di ossa pazzo si prenda gioco di me, chiaro?- dopo quelle parole mi chiusi in bagno sbattendo la porta. Feci scivolare il mio corpo a terra sulle piastrelle e mi presi la testa tra le mani.

Ero una persona posata e riflessiva di solito, non capivo per quale motivo avevo sbottato così a quel ragazzo; in fin dei conti aveva solo molti problemi e io urlandogli contro non lo avevo di certo aiutato!

Era un periodo strano per me. Ero in quell'ospedale da tanto tempo ormai, la mia famiglia non mi veniva a trovare quasi mai perché il modesto stipendio di mia madre copriva a malapena le spese delle mie cure e quel che bastava a loro per vivere una vita quantomeno dignitosa; mia sorella Gemma aveva rinunciato ad andare al College per non incombere ancora di più sulle spese familiari, e io per questo motivo mi sentivo terribilmente in colpa; a volte avevo pianificato anche di togliermi la vita, per poi tornare in me pensando che allora tutti gli sforzi e i sacrifici delle due donne più importanti della mia vita sarebbero andati vani.

Ripensando alle mie ragazze mi venne la malinconia, così mi alzai dal pavimento freddo e andai sciacquarmi un po' il volto, sperando che in questo modo i cattivi pensieri sarebbero andati via.

Quando mi fui ripreso un pochino ritornai in camera. Mi stesi sul letto e presi uno dei miei fumetti manga per leggere.

Intorno alle cinque la porta della nostra stanza si spalancò ed entrò un uomo robusto e alto vestito con una maglietta bianca unta e dei pantaloni consunti. Alla vista di quell'uomo Louis terrorizzato saltò dal letto mettendosi velocemente seduto composto con la testa bassa e le mani unite sul grembo. Da quella posizione potevo vedere perfettamente la linea che tracciava la colonna vertebrale sulla sua maglietta.

Potevo contare ogni vertebra.

Questa visione mi fece rabbrividire pensando a quanto potesse essere magro questo ragazzo.

L'uomo dopo aver rivolto uno sguardo di odio e di cattiveria a Louis lanciò a terra una valigia rossa, poi con la stessa fretta di come era entrato, uscì dalla stanza sbattendo la porta e senza dire una parola.

Solo allora Louis parve rilassarsi e dopo aver fatto alcuni respiri profondi corse in punta di piedi verso la porta per recuperare quella valigia che poi nascose un un cassettone. Quando fu nuovamente a letto si abbandonò ad un'ondata di lacrime. Pianse per molto tempo, alcune volte tra i singhiozzi non riusciva neanche a riprendere fiato. Mi fece molta tenerezza vederlo in quello stato così decisi di avvicinarmi a lui.

Louis mi dava le spalle quindi non poteva vedermi mentre camminavo.

-Ehi, ehi non piangere! Stai tranquillo!-

A quelle parole Louis lanciò un urlo e si mise in piedi sul letto, attaccato al muro e lontano da me.

Così io, avendo paura che gli potesse tornare un attacco come quello di questa mattina, decisi di sedermi a terra a gambe incrociate per assicurargli che non gli avrei fatto alcun male. Mi sentivo un po' un cagnolino in quel momento, ma se questo serviva a far star meglio Louis averi superato il mio orgoglio.

Dopo alcuni minuti Louis decise di tornare seduto sul letto continuando a fissarmi.

-Posso sedermi vicino a te?- chiesi allora dolcemente -Fa freddo quaggiù.-

Lui continuò a fissarmi, ma dopo un po' fece un piccolo cenno con la testa e quindi io con movimenti molto cauti mi sedetti sul bordo del suo letto.

-Vuoi parlarmi di ciò che ti turba?- provai speranzoso, ma come immaginavo il mio compagno scosse vigorosamente la testa sbarrando gli occhi, per poi nascondere il suo volto tra le gambe.

-Ok- dissi- Ricordati, noi siamo compagni di stanza, passeremo moto tempo insieme, quindi diventeremo un po' come fratelli!- sorrisi ripensando al mio vecchio compagno di stanza, Zayn, che essendo diventato maggiorenne era stato spostato nella palazzina degli adulti; -Perciò se c'è qualcosa che ti fa star male, non esitare a dirmelo! Mi fa piacere aiutarti! Sul serio!- dopo questa affermazione cercai di sfoggiare il mio più bel sorriso incoraggiante con tanto di fossette.

Louis annuì imbarazzato.

Guardandolo da più vicino mi accorsi ancora meglio, nonostante le sue guance scavate, di quanto fosse bello: i suoi occhi non erano di un semplice blu, erano del colore del mare in tempesta, io adoravo quel tipo di mare, due estati prima, quando ero ancora sano, avevo partecipato ad un corso di surf ed ero diventato anche abbastanza bravo; quindi i suoi occhi non facevano che ricordarmi uno dei momenti più belli della mia vita. Aveva un piccolo nasino che si adattava perfettamente al resto del volto e non riuscivo a pensare ad altro che non fosse immaginare come la sua sottile bocca sarebbe stata perfetta in un sorriso.

Ancora una volta mi ritrovavo a fare quegli assurdi pensieri su di lui; avevo proprio bisogno di distrarmi la mente con un altra visione, e sapevo benissimo dove andare e chi chiamare per farmi compagnia.

Salutai Louis e corsi fuori dalla stanza cercando di non farmi vedere dagli infermieri. Mi sentivo in colpa per aver lasciato così in fretta e in furia il mio compagno nel momento del bisogno, ma dovevo schiarirmi le idee.

Arrivai in poco tempo nel cortile dell'ospedale, ma non mi diressi verso le altre persone che sostavano lì per prendere un po' d'aria, svoltai a sinistra e raggiunsi la palazzina di psichiatria. Così costeggiai tutto l'intero edificio arrivando nel retro. Lì non veniva quasi nessuno perché non era una parte dell'ospedale molto curata; tra le erbacce incolte c'era un cancello arrugginito chiuso ormai da tanto tempo. Mentre aspettavo Zayn che avevo precedentemente avvisato mi sedetti su una sedia a rotelle rotta. Fortunatamente il mio amico non tardò ad arrivare e manovrando agilmente la sua sedia si posizionò vicino a me.

Zayn aveva un problema ai reni quindi spesso le cure lo rendevano molto debole, come tutti noi del resto. Viveva come me in ospedale perché Doncaster, la sua città natale era troppo lontana da qui.

-Come te la passi amico?- mi chiese lui allegramente. Sebbene vivesse in ospedale da più tempo di me era sorprendentemente felice, ogni giorno; riusciva sempre a trovare il bello in ogni attimo della sua vita. Delle volte poteva risultare un po' antipatico, soprattutto perché tendeva a scherzare nei momenti meno opportuni, prendendosi gioco di tutto e di tutti.

Ma io lo capivo.

Non era facile vivere nella nostra situazione quindi si cercava di alleggerire un po' l'aria.

-Mah così, non molto bene. Payno ha detto che sono peggiorato e quindi inizierò lunedì un altro ciclo di chemio.

-Ehi ma questo vuol dire che tornerai ad essere un pomodoro pelato!?- disse lui con il suo solito fare scherzoso per poi tornare serio.

-Mi dispiace Harry, sul serio. Vedrai che tutto questo un giorno finirà.

Io annui sconsolato.

-E a te? Come butta?

-Benone! Il vecchietto rompiscatole vicino a me è schiattato, quindi questo vuol dire che avrò la stanza tutta per me!-

-Zay! Non puoi essere così cattivo!

-Tranquilla mamma, stavo scherzando, l'hanno dimesso questa mattina.

Io misi il broncio cercando di fare la faccia offesa ma non ci riuscì più di tanto scoppiando in una fragorosa risata.

-A proposito di compagni di stanza- dissi -oggi finalmente è arrivato il mio coinquilino!-

-A sì? E' carino?-

-Ehi non sono gay io!- esclamai arrossendo; come sempre Zayn riusciva a leggermi nel pensiero.

-Dai Harry sono il tuo fratello acquisito! Certe cose le riconosco! L'ho capito da quando guardavamo in TV le partite di beach volley femminile e tu eri super attento al gioco. Ma dai! Chi è che è attento al gioco quando può ammirare delle bellissime ragazze seminude che si muovono?!-

Io abbassai la testa riflettendo sulle parole di Zay. Lui continuò:

-Harry non è un problema, lo sai vero? Nessuno ti giudicherà per questo, o almeno, alcuni lo faranno ma queste persone è meglio perderle che trovarle, fidati! Tutto quello che devi fare è ammetterlo a te stesso, solo questo. Poi tutto diventerà più semplice te lo assicuro. E poi io rimarrò accanto a te, qualsiasi cosa accada.-

Restai profondamente commosso dalle parole di Zayn, per cui tutto quello che potevo fare in quel momento era ringraziarlo; ringraziarlo per avermi fatto aprire finalmente gli occhi, per avermi dato il coraggio di esprimere i miei sentimenti e per essere rimasto al mio fianco nonostante tutto.

-Allora? E' carino si o no?-

Io annuii sorridendo ripensando al dolce ragazzo che mi aspettava in camera.

Lo spettacolo che ritrovai al mio rientro fu molto tenero.

Louis era in punta di piedi avvolto in una coperta di Winnie The Poo intento ad attaccare delle fotografie accanto al suo letto. Appena mi vide entrare accennò un sorriso per poi rimettersi all'opera mordicchiandosi il labbro.


 ANGOLETTO
Ecco qui il primo capitolo :)
I nostri protagonisti iniziano a conoscersi e si delineano i tratti del loro carattere.
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere ;)
A presto!!


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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Louis

-Louis, ehi Louis, svegliati! E' solo un brutto sogno! Non è reale!-

Improvvisamente spalancai gli occhi. Mi trovai accanto quel dio greco che condivideva la stanza con me; mi accarezzava dolcemente la schiena con una mano, mentre con l'altra mi stava porgendo un bicchiere d'acqua.

-Tieni bevi, ti farà sentire meglio!-

Presi distrattamente li bicchiere ma quando mi accorsi che la sua mano stava ancora accarezzando il mio corpo, di colpo mi scansai facendo rovesciare tutto il contenuto sul mio letto.

Ero mortificato per quel gesto, ma nessuno doveva toccare il mio corpo.

Nessuno doveva capire quanto in verità fossi grasso, in modo particolare quel ragazzo che era la perfezione fatta persona.

Lui fortunatamente parve non farci troppo caso.

-Ehi Louis, tieni, prendi la mia felpa, la tua maglietta del pigiama è tutta bagnata-

Solo allora mi accorsi di essere madido di sudore; ma pur volendo non potevo accettare la felpa del ragazzo; gliela avrei sformata tutta in questo modo. Così con un cenno di capo rifiutai.

-Beh dovrai cambiarti, e dovrai anche cambiare letto! Se rimani qui ti prenderà un malanno!-

-Non ho più voglia di dormire- dissi con la voce più bassa che avevo. Odiavo la mia voce. Era troppo femminile. Quindi quando potevo preferivo non parlare o, se era del tutto necessario, cercavo di farlo sussurrando.

-Sono le 3:25, vedrai tra un po' ti tornerà sonno!- disse lui sorridendomi.

-Non posso, ho paura!- mi ritrovai a dire. In un'altra circostanza non avrei di certo continuato a parlare, oltretutto dei miei patetici sentimenti, ma quando avevo paura il mio cervello mi faceva straparlare, e di questo spesso ne pagavo le conseguenze.

-Ti ho svegliato, mi dispiace!-

-Non ti preoccupare, non riuscivo ad addormentarmi. Ma se le infermiere ci beccano ancora in piedi ci imbottiranno di sonniferi- disse sogghignando -e, non so a te, ma a me questa cosa non va affatto bene.- disse ridendo.

-Siccome non puoi restare a dormire qui, che ne dici di venire da me? Sono un bravo compagno di letto: non russo, non do i calci e non rubo le coperte!- disse con la mano sul cuore. Era molto buffo. Mi venne quasi da sorridere.

-Non posso dormire con te. Non entriamo in due in quel letto!-

-Io credo di sì, ma se così non fosse ci stringeremo. Vieni!-

Detto questo mi prese per mano e mi trascinò sul suo letto. Prima però mi infilò la sua felpa.

Io non riuscivo a muovermi; ero disorientato. Era tanto tempo che nessuno mi trattava così! Precisamente da quattro anni, tre mesi e ventitré giorni.

Quando fummo entrambi sotto le coperte, io lasciandogli più spazio possibile per cercare di non toccarlo, ricominciò a parlare. Non si azzittava mai quel ragazzo? Neanche alle 4 di notte!

-Ti capita spesso di avere questi incubi?-

Questa domanda mi spiazzò. Non potevo dirgli la verità, mi avrebbe preso per pazzo. Così scossi la testa negando.

In verità non c'era una notte in cui non mi svegliavo di soprassalto a causa dei miei brutti sogni; che poi alla fine sognavo sempre la stessa cosa in ambienti diversi.

Dopo alcuni minuti finalmente contro ogni aspettativa mi addormentai.

 

La mattina seguente svegliandomi come al solito molto presto, rimasi disorientato quando mi accorsi di non trovarmi nella minuscola soffitta che mio zio aveva adattato per me; voltando lo sguardo notai il ragazzo ancora profondamente addormentato accanto; solo allora mi tornarono in mente tutti gli avvenimenti della giornata precedente.

Harry emetteva dalla bocca leggermente aperta degli sbuffi e i suoi lunghi riccioli gli ricoprivano il volto.

Vidi che le sue coperte erano quasi interamente cadute giù dal letto e grazie ad un fioco raggio di luce che passava dalla finestra leggermente aperta riuscì a notare che indossava solamente un paio di boxer.

Arrossì pensando a quanto fosse perfetto.

Non riuscivo a trovare un solo aspetto in lui che non mi piacesse e questo oltre a farmi paura mi metteva anche terribilmente a disagio.

Oltre ad essere gentile e simpatico anche con me che ero uno scherzo della natura, era incredibilmente bello; era alto e snello, il contrario di me che ero alto più o meno alto quanto un Puffo e che beh, non ero di certo magro, anzi, il mio corpo era enorme e pieno di grasso che si fermava in posti meno opportuni.

I suoi capelli erano fantastici; erano mossi e selvaggi, così come li avevo sempre desiderati; io dovevo accontentarmi di filetti finissimi di color giallo sporco, che quando potevo cercavo sempre di coprire con un beanie o con altri cappelli.

Approfittando dell'ora decisi di recarmi in bagno, mi sentivo terribilmente a disagio a convivere con un dio greco, quindi cercavo di fare più cose possibili quando lui non c'era o dormiva.

Mi feci una doccia, l'acqua aveva un potere rilassante su di me; poi mi vestii. Decisi di non indossare il pigiama che l'ospedale ci obbligava a mettere; non mi piaceva per niente, mi faceva sembrare più enorme di quanto già non fossi; così indossai i miei skinny jeans neri e una felpa abbastanza larga e lunga che riusciva a coprire il mio sedere.
Dopo essermi asciugato i capelli tornai in stanza. Notai che Harry ancora dormiva, logicamente erano le 6:15 del mattino, solo un pazzo come me si svegliava così presto.

Quando ero a casa di mio zio ero abituato ad alzarmi presto perché dovevo preparare la colazione per lui e per i miei due cugini, Victor e Ashley, poi andavo a correre un po' nella piccola palestra domestica.

Non avendo niente da fare continuai a disfare la mia valigia cercando di non svegliare il mio compagno.

Mio zio fortunatamente non si era molto disturbato, infatti ieri aveva portato qui la mia valigia così come l'avevo preparata io due anni fa quando mio padre aveva deciso di spedirmi a vivere lontano dalla mia vera famiglia; non mi piaceva lasciare in giro le mie cose in quella casa, così non ho mai disfatto la valigia, mi limitavo a prendere le cose che mi servivano per poi riporle con cura al suo interno.

Dentro quella borsa rossa c'era di tutto.

Nascondeva le cose appartenute ai momenti più belli della mia vita.

Di quando eravamo ancora una famiglia.

Di quando mia madre era ancora in vita.

Mi ritrovai a sorridere tirando fuori l'orsacchiotto che la mia sorellina Daisy aveva insistito che portassi con me quando sono partito, così come la copertina di Winnie the Poo che mi aveva regalato la sua gemellina Phoebe.

Mi mancavano da morire le mie sorelle. C'ero sempre stato per loro. Mi faceva stare male pensare di essermi perso la loro crescita. Avevo un rapporto bellissimo con loro, soprattutto con le più grandi, Lottie e Fizzy. Ora probabilmente le gemelline non si ricorderanno neanche più di me! Avevano solo 3 anni quando me ne sono andato. Mentre le più grandi mi odieranno. Avevo detto loro che ci saremmo sentiti tutti i giorni ma mio zio non mi permetteva di usare il cellulare quindi avevo perso ogni contatto, sia con loro che con i miei amici.

Sentii il rumore di uno sbadiglio, mi voltai e vidi un Harry assonnato che mi fissava. Arrossì imbarazzato. Non mi piaceva quando la gente mi guardava.

-Buongiorno Louis.- disse lui stiracchiandosi.

-Giorno...- sussurrai. Lui mi sorrise.

-Grazie per avermi ospitato nel tuo letto stanotte- dissi ancor più imbarazzato.

-Nessun problema! E' stato un piacere!- esclamò -Vado a farmi una doccia prima che arrivi Mary con la colazione.-

Improvvisamente mi tornò il cattivo umore che scambiando qualche parola con Harry era andato via.

Non volevo mangiare.

Non potevo mangiare.

Era difficile però cercare di imbrogliare dei medici specializzati in disturbi alimentari.

Che poi io non avevo un disturbo alimentare! Quelli che ne soffrivano erano magrissimi e beh io di certo non lo ero!

Questa mattina avrei iniziato anche ad andare dallo psicologo per parlare dell'unica cosa giusta, ma mal riuscita, che ho fatto nella mia vita.

Era stata mia cugina Ashley a rovinare i miei piani.

Se quel giorno non fosse tornata prima da scuola probabilmente ora non sarei qui.

Probabilmente ora avrei raggiunto ma madre in cielo.

Probabilmente ora sarei felice.

Intanto Harry era uscito dal bagno; profumava di lavanda. Era più bello che mai.

-Ti piace la musica Louis?- mi chiese allegramente.

Io lo guardai disorientato. Ancora non riuscivo a capire perché continuasse a rivolgermi la parola. Nessuno parlava con me da un bel po' di tempo.

-Sì, mi piace.-

-Anche a me! Che ascolti?

-Mi piacciono i Coldplay-

-Anche io li adoro, ma ascolto anche i Queen e i Beatles; insomma adoro tutta la musica di altri tempi.-

Sorrisi a questa affermazione; quel ragazzo mi faceva sentire bene, mi faceva sentire normale.

Improvvisamente entrarono in camera la signora del cibo (credo si chiamasse Mary) e quell'infermiere giovane con l'accento irlandese.

La signora consegnò il vassoio con il cibo ad Harry.

-Louis, tu devi venire con me. Siccome ieri non hai toccato cibo la Signora Smith ha detto di portarti a mangiare in mensa con tutti gli altri ragazzi che hanno il tuo stesso problema.-

Io sbiancai.

Non volevo andare in mensa.

Se c'era una cosa che odiavo più del cibo era il mangiare davanti agli altri.

L'infermiere, che da come lessi sul cartellino si chiamava Niall, mi indicò una sedia a rotelle.

-Non ne ho bisogno. Posso farcela da solo a piedi.- dissi, non volevo essere trasportato come una principessa bisognosa, perché non lo ero!

-Visto che ieri non hai mangiato niente potresti svenire da un momento all'altro, quindi,  dato che dobbiamo camminare per un bel pezzetto, è meglio se ti siedi.-

Non ne potevo più. Ad un altra parola sarei scoppiato a piangere e non volevo farmi vedere così vulnerabile. Così decisi di accontentare l'infermiere.

Camminammo per diversi corridoi. Quanto cavolo era grande questo ospedale!

-So che questa situazione non ti fa impazzire dalla gioia, Louis. Ma presto ti abituerai. Noi siamo qui per aiutarti, vogliamo solamente il tuo bene. E lo so che probabilmente ci odierai, ma un giorno ci ringrazierai, stanne certo.-

Io non risposi. Non sapevo che dire.

Ad un certo punto iniziai a sentire un odore nauseabondo. Ci stavamo avvicinando alla mensa.

-Fermo, ti prego fermati!- Urlai.

Niall si arrestò di colpo per vedere cosa mi fosse successo.

-Non posso! Non ci riesco! L'odore! È insopportabile!- iniziai a farfugliare.

-Lo so è difficile ma ti abituerai. Un colpo e via, al mio tre ok? Uno... Due...Tre!-

Al tre iniziò a correre a perdifiato fino alla porta dell'inferno. Io prontamente mi tappai il naso.

Arrivati dentro mi guardai attorno e mi sentii terribilmente a disagio.

Lì cerano persone veramente malate, alcune pesavano meno di 40kg. Oltre a provare una grande tristezza per loro però, non potevo far a meno di essere invidioso.

Perché loro c'erano riusciti e io no? Mi sentivo un perdente.

Erano 3 anni che provavo a perdere peso ma i risultati erano pressoché nulli. E non riuscivo ancora a capire perché questi medici si ostinavano a farmi stare lì con quei ragazzi!

Forse per umiliarmi ancora di più.

Non dovevo stare lì!

Non potevo stare lì!

Così quando Niall si fermò un attimo per vedere dove fosse un posto libero per farmi accomodare, non persi tempo. Mi alzai dalla sedia e iniziai a correre.

Il ragazzo biondo iniziò ad inseguirmi, ma io ero più veloce per il momento visto che mi allenavo ogni giorno, ma non sapevo per quanto tempo avrei retto ancora; d'altronde aveva ragione, ieri non avevo toccato cibo quindi ero molto debole e iniziavo già ad avere le vertigini.

Riuscì ad entrare in un ascensore pieno di persone e fortunatamente Niall rimase chiuso fuori.

Scelsi di salire al settimo piano.

Appena le porte dell'ascensore si aprirono mi ritrovai faccia a faccia con una donna sulla trentina che camminava tenendo faticosamente il suo enorme pancione.

Ero capitato nell'unico posto bello dell'ospedale. Il reparto di ginecologia e ostetricia.

Mi ritrovai a sorridere come un bambino camminando tra quei corridoi rosa e celesti, pieni di fiocchi e deliziosi disegnini; finché non notai l'enorme vetrata dell'asilo dei neonati.

Così mi avvicinai. Intorno a me c'erano moltissimi papà che indicavano orgogliosi i propri bambini.
Io ripensai al mio.

Probabilmente anche lui circa 18 anni fa era intento ad emozionarsi così come loro per la mia nascita.

Mi voleva un gran bene prima che scoprisse la mia vera essenza.

Non potevo biasimarlo, non era colpa sua se io ero uno scherzo della natura, non era colpa sua se ero interessato a persone del mio stesso sesso. Era tutta colpa mia. Aveva fatto bene a mandarmi via, avrei potuto far star male le mie sorelle. E non me lo sarei mai perdonato.

-Ehi Beth mi ha telefonato Niall, ha detto che un ragazzo è scappato dalla mensa.-

Cavolo, stavano parlando di me! Non potevo farmi trovare, era ancora presto, mi avrebbero riportato in mensa!

Così con calma, per non dare tanto nell'occhio, cercai un nascondiglio per passare il tempo.

Trovai un armadio e visto che non c'era nessuno intorno, lo aprì.

Per mia fortuna c'era un grande spazio coperto da un'anta. Così provai ad entrare lì dentro.

Mi stupì quando mi accorsi di entrarvi a pennello. Ero convinto che a causa del mio enorme corpo avrei fatto fatica, invece quell'armadio sembrava fatto su misura per me. L'avrei chiamato l'armadio di Louis.
Sì, stavo dando i numeri, ma quando avevo paura era questo l'effetto.

Stavo bene lì dentro. Non faceva troppo caldo e da una feritoia entrava l'aria giusta per permettermi di respirare.

Ad un certo punto mi addormentai.
Fui risvegliato da un forte odore di lavanda. Quando aprì gli occhi mi ritrovai davanti una massa informe di ricci e due occhi verdi che mi fissavano. Harry

-Ti ho trovato finalmente!- disse ridendo -Tutto l'ospedale sta andando in tilt, ti sei perso una delle scene più divertenti del mondo!- continuò lui.

-Co.. come hai fatto a trovarmi?-

-Anche io il mio primo giorno di chemio mi sono nascosto qui dentro per fuggire dai problemi, non sei l'unico. Non sei solo.- disse lui sorridendo.

Poi mi prese le mani e mi aiutò ad alzare.

-No non voglio, se torno lì mi obbligheranno a mangiare e..- mi bloccai di colpo. Odiavo essere vulnerabile, non volevo essere compatito dagli altri, non avevo bisogno della compassione di nessuno.

-Ehi ma sai che ore sono?- disse lui dolcemente.

Io scossi il capo in segno negativo.

-Sono le 19:20, sei stato via per quasi otto ore! Credo che farti mangiare sia l'ultimo dei loro problemi; probabilmente te la caverai con una flebo.- disse; la sua voce mi sembrava quasi, triste? Ma per quale motivo? Non doveva interessarsi a me!

Finalmente decisi di alzarmi; ma improvvisamente un capogiro mi fece perdere l'equilibrio.

Harry prontamente mi tenne su per non farmi cascare e mi fece sedere su una sediolina che era lì vicino. Poi infilò la mano in tasca e tirò fuori una caramella. Me la porse.

-Non mi importa nulla Louis, mangia questa caramella! Non ti succederà niente te lo prometto!- mi implorò.

-Non posso.- sussurrai.

-Non puoi? Come sarebbe a dire che non puoi? Il tuo disturbo si può curare! Si può curare con un po' di volontà! Non so se l'hai notato ma in questo ospedale vivono persone che stanno male, male veramente e molte di loro non ce la fanno. Tu puoi guarire Louis, puoi guarire! Ora mangia questa cavolo di caramella!- mi urlò in faccia.

Io rimasi allibito, dove era finito l'Harry di prima?

-Scusa, cavolo scusa, non dovevo dire quelle cose, quando tengo a qualcuno cerco di proteggerlo in tutti i modi, spesso anche usando le maniere forti, ma non penso quelle cose, mi dispiace.- disse visibilmente mortificato.

-Harry, io non sono stato ricoverato qui a causa dei miei “disturbi”.- sussurrai con la testa bassa.

-Ma che dici Louis?-

-Il motivo principale è stato un altro.- continuai a dire sempre più piano. -Se mia cugina non mi avesse trovato in camera mia in una pozza del mio sangue con un rasoio nel polso probabilmente non sarei qui.- solo allora alzai lo sguardo. Ma quello che vidi davanti a me fu una cosa del tutto inaspettata. Harry aveva la faccia bagnata di lacrime. Come potevo fargli questo effetto? D'altronde mi conosceva solo da due giorni.

-Hai.. hai tentato di..-

-Sì Harry, e lo rifarei-

-Tu.. tu mi fai schifo! Non posso crederci! Non posso crederci!- detto questo corse via lasciandomi da solo in quella sedia con la caramella in mano.

Appena il ragazzo fu lontano abbastanza mi abbandonai a mia volta alle lacrime. Che avevo fatto? Avevo fatto scappare l'unica persona che in questi giorni mi aveva donato un po' di pace! Avevano ragione Victor e Ashley, non ero abbastanza per stare in questo mondo. Non avrei combinato niente di buono.

Iniziavo a sentire molto freddo così decisi di tornare in camera.

Paradossalmente Harry era l'unica persona che volevo vedere, ma probabilmente lui desiderava il contrario così decisi che mi sarei rintanato sotto le coperte.

In ascensore notai che nella mano sinistra stringevo ancora la caramella. Non volevo più deludere Harry anche se lui ora mi odiava, cosi dopo essermela rigirata tra le mani, presi coraggio. La scartai e la misi in bocca. Subito il sapore dolce tocco le mie papille gustative. Era alla ciliegia, in assoluto il mio gusto preferito. Sembravano passati secoli dall'ultima volta che avevo mangiato una caramella.

Mi ricordo che con Zayn e Stan, i miei due migliori amici di un tempo, facevamo il Candy Party: riempivamo intere ciotole di caramelle e le mangiavamo per tutta la notte. I giorni a seguire non potevamo muoverci dal letto per il mal di pancia, ma ci divertivamo da morire e questo compensava in assoluto le corse verso il bagno.

Non riuscì ad ingoiarla però. Appena uscito dall'ascensore la sputai nel primo cestino.

Ero patetico, non riuscivo a trattenere in bocca neanche una misere caramella. Aveva ragione Harry.

Quando entrai in camera con mio enorme disappunto Harry non c'era; in compenso mi trovai davanti Niall, la signora Smith, e altri due dottori che non conoscevo. Si prospettava una lunga serata.

Dopo che i quattro mi rimproverarono per bene, in particolar modo Niall, la signora Smith mi presentò gli altri due medici: il dottor Morgan il mio psicologo e il dottor Cooper il mio nutrizionista. La signora Smith si sarebbe occupata più del lato burocratico visto che ero un minorenne solo in un ospedale.

Dal giorno seguente avrei iniziato a fare terapia sia di gruppo che individuale, i miei medici infatti sostenevano che il mio caso fosse molto grave e quindi che avessi bisogno di più sedute rispetto agli altri.

In tutto questo tempo non dissi una parola. Non volevo stare lì, ma non potevo fare nulla per cambiare le cose visto che dalla mia fuga la gente che si sarebbe occupata di me era raddoppiata.

Quando tutta quella gente se ne andò rimasi finalmente solo.

Un'ora più tardi tornò Harry. Dopo essersi preparato per la notte si avvicinò al mio letto e si stese vicino a me.

Io lo guardai interrogativo.

-Non voglio che questa notte tu abbia altri incubi quindi dormirò vicino a te non ti dispiace vero?- Io arrossì ma poi scossi la testa. Mi allontanai però il più possibile da lui per non essere toccato e per non invadere il suo spazio.

-Ho provato a mangiare la caramella.- sussurrai più a me stesso che a lui.

-Veramente? Iniziare a provare è il primo passo per la guarigione, sono fiero di te Lou!- esclamò.

-Lou?-

-Sì è carino non ti piace?-

-Sì, no è perfetto!- arrossì e  lui sorrise soddisfatto.

-Ehi Hazza, noi siamo amici?-

-Hazza?- chiese lui divertito -Ma certo che lo siamo Lou, mi dispiace tanto per prima.-

-Non fa niente, hai detto solo la verità.-

-Buonanotte Louis.-

-Buonanotte Harry-

Quella notte fu la prima notte dopo quattro anni, tre mesi e ventiquattro giorni che non ebbi nessun incubo.


Angoletto

Ecco qui un nuovo capitolo, spero che vi sia piaciuto.

Dalla prossima volta le cose inizieranno a farsi molto interessanti.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto :)
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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Harry

-Louis!- la signora Smith entrò nella nostra stanza senza bussare. Il mio amico dormiva ancora beatamente vicino a me. Era strano per lui dormire così tanto, da quel poco che avevo capito non era una persona che amava dormire in particolare la mattina presto. Io non volli svegliarlo, ne tanto meno allontanarmi da lui visto che spesso questa notte l'avevo sorpreso a battere i denti per il freddo.

Lei vedendoci a letto insieme, ci lanciò un'occhiata severa, ma a me non importò nulla.

-Dorme ancora.- dissi sgarbatamente alla signora; non mi stava particolarmente simpatica, perché si credeva la padrona del mondo e trattava Louis come se fosse un bambino di due anni.

-Eh lo vedo!- disse acidamente lei. Mi augurai con tutto il cuore che gli altri medici di Lou non fossero tutti come lei.

Mi preoccupavo veramente per quel ragazzo, in soli due giorni era riuscito a destabilizzarmi e questa cosa era strana per uno come me, solitamente non mi lasciavo trasportare troppo dalle emozioni.

-Questo è il suo piano settimanale, puoi darglielo quando si sveglia?- continuò a parlare la donna. - Cerca di farlo alzare prima delle 8:30 perché passerà Niall per portarlo in mensa per la colazione, quindi puntuale!- detto questo uscì dalla nostra stanza così come era entrata.

Fortunatamente Lou dormiva ancora, decisi di non sbirciare quel foglio per non invadere la sua privacy, così lo posai sul suo comodino.

Intorno alle 8,15 iniziai a svegliarlo delicatamente. Era così piccolo, ed era dolcissimo mentre dormiva; aveva le mani sotto la testa a mo di cuscino e le labbra a cuoricino; i suoi capelli erano sparsi sulla fronte in modo disordinato, e io non riuscivo a non trovarlo meraviglioso.

-Lou, Louis, è ora di alzarsi dai!- lo incitai.

-No mamma, ti prego altri cinque minuti.- Farfugliò teneramente.

Poi di colpo saltò seduto sul letto.

-Scusa, scusami tanto!- disse mortificato. A volte non riuscivo proprio a capirlo, non riuscivo ancora a capire cosa lo tormentasse e questo mi faceva stare male, diventava terrorizzato o completamente triste da un momento all'altro senza una vera causa apparente. Chissà quali mostri spaventosi lo turbavano nella sua testa così tanto.

-Niente Lou, tranquillo, è stato abbastanza divertente!- sorrisi. Lui arrossì di colpo ma ricambiò il mio sorriso.

-Prima è passata la Signora Smith, voleva darti questo- gli porsi il foglio -e poi voleva dirti di iniziare a prepararti per la colazione che si terrà alle 8.30.- lui sbuffò. Poi tirò fuori dal cassetto un paio di occhiali e iniziò a leggere quello che c'era scritto sul foglio.

-Non sapevo portassi gli occhiali!- dissi.

-Dovrei portarli sempre ma mi stanno malissimo quindi cerco di metterli solo quando è strettamente necessario.-

-Non è vero, non ti stanno male!-

-Non dire cavolate!-

-E' la verità, io dico sempre la verità.-

-Va bene- disse lui poco convinto. Poi piegò il foglio e se lo mise in tasca.

-Vado a prepararmi.- e con questo entrò in bagno.

Dopo alcuni minuti uscì perfettamente pronto. Aveva i suoi soliti skinny jeans e una sua felpa extra large. Si sedette su una sedia che era lì vicino facendo penzolare le gambe aspettando l'arrivo di Niall. Era visibilmente preoccupato così gli chiesi:

-Vuoi che venga con te?-

-No grazie, non ti preoccupare, sto bene, me la caverò.-

-Di questo ne sono certo Lou, ma siccome è il tuo primo giorno forse vorresti qualcuno accanto- sorrisi.

-No Harry, ti ringrazio ce la faccio da solo.- disse forzando un sorriso.

-Ok.- risposi un po' deluso.

In quel momento arrivò Niall con una sedia a rotelle. Louis si sedette senza dire una parola o protestare. Lo stesso Niall rimase sorpreso. Prima che i due lasciassero la mia stanza gli lanciai un sorriso di incoraggiamento e lui, come al solito, arrossì violentemente.

Dopo che Mary mi portò la colazione, mi preparai per andare a scuola.

Non era esattamente una vera e propria scuola ma vicino alla ludoteca dei bambini più piccoli c'erano delle stanzette dove noi ragazzi ricoverati, divisi più o meno per fasce d'età, potevamo proseguire autonomamente gli studi. Il signor Adams girava per i banchi per aiutarci qualora ne avessimo avuto bisogno.

Mi sedetti e aspettai il mio amico Zayn che come al solito era terribilmente in ritardo, infatti arrivò dopo circa un'ora con una faccia radiante dalla gioia.

Si sedette vicino a me e iniziò a parlare a bassa voce per non disturbare gli altri.

-Ehi Harold ho una notizia bomba!-

-Spara amico!-

-Ho incontrato l'amore della mia vita!- esclamo! Io scoppiai a ridere, guadagnandomi un occhiataccia dal signor Adams; Zay infatti era solito “trovare l'amore della propria vita” almeno una volta al mese.

-Ah sì? E chi sarebbe, sentiamo.- dissi allegramente.

-Si chiama Perrie ed è una specializzanda di chirurgia del primo anno, è arrivata ieri. È bellissima devo proprio fartela vedere Harry! Sento che questa è la volta buona!- disse lui innamorato.

-Certo, non vedo l'ora di conoscerla!- risposi.

Studiammo in silenzio per quasi tutta la mattinata, o meglio io studiai, Zayn invece si dilettò a disegnare sul banco il volto di una ragazza che immaginai si trattasse di questa Perrie.

Verso le 12.00 andammo a mangiare in camera di Zayn; visto che Louis non c'era non mi andava di mangiare da solo. Intorno alle 15.00, dopo aver giocato a Scarabeo con Zayn tornai in camera mia promettendo al ragazzo moro che gli avrei dato la rivincita al gioco nel tardo pomeriggio, dopo la sua dialisi.

Appena arrivai in camera mi buttai di peso sul letto. Stavo per accendere la TV quando sentii un leggero singhiozzo, quasi impercettibile, che proveniva dal bagno.

Louis.

Mi alzai di corsa e iniziai a bussare leggermente sulla porta di legno.

-Lou, Louis stai bene?-

Non ricevetti alcuna risposta e il singhiozzo cessò.

-Dai Louis so che sei lì dentro, apri la porta.-

Niente. Allora iniziai a battere più forte.

-Cavolo Lou se non mi lasci entrare immediatamente butto giù la porta!- esclamai ad alta voce.

-È aperto.- un leggerissimo sussurro arrivò alle mie orecchie.

Così lentamente, quasi timoroso di ciò che avrei trovato al suo interno, aprii la porta del bagno.

Trovai un Louis seduto in un angolo sul pavimento con le gambe attaccate al petto e la testa testa tra di esse. Allora lentamente mi andai a sedere accanto a lui.

-Louis cosa succede?- chiesi.

-Niente, sto bene!- rispose lui continuando a guardare il pavimento.

-Ok, allora dimmelo guardandomi negli occhi.- lo misi alla prova.

-Harry ma che vuoi da me?- chiese alzando un po' la voce e guardandomi finalmente negli occhi.

-Voglio solo che tu sia felice.- affermai dolcemente.

-Perché?- sussurrò lui più a se stesso che a me.

-Perché tutti meritano di essere felici, Louis, sopratutto tu!-

-No, tu non mi conosci, non sai come sono realmente. Non puoi dirlo! Appena scoprirai cosa sono veramente scapperai come tutti gli altri e mi lascerai solo. Io sono stanco di rimanere da solo. Io non voglio essere felice perché la felicità porta solo tanta tristezza.- disse lentamente fissando il tappetino blu del bagno. Realizzai che quella era stata la frase più lunga che mi avesse detto.

-Ok Louis, io non sono come gli altri e non posso dirti che non ti abbandonerò, sono malato di cancro, la vita per me potrebbe finire da un momento all'altro, quindi non userò la solita frase fatta “io per te ci sarò sempre” e cavoli vari perché pur volendo purtroppo non sono immortale. L'unica cosa che posso assicurarti è che ci tengo a te, veramente, e che proverò in tutti i modi a renderti felice. Che tu lo voglia o no.-

Lui per tutta la durata del mio discorso non mi lasciò con lo sguardo nemmeno un attimo.

Un leggero sorriso iniziava a sorgere dalle sue labbra, quasi impercettibile, ma almeno era vero, e per me era una grande vittoria.

-Grazie.- sussurrò.

Una sola piccolissima parola uscì da quelle sue belle labbra.

Una sola piccolissima parola che mi scaldò il cuore e mi rese il ragazzo più felice del mondo.

Intanto continuavamo a fissarci.

Blu nel verde.

Verde nel blu.

Tra smeraldo e oceano.

Le nostre facce erano sempre più vicine.

Ne avevo bisogno. Volevo raggiungere quelle labbra bellissime.

Chiudemmo gli occhi contemporaneamente.

-Louis!- una voce ci scosse dalle nostre emozioni. -Louis è più di mezz'ora che ti aspetto nel mio studio stai bene?- lanciai uno sguardo omicida al dottor Cooper.

-Scusa!- mi sussurrò Louis visibilmente imbarazzato ed amareggiato.

-A dopo Lou!- risposi sorridendogli.
Lui scosse il capo e uscì di corsa dal bagno scusandosi con il dottore.

Quel suo gesto mi confuse parecchio. Non provava anche lui le mie stesse emozioni? Avevo travisato tutto? L'avevo fatto soffrire?

Alcuni minuti dopo entro Zayn, mi accorsi che erano già le 17.30. Era passato in fretta il tempo.

Dopo essermi sfogato per un po' iniziammo a giocare.

Proprio sul più bello della partita, quando stavo per vincere per la seconda volta, la porta si aprì. Entrò un Louis stravolto con gli occhi rossi e gonfi dal pianto e le labbra screpolate. Provai una fitta al cuore a vederlo così.

Appena Zayn lo vide sussultò, impallidendo improvvisamente.

-BooBear!- balbettò visibilmente emozionato.

Louis rimase a bocca aperta, non riusciva a proferire parola, dopo qualche secondo corse e si catapultò tra le braccia di Zayn.

-Zayn... oh Zay- iniziò a singhiozzare dall'emozione. Il mio amico moro gli accarezzava la schiena anche lui tra le lacrime.

-Che ci fai qui, LouBear?- disse Zayn cullandolo ancora tra le sue braccia.

-Che ci fai TU qui!- esclamò Louis staccandosi da lui per guardarlo negli occhi.

-Insufficienza renale.- sospirò lui.

-Cavolo Zay!- esclamò Louis visibilmente preoccupato. -Po..potresti morire?-

-Fortunatamente ce ne siamo accorti presto, quindi per ora non sono in pericolo di vita, tranquillo piccolo.- sorrise il moro accarezzandogli i capelli.

-Scusate, fatemi capire.- non volevo interrompere un momento così tenero ma stavo diventando pazzo (e anche leggermente geloso).- Voi due vi conoscete?-

-Conosco questo orsacchiotto da quando faceva ancora la pipì a letto.- disse Zayn ridendo guadagnandosi una leggera botta in testa da Louis.

-Abbiamo fatto tutte le scuole insieme. Eravamo migliori amici!- esclamò Louis cercando conferma in Zayn, che annuì sorridendo a sua volta.

-Poi sei sparito.- sussurrò il moro.

-Lo so, mi dispiace tanto!- disse Louis abbassando lo sguardo.-Non mi era permesso parlare con nessuno- spiegò mortificato.

-L'ho immaginato Boo, ho provato a chiedere a quel verme di tuo padre dove ti avesse spedito, ma mi ha chiuso la porta in faccia. Ti avrei portato via da lì; saremmo scappati insieme, a Barcellona, che ti piaceva tanto!-

-Lo so Zay, lo so. Ora sto bene e l'importante è che ti ho ritrovato!- sorrise Lou.

-Già è vero piccolo! Ma ora dimmi, perché cavolo sei finito qui?-

-Non ce l'ho fatta neanche stavolta Zay- sussurrò Louis con la testa bassa, feci quasi fatica a sentirlo.

-A fare cosa Boo?- chiese Zayn preoccupato iniziando ad allontanarsi dal suo corpo.

-Lo sai.- sussurrò lui ancora più piano.

-Ad ucciderti Lou?- chiese allibito. -E menomale, stupido testone! Non si affrontano così i problemi! Non si scappa perché la vita è troppo dura, cavolo! Ne avevamo già parlato ricordi?- gli urlò in faccia Zayn visibilmente irato e deluso. Questo voleva dire che Louis aveva già tentato in precedenza di togliersi la vita. Questo pensiero mi fece rabbrividire.

-Tu non lo sai Zayn. Non lo puoi sapere. Non lo può sapere nessuno! Tu non hai vissuto due anni della tua vita lontano da casa tua, lontano dalla tua vera famiglia, lontano dai tuoi amici in una città completamente diversa dalla tua. Non hai vissuto due anni della tua vita in casa di un estraneo che ti rinchiudeva la maggior parte della giornata in soffitta e che ti faceva scendere tra i comuni mortali solo quando era tempo di cucinare o di pulire la casa. Non hai vissuto due anni insieme a tre persone che dalla mattina alla sera non facevano altro che colpirti ed insultarti sia fisicamente che verbalmente. Io in quel luogo ho perso me stesso. Non mi era permesso di prendere alcuna iniziativa. Non mi era permesso neanche di andare a scuola. A scuola Zayn! Quindi nessuno mi deve giudicare, nessuno può permettersi di giudicarmi!- detto questo corse via tra le lacrime.

Io rimasi a fissare la porta incapace di fare nulla.

-Ti prego Harry, seguilo, ora è sconvolto e potrebbe fare qualcosa di azzardato. Io non posso, ora mi odierebbe e poi non ne avrei la forza.- disse Zayn tra le lacrime.

A quelle parole mi alzai in piedi come una furia e uscì dalla stanza correndo dimenticandomi anche di infilarmi le scarpe.

Louis non era in corridoio e non avevo la minima idea di dove fosse.

Così pensai in quale luogo andrei io in un momento del genere. Ma la risposta dal mio cervello che non tardò ad arrivare mi fece rabbrividire.

Corsi come un lampo fino all'ascensore ma era pieno di gente ed io non riuscì ad entrare. Così decisi di prendere le scale. Dovevo arrivare al nono piano quindi dovevo salire sette rampe, ma essendo molto debole a causa della mia malattia, verso il quinto piano iniziai ad arrancare.
“Fortunatamente” il pensiero di un Louis senza vita mi diede la carica per proseguire il mio estenuante percorso.

Arrivato al nono piano entrai di corsa in terrazza.

Il mio Louis era in piedi sul cornicione. Il forte vento rendeva pericolosamente instabile il suo piccolo corpicino che cercava in tutti i modi di trovare una posizione salda e i suoi capelli erano sparati in aria.

-LOUIS!- urlai con quanto fiato avessi in corpo.

Improvvisamente mi caddero le ginocchia a terra. Sentivo la testa leggera e non riuscivo più a respirare. Stavo perdendo i sensi per il forte sforzo di poco prima.

Prima di chiudere gli occhi riuscì ad intravedere lo sguardo di Louis puntato su di me.

Poi più niente.




Angoletto
Ecco qui il nuovo capitolo.
Spero di avervi incuriosito, fatemi sapere ;)
A presto, Somriure :)

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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Zayn

Ero preoccupato, molto preoccupato.

Harry e Louis erano via dalla camera da più di 20 minuti.

Ero stato uno stupido. Non avrei mai dovuto urlare in quel modo a Louis, io sapevo meglio di chiunque altro cosa quel ragazzo avesse passato in quegli anni. Sapevo che era fragile, conoscevo per nome ogni suo demone interiore; era lui stesso a parlarmene, in questo modo, diceva, si sentiva meno solo e con un alleato che gli guardava le spalle.

Eravamo sempre stati noi due. Io e Louis, fin dal primo anno di materna.

Ripensai immediatamente al nostro primo giorno di scuola, quando quel bimbo paffutello con gli occhi grandi e blu stritolò con la sua manina grassottella la mia, porgendomi una delle sue lecca-lecca alla ciliegia.

Era un bambino spensierato, socievole e ben voluto da tutti.

Alle superiori incontrammo Stan, lui si integrò subito al nostro duo rendendolo un trio. Louis gli era molto legato. Giocavano a calcio insieme nella squadra della scuola, a volte venivo anche escluso dai discorsi dei due, ma mi andava bene così, mi bastava vederli felici.

Fino a che un giorno, la sera del ballo di Natale del secondo anno, Stan umiliò Louis davanti a tutta la scuola, deridendolo per la sua forma fisica, per il suo orientamento sessuale e per altri stupidi motivi. Io quel giorno non c'ero, ero a casa con la febbre. Questa storia non mi venne mai raccontata da Louis, fu una nostra compagna a parlarmene.

Da quel giorno iniziarono i problemi.

Le cose non andavano bene neanche a casa sua, infatti l'uomo che credeva suo padre gli rivelò di non essere tale.

Tutte le sue certezze allora iniziarono a sgretolarsi rendendolo insicuro e chiuso in se stesso.

Passò momenti veramente neri. Io cercavo di stargli vicino il più possibile, ma lui diventava sempre più distante.

La situazione peggiorò ancora di più quando sua madre, la sua donna preferita, la sua prima confidente, la sua migliore amica, morì in un incidente stradale.

Dopo tutte queste sventure, sperai che almeno dallo zio fosse riuscito a ritrovare se stesso e tornare il Louis spensierato di prima. Ma purtroppo non fu così, non che ci sperassi più di tanto ma era l'unica cosa che desideravo veramente, rivederlo felice.

Probabilmente non avrei più ritrovato il Louis di una volta.

Vedendo che i due ancora non tornavano, decisi di andarli a cercare.

Ovviamente il primo posto che mi venne in mente fu la terrazza. Louis quando era triste o arrabbiato riusciva a calmarsi sfidando le sue paure, in questo modo con l'adrenalina nel corpo non pensava alle cose che lo facevano stare male.

Aspettai l'ascensore che stava scendendo, per poter salire fino al nono piano.

Ma quando le porte scorrevoli del mezzo si aprirono, la scena che vidi davanti a me mi fece raggelare il sangue.

Harry era steso su un lettino esanime con il dottor Payne che con uno strumento meccanico per la respirazione cercava di fargli riprendere fiato.

Louis era dietro di loro con un'espressione terrorizzata sul volto.

Che cavolo era successo su quella terrazza?

Appena usciti, il dottor Payne e altri due dottori corsero con la barella di Harry verso una saletta del pronto soccorso.

-Louis che diamine è successo?- urlai al povero ragazzo visibilmente preoccupato.

-E' colpa mia. Sono stato io. È colpa mia.- iniziò ad urlare Louis.

Sembrava un pazzo. Si muoveva zoppicando come un forsennato per tutto l'androne. La gente lo fissava senza muovere un muscolo.

-E' colpa mia. Harry è morto. Mamma è morta. Sono stato io. Sono io il colpevole.- urlò cadendo a terra e iniziando a tirarsi i capelli. Provai a fermarlo sussurrandogli parole dolci ma lui con una manata mi scansò facendomi cadere a terra.

Poi come una molla si rialzò. Era incontrollabile. Urlava frasi senza senso.

Dopo qualche minuto che a me sembrò un'eternità il dottor Cooper riuscì ad afferrarlo, mentre il dottor Morgan gli somministrava un calmante con una lunga siringa.

Dopo qualche istante Louis cadde addormentato così venne portato via in braccio dal dottor Cooper.

Io rimasi seduto a terra nel punto in cui Louis mi aveva fatto cadere.

Che cavolo era successo?

Decisi di alzarmi e di andare a cercare Harry, o il dottor Payne, o qualcun altro che mi avrebbe potuto aiutare a capire.

Ad un certo punto notai la mia Perrie. Chi meglio di lei mi avrebbe spiegato tutto?

Stava parlando al telefono così mi avvicinai per farmi vedere.

-Signora Cox, suo figlio Harry ha avuto una complicazione... I dottori stanno cercando una soluzione in questo momento... Un infarto, sì... In una zona abbastanza lontana dal cuore ma il dottor Payne vuole indagare meglio... Certo signora rimarrò in contatto con lei, appena avrò notizie le farò sapere... Perfetto, allora a dopo... Arrivederci!-

-Perrie, sono Zayn il ragazzo dell'altra volta- dissi impacciato.

-Sì, mi ricordo ti te!- disse sorridendo. Nonostante tutto la trovai bellissima.

-Quindi Harry... ha avuto un infarto.-

-Sì purtroppo sì, ma ora sta decisamente meglio. Se quel ragazzo, Louis, non ci avesse avvisato in tempo ora probabilmente lui non sarebbe qui.- disse sorridendo tristemente.

-Posso.. posso vederlo?- Ma cavolo perché di fronte a quella ragazza diventavo così idiota!?

-In questo momento no, i medici lo stanno ancora visitando. È meglio se torni in camera, è tardi. Ti avviso io quando potrà ricevere visite.-

Anche se la proposta di una sua visita mi allettava molto, decisi di rifiutare e di rimanere in sala d'aspetto almeno fino a che la mamma di Harry non fosse arrivata.

Mi addormentai, io riuscivo a dormire in ogni occasione e in ogni posizione. Rimasi lì per circa un'oretta. Venni svegliato da Anne, la mamma di Harry e sua sorella Gemma che mi dissero che Harry era sveglio e stava bene e tra un po' lo avrebbero trasferito in camera sua.

Ero felicissimo, così decisi di andare a trovare Louis, per aspettare Harry con lui.

Il mio migliore amico dormiva molto profondamente, i suoi due medici confabulavano a bassa voce nella stanza ma quando mi videro arrivare si zittirono di colpo.

-Come sta Harry?- chiese il dottor Morgan.

-Molto meglio tra un po' lo riportano qui.- dissi sorridendo.

-Menomale.- rispose il dottor Cooper.

-Louis dovrebbe svegliarsi tra un po'; tu avevi intensione di rimanere qui?-

-Se non è un problema preferirei restare.- dissi guardando i due medici con uno sguardo maturo e responsabile.

-Va bene per noi, se sei stanco puoi riposare sul letto di Harry fino a che lui non torna.- mi consigliò il dottor Cooper.

-Quando si sveglierà dal calmante lo troverai molto strano, purtroppo non possiamo dirti con esattezza cosa farà perché l'effetto è diverso per ogni paziente. L'unica cosa che devi fare è chiamarci immediatamente.- disse il dottor Morgan.

-In ogni caso stai tranquillo, qui davanti ci sono molti infermieri che, in caso di bisogno si potranno prendere cura di lui, quindi se vuoi, sentiti libero di tornare in camera tua.-

-Non lascio qui il mio migliore amico, ora che l'ho ritrovato.-

-Molto bene, allora ci vediamo dopo.-

Dopo ciò i due uscirono lasciandomi solo con Louis.

Dormiva beatamente, come se nulla fosse successo negli ultimi anni.

Io mi stesi accanto a lui e iniziai dolcemente ad accarezzargli la fronte sudata.

Era dimagrito veramente tanto rispetto all'ultima volta che l'avevo visto. Se non fosse stato per i suoi occhi avrei stentato a riconoscerlo.

Sentii che Louis da sotto il mio corpo cominciava a muoversi, segno che l'effetto del farmaco stava finendo.

-Zay!- esclamò il mio migliore amico strascicando le parole come se fosse sotto l'effetto di qualche droga.

-Ehi Lou come ti senti?- dissi spostandomi un po' da lui e accendendo una lucetta che era lì vicino.

-Beniisssiimo amico miio!- disse lui iniziando ad emettere una risatina acuta. -Dovrei essere triste per il povero Hazza ma ora ho solo voglia di ridere!- disse continuando a ridacchiare.

-Puoi farlo LouBear, devi farlo! Harry sta bene non preoccuparti.- dissi iniziando a farmi contagiare da quello stupido gridolino.

Erano moltissimi anni che non rivedevo il mio Boo così spensierato, quindi decisi di non chiamare i medici, almeno per un po'.

Alcuni minuti dopo tornò in camera Harry su una sedia a rotelle, seguito da Anne, Gemma e il dottor Payne.

Il ragazzo aveva uno sguardo molto triste, la madre gli accarezzava i capelli, mentre la sorella gli teneva la mano. Il dottore stava sicuramente dando loro una spiacevole notizia.

Odiavo il fatto che Harry non fosse ancora guarito, da quando era in ospedale era diventato per me una sorta di fratellino e non sopportavo l'idea che potesse soffrire.

-Harreh! Haarrehhh! Hazzaaa! Haroooold!- urlò giocosamente Louis.

Appena il riccio lo notò, ignorò le parole del medico e i rimproveri della madre per essersi alzato dalla sedia e corse sul suo letto abbracciando stretto il suo coinquilino.

-Cavolo Lou! Sono così felice che tu sia qui!- disse palesemente emozionato. -Grazie, grazie di tutto.- continuò. Louis lo guardò visibilmente confuso.

-Harry, ha in corpo un potente calmante che lo fa essere più esuberante del solito, probabilmente tra qualche ora tornerà come prima e non si ricorderà di nulla.- spiegai al ragazzo.

-Ah, ok.- disse tristemente.

-La cosa positiva è che in questo modo avrai un assaggio del Louis di una volta.- dissi sorridendo.

Intanto Lou stava giocando con i lunghi ricci di Harry con un sorriso da ebete sul volto.

-Harreh sei viivo!- esclamò soddisfatto Louis, Harry annuì dolcemente ma Louis continuò ad produrre frasi senza senso a vanvera.

-Non mi piacciono i broccoli, non mi sono mai piaciuti! Non è vero ZenZen? Non mi dovete far mangiare i broccoli! Capito dottor Payne? Sul tuo cartellino c'è scritto Liam! Posso chiamarti Liam? Ma certo che posso! Ti chiamerò Liam! Ehi Liam i broccoli mi fanno proprio schifo, non potete darmi le carote al posto dei broccoli? Mi piacciono le carote, mi sono sempre piaciute: riso alle carote, involtini di carote, polpette di carote, torta alle carote. Mi piacciono le carote! Ehi ma perché ridete tutti? Sono buooone le carotee!-

Louis ci guardò confuso. Io ed Harry avevamo le lacrime agli occhi dal ridere, il dottor Payne era visibilmente divertito, anche Gemma, malgrado la preoccupazione, accennò una debole risata, Anne invece guardava Louis con uno strano cipiglio sul volto che non riuscivo a capire.

-D'accordo Louis da oggi in poi mangerai solo carote, niente più broccoli! Ricordati che l'hai detto, quindi ora non potrai più tirarti indietro: carote per tutta la vita!- scherzò il dottor Payne.

-Così si ragiona Liam!- esclamò.

Noi iniziammo a ridere più forte.

-Ehi ma perché ridete tutti!- disse lui imbronciandosi e incrociando le braccia all'altezza del petto.

-Louis è come se ti fossi fatto una canna!- spiegai divertito.

-Giuustoo!- trillò con una voctta estremamente acuta.

Anne improvvisamente decise di chiamare il dottor Payne fuori per parlare con lui in disparte. Gemma invece rimase con noi. Era una ragazza molto carina, era alta e magra, un po' come il fratello aveva dei bellissimi capelli lunghi che ogni volta che la incontravo avevano un colore diverso.

-Per fortuna la canna non te la sei fumata tu Zayn, sennò a quest'ora saresti depreeeesso e inizieresti a contare le stelle. Stan invece diventa appiccicoso e coccolone. Dov'è Stan? Ehi Harreh tu come sei quando fumi una canna?-

-Ehm...- farfugliò Harry imbarazzato.

-Non hai mai fumato una canna? Zayn passa la canna ad Hazza, dobbiamo scoprire la sua vera personalità! E poi passala anche alla fata turchina- disse accennando al colore dei capelli della ragazza che scoppiò a ridere divertita. -Ma dove cavolo è finito Stan? Zay vai a chiamarlo, non può perdersi tutto questo- Io iniziai a preoccuparmi molto. Evidentemente Lou non aveva alcuna idea di dove fosse nè tanto meno in quale periodo.

-Louis, non c'è nessuna canna, tu sei in ospedale e Stan.. Stan non c'è più!- dissi cautamente.

-Giussstooo! Quel pallone gonfiato mi ha lasciato!-

-Ma che dici Boo?! Stan non era gay!-

-Non lo sai Zay, ma certo che non lo sai, non te l'abbiamo mai detto!-

-Detto cosa Lou?-

-Io e Sanley stavamo inseme, eravamo una coppia. Cavolo, come te lo spiego?-

-Ho capito Lou.- mormorai tristemente. Perché il mio migliore amico non mi aveva mai detto una cosa del genere? Notai che Harry aveva avuto più o meno la mia stessa reazione ma con una punta di gelosia in più.

-Lui mi ha lasciato a Natale, Zay, il giorno del mio compleanno. Perché io volevo dire di noi agli altri ma lui non voleva. Mi ha umiliato davanti a tutta la scuola perché sono gay ed essere gay è una malattia, la più grave di tutte. Lo diceva sempre anche il mio papà. E zio. E Ashley. E Victor. Ma io lo sono e non ci posso fare nulla!-

Io stavo per rispondere quando ricominciò a ridacchiare come un cavallo.

-Lou? Perché ridi?- chiese Harry visibilmente divertito.

-Sei tutto verde Harreh! Come i tuoi occhi! Verdi, verdi, verdi. Anche tu ZenZen sei verde! Solo la fata turchina è blu! Tutto il resto è verde! È un mondo verde con uno sputacchio blu! Voi vedete verde?- chiese con una buffa espressione sul volto.

-No BooBear, credo che sia l'effetto del farmaco.- risposi ridendo.

-Giussstoo! La canna-farmaco! Ehi Zen! BooBear è il mio soprannome!-

-Certo Boo!-

-Me l'ha dato la mia mamma quando ero piccolino! Lei mi chiamava così perché ero il più grande tra le mie sorelle!-

-E' vero Lou!-

-La mia mamma è morta- disse sogghignando.

La cosa fece uno strano effetto, non riuscivo ad interpretare la sua reazione.

-E' morta in un incidente stradale!- continuò sempre divertito. -Io ero con lei in macchina, ma io non mi sono fatto niente; sono ancora vivo, purtroppo.- questa volta iniziò a rattristarsi veramente.

Non parlava mai molto volentieri della mamma dopo l'incidente.

-In ogni caso, Harreh! Ehi Harrehh hai dei belliiissimi capelli, sono ricci, lo sai?-

-Si lo so Loueh!- rispose ridacchiando.

-La fata turchina è tua sorella?-

-Sì Lou, in verità si chiama Gemma.-

-Ciao Gemma-Turchina! Tu dovresti essere Pinocchio allora!- affermò soddisfatto. - Oh no che sbadato Pinocchio non era fratello della fata! Se a quest'ora mi avesse sentito Phoebe mi avrebbe ucciso!- ridacchiò rumorosamente.

In quel momento rientrò Anne che si sedette vicino a Gemma sul letto di Harry.

-Ehi Hazza, lei è la tua mamma!- esclamò sorpreso Louis con una vocetta notevolmente acuta. -Anche tu hai una mamma!-

-Sì Lou!- disse dolcemente il riccio.

Louis iniziò a fissarla sorridendo per poi passare lo sguardo da lei a Gemma e poi ad Harry.

-Sì è vero, è la tua mamma, vi assomigliate molto, avete gli stessi buchetti sulle guance quando sorridete. Anche Gemma-Turchina ce l'ha!- notò Lou.

Anne continuava a guardarlo severamente. Non capivo che avesse, di solito lei era una donna molto piacevole e simpatica.

Nel frattempo era tornato il dottor Payne seguito dal dottor Cooper e dal dottor Morgan.

-Su forza ragazzi, tutti a letto. È tardi e domani inizierà un altro giorno impegnativo per tutti.- disse il dottor Payne. Io mi alzai dal letto di Lou e gli diedi un bacio sulla guancia.

-Oh ZenZen come siamo coccolosi!- tubò lui.

-Louis, domani quando sarai tornato in te ti comunicheremo una bella notizia. Ora salta sotto le coperte e riposati, l'infermiere Horan sarà qui davanti se dovessi avere bisogno; anche tu Harry, dormi bene che domani sarà una giornata lunga.- consigliò il dottor Morgan ai due ragazzi.

Dallo sguardo afflitto del riccio compresi che l'indomani avrebbe ricominciato la chemio così gli accarezzai i capelli che Louis in tutto questo tempo aveva ordinato in trecce e dopo aver salutato tutti coloro che erano in quella stanza me ne tornai in camera mia.

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Angoletto
Ecco qui il nuovo capitolo!!
Spero vi sia piaciuto :) fatemi sapere mi raccomando, fa sempre piacere ricevere i vostri commenti :)
A presto, Somriure :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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Louis

Quella mattina mi svegliai come al solito molto presto con un forte mal di testa. Non riuscivo a ricordare nulla di ciò che era accaduto ieri, o meglio, ricordavo fino a quando, spinto da non so quale coraggio e sangue freddo, vedendo il mio Harry svenuto a terra, iniziai ad urlare per le scale cercando aiuto. Da quel momento in poi avevo solo ricordi sfocati.

Mi voltai e vidi Harry ancora profondamente addormentato. Grazie al cielo era salvo! Non me lo sarei mai perdonato se non fosse stato così.

Accanto a lui seduta su una sedia c'era una donna, immaginai che si trattasse della mamma. Gli accarezzava dolcemente i riccioli mori. Non ricordavo di conoscerla, ma per qualche strano motivo mi sembrava una faccia conosciuta.

Quando la donna vide che mi ero svegliato, mi fulminò con lo sguardo. Non gli prestai molto caso, probabilmente mi ero confuso. Così prima di chiudermi in bagno le augurai un buongiorno, che però non ricevette risposta.

Prima di entrare in doccia non potei fare a meno di specchiarmi nel grande specchio che c'era sopra il lavandino. Quello che vidi mi fece venire il voltastomaco.

In questo ospedale mi obbligavano a mangiare e quindi stavo diventando ancora più grasso di quanto già non fossi fuori. Se mi avessero visto Ashley e Victor sarebbero rimasti molto delusi da me, non che di solito non lo fossero, d'altronde ero un tale scherzo della natura, ma sicuramente questa volta mi avrebbero umiliato ancora di più.

Io li capivo, e non potevo fare altro che ringraziarli; erano stati loro che mi avevano fatto aprire gli occhi riguardo al mio aspetto; se non ci fossero stati, probabilmente avrei indossato ancora per molto magliette attillate a righe che accentuavano ancor di più quello che avrei dovuto nascondere e pantaloni colorati super stretti che facevano cadere l'occhio della gente in punti che sarebbe stato meglio cancellare dal mio corpo. Ma la cosa ancor più grave sarebbe stata che avrei continuato ad avere abitudini alimentari sbagliate. Io non ero come tutti gli altri ragazzi: ogni cosa che entrava nel mio corpo automaticamente si trasformava in stupido grasso che si posizionava nei posti meno opportuni. Quindi avevo bisogno di una dieta specifica che mi aiutasse a non eccedere con il cibo.

I medici non capivano niente. Si ostinavano a farmi consumare enormi quantità di cibo che però non mi servivano minimamente, anzi non facevano altro che peggiorare una situazione già pessima di suo.

Dopo essermi fatto la mia doccia quotidiana tornai in stanza dove vidi il ragazzo più bello del mondo in braccio alla sua mamma che lo coccolava teneramente. Era una scena un po' esilarante perché Harry con il suo corpo lunghissimo schiacciava praticamente quello della piccola donna. Era però una cosa molto dolce.

Ripensai anche io alla mia mamma, lei mi voleva veramente bene, c'era sempre stata per me. Riportai alla mente le nostre nottate a chiacchierare in soggiorno con una tazza di Tè fumante.

Avevo solo ricordi belli di lei, eccetto ovviamente quello dell'incidente.

Ricordo tutto benissimo di quel giorno, come se fosse ieri, anche se è l'unica cosa che preferirei dimenticare.

Appena Harry mi sentì arrivare si voltò arrossendo. Che carino che era.

-Buongiorno Harry!- sorrisi.

-Buongiorno Loueh!- mi rispose lui. Rimasi un po' sorpreso da quel soprannome, ma Harry non la smetteva mai di stupirmi.

-Come ti senti?- mi chiese subito dopo.

-Non lo so, un po' strano, non ricordo niente di quello che è successo ieri- confessai imbarazzato.

Lui parve sorpreso e anche un po' deluso.

-Niente niente?- chiese speranzoso.

-Ricordo fino a quando... stavo per... e tu... beh hai capito no?- chiesi diventando tutto rosso.

-Sì ho capito!- disse forzando un sorriso.

Sua madre intanto sembrava molto nervosa e continuava a guardarmi severamente.

-Ehm Harry, ti ricordi per caso cosa è successo ieri sera?-

Harry scoppiò a ridere.

-Ti hanno sedato con un potente farmaco e quando ti sei svegliato eri molto strano, sembravi ubriaco.- continuò lui con fare divertito.

Io diventai, se è possibile, ancora più rosso.

-Oh cavolo! Cosa ho detto?-

-Ma niente di che, devo dire che sei stato piuttosto simpatico.- disse ridacchiando.

In quel momento arrivò Niall.

-Andiamo Louis la pappa è pronta!- esclamò gioiosamente.

Io sbuffai e mi avvicinai al biondo.

-Lou me lo porti un cupcacke? È risaputo che la vostra mensa è più buona.- mi chiese Harry facendomi il labbruccio.

-Vedrò cosa posso fare.-sorrisi al ragazzo riccio.

Quando entrammo in quel luogo infernale la sensazione era sempre la stessa del primo giorno.

Niall mi fece accomodare nel mio solito tavolo, per mia enorme sfortuna, al centro della sala.

La mia compagna di pasti, Eleanor, era già seduta e quando mi vide arrossì di colpo. Immaginai avesse una cotta per me, ma purtroppo io non potevo ricambiare essendo gay.

Mi venne propinato davanti un vassoio con una tazzina di caffè, quattro fette biscottate con la marmellata alla ciliegia, uno yogurt alla banana, un'arancia e un piccolo cupcacke al cioccolato.

Mi sentì male davanti a tutta quella roba. Non potevo mangiare tutto, anzi non avrei dovuto mangiare nulla di quelle cose ipercaloriche. Così con un unico sorso buttai nel mio stomaco il caffè bollente e senza zucchero, che era l'unica cosa che potevo permettermi; poi infilai li cupcacke di Harry nella tasca della mia felpa sperando che non si sbriciolasse tutto a causa della mia enorme pancia.

-Dovresti mangiare, lo sai?- disse Eleanor.

-No, non dovrei, tu dovresti! Io non posso e lo sai bene.-

-Se sei qui vuol dire che, come noi, anche tu ne hai bisogno. Se stasera scoprono che non hai preso neanche un po' di peso si arrabbieranno un sacco! Te lo dico per esperienza personale.- disse accennando un sorriso.

-Non mi interessa; che si arrabbino pure, io non posso mangiare.- dissi fermamente.

-Come vuoi.- disse lei per poi tornare a spezzettare la sua fetta biscottata.

Io fissavo il cibo davanti a me. Dopo che quattro supervisori, che giravano per la mensa, assicurandosi che tutti mangiassimo, mi esortarono a consumare il mio pasto, decisi che dovevo far sparire dal mio piatto quell'inutile roba. Mi piangeva il cuore a dover sprecare in questo modo il cibo; mia madre mi diceva sempre di non farlo e io odiavo non obbedirle ma proprio non potevo. Cosi iniziai a sbriciolare sotto il tavolo due delle fette biscottate, poi rovesciai sotto il piatto metà dello yogurt e chiamai il supervisore per comunicargli che avevo finito.

-Louis così non basta, devi mangiare anche l'arancia e almeno tutto lo yogurt.- mi comunicò quell'uomo.

Non bastava mai, ogni cosa che facevo non era mai abbastanza.

Non sei abbastanza!

Io non ero abbastanza!

Non lo ero mai stato: non ero abbastanza bravo a scuola, non ero abbastanza buono con le mie sorelle e i miei amici, non ero abbastanza alto, non ero abbastanza magro, no ero abbastanza bello.

Sbuffai alle parole del supervisore e iniziai lentamente a sbucciare il frutto. Ne mangiai solo un quarto, poi versai direttamente il contenuto dello yogurt in bocca per augurarmi di non accorgermi né del sapore, nè del fatto che stavo continuando a mangiare nonostante tutto, ma non fu per niente come speravo infatti dopo qualche istante cominciai a sentirmi pieno come un uovo.

Sei grasso!

Così mi alzai di corsa senza dire niente a nessuno e uscì dalla mensa.

Quando arrivai in stanza fortunatamente Harry non c'era.

Cercai di calmarmi un pochino sciacquandomi la faccia, ma non servì a nulla. Continuavo a sentire quelle orribili voci.

Sei grasso!

Così a malincuore decisi di fare ciò che da molti anni non facevo più: mi inginocchiai davanti al water, mi infilai due dita in gola e rigettai tutto il contenuto della mia colazione. Non ci misi molto, in fin dei conti non avevo mangiato poi così tanto, ma la terribile sensazione era sempre la stessa. Dopo aver pulito velocemente tutto e dopo essermi lavato velocemente sia le mani che la bocca, mi lasciai cadere sulle mattonelle fredde del bagno e mi abbandonai alle lacrime.

Perché dovevo soffrire così tanto, cosa avevo fatto per meritarmi tutto questo?

Sei gay!

Giusto era per questo. Non sapevo come uscirne però, non potevo uscirne.

Sei debole!

Sei grasso!

Sei diverso!

Sei strano!

Sei sfigato!

Queste e mille altre voci iniziarono a vorticare incessantemente nella mia testa, stavo diventando matto!

Sei matto!

Non so né come né quando le due braccia forti di Harry finirono avvolte intorno a me.

-Louis calmo, ehi tesoro calmo, ci sono io qui con te, non sei solo!- sussurrò nel mio orecchio.

Tesoro, mi aveva chiamato tesoro, come faceva ad usare una parola così dolce con me, io non ero un tesoro, non lo ero per nessuno, io ero solo un errore.

Sei un errore!

Mi tappai le orecchie con le mani ma non riuscivo a placarle. Intanto Harry accarezzava dolcemente i miei capelli secchi, non potevo capirlo!

Sei stupido!

-COME FAI?!- gli urlai sperando di sovrastare le voci e scattando in piedi tenendo sempre le orecchie tappate dalle mani.

-A fare cosa Lou?- chiese debolmente lui.

-A perdere ancora tempo con me, sono inutile, patetico!- urlai singhiozzando.

-Non credo che tu sia patetico Louis, ne tanto meno inutile! Se non fosse stato per te io non sarei qui. Ti devo tutto!- mi sussurrò dolcemente con gli occhi lucidi.

-Ti prego,- continuò -torna qui vicino a me!-

Tornai a sedermi vicino a lui, cercando di non guardare i suoi occhi bellissimi.

Harry mi prese la mano, io sobbalzai per quel gesto, ma lo lasciai fare. Lui iniziò ad accarezzarmela dolcemente, come se fosse la cosa più bella del mondo.

I suoi pollici disegnavano cerchi invisibili sulla mia mano grassoccia, e per un po' mi parve di non sentire più le voci.

Mi sentivo terribilmente a disagio, ma allo stesso tempo amato, ed era una sensazione bellissima.

-Parliamo molto più spesso in questo bagno che in qualsiasi altro luogo dell'ospedale- constatò il riccio.

Io accennai ad una debole risata tra le lacrime. Lui mi fissava con un'espressione che non volevo decifrare.

-Perché mi stai fissando?- chiesi preoccupato. Lui arrossì colto in fragrante.

-Credo che tu sia bellissimo.- sussurrò.

-Basta dire cavolate Harry!- esclamai stufo, abbassando lo sguardo.

-Non sono cavolate! Lo penso veramente Louis. Lo penso da quando ti ho visto la prima volta, steso sul letto con i capelli spettinati sulla fronte. Adoro ogni cosa di te, ogni piccola cosa, anche le cose che tu tanto ingiustamente odi e che ti ostini a nascondere.- disse dolcemente sistemando una ciocca di capelli dietro le mie orecchie. Io diventai ancora più rosso, ma non risposi; così lui continuò.

-Adoro i tuoi capelli lisci e color caramello che al sole prendono una bellissima sfumatura dorata, adoro le rughette che ti si formano attorno agli occhi quando sorridi, adoro il colore dei tuoi occhi. Cavolo Lou! I tuoi occhi sono la cosa più bella che io abbia mai visto, sono...-

-Ok, basta!- lo interruppi. -Cosa vuoi da me?-

-Te l'ho detto, voglio solo vederti felice!- mi sussurrò nell'orecchio continuando ad accarezzare la mia mano.

In quel momento entrò Niall.

-Harry il momento è arrivato- disse il biondo tristemente.

-Lo so.- Harry si tirò su per poi aiutare anche me.

-Dove vai?- chiesi.

-Devo fare la chemio- disse tristemente lui.

-Cavolo, mi dispiace Harry! Vuoi che venga con te?- sussurrai.

-Non ci provare Louis tra 5 minuti hai la terapia individuale con il dottor Morgan!- si intromise Niall.

Harry mi sorrise d'incoraggiamento e io a lui.

-Ora vado, ci vediamo dopo!- mi sussurrò dandomi un bacio sulla guancia.

Mi. Aveva. Baciato. La. Guancia.

Mi sentivo bene, anche se avevo appena avuto una delle mie crisi.

La parte del mio volto da lui toccata con la bocca era rossa e incandescente, e io mi ritrovai a sorridere come un fesso davanti allo specchio. Strano no? Di solito non sorridevo mai davanti ad uno specchio.

Le sue labbra erano morbide e delicate, mi ritrovai a pensare come sarebbero state quelle labbra sulle mie. Ma che cavolo di pensieri facevo? Non sarebbe mai successo, Harry non era interessato a me in quel modo!

Mi accorsi che in tasca avevo ancora il cupcacke che mi aveva chiesto, così prima di uscire per andare nello studio del dottor Morgan lo posai sul suo comodino.

La seduta dal dottore durò più di due ore.

Lui mi fece delle domande generali, riguardo alla mia vita, ma io non risposi a nulla. Non proferì parola per tutta la durata dell'incontro. Io non ero malato, non ne avevo bisogno, quindi avrei continuato a fare scena muta per tutte le sedute; non avrebbe potuto impedirmelo.

Alla fine delle due ore il giovane medico sospirò sconsolato accompagnandomi in mensa. Sarei voluto passare per la mia stanza, per vedere come stesse Harry, ma il dottore mi disse che non c'era tempo.

Mi sedetti vicino ad Eleanor, come al solito. Lei aveva già iniziato lentamente a mangiare. Io invece iniziai a fissare con profondo disgusto il piatto che avevo davanti.

Il pranzo passò molto lentamente. Non mangiai quasi nulla di quello che era previsto ma dopo tre ore il supervisore, sconsolato, mi lasciò andare.

Arrivato in camera notai che Harry ancora non era tornato, era il momento perfetto per cambiarmi; tra qualche minuto sarei dovuto andare a fare la mia prima visita di controllo settimanale con il dottor Cooper e visto che loro erano convinti che dovessi prendere peso, gli avrei dato quello che desideravano, semplicemente mettendomi più magliette. Non avrei guadagnato tanto peso, ma per la prima volta andava più che bene, poi mi sarei inventato dell'altro.

Scelsi le magliette adatte da indossare e le misi sul letto, poi mi tolsi la felpa. Cercai di non specchiarmi con lo specchio dell'armadio per non soffrire. Presto avrei dovuto vedere un medico, e se avevo intensione di uscire presto da questo inferno dovevo farmi vedere al meglio e sopratutto bene con me stesso.

Quando mi voltai verso il letto per prendere la prima maglietta notai che una donna appoggiata allo stipite della porta del bagno mi osservava preoccupata. Era la mamma di Harry. Non l'avevo notata. Chissà da quanto tempo mi stava fissando.

Io arrossì vistosamente e iniziai velocemente a vestirmi. Lei si avvicinò a me e si sedette sul letto guardandomi negli occhi. Che voleva da me?!

-Louis vero?- mi chiese gentilmente. Io annuì deviando lo sguardo. Lei mi sorrise.

-Harry mi ha parlato molto di te. Devo chiederti scusa. All'inizio ero un po' fredda perché credevo che tu fossi l'unico artefice della complicazione al cuore del mio piccolo. Ma poi ho riflettuto che se non fosse accaduto in quel momento, probabilmente sarebbe successo in un'altra circostanza e magari Harry sarebbe stato solo. Quindi ti ringrazio Louis, hai salvato il mio Harry.- disse lei sorridendo.

Era proprio una bella donna e assomigliava moltissimo ad Harry. Io annui imbarazzato, continuando ad infilarmi magliette.

-Sono Anne comunque.- si presentò la donna. -cosa stai facendo?- mi chiese con uno sguardo interrogativo.

-Mi sto vestendo!- risposi con fare ovvio.

-Sai sono più che sicura che una sola maglia basti per quello che devi fare.- mi disse sorridendo.

Io cercai di trovare una risposta adatta, ma non la trovai; mi aveva scoperto. Così annui tristemente e iniziai a togliermi le magliette in eccesso.

-Quando tornerà Harry?- chiesi alla donna. Lei sospirò.

-Dovrebbe tornare per le 17;00. Non vuole nessuno vicino quando fa la chemio, io vorrei stargli accanto perché soffre tantissimo, ma lui ha sempre odiato farsi vedere debole dagli altri quindi preferisce stare solo.- disse tristemente. -Quello che posso fare è assicurarmi che stia bene dopo!-

-Mi dispiace- dissi comprensivo pensando ad Harry.

-Sei pronto Louis? Il dottor Cooper ti sta aspettando.- disse Niall entrando frettolosamente in camera.

Improvvisamente divenni rigido dalla paura. Odiavo solo pensare al mio corpo, figuriamoci parlarne con un completo estraneo.

Anne si accorse immediatamente del mio cambio d'umore.

-Louis, lascia che ti accompagni; Harry non tornerà prima di 40 minuti quindi sono libera e sola, e tu hai bisogno di qualcuno accanto in questo momento. Lo so, la prima volta è difficile per tutti, qualunque cosa si stia affrontando.- mi disse lei con uno sguardo fermo e sincero, uno sguardo da mamma.

Io ero insicuro. Non volevo che la mamma della Perfezione guardasse quanto in verità fossi imperfetto, ma pensai che la mia mamma non mi avrebbe mai lasciato solo in un momento del genere, e poi avevo una gran paura. Quindi con un piccolissimo cenno del capo, quasi impercettibile, diedi il permesso alla donna di accompagnarmi. Anne mi accarezzò i capelli e si incamminò di fianco a me.

Arrivati davanti allo studio del dottor Cooper esitai. Ma la donna dolcemente mi spinse dentro entrando insieme a me. Ero talmente imbarazzato ce non ascoltai una sola parola di quello che disse il dottore. Così dovette ripetere due volte:

-Louis, è la prima volta, quindi faremo una visita più accurata. Vai dietro la tendina e spogliati, voglio che tu rimanga solo in mutande.- io sbiancai, miei occhi iniziarono a pizzicarmi, segno che una flotta di lacrime stava per uscire.

-Tranquillo Lou, non farò commenti, sono il tuo medico! Voglio semplicemente prendere le misure esatte.- mi rassicurò prontamente lui, vedendo la mia espressione.

Così mi recai dove mi aveva detto e iniziai a spogliarmi. Probabilmente ci misi molto più tempo di quello che effettivamente avrei potuto usare ma il dottore non mi fece alcuna pressione parlando allegramente con Anne. Quando mi sentì abbastanza pronto lo comunicai con un filo di voce la medico che mi raggiunse dietro la tendina. Io mi coprì istintivamente la pancia con le braccia anche se in questo stato potevo fare ben poco e arrossì.

Lui mi sorrise tristemente e mi fece salire su una bilancia che era lì vicino, sempre dietro alla tendina. Da una parte fui sollevato perché in questo modo la mamma di Harry non mi avrebbe visto.

Quando fui su, il medico iniziò a manovrare abilmente delle lancette che misuravano anche la mia altezza, io cercai di deviare lo sguardo per non vedere quell'orrendo numero, ma la curiosità mi spinse ad abbassare la testa verso la tabella luminosa.

52kg e 175g. Questo voleva dire che da quando ero qui dentro avevo preso 24g. Non era possibile. Ero stato attento a non esagerare, non avevo ingerito tanto in più rispetto a quello che prendevo da mio zio! Eppure ero aumentato.

Le lacrime che avevo cercato invano di trattenere uscirono fuori copiosamente, il dottor Cooper appena mi vide mi fece scendere mi alzò la testa con le mani e mi disse:

-Louis, non è tanto, non è niente rispetto a quello che un ragazzo della tua età dovrebbe pesare!- io annuì poco convinto.

Dopo aver segnato su una cartellina tutti i risultati, iniziò forse per me il momento peggiore. Con un metro iniziò a misurare la circonferenza di tutte le parti del corpo che odiavo maggiormente: pancia, cosce, ecc.. Io serrai gli occhi, non solo per non vedere quei numeri assassini, ma anche per non far uscire quelle stupide lacrime.

Ad un certo punto il dottor Cooper disse quelle parole che avevo paura di non risentire mai più:

-Ok, abbiamo finito, ti puoi rivestire Louis!-

Io feci un respiro di sollievo e in fretta mi rimisi i i miei abiti.

Mi fece accomodare in una poltroncina verde accanto ad Anne che mi sorrise dolcemente. Lui si sedette di fronte a noi, dall'altra parte del tavolo.

-Allora Louis, voglio essere estremamente chiaro con te. La tua condizione è preoccupante. Sei in grave sottopeso e questo non va assolutamente bene per un ragazzo della tua età e della tua altezza.- disse lui severamente. Io lo guardai contrariato così Anne iniziò ad accarezzarmi la schiena in modo protettivo.

-Ho saputo che non stai prendendo con la giusta serietà le terapie che ti stiamo proponendo. Qui leggo- disse prendendo la famosa cartellina -che in questi giorni ti sei quasi completamente rifiutato di mangiare e oggi non hai detto una parola al dottor Morgan. Se poi teniamo conto della tua fuga dal reparto per mezza giornata e il tuo tentato suicidio la situazione diventa veramente grave, Louis.- disse lui in modo severo ma anche preoccupato.

-Non ho tentato il suicidio.- sussurrai più a me stesso che a lui.

-Come dici?-

-Non avevo intensione di uccidermi, è estremamente doloroso cadere dal nono piano, di solito preferisco modi più veloci e possibilmente indolore.- dissi alzando lo sguardo verso lui. Anne mi guardava allibita.

-Ok Louis, in ogni caso tutto ciò non succederà più nella tua nuova sistemazione.-

-Ne.. nella mia n..nuova sistemazione?- chiesi agitato.

-Sì! Non te l'ha detto nessuno? Eleanor, la ragazza che mangiava vicino a te è guarita e ha quindi lasciato un posto libero così da stasera potrai finalmente accedere al tuo reparto specifico, lì avrai cure costanti che ti aiuteranno molto di più rispetto a quelle che potresti avere qui.

Io spalancai gli occhi.

Non potevo andarmene, non volevo! Non volevo lasciare Harry e neanche Zayn.

-Non voglio andarmene! Sto bene lì!- dissi allarmato. Anne mi prese la mano e iniziò ad accarezzarmela proprio come aveva fatto Harry quella mattina.

-Mi dispiace Louis, la decisione è già stata presa. Starai meglio. Ora vai, inizia a prepararti, verso le 19.00 passeremo a prenderti.-

-Arrivederci dottore.- disse Anne comprensiva. Io uscì senza salutare.

La donna mi raggiunse e mi fermò prendendomi da un braccio.

-Andrà tutto bene Louis, te lo prometto.- disse abbracciandomi. Era un abbraccio dolce, come quello della mia mamma, mi mancavano da morire gli abbracci materni. Rimasi tra le sue braccia per un bel po' beandomi di quella bella sensazione. Poi lei si staccò, mi prese per mano e insieme tornammo in stanza.

Harry non era ancora tornato così Anne decise di preparare al figlio, che sarebbe arrivato tra qualche minuto, un bel bagno caldo. Io iniziai tristemente a preparare la valigia. Quando finì mi rintanai sotto le coperte del letto coprendomi fin sopra le orecchie. Non avevo voglia di vedere e sentire nessuno.

Dopo qualche minuto Harry tornò in camera su una sedia a rotelle accompagnato da Niall. Io sbucai dalle coperte per vederlo.

Era a pezzi.

Era madido di sudore. I suoi lunghi capelli erano appiccicati alla fronte e i suoi occhi erano rossi, segno che aveva pianto. Aveva delle enormi occhiaie sul volto pallido. Nonostante tutto appena mi vide mi sorrise. Io ricambiai facendogli sentire nel mio sorriso tutta la vicinanza e la comprensione che potevo offrirgli. Anne uscì dal bagno e con l'aiuto di Niall trasportò un debolissimo Harry in quel luogo per farlo rilassare un pochino.

Io rimasi ancora sotto le coperte. Dopo buoni 40 minuti Harry finalmente uscì sorretto dalla premurosa mamma, si sdraiò sul letto e iniziò a guardarmi dolcemente.

-Lou, come è andata la tua giornata?- mi chiese debolmente.

-Uno schifo Hazza. La tua?-

-Idem.-

Restammo a guardarci fino a che una processione di medici, ovvero il dottor Morgan, il dottor Cooper e la signora Smith non entrarono in camera nostra che tra pochi minuti sarebbe tornata ad essere solo di Harry.

-Allora Louis sei pronto?- mi chiese comprensivo il dottor Morgan. Io annui sconsolato.

-Pronto a far cosa?- chiese preoccupato Harry.

-Mi trasferiscono Hazza.- dissi tristemente

-Dove?- chiese lui mettendosi faticosamente seduto sul letto.

-Nel mio reparto.- risposi.

-Ma no! Non è possibile! Non potete! Lui sta bene qui con me! Non è vero Lou? Tu stai bene con me!- escalmò Harry.

-Harry caro, calmati non agitarti- disse Anne accorrendo preoccupata vicino al figlio.

-Ma mamma, non possono farlo!- disse Harry con gli occhi lucidi.

-Harry, Louis starà molto meglio nel suo reparto, potrà ricevere cure migliori. Voi potrete continuare a vedervi in ogni caso.- ci assicurò il dottor Morgan.

-Voglio.. voglio accompagnarti. Posso?- chiese il riccio.

-Ma certo!- rispose il dottor Cooper preparando la sua sedia a rotelle.

Così ci avviammo verso la mia nuova sistemazione.

Io accanto ad Harry, mano nella mano.

 

 

Angoletto
Ecco il nuovo capitolo, spero vi paccia mi raccomando fatemi sapere.

Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo questa storia, è davvero meraviglioso per me!

A presto, Somriure :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


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Harry

Da più di un'ora ero steso su uno scomodissimo lettino della sala di chemioterapia con un tubo infilato nella vena che faceva entrare nel mio corpo quel liquido maledetto che, sebbene dovesse salvarmi la vita, mi portava ad avere periodi di grande sofferenza e dolore. La notte avevo dormito pochissimo, la seduta del giorno precedente era stata devastante, più del solito. Ormai, dopo tutto il tempo che ero stato rinchiuso in ospedale mi avevano sottoposto a parecchi cicli di chemio, ma questo era molto più aggressivo. I medici non riuscivano a trovare un midollo compatibile al mio così continuavano a sottopormi a questi estenuanti cicli, per cercare di rallentare il propagarsi del cancro nel mio sangue. Dopo aver scoperto che mia madre e mia sorella non erano del tutto compatibili con me, ero entrato nella lista d'attesa per il trapianto di midollo: in poche parole dovevo aspettare che qualcuno nel mondo donasse un po' del suo midollo; che questo fosse quasi del tutto compatibile con il mio e che, ovviamente, non fosse già destinato a qualcun altro posizionato più in alto di me nella lista.

 

Quando ero in quella sala, con una decina di altre persone che si sottoponevano allo stesso trattamento, non avevo molto da fare; non volevo che mia madre o qualcun altro mi vedesse in quello stato pietoso, quindi me ne restavo tutto il tempo solo. A volte ascoltavo la musica, altre leggevo un po', ma spesso la terapia mi debilitava così tanto che non riuscivo a fare nulla, neanche dormire, quindi cercavo di rimanere tranquillo e pensavo un pochino, nell'attesa che Morfeo venisse a prendermi.

Quella mattina fu così. Non avevo alcuna forza, così rimasi accucciato nella pozza di sudore che ogni giorno si formava a causa del farmaco, ripensando ai giorni precedenti.

 

Ormai era quasi una settimana che Louis aveva cambiato stanza. Mi mancava moltissimo quel ragazzo dagli occhioni grandi. Non ero riuscito ad avere sue notizie, il trattamento mi stava riducendo uno straccio quindi, quando tornavo dalla chemio non avevo forza di andarlo a trovare. Lui non poteva; vista la sua situazione, che a detta dei medici era molto grave, avevano stabilito delle regole molto ferree, tra queste c'era quella di non lasciare il piano per nessun motivo. Ripensai al giorno del suo trasferimento, al suo sguardo, terrorizzato molto più del solito per il cambiamento, ripensai alla sua camera accogliente e colorata, ma senza un bagno e con le finestre con delle inferriate di protezione. Tutti questi ricordi mi fecero tornare ancora di più la nostalgia di lui. Decisi quindi che in ogni caso più tardi sarei andato a trovarlo a costo di dover essere accompagnato sul tappeto volante di Aladino.

 

 

Non fu nessun tappeto volante a trasportarmi, mi dovetti accontentare di una semplice sedia a rotelle trascinata da Niall. Come la prima volta, salimmo al quarto piano della palazzina adiacente alla mia ed entrammo in un corridoio accogliente e coloratissimo, pieno di murales e disegni di ogni genere. Poi, tra tutte le porte colorate con diversi colori, ci dirigemmo verso una porta viola infondo al corridoio, la porta di Louis.

Quando fui lì davanti bussai, un sussurro debole mi invitò ad entrare così lo feci.

Louis era nel suo letto con un libro sul grembo, appena mi vide un sorriso immenso esplose sul suo volto.

-Harry!- esclamò. -Credevo di non rivederti mai più!- disse giocosamente.

-Lo so piccolo, mi dispiace, ma la chemio mi riduce uno straccio e non ho sempre la forza per venire.- risposi mortificato.

-Lo so, l'avevo immaginato.- disse lui tristemente.- Vieni a stenderti vicino a me, non stare lì in piedi sennò ti affatichi inutilmente!- mi consigliò premurosamente.

-Ok grazie piccolo!-

-Ehi non sono poi così piccolo, sono anche più grande di te!- disse lui con un cipiglio divertentissimo sul volto. Io risi.

-Lo so, ma niente mi impedisce di chiamarti piccolo!- esclamai divertito. Lui sbuffò.

Faticosamente mi arrampicai sul suo letto, lui mi fece spazio e mi sistemò il cuscino. Era così carino con quella faccia preoccupata.

 

-Ehi Boo il tuo bagno è una figata pazzesca! È immenso! Non è giusto, il mio è un buco e non ha neanche la finestra!- esclamò Zayn entrando in stanza.

-Ehi ciao Harold come stai?- mi chiese appena mi vide.

-Come sempre Zay, tu?-

-Idem!-

-Lou, userò più spesso il tuo bagno.- continuò il moro.

-Come preferisci.- disse Lou tristemente. Io lo guardai interrogativo.

-Io odio quel bagno!- continuò lui. -Per andarci devo chiedere il permesso agli infermieri del piano che me lo accordano solo in orari prestabiliti e, se ci metto più del tempo prefissato, uno di loro entra senza bussare per controllarmi. In più devo condividerlo con due ragazze!- disse lui scandalizzato. -Tutto questo perché? “Perché soffri di gravi disturbi alimentari, se mettessimo un bagno nella tua stanza non avremmo più il controllo di ciò che entra nel tuo corpo, mi sembra ovvio!”- disse mimando con le mani le virgolette e parlando con una vocetta acuta molto simile a quella della signora Smith.

Io e Zayn scoppiammo a ridere per quell'imitazione, ma lui ci guardò imbronciato così, per farmi perdonare, gli accarezzai i capelli.

 

-Ragazzi io devo proprio andare, i doveri da malato mi chiamano!- esclamò Zayn teatralmente -Non preoccuparti BooBear, ti lascio in buone mani!- continuò facendogli l'occhiolino, lui arrossì terribilmente.

-Ciao Zay, a presto!- lo salutai ridendo. Lui uscì saltellando.

-E così siamo rimasti soli.- dissi per spezzare il silenzio teso che si era formato.

-Già.- mi rispose timidamente lui.

-E' arrivata a casa tua mamma?- mi chiese.

-Si è arrivata ieri sera.- risposi educatamente.

I due negli ultimi tempi avevano molto legato, ma non riuscivo a capire perché. Avevo parlato molto a mia madre di Louis, ma inizialmente lei non lo vedeva di buon occhio perché lo riteneva colpevole del mio attacco di cuore, poi improvvisamente avevano costruito un saldo rapporto. Avevo chiesto più volte a mia madre il perché ma lei mi aveva liquidato velocemente, dicendomi che quando Louis sarebbe stato pronto me l'avrebbe detto.

-Come mai tu e mia madre siete diventati così affiatati?-chiesi allora con curiosità.

-Beh ecco... lei... io... insomma... mi ha...- farfugliò.

-Cavolo Louis mi fai preoccupare! Che è successo con mia madre?!- chiesi immediatamente allarmato.

-Ma no stupido che vai a pensare?!- disse lui ridendo per poi continuare abbassando la testa e sussurrando -Lei mi ha accompagnato alla prima visita di controllo, quindi conosce tutta la mia situazione.-

-Ah ok, mi hai fatto prendere un colpo!- lui mi lanciò un veloce sorriso.

-Ti manca tanto?- chiesi sussurrando.

-Chi?- chiese lui interrogativo.

-La tua mamma.-

 

Lui annui tristemente, la sua espressione si tramutò velocemente un un espressione di dolore. Mi faceva male al cuore vederlo così, non volevo che nessuno al mondo lo riducesse in quel modo.

-Era giovane, non doveva morire. Ancora non riesco a spiegarmelo.-

-Non sempre le cose succedono per un motivo.- risposi io accarezzandogli la schiena. Lui annui.

Improvvisamente la porta si aprì ed entrò un infermiere con i capelli estremamente rossi.

-Ragazzo, stiamo per portare il pranzo di Louis, quindi dovrei chiederti di lasciare la sua stanza.- disse cordialmente. Louis di fianco a me sussultò.

-Non potrei... pranzare con lui?- chiesi speranzoso, Louis mi fulminò con lo sguardo, ma non me ne importò nulla. Avevo intensione di cambiare la sua idea di cibo; il cibo era una cosa di vitale importanza, quindi non poteva continuare a provarne disgusto e odio, avrebbe dovuto associarlo solo a cose belle. L'infermiere rosso mi disse di attendere e andò a chiamare i suoi medici.

-No ti prego Harry, odio mangiare con qualcuno che mi guarda!- esclamò lui con gli occhi lucidi.

-Lo so, infatti non ti guarderò per niente, mangerò il mio pranzo insieme a te!-

-Ma..-

-Stai tranquillo, sarà divertente!- gli sorrisi dolcemente.

Il dottor Cooper, il dottor Morgan e la signora Smith arrivarono quasi subito.

-Ragazzo, è una pessima idea! Credo che la chemio ti stia dando alla testa!- disse la signora Smith acidamente. Tutte le persone in quella stanza la fulminarono con lo sguardo rimproverandola con parole severe per la sua lingua lunga.

La signora dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile uscì dalla stanza di Louis, che mi strinse la mano in segno di supporto.

-Harry mi dispiace ma credo anche io che non sia una buona idea- disse il dottor Cooper.

-Perché David? Non credo che sia una cattiva idea. Harry è un amico di Louis e potrebbe essere divertente mangiare con un amico!- esclamò comprensivo il dottor Morgan.

-Non lo so Isaiah, è rischioso nelle condizioni di Louis.-

Dopo che i due medici parlarono per alcuni minuti, come se noi non fossimo lì con loro, arrivarono alla conclusione che avrei potuto pranzare con Louis, ma solo in presenza di un supervisore. La situazione non era come me l'ero immaginata, ma potevo accontentarmi.

Alcuni minuti dopo l'infermiere con i capelli rossi, che scoprì si chiamasse Edward, ci portò i vassoi con la cena e poi si sedette su una poltroncina poco distante e iniziò a sfogliare delle riviste.

-Allora buon appetito, piccolo- dissi dolcemente. Lui arrossì e mi sorrise.

-Anche a te Hazza!-

 

Così iniziammo a mangiare in silenzio. Lui per un po' rimase a fissare con un espressione indecifrabile quei piatti: da una parte sembrava quasi desideroso di godersi quel cibo, ma da un'altra, la parte più grande, provava un grande disgusto che lo tratteneva. Pian piano iniziò a mettere in bocca i primi bocconi; le sue porzioni erano decisamente più piccole rispetto alle mie, ma nonostante tutto faceva una gran fatica ad ingerirle.

Non capivo come un ragazzo così intelligente, simpatico, dolce e bello potesse avere una così bassa stima di se stesso.

 

-Allora Lou,- dissi per spezzare il silenzio e per rendere la tortura di Louis un po' più piacevole. -Qual'è la tua materia preferita?- La prima cosa che mi venne in mente fu la scuola, Zayn mi aveva accennato della sua passione per lo studio.

-Non vado più a scuola da anni ormai,- rispose lui tristemente- mi sono fermato al penultimo anno. Comunque la mia materia preferita era letteratura, ma me la cavavo anche in matematica.- disse riprendendo a sorridere mentre sorseggiava un sorso d'acqua per mandare giù un boccone di riso al sugo.

-Anche io e Zayn siamo al penultimo anno! Zay è stato bocciato l'anno scorso.- confessai sogghignando. -Potresti venire con noi nella scuola dell'ospedale! Staremmo in classe insieme e ci potresti aiutare continuando i tuoi studi!- esclamai.

-Non lo so, ho parecchie sedute la mattina, non so se mi manderebbero.- rispose incerto.

-Beh potresti chiedere.- esclamai convinto io.

-Non sarebbe una cattiva idea! Sì, mi piacerebbe!- annui sorridendo.

Parlammo del più e del meno per quasi un'ora, anche io quel giorno avevo problemi a mangiare perché la chemio della mattina mi aveva tolto l'appetito. Louis più che mangiare spezzettava il suo cibo e lo spargeva uniformemente sul piatto. Io gli avevo promesso di non commentare quindi rimasi in silenzio sperando almeno che qualcuno se ne accorgesse.

-Va bene così Ed?- disse lui girandosi verso l'infermiere dai capelli rossi, mostrandogli il suo piatto quasi completamente pieno.

L'infermiere si avvicinò ma per mia gioia scosse la testa.

-No Louis! Devi mangiare più della metà di ogni piatto, sono le regole lo sai!- disse lui posando una mano sulla sua schiena per confortarlo.

Louis sbuffò con gli occhi lucidi e il labbro tremolante. Non riuscivo a vederlo così.

-Santo cielo!- esclamai ridacchiando. -Non riesco proprio a guardare questo tipo di riso! Una sera quando avevo sei anni ero stanchissimo, così ho appoggiato il capo sul tavolo durante la cena e mi sono addormentato. Mi sono svegliato con una pappa appiccicosa di riso al sugo in testa. Quel giorno mia madre non c'era e aveva lasciato me e mia sorella da soli a casa. Allora lei, che aveva otto anni, ebbe la brillante idea di farmi uno scherzo e creare sui miei capelli ricci e cespugliosi una corona di riso. Non ci fu modo di togliere il riso e l'unto del sugo dai miei bei riccioli così mia madre fu costretta a tagliarmeli tutti.- raccontai con un'espressione indignata sul volto.

Louis rise di gusto, era bellissimo vederlo ridere, così decisi di continuare a raccontare storielle esilaranti della mia infanzia, per farlo mangiare senza che se ne accorgesse più di tanto. Infatti dopo circa trenta minuti riuscì a finire gran parte del contenuto di ogni piatto.

Ero fiero di me, ero riuscito nel mio intento; era solo l'inizio, ma era già un primo passo.

 

Quando Ed portò via i piatti uscendo dalla stanza, Louis si voltò verso di me e mi guardò dolcemente sorridendomi.

-Grazie Harry, non so veramente come avrei fatto oggi.-

-Di niente piccolo, a questo servono gli amici no?- Lui annuì e sorridendomi ancora di più.

-Domani... domani posso accompagnarti a fare la chemio?-

-E' brutto Louis, veramente. Non ho mai permesso a nessuno di venire, neanche a mia madre. Non voglio far soffrire la gente con le mie pene!- risposi scuotendo la testa.

-Ma con me è diverso!- controbatté. -Anche io sono ricoverato qui, anche io ho le mie piccole sofferenze, non le paragono certo alle tue perché io sto qui per uno stupido capriccio dei medici, ma comunque so cosa provi. Fammi venire, non ti darò fastidio te lo prometto!-

-Non è per questo Lou, tu non mi daresti mai fastidio, anzi i momenti che passo con te sono i migliori,- lui arrossì- è solo che non vorrei spaventarti!-

-Non sono un bambino, non devi aver paura di spaventarmi!- esclamò lui.

-Ok Lou, puoi venire, ma se dovessi essere turbato o altro, sei libero di andare. Non te ne farò certo una colpa!-

-Non me ne andrò tranquillo, domani mattina non ho neanche una visita!- esclamò contento lui.

Io annui sorridendo, alla fine ero felice che Louis venisse con me, almeno avevo qualcuno che mi faceva compagnia.

-Andiamo a stenderci sul letto, ti va? Non voglio farti stancare.- Io annuì grato, anche se avevo la vaga impressione che era lui a voler tornare al calduccio sotto le coperte. Louis infatti era costantemente un cubetto di ghiaccio.

-Ti va di ascoltare un po' di musica?- lui annuì pienamente d'accordo con la mia idea.

Così partì dal mio telefono la riproduzione casuale. Colto dalla stanchezza mi addormentai appoggiato alla spalla ossuta di Louis respirando il dolce odore di cannella che emetteva.

 

Non so per quanto tempo dormii, so solo che mi risvegliai nella stessa posizione di prima al delicato suono di una voce che cantava “Wild Horses” dei Rolling Stones.

 

Era Louis che cantava. Non avrei per niente al mondo interrotto quella meraviglia, così rimasi fermo in quella posizione per poter ascoltare quel canto sublime. Amavo particolarmente la voce di Louis, e trovai che con la musica sotto fosse ancora più strepitosa. Purtroppo la canzone finì e con lei anche il canto di Louis. A questo punto mi girai e lo guardai emozionato.

-Lou, sei bravissimo, non ho mai sentito niente di più bello!- esclamai con gli occhi lucidi.

-Oddio ti ho svegliato mi dispiace tanto, è tanto che sei sveglio?- chiese lui preoccupato e imbarazzato.

-Purtroppo no Lou, mi devi promettere che canterai più spesso per me!-

-Non sono poi così bravo!- disse lui arrossendo impacciato.

-Sei bravissimo, non devi sottovalutarti. Guarda, ho la pelle d'oca!- dissi alzando la manica per fargli vedere la reazione che il mio corpo aveva avuto ascoltando quell'armonioso suono.

Lui arrossì ancora di più e mi ringraziò sussurrando poco convinto.

-Ho dormito tanto?- chiesi per cambiare argomento visto che i complimenti lo facevano imbarazzare non poco.

-Mh... Direi proprio di sì!- esclamò ridacchiando. -Pensa che sono anche andato a fare una seduta collettiva con il dottor Morgan e tu sei rimasto qui nella stessa posizione!- rise di gusto mostrandomi le rughette ai lati dei suoi occhi che tanto amavo.

-Oops scusa!-

-Non preoccuparti, eri molto carino!- disse divertito.

 

Ad un certo punto stranamente suonò la sveglia del telefono di Louis facendo partire “All of me” di John Legend.

Il ragazzo si alzò di corsa e si mise in piedi sul letto. Io lo guardai confuso.

-Sono le 19.16, oggi il sole tramonta a quest'ora. Amo vedere il sole che tramonta!- esclamò.

Così io malgrado tutti i dolori che continuavo a provare per la seduta di quella mattina lo imitai mettendomi in piedi accanto a lui. Lui mi sorrise emozionato.

Dovetti piegare un po' le gambe perché ero troppo alto e non sarei riuscito a guardare fuori. Louis invece arrivava alla finestra perfettamente. Amavo la nostra differenza d'altezza.

-E' molto bello il paesaggio che si vede da questa finestra e poi il tramonto rende tutto più speciale- disse lui con gli occhi che brillavano. -Mi piace!-

-A me piaci tu.- pensai osservando quella dolcezza di ragazzo emozionarsi per un tramonto. Quando però lui si girò imbarazzato e sconvolto mi accorsi di non aver solamente pensato quelle parole.

-Co.. Cosa?- sussurrò incredulo Louis.

 

A questo punto non potevo inventarmi una bugia, mi sarei preso finalmente le mie responsabilità e avrei seguito i miei sentimenti senza pensare a niente se non a quella meraviglia incompresa davanti a me.

 

-Si Louis, sono innamorato di te, e lo divento ogni giorno di più. Però non voglio spaventarti, sei libero di fare quello che vuoi, dovevo dirtelo perché questo segreto mi stava corrodendo. Ma se lo desideri posso far finta di non aver detto niente. Non voglio perderti, e se l'unica condizione che ho per starti vicino è quella dell'amico, accetterò. Sei importante per me.- esclamai guardandolo negli occhi. Lui mi fissava senza dire niente con un'espressione indecifrabile sul volto.

-Ti prego però, ora dì qualcosa, qualunque cosa.- lo implorai.

-Non posso farti questo.- mi sussurrò. -Non te lo meriti.-

-Che cosa Lou?- chiesi confuso.

-Ti meriti di meglio, non ti legherò a me! Devi vivere la tua vita al meglio, Harry- disse accarezzandomi la guancia. -Troverai miliardi di persone che sono migliori di me! Io non sono abbastanza, non sarò mai abbastanza.- mormorò con gli occhi lucidi.

-Non devi dire questo Lou, sei perfetto. E sei tutto ciò che io desidero. Tutto ciò che ho sempre desiderato.-

Dopo queste parole alzai il suo volto con due dita e poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue. Fu un bacio veloce e puro. Mi staccai quasi subito con il timore della sua reazione. Ma ciò che accadde dopo mi sorprese enormemente.

Lui posò le sue dolci e morbide labbra sulle mie approfondendo il bacio.

 

Così accadde quello che sognavo da giorni: io e Louis eravamo finalmente insieme nella stanzetta di un ospedale davanti alla luce del sole di un tramonto autunnale di Londra.

 

In tutta la mia vita non avevo mai provato niente di migliore. Avevo baciato tante ragazze in passato, ma nessuna di loro poteva reggere il confronto. Con lui avevo provato una sensazione diversa, inspiegabile che mi fece dimenticare per un momento tutte le sofferenze della giornata.

Louis sarebbe stata la mia cura.

Ci stancammo per riprendere fiato. Lui incontrando i miei occhi arrossì violentemente chinando il capo.

 

-Harry sei libero di allontanarti da me in qualsiasi momento, ti capirei se lo facessi.- mormorò.

-Louis, non lo farò per niente al mondo. Te lo prometto.- gli assicurai accarezzandogli la guancia ossuta.

I suoi occhi presero una luce diversa, erano più chiari, più luminosi, e io non riuscivo a non amarli.

 

Quando l'ultimo spicchio di sole scivolò dietro i palazzi londinesi io e Louis ci sdraiammo nuovamente sul suo letto. Cercai di allungare la mano verso di lui ma si irrigidì. Così decisi di accontentarmi dei suoi capelli. Non volevo in alcun modo spaventarlo e se aveva bisogno di più tempo glielo avrei dato.

 

-Hazza, cosa siamo noi ora?- chiese lui dopo un po', quando il buio era ormai entrato nella piccola stanzetta rendendo tutto più scuro.

-Possiamo essere qualunque cosa tu voglia Lou.- risposi baciandogli la tempia.

Allora lui si voltò e mi guardò negli occhi.

-Posso essere il tuo ragazzo?- mormorò timoroso.

-Ne sarei onorato mio dolce Louis.-

 

Per la terza volta in quella giornata le nostre labbra si unirono rendendomi il ragazzo più felice del mondo.

 



 

Angoletto
Eccomi, sono tornata!

Scusatemi tanto per il ritardo (e per l'ora) ma, un po per la scuola, un po' perchè non mi sentivo tanto ispirata, non sono riuscita a pubblicare prima. Spero che non ricapiti, ma non assicuro niente :P

Come trovate questo capitolo, spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere!

A presto, Somriure :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


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Louis
Quella mattina per la prima volta dopo moltissimi anni mi svegliai con un sorriso stampato sulle labbra, le stesse labbra che la sera precedente avevano ripetutamente sfiorato quelle di Harry, il mio ragazzo. Non avrei mai immaginato che un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli selvaggi, simpatico e dolce, potesse essere in qualche strano modo attratto da me, d'altronde io ero solo uno sfigato e non ero degno di provare amore, né tanto meno di essere amato. Ero sicuro che questo momento magico sarebbe finito presto, alla fine tutti si stufavano di me e, anche se Harry era una persona fantastica, non sarebbe riuscito a sopportare la mia pateticità e mi avrebbe lasciato come tutti gli altri. Ovviamente questo pensiero mi faceva rabbrividire, mi trovavo molto bene con lui e quello era letteralmente un sogno che si stava avverando e non volevo che finisse.

Quella mattina l'avrei passata con lui, volevo stargli vicino nella sua malattia, così così come lui ieri aveva dato la forza a me. Così uscì dalla mia stanza e mi incamminai verso lo studio del dottor Morgan. Il dottor Morgan era molto più permissivo rispetto al dottor Cooper, ed ero sicuro che se gli avessi spiegato la situazione, mi avrebbe permesso di accompagnare Harry nella sala di chemioterapia.

Appena arrivato davanti alla porta del suo studio bussai ed entrai. Con mio enorme disappunto il dottor Morgan non era solo, stava sorseggiando un caffè insieme al dottor Cooper.

-Buongiorno Louis!- esclamò quest'ultimo. -Cosa ti porta a quest'ora nello studio del dottor Morgan?-

-Beh ecco.. io.. mi chiedevo..- iniziai a farfugliare.

-Tranquillo Louis, esprimiti con calma.- disse comprensivo il dottor Morgan.

-Questa mattina mi piacerebbe accompagnare Harry a fare la chemio. Lui è sempre solo. E ieri mi ha tanto aiutato, infatti ho mangiato tutto grazie a lui!- dissi io cercando di apparire più convincente possibile.

-Louis, ti manderei senza problemi, ma questa mattina non hai la tua visita di controllo settimanale! Non ricordi?- esclamò il dottor Cooper.

Cavolo, me ne ero completamente dimenticato! Al pensiero di ciò che avrei dovuto fare tra qualche momento rabbrividì.

-Puoi sempre raggiungerlo dopo però, dalla chemio non scappa!- mi ricordò il dottor Morgan.

-Ok, è vero.- dissi tristemente. -Vado ad avvisarlo e torno.-

-D'accordo, però datti una mossa, questa volta non ci sono armadi che tengono, ti troverò in capo al mondo!- mi ricordò il dottor Cooper. Io sorrisi e mi diressi verso la palazzina di Harry.

Non feci molta strada però, infatti mi scontrai con un ragazzo riccio a metà del cortile.

-Oops!- farfugliò Harry non accorgendosi di me.

-Ciao!- esclamai divertito.

-Ehi che ci fai qui? Ti stavo venendo a trovare!- disse lui dolcemente accarezzandomi la guancia.
Adoravo quei suoi piccoli gesti, ancora però non riuscivo a rilassarmi del tutto permettendogli di scoprire anche quelle parti del mio corpo che non erano come sarebbero dovute essere e probabilmente ciò non sarebbe mai accaduto perché non avevo intensione di farlo scappare, ero troppo innamorato di lui e se ce ne fosse stato il bisogno ero disposto anche a comportarmi da egoista.

-Anche io.- risposi. -Devo dirti una cosa, prima di venire da te ho una visita di controllo con il dottor Cooper, mi dispiace, me ne ero completamente dimenticato!- dissi dispiaciuto.

-Non preoccuparti tesoro, la mia seduta oggi inizia alle 10.00, quindi posso aspettarti, anzi posso addirittura accompagnarti!- propose lui felicemente.

-No Harry, sarà una cosa stupida e veloce, non preoccuparti!- dissi cercando di mascherare l'ansia che mi era venuta. Non poteva accompagnarmi, non doveva sapere quanto in verità fossi anormale e imperfetto. Lui sfortunatamente parve capire il mio stato d'animo e dopo aver preso la mia piccola mano tra le su enormi, guardandomi negli occhi mi disse:

-Louis, tu ieri mi hai detto che desideri starmi vicino nella malattia; bene, anche io voglio lo stesso per te! Ti prego, permettimi di starti accanto, non mi escludere!- esclamò affettuosamente.

-Io non sono malato, non ho una malattia!- controbattei.

Lui guardandomi tristemente negli occhi e accarezzò dolcemente le mie stupide guance paffute.

-Ti prego!- sussurrò nel mio orecchio dopo averci lasciato un leggero bacio.

Io annuì controvoglia, sicuro che da quel momento il nostro rapporto si sarebbe sgretolato.

Lui felicemente mi prese la mano e insieme ci incamminammo verso lo studio del dottor Cooper.

-Oh eccoti Louis! Buongiorno anche a te Harry!- ci salutò cordialmente lui.

-Buongiorno dottore!- disse Harry. Io non parlai.

-Bene Louis, sai come funziona. Vai dietro il separé e spogliati.-

Io lasciai la mano di Harry e mi diressi dove il dottore mia aveva indicato. Ci misi molto meno tempo rispetto alla prima volta, non volevo che Harry pensasse che fossi impedito oltre che grasso.

Quando finii il dottore mi raggiunse e mi fece salire sulla bilancia. Questa volta mi fece girare di spalle per non farmi vedere il risultato del mio peso. Io lo guardai interrogativo ma lui non mi calcolò.

-Bene Louis, -disse non appena ultimò di annotare i miei risultati sulla cartellina. -rivestiti e poi vieni di là che parliamo un po'!- mi istruì.

Quando ebbi finito li raggiunsi e mi sedetti vicino ad Harry che mi sorrise incoraggiandomi. Io però ero troppo preoccupato e nervoso per contraccambiare.

-Allora Louis, sono molto fiero di te! Sei migliorato, e questo è solo merito tuo! Hai finalmente capito come devi lavorare!- esclamò fiero il mio medico. Io invece cercavo in tutti i modi di trattenere le lacrime, se ero migliorato voleva dire che avevo preso peso, altro stupidissimo peso! Diventando così molto più enorme di quanto già non fossi.

-Quanto peso?- chiesi con voce spezzata.

-No Louis, questo non deve interessarti, l'unica cosa che ora devi sapere è che sei migliorato, e questa è una cosa buona!- rispose lui. -Domani mattina ti ho prenotato una visita con il dottor Morgan per discutere un po' di questo tuo sentimento avverso, va bene?-

-Come se avessi altra scelta!- borbottai. Lui rise.

-Va bene, ora andate! E mi raccomando Louis, continua così!-

Uscì dalla porta senza aspettare Harry, ma lui mi raggiunse e prese la mia faccia tra le sue mani e mi diede un bacio, il primo della giornata, ma il più bello di tutti. In quel bacio mi trasmise tutta la sua vicinanza, tutta la sua comprensione e tutto il suo amore.

-Sono fiero di te amore!- mi sussurrò quando ci staccammo per riprendere fiato.

Amore!

Mi aveva chiamato amore e aveva detto di essere fiero di me!

Per la prima volta dopo troppo tempo mi sentii finalmente amato e compreso.

Così lo abbracciai di slancio, era strano per me avere un contatto fisico così ravvicinato con qualcuno, negli ultimi tempi avevo stabilito una forte avversione nei confronti del tatto, nei confronti del toccare ma soprattutto dell'essere toccato. Ma con Harry era diverso, con lui mi sentivo finalmente libero, con lui sarei potuto tornare ad essere il Louis di una volta.

Prendendolo per mano, ci dirigemmo verso la stanza della tortura di Harry. Man mano che la porta maledetta si avvicinava Harry diventava sempre più nervoso.

-Forse non è stata una buona idea, non dovresti venire lì dentro!- balbettò preoccupato e nervoso.

-Non.. non mi vuoi?- dissi tristemente.

-Ma certo piccolo, non è quello che mi preoccupa è che non voglio che tu mi veda soffrire!-

-Harry andrà tutto bene te lo prometto!- lo interruppi dolcemente, ma sicuro di me. Per la prima volta ero veramente sicuro di me. Tenevo ad Harry e non volevo che rimanesse solo in un momento del genere.

Lui serrò gli occhi fece un forte e pesante respiro e annuì debolmente.

Così lo presi per mano e insieme ci avviammo all'interno di quella sala.

Appena varcata la soglia un odore acre di vomito e sudore mi colpì. C'erano alcune persone sedute o sdraiate nelle diverse postazioni con un lungo tubo che gli entrava nelle vene; molti di loro avevano perso quasi completamente i capelli e altri erano immersi nel proprio sudore. Ma tutti quanti erano accomunati dalla stessa sofferenza.

Harry mi sorrise tristemente e io lo incoraggiai; poi dopo aver salutato gentilmente un anziano signore, si stese su un lettino. Io mi accomodai in una sedia che era posta lì vicino.

Subito un infermiera appena ci vide accorse da noi.

-Eccoti Harry! Iniziamo subito ok?- disse gentilmente disinfettando il braccio di Harry per poi infilargli l'enorme ago. Poi sistemò una sacca con un liquido trasparente su una specie di palo.

-Finalmente ti sei deciso a portare qualcuno per farti compagnia!- disse la signora sorridendomi. Io presi la mano di Harry e le sorrisi a mia volta. Poi se ne andò dicendo che sarebbe ripassata più tardi per controllare il processo della terapia.

Harry mi guardava, mi fissava con quei fantastici occhi verdi, non riuscivo a capire cosa volesse comunicarmi, ma quello sguardo mi tranquillizzava.

-Allora piccolo Lou cosa vogliamo fare? Qui sarà molto lunga.- mi disse con un grande sorriso.

-Mh potremmo giocare a carte! Ho qui le carte di Uno, ti va?- chiesi sorpreso del suo improvviso cambio di emozione.

-Ma certo! Sono fortissimo a quel gioco!- esclamò lui.

Così iniziammo a giocare. Era bello stare con Harry lui trovava sempre un modo per farmi ridere, anche in quelle condizioni.

Facemmo una sola manche però. Alla fine della seconda infatti Harry lasciò cadere le carte sul suo grembo senza forza, abbandonando la testa sul collo e iniziando a respirare pesantemente.

-Harry! Harry che ti succede? Stai bene? Chiamo qualcuno!- esclamai enormemente preoccupato alzandomi di corsa dalla sedia. Questo mi provocò un capogiro ma in qualche modo riuscì a nasconderlo.

-No Lou, stai tranquillo è normale! La chemio sta facendo effetto.- mormorò lui debolmente.

Così tornai seduto sulla sedia e gli strinsi le mani tra le mie, accarezzandolo delicatamente.

Fu una lunga mattinata. Harry mi confessò che negli ultimi tempi aveva iniziato a soffrire d'insonnia, ma si era rifiutato di dirlo ai medici perché non voleva avere più farmaci del dovuto. Erano molti giorni che non dormiva un intera nottata, così decisi di aiutarlo in qualche modo.

Mi stesi accanto a lui e iniziai ad accarezzargli dolcemente la testa come faceva la mia mamma quando avevo un incubo. Dopo qualche istante si addormentò. Io fui fiero di me. Mi sentivo veramente importante in quel momento; ero riuscito a far star meglio una persona, il mio Harry, e non potevo che esserne estremamente felice.

La calma non durò per molto però. Il riccio si svegliò improvvisamente tra le mie braccia respirando irregolarmente. Poi si sporse dal lettino e rigettò tutto quello che aveva nello stomaco in una bacinella che era posizionata lì sotto.

Era strano per me vedere qualcuno che dava di stomaco in quel modo, io solitamente lo facevo, ma da solo e molto silenziosamente, ma la cosa più rilevante era che lo facevo per mia volontà, non perché ero malato e quindi per un effettivo bisogno. Questo mi fece riflettere su quanto fossi stupido e patetico. Forse i medici avevano ragione, forse mi dovevano curare, ma non per la mia presunta magrezza, ma piuttosto per i mezzi che usavo per raggiungerla. Decisi quindi che da quel giorno avrei smesso di compiere un'azione così insensata.

Superai tutte le mie barriere e abbracciai da dietro Harry tenendogli la fronte per aiutarlo meglio. Dopo alcuni minuti finalmente finì. L'infermiera arrivò subito da noi portando un bicchiere d'acqua e una mentina per Harry e cambiando la bacinella sporca con una pulita andò a controllare un altro malato.

-Mi dispiace Lou, è per questo che non volevo che venissi.-

-Harry mi fa male il cuore a pensare che per tutto questo tempo tu abbia dovuto sopportare tutto ciò da solo!- dissi con sincerità. Lui non rispose, così tornai nella posizione precedente e continuai ad accarezzargli i capelli. Quando però levai la mano notai che parecchi dei suoi bellissimi ricci erano rimasti impigliati tra le mie dita. Realizzai allora che di lì a poco il mio Harry sarebbe diventato calvo come la maggio parte delle persone in quella sala. La cosa non mi importava, Harry sarebbe rimasto perfetto come al solito, ma immaginai a come sarebbe stata dura per lui; o almeno, se fosse successo a me, ne avrei sofferto molto.

Harry stava per riprendere sonno quando arrivò verso di noi Ed.

Ed era il mio infermiere preferito, aveva quasi la mia età quindi si stava bene con lui, era molto simpatico, proprio come Niall, l'infermiere di Harry.

-Louis devi venire con me, hai una visita!- mi disse.

-No! Non è possibile i miei dottori mi hanno detto che sono libero per tutta la mattinata!-

-Ma no! Che hai capito!- esclamò divertito il rosso.

-Hai una visita nel senso che delle persone ti sono venute a trovare!- mi spiegò.

-Ah. E... Chi?- chiesi timoroso.

-Non lo so, mi è solo stato riferito. Dai vieni andiamo, così se rimane tempo prima di pranzo puoi tornare qui!-

Io guardai tristemente Harry, non volevo lasciarlo. Ma lui mi sorrise dolcemente.

-Vai amore! Non preoccuparti per me! Ci vediamo dopo!-

Io gli lasciai un bacio sulla fronte sudata e seguii Ed.

Arrivati davanti alla mia stanza, non vidi nessuno, segno che i miei visitatori stavano già dentro. Ed mi lasciò e io entrai.

Varcata la soglia vidi due teste bionde, con occhi di giaccio e con indosso una divisa da cheerleader. Erano Ashley e Victor. I miei cugini gemelli.

Appena mi videro sogghignarono.

-Ciao Nullità- mi salutarono in coro e in modo freddo.

-Ciao a voi.- dissi abbassando il capo. Ero abituato ai loro insulti, a volte ancora ci soffrivo, ma sapevo che lo facevano solo per il mio bene.

-Ti trovo male Louis,- disse Victor.

-Sei ingrassato!- terminò malignamente la frase sua sorella. Loro erano molto uniti, facevano tutto insieme, anche finirsi le frasi a vicenda. Questa cosa a volte faceva anche impressione.

-Lo so,- mormorai imbarazzato. -qui... mi..mi obbligano a..-

-Non sai neanche-

-Più parlare?- risposero sincronizzati.

-Qui mi obbligano a mangiare per forza. Non posso ribellarmi!- sussurrai.

-Non puoi o-

-Non vuoi?-

-Non posso!- risposi.

-Conoscendoti direi il contrario Nullità, non credi anche tu Ash?-

-Assolutamente d'accordo con te Vic!- rispose la ragazza.

Io arrossì visibilmente.

-Eravamo certi della tuo grado di forza di volontà pari a zero-

-e del tuo amore incondizionato per il cibo.-

-Così abbiamo deciso, visto che siamo delle persone infinitamente buone e premurose-

-Di darti una mano.- Ashley tirò fuori dalla sua borsa di Louis Vuitton un barattolino pieno di piccole pillole gialle e me lo porse.

-Prendine una dopo ogni pasto.-

-Ti aiuteranno in qualche modo ad eliminare quello che hai in quel gigantesco stomaco che ti ritrovi.- mi spiegarono.

Le loro parole mi facevano soffrire tantissimo, ma non potevo rischiare di farmi vedere più debole di quanto già apparissi, così iniziai a premere fortissimo sulla cicatrice del mio braccio che si stava pian piano rimarginando, in modo da riuscire a provare un dolore superiore a quello delle loro parole e quindi non soffermarmi più di tanto sulla cattiveria di esse. Non riuscivo a ribellarmi, avevano ragione ero una nullità. Mi odiavo così tanto, e non c'era nulla che poteva cambiare questa cosa.

-Grazie ragazzi ma.. cosa succederà realmente al mio corpo?-

-Le pasticche disintegreranno tutto quello che entra in quella fogna della tua bocca.- mi sputò in faccia Victor.

-E.. e quando finiranno? Che farò?- continuai io cercando di non badare ai loro insulti.

Loro sogghignarono con complicità e malvagità.

-Di quello non preoccuparti.-

-Troveremo il modo di fartene avere delle altre.-

-In questa vita o nell'altra.- bisbigliò Victor nell'orecchio della sorella che scoppiò in una risata acuta e fastidiosa.

-Ora noi andiamo Nullità, non vogliamo essere contagiati dalla tua pateticità.- esclamarono in coro marciando coordinati fuori dalla mia stanza.

Quando fui sicuro che erano ben lontani mi abbandonai alle lacrime, non riuscivo a smettere, neanche il pensiero di Harry mi placava. Tutto quello che avevano detto i miei cugini era vero, ero un perdente e questo non sarebbe mai cambiato.

Improvvisamente mi accorsi che erano quasi le 12.30, quindi tra qualche minuto sarebbe venuto Ed per portarmi il pranzo; così lentamente mi alzai e mi sciacquai gli occhi per non rischiare di farmi vedere in quello stato pietoso e mi cambiai la felpa grigia che era ormaimacchiata di sangue.

Nonostante fossi sicuro dell'effetto della pillola che avrei preso di lì a poco, quel giorno feci ancora più fatica a mangiare. Riuscì a consumare solo una piccola parte di tutto. Dopo varie esortazioni Ed sbuffò rassegnato e, scrivendo qualcosa sulla mia cartella clinica, uscì dalla mia stanza portandosi via il mio vassoio quasi del tutto pieno.

Appena uscì mi fiondai sul barattolo che i miei cugini mi avevano dato e presi una piccola pillola in mano.

Me la rigirai tra le mani osservandola, non ero mai stato d'accordo con queste scorciatoie per dimagrire, ma i miei cugini erano stati ben chiari, ne avevo molto bisogno e di loro mi fidavo ciecamente, nonostante tutto. Così chiusi gli occhi e la ingoiai. Poi nascosi il barattolo in un calzino, per poi riporlo accuratamente nella parte più nascosta della mia valigia; non potevo rischiare che qualcuno lo trovasse.

Improvvisamente fui colto da un forte capogiro, lo spazio intorno a me girava vorticosamente.

Un forte dolore alle mie ginocchia mi fece intuire che ero caduto a terra.

Ben presto il giramento fu accompagnato da forti fitte allo stomaco.

Pensai immediatamente che la mia vita stava volgendo al termine, quando una forte nausea accompagnata da sudore freddo e un mal di testa martellante mi fece accasciare a terra in posizione fetale. Avevo molto freddo, in quella posizione non riuscivo a riscaldare il mio corpo in nessun modo.

Quando recuperai la mia vista parzialmente mi arrampicai faticosamente sul letto e mi infilai sotto le coperte coprendo anche la testa.

Dopo molte fatiche finalmente mi addormentai.

Fui svegliato da un Harry raggiante. Mi sorprese vedere che non ero morto. I sintomi di questa mattina erano finiti quasi del tutto. Continuavo ad avere un forte mal di testa e la mia vista ancora non era perfetta, tutto ovviamente accompagnato da una debolezza immensa. Non volevo dire a nessuno di ciò che mi era capitato poche ore fa; se i medici mi avessero fatto dei controlli avrebbero scoperto che avevo fatto uso di altre pillole e la situazione si sarebbe complicata.

-Louis, scusa se ti ho svegliato ma ho una fantastica notizia!- esclamò il mio dolce riccio.

-Dimmi!- lo incoraggiai sorridendo.

-Abbiamo trovato un donatore! Una persona ha donato un midollo compatibile al mio e questa volta mi spetta!- esclamò emozionato.

-Harry ma questa è una fantastica notizia! Sono felicissimo per te!- dissi abbracciandolo di slancio.

-Lo so, grazie. Sei stata la prima persona a cui l'ho detto!- mi comunicò continuandomi ad abbracciare forte.

-Ma ti rendi conto?! Tu stai migliorando, io sto per iniziare la vera cura che mi porterà alla guarigione! Tra un po' saremo liberi di uscire! Potremo girare il mondo Louis! Qual è il posto che vorresti visitare appena usciti da qui?- mi chiese lui con la felicità a mille.

-Ovviamente Barcellona!- dissi con fare ovvio. -Tu?-

-Io andrei ovunque, anche nel piccolo parco che c'è qui fuori, pur di non dover stare più in questo luogo.-

Amavo vedere il mio Harry felice avrei passato le ore a vedere quei suoi occhi dolci che si illuminavano per la gioia. Per un momento mi scordai anche dell'incontro di questa mattina.

Harry mi faceva bene, sarebbe stato la mia salvezza.


Angoletto:
Ecco qui il nuovo capitolo :) come vi pare?
Mi farebbe veramente piacere ricevere delle vostre recenzioni!
A presto, Somriure :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


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Zayn

Era il 20 Dicembre, quella mattina mentre facevo la dialisi il dottor Payne mi comunicò che avevano trovato un rene disponibile e che mi avrebbero operato l'indomani sera. Finalmente sarei guarito anche io, ormai non ci speravo più.

La prima persona che avvisai fu Perrie, la mia Perrie, che alcuni giorni prima mi aveva rifiutato perché non era d'accordo alle relazioni medico-paziente. Ma con il mio nuovo rene non ero più un suo paziente quindi avrei avuto una speranza anche io.

Per tutto questo tempo mi ero sentito come se fossi sott'acqua, incapace di muovermi e di rilassarmi liberamente, ora finalmente stavo risalendo a galla respirando a pieni polmoni, pronto a vivere tutte le cose belle che la vita aveva da offrirmi.

Prima di potermi rilassare del tutto per accogliere il mio nuovo rene dovevo risolvere una questione molto importante. Infatti tra pochi giorni sarebbe stato il compleanno di BooBear e volevo assolutamente pensare a qualcosa di speciale per il mio migliore amico.

Louis non stava vivendo un bel periodo, era peggiorato tanto. Anche se mangiava tutto quello che aveva nel piatto, inspiegabilmente continuava a dimagrire e nessuno riusciva a capire il perché.

Il suo corpo era ancora più scheletrico e le sue ossa erano diventate così fragili che si rompevano in continuazione, infatti aveva costantemente qualche arto ingessato. Non aveva alcuna energia quindi era costretto a stare a letto e se proprio doveva muoversi veniva attentamente scortato in sedia a rotelle da un infermiere. Le visite ormai le faceva in camera sua e i suoi medici, come noi, erano estremamente preoccupati.

Decisi di farmi aiutare da Harry per la sua sorpresa. Intanto la loro storia andava a gonfie vele. Ero felicissimo, Louis si meritava veramente una persona buona come Harry.

Neanche il riccio (che ormai riccio non era più) stava passando uno dei suoi momenti migliori. Il donatore che avrebbe dovuto donargli il midollo aveva avuto un incidente d'auto, fortunatamente era fuori pericolo, ma lo scontro ravvicinato con la morte gli fece capire che la vita era sfuggente e non poteva rischiare di rimanere senza sangue. Neanche le spiegazioni di medici gli fecero cambiare idea, quindi Harry dovette continuare con la chemio.

Arrivato in camera di Harry notai che stava scherzando con sua sorella Gemma.

-Buongiorno pomodoro pelato- scherzai -Buongiorno anche a te Gemma!-

-Ciao stupido Zayn!- mi apostrofò Harry.

-Harold un nuovo rene mi aspetta! Domani sera mi aprono!- esclamai.

-Che bello Zayn! È una fantastica notizia! Vedrai a te andrà tutto bene!-

-Lo credo bene Harry! Il mio donatore è morto stamattina!- dissi con fare ovvio!

-Oh ti prego non dirlo!- esclamarono Gemma e Harry inseme.

-Ok. Ok tranquilli.-

-Harold, ero venuto qui per un'altra cosa però!-

-Dimmi!- esclamò.

-Tra 4 giorni è il compleanno di Lou.-

-Veramente! Non me l'ha detto!- esclamò lui con gli occhi emozionati.

-Lo so, non ama parlarne.- dissi tristemente. -Pensavo di preparargli una sorpresa!-

-Ma certo è un'ottima idea. Avevi già pensato a qualcosa?-

-Mh in verità volevo affidarmi a te! Sei molto più bravo in queste cose.-

-Beh, modestamente! Mh vediamo, fammi pensare.. Ma certo! Che ne dici di rintracciare le sue sorelle! Lou non fa che parlare di loro, gli mancano tantissimo! Se poi non le troviamo possiamo sempre fare qualcosa tra noi!-

-Cavolo finto riccio! Perché non ci ho pensato io!?-

-Sono un genio in queste cose!- esclamò Harry atteggiandosi. Gemma alzò gli occhi al cielo.

-Però come facciamo? Il padre non me le lascerà mai, sapendo oltretutto che le porto da Louis.-

-Beh ho pensato anche a questo. Zayn vai ora a Doncaster; se parti subito potrai arrivare in tempo, prima che la più grande esca da scuola, così ti organizzerai con lei. Gemma ti accompagnerà. Vi inventerete qualcosa! Verrei io ma sono minorenne e non mi lascierebbero venire, ma voi potete.-

-Ok piccolo genio! Chiedo il permesso a Payno e poi andiamo, Gemma tu verrai?

-Ma certo ragazzi, potete contare su di me!- disse la ragazza dai capelli color glicine.

Dopo molte raccomandazioni finalmente il dottor Payne mi lasciò andare, così io e Gemma partimmo per Doncaster. Lei era molto simpatica e insieme escogitammo un piano a nostro parere infallibile per cercare di “rapire” le bambine.
Dopo quattro ore arrivammo a destinazione.

Arrivati davanti alla scuola di Lottie aspettai il suo arrivo appoggiato ad un albero. Gemma era vicina a me. Ero preoccupato che qualcosa potesse andare storto.

Finalmente dopo 20 minuti suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. Una flotta di ragazzi adolescenti uscì di corsa dall'istituto urlando e schiamazzando. Come avrei riconosciuto Lottie? Sperai vivamente che fosse lei a trovarmi.

Ad un certo punto una chioma bionda con due oceani al posto degli occhi, molto simili a due occhi che già conoscevo fin troppo bene, lasciando la mano di un ragazzo, saltò di gioia avvicinandosi a noi. Era Lottie.

L'ultima volta che l'avevo vista era ancora una bambina, mentre ora ecco qui davanti a me una giovane donna che aveva preso ancor più le sembianze del Louis di una volta.

-Zayn!- esclamò lei con le lacrime agli occhi! -Credevo di non rivederti mai più! Che ti è successo! Sei dimagrito! Stai bene?- mi rattristai pensando a cosa avrebbe provato quella ragazza quando avrebbe rivisto il suo amato fratellone, lui si che era dimagrito.

-Beh in effetti no! Ho un problema ai reni ma domani dovrebbero operarmi quindi presto starò meglio.- dissi.

-Stai scherzando?- disse lei preoccupata.

-Purtroppo no ma, come ho detto, presto tutto questo finirà.-

-Menomale!- esclamò. -Chi è lei? La tua fidanzata?- chiese con uno sguardo furbetto indicando Gemma.

-Ehm no!- dissi un po' imbarazzato. -Hai tempo per parlare? Devo dirti un bel po' di cose.-

-Ma certo! Papà tornerà questa sera tardi quindi ora sono libera!-

Così ci avviammo verso un bar lì vicino. Io e Louis ci fermavamo sempre lì prima di scuola per la nostra cioccolata calda la mattina. Salutai calorosamente Josh il barista che mi chiese di Louis, io alzai semplicemente le spalle, non mi andava di spiegargli la situazione; Lou odiava farsi vedere debole dagli estranei.

-Allora Zen, cosa devi dirmi?- chiese la ragazzina con un sorriso sulle labbra.

-Ho notizie di Louis.-

A quelle parole Lottie quasi si strozzò con la bevanda che stava sorseggiando, sgranando i suoi bei occhi blu.

-Boo.. tu.. tu hai ritrovato il mio BooBear!?- chiese ancora incredula.

-Sì piccoletta.-

-Come.. come sta?-

-Non bene, anzi, piuttosto male.- dissi io tristemente.

-Come.. come sarebbe a dire? Che vuol dire che sta male? Parla Zayn!- esclamò lei preoccupata.

-E' anoressico Lottie, una forma molto grave. È ricoverato nel mio ospedale, ci siamo rincontrati lì.-dissi io tristemente. Lottie rimase allibita. Io continuai.

-Domenica, come saprai, è il suo compleanno. E avevamo pensato di farvi venire in ospedale per trovarlo. Lui parla moltissimo di voi, gli mancate tanto.-

-Anche lui ci manca tanto, come l'aria. Io e Fizzy parliamo costantemente alle gemelline di Louis e della mamma, non vogliamo che loro, che sono piccole, si scordino delle due persone più importanti della loro e della nostra vita.-

-Brave Lottie, state facendo una cosa speciale.-

-Certo che veniamo domenica! Sono emozionatissima, e lo saranno anche le altre!- esclamò lei battendo le mani per l'emozione. -Ma.. ma come faremo? Mio padre non ci lascerà mai uscire con te, mi dispiace Zayn.- disse la ragazza bionda abbassando lo sguardo.

-Qui entrerà in gioco Gemma, lei e la sorella di un amico speciale di Louis.- dissi con eloquenza facendole un occhiolino. -Farete finta di essere amiche e poi direte a vostro padre di andare al bowling o non so dove insieme, portandovi anche le bambine. Invece prenderete un treno che in un'oretta vi porterà a Londra.- spiegai.

-E' perfetto!- esclamò la ragazza. -Allora ci vediamo domenica!-

-Ovvio, a domenica!-
 

_.-._.-._.-._.-._


L'operazione andò bene. I medici mi diedero molti farmaci anti-rigetto che spesso mi rendevano un po' rimbambito, ma per ora stavo bene. Erano passati tre giorni dall'operazione e quattro dall'incontro con Lottie.

Oggi quindi era il compleanno del re delle feste. Avevamo proibito ad ogni persona che conosceva Louis in questo ospedale di fargli gli auguri perché volevamo renderla una sorpresa molto speciale.

Mi trovavo fuori dall'edificio insieme ad Harry, aspettavamo le cinque ragazze che sarebbero arrivate a momenti. Il piano aveva funzionato, Gemma era riuscita a rapire le ragazze senza molti problemi, infatti Troy, il padre di Louis, non era molto interessato ai suoi figli. Per lui era importante solo la scuola.

Harry vicino a me era molto nervoso, dondolava convulsamente da un piede all'altro.

-Ehi Harry, che problema c'è?- chiesi alzando la testa per osservarlo meglio dalla mia sedia a rotelle.

-Non lo so. E se avessimo fatto uno sbaglio? E se Louis non volesse vederle? E se non riuscisse a reggere l'emozione?- chiese lui con la voce spezzata, cercando di trattenere delle lacrime nervose.

-Tranquillo Harry, andrà benissimo! Lou non fa che parlare di loro, gli mancano tantissimo e poi avremo i suoi medici accanto per tutto il tempo quindi non succederà nulla, e se dovesse succedere beh, siamo pur sempre in un ospedale, lo faranno star meglio in poco tempo.- dissi cercando di tranquillizzarlo.

-E' che sono tanto preoccupato. Non riesco a vederlo in questo modo! Zay, se non facciamo veramente qualcosa tra qualche giorno Lou non ci sarà più!- esclamò lui asciugandosi le lacrime, che ormai scendevano copiosamente, con il pompon laterale del suo berretto.

-Lo so, Harry.- mormorai tristemente -Lo so. Solo che noi non possiamo fare un bel niente! Secondo me qui non si tratta neanche più di un disturbo alimentare, lui mangia! L'ho visto io. L'hai visto tu e l'hanno visto i medici. Secondo me è qualcosa di più grave. Ora sta facendo dei controlli specifici, vedremo se quelli ci aiuteranno a capire cos'è che non va al nostro Boo.- dissi. Harry annuì debolmente.

Finalmente ecco le ragazze che si avvicinavano a noi. Erano cambiate tantissimo. Non solo Lottie, ma anche Fizzy era cresciuta diventando una piccola donna, e le due gemelline, che l'ultima volta che le avevo viste camminavano a malapena, ora saltellavano emozionate davanti alle sorelle più grandi.

Appena Fizzy mi vide arrossì immediatamente.

-Non mi avevi detto che saremmo andate a trovare Zay! Mi sarei vestita più decentemente!- sussurrò all'orecchio di Lottie che scoppiò a ridere. Io feci finta di non sentirla per non metterla in imbarazzo. La piccola aveva da sempre avuto una cotta per me e, a quanto pareva la cosa non era cambiata.

Dopo aver salutato tutte loro e aver presentato Harry alle ragazze, entrammo dentro.

Io e Harry decidemmo di organizzare la festa in camera di quest'ultimo. Così l'avevamo addobbata con festoni e palloncini di tutti i colori. Io avevo dipinto un lunghissimo striscione con scritto Happy B-Day BooBear che avevamo appeso davanti alla porta. C'erano sulla scrivania del ragazzo schifezze da mangiare di ogni genere, anche se eravamo più che sicuri che Louis non avrebbe toccato nulla.

Lottie non aveva detto alle sorelle il motivo della visita, voleva che l'arrivo di Louis fosse una sorpresa anche per loro, quindi quando Fizzy lesse lo striscione lanciò un urlo.

-Boo? Sta per arrivare Boo? Lui è qui?- chiese con le lacrime agli occhi dalla gioia battendo le mani. Questa informazione fece scatenare anche Daisy e Phoebe che iniziarono a saltellare per la stanza urlando e ridendo. Era una scena molto dolce, decisi di riprenderla per farla poi vedere a Lou.

Quando la situazione si placò io ed Harry decidemmo di spiegare la situazione alle bambine.

-Louis è molto debole,- iniziò Harry.-probabilmente è molto cambiato da come ve lo ricordate voi, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Dovete stare attente e prenderlo con le pinze.-

-Sì,- continuai io -cercate di non farlo rattristare, mantenete le vostre risposte sul generico. Non potrebbe sopportare di sapere che c'è qualcosa che non va e che lui non può essere lì con voi per aiutarvi.-

-Ma certo!- disse Lottie tristemente.

-Ma che malattia ha?- chiese ingenuamente la piccola Daisy.

-Mh, diciamo che non ha molta voglia di mangiare.- spiegò Harry tranquillamente alla bambina.

-Quindi è magro magro?- constatò Phoebe.

-Si tesoro, quindi cercate di essere delicate con lui.- risposi sorridendo alle dolcissime bambine.

-Ok Zayn. Ma almeno glielo posso dare un bacetto?- chiese la bimba.

-Ma certo tesoro!- esclamai. -Dovete riempirlo di bacetti!-

-Ora lo chiamo, così lo faccio venire qui, va bene?- disse Harry.

-Sì!- esclamarono in coro le quattro testoline bionde.

Così il ragazzo compose il numero di Louis e lo mise in vivavoce.

Dopo parecchi squilli, proprio quando Harry stava per riattaccare, la voce di Louis riecheggiò nell'aria.

 

-Pronto Hazza- disse debolmente.

-Ehi tesoro! Dormivi?-

-No... Sì- disse sbadigliando, procurando a noi tutti una risata che però dovemmo soffocare per non far saltare il piano.

-Sempre il solito!- disse ridacchiando. -Che fai, non vieni da me?-

-Oggi è domenica Hazza, non c'è Scrubs*!-

-Ah bene, quindi tu mi vieni a trovare solo per vedere Scrubs!- disse Harry fingendosi offeso.

-Ma certo! Che non lo avevi capito?- disse Louis emettendo una debole risata. -No sul serio Harry, oggi sono tanto stanco, vieni tu!- il ragazzo dagli occhi verdi si rattristò, ma poi continuò.

-Ma no dai vieni tu! Fatti accompagnare da Ed!- lo supplicò.

-Ok, ma lo faccio solo per te. Ti porto un cupcacke ok?-

-Ottima idea piccolo! Portamene 15, ti va?-

-15? Non posso portar via da qui 15 cupcacke!-

-E' la volta buona che ti dimettono!- urlai per farmi sentire dal mio migliore amico.

-Chi c'è lì, Zay? Ciao Zayn!-

-Ciao bello!- risposi. -Allora li porti o no questi cupcacke?-

-Non alimenterò le vostre abbuffate notturne!- disse lui con voce estremamente acuta e divertente.

-Quanti te ne servono Lou?- disse una voce a noi sconosciuta dall'altra parte del telefono.

-15 ma..-

-Dai prendili! Ti accompagno!-

-Con chi parli Lou?- chiese Harry geloso.

-Dottor Coop.; sto arrivando, a presto.- disse attaccando il telefono.

-Sta arrivando!- ci comunicò Harry.

-Ma va?! Non l'avevamo capito!- esclamai per prenderlo in giro.

 

Dopo una decina di minuti Louis bussò flebilmente alla porta. Appena Harry l'apri tutti insieme gridammo:

-Buon compleanno Boo!-

Lui strizzò gli occhi per la confusione, ma quando li riaprì trovò quattro testoline bionde che lo guardavano con emozione e felicità.

Louis sgranò gli occhi è spalancò la bocca dalla sorpresa. Nessuno riusciva a dire nulla.

Piano piano Lou mise un piede a terra e poi l'altro, poi lentamente e faticosamente si tirò in piedi. Harry sussultò di fianco a me e cautamente si avvicinò a lui per sorreggerlo in qualsiasi evenienza.

Quando Louis fu in posizione eretta si lanciò tra le braccia delle sorelle maggiori, che ricambiarono il suo abbraccio stringendolo forte. I tre erano pieni di lacrime mentre si sorridevano e si accarezzavano a vicenda. Intanto le piccole cercavano in tutti i modi di entrare in quell'abbraccio di famiglia ma arrivando solo al bacino di Louis non si sentivano molto partecipi. Quando Louis se ne accorse, lasciò per un attimo le sorelle maggiori e, accovacciandosi con gambe tremanti, arrivò all'altezza delle più piccole.

-Voi... voi vi ricordate di me?- sussurrò alle gemelline. Sentì un leggero singhiozzo che proveniva dal riccio e lo vidi che si trovava in uno stato pietoso tra moccolo e lacrime così, dopo aver soffocato una risata e dopo avergli scattato una divertente fotografia, gli porsi un fazzoletto.

-Ma certo che ci ricordiamo di te BooBear! Sei il nostro superfratellone!- disse Phoebe.

-Zay ha detto che possiamo riempirti di bacetti, possiamo?- chiese Daisy.

-Ma certo che potete!- esclamò Louis cingendo i fianchi delle due bambine con le sue esili braccia e chiudendo gli occhi per godersi al meglio quel bel momento.

Daisy iniziò, lasciando sulle guance scavate di Louis dei baci appiccicosi e rumorosi. La potenza che la sorellina ci stava mettendo per compiere quel dolce gesto stava facendo precipitare il corpo delicato di Lou da un lato. Fortunatamente Phoebe si attaccò all'altra guancia ed equilibrò la situazione. Io scattai un'altra foto che avrei dato a Louis insieme a tutte le altre che avrei fatto nel corso del pomeriggio.

Quando le sorelline si staccarono da Louis, lui riaprì gli occhi e provò a rialzarsi in piedi fallendo miseramente vista la sua forte debolezza. Harry prontamente lo tirò su dalle ascelle e lo prese in braccio dolcemente.

-Lui è il mio cavallo alato personale!- esclamò Louis rivolto alle sorelle per farle ridere e per alleggerire la tensione che si era formata.

Harry sorridendo lo posò delicatamente sul suo letto per coprirlo con le coperte.

Immediatamente le sorelle corsero accanto a lui e iniziarono a parlare di ogni cosa ad una velocità impressionate. Ognuna voleva dire qualcosa al fratellone e Louis le guardava incantato ed emozionato passando lo sguardo prima su una e poi sull'altra incapace di rispondere alle miriadi di domande da loro poste.

-Lou lo sai che abbiamo un pesciolino rosso? Si chiama Rufus!-

-Lou la maestra mi ha messo una A- in un test sullo spelling.-

-Ehi Boo lo sai che Lottie esce con un ragazzo con i brufoli?- Lottie diede una botta in testa a Daisy.

-Boo mi racconti una storia?-

-Boo quest'estate vieni al mare con noi?-

-Feeerme ferme ferme!- esclamò Louis. -Com'è questa storia che esci con un ragazzo con i brufoli?- chiese il ragazzo più geloso e protettivo che avessi mai conosciuto alla più grande tra le testoline bionde.

-Non ha i brufoli!- esclamò la ragazza indignata -Comunque sì, si chiama Bryan.- disse la povera Lottie abbassando il capo e diventando tutta rossa.

-Io qui sono sempre l'ultimo a scoprire le cose!- disse il maggiore facendo una finta faccia offesa. -Signorina non scappi lo sai? Devo conoscere questo ragazzo e devo fargli un bel discorsetto; intesi?- continuò aggrottando la fronte per cercare di fare un espressione severa, ma risultò alquanto buffa, così tutti scoppiammo a ridere.

Il pomeriggio passò piacevolmente. Louis era sereno e a suo agio.

-Ehi ma.. guardate questo tavolo pieno di cose da mangiare!- esclamò Phoebe notando solo allora i vari stuzzichini che avevamo posizionato sulla scrivania di Harry.

La piccola scese di corsa dal letto di Lou per perdere con le sue manine una manciata di patatine fritte. Poi tornò seduta al suo posto osservando il fratello maggiore e sbocconcellando di tanto in tanto le sue patatine.

-Lou, sei magro magro! Tieni mangia una patatina!- disse porgendogliene una.

-No tesoro grazie, non mi va!- rispose lui imbarazzato. La sorellina abbassò la testa delusa.

-Ma certo che non la vuole Phoebe! Sono sicura che lui preferisce le cose dolci come me!- esclamò eccitata Daisy correndo a prendere un cupcacke.

-Tieni Lou, prendi questo!-

-No, lui mangerà le mie patatine!- disse allora irata la sorellina spingendo leggermente Daisy.

-No, non è vero! Sono meglio i cupcacke!-

-Pa-ta-ti-ne!-

-No! Cupcacke!-

-Ok, ok bimbe, mangerò sia le patatine che il cupcacke! Però non litigate!- disse allora ridendo Louis.

-Sì!!- esclamarono soddisfatte le bambine.

Louis sotto lo sguardo attento delle bambine lentamente riuscì a finire entrambe le cose. Così loro applaudirono soddisfatte.

Ad un certo punto, guardando l'orario mi accorsi che si erano fatte già le 18:00 di sera; se le ragazze non fossero partite subito non sarebbero arrivate a casa in tempo e avrebbero destato sospetti al padre. Così dopo molti saluti e abbracci, ma anche lacrime, riportai le bionde fuori dall'ospedale dove le aspettava Gemma che le avrebbe riportate a casa.

La giornata era andata meglio del previsto, finalmente avevo rivisto il mio Louis sereno e rilassato. Speravo veramente che questo incontro gli sarebbe stato d'aiuto per credere di più in se stesso e per raggiungere un miglioramento.


*Scrubs per chi non lo conoscesse è un telefilm molto divertente che parla di alcuni dottori che lavorano in ospedale.

Angoletto:
Finalmente sono riuscita a postare il nuovo capitolo, scusate tanto per l'attesa ma sono stata veramente impegnata con la scuola.
Questa settimana partirò con la scuola per Praga quindi non potrò pubblicare prima di sabato! Sorry! :(
Come vi sembra questo capitolo? Nella mia testa era venuto molto meglio ma purtroppo credo di non essere riuscita a renderlo molto bene. :(
Fatemi comunque sapere se vi piace, mi fa sempre molto piacere ricevere un vostro commento :)
Se vi può interessare sto pubblicando questa storia anche su Wattpad.
A presto, Somriure :)

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


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Harry

Ero stufo. Ero decisamente stufo di dover rimanere imprigionato in quell'ospedale. Erano ormai più di nove mesi che non uscivo da quella gabbia infernale. Durante le festività natalizie mi avevano fatto tornare a casa per festeggiare con la mia famiglia, ma ero rimasto solo per pochi giorni e poi ero dovuto ritornare. Se non fosse stato per la compagnia di Louis e di Zayn sarei probabilmente morto di noia.

Zayn, dopo aver superato positivamente l'intervento era stato dimesso e aveva fatto ritorno a Doncaster. Aveva fatto un po' di fatica a tornare alla normalità. All'inizio veniva a trovarci tutti i giorni perché non era facile per lui tornare nella sua vecchia città dopo così tanto tempo e riallacciare i rapporti con i suoi vecchi amici, soprattutto sapendo di essere lontano dal suo amico di sempre. Dopo i primi giorni di smarrimento, però era ripartito alla grande iscrivendosi in una scuola privata che gli permetteva di recuperare gli anni persi. Tornava spesso in ospedale per fare i controlli di routine, ma finora tutto sembrava che andasse per il meglio.

Louis come me era costretto a rimanere nella struttura. Ora aveva un po' di libertà in più quindi i momenti che non impegnavamo in qualche visita li passavamo sempre insieme. Amavo quei momenti. Trascorrevamo i nostri pomeriggi stesi sul suo letto a parlare di noi, o meglio, io parlavo senza sosta e lui, rapito dai miei discorsi, mi ascoltava silenziosamente. Louis era ancora molto timido e riservato ma alcune volte anche lui prendeva la parola raccontandomi dei suoi aneddoti passati, cosa che mi rendeva estremamente pieno di orgoglio.

Ce ne stavamo così per ore, distrutti dai nostri dolori fisici e mentali. Sembravamo un po' dei vecchietti pensionati che incontrandosi in un parco raccontavano senza sosta i migliori momenti della propria gioventù, ma a noi andava bene così. Ci davamo forza e calore a vicenda.

Il dottor Payne già da tempo aveva deciso di interrompere la mia chemioterapia, sosteneva che il mio corpo non sarebbe riuscito a sopportarla ancora per molto, quindi dovevo sperare solo nel miracolo di un trapianto. Avendo interrotto la devastante cura, mi sentivo molto più in forze e mi stavano già rispuntando i capelli.

Quando mi caddero, temetti che Louis non volesse più stare con me, trovandomi brutto e poco attraente, così decisi di non farmi più vedere da lui rintanandomi in camera mia. Dopo tre giorni però fece capolino dalla mia porta l'esile figura del mio ragazzo che, avvolta in una pesante coperta di lana, si avvicinò a me in punta di piedi lasciandomi un delicato bacio sulla mia testa calva. Quello fu il primo contatto fisico che lui mi regalò di sua spontanea volontà. Dopo del gesto dolcissimo restammo accoccolati sul mio letto per tutta la sera, infine Louis, con il permesso del dottori, rimase a dormire con me come i primi tempi.

Quella mattina mentre fissavo il paesaggio cittadino che si estendeva davanti a me dall'alto della terrazza, fui invaso dall'odore del mare. Era abbastanza strano sentire il mare dal centro di Londra, però fu una sensazione magnifica. Pensai che probabilmente sarei potuto morire da un momento all'altro e che l'ultimo mare che avrei potuto vedere sarebbe stato quello degli occhi di Louis. Non che non mi piacesse, anzi, lo amavo con tutto me stesso, ma il mare per me era come il paradiso, era quel posto dove potevo essere il vero me, non a caso gli occhi di Lou mi facevano stare così bene.

Così decisi che in un modo o nell'altro sarei andato al mare e che ovviamente Louis sarebbe venuto con me.

Era un idea un po' folle andare al mare alla fine di Marzo, ma quando una persona ha un desiderio puro, questo non può non essere realizzato.

Allora mi recai per prima cosa dal dottor Payne. Credevo che riuscire a convincerlo sarebbe stata un ardua impresa, invece dopo qualche momento di resistenza decise di accontentare questa mia folle richiesta, dicendo che avremo affrontato questo viaggio il giorno dopo, ma che sia lui che Niall ci avrebbero accompagnato.

La cosa mi andava più che bene, non avevo idea di come andare al mare da solo, quindi due adulti ci avrebbero fatto molto comodo, e poi la loro compagnia non mi dispiaceva, anzi li trovavo abbastanza piacevoli.

Chiamai anche Zayn, che mi assicurò che sarebbe stato dei nostri, portando anche la sua nuova macchina.

Ora l'unica persona che mi restava da convincere era l'unica che veramente avrei voluto portare con me.

Louis infatti era molto restio a lasciare l'ospedale. Nell'ultimo periodo era diventato molto più fragile del solito e aveva accumulato un forte timore riguardo alle cose che lo circondavano, in modo particolare alle cose che accadevano all'esterno.

Così mi recai in camera sua. Il momento del pranzo era appena finito quindi sapevo di trovarlo a letto a riposare.

Dopo ogni pasto infatti il mio ragazzo era obbligato a prendere una pillola che aveva su di lui effetti collaterali molto devastanti. Diventava debole e vulnerabile ed era molto spesso colpito da dolori lancinanti in tutte le parti del corpo in modo particolare nel suo stomaco. Diceva che i medici gli avevano prescritto questo farmaco per aiutare la sua digestione, ma io odiavo vederlo così sofferente quindi, quando potevo, mi recavo da lui per stringerlo tra le mie braccia e cercare di alleviare il suo dolore.

Quel giorno, proprio come immaginavo, Louis era accucciato nel suo letto, madido di sudore ed emetteva dalla sua bocca un lento lamento sofferente.

Io non persi tempo, lo raggiunsi nel suo letto mettendomi dietro di lui e cinsi il suo esile corpo con le mie braccia. Lui fece un verso di disapprovazione. Ancora non riusciva a rilassarsi del tutto con me e c'erano delle sue parti del corpo che erano tabù, quindi cercavo sempre di accarezzarlo in punti che non lo mettevano a disagio, anche se per me era perfetto in ogni sua forma.

Lui lentamente si voltò, mi guardò negli occhi per poi stingersi a me appoggiando la sua testa sul mio petto.

-Tranquillo Lou ci sono io con te, non sei solo.- sussurrai dolcemente nei suoi capelli. Lui annuì.

Dopo qualche minuto iniziò a tranquillizzarsi e in suo respirò diventò regolare, segno che si era appena addormentato. Io continuai ad accarezzarlo lasciandogli dei leggeri baci sulla testa umida di sudore.

Dopo qualche istante mi addormentai anche io.

Mi svegliai trovando la sue piccole dita che disegnavano forme indefinite tra i miei capelli corti. Appena vide che avevo aperto gli occhi tolse via la mano arrossendo, io gli sorrisi e gli lasciai un leggero bacio sul naso.

-Come stai piccolo?-gli chiesi.

-Meglio, grazie per essere venuto da me. Quando sto con te mi sento bene.- mi sussurrò lui sorridendo timidamente.

-Amore mio, ci sarò sempre per te!-

Lui sorrise e si accucciò di più tra le mie braccia.

-Ci sarai anche quando scoprirai cose di me che non ti piaceranno?- chiese timidamente.

-Ma certo piccolo mio. E poi non c'è niente di te che non mi piace, mettitelo bene in testa.- dissi tra i suoi capelli.

Lui si rabbuiò e strofinò la sua fronte sul mio petto. Decisi che era arrivato il momento di parlargli della mia idea.

-Lou, avevo pensato una cosa, fammi parlare prima di dire di no.- dissi seriamente.

Lui si mise a sedere sul letto preoccupato.

-Tranquillo piccolo- dissi ridacchiando -non devi essere preoccupato! Vieni qui!- dissi allargando le braccia per farlo tornare vicino a me. Lui lentamente tornò nella posizione di prima continuando a fissarmi timoroso.

-Mi piacerebbe moltissimo andare al mare domani, vorrei che tu venissi con me.- dissi sinceramente cercando di esprimere con i miei occhi tutto ciò che provavo a riguardo.

Lui scoppiò a ridere.

-Ma Hazza! Ti sei accorto che siamo a marzo, non è vero?-

-Certo che lo so scemotto!- dissi scompigliandogli i capelli. -Non faremo il bagno, ci copriremo bene e staremo lì a guardare il tramonto, ti piace tanto il tramonto Lou!- dissi dolcemente.

-Non lo so, non me la sento.- disse lui abbassando lo sguardo per non guardare i miei occhi.

-Amore, ci sarò io con te! Sarà un bel pomeriggio te lo prometto.-

-I miei dottori non mi lasceranno mai.-

-Non è detto! Il dottor Payne e Niall ci accompagneranno, quindi due medici saranno con noi e ci potranno aiutare in ogni evenienza, poi verrà anche Zay.-

-Se ci tieni così tanto potremmo provare.- mormorò. Io sgranai gli occhi, non mi aspettavo che accettasse così in fretta.

-Grazie amore mio! Te lo prometto, andrà benissimo!- esclamai emozionato.

-Ehi Hazza, potrebbe essere.. No niente. Scusa.-

-Dai dimmi piccolo! Ora sono curioso!-

-Ma niente, è stupido.- disse lui arrossendo.

-Niente di ciò che dici è stupido Louis, dimmi!- sorrisi per incoraggiarlo.

-Beh ecco.. questo per noi... sì insomma.. potrebbe essere una sorta di primo appuntamento?-

-Certo che lo sarà, amore! Stando qui dentro non ne abbiamo mai avuto uno vero e proprio, sarà bellissimo!- dissi io stringendo ancora più forte quel ragazzo che in così poco tempo aveva reso speciale la mia vita.

-Ora bisogna solo dirlo ai miei dottori.- disse sconsolato.

-Vieni, andiamo ora.-

Così mi alzai dal suo letto e lo aiutai a sedersi sulla sedia a rotelle. Poi iniziai a spingerlo.

-No ti prego Harry, non mi spingere. Peso tanto e tu non stai bene, non voglio farti affaticare.- disse lui cercando di prendere le ruote del mezzo per muoversi da solo. Mi si stringeva il cuore ogni volta che faceva apprezzamenti negativi sul suo corpo. Non riuscivo ancora a fargli capire quanto in verità fosse speciale e perfetto. Allora lasciai la sua sedia per abbassarmi alla sua altezza e guardarlo negli occhi.

-Tesoro, non sei pesante. Odio quando lo dici, non è la verità. Ti prego, permettimi di spingerti.-

-Quando sei stanco ti fermi va bene?- disse lui preoccupato e imbarazzato.

-Ok!- Feci per alzarmi ma lui mi bloccò il braccio.

-No Harry devi promettermelo.-

-Te lo prometto Louis.-

Così dicendo insieme ci dirigemmo verso gli studi dei suoi due dottori. I due studi erano vicini quindi ci mettemmo ad aspettare lì davanti. Dopo qualche minuto una ragazza abbastanza in carne uscì dallo studio del dottor Cooper salutando calorosamente Louis che ricambiò il saluto. Da quella porta ben presto uscì anche il dottore che si avvicinò a noi sorridendoci.

-Louis, cosa ti porta qui? Non eri tu quel ragazzo che odiava farsi vedere in questo “piano maledetto”?- chiese ridacchiando.

-Sì ero io, e lo penso ancora, solo che devo chiedervi una cosa.-

-Oh, ok. Aspettiamo il dottor Morgan allora?-

-D'accordo.- disse Louis cordialmente.

Mi piacevano molto i suoi dottori, erano, come il dottor Payne, delle brave persone e si erano prese veramente a cuore il caso di Louis.

Dopo alcuni minuti uscì lentamente dallo studio del dottor Morgan un bambino di sei anni. Louis gli sorrise immediatamente.

-Buongiorno Tim!-

Il bambino sorrise a Louis mostrando la sua bocca piena di finestrelle dovute ai dentini da latte appena caduti e lo salutò col la sua manina, poi, accompagnato da un'infermiera venne riportato nella sua stanza.

Quando finalmente uscì anche il dottor Morgan, Louis iniziò a diventare nervoso. Io gli strinsi la mano e lui si decise a parlare.

-Vorrei andare al mare con Harry domani!- disse lui con sicurezza.

-Al mare?!- chiese incredulo il dottor Cooper.

-Sì, non saremo soli, ci accompagneranno il dottor Payne e l'infermiere Niall.- spiegò il mio ragazzo.

-Penso che ti farebbe bene prendere un po' di aria marina.- disse il dottor Morgan.

-Lo pensi sul serio Isaiah?- chiese contrariato il dottor Cooper.

-Ma sì, perché no? Se Liam e Niall li accompagnano non dovrebbero esserci pericoli e saranno sempre controllati da persone competenti.-

-Mh, ok. Però solo il pomeriggio, siamo intesi?- disse severamente il dottor Cooper.

-Certo!- esclamammo noi contenti.

_.-._.-._.-._.-

 

Verso le tre del pomeriggio del giorno dopo iniziai a preparare lo zaino che avrei portato con noi. Preparai sul letto il necessario e poi incaricai Zayn, che intanto era arrivato, di mettere tutto dentro la grande borsa.

Io mi diressi verso la camera di Louis per vedere a che punto fosse.

Aprì silenziosamente la porta, non volevo svegliarlo brutalmente nel caso si fosse addormentato.

La situazione che mi trovai davanti mi lasciò interdetto. Trovai un Louis ancora in pigiama seduto a terra in mezzo a moltissimi vestiti che erano sparpagliatiti intorno a lui. La scena mi avrebbe fatto sorridere se delle grosse lacrime non fossero scese dai suoi bellissimi occhi. Lentamente mi sedetti vicino a lui.

-Harry io non vengo.- disse con fermezza tra le lacrime.

-Co..come non vieni Lou? È il nostro primo appuntamento! Non puoi non venire!- dissi tristemente.

-Mi dispiace Harry! Sono un pessimo fidanzato, non dovresti stare con me! Non te lo meriti! Devi trovare una persona normale, io sono così stupido.. e patetico.. e-

Io riuscì ad interrompere la sua crisi prendendo la sua faccia tra le mie mani iniziando a baciarlo dolcemente. Inizialmente lui voleva discostarsi, ma poi rispose al mio bacio. Quando sentì che si era calmato del tutto mi staccai continuando però a tenerlo tra le mie braccia.

-Louis, tu sei perfetto. Non so come fartelo capire, sei la persona più bella che io abbia conosciuto, non solo fisicamente. Tu, Louis, sei bello dentro, hai un animo puro che è la cosa più importante di tutte.- dissi accarezzandogli le guance scavate. -Ora dimmi, cosa c'è che non va?- chiesi dolcemente.

-Beh ecco, non è una cosa che dovrei dire a te visto che è il nostro primo appuntamento.- mormorò lui imbarazzato.

-Ho capito, non sai che indossare.- ridacchiai. Lui annuì debolmente.

-Lo sai che puoi parlarmi di tutto vero Louis? Ma dai, guardaci?! Noi non siamo una coppia tradizionale! Io sono senza capelli con il sangue marcio e il tuo più acerrimo nemico è la cosa che tutti gli esseri viventi da che mondo è mondo amano di più!- entrambi ridacchiammo. -Però ti capisco, quindi se vuoi qui fuori c'è Zayn.- continuai sorridendo. Lui annuì imbarazzato. Allora io dopo avergli baciato la fronte uscì per andare a chiamare il nostro amico moro.

Quando erano ormai più di venti minuti che aspettavo l'arrivo dei quattro ragazzi da solo nella mia stanza, la porta si aprì mostrandomi l'infermiere irlandese e il dottore. Vederli senza il camice mi fece notare che non erano tanto più grandi di me e la cosa mi fece sorridere. Il dottor Payne mi porse una mascherina bianca.

-Harry dovrai indossare questa per tutto il tempo. Uscendo di qui sarai esposto a molte più infezioni e il tuo corpo non può reggerle. Mi dispiace.- io annuì tristemente e infilai quella protezione. Non feci storie. Non mi sembrava vero di poter uscire per un giorno dal quel posto infernale quindi avrei assecondato le richieste dei medici.

Dopo alcuni minuti entrò anche Zayn seguito da un Louis intimorito.

Rimasi a fissarlo come uno scemo a bocca aperta che fortunatamente non era molto visibile a causa della mascherina. Il mio Louis era veramente spettacolare. Non aveva addosso niente di particolare ma era perfetto in ogni modo. Continuava a guardarmi negli occhi per cercare di capire la mia reazione, io non potei fare a meno di stringerlo forte a me accarezzandogli i capelli che erano acconciati con il famoso ciuffo che solo Zayn sapeva fare. Quando fummo tutti pronti ci avviammo verso la macchina del ragazzo moro. Io e Louis eravamo dietro al gruppo mano nella mano e non potevamo fare a meno di ridere per la discussione che stava avvenendo in quel momento tra il dottor Payne e Zayn.

-Mi dispiace Zayn ma non lascerò che un ragazzo che ha preso la patente da poco guidi per così tanti chilometri portando oltretutto due ragazzi malati.-

-E dai Payno! Sono bravo! Dammi una possibilità!-

-Assolutamente no, guiderò io la tua macchina!-

Zayn sbuffò lasciando le chiavi al dottore.

Io Louis e Niall eravamo nei posti dietro mentre Zayn nel posto vicino a quello del conducente che era il dottor Payne.

Il viaggio fu abbastanza piacevole, il dottor Payne ci obbligò a chiamarlo per nome perché si sentiva terribilmente vecchio ad essere chiamato sempre con il suo titolo.

Dopo circa due ore arrivammo a destinazione. Essendo fine marzo non c'era nessuno in spiaggia.

Zayn, Liam e Niall, che avevano legato molto, iniziarono a correre verso l'acqua del mare. Io e Louis restammo indietro. Lui esitava. Camminava con passi lenti e incerti. La sua sedia a rotelle non poteva essere trasportata per la sabbia quindi faceva molta fatica a rimanere in piedi. Allora decisi di prenderlo in braccio. Lo sapevo quanto odiava questa cosa, ma non volevo che si affaticasse troppo. Ovviamente lui protestò, ma io non ci feci caso e in pochi secondi arrivammo vicino agli altri. Louis appena sceso dalle mie braccia lentamente si avvicinò alla riva del mare e si mise seduto, lontano da noi. Io lanciai agli altri uno sguardo di intesa e mi sedetti vicino a lui portando con me una grande coperta che misi intorno alle nostre spalle.

Inizialmente rimase indifferente, poi iniziò a giocare distrattamente con la sabbia.

-Non mi piace quando mi prendi in braccio, lo sai.- disse severamente.

-Lo so tesoro, ma non voglio che tu ti affatichi!- risposi dolcemente io.

-Beh certo, mi sembra giusto! Devi affaticarti tu per colpa mia, non è vero?-

-Louis, erano pochi metri, non mi sono stancato.-

-Appunto, erano pochi metri e ce l'avrei fatta da solo! Non sono una principessa in pericolo Harry.-

-Ok Louis, hai ragione, ti chiedo scusa, è solo che mi preoccupo per te! Mi perdoni?-

Solo allora lui si voltò verso di me mi sorrise, annuì e mi lasciò un bacio sulla tempia. Io lo strinsi ancora di più a me perché sapevo che era come un cubetto di ghiaccio e si raffreddava molto velocemente. I tre ragazzi dietro di noi iniziarono a cantare accompagnati da una chitarra che Niall aveva portato.

Louis iniziò a fissare il mare. I suoi occhi avevano una tonalità diversa a contatto con la vasta immensità di blu che giaceva davanti a noi. I suoi capelli erano scompigliati dal vento e la sua bocca era leggermente socchiusa.

Io ero interdetto. Non sapevo dove posare il mio sguardo, se nella vasta distesa d'acqua che mi era tanto mancata oppure nella meraviglia che era affianco a me.

Solo allora capì che il destino mi aveva donato Louis che era come una minuscola goccia del vasto mare, per avere sempre affianco a me un ricordo del posto che tanto amavo. Fare questa gita mi aveva fatto aprire gli occhi, mi aveva fatto capire che non mi serviva andare tanto lontano per trovare me stesso, dovevo solo voltarmi e osservare quel blu che Louis era riuscito a portar via dal mio mare per metterlo nei suoi occhi. Louis sarebbe stato la mia bussola, mi avrebbe riportato a casa quando la tempesta avrebbe regnato dentro di me. Ora che avevo trovato finalmente la mia bussola, non l'avrei lasciata scappare. Mi sarei preso cura di Louis, l'avrei protetto da ogni male e dolore.

Louis mi aveva salvato, era riuscito ad animare di vita il mio cuore arido che da tempo non provava più emozioni, non potevo che essergliene estremamente grato.

Mi alzai, sistemai meglio la coperta addosso al mio amore e prendendo un bastone scrissi sulla sabbia tre parole. Le tre parole che riuscivano al meglio a descrivere tutti i sentimenti che regnavano nel mio cuore in quel momento.

Lui si alzò faticosamente mettendosi accanto a me per leggere ciò che avevo scritto. Restò vari secondi a fissare quelle tre parole, infine si voltò guardandomi con le lacrime agli occhi.

-E' la cosa più bella che mi sia mai stata detta.-

Io abbassai la mia mascherina, presi la sua testa tra le mie mani e lo baciai.

Sotto l'atmosfera romantica di un tramonto sul mare, accompagnati dalle parole di “I'll fly with you” portate via dal vento, in piedi sotto le parole d'amore più belle di sempre io e Louis eravamo insieme nel bacio più dolce di tutti.

E mentre l'ultima fetta di sole si spegneva nel mare e la sua onda cancellava il “Ti amo Louis” scritto sulla sabbia, capì che non avrei potuto più far a meno del mio spicchio personale di mare, il mio Louis.


Angoletto
Finalmente sono riuscita a pubblicare! Lo so sono in ritardo, avevo detto che avrei pubblicato ieri ma l'aereo ha ritardato e sono tornata a casa stanca morta, quindi invece di postare una schifezza ho deciso di prendermi dell'altro tempo per pubblicare un capitolo quantomeno decente.
Come vi sembra? Fatemi sapere, mi fa sempre piacere ricevere delle vostre impressioni.
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia, mi rendete veramente felice. :)
A presto, Somriure :)

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


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Louis

Un tiepido sole primaverile era appena spuntato dal freddo cielo londinese. Io, come al solito, ero già sveglio.
Posai leggermente le mie labbra su quelle di Harry, che aveva condiviso con me il suo letto quella notte, e gli accarezzai i suoi morbidi riccioli che erano tutti appiccicati alla fronte per il sudore.

Harry da alcuni giorni era peggiorato. Aveva iniziato a presentare tutti i sintomi di una fase avanzata della sua malattia: era sempre più stanco, aveva spesso dei dolori addominali lancinanti che lo facevano urlare dal dolore a causa della sua milza ingrossata, perdeva peso a vista d'occhio e la notte era sempre in un bagno di sudore, per questo i medici mi permettevano a volte di stargli accanto durante la notte, per cercare di alleviare un po' le sue sofferenze.

Liam era molto preoccupato. Girava per l'ospedale come un ossesso cercando di invogliare la gente a donare il proprio midollo, ma finora c'erano stati degli scarsi risultati.

Anne, sua mamma, si era trasferita qui a Londra per stare più vicina a lui che ormai passava la maggior parte delle sue giornate a letto a dormire.

Io cercavo di non pensarci. Non volevo soffrire, ne tanto meno far soffrire lui con la mia espressione triste, quindi cercavo di rimanere normale, come sempre, per cercare di strappargli un sorriso, come lui continuava a fare per me.

Dopo essermi sciacquato il viso, mi diressi molto lentamente verso lo studio del dottor Cooper. A quell'ora del mattino non era ancora in servizio quindi sgattaiolavo nel suo ufficio per usare la bilancia. Dovevo pesarmi, avevo bisogno di sapere quel numero.

Le mie gambe diventavano ogni giorno più deboli, questo un po' mi preoccupava però l'idea che un giorno anche io avrei potuto avere un corpo normale, scacciava ogni timore facendomi perseguitare il mio obiettivo.

Lo dovevo soprattutto ad Harry, lui mi stava dando tanto e io non volevo che un giorno, se fosse uscito di qui, potesse vergognarsi del suo enorme ragazzo.

Arrivato davanti alla porta la aprii con fatica. Quando fui dentro non accesi la luce, non volevo destare alcun sospetto. Così mi tolsi la camicia del pigiama e i pantaloni, salii su quell'affare maledetto e con il cellulare illuminai il risultato ottenuto.

39 chili.

Da quando ero qui avevo perso 13 chili. Non potevo esserne più che fiero. Sarebbero stati fieri di me anche Victor e Ashley. Persino Stan sarebbe stato fiero di me. Certo, questo non era niente rispetto a quello che avrei dovuto fare, ma era pur sempre un traguardo. Le pillole dei miei cugini erano veramente miracolose, credo che sia stato il regalo più bello di tutta la mia vita.

Nel profondo del mio cuore però ero molto interdetto. Non ero stupido, sapevo che pesare 39kg per un ragazzo della mia età fosse assolutamente anormale, però io, nonostante avessi dovuto fare nuovi fori alla mia cintura dei pantaloni, continuavo a vedermi terribilmente grasso.
Odiavo vedere su di me quelle guance paffute che mi facevano sembrare ancora un bambino di 12 anni; odiavo la mia pancia e le mie cosce, enormi e flaccide. Non era facile trovare qualcosa di bello in di me.

Non riuscivo a capire come Harry potesse trovarmi perfetto. Io ero tutto tranne che perfetto.

La luce degli occhi che aveva quando mi guardava però, mi faceva sentire speciale, come se fossi una cosa rara da custodire, lui mi faceva sentire importante in ogni momento e pian piano stava iniziando a sgretolare le barriere che mi ero costruito per non soffrire. La cosa una volta mi avrebbe fatto paura, ma ora non più, ero sicuro di potermi fidare di Harry, me l'aveva promesso, sarebbe rimasto con me in ogni caso, anche quando avrebbe scoperto cose di me che non avrebbe gradito.

L'ultimo ragazzo che ebbi, Stan, si dimostrò falso nei miei confronti, mi fece molto soffrire ma la cosa più grave fu che mi illuse, e illudersi in amore è una cosa orribile.

Prima di conoscere Harry, tuttavia non era passato un giorno che io non ripensassi a lui, perché, malgrado tutto, io lo amavo, lo amavo davvero. Stan mi aveva fatto perdere ogni concezione positiva dell'amore, lui riduceva il tutto ad una questione di sesso; per me non esistevano più le cretinate che scrivevano i cantanti nelle loro canzoni e iniziai veramente a credere che l'amore che aveva unito i miei nonni per 63 anni fosse stata una cosa più unica che rara.

Appena conobbi Harry però riscoprii il vero amore.

Harry era riuscito a prendere dolcemente con le sue mani grandi e gentili il giocattolo rotto che ero diventato e con amore mi aveva riparato, rimettendo insieme i pezzi, uno dopo l'altro.

Lui mi faceva sentire la persona giusta al momento giusto, ma la cosa principale era che mi amava.
Non potevo perderlo, non mi sarei più ripreso.

Con questo pensiero scesi dalla bilancia con un salto, quando però rimisi i piedi a terra un fortissimo capogiro mi fece perdere l'equilibrio, cercai di aggrapparmi ad una sedia che stava lì vicino ma presi male le misure e caddi rovinosamente a terra e la sedia con me.

Una sensazione di bagnato proveniva dalla mia testa, quando mi accorsi che si trattava di sangue iniziai a respirare male. Diventavo pazzo alla vista del sangue, non riuscivo a sopportarlo. Ad un certo punto mi mancò il fiato dai polmoni e tutto divenne buio.

Rimasi a terra, nudo, intrappolato da una sedia e coperto del mio sangue.


 

Dottor Morgan

Io e David stavamo sorseggiando un caffè seduti nel mio ufficio. Era ancora presto, avremmo attaccato il turno tra 10 minuti e ne stavamo approfittando per rilassarci un po'.

Nei nostri momenti di pausa eravamo soliti parlare dei nostri paziente, dandoci consigli e suggerimenti, non parlavamo mai di noi. Lavoravamo nel team insieme da molti anni ma infondo ancora non avevo imparato a conoscerlo. Sapevo solo che era una persona attenta e meticolosa, a volte poteva risultare troppo rigorosa, ma questo suo aspetto non poteva che favorire la buona riuscita del lavoro.

Lui aveva i piedi sulla scrivania ed io ero stravaccato sul divanetto. Questo era il nostro modo di rilassarci.

Mentre discutevamo del caso del piccolo Tim, un bimbo che di punto in bianco aveva smesso di parlare con tutti, entrò trafelato nello studio l'infermiere Sheeran.

-Dottori, c'è un emergenza nel suo studio, dottor Cooper - esclamò.

Immediatamente ci precipitammo fuori dalla stanza entrando nella porta affianco alla mia che era quella di David.

Trovammo Louis accasciato a terra senza sensi con la testa ricoperta di sangue. Aveva addosso solamente le mutande, non ci misi molto a capire che era venuto qui di nascosto per fare ciò che gli avevamo espressamente impedito di fare, ovvero pesarsi.

David si fece spazio prendendo il polso del ragazzo per auscultarlo.

-Il polso è debole, ma c'è!- mi comunicò.

Io intanto non persi tempo ed esaminai la ferita alla tempia di Louis.

-La ferita è solo superficiale, se la caverà con pochi punti.- comunicai al mio collega.

-Bene, dovrebbe essere solo un calo di zuccheri.-

-Sheeran porta una barretta di cioccolato, vediamo di svegliarlo.- dissi io all'infermiere dai capelli rossi.

-Chissà quante altre cose ci sta nascondendo.- disse amareggiato David. -Voglio che gli vengano fatti tutti gli accertamenti possibili. Wilson, rivoltalo come un calzino, entro due ore voglio tutti i risultati. Oltre agli esami di base sottoponilo anche ad un test tossicologico.- ordinò ad una specializzanda del secondo anno che annuendo uscì dalla stanza per procurarsi il materiale adatto per visitare il ragazzo.

-Credi che faccia uso di qualche sostanza?- chiesi allarmato. Louis non mi sembrava il tipo da cadere così in basso.

-Non trovo altre risposte. Staremo a vedere.- disse il mio collega seriamente.

In quel momento entrò l'infermiere con la barretta. David la spezzò e ne mise un piccolo pezzo tra le labbra di Louis.
Il calore umano della sua bocca fece sciogliere il cioccolato che entrò al suo interno. Dopo aver ripetuto questa operazione per un paio di volte il ragazzo iniziò lentamente ad aprire gli occhi. Appena si accorse che David lo stava imboccando con del cioccolato debolmente cercò di spostare la mano del dottore e serrò la bocca. David lo aiutò a mettersi seduto per poi trasportarlo di peso sulla sua comoda poltrona.

-Louis, puoi rifiutarti quanto ti pare, ma mangerai almeno la metà di questa barretta. Io e il dottor Morgan resteremo qui a controllarti.- disse il dottor Cooper in modo austero.

-Non sono un bambino, non ho bisogno di due balie.- sussurrò lui con voce stanca.

-Sei appena svenuto mentre eri intento a pesarti, cosa che ti avevamo espressamente vietato, quindi a quanto pare, hai bisogno di più controllo.- tuonò il mio collega con autorità. Io lo fulminai con lo sguardo. Non avevo mai visto David così coinvolto emotivamente.

Louis lentamente iniziò a mangiare quel cibo decisamente troppo calorico per i suoi standard mentali. Dopo circa tre bocconi delle lacrime silenziose iniziarono ad uscire dai suoi occhi.

-Non ci faremo impietosire dalle tue stupide lacrime da coccodrillo. Mangia immediatamente!- urlò al povero ragazzo che lo guardava allibito.

Stava veramente superando il limite.

-Dottor Cooper, gradirei parlare con lei qui fuori. Immediatamente.- dissi severamente. -Louis, tesoro, continua a mangiare la tua cioccolata, non avere fretta.-

Così dicendo, lasciando Louis e l'infermiere Sheeran nello studio, aprì la porta per permettere al mio collega di uscire e poi mi recai all'esterno anche io.

-David! Ma cosa ti è preso! L'hai aggredito come se fosse il peggior criminale! Sappiamo benissimo quanto Louis sia fragile emotivamente, non avevi alcun diritto di trattarlo così!-

David si pizzicò con le dita la radice del naso per poi massaggiarsi le tempie, infine coprendosi il volto con le mani scoppiò a piangere accasciandosi a terra. Io lo presi di forza da un braccio e lo feci entrare in un piccolo sgabuzzino che era lì vicino.

Mi sedetti vicino a lui e aspettai in silenzio. Dopo parecchi minuti, quando stavo per rialzarmi per andar via, David iniziò a parlare:

-Scotty, il mio fratello gemello. Non sono riuscito a salvarlo. Mi sono accorto del suo malessere troppo tardi. È morto dopo una settimana per il cedimento dei suoi organi vitali a causa della sua malnutrizione. Aveva solo 16 anni. Se ora sono quello che sono, è solo per merito suo. Voglio salvare il maggior numero di ragazzi con il suo stesso disturbo. Questo è l'unico modo che ho per non sentirmi in colpa.- io annuì cingendo con un braccio le sue spalle per confortarlo.

-Louis è proprio come lui. Dolce, timido e... bugiardo. Riconosco benissimo quella strana luce che ha negli occhi, è la stessa che aveva mio fratello. Ci sta nascondendo qualcosa, qualcosa di grave. Prima pensavo fosse solo una mia fissazione, ma oggi ho avuto la conferma che qualcosa non va. Chiamalo sesto senso, non so. Ma Louis non ce la racconta giusta.-

Non sapevo queste cose del mio collega. Con lui passavo la maggior parte della giornata ma in sostanza sapevo poco e niente. Non avrei mai immaginato che potesse portare dentro di lui una simile sofferenza.

-Gli esami ci faranno capire cosa c'è che non va, tranquillo.- dissi. Lui annuì. -Se hai bisogno di sfogarti ancora per Scotty non esitare a venire da me, sono sempre pronto ad ascoltare.-

-Grazie Isaiah. Sei un amico, ma credo che con il tempo l'abbia superato.-

-Come credi. David devo chiederti una cosa che so che non ti farà piacere.- dissi io incerto.

-So dove vuoi andare a parare e no. Non lascerò il caso di Louis a qualcun altro. Sono io il suo medico e io, come te, lo conosco meglio di tutti. Per ora non mi sento troppo coinvolto. Se le cose dovessero cambiare sarò io stesso ad allontanarmi da lui, per il bene del paziente.- disse con fermezza.

-Ok David, mi hai convinto. Però credo che tu debba delle scuse a quel ragazzo.- lui annuì e si alzò da quella scomoda posizione avviandosi verso il suo studio.

Louis guardava esitante la barretta di cioccolato davanti a lui mentre l'infermiere con prontezza stava ricucendo la sua fronte.

Appena ci vide rientrare, velocemente, quasi impaurito, mise in bocca un grande pezzo di cioccolata deviando lo sguardo.

David si mise a sedere su un sedia accanto a lui.

-Louis, bravo. Può bastare.- disse togliendo la barretta dalle mani del ragazzo che iniziò a guardarlo confuso.

-Ti devo delle scuse, non avevo alcun diritto ad urlarti così. So benissimo che per te non è facile mangiare, soprattutto se si tratta di un cibo così pesante come la cioccolata. Mi dispiace.- disse sorridendo umilmente. Louis ancora confuso annuii lentamente.

-Che dici di tornare in stanza? Ti accompagniamo noi.- proposi al ragazzo che acconsentii stancamente.

La sua stanza era fredda e ordinata, segno che non aveva passato lì la notte.

Consigliammo a Louis di riposarsi e lui, dopo essersi infilato una felpa che doveva essere sicuramente di Harry, si stese tra le coperte fredde e chiuse gli occhi.

Io e David ci recammo nella stanza di Harry, volevamo parlare con lui per capirci meglio.

Appena arrivammo trovammo Harry seduto sul suo letto con la faccia assonnata e i capelli sparati in ogni direzione che si stropicciava vigorosamente un occhio. Sua madre accanto a lui piegava alcuni suoi vestiti che erano abbandonati su una sedia.

Appena ci vide entrare ci salutò con un grugnito assonnato.

Ero favorevole al rapporto che stava nascendo tra lui e Louis. Harry era veramente una persona speciale, avrebbe fatto solo che bene a Louis.

Ancora ricordo con affetto tutti i pomeriggi che passava in ludoteca a giocare con i bambini più piccoli e a cercare di alleviare per almeno qualche oretta le loro sofferenze, nonostante anche lui fosse malato. Mi riempiva il cuore di gioia vedere quel gigante buono seduto a terra, accerchiato sempre da moltissimi folletti intento a raccontare per la milionesima volta la storia di Cappuccetto Rosso.

-Harry, possiamo parlarti?- chiese David al ragazzo.

-Certo.- disse lui esitando, leggermente preoccupato.

Così, ci sedemmo sul suo letto. Anne uscì dalla stanza per lasciarci un po' di privacy.

-Harry, tu sei la persona più vicina a Louis in questo momento, hai notato qualche cambiamento rilevante?- chiesi al ragazzo.

-Escludendo il fatto che da quando è qui è solo dimagrito? No, non mi pare.- disse lanciandoci una velata frecciatina.

-Stamattina ha perso i sensi ed è svenuto, si è procurato un taglio sulla fronte.- disse David. Harry rimase sorpreso, ma non troppo.

-Lo so, succede spesso! Non.. non lo sapevate?- mormorò.

-Come sarebbe a dire?! Perché non avete mai detto niente!- esclamò infuriato David. Io gli posai una mano sulla spalla per farlo calmare.

-Harry, da quanto tempo Louis sviene in questo modo?- dissi.

-Da circa due settimane in realtà, prima aveva soltanto dei forti capogiri. Riuscivo sempre a svegliarlo in qualche modo. Lui diceva che ve ne parlava, ma a quanto pare non è stato così.-sussurrò con gli occhi lucidi. -Mi ha mentito.- realizzò tristemente iniziando a fissare un punto indefinito sotto la mia scrivania.

-Tu come stai, Harry?- chiesi dopo qualche minuto per spezzare il terribile silenzio che si era creato.

-Io? Io sto morendo!- disse lui ormai rassegnato. Io e David ci guardammo allibiti.

-Che cosa?- esclamò il mio collega. -No Harry, non è detto, devi stare tranquillo!-

-No, lo so. È così e basta. Nessuno mi vuole dire la verità ma se non si trova un donatore entro poco io sono spacciato.- disse con una tranquillità che mi fece quasi paura.

-Non perdere mai le speranze Harry. Non possiamo sapere quali sono le strade del destino.- dissi per rassicurarlo. Lui annuì poco convinto.

Restammo in silenzio per parecchi minuti. Ad un certo punto Harry alzò lo sguardo e ci guardò con gli occhi velati di lacrime.

-Lo salverete vero?- chiese con la voce spezzata.

-Sì Harry, lo salveremo! Dovesse essere l'ultima cosa che faccio.- esclamò convinto David. Io annuì confermando le sue parole.

 

La mattinata passò molto velocemente. Visitai Nick, un nuovo paziente bipolare con alcune tracce di schizzofrenia e dimisi una ragazza che era ormai guarita. Poco dopo le 15.00 entrò nel mio studio David con una cartella in mano che riconobbi come quella di Louis.

-Sono arrivati i risultati. Volevo aprirli con te.- disse.

-Certo!- risposi mettendomi vicino a lui in attesa.

David scorreva con il dito sul foglio per osservare bene ogni valore.

-Allora.. Questo è ok... questo pure.. va bene... sì..- ad un certo punto si fermò e rimase a fissare interdetto un valore specifico.
Quando mi stavo per avvicinare per osservare anche io, scagliò la cartellina su una sedia ed infuriato uscì sbattendo la porta imprecando e borbottando sommessamente. Io dopo aver preso la cartellina lo seguii per non fargli commettere danni. Cercavo in tutti i modi di fermarlo ma mi scansava senza fare troppo caso a me.

Quando arrivammo davanti alla porta di Louis la spalancò. Il ragazzo stava ridendo con le lacrime agli occhi per una battuta di Harry che intanto si beava della sua risata.

Appena si accorsero di noi tornarono improvvisamente seri e iniziarono a fissarci confusi.

-Ok Louis, voglio che tu faccia una cosa per noi.- esordì David. Io intanto lanciai un'occhiata alla cartella e con mio enorme rammarico e stupore vidi il risultato che aveva lo fatto infuriare così tanto.

-Scendi dal letto.- lo esortò il mio collega. Il ragazzo eseguì silenziosamente.

Non avevo idea di cosa volesse fare. Solo quando tirò fuori dalla tasca il grande mazzo delle chiavi delle finestre capii.

Era una situazione estremamente fragile. Non potevo fare nulla, avrei potuto con un solo soffio far sgretolare tutto. Così cercai almeno di intercettare il suo sguardo, ma i suoi occhi rossi di rabbia non riuscivano a placarsi con niente. Allora feci l'unica cosa che era in mio potere. Aspettare il peggio.

David come avevo immaginato prese la chiave della finestra di Louis e l'aprì. I due ragazzi ci guardavano confusi.

-Allora Louis. In questo paese ci sono un mucchio di ragazzi che hanno i tuoi stessi problemi, ma che per mancanza di spazio siamo costretti a lasciare a casa. Magari loro prenderebbero questo programma di recupero con la giusta serietà!- continuò lui. - A noi questo letto farebbe veramente comodo. Quindi buttati!- esclamò tranquillamente indicando la finestra. Louis sgranò gli occhi e spalancò la bocca, la stessa reazione la ebbe più o meno anche Harry. -E' quello che vuoi no? Stai imbrogliando tutti con la farsa del povero Louis che non riesce a guarire. La verità è un'altra. Tu NON vuoi guarire.- urlò in faccia al ragazzo. -Quindi fai un favore a tutti e lascia questo letto libero per chi è disposto a farsi aiutare.- concluse il suo discorso guardandolo minacciosamente.

Louis esitava.

-Sì dai Louis, buttati. Sei abbastanza magro, dovresti passarci tranquillamente.- disse accennando un sorriso finto.

Louis iniziò a far cadere delle silenziose lacrime dai suoi occhi blu. Cercava disperatamente il mio sguardo, ma arrivati a quel punto non si poteva più tornare indietro.

-Aspetta ti aiuto.- disse per poi far salire Louis in piedi sul letto. Harry scattò verso David ma io riuscii a bloccarlo in tempo per poi mandargli un'occhiata rassicurante.

-Ah sì che sbadato, hai detto che non ti piace morire buttandoti dalle finestre. Posso procurarmi un po' di detersivo se vuoi, un sorso di quello e in pochi secondi sarai già al creatore.-continuò David.

-Io.. i.. io no.. non vo.. voglio mo.. morire.- balbettò Louis con una voce quasi inaudibile.

-Ah sì? Eppure a noi sembrava il contrario.- disse fingendosi sorpreso. -Ti do un consiglio Louis, con le pillole avrai solo una morte lenta e dolorosa, se invece ti butti, 10 minuti e sei in cielo. Facile no?- disse appoggiando la sua mano sulla spalla del ragazzo. Harry dietro di me sussultò.

-Non so di cosa state parlando.- disse deviando lo sguardo.

-Lo sai invece. Tirale fuori Louis.- intervenni io solo allora con quel tono severo che mi capitava di avere solo in rare occasioni. Lui tacque e abbassò il capo. Harry era estremamente confuso passava lo sguardo da ognuno di noi senza capire cosa stesse succedendo.

-Tirale fuori, Louis.-

-Louis, tira fuori le pillole che prendi dopo ogni pasto per disintegrare il cibo che hai appena mangiato.- tuonò David severamente.

Louis si lasciò cadere sulle ginocchia cadendo fortunatamente sul letto morbido coprendosi gli occhi con le mani.

Dietro di me Harry continuava a sussurrare una cantilena di no, evidentemente non si aspettava neanche lui questa novità.

-Louis, vogliamo aiutarti, lasciacelo fare.- dissi io carezzandogli il braccio. Lui si scansò come se avessi la lebbra.

-Louis, le pillole.- ordinò David.

Il ragazzo si alzò e lentamente aprì l'armadio dove c'era la sua valigia, da lì estrasse un calzino con dentro un barattolo che ormai conteneva non più di 5 pillole e lo consegnò con la coda tra le gambe a David.

-NO!- fu l'urlo lanciato da Harry prima di uscire dalla stanza con le lacrime agli occhi sbattendo la porta.

Louis rimase a fissare la porta ormai chiusa per parecchi minuti piangendo senza ritegno.

-Perché l'avete fatto?- mormorò continuando a fissare la porta.

-Avresti capito se avessimo fatto altrimenti?- chiese retoricamente David.

-Harry è solo arrabbiato, tornerà da te. Ti ama.- cercai di rassicurarlo, ma niente riuscì a far smuovere Louis da quella posizione.

Ad un certo punto la porta si spalancò. Louis dalla posizione incurvata, che con il passare del tempo aveva assunto, si raddrizzò.

Rimase però molto deluso quando invece di trovare Harry, spuntò dalla porta un Liam decisamente agitato.

-Dottori, ho bisogno di voi.- esclamò.

Angoletto
Ecco il nuovo capitolo. E' abbastanza lungo ma non sapevo proprio come tagliarlo.
Avete visto i nuovi dottori? Come vi sembrano? (Io adoro Cooper *-*)
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo in generale.
Non ho molta voglia di dilungarmi, sono ancora un po' scossa per Zayn, spero che possa trovare la pace che cerca.
A presto, Somriure :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


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Dottor Morgan

-Dottori, ho bisogno di voi!- disse Liam con una voce preoccupata, ma allo stesso tempo speranzosa.

Noi uscimmo dalla stanza di Louis per ascoltarlo.

-Come immagino saprete, sto disperatamente cercando un midollo compatibile con quello di Harry Styles. Finora non ho trovato nulla, ma poco fa spulciando tra le nuove cartelle ho trovato un possibile donatore. È per certo un vostro paziente perché ho visto i vostri nomi sulla cartella, ma non so chi sia visto che per la segretezza tra medico e paziente i nomi dei ragazzi vengono nascosti.-disse mostrandoci la famosa cartellina.

Dopo aver dato un'occhiata David mi passò sconsolato il pezzo di carta. Con mio enorme disappunto la cartella era proprio quella di Louis.

-Mi dispiace Liam.- dissi tristemente.

Lui lasciò cadere indietro la testa massaggiandosi gli occhi.

Non era possibile che nessuno in questo mondo potesse donare quel maledetto sangue ad Harry. Sembrava che l'intero universo si fosse messo contro quel povero ragazzo!

Lui sbuffò frustrato.

-Venite con me! Ho un piano!- disse David improvvisamente iniziando a camminare davanti a noi a passo svelto. Noi lo seguimmo e arrivammo nel suo studio.

Ci mettemmo comodi e David iniziò a parlare.

-Non credo che sia una cattiva idea, credo che potremmo convincerlo a donare il suo sangue. Louis sapendo di avere la possibilità di guarire Harry avrà un incentivo in più per tornare in forma!- disse raggiante.

Io e Liam scuotemmo la testa.

-David, sai benissimo che la legge dice che un donatore deve pesare più di 50kg! Louis è troppo debole, e poi questo farmaco che ha preso per tutto questo tempo ha intossicato il suo sangue, questo non lo renderà di certo un donatore!- dissi.

-Anche se aspettassimo che Louis torni in forze, non abbiamo la certezza che Harry riesca a tener duro per tutto il tempo necessario.- concluse Liam tristemente.

Per un attimo mi misi nei panni di Liam. Odiavo non avere i mezzi per curare un paziente. Se solo avessimo avuto quel maledetto sangue Harry sarebbe guarito, certamente con fatica, ma ci sarebbe riuscito!

-Possiamo sempre provare! Harry resterà nell'elenco dei trapianti nazionali, così, se intanto si trova un'altra persona riceverà il suo sangue, ma intanto Louis inizierà a rendersi sano e forte per diventare un possibile donatore!- esclamò David. Per un attimo credetti anche io che quest'idea avrebbe potuto salvare la vita di entrambi.

Pensai alle stranezze del destino. A come due ragazzi, incontratisi nel luogo più triste in assoluto, siano così importanti l'uno per l'altro da aiutarsi a guarire a vicenda.

-Ok, andiamo a dirlo a Louis.

Tutti e tre ci avviammo verso la camera del ragazzo.

Appena entrammo al primo colpo non vedemmo nessuno. Sentimmo solo un leggerissimo lamento provenire dal letto, e lì, quasi sepolto tra le mille coperte, giaceva singhiozzando il piccolo corpicino di Louis. Io feci cenno ai miei colleghi di uscire un attimo per sedermi al suo capezzale.

Lui sentendo un peso sul suo letto si alzò di colpo mostrandomi il disastro che era diventato il suo volto.

I suoi occhi erano iniettati di sangue per il pianto e le gote erano completamente rosse a causa della mancanza di ossigeno che c'era sotto le sue coperte. L'intera faccia era ricoperta di lacrime, moccio e saliva, rendendo il tutto un impiastro appiccicoso.

Io presi un fazzoletto e glielo porsi.

Dopo essersi calmato un po' iniziò a guardarmi.

-Louis, parliamone.- dissi tranquillamente.

-Di cosa?- mormorò con voce ancora spezzata lui.

-Di qualsiasi cosa, Lou. Parlami di tutto, voglio sapere cosa c'è in quella tua testolina!-

-Non sono matto!- sussurrò lui chinando il capo.

-Lo so benissimo Lou, non ho mai creduto una cosa del genere.-dissi rassicurandolo.

-Sapevo infondo che prendere quelle pillole fosse un male.- io annuii. -Dovevo farlo però, capisci?-

-No, non lo capisco. Louis in quelle pillole c'è un componente che di solito viene usato come pesticida! Sono state bandite in tutto il mondo, anche in America, pensa un po'. Fanno malissimo per il tuo corpo. Avrai sofferto moltissimo anche mentre le ingerivi!- lui annuì.

-Dottor M., io peso 39kg. Pesavo così quando avevo 10 anni. Lo so che non è normale. Ma non posso fare altrimenti. Io non ce la faccio. Non posso. Non riesco.- disse iniziando ad agitarsi respirando affannosamente.

-A fare cosa Lou?-

-A smettere. Odio tutto quello che vedo quando sto davanti allo specchio, non ce la faccio più. Io mi sento grasso! Non cambia il fatto che il mio peso è come quello delle mie sorelline. Non cambia il fatto che devo far fare due giri alla cintura per non farmi calare i pantaloni. Non cambia il fatto che ad ogni minima folata di vento vengo sballottato da tutte le parti. Niente di questo mi rende magro.- urlò con la sua vocetta acuta.

-Louis, perché è così importante?-

-Importante cosa?-

-L'aspetto fisico?-

-Beh, non sarebbe così importante se avessi altre qualità a compensare la mancanza!- esclamò con fare ovvio.

-Tu credi davvero di non valere niente?- lui non rispose, abbassò semplicemente il capo.

Non volevo insistere, con il tempo sarei riuscito a fargli cambiare idea.

-Dottor M.-

-Dimmi Louis.-

-Io non ce la faccio più. Credo... credo di aver bisogno di aiuto.- mormorò più a se stesso che a me.

-Io ci sono Louis, puoi contare su di me. Ne uscirai tesoro, te lo prometto.- dissi accarezzandogli la testa. Lui annuì accennando un sorriso.

-Voglio che tu faccia un lavoro per me.- lui alzò la testa e mi guardò curioso.

-Ogni settimana dovrai scrivere su un quadernino qualcosa che ti piace di te, qualsiasi cosa! Non ti devi vergognare, leggerò solo io quello che scriverai! Lo farai Louis?- lui annuì debolmente.

-Ora dobbiamo parlare di quella cosa, lo sai.- mi guardò interrogativo.

-Chi ti ha dato quel veleno per topi?- chiesi senza se e senza ma.

-Non credi che per oggi abbia parlato abbastanza?- chiese lui arrossendo nervoso.

-Ok, ma non ti lascerò in pace fino a che non me lo dirai. Ora abbiamo da darti una notizia.- allora uscì e andai a chiamare i miei colleghi.

Esprimemmo a Louis la nostra iniziativa e lui accettò subito, rimase solo un po' titubante quando gli parlammo del suo cambiamento radicale di dieta, ma alla fine acconsentì perché l'idea di salvare il suo Harry lo rendeva estremamente emozionato.

Ci stavamo avvicinando alla stanza del ragazzo riccio per comunicargli la bella notizia. Louis camminava nervosamente davanti a noi in punta di piedi, come se non volesse disturbare nessuno. Aveva una larga felpa che era leggermente scollata quindi mostrava le sue ossute clavicole.

Appena entrammo sentimmo dei conati di vomito provenienti dal bagno. Subito Liam si precipitò al suo interno per vedere cosa fosse accaduto, noi tre invece rimanemmo in disparte per non disturbare; Louis intanto si stava torturando le mani nervosamente.

Dopo qualche minuto Liam uscì da quella porta accompagnato da Anne che sorreggeva Harry che era uno straccio. Appena il ragazzo ci vide ci sorrise per educazione ma quando posò lo sguardo su Louis diventò rosso dalla rabbia.

-Che ci fa questo drogato in camera mia?- chiese con ira.

Louis saltò come se fosse stato colpito da un proiettile.

-No..non so..- provò a dire qualcosa, ma Harry non lo lasciò finire urlandogli addosso.

-Non ti voglio sentire! Non devi più provare a rivolgerti a me! Non voglio più averne niente a che fare con te! Esci immediatamente da questa stanza!- esclamò adirato.

Louis non si muoveva continuava a fissare impotente Harry.

-Dai, andiamo via Louis!- lo incitò David prendendolo per un braccio, ma lui si dimenò raggiungendo lentamente il letto di Harry, che intanto aveva trovato posto tra le coperte.

-Che cavolo vuoi? Non hai capito? La droga ha già disintegrato le sinapsi del tuo cervello? ESCI FUORI DI QUI!- sbraitò nuovamente il riccio.

-Non era droga.- mormorò debolmente Louis.

-E' la stessa cosa! Hai fatto uso di un farmaco per ottenere più velocemente un risultato che per te non serve in alcun modo! Ma non ti vedi? Sei uno scheletro che cammina! Sei talmente magro che potrei appendere i miei vestiti sulle scanalature del tuo corpo e potrei usare la tua gabbia toracica come scarpiera! Ma tu sei così pazzo che non riesci neanche a vedere la verità nello specchio!-

-Harold Edward Styles, smettila all'istante!- tuonò Anne rimproverando il figlio.

-No mamma, io voglio...-

-Ho detto basta!-

-Lo difendi pure? Ma certo che lo difendi! Tu adori i drogati! Te ne sei pure sposata uno, non ti è bastato vedere che picchiava ogni sera me e Gemma! Ci dicevi sempre "Ma dai, aiutiamolo, è bisognoso di cure". E intanto ogni settimana io avevo una costola rotta. Sai che ti dico mamma? Prendi Louis come figlio, tanto è orfano, io non ho bisogno di te!- così dicendo si accucciò sotto le coperte coprendosi la faccia con il cuscino. Anne era sconvolta, emettendo lacrime silenziose si rifugiò in bagno per non farsi vedere da noi.

Harry si ritirò sù di scatto.

-Prima di uscire rivoglio la mia felpa. Non la meriti! Non voglio che un pappamolle come te abbia qualcosa di mio. Mi fai schifo!-

Louis, trasecolato, lentamente si sfilò l'indumento, mostrando il suo corpo magro ed esile visto che indossava solo una misera canotta. Harry, soddisfatto, si rintanò tra le coperte nella posizione di prima.

Dopo aver piegato con cura la felpa, Louis si decise a lasciare la stanza. Anche lui era messo abbastanza male. I suoi occhi non facevano che produrre lacrime, quasi gli mancava il respiro dal pianto.

Lasciai il ragazzo nelle mani di David e mi avvicinai ad Harry per farlo parlare. Evidentemente da troppi anni stava portando su di se il peso della cattiva relazione con il padre e quindi aveva un gran bisogno di sfogarsi.

Appena mi sedetti sulla sedia vicino al suo letto però si alzò di scatto, come una molla.

-Che cavolo ho combinato!?- disse preoccupato e deluso di se stesso, schiaffeggiandosi la fronte.

Così dicendo scese come una furia dal letto correndo verso Louis che stava aspettando l'ascensore in lacrime, in braccio al dottor Cooper.

-Mi dispiace veramente Louis. Non so cosa mi sia preso! Ti prego, puoi perdonarmi?- chiese speranzoso.

Louis gli lanciò un occhiata gelida prima che le porte dell'ascensore si chiusero definitivamente.

Harry si lasciò cadere sulle ginocchia singhiozzando animatamente.

Anche se ero profondamente deluso dal suo comportamento nei confronti di Louis e della madre, accarezzai la sua spalla cercando di confortarlo, d'altronde era questo il mio lavoro!

Verso sera, mi recai nello studio di Liam con David. Volevamo confortare il nostro amico e collega e aiutarlo in qualche altro modo a trovare il sangue per Harry.

Parlammo per parecchio tempo. Stavamo bene con Liam, lui era più giovane di noi ma era un ottimo ragazzo, aveva molto a cuore i suoi pazienti ed era anche un eccellente medico.

Quando tutti e tre eravamo in procinto di tornare a casa nostra sentimmo un flebile battito alla porta.

-Avanti!- esclamò cordialmente Liam.

Aprì la porta un timoroso Louis che con titubanza entrò.

Le sue mani erano intorno alla sua pancia quasi per proteggerla, ma noi sapevamo benissimo che era un gesto che solitamente avevano le persone con un disturbo alimentare; la cosa ci rattristò, perché Louis da tempo era diventato più sicuro riguardo al suo corpo, ma la sfuriata di Harry aveva fatto quasi azzerare gli enormi progressi comportamentali da lui fatti e l'aveva fatto ritornare al punto di partenza.

-Cosa ti porta qui Lou?- chiese incuriosito il giovane medico.

-Io glielo dono lo stesso. Il mio sangue. Voglio donarglielo lo stesso.- sussurrò con la testa china tutto incurvato su se stesso.

-E' la scelta migliore che tu avessi potuto fare Louis, ma voglio che ci rifletti accuratamente; domani ci darai la risposta definiti...-

-Ho già deciso, voglio farlo. Non sarò io ad impedire a qualcuno una cura medica.- mormorò.

Io e David seguiti poi da Liam lo abbracciammo con slancio.

Louis aveva un grande cuore, era una persona perfetta. Tutti l'avevano capito, meno che lui; ma noi eravamo intenzionati a farglielo riscoprire.

Angoletto
Questo capitoletto è un po' corto rispetto agli altri, lo so, ma in compenso ho pubblicato molto velocemente! :D
Che ve ne pare?
Cosa succederà tra Harry e Louis? Scrivetemi, voglio sapere i vostri pensieri a riguardo! :)
Ringrazio tutte le persone che hanno commentato gli scorsi capitoli, chi ha inserito questa storia tra le preferite/ricordate/piaciute e chi semplicemente sta leggendo silenziosamente.
Visto che questo capitolo era cortino, cercherò di pubblicare il prossimo il prima possibile.
A presto, Somriure :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


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Harry

Il sole era ormai alto nel cielo. Io ero stravaccato su una sedia a rotelle in terrazza con addosso degli improbabili occhiali rosa appartenenti a mia sorella. Ero solo con me stesso. Tutti in ospedale mi scansavano come se avessi avuto la peste.

Erano più di tre settimane che Louis mi evitava. Non potevo biasimarlo, l'avevo trattato malissimo. Mi odiavo per questo. Avevo provato a parlargli, a mandargli dei messaggi dolci, ma niente era servito a riportarlo da me. Appena mi vedeva cambiava strada oppure si metteva le cuffie per non ascoltarmi.

Man mano che il tempo passava mi odiavo sempre più per il mio comportamento sconsiderato sia nei suoi confronti, che nei confronti di mia madre; lei mi aveva perdonato però, ero pur sempre suo figlio.

Il caldo sole di maggio scottava sulla mia pelle. I medici mi avevano consigliato di non stare troppo a contatto con il sole perché i suoi raggi avrebbero potuto peggiorare la mia situazione, ma a me non importava più niente.

Stavo morendo. Me lo dicevano ogni giorno gli occhi addolorati di mia madre e di Gemma, la faccia abbattuta di Liam, le battute forzate di Niall.

Ero spacciato ormai.

Non avevo paura della morte. Essendo rimasto così tanto tempo in ospedale ci avevo fatto la bocca. Sarebbe successo a tutti prima o poi quindi dovevo solo prepararmi.

La cosa che mi faceva male era morire senza Louis al mio fianco. Dentro di me sapevo che in questo modo l'avrei fatto soffrire, ancora, ma mi sentivo più sicuro con lui al mio fianco.

-Harry! Che ci fai così al sole! Ti abbiamo detto un milione di volte che ti fa male!- la voce di Niall proruppe nella tranquillità mattutina.

-A che serve ormai?- chiesi io sconsolato, sedendomi dritto sulla sedia.

-Harry, lo sai, arrendersi è il primo passo verso la tomba.- disse lui severamente. Io alzai le spalle.

-Tanto ormai non ne vale più la pena!-

-Ma che cavolo dici? Che fine ha fatto l'Harry che conosco io?-

-Non lo so. Avrà già fatto il primo passo verso la tomba.- Niall scosse la testa prendendo i manici della sedia per riportarmi in camera.

Quando arrivammo notai che sul letto accanto al mio c'era una grande valigia rosa e una donna abbastanza giovane seduta con le gambe a penzoloni è la testa appoggiata alle mani. Improvvisamente la mia memoria tornò a nove mesi prima, quando su quel letto era disteso il mio Louis. Il cuore mi si strinse al pensiero ma cercai di cambiare rapidamente immagine.

-Salve signora Teasdale. Questo è Harry, condividerà la stanza con sua figlia.-

La donna alzò la testa dalle mani e mi sorrise. I suoi occhi chiari avevano delle venature rosse, segno che aveva pianto.

-Ciao Harry, puoi chiamarmi Lou se vuoi!- io sorrisi sentendo quel soprannome e mi sdraiai sul mio letto.

-Come mai sei qui?- chiesi alla donna. Non volevo essere indiscreto, ma visto che avremmo passato del tempo insieme volevo conoscere la situazione un po' meglio.

-La mia piccola bambina, Lux, è stata investita da una macchina. Io mi ero distratta un attimo, stavo rispondendo ad un messaggio e all'improvviso...- si bloccò la donna con voce spezzata, continuando a piangere.

-Beh non preoccuparti, andrà bene. I medici se ne prenderanno cura.- dissi sorridendo per incoraggiarla.

-Grazie. Tu invece perché sei qui?-

-Cancro.- diedi una risposta secca. Il cancro non aveva bisogno di molte parole, ogni volta era come un secchio di acqua gelida per tutti. Infatti la donna mi sorrise tristemente abbassando il capo.

In quell'istante tornò Niall.

-Signora Teasdale, sua figlia è nella sala di rianimazione, se vuole può vederla.- disse. La donna si alzò di scatto e, portando con se una bambola di pezza mal ridotta, uscì di fretta dalla stanza lanciandomi un sorriso teso.

Io mi stesi nuovamente sul letto e feci partire in riproduzione casuale del mio Ipod.

Neanche a farlo apposta la voce squillante di Bonnie Tyler che cantava “Total eclipse of the heart” riecheggiò nelle mie orecchie.
 

Turn around, every now and then I get a little bit lonely
And you're never coming round
Turn around, every now and then I get a little bit tired
Of listening to the sound of my tears
Turn around, every now and then I get a little bit nervous
That the best of all the years have gone by

 

Quella canzone descriveva perfettamente il mio stato d'animo attuale, avevo impresso nei miei occhi, come se fosse proprio lì davanti a me, il mio Louis.

 

Turn around bright eyes, every now and then I fall apart

 

All'inizio del primo ritornello iniziai a non respirare più bene, mi accorsi solo allora di avere il volto pieno di lacrime e il naso tappato dal muco, però non avevo la forza fisica e morale di alzarmi e prendere un fazzoletto. Restai sul mio letto a piangere come un bambino.
 

Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
And there's nothing I can do
A total eclipse of the heart

 

Quelle lacrime mi facevano bene. Solo allora iniziai a capire a fondo il grande errore da me commesso. Avevo deluso Louis, sgretolando le certezze che in questi mesi aveva ricominciato a costruirsi. Non trovavo molta differenza tra me e il suo ex ragazzo, Stan; entrambi, in modi diversi l'avevamo fatto precipitare nel baratro del credersi inadeguato in ogni circostanza.

 

Turn around, bright eyes
Every now and then,
I know you'll never be the boy you always wanted to be
But every now and then, I know you'll always be
the only boy who wanted me the way that I am
Every now and then,
I know there's no one in the universe
as magical and wondrous as you
Every now and then, I know there's nothing any better,
there's nothing that I just wouldn't do

 

Solo in quel momento iniziai a sentirmi letteralmente un mostro. Il mio cuore era frantumato in mille pezzettini, avevo bisogno del mio pozzo personale di mare, o sarei esploso dal dolore.

Non potevo arrendermi con lui.

Non volevo arrendermi.

Ci avrei provato e riprovato, fino alla fine della mia vita se fosse stato necessario, ma Louis sarebbe tornato con me. Eravamo fatti l'uno per l'altro.

Quando la porta si aprì bruscamente, i miei occhi stavano ancora producendo fiumi di lacrime.

Apparve uno Zayn infuriato che si avvicinò a grandi passi a me; quando però mi vide in quello stato pietoso la sua espressione si ammorbidì.

-Ero venuto qui per spezzarti le gambe, ma vedo che è come se te le fossi rotto da solo. Sei messo malissimo, amico. Che succede?-

-Mi manca Zay, mi manca tanto.-

-L'hai trattato malissimo! Sono contento che tu stia soffrendo. Te l'avevo detto fin da subito, Harry. Tra voi due avrei scelto Louis, in caso di rottura. Non hai visto come stava? C'era bisogno di abbatterlo ancora di più?- chiese retoricamente il moro, infuriato con me.

-Non stavo pensando. Non riesco a trattenere bene la rabbia quando si parla di mio pad..-

-Non c'era tuo padre lì davanti, Harry! C'era Louis, la persona più fragile e insicura di questo mondo.- mi interruppe lui alzando ancor più la voce. -La vita non è facile Harry, se devi sfogarti prendi a pugni un sacco da boxe, non prendertela con i più deboli!- e con questo uscì sbattendo la porta.

Ecco l'ennesima persona che avevo deluso a causa del mio comportamento sconsiderato.

Mi sentivo così un verme.

Dovevo cercare di rimediare in qualche modo. Rimasi a pensare ad una valida idea, ma niente mi sembrava adatto ed incisivo. Non potevo certo presentarmi davanti alla sua stanza coperto di fiori e con piccoli gattini in braccio!

Così decisi di chiedere consiglio al dottor Morgan. Spesso mi aveva ripetuto che per me, nonostante tutto, ci sarebbe stato quindi percorsi lentamente la distanza che ci divideva e mi ritrovai immediatamente davanti a quella porta di cui per tanto tempo avevo atteso l'apertura insieme a Louis.

Aspettai circa mezz'ora lì davanti, seduto a terra, con la testa appoggiata alle ginocchia.

Infine uscì fuori un ragazzo abbastanza alto, con un ciuffo artistico che gli faceva guadagnare almeno un po' di centimetri ed una buffissima faccia da cavallo.

Appena mi vide assunse un'espressione adulatrice e si avvicinò a me gongolando.

-Piacere bellezza, io sono Nick.- disse porgendomi la mano con insistenza. -Diventeremo molto amici ne sono certo.- esclamò facendomi l'occhiolino.

-Sì, ciao. Devo andare, ci vediamo.- dissi liberandomi dalla sua imponente presa.

Appena entrai il dottor Morgan mi guardò interrogativo. Io mi stesi sul lettino e iniziai a fissareil soffitto.

-Ciao Harry, cosa ti porta qui?- chiese lui cordialmente.

-Deve aiutarmi, sto impazzendo!- esclamai.

-Parliamone.-

-Louis. Mi manca. Tanto.-

-Mh, immagino. Devi lasciarlo stare per un po', probabilmente gli passerà presto.- disse.

-Ma non posso! Non ci riesco!- urlai mettendomi a sedere. -La prego, mi deve aiutare.-

-Come vedo hai grossi problemi a trattenere la rabbia.-

-Non ho problemi a trattenere la rabbia!- esclamai offeso.

-Domani alle 15.30 vieni nella sala gialla, parleremo un po' di questo tuo problema in una seduta comune.- disse come se non avessi parlato annotando qualcosa su un'agendina.

-Non verrò da nessuna parte. Non sono matto io!- esclamai indignato.

-Domani. 15.30. Sala gialla. Seduta comune.- Ribadì il concetto rimarcando le ultime parole.

Solo allora capii. Nella seduta comune ci sarebbe stato anche Louis. Avrei avuto modo di parlargli senza che lui sarebbe potuto scappare. Il dottor Morgan era un genio.

-Grazie! Grazie! Io la amo!- esclamai saltando giù dal letto e baciando la testa del dottore che mi guardò inquieto.

Così dicendo uscì dal suo studio e mi diressi a grandi passi verso la mia stanza.

Passai tutta la notte a cercare qualcosa da dire, alla fine, stremato, non conclusi nulla. Qualcosa mi sarebbe venuto in mente, gli avrei parlato con il cuore.

La mattina mi svegliai presto. Ero emozionato, ma anche estremamente preoccupato. Questa sarebbe stata una delle ultime occasioni che avevo per riconquistarlo e non potevo certo bruciarla.

Mentre ero immerso nei miei pensieri la porta della mia camera si aprì molto delicatamente e Niall entrò accompagnando su una sedia a rotelle una piccola bambina che aveva non più di tre anni. Dietro di loro li seguiva Lou, la mamma.

-Buongiorno!- dissi con la mia voce roca mattutina.

-Oh, buongiorno Harry! Sei già sveglio? Lei è la piccola Lux, la tua compagna di stanza.-

-Ciao principessa!- la salutai giocosamente.

Quando Niall la fece stendere sul lettino notai che entrambe le sue gambine e il braccio sinistro erano completamente ingessati con un gesso fucsia acceso. Nonostante tutto la bimba sorrideva felice salutandomi con la sua manina grassoccia. La cosa non poté che farmi intenerire, sarebbe stato bello condividere la stanza con questa dolcissima bimba.

La mattinata passò in fretta. Mi riscoprì un abile babysitter. Io e Lux giocammo alle Barbie, gli lessi almeno dieci libri di favole e cantai per lei canzoncine che mi cantava la mia mamma da piccolo, permettemmo così alla povera Lou di riposare un po', visto che aveva passato la notte in bianco.

Intorno alle 14.45 iniziai a preoccuparmi, grazie a Lux mi ero completamente dimenticato che presto avrei rivisto Louis. Quindi, correndo come un folle, iniziai a prepararmi.

Mi feci velocemente una doccia, mi spruzzai quintali di profumo e deodorante e indossai l'outfit preferito da Louis: una maglia nera piuttosto morbida e i miei skinny jeans neri, il tutto accompagnato ovviamente dai miei stivaletti color oro.

-Dove vai così elegante.- chiese Lou ridacchiando.

-Devo farmi perdonare da una persona molto importante per me.- dissi seriamente.

Lei annuì comprensiva.

-Hai bisogno di acconciare i capelli? Sono abbastanza brava nel mio mestiere!- esclamò.

Io annuì grato. Mi sarebbe veramente servita una sistemata ai capelli.

Mi fece sedere sul letto e iniziò a massaggiare i miei riccioli con dei prodotti che aveva tirato fuori dalla sua borsa. Le borse da donna mi avevano sempre spaventato, perché riuscivano a contenere di tutto.

-Allora, chi è questa ragazza? È anche lei in ospedale?- chiese curiosa.

-Mh, veramente si tratta di un ragazzo, e sì è ricoverato anche lui qui.- dissi fiero della mia scelta.

-E' ok!- esclamò lei. -Come mai devi farti perdonare? Che hai combinato Harry?- disse sorridendo.

-In un momento di rabbia l'ho trattato molto male e l'ho offeso.- dissi tristemente abbassando lo sguardo.

-Vedrai che si aggiusterà tutto.-

-Lo spero.-

-Bene! Io ho finito, guarda un po'? Che ne pensi?-

-E' perfetto Lou! Sei bravissima! Grazie mille!- esclamai veramente meravigliato, era raro che qualcuno riuscisse a rendere i miei capelli così perfetti.

Mi accorsi che mancavano 10 minuti all'incontro quindi mi avvicinai alla sala gialla.

Appena entrai vidi alcuni ragazzi che erano disposti seduti in cerchio, la maggior parte tuttavia era ancora assente, Louis e il dottor Morgan erano tra questi.

Allora decisi di prendere posto lontano dagli altri, ero abbastanza timido agli inizi.

Una ragazza un po' in carne, che riconobbi come un amica di Louis, si avvicinò a me.

Aveva un'espressione un po' arrabbiata, non capivo il perché.

-Tu sei Harry! Che ci fai qui? Non credi si averlo fatto soffrire abbastanza?- disse gelidamente. Tutti in questo ospedale erano a conoscenza della nostra storia?!

-Sono venuto qui per farmi perdonare.- dissi con la coda tra le gambe. La sua espressione si addolcì.

-Che dolce! Un discorso di scuse pubblico!- disse sorridendo dolcemente con un' espressione sognante. -Ok, allora in questo caso ti aiuterò. Io sono Becca, un'amica di Louis.-

-Harry, ma lo sai già.- dissi porgendogli la mano.

-Ecco lo sapevo è etero!- esclamò una voce fastidiosa dietro di noi. Io mi voltai e riconobbi quel ragazzo di ieri di cui non ricordavo il nome.

-Non sono etero.- lo tranquillizzai.

-Non è etero.- mormorò lui a se stesso. -Bene, in questo caso!- escalmò lui sedendosi nell'altra sedia che era accanto a me e cingendo le mie spalle con un forte abbraccio.

Io provai a divincolarmi, ma lui era molto più forte di me e teneva la presa ben salda.

-Nick, piantala! Non iniziare come al solito.- cercò di difendermi Becca.

-Mi dispiace Becca, ma questo bel bocconcino non è interessato a te e questa volta non perché sei più simile ad una balena che ad un uomo, ma semplicemente per il fatto che sei una ragazza.- sogghignò lui.

Becca strinse i pugni per incassare l'offesa e poi proseguì.

-Oh beh, se è per questo lui non è interessato a te! È qui per far pace con Louis. Non è vero?- io cercai di annuire anche se in quella posizione mi era ben difficile.

-Non ci credo neanche se lo vedo! Come può essere interessato a quello scheletro vivente!?- esclamò scoppiando a ridere. Io approfittai di quell'attimo di distrazione e mi divincolai dalle sue braccia per sedermi su una sedia libera vicino a Becca.

-E invece è la verità!- esclamai.

-Oh tesoro, mi dispiace tanto ma hai bisogno di rivedere i tuoi gusti. Non preoccuparti, Nick ti aiuterà!- mi disse tornando a sedersi accanto a me, questa volta appoggiando solo una mano sulla mia gamba.

Mente continuava a blaterare altre cose da quella stupida bocca, la porta si aprì facendo entrare un Louis in tutto il suo splendore.

Aveva qualcosa di diverso, sembrava migliorato fisicamente; non aveva preso peso, ma la sua palle aveva acquistato colore, prendendo una tonalità di rosa abbronzato e i suoi capelli erano più lucenti.

Era meraviglioso.

Camminava però tutto incurvato su se stesso e le sue esili braccia reggevano convulsamente un quadernino verde che voleva usare per coprire la pancia. Non mi aveva notato perché era intento a fissare un'interessantissima mattonella bianca sotto i suoi piedi.

Becca mi lasciò una pacca sulla spalla e corse da Louis per salutarlo. Lui alzò lo sguardo e le sorrise.

Cavolo quanto mi era mancato quel sorriso, non era certo il sorriso speciale che offriva solo a me, ma era pur sempre un suo sorriso.

I due si sedettero vicini, proprio davanti a me. Becca mi fece un occhiolino e Louis seguì il suo sguardo.

Quando mi vide boccheggiò. Provai a rivolgergli un sorriso ma lui non lo notò iniziando a fissare un punto indefinito sulla mia gamba.

Quando mi accorsi che si trattava della mano di Nick, mi venne da sorridere perché voleva dire che era ancora un po' geloso di me; allora presi la mano e la poggiai sulla gamba del ragazzo.

-Bellezza, non mi hai ancora detto il tuo nome!-

Proprio in quel momento entrò il dottor Morgan che si sedette nel posto libero accanto ad un ragazzo biondo.

-Buongiorno ragazzi!- salutò cordialmente.

-Buongiorno dottor Mor.!- esclamarono in coro tutti i ragazzi tranne me e Louis che si rigirava nervosamente il quadernino tra le mani fissando a terra.

-Come immagino avrete notato, oggi tra di noi c'è un nuovo ragazzo, Harry.- disse il dottore. Io alzai la mano per salutare tutti quanti.

-Così ti chiami Harry, gran bel nome pasticcino!- sussurrò Nick mordendomi il lobo dell'orecchio. Io lo guardai scandalizzato e lui mi fece un sorrisetto perverso. Cercai con lo sguardo un altro posto libero ma purtroppo erano tutti occupati.

Quando posai lo sguardo su Louis vidi che i suoi occhi azzurri, coperti con suoi occhiali da vista mi stavano fissando ed erano colmi di lacrime che cercava in tutti i modi di trattenere. Quando contraccambiai il suo sguardo, lui lo deviò.

-Allora ragazzi come al solito voglio sapere come sono andate le vostre settimane. Allora partiamo da te Pete.- disse indicando un ragazzino moro davanti a lui.

-La mia settimana è andata piuttosto bene, mi sento meglio con me stesso!- esclamò sorridendo.

-Ottimo Pete! Siamo tutti fieri di te.- sorrise cordialmente il dottor Mor.

Tutti gli altri ragazzi iniziarono a fare il resoconto delle loro settimane, io iniziai a distrarmi.

Solo quando il dottor Morgan pronunciò quel nome bellissimo mi ridestai.

-E a te Louis? Come è andata la settimana?- lui alzò semplicemente le spalle.

-Hai fatto progressi?- continuò il dottore. Lui ripeté il gesto di prima.

-Vedo che hai qui il quadernino, vuoi farmi leggere qualcosa?- lui dopo aver ripetuto il consueto gesto, si alzò porgendo al medico l'oggetto richiesto.

Il dottor Morgan ci mise meno di dieci secondi a leggere, poi con un'espressione afflitta glielo riconsegnò. Quando tornò seduto continuò.

-Ok Louis. Vuoi dirci qualcos'altro?- lui scosse il capo tornando alla sua posizione di prima.

-Va bene.- disse forzando un sorriso. -Ok Becca tocca a te.-

Io continuavo ad osservare il mio ragazzo che pur essendo a maggio indossava ancora le sue felpe extra large. Era appollaiato sulla sedia con la testa tra le gambe. Ad un certo punto iniziò a fissarmi con un espressione allarmata.

-Harry, Harry sei tra noi?- la voce del dottor Morgan interruppe i miei pensieri.

-Sì scusi.- dissi.

-Come è stata la tua settimana?-

-Uno schifo!- dissi sinceramente.

-Parlacene, non avere timore, noi non ti giudicheremo.-

-Ho trattato male una delle persone più importanti per me. E mi sento uno schifo per averlo fatto.- Louis continuava a fissare l'incantevole mattonella bianca.

-Perché l'hai trattato male se per te era così importante?-

-A volte si fanno cose così, d'impeto, senza pensare.- Louis sospirò.

-Hai provato a scusarti con questa persona?-

-Non ne ho avuto l'occasione.-

-Cosa gli diresti se fosse proprio qui, davanti a te.- io esitai. Non mi aspettavo una domanda così diretta.

-Semplicemente che mi dispiace. Mi dispiace tanto amore mio,- continuai allora rivolgendomi a lui direttamente.- mi dispiace tanto. Non penso nemmeno a mezza parola di quello che ti ho detto. Allora ti chiederai, perché te l'ho detto! Semplicemente perché tengo troppo a te, e quella questione mi aveva fatto preoccupare, tanto. Non voglio perderti, non ce la farei a sopravvivere senza di te. Sei la mia aria, sei il mio mare, Louis.- solo allora lui si voltò di scatto verso di me come colpito da un fulmine, per poi tornare nella sua solita posizione. Gli altri ascoltavano silenziosamente, alcuni erano commossi. Nick invece continuava a sussurrare cose al suo alter ego.

-Vorrei che tu riuscissi a vederti con i mie occhi amore mio, sei perfetto. E ti amo tanto.-

Queste furono le ultime parole che Louis ascoltò. Poi si alzò lentamente e si diresse verso la porta.

-Louis la seduta non è finita, torna qui.- ordinò il dottor Morgan. Lui indugiò un po' ma poi varcò la soglia dirigendosi verso il corridoio.

Io iniziai a piangere come un bambino.

-Non ti preoccupare orsacchiotto. Mi prenderò cura io di te!- esclamò Nick.

-Stammi lontano, statemi tutti lontani.- urlai. Così uscì e me ne tornai in camera.

Quando fui dentro mi accucciai sotto le coperte e, stremato, mi addormentai.

Un forte tuono mi svegliò. Mi alzai e vidi che la mia stanza era immersa nel buio. Controllai l'ora e mi accorsi che erano le 2.20. Avevo passato tutto il pomeriggio a piangere per un ragazzo. Ero così patetico.

Scossi di poco la tenda e notai che una pioggia torrenziale si stava abbattendo su di noi, provocando tuoni e lampi.

Non potei fare a meno di pensare al mio bel piccolo ragazzo, che era traumatizzato a morte dai temporali. Chissà come avrebbe superato la notte.

Mi rimisi a letto sperando di poter guadagnare un altro po' di sonno.

Quando i miei occhi stavano per richiudersi, un flebile battito sulla mia porta mi fece sussultare.

Andai ad aprire e mi trovai davanti un Louis completamente bagnato.

Io non riuscivo a spiaccicare mezza parola. Continuavo ad osservarlo allibito e a bocca aperta.

Ero così emozionato.

-Ho freddo.- mormorò. -E paura!- esclamò aggrappandosi a me appena sentì un forte tuono.

Io lo condussi sul mio letto e feci per togliergli la felpa completamente zuppa, ma mi bloccò immediatamente.

-Mi giro dall'altra parte, ok?- lui esitò un po', ma poi accettò. Così feci come voleva lui e gli porsi un mio indumento. Lui ci annegò dentro e poi iniziò a fissarmi.

-Beh che aspetti? Salta sotto le coperte.- esclamai sorridendo.

-No scusa, ho fatto un errore. Non avrei dovuto venire qui. Ora vado.- disse dirigendosi verso la porta.

-Ehi, ehi, ehi. Hai fatto benissimo a venire da me.- dissi prendendolo dalla felpa. -Se non fossi venuto tu, sarei venuto io. Dai, andiamo a letto.- così dicendo lo condussi sotto le coperte e lo abbracciai forte.

-Mi sei mancato piccolo.- sussurrai tra i suoi capelli.

Lui si voltò guardandomi negli occhi.

-Anche tu mi sei mancato Hazza. Mi dispiace di averti delus..-

-No, no no piccolo. Ora voglio solo dormire. Ne parleremo domani se vorrai.- lui annuì e posò la sua testa sul mio petto.

In questo groviglio di mani e gambe ci addormentammo finalmente insieme.

Mi erano mancati i suoi capelli sul mio volto.

Mi era mancato il suo dolce profumo.

Mi era mancato averlo accanto a me.

Mi era mancato il mio Louis.


Angoletto
Sono tornata! Che ne pensate del capitolo? Siete felici che i Larry sono tornati insieme? Io sì ;)
Fatemi sapere le vostre osservazioni in un commento. :)
Ringrazio tutti,
A presto, Somriure

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


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Louis

-Sono una persona molto aperta, Harry; basta però che non facciate cose strane davanti a mia figlia, intesi?- mi svegliò una voce del tutto estranea.

-Certo Lou, tranquilla!- rispose questa volta Harry ridacchiando, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.

Io decisi di non aprire gli occhi; se li avessi aperti sarebbe ricominciata la giornata e con lei tutti i problemi e le difficoltà. Mi sarebbe piaciuto per un po' cadere in un sonno profondo e staccare la spina dalla vita; solo per un po', non volevo morire, non più. Dovevo portare a termine la mia piccola missione: salvare Harry, che con alti e bassi stava salvando me.

Ieri notte la paura del temporale mi aveva costretto a spingermi fino alla porta di Harry per chiedere aiuto. Lui era l'unico che riusciva a calmarmi. Se non fossi corso da lui probabilmente sarei impazzito.

Un tempo adoravo i temporali. Mi piaceva stare a casa mia avvolto da una calda coperta mentre sorseggiavo un buon tè e leggevo un vecchio libro.

Da quando però mia madre perse la vita, iniziai ad odiare la pioggia.

Quella sera infatti stavamo andando a ritirare un nuovo pianoforte che lei aveva insistito a regalarmi per il mio buon rendimento a scuola.

Pioveva molto forte, le avevo detto che saremmo potuti andare il giorno dopo, ma lei con quella luce emozionata negli occhi aveva insistito per comprarmelo proprio quel giorno, perché adorava sentirmi suonare. Era una passione che condividevamo insieme quella della musica: lei cantava con la sua voce cristallina e io l'accompagnavo con il piano e talvolta facendo il doppio canto.

Così ci incamminammo in auto urlando a squarciagola le canzoni commerciali che mettevano alla radio. Pur essendo solo le 5 del pomeriggio le strade erano tutte scure a causa dei pesanti nuvoloni che coprivano il cielo.

Ad un certo punto una forte luce gialla ci abbagliò.

Poi non ricordo nient'altro.

Mi svegliai alcune ore dopo in un letto d'ospedale con un braccio ingessato. Solo Zayn era al mio capezzale. Fu lui a comunicarmi la terribile notizia.

Mio padre da quel giorno non mi rivolse più la parola e obbligava le mie sorelle a fare lo stesso, mi riteneva l'unico colpevole dell'incidente di mia madre.

Non mi parlò neanche quando decise di farmi trasferire da mio zio di secondo grado, suo cugino. Mandò Lottie a fare il lavoro sporco. Quando lasciai quell'abitazione, che ormai non riuscivo più a chiamare casa, non si disturbò neanche ad uscire dal suo studio, dove ormai passava intere ore.

Da quel giorno appena sentivo il tuono di un temporale iniziavo ad agitarmi, non riuscivo a rimanere lucido. Harry, pur non conoscendo la storia, mi coccolava e mi faceva rilassare ogni volta, proprio come era accaduto la sera prima.

-Comunque sono molto felice che abbiate risolto.- continuò la voce sconosciuta.

-Anche io.- rispose Harry lasciandomi un delicato bacio tra i capelli.

In quel momento decisi che era arrivata l'ora di svegliarmi, così lentamente iniziai a stiracchiarmi come un gatto. Ero molto esperto a simulare risvegli; quando andavo ancora a scuola frequentavo un corso di recitazione ed ero piuttosto bravo, mi avevano anche dato la parte da protagonista in Grease, il mio musical preferito.

Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti una cascata di riccioli, due fanali verdi e un enorme sorriso accompagnato da due incredibili fossette.

-Buongiorno piccolo.- mi disse Harry.

-Giorno.- biascicai io; ero consapevole di quanto fosse pestilenziale il mio fiato la mattina quindi cercai di deviare la faccia per non farlo morire proprio lì, in braccio a me.

Lui fece per baciarmi, ma io mi scansai immediatamente infilandomi in bagno.

-Sei sempre il solito.- esclamò Harry ridacchiando. Io facendo capolino dal bagno, gli feci una linguaccia sporca di dentifricio alla menta.

Da qualche mese avevo lasciato uno spazzolino di riserva in camera sua, e Harry aveva fatto lo stesso nella mia stanza, spesso infatti ci ritrovavamo a dormire insieme, quindi ci era sembrata la cosa più utile.

Quando uscii finalmente tutto pulito e profumato, lui mi fece sedere sul suo letto e mi presentò la giovane donna che stava imboccando una bimba dolcissima che aveva metà del corpo ingessato.

-Louis, loro sono Lou e la piccola Lux, che è la mia nuova compagna di stanza.-

Io sorridendo, strinsi la mano alla ragazza e feci un buffetto alla guancia della piccola.

In quel momento un forte bussare alla porta ci fece sobbalzare. Entro il dottor Cooper con uno sguardo rigido.

-Per quanto possa essere contento che abbiate chiarito, non credo di essere molto d'accordo con le fughe nel cuore della notte con un temporale degno di Noè.- mi disse severamente.

-Lo so, mi scusi. Non potevo fare altrimenti.- dissi arrossendo.

-La prossima volta lascia almeno un biglietto! Ora andiamo, devi fare colazione.- io annuii e mi alzai dal letto. Harry mi bloccò per la mano.

-Aspettami, vengo con te!- esclamò.

-No dai Harry! Lo sai che odio mangiare insieme a qualcuno.-

-Lo so, ma noi dobbiamo parlare.- disse seriamente.

-Ok.- acconsentii abbassando il capo dalla vergogna. Immaginavo che presto sarebbe tornata la tempesta tra di noi.

Lui si preparò in fretta e dopo aver salutato le due ragazze ci incamminammo in silenzio verso la mensa della mia palazzina.

Da quando avevo iniziato a portare avanti la dieta che per i miei dottori era quella giusta, mi avevano trasferito a mangiare in mensa. Avevano di comune accordo deciso che mi avrebbe fatto bene interagire con altri ragazzi con i miei stessi problemi. Questo rapporto di intesa però non c'era ancora mai stato perché io ero solito sedermi in un piccolo tavolo lontano dagli altri. Non permettevo a nessuno di mettersi vicino a me. Neanche Becca era riuscita a smuovere la mia decisione e ad occupare la sedia accanto alla mia.

Appena arrivammo nella grande sala il solito odore nauseabondo mi colpì, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.

Harry prese il suo vassoio che la signora Mary aveva fatto portare qui, e si sedette in un tavolo qualsiasi, al centro della stanza.

Non era il mio tavolo, non era nascosto e riservato, non mi proteggeva dagli sguardi indiscreti e giudicatori.

-Harry, non potremmo sederci in quel tavolo laggiù?- chiesi speranzoso.

-No dai Lou, questo è più luminoso, mi piace di più!- esclamò.

-Va bene.- mormorai sconsolato.

Aspettammo in silenzio che un supervisore mi portasse quello che avrei dovuto tener dentro il mio stomaco per colazione.

Intanto Harry mi accarezzava dolcemente la mano con le sue lunghe dita.

-Lo sai, sono proprio fiero di te! Ti vedo molto meglio Lou!- esclamò. Io arrossii, se mi vedeva meglio voleva dire che ero ingrassato, ancora.

Io avevo coperto con un asciugamano lo specchio del bagno e quello della mia stanza, quindi non vedevo come il mio corpo si stesse deformando.

Lui si accorse del mio cambio d'umore e mi accarezzò una guancia.

-E' una cosa bellissima Lou, sei molto bello. La tua pelle non è più pallida e i tuoi capelli sono più luminosi. Non che prima fossi brutto, non lo sei mai stato Lou! Sono talmente innamorato di te che ti avrei trovato perfetto anche se fossi stato un topo. Sarei stato il primo uomo ad essere fidanzato con un topo!- esclamò ridendo. Anche io ridacchiai; era questo il bello di Harry: riusciva sempre a stemperare le situazioni pesanti con frasi dolci e simpatiche.

-Mi... mi è piaciuto quello che hai detto nella seduta comune, grazie!- sussurrai arrossendo.

-E' quello che penso, amore mio. Quello che ti ho detto quel giorno era solo frutto della mia stupida mente che non riesce a controllare gli scatti d'ira, non ho mai pensato nulla di quello che è uscito dalla mia stupida bocca.- io annuii mestamente.

-Posso chiederti una cosa Lou?-

-Certo, dimmi!-

-Perché.. perché sei scappato ieri?-

-Volevo lasciarti libero, ma mi sono accorto che non riesco più a vivere senza di te- dissi arrossendo.-quindi ho deciso di comportarmi egoisticamente.-

-Non è egoismo amore. Io voglio la stessa identica cosa. Mi rendi felice Lou, non sai quanto!- disse con gli occhi dolci.

Io lo guardai intensamente e mi sporsi dal tavolo per baciarlo dolcemente. Non era mio solito avere questi gesti così espansivi, però a volte una forza superiore mi spingeva e mi faceva abbattere ogni mia barriera.

-Buongiorno cuoricino! Buongiorno anche a te mucchietto di ossa.-esclamò un' irritante vocetta interrompendo il nostro bacio riappacificatone.

-Nick sparisci!- esclamò Harry adirato.

-Non ne ho voglia!- esclamò. Così dicendo prese una sedia e si sedette vicino ad Harry iniziando ad accarezzargli i capelli. Harry cercava di divincolarsi ma Nick iniziò a bloccarlo con ogni parte del suo corpo, creando così un groviglio di arti.

-Nick lascialo stare!- esclamai io.

-Oh ragazzo in miniatura, non potrai mai dividere il nostro amore. Sento che c'è intesa tra di noi, non è vero pasticcino?- chiese Nick sbaciucchiando la guancia del mio ragazzo.

-Ti sbagli Nick e di grosso. Ora se vuoi lasciarci in pace te ne saremo grati!-

-Oh ma che bello Lou! Finalmente ti sei deciso ad ospitare altra gente nel tuo tavolo! Non vi dispiace se mi siedo con voi vero? Quelle Barbie pettegole tutte ossa, con tutto il rispetto per te tesoro, non fanno altro che giudicarmi e fissarmi con disgusto. Non mi piace mangiare con loro!- arrivò tra noi un'esuberante Becca che posò allegramente il suo vassoio vicino a me.

-Questo tavolo si sta popolando di gente inutile. Patatino che ne dici di prendere un tavolo appartato, solo noi due?- chiese Nick al mio Harry facendogli l'occhiolino.

-Non so come fartelo capire Nick ma proprio non mi interessi!-

-Oh ma questo lo so!- noi tutti ci guardammo confusi. -Niente però mi impedirà di farti cambiare idea!- disse sorridendo.

Bene, ecco un altro rivale da cui guardarmi le spalle.

“Finalmente” il signor Sally mi portò il vassoio con il cibo. C'era il solito caffè, il solito cupcacke e il solito yogurt, accompagnato ovviamente da un frutto.

Io guardai per alcuni minuti quell'appetitoso cibo, sapendo che era sbagliato farlo entrare nel mio organismo, ma per il bene di Harry in quel momento era la cosa giusta da fare.

Così iniziai a mangiare in silenzio cercando di non farmi coinvolgere dai discorsi degli altri per rimanere concentrato sul mio obiettivo: la cura di Harry.

Cominciai dal caffè, poi sbriciolai il cupcacke nello yogurt e versai nella bocca quella pappetta, infine uno dopo l'altro finii i pezzi di mela.

Ad ogni boccone ripetevo nella mia mente "è per Harry".

Non sempre funzionava, ma spesso mi dava la forza per andare avanti.

Non avevo ancora detto ad Harry di quello che stavo facendo per lui. Non volevo illuderlo, non potrò mai scordare la tristezza nei suoi occhi quando il suo primo trapianto andò in fumo.

Appena finii due lacrime leggere spuntarono dai miei occhi, le pulii immediatamente con la manica della felpa ma non poterono sfuggire allo sguardo attento di Harry, che per tutta la durata della colazione mi aveva guardato con affetto e orgoglio.

-Ehi tutto bene?- disse preoccupato. Gli altri iniziarono a fissarmi.

-Sì, sto bene, non preoccupatevi!- esclamai accennando un sorriso.

Siccome avevamo finito tutti quanti ci alzammo.

-Ragazzi!- un supervisore si rivolse a me e a Becca. -Non ve ne potete andare, dovete restare nella sala blu per almeno mezz'ora, lo sapete, sono le regole!- io e Becca sbuffammo.

La sala blu era una sala adiacente alla mensa dove i ragazzi con disturbi alimentari dovevano restare per un po' di tempo per permettere al corpo di assimilare almeno una parte del cibo ingerito. In questa sala si potevano fare diverse attività ludiche che facevano passare il tempo più velocemente.

-Vengo con te.- mi sorrise Harry mettendomi una mano intorno ai fianchi. Io gliela spostai dolcemente intrecciandola con la mia.

Fortunatamente Nick non ci seguì perché aveva una visita con il suo dottore. Becca invece, facendoci un occhiolino, ci precedette per lasciarci da soli.

Arrivati nella sala blu, ci sedemmo su dei cuscini morbidi che erano posti in un angolo della sala.

Io infilai le mie mani nei suoi capelli, sapevo che in questo modo si rilassava e volevo farlo stare bene, non amavo vederlo sofferente.

La sala era quasi deserta. Rimanemmo accoccolati per molto tempo per recuperare il tempo perso.

Per un po' non parlammo, ci guardavamo e sorridevamo semplicemente.

-Hazza.-

-Dimmi tesoro.-

-Mi dispiace per tuo padre.- lui si agitò e sbuffò.

-E' una cosa passata ormai, l'ho superata Lou.- io annui, non del tutto convinto.

-Louis, se ti chiedo una cosa mi risponderai, dicendomi la verità?- io esitai un attimo ma poi anuii facendo spuntare un grande sorriso provvisto di fossette al ragazzo riccio che però poi tornò serio.

-Chi ti ha dato quelle pillole?-

Ecco. Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, non volevo dirgli la verità, ma ormai glie l'avevo promesso e io mantengo sempre le mie promesse come mi aveva insegnato la mia mamma.

-Harry, devi promettere che non farai niente, non ti arrabbierai, ma che sopratutto non lo dirai a nessuno.- lui annuì poco convinto.

-Sono stati i miei cugini, Ashley e Victor. Ti ricordi quando sono venuto con te mentre facevi la chemio? Ecco, quel giorno in camera mia c'erano loro ad aspettarmi.- Harry sgranò gli occhi e spalancò la bocca.

-Perché mai avrebbero dovuto fare una cosa così malvagia?- chiese allibito.

-Loro lo fanno per il mio bene, mi hanno sempre aiutato con la mia dieta.-

-Louis, amore, tu non hai bisogno di nessuna dieta!- esclamò esasperato.

-Forse ora no- mormorai poco convinto coprendomi la pancia che in quella posizione era ben visibile da sotto la felpa. -Ma ti assicuro che prima ne avevo davvero bisogno.-

-Louis, tu sei perfetto. Non ascoltare chi ti dice il contrario. Non è la verità amore mio.-

In quell'istante entrò Liam. Io ed Harry lo salutammo calorosamente ma lui ci concesse solo un sorriso tirato.

-Harry, devo parlarti.- il ragazzo al mio fianco si irrigidì e io rabbrividì. Quando i medici usavano quelle tre parole non era mai buon segno.

-Vengo con te!- esclamai.

-No Louis, preferisco andare da solo.-

-Oh, ok.- risposi mortificato. Lui non parve notarlo mentre si allontanava lentamente seguendo il suo dottore.

Rimasi per molto tempo seduto su quei cuscinoni con la testa tra le gambe, pensando a quel rifiuto. La gente normale non gli avrebbe dato molto peso, ma beh io non ero normale, non ero fatto per quella vita.

Ad un certo punto mi accorsi che era arrivato il momento di vedere il dottor Morgan per fare una bella chiacchierata con lui, come amava chiamarla. Così mi diressi in camera mia per prendere il quadernino verde.

Anche quella settimana non ero riuscito a scrivere niente che trovassi bello in me stesso. Continuavo a vedermi il solito ragazzone goffo con gli occhiali e i capelli troppo fini.

Il dottor Morgan non mi fece pressioni sapeva che avevo bisogno di tempo e era disposto a darmelo, anche se sembrava lo stesso preoccupato.

Quel giorno provò a farmi parlare dello strano rapporto che avevo con la mia famiglia. Non mi piaceva parlare di questo quindi cercavo sempre di liquidarlo con frasi fatte. Lui non sembrava soddisfatto ma io facevo finta di non accorgermene.

Quando la seduta finii decisi di andare a cercare Harry. Volevo sapere che cosa gli aveva detto Liam. Quindi mi diressi verso la sua stanza.

Appena fui lì davanti però vidi un gran trambusto. Lou e Niall stavano portando fuori dalla camera dei scatoloni colmi di roba. Così mi avvicinai per chiedere informazioni.

-Ehi Niall, che state facendo?

-Ciao Louis. Non sai nulla?- vedendo il mio sguardo perplesso continuò. -Harry ha preso un infezione e quindi è stato trasferito in una stanza totalmente asettica.- disse dispiaciuto.

In quel momento mi cadde il mondo addosso.

Harry stava peggiorando, anche se io non me ne accorgevo, lui ogni giorno si ammalava sempre di più.

Io ero l'unica persona che poteva aiutarlo e non mi stavo per niente impegnando.

Dovevo prendere peso per donargli il mio sangue. I medici mi avevano rivoluzionato la dieta per accelerare un po' il processo, ma evidentemente non bastava. Così decisi di fare da me.

Senza salutare nessuno corsi verso la sala d'aspetto del pronto soccorso e mi fiondai davanti al distributore automatico di merendine. Spesi circa 15€, tutto quello che avevo in tasca, per comprare più di trenta prodotti, tra pacchetti di patatine, merendine al cioccolato, tramezzini al prosciutto cotto e maionese e lattine di Cocacola.

Poi, ignorando gli sguardi perplessi della gente intorno a me, mi diressi di corsa in camera mia con la mia enorme spesa.

Quando fui dentro, buttai il tutto sul letto e scartai tutti i pacchetti dividendo il cibo in mucchietti. Poi iniziai a prendere grandi manciate di ogni mucchietto per ficcarmelo in bocca.

Continuai così per parecchi minuti, prima una manciata di patatine, poi qualche morso ai tramezzini e qualche pezzo di merendina, infine bevevo grandi sorsi di Cocacola per mandare giù il tutto.

Riuscivo a cacciare le voci nella mia testa solo con l'immagine di Harry.

Non potevo perderlo, e se per salvarlo avrei dovuto mangiare come un maiale, l'avrei fatto!

Solo quando l'ultima patatina entrò nel mio organismo mi accorsi che era l'ora di cena.

Al pensiero di altro cibo mi veniva il voltastomaco, ma non potevo pensare ad una vita senza Harry, quindi controvoglia mi alzai dal letto e provai a raggiungere l'uscita.

Un forte capogiro mi fece sbandare ma riuscii a tenermi al manico della porta. Aspettai qualche secondo per riprendere fiato e finalmente uscii.

Non riuscivo a camminare normalmente, il mio passo era come quello di un ubriaco e la mia testa scoppiava dal dolore.

Non so come riuscii ad arrivare in mensa, ma appena entrai mi fiondai nel primo posto libero; non avevo la forza di controllare il posto migliore.

Quando mi misero davanti il vassoio colmo di altro cibo rabbrividì: il mio stomaco non avrebbe retto ulteriori sforzi, ma il pensiero di Harry mi fece prendere in mano la forchetta per portare alla labbra il primo boccone di pasta al sugo.

Riuscii a finire tutta la pasta ma quando iniziai a tagliare la carne, un conato di vomito più forte di tutti mi fece cadere le posate dalle mani, provocando un rumore assordante che era triplicato rispetto alla normalità.

Le voci nella stanza aumentavano sempre di più e la mia testa continuava a vorticare.

Tremavo come un dannato per il freddo pungente che improvvisamente era entrato nel mio corpo e i miei movimenti iniziarono a diventare legati e pesanti.

Ero sicuro che sarei morto di li a poco, quando due braccia forti mi sollevarono.

Poggiai il mio capo sulla spalla dell'uomo che mi aveva preso, per placare almeno un po' i dolori lancinanti, ma un pungente odore di dopobarba entrò nelle mie narici peggiorando le fitte alla testa.

Continuavo a contorcermi dal dolore non riuscendo a trovare una posizione favorevole.

Ad un certo punto il trambusto finii. L'uomo mi fece sedere sulle mattonelle fredde di un pavimento.

-Louis, avanti liberati da tutto quello che hai mangiato!- era il dottor Cooper, ma la sua voce mi sembrava lontana e ovattata.

-Louis, forza! È la cosa giusta da fare ora!- disse prendendomi nuovamente in braccio per farmi mettere in ginocchio davanti al water.

-N.. no.. non po.. posso. Harry.- provai a dire qualcosa, ma quello che uscì dalla mia bocca fu solo un verso insensato.

-Dottore, mi ha fatto chiamare?- disse Ed entrando in bagno.

-Sì, chiama il dottor Morgan.-

-Ha staccato due ore fa!- esclamò il giovane infermiere con voce troppo alta per i miei gusti.

-Lo so, chiamalo e fallo venire di corsa. È un'emergenza!- disse severamente.

Il ragazzo lasciò la stanza e il dottore iniziò ad accarezzarmi la schiena.

-Avanti Louis, so che puoi farcela, liberati da tutto e starai meglio.-

-Harry.- riuscii a sussurrare.

-Harry potrà guarire solo se tu starai bene. E questo, Louis, non è stare bene!-

-De.. devo ingrass... Harry.- biascicai facendo crollare la testa sulla tavoletta del water.

-Avanti Louis. Se non ci riuscirai da solo dovrò farti fare una lavanda gastrica.-

Io mugugnai qualcosa di incomprensibile.

-Louis, ti sto dando il permesso io. Puoi farlo, devi farlo!- mi prese la testa delicatamente e mi avvicinò la mano alla bocca.

Io infilai quelle tre dita al suo interno e feci quella cosa che mi ero promesso di non rifare mai più.

Il dottor Cooper mi teneva la testa e mi accarezzava la pancia indurita dal grande sforzo mentre io rimettevo nel water tutto quello che avevo mangiato in quel giorno. Tutto quello che avevo mangiato per Harry.

Ad un certo punto, dopo circa 10 minuti, quando notò che ormai dalla mia bocca usciva solo acqua sporca mi disse di fermarmi.

Sorretto da lui mi alzai e mi sciacquai la faccia e la bocca.

Dopo essermi asciugato la faccia finalmente dopo circa un mese rividi il mio volto riflesso nello specchio.

Gli occhi rossi dallo sforzo e dal pianto passavano quasi in secondo piano davanti alle enormi occhiaie che troneggiavano imponenti sotto di essi.

Il mio volto era tornato tondo come un pallone da calcio, le mie guance già paffute ora erano grandi quanto mele e si stava formando un accenno di doppio mento all'apice del mio collo.

Rabbrividì a quell'orrenda vista. Harry era un santo a volermi ancora accanto.

Harry.

Harry a cui avevo appena negato la speranza di una cura.

Harry che aveva fatto così tanto per me e io non ero neanche riuscito a tener dentro un po' di cibo per lui.

A quel pensiero mi accasciai a terra scoppiando in lacrime coprendomi gli occhi con le mani.

Il dottor Cooper si sedette accanto a me. Senza dire niente.

Dopo qualche minuto si unì a noi anche il dottor Morgan. Restammo così per molto tempo.

-Sono un perdente!- continuavo a mormorare dentro di me da ormai più di mezz'ora.

-No Louis, basta! Non sei un perdente tesoro! Sei la persona più forte che conosco qui dentro! Tu hai sgretolato da solo le barriere del tuo disturbo per salvare Harry! Hai messo da parte i tuoi problemi per aiutare lui. Questa cosa ti fa diventare un eroe! Non un perdente!- esclamò il dottor Cooper.

-Sono assolutamente d'accordo con il dottor Cooper, Louis, sei tu l'eroe qui dentro! Sei stato grandioso oggi. Ci hai dimostrato di essere abbastanza forte per occuparti anche di un altra persona- confermò il dottor Morgan.

-Tuttavia i mezzi che hai usato sono del tutto sbagliati, Louis. Capisco che vuoi prendere peso per donare il tuo sangue, ma non puoi abbuffarti di schifezze, così, di punto in bianco. Se non avessi visto la montagna di cartacce sul tuo letto e non se fossi corso immediatamente da te saresti potuto andare in shock, e non ti avremmo potuto salvare in nessun modo! Il tuo corpo deve abituarsi pian piano. Cerca di capire anche il povero Tommo (così abbiamo nominato io e Isaiah il tuo corpo), si è ritrovato ad assumere pochissime calorie per molti anni e poi improvvisamente un boom energetico! Non ci capisce più niente il poveretto!- esclamò con voce esilarante il dottor Cooper accarezzandomi una spalla. Io ridacchiai per la scenetta divertente; lo stesso fece il dottor Morgan.

Poi tornai triste di colpo.

-Non sono un eroe. Quando prima ho finito di vomitare, la prima cosa alla quale ho pensato, non è stato l'aver negato per sempre una cura ad Harry, ma a quanto fossi diventato grasso.- mormorai singhiozzando per la mia pateticità. -Non riuscirò mai a salvare Harry.-

-Ce la puoi fare, Louis! Ci siamo già accordati con Liam che per voi potremmo fare uno strappo alla regola prelevandoti il sangue prima dei 50kg. Ovviamente sarà un processo più lungo perché ne prenderemo solo un po' alla volta. Però dovrebbe funzionare lo stesso!- disse rassicurandomi il dottor Morgan.

-Questo non è uno sconto per la tua nuova dieta, siamo intesi?- ridacchiò il dottor Cooper vedendo la mia faccia emozionata, scompigliandomi i capelli.

-Davvero? Dite sul serio? Non mi state prendendo in giro, vero?-

-No Louis, non scherzeremmo mai su una cosa del genere, tesoro!- mi rassicurò il dottor Morgan.

Io mi alzai in piedi saltellando e li abbracciai d'istinto.

Loro erano i miei medici. Non avrei mai creduto, quando li vidi la prima volta entrare in camera mia con la faccia severa, che un giorno sarebbero diventate delle persone così importanti per me.

Dopo averli salutati e ringraziati mi decisi finalmente di andare da Harry.

Le mie gambe erano instabili, non capivo se fosse per l'incidente con il cibo avuto poco prima o per la paura di vedere il mio ragazzo sofferente.

Quando finalmente arrivai nell'ala ovest dell'ospedale, quella più remota e silenziosa, dove erano ricoverati i malati più gravi il mio cuore perse un battito.

Vidi Gemma seduta su una sedia con la testa tra le mani. Subito mi avvicinai a lei.

-Che è successo, Gemma?- chiesi terrorizzato.

-Niente, è lì dentro. Sta male, ha preso una grave infezione che ha azzerato tutto il suo sistema immunitario. Può entrare solo mia madre. Noi possiamo vederlo solo da quella vetrata.- mormorò indicando una grande finestra coperta da una serranda semichiusa.

In quel momento uscì Anne. Aveva una strana tutina di carta con una cuffietta in testa e una grande mascherina che copriva gran parte della sua faccia. Quando se la tolse vedemmo delle grandi lacrime sgorgare dai suoi occhi. Gemma corse ad abbracciarla. Io mi avvicinai alla vetrata.

La scena che vidi mi fece stringere il cuore.

Il mio grande e forte Harry sembrava piccolo e indifeso nel grande letto. Era ricoperto di tubicini che erano conficcati in diversi punti del suo corpo ed erano collegati a diverse macchine che emettevano strani suoni; aveva anche una grande mascherina che lo aiutava a respirare.

Non volevo piangere davanti a lui. Dovevo essere forte per lui. Come lui lo era per me.

Ad un certo punto si mosse e molto lentamente si voltò verso di me.

Alzò la mano e mi salutò sorridendo debolmente.

Io ricambiai il suo saluto poggiando la mano sul freddo vetro.

Restammo così per molto tempo. Lui lasciò cadere la sua mano, ma non interruppe mai il contatto visivo.

Quello sguardo valeva più di mille parole. Quello sguardo sapeva di dolore, di sofferenze e di momenti di vita persi che non sarebbero tornati mai più, ma sapeva anche di amore e di speranza.

Sapeva di futuro. Un futuro, che anche se in ritardo, sarebbe arrivato per tutti, più splendente che mai.

Angoletto
Sono qui! :)
Questo capitolo è lunghissimo e ho fatto una grande fatica a scriverlo, non riuscivo ad esprimere i miei pensieri D:
Come vi pare? Lasciatemi tanti commenti, mi fa sempre piacere leggerli!
Ringrazio tutti voi con tutto il cuore.
A presto, Somriure :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


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Louis

Osservavo da molti minuti Harry dalla grande vetrata della sua nuova camera. Dormiva, come ormai gran parte della sua giornata.

Era passato un mese da quando aveva preso quell'infezione devastante.

Era passato un mese da l'ultima volta che avevo passato momenti spensierati insieme a lui, un mese dall'ultima volta che avevo toccato i suoi bei ricci, un mese che non sentivo la sua voce profonda e roca.

Insomma un mese che non avevo più il mio Harry.

L'unica cosa che potevo fare era osservarlo intensamente per catturare ogni sua sfumatura.

In questo mese molte cose erano cambiate.

Harry oltre ad essere estremamente debilitato era dimagrito molto perché le uniche sostanze nutritive che entravano nel suo corpo erano date da una flebo. Non poteva mangiare niente di solido poiché i batteri che stavano normalmente nel cibo, potevano essere letali per il suo debole organismo.

Io al contrario avevo preso molto seriamente il mio nuovo programma riabilitativo e stavo facendo enormi progressi a detta dei miei medici; tuttavia continuavo ad avere grossi problemi a vedere il mio corpo riflesso, ma per ora la cosa importante era ritornare in salute per Harry.

Salutai con la mano il mio Harry dormiente e mi incamminai verso lo studio del dottor Cooper. Avevo un'altra visita di controllo. Ultimamente queste visite stavano diventando sempre più frequenti perché i miei medici aspettavano con ansia quel drastico miglioramento che mi avrebbe portato a donare il mio sangue.

Quando svoltai per raggiungere l'ascensore, incontrai per mia enorme sfortuna Nick. Aveva addosso gli stessi indumenti che era obbligata a portare Anne per entrare da Harry, la cosa mi sorprese.

-Ciao Nick. Dove vai conciato così?- chiesi fingendo una voce disinteressata.

-Ciao mucchietto di ossa, anzi non dovrei più chiamarti così visto che ti sei ingrassato, e anche tanto vedo! Dovrò trovarti un nuovo soprannome.- a quelle parole arrossii, però cercai di rimanere indifferente.

Per Harry, lo stai facendo per Harry.

-Dove vado non sono certo affari tuoi, ma visto che oggi mi sento buono te lo dirò: sto andando a trovare Harry! Credevi che sarei andato a trovare il vecchietto di novantanni?!- chiese ironicamente ridacchiando.

-Harry può ricevere visite solo dalla madre!- esclamai io preoccupato.

-Questo lo dici tu piccoletto. Conosci per caso un certo Trevor Grimshaw? No? Beh è il caporeparto ed è anche... mio padre, quindi diciamo che ho permessi speciali e posso visitare chi mi pare e piace, in attesa che il tuo grasso corpo riesca a donare un po' di sangue al mio piccolo infermo.-

-Co... come fai a saperlo?! Sono informazioni segrete!- esclamai adirato.

-Te l'ho detto! Essere figlio del capo ha i suoi vantaggi. Il tuo paparino come sta invece, eh Louis? Ah no, scusa, che sbadato! Ti ha abbandonato perché non vali nulla. Ora vado prima che il mio pasticcino rimanga solo per molto.- disse prima di lasciarmi, dandomi una spallata che mi fece perdere l'equilibrio.

Odiavo quel ragazzo, lo odiavo con tutto il cuore.

Non avrei dovuto pensare quelle cose brutte su di lui, d'altronde era ricoverato in quest'ospedale come me, ma mi faceva molto innervosire, soprattutto quando parlava di Harry come se lo conoscesse. Lui non sapeva niente del mio Harry. Non sapeva che aveva un debole per i gattini e per gli unicorni rosa, non sapeva che aveva quattro capezzoli invece che due, non sapeva che amava suonare la chitarra e comporre qualche pezzo. Insomma non sapeva nulla di lui!

Odiavo sapere che lui poteva stargli vicino e io no, mi mancava quel ragazzo dagli occhi verdi tutto riccioli e fossette.

Tu stai facendo molto di più, gli stai donando il tuo sangue.

Già, il sangue. Speravo solo di riuscire in tempo.

Intanto ero arrivato davanti alla porta del dottor Cooper. Mi accorsi che non era solo, Liam e il dottor Morgan erano con lui.

-Eccoti Louis, pensavo di averti perso per sempre!- esclamò il dottor Cooper suscitando ilarità tra i suoi colleghi.

-Ero da Harry.- mormorai tristemente. Gli altri tacquero.

-Ok Lou, vai dietro il separé e spogliati.- disse dopo qualche secondo il dottore.

Io ubbidì cercando di non toccare più di tanto quella flaccidità ormai irrimediabilmente appiccicata al mio corpo.

-Bene Louis, salta su!- esclamò il dottor Cooper che mi aveva appena raggiunto indicando la bilancia.

Dopo alcuni minuti di silenzio tombale mi fece scendere per farmi rivestire. Lui raggiunse gli altri dottori e iniziarono a confabulare tra di loro.

Quando finii di cambiarmi li raggiunsi.

Avevano tutti e tre un sorriso enorme stampato sulle labbra.

Forse ce l'avevo fatta.

Forse era arrivato il momento in cui anche Louis Tomlinson avrebbe combinato qualcosa di buono nella sua vita.


 

Harry

-Nick ti prego, lasciami solo. Sono stanco, non ho voglia di parlare, tanto meno con te!- cercai debolmente per l'ennesima volta di allontanare quel ragazzo molesto da me.

-Non devi parlare Passerottino. Lascia parlare me! Ti racco..-

-Ti prego, ho mal di testa non riesco a seguirti!- esclamai allora esasperato.

-Va bene come vuoi principessa.- rabbrividì a quel nomignolo. -Rimarrò qui steso accanto a te. Fammi spazio.-

-Non c'è posto dai. Torna in camera tua!-

-Certo! Per me non c'è posto, ma per quel grassone pappamolle del tuo ragazzo sì!- esclamò alzando notevolmente la voce, cosa che mi fece aumentare notevolmente il mal di testa che ormai da molti giorni persisteva costantemente.

-LASCIA STARE LOUIS!!!- ringhiai tra i denti per difendere il mio ragazzo da quel pallone gonfiato. -Louis non può venire a trovarmi come fai tu, stupido idiota! Non ha i permessi speciali che un figlio di papà come te può permettersi! Ma se devo essere sincero Nick, sarei ben felice che lui fosse qui con me in questo momento al posto tuo, perché, come hai giustamente detto, lui è il mio ragazzo!- esclamai allora tirando fuori tutta la forza che mi era rimasta.

Allora Nick contro ogni aspettativa si alzò dal mio letto e si diresse come una furia verso la porta. Prima di sbatterla con forza alle sue spalle esclamò:

-Ti farò cambiare idea Harold, stanne certo. Dovesse essere l'ultima cosa che faccio!-

Dopo quelle parole la mia stanza bianca, senza finestre, con solamente un letto e una sedia, con diversi apparecchi salvavita attaccati al mio corpo, ritornò nel silenzio tombale.

Non mi era permesso fare nulla in quella stanza. Le uniche cose che potevano entrare dovevano essere accuratamente disinfettate. Mia mamma mi aveva portato dei libri imballati e che quindi non erano stati ancora a contatto con altre persone, ma io non ero un grande fan della lettura quindi erano ancora imballati sul comodino.

Gli unici momenti di svago che avevo era quando mia mamma o mia sorella mi venivano a trovare. Oppure quando mi perdevo nei due pozzi di mare che ogni giorno gentilmente Louis mi portava.

Quanto mi mancava quel piccoletto. Non potevo stargli accanto, né parlare con lui. Questo mi straziava più di ogni altra cosa.

Vedevo ogni giorno di più i suoi miglioramenti e non potevo che esserne più fiero. Le sue sporgenti ossa del volto si stavano pian piano livellando, donandogli un aspetto molto più sano, restando tuttavia sempre molto magro. Sapevo che più che mai in quel momento aveva bisogno del mio supporto, ma tutto quello che potevo fare era sorridergli prima che la stanchezza debilitante della mia malattia mi portava a crollare in un sonno profondo.

In quel momento la porta si aprì. Entrò mia madre che sprizzava gioia da ogni poro.

Trascurando tutte le regole che vigevano in quel posto, mi abbracciò d'istinto. Era tanto che qualcuno non mi toccava in quel modo, quindi rimasi attaccato a mia madre per molto tempo beandomi del suo calore umano e ispirando con forza il suo profumo.

-Harry, amore mio, mi sei mancato!- disse guardandomi negli occhi e scompigliandomi i capelli.

-Anche tu mamma, ma.. sono guarito?- chiesi incerto. Lei ricordandosi improvvisamente della mia condizione medica, si allontanò da me come se avessi una malattia contagiosa, scusandosi più volte.

-No tesoro, ma ho appena ricevuto la notizia più bella che avessi mai potuto ricevere.-

-Avrò una fratellino?- chiesi speranzoso facendo sorridere mia madre. Da piccolo desideravo così ardentemente un fratellino che lo chiedevo in ogni letterina per Babbo Natale. Ovviamente questo mio desiderio non si è mai realizzato però mia mamma continuava a ricordare con affatto quei momenti.

-No tesoro.- ridacchiò.

-Allora che succede? Che c'è di più bello di un fratellino?-

-Ancora non posso dirtelo Harry, ma quando lo scoprirai sarai veramente felice.-

-Non puoi lasciarmi così sulle spine! Sei ingiusta!- esclamai fingendomi offeso.

-Lo so, amore, ma ho promesso ad una persona di mantenere il segreto.-

-Almeno un indizio?- chiesi facendole gli occhioni supermagici che fin da quando ero piccolo riuscivano sempre a farmi guadagnare un biscotto in più.

-No no, non funzionano gli occhioni, mi dispiace!- esclamò divertita.

Poi, dopo avermi lasciato un veloce bacio sul naso uscì dalla stanza per andare a chiamare la nonna.

La seguii con lo sguardo mentre usciva dalla porta. In quel momento arrivò anche Louis.

Quando mia madre lo vide gli saltò letteralmente addosso cingendolo in un grande abbraccio. Louis dopo un momento di esitazione contraccambiò.

I due iniziarono a parlare, ma da lì non potevo né leggere il labiale né tanto meno sentire le loro parole.

Ad un certo punto arrivò Liam e si unì al loro discorso posando una mano sulla spalla del mio ragazzo.

Improvvisamente Lou saltò di gioia e corse verso un punto che non potevo vedere.

Liam e mia madre lo guardavano con dolcezza volgendo lo sguardo talvolta verso di me.

Odiavo essere escluso così dalla vita reale. Ero come chiuso in una bolla e non potevo in nessun caso uscire fuori.

Mentre ero immerso nei miei pensieri non mi accorsi che la porta della mia stanza si era riaperta. Solo quando sentii un leggero cigolio mi voltai.

Allora vidi la persona che mi era mancata più di tutte.

Louis.

Aveva il camice di carta, la cuffia e la mascherina, ma i suoi occhi che tanto avevo sognato erano proprio qui davanti a me.

Nessuno diceva niente. Io mi limitavo a guardarlo con la bocca spalancata dalla sorpresa e lui mi sorrideva con gli occhi.

Allora sollevai la mano e sfiorai la sua guancia in un punto in cui la pelle era libera da ogni protezione. Lui prese la mia mano e iniziò ad accarezzarla dolcemente.

-Sei.. sei qui!- fu l'unica cosa che riuscì a proferire.

Lui annuii semplicemente continuando a guardarmi fisso negli occhi.

Restammo così in silenzio per molto tempo. Era un silenzio ricco di parole, non era per niente imbarazzante. Stavamo bene in quel momento, eravamo insieme.

-Ti prego dì qualcosa. Voglio risentire la tua bellissima voce!- gli chiesi dopo parecchi minuti di contemplazione. Lui ridacchiò.

-Mi sei mancato Hazza.- sussurrò come per non disturbare.

-Anche tu piccolo mio, non sai quanto! Vieni mettiti vicino a me, voglio sentirti.-

-Harry, mi piacerebbe più di ogni altra cosa, ma lo sai, non possiamo. Sono qui di straforo, non voglio causare danni, tanto meno alla tua salute.-

-Ma dai! Per cinque minuti non morirò!- esclamai sorridendo amorevolmente.

-Dove mi metto Harry! Non entro! Non voglio schiacciarti tutti i tubicini!- esclamò divertito.

Io mi scansai leggermente per fargli spazio. Lui ci pensò un po' su, ma poi cercando di non toccare i tubi del mio corpo, si stese accanto a me iniziando ad accarezzarmi i capelli.

-Cavolo Lou, non posso credere che tu sia qui veramente. Dimmi che non è un sogno!-

-Non lo è tesoro!- disse dolcemente lasciandomi un bacio ruvido a causa della mascherina sulla fronte.

-Chissà se riuscirò a sentire ancora il sapore delle tue labbra senza questa stupida mascherina.- dissi senza pensarci. -Scusa, scusa è stupido!- mi affrettai a ribattere cercando di non far preoccupare inutilmente il mio Louis. Non volevo in nessun caso che il mio dolce ragazzo prendesse sulle sue spalle anche il mio dolore.

-Non è stupido, amore. Ti posso assicurare che presto tutto questo schifo finirà.- disse lui continuando ad intrecciare le sue affusolate dita tra i miei capelli selvaggi.

-Come fai ad esserne così certo! Non vedi? Sto morendo!- esclamai ormai impotente di fronte alla mia malattia.

Non mi stavo arrendendo, stavo semplicemente prendendo la consapevolezza che presto la mia vita sarebbe finita, perché io non ero immortale.

-Harry, ti fidi di me?- chiese allora quel magnifico ragazzo guardandomi negli occhi.

-Certo che mi fido di te, più di ogni altro.- dissi con sicurezza.

-Ti prometto che ti salverai.- disse fermamente.

-O...ok Lou.- lui sorrise. Non vidi veramente il suo sorriso, ma lo immaginai ed era un sorriso splendente e luminoso, così come i suoi occhi.

-Come hai fatto a convincere i medici a farti venire qui?- chiesi incuriosito.

-Diciamo che... oggi è successa una cosa molto bella e che quindi me lo sono meritato. CE lo siamo meritati! E poi ero estremamente geloso di Nick.- esclamò mettendo su un finto broncio mentre pronunciava le ultime parole.

-Non devi essere geloso, amore, io ho occhi solo per te. E poi stamattina ho cacciato Nick a calci nel sedere. Qual è la cosa bella che è successa?- sperai che almeno lui mi dicesse qualcosa. Era tutto il giorno che la gente mi nascondeva un segreto. E io odiavo i segreti!

Prima mia madre, e ora anche Louis.

Ero curioso! Volevo sapere! Non era bello lasciare un povero malato rinchiuso in una zona protetta a scervellarsi per un qualcosa.

-Te lo dirò tra qualche giorno. Ora non è ancora il momento.- mi comunicò.

Io non mi arrabbiai più di tanto. Anche se ero molto ficcanaso, avrei saputo aspettare per qualche giorno in più.

Restammo per molto tempo vicini. Lui mi accarezzava i capelli con amore.

Odiavo quando la gente mi toccava i capelli, ma stranamente con Louis provavo il contrario.

Il suo tocco leggero e delicato massaggiava la mia testa dolcemente e mi faceva rilassare più di qualsiasi altro farmaco.

D'altronde, lo dicevo sempre, Louis sarebbe stato la mia cura.

Ad un certo punto mi colpì una forte stanchezza. Avevo avuto una mattinata molto movimentata.

Prima c'era stato quel rompiscatole di Nick. Poi la dimostrazione d'affetto di mia madre ed ora il mio dolce ragazzo.

Non volevo sprecare così il mio primo momento con Louis dopo tanto tempo, avevo voglia di stare con lui, ascoltare la sua voce, immergermi nei suoi occhi, ma la mia malattia non voleva saperne.

Era lei a comandare, io non avevo voce in capitolo.

-Lou, sono stanco.- sussurrai avvicinandomi ancor più al suo petto.

-Ma certo amore! Vado via! Ci vediamo domani!- disse alzandosi di scatto.

-Ma no piccolo! Dove vai?! Speravo che potessi rimanere ancora qui, vicino a me! Magari potresti cantarmi qualcosa mentre mi addormento. Adoro quando canti!-

-No Haz, lo sai mi vergogno!-

-Ma ci sono solo io qui! Ti ho già sentito cantare! E poi non dovresti vergognarti, hai una voce splendida!-

-Ti prego, Harry!- mi supplicò con la sua vocetta.

-Ok, allora se vuoi potresti leggermi uno dei libri che mia madre mi ha portato. Io non li ho neanche aperti!- ridacchiai. Lui rise con me per poi tornare serio.

-Ehm Harry... lo sai.. non posso leggere! Non vedo senza occhiali!- mormorò imbarazzato.

-Oh ma che peccato!- dissi con una voce palesemente falsa. -Vorrà dire che mi accontenterò di una bella canzoncina!- esclamai lasciando un bacio sul suo braccio.

Lui sbuffò ridacchiando e tornò alla posizione di prima.

-Ti accontento solo perché sei un povero moribondo!-

-Ehi!- esclamai fingendomi indignato lasciandogli un leggero colpetto dove prima l'avevo baciato.

Lui rise e si posizionò meglio.

Amavo la sua risata con tutto il mio cuore. Era il suono più bello che avessi mai sentito.

Il primo giorno che lo incontrai mi promisi di farlo tornare a sorridere e pian piano ci stavo riuscendo. Mi sentivo fiero di me.

-Allora, riccio, cosa vuoi che ti canti?-

-Mi affido completamente a te! Stupiscimi!-

-Ok, va bene. Mettiti comodo.- io seguii il suo consiglio appoggiandomi al suo petto, ispirando quel suo odore di cannella che tanto amavo.

Poi iniziò a cantare una canzone che non avevo mai sentito, ma la sua voce mi fece venire i brividi dall'emozione.

If I don't say this now I will surely break
As I'm leaving the one I want to take
Forgive the urgency but hurry up and wait
My heart has started to separate

Oh, oh,
Be my baby
Ohhhhh
Oh, oh
Be my baby
I'll look after you


Prima di lasciarmi cullare da quel suono melodioso alzai lo sguardo verso il mio splendido ragazzo.

Era concentratissimo. I suoi occhi erano chiusi e la sua mano sinistra era poggiata all'altezza del suo stomaco. L'altra mano continuava ad accarezzare la mia.

Dopo quella visione mi addormentai finalmente con il sorriso sulle labbra.

 

Louis

Appena finii la canzone mi accorsi che il mio riccio dormiva sorridendo beatamente.

Io mi alzai e lo adagiai meglio sul letto rimboccandogli le coperte.

Poi mi sedetti sulla sediolina accanto. Non volevo andarmene. Per molto tempo avevo sognato questo momento e non l'avrei certo sprecato.

Ammiravo la forza che Harry aveva in ogni circostanza.

Ormai era molto più di un anno che era ricoverato in ospedale e da quando l'avevo conosciuto erano rare le volte che l'avevo visto abbattuto.

Riusciva sempre a mantenere salda dentro di se la forza per andare avanti e, per un qualche strano potere magico che aveva, riusciva a diffonderla anche a chi gli stava accanto. Me in particolar modo.

Mentre ero immerso nei miei pensieri, entrò dalla porta Niall molto silenziosamente.

-Louis, è arrivato il momento!-

Io mi alzai, lasciai un leggero bacio con la mascherina al mio ragazzo dormiente e seguii l'infermiere irlandese.

Mi portò in una minuscola saletta nello stesso piano.

Lì ad aspettarci c'erano già Liam e il dottor Cooper.

Niall mi fece stendere su un lettino e mi tranquillizzò.

Poi mi alzò la manica della felpa e strinse intorno al mio braccio un laccio emostatico; infine prese un ago, che era collegato ad un tubicino molto lungo che portava ad una sacca trasparente vuota, e, dopo avermi disinfettato la parte in interessata, infilò con decisione quel corpo estraneo nel mio braccio.

È per Harry. Lo stai facendo per Harry.

Io deviai immediatamente lo sguardo. Non volevo vedere il sangue. Mi faceva impressione dopo il mio ultimo tentato suicidio.

Così iniziai a fissare i medici che mi sorridevano dolcemente.

Ogni tanto Liam passava a controllare.

-Non va, è troppo lento!- esclamò ad un certo punto Niall. Liam e il dottor Cooper vennero a controllare.

-E' vero, non può farcela in questo modo.- asserì David.

-I polso, prepara il polso! Da' lì funzionerà meglio.- ordinò a Niall che subito si accinse ad ubbidire.

-Louis, tesoro, questa sarà una nuova procedura. Ti darà solamente più fastidio, ma non ti farà male! In questo modo preleveremo più velocemente il tuo sangue.- mi spiegò Liam.

Io annuii semplicemente. Oramai ero dentro non potevo tirarmi indietro. Non volevo tirarmi indietro.

La procedura al polso come mi disse il dottor Payne fu molto più fastidiosa, ma niente di più.

Dopo circa 40 minuti mi riaccompagnarono nella mia stanza su una sedia a rotelle facendomi bere alcuni succhi di frutta per reintegrare le sostanze perse.

L'indomani avrei dovuto ripetere il procedimento.

Questa cosa mi aveva debilitato moltissimo, ma tuttavia mi sentivo in gran forma e pieno di energia positiva perché grazie a me Harry avrebbe ricevuto una nuova vita.


Angoletto
Sono tornata! Scusatemi per il ritardo e per l'ora.
Che ne pensate di questo capitolo? E' un capitolo di passaggio, non succede praticamente niente di particolare. Diciamo che volevo dare un po' di respiro ai nostri due poveri malcapitati, perchè ne hanno (e ne avranno) bisogno.
C'è però una frase molto importante che potrebbe essere un semi spoiler per quello che accadrà dopo......... Vediamo se capite a cosa mi sto riferendo ;)
Ora vado a nanna che sono stanchissima!
A presto, Somriure :)

 


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


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Louis

-Louis, ce l'hai fatta! Abbiamo abbastanza sangue. Domani mattina lo doneremo ad Harry.-

Quelle parole, pronunciate da Liam, continuavano a vorticare nella mia testa da tutto il giorno.

Mi aggiravo per i corridoi dell'ospedale con un enorme sorriso stampato in faccia, il muscolo della mascella mi faceva male per la posizione intrapresa.

Finalmente dopo dieci giorni di estenuanti prelievi, in punti del corpo non troppo piacevoli, ero riuscito a mettere da parte un bel po' di sangue.

Harry sarebbe guarito, sarebbe uscito finalmente da quell'ospedale e tutto questo per merito mio.

Ero importante per qualcuno. Per il mio Harry.

Ora un corteo di medici più me, si stava dirigendo verso la camera del riccio per comunicargli la bella notizia. Da circa una settimana aveva ricominciato un ciclo di radioterapia per preparare al meglio il suo corpo alla trasfusione, quindi non era pimpante come al solito.

Appena arrivammo davanti alla sua camera ci accolsero Gemma e Anne che mi cinsero stretto in un abbraccio. Poi entrammo senza mettere alcuna protezione: né mascherine, né stupidi camici di carta.

Harry era seduto sul letto con un quadernino azzurro tra le gambe, era molto concentrato a scrivere qualcosa.

Appena ci vide però chiuse subito e nascose il suo lavoro sotto il cuscino, poi ci rivolse un grande sorriso.

-Che stavi facendo?- chiese Niall incuriosito.

-Niente di che stavo solo scrivendo.- disse lui arrossendo.- Voi piuttosto, che ci fate qui? Siete tantissimi!- esclamò debolmente.

-Crediamo che qualcuno debba dirti qualcosa.- rispose Liam spingendomi verso di lui.

Io arrossii, non mi aspettavo di dover essere proprio io a parlare.

-Beh ecco...-

-E' arrivato quel momento, Lou?- mi interruppe Harry sgranando gli occhi.

-Quale momento, Haz?-

-Il momento in cui mi confidate tutti i segreti e i sotterfugi che state preparando da un mese?- chiese sorridendo in modo furbetto.

-Credo proprio di sì!- esclamò ridendo Anne.

Harry allora si mise comodo e iniziò a battere le mani emozionato, come un bambino che vede per la prima volta la neve. Tutti noi scoppiammo in una fragorosa risata.

-Allora Lou, avanti racconta!- mi esortò il dottor Cooper.

-Dunque... da dove parto... ti ricordi quel giorn... no... allora... te lo dico chiaro e tondo, senza preamboli; va bene?- chiesi incerto.

-Ma certo! Basta che me lo dici però, perché non ci vedo più dalla curiosità.-

-Allora, domani avrai un sangue nuovo... il mio... il mio sangue.- dissi sussurrando le ultime parole.

-No, non credo di aver capito.- rispose lui allibito sgranando gli occhi e spalancando la bocca.

-Hai capito benissimo Harry!- gli assicurò il dottor Morgan.

-Vieni qui piccolo!- mormorò con le lacrime agli occhi. Io mi avvicinai e lui mi cinse con le sue lunghe e forti braccia in un abbraccio che per la prima volta dopo troppo tempo era finalmente libero da stupide protezioni.
Eravamo io e lui. Io e il mio Harry.

-Grazie, grazie, grazie, grazie.- iniziò a sussurrare all'infinito sul mio petto.

Io appoggiai la testa sui suoi riccioli boccolosi lasciando a volte dei leggeri bacetti.

-Grazie a te Hazza, per non esserti arreso con me.- sussurrai in modo che mi sentisse solo lui.

Gli altri decisero di lasciarci un po' di tempo da soli, quindi salutandoci calorosamente e complimentandosi ancora una volta con me, uscirono dalla stanza asettica di Harry.

Quando fummo soli, Harry mi fece stendere vicino a lui. Restammo in silenzio per un po', come sempre. Poi lui si voltò verso di me con una luce diversa negli occhi.

-Io sono sempre stato convinto che tu mi avresti salvato la vita, ma non credevo fino a questo punto, pensavo che mi avresti reso una persona felice, salvandomi quindi dalla tristezza di questo luogo, invece, cavolo Lou! Tu sei il mio eroe!-

-Non ho fatto nulla di particolare infondo, non mi è costato niente donarti un po' del mio sangue! L'ho fatto con piacere perché io... io..- ti amo.

Non riuscivo ancora a dirlo, era una cosa troppo grande per me. Dire quelle parole era come prendere la consapevolezza che ormai eravamo una coppia a tutti gli effetti. La cosa non mi faceva paura, mi terrorizzava.
Anche se cercavo in tutti i modi di imbrogliare il mio cervello facendogli credere di non essere imprigionato in questa relazione, in fondo sapevo che c'ero dentro fino al collo.

Non ero pazzo, ne tanto meno menefreghista, amavo stare con Harry, amavo tutto di lui, mi faceva sentire speciale ogni volta. Solo che avevo paura, una fottuta paura che mi attanagliava. Avevo paura che quello che avevo vissuto con Stan si potesse ripetere. Sapevo che Harry era una brava persona, me lo dimostrava ogni giorno in modi diversi, ma anche Stan prima di reagire in quel modo mi trattava bene, o forse ero io a credere così.

Non che non mi fidassi di Harry, mi fidavo forse anche troppo di lui, avevo solamente troppa paura di soffrire di nuovo.

Con questo non avevo deciso di non confidargli mai il mio amore, mi sarebbe servito solo un po' di tempo in più. Speravo veramente che Harry mi avrebbe dato altro tempo, perché non ero pronto a rinunciare a lui.

-Tu cosa Lou?-

-No niente. Cosa stavi scrivendo prima?- chiesi cambiando discorso.

-No niente.- ripeté lui le parole che avevo appena pronunciato.

-Dai! Sono il tuo supereroe! Puoi dirmelo!- esclamai facendogli il labbruccio.

Lui scoppiò a ridere come se avessi fatto la battuta più divertente del mondo. Adoravo questo di Harry, riusciva sempre a trovarmi divertente o dolce. Ero una persona normale con lui.

-Ok, stavo scrivendo una canzone.- disse lui arrossendo. Era un cucciolo quando arrossiva.
Il mio gigante dalle proporzioni colossali che arrossiva e si imbarazzava era una delle 7 meraviglie del mondo.

-Me la faresti sentire?- chiesi timidamente. Se qualcuno mi avesse chiesto di fare una cosa del genere avrei preferito sotterrarmi vivo, quindi avrei capito se avesse rifiutato.

-Ancora non l'ho finita, quando la finirò sarai il primo a cui la farò ascoltare, d'altronde l'ho scritta pensando a te. Ora oltre al mio eroe sei diventato anche la mia Musa, la cosa è inquietante!- esclamò con una voce buffa lui.

Io arrossì, non ero abituato a ricevere quei complimenti.

-Magari tu potresti accompagnarmi con il piano!- a quelle parole mi irrigidì. Come faceva a saperlo? Io non glie l'avevo detto di certo. Non nominavo quella parola da cinque anni.

-Che ne sai che suonavo il piano?- chiesi forse un po' troppo rudemente.

-Me l'ha detto Zay. È buffo perché me ne ha parlato prima che ti conoscessi: “Il mio migliore amico è un pazzo combina guai che ama studiare e suonare il piano come un piccolo Chopin in miniatura.”- disse imitando la voce di Zayn.

Io ridacchiai continuando ad arrossire.

-In ogni caso non suono più da molto tempo.- dissi tornando serio.

-Secondo me dovresti riprendere, così come con lo studio. Se sono cose che ami non puoi semplicemente abbandonarle e chiuderle in un cassetto profondo sperando che rimangano lì per sempre. Sono i tuoi sogni, Lou! Non bisogna mai abbandonare i propri sogni!- disse in modo molto convincente prendendo tra le sue, le mie mani.

-E' complicato, Harry. Non è così facile per me!-

-Louis, amore, ti sottovaluti troppo. Ti sei messo in testa di salvarmi la vita e in due mesi sei riuscito a superare i tuoi problemi e a tornare in forma per essere pronto a donarmi il sangue. Sei la persona più testarda e caparbia che conosco! Si tratta solo di volontà. Non sto parlando solo del pianoforte, credo che tu debba riprendere in mano la tua vita che ti hanno strappato ingiustamente, so per certo che ce la farai Louis.-

Mi accorsi solo in quel momento che delle calde lacrime stavano scendendo dagli angoli dei miei occhi.

Harry era riuscito a dire quello che cercavo di depositare nell'angolo più remoto della mio cervello, era come se quel ragazzo vivesse nella mia testa.

Io semplicemente non risposi, le cose che aveva detto erano la pura verità, solo che era difficile da ammettere.

-Non piangere piccolo.- disse lui asciugandomi una lacrima con le dita. -Io sono con te, non sei solo ad affrontare tutto!-

Io annuii e mi accucciai addosso a lui. Harry mi prese e iniziò a coccolarmi amorevolmente.

Passammo quasi tutto il pomeriggio in questo modo, sussurrandoci talvolta parole dolci.

Verso sera arrivò Niall per farmi tornare in camera.

Io guardai Harry negli occhi e poi lo abbracciai.

-Andrà bene Hazza!-

-Lo so, ne sono pienamente convinto Lou! È il tuo sangue! Sono così emozionato!-

Io sorrisi a quel ragazzo meraviglioso prima di avviarmi verso la porta.

-Ci sarai domani Lou? Dopo la trasfusione.-

-Certo amore, ti aspetterò fuori tutto il tempo.-

-Grazie!-

-Non devi ringraziarmi, lo faccio con piacere.-

Detto questo uscii e tornai in camera mia.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Zayn

-Sta calmo Lou, smettila di battere il piede come un ossesso! Tra qualche ora Harry uscirà da quella sala con un nuovo sangue, il tuo sangue, e starà bene. Non c'è niente di cui essere preoccupato!- sussurrai nel orecchio di Louis per cercare di calmarlo, con scarso successo però, infatti le mie parole non lo tranquillizzarono per niente.

Eravamo seduti in sala d'aspetto da più di due ore e ne dovevano passare altre due prima che l'operazione si potesse definire ultimata.

Quel salone era stracolmo di gente; tutti erano lì per stare con Harry; tutti erano lì per assicurarsi che il loro familiare, amico, alunno, o semplicemente conoscente riesca a superare con positività quel momento.

Tutte quelle persone erano accanto ad Anne per confortarla e starle vicino, nel momento in cui Harry stava ricevendo la probabile cura definitiva che lo avrebbe portato alla guarigione.

Nessuno di loro c'era stato quando Harry ne aveva veramente bisogno, nessuno di loro c'era stato quando Harry era così malato che non riusciva ad alzarsi neanche dal letto, quando vomitava anche l'anima ed era lacerato da dolori devastanti. Nessuno di loro c'era stato quando si disperava per aver perso i bei capelli pensando che nessuno al di fuori dell'ospedale l'avrebbe più calcolato. Nessuno di loro c'era stato quando era stato rinchiuso nella stanza asettica per non fargli prendere infezioni letali.

La gente comune odiava gli ospedali; cercava di evitarli pensando che una volta dentro, anche se per una breve visita ad un amico, si sarebbe prenotata un biglietto di sola andata per il cielo.

Noi che ci avevamo vissuto però, non vedevamo più l'ospedale come una sorta di limbo che precedeva la morte.

Per noi l'ospedale era vita.

Speranza di poter continuare a vivere, quindi un glorioso Inno alla vita.

Per questo io e Louis, schifati da tanta ipocrisia, ce ne stavamo isolati dagli altri in un punto lontano dalla folla.

Da quel punto riuscivo a vedere benissimo tutte le emozioni che contornavano i volti di quelle persone. C'era il ragazzo che si vantava di aver condiviso il banco con Harry per tre mesi, la ragazza in una fontana di lacrime che abbracciava Anne chiedendosi perché questo sia accaduto ad un ragazzo così giovane e gentile come Harry, il tizio seduto con aria scocciata che pensava solo a quando tutta questa noia sarebbe finita.

E poi c'era Nick, il ragazzo che, a quanto avevo capito, si voleva mettere in mezzo tra Hazza e Louis, era in piedi attaccato al muro con le braccia incrociate che scrutava tutti negli occhi cercando un possibile rivale.

C'era Gemma, con i suoi capelli verdolini, che era riuscita a scansarsi dalle noiose chiacchiere degli “amici” di Harry e ora se ne stava accanto a Louis intenta a mordicchiarsi tutte le unghie.

C'era Lou che scherzava con la piccola Lux, mentre aspettavano che il loro compagnone di stanza uscisse per far ridere nuovamente la bimba.

C'era Perrie, la mia nuova e bellissima ragazza che aveva le mani intrecciate alle mie per darmi forza.

C'era il povero Louis che non la smetteva più di scalciare e di mangiarsi le unghie per il nervosismo.

E infine c'era Anne che era imprigionata da tutta quella sana gioventù che cercava con parole di pura cortesia e formalità di tirarle su il morale. Mi faceva una grande pietà, ad un certo punto il mio migliore amico si alzò e si avvicinò a lei.

-Anne posso parlarti?- chiese timidamente.

-Ma certo tesoro! Scusatemi ragazzi, torno tra un attimino.- disse tirando un sorriso a tutti quei ragazzi.

Poi lo perse a braccetto e insieme si diressero verso di noi.

-Dimmi tesoro!-

-Niente, ho solo pensato che avessi bisogno di staccare un po' la spina da tutta quella gente.-

-Grazie!- disse sinceramente poggiando la testa sulla sua spalla per chiudere un attimo gli occhi.

Restammo così incastrati per quasi una mezzora. Ad un certo punto vidi in lontananza il dottor Cooper.

-Come sta andando?- ci chiese.

-E' ancora dentro.- sbuffò Louis.

-Mi dispiace Lou.- disse con un tono afflitto.

-Ma no, lui dovrebbe stare bene!- esclamò allora allarmato il ragazzo. Io rimasi confuso.

-No, mi dispiace per quello che sto per dirti. Sono le 12.30 Lou. È l'ora di pranzo!-

-No, io resto qui non mi importa, l'ho promesso ad Harry!- urlò. Tutti i presenti nella sala si voltarono a guardarlo e lui diventò rosso come un peperone.

-Lo so tesoro, ma devi andare, sono le regole. Appena finisci ti farò tornare subito qui, te lo prometto.-

-Dai vai Lou. Harry non scappa.- lo esortai Zayn. Lo sapevo che era difficile per lui, ma aveva bisogno di continuare la sua cura, non poteva decidere di smettere a seconda dei periodi.

Così si alzò e seguì il dottor Cooper senza fiatare, con lo sguardo basso.

Dopo circa quaranta minuti uscì dalla porta di Harry, Payno che volle parlare da solo con Anne. Vidi la donna prendersi il viso tra le mani e iniziare a singhiozzare. Iniziai veramente a preoccuparmi, ma quando sentì la voce tranquilla di Liam, mi rassicurai.

-Allora ragazzi, Harry sta bene, ma è molto stanco, però se volete entrare... beh la porta è aperta! Potete farlo, lui ne sarà molto contento.- disse sorridendo. Quando passò vicino a me mi scompigliò i capelli.

Ah Payno, il mio dottore!

Quella mandria scatenata di ipocriti individui si catapultò nella stanza del riccio. Io mi affrettai a seguirli. Quando fui dentro mi feci spazio tra la gioventù per guadagnarmi il posto d'onore vicino a sua sorella Gemma che era seduta sul letto accarezzando la manona del fratello.

Anne invece continuava ad cullarlo come un cucciolo, guardandolo con quello sguardo che solo le mamme hanno.

-Zay! Ci sei anche tu!- esclamò il ragazzo debolmente.

-Ma certo Harold! Credevi forse che avrei lasciato solo il mio fratello d'ospedale in un momento come questo?!-

Lui scosse la testa sorridendo.

Il riccio si guardava intorno con aria stanca, ogni tanto si illuminava esclamando il nome di qualche suo “amico” che sentendosi nominato lo salutava con compassione e compianto, due sentimenti che Harry (come tutti gli altri malati) odiava.

Ma intanto continuava a cercare con ansia qualcosa, o meglio qualcuno in particolare, senza successo.

-Sta arrivando, tranquillo!- dissi per tranquillizzarlo.

Lui sorrise debolmente e si mise l'anima in pace.

-Oh finalmente ce l'hai fatta, Zuccherino mio!- esclamò quel Nick avvicinandosi ad Harry lasciandogli un bacio sulla fronte.

-Ti prego, oggi no, Nick! Oggi solo amici!- implorò il riccio.

-Ok ci sto! Ma solo perché hai fatto una lunga e stancante operazione!- disse alquanto scocciato.

-Grazie!-

Harry continuava a lanciare sorrisi finti a destra e a manca, quando ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono e il suo sorriso si trasformò in un immenso e vero sorriso.

Io mi voltai e vidi vicino alla porta la piccola e timida figura di Louis.

Harry allargò le braccia e fece segno al suo ragazzo di avvicinarsi.

Lou si fece spazio tra tutti quei giovani e si lasciò cadere dolcemente tra le braccia di Harry.

-Scusa, ti avevo promesso che ci sarei stato.- mormorò Boo.

-No tesoro, non fa niente. L'importante è che ora sei qui!- disse lasciandogli un bacio sul collo.

-Ho l'impressione che qui qualcuno debba raccontarmi qualcosa!- esclamò Anne con una voce fintamente offesa ma che risultò molto buffa.

Harry rise, Louis invece abbassò lo sguardo diventando ancora più rosso.

Restammo ancora per un po' di tempo insieme, man mano tutta quella gente se ne andò lasciando più spazio per le persone veramente vicine ad Harry.

Decisi di andarmene solo quando vidi i due piccioncini iniziare a sussurrare paroline dolci tra di loro. Così presi per mano la mia ragazza e mi diressi fuori.

Quando io e Perrie fummo nel cortile dell'ospedale notai Anne seduta da sola su una panchina che piangeva silenziosamente con un sorriso stampato in volto, così feci segno a Perrie di lasciarmi un attimo solo con lei e la raggiunsi.

Appena mi vide mi sorrise.

-Che c'è Anne?- chiesi educatamente.

-Sono solo felice, tanto felice. Il mio bambino oggi è rinato. È rinato per la seconda volta. Ricorderò questo giorno, 17 giugno, come il giorno più bello della mia vita. Certo, lo so che potrebbe anche andare male, so che il suo corpo potrebbe respingere il nuovo sangue o prendere qualche allergia, però mi sento positiva. Credo che esista qualcosa come il karma, o il fato, non lo so. So soltanto che il mio bambino ha sofferto tanto e ora merita un po' di pace. La fortuna gira! Deve girare! Il mio piccolo ce la farà. Harry quel bambino tutti ricci e fossette che piangeva se i compagnetti non volevano essere suoi amici, Harry quel bambino che d'estate al mare si girava tutti gli ombrelloni della gente in cerca di un bimbo con cui giocare. Ecco, il mio piccino ce la farà. Oggi quando sono entrata nella piccola stanzetta con quel pungente odore di sangue misto a sudore, mi sono sentita bene. Non so spiegare la sensazione, ma ho provato, vedendo quel ragazzone boccoloso, la stessa cosa che provai 17 anni fa quando mi misero per la prima volta quel piccolo batuffolino pieno di capelli tra le braccia. Appena mi ha visto oggi mi ha guardata e mi ha detto “Mamma ce l'abbiamo fatta! Ora ci credo anche io, la fortuna gira!” e io l'ho abbracciato, l'ho preso tra le mie braccia come quando ancora non aveva un nome. Tutto qui!- mi guardò con il volto bagnato di lacrime di gioia.

Io la strinsi forte e le trasmisi tutta la mia vicinanza. Lei era una Donna con la D maiuscola, aveva sacrificato momenti della sua vita per stare accanto al figlio e lo amava come mai nessun altro al mondo, quell'amore che solo le mamme possono provare.

Dopo averla salutata raggiunsi Perrie e insieme, mano nella mano, uscimmo finalmente da quel luogo.



Angoletto
Ecco qui il nuovo capitolo, finalmente il nostro caro Harold ha ricevuto il suo sangue, ora bisognerà solo vedere come reagirà il suo corpo.
Che ne pensate? Fatemelo sapere in un commento! ;)
A presto, Somriure :)


p.s. Ho iniziato a tradurre una storia! La potete trovare nel mio profilo! Passate a dare un'occhiata se vi va! :) Baaaaaci :P

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


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Harry

Le mattine di settembre erano sempre molto fredde dalla terrazza dell'ospedale londinese.

Esattamente un anno fa da questa terrazza avevo visto per la prima volta un ragazzo castano con le maniche di un pullover azzurro macchiate di sangue, estremamente magro. Ora quel ragazzo era accanto a me e mi stringeva dolcemente le mani. Aveva preso abbastanza peso per non essere più in pericolo di vita, ma rimaneva lo stesso il mio piccoletto.

Esattamente un anno fa ero rassegnato al mio destino: ad una morte prematura ed infelice. Ora la morte immanente non era più un mio problema; il midollo di Louis aveva attecchito completamente ed si era agglomerato al 100% con il mio sangue.

Potevo definirmi guarito.

Volevo aspettare però la conferma di Liam, sapevo quanto adorava dare belle notizie, quindi non volevo guastargli la parte.

Avevo passato un'estate infernale. La continua paura dei medici di un probabile rigetto del nuovo sangue da parte del mio organismo, li aveva obbligati a segregarmi di nuovo nella noiosissima stanza asettica per far sì che il mio corpo non potesse avere contatti con probabili infezioni dal mondo circostante.

Nonostante tutto, questa volta erano stati più clementi con me e mi avevano permesso di far venire gente in camera mia oltre mia madre e mia sorella. Alla fine la gente che facevo venire si limitava a essere Louis e alcune volte Zayn, ma questi erano particolari.

Dovevo prendere anche moltissimi medicinali, ma alla fine avevano funzionato, quindi avevo fatto bene a fidarmi dei miei medici.

Louis poggiò la sua testa su di me, aveva sul volto un dolcissimo sorriso che cercai di tenere impresso nei miei occhi il più possibile.

Presto sarei andato via da questo luogo e non sapevo se anche Louis sarebbe potuto uscire.

Oggi avevamo infatti entrambi una visita decisiva che decideva se potevamo finalmente lasciare l'ospedale perché ormai guariti, oppure no.

Avevo intensione di chiedergli di venire a stare a casa mia, lui era solo e di certo non l'avrei fatto tornare dallo zio e dai cugini, quindi avremmo potuto vivere da me! Ne avevo già parlato con le mie donne e avevano acconsentito contente ed entusiaste; ora mancava solo da convincere Louis.

Non volevo farlo in quella circostanza però, volevo godere ancora questo momento di pace con lui.

-Ti odio Haz?-

-Come, piccolo? Che ho fatto?- chiesi terrorizzato.

-Un tempo amavo incondizionatamente il tramonto, ma ora mi hai portato davanti alla meraviglia dell'alba e non so più cosa scegliere!- disse imbronciandosi e incrociando le braccia al petto. Era così adorabile.

Io risi di gusto, per un attimo credetti veramente che ce l'avesse con me.

-No, non ridere, sono serio!- continuò riducendo i suoi occhi a fessure.

-Ok principessa, come posso fare per farmi perdonare?-

-Mh vediamo, potresti iniziare abbracciandomi forte!- disse spalancando le braccia.

In questi mesi era diventato molto più espansivo rispetto ai primi tempi, aveva ancora qualche momento in cui si chiudeva in se stesso come un riccio, ma in qualche modo riuscivo sempre a riportarlo da me. Ancora non riusciva a vedere di buon occhio il suo corpo, cercava di evitare ogni superficie riflettente e se ne incontrava una diventava serio e triste. C'erano ancora dei punti del suo corpo che non mi era permesso toccare e non avevo idea di come fare per aiutarlo. In compenso aveva continuato la sua dieta anche dopo avermi donato il sangue.

C'era stato un periodo in cui aveva avuto una leggera ricaduta, ma insieme ai medici eravamo riusciti a riprenderlo in tempo e a riportarlo sulla dritta via.

Lo cinsi allora in un grande abbraccio scompigliandogli i capelli. Aveva la sua testa appoggiata sul mio petto e si lasciava coccolare dolcemente nei punti prestabiliti.

-E tu Harry, che preferisci?-

-Esattamente un anno fa ti avrei risposto l'alba, trovavo che il tramonto fosse per le persone qualunque e io volevo distinguermi dalla massa, oggi però dico con fermezza tramonto.-

-Perché?- chiese ingenuamente.

-Beh, i momenti più belli e importanti che ho passato con te sono stati durante un tramonto, quindi collego te al tramonto, perciò, visto che ti amo, di conseguenza amo anche i tramonti!- dissi facendo scontrare delicatamente le nostre fronti.

Lui arrossì ma poi unì le nostre labbra in un dolcissimo bacio.

Sentivo che la mia vita era veramente completa con quel piccolo ragazzo accanto a me, non avevo più bisogno di nulla, ero felice.

-Haz...- disse staccandosi da me continuando a guardarmi negli occhi.

-Dimmi piccolo.-

Restò in silenzio. Mi fissava con quegli oceani immensi che si ritrovava al posto degli occhi, ma non parlava.

Ad un certo punto un timido sorriso esplose sul suo volto.

Poi arrossì abbassando il capo.

-Ti amo Harry.- sussurrò molto piano, quasi impercettibilmente, ma io lo sentii benissimo e mi resi conto che era quel momento la mia vita era veramente perfetta.

-Anche io Louis.-

-Ragazzi, scusate, non vorrei interrompere un momento così tenero ma devo rapire Louis. È l'ora della pappa, amico!- disse Niall avvicinandosi a noi. Il solito guastafeste.

Lasciai un veloce bacio sulla guancia del mio ragazzo per poi vederlo allontanarsi con l'infermiere irlandese.

Io rimasi ancora un po' a godermi il fresco mattutino, ma poi decisi di tornare anche io in stanza perché stava nascendo un certo languorino nella mia pancia.

La piccola Lux era guarita quindi era tornata con Lou a casa sua, perciò ero nuovamente solo in quella stanza troppo grande.

Dopo aver finito la mia colazione decisi di tornare da Louis. Ero così innamorato che non riuscivo a stargli lontano più di qualche ora.

Appena davanti alla sua stanza sentii più voci, segno che non era solo. Così bussai delicatamente per poi aprire la porta.

-Grazie Trisha, non so veramente come avrei fatto senza di voi!- esclamò Louis saltando in braccio ad una donna che riconobbi come la mamma di Zayn.

-Nessun problema Boo! Lo sai, sei come un figlio per me!-

-Sarà solo una sistemazione temporanea, quando troverò un lavoro toglierò il disturbo.- disse guardando la donna negli occhi.

-Non dire cavolate Lou! Non c'è bisogno che tu te ne vada! Ci fa piacere averti con noi! Noi siamo soli, tu sei solo, ci faremo compagnia!- esclamò allora Zayn.

Io feci un colpetto di tosse per attirare la loro attenzione.

-Ehi Haz!- esclamò Louis con gli occhi raggianti appena mi vide.

Io mi avvicinai a loro sedendomi sul letto.

-Ciao Harry! È bello vederti! Come stai?- mi chiese Trisha. Era una donna dolcissima e voleva molto bene a suo figlio.

-Bene, sto bene. Forse in settimana dovrebbero dimettermi!-

-Oh ma è fantastico, amico! Sono veramente felice per te!- disse Zayn.

-Ehi Hazza, Trisha e Zay mi hanno proposto di andare a vivere con loro quando mi dimetteranno!- esclamò Louis con uno sguardo veramente felice.

Io annuii e accarezzai la sua testa.

-Sono felice, amore.- dissi cercando di sembrare più vero possibile.

La verità era che stavo morendo di tristezza e gelosia. Avrei voluto tenere io quel piccolo orsacchiotto a casa mia, ma non potevo sgretolare le emozioni di Louis quindi mi congratulai con Zayn e sua madre raccomandandogli il mio piccolo.

Mi stavo facendo da parte. D'altronde sarebbe stato meglio a casa del suo migliore amico d'infanzia: avrebbe potuto continuare la scuola nel suo paese e perché no, anche vedere le sue sorelline.

Doncaster e Holmes Chapel distavano poco meno di due ore di macchina, quindi volendo avei potuto raggiungerlo e lui avrebbe potuto raggiungere me in ogni momento.

Non era la stessa cosa che vederlo tutti i giorni a tutte le ore del giorno, ma noi eravamo più forti di una stupida distanza.

-Che c'è che non va, amore?- mi chiese lui alzandomi la testa che si era abbassata a causa di tutti quei pensieri.

-Niente, è solo che mi mancherai tantissimo!-

-Anche tu Harry, non voglio ancora pensarci.- disse chinando il capo.

-Louis, noi andiamo a parlare con i tuoi dottori, per sentire anche la loro opinione. Vi lasciamo soli!- disse Trisha facendoci l'occhiolino e accompagnata dal figlio uscì dalla stanza di Louis.

-Lo sai, non avevo ancora pensato che uscire di qui avrebbe comportato separarmi da te.- disse con gli occhi lucidi.

-Amore, amore , amore, una cosa è certa noi non ci separeremo! Voglio rimanere il contatto con te almeno una volta ogni ora, poi ci sentiremo tutti i giorni su Skipe e ti verrò a trovare ogni settimana. Doncaster e Holmes Chapel non sono poi così lontane!-

Lui tirò su con il naso e mi abbracciò.

-Stai tranquillo amore, non ti libererai di me tanto facilmente!-

Louis annuì guardandomi negli occhi.

Restammo accoccolati per un bel po' di tempo. Cercavo in tutti i modi di distrarlo e di farlo ridere. Finché potevo, volevo sentire la sua risata a tutti i costi.

-Lou, mi sono sempre chiesto, ma perché ti porti sempre dietro quel quadernino verde? Che ci scrivi? Sono curioso! Non puoi lasciarmi sulle spine ancora per molto!- dissi ridacchiando.

-In verità non ci ho ancora scritto nulla. È completamente vuoto.- mi disse porgendomelo.

Io lo aprii e lo sfogliai. Non era esattamente vuoto. Sulla prima pagina c'era scritta una parola.

Era di una scrittura molto piccola ma elegante. La parola era “sangue”.

-Lou, non farmi preoccupare, perché hai scritto sangue?-

Lui mi prese il quadernino dalle mani, osservò la scritta e me lo porse nuovamente sorridendo.

-Ogni giorno dovevo scrivere su questo quadernino una lista di cose che trovavo belle o utili del mio corpo o della mia persona. Come vedi l'unica cosa che sono riuscito a prendere in considerazione è stato il sangue. Ho un gran bel sangue, non credi?-

-Sì, il tuo sangue è qualcosa di meraviglioso, ma posso trovare almeno altre 100 cose fantastiche di te!- esclamai prendendogli le mani. Lui abbassò il capo arrossendo e diventando cupo.

-Non fa niente se non trovo niente di bello in me, alla fine basta che rimango in salute! Non devo per forza piacermi! Posso convivere senza avere la convinzione di essere perfetto.-

-Quindi mi stai dicendo che passerai la tua vita ad evitare gli specchi?- chiesi con una faccia curiosa e confusa.

-Non vedo altro modo. Ma non devi preoccuparti, la cosa non mi dispiace! Se non mi vedo, mi sento bene!-

-Avanti Louis, alzati!-

-Non so se voglio farlo, l'ultima volta che qualcuno mi ha detto così poi mi ha chiesto di buttarmi dalla finestra!- disse alludendo all'azzardata mossa del dottor Cooper. Io ridacchiai pensando a quella scena anche se quel giorno provai tutto tranne che divertimento.

-Dai, fidati di me!- dissi tendendogli la mano. Lui la afferrò e mi seguì.

Non andammo tanto lontano. Mi fermai davanti al suo armadio, aprì l'anta e tolsi l'asciugamano che copriva il specchio.

Quando Louis capì le mie intenzioni provò a sgusciare lontano da me imprecando e maledicendomi. Io però fui più svelto e lo presi in tempo cingendolo con le mie braccia.

-Perché? Non mi vuoi bene! Lasciami in pace!- urlò dimenandosi da me con scarso risultato.

Io infatti ero molto più forte e alto di lui quindi non poteva in nessun caso liberarsi da me. Mi sentivo tanto un bullo in quel momento, ma non volevo che uscisse da questo luogo come un catoptrofobico*, lui era forte, non poteva avere una così bassa autostima.

Intanto Louis continuava ad urlare, lasciandomi pugni sempre più forti sulla schiena, infatti l'avevo abbracciato per avere una maggior presa su di lui senza il rischio di fargli male.

-Louis.-

-No! Lasciami!-

-Amore.-

-Va via da me!-

-Piccolo, calmati.... ok... così... shhh.-

-Sono arrabbiato con te!-

-Lo so, ma voglio che tu ora ti volti. Io sarò qui con te.-

-Ma allora sei sordo! Non voglio in nessun caso guardarmi in quello stupido specchio!- urlò.

-Lo so che non vuoi, ma...-

-Se lo sai, lasciami in pace, per l'amor del cielo!-

-No.-

-Come?- chiese guardandomi con gli occhi ridotti a fessure.

-No. Non ti lascerò fino a che non mi darai retta!-

-Ti stai approfittando di me solo perché sono più debole!-

-Sì è vero. Ma lo sto facendo per una buona causa.-

-Anche Hitler diceva di aver sterminato gli ebrei per una buona causa!-

-Stai paragonando uno sterminio di massa ad una semplice occhiata nello specchio. Dai Lou, voltati, a quest'ora avevamo già finito.-

Lui in tutta risposta abbassò il capo iniziando a singhiozzare. Io lo presi e lo feci voltare delicatamente. Lui non oppose resistenza.

-Avanti Lou, alza la testa.- lui non rispose, si limitò a scuotere la testa.

-Fallo per me, amore mio.-

A quel punto alzò lentamente il capo mostrando la faccia bagnata di lacrime e gli occhi rossi dal pianto. Appena vide il suo riflesso sussultò. Io lo avvolsi tra le mie braccia e appoggiai la mia testa sulla sua.

-Cosa vedi Lou?-

Lui semplicemente scosse il capo disgustato e tornò ad abbassare il capo.

-Vuoi sapere che cosa vedo io?- non aspettai risposta, tanto sapevo che non sarebbe arrivata.

-Io vedo uno splendido ragazzo che ha sofferto, tanto. Ma che si è dato da fare e ha trasformato la sua tristezza in forza, diventando il più bello dei cigni. Vedo un ragazzo con un cuore d'oro, dolce ed altruista che mette gli altri sempre, sempre, al primo posto, dimenticandosi molto spesso di se stesso. Vedo un ragazzo bellissimo. Di quella bellezza che ti toglie il fiato, quella bellezza che ti lascia senza respiro, quella bellezza insolita, che non tutti hanno, ma che irradia di luce le persone che stanno attorno. Vedo un ragazzo con gli occhi così straordinari ed espressivi che possono essere considerati due pozzi di mare. Vedo un ragazzo imperfetto, perché sì Lou, la perfezione non esiste. Ma l'imperfezione di questo ragazzo crea armonia, e l'armonia rende perfetto il tutto. Vedo il ragazzo che voglio al mio fianco per sempre.-

Tenevo gli occhi chiusi mentre esprimevo tutti i miei sentimenti, mentre mi liberavo delle mie emozioni per condividerle con Louis. Quando li riaprii vidi i due meravigliosi pozzi di mare che mi fissavano, lucidi per l'emozione attraverso il vetro dello specchio.

Quando in nostri sguardi si incrociarono lui si voltò, mi prese la testa tra le mani e mi baciò.

-Grazie.- mormorò sul mio petto. -Nessuno mi aveva detto delle cose così bella.-

-Non devi ringraziarmi, amore mio, è quello che penso. Mi rendi felice Louis.- lui si strinse ancora più a me io lasciai dei veloci bacini sul suo capo.

-Ragazzi, ma insomma! È possibile che ogni volta che entro vi devo trovare che amoreggiate! Pensate a quelli come me, single da 3 anni!- disse Niall entrando nella stanza. Quel ragazzo era terribile! Riusciva sempre ad interromperci.

-Andiamo, avete le vostre visite ora.-

-Haz, è arrivato il momento.-

-Sì piccolo. Facciamo così, incontriamoci davanti alla fontana del cortile appena finita la visita ok?-

-Sì, d'accordo!- esclamò lui.

Entrambi ci dirigemmo verso gli studi dei nostri medici.

Appena entrai nello studio di Liam, il dottore mi accolse con un abbraccio bagnato di lacrime.

-No. No. Io non resterò ancora qui in ospedale!- dissi portandomi le mani tra i capelli.

-Ma no Harry che hai capito! Sono contento! Sono estremamente contento! Se guarito finalmente! Tu sei stato il mio primo paziente e dopo tanti anni finalmente ce l'abbiamo fatta, tesoro. Ti comunico ufficialmente che la tua malattia è stata sconfitta. Abbiamo vinto Harry! Stasera starai già ad Holmes Chapel!-

A quelle parole gli saltai letteralmente addosso, lui mi prese al volo e iniziammo a girare come due scemi.

Ero abbastanza sicuro del verdetto finale ma sentirlo dire a voce alta dal mio medico era tutta un'altra storia!

Uscì dalla stanza correndo, baciando ed abbracciando tutti quelli che erano davanti a me.

Arrivato in cortile, per la furia, per poco non mi buttai nella fontana, ci mancava solo che mi trattenevano in ospedale per un trauma cranico.

Aspettai circa trenta minuti appoggiato al marmo di quella struttura, ma di Louis nemmeno l'ombra.

Così decisi di incamminarmi verso il suo piano per andargli incontro. Arrivato davanti alla stanza del dottor Morgan, dove avrebbe dovuto avere la visita, mi sedetti sul pavimento iniziai ad aspettare.

Alcuni minuti più tardi invece del mio bel ragazzo uscì da quella porta Nick.

-Oh Vita! Sei qui! Sei venuto a consolarmi? Non sono ancora guarito, quindi dovrò restare qui.-

-Io in verità cercavo Louis.- dissi tralasciando i suoi nomignoli.

-Ah, già, Louis. L'ho visto scappare da qua abbastanza alterato.-

A quelle parole non salutai neanche il ragazzo e mi fiondai nella camera viola di Louis.

Bussai leggermente ma non ottenni alcuna risposta. Così entrai.

Nella stanza si spargeva un buio pesto. La serranda della finestra finta era tirata giù al massimo e non c'era neanche una piccola luce ad illuminare.

Se non fosse stato per un leggero singhiozzo, avrei giurato che in quella stanza non ci fosse nessuno.

-Lou, che è successo?- Silenzio.

-Dai amore, non escludermi!- lo implorai.

Non ricevendo ancora una volta risposta mi sfilai le scarpe e mi infilai sotto le coperte con lui.

Iniziai ad accarezzargli la frangia attaccata alla fronte per il sudore decisi di non spingerlo a parlare.

-Hanno detto che sono ancora troppo fragile.- mormorò lui inaspettatamente con una voce bassissima.

Io gli lasciai un bacio sul naso.

-Amore mio, tu uscirai da questo luogo, magari non sarà questo il tuo momento, ma un giorno sarai di nuovo fuori, più forte che mai. Te lo prometto Louis.-

Lui non si mosse, rimase fermo, con la testa incastonata tra il mio petto.

-A te che hanno detto?-

-Sono guarito Lou, solo grazie a te, amore.-

-Che bello Haz! Te lo meriti!-

Restammo accoccolati per molto tempo. Ad un certo punto venni svegliato dalla mani delicate di mia madre.

Mi votai ma Louis non c'era.

-Andiamo Harry, è arrivata l'ora. Ho già firmato le carte e racimolato la tua roba, possiamo andare, amore.-

-Dov'è lui?-

-Non lo so, quando sono arrivata non c'era più!- io mi incupii. Volevo salutarlo prima di uscire.

Appena fuori dalla stanza vidi un corteo di gente pronta a salutarmi:

C'era Mary, la cuoca, che dopo avermi stritolato in uno dei suoi abbracci mi regalò un cupcake che tanto amavo. C'era Ed che mi sorrise scompigliandomi i capelli. C'erano il dottor Cooper e il dottor Morgan che mi salutarono augurandomi di vivere una vita spensierate e libera come un ragazzo della mia età. C'era Nick in un mare di lacrime che mi abbracciò stretto dicendomi che non si sarebbe mai dimenticato di me e chiedendomi se sarei andato a trovarlo. C'era Niall che nonostante volesse sembrare duro stava nascondendo dietro di se un fazzoletto per asciugare le lacrime che uscivano dai suoi occhi. C'era Liam che era stato il mio eroe (dopo Louis) e che con estrema abilità era riuscito a guarirmi, ora mi guardava con i suoi occhi dolci pregandomi di andarlo a trovare qualche volta. C'era Zayn che era stato il mio fratellone e mi aveva supportato prima di tutti, ora mi assicurava che presto saremmo usciti tutti insieme tutti e tre.

Tra tutte quelle belle persone però ne mancava una. Louis.

Arrivato alla fine del grande edificio mi bloccai. Non sarei andato via senza un abbraccio del mio piccolo. Mia madre capii e aspettò in silenzio.

Ad un certo punto vidi in lontananza un gran trambusto e dopo un po' apparve Louis che correva tutto trafelato con in mano una busta.

-Avevo paura che te ne fossi già andato!- esclamò riprendendo fiato.

-Non avrei mai potuto tesoro mio!-

-Ecco tieni, questa è per te! Aprila quando io non ci sarò, ok?- disse porgendomi una busta da lettera.

-Va bene, amore. Ora vieni qui!- dissi.

Lo presi tra le mie braccia e lo strinsi forte. Lui fece lo stesso con me. Restammo così per un bel po' beandoci dei nostri profumi insieme.

Quando ci staccammo vidi delle pesanti lacrime che lottavano per scendere dagli enormi occhi di Louis. Io sorrisi.

-Cucciolo, non piangere! Starò qui spessissimo e ci sentiremo in ogni momento.-

-Lo so. È solo che mi mancherai.-

-Anche tu, amore mio.-

-Ti amo Harry.- disse questa volta con più fiato.

-Anche io Louis.- risposi baciandolo appassionatamente.

Dopo mi staccai e senza voltarmi indietro, perché ese l'avessi fatto non sarei riuscito più a staccarmi da quel ragazzo, raggiunsi mia madre in macchina.

Quando l'auto fu in moto decisi di aprire la busta. Al suo interno c'era una lettera. Così la presi e iniziai a leggerla. La sua scrittura era come al solito leggera ed elegate.

Caro Harry,

sono qui davanti a te che ti osservo mentre dormi. Sei dolcissimo con quei capelli ricci che ti infastidiscono mentre provi a mantenere gli occhi chiusi.

Stasera ti dimetteranno, non posso esserne più felice. Finalmente tornerai a casa tua con i tuoi amici e la tua solita vita. Te lo meriti Hazza, perché sei una persona speciale.

In questo anno, giorno dopo giorno, mi hai reso una persona migliore, mi hai spinto a credere in me più di quanto io possa immaginare. Mi hai trattato come una persona normale, non come se fossi un malato mentale, mi hai fatto sentire vivo. E per questo non so come ringraziarti.

Dici sempre che sono stato io a curarti, ma se non ci fossi stato tu dal primo momento, io non sarei stato quello che sono ora. Tu mi hai salvato Harry. Hai sgretolato le mie barriere con una dolcezza e un amore infinito, in un modo quasi impercettibile per me: un giorno non parlavo con nessuno, il giorno dopo avevi già il mio cuore in mano.

Tu sei stato migliore di tanti medici, migliore di tanti farmaci. Tu sei stato ossigeno puro,stavo annegando e mi hai salvato. (sì, lo so, sto citando Grey's Anatomy).

Ti devo la vita Harry Edward Styles.

Ho deciso di far stampare una nostra foto, la più bella secondo me. È una delle prime foto che abbiamo fatto. Ci siamo io e te; tu eri pelato e io, beh non ero certo in uno dei miei periodi migliori; amo questa foto perché nasconde dietro gli occhi tutte le sofferenze che stavamo provando ma allo stesso tempo sprigiona gioia e speranza.

Io ne ho una uguale.

Spero che non mi dimenticherai mai Harry, io non lo farò con te.

Ti amo Hazza.

Tuo Lou.

Angoletto
Ciao a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo, è abbastanza lungo, ma non volevo tagliarlo per nessun motivo.
Volevo comunicarvi che mancano ancora 3 o 4 capitoli alla fine della storia, poi ne pubblicherà subito un altra che sto già iniziando a scrivere :D
Intanto ho postato il terzo capitolo di In plain sight, passate a dargli un occhi'ata :P
Che ve ne pare di questo capitolo? Fatemi sapere in un commento. :)
Baci, Somriure :)
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


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Ok, non sopporto le note iniziali, ma sono costretta a scriverle per spiegarvi questo frutto della mia mente malata.
È un capitolo del tutto incentrato sulla mente di uno dei personaggi e la parte nella corsivo è dedicata al suo alter ego. All'inizio è un po' confusionario, ma andando avanti si capirà meglio (spero).

Nick

Raggio di sole svegliati! È mattina!

Olly perché diamine mi devi svegliare così presto.

Alza dal letto quel tuo sederino dorato, tesoro! Un nuovo giorno sta per cominciare! Dobbiamo pensare al piano?

Piano? Quale piano? Quale strana idea malefica hai in quella testolina? (Ammettendo che ne hai ancora una)

Ti ho sentito! Non fare il simpaticone Nick, sai benissimo cosa dobbiamo fare!

No, in verità non lo so, illuminami!

Operazione cattura la principessa” ti dice qualcosa?

Ancora con questa storia! Basta Olly! Harry è stato dimesso più di due settimane fa! Non ho più speranze con lui, anche perché ha occhi solo per Louis.

Sciocchezze! Chi si innamorerebbe mai di quel topo! Devi solo fargli aprire gli occhi, Nick, solo allora lui si accorgerà di quanto sei meraviglioso rispetto al suo presunto ragazzo.

Ancora mi chiedo perché lo fai. Sei morto da tre anni, Olly! Non avete cose da fare lì dove sei tu?

Idiota, come te lo devo spiegare che io sono solo nella tua mente! Lo faccio perché mi strazia non poter passare la mia vita con te, mi strazia sapere che un giorno incontrerai un uomo che ti farà battere il cuore e ti scorderai di me!

E quindi stai facendo di tutto per farmi mettere con un altro ragazzo! Non fa una piega, Olly! La tua coerenza mi impressiona!

Oh, sta zitto!

Non lo farò.

Cosa non farai? Non porterai a termine il nostro piano? Oh Nick! Me l'avevi promesso però! Avevi detto che avrei potuto decidere io il mio nuovo rimpiazzo! Solo così potrei provare a farmene una ragione! Harry mi...

Non ti dimenticherò mai, Olly. Sei molto importante per me. Sei uno dei capisaldi della mia vita. Non devi preoccuparti di questo! Ora procediamo con l'operazione cattura principessa.

Così mi fai arrossire!

Non hai un corpo, Olly.

Come sei puntiglioso! Se avessi avuto un corpo ora mi avresti fatto arrossire! Contento? NON RIDERE!

Come posso pensare di lasciarti andare! Sei ancora così vivo dentro di me!

Sai benissimo che non è così! Ora dai, muoviti! Vai da quel disadattato del tuo strizzacervelli!

Il dottor Morgan? Disadattato? Perché?

Mi scoccia quando ti dice che io non esisto più. Lo so, è la verità, però non ha nessun diritto di rimarcarlo ogni volta! E poi così, apertamente, davanti a me! Non ha un minimo di sensibilità emotiva quell'uomo!

Sei impossibile, Olly! Glielo farò presente,va bene?

Mi sembra la cosa più adatta se vuoi rimanere rinchiuso per i prossimi 30 anni! “Vede dottore, il mio fidanzato morto che vive clandestinamente nella mia testa dice di essere alquanto offeso perché lei sostiene in continuazione che non è vivo in realtà.” Smettila di ridere!

Hai ragione, hai sempre ragione, Olly.

Ok, bando alle ciance. Andiamo da quello scaccia-fantasmi?

Sei un fantasma, Lilli?

Nicholas, sei proprio di coccio! Io sono solo nella tua mente!

Va bene, va bene, la smetto.

Ecco bravo!

Ok, ora entro per la seduta. Potresti evitare di parlarmi? Mi deconcentri e poi rischio di rispondere a te e non al dottor Morgan.

Rischio di rispondere a te e non al dottor Morgan, gne gne.

Non mi rifare la voce!

Ti stai rifacendo la voce da solo, Nick! Io sono solo frutto della tua immaginazione!

Adori usare questa scusa vero?

È la verità, Nick. Solo la verità.

Ah, prima o poi diventerò matto!

Sei già matto! Sei rinchiuso in un istituto per malati di mente!

Ed è solo colpa tua! Sentiti in colpa Oliver! Ora zitto!

Zì badron!

-Buongiorno Nick!-

-Buongiorno dottor Morgan.-

Buongiorno dottor Morgan.

-Zitto!-

-Con chi parli Nick? Ancora la voce? Li prendi i farmaci che ti abbiamo prescritto?-

-Non è una voce qualsiasi, si tratta di Olly, il mio fidanzato. È morto!-

Che diamine Nick! Non ascoltarmi mai, mi raccomando!

-Oh mi dispiace, non me l'avevi mai detto. Ti va di parlarmi di lui?-

-Non c'è niente da dire. È morto!-

AH MOLTE GRAZIE NICHOLAS PETER GRIMSHAW, DOPO 5 ANNI INSIEME È TUTTO QUELLO CHE SAI DIRE?

-Era una persona fantastica, l'amore della mia vita. Mi manca tanto.-

Aww cuccioletto! Mi manchi anche tu, anche se è strano visto che parliamo circa 24 ore su 24!

-Mi dispiace tanto Nick. Come è morto?-

-Overdose.-

Non dirlo con quel tono sconsolato, anche tu ti drogavi con me!

-Cavolo Nick, deve essere stato terribile per te!-

-Sì, anche ora è difficile!-

Ma ora tutto cambierà quando avrai il riccio al tuo fianco!

-Dovresti andare avanti, lo so che è difficile, ma sarebbe un buon modo per ricominciare.-

Oh ben detto dottore! Quasi quasi inizia a piacermi!

-Sì beh, c'è un ragazzo.. mi piace... ma è complicato!-

-Niente è complicato se si ama veramente, Nick. Sono sicuro che andrà bene! Sei un bravo ragazzo, devi solo cercare di essere veramente te stesso, lascia stare quella maschera da duro che indossi, apriti al mondo!-

Cavolo, che gran medico che hai trovato! Lo sto rivalutando in una maniera incredibile! Grande stima per Isaiah Morgan (ho letto il suo nome dal cartellino)!

-Grazie dottor Morgan! Le sue parole mi hanno fatto bene. Ci vediamo domani!-

-A domani Nick! Ricorda di prendere le pillole e... osa di più!-

Osa di più!

Non avevamo detto che non dovevi fiatare per la durata della visita?

Sì beh, sono uno spirito vagante io! Non seguo ordini, vado come il vento, sono liber...

Ok, ho capito.

Non essere arrabbiato con me Nick! Come potresti d'altronde, sono solo frutto del tuo pensiero! È un po' strano essere arrabbiati con la propria testa, non trovi?

Non sono arrabbiato, solo, sta zitto! Mi inizia a far male la testa!

Non abbiamo tempo da perdere, Nick! Tra qualche giorno il mucchietto di ossa potrebbe essere dimesso e non rivedrai più Harry.

Perché proprio Harry?

Che c'è, non ti piace?

No, mi piace tantissimo, mi chiedevo solo perché lui!

Beh è alto, più i me! Ha i capelli ricci e scuri, i miei invece sono lisci e chiari. Ha la voce roca, ha le fossette.

E quindi? Continuo a non capire.

Beh, volevo che fosse diverso da me. Non volevo una copia esatta, tutto qui!

Ok, ho capito. Dai allora, spiegami questo piano.

Lo farai davvero?

Certo voglio renderti felice, anche se non ho ben capito le dinamiche della tua felicità.

Grazie Nick. Sei il migliore. Vedrai che sarai felice anche tu.

Mi fido di te, Olly.

Ti amo, Nick e ti amerò sempre, ma ora è tempo di andare avanti.

Non ti dimenticherò mai, qualunque cosa accada.

Lo so.

Allora questo piano?

Sì certo! Per ora dovrai solamente diventare un buon amico di mucchietto di ossa.

Amico? Ma se l'ho sempre trattato male! E poi mi sta altamente antipatico!

Lo so, lo so. Un piccolo sforzo per un futuro migliore.

Posso provare.

Bene, bravo. Oh ecco che si avvicina! Mi raccomando sì più gentile e leccapiedi possibile!

Sì, capitano!

-Ciao Louis!-

Non sorridere in questo modo, mostrando tutti i denti! Sembri un maniaco!

-Ni..nick, ciao.-

-Come stai?-

-Bene, credo. Perché me lo chiedi?-

-Non posso chiedere ad un amico come sta?-

-Noi non siamo amici!-

-Oh ma quanta cattiveria! Potremmo diventarlo però, che dici?-

Non essere così rude! Lo spaventi!

-Abbiamo avuto un inizio abbastanza tortuoso, ma potremmo ricominciare da capo!-

Louis sembra confuso, anche io un po' lo sono in verità.

Non distrarti. Continua.

-O..ok.-

-Bene! Piacere io sono Nick! Quale è il tuo nome?-

-Lo..louis. Piacere mio.-

Stringigli la mano che ti sta porgendo, razza di scheletrino che non sei altro!

Olly, non può sentirti!

Lo so. Stavo solo commentando ad alta voce.

-Che ne dici di fare due passi?-

-Ho una visita, non posso.-

-Ok, allora ti aspetto!-

-Cosa vuoi da me Nick? Quale strano piano malefico hai in mente!-

E ovviamente noi saremmo così intelligenti da venirlo a dire a te, mi sembra giusto!

In verità neanche io conosco il piano.

Nick, io sono la mente e tu sei il corpo. Quindi io devo conoscere tutto il piano e tu devi solo eseguire i miei ordini. È sempre stato così e così rimarrà. Fattene una ragione.

-Come siamo diffidenti! Non posso semplicemente volere un nuovo amico? Cosa c'è di strano?-

-Beh, se il presunto nuovo amico che vuoi farti è il ragazzo della persona che ti piace, è un po' strano.-

-Ah Harry. No, è acqua passata lui. Non sono cieco, lo vedo quando non ho speranze con qualcuno. Lui ha occhi solo per te, e anche se mi dispiace, sono pronto a farmi indietro.-

-Ma davvero?- chiese lui ironicamente. -Dimostramelo.-

-Lo vedi quel ragazzo laggiù? Quello con gli occhiali neri e la camicia a quadretti rossi? Beh ecco.. credo che un po' mi piaccia!

Ma che bravo il mio Nick! Sei nato per fare queste cose! Lo sapevo io!

Smettila di esaltarti! Non riesco a concentrarmi, Olly!

-Stai dicendo Alan? Non credevo che ti potesse piacere un tipo come lui!-

Certo che tutti gli sfigati li conosce lui!

-Perché dici così? Che cos'hai contro di lui?-

-No, niente è un bravissimo ragazzo, molto simpatico. Solo che... è diverso da te.. e da Harry! È più simile a me come carattere. Non credevo che fosse il tuo tipo.-

-Beh ti sbagli! Mi attrae molto! Quegli occhiali da segretaria e quell'aria da secchione. Poi il suo cul...-

-Ok, basta. Non voglio sapere altro. Io e lui siamo amici. Se vuoi posso aiutarti!-

No Olly, non mi abbasserò a tanto, non costringermi.

E invece sì, Nick. Devi entrare in sintonia con il mucchietto di ossa, e se per diventare suo amico dovrai fare la corte al secchione per eccellenza la farai.

Come non detto.

-Lo faresti davvero!-

-Ma certo! Vieni dai te lo presento!-

-Ehi Al, ti volevo presentare il mio amico Nick.-

-Ciao! Non ti stringo la mano perché non so cosa hai toccato prima e non voglio prendermi certo i tuoi germi!-

Pure ossessivo compulsivo doveva capitarmi!

Eh, ognuno ha le sue croci!

Taci Olly! E smettila di ridere.

-Va bene! Non ho bisogno di toccarti per dirti quanto sei bell...-

-Sì va bene, devo andare, ciao!- disse entrando di corsa nello studio di un dottore diventando tutto rosso.

-Nick, Al è fragile! Non puoi importi così! Non è come Harry! Devi essere più delicato e fare piccoli passi alla volta con lui!-

-Cavolo, sono proprio una frana!-

Chiedigli se può raccontarti più di questo ragazzo stasera dopo cena davanti agli studi dei dottori.

Perché?

Inizia la seconda parte del nostro piano!

-Ti andrebbe di darmi una mano con questo lato del mio carattere? Non so proprio come comportarmi! Sono sempre stato così e mi è sempre andata bene! Ma con Al è diverso, e non voglio fare stupidaggini con lui!-

-Mi piacerebbe molto ma in settimana dovrebbero dimettermi e sono pieno di visite!-

-Stasera dopo cena davanti agli studi dei dottori?-

-O..ok, ma perché proprio lì?- chiese lui confuso.

-Perché a quell'ora non c'è mani nessuno e possiamo parlare liberamente senza il pericolo che Al o qualcun altro ci senta!-

-Va bene.-

-Perfetto grazie! Sei un amico!-

Ottimo lavoro Nick! Ora vai a riposarti un po'. Tra un po' inizierà la parte più difficile del piano!

Quando mi dirai di cosa si tratta?

Ancora è presto! Non voglio che ti ritiri per mancanza di coraggio.

Come credi. Ora dormirò un pochino. Vedi di non entrarmi nei sogni.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
 

I desideri di Nick non furono esauditi, infatti Olly gli apparve in sogno.

Ricordava benissimo l'ultimo giorno che l'aveva visto vivo. Erano a quella maledetta festa di Percy e come in ogni festa si stavano divertendo un pochino, come era il loro solito.

Una strana pillolina verde era entrata così, per gioco, per una stupida scommessa, nella bocca di Olly e il ragazzo che più di tutti riusciva a reggere la droga era finito il coma farmacologico.

Dopo mesi terribili era morto nella solitudine più totale in una stanzetta fredda dell'ospedale.

Da quel giorno però non passava un minuto senza entrare nella testa di Nick per stargli accanto.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Louis camminava per il corridoio silenzioso che portava davanti alla stanza dei suoi medici. Era un po' preoccupato in realtà, Nick non si era mai dimostrato un ragazzo di cui fidarsi, ma gli era sembrato così volenteroso di cambiare e Louis aveva deciso di iniziare a fidarsi maggiormente della gente.

Così camminava con il suo passo felpato verso il luogo indicato, torturandosi le mani da dentro la tasca centrale della sua grande felpa.

Non aveva detto ad Harry di questa sua piccola gita notturna, si sarebbe preoccupato solamente e poi Louis per una volta voleva dimostrare a se stesso che la gente buona esisteva veramente.

Non che pensasse questo di Nick, ma era convinto che sarebbe potuto cambiare in meglio.

Era quasi completamente guarito e pian piano stava tornando il Louis di una volta: la spalla su cui piangere e l'amico con cui ridere. Il Louis che Zayn bramava di rivedere.

Arrivò nel luogo stabilito in netto anticipo, forse perché voleva solamente che tutto questo finisse presto.

Nick ancora non era arrivato, quindi aprì la grande finestra e iniziò ad ammirare la grande luna che troneggiava tra i palazzi londinesi.

Un leggero freschetto gli scompigliava tutti i capelli, adorava quella sensazione, era a stessa sensazione di libertà che si provava al mare.

Iniziò a pensare al suo futuro. Tra qualche giorno sarebbe uscito di lì e avrebbe dovuto aprire un nuovo capitolo della sua vita.

A Doncaster, a casa di Trisha e Zayn, sicuramente avrebbe ripreso gli studi, affiancati magari ad un lavoretto che gli avrebbe permesso di racimolare qualche soldo per trovare poi un'abitazione tutta sua, magari vicino ad Harry.

Quel piccolo Tarzan gli mancava moltissimo. Erano state dure quelle settimane senza di lui, ma in qualche modo erano riusciti a sentirsi molto spesso e quell'angelo di Harry era venuto anche a trovarlo ogni fine settimana.

Il fruscio delle foglie sugli alberi coprì i passi di un agitato Nick che avanzavano verso di lui.

Il ragazzo era madido di sudore ed era molto interdetto. Proprio in quel momento stava avendo una fervida conversazione nella sua testa.
--------------

Non posso farlo, Olly.

Ma certo che puoi farlo. Devi farlo. Me l'hai promesso!

Ma tu non sei stato molto chiaro con me! Se l'avessi saputo non avrei mai accettato. È una cosa orribile!

Tu sei orribile! Io ti ho salvato la vita ricordatelo! La pillola verde toccava a te! Io mi sono sacrificato e sono morto. ricordati che ora saresti tu al mio posto.

Lo capisci che diventerei un mostro se lo facessi!

Non ti vedrebbe nessuno, Nick. Dirai a tutti che è stato frutto della mente disagiata del povero malato di mente!

Sai benissimo che l'anoressia non porta a queste cose!

Sì, ma la depressione sì! E poi è stato lo stesso dottor Morgan a consigliarti un'altra persona e a perseguire il tuo sogno amoroso, no?

Sì, ma non credo che si riferisse a fare questo!

Oh, ma dai, da qui non gli succederà nulla!

E allora perché devo farlo!

Perché poi dovrai prendere la parte dell'infermierina consolatrice per Harry! E allora lui cascherà ai tuoi piedi!

È il piano più assurdo che io abbia mai sentito, Olly.

Allora? Ti ho convinto?

Ricordami perché lo stiamo facendo.

Per raggiungere una felicità superiore.

Va bene!

Ti amo!

-Louis!- esclamò Nick con uno strano sorriso in volto.

Il ragazzo si distolse dai suoi pensieri e si girò sorridendo.

Poi tutto accadde molto velocemente.

Louis non ebbe il tempo di proferire parola che un pugno ben assestato gli colpì la gola facendolo tossire bruscamente e indietreggiare fino a sbattere contro la finestra aperta.

Avanti, non mollare proprio ora.

Nick prese un bel respiro e appena Louis si tirò su per riprendere fiato dalla tosse lo spinse giù dalla finestra.

Nick osservò il gracile corpo del suo rivale precipitare verso il basso. La sua bocca, durante la discesa, non emise nessun suono, nessun urlo. Era completamente in silenzio. Si confondeva con il rumore della notte stellata.

Quando però toccò il suolo, il forte tonfo lo ridestò.

Un urlo acutissimo uscì dalla sua bocca.

-PERCHE' ME L'HAI FATTO FARE! TU SEI UN MOSTRO!-

Non sono io il mostro, io sono solo frutto della tua immaginazione. Hai fatto tutto da solo Nick. Sei tu il mostro.

-SONO UN MOSTRO! HO APPENA UCCISO UN RAGAZZO!-

-NO!-

Iniziando ad esclamare cose senza senso Nick iniziò a martoriare la sua testa battendola ripetutamente sullo spigolo del vetro della finestra.

-ESCI DA ME! NON HO PIU' VOGLIA DI AVERTI DENTRO DI ME! VATTENE!-

Sarebbe troppo facile Nick. Devi soffrire. Mi hai lasciato morire. Avevi detto che sarebbe stato per sempre. Avevi detto “Muori tu, muoio io”, e invece erano solo parole. Sei cattivo Nick. Sei un mostro. Devi essere punito. Io resterò dentro di te il tempo necessario per torturarti abbastanza, devo vendicarmi un po', che dici?

-MI HAI FATTO UCCIDERE UN RAGAZZO!-

Sei stato solo tu, io non esisto più, per colpa tua!

-NON TI HO DATO IO QUELLA PILLOLA-

E' come se l'avessi fatto.

-Cosa succede qui? Nick, figlio mio, sei ricoperto di sangue!- esclamò Trevor, suo padre arrivando in quel momento.

-Smetti di picchiare la testa in quel modo! AIUTO HO BISOGNO DI AIUTO!-

-VAI VIA! FALLO ANDAR VIA, TI PREGO PAPA'!-

-Che succede?- esclamarono accorrendo diversi medici!

-Presto, mi serve un sedativo!- urlò il caporeparto.

Il dottor Cooper si recò di corsa nello sgabuzzino dei medicinali e prese uno dei più potenti calmanti che avevano e con un gesto rapido e indolore lo iniettò nell'organismo di Nick.

Prima di cadere in un sonno profondo tra le braccia del padre il ragazzo mormorò:

-Louis... finestra... giù...-


Angoletto
OK, NON ODIATEMI!! Please!!!
Non so veramente come sia potuto uscire questo dalla mia testa, più lo leggo e più ho paura di me stessa. Non scherzo.
Volevo solamente dare un po' di spazio a Nick, merita anche lui!
Nick, oltre ad essere schizzofrenico, ha un disturbo di personalità multipla quindi è normale per lui parlare con un alter ego.
Louis... beh Louis si vedrà, non voglio svelare nulla. Accetto consigli però, quindi non siate timidi!
Ora vi lascio, a presto, Somriure :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


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-Non respira, dobbiamo intubarlo!-

-Chiamate neurochirurgia, ha battuto la testa, potrebbe avere un esteso trauma cranico!-

-Anche ortopedia, le ossa della mano sono completamente disintegrate!-

-Ortopedia è l'ultima cosa. Prima facciamolo respirare di nuovo.-

-Con un trauma cranico di questo livello potrebbe essere spacciato! Deve fare una TAC d'urgenza!

-Basta dottori! Non litigate, non è questo quello che vi ho insegnato! Cercate di collaborare e lavorare ins...-

-Non c'è tempo, è in arresto, svelti! Portatemi un carrello per la rianimazione!-

-1....2....3.... LIBERA!-

-Non è cambiato nulla. Aumenta la frequenza!-

-1...2...3... LIBERA!-

-C'è battito.-

-Bene dottori, ce l'abbiamo fatta! L'abbiamo ripreso in tempo.-

-Intubiamolo e poi portiamolo a fare la TAC.-

-Dottor Grimshaw, dobbiamo discutere del caso di suo figlio.- disse il dottor Morgan prendendo l'uomo di mezz'età in disparte.

-Non c'è niente da discutere. Nick resterà dove è ora. Cambiategli farmaco, drogatelo, non mi importa. Ma da qui non se ne andrà!-

-E no, mio caro!- prese la parola il dottor Cooper. -Tuo figlio è un fottuto malato di mente! Ha bisogno di cure più specifiche che solo in UN reparto potrà avere!-

-Si dà il caso che io qui sia il capo e..-

-Non sei il capo di un bel niente, Trevor!- lo interruppe il dottore carico di rabbia -Vuoi consultare il vero capo? O preferisci direttamente passare alla polizia?-

-David calmati!- disse il dottor Morgan posando una mano sulla sua schiena. -Trevor, io credo che sia meglio per Nick essere rinchiuso per un breve periodo nel reparto di isolamento. Lì avrà cure migliori e potremo aiutar...-

-Ho detto di no! Il mio Nicholas non andrà in un posto del genere solo perché ha buttato dalla finestra un ragazzo.-

-A no? E quando ci andrà allora? Quando con una mitragliatrice ucciderà tutti quelli che ha intorno?- riprese la parola il dottor Cooper.

-Mio figlio non è pazzo, le circostanze lo hanno reso tale!-

-Appunto Trevor, va aiutato!- disse il dottor Morgan con calma.

-Ho detto di no!-

-Ok, se la metti così, preparati perché sto per farti causa e allora non lasceranno tuo figlio in una cella di isolamento di un ospedale ma lo porteranno direttamente nella cella della gattabuia!- sobillò il dottor Cooper.

-Ok. Rinchiudetelo. Ma solo per poco tempo. E io potrò entrare in ogni momento.-

-No, non avrà nessuna raccomandazione questa volta! È finito il tempo del Nickfigliodipapà ora avrà lo stesso trattamento di tutti gli altri.-

-Allora non son...-

-Dottor Grimshaw,- lo interruppe un'infermiera arrivata correndo in quel momento con urgenza. -C'è bisogno di un neurochirurgo in sala operatoria. E' per il ragazzo caduto fuori dalla finestra!-

-Arrivo!- disse, fece qualche passo in direzione della donna ma fu preso con violenza da una manica dal dottor Cooper.

Con un pugno prese il suo colletto e lo sbatté al muro sollevandolo da terra per qualche centimetro.

-Vedi di salvarlo o dovrai trovarti il più bravo avvocato del mondo per scagionarti dall'accusa che ti farò!-

-Mi stai minacciando Cooper?-

-Sì!- urlò David facendolo precipitare a terra.

-Basta litigare! Muoviti Trevor, vai in sala operatoria!- urlò il dottor Morgan.

Velocemente il neurochirurgo si allontanò dai due medici. Il dottor Cooper si lasciò cadere a terra con la testa tra le mani, il dottor Morgan si sedette accanto a lui.

Rimasero per alcuni minuti in silenzio, cullandosi solamente dai propri respiri. Ad un certo punto apparve dal nulla la signora Smith.

-Dottori, non sono più la tutrice legale di Louis in quanto ha compiuto 18 anni, ma devo pur sempre svolgere le questioni burocratiche di questo ospedale, quindi devo chiamare qualche familiare. Procedo con suo padre.-

-No, il padre no!- esclamarono in coro i due dottori.

-E' la legge e io non sono una che va contro alla legge, mi dispiace!-

Detto ciò se ne andò con un fragoroso rumore di tacchi.

-Chiamiamo anche Zayn e Harry. Quando si sveglierà si sentirà meno solo.- disse il dottor Cooper.

-Se...- mormorò Isaiah.

-Se cosa?-

-Se si sveglierà!-

-Isy, Louis è forte. Ce la farà.- lo rassicurò David.

-E' stata tutta colpa mia.-

-Che dici? Non è colpa di nessuno! Non lascerò che ti...-

-No David. È colpa mia! Sono stato io ad incoraggiare Nick! Gli ho detto che sarebbe dovuto essere più sicuro di sè e che avrebbe dovuto inseguire i suoi sogni, non sapevo che con questo avrebbe gettato dalla finestra il suo rivale!- esclamò il dottore ormai in lacrime.

Il dottor Cooper lo cinse tra le braccia rassicurandolo.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Harry! Harry svegliati!- esclamò Anne nel cuore della notte scuotendo la spalla nuda del figlio.

-Harry dai!-

-Mamma sono le 4.30 di mattina che cosa vuoi!- disse Harry con la voce impastata dal sonno tirandosi su.

-Si tratta di Louis, mi hanno chiamato dall'ospedale!-

-CHE DIAMINE E' SUCCESSO!?- urlò alzandosi in piedi.

-Non mi hanno detto altro. Vieni andiamo!-

Harry stava per uscire dalla casa quando sua madre lo riacciuffò dai capelli.

-Harry non credo che tu possa uscire così!- esclamò indicando il suo corpo nudo.

Harry sbuffò e indossò i primi indumenti che trovò per casa ovvero una camicia larga di Gemma gialla a fiori e un paio di skinny jeans sporchi di sugo.

Dopo di che uscì di casa seguito da Anne che, nonostante la situazione, non riusciva a trattenere un risolino.

Saliti in macchina Harry iniziò a tempestare l'ospedale di telefonate. Nessuno voleva dargli notizie certe così chiamò direttamente Liam.

-Pronto dottor Payne!-

-Harry, sono le 4.40 che vuoi da me!- rispose il medico con una voce assonnata.

-Lei è a casa?-

-Beh sì, non vivo in ospedale! Ho una vita!-

-Certo scusi, mi dispiace di averla svegliata! Ci sentiamo!- lo liquidò.

-No Harry. Dimmi, che c'è?-

-Si tratta di Louis! È successo qualcosa ma non vogliono dirmi niente! Io sto in macchina, sto arrivando, ma sono agitato!-

-Lo immagino. Vado a controllare in ospedale e poi ti faccio sapere, tanto ormai sono sveglio!-

-Grazie! Lei è il migliore!

-Figurati tesoro!-

Harry attaccò il telefono e appoggiò la testa al finestrino.

-Amore, dormi un po' il viaggio sarà lungo.-

Harry provò a seguire il consiglio della madre, ma non ci riuscì.

Non riusciva ad immaginare il suo Louis in una situazione grave. Lui era guarito! Stavano per dimetterlo! Avrebbe vissuto una vita normale come tutti i ragazzi.

Se fosse successo qualcosa di brutto al suo piccoletto non si sarebbe più ripreso, se lo sentiva.

Ad un certo punto Look after you, la sua suoneria, la sua nuova canzone preferita, la loro canzone, ruppe il silenzio.

Harry prese velocemente il telefono e rispose a Liam.

-Harry, Louis è in sala operatoria.-

-COME SAREBBE A DIRE CHE E' IN SALA OPERATORIA?!-

-Calmati Harry. Non so nient'altro. Finché non esce non posso avere informazioni. Mi dispiace. Tu dove sei?-

-Dove siamo, mamma?- chiese il ragazzo in lacrime alla madre.

-Vicini, siamo quasi arrivati.-

-Arriveremo tra poco.-

-Bene, a dopo.-

Arrivati davanti all'ospedale Harry cose via lasciano Anne dietro di lui. A metà strada incontrò Zayn che aveva più o meno la sua stessa espressione.

-Sai qualcosa?- chiese il riccio visibilmente in panico.

-No, sono appena arrivato. Andiamo!-

I due ragazzi entrarono correndo all'interno dell'edificio. Zayn aveva una mano sulle spalle di Harry.

-Scusi, saprebbe indicarmi dove si trova Louis Tomlinson?- chiese Zayn ad una segretaria che stava all'entrata.

-Siete le persone che ha come contatti di emergenza?- chiese la donna inforcando gli occhiali per vedere meglio.

-No ma..-

-Allora mi dispiace ma dovrete aspettare domani mattina per vederlo. Le visite sono dalle 10.00 alle 11.00.-

-Ma noi dobbiamo vederlo! Non potrebbe fare uno strappo alla regola?-

-No mi dispiace ragazzi, le regole sono uguali per tutti.- disse lei in modo formale.

-Non preoccuparti Clare, loro sono con me!- esclamò Liam accorrendo in loro aiuto.

-D'accordo dottor Payne, la responsabilità è sua!- li congedò la donna.

Liam li precedette e li accompagnò in un corridoio silenzioso.

-Allora hai qualche notizia, Liam?- chiese Zayn.

-No ragazzi, ancora niente. Mi dispiace. Non è ancora uscito.-

-Ma da quanto tempo è lì dentro?- continuò Harry.

-Cinque ore.-

-Cinque ore e nessuna notizia?!-

-Vuol dire che sono molto impegnati!-

-Cavolo.-

Appena entrarono nella sala d'aspetto vicino alla sala operatoria, Zayn sussultò.

-Che diamine ci fai tu qui!- urlò ad un uomo di mezz'età che Harry riconobbe immediatamente come il padre di Louis poiché aveva in braccio una delle due gemelline, sorelle del ragazzo.

Guardando meglio notò che le altre tre testoline bionde erano sparse per la sala: c'era chi dormiva, chi piangeva.

L'uomo mise in braccio ad una donna la bambina e si alzò per parlare con i ragazzi. Lottie gli si avvicinò.

-Ciao Zayn. Sono stato chiamato qui perché Louis è precipitato dal terzo piano di una palazzina.- disse l'uomo visibilmente preoccupato.

-Ca..caduto d..al terz..terzo pia...- boccheggiò Harry lasciandosi cadere su una sedia incapace di sentire altro. Subito Fizzy gli si avvicinò e iniziò ad accarezzargli la spalla per consolarlo.

Intanto Zayn stava avendo un animata conversazione con il padre del ragazzo.

-Che cavolo ci fai qui?-

-Te l'ho detto, mi hanno chiamato per Louis.- rispose calmo l'uomo.

-Non dire cretinate! Non te n'è mai fregato nulla di lui! Cosa vuoi adesso?-

-Ho semplicemente capito i miei errori. Sono stato un mostro per averlo cacciato di casa. Lui non c'entrava nulla con la morte di Jay e non aveva alcuna colpa se era omosessuale. Ci ho messo un po' per elaborare il tutto, ma ora sono pentito e vorrei provare a riallacciare i rapporti con mio figlio. Mi ha aiutato molto Susan.- disse indicando la donna che aveva in braccio Daisy. -Lei è la mia nuova compagna. Suo fratello è omosessuale e io, per amor suo, ho provato a convivere con quest'idea e alla fine ho capito che in lui non c'era nulla di sbagliato. Poi ho pensato a quanto male avevo fatto a Louis, mio figlio. E beh, ora si è presentata l'occasione per risolvere il tutto. Non mi aspetto che ritorni da me subito, ho sbagliato e devo riconquistare la sua fiducia, ma sono fiducioso. Prima o poi tornerà ad essere il mio BooBear.- disse sorridendo sinceramente.

-Tu credi? Beh io credo proprio di no. Lo sai che Louis per colpa tua ha smesso de essere quel ragazzo che tutti conoscevamo? Lo sai che per colpa tua ha tentato il suicidio tre volte? Lo sai che per colpa tua è diventato così magro da non potersi più tenere in piedi da solo? Lo sai che la sua vita si è completamente azzerata? Senza di te lui ha toccato il fondo e sempre senza di te è risalito. Non ti permetterò di ferirlo di nuovo. Non ho alcuna intenzione di fartelo rivedere.-

-Zayn capisco la tua avversione nei tuoi confronti ma...-

-No! Tu non capisci niente! Non puoi sapere come è stato male, semplicemente perché l'hai abbandonato!-

-Zayn.- sussurrò scossa Lottie. -Zay devi fidarti. Anche a me sembra strano, ma è cambiato! Veramente. Anche io voglio solo il bene per Lou e ti posso assicurare che non l'avrei mai fatto avvicinare a lui se non ne fossi stata completamente sicura.-

-Bene, allora ti metto alla prova!- disse Zayn in modo di sfida. Prese Harry che era in una valle di lacrime per un braccio e lo fece mettere accanto a lui.

-Lui è Harry, il ragazzo di Louis.-

-Piacere Harry, le ragazze mi hanno molto parlato di te.-

-Piacere!- rispose Harry tirando un leggero sorriso.

-Harold ma che fai! Lui è il nemico! È stato lui a ridurre Louis in quel modo! È tutta colpa sua!-

-Zay, ora non è importante! Louis potrebbe addirittura non svegliarsi, non mi importa nulla di litigare. Ci penseremo dopo.- disse il ragazzo in procinto di versare un'altra ondata di lacrime.

-Hai ragione.- mormorò Zayn lasciandosi finalmente cadere su una sedia.

Aspettarono per circa un'ora ma che sembrò un'infinità. Ad un certo punto uscirono dalla porta della sala operatoria tre chirurghi, accompagnati da alcuni specializzandi tra cui Perrie.

I con il camice macchiato di sangue si avvicinarono a loro togliendo le loro mascherine.

Tutti ai alzarono dalle sedie per raggiungere i medici, come le api si avvicinano al miele.

-Allora dottori, come sta?-

-Che è successo?-

-E' vivo?-

-Si riprenderà?-

-Chi tra voi è il signor Mark Tomlinson?- disse uno di loro con voce austera placando le domande dei ragazzi.

Il padre di Louis fece un passo avanti.

-Bene, mi segua. Parleremo di suo figlio in privato.- continuò il medico.

-Possono venire anche i ragazzi! Non è un problema, sono suoi amici, possono sentire!- provò a concedere l'uomo, ma il dottore scosse il capo e disse:

-Mi dispiace, possiamo dare queste informazioni solo al tutore legale che è lei. Andiamo!- così dicendo voltò le spalle ai ragazzi e si diresse verso una stanzetta seguito dai suoi collaboratori e dal padre di Louis.

Harry, Zayn e le ragazze tornarono ai loro posti con facce terrorizzate e tristi. Neanche Zayn parlava più.

Harry provava ad immaginare una vita senza Louis ma non ci riusciva proprio, quando gli passava per la testa quest'immagine un'ondata più forte di lacrime lo invadeva.

Passarono circa 20 minuti in silenzio. Nessuno aveva il coraggio di dire nulla ad un certo punto però, Zayn prese la parola.

-Non mi ha sorriso.- mormorò.

-Come dici?- chiese Harry.

-Perrie non mi ha sorriso.-

-Non è questo il momento per parlare delle tue vicende amorose Zayn.- urlò Harry girandosi dall'altra parte.

-Perrie non mi ha sorriso, Harry.-

-Ancora? Non hai capito? Non me ne frega nulla in questo momen..-

-Perrie è la mia ragazza e Louis è il mio migliore amico. Lei lo sapeva. Lei ha assistito alla sua operazione! Non mi ha sorriso, Harry. Poteva farmi un cenno del capo per dirmi che era andato tutto bene, invece ha tenuto la testa bassa per tutto il tempo!- Zayn fece una pausa e guardò Harry negli occhi.

-Harry, Louis non ce l'ha fatta.- mormorò tra le lacrime.

Harry si alzò, fece qualche passo incerto verso la porta, poi si girò correndo e mollò un pugno nell'occhio di Zayn.

-NON DOVEVI DIRMELO! NON È LA VERITÀ! NON PUOI SAPERLO!- continuava ad urlare mentre lanciava pugni e spinte al povero Zayn.

Il ragazzo lo prese tra le braccia e iniziò a stringerlo forte per farlo calmare.

-Hai ragione, Harry. Non è detto non possiamo saperlo!- sussurrò nel suo orecchio.

Dopo qualche minuto Harry si calmò tra le braccia di Zayn.

-Scusa Zay, non volevo colpirti.-

-Lo so piccolo, lo so.-

Dopo qualche minuto il padre di Louis uscì dallo studio e si diresse con un aria mogia verso di loro.

-Allora Mark!? Come sta?- chiese avventato Zayn.

-Forza! Parli!- lo incitò Harry.

-E' in coma.-



Angoletto
Sono crudele, lo so. Ho detto poco e niente di Louis, mi dispiace, ma per ora è meglio così.
Il prossimo capitolo arriverà molto presto, sto già iniziando a scriverlo.
Ricordo che mancano circa 4/5 capitoli alla fine.
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia e spero che anche questo capitolo vi piaccia.
A presto, Somriure :)

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


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-Allora Mark!? Come sta?- chiese avventato Zayn.

-Forza! Parli!- lo incitò Harry.

-E' in coma.-

-E' in coma! Allora è vivo?! Si risveglierà! Grazie al cielo!- esclamò Harry cadendo in ginocchio e iniziando a piangere tra le mani.

Zayn abbracciava forte Lottie e Fizzy per la contentezza.

L'unico a non mostrare alcun segno di felicità era Mark. La sua compagna gli si avvicinò e gli accarezzò le spalle.

-Non è così semplice, ragazzi.-

-Come sarebbe a dire che non è semplice!? È solo in coma! Si risveglierà! La fortuna gira, lo dice sempre mia madre!- esclamò Harry alzandosi in piedi. Zayn lasciò le ragazze e fissò l'uomo.

-Avanti Mark. Parla. Che altro sai?- disse seccamente.

-Appena ha compiuto 18 anni ha firmato una sorta di testamento biologico.-

-No!- mormorò Zayn lasciandosi cadere su una sedia avendo intuito dove l'uomo voleva andare a parare.

-Cosa sarebbe? Spiegatemi!- urlò Harry.

-Ha firmato una carta che obbliga i medici a seguire le sue scelte in situazioni critiche.- disse Zayn con gli occhi lucidi.

-E quindi? Quali sarebbero queste situazioni critiche? Che cosa centra ora?- urlò Harry ancora più terrorizzato e confuso.

-Coma, arresto cardiaco. Queste sono le situazioni critiche, Harry.- spiegò Liam che era accorso in quel momento seguito da Niall, avendo sentito le forti grida.

-Ditemi le cose chiare e come stanno. Non ci sto capendo più nulla!- disse il riccio esasperato.

-Ha deciso, in caso di coma, di staccare le macchine che lo tengono in vita dopo 3 giorni.- mormorò il padre del ragazzo.

Tutto tacque. Nessuno fiatava. Ogni tanto qualche singhiozzo più forte degli altri rompeva il silenzio.

-Non ho capito.- sussurrò ancora una volta Harry con lo sguardo fisso verso il vuoto e un espressione indecifrabile sul volto.

-Basta Harry!- urlò Zayn saltando in piedi e iniziando a spintonare l'amico. -Non c'è niente da capire! Se non si sveglia entro tre giorni i medici sono obbligati a spegnere le macchine che lo tengono in vita e quindi morirà! Il tuo ragazzo ha appena firmato un trattato di morte!-

-Non è vero! Non può essere vero!- sbraitò Harry rispondendo ai colpi di Zayn.

-Sì invece! È così devi fartene una ragione!-

-NO!-

Ben presto i due iniziarono a picchiarsi ferocemente. Gli altri provavano inutilmente a fermarli ma venivano spintonati via in malo modo.

Ad un certo punto i due ragazzi si ritrovarono a terra sporchi del loro sangue, si guardarono negli occhi e capirono che quello che stavano facendo era del tutto inutile e non avrebbe aiutato in alcun modo Louis. Così si alzarono e si rimisero seduti ai loro posti.

-Lo voglio vedere!- mormorò Harry.

-Tra un po' lo porteranno in camera e potremo vederlo.- assicurò Mark.

Quella sala d'aspetto silenziosa accoglieva due bimbe addormentate e due ragazze colme di dolore, un padre pieno di rimorso e una donna triste per le pene del compagno, un migliore amico che si rimproverava l'assenza nel momento del bisogno e un fidanzato devastato dalla paura e dallo strazio di perdere la persona amata.

Il dottor Cooper si avvicinò a loro a passo svelto.

-Signor Tomlinson, vuole sporgere denuncia al ragazzo che ha compiuto quel simile gesto nei confronti di suo f...- si bloccò immediatamente notando due paia di occhi, verdi e neri, fissarlo minacciosamente.

-Chi è stato?- urlò Zayn.

-Dottor Cooper ci dica immediatamente chi ha appena assicurato la morte a Louis.- sbraitò Harry.

-Calma ragazzi, sono informazioni segrete, non posso dar...-

-Cretinate David! Mi dica il nome! SUBITO!-

-Nick.- mormorò il dottore quasi impercettibilmente.

-N...ni..nick? No, non ci posso credere!- disse Harry. Poi la sua espressione da incredula divenne infuriata e spintonando tutti coloro che stavano davanti a lui corse via, verso la palazzina di psicologia.

-Il dottor Cooper e Zayn gli correvano dietro cercando di fermare la sua ira, ma essendo più lontani di lui non riuscivano a bloccarlo.

Arrivato davanti alla stanza di Nick iniziò a colpire con pugni e calci la porta.

-Harry, lui non è qui.- disse il dottor Morgan posandogli una mano sulla spalla.

-DOV'E'?- sbraitò Harry divincolandosi dal dottore.

-Non posso dirtelo.-

-Ho capito! Si trova dove quel malato di mente sarebbe già dovuto stare da molto tempo!- con questo scappò dalle braccia del dottore per riprendere l'ascensore e scendere fino al pianoterra.

Appena fu fuori venne accolto da un corridoio bianco come il latte. Notò che c'erano moltissimi sistemi di sicurezza ed era difficile entrare lì senza permesso. Ma lui doveva entrare, doveva guardare negli occhi quell'assassino.

Nonostante fossero solo le 7 di mattina c'era molta gente e Harry non sarebbe passato inosservato così si guardò un po' in giro e notò che molti medici uscivano ridendo da una saletta.

Ridevano. Come potevano ridere quando fuori c'era un mondo di dolore, quando fuori c'era la morte e la tristezza.

Entrò senza pensarci nella saletta, che poi scoprì essere lo spogliatoio, e di nascosto rubò da un armadietto un camice di uno dei dottori che era appena uscito. Un certo Niles Aristood.

Si infilò il camice e con un aria di superiorità si fece aprire da un'infermiera la porta delle celle.

Entrò e controllò ogni stanzetta. Trovò ragazzi che parlavano da soli, ragazzi che erano legati al letto con forti cinghie, ragazzi che guardavano fissi davanti a loro. Finché arrivò in un anonima stanzetta dove c'era Nick completamente addormentato.

-Svegliati malato di mente!- urlò. Nick si svegliò di soprassalto.

-Olly avevi ragione! Harry è venuto da me! Lo so, sì lo so, sei il migliore!-

-Che diamine dici?-

-Vieni qui vicino a me Harry.-

-Puoi scordartelo! HAI APPENA BUTTATO DALLA FINESTRA LOUIS?! LO SAI CHE POTREBBE MORIRE?-

-Lo so, ma il mio piano ha funzionato! Tu sei qui! Ti amo Harry.-

-Se mi ami, come hai potuto farmi questo?-

-Tu ami Louis e non va bene! Dovevo togliermi il nemico dai piedi. E.... ce l'ho fatta!- esclamò ridendo e battendo le mani.

Harry iniziò a non vederci più dalla rabbia e saltò sul letto di Nick.

-Non mi aspettavo una sessione di sesso estremo così presto Pasticcino, mi stupisci ogni giorno di più!-

-ZITTO, STA ZITTO!- sbraitò il riccio iniziando a stritolare il collo del ragazzo che era inerme sotto di lui.

-Hai buttato dalla finestra l'amore della mia vita. Pagherai per questo!-

-Mi.. f..fai mal...e no.. respir..- disse Nick con voce mozzata.

Harry lasciò il suo collo e iniziò a lasciare pugni e schiaffi sul suo viso.

Quando il volto di Nick era ormai diventato un impiastro di sangue e lividi tre paia di forti braccia lo allontanarono dal malcapitato.

Harry urlava, scalciava, non riusciva a stare fermo.

-E poi dicono che sono il il pazzo, guardate qui!- esclamò Nick divertito.

-TACI MALEDETTO!- urlò Zayn che era accorso per calmare Harry.

Il riccio intanto non sembrava intenzionato a placarsi così il dottor Cooper tirò fuori un potente sonnifero che fece immediatamente calmare il ragazzo.

Poi lo presero di peso e lo portarono in una stanzetta vicino a quella in cui si trovava Louis, per farlo riposare.

Angoletto
AMATEMI.
Sono riuscita a pubbilicare il nuovo capitolo in soli due giorni.
Lo so, è minuscolo rispetto agli altri, però volevo ben dividere i due momenti.
Ho deciso di dare a questo capitoletto un nome diverso, credo che sia una sorta di parentesi, quasi distaccata, per questo si chiamerà....   *rullo di tamburi*

L'Harold Furioso!

Ok, la smetto.
Anyway, le prossime due settimane saranno terribili, con la scuola e tutto il resto,
e poi il capitolo che ho in mente è abbastanza complicato quindi non so se riuscirò a pubblicare con regolarità. Soooorry :(

In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto, commentate e fatemi sapere :)
A presto, Somriure :)

 


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


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Harry

Giorno 1

Erano le 10 passate quando mi svegliai. Ero sul quel solito lettino dell'ospedale.

Mi misi seduto per aspettare la visita mattutina del dottor Payne, avevo un forte giramento di testa e la mia faccia pulsava dal dolore. Non ricordavo che cosa mi avesse ridotto così e la cosa mi faceva un po' paura.

Mi guardai intorno e notai che quella stanza era proprio anonima, non era la mia stanza e non era neanche quella di Louis, non aveva quelle nauseanti pareti viola.

Dopo qualche secondo di perplessità, purtroppo tutto tornò alla mia mente chiaro e luminoso.

Mi alzai di scatto dal lettino e uscì dalla stanza. Non ero molto lontano dalla sala d'attesa così la raggiunsi in poco tempo.

Lì c'erano il padre di Louis e Lottie.

-Oh ecco qui l'incredibile Hulk!- mi salutò Lottie con un sorriso triste. Io contraccambiai con un cenno del capo.

-Ciao Harry. È orario di visite, ora dentro c'è Zayn, se vuoi dopo puoi andare tu, io e Lottie siamo già stati a trovarlo.- disse Mark. Io annuì semplicemente.

-Come... come l'avete trovato?- chiesi con un po' di paura.

I due non risposero, si limitarono a fissare il pavimento.

Una risposta più chiara me la diede Zayn uscendo dalla stanzetta.

Zayn, il mio fratellone d'ospedale super forte, che non si lasciava abbattere da nulla, che dava del tu alla morte senza curarsene, che non piangeva mai, uscì fuori singhiozzando.

Io mi alzai dalla sedia con le gambe tremanti e mi avvicinai a lui stringendolo in un abbraccio.

Lui si lasciò abbracciare non muovendo un muscolo. Quando ci staccammo mi diressi verso la porta.

Prima di entrare esitai. Non ero ancora pronto a vedere il mio amore in quelle condizione, probabilmente non lo sarei mai stato, quindi mi feci forza. Chiusi gli occhi e abbassai la maniglia.

Chiusi la porta dietro di me, mi ci appoggiai e solo allora aprii gli occhi.

La scena che vidi mi fece spezzare il cuore.

Il mio Louis. Il mio dolce, piccolo Louis. Il mio orsacchiotto indifeso e fragile era disteso in quel lettino, che sembrava immenso in confronto al suo esile corpicino.

Era collegato a moltissime macchine e tubicini che producevano fastidiosi rumori e un tubo di grandi dimensioni entrava direttamente nella sua bocca per farlo respirare.

La sua testa era completamente fasciata con una benda bianca e la sua mano destra era bendata e appesa ad una sorta di palo.

Era così brutto vederlo in quel modo. Se poi pensavo che tra qualche giorno l'avrebbero dimesso mi saliva una tale rabbia che riuscivo a controllare con difficoltà.

-Oh Lou!- sospirai avvicinandomi a lui. Presi delicatamente la sua mano buona e iniziai ad accarezzarla e a lasciare dei leggeri bacetti.

Sembrava così tranquillo e felice in quel sonno. Non volevo però che si adattasse a quella sorta di posto perfetto, lui doveva tornare da me, era destinato a questa vita, non poteva semplicemente uscire di scena.

Era tanto che non lo vedevo di persona, circa una settimana. Mi mancava e volevo rivederlo, ma non di certo così.

Rivolevo il mio Lou spensierato, il Lou che amava cantare e toccare i miei capelli.

Per quanto adorassi osservarlo dormire, quel sonno mi faceva paura.

Doveva svegliarsi, non doveva abituarsi al torpore.

Pian piano iniziai a scuoterlo, molto delicatamente, era pur sempre caduto dal terzo piano di un palazzo, non volevo fargli male.

-Amore mio, svegliati! Apri quei magnifici occhi che tanto amo. Ti prego BooBear, fallo per me, mh?-

Non ricevetti alcuna risposta né tanto meno un qualsiasi movimento. Delle lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi.

Non poteva fare così, doveva svegliarsi!

-Avanti Loueh!- dissi alzando leggermente la voce.

In quel momento la porta si aprì. Entrò un medico con un camice bianco che ricordavo di aver visto quella notte. Appena mi vide mi guardò severamente per poi controllare dei valori di Louis.

Stava per uscire, però poi si girò e iniziò a parlarmi:

-Tu devi essere Harry, il famoso Harry.- io annuii.

-Ha ragione quel debosciato, sei proprio carino!- disse più a se stesso che a me. Non sapevo se dovevo iniziare ad aver paura. -Io sono il dottor Grimshaw, l'ho operato i...-

-Grimshaw, come quel Grimshaw?- chiesi infuriato. Lui annuì.

-E dopo tutto quello che suo figlio ha fatto a Louis, lei si permette anche di stargli vicino?- chiesi alzandomi. Poi mi ricordai che Louis odiava quando perdevo la calma, così mi risedetti e gli ripresi la mano.

-E' il mio lavoro, Harry. Volevo chiederti un favore: mi figlio ha commesso quell'atto vile e scorretto, tu l'hai picchiato a sangue. Siete pari ora. Volevo chiederti di non vendicarti più. Non ti sto biasimando sia chiaro, l'avrei fatto anche io se fossi stato nei tuoi panni, ma ora Nick sta pagando per quello che ha fatto, vorrei solo che non ci fossero più guerriglie interne.- mi chiese comprensivo.

-Io porrò fine alla mia vendetta se lei mi promette che quel pazzo di suo figlio starà lontano da me ma soprattutto da Louis.- dissi severamente.

-Assolutamente, sarò io stesso a controllarlo.- io annuii. -Ora vuoi parlare un po' delle condizioni del paziente?-

-Certo.- dissi tristemente sfiorando con dolcezza lo zigomo tumefatto del mio ragazzo.

-Allora, come vedi la sua mano è sotto trazione per ristabilire il flusso sanguigno. Era completamente sgretolata quando l'abbiamo trovato. Non sappiamo se riuscirà a riavere tutte le funzionalità, sicuramente dovrà fare una lunga e dolorosa fisioterapia, ma potrebbe addirittura non riuscire più a muoverla. Solo il tempo ce lo dirà.-

-Cavolo!- mormorai coprendomi gli occhi con le mani.

-Nella caduta si sono rotte un paio di costole e una di esse ha perforato il polmone sinistro. Ecco perché ha quel tubo in bocca. In sala operatoria abbiamo fatto il possibile, ma finché non si sveglia non potrà rimettersi.- disse. Io non risposi, ero troppo scosso.

-Infine ha avuto un grave trauma cranico. Siamo riusciti a bloccare l'emorragia e ad aspirare tutto il sangue che ristagnava, ma non possiamo dire con certezza quali saranno le conseguenze. Le più comuni tra questi pazienti sono: perdita di memoria, difficoltà a pensare o a parlare, epilessia, difficoltà a muoversi. Credo però che un aspetto che condizionerà la vita del ragazzo potrebbe essere di tipo comportamentale visto che ha già sofferto di depressione. In ogni caso potrà usufruire costantemente di visite psichiatriche. Ci prenderemo cura di lui.- sussurrò il dottore mortificato.

-Potrebbe... potrebbe anche non accadere nulla di tutto ciò? Potrebbe svegliarsi e rimanere come sempre. Andrà tutto bene io.. io me lo sen...-

-Harry, potrebbe capitare quello che dici tu, certo! Ma le percentuali sono molto basse. Voglio metterti davanti tutte le possibilità.-

Io annuii, presi la mano sinistra di Louis e la baciai. Il mio ragazzo non doveva preoccuparsi di nulla. Avremmo superato tutto, come sempre, insieme.

-C'è un altra cosa di cui vorrei parlarti, Harry.- disse, io mi voltai verso di lui continuando a tenere la mano di Lou.

-Il documento che il paziente ha firmato, come già saprai, indicava come tempo massimo 3 giorni. Dopo di essi dovrà essere staccato da queste macchine.-

-A proposito di questo dottore!- lo interruppi animatamente. -Non potrebbe dichiararlo incapace di intendere e volere?-

-No Harry, lui era decisamente in pieno delle sue capacità mentali quando ha firmato, non possiamo!-

-Oh sciocchezze! Lo fate sempre quando vi fa comodo! È che volete un letto in più, non vi importa nulla di...-

-Ok, basta Harry. Ti interrompo subito. Non abbiamo mai fatto una cosa del genere e mai la faremo.-

-Ma!-

-No, ascoltami. Queste sono le decisioni del paziente, devi rispettarle. In ogni caso abbiamo deciso di prolungare di qualche ora il suo tempo. È entrato in coma alle 5 di mattina, quindi abbiamo pensato che per voi sarebbe stato scomodo, così abbiamo deciso di staccare le macchine alle 10.00.-

-Non ce ne sarà alcun bisogno, dottore. Louis si sveglierà prima.-

-Me lo auguro Harry. Questo è quello che tutti speriamo. Ora vado, tra cinque minuti ho un intervento.- detto questo si avviò verso la porta. Prima di uscire si voltò nuovamente verso di me.

-Parlagli, Harry. Sono più che sicuro che lui ascolti tutto.-

Io mi voltai verso il mio amore e iniziai a fissarlo catturando ogni sua sfumatura.

-Ti prego amore mio, torna da me. Io ti aspetto e ti aspetterò sempre.-

Poi sfiorai le mie labbra contro il suo zigomo.


 

Giorno 2

-Buongiorno amore mio!- esclamai entrando nella stanza di Louis con una chitarra sulle spalle e con un mazzo di rose bianche e una rossa. Le bianche rappresentavano la purezza e la dolcezza, le due caratteristiche che amavo di più di Louis, e la rossa perché, beh perché era il mio amore!

Posai i fiori sul davanzale vicino a lui e aprii le tende per far entrare la luce.

-Tesoro oggi c'è il sole, fino a ieri ha piovuto tantissimo e oggi finalmente è tornato il bel tempo.-

Dopo avergli sistemato il cuscino e rimboccato le coperte mi sedetti accanto a lui.

-Oggi voglio farti ascoltare una cosa. Ti ricordi, qualche tempo fa ti dissi che stavo scrivendo una nuova canzone ispirata a te. Beh, ho intenzione finalmente di fartela ascoltare. Ti va? Spero proprio di sì perché sto prendendo la chitarra!- dissi accarezzandogli la guancia.

-Sono un po' nervoso, spero ti piaccia.- dissi prima di iniziare ad eseguire l'arpeggio iniziale.

Dovetti fare il giro di accordi tre volte prima di iniziare, ero così in ansia, ma poi pensai che Louis avrebbe amato ogni mia cosa, quindi non mi sarei dovuto preoccupare.

Così presi un gran respiro, chiusi gli occhi e iniziai finalmente a cantare.
 

Your hand fits in mine like it's made just for me
But bear this in mind, it was meant to be
And I'm joining up the dots with the freckles on your cheeks
And it all makes sense to me...

I know you've never loved

the crinkles by your eyes when you smile
You've never loved your stomach or your thighs,

the dimples in your back at the bottom of your spine
But I'll love them endlessly


 

Solo allora aprii gli occhi. Louis era ancora immobile con la sua espressione marmorea e con gli occhi chiusi.
 

I know you've never loved

the sound of your voice on tape
You never want to know how much you weigh,

you still have to squeeze into your jeans
But you're perfect to me


I won't let these little things
Slip out of my mouth
But if I do
It's you
Oh it's you
They add up to
I'm in love with Lou
And all these little things

You'll never love yourself half as much as I love you
And you'll never treat yourself right darlin' but I want you to
If I let you know I'm here for you
Maybe you'll love yourself like I love you


I won't let these little things
Slip out of my mouth
But if it's true
It's you
It's you
They add up to
I'm in love with Lou
And all your little things.

Il mio Louis non aveva dato alcun segno di vita. Non che mi aspettassi più di tanto ma speravo veramente che potesse risvegliarsi.

Non credevo più da molto tempo alle fate e alla magia, al topolino che ti ruba i dentini da latte e ci si costruisce la casetta e all'uomo panciuto vestito di rosso che se facevi il buono ti portava un dono.

Ma continuavo a credere che per Lou sarebbe stato diverso, dentro di me c'era qualcosa che mi diceva che si sarebbe risvegliato. Forse stavo solamente delirando per la troppa ansia, forse dovevo solamente arrendermi e iniziare a pensare che forse Louis non ce l'avrebbe fatta come continuavano a ricordarmi tutti.

Forse ero solamente troppo ottimista e sarei stato quello a soffrire di più. Il fatto era che non ero pronto a questo. Non ero pronto a dire addio all'amore della mia vita, non ero pronto ad andare avanti e non lo sarei mai stato.

Quel piccolo ragazzo con il nome e il nasino alla francese, che amava camminare in punta di piedi con una coperta sulle spalle, mi aveva cambiato nel profondo, mi aveva dato tutto anche se era costretto in un ospedale.

Il ragazzo ossessionato a trovare la perfezione in se stesso forse era troppo perfetto per stare in questo mondo.

Ma che cavolo di pensieri mi ritrovavo a fare?!

Louis ce l'avrebbe fatta. Lui era grande. Lui era il mio supereroe e i supereroi non muoiono mai!


 

Giorno 3

-Ehi amore. Sono qui.- dissi quella mattina portandogli dei tulipani colorati e una busta da lettere bianca.

Ero agitato e triste. Quella notte non avevo chiuso occhio. Mia madre mi aveva obbligato a rimanere in hotel ma non riuscivo in nessun modo a stare fermo e tranquillo, così passai tutta la notte a camminare come un ossesso a piedi nudi sulla moquette per la piccola stanzetta.

Appena arrivato scostai le tende come ogni mattina e mi sedetti accanto a Louis. Mi accorsi che avevano staccato la mano da quel fastidioso mezzo di trazione, ora era adagiata sul letto accanto al suo corpo immobile. Gli avevano tolto anche il tubo nella gola, ora respirava attraverso una mascherina. Era buona come cosa, pensai, magari si sarebbe risvegliato. Magari.

-Ti ho portato una cosa Lou. Vorrei che l'aprissi tu, ma in questo momento ti trovi impossibilitato, così lo farò io per te.- dissi.

Presi la busta da lettere e la scartai con cura.

-Sono due biglietti per andare a Barcellona, avevi detto che desideravi tanto andarci così ho pensato di prenderli. Sono per cinque giorni, ma li ho dovuti prendere per giugno. È tutto compreso: viaggio, pernottamento, cibo, visite guidate. Tutto. Tu dovresti fare una sola cosa, svegliarti amore. Ho bisogno di te al mio fianco, Louis. Fallo per me.-

Nessuno rispose, io sospirai.

-Mi sono sempre chiesto, ma come stai lì dentro? Hai freddo? I tuoi piedini? Aspetta controllo, non voglio che tu rimanga congelato.-

Misi una mano sotto le sue coperte e gli accarezzai quei cubetti di ghiaccio che si ritrovava al posto dei piedi.

-Cavolo Olaf! Ma sei completamente congelato! Aspetta, te li riscaldo io!- dissi.

Così mi sfilai le scarpe e i calzini e mi infilai sotto le coperte con lui stando attento a non fargli male.

Poi attaccai il mio corpo al suo e intrecciai i miei piedoni con i suoi piedini.

Se fosse stato un giorno normale lui si sarebbe accucciato al mio petto tubando e emettendo alcuni brividi. Ora invece rimase nella solita posizione. Non potevo più vederlo così, e oltretutto aveva meno di 24 ore per risvegliarsi.

-Lou amore mio. Sei importante per me. Sei la mia vita tesoro, devi svegliarti piccolo. Io e te dobbiamo stare insieme, io ti voglio sposare, Lou. Saremo felici. Avremo dei bambini se vorrai, li adotteremo. Sarai un ottimo padre, sei perfetto con i bambini. Avremo una bella casa, la nostra casa. Mi dovrai sopportare tutti i giorni, sarà bellissimo! Tu sopporterai il mio disordine cronico, il mio alito pestilenziale la mattina, il mio russare la notte; io ucciderò per te tutti gli insetti, ti farò i massaggi quando ti farà male la schiena e prenderò i barattoli dagli scaffali più alti. Faremo lunghe passeggiate la lago, magari con il nostro cane. Faremo la spesa al supermercato insieme, io infilerò nel carrello le schifezze e tu ti occuperai delle cose salutari. Guarderemo tutti i cartoni della Disney che ti piacciono tanto, accoccolati sul divano con una tazza di tè e una coperta sulle spalle. Lo so, forse dove sei in questo momento è più bello di quello che ti ho appena detto io, ma non puoi andare lì, non è ancora il tuo tempo. Devi restare con me. Sarò egoista ma è così Lou. Torna da me amore mio.- dopo aver pronunciato queste parole mi accorsi di essere rimasto senza fiato.

Delle copiose lacrime scendevano dai miei occhi, singhiozzavo e non riuscivo a smettere.

Lui era il mio tutto. Non poteva andar via da me.

Ancora tra le lacrime incastonai la mia testa nel suo collo e mi addormentai proprio come amavo fare: annusando il suo profumo.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Louis

-BooBear, il tuo tempo qui è finito. È ora di andare!-



Angoletto
Ciao gente! Ecco il capitolo, non credevo di fare così presto in verità, viva me!! (ok, la smetto)
Che ve ne pare? Come avete interpretato la frase finale? Sono cattiva lo so, ma non voglio spoilerarvi nulla :)
Ho scelto Little Things perchè nella mia mente malata è la canzone che rappresenta di più Louis, mi sembrava carino farla cantare da Harry.
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere.
Ora scappo perchè devo studiare D:
A presto, Somriure :)

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


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Louis

-BooBear, il tuo tempo qui è finito. È ora di andare!-

-No, mamma. Ti ho ritrovata, voglio restare con te ora! Qui sto bene e mi sei mancata tanto!-

-Oh Louis, anche tu mi sei mancato da morire, amore. Ma laggiù il tuo lavoro non è finito. Ci sono delle persone che sono straziate dal dolore di non rivederti più. Sei importante per loro. C'è ancora tempo per venire qui!-

-Va bene, mi hai convinto. Che devo fare per tornare sulla terra?-

-Devi semplicemente aprire gli occhi. Puoi farcela, BooBear!-

-Ok, allora... a presto mamma!-

-Aspetta ometto. Dovresti fare due cose per me sulla terra.-

-Certo, qualsiasi cosa.-

-Torna a suonare il piano.-

-No, ma non...-

-E perdonalo, Louis?-

-Chi? Il ragazzo che mi ha buttato dalla finestra?-

-Lo capirai quando tornerai. Fidati di lui. Non ti deluderà. Non più. Ora vai, mio splendido ragazzo. Non pensare più a me.-

Così mi concentrai, salutai mia madre e guardando per l'ultima volta il luogo bianco e paradisiaco, aprii gli occhi.

Subito mi colpì un fortissimo dolore alla testa. Il mio petto faceva terribilmente male e non riuscivo a respirare pienamente.

Notai che le mie braccia erano completamente immobilizzate. Una era fasciata accuratamente e mi provocava delle fitte strazianti, l'altra invece era intrappolata sotto qualcosa, o meglio qualcuno.

Mi voltai debolmente e il mio naso venne stuzzicato da una massa di ricci informi.

Harry dormiva beatamente attaccato a me. Mi accorsi anche che i suoi piedi avvolgevano i miei per tenermi al caldo, era un cucciolo.

Decisi di non svegliarlo e di rimanere ancora a guardarlo per un po'. La sofferenza che mi faceva provare il mio corpo era tanta, ma avevo una soglia del dolore molto alta, quindi potevo riuscire a sopportare il tutto. Almeno per un po'.

Harry sembrava molto stanco. Potevo benissimo vedere due enormi occhiaie spuntare da sotto i suoi occhi e i suoi zigomi erano rossi e umidicci, segno che aveva versato qualche lacrima. Mi si spezzò il cuore a vederlo in questo modo, sapendo che ero stato io a ridurlo così.

Oltre alle occhiaie potei notare il suo volto tumefatto: aveva un occhio bordò e gonfio e un labbro spaccato. Che diamine aveva combinato quel riccio?

Mi faceva una tale tenerezza, così con difficoltà tirai via la mia mano da sotto il suo corpo e la immersi nei suoi ricci iniziandolo ad accarezzare come lui amava tanto.

Harry appena senti il tocco della mia mano sospirò sorridendo accucciandosi a me ancora di più. Era un vero koala.


Zayn

Quella mattina mi ero alzato tardi. Ero stato sveglio per molto tempo a discutere con Perrie. Non l'avevo ancora perdonata. Lo sapevo, era una cosa stupida, ma quel suo gesto (o meglio, non gesto), mi aveva fatto passare l'ora più dolorosa della mia vita.

Quelle poche ore erano state molto devastanti per me, molto di più di quando mi diagnosticarono il problema ai reni. In quel caso si parlava della mia vita e io, da persona ottimista, ero più che sicuro di poter guarire. Invece nel caso di Louis non sapevo cosa pensare. Lui era il fratello mai avuto, non sarei stato capace di lasciarlo andare, proprio ora che l'avevo ritrovato.

Mi alzai velocemente dallo scomodo letto del B&B che avevo scelto per stare più vicino a Louis e mi diressi in bagno.

Mi sciacquai il volto e mi lavai i denti. Decisi di non radermi la barba, non ne avevo voglia e oltretutto in questo modo copriva il graffio che mi aveva fatto Harry qualche giorno prima. Il livido sullo zigomo e l'occhio pesto non riuscii a coprirli in nessun modo, ma tanto non dovevo farmi notare da nessuno, soprattutto ora che ero in crisi con la mia ragazza.

Dopo essermi vestito uscii dall'alloggio e mi incamminai verso l'ospedale come sempre.

Decisi di non comprare nessun fiore, Harry ci pensava già abbondantemente, così mi diressi direttamente verso il piano di Lou.

Appena arrivai in sala d'aspetto vidi Mark che si massaggiava le tempie. Non aveva ancora capito che doveva levarsi dai piedi!?

Io sbuffai e mi sedetti su una sedia abbastanza lontana da lui.

-Buongiorno Zayn.- mi disse cordialmente. Ovviamente non risposi.

-Ti prego dammi una possibilità. Lo so, mi sono comportato malissimo, cavolo, lo so. Ma sono cambiato e sono qui per rimediare. Non ti chiedo di perdonarmi, ti chiedo solo di non allontanare da me mio figlio. Voglio solo parlargli e stargli accanto come non ho fatto in tutti questi anni. Questa volta sarò migliore. Non lo deluderò.- disse l'uomo con gli occhi lucidi.

Solo allora mi accorsi quanto il passare della vita avesse lasciato i segni anche su di lui. Un tempo era un uomo allegro e divertente, aveva sempre la battuta pronta, ora invece i segni dell'età si facevano sentire. Per un frangente di secondo, ma solo uno, pensai che forse questa nuova maturità acquisita avrebbe potuto far bene a Louis, ma poi mi ricredetti, non avrei mai più permesso che qualcuno facesse soffrire di nuovo il mio BooBear.

-Cavolo, sono le 12.35! devo correre a prendere le gemelle a scuola. Tornerò tra poco!- esclamò correndo verso l'uscita.

Io decisi di incamminarmi verso la camera di Lou, pensai che non avrei interrotto Harry più di tanto, d'altronde era tutta la mattinata che stavano insieme.

Appena aprii la porta un forte profumo di fiori invase le mie narici.

Vidi che il riccio era accucciato sul letto di Louis che gli accarezzava i capelli.

Un attimo. Gli accarezzava i capelli?!

-LOUIS!- urlai con le lacrime agli occhi.

Il mio migliore amico si voltò verso di me con una faccia confusa.

Harry invece sobbalzò per il mio urlo e cadde a terra per lo spavento con un grande tonfo. Io lo scavalcai e corsi verso Louis.

-Chi sei tu?- chiese il mio migliore amico con una faccia perplessa bloccando sul nascere tutte le emozioni positive che avevo nel cuore.

Io lo guardai sconvolto, Harry intanto si era rialzato sulle ginocchia per appoggiarsi al letto.

-Lou.. sono.. sono Zayn... eravamo.. siamo migliori amici!- mormorai cadendo in ginocchio vicino al riccio.

Era impossibile! Non poteva ricordare Harry e non me! Io lo conoscevo da più tempo! Dio doveva proprio avere un odio sconfinato nei miei confronti!

Louis per un po' continuò a mantenere una faccia seria e confusa ma poi scoppiò in una fragorosa risata, finendo con qualche colpo di tosse.

-Oh ragazzi! Dovreste vedere le vostre facce, siete buffissimi!- disse quel nanetto malefico.

-Louis.. Lou ci stavi prendendo in giro?- chiese Harry strabuzzando gli occhi.

-Sì!- esclamò gioiosamente il mio amico. -Ho sempre sognato di fare una cosa del genere!- continuò.

-Ma certo Louis William! Non fa una piega. Era tutta la vita che aspettavi di cadere in coma per poi svegliarti e farci prendere un infarto!- dissi eloquentemente.

Il ragazzo annuì sorridendo con la lingua in mezzo ai denti.

-Ragazzi, vado a chiamare un medico prima che questo baldo giovane inizi a fingere una crisi epilettica solo perché rientra nelle 10 cose da fare prima di morire.- dissi ridacchiando, nonostante tutto e accarezzando lo zigomo del mio migliore amico.

-No Zay! Aspetta un altro po'. Voglio stare solo con lui ancora un pochino!-

-Dai Harry! Hai tutta una vita da passare insieme a lui!- esclamai.

Il riccio sorrise teneramente, Louis invece diventò rosso come un peperone.

Mi recai fuori e corsi verso lo studio del dottor Grimshaw.

-Dottore! Si è svegliato!- bastarono queste poche parole per far correre un uomo di cinquant'anni da una stanza all'altra. Prima di entrare chiamò con il cerca persone altri dottori.

Appena fummo dentro, vedemmo la faccia di Louis completamente coperta dai lunghi riccioli di Harry, intento a sfiorare il suo naso con quello del suo ragazzo.

-Mi dispiace interrompervi ragazzi, ma devo visitare il paziente.- disse il dottore. Subito Harry si scostò come se fosse stato colpito dalla scossa elettrica.

Louis invece cambiò espressione improvvisamente, come se ad un tratto tutti i problemi di una vita fossero tornati sopra il suo groppone.

Per un attimo avevamo riavuto uno spicchio del Louis di una volta, del Louis che si nascondeva per ore nei posti più inconsueti per poi, al momento giusto, saltare fuori facendomi vomitare il cuore dallo spavento.

Quasi mi parve di vedere il fantasma del Louis spensierato volare via dalla finestra facendo spazio al fantasma timoroso e fragile.

Non volevo che soffrisse ancora. Questa volta l'avrei strappato da quell'ospedale il prima possibile. Louis aveva bisogno di stare in mezzo alla gente per guarire, aveva bisogno di essere amato.

Louis era vita. Non poteva essere rinchiuso.

-Allora Lewis, io sono il...-

-E' Louis.- mormorò il mio migliore amico con una voce rauca e bassissima tossicchiando un po'.

-Come dici?- chiese il medico alzando la faccia dalla cartella clinica.

-Mi chiamo Louis.-

-Ah, ok, bene. Io sono il dottor Grimshaw. Mi sono occupato di te in sala operatoria. Ti farò alcune domande per vedere come sono messe le tue capacità cognitive, ma posso vedere che non hai perso la parola. Sapresti dirmi il tuo nome completo?-

-Louis William Tomlinson.-

-Bene, sai per caso che giorno è oggi?-

-No, non sono uno che fa molto caso al tempo che passa. Probabilmente siamo ad ottobre?-

-Esatto. 4 Ottobre.-

In quel momento la porta si aprì ed entrarono il dottor Cooper, il dottor Morgan, Niall, e Liam. Tutti salutarono molto festosamente Louis, poi il dottor Grimshaw continuò la sua visita.

-Credo che tu non abbia problemi con questa parte della visita, ma devo chiedertelo. Sai per caso chi è questo ragazzo?- chiese indicando Harry.

-Sì!- esclamò Louis arrossendo vistosamente -E' Harry. Il mio Harry!-

-Oh Loueh!- mormorò il riccio portando le sue mani sul cuore.

-Molto bene Lew... Louis, ho un'ultima domanda per te, prima di lasciarti nelle mani della dottoressa Peazer. Potrebbe essere un po' difficile, ma voglio che tu sia più sincero possibile con me. D'accordo?- Louis annuì. -Bene. Vorrei sapere l'ultima cosa che ricordi.-

Louis ci pensò molto attentamente. Aveva la fronte corrugata e potevo benissimo vedere una gocciolina di sudore scivolare sulla sua fronte.

Tutti eravamo in attesa di quella risposta.

Da un lato speravo che non ricordasse nulla di quello che quel malato di mente gli aveva fatto, dall'altro sapevo che se non avesse ricordato, probabilmente la sua convalescenza sarebbe stata più lunga e turbolenta.

Improvvisamente il volto del mio amico si rattristò.

-Ricordo. Tutto. Nick. La finestra. Non ho voglia di parlarne.-

-Va bene Louis. Ne parleremo un'altra volta quando ti sentirai pronto.- disse il dottor Morgan.

-Certo Louis. Tranquillo. Provo a richiamare la dottoressa Peazer.-

Il dottor Grimshaw si allontanò un po' per chiamare al telefono la sua collega.

Louis ci guardava sorridendo.

-Si può sapere cosa è successo alle vostre facce? Chi vi ha ridotto in questo modo?- chiese.

-Diciamo che il tuo Harold ha qualche problema a controllare la sua rabbia.- dissi io.

-Ehi!- esclamò indignato il riccio dandomi una leggera pacca sulla nuca. -La seconda volta hai iniziato tu!-

-Touchè!- risi grattandomi la testa.

-La terza volta invece ho fatto quello che tutti dovrebbero fare a chi maltratta il proprio ragazzo.- continuò Harry.

-Hai picchiato qualcuno per tre volte?- chiese Louis incredulo.

-Le prime due volte Zayn, poi Nick.-

-Hai picchiato Nick?- disse spalancando gli occhi.

-Sì, nessuno può maltrattarti, Louis.- esclamò fermamente il riccio.

-Mi hai difeso.- sussurrò Louis con gli occhi lucidi.

-Certo amore mio. Io ti difenderò sempre!-

Un fragoroso battere alla porta interruppe i due ragazzi (per fortuna; un altro scambio di battute mielose mi avrebbe ucciso).

Entrò una ragazza molto carina e sorridente con i capelli ricci e gli occhi gentili. Appena Liam la vide sussultò e arrossì vistosamente. Niall iniziò a lanciargli gomitate facendogli l'occhiolino.

Il mio stoico dottore aveva un punto debole! Non l'avrei mai detto.

La giovane dottoressa gli sorrise mostrando dei bianchissimi denti, poi si dedicò a Louis.

Dopo qualche secondo da quella porta entrò anche Perrie che si mise accanto alla dottoressa. Quando mi vide provò a sorridermi, ma io distolsi lo sguardo.

-Allora Louis. Io sono la dottoressa Peazer, ma puoi chiamarmi Danielle. Lei invece è la dottoressa Edwards, Perrie.- disse con una voce dolce.

-Sì lo so!- disse Louis sorridendo alla mia ragazza che contraccambiò.

-Molto bene. Noi ci siamo occupate della tua mano. Purtroppo l'abbiamo presa in condizioni terribili, non possiamo sapere se il lavoro è andato a buon fine. Solo tu potrai dircelo. Te la senti a muoverla un po'? Ti avverto che farà malissimo, ma è l'unico modo che abbiamo per sapere se potrai muoverla ancora.- disse in modo molto professionale.

-Po...potrei non... non muoverla.. più?- mormorò Louis con voce spezzata.

-Sì, potresti. Ma io sono molto brava nel mio lavoro, e la dottoressa Edwards è un'ottima allieva. Siamo ottimiste!- lo rassicurò lei.

-Avanti Lou, prova a muovere qualche dito.- lo incitò Perrie. Non mi piaceva la confidenza che si prendeva con il mio migliore amico.

Louis annuì guardano incerto la sua mano.

-Ce la puoi fare amore!- lo incoraggiò Harry.

Louis gli sorrise nervosamente.

Passarono alcuni minuti di completo silenzio. Nessuno si muoveva, tanto meno la mano di Louis.

-Avanti Louis. Non è difficile!- lo esortai.

-CI STO PROVANDO, ZAYN!- urlò lui voltandosi di scatto verso di me con le lacrime agli occhi.

-Basta, tutti fuori!- esclamò Perrie severamente aprendo la porta per farci passare.

Noi uscimmo e ci sedemmo in sala d'aspetto.

Harry sbuffò e si seddette due sedie lontano da me.

-Sei stato un completo id...- iniziò.

-Lo so, non ho bisogno della predica.- lo interruppi.

Ero stato un completo idiota, lo sapevo. Ero stato insensibile ed indiscreto. Louis non se lo meritava. Spesso non riuscivo a pensare prima di parlare, era una cosa che mi faceva litigare molto spesso con la gente a cui volevo bene.

Dopo qualche minuto entrò in sala d'aspetto Mark (ancora lui).

Si sedette accanto a noi guardandoci incerto.

-Come... come sta?- chiese più ad Harry che a me. Aveva capito che non lo avrei mai perdonato.

-Si è risvegliato!- esclamò il riccio sorridendo e mostrando quelle fossette che facevano impazzire Louis.

-Si.. si è risvegliato?- esclamò il padre del ragazzo saltando in piedi -E me lo dite così?!-

-La prossima volta ti mandiamo un piccione viaggiatore!- sbottai ironicamente.

Harry mi fulminò con lo sguardo, ma la mia frecciatina non scalfì minimamente l'entusiasmo dell'uomo.

-E come sta?- chiese con gli occhi lucidi. Mi chiedevo con chi avesse studiato così bene recitazione. Poi pensai allo scherzo che suo figlio ci aveva fatto quella mattina e allora capì che prendersi gioco degli altri era un gene di famiglia.

-Pare bene. Ora stanno provando a fargli muovere la mano. È un po' difficile. Potrebbe aver perso per sempre la mobilità.- disse Harry tristemente.

-Andrà tutto bene. E se così non fosse, andrà bene comunque. Può adattarsi a vivere con una mano sola, l'importante è che sia vivo, ragazzi! Ora vado a chiamare le ragazze e Susan. Saranno felicissime di sapere la notizia!- disse allontanandosi un po'.

Noi restammo seduti sulle nostre sedie ad aspettare. Non scambiammo nessuna parola. Non eravamo dell'umore giusto.

Dopo qualche minuto che sembrò un'eternità, Perrie e Danielle uscirono dalla stanza di Louis.

Le due ragazze si avvicinarono a noi e ci sorrisero.

-Allora, un movimento della mano c'è stato, quasi insignificante ma c'è stato. Questo vuol dire che abbiamo ristabilito i contatti dei nervi che si erano frantumati. Ora arriverà per lui il momento più difficile.- disse la dottoressa Peazer.

La vita di Louis era condizionata da momenti difficili, erano cinque anni che nella sua vita non c'era un momento facile. Non poteva andare avanti così.

-Dovrà iniziare con la fisioterapia, sarà molto dura e dolorosa. Lo destabilizzerà moltissimo anche emotivamente perché nei i primi tempi non riuscirà a fare molto. Dovrete stargli accanto e non mettergli fretta.- continuò Perrie rivolta principalmente a me.

-Potrebbe non recuperare la totale funzionalità della mano, ma per ora è già qualcosa.-

Io ed Harry annuimmo.

-Ora sta riposando. Quel piccolo movimento ha prosciugato le sue forze. È meglio che si riposi.- disse la dottoressa.

Quando le due se ne andarono tornò Mark.

-Posso entrare?- chiese timidamente.

-Sta dormendo.- risposi in modo brusco.

-Lo so, non posso ancora farmi vedere da lui quando è sveglio. Devo scegliere il momento adatto. Non è ancora pronto ora.- continuò.

-Io non mi fido. Verrò lì dentro insieme a te. Spero non ti dispiaccia.- dissi in tono di sfida.

Mark mi fissò con un'espressione indecifrabile. Poi con un rapido cenno di capo annuì avviandosi verso la porta chiusa.

Io lo seguii. La finestra che prima era spalancata per far entrare i raggi del tiepido sole ora era chiusa per permettere a Louis di riposare al meglio.

Mark si sedette sulla sedia accanto al figlio. Io mi accomodai per terra.

Restò lì per molto tempo a contemplare il figlio dormiente. Poi iniziò ad accarezzargli la mano buona con uno sguardo dolce e amorevole che solo un padre poteva avere.

Forse quell'uomo che per anni aveva emarginato suo figlio era cambiato realmente. Forse la gente può veramente diventare migliore.

Una cosa era certa, non avrei lasciato Louis da solo, ma forse potevo provare a dare a quell'uomo una seconda possibilità.

Angoletto
Eccoci qui!
Allora siete contenti? Louis è vivo e sveglio; è un po' ammaccato, ma d'altronde è pur sempre caduto dal terzo piano!
Come avete trovato questo capitolo? Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere. Amo ricevere i vostri pareri :)
Ora vado a letto.
A presto, Somriure :)
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


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Mark

-Harry, mi fai il solletico.- borbottò Louis ancora nel sonno con gli occhi chiusi stendendo le labbra in un sorriso.

Di colpo scostai la mano, non volevo che si svegliasse, non doveva vedermi ora, non i questo modo.

-Non mi davi fastidio, potevi restare.- continuò sempre ad occhi chiusi tendendo la mano verso di me.

Io continuai a non rispondere, così mio figlio iniziò ad aprire gli occhi.

-Ha... Harry?- mormorò. Nella stanza giaceva il buio più totale, non si distingueva nulla. Vidi che Louis stava iniziando ad agitarsi, non mi aveva riconosciuto di sicuro, ma l'episodio con quel ragazzo doveva averlo reso più diffidente riguardo al mondo che lo circondava.

Il suo respiro iniziò a farsi sempre più irregolare, vidi che cercava disperatamente il pulsante d'emergenza, ma era posizionato dalla parte del letto dove c'era la sua mano rotta quindi non poteva raggiungerlo.

-Louis, stai tranquillo.- mi feci coraggio e dissi. Non potevo fargli avere una crisi il giorno dopo il suo risveglio dal coma, sperai solo che la crisi non gli sarebbe venuta a causa mia.

-Che... che ci fai tu qui? Va..vattene!- mi disse terrorizzato.

Io mi alzai e mi diressi verso la finestra, poi con un gesto secco alzai la serranda. La luce del sole irradiò la stanza rendendo noto tutto quello che c'era intorno a noi. Non volevo che il nostro incontro avvenisse al buio, pensavo che se Louis fosse riuscito a vedere si sarebbe sentito meno impaurito e più propenso a parlare con me.

Quando la luce colpì il mio Louis lo guardai finalmente dopo tanto tempo, certo, l'avevo visto molte volte quando era ancora in coma, ma osservarlo sveglio e senza tubi nella gola era tutta un'altra cosa.

Era cambiato tanto il mio bambino. Il ragazzo tonico e sicuro di sé che conoscevo si era trasformato in un piccolo ragazzo pieno di incertezze con due occhi pieni di tristezza.

Ma la cosa che mi faceva spezzare il cuore era che la colpa di questo cambiamento radicale era solo mia. Ero stato io a spezzarlo in questo modo e anche se un giorno sarebbe riuscito a perdonarmi io non avrei mai perdonato me stesso.

Lui era il mio BooBear. Il bambino che al parco, piuttosto che giocare con i suoi amichetti, preferiva stare seduto accanto a me facendo sciogliere sulla mano il suo gelato alla ciliegia e alla nocciola per raccontarmi con quella sua vocetta veloce e petulante tutti gli episodi, anche più insignificanti, che aveva vissuto quel giorno a scuola.

Mi voltai verso di lui e provai a sorridergli. Lui deviò lo sguardo. Così sospirando tornai a sedermi sulla sedia.

-Louis, non volevo che il nostro incontro avvenisse in questo modo, volevo che ti riprendessi un po' di più prima di parlarti.-

-Io non volevo proprio che il nostro incontro avvenisse, pensa un po'!- esclamò. Io abbassai il capo amareggiato. Sapevo che non sarebbe stato facile riconquistare la sua fiducia, ma non sapevo che sarebbe stato così triste per me.

Harry

Ero in ascolto dietro la porta di Louis. Lo sapevo, spiare la gente non era propriamente da persone educate e mia madre non sarebbe stata poi così contenta di me, ma volevo a tutti i costi che Mark riacquistasse il rapporto con Louis. Ovviamente ci sarei andato con i piedi di piombo, non doveva azzardarsi di far soffrire il mio amore, neanche lontanamente. Ma le persone che erano rimaste a Louis erano ben poche, si potevano contare sulle dita di una mano, e l'amore che un padre, che Mark, avrebbe potuto donargli lo avrebbe reso più forte e gli avrebbe fatto solo che bene. Sì, ero fermamente convinto di questa cosa.

-Mi dispiace Louis, non sai quanto mi dispiace.- disse l'uomo con voce spezzata.

-Lasciami solo.- mormorò Louis con voce tremolante ma allo stesso tempo sicura.

-Fammi parlare almeno, devo spieg...-

-Ti prego.-sussurrò tra le lacrime. Non era facile per me stare dietro una porta ad osservare. In quel momento volevo solamente andare da Louis, prendergli le guance tra le mani e sussurrargli che tutto sarebbe andato bene.

Ci fu un momento di silenzio, poi sentii dei passi farsi sempre più vicini. Mark aveva acconsentito alle parole del figlio.

Sapevo che se avesse varcato quella porta in quel modo non sarebbe più riuscito ad entrare. Louis era la persona più testarda e caparbia che avessi mai conosciuto.

Prima che questa si spalancasse definitivamente, troncando sul nascere un bel rapporto che si sarebbe potuto creare, bussai fragorosamente aprendo io la porta.

-Mark, vuoi un caffè? Zayn sta andando in caffett... oh ciao amore, ti sei svegliato!- esclamai fingendomi sorpreso, poi correndo verso Louis gli diedi un bacio sulla fonte, sotto alla bendatura.

Louis mi guardava stranito, come se avesse appena visto un fantasma; vidi anche una punta di delusione nel suo sguardo, la cosa mi fece male, ma feci finta di non accorgermene.

-Tu.. t..tu pa..parli c..c..con lu...lui?!- chiese strabuzzando gli occhi e provando a mettesi seduto, cosa che gli provocò un forte colpo di tose con relativa imprecazione di dolore per aver stuzzicato in qualche modo le costole bisognose di riposo più totale.

-Amore! Non provarci mai più!- esclamai sistemandogli il cuscino.

-S..sai chi è lui?-

-Sì, lo so.- dissi con uno sguardo che esprimeva fiducia. -Mark potresti lasciarci un attimo?- chiesi all'uomo che dopo aver annuito tristemente lasciò la stanza.

-Lui è... è...-

-Mark, tuo padre. Lo so.-

-Lui mi ha rovinato la vita, Harry. È colpa sua se adesso sto qui.-

-Lo so piccolo, lo so. Ma so anche che quest'uomo ha passato qui, seduto su una scomoda sedia della sala d'aspetto, tutto il tempo che tu hai passato in coma. Era devastato dal dolore, piangeva, tanto. Ho avuto modo di parlare con lui, mi ha detto di quanto è pentito e che vorrebbe riallacciare il rapporto con te. Louis, è tuo padre. Non ti dico di perdonarlo, ma...-

-Harry tu lo faresti?-

-Che cosa?-

-Perdoneresti tuo padre che ti picchiava a sangue e si drogava davanti a te e a tua sorella? Lo faresti Harry? No vero? Beh ecco non venirmi a fare la morale allora.- detto questo si girò dall'altra parte lasciandomi la mano.

-E' diverso, Louis. Non puoi paragonare le due cose, mio padre non è come Mark. Lui non ha mai alzato un dito su di te.-

-Non mi avrà mai fatto violenza fisica, no! Ma quella psicologica? Conosci il detto che dice che le parole feriscono più di una spada? Tuo padre ti ha mandato più volte in ospedale per contusioni e ossa rotte, il mio mi ha mandato in ospedale perché per colpa sua e delle sue parole ho tentato il suicidio, tre volte, Harry. Non c'è differenza tra mio padre e tuo padre.-

-Non ti chiedo di perdonarlo, Louis. Dagli una possibilità. Mark è cambiato veramente! Perdonerei mio padre se mi dimostrasse di essere comabiato come Mark.-

-Harry, voglio restare solo. Ti prego. Va via.- disse voltandosi dall'altra parte.

-No Louis, non ti lascerò solo a farti uscire il fumo dalle orecchie per i troppi pensieri. Se vuoi non ne parliamo più, questa è la mia opinione, pensaci su. Ora fammi spazio che ti riscaldo i piedi.- dissi sfilandomi le scarpe. Lui continuò a fissare il muro, ma notai un leggero sorriso spuntare sulle sue labbra fine.

Quando mi sdraiai accanto a lui, incastonò la sua testa in mezzo al mio collo. Restammo così per molto tempo, era la nostra posizione, non ci annoiavamo, non avevamo bisogno di altro se non l'uno dell'altro.

Presi la sua esile e affusolata mano buona e iniziai a giochicchiarci, accarezzavo ogni dito e stuzzicavo Louis sottolineando quanto fosse piccola rispetto alla mia. Lui per dispetto iniziò a lasciare dei piccoli e delicati morsi sul mio zigomo, provocandomi solletico.

Ad un certo punto la porta si aprì facendoci sussultare, immediatamente ci staccammo. Ormai la nostra relazione era nota a tutti in quell'ospedale, ma rimanevamo pur sempre un po' impacciati nel farci vedere davanti agli altri. Per me questa situazione era tutta una novità, ero sempre uscito solo con le ragazze e anche se non mi sentivo spesso a mio agio, per me quella era considerata normalità. Louis invece dopo l'ultima esperienza era diventato più accorto e trattenuto, non voleva più soffrire, lo capivo benissimo e rispettavo le sue scelte.

-Buongiorno ragazzi!- ci salutarono cordialmente Perrie e la dottoressa Peazer. -E' arrivato il momento della tua fisioterapia giornaliera, Louis.- il mio ragazzo sbuffò sonoramente.

Perrie gli alzò il letto con un pulsante facendolo stare in posizione eretta. Lui strinse i denti dal fastidio che evidentemente gli provocavano le medicazioni al petto.

-Posso restare?- chiesi a Louis più che alle dottoresse.

-D'accordo, basta che non fiati.- mi intimò Perrie facendomi un occhiolino. Louis annuì semplicemente.

-Louis io sono venuta solamente per assicurarmi che la tua mano non si sia infettata, ora ti lascio alla dottoressa Edwards, ho un'operazione.- disse Danielle scusandosi, poi lasciò la stanza.

Perrie prese la mano di Louis e iniziò a fargli fare movimenti circolari, molto delicati e lenti.

-Senti dolore, Louis?- chiese.

-Solo un leggero fastidio.- mormorò il mio ragazzo.

-Bene, è normale.-

Poi prese le sue dita e le fece piegare, sempre molto lentamente.

-Ora? Ti fa male?-

-Perché hai litigato con Zayn?- chiese di colpo tralasciando la domanda di Perrie.

-Simple but effective!- borbottai io ridacchiando.

-Mh, ecco vedi, è una cosa stupida. Troppo stupida anche per essere raccontata.- sbuffò lei muovendo bruscamente l'anulare di Louis per la rabbia.

-AHI!- gridò il ragazzo. -Se ti fa arrabbiare così tanto non ti chiedo più nulla!-

-Scusa Louis, non volevo.- disse lei visibilmente mortificata. -Sarà meglio che chiami la dottoressa Peazer.-

-No, tranquilla sto bene.-

Dopo aver massaggiato tutte le dita, Perrie disse a Louis che doveva iniziare a muovere la mano da solo. Vidi il mio ragazzo veramente in difficoltà. La sua mano faceva molta fatica a muoversi da sola. Io non dissi nulla, non volevo che si sentisse sotto pressione come era accaduto l'altro giorno con Zayn. Sarebbe guarito, ne ero certo, doveva prendersi solamente tutto il tempo di cui aveva bisogno. Non gli avrei messo fretta.

Alla fine Boo riuscì a sollevare di qualche millimetro alcune dita. Appena vidi quel leggero miglioramento mi fiondai sulla sua guancia e iniziai a baciarla. Perrie ci sorrideva intenerita.

-Louis, sei stato molto bravo e hai fatto grandi progressi da ieri. Se ti devo dire la verità non mi aspettavo che riuscissi a sollevare le tre dita principali così in fretta. Molto bravo.-

Louis arrossì abbassando il capo lasciando però un leggero sorrisetto soddisfatto.

-Ora vado, devo comunicare questo miglioramento alla dottoressa Peazer. E poi qui fuori ci sono quattro paia di occhi blu che fremono di vederti!- esclamò facendo l'occhiolino a Louis. Il mio ragazzo si rianimò felice, sistemandosi il pigiama dell'ospedale con la mano buona.

Prima che uscisse, richiamai la ragazza.

-Se vuoi un consiglio, Perrie, vai a comunicare questa notizia anche a Zayn e, se ti è possibile, sorridi, mia cara! Zay è un tenerone, si scioglierà immediatamente con un sorriso.- la dottoressa mi guardò grata e uscì lasciando aperta la porta.

Immediatamente quattro testoline bionde entrarono di corsa in camera ridendo e urlacchiando. Louis allungò il braccio buono per farle accorrere accanto a lui. Io, dopo aver lasciato un veloce bacio sulla guancia del mio ragazzo mi allontanai per lasciargli un po' di privacy con le sue sorelline, anche se morivo dalla voglia di restare perché amavo vedere Louis così spensierato e felice, in più era bravissimo con i bambini.

Sarebbe stato un ottimo padre. Chissà..

Quando tornai in sala d'aspetto vidi Mark con la testa poggiata sulle mani intento a pensare qualcosa di molto triste e doloroso da come sospirava amaramente.

Mi sedetti accanto a lui e gli poggiai una mano sulla spalla per confortarlo. A volte la prima immagine che avevo di Louis, quel minuscolo ragazzo con il pullover blu sporco di sangue, mi tornava in mente, e se poi pensavo che quel Louis lì era stato ridotto in quel modo proprio dall'uomo che mi ritrovavo a consolare il pensiero mi faceva vomitare. Ma poi provavo a mettermi nei suoi panni e mi faceva solo tanta pena.

Quell'uomo si stava torturando l'anima per provare a farsi perdonare dal figlio. Se mio padre si fosse presentato da me in quelle condizioni probabilmente l'avrei perdonato anche io.
No, non l'avrei mai fatto, ero troppo orgoglioso per una cosa del genere. Ma Louis no, Louis era l'essere più puro e perfetto di questa terra, l'unica cosa che doveva superare era la paura di non soffrire più ed ero ben intenzionato ad aiutarlo in questo. Se lo meritava, si meritava di riavere l'amore di un padre.

-Come sta?- mi chiese l'uomo con gli occhi lucidi.

-Sta bene, ha fatto progressi da ieri.- gli dissi. Mark sorrise orgogliosamente, come per dire “Ehi gente, quello è mio figlio!”.

Restammo in un silenzio imbarazzante per qualche minuto. Era il tipico silenzio che c'era tra suocero e ragazzo del figlio al primo appuntamento. Poi Mark ruppe questo silenzio:

-Senti, per me è tutta nuova questa situazione. Mi ero sempre immaginato Louis con una moglie bionda e cinque bambini che gli scorrazzavano tra le caviglie. Per me è difficile tutto questo, non voglio dire che non vi accetto, assolutamente. Ho solo bisogno di capire come funzioni tutto questo, lo farò, per Louis. Però ho bisogno di tempo.-

-Non c'è problema Mark. Se ti può aiutare, il meccanismo è sempre lo stesso. È di amore che stiamo parlando, e l'amore è universale, non cambia. È uguale per tutti gli esseri umani, indistintamente.- lui annuì alle mie parole.

-Come... se posso chiederlo... come vi siete conosciuti?- io ridacchiai, poi iniziai a raccontare all'uomo la nostra storia.

Ripercorrendo gli attimi della nostra vita mi venne la pelle d'oca, erano momenti con la M maiuscola. Avevamo sofferto, tanto. Ma dalla sofferenza ci eravamo rialzati, insieme, ed eravamo riusciti a costruirci il nostro piccolo spazio di felicità. Il mondo lì fuori era immenso, e noi eravamo solo due piccole foglie in una foresta intera, però eravamo insieme ed questo sarebbe bastato a renderci più forti.

Finì la nostra storia con le lacrime agli occhi. Forse mi ero esposto troppo, forse Mark non era interessato. Ma quando mi voltai verso di lui lo trovai visibilmente emozionato.

-Sono felice.. che lui abbia trovato te, Harry. Sei una brava persona e ti sei preso cura di lui, grazie.-

io sorrisi abbassando lo sguardo. Era una conquista per me ricevere un complimento del genere dal padre del mio fidanzato.

Dopo qualche minuto le quattro testoline bionde tornarono correndo verso di noi parlano tutte insieme e raccontando al padre quello che avevano appena fatto con Louis. Mark cercava di ascoltare tutte,dando la giusta attenzione ad ognuna di loro, ma era un po' difficile visto che parlavano molto velocemente. Io ridacchiai e mi avviai pacatamente verso la camera di Louis.

Venni però spinto con violenza da Liam che mi superò entrando nella stanza del mio ragazzo seguito da altri tre medici.

Il mio cuore saltò in gola. Che diamine era successo questa volta? Non c'era mai pace!

Entrai immediatamente con loro nella stanza di Lou tralasciando i divieti degli infermieri.

La scena che trovai davanti mi fece accapponare la pelle.

Louis era scosso da forti tremiti incontrollabili che partivano dal petto, il suo corpo non rispondeva a nessun segnale, sembrava posseduto.

I medici prontamente lo misero su un fianco, quello che vidi allora mi fece venire un forte capogiro, dovetti appoggiarmi alla parete per non cadere di sasso.

I suoi occhi, ridotti a fessure, erano completamente bianchi e dalla bocca usciva del sangue misto a saliva.

Niall gli infilò un dito tra i denti per non fargli mordere ancora di più la lingua.

-Dategli due dosi di lorazepam*!- urlò Liam. Subito un infermiera gli passò una grande siringa che il dottore iniettò nel corpo di Louis.

Dopo qualche secondo che durò una vita, pian piano iniziò a placarsi. Tutti i medici sospirarono.

Liam si avvicinò a me e mi porse un bicchiere d'acqua che era sul comodino di Louis.

-Ha avuto una crisi epilettica. È del tutto normale dopo un trauma cranico. Gli faremo altre analisi per scoprire se è cronico oppure solo un episodio sporadico. In ogni caso stai tranquillo, esistono farmaci che può prendere per controllarle, e non è poi così difficile farlo calmare quando ha una crisi. È il male minore, Harry. È stato fortunato, potevano capitargli cose ben peggiori.- mi disse con una pacca sulla spalla.

Io non risposi, non ne avevo la forza. Continuavo a guardare il mio piccoletto inerme su quel letto con la bocca spalancata mentre Niall prontamente gli ricuciva la ferita alla lingua.

La vita era così ingiusta. Perché persone meravigliose come Louis dovevano soffrire le pene dell'inferno per vivere in questo mondo del cavolo e altre avevano una vita agiata e si permettevano anche di sputare in faccia maldicenze e insulti a gente che non se le meritava.

Speravo che ci fosse veramente una spiegazione a tutto questo, io non la trovavo e forse non l'avrei mai trovata, ma doveva esserci una risposta.

Attaccarono Louis ad un altra macchina. Una specie di cavo che, dalla testa, individuava i movimenti anomali del suo cervello. Produceva un rumore veramente fastidioso, il mio povero Louis non sarebbe riuscito ad addormentarsi molto facilmente. Aveva bisogno del silenzio piùtotale per dormire.

Io mi avvicinai a lui e gli accarezzai lo zigomo. Era così bello ora, sembrava riposare tranquillamente, come se nulla fosse accaduto. Sperai come minimo che i suoi sogni fossero felici e che, almeno nel sonno, potesse dimenticare tutto il male.

-Fai bei sogni, mio piccolo Lou.- sussurrai lasciandogli un leggero bacetto.


 


 

* Lorazepam= farmaco per curare una crisi epilettica via endovenosa.

Angoletto
Ok, non mi scuso neanche più per l'ora perchè ormai sono una causa persa. Domani mi addormenterò sul banco, ma vabbè, dovevo farlo.
Come avete trovato il capitolo? Siamo quasi giunti alla fine, mancano pochi capitoli.
Fatemi sapere, adoro i vostri commenti :)
Ora vado a letto per godermi queste poche ore di sonno che mi rimangono (sono pazza e incosciente lo so)
A presto, Somriure :)

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


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Louis

Il mio risveglio quel giorno non fu uno dei migliori. La mia testa era pesante e faceva un gran male, come il resto del corpo d'altronde. Non ricordavo lucidamente cosa era accaduto, mi sentivo intontito e stanco.

Ero solo in stanza. In quei giorni non mi era mai capitato di trovarmi solo, di solito c'erano sempre o Zayn, o Harry, a volte anche mio padre o le mie sorelle. In verità provavo un po' di paura, dopo quello che era successo con Nick avevo timore a stare per troppo tempo da solo.

Fortunatamente proprio in quell'istante, come se qualcuno mi avesse letto nel pensiero, la porta si spalancò, ma non trovai qualcuno che desideravo vedere.

-Oh, Louis. Sei sveglio! Pensavo di trovarti ancora a riposare. Vado via, se vuoi.- disse Mark tenendo con forza la maniglia della porta, talmente forte che le sue nocche divennero bianche.

Io volevo dire di sì, d'altronde con quell'uomo non avevo più niente da spartire. Ma poi pensai che mi sarei ritrovato nuovamente solo e le mie paure sarebbero tornate.

Potevo cercare di interiorizzare il mio malessere cercando di farlo scomparire, oppure permettere a quell'uomo che per moltissimi anni, prima di andare a letto, mi aveva aiutato a controllare se c'erano i mostri della notte nascosti nella mia cameretta, di farmi sentire meno solo.

Così, di comune accordo con i miei demoni interiori, lascia che mio padre entrasse.

Appena acconsentii lui sgranò gli occhi e fece esplodere un sorriso. Io non mi lasciai condizionare, quell'uomo mi aveva comunque fatto passare i cinque anni più brutti della mia vita.

Lui si avvicinò a me e chiese con lo sguardo di potersi sedere sulla poltrona accanto a me, ma prima che io potessi rispondere esclamò:

-Oh, Louis. Che sbadato. Ti ho portato una cosa!- così dicendo tirò fuori da uno zainetto che prima avevo completamente ignorato un sacchetto contenente qualcosa di voluminoso.

Quando tirò fuori il contenuto il mio cuore si scaldò di gioia e il sorriso che volevo tanto trattenere, esplose più vivo che mai.

-Allie!- esclamando allungando il braccio verso il mio peluche d'infanzia. -Ti sei ricordato!- dissi questa volta nei confronti di mio padre.

-Certo piccolo Boo, odi dormire in posti che non sono casa tua lontano da Allie.- disse sorridendomi.

Allie era un alce peluche, con un nasone rosso e con una maglietta verde che avevo trovato sotto l'albero di Natale, in mezzo a tutti gli altri giochi quando avevo quattro anni. I miei genitori mi avevano spiegato che a differenza di tutti gli altri giocattoli che mi aveva portato Babbo Natale, questo era solo da parte di mamma e papà.

Da quel giorno Allie diventò il mio amico fidato, lo portavo ovunque, anche in bagno, e le rare volte che mia madre riusciva a prenderlo per lavarlo restavo incollato davanti alla lavatrice per confortarlo e far sì che non gli accadesse nulla.

Appena Allie fu di nuovo tra le mie braccia lo strinsi forte e annusai il suo profumo.

Sapeva dell'ammorbidente che era solita usare sempre mamma per lavare i panni. Sapeva di buono. Sapeva di casa.

Guardai mio padre con riconoscenza perché era riuscito a rievocare un ricordo della mia infanzia.

Lui sembrava molto commosso, stringeva convulsamente il sacchetto di plastica guardando in basso con un accenno di sorriso.

-Grazie!- sussurrai. Lui alzò lo sguardo e con le gote rosse mi sorrise.

-Louis, ti prego. Ho bisogno di parlare. Devo spiegarti.- mi supplicò. Io rimasi zitto, non volevo ammettere che gli stavo per dare la possibilità di chiarire con me, ma allo stesso tempo fremevo dalla voglia di sentire le sue spiegazioni. Era pur sempre mio padre. E poi le parole di Harry mi avevano forse fatto aprire gli occhi.

Vedendo che non accennavo a parlare, lui prese la parola.

-In verità non ho scusanti, Louis. Sono stato un mostro. Un vero mostro. Quale padre maltratterebbe il proprio figlio solo perché esprime un'opinione diversa dalla propria. Quale padre maltratterebbe il proprio figlio solo perché è rimasto coinvolto in un incidente rimanendo indenne a differenza di sua madre. Sicuramente un padre di merda, Louis. Ed è questo che sono stato io per te. Un padre di merda. Io avrei dovuto appoggiarti e difenderti in ogni tua decisione. Io avrei dovuto consolarti per la morte di tua madre, e non negarti lo sguardo e la parola. Tu sei quello che ha sofferto di più per la sua morte, l'hai vissuta, Louis. E io non ci sono stato per te, ma ho peggiorato le cose facendoti soffrire più del dovuto. Non lo meritavi.- fece una pausa e finalmente mi guardò.

Ero in una valle di lacrime. Ricordare tutte le cose dolorose che da anni stavo cercando di superare era difficile per me. Stingevo convulsamente Allie, aspirando il suo profumo che sapeva di mia madre. Dopo aver preso un grande respiro mio padre continuò.

-Lo capirei se non volessi più perdonarmi, lo capirei se ora ti voltassi e mi dicessi di lasciare immediatamente la tua stanza per uscire dalla tua vita, solo che...-

-Ti perdono.- sussurrai.

-Lo.. Louis co..come dici?-

-Ti perdono. Mamma l'avrebbe voluto.- dissi più forte.

A quelle parole mio padre sgranò gli occhi e mi sorrise ampiamente, poi si gettò su di me, attento a non farmi male, per stringermi in un abbraccio.

-Louis, non ti deluderò. Sarò un padre migliore. Sarò un padre migliore per te! Grazie figlio mio, la gioia che mi stai dando in questo momento è qualcosa di indescrivibile. Ho paura che potrei vere un infarto da un momento all'altro. Ti voglio bene mio piccolo BooBear. Ti dimostrerò che non hai fatto male a darmi un'altra possibilità.-

Quando si staccò da me vidi che il suo volto era colmo di lacrime di gioia. Ero felice di aver fatto emozionare qualcuno, anche se quel qualcuno era la persona che mi aveva reso la vita un inferno.

-Solo... ho bisogno di un po' di tempo per far tornare tutto alla normalità.- bisbigliai.

-Lo so, Louis, e ti darò tutto il tempo di cui avrei bisogno. Questa volta non farò sciocchezze, te l'ho promesso.-

-No, non è vero.-

-Co.. come sarebbe a dire?-

-Non me l'hai promesso veramente.- dissi con un sorrisetto che non riuscivo in nessun modo a trattenere. Volevo testare la disponibilità di mio padre e solo così avrei capito se ci teneva veramente a me.

Lui rimase perplesso per un po' ma mio scoppiò a ridere.

-Hai ragione, Louis!- esclamò staccandosi un capello dalla testa e mettendolo ben visibile sul palmo della mano. Solo allora mi accorsi di avere i capelli intrappolati sotto una pesante fasciatura bianca così mi incupii.

-Puoi usare il sopracciglio, Lou.- mi consigliò mio padre. Così iniziai a strofinare vigorosamente la parte bassa della mia fronte fino a che un piccolo ciglio rimase incastrato tra le mie dita, allora lo presi e lo misi accanto al capello di mio padre. Era il nostro modo di stingere i patti. Papà diceva che solo se due capelli di due persone si liberano nell'aria il patto potrà essere ufficiale.

-Al tre, ok?- disse. Io annuii.

-Bene. Uno.. Due.. Tre!- in quel momento entrambi soffiammo fino a che i due peli si dispersero nell'aria.

-Ora è ufficiale.- dissi con un sorriso timido.

-E' ufficiale Boo.- disse lui accarezzandomi la mano. Mi era mancato da morire quell'uomo. In tutti i modi cercavo di negarlo, ma dopo mia madre, era stata la persona che aveva lasciato il segno più forte quando mi aveva abbandonato.

In quel momento la porta si spalanco e, come sempre in un momento tenero, Niall entrò nella mia stanza con una sedia a rotelle.

-Louis, devo portarti a fare un elettroencefalogramma.- disse. Poi con un pulsante fece alzare il mio letto facendomi posizionare in modo eretto. Poi con delicatezza mi prese in braccio e mi fece accodare sulla sedia. Io arrossii. Avevo ancora problemi quando la gente mi prendeva in braccio e quindi poteva sentire effettivamente quanto era spropositato il mio peso.

Salutai mio padre e mi feci trasportare dall'infermiere irlandese per qualche metro fino ad una stanzetta. Ero ricoverato nel reparto di neurologia, quindi non facemmo tanta strada.

Quando entrai c'era un addetto mi fece stendere su un lettino, mi tolse la benda bianca e mi mise degli elettrodi in testa.

Poi lasciò la sala. Rimasi solo, completamente immobilizzato, senza la possibilità di difendermi da una qualsiasi cosa.

Improvvisamente iniziai ad agitarmi, sollevai la mano buona fino a toccare uno degli elettrodi. Una voce mi fece sussultare.

-Louis stai fermo. Dobbiamo controllare la tua testa e abbiamo bisogno che tu stia più fermo possibile.- la voce del dottor Grimshaw mi parlò da un punto indistinto della stanza.

-Non voglio stare da solo, ho paura.- piagnucolai. Non volevo sembrare infantile, la verità è che ero veramente terrorizzato a rimanere da solo in quella stanzetta buia.

-Vuoi che qualcuno ti venga a fare compagnia?- mi chiese. Io annuii anche se non ero molto sicuro che potesse vedermi.

Rimasi nuovamente solo e in silenzio, provai a chiamare il dottore ma nessuno mi rispondeva. Dopo circa dieci minuti una folta chioma riccia entrò nella stanza sorridendomi con due meravigliose fossette.

Harry prese una sedia infondo alla stanza e si sedette accanto a me.

-Tranquillo amore, durerà poco. Io resterò con te.- io non annuii, sapevo che dovevo rimanere fermo, ma sorrisi di cuore al mio Harry. Con lui non avevo paura, mi sentivo protetto.

Dopo qualche minuto riuscii anche a chiudere gli occhi. Non dormivo, stavo solo riposando le palpebre. Improvvisamente il dottor Grimshaw entrò nella stanza e iniziò a scollegarmi dagli elettrodi.

-Louis, ora Niall ti riporterà in camera. Riguardati e rilassati, tra un po' verrò a portarti i risultati.- disse facendomi sedere sulla sedia a rotelle. Io annuii semplicemente, non avevo molta voglia di parlare.

Quando fummo in camera si sedette e iniziò a fissarmi sorridendo. Io lo guardai imbarazzato.

-Che.. che hai da guardare?- mormorai.

-Sei bello, Lou!-disse, io arrossì ancora di più e abbassai il capo.

Sapevo che non era vero, ma in ogni caso lui mi avrebbe contraddito, non volevo iniziare una discussione lunga e noiosa, così cambiai discorso.

-Ho fatto pace con mio padre.-

-Lo so, me l'ha detto!- rispose guardandomi con un sorriso fiero.

-Da quando voi siete diventati migliori amici?- dissi mettendo su un broncio. Lui rise di gusto rovesciando la testa all'indietro.

-Sono molto fiero di te, lo sai?- disse.

-Lo so Hazza. Tu sei sempre fiero di me, anche se mi mettessi le dita nel naso.-

-Beh, se le dita fossero quelle della mano rotta sì, lo sarei!- ridacchiò, io scossi la testa disgustato.

-Che schifo!- lui scoppiò a ridere e io lo seguii a ruota.

Dopo qualche minuto il dottor Grimshaw entrò in camera. Aveva una faccia seria e tesa. Io smisi immediatamente di ridere e mi sedetti, con l'aiuto di Harry, sul letto.

-Allora, Louis. Dalla tua EEG abbiamo scoperto che purtroppo gli attacchi epilettici condizioneranno la tua vita. Dopo il trauma cranico abbiamo riscontrato una grave anomalia nei neuroni del tuo cervello e nella corteccia celebrale, questo ti porterà ad avere frequenti attacchi, ma con dei farmaci potrai ridurli notevolmente e vivere una vita normale come un ragazzo della tua età.- disse in modo professionale.

I miei occhi erano lucidi dal pianto. Perché tutto questo doveva capitare a me? Che avevo fatto di male? Sicuramente nella mia vita precedente ero stato un Serial Killer. Solo questo poteva spiegare l'accanimento che quel qualsiasi essere superiore aveva nei miei confronti.

-Più tardi passerò a somministrarti io stesso la prima dose del tuo medicinale, va bene?- io annuii.

Così dicendo il medico lasciò la stanza. Anche Harry era visibilmente triste, i suoi occhi, come i miei erano lucidi, ma non la smetteva si accarezzarmi la mano.

Io volevo restare solo, era strano, ma non volevo nessuno accanto. Prima avrei distrutto un intero studio medico per non rimanere solo con me stesso, mentre ora cercavo a tutti i costi un po' di pace e tranquillità. Avevo bisogno di pensare, di prendermi un minuto, chiudere gli occhi e dedicarmi del tempo. Volevo stare da solo. Così provai a chiederlo al mio ragazzo.

-Harry mi lasceresti da solo?-

-No, Lou. Non voglio che tu res..-

-Ti prego. Non sono triste o arrabbiato, non farò niente di stupido. Voglio solo rimanere da solo. Puoi uscire per me?- lui mi fissò con quei suoi smeraldi che si ritrovava, poi annuì e alzandosi lasciò la stanza.

Rimasi solo. Solo allora mi abbandonai alle lacrime. Piansi. Piansi tanto. Non sapevo neanche più per che cosa.

Piansi per la mia condizione. Piansi per la mia mano e per il mio stupido cervello.

Piansi per le delusioni che avevo dato o stavo per dare alla mia famiglia, ai miei amici, ad Harry. Non sarei mai riuscito ad essere una persona migliore, non sarei mai riuscito ad essere qualcuno, sarei sempre rimasto un peso, un peso per tutti. Sarei stato il povero Louis con un problema al cervello che da un momento all'altro sarebbe potuto esplodere diventando Satana in persona.

Piansi per mia madre, perché in quel momento volevo solamente che lei fosse stata da me per abbracciarmi e consolarmi sussurrandomi all'orecchio che tutto sarebbe andato bene. Avevo ritrovato un padre, ma chi mi avrebbe ridato mia madre?

Le lacrime non smettevano più di scendere e ormai erano accompagnate anche da rumorosi singhiozzi.

Quando la porta si spalancò mostrandomi il volto paffuto e sorridente della signora Mary che mi portava il pranzo lanciai un urlo di frustrazione e poi fulminai la donna con lo guardo.

Il suo sorriso si spense. Lentamente posò il mio cibo sul tavolino adiacente al letto e scartò per me tutte le confezioni e le posate, con una sola mano non avrei saputo farlo da me. Ogni tanto mi lanciava dei sorrisi tristi e pieni di compassione. Quando finì il suo lavoro mi accarezzò la guancia e uscì.

Iniziai a contare il tempo che ci avrebbe messo Harry a spalancare la porta e ad accorrere al mio fianco. Ormai era così, il pazzo Louis stava dando di matto? Un corteo di gente sarebbe corsa al suo fianco per consolarlo.

Non avevo bisogno di questo, anche se lo sembravo ancora, non ero più il Louis fragile di una volta, non mi nascondevo più in maglioni troppo grandi e in cappelli troppo larghi. Ero diverso. Ero migliorato. Ero diventato fottutamente forte. Perché nessuno voleva capirlo.

Proprio in quel momento, come avevo immaginato, Harry entrò nella mia stanza.

-Piccolo che succede?-

-Sono migliorato Harry, sono migliorato. Sono guarito!- urlai tra le lacrime.

-Lo vedo, tesoro, fai progressi ogni giorno.-

-No Harry. Io sono diverso ora! Se volessi mangerei questo intero piatto di spaghetti in tre minuti. Solo che non voglio. Ma non perché mi vedo grasso, solamente perché non mi va. Non mi va perché sono arrabbiato.-

-Va bene!-

-Va.. va bene?- chiesi del tutto sorpreso dalla sua risposta.

-Sì Lou, va bene. Lo vedo che sei guarito. Però resta il fatto che devi comunque mangiare. Ma non perché sei in pericolo di vita o altro, semplicemente perché anche mia madre mi obbliga a mangiare quando sono arrabbiato. Siamo ragazzi ed è facile farci prendere dalle emozioni, ma non possiamo rifiutarci di fare cose vitali come mangiare, andare a scuola o lavarci. Non possiamo lasciare che le emozioni ci influenzino. Tuttavia, so quanto è difficile fare qualcosa controvoglia, quindi...- detto questo mi prese in braccio, attento a non farmi male, e corse per il lungo corridoio.

Provai a lungo a farlo fermare senza nessun risultato. Così iniziai a tirargli i capelli sperando che potesse in qualche modo darmi retta.

-Ahi, mi fai male così!- ma non disse altro e continuò la sua corsa.

Ad un certo punto si fermò. Mi voltai, attento alle mie costole, e notai che ci trovavamo davanti alla cucina nel seminterrato. Harry bussò fragorosamente e Mary gli aprì.

-Harry! Che piacevole sorpresa vederti! Cosa posso fare per te? E per... Louis!- esclamò quando mi voltai per guardarla meglio.

-Ci servirebbe la cucina per un po', potresti lasciarcela?- chiese con un sorriso sfacciato.

-Lo sai Harry, non potrei, ma per te farò un eccezione!-

-Grazie sei fantastica!- urlò lasciandole un bacio sulla guancia. Poi dopo avermi sballottato ancora per un po' mi fece sedere su un ripiano dell'angolo cottura.

-Non ti muovere, faccio tutto io. Sono un cuoco fenomenale.-

Detto ciò si mise all'opera, non degnandomi neanche di uno sguardo. Era buffo vederlo così affaccendato. Aveva un cappello da cuoco adagiato sul suo capo e un grembiulino rosa a fiori rossi. Sembrava così a suo agio in quei panni.

Tagliuzzava pomodori, accendeva fornelli, affettava pane, spalmava creme, era così in armonia in quell'ambiente. Non sapevo che potesse avere una passione per la cucina. Ogni giorno mi stupiva con qualcosa di diverso. Era qualcosa di formidabile quel ragazzo!

Ad un certo punto, dopo aver messo delle cose in un grande cesto, mi riprese in braccio con una sola mano tenendomi in equilibrio sulla spalla.

-Harry posso camminare! Ho le gambe!-

-Sì lo so, ma io mi sono iscritto in palestra e voglio farti vedere i risultati.- disse senza accennare minimamente allo sforzo che stava compiendo.

Dopo atri cinque minuti di sballottamenti finalmente arrivammo a destinazione.

La terrazza, il nostro posto.

Mi posò a terra e stese una grande tovaglia a quadri rossi sul pavimento. Poi si sedette e indicò il posto vuoto accanto a lui.

Quello era il nostro primo vero appuntamento. Stavo vivendo un sogno.

La rabbia si era completamente placata. Aveva proprio ragione quello strambo cupcacke con i baffi del delizioso sughetto che aveva preparato, intorno alla bocca.

Lo guardai con riconoscenza per poi lasciare un dolce bacio sulle sue labbra sporche di sugo.

Lo amavo così tanto, mi aveva cambiato la vita come nessun altro era mai riuscito a fare. Non lo avrei fatto scappare.

 

Angoletto

Allora prima di tutto ci terrei a dire che Allie era il mio peluche d'infanzia e volevo omaggiare la sua esistenza in questa storia :)
Come avete trovato il capitolo? Spero che vi sia piaciuto! Mi fa piacere ricevere i vostri commenti! Siete fantastiche (fantastici?)
Volevo dirvi che ho iniziato a scrivere un'altra strora. Si chiama Remember to see the lighthouse, andate a darle un occhiata se volete, mi farebbe molto piacere :)
Ora scappo che sono in ritardissimo.
A presto, Somriure ;)

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


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Louis

Ero seduto sul mio letto e miei piedi dondolavano nervosamente su e giù. La mia valigia rossa già chiusa, era accatastata in un angolo della stanza. Aspettavo impazientemente che mio padre, le mie sorelle ed Harry venissero a prendermi.

Esatto.

Dopo un anno, due mesi e ventitré giorni sarei finalmente uscito dall'ospedale, questa volta per sempre.

Eppure non ero felice. Ero terrorizzato, decisamente. Era tantissimo che non mettevo piede fuori dall'ospedale, non sapevo più come funzionasse il mondo lì fuori, avevo vissuto quegli anni rinchiuso in una gabbia protettiva.

Non volevo andare via da lì, quell'ospedale ormai era diventato il mio luogo sicuro: lì mi avevano salvato la vita, lì avevo incontrato l'amore, lì avevo ritrovato un padre, delle sorelle e un migliore amico. Perché avrei dovuto lasciare il mio posto felice?

Sarei andato a vivere nella mia vecchia casa con mio padre e le mie sorelle. Mi avevano fatto questa proposta un giorno e le mie piccole erano così emozionate che non seppi resistere e dissi immediatamente di sì anche se ancora non mi sentivo così sicuro di andare a vivere con mio padre. Zayn in ogni caso sarebbe rimasto a dormire con noi per qualche tempo. Con lui mi sarei sentito più al sicuro.

Tuttavia non ero ancora convinto di dover uscire. Alla fine non ero ancora del tutto guarito. La mia mano ancora non funzionava bene e avrei dovuto fare a Doncaster delle sedute di fisioterapia due volte al giorno. La mia epilessia non sarebbe mai migliorata e a volte non avevo fame. Non c'era motivo di lasciarmi andare a casa, ancora non ero pronto.

Avrei lasciato la dottoressa Peazer, Liam, Niall, Ed, ma soprattutto i miei preferiti: il dottor Cooper e il dottor Morgan.

Loro mi avevano salvato, mi avevano letteralmente ripreso dalle orecchie rimesso in carreggiata.

Non sapevo se anche a Doncaster sarei riuscito ad rispettare i loro consigli, magari al primo problema sarei ricaduto nella mia malattia e sarei stato solo, non ci sarebbero stati loro a riportarmi sulla retta via. Certo, mi avevano consigliato una brava dottoressa di Doncaster che avrei dovuto vedere due volte alla settimana, ma non sarebbe stato lo stesso. Non sarebbero stati loro.

Ci eravamo salutati già ieri sera, oggi entrambi avevano il giorno di riposo.

Improvvisamente il mio telefono vibrò nella tasca, lo presi e lessi il messaggio che mi era appena arrivato. Era da parte di Harry.

[10.24 Hazza <3 ]

-Piccolo, non posso venire oggi a prenderti, mi dispiace! Domani ho il compito di letteratura e devo studiare. Ci sentiamo stasera e decidiamo quando vederci.

Andrà tutto bene amore mio, ti amo tanto. H. xxx-

Perfetto, tutto stava andando alla meraviglia!

Volevo tanto piangere, ma non potevo farmi vedere debole dalle mie sorelle! Da oggi sarei tornato ad essere il loro BooBear, il loro super fratellone, avevano bisogno di me! Non potevo piangere. Così risposi ad Harry senza sembrare troppo deluso.

Non era colpa sua se non poteva. Il mondo non girava tutto intorno a me. Harry doveva vivere la sua vita, chissà se le cose sarebbero cambiate ora.

[PiccoloLou <3 ]

-Va bene Harry, stai tranquillo. Non fa niente, non è così importante. Ci sentiamo stasera.

L. xx-

Mandai il messaggio e rimisi in tasca il telefono.

All'improvviso la porta si aprì e da lì entrò Susan. Di certo tra tutte le persone che mi sarei aspettato di trovare lei non rientrava neanche nella Top 20! Che diavolo ci faceva lì? Dove era mio padre? Si era dimenticato un'altra volta di me ancor prima di avermi ripreso a casa?

-Ciao Louis! Sei già pronto! Bravo! Ho già firmato le carte, andiamo!- disse lei con una faccia troppo sorridente, una voce troppo squillante e un aspetto troppo felice.

-Do.. dov'è papà?- chiesi alla donna alzandomi dal letto.

-E' dovuto rimanere a Doncaster, aveva un impegno.- disse lei con una faccia mortificata.

Un magone si formò nel mio stomaco. Perché stavo lasciando quel posto? Se avessi fatto uno scatto probabilmente sarei riuscito a scappare, mi sarei rinchiuso nell'armadio del piano di ostetricia e ci sarei rimasto per un bel po' di tempo. Almeno fino a quando tutti mi avrebbero lasciato in pace tra la gente che mi amava.

Ma la donna paffuta dopo aver preso con la mano sinistra la valigia, mi prese sottobraccio sorridendomi. Uscimmo dall'ospedale senza voltarci indietro ed entrammo in una macchina rossa.

Ero a disagio con quella donna. L'idea che mio padre si fosse rifatto una vita dopo la morte di mamma mi dava un po' fastidio, ma forse era così che facevano le persone normali. Cambiare per dimenticare. Mi sarei dovuto adattare anche io, solo che ero un tipo all'antica. Ero convinto che l'amore eterno esistesse, ma che ognuno avesse a disposizione solo una persona, la propria anima gemella. Ero un inguaribile romantico, ma non ci potevo fare nulla.

La donna mise in moto l'auto e accese lo stereo facendo partire il mio CD preferito dei Coldplay.

-Ti piacciono, Louis? Se vuoi posso cambiare! Che genere ascolti?- mi chiese voltandosi leggermente verso di me.

-No, questo va benissimo.- dissi accennando un piccolo sorriso. Poi appoggiai la testa al vetro del finestrino e iniziai a guardare il paesaggio scorrere. Era il 23 dicembre, le strade erano quasi tutte innevate.

Amavo la neve, era tranquilla e silenziosa. Quando nevicava tutti diventavano più buoni.

-Louis, volevo dirti una cosa.- interruppe i miei pensieri la donna. -So che non potrò mai prendere il posto di tua madre, e non voglio assolutamente che tu pensi che io voglia avere su di te e sulle tue sorelle questo ruolo. Lo so che il legame che vi legava era molto forte e io non voglio romperlo, perché è giusto così. Voglio solo che tu sappia che se hai bisogno di parlare, di guardare un film strappalacrime con una ciotola di popcorn, di preparare un dolce o di fare altre mille cose che tua madre avrebbe potuto fare con te, io posso farlo. Come amica, come la compagna di tuo padre, come una lontana zia, come chi ti pare. È questo che cerco di fare anche con le tue sorelle.- disse tranquillamente. Io la guardai e sorrisi. Forse avevo giudicato male quella donna, forse sarebbe potuto nascere un buon rapporto.

-Grazie.- sussurrai.

-Di nulla, tesoro. Mi hanno detto che sei bravissimo a suonare il piano!-

-No, è tantissimo che non suono. Non credo di ricordarmi più niente.- risposi malinconicamente.

-No, è solo un tuo presentimento. Anche a me è capitato. Io suono il clarinetto. Se vuoi possiamo trovare qualche duetto da fare inseme, così, per passare il tempo.- io annuì poco convinto.

Guardai l'orologio. Era passata già un'ora. Era piacevole quella donna. Ci si stava molto bene.

-Hai gli occhi stanchi, Louis. Appisolati un po'. Ti sveglio io quando arriviamo.- mi disse appoggiando una mano sul mio ginocchio.

Io seguì alla lettera il suo consiglio e mi addormentai. Dovevo essere veramente molto stanco per addormentarmi in auto, di solito ero molto esigente riguardo al dormire.

Dopo un tempo indefinito Susan mi toccò delicatamente il ginocchio.

-Louis, siamo arrivati a Doncaster, ti ho svegliato, magari volevi vedere la tua città! È tanto che non torni qui! Molte cose potrebbero essere cambiate!- io annuii emozionato e mi misi meglio seduto sul sedile.

La mia città era sempre uguale. Vidi la mia scuola elementare con il piccolo parchetto dove io e Zayn andavamo a fare le gare di bicicletta. Vidi il bar di Josh vicino alla scuola, aveva cambiato le insegne da verde mela a blu. Ora il negozio era più invitante e sembrava meno una farmacia.

C'era il campetto di calcio, ora completamente innevato, dove andavo sempre ad allenarmi con Stan, la mia amata biblioteca gestita dalla signora Rose infondo alla strada e infine la mia casetta.

Era meravigliosa come sempre. Non era niente di che, era piuttosto piccolina per così tante persone, però era la mia casa e ci ero affezionato.

La mia bellissima altalena rossa fiammeggiante era ancora lì, pronta ad accogliere tutte le generazioni di Tomlinson. L'albero-canoa, che avevo ridotto io in quel modo schiantandomi con la Range Rover di papà mentre ero intento a fuggire di casa dopo una crisi esistenziale preadolescenziale, salutava tutti con le sue foglie cadenti e stracolme di neve.

Susan accostò la macchina e poi la spense.

-Sei pronto?- mi chiese. Io attesi un momento per godermi tutti i particolari della mia dolce casetta che da troppo tempo stavo sognando, poi annuii e aprì la portiera dell'auto.

Susan fu immediatamente dietro di me pronta ad aprire la casa con le chiavi.

Appena la porta si aprì venni investito dal tepore tiepido del caminetto acceso e dall'inconfondibile odore di famiglia. Feci alcuni passi avanti scricchiolando le scarpe sul parquet lucido e mi posizionai al centro del soggiorno. Feci un gran respiro annusando quell'odore di casa e poi mi guardai intorno.

Le pareti erano come sempre tappezzate di fotografie, era un'usanza di mamma che mi aveva trasmesso.

Il mio bellissimo pianoforte a coda giaceva abbandonato in un angolo. Sopra di lui c'era la foto che amavo più tra tutte: io e mia madre mentre suonavamo il piano insieme. Io avrò avuto circa due anni e, con la lingua di fuori, sbattevo con le mie manine paffute i tasti facendo un gran fracasso; mia madre, che mi teneva in braccio, rideva spensierata e felice.

Eppure in quella casa piena di odore di famiglia mancava qualcosa: la famiglia appunto.

-Ma..ma dove sono tutti?- chiesi a Susan, ma quando mi voltai non c'era più.

Non feci in tempo a preoccuparmi che una ventina di persone uscirono dai posti più disparati di casa urlando e facendo festa intorno a me. Mi avevano organizzato una festa a sorpresa.

Le mie sorelline, spuntando da dietro il divano, come tornadi corsero ad abbracciarmi. Io le presi al volo. Ora ero forte, non avevo più paura di farle cadere.

Mio padre uscì dalla cucina con una bottiglia di spumante il mano e dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia stappò la bottiglia.

Zayn si avvicinò a me battendomi il cinque come era nostro solito, Perrie che teneva il mio amico per mano, mi salutò abbracciandomi calorosamente.

Liam, Niall, il dottor Cooper e il dottor Morgan si avvicinarono a me congratulandosi. Ma se tutti i medici si trovavano a casa mia, chi avrebbe curato i veri casi?

A certe domande non avrei mai saputo rispondere, ma ero estremamente felice e lusingato che i miei medici fossero da me a festeggiare. Ero estremamente felice che tutta quella gente fosse lì per me. Era una cosa veramente grande, una cosa che non avrei mai immaginato.

Improvvisamente due braccia forti, calde e accoglienti mi avvolsero. Voltai la testa per vedere a chi appartenessero, anche se avevo già un vago presentimento, e annegai in boccoli mori che profumavano di vaniglia.

-Harry!- esclamai. -Ci sei anche tu!-

-Ma certo, piccolo. Come hai potuto, anche lontanamente, pensare che mi fossi perso le tue dimissioni dall'ospedale e fossi rimasto a casa a studiare. Letteratura poi!- esclamò ridendo, io mi lasciai trasportare.

-Beh, in effetti un po' il dubbio mi era sorto.- dissi grattandomi i capelli cortissimi che mi erano rispuntati dopo l'operazione alla testa.

-Dai ragazzi, sarete affamati! Tutti a tavola!- esclamò mio padre interrompendo le nostre risate. -Louis puoi seguirmi un attimo in cucina?- io annuii e entrai nella piccola stanza.

-Lou, ho parlato con il dottor Cooper e mi ha detto che, anche se sei guarito, potresti lo stesso trovare difficoltà a mangiare alcune cose. Quindi ho deciso di prepararti diverse pietanze, scegli tu quello che vuoi. Non volevo farti sentire diverso o escluso, quindi noi ci regoleremo in base a quello che deciderai.- disse sorridendo.

-Tu... tu hai fatto tutto questo per me?- chiesi allibito.

-Ma certo, Louis. Sei mio figlio e sei importante. Se può farti stare meglio, farò tutto il possibile.-

-Gra... grazie! Ma tutto quello che avanzerà?-

-Ah, di quello non devi preoccuparti. Siamo una ciurma, domani le tue sorelle lo avranno già spazzolato.- disse ridacchiando. Io sorrisi. Fino a qualche mese fa non avrei mai immaginato una scena del genere.

-O...ok allora io sceglierei... La pasta al ragù l'hai fatta tu?-

-Assolutamente sì!- disse lui. Amavo il suo ragù e mi mancava molto. Non era molto calorico, ma allo stesso tempo era molto gustoso.

-Ok, allora scelgo quello!- esclamai.

-Ottima scelta, tesoro. Ora vai a tavola. Dopo parecchie litigate con le tue sorelle ti abbiamo concesso il posto vicino ad Harry.- io annuii e mi diressi verso il tavolo.

Harry si alzò e da vero gentiluomo mi spostò la sedia per farmi accomodare. Io arrossii come un peperone. Sapevo quanto fosse romantico, ma ogni volta mi spiazzava.

-Allora Lou, cosa hai scelto? Io e Lottie abbiamo fatto una scommessa.- disse Fizzy.

-Lo scoprirete solo vivendo.- ridacchiai io.

Il pranzo passo divinamente. Non mi ero mai sentito così amato e coccolato. La festa era per me e tutti erano interessati solo ed esclusivamente a me.

Ero tanto felice.

Io ero un po' più lento a mangiare rispetto agli altri, ma Harry mangiò più lentamente per aspettarmi. Apprezzai moltissimo questa cosa, in questo modo non mi sentivo strano e diverso.

Dopo aver assaggiato il dolce dal piattino di Harry, ci spostammo tutti in salone per stare più comodi e per chiacchierare più liberamente.

Intorno alle 16.00 i miei medici ci lasciarono per andare a lavorare, avevano tutti e quattro il turno notturno. Li salutai veramente commosso. Oltre a dottori competenti e professionali avevo trovato anche ottimi amici e mi sarebbero mancati moltissimo.

Alla fine rimanemmo in pochi, i più intimi. Io, Harry, Zayn, mio padre, le mie sorelle e Susan.

-Lou! LouLou! LouBear!- mi chiamò insistentemente Fizzy.

-Dimmi, sorella!- le chiesi io affettuosamente.

-Ti ricordi quando suonavi il piano e noi ballavamo in base al ritmo che facevi?-

-Sì, Lou! Era divertentissimo!- la appoggiò Lottie indicando il bel piano che giaceva abbandonato davanti a noi.

-E' tanto che non suono ragazze, non mi ricordo più come si fa!- mormorai mortificato.

-Ah sciocchezze!- disse mio padre alzandosi dal divano e prendendomi delicatamente il polso.

Mi portò davanti al lucido piano e mi fece sedere sullo sgabello. Poi alzò la parte di legno che proteggeva i tasti e tolse la sciarpa dei Doncaster Rovers che era appoggiata per non far entrare la polvere.

-L'abbiamo fatto accordare una settimana fa, dovrebbe essere proprio come piace a te.- disse lui dolcemente.

-Non.. non so se riesco con questa!- dissi alzando la mano che mi ero frantumato.

-Prova Lou, quello che riesci a fare. Non siamo esperti in materia, troveremmo deliziosa anche la melodia che uscirebbe fuori se iniziassi a dare pugni ai tasti.- mi assicurò Zayn.

Poi guardai Harry. Aveva uno sguardo speranzoso ed emozionato. La sua lingua era in mezzo alle labbra e non smetteva di guardarmi.

Così mi decisi. Mi voltai dando le spalle a tutti e guardai la foto di mia madre sopra lo strumento. Lei sorrideva, come sempre, ma questa volta percepii uno sguardo d'intesa, uno sguardo complice. Lo sguardo che aveva sempre quando ci inventavamo una nuova melodia insieme.

Allora chiusi gli occhi e immaginai lei al mio fianco. Poi con i polpastrelli delle dita sfiorai i candidi tasti. E non pensai più a niente.

C'ero io, la musica, mia madre e basta. Tutto il resto non contava.

Ero trasportato dalla melodia come sempre. Le cose non erano cambiate. Un esorbitante tempo era passato, ma niente era cambiato. Quel feeling c'era ancora. Quel filo che mi univa alla musica era più saldo che mai.

Le mie mani iniziarono a muoversi leggiadre su quei tasti producendo una melodia allegra e felice. Proprio come mi sentivo in quel momento.

Dopo troppi anni stavo riprendendo in mano il mio strumento, la mia valvola di sfogo, e mi sentivo libero. Ero finalmente libero di volare e di spiccare il volo. Mi avevano liberato dalla gabbia. Ero tornato a vivere.

Ora non mi sarei più voltato per guardare indietro, la vita era bella e valeva la pena viverla.

Quando decisi di terminare la mia melodia congiungetti le mani in mezzo alle gambe e incurvai la schiena. Ripresi fiato e poi mi asciugai le lacrime che inspiegabilmente erano cadute dai miei occhi.

La gente dietro di me non applaudiva. Non che mi fossi aspettato niente di che, ma nessno dava segni di vita. Che si fossero addormentati tutti?

Avevo paura a voltarmi, ma timidamente girai il capo.

Trovai davanti a me otto paia di occhi che mi guardavano commosse ed emozionate.

-L.. Lou...- provò a dire Harry. Poi scosse la testa e continuò a fissarmi.

-Lo so, scusate, era tanto che non suonavo. Sono un po' arrugginito.- dissi arrossendo, vistosamente imbarazzato.

-Lou, è come se non avessi mai smesso.- disse Zayn correndo ad abbracciarmi. Io sorrisi.

-Sei stato impeccabile come sempre, BooBear.- sussurrò tra le lacrime mio padre.

-Louis, ho la pelle d'oca. Ragazzo, hai un grande talento!- esclamò Susan.

Le mie sorelle più grandi singhiozzavano tra loro. E le piccole battevano le mani felici.

Harry continuava a fissarmi a bocca aperta. Io incrociai il suo sguardo in modo interrogativo.

-Sei stato perfetto. Perfetto, piccolo mio- mormorò con la voce spezzata. Io sorrisi. Alla fine il suo parere era quello che contava più di tutti.

Quella sera terminò in questo modo. Harry si fermò a casa nostra, il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno e voleva stare con me, tanto erano iniziate le vacanze di Natale e non doveva andare a scuola.

La piccola Phoebe, dopo aver fatto la conta con Daisy, aveva deciso di dormire con me e non volevo rovinare questo suo desiderio, così lasciai Harry nella camera degli ospiti con Zayn, e dopo aver letto a mia sorella il libro di Frozen ci addormentammo abbracciati, proprio come quando eravamo piccoli.

Ero a casa. Ero tornato finalmente a casa.

Angoletto
Mi sono accorta che questo è uno dei capitoli più felici che abbia mai scritto in questa storia. (Ci sono voluti 24 capitoli per un po' di felicità! Sono un tesoro, lo so!)
Allora, che ne pensate? Siete felici che anche il piccolo Lou sia fuori? Io sì. :) Fatemi sapere, bella gente :D
Passiamo alle cose "serie", mancano 2/3 capitoli alla fine (lo so è una vita che dico 2/3, ma in un modo o nell'altro trovo sempre nuove cose da aggiungere). In ogni caso sono un po' indecisa. Avevo intenzione di fare due epiloghi (un pre-epilogo e un epilogo vero e proprio), ma non so se inserire anche un altro capitolo prima della fine.
Non lo so, devo decidere. Se avete suggerimenti, non esitate a farvi avanti, non mi offendo mica! ;)

In settimana aggiornerò anche Remember to see the lighthouse e In plain sight, se voleste darle un'occhiata ne sarei molto felice.
Ora vado, a presto, Somriure :)

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


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Sei mesi dopo

Harry

-Harry, che ti prende?- mi chiese Louis accarezzandomi con le sue piccole manine il ginocchio.

-Niente.- risposi in modo forse troppo neutro. In verità qualcosa avevo e quel qualcosa non mi faceva dormire da intere settimane.

-Mh, non ti credo molto sai?- mi rispose lui con un tono preoccupato.-Dimmi cosa c'è!-

Non avevo alcuna intenzione di parlare con lui di quello che avevo. Era una cosa stupida e anche molto imbarazzante. Non volevo caricarlo anche dei miei problemi.

-Sul serio Lou, non ho niente.-

-Ok piccioncini.- ci interruppe Zayn. -Prendete i vostri bagagli e smammate da qua, tra un'ora devo essere con Perrie al mare. Tornerò qui esattamente tra una settimana.- disse salutandoci con la mano dallo specchietto retrovisore dell'auto.

Le parole di Zayn mi ricordarono che la mia fine era molto vicina, tra meno di tre ore avrei dovuto affrontare una delle mie paure più grandi. Un brivido percorse tutta la mia schiena.

Louis era uscito da quell'ospedale da cinque mesi ormai. La nostra vita era continuata a gonfie vele, frequentavamo entrambi la scuola e uscivamo con i nostri amici. Eravamo in due città diverse, ma eravamo riusciti a conciliare molto bene il nostro rapporto. Ci sentivamo ogni sera su Skype, talvolta quel secchioncello di Louis mi aiutava anche a finire i compiti, e ogni settimana o io lo raggiungevo a Doncaster, o lui veniva da me.

Eravamo destinati a stare insieme, nessuno ci avrebbe più messo i bastoni tra le ruote.

-Ok.- mi disse in modo incerto. -Andiamo.- poi prese il suo trolley color nocciola e si incamminò verso il grande aeroporto di Heathrow, io lo seguii immediatamente.

Riuscimmo a sbrigare le varie operazioni d'imbarco molto rapidamente, fortunatamente non c'era molta gente. Quando, con il biglietto in mano ci stavamo avviando verso l'aereo Louis si girò di colpo e mi guardò.

-Harry, dimmelo se non vuoi più partire. Non preoccuparti, non mi offendo!- mormorò rattristato.

Eh no. Non avevo alcuna intenzione di partire con Louis nella sua amata città, nella sua Barcellona con quell'espressione triste sul volto. Così lo spostai dall'ingresso dell'aereo per permettere alle altre persone di passare e gli presi la testa con le mani. Lui parve sorpreso ma non si oppose.

-Louis, sogno questo viaggio con te da quando eri ancora in coma. Non me lo perderei per niente al mondo, solo che...-

-Solo che?- mi incitò lui.

-E' imbarazzante, lo so. Mi vergogno un sacco a parlartene perché sono sempre stato io quello più fort...-

-Ok Harry, taglia! L'aereo sta per partire.-

-Giusto. Beh ecco... soffro di vertigini.-

Louis sgranò gli occhi, poi portandosi una mano sulla pancia scoppiò in una fragorosa risata che fece voltare verso di noi tutti i passeggeri che ci stavano vicini.

-Ti prego, non ridere.-

-Va... va.... va... be... be...bene...- provò a fermarsi ma non riusciva in alcun modo.

La sua risata era contagiosa e in poco tempo finii piegato in due anche io. La gente continuava a fissarci stranita, ma a noi non importava nulla, non eravamo mica due alieni in bikini che scippavano una vecchietta. Stavamo solo ridendo.

Quando Louis riuscì a fermarsi mi prese il polso con la mano e mi disse:

-Vorrà dire che per una volta sarò io il tuo Superman e ti proteggerò dalla spaventosissima paura di volare.- disse sogghignando ancora un po'.

-Sei sempre il mio Superman!- dissi avviandomi nell'aereo.

Il viaggio in aereo fu stranamente rilassante. Louis mi fece poggiare la testa sulla sua spalla spigolosa e in breve tempo riuscii anche ad addormentarmi.

Quel ragazzo era una specie di maghetto con gli occhiali che in un altro mondo andava in giro sostenendo di chiamarsi come me.

Ma quando misi i piedi a terra mi sentii molto più sollevato. Lo sguardo incantato che aveva Louis però non aveva prezzo.

Si avvicinava ad ogni scritta di quell'aeroporto per cercare di tradurre quello che c'era scritto. Era un mondo nuovo per entrambi, un mondo tutto da scoprire e da vivere inseime.

-.-.-.-.-.-.-.-.

-Porca miseria! Santo cielo! Voglio morire qui, in questo momento! Non c'è niente di più buono al mondo! HARRY LEVA IMMEDIATAMENTE QUELLA TELECAMERA!- urlò Louis lanciandomi un gamberetto.

-Mi dispiace, tesoro. Non lo farò! È la scena più divertente del mondo! Non avrei mai potuto immaginare che un giorno avresti provato un tale godimento davanti ad un piatto di riso!- esclamai ridendo con le lacrime agli occhi mettendo a fuoco l'immagine del mio ragazzo.

-Mi stai prendendo in giro vero? Stai affermando che questo piatto degli dei sia semplice riso?- mi chiese Louis scandalizzato. -Questa è paella, Harry! Sola, unica e inconfondibile paella catalana!-

Io continuavo a ridere ancora più fragorosamente. Poi spensi la telecamera e intrecciai la mia mano con la sua.

Era la seconda settimana di giugno e finalmente eravamo riusciti a partire per andare a visitare la città tanto desiderata da Louis: Barcellona.

Ci trovavamo in un delizioso ristorantino su La Rambla a mangiare paella e a bere sangria. Era il nostro primo giorno in quella città e ancora non avevamo visitato nulla.

-Amore, l'avresti mai detto qualche mese fa? Louis, siamo a Barcellona! Lontani da stupidi ospedali o stupidi omini con camici bianchi!-

-Harry, ancora non ci credo. Ho paura di svegliarmi e di ritrovarmi in ospedale con la faccia di Nick davanti!-

-Oh cielo! Dovevi proprio nominalo!- esclamai con un tono melodrammatico passandomi le mani tra i ricci. Louis rise e riafferrò la mia mano.

-Dai piccolo, finisci il tuo cibo degli dei che sennò si fredda!- gli consigliai.

Louis riprese a mangiare lentamente gustandosi ogni parte di quel piatto particolare. Io che avevo finito da poco mi incantai a guardarlo. Mi emozionavo ogni volta che vedevo il mio piccolo amore provare gioia nel mangiare.

Non aveva più avuto grossi problemi con l'alimentazione. Seguiva la dieta che il dottor Morgan e il dottor Cooper avevano stabilito per lui senza protestare più di tanto e, qualche volta, si concedeva anche qualche sfizio.

Temetti il peggio quando lo trovai seduto a terra con le gambe incrociate in un camerino di un negozio di costumi intento a versare dagli occhi copiose lacrime. Allora mi sedetti dietro di lui e l'abbracciai, ma Louis contro ogni aspettativa mi disse che le sue lacrime erano di gioia perché stranamente, dopo troppo tempo, si sentiva a suo agio in un costume da bagno.

-Ho finito, amore. Andiamo! Il museo di Mirò ci aspetta! Ti va bene se andiamo domani mattina a vedere la Sagrada Familia? Voglio godermela bene.- chiese con quegli occhioni da cerbiatto che si ritrovava.

-Certo piccolo! Siamo liberi! Possiamo fare quello che ci pare!- esclamai entusiasta scuotendolo dalle spalle. Louis ridacchiò e alzandosi sulle punte mi lasciò un bacetto sul naso.

-Andiamo!- lo incitai, poi presi la sua mano e iniziammo ad avviarci verso il museo.

Eravamo a Barcellona, la città della libertà, la città dell'amore libero, non avevamo paura di nascondere i nostri sentimenti. La gente non ci giudicava, o meglio, ci sarebbe stata sempre gente pronta a sputarci insulti, ma eravamo così felici in quel momento che niente ci importava.

La visita al museo fu molta interessante. Louis, come avrei dovuto immaginare, era un'ottima guida e mi aveva spiegato per filo e per segno tutti le opere surrealiste che avevamo visto, facendo entrare in quella mia zucca vuota un po' di sana cultura.

Per tornare nel residence che avevamo prenotato scegliemmo di passare per il lungomare. Era un paesaggio molto suggestivo.

Io e Louis per mano, il tramonto, il mare e i gabbiani. Non sarei voluto stare in nessun altro posto se non lì. Credetti veramente di aver raggiunto il massimo della felicità.

Appena rientrati mi fiondai in bagno per farmi la doccia. Louis mi seguii per lavarsi i denti. Più volte gli avevo proposto di venire dentro con me, ma si era sempre rifiutato perché, anche se era arrivato alla conclusione che il suo corpo era perfetto anche con le sue imperfezioni, si sentiva a disagio quando era in qualche modo nudo vicino a me.

Io lo avrei aspettato, lo avrei aspettato anche per sempre, ma ero convinto che prima avesse superato anche questo ostacolo, prima sarebbe tornato il Louis di una volta, quello di cui tutti parlavano.

Così feci una mossa azzardata. Aprii di scatto le porte della doccia e feci uscire le mani. Poi afferrai il mio ragazzo per la vita e lo spinsi dentro.

Lui essendo colto di sorpresa, non ebbe modo di ribellarsi.

-Ha..harry che stai facendo?- chiese con un espressione preoccupata.

L'acqua della doccia accesa cadeva rumorosamente sui nostri corpi. I pantaloni neri di Louis erano ormai quasi del tutto appiccicati al corpo e la maglietta bianca era diventata trasparente facendo spiccare tutti i suoi tatuaggi che nel corso dell'anno aveva fatto.

Allora lo abbracciai. Sotto il forte getto, lo tenni stretto tra le mie braccia per non far scappare quel piccolo esserino bisognoso di cure.

-Harry sei impazzito.- sentenziò lui provando ad allontanarsi, ma io lo strinsi ancora più forte accarezzando con una mano i suoi capelli fradici.

Quando iniziò a calmarsi con molta delicatezza iniziai a sfilargli la maglietta. Lui provò a tirarsela con forza giù, ma con un bacio sul sopracciglio riuscii a fermarlo. Quando mi ritrovai la sua pesantissima maglietta, zuppa d'acqua tra le mani la gettai a terra non curandomi del lago che presto si sarebbe formato in bagno.

Poi passai ai pantaloni. Era un ardua impresa togliere quegli skinny jeans appiccicati al corpo di Louis per l'acqua, ma dopo vari tentativi riuscii a strappargli di dosso anche quell'indumento.

Quando, accovacciato per raccogliere il pantalone, alzai lo sguardo, vidi un Louis terribilmente pensieroso e imbarazzato intento a guardare con concentrazione l'etichetta dello shampoo viola che usava per lavarsi i capelli.

Cavolo, lo avevo completamente obbligato a fare una cosa che ancor non sentiva di fare. Ero un mostro, come sempre. Un mostro con la sensibilità di un lupo.

Mi sentivo in colpa. Eravamo stati così felici quella mattina, perché dovevo a tutti i costi rovinare il momento.

Abbassai lo sguardo e mi diedi una pacca sulla fronte, ma Louis mi prese con le mani a pugno dai capelli e mi fece rialzare.

Lo guardai sorpreso. Non mi aspettavo di certo questo tipo di reazione, piuttosto credevo che sarebbe fuggito via rifugiandosi come al solito in un posto sicuro.

Invece con un colpo di fianchi si gettò in braccio a me. Io lo presi al volo, poi lo guardai negli occhi non sapendo che fare. L'acqua si scagliava arrogantemente sulle nostre teste.

Louis avvolse il mio collo con le sue braccia e mi lasciò con passione un bacio sulla bocca.

-Portami a letto, Harry.- proferì con una voce che non avevo mai sentito uscire dalla sua bocca.

Immediatamente ubbidii e in pochi secondi ci trovammo nel letto.

Lui iniziò a baciare con passione le mie clavicole sporgenti tracciando il contorno delle mie rondini tatuate sul petto.

Improvvisamente alzò lo sguardo e mi guardò con uno strano luccichio negli occhi.

Quel momento stava per arrivare. Era tanto che lo aspettavo, sì, ma non ne ero ossessionato. Volevo fare le cose con calma con Louis. Lui era speciale. Volevo solo il meglio per il mio piccolo.

Il mio Louis mi stava per mostrare la sua parte più segreta, che aveva cercato di custodire per molto tempo.

Il mio Louis si era fidato ciecamente di me e mi stava donando la cosa che più lo rendeva insicuro.

Il mio Louis mi aveva scelto. Ero estremamente lusingato ed orgoglioso.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Quella mattina fui svegliato da un fastidioso raggio di sole che era spuntato dalla finestra aperta. Mi stiracchiai rimbambito dal sonno, ma la mia mano venne bloccata da qualcosa, o meglio qualcuno.

Louis stava dormendo beatamente con la mano sotto al cuscino, completamente nudo e coperto all'altezza del fondo schiena solo da un semplice lenzuolo.

La serata di ieri mi si ripresentò davanti agli occhi.

Quel letto del mediocre residence di Barcellona, che ora stava ospitando i dolci sogni del mio amato, era stato spettatore silenzioso del nostro amore.

Quel letto mi aveva mostrato la parte possessiva ed intraprendente di Louis.

Quel letto ci aveva cullato mentre per la prima volta ci donavamo l'un l'altro.

Passai il dito sulla colonna vertebrale del mio ragazzo procurandogli la pelle d'oca. Dopo averlo coperto del tutto con il leggero lenzuolo e avergli lasciato un leggero bacio sul capo caramellato, mi diressi in cucina. Volevo preparargli la colazione migliore del mondo, che avrebbe coronato alla perfezione la notte più bella del mondo.

Presi la farina e le uova e iniziai a mescolarle per creare un composto omogeneo, poi presi la pappetta che si era formata e la spiattellai sulla padella rovente. Avrei preparato dei deliziosissimi pancake, la colazione che Louis preferiva.

Apparecchiai la tavola e preparai un tè per Louis e un caffè per me.

Ad un certo punto qualcosa mi sfiorò il braccio. Sobbalzai, ero in sovrappensiero e non immaginavo che qualcuno potesse essere vicino a me.

Louis era immerso in un grandissimo maglione color carta da zucchero che gli arrivava appena sopra le ginocchia che erano nude. Era giugno e a Barcellona il clima era molto più caldo rispetto all'Inghilterra, ma lui non rinunciava lo stesso ai suoi maglioni enormi.

-Amore, volevo portarti la colazione a letto!- dissi prendendolo dai fianchi e lasciandogli un bacio sullo zigomo sinistro. Lui si irrigidì. Rimasi sorpreso, ma pensai che forse era solamente un effetto provocato dalla fiacchezza tipica della mattina presto.

Accompagnai Louis verso il tavolo e mi rimisi a lavoro canticchiando un motivetto di Stevie Wonder.

Con la coda dell'occhio però notai che Louis dopo aver portato le gambe al petto e dopo averle coperte con la stoffa del maglione in eccesso, vi posò la testa sopra giochicchiando con un filetto che spuntava dal suo indumento.

Lo conoscevo. Qualcosa non andava.

L'ultima volta che l'avevo visto in queste condizioni era stato quando aveva avuto una crisi epilettica davanti alle sue sorelle. Mark mi aveva chiamato molto preoccupato perché aveva smesso di relazionarsi con gli altri. Quando arrivai a Doncaster riuscii a calmarlo solamente dopo avergli assicurato per la centesima volta che il rapporto con le sue sorelle non sarebbe cambiato.

Mi sedetti davanti a lui e iniziai a guardarlo con apprensione.

-Lou, amore mio, che succede?- gli chiesi accarezzandogli la spalla.

Lui non rispose ma voltò la testa per guardarmi. Aveva gli occhi colmi di lacrime ma non riuscivano ad uscire. Io mi preoccupai, così dopo un frangente di secondo mi catapultai accanto a lui in ginocchio.

-Amore parlami, non escludermi.- lo implorai prendendogli le mani.

-E' stupido.- mormorò a bassa voce.

-Louis, lo sai, niente di quello che dici è stupido. Voglio sapere cosa pensa questo cervellino!- esclamai affettuosamente scompigliandogli quegli spaghetti che si ritrovava in testa. Lui abbassò lo sguardo e sospirò.

-Io... ecco... mi vergogno di questo... ma.... lo so non è appropriato.. ma... l'ansia mi sta torturando.-

-Lou, spiegati con calma, non ti metto fretta. Fai un bel respiro e parlami.-

-Ecco... ieri sera...- lo sapevo quale era il suo grande dubbio. Sapevo quanto era insicuro riguardo al suo corpo e riguardo alle sue capacità, ma per me quella notte era stata a dir poco magnifica e non doveva passare un altro secondo in cui Louis non fosse a conoscenza dei miei sentimenti.

-Louis, questa notte è stata magica. Ho fatto sesso tante volte, ma non è mai stato così bello, Lou. In primo luogo perché ho scoperto che preferisco di gran lunga i ragazzi, in particolare un piccolo ragazzo che ho proprio qui davanti a me, e poi perché questa volta non si è trattato solo di sesso, ieri notte ho fatto l'amore per la prima volta con il ragazzo più speciale del mondo. Tu.- dissi non staccando mai gli occhi dal mio amore.

-Ti... ti è piaciuto veramente?- chiese ancora timoroso guardandomi solo con la cosa degli occhi.

-Piaciuto è un eufemismo, tesoro. Io l'ho amato, come amo te.- disse alzandogli il capo con due dita. Solo allora mi sorrise. Io mi alzai e prendendolo in braccio, lo feci sedere sul tavolo.

Lui mi prese la testa tra le mani e mi baciò. Il nostro primo bacio della mattina. Il più bello di tutti.

-L'ho amato anche io!- mi sussurrò sul collo.

Ci godemmo ancora qualche momento di coccole quando un acre odore di bruciato si disperse nell'aria.

-Ehm Harry, credo che...-

-Cavolo la colazione!- urlai correndo in cucina. Purtroppo la situazione era irreparabile così tornai da Louis con un espressione triste e imbarazzata. Lui scoppiò a ridere coprendosi la bocca con le mani.

-Credo proprio che andremo da Starbucks a fare colazione.- sogghigno quel nanetto malefico.

-Lo credo anche io!-

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Passeggiavamo mano nella mano nel parco più meraviglioso della terra: Parc Güell. Il tramonto e la tiepida arietta estiva conciliavano la nostra visita.

Tra quella varietà di colori e di bizzarre architetture, Louis era rimasto estasiato ed estremamente meravigliato. Sembrava un bambino al Paese dei Balocchi. Ma no, era un bambino al Paese dei Balocchi.

Saltellava e indicava tutto con due occhioni immensi e un sorriso smisurato. Io ero interdetto.

La meraviglia architettonica che avevo davanti era a dir poco strepitosa e valeva sicuramente la pena osservare tutte quelle particolari casette piene di minuziosi dettagli, ma quel Louis con quel sorriso da bambino era di una bellezza unica.

Così, per trovare un compromesso, decisi di iniziare a scattare foto a vanvera al paesaggio e fissare il mio piccolo bambino.

Quando arrivammo nella grande affacciata che mostrava tutta Barcellona dall'alto, Louis trattenne il fiato e congiunse le mani all'altezza del petto.

-Harry! Il tramonto! Il paesaggio! Barcellona! Io devo dirti una cosa.- disse con una voce cristallina.

Io ridacchiai per la sua frase sconclusionata.

-Dimmi, amore mio.-

-Lo so che siamo ancora troppo piccoli, lo so che siamo immaturi, lo so che tutto potrebbe cambiare, lo so che sono pazzo, ma... devo chiedertelo. Sei libero di andartene, di schiaffeggiarmi, di buttami di sotto, di fare quello che vuoi.-

-Ok, Louis spara! Mi stai preoccupando.- lo interruppi ridacchiando.

-Quando ti ho visto per la prima volta, non avrei mai potuto immaginare che mi avresti rivolto la parola. Tu eri perfetto e io mi credevo una nullità. Insieme siamo cresciuti, siamo guariti, siamo stati uno la cura dell'altro. Tu mi hai riportato in carreggiata. Ho passato con te i momenti più belli della mia esistenza, solo grazie a te. Ti devo la vita Harold Styles. Per questo vorrei chiederti, qui, nella mia città preferita, sotto il tramonto, il nostro tramonto: mi vuoi sposare?-

Il mio cuore si riscaldò di gioia. Tra tutte le cose che mi sarei immaginato, il matrimonio non rientrava neanche nella Top 10.

-Lo so che non abbiamo ancora un età da matrimonio, ma ecco volevo prenotarti... Ok, sto facendo un casino.- sbuffò coprendosi il viso con le mani.

Io lo abbracciai di colpo sollevandolo.

-Ma certo che ti sposo, amore mio! Sei la mia vita, sei la cosa più bella che mi sia capitata. Non voglio passare la mia vita con nessun altro all'infuori di te. Ti amo Louis.- dopo avergli sussurrato queste parole lo baciai la gente vicino ci iniziò a fissare, Un leggero battito di mani si diffuse nell'aria. Ben presto un applauso fragoroso accompagnò l'inizio del nostro nuovo capitolo, l'inizio della nostra nuova storia.

La storia di Harry e Louis.

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Angoletto
Eccoci qui arrivati all'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Non mi sembra vero che S.A. sia quasi finita. Ho amato scrivere questa storia e spero che anche a voi sia piaciuta.
Passiamo al capitolo. Devo ammettere che non mi è venuto tanto bene, il caldo mi toglie ogni tipo di ispirazione e divento molto pigra. Mi dispiace se vi aspettavate la scena di sesso più descritta, ma io non sono per niente brava in queste cose quindi ho preferito omettere; a voi l'immaginazione ;)
Io amo Barcellona, (infatti il mio nick è una parola catalana) quindi dovevo per forza inserire questa città nella storia. :)
Scusate per il ritardo di pubblicazione ma, come ho già detto, il caldo mi uccide.
Presto pubblicherò l'epilogo di questa storia, domani Remember to see the lighthouse e in settimana In plan sight.
Ora vi saluto che sono stanca.
Baci, Somriure :)

 

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


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Non era strano per gli abitanti della piccola cittadina di Doncaster vedere un uomo dalle larghe spalle e dai folti ricci e un uomo dai grandi occhi e un piccolo corpo, mano nella mano.

Non era strano vedere l'uomo riccio e l'uomo dagli occhi azzurri, accompagnati da una giovane ragazzina con e capelli rossi, una faccia costellata di lentiggini e una chitarra sulle spalle.

Non era strano vedere il riccio, il castano e la ragazzina accompagnati da una bimba africana di 7 anni con i capelli e gli occhi neri come la pece e dei grossi occhiali viola sul naso intenta a recitare a memoria tutte le capitali del mondo.

Ormai non era più strano veder passeggiare Harry e Louis con le loro due figlie, Savannah e Sophie.

Tutti pian piano avevano ceduto alla disarmante dolcezza del maestro di musica che allietava le domeniche mattina con le armoniose melodie del suo pianoforte. Tutti avevano ceduto alla franca generosità del pasticcere più bravo della città che ogni giorno profumava di dolci appena sfornati e aveva costantemente i ricci sporchi di farina. Tutti avevano ceduto alla timida ingenuità della ragazzina di 13 anni che amava leggere e suonare. Tutti avevano ceduto alla innata simpatia della più piccola di casa che amava sorprendere tutti con espressioni auliche che spesso non erano proprie di una bambina della sua età.

Inizialmente vi erano state molte incomprensioni tra la famiglia Tomlinson-Styles e alcuni vicini, ma poi tutta la gente aveva conosciuto la purezza del loro rapporto e la maggior parte degli abitanti aveva allontanato i contrari alla loro relazione.

Harry e Louis passeggiavano come al solito stretti l'uno all'altro, sia per dimostrarsi il proprio amore a vicenda che per riscaldarsi contrastando la rigida temperatura di quel Dicembre nevoso.

Camminavano lentamente osservando ogni negozio. Harry era moto in ansia, il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale e quindi il compleanno di Louis e lui, come al solito, non sapeva che regalargli.

Voleva optare per un paio di Vans nere che aveva visto giorni prima, ma alla fine si ritrovava sempre a regalargli scarpe. Per una volta voleva donargli qualcosa di più originale, qualcosa che gli avrebbe fatto brillare gli occhi come la prima volta.

Louis improvvisamente si blocco passando davanti ad un negozio di abiti per bambini. Harry lo guardò con la coda dell'occhio. Il suo sguardo si era illuminato e sulla bocca aveva un leggero e timido sorrisetto.

-Cosa stai guardando, Lou?-

-Niente, niente. Scusa!- rispose Louis risvegliandosi dai suoi pensieri. Poi accelerò il passo e si diresse verso l'auto. Harry da lontano gliela aprì e suo marito entrò dentro appoggiando la testa sulle mani, pensieroso.

Avevano adottato Savannah cinque anni prima. La più grande aveva passato tutta la sua vita in quell'orfanotrofio, i suoi genitori l'avevano abbandonata davanti alla struttura quando aveva appena pochi giorni. Harry e Louis rimasero subito sorpresi dallo sguardo dolce e pacato della bimba e si affezionarono a lei molto presto. Così in poco tempo svolsero tutte le pratiche e dopo pochi giorni si sposarono.

Fu una cerimonia molto semplice ed intima, ma soprattutto veloce. Dopo aver celebrato la funzione i due neo-sposini si recarono immediatamente all'orfanotrofio per ritirare la loro piccola ragazza di otto anni.

Sophie invece l'avevano strappata da un futuro fatto di inutili sofferenze, pieno di povertà e miseria.

Avevano deciso di partire per l'Africa per il viaggio di nozze. Louis ed Harry erano affascinati da quel mondo pieno di natura e animali di ogni tipo, così avevano chiesto agli amici un viaggio in girò per l'Africa. Erano stati in Egitto, Sud Africa, Tanzania, Madagascar e infine erano capitati in uno dei paesi più poveri: il Ghana.

Lì avevano trovato la piccola Sophie, abbandonata sul ciglio della strada ricoperta da stracci, completamente pelle ed ossa.

Così l'avevano presa e dopo essersi assicurati che era orfana, l'avevano portata nella loro casetta inglese.

In poco tempo la bimba piena di ricci che facevano invidia ad Harry, aveva ripreso tutte le forze e aveva acquistato un po' di peso. Ora era la prima della classe e aveva moltissimi amichetti.

-Ehi Lou.- disse Harry accarezzando il ginocchio di suo marito. -Che succede?-

-Niente è stupido.- rispose. Harry stava per controbattere, dicendo che i pensieri di Louis non erano mai stupidi, ma improvvisamente ebbe una grandiosa idea per il suo regalo di compleanno. Così, dopo averlo portato alla scuola di musica, dove insegnava, si recò nel posto dove avrebbe trovato il regalo perfetto per Louis e di conseguenza anche per la loro famiglia.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Papà! Papà aiuto corri!- urlò Savannah dalla sua stanza. Louis immediatamente lasciò perdere i piatti che stava lavando e accorse verso sua figlia, preoccupato.

-Cosa succede Sav?- chiese con un guanto giallo insaponato in mano.

-GUARDA!- urlò la figlia indicando il muro giallo opaco, dove tra una mensola e la televisione camminava pacificamente un ragnetto.

Louis lanciò un urlo.

-Sav lo sai che non devi chiamare me in questi casi!- esclamò appiccicandosi nel lato opposto del muro, accanto alla figlia.

-Harry! HARRY!- gridò. Dopo qualche minuto una chioma riccia spuntò da dietro la porta.

-Mi avete chiamato?- chiese il riccio con una paperella di gomma in mano e i capelli sporchi di schiuma.

-UCCIDILO!- ordinò Savannah. Louis annuì convulsamente. Harry scoppiò a ridere.

-Non c'è niente da ridere Harold. Uccidilo e basta. Non può stare in camera di mia figlia!- disse Louis minaccioso.

Improvvisamente dalla porta entrò Sophie con un accappatoio azzurrò con i pesci. Guardò i genitori con i suoi intimidatori occhietti neri come la pece e puntando un dito contro papà Harry disse:

-No! Non puoi ucciderlo. I ragni fanno molto bene agli uomini. Lo sapevate papà? Sono ottimi per combattere l'impotenza.- disse in modo molto professionale. -Però non chiedetemi cosa vuol dire perché la maestra non me lo vuole spiegare.- concluse aggrottando le sopracciglia.

Harry scoppiò a ridere ancora più forte, Louis invece diventò rosso come un peperone.

-Va bene, scimmietta, lo prendo e lo metto di fuori, così aiuterà a combattere l'impotenza di altri uomini che ne hanno bisogno. Io e papà Lou siamo molto potenti. Non è vero amore?- Louis sbarrò gli occhi, Harry ridacchiò sotto i baffi.

Dopo aver portato fuori il ragno, prese la piccola africana per la manina e la riportò in camera sua per farla rivestire.

-Puoi spiegarmelo tu cosa vuol dire, papà Harry?- a questo punto fu il turno di Harry ad arrossire.

-Non mi traumatizzare la figlia!- urlò Louis dall'altra stanza sotto le risate di Savannah.

-.-.-.-.-.-.-

La mattina della Vigilia Harry si svegliò presto e insieme alle figlie preparò una buonissima colazione per suo marito. Poi in punta di piedi si recarono nella loro camera da letto, poggiarono sul tavolino il vassoio colmo di leccornie e, saltando addosso a Louis, gli augurarono un buon compleanno.

Il ragazzo sobbalzò, ma dopo i primi secondi di smarrimento allargò le braccia e strinse forte i suoi gioielli.

I quattro poi iniziarono a mangiare allegramente, scherzando e facendo battute.

-Allora!- prese la parola Harry. -Questa mattina le ragazze andranno a passare la mattinata da nonna Anne, io e papà Lou torneremo verso l'ora di cena.- le ragazze annuirono emozionate, sapevano cosa aveva in mente loro padre, e non vedevano l'ora che tutto quello che aveva programmato si avverasse.

-Stasera andiamo a mangiare da mio padre?- chiese Louis. Le ragazze scossero la testa sorridendo.

-No questa sera resteremo qui. Vedrai, tra un po' lo vorrai anche tu.- spiegò Harry. Louis alzò le spalle leggermente imbronciato, ma allo stesso tempo curioso.

Le ragazze stranamente si prepararono in un battibaleno e in poco tempo furono tutti in macchina.

-Ma uffi papi!- esclamo la piccola Sophie. -Non voglio andare da nonna! Anche io voglio vedere il...- fortunatamente Savannah coprì la bocca della sorella con la mano. Harry lanciò uno sguardo eloquente dallo specchietto retrovisore. La piccola ridacchiò.

-Hai ragione! Mi ero scordata.- tutti quanti risero. Louis continuava a rimanere perplesso.

Dopo aver lasciato le piccole da nonna Anne, Harry prese una delle sue fasce per capelli e bendò Louis.

-Ma no! Voglio vedere! Non è giusto Hazza!-

-Te la toglierò presto, promesso.-rispose accarezzando la testa del marito.

Nella macchina regnava il silenzio più totale. Harry per alleggerire l'aria mise un po' di musica, ma Louis continuava a rimanere silenzioso.

Harry lo sapeva che Louis odiava non avere il controllo delle cose, ma per la buona riuscita del piano doveva pazientare un pochino.

Dopo qualche minuto la macchina arrivò a destinazione. Harry scese e poi aiutò Louis.

-Posso togliermela ora?- chiese.

-Non ancora.- disse il riccio sorridendo amorevolmente anche se sapeva che Louis non poteva vederlo. Il ragazzo sbuffò.

Lentamente lo condusse all'interno di un grande edificio, salutò una signora che stava all'ingresso e portò Louis in una saletta.

Improvvisamente un forte vociare ruppe l'aria. Harry tolse la bandana a Louis e lo abbracciò da dietro le spalle.

Venti paia di occhietti vispi li fissavano incuriositi.

-Ha...harry cosa ci facciamo qui?-

-Lo so, Louis che tu vuoi un altro bambino. Un maschietto, magari. Quindi: eccoci qui! Tra loro c'è nostro figlio.-

Louis boccheggiò.

-Un... un altro bambino?-

-Sì amore. Mi ricordo che un giorno in ospedale mi hai detto che sognavi di insegnare a giocare a calcio a tuo figlio. Quindi ecco l'occasione: averemo un nuovo bambino. Le ragazze già lo sanno e sono emozionatissime.- disse all'orecchio di Louis. Solo allora il più basso si girò. Prese con entrambe le mani il volto di Harry e lo baciò.

-Grazie, amore. È il più bel regalo che io abbia potuto mai ricevere. Ti amo tanto Harry.-

-Anche io mio piccolo Boo. Non potrei vivere senza di te.-

Si accorsero improvvisamente che i bambini si erano avvicinati e avevano iniziato a fischiare e a battere le mani. Louis si voltò completamente rosso in volto. Harry si godé l'espressione imbarazzata che tanto amava di suo marito.

-E ora che dovremmo fare?- chiese Louis all'orecchio di Harry.

-Ora ne scegliamo uno. Non sarà difficile. Capiremo subito quale è nostro figlio.-

-Ma... ma gli altri?-

-Non preoccuparti. Verranno tutti adottati prima o poi.- Louis annuì poco convinto.

Harry sorridendo ai bambini si sedette a terra per parlare meglio con loro, dopo un po' di titubanza anche Louis seguì il suo esempio.

I bambini diligentemente si accomodarono attorno a loro e iniziarono a parlare con le loro vocette dolci. Harry rispondeva vivacemente ad ognuno di loro, Louis invece annuiva semplicemente sovrappensiero.

Ad un certo punto scorse un bambino con i capelli scuri e gli occhi verdi, come quelli di Harry. Era in piedi, appoggiato al muro con le braccia incrociate e uno sguardo duro sul volto.

-Louis, Louis, Cara ti ha fatto una domanda!- lo destò dai suoi pensieri Harry.

-Oh, scusa! Dimmi piccola!- rispose sorridendo alla bambina bionda.

-Ti piace guardare i cartoni animati?-

-I cartoni? Oh, certo!- disse. Poi improvvisamente, congedandosi dalla piccola ragazzina, si alzò e si avvicinò al bimbo in disparte. Harry lo seguì immediatamente.

-Ciao, come ti....-

-Non sono interessato ad essere adottato da voi!- esclamò il ragazzino.

-Oh! E perché?- chiese Harry.

-Perché ho un fratello gemello e non lo lascerò per niente al mondo.- disse seriamente.

-Non abbiamo intenzione di dividervi! Sappiamo com'è il rapporto tra fratelli.-

-Non verremo lo stesso con voi-

-Perché? Perché siamo due maschi?- chiese Harry indispettito, pronto a difendere la loro relazione.

-No non ci importa. Il motivo è che siete tutti uguali: maschi o femmine. Prima siete tutti dolci e carini, poi appena vedete i nostri caratteri ci rispedite qui come se fossimo pacchi.- Louis abbassò lo sguardo, capendo solo allora cosa dovessero passare quei bambini ogni giorno.

Harry guardò Louis e capì solo in quel momento che i bimbi che avrebbero portato a casa sarebbero stati due. Ne fu felice. suo aveva il suo sguardo magico nel volto e non voleva vedere altro.

-Mi pare che gli altri bambini siano contenti di avere una nuova famiglia.- continuò allora il riccio sorridendo al bambino.

-Ma sì! Non parlo di quei mocciosetti. Io e Teddy, abbiamo cambiato tre famiglie. E abbiamo solo 8 anni!- esclamò mostrando il numero con le dita.

-E s ti dicessi che noi siamo diversi?- mormorò Louis con gli occhi lucidi per la commozione.

-Non ci crederei. Tutti dicono di essere diversi. E mio fratello non ha bisogno di altro stress psico-qualcosa.- disse grattandosi il capo.

-Come ti chiami?- chiese Louis mettendosi all'altezza del bimbo.

-Zack.-

-Bene Zack, io sono Louis e lui è mio marito Harry.- si presentò Louis. -Vuoi farci conoscere tuo fratello?-

-Lui non è qui. È nella stanza accanto, non ama la confusione.-

-Ci piacerebbe parlare anche con lui.-

-Teddy parla solamente con me. E poi, ve l'ho detto, non veniamo con voi.-

-Zack, io e Louis ci siamo conosciuti in ospedale, lui era come tuo fratello, timido e insicuro e io non l'ho mai abbandonato. Sono stato vicino a lui per tutto il tempo. Ora, come vedi, siamo sposati! Non devi preoccuparti!- esclamò Harry.

-La gente abbandona anche me.- rispose il bimbo abbassando il capo.

-Non succederà piccolo. Tu sei proprio come Harry, una testa calda. Ami essere forte per tutti ma poi diventi tenero come un pulcino. Non abbandoneremo neanche te, non potremo mai farlo.-

Zack li guardò attentamente e poi annuì.

-Venite, vi faccio conoscere Teddy.- Harry e Louis sorrisero soddisfatti. Avevano conquistato la fiducia di un bambino. Avevano conquistato la fiducia di loro figlio.

I tre entrarono in una piccola stanzetta buia.

-Ted? Teddy sei qui? Oh eccoti!- esclamò il piccolo Zack correndo dal fratello. Poi lo prese dall'orecchio e iniziò a sussurrargli delle cose.

Harry e Louis rimasero in disparte. Non volevano disturbare un momento così tenero. Videro la scena attraverso un fascio di luce che proveniva dalla finestra semichiusa.

Improvvisamente il piccolo Teddy si alzò e si diresse verso i due ragazzi. Li guardò a lungo e poi gli porse la mano per presentarsi. Era identico al fratello, tranne per gli occhioni blu, pieni di emozioni, come Louis.

Non disse altro, ma i due si innamorarono già di quel piccolo sguardo.

Sapevano bene chi quella sera avrebbe preso i posti vuoti a tavola accanto a Savannah e Sophie.

-.-.-.-.-.-.-.-

-E quindi fate anche voi la terza elementare.- chiese la piccola Sophie davanti ad un bel piatto di risotto ai funghi.

-Io sì, lui è stato bocciato. Non ama parlare.- disse Zack poggiando una mano sulle spalle del fratello che continuava a mangiare la gustosa pietanza indisturbato. Sophie fece una faccia da saputella, come per dire “sono maschi, che cosa dobbiamo aspettarci!”

-Cosa preferite fare tra: leggere un bel libro, guardare la TV o uscire all'aria aperta a giocare?- chiese la più grande.

Le ragazze stavano sottoponendo i due poveri gemellini ad un vero proprio interrogatorio, degno del più bravo detective. I due maschietti rispondevano senza paura né peli sulla lingua; o meglio, Zack rispondeva, Teddy si limitava ad annuire quando veniva preso in causa.

Harry rivide in quegli occhi silenziosi lo sguardo del Louis dei primi giorni, il Louis timido e silenzioso che camminava sulle punte con una mano che copriva la pancia.

Louis invece trovò nello sguardo duro di Zack quello del suo Harry. Di quel Harry che ci rimaneva profondamente male se gli si mentiva, quel Harry geloso e irruento che, a costo di proteggere le persone che amava era disposto a fare a botte con tutti.

-Preferiamo correre, che domande!- rispose il piccolo. Il suo fratellino annuì soddisfatto.

Le due bimbe si guardarono per annuire in modo serio e professionale. In quel momento sembravano proprio delle piccole donnine.

-Bene, che cartone guardiamo dopo cena?- chiese la piccola Sophie.

-A noi piace Tarzan!- esclamò Zack.

Con quella frase conquistarono per sempre la fiducia di Sophie che si alzò di corsa da tavola e iniziò a preparare la televisione.

Louis ed Harry guardavano dal lontano la loro famiglia. La vita glia aveva portato enormi difficoltà e sofferenze, ma quando si affacciarono in soggiorno notarono la cosa più bella di tutte, quello che gli fece scaldare il cuore, l'emozione che avrebbero portato per sempre dentro di loro: i loro quattro figli erano accoccolati tra loro per vedere la televisore senza litigare.

In quel momento capirono di essere stati veramente fortunati. Come si dice sempre, la vita ha in serbo cose più grandi.

-Auguri, mio piccolo Lou. Il tuo regalo è la tua famiglia, amore mio.- sussurrò Harry all'orecchio di suo marito.

-Grazie, amore. È il regalo più bello che mi potessi fare.-

Prese la sua testa e lo baciò dolcemente. Erano padri ormai.


Angoletto (l'ultimo)
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa storia. Spero che abbiate riso, pianto e che vi siate divertiti come ho fatto io scrivendola.
Quando ho iniziato, non avevo idea che un giorno, il giorno del mio compleanno (sì oggi faccio 18 anni YEAH!) avrei terminato di scrivere questo racconto; di solito sono una persona che si stufa presto delle proprie passioni e sappiate che se ho continuato è solo merito vostro.

Ho una sola cosa da dirvi. GRAZIE!

Grazie per essere rimasti fino alla fine, grazie per avermi supportata e consigliata.

Grazie del calore che mi avete dimostrato anche solo attraverso un computer.

Grazie di tutto, insomma.

Spero di non perdervi; sto scrivendo altre due storie: Remember to see the lighthouse e In plain sight.
Mi frebbe molto piacere se passaste anche lì.

Che altro dire, spero con tutto il cuore di avervi fatto star bene almeno un po' e che grazie a questa storia abbiate passato momenti piacevoli.

Vi mando un bacione forte.

Somriure <3


 

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