Piccola Peste

di Zola_Vi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 《Il mio tesoro ***
Capitolo 2: *** «I'm back ***
Capitolo 3: *** «Happy birthday ***
Capitolo 4: *** «Would you enter? ***
Capitolo 5: *** «Now I take care of her ***
Capitolo 6: *** «Close your eyes ***
Capitolo 7: *** «Shut your mouth, little fish ***
Capitolo 8: *** «Twice Soul ***
Capitolo 9: *** «Love makes people stupid ***
Capitolo 10: *** «You're the problem ***
Capitolo 11: *** «I'll miss you ***
Capitolo 12: *** «Arya ***
Capitolo 13: *** «You need to be careful to Harry ***
Capitolo 14: *** «You sleep with me ***
Capitolo 15: *** «I love stay here with you ***
Capitolo 16: *** «What does he want now? ***
Capitolo 17: *** «Don't let me another time ***
Capitolo 18: *** «Today will be special ***
Capitolo 19: *** «So, you're beautiful ***
Capitolo 20: *** «I've always thought that you was different ***
Capitolo 21: *** «That girl was... ***
Capitolo 22: *** «I was falling in love with you ***
Capitolo 23: *** «Do you trust me? ***
Capitolo 24: *** «I promise ***
Capitolo 25: *** «I love you too ***
Capitolo 26: *** 《You're red and imbarassed ***
Capitolo 27: *** «You're mine ***
Capitolo 28: *** «Maybe he is still thinking to her ***
Capitolo 29: *** «You're not the one ***
Capitolo 30: *** «What's happen to you? ***
Capitolo 31: *** «Are sure you're ok? ***
Capitolo 32: *** «She doesn't know ***
Capitolo 33: *** «Stay away from me ***
Capitolo 34: *** «Do you believe in love? ***
Capitolo 35: *** «Everything I like about me is you ***
Capitolo 36: *** «Because you was jealous ***
Capitolo 37: *** «Before was more... before ***
Capitolo 38: *** «Am I an horrible person? ***



Capitolo 1
*** 《Il mio tesoro ***


“Sei una merda”

“Cosa cazzo ti ho fatto, si può sapere?” 

“Dovresti saperlo benissimo, non credi?”

“E’ per Liz? Sei gelosa?” 

“Liz? Sul serio hai la faccia tosta di chiedermi se é per lei?” 

“Io non ti capisco, sei strana”

“Pff, strana…” 

“Non sei più la Ploon che conoscevo una volta, sei cambiata…” 

“Io? Io sono cambiata? Non tu? Che te ne vai in giro come uno stronzo per tutta la scuola fingendo che io non esista nemmeno più?”  

 

Ploon. 

Harry. 

Una bimba scatenata. 

Un bimbo ricciolo. 

Non era necessario parlarsi per capire cosa pensasse o provasse l'altro, avevano solo il disperato bisogno di esserci sempre l'uno per l'altra. 

Solo due anni di differenza, ma un grande legame li univa. 

Questi due semplici nomi racchiudevano anni di profonda e vera amicizia, un unione indissolubile ed eterna, destinata a spezzarsi per poi aggiustarsi lentamente, perché non sono i gesti a mantenere vivo un rapporto, ma il sentimento che si prova.

Il piccolo ometto, quando aveva sfiorato la tenera e delicata manina della bimba appena nata, il 13 Maggio 1996, aveva sentito il bisogno di proteggerla per sempre. 

"Piccola peste" la chiamava.

Harry passava le giornate intere a casa di Piccola Peste, divertendosi e affezionandosi ogni giorno di più: cantandole una canzone se aveva paura durante la notte, offrendole il suo ultimo pezzo di biscotto se aveva fame.

Il primo giorno d' asilo di Ploon, “Il Mio Tesoro", come lo chiamava lei, la prese per mano e giocò tutto il tempo con lei, facendo attenzione a non condividerla con altri bimbi. 

Lui era geloso di Piccola Pesta, era sua. 

Lei si sentiva protetta grazie al Suo Tesoro. 

Ploon ad ogni compleanno esprimeva sempre lo stesso desiderio: "Desidero che Harry rimanga sempre con me, che non voglia mai andarsene". 

Lei odiava il giorno del suo compleanno.

Lei desiderava restare bambina per sempre insieme al Suo Tesoro. 

Il 13 Maggio 2003 Piccola Peste si era nascosta dietro al grande albero nel giardino di Harry per non festeggiare: era convinta del fatto che più sarebbe cresciuta, più lui si sarebbe allontanato. 

Ma lui l’aveva trovata: lui sapeva esattamente cosa passasse nella testa di Piccola Peste. 

L’aveva rassicurata, le aveva promesso di restare sempre con lei, ne era convinto. 

L’aveva abbracciata e asciugato le lacrime. 

Ogni anno Harry lo faceva, ma più il tempo passava, più la loro amicizia veniva messa alla prova: i primi amori, i primi segreti, i primi amici diversi. 

Harry, all'età di quindici anni, aveva deciso d' intraprendere una strada diversa da quella di Ploon: lui aveva bisogno di sentirsi "grande" .

Così, più o meno lentamente, si era allontanato da Piccola Peste, che, di nascosto, aveva iniziato ad innamorarsi del suo migliore amico.

Il 13 Maggio 2009 Harry era arrivato in ritardo alla festa di Piccola Peste. 

-Buon tredicesimo anno di vita- le aveva urlato non appena giunto a casa sua. 

Lei lo aveva perdonato:  tutto quello che riguardava il Suo Tesoro poteva essere perdonato e dimenticato.

Lo aveva ammirato tutta la sera: sembrava essere davvero felice, più del solito… 

…Lei non ne conosceva il motivo, era curiosa. 

Solo quando Josh, il migliore amico del Suo Tesoro, e Harry si erano seduti sul divano enorme di casa sua per chiacchierare, lei sentì tutto, nascosta dietro al divano pronta per fargli uno scherzo. 

-Penso che sia la ragazza migliore che potessi trovare: é davvero stupenda- 

-Ploon?- esordì Josh. 

-No… Liz, ovviamente- aveva risposto Harry.

-Avete…?- 

-Si- 

Il cuore di Piccola Peste al suono di quelle poche parole si era spezzato. 

Tante lacrime le avevano ricoperto il volto, fino a farle scoppiare il petto. 

Capì che avrebbe messo sempre al primo posto Harry… A differenza sua. 

Tutta la sera il Suo Tesoro aveva cercato Piccola Peste per starle vicino, ma lei non lo aveva considerato per la prima volta in tutta la sua vita, non volendo più saperne per almeno quella sera: si era sentita abbandonata, proprio come temeva.

Poi avevano litigato, ogni giorno era diventato un inferno per entrambi.

Harry diventò menefreghista ed egoista: non curandosi più dei sentimenti di Piccola Peste e preoccupandosi sempre di più della propria stupida immagine. 

La casa di Ploon venne sempre meno visitata dal bel bimbo ricciolo, ormai diventato ragazzo. 

Ogni singola mattina, Ploon incrociava lo sguardo di Harry dall'altra parte della strada: sembrava felice, cresciuto. 

Lui voltava sempre il suo sguardo quando s’incrociavano. 

Non un semplice "ciao", non un più complesso "Come stai?". 

Ploon aveva cercato di dimenticare quello che era stato: il bimbo dolce e premuroso che non la lasciava mai. 

Molte volte si era chiesta perché l'avesse abbandonata: una sera avevano litigato e non si era più preoccupato di sapere come stesse la sua migliore amica. 

Un profondo solco nel cuore di Ploon si era creato quando la persona più importante per lei aveva deciso di lasciarla.

Si sentiva in colpa perché gli aveva permesso di andarsene senza lottare, ma perché trattenere una persona che vuole scappare? 

Adesso aveva diciotto anni, aveva un ragazzo, molti amici: era di nuovo felice. 

Solo un pizzico di malinconia e rabbia invadeva il suo animo.

Tratteneva tutti i suoi sentimenti fino a farli esplodere dentro di se: adesso preferiva apparire sempre allegra e senza pensieri, ma tosta e forte.

I suoi occhi color mare erano diventati ghiaccio: se Harry li avesse visti, si sarebbe sicuramente spaventato. 

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Capitolo 2
*** «I'm back ***


Narra: Hayley. 

 

“Oggi torna Harry finalmente” 

“Sul serio?”

“E’ da due anni che non si fa vivo” 

“Ha avuto molto da fare” 

“Voglio vederlo, hanno detto che é diventato bellissimo” 

“Lo é sempre stato” 

“Dicono venga oggi qui con i suoi quattro amici” 

“Vi ricordate quando mi ha baciata?”

“Beh, ha baciato mezza scuola” 

“Chissà se sta ancora con Liz” 

“Anche se fosse non penso gliene importi molto” 

“Anche i suoi quattro amici non sono niente male” 

Pettegolezzi. 

Oche. 

La scuola iniziava di nuovo a diventare insopportabile. 

Per due interi anni queste stronzate non erano girate per i corridoi: ora si ricominciava. 

-Harry di qua… Harry di là… Potrei vomitare- risi studiando il volto di Ploon.

Non capivo se quello che le ragazze dicevano la infastidiva oppure no: non parlava mai dell’argomento.  

-Ploon, ehi- 

-Si?- scosse il capo come per tornare nel mondo reale. 

-Mi hai ascoltata o ho parlato da sola per tutto questo tempo?- 

-Scusa- sorrise molto dolcemente.  

-E’ già arrivato, é a casa sua…- 

Rimase immobile, fissandomi negli occhi. 

-Ok- disse fredda. 

-Ho pensato di dirtelo perché così puoi prendere un’ altra strada oggi per tornare a casa- 

-Grazie- mi sorrise per ringraziarmi dell’accortezza. 

-Sei pronta per stasera?- 

-Stasera?- 

-Il tuo diciottesimo, Ploon! Ma dove hai la testa?-

-Sai se Liz ha intenzione di venire?- 

-Non lo so, hai invitato praticamente tutta la città, perché?- 

La guardai con uno sguardo interrogativo per un paio di minuti. 

-Vuoi sapere se Harry ci sarà?-

-Andiamo, siamo in ritardo- 

Mi prese per mano velocemente e iniziò a correre in direzione della nostra classe. 

 

Narra: Harry. 

 

Holmes Chapel!

Non tornavo a casa da tempo immemorabile ormai. 

Feci un lungo sospiro per far entrare nei miei polmoni l’aria così fresca e pulita del paese a cui ero tanto affezionato.

Ero felice di essere tornato, eppure, da quando ero arrivato, continuavo ad avere un unico pensiero fisso.

“5 anni” pensai. 

5 anni che non parlavo con la ragazza che quel giorno compiva diciotto anni. 

Sapeva che ero lì per lei?

Si ricordava di me?

Un giorno, ormai lontano, avevo deciso di allontanarmi senza neanche saperne realmente il motivo. 

Quando stavo con lei era diventato tutto diverso, io stavo crescendo, io avevo paura: paura dei sentimenti che iniziavo a provare, troppo forti e ingestibili per essere provati a soli quindici anni.

Iniziai a negare tutto ciò che provavo per lei, fino a convincermi di non provar più nulla. 

Non le diedi neanche una motivazione, mi allontanai semplicemente come fanno i codardi. 

A scuola non si faceva che parlare della nostra inspiegabile separazione i primi mesi: tutti a Holmes Chapel ci conoscevano e ci avevano visto crescere insieme. 

“Cos’hai fatto a Piccola Peste?”

“Perché avete litigato?” 

I primi giorni Ploon non era venuta nemmeno a scuola, dicevano tutti fosse scappata lontana.

Poi riapparve.

Il suo volto era completamente mutato: i suoi occhi erano diventati freddi e spenti, la sua solita allegria si era trasformata in silenzio… Almeno così dicevano: io non avevo avuto il coraggio di guardarla. 

Tutti pensavano non me ne importasse più nulla. 

Tutte le sue amiche mi detestavano, mentre ogni bulletto continuava a ripetermi che avevo fatto bene a lasciare da sola la piccoletta. 

Entro pochi mesi divenni l'idolo della scuola, il tipico ragazzo che tutte le ragazze ammirano. 

Amici falsi, nemici agguerriti. 

Condussi per 5 anni una vita monotona ed apparentemente perfetta, senza troppi problemi: discoteche, molte ragazze. 

Nonostante tutto, continuai a guardar crescere Piccola Peste, neanche accorgendomene. 

Dopo tre anni, al suo sedicesimo compleanno, prima di partire per il tour in Inghilterra con la mia band, avevo deciso di andare a farle gli auguri come un tempo. 

Era seduta sul soppalchetto vicino alla finestra di camera sua, leggeva come al solito. 

La vidi con occhi diversi, per la prima volta: come se solo in quell’istante mi ricordassi dei tre anni già passati senza di lei.

Mi accorsi che era cresciuta: aveva sviluppato delle bellissime forme da donna, i capelli erano più lunghi e biondi, le mani più curate e delicate, le gambe più lunghe e magre, la bocca rosea e a forma di bacio, le erano anche nate minuscole lentiggini sul suo piccolo nasino perfetto. 

Quando era una bimba poteva essere paragonata ad un uragano, adesso invece pareva così tranquilla. 

Ma in fondo rimaneva la stessa Ploon, la mia Ploon. 

Mi ricordai dei pomeriggi passati a leggermi belle storie, che conoscevo a memoria e che recitavo assieme a lei, ogni nostra risata e ogni nostro singolo modo bizzarro di passare il tempo. 

La vidi muoversi, correre alla porta di casa, saltare addosso ad un ragazzo che avevo visto a scuola di sfuggita, un tipo da nulla secondo me. 

Le regalò delle rose, esattamente sedici. 

Lei lo baciava, sembrava davvero felice. 

Lui continuava a ripeterle: -Buon compleanno- 

"Stupido" pensai. 

"Non sai che odia crescere?" 

Poi riflettei, scossi la testa. 

Idiota. 

Perché avrebbe dovuto aver ancora paura del suo compleanno se quello che la spaventava di più le era accaduto?

Lo odiava per paura di perdere me… Ma questo era già successo: avevo fatto avverare la sua più profonda paura. 

Vidi il suo sguardo alzarsi verso la casa di fronte alla sua, la mia. 

Lo faceva ogni mattina, io la vedevo dalla finestra della mia stanza di nascosto. 

Mi riconobbe. 

Un gelido brivido mi percosse la schiena. 

Quei meravigliosi occhi color oceano che anni prima erano solo ricchi di dolcezza per il suo  Testa Ricciola adesso sembravano diventati pietra. 

Decisi di non intrufolarmi di nuovo nella sua vita. 

2 anni. 

Ormai erano passati due anni da quello strano incontro: non l’avevo più vista. 

Ormai io avevo la mia vita e lei la sua.  

Simon, penso così si chiamasse il suo ragazzo, non l'avevo più incontrato. 

Forse si erano lasciati. 

Continuavo a domandarmi se con lui fosse stata felice quanto con me. 

Ora ero grande. 

Adesso ero pronto per affrontare i miei grandi sentimenti, quelli che a quindici anni non riuscivo a capire e da cui ero scappato. 

Ehi, ragazze. 
Ciao a tutte. 
Questo é l'angolo autore, dove commenterò i capitoli e tutto il resto. 
Allora, siamo all'inizio dell'avventura eh ;) 
Spero vi stia prendendo! Posso solo dirvi che, secondo me, tutto migliora andando sempre più avanti: sono migliorata molto in questi mesi e, anche se pubblico capitoli molto meno frequentemente, comunque ci metto tutto l'impegno del mondo. 
Vorrei sapere le vostre opinioni, bellezze <3 
Ditemi tutto, io sono qui per questo! 
Spero di ricevere alcune vostre recensioni, mi farebbero davvero piacere. 
Un bacio, 
-Zola. 

 

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Capitolo 3
*** «Happy birthday ***


Narra: Ploon. 

 

La festa ormai stava per iniziare. 

Molte persone erano arrivate in anticipo: alcune erano venute a darmi un bacio e farmi gli auguri, altre si erano intrufolate in casa mia senza che mi conoscessero. 

-Compi 18 anni proprio stasera, Ploon! Non sei eccitata?- continuava a domandarmi insistentemente la mia migliore amica. 

Io annuivo e basta. 

-Non fare quella faccia da funerale e divertiti, Simon dovrebbe arrivare tra poco- mi fece un occhiolino. 

Sorrisi a quell’affermazione. 

Simon era un ragazzo dolcissimo, il perfetto fidanzato: se non ci fosse stato lui lì molto probabilmente sarei scappata. 

Odiavo che la gente mi festeggiasse per una giornata intera, non amavo stare al centro dell’attenzione: diventavo tutta rossa e rimanevo in imbarazzo per tutto il tempo. 

-Buon compleanno, amore mio- 

Davanti ai miei occhi mi ritrovai il ragazzo più bello e raggiante di tutta la stanza. 

-Sei arrivato finalmente- 

-Ti sono mancato?-

-Più di quanto tu possa immaginare- sorrisi. 

Mi avvicinai al suo corpo e in men che non si dica lo riempii di baci. 

-Ok, io vi lascio soli- sghignazzò Hayley. 

Non appena vide tornare in cucina la mia amica, Simon disse: “Mi concederà un ballo questa sera, principessa?”

Non gli risposi, sapeva perfettamente quale fosse la mia risposta. 

-Ti amo- concluse. 

-Anche io- 

 

La casa adesso era piena di gente. 

I miei mille regali erano tutti posati sull’enorme tavolo da pranzo in salotto. 

Almeno la metà dei cibi e dei bicchieri che avevo comprato il giorno prima erano stati lanciati sul pavimento.

Tutta l’abitazione era stata circondata da adolescenti vogliosi di sballarsi e all’interno la situazione non era tanto migliore: ovunque mi girassi potevo notare ragazze avvinghiate a ragazzi, persone completamente ubriache e senza controllo, musica a tutto volume. 

Nella confusione avevo perso Simon, forse era andato a prendere il suo regalo per farmelo aprire.

-Ploon! Vieni, é uno spasso-

Parlando di persone ubriache… Hayley ne era un perfetto esempio. 

-Prendi uno di questi- 

Con tutta la forza che possedeva, mi infilò in gola un liquido più forte che buono. 

-Non ora, Hayley! E’ casa mia, devo rimanere tranquilla- dissi urlandole per farmi sentire. 

Decisi di buttarmi nella mischia e ballare un po’. 

Dopo circa qualche minuto sentii la mia vita essere presa da una stratta di mano forte e calorosa. 

-Balliamo, signorina?-

Sorrisi ascoltando quelle parole sussurrate al mio orecchio.

-Ti stavo aspettando- 

Mi voltai verso quel ragazzo che mi stava facendo impazzire da quando era scomparso durante la festa. 

-Buon diciottesimo anno di vita- 

 

 Narra: Harry. 

 

Era completamente immobilizzata: per quel motivo, per aiutarla, le avevo sorretto la vita ancor più forte. 

Non era riuscita ancora a completare una frase, eppure da minuti mi stava guardando: continuava a fissarmi con uno sguardo inconsapevole e spiazzato. 

-Devo prenderti in braccio per paura che tu svenga o posso stare tranquillo?- sorrisi per sdrammatizzare.

Corrugò la fronte dopo alcuni istanti, riemergendo da chissà quale mondo. 

-Cosa ci fai tu qui?-

-Hai invitato la mia ragazza, pensavo che…- 

-Non pensare, ti riesce meglio- disse togliendo dalla sua vita le mie mani. 

Abbassai lo sguardo. 

-Ce l’hai ancora con me eh-

-Non dovrei?- 

Sospirai. 

Aveva tutto il diritto di essere arrabbiata ancora con me in effetti. 

Sfilai dalla tasca della mia giaccia di jeans un regalino impacchettato di giallo, il suo colore preferito, e glielo porsi molto lentamente. 

-Spero ti piaccia, l’ho preso un po’ di tempo fa- 

Le sorrisi un’ ultima volta dolcemente e subito dopo me ne andai, lasciandola lì.

 

Decisi di fare il giro della città durante la notte. 

Holmes Chapel non é molto grande, la girai per tre o quattro volte. 

Mi era mancato davvero tutto di quel paesino. 

Diventarono ben presto le sette della mattina, il sole cominciava a sorgere, così decisi di incamminarmi verso la mia abitazione. 

La casa di Ploon adesso era silenziosa e vuota, dal suo interno non proveniva neanche un rumore. 

La porta d’ ingresso, però, era rimasta aperta. 

Decisi di entrare lì dentro un’ altra volta per controllare se tutto fosse apposto.

Vidi Piccola Peste indaffarata a rimettere tutto in ordine: sorrisi a quella scena, anni prima lasciava sempre tutto in disordine. 

-Hai bisogno di una mano, Ploon?-  

Rimasi in silenzio fissandola. 

-Vedo che il mio nome te lo ricordi, wow- ridacchiò. 

-Tu ricordi il mio?- 

- Sinceramente… Cosa vuoi da me adesso?-

-Pensavo avessi bisogno di una mano- 

-No, non da te! Me la cavo benissimo da sola- 

-Questo lo so...- 

Fece passare qualche secondo prima di parlare. 

-Sai, adesso anche io ho un ragazzo- 

Non so il motivo per il quale me lo disse, ma corrugai la fronte. 

-Simon, giusto?- 

Aggrottò le sopracciglia. 

-Tu che ne sai?- 

-Io so tutto quello che ti riguarda-

-Pff… E’ un tuo patetico tentativo di provarci anche me come  con tutte le altre?- 

-Tu non sei “tutte le altre”- bofonchiai. 

Mi girò le spalle, tornando a pulire per terra. 

-Vattene adesso, sono impegnata-

5 anni. 

5 anni che non ci rivolgevamo la parola ed ecco la nostra prima vera conversazione.

Se le nostre due madri ci avessero ascoltato sarebbero venuti loro i brividi. 

Ammirai quella giovane donna ancora un po’, promettendomi che avrei fatto di tutto per rivolgerle un'altra volta la parola. 

 

I giorni passarono… e con loro anche la voglia di parlare un altro po’ con Piccola Peste. 

-Mamma, sono a casa!- 

Anne e Gemma corsero ad abbracciarmi: ormai le vedevo raramente durante l’anno, ogni attimo volevano passarlo con me. 

Adesso avevo una band piuttosto famosa: tutto l’anno ero impegnato a girare per l’ Inghilterra cantando e divertendomi con i miei compagni.

Loro erano diversi, con loro potevo rimanere me stesso, con loro non indossavo una maschera per essere piaciuto e apprezzato. 

-Fratellino!- urlò Gemma stampandomi in volto un enorme bacio. 

-Dove sei stato fino a questa ora?-

-Hai fame? Ti preparo da mangiare un panino se vuoi, ormai é quasi l’ora di cena- 

-Novità?- 

-Ploon ti ha ringraziato per il regalo dell’atra sera adesso?- chiese mia madre. 

-A proposito… Dovrei proprio vedere quella ragazza- continuò. 

-E’ diventata bellissima- aggiunse mia sorella. 

E così, in pochi secondi, la loro concentrazione passò sulla mia ex migliore amica, che da sempre adoravano. 

-Sta ancora con quel Simon- sbuffai. 

-E ti da fastidio, Harry?- mi fece un occhiolino Gemma. 

Alzai le spalle al vento e accesi la televisione. 

Mia sorella a volte sapeva essere davvero fastidiosa. 

-Hai intenzione di farti perdonare?- 

La gelai con lo sguardo. 

-Neanche una parola mi dici?-

Aspettò qualche minuto per ricevere una risposta, ma nulla. 

Non avevo intenzione di parlare di Ploon. 

-Sei proprio insopportabile, sono curiosa- 

Si coricò sul divano a peso morto, appiccicandomisi ad un mio braccio.

-Mi sei mancato, Harry- 

 

Narra: Ploon. 

 

Dopo essere arrivata a casa da un appuntamento con Simon ed essermi fatta una doccia fredda, decisi di andare a salutare Anne: la mia dolce vicina di casa, migliore amica di mia madre da sempre, e nonché madre di Lui, che non vedevo da parecchi giorni per paura d’incontrarlo. 

“Spero solo non sia in casa” pensai. 

Non feci neanche in tempo a suonare il loro campanello che Gemma e Anne saltarono fuori per abbracciarmi. 

-Ploon!- esclamarono. 

Fui invasa dal loro eccessivo profumo di lavanda. 

-Fatemi respirare- sghignazzai. 

-Sei sempre più grande ogni volta che ti vedo- esclamò Anne. 

-Già…- 

Odiavo quando le persone me lo ricordavano. 

Notai dietro di loro Lui sdraiato sul divano che mi fissava serio. 

-Mi chiedevo se tu, Gemma, volessi uscire un po’ con me domani pomeriggio- sorrisi. 

-Certo che vengo!- disse tutta eccitata. 

-Perfetto- risi. 

Quella ragazza era sempre stata buffa e amabile.

-Se vuoi, visto che tua mamma non torna prima di mezzanotte, puoi cenare da noi, Ploon- 

-Oh no, non vorrei disturbare! Prendo una pizza qui vicino, non ti preoccupare Anne- 

-Sicura?-

-Certo- 

E così, dopo essermi fermata ancora per un po’, salutai Gemma e Anne e tornai a casa, vestendomi finalmente comoda. 

Chissà cosa avevano pensato quando io e Lui non c’eravamo neanche degnati di uno sguardo. 

“Ormai sono abituate” pensai. 

Sapevo che Anne era incredibilmente dispiaciuta per il comportamento del figlio, ma non poteva farci nulla: ormai erano passati parecchi anni. 

Rimasi a fissare un libro dalla copertina azzurra molto consumata posato sulla mia sedia. 

Peter Pan. 

Dio, quante volte lo avevo letto! 

Era la mia storia preferita.

Lo presi tra le mani e iniziai a sfogliarlo, riemergendomi in tanti ricordi tra una riga e l’ altra. 

 

Narra: Harry. 

 

Stava leggendo.

Peter Pan, un’ altra volta. 

La vedevo dalla mia finestra. 

Teneva i capelli raccolti in una treccia molto bassa e pendente su una spalla, ogni tanto passava la sua mano sui ciuffi d’oro che le arrivavano sugli occhi. 

Indossava una camicetta celeste e dei leggine bianchi. 

Ripensai alla conversazione avuta pochi giorni prima. 

Come era stato possibile arrivare fino ad odiarsi?

Coricato sul mio letto fissai il mio sguardo su una copertina di Spiderman che mi aveva regalato per il mio sesto compleanno: l’avevo usata così tanto! Senza quella, da piccolo, non riuscivo a dormire mai. 

Non capivo. 

Come avevo potuto andarmene? 

Con quale coraggio l’avevo fatto?

Mi sentivo un vero stronzo solo adesso. 

Ero stato egoista: mi ero preoccupato dei miei sentimenti, senza curarmi dei suoi. 

E adesso? Sentivo di dover rimediare, ma come? 

Non potevo fare decisamente più nulla. 

 

24:00.

“Perché sua madre non arriva?” pensai. 

Aspettai qualche minuto, non di più. 

Presi una felpa dal mio armadio e corsi verso il suo giardino. 

Sebbene fosse quasi estate, ad Holmes Chapel non faceva mai caldo. 

Cosa stavo facendo?

Molto probabilmente avrebbe preferito passare del tempo da sola piuttosto che con me. 

Bussai alla sua porta, odiava il rumore del campanello. 

Non appena mi vide, aggrottò le sopracciglia.

Diedi un occhiata attenta al salotto dietro di lei. 

-Hai fatto un buon lavoro qui- dissi sorridendole. 

-Cosa vuoi?- 

-Tu odi restare da sola- 

Un profondo silenzio calò su di noi. 

Io la guardavo. 

Lei mi guardava. 

-Hai bussato…- 

-Pensavo ti desse fastidio il suono del citofono- sorrisi. 

-E’ così- 

-…-

-…-

-Posso entrare?- 

-Quali sono le tue vere intenzioni, Harry?- 

-Allora te lo ricordi il mio nome- dissi facendole un occhiolino. 

Non mosse un dito, una palpebra.

Continuava a guardarmi gelida. 

-Desidero solo farti un po’ di compagnia finché tua mamma non arriva-

-Come ai vecchi tempi?- 

-Come ai vecchi tempi, più o meno- 

Non rispose nulla. 

Vidi solo chiudermisi in faccia la porta di casa, velocemente. 

Rimasi in quella posizione come un cretino per parecchio tempo. 

Forse l’avevo persa per sempre. 


Ehi, ragazze bellissime. Come state?
Spero sia tutto ok :3 
Allora, che ne dite? 
Come si evolverà la situazione? <3 
Ploon ed Harry faranno pace? In che modo? Come mai? Tra quanto?
Vi piacciono? 
Lei é stata ferita, povera <3 
Saprà rimediare il ricciolo? Speriamo... 
Un bacio e fatevi sentire nelle recensioni se pensate che valga la pena leggere questa Ff, 
-Zola. 

 

 

 

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Capitolo 4
*** «Would you enter? ***


Narra: Ploon. 

 

Domenica, finalmente. 

Amavo questo giorno della settimana: niente scuola. 

Decisi di passare a prendere Gemma un po' prima dell'appuntamento. 

Bussai alla sua porta di casa due o tre volte. 

-Ploon-

Ottimo. 

Non era sicuramente Gemma. 

-C’é tua sorella?-

-Dovrebbe tornare tra poco- 

-Ok, l’aspetterò qui fuori allora- 

Il mio più grande desiderio sarebbe stato quello di girarmi dalla parte opposta del suo corpo e non considerarlo, ma era impossibile farlo: quel giorno era particolarmente bello. 

Indossava una camicia bianca sbottonata e un paio di pantaloni neri. 

I ricci scuri gli cadevano sul viso, costringendolo a spostarli spesso con un leggero movimento di capo. 

Il suo dolce profumo, Chanel, lo rendeva irresistibile. 

Ogni giorno che lo vedevo la sua pelle pareva sempre più delicata e bianca e le sue mani sempre più belle.

Dio, quanto amavo quelle mani!

Mi facevano sentire protetta.

Quando ero una bambina amavo incrociarle tra le mie fino a rabbrividire. 

E i suoi occhi… Perché indossava due bellissimi smeraldi? 

Il suo sguardo sembrava essere tornato dolce come quello di una volta, non era quello da idiota che aveva quando girava per la scuola e faceva l’occhiolino a tutte le ragazze, rendendomi sempre gelosa. 

Ora mi ricordava il bambino premuroso che mi medicava le ferite quando mi sbucciavo le ginocchia e mi raccontava storie buffe per farmi smettere di piangere. 

-Ti sei incantata?- sghignazzò. 

-No- 

E quel sorriso!

Ogni volta speravo fosse dedicato a me. 

Mi odiavo per questo. 

Dopo 5 anni tutti pensavano mi fosse passata la cotta per lui, ma come può passare un amore che dura dal giorno in cui si è nati?

Forse avrei dovuto chiedere a lui, lo sapeva benissimo come fosse possibile. 

Mi ero persino promessa che non avrei mai più pronunciato il suo nome: missione fallita.

-Vuoi entrare?- 

-No, sto bene qui- 

-Sotto il sole?- 

Non risposi, in effetti faceva piuttosto caldo. 

Sorrise. 

-Vieni e non fare l’orgogliosa-

Mi trascinò dentro casa, chiudendo la porta d’ ingresso lentamente. 

Rimasi immobile nel soggiorno. 

-Ti prendo un gelato- 

Andò in cucina e tornò dopo pochi minuti con una scodella in mano. 

-Cioccolato- 

Mi sedetti sul divano e iniziai a mangiarlo silenziosamente. 

-Sei cambiata molto-

Il suo sguardo adesso era serio: sembrava mi studiasse.  

Si sedette affianco a me. 

I suoi occhi parevano più scuri quando si concentrava. 

-Non capisco perché tu mi rivolga la parola solo dopo tutto questo tempo- 

I suoi occhi severi e seri continuarono a rimanere fissi sui miei.  

-Seriamente. Non ti fai vedere per anni, fregandotene di come io stia, trattandomi come una sconosciuta, e adesso ricompari?-

-Mi dispiace, Ploon-

-Non dirlo- 

-E’ la verità-

Sospirai, cercando di sforzarmi per parlargli e capire. 

-Vorrei solo sapere “Perché?”. Perché te ne sei andato cinque anni fa- 

Abbassò il viso. 

Era così difficile rispondere a questa domanda? 

Mi servivano delle risposte, ne avevo bisogno.

-Non chiedo il tuo perdono, Ploon…- 

-Non mi interessa nient’ altro adesso, Harry! Parla- 

Mi alzai in piedi. 

Il mio tono di voce adesso era decisamente più alto. 

Avevo immaginato questo momento per molto tempo, pensando non sarebbe mai arrivato: non potevo non ricevere delle risposte chiare. 

-Non puoi andartene dalle persone senza dare neanche una spiegazione!- 

-Sono stato uno stronzo, lo so. E se sarà necessario passerò ogni singolo istante della mia vita a ripetertelo. Ho bisogno di te, Ploon… E’ solo questa la verità, la mia unica spiegazione-

Rimasi silenziosamente a guardarlo, mentre sembrava dicesse troppe cose senza senso. 

“Sei uno stronzo, ma ci tengo ancora a te” continuavo a ripetermi sentendo il mio petto sempre più piccolo e stretto. 

-Tu mi fai sentire bene, Ploon… Lo hai sempre fatto…- 

 

Narra: Harry. 

 

I suoi occhi adesso erano rossi fuoco: pronti per lacrimare, ma troppo intenti a rimanere asciutti. 

Odiavo vederla così. 

Mi sentivo in colpa. 

Mi avvicinai al suo fragile corpo delicato per stringerla in un abbraccio e rassicurarla dicendole che mai e poi mai me ne sarei di nuovo andato. 

Ma con una mano mi allontanò, respingendomi un’altra volta.

I suoi occhi, un tempo, teneri e calorosi adesso mi spaventavano. 

Era forte. 

Era debole. 

Era entrambe le cose adesso.

Stava per piangere, ma pareva resistente. 

Resisteva, ma sapevo che era solo una maschera costruita durante gli anni. 

Più la guardavo, più i miei pensieri si facevano confusi. 

Lasciarla andare o lottare per lei?

-Ora devo andare- disse improvvisamente. 

-Ploon…-

Era straziante questa situazione. 

Non mi era bastato andarmene? 

Ora volevo ritornare e pretendere che tornasse tutto come prima? 

-Me ne vado io, tu resta qui- 

Decisi di uscire da quella casa per lasciarla in pace per un po’.

Anni prima l’unica mia preoccupazione era stata proteggerla: come avevano potuto i miei sentimenti rovinare tutto quello che avevamo di bello?

La paura rende ciechi e stupidi, adesso lo sapevo.

Fragile, distrutta, persa, vuota… 

L’unica persona che volevo vedere felice era ridotta come uno straccio per colpa mia. 

Avevo rovinato cinque anni prima tutto quello che c’era di bello in lei: la dolcezza e la tenerezza.

L’avevo cambiata. 

 

Feci due o tre volte il giro del paesino. 

Prendevo a calci tutto ciò che trovavo. 

Come potevo calmarmi?

Poi decisi di chiamare Gemma. 

-Ehi, fratellino! Dove sei?- 

-In giro-

-Hai una voce strana. Devo preoccuparmi?- 

-Tu sei arrivata a casa?- 

-No, sto andando, perché?- 

-Ploon ti aspetta lì da parecchio tempo-

-Per questo sei uscito?- 

-Non farla aspettare troppo- 

Riattaccai. 

 

Narra: Gemma. 

 

Mio fratello era strano… 

… Strano o innamorato. 

Sghignazzai. 

In fondo da sempre tutti quelli che gli volevano bene lo sapevano. 

Gli unici a non accorgersi della verità erano quei due stupidi di Harry e di Ploon.  

Possibile che fosse così complicato per il mio fratellino ammettere di provare qualcosa di davvero forte per Piccola Peste? 

E’ difficile trovare nella propria vita una persona che nonostante tutto continui ad amarti e a difenderti da qualsiasi terrore: Harry aveva questa fortuna, aveva trovato la sua bussola. 

Se l’era fatta scappare per il semplice motivo che quando i sentimenti diventano incontrollabili si teme di soffrire. 

Harry era testardo e orgoglioso, non l’aveva accettato. 

I legami forti sono quelli che ci fanno sentire più deboli a volte: per questo spesso si spezzano.

Ma Harry e Ploon erano come un puzzle, erano destinati a restare uniti.  

Senza bussola si perde la strada, Harry l’ aveva capito finalmente. 

Ora era di fronte ad una scelta: ritrovare la bussola o continuare a cercare disperatamente la propria via da solo. 

Sembrava avesse scelto la prima opzione. 

La bussola si sarebbe lasciata trovare?

Era tutto nelle mani di Piccola Peste adesso. 

Forse dovevo parlarle e convincerla che mio fratello era di nuovo in lui, era tornato il ragazzo di cui si era realmente innamorata. 

Cercava di negare a se stessa di tenerci ancora, ma era evidente non fosse la verità. 

Gli sguardi sono lo specchio dell’anima: nessuno guardava Harry come lei. 

I ragazzi sono idioti a volte, doveva solo accettarlo. 

Se solo avesse potuto lo avrebbe abbracciato, glielo si leggeva sul viso. 

Io stessa potevo comprendere la sua amarezza e il suo dolore: avevo visto con i miei stessi occhi Harry diventare uno stronzo.

Ma io avevo capito: per una volta avevo letto nella mente di mio fratello. 

Forse lui si aspettava lo facesse lei: in fondo Ploon non aveva difficoltà a leggere dentro la sua testa.

E invece, l’unica volta che avrebbe dovuto… Non lo aveva fatto. 

 

Narra: Ploon. 

 

-Gemma, non posso venire con te oggi- 

-Cosa? Perché?-

-Devo andare-

-Dove?- 

-Non lo so- 

-Sei impazzita?- 

-Vado da Simon- 

-Non puoi, sei appena arrivata- 

-Mi dispiace- 

Presi le chiavi di casa mia posate sul tavolo della sala da pranzo e uscii da quella maledetta casa. 

-Ploon!- 

-Usciamo un’ altra volta-

-Che é successo?-

-Saluta Anne, Gemma!- 

Harry era tornato.

Holmes Chapel ormai non era più lo stesso posto da anni, non potevo fingere che andasse tutto bene: lui non poteva decidere quando ricomparire nella mia vita e pensare che sarebbe andato tutto perfettamente. 

Harry non poteva condizionare la mia mente ancora.

Vedevo i suoi occhi impressi nella mia mente continuamente.

Presi le chiavi della mia macchina e misi in moto il motore. 

Dove potevo andare? 

Simon?

Non potevo parlare con lui di tutto questo. 

Hayley?

No, neanche. 

Dovevo urlare. 

Non avevo ancora pianto, non mi ero ancora sfogata dal suo arrivo: avevo tutto il diritto di farlo.  

Mi passai le mani tra i capelli e li strinsi forte per cercar di mantenere la calma e spolverare i miei pensieri. 

Avevo caldo. 

Avevo freddo. 

Stavo tremando. 

Picchiettavo il mio piede freneticamente sul freno. 

Semaforo rosso. 

-Cazzo, sbrigati-

Aria, ne avevo bisogno. 

Abbassai il finestrino. 

Le mie mani sbattevano rumorosamente sul volante ogni due o tre secondi. 

Il mio volto era rosso. 

Lo specchietto davanti alla mia testa si sarebbe potuto rompere in breve tempo con un solo mio sguardo. 

La strada era deserta: nessun pedone e nessuna macchina, a parte la mia.

Il tempo stava cambiando: intravedevo nel cielo qua e là qualche nuvolone nero. 

Ero incredibilmente sola adesso. 

Aprii la portiera. 

Non appena sfiorai il delicato vento freddo presente nell’ aria il mio volto si ricoprì di lacrime. 

Sfioravano le mie guance paonazze: non volevo smettere, non sapevo come si facesse. 

Buttai il mio corpo a terra, appoggiando il mio capo alle ginocchia. 

I singhiozzi risuonavano come tamburi nelle mie orecchie.

Sentivo il cuore battere talmente velocemente che pensavo sarebbe potuto scoppiare. 

Presi una pietra che trovai affianco al mio corpo e la scaraventai dalla parte opposta della strada.

La mente si fece confusa. 

Non sapevo cosa dover pensare, cosa poter immaginare. 

Harry. Gemma. Simon. Hayley. Josh. Liz. Holmes Chapel. Anne. 

E un attimo dopo… Il vuoto. 

 

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Capitolo 5
*** «Now I take care of her ***


Narra: Hayley. 

 

Ploon era diventata più taciturna negli ultimi giorni. 

Continuavo a chiederle se avesse voglia di parlare di quello che provava, ma quando tiravo fuori l’argomento faceva finta di non ascoltarmi.

La sua mente vagava in chissà quale mondo. 

Simon era preoccupato: mi chiedeva frequentemente quale fosse il problema della sua ragazza, si chiedeva perché non gliene parlasse.

-E’ fatta così, lo sai: non vuole preoccuparci- gli rispondevo ogni volta.

Da quando Harry era tornato, Ploon era strana. 

Quando la mia migliore amica aveva tredici anni e la sua triste storia senza il Suo Tesoro era appena iniziata ero stata l’unica amica a starle accanto davvero. 

Ci vollero due anni per riaverla con me senza che piangesse una o due volte al giorno tra le mie braccia. 

Era sempre stata fragile, ma Harry l’aveva cambiata.

Il suo carattere esuberante e allegro con il tempo era tornato, ma a volte pareva che avesse una pietra al posto del cuore.

I suoi sguardi intimidatori facevano rabbrividire anche me ogni tanto. 

Prima che Harry partisse non erano mancate battutine e prese in giro per lei da parte dei soliti bulli stronzi della scuola: lui non aveva mai fatto nulla, la guardava sempre senza accennare ne una smorfia ne un sorriso. 

Lo avevo odiato e l’odiavo tutt’ora, ma dovevo affrontarlo per la mia migliore amica. 

Un pomeriggio non troppo soleggiato avevo deciso di passare da casa di Liz, sicura di trovarlo lì. 

-Cosa ci fai tu qui?- mi chiese sorpresa. 

-C’é Harry?-

Dopo avermi fatto aspettare per qualche minuto, andò a chiamare il suo stupido ragazzo. 

-Hayley- disse meravigliato di vedermi.

-Stammi a sentire bene, puttaniere. Non perderò troppo tempo con te. Non so quali siano le tue vere intenzioni o i tuoi patetici piani, ma prima te ne vai, prima tutti noi torniamo alla nostra vita di sempre e siamo felici e contenti. Quindi, per favore, fai quello che devi fare qui ad Holmes Chapel in fretta e vattene subito dopo. Nessuno ti vuole davvero, neanche questa qui: ha sicuramente qualcuno con cui rimpiazzarti. Sei la persona più subdola ed egoista su questo pianeta, mi sorprenderei se qualcuno lottasse perché tu rimanga. Prima te ne accorgi, prima diventi più furbo forse- 

-Ehi, ehi, ehi- s’intromise Liz. 

-Con chi credi di parlare? Pensi che a qualcuno interessi quello che dici tu?- 

-Non sto parlando con te, fatti da parte- 

-Se Ploon é così piccola e immatura da mandare la sua amichetta del cuore per far sentire le proprie ragioni dimostra quanto sia patetica. Ti chiedi ancora perché Harry l’abbia mollata cinque anni fa? Chissà perché tu ti ostini a resistere- 

-Non mi ha mandata lei, ma so quello che prova e so quello che desidera- 

-Sentiamo: cosa desidera allora?- sghignazzò.

-Che il tuo sciocco ragazzo se ne vada una volta per tutte- 

Volsi lo sguardo verso Harry. 

Lui mi fissava impassibile, serio. 

-Afferrato il concetto- 

Liz spalancò gli occhi.

-Tutto qui? Cosa significa? Ti ha insultato e dici solo questo?- 

-Davvero?- 

Rimasi stupita da così tanta consapevolezza di aver sbagliato in passato. 

Non aveva mosso ciglio per rispondermi, nonostante non mi fossi fatta scrupoli a giudicarlo e ad insultarlo davanti alla sua ragazza così duramente. 

Fece un cenno di capo.

Prese la sua felpa posata sul calorifero vicino alla porta d’ingresso e senza salutare ne me ne Liz si allontanò da quella casa, dirigendosi chissà dove. 

-Harry! Dove stai andando?- gli aveva urlato Liz senza ricevere risposta più e più volte. 

Io l’avevo ammirato andarsene silenziosamente. 

Aveva davvero capito o me l’aveva fatto credere per farmi star zitta?

Dove stava andando?

Era stata l’ultima volta che l’avevo visto in giro. 

 

-Ploon- 

-Dimmi- sorrise. 

-Devo dirti una cosa-

-Se riguarda…- la fermai. 

-Riguarda lui e me- 

Inarcò le sopracciglia. 

-Non puoi averlo fatto- disse con aria disgustata. 

La fissai con sguardo interrogativo. 

-Dimmi che é uno scherzo, Hayley- 

-Eh?-

-Sei stata anche tu con Lui sul serio?-

-Come scusa?- sbarrai gli occhi. 

-Non si tratta di questo?-

-Certo che no. Che schifo. Come ti saltano in mente certe idee?- 

-Io non lo so- disse sollevata.

-Sai che non lo sopporto-

-Già…- 

-Però sono andata a parlargli per te- 

-Come scusa?- 

-Non ce la faccio più a vederti così, dovevo fare qualcosa-

Dopo avermi fissata nel modo più severo che potesse decise di proseguire nel corridoio della scuola senza di me. 

-Ploon!- 

 

Narra: Ploon. 

 

Come aveva potuto Hayley intromettersi in questa storia?

Sapeva che non volevo affrontare ne il problema ne il discorso.

Chissà cosa aveva detto ad Harry. 

Nessuno poteva parlare di questo argomento al posto mio. 

Lui era tornato, spettava decidere a me cosa fare. 

Da quando mi ero sfogata sentivo già tutto più leggero e comprensibile. 

Ora tutto quello di cui avevo bisogno era solo un po’ di tempo per riflettere, nessuno avrebbe dovuto accelerare le cose.

Posai la mia cartella per terra e mi sedetti sulla sedia facendo crollare la mia testa sul banco.  

Perché tutto quello che mi riguardava doveva sempre complicarsi? 

-Ehi, Piccola Peste- 

Alzai il capo verso la ragazza che mi aveva provocata. 

-E’ così che ti chiamava, giusto?- 

-Non sfidarmi, Liz- 

-Perché? Vinceresti la sfida?-

-Perché non ti piacerebbe sapere quello che é successo negli ultimi giorni al tuo ragazzo- 

Aggrottò le sue folte sopracciglia.

-Cosa stai insinuando?-

-Assolutamente niente, ma guardati le spalle- le feci un occhiolino e misi un’ altra volta il mio capo sul banco. 

 

Dopo circa metà mattinata, durante la ricreazione, decisi di uscire in giardino.

Pioveva, ma non mi importava. 

Il profumo dell’erba bagnata era sempre stato il mio preferito. 

Mi coricai sul prato umido e cominciai a scrutare ogni singola parte del cielo: ogni tanto qualche uccello passava sopra i miei occhi, mi divertivo a seguirlo e immaginare dove andasse. 

Alcuni a scuola pensavano fossi pazza quando lo facevo, a nessuno piace prendersi un raffreddore gratuitamente. 

Molti professori mi sgridavano quando mi notavano, ero persino finita in presidenza una volta. 

La verità é che non mi importava di quello che la gente pensava di me: quello che davvero conta nella vita é ciò che tu sai di essere, ogni maschera che porti sul tuo viso non é mai apprezzata sul serio da qualcuno.

Forse Harry lo aveva capito, forse dovevo perdonarlo per questo. 

Ognuno sbaglia prima o poi. 

Ha un senso la vita se quando commetti una pazzia nessuno é disposto a perdonarti?

Forse i veri amici e il vero amore sono quelle persone che ti perdonano qualsiasi cosa, non importa quanto faccia loro male quello che hai commesso.

 

Senza neanche accorgermene restai lì coricata per più di mezz’ora: la campanella era già suonata da parecchio, non potevo più presentarmi a lezione. 

Incominciai a tremare non appena smisi di riflettere sui miei problemi esistenziali e mi accorsi di essere completamente fradicia da capo a piedi. 

Mi alzai in piedi immediatamente, strizzai i miei lunghi capelli bagnati e decisi di tornare dentro la scuola per andare in infermeria.

Quello era sempre stato il posto più tranquillo del mondo: mi bastava coricarmi su un letto e subito mi addormentavo.

-Di nuovo qui, signorina Ploon?- 

-Mi scusi Mss. Every, ma é più forte di me- sorrisi. 

Mi buttai a peso morto su un letto e chiusi gli occhi.

-Se non ti metti vestiti asciutti, ti viene una broncopolmonite come minimo-

-Sto bene, ma grazie per l’interessamento-

 

Narra: Harry. 

 

Messaggio da Gemma. 

*Hayley mi ha scritto poco fa. E’ preoccupata perché Ploon non é tornata in classe dopo la ricreazione. Io adesso sono all’università, lo sai, non posso cercarla, ma sono quasi sicura si trovi nell’infermeria della scuola: ci va quando la sua mente é confusa e indaffarata a pensare. Se vai a controllare sono più tranquilla anche io, grazie.* 

 

Da quando Ploon marinava le lezioni? 

Decisi di andarle a dare un’ occhiata come mi aveva suggerito mia sorella. 

Magari questa volta si sarebbe decisa a parlarmi senza rancore. 

-Signorino Harry-

-Mss. Every, da quanto tempo!- 

Non parlavo con quella bizzarra signora sulla settantina da quando mi ero preso una bella botta durante una rissa due anni prima nel giardino dell’istituto.

Era sempre stato gradevole parlare con lei: era molto attenta ai bisogni dei suoi studenti. 

Sapeva sempre tutto di tutti: se volevi avere qualche novità, bastava chiedere a lei, non si faceva sfuggire nulla. 

 -A cosa devo l’onore della tua visita?- 

Indicai la ragazza addormentata su un lettino lontano dalla mia posizione. 

Annuì con un cenno di capo e sorrise dopo poco.

-Ultimamente viene spesso qui, sai?- 

-Veramente no. Non parliamo più molto-

-Lo so-

“Come lo può sapere?” mi chiesi. 

-Molto spesso nomina il tuo nome mentre dorme- 

-Davvero?- domandai stupito. 

-Oh si- 

Continuai a guardare il suo corpo delicato silenziosamente. 

-Ha smesso di piovere fuori. Potrei portarla a casa- 

-Non so se posso lasciartelo fare, Harry-

-Sono diventato un bravo ragazzo, sa?- le feci un occhiolino. 

-Per lei lo sei sempre stato. Vi ho visti crescere, non ti ricordi?- sorrise. 

Ricambiai. 

-Va bene. Portala via e magari coprila con qualcosa di asciutto e caldo, é fradicia-

-Grazie- 

Le diedi un bacio sulla guancia in segno di gratitudine e presi in braccio Piccola Peste, che, quando dormiva, non si svegliava neanche con una sassata sulla faccia.

-Me ne prendo cura io adesso- 

Ehi ragazzuole(?), ciao <3 
Volevo fare una specie di sondaggio per quanto riguarda la narrazione della vicenda! 
La preferite fatta da più personaggi o solo da uno di loro? 
Io vario sempre perche cosi potete capire gli stati d'animo di tutti i personaggi, ma ditemi voi: faccio tutto affinché vi piaccia. 
Se me lo faceste sapere mi fareste un favorone *-*
Aspetto con impazienza delle vostre recensioni! Mi fanno sempre piacere ovviamente <3 
Continuo quando ce ne sono almeno 5.. Voglio capire cosa ne pensate di questa Ff! 

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Capitolo 6
*** «Close your eyes ***


Narra: Harry. 

 

Il suo fragile corpo, disteso sul mio letto, adesso pareva meno teso e tremante. 

Molto delicatamente, non appena l’avevo portata a casa, le avevo sciacquato il viso.  

La sua pelle bianca adesso aveva ripreso il colore rosato originario. 

Ogni tanto scuoteva la testa freneticamente, così, quando accadeva, le sussurravo all’orecchio qualcosa e tornava a riposare tranquillamente. 

Aveva persino smesso di farfugliare nel sonno il mio nome. 

Non appena mi ero seduto accanto a lei, stringendole la mano e accarezzando lentamente la sua guancia, la sua espressione s’era alleggerita. 

Il volto teso e imbronciato, che l'infermiera mi aveva detto portasse spesso mentre dormiva, rimaneva ormai solo un immagine nella mia mente. 

Mi ero preso cura di lei, sembrava che solo così lei potesse essere davvero serena. 

Temendo di svegliarla avevo abbassato le tapparelle della finestra e avevo chiuso la porta della mia camera: la stanza era completamente buia, solo un filo di luce chiara illuminava le nostre due mani unite. 

Avevo coperto le sue gambe e mezzo busto con una copertina calda e comoda per farla smettere di rabbrividire. 

Fuori adesso aveva ricominciato a piovere, sentivo il ticchettio della pioggia al contatto con la ringhiera del balconcino: l’avevo portata a casa appena in tempo. 

I suoi lunghi capelli biondi cadevano dolcemente sulle sue spalle pizzicandomi il naso quando mi avvicinavo per darle un semplice bacio sulla fronte. 

Il suo incantevole profumo di rosa invadeva l’intera stanza, facendomi sentire sempre più attratto verso di lei. 

Distesa sul mio letto pareva come un tenero cucciolo di leone: dolce e affettuoso mentre dorme, ribelle e tosto al proprio risveglio. 

Raramente strizzava gli occhi e girava il corpo completamente verso il mio, arrotolandosi sopra il mio braccio. 

Poi capitava tornasse nella posizione precedente occupando l’intero letto. 

Era buffa mentre dormiva, mi ricordava ancora quando era una bambina. 

Un ingenuo e inconsapevole sorriso apparve sul mio volto quando all’improvviso mi strinse la mano più forte.

Quando diventai tranquillo e capii che Ploon adesso stava bene sul serio decisi di coricarmi accanto a lei, stringendomi attorno  alla sua vita.

Non chiusi gli occhi, volevo continuare a studiare ogni singolo particolare del suo volto.

Volevo assicurarmi che non avesse brutti incubi. 

Riuscivo a sentire sulla mia pelle il suo flebile respiro.

Mi piaceva ammirarla: per la prima volta nella mia vita mi rendeva davvero felice anche solo sentire in una stanza buia e vuota il battito di una donna.

“Isn’t She Lovely”

Incominciai a canticchiare quella canzone nella mia mente, decidendo che un giorno gliel’avrei dedicata. 

 

-Harry!- 

Sentii la voce di Liz provenire dalla porta d’ingresso della casa, bussava freneticamente.

-Perché ci hai messo tanto?- 

-Ti ho sentita solo adesso-

Indossava un eccitante vestito nero aderente e tacchi dello stesso colore alti almeno quindici centimetri. 

-Dove vai vestita così?- 

Buttò la sua borsa a terra velocemente e si catapultò immediatamente vicino al mio corpo per baciarmi.

-Proprio qui. E’ da troppo tempo che non ci divertiamo- mi sussurrò all’orecchio sorridendo maliziosamente.

-Liz…-

-Parla di meno Harold, non riesco a baciarti altrimenti-

Mi sbottonò la camicia ancor prima che potesse risponderle.

-Camera tua é perfetta, come ai vecchi tempi- mi fece un occhiolino e mi prese per il braccio, andando in direzione della mia stanza.

Prima di aprire la porta si fermò davanti ad essa, slegandosi la lunga coda di cavallo color rame che portava. 

-Non vuoi parlare un po’?-

Sghignazzò.

-Da quando preferisci parlare?-

-Non ci vediamo da molto tempo, abbiamo molte cose da raccontarci- 

Il suo sguardo divenne improvvisamente serio. 

Per alcuni minuti mi fissò. 

-Stai scherzando? 

-Davvero Liz, per una volta potremmo parlare prima di…-

Inarcò le sopracciglia.

-Sei strano oggi- 

Sbuffò. 

-Ho capito, ci vediamo domani- 

-Dove vai?- dissi mentre la seguii con lo sguardo andarsene.

-In un posto un po’ più divertente di questo- 

Mi fece un ultimo occhiolino, scese le scale, prese la sua borsetta e se n’andò chissà dove.

 

Fissai come un imbecille le scalette di legno della mia casa per alcuni secondi. 

Anni prima o in un altro luogo avrei sicuramente fatto quello per cui Liz era venuta, ma non so perché adesso non ne aveva voglia: era la prima volta in tutta la mia vita. 

Sentii degli strani rumori provenire dalla mia camera.

Ploon! Me ne ero dimenticato per un secondo. 

Aprii lentamente la porta della mia stanza quando ritrovai Piccola Peste di fronte a me.

Lei sghignazzava, cercando di farlo silenziosamente, tappandosi la bocca con la mano.

Quando si accorse che non capivo assolutamente il motivo di tanto divertimento non si preoccupò neanche più di nascondere la sua risata. 

Cercò di asciugarsi le lacrime che le cadevano dagli occhi, tenendosi con una mano il petto che probabilmente le stava scoppiando per le troppe risate. 

Ogni tanto fissava il mio sguardo interrogativo, ma subito dopo tornava a ridere come una pazza. 

-Certo che…-

Esordì. 

-… Parlate moltissimo- 

Rimasi scioccato dalla sua reazione ad un incontro così intimo tra me e Liz. 

-E’ sempre così?- continuò, provocando anche in me una strana sorta di divertimento. 

-Più o meno- risposi accennando una risata.  

Lei mi sorrise, per la prima volta dopo molto tempo. 

-Perché sono finita qui?- chiese guardandosi intorno. 

-Eri in infermeria e ho pensato saresti stata meglio in un letto caldo come questo- 

Capii dal suo movimento di capo che aveva ricordato. 

Rimanemmo in silenzio per un po’, fissandoci negli occhi. 

-Ti va di fermarti qui per cena?-

-Forse é il caso che io torni a casa- 

-Tua madre non é ancora arrivata- dissi prima che lei potesse finire la frase. 

-Tua sorella e Anne ci sono?-

-Tornano tardi stasera- risposi.

Si prese alcuni secondi per poter decidere cosa fosse meglio per lei. 

-Resto- disse decisa. 

-…Ad una condizione- 

-Quale?- 

-Cucino io- 

“Si salvi chi può” pensai. 

-Sicura?-

-Non ti fidi?-

-No, figurati. Certo che mi fido- 

Alzò gli occhi al cielo e uscì da quella stanza sorpassandomi e dirigendosi verso la cucina. 

-Sono migliorata in questi anni, tranquillo-

Sorrisi a quella strana affermazione. 

-Ne dubito- dissi a bassa voce. 

-Ti ho sentito!- urlò. 

 

Narra: Ploon. 

 

-Chiudi gli occhi- 

-Come?- chiese sorpreso. 

-Ti devo far vedere come si fa?-

-Spiritosa- 

-Fallo e zitto- 

Presi ogni singolo piatto che gli avevo preparato e glielo feci annusare. 

-Menu della sera: pasta con la pancetta e formaggio, omelette con zucchini, creme-caramel-  dissi soddisfatta ricordandomi di aver cucinato i suoi piatti preferiti. 

-Che ne pensi?- 

-Che hanno un profumo incredibilmente ottimo- 

Aprì gli occhi visibilmente affamati alla sola vista di tutte quelle portate deliziose. 

-Mi fa piacere che ti sembrino squisiti- gli sorrisi con sguardo diabolico. 

-… Perché stasera mangio solo io- 

-Come scusa?- 

-Sei un malfidato e adesso ne paghi le conseguenze- 

Il suo sguardo famelico mi fece ridacchiare. 

-Non puoi farlo- disse lamentandosi come un bambino. 

-Ah no? Allora perché lo sto facendo?- dissi addentando il primo boccone. 

Si alzò dalla sedia in cui era seduto e prese velocemente una forchetta dal primo cassetto dello scaffale sotto il lavandino. 

-Vuoi mangiarti quella?-

Non mi guardò nemmeno, andò dritto verso l’omelette. 

-Se lo fai esco subito da questa casa- dissi senza pensarci due volte. 

Si fermò immediatamente. 

-Non puoi ricattarmi-

-Oh, si- dissi facendogli un occhiolino. 

-Ti detesto-

-Può darsi- alzai le spallucce. 

 

Il resto della serata lo passammo a guardare orrendi film come ai vecchi tempi tra risate e prese in giro. 

-I miei film sono decisamente più belli dei tuoi- 

-Non credo proprio- puntualizzò contrariato. 

Sorrisi al ricordo delle mille serate simili a quella che stavo passando proprio in quel momento. 

-Cosa hai in mente, Ploon?- disse scrutando il mio volto pensieroso. 

-Io? Nulla- dissi sbarrando gli occhi. 

-Non é vero, ti conosco-

-Chiudi gli occhi- 

-Di nuovo?- sbuffò. 

Indicai con l’indice della mia mano destra la porta. 

-Allora? Li chiudi?- 

-Si, capo-

Andai in cucina in fretta e furia e presi l’enorme torta al cioccolato che era rimasta in forno tutto questo tempo. 

Tornai da Harry in punte di piedi per non farmi sentire. 

-E tadaaaan- urlai. 

Aprì immediatamente i suoi smeraldi. 

-Perché hai fatto una torta?-

-Per festeggiare il mio diciottesimo con te-

-Da quando lo festeggi?- chiese stupito. 

-Da adesso- sorrisi. 

Mi fissò intensamente.

Era serio. 

A cosa stava pensando? 

Si alzò in piedi.

Improvvisamente si avvicinò al mio corpo, alla mia guancia.
Mi diede un semplice bacio, scaturendo in me emozioni ormai sepolte da tempo.

-Grazie- mi sussurrò all’orecchio sorridendo dolcemente. 

Io rabbrividii al solo pensiero che le sue labbra mi avessero sfiorata. 

-Posso mangiarla quindi?- domandò guardando la torta. 

-L’ho fatta apposta- 

Prese due piattini e due forchette dalla cucina, io l’aspettai in piedi pensando al momento appena trascorso. 

Tagliò un pezzo di torta e me lo porse gentilmente. 

-Prima le signore- disse facendomi un occhiolino. 

-Da quando mi reputi una ragazza? Sono sempre stata un maschiaccio per te- chiesi piacevolmente sorpresa.

-Hai ragione, Jo- sghignazzò. 

-Non iniziare con quel nome orrendo- 

-Altrimenti?- 

-Altrimenti ti uccido-

Si avvicinò al mio corpo molto lentamente un’ altra volta, facendo scoppiettare il mio cuore sempre più ad ogni passo. 

Fece passare alcuni istanti, continuando a guardarmi dritto negli occhi. 

I nostri volti erano distanti pochi centimetri adesso.

Le sue labbra sfiorarono le mie orecchie. 

-Provaci- sussurrò con voce bassa e roca in tono di sfida. 

Lo allontanai con una spinta. 

Probabilmente adesso ero rossa in viso. 

-Comunque sei diventata una brava cuoca, i miei complimenti- disse sorridendomi. 

-Merito di Simon- dissi cercando di non sembrare in imbarazzo. 

Vidi il suo sguardo accigliarsi.

Subito dopo tornò a sedersi sul divano. 

Decisi di non badarci troppo, era sempre stato strano quando parlavo di altri ragazzi. 

-Con Liz?-

-Cosa?-

-Vedo che state ancora insieme, pensavo non sarebbe durata-

-Come mai?-

-Non lo so… Era come uno strano presentimento… Ma vedo che era infondato- sorrisi. 

-So che sembra strana a volte, ma non é male- 

-Sei sempre stato bravo a notare solo la parte bella delle persone, Harry- 

 

Narra: Harry. 

 

A quelle parole non risposi. 

Non era vero.

Liz era sempre stata solo “un amica con cui mi divertivo”: le volevo bene, ma nulla di più. 

E non vedevo mai solo il bello delle persone… 

Simon, per esempio. 

In lui non ci vedevo nulla di speciale, ma non potevo certo dirglielo. 

-Hayley é venuta a parlarmi l’altro giorno- 

-Me lo ha detto- 

-Era preoccupata per te- 

-Non deve esserlo-

-Sicura?- 

Annuì con un delicato cenno di capo. 

-Non adesso almeno- sorrise. 

Presi un’ altra fetta di torta e cominciai a mangiarla silenziosamente. 

-Perché hai deciso di perdonarmi?-

-Non l’ho ancora fatto- disse duramente. 

Corrugai la fronte tornando a fissare quel pezzo di torta. 

-Ma ci possiamo lavorare insieme- 

Il silenzio tornò a dominare l’intera stanza. 

Lei mi fissava. 

Chissà a cosa stava pensando. 

Mi sentivo un imputato in un tremendo tribunale: forse in quel momento mi stava odiando un’ altra volta al ricordo di tutto quello che le avevo fatto passare. 

Continuavo a guardare lo schermo nero della televisione, non potevo reggere un suo sguardo probabilmente accusatorio. 

-Ci tengo ancora a te, Harry- 

Ed ecco la sua risposta alla mia domanda. 

Sentii come se un grosso blocco di cemento si fosse sollevato dal mio cuore quasi a pezzi. 

Lei ci teneva.

Ci teneva ancora a me. 

Nonostante tutto, nonostante tutti. 

-Ora scegli un altro dei tuoi orrendi film, Hazza- 

Ciao ragazze <3
Allora? Cosa ne pensate di Ploon ed Harry? 
Non vedo l'ora di pubblicare gli altri capitoli! Adesso che sono riusciuti a "chiarire" mi piace tutto di piu:3 Spero anche a voi Ahah 
Fatemi sapere mi raccomando! <3 

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Capitolo 7
*** «Shut your mouth, little fish ***


Narra: Ploon. 

 

-Arrivo in ritardo a scuola se non la smetti di fare il cretino, Harry- dissi tirandogli una cuscinata. 

-Sono proprio bella, vero?- 

Stava indossando tutti i miei vestiti, mostrandomi un capo dopo l'altro grazie a grandi sfilate. 

-Appena arriva Simon s' innamora pazzamente- risi.

Lo presi per un braccio e lo trascinai fuori dalla mia stanza. 

-Ora mi cambio, stai fermo lì- 

-Come se non ti avessi mai vista in reggiseno e mutande- sghignazzò. 

-E quando mai sarebbe successo, scusa?- 

Alzò il proprio dito indice verso la mia finestra. 

-Non chiudi mai le tende e la mia stanza é proprio lì di fronte- 

Spalancai la bocca rendendomi conto che in effetti aveva proprio ragione.

-Chiudi la bocca, pesciolino- 

-Sei uno stalker!- urlai. 

-Sono un ragazzo anche io eh- 

Mi fece un occhiolino.

-Ti odio- 

Mi diede un tenero buffetto sulla guancia un attimo prima che gli sbattessi la porta in faccia. 

-Fai in fretta, pigrona-

 

Ormai era quasi un mese che passavo le intere giornate insieme al Mio Tesoro: ogni mattina veniva a svegliarmi per andare a scuola e mi preparava la colazione, poi mi accompagnava all'istituto insieme a Simon e infine mi veniva a prendere con la macchina per il ritorno. 

Il nostro rapporto era tornato esattamente come quello di una volta, non riuscivo neanche volendo ad essere arrabbiata con lui.

-Non vestirti troppo scosciata!- 

-Non rompere, Harry- 

Si comportava proprio come se fosse mio fratello: premuroso, tenero, attento e a volte troppo ansioso. 

-Simon é arrivato?- 

-Che ti importa?- sentii sbuffarlo. 

-E' il mio ragazzo, é logico che mi importi!- 

-Hai me- disse non appena riaprii la porta della mia stanza. 

-Purtroppo si- 

Gli diedi un semplice bacio sulla guancia e presi in mano la cartella che mi stava porgendo gentilmente. 

-Io sono meglio di lui- sentii bofonchiarlo. 

Sorrisi a quell'affermazione.

-Sicuramente sei anche più modesto- risi a bassa voce.

-Cosa hai detto?-

-Nulla- dissi portando in alto entrambe le mani sopra la testa. 

Mi guardò con sguardo bieco, dopo di ché si sedette sul divano in silenzio. 

-E' arrivato Simon, andiamo Hazza- dissi leggendo un messaggio del mio ragazzo sul mio telefonino. 

-Almeno oggi potevi marinare un po'- 

-Se vuoi lo faccio, mi faresti la giustificazione?- gli feci un occhiolino. 

-Dipende. Dove andresti?- 

-Da qualche parte con Simon suppongo- 

-Fuori discussione. Fila a scuola, Piccola Peste- 

Questa volta sbuffai io. 

-Ti odio ancora più di prima- 

Sorrise, spostandosi un ciuffo ricciolo dagli occhi verdi tramite un leggero movimento di capo. 

-Buongiorno a entrambi- 

Corsi verso il mio biondissimo e bellissimo ragazzo. 

-Ehi, che accoglienza- rise. 

Vidi gli occhi di Harry roteare. 

-Siete in ritardo, sbrighiamoci- cominciò a incamminarsi. 

-Si, capo- dissi. 

 

A scuola iniziavano a girare strane voci. 

A quanto pare tutti adesso pensavano che io e Harry stessimo assieme e Simon venisse tradito dalla sottoscritta: meno male che il mio ragazzo oltrepassava sempre queste stronzate.

Liz era diventata leggermente più acida del solito, ma almeno aveva smesso di deridermi o fare battute infelici. 

Molte ragazze adesso mi venivano dietro sperando di conoscere il mio migliore amico e abbordarlo. 

Praticamente tutto l'istituto era a conoscenza del fatto che Liz era la ragazza di Harry, ma a nessuno evidentemente importava. 

-Io darei un pugno a tutte queste oche- disse Hayley scocciata. 

-Ma smettila- risi. 

Il mio umore erano tornato esattamente come quello di prima: adesso potevo definirmi una persona solare e allegra a tutti gli effetti. 

-Simon non ha ancora tirato un pugno a quella specie di ragazzo ricciolo?-

-Perché dovrebbe? Vanno d'accordo- dissi sinceramente convinta. 

-Passi tutto il tempo con lui- alzò gli occhi al cielo. 

-Non é vero. Sto molto anche con Simon-

-Non come prima- 

-E' normale, lui lo capisce- 

Parlare con Hayley nell'ultimo mese era stato davvero snervante: ti riempiva di domande e non sembrava mai convinta della tua risposta, pareva volesse sempre litigare. 

Lei e Simon negli ultimi anni avevano legato molto, forse lei era preoccupata per lui. 

-Simon ti ha detto qualcosa riguardo all'argomento?- chiesi curiosa. 

-No, perché? Dovrebbe?- 

-Non lo so. Mi fai venire le paranoie, non voglio che si senta abbandonato-

-Allora non farcelo sentire stando più attenta- disse severamente. 

Feci passare alcuni secondi prima di continuare a parlarle. 

-Tra pochi giorni arrivano i quattro amici di Harry e le loro ragazze- dissi abbassando lo sguardo. 

-E hai paura che non ti consideri più?- 

-No. So che non lo farà. Era per dire che avrò più tempo libero da passare con il mio ragazzo- sorrisi. 

-Meglio così-

Mi stava irritando. 

Perché non poteva essere felice per me e basta? 

-Io vado, Harry mi aspetta. Vuoi un passaggio?-

Mi fulminò con gli occhi. 

-Okey, okey... Ho capito-

Le diedi bacio veloce e corsi finalmente via. 

 

-Mi hai salvata da una guerra in corso- sospirai appena seduta. 

-Hayley?- 

-Già- 

-Dalle tempo- sorrise. 

Accesi la radio. 

-Facciamo un giro infinito- 

-Agli ordini- sghignazzò. 

"Beautiful Life" - Union J. 

Ci ritrovammo a cantare a squarcia gola per tutta la città con i finestrini aperti.

Sentirlo cantare era sempre stato meraviglioso. 

Quando ero una bimba non facevo che ripetergli quanto il suo fosse un dono pazzesco e dovesse esercitarlo, evidentemente mi aveva ascoltata. 

Ero curiosa di conoscere i nuovi amici di Harry, me ne aveva parlato molto bene. 

Sarebbero arrivate con loro anche due ragazze: Perrie e Eleanor. 

Harry sembrava non vedesse l'ora di rivedere tutti. 

-Tra pochi giorni finisce la scuola- interruppe il silenzio. 

-Non vedo l'ora- dissi sorridendo allegramente. 

-E io dovrò ripartire...- 

Come?

Cosa?

Quando?

Perché?

-Potresti venire con me- sorrise. 

Simon?

Hayley?

-Andiamo a passare le vacanze in un' isoletta in Grecia in campeggio! Ti divertiresti- 

-Mi piacerebbe molto...- 

-Ma?- chiese capendo che qualcosa nella mia mente mi bloccava. 

-Non posso lasciare qui i miei amici, avevo promesso che l'anno del diploma saremmo andati in vacanza insieme- 

-Non vedo dove stia il problema- corrugò la fronte. 

-Non posso venire con te, Harry...- 

-Falli venire con noi- 

Soluzione semplice...

... Lasciando da parte il rancore di Hayley, i sentimenti di Simon, la chiacchierata che avrei dovuto fare con mia madre dicendole che sarei andata dall’altra parte del mondo e molti altri fattori. 

-Sarebbe stupendo se tu venissi con me, non voglio lasciarti proprio adesso che ti ho ritrovata-  

 

 

-Fammici pensare un po', va bene?- 

Annuì, emettendo uno di quei suoi unici sorrisi raggianti e stupendi. 

-Tanto so che farai di tutto pur di non lasciarmi-

-Ma stai zitto, scemo-

Scesi dalla sua macchina non appena arrivati di fronte a casa mia. 

-Vengo oggi pomeriggio per le tre, ok?- chiese. 

-Ok- 

Mi fece un rapido occhiolino e andò a parcheggiare la propria macchina. 

 

Narra: Harry.

 

-Harry! Vieni un attimo in camera mia- 

Corsi da Gemma non appena sentii la sua voce: posai le chiavi della mia macchina sul tavolo della sala, mi levai le scarpe e salii le scale. 

-Trenta minuti fa é passato il ragazzo di Ploon, ti voleva parlare- 

-Ti ha detto anche di cosa?- chiesi pensieroso. 

-No, ma immagino fosse abbastanza importante. Sembrava preoccupato- 

Cosa voleva da me Simon?

-Cos' hai combinato, fratellino?- chiese sorridendo maliziosamente.

Non le risposi come al solito. 

Lasciai quella stanza in fretta e furia e mi catapultai nella mia. 

Mi sedetti di fronte alla finestra, cercando di capire se Ploon si trovava in camera sua. 

Sentivo il bisogno di vederla almeno per un minuto per calmarmi. 

"Che cazzo vuole?" continuavo a pensare. 

Quel ragazzo non mi piaceva, sembrava troppo perfetto. 

Ogni mattina non mi degnava di uno sguardo.

Di certo non ero stata la persona più amichevole su questo pianeta per lui, ma almeno cercavo di non trattarlo con indifferenza per Ploon. 

Sembrava che ogni giorno godesse nel farmi vedere quanto la sua ragazza lo amasse e non potesse vivere senza di lui. 

Mi prudevano le mani al solo pensiero delle sue incrociate con quelle della mia migliore amica. 

Possibile che stessero insieme ancora dopo due anni?

Poteva sembrava vero amore ormai. 

Non lo era sicuramente però. 

Presi la piccola palla da basket sotto il mio letto e iniziai a lanciarla contro l' armadio. 

Ploon era innamorata?

Non saper rispondere a questa domanda mi logorava. 

Forse dovevo chiederglielo. 

Forse stavo diventando paranoico?

Presi il mio telefono, poggiato sul letto.

Sei messaggi da Liz. 

"Ehi"

"Non ci vediamo da un po'"

'Harry, dove sei?" 

"Ho bisogno di te, adesso"

"Mi sto stufando di aspettarti" 

"Vieni a casa mia oggi, alle tre" 

Corrugai la fronte. 

Nell'ultimo periodo l'avevo praticamente ignorata, forse dovevo passare da lei. 

-E' pronto il pranzo, Harry!- sentii urlare dalla cucina mia sorella. 

Corsi giù. 

-Io esco, ci vediamo stasera- 

Non feci nemmeno in tempo a sentire la sua risposta che mi ritrovai per strada. 

Simon. 

"Dov'è casa sua?" pensai. 

Ploon una volta me ne aveva parlato, peccato che ogni volta che mi parlava del suo ragazzo sconnettevo il cervello. 

Poi mi venne in mente. 

"Abita vicino alla scuola!" pensai ad alta voce. 

Feci una corsa, sentivo il bisogno irrefrenabile di muovermi. 

-Harry- esclamò serio non appena mi vide. 

-Mia sorella mi ha detto che mi stavi cercando- 

Annuì. 

Chiuse la porta dietro di sé e iniziò a camminare aspettando che lo seguissi sul marciapiede della strada. 

-Allora?- 

-Tu conosci meglio di tutti, Ploon- esordì. 

Sorrisi compiaciuto. 

"E' così" pensai. 

-Dopo il diploma volevo farle una sorpresa romantica- 

Mi irrigidii al solo pensiero. 

Alzai lo sguardo verso ciò che avevo di fronte, senza levargli un attimo gli occhi di dosso. 

-Volevo portarla in Europa-

Addio vacanze in Grecia. 

Ciao ragazzuole <3 
Cosa ne pensate? 
Ploon ed Harry riusciranno a fare le vacanze insieme?
Come vi sembra Simon? 
Sono curiosa di sapere cosa ne pensiate:3 
So che questo capitolo é un po' più corto del solito e mi dispiace, ma é di passaggio! 
A presto ciccie <3 

P.S: continuo presto, ma almeno qualche recensione lasciatemela per favore <3

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Capitolo 8
*** «Twice Soul ***


Narra: Harry. 

 

19:00. 

Mi scaraventai un'altra volta sul letto di mal umore dopo essere andato per l'ennesima volta in bagno a farmi una doccia. 

Fissavo il muro grigio sopra la mia testa, corrugando continuamente la fronte e tenendo gli occhi aperti, ormai abituatisi al buio. 

Raramente giravo il mio volto sul corpo di Liz, stremato e sudato. 

“Perché non sei come Lei?” continuavo a chiedermi frustato.

Tenevo le braccia incrociate dietro il capo, pensando e pensando. 

"Parigi, thzè"

Simon mi aveva chiesto di aiutarlo ad organizzare la sorpresa perfetta per la propria ragazza. 

Fanculo. 

 

*Flashback* 

 

-Non posso aiutarti-

-Perché?- 

Continuavo a camminare silenziosamente, studiando nella mia mente attentamente la situazione. 

-Ti faccio un favore in cambio- mi aveva proposto. 

Emisi una flebile risata isterica. 

-Cosa vuoi, Harry?-

"La tua ragazza" pensai stringendo i pugni per trattenere le mie emozioni troppo esplosive.

-Faresti felice Ploon aiutandomi-  

Cazzo. 

Aveva colpito nel segno. 

-Fallo per lei-

 

*Finito Flashback*

 

Lo avevo aiutato. 

“Idiota” continuavo a ripetermi. 

Più di ogni altra cosa al mondo volevo la mia ragazza preferita accanto a me in quella splendida isoletta, ma ovviamente c’era sempre qualcosa che mi impediva di stare con lei. 

Tirai un pugno sul muro dietro di me, la parete vibrò. 

Tolsi le coperte dal mio corpo e presi i miei vestiti buttati a terra qua e là. 

-Dove vai, Harold?- mi chiese Liz strofinandosi gli occhi. 

-Devo tornare a casa-

-Resta ancora qui con me, possiamo divertirci un altro po’- 

Si alzò in piedi completamente nuda. 

Si avvicinò al mio collo e iniziò a baciarmi intensamente. 

Le presi i fianchi, le baciai le labbra e mi allontanai da suo corpo. 

-Facciamo domani- 

Presi il mio telefono dalla sedia su cui era riposto e uscii da quella casa. 

Venti chiamate perse da Ploon. 

Misi il cellulare in tasca e spensi la vibrazione. 

 

-Sei un deficiente!- sentii urlare dalla parte opposta della strada. 

Alzai lo sguardo, un attimo dopo essere stato intento a fissare il terreno, e riconobbi Piccola Peste: portava una morbida treccia a lato della spalla destra, come al solito, e un vestito abbastanza corto ricoperto di fiori colorati. 

Sembrava avesse visto un fantasma: il suo volto era un misto tra il preoccupato e il furioso, i suoi bellissimi capelli biondi erano completamente in disordine. 

-Dove cazzo sei stato?- sbraitò venendo verso di me. 

Guardai l’orologio. 

19: 30. 

-Ti ho scritto tremila messaggi! Ero preoccupata, nessuno sapeva dove fossi! Gemma mi ha detto che sei uscito di casa come un pazzo! Non puoi far preoccupare le persone che ti vogliono bene in questo modo. Dovevi venire da me alle tre, ricordi? Almeno potevi avvisarmi!- 

Mi fece tenerezza vederla così preoccupata per me. 

Sorrisi.

Accigliò lo sguardo. 

-Che cazzo é quella faccia? Sono seria- 

-Quindi mi vuoi bene- dissi avvicinandomi al suo corpo. 

-Sei un idiota, Harry- 

Mi soffermai particolarmente su quella frase. 

-Lo so- dissi pensando a quello che avevo fatto pur di vederla felice.

Sbuffai e proseguii verso casa mia, continuando a fissarla per farle capire che doveva seguirmi. 

-Dove staresti andando adesso?- 

-Nel mio letto, sono stanco- 

Sbarrò gli occhi. 

-Ti interessa davvero così poco quello che ho da dirti?-

-No. Figurati. Sei così dolce quando mi fai le scenate- sghignazzai.

Mi si mise davanti, bloccandomi il passaggio. 

-Devo spostarti prendendoti in braccio?- 

-Dove sei stato?- 

Aspettai qualche secondo prima di risponderle. 

Ero consapevole del fatto che non appena gliel’avrei detto sarebbe diventata ancora più rossa dalla rabbia. 

-Da Liz- dissi velocemente.

Non tolsi il mio sguardo dal suo: sembrava troppo concentrata nel pensare a picchiarmi, piuttosto che insultarmi.

-Capisco- abbassò lo sguardo, rialzandolo poco dopo.

-Niente attacchi isterici?- chiesi sorpreso. 

Mi gelò con lo sguardo. 

-Almeno hai parlato con Simon?- 

-Come fai a saperlo?- aggrottai le sopracciglia.

-Gemma- 

Corrugai la fronte. 

“Non si fa mai i cazzi suoi” pensai. 

-Comunque non te lo dico- 

-Non dire stronzate, Harry. Sputa il rospo-

-No-

-Si-

-No!- 

-Perché?- 

-Perché se avesse voluto dirti qualcosa sarebbe venuto da te, non ti pare?- 

Sbuffò. 

-E’ proprio vero il detto: ‘chi capisce i maschi é brava’-

Risi a quell’affermazione. 

-Non dice proprio così- 

-Zitto- 

Le presi la vita dolcemente, la sollevai e la spostai affianco a me: riprendendo a camminare. 

-E io che faccio adesso? Ho perso tutto il pomeriggio a cercarti non studiando nulla per domani- disse quasi sul punto di piangere. 

-Cosa dovevi fare?- 

-Italiano, un tema- alzò gli occhi al cielo. 

Continuava a parlare e straparlare. 

A volte mi chiedevo da dove prendesse tutto quel fiato. 

Era stupenda, sia dentro che fuori. 

Anche quando il suo volto era imbronciato era bellissima. 

Volevo prenderla con me e portarla via da tutto, prendermi cura di lei.

I suoi occhi erano riusciti ad ipnotizzarmi.

Come potevo vivere con il pensiero che non potesse essere “mia” perché già di qualcun altro?

-Vieni a dormire con me adesso- dissi serio. 

Mi guardò perplessa. 

Forse stava pensando: “E questo cosa centra?”

-Certo che no- protestò. 

-Non fare storie- 

-Non ti é bastata Liz per oggi?- 

Mise le sue mani sui propri fianchi, guardandomi con fare accusatorio. 

-Sapevo che non potevi non dirmi nulla sull’argomento, mi sembrava troppo strano- risi.

Mi avvicinai al suo corpo per darle un bacio sulla guancia. 

-Non toccarmi, sei orrendo-

-Così mi provochi- le feci un occhiolino. 

Un attimo dopo la presi in braccio. 

-E ora dove mi stai portando?- disse dopo alcuni minuti rassegnata. 

-Nella mia stanza. Siamo entrambi stanchi, ci riposiamo un po’ e poi facciamo il tema. Va bene, Piccola Peste?- 

Sentii sospirarla, ma non fece segno di resistenza. 

-E magari mangiamo qualcosa…- disse facendo sentire il brontolio della sua pancia.  

-Diventerai una cicciona- 

-Avrò comunque un fascino irresistibile- ridacchiò.

Non protestai.

In ogni caso, Piccola Peste, avrebbe avuto sempre una persona che l’avrebbe amata. 

 

Narra: Ploon. 

 

-Buonanotte, Piccola Peste-

-Notte, Harry-

Dopo essere riuscita a prendermi il letto che mi spettava di diritto (quello del ricciolo) ed averlo buttato per terra quaranta volte perché voleva dormire abbracciato a me come quando eravamo piccoli, riuscimmo ad arrivare ad un accordo: io dormivo comodamente sul suo letto, ma entravo per ultima nel bagno la mattina seguente. 

Era un accordo ragionevole contando il fatto che io ci mettevo un attimo a prepararmi, a differenza di quel vanesio del mio migliore amico. 

Ci mettevo sempre un po’ prima di addormentarmi e non svegliarmi più finché non arrivava un cataclisma. 

Harry, al contrario, dormiva non appena toccava qualcosa di morbido, ma un rumore quasi impercettibile lo poteva svegliare. 

Amavo la notte, qualsiasi mio pensiero aveva il tempo di essere elaborato. 

Adesso che ero grande quella stanzetta sembrava davvero minuscola: un tempo ci giocavamo a nascondino… Adesso il massimo che ci avremmo potuto fare era “la lotta dei cuscini”.

Ripensai alla giornata appena trascorsa. 

“Quanto mi piacerebbe sapere quello che ti passa per la testa, almeno per un secondo” pensai scrutando il volto di Harry. 

Mi era sembrato più misterioso e taciturno del solito nelle ultime ore trascorse insieme.

Ero curiosa di sapere cosa Simon gli avesse detto: perché non voleva ne sapessi nulla?

Il biondo mi voleva lasciare? 

Mille domande iniziarono a tormentarmi pensando al mio perfetto ragazzo e a tutti i motivi per i quali non avrei mai voluto mi abbandonasse. 

“Mi fa sentire bene” 

“E’ bello”

“E’ intelligente”

“Mi ama”

“Quando sto con lui ho le farfalle nello stomaco”

Classici motivi per cui una persona dovrebbe stare insieme a te. 

Non trovavo nulla di più profondo. 

Mi passai la mano fredda sulla fronte in escandescenza. 

Forse non ero innamorata di lui. 

O forse si, solo che non era vero amore.

Mi girai verso Harry. 

Cercai di elencare i motivi per cui ci tenevo davvero a lui. 

“Si preoccupa per me anche quando non ce n’ é bisogno” 

“Sa perfettamente cosa passi nella mia testa, sempre”

“Ha il sorriso più sincero del mondo” 

“Quando mi abbraccia sento di essere protetta da tutto e da tutti” 

“Possiede la stretta di mano più calorosa di tutti i tempi”

“Mi fa arrabbiare per qualsiasi cosa, ma non riesco a tenergli il muso per più di un minuto”

“Mi aiuta ancora prima di chiedergli di farlo” 

“La sua voce roca mi fa rabbrividire fino ad arrossire, scaturendo in me emozioni sempre nuove”

“Con lui sono sempre felice, anche quando non dovrei esserlo” 

“E’ la prima persona da cui vado se devo sfogarmi” 

“Mi fido di lui”

“Senza di lui non sono neanche più io” 

Senza di lui non sono io. 

Continuai a pensare a questa frase. 

1:00. 

2:00. 

3:00. 

Perché non riuscivo a dormire?

Mi rigiravo continuamente nel letto senza prendere mai sonno. 

Lui invece russava. 

Mi avvicinai al suo corpo e gli strizzai il naso delicatamente per cercare di farlo smettere. 

Niente. 

Peggio di un megafono. 

Mi alzai da quel letto assolutamente scomodo e andai in cucina a prepararmi una squisita camomilla. 

Non appena l’ebbi fatta andai a sorseggiarla sulle scalette di legno. 

Da piccoli io ed Harry amavamo scivolare su quella sua ringhiera: sorrisi al ricordo di quando io e il Mio Tesoro rompemmo il vaso posato su di essa. 

Mi rassegnai all’idea che quella notte non avrei mai dormito. 

Ogni volta che pensavo ad Harry troppi ricordi e pensieri affioravano, non c’era spazio per il sonno. 

“La Grecia” pensai. 

Mi piaceva l’idea di fare un campeggio, mi intrigava. 

Dovevo proporlo assolutamente a Simon e pregare in turco Hayley. 

Sicuramente poi avrei invitato anche Faith e Zoe, le due sorelle inseparabili a cui ero tanto affezionata da quando ero piccola. 

Gemma sarebbe venuta sull’isoletta?

Probabilmente no, Harry si sentiva sempre oppresso quando c’era lei con i suoi amici. 

Le voleva un gran bene, ma a volte sua sorella poteva essere davvero invadente. 

Io l’amavo senza alcun dubbio. 

Vederli litigare era sempre stato un mio piacevole hobby, ridevo come una pazza: ogni volta che Harry mi chiedeva di aiutarlo a difendersi, io mi schieravo subito dalla parte di Gemma, ovviamente anche se aveva torto. 

-Cosa ci fai qui a quest’ora? Sei impazzita?-

“Pensi al diavolo e spuntano le corna” pensai. 

-Non riesco a dormire- 

Fece un cenno di capo come per dire: “Capito”.

-Ti faccio un po’ compagnia allora- sorrise.

-Grazie-

Il bello del nostro rapporto stava nel fatto che potevamo non parlare di niente per ore, ma non sentirci mai in soggezione o roba simile. 

-Chi é il fortunato?- 

Aggrottai le sopracciglia non capendo a cosa si stesse riferendo. 

-Harry o Simon?-

-Sei la solita- risi. 

-Allora?- 

-Entrambi- sospirai. 

Sghignazzò. 

-Ti piacciono entrambi eh?- 

-No, certo che no- dissi ad alta voce. 

-Shhh- 

-Scusa- riabbassai il tono. 

-Hai capito male- dissi allarmata. 

-Sicura?-

-Non mi piace tuo fratello, Gemma- 

Dopo avermi fatto finire la camomilla continuò ad interrogarmi. 

-Ti é passata sul serio quindi la cotta per lui?- 

-Non mi é mai piaciuto Harry- 

Mi guardò con sguardo accusatorio, come se avessi detto una balla di proporzioni cosmiche. 

-Non fare quella faccia, é così-

-Te la stai raccontando da sola e lo sai-

-Anche se fosse, in ogni caso, perderei tempo perché a lui interessano un altro genere di ragazze- dissi distogliendo il viso dal suo e mantenendolo basso. 

Sorrise. 

-Questo é tutto da vedere- 

-Cioè?- 

-Potresti chiederglielo- 

-A quale scopo?-

-Magari siete anime gemelle- mi fece un occhiolino. 

Si alzò poco dopo, lasciandomi ai miei pensieri, tornando in camera sua. 

“Anime gemelle” aveva detto. 

“Figurati” 

Ed ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia:3 
Ploon si starà accorgendo di provare ancora qualcosa per Harry o continuerà a pensare che Simon sia il ragazzo perfetto per lei?
Harry prima o poi si dichiarerà? Cosa farà per impedire che Ploon parti per Parigi? Oppure non farà nulla?
Recensite con quelle che pensate succederà, ragazzuole <3 
A presto <3 

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Capitolo 9
*** «Love makes people stupid ***


Narra: Harry. 

 

-Ploon-

Scrollai il suo corpo delicato più di una volta per cercare di svegliarla.

Si era addormentata sul divano del soggiorno con accanto una tazza di camomilla ormai finita. 

-Cosa vuoi, Harry?- bofonchiò.

-Devi andare a scuola-

-Lasciami dormire un altro po', ti prego- 

-Solo cinque minuti- 

Andai in cucina e le preparai un bel piatto di pancake e un bicchierino di caffè, ne aveva decisamente bisogno. 

Poi mi diressi verso camera mia, presi il suo tema e glielo infilai nella cartella.

Mi ero svegliato alle 6:00 del mattino per scrivere un bel testo. 

Mi ero fatto una doccia gelata, mi ero imbottito di caffeina ed ecco fatto: al lavoro per Piccola Peste. 

"L’amore è un sentimento forte, tanto da liberare istinti difficilmente controllabili. A diciotto anni é scientificamente provato che ci si sia già innamorati almeno una volta di una persona. Illustra la tua situazione sentimentale e le tue teorie a proposito." 

Era una bella traccia, anche se un po' bizzarra, e avevo saputo esattamente cosa scrivere e su chi. 

Presi una brioche dal centro tavolo e iniziai a masticarla. 

Subito dopo corsi in bagno: mi vestii, mi lavai un' altra volta e mi sistemai i riccioli.

-Harry, sei da mezz’ora lì dentro!- 

Se c'era una cosa che faceva imbestialire Ploon era la lentezza: lei era sempre velocissima. 

-Pensavo stessi ancora dormendo- dissi sorridendole appena uscito. 

-Ormai mi avevi svegliata- mi fece una linguaccia. 

-Fai veloce, sei in ritardo- 

-E' per colpa tua! Ci metti più delle donne a prepararti- 

-Per questo piaccio a tutte- le feci un occhialino. 

Mi chiuse la porta in faccia. 

Odiava quando mi vantavo delle mie conquiste, era sempre stata gelosa fin da piccola.

-Harry!-

Sentii le sue urla provenire dalla parte opposta della casa. 

Corsi a vedere cosa fosse successo. 

Aprii la porta del bagno.

-Esci immediatamente!- urlò coprendosi il corpo con la prima cosa che trovò. 

Sorrisi a quella scena. 

-Perché mi hai chiamato in quel modo?- 

-IL TEMA- 

Sospirai. 

Perché le veniva in mente tutto sempre all'ultimo?

-Dovevamo farlo stamattina presto, ricordi? Ma non l'abbiamo neanche incominciato! Adesso come faccio? Sono fottuta- 

Uscì dal bagno con le mani tra i capelli e lo sguardo terrorizzato. 

Incominciò a camminare per tutta la casa cercando una soluzione nella sua testolina. 

-Ploon...- 

Neanche mi sentiva. 

Continuava a borbottare. 

-Ploon-

-Stai zitto un attimo- disse fermando il suo corpo sul tappeto nell'ingresso. 

-Arrivo in ritardo e lo faccio adesso- disse soddisfatta della sua idea. 

Aprì la sua cartella velocemente e prese il suo astuccio e un foglio. 

-Ploon, guarda meglio se trovi qualcosa lì dentro- ripetei. 

Neanche mi sentì.

Presi il foglio su cui stava scrivendo come una disperata. 

-Che cosa stai facendo?-

-Ti ho detto: guarda più attentamente dentro alla tua cartella- dissi con un tono di voce decisamente più alto. 

Mi guardò non capendo dove stessi andando a parare. 

-Fallo, pesciolino- le sorrisi. 

Dopo pochi secondi si ritrovò il mio tema in mano. 

-Lo hai scritto tutto tu, Harry?-

-Stamattina presto- 

Dopo averne letto alcune righe si alzò immediatamente dalla sedia e mi stampò un bacio enorme sulla guancia, non mollandomi un attimo dalla sua presa.

-Come farei senza di te?- 

-Avresti un quattro d'italiano- 

Rise. 

-Beh, no- 

-Ah no?- 

-Se non ci fossi tu, ieri avrei scritto tutto io senza alcun problema- mi fece un occhiolino. 

-Ne dubito-

-Ho ragione io come sempre- 

-Stronzate. Saresti persa senza di me- 

-Addirittura?- 

-Certo- 

Mi guardò un altro po' come se fossi il suo eroe, dandomi abbracci e baci. 

-Ora andiamo, pesciolino- 

 

Narra: Ploon.

 

Come potevo non volergli un bene dell’anima?

Si era alzato presto la mattina, cosa che lo traumatizzava sempre, solo per me. 

Per tutto il tragitto casa-scuola tenni quel foglio tra le mie braccia senza mollarlo un attimo, ero curiosa del suo contenuto e non vedevo l’ora di sedermi nel mio banco e leggerlo. 

-Buona giornata, Piccola Peste-

Mi aveva dato un semplicissimo bacio sulla fronte e si era allontanato subito dopo.

Corsi in classe. 

Iniziai a leggere le prime righe di quel tema.

“L’amore rende ciechi e stupidi. Quando si é innamorati l’unica cosa che davvero importa é proteggere la persona che ti ha rubato il cuore e non lasciarla mai. Spesso però avviene il contrario: l’essere umano é terrorizzato dall’idea di non poter controllare i propri sentimenti e, così, se cede alla paura, decide di scappare e negare tutto ciò che sta provando. Noi possiamo parlare dei nostri sentimenti, solo che la maggior parte delle volte, se sono custoditi nel nostro profondo, non vogliamo farlo per proteggerci da una delusione. E non importa quanto faccia male, spesso, rinunciare a quella persona, fa ancora più male. Quello che però sfugge a tutti é che più sopprimi un sentimento così forte, più questo si fortifica e ti logora all’interno. L’amore é un sentimento imprevedibile e genuino e, per quanto gli adulti possano negarlo, coloro che lo comprendono e lo provano maggiormente sono i ragazzi. Se c'é qualcuno che ha una visione distorta di come funziona l'amore, di cosa sia il vero amore, sono proprio gli adulti. Amare non significa vedere la perfezione nella persona a cui tieni. Amare significa sorpassare qualsiasi difetto e lottare perché questo possa essere dimenticato, perché a volte vorresti che le persone si vedessero esattamente come le vedi tu. Il problema è che siamo umani: vogliamo più che sopravvivere, vogliamo l’amore. Ma possiamo davvero sopravvivere se il nostro amore si é frantumato con il tempo e la persona per cui provi mille emozioni ti ha sorpassato? Perdere l’amore é come morire, con la differenza che la morte é un attimo, mentre il primo può andare avanti per sempre. Il vero amore, a volte, può terminare solamente nella storia della tua vita, ma non nella tua mente: ciò che é vero non passa nella memoria. Spesso basta del tempo per accorgersi che era preferibile l’aver lottato all’essere scappato. Poi si matura, si comprende tutto e arriva il momento in cui devi affrontare la realtà e smetterla di fingere: quando sai chi sei é più facile sapere cosa vuoi. Prima o poi arriva quel momento in cui ti rendi conto che devi accettare l’amore, devi lottare a tutti i costi pur di averlo. Tutti dovrebbero sapere che l’amore é la vera amicizia in fiamme, io l’ho capito finalmente. E ho capito anche che se sei costretto a fare una scelta, devi scegliere la persona che ami. Fine della storia.”

Rilessi quel pezzo di carta più e più volte, fino a ricordare il suo contenuto a memoria. 

Era come se il mondo intorno a me si fosse fermato: niente e nessuno al di fuori di quelle righe poteva smuovermi. 

Corsi in bagno. 

Chiusi a chiave la porta. 

Mi appoggiai ad essa e mi lasciai scivolare per terra. 

Ero immobilizzata.

Una lacrima scese sul mio volto quando mi ricordai l’ultima frase.

Mi ricordai di quando ero una bambina, di quando l’unica mia vera scelta era sempre stata Lui, Harry. 

E più scavavo dentro di me, più mi rendevo conto che era ancora così. 

E adesso lui era ritornato.

Ma perché? 

Lui aveva scelto, lui era stato chiaro cinque anni prima. 

Liz era stata la sua scelta, la ragazza che non voleva lasciare. 

Proprio come c’era scritto in quel tema, lui aveva scelto la persona che amava.

Ma adesso perché era tornato da me?

Non capivo. 

“L’essere umano é terrorizzato dall’idea di non poter controllare i propri sentimenti e, così, se cede alla paura, decide di scappare e negare tutto ciò che sta provando”. 

Stavo negando a me stessa di essere innamorata ancora di lui?

Io ero fidanzata. 

Stavo bene. 

Non potevo amarlo. 

“Ma possiamo davvero sopravvivere se il nostro amore si é frantumato con il tempo e la persona per cui provi mille emozioni ti ha sorpassato?”

Lui aveva proprio fatto questo. 

Lui mi aveva calpestata e oltrepassata. 

Tutto il dolore passato cominciò a riaffiorare fino a farmi respirare con grande affanno. 

“Poi si matura, si comprende tutto e arriva il momento in cui devi affrontare la realtà e smetterla di fingere”. 

Mi stava descrivendo?

Aveva capito che forse provavo qualcosa per lui?

Si era accorto prima di me dei miei sentimenti?

“L’amore é la vera amicizia in fiamme”. 

Forse ero stata cieca.

Forse Liz non era stata solo una persona con cui si divertiva. 

Lei era stata tutto quello che io non ero riuscita ad essere per anni e anni.

Lei era la persona a cui davvero Harry teneva, la sua vera ed unica amica. 

Forse il nostro legame era stato solo un’ incredibile illusione. 

Ma perché allora era di nuovo con me?

Perché stava mettendo da parte l’amore della sua vita per passare un po’ di tempo con me?

Provava pena?

Si sentiva in colpa?

Perché non voleva darmi delle risposte?

Tutto ciò che pensavo avesse un senso, adesso non ne aveva più uno.

 

Narra: Simon. 

 

Decisi di precipitarmi a casa di Ploon non appena ebbi i biglietti per Parigi tra le mani. 

Hayley mi aveva aiutato a fasciarli in un bellissimo pacchetto regalo, volevo fosse tutto perfetto. 

Ormai possedevo una copia delle chiavi della villetta della mia ragazza, così, entrai di soppiatto, volevo farle una sorpresa. 

Mi diressi verso la sua cameretta verde molto lentamente, ero curioso di vedere cosa stesse facendo: amavo fissarla mentre faceva le sue cose. 

Era coricata sul suo letto, con il volto immerso nel cuscino.

Se non avesse fatto dei sospiri lunghissimi ogni tanto, avrei ipotizzato fosse svenuta. 

Conoscevo Ploon. 

Era sempre matta d’allegria, ma ogni tanto aveva bisogno di essere lasciata da sola a pensare. 

Vicino al suo corpo c’era un libro dalla copertina celeste, Peter Pan. 

Amava le storie per bambini, diceva sempre che fossero le più veritiere e nascondessero un significato profondo. 

Ma sapevo che in realtà leggeva quella storia perché le ricordava i tempi passati con il suo Harry. 

Quel Harry che l’aveva lasciata da sola quando lei aveva cominciato ad innamorarsene. 

Io l’avevo sempre guardata, da quando ero un ragazzino di undici anni. 

Ma in fondo sapevo che non potevo reggere il confronto con uno come Lui e, così, non mi ero mai  neanche avvicinato. 

Sapevo che lei avrebbe sempre scelto lui, in ogni caso, anche adesso.

Harry era stato il suo primo amico, il suo primo amore. 

Adesso era la mia ragazza… Ma cosa provava adesso per il Suo Tesoro?

Non avevo mai il coraggio di chiederglielo. 

Solo quando lui si era fatto da parte, io, Simon, mi ero fatto avanti per farmi conoscere dalla ragazza che avevo sempre amato. 

Ne avevo approfittato e, egoisticamente, ne avevo tratto beneficio. 

Le ero stato vicino, ma in cuor mio avevo sperato che lui non ritornasse. 

Temevo Harry. 

Temevo i sentimenti di Ploon per lui. 

Tuttavia ero convinto di meritarmi il suo interesse verso di me: avrei lottato per lei, sempre. 

Io non ero mai fuggito, a differenza di Harry. 

Io avevo aiutato Ploon, non Lui. 

Io avevo amato Ploon, non Lui. 

Come poteva ancora preferirlo?

-Ehi- 

Il suo volto stanco mi sorrise debolmente non appena si accorse che ero accanto a lei. 

-Che ci fai qui?- 

-Sono passato per portarti una cosa- 

Mi sedetti accanto a lei, accarezzandole i capelli. 

-Sicura di stare bene? Sei pallida- dissi studiandole il volto con attenzione. 

-E’ stata solo una giornata intensa- 

Sapevo che c’era qualcosa che non voleva dirmi. 

Con me aveva sempre mille segreti: come diceva Hayley, non voleva mai preoccuparmi. 

-Ti amo Ploon, lo sai?-

Sorrise. 

-Me lo dici ogni giorno, Simon- 

-Non é mai abbastanza-

Le diedi un piccolo bacio sulle labbra, tenendole il capo con una mano. 

-Allora? Cosa volevi farmi vedere?- chiese curiosa.

Le sorrisi dolcemente e subito dopo le feci notare il pacchetto che avevo tra le mani. 

-Sorpresa- 

Lei le amava. 

Eppure, quel giorno, era strana. 

Il suo sorriso era triste. 

Il suo sguardo era perso. 

Cosa le era successo?

-Due biglietti aerei?- balbettò. 

-Per Parigi- 

Continuava a tenere il suo sguardo basso, senza osar guardarmi. 

-E’ un regalo bellissimo- 

Notai una piccola lacrima scivolarle dal volto. 

I suoi occhi color ghiaccio si fecero molto presto rossi fuoco. 

-Ehi, Ploon… Che c’é?- 

Le asciugai il volto, prendendolo tra le mani. 

-Grazie- 

La presi per mano.

-Partiamo quando voi- 

-Dopo domani. Non appena finiamo gli esami, voglio andarmene di qui- 

Ehi, ragazze <3 
Molto probabilmente questo é l'ultimo capitolo che posto per due settimane, vado in montagna e lì non ho il computer per aggiornare:(
FORSE domani riesco a scriverne e postarne un altro, ma non vi assicuro nulla!
Spero di trovare al mio ritorno un po' di recensioni, mi farebbe un GRANDIOSO piacere <3 
Ciao ragazzuole(?) 
Forse a domani o forse a tra due settimane <3 
Notte <3 
P.S. Non scordatevi di me e di Ploon Ahah <3 

 

 

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Capitolo 10
*** «You're the problem ***


Narra: Harry. 

 

-Non hai niente nel frigo! E' un cimitero, ho fame- 

-Come faccio io la mattina con un solo bagno a disposizione?- 

-Me ne vado a giocare alla play, gente!- 

-Io prendo il letto più grande- 

"Si comincia bene" pensai. 

Niall. Zayn. Louis. Liam. 

-Ci sono anche mia madre e mia sorella qui, quindi non fate gli idioti- 

Chi mangiava, chi pensava ai fatti suoi, chi girava per casa. 

Nessuno mi ascoltava già più. 

-Come non detto- farfugliai. 

-Tranquillo Hazza, non ti molestiamo le tue donne- ridacchiò Louis.

Lo fulminai con gli occhi. 

-Non ti facevo così protettivo- sghignazzò Niall. 

-Si, di solito te ne freghi di tutte- continuò Zayn. 

-No, é diverso. Non é che io me ne frego, a loro non importa nulla. Ed é meglio così- 

-A tutte basta scoparti- rise Liam. 

Un sorrisetto compiaciuto e consapevole mi spuntò sul viso. 

-Però quando ti conoscono scappano- 

Corrugai la fronte. 

Louis venne accanto a me e mi tirò una pacca sulla spalla. 

-Sai che scherzo, amico- sorrise. 

-Quando conosceremo Piccola Peste?- chiese curioso Liam.

Non gli risposi, facendo finta di non aver sentito. 

-Sei geloso?- mi fece l’occhiolino Zayn. 

-Beh, sicuramente potrebbe innamorarsi di me- continuò ridendo. 

-Pensa a Perrie e stai zitto- 

-Uhhh. Sei scontroso. Ti piace davvero allora- osservò Liam, mentre Louis mi spazzolava i capelli con le proprie mani. 

-E tu lasciami- dissi allontanandomi scontrosamente. 

-Non ti abbiamo mai visto così- rise Niall. 

-Piuttosto, dove sono Eleanor e Perrie?- 

-Ci raggiungono direttamente in Grecia, hanno avuto un contrattempo- spiegò Liam. 

La Grecia. 

Sbuffai.

Louis aggrottò la fronte, capii dal suo sguardo che voleva delle spiegazioni per quel mio gesto. 

Non ne volevo parlare in quel momento, scrollai le spalle e cambiai direzione del volto. 

-Niall, non c’é nulla in quel frigo: é inutile che continui a cercare. Il cibo non nasce lì dentro- brontolò Zayn.

-Vado a chiedere a Ploon se ha qualcosa da darci- 

-Veniamo con te!- urlò Louis. 

-No. Non ora-

-Perché?- chiese Liam. 

Odiavo la sua curiosità, chiedeva sempre qualcosa. 

-Perché no-

-Cosa ci nascondi?- disse quell’idiota di Niall con sguardo malizioso.

-Lo vuoi il cibo o no?- 

Si ammutolì e andò in soggiorno con Zayn: si sedettero sul divano e iniziarono a giocare alla play. 

-Torno subito- 

Chiusi la porta di casa dietro di me e mi diressi verso quella di fronte alla mia. 

Non vedevo Piccola Peste dalla mattina precedente, volevo stare un po’ solo con lei: sapevo che nei giorni successivi non sarebbe sicuramente stato possibile. 

-Ehi, Ploon- urlai per farmi sentire. 

Si affacciò alla finestra di camera sua. 

-Oh, sei tu… Arrivo- 

Chiuse la tenda e si precipitò nel suo ingresso. 

-Ciao pesciolino- le sorrisi. 

Indossava un vestitino da casa largo e celeste.

I capelli biondi le cadevano sulle spalle dolcemente. 

Mi sorrise anche lei non troppo allegramente. 

Accigliai lo sguardo. 

-C’é qualcosa che non va?-

Scrollò il capo. 

-Perché sei qui?- 

-Sono arrivati i miei amici e volevo chiederti se hai qualcosa da mangiare anche per noi, non ho nulla in frigo- 

Annuì. 

La seguii in cucina. 

Un mucchio di valige erano riposte ordinatamente vicino al tavolo. 

-Perché hai messo tutta questa roba qui?- chiesi confuso. 

-Parto domani- 

-Come?- 

Tutto ad un tratto il peso del mondo mi cadde sulle spalle. 

-Vado con Simon a Parigi, lo sai- 

-Certo che lo so, ma pensavo almeno mi avvertissi. Volevi partire senza neanche salutarmi?- sghignazzai. 

Non ricevetti risposta. 

Sembrava assente.

-Era così?- alzai il tono della voce, con viso immediatamente serio, avvicinandomi al suo corpo, confuso. 

Alzò il suo sguardo verso il mio. 

Un gelido brivido mi percosse la schiena da cima a fondo, facendomi rabbrividire.

Quegli occhi. 

Erano gli stessi di tanti anni prima, quando io me ne ero andato e lei non voleva saperne più nulla di me. 

-Ploon, qual’é il problema?-

-Sei tu il problema- 

Il silenzio incombette su quella stanza. 

Lei corrugò la fronte, tenendo gli occhi fissi sui miei in modo accusatorio. 

-Vattene, Harry- 

Girò il suo corpo, intento a fuggire da me. 

-No-

Le presi il braccio già voltato verso la propria camera. 

-Io non me ne vado da nessuna parte- 

-Allora rispondimi- 

-A cosa?- 

-Perché te ne sei andato cinque anni fa?- 

-E’ per il tema, non é vero?- 

-Rispondi alla domanda!- 

Abbassai lo sguardo.

Perché voleva sapere?

Cosa frullava all’interno della sua testa?

-Non posso- 

Emise una leggera risatina isterica. 

-Come sempre- 

Cercò di divincolarsi dalla mia presa, ma più tentava di scappare, più la stringevo con forza. 

-Lasciami, Harry!- 

Le sue parole giravano confuse all’interno della mia testa. 

Ero troppo concentrato sul suo volto. 

Volevo studiarla, volevo capire perché si stesse comportando il quel modo. 

-Mi fai male, Harry!- 

Allentai la presa. 

-Te ne vuoi andare come se niente fosse?- 

-Beh. Proprio come hai fatto tu, no?- 

Aveva ragione. 

Mi ero comportato proprio così. 

Me ne ero andato senza spiegazioni e, purtroppo, capivo come lei si fosse sentita solo adesso. 

-Grazie per il tema- disse ad un tratto. 

-Ma non avrò mai più bisogno del tuo aiuto- continuò. 

Scossi il capo alla ricerca di una risposta.

-Ora vado a chiamare Simon- 

L’anticipai prendendo il suo telefono dal tavolo e lanciandolo sul divano. 

-Sei impazzito?- 

-Tu sei impazzita- 

Sospirò, cercando con gli occhi tutto tranne il mio volto. 

Mi avvicinai al suo corpo, fino a sentire il suo respiro sulla mia pelle. 

-Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?- le chiesi sussurrando nel modo più apprensivo che potessi. 

Le presi il mento con la mano e lo girai verso il mio viso, volevo mi guardasse negli occhi. 

Il suo sguardo s’alleggerì, diventò all’improvviso meno duro e severo. 

I suoi color ghiaccio erano così belli.

L’avrei rapita, portata via con me per sempre.

Solo io e lei. 

Era lì, di fronte a me e tutto ciò a cui pensavo era di baciarla. 

Le sue labbra così perfette erano a pochi centimetri da me e io non potevo sfiorarle. 

-A cosa stai pensando?- chiese con tono lento. 

L’abbracciai, senza un perché. 

Avevo bisogno di stringerla a me e legarla al mio corpo per almeno qualche minuto. 

La sua guancia a contatto con la mia spalla mi fece impazzire, pensando che volevo più di tutto questo. 

Volevo lei, per intero. 

-E’ questo che odio e amo di te allo stesso tempo- ammise. 

-Sei così… misterioso a volte, vorrei solo capire cosa ti passa per la mente- 

Sentii stringermi il corpo con più forza. 

Neanche lei aveva intenzione di mollare la presa sul mio corpo. 

-Ti voglio bene, Ploon. A questo sto pensando-

 

Narra: Ploon. 

 

Avevamo il rapporto più strano del mondo. 

Un attimo prima litigavamo e l’attimo dopo parlavamo tranquillamente abbracciati l’uno al altra..

Con che forza avrei potuto lasciarlo?

Era come una calamita per me. 

Senza di lui, non c’era nessuna Piccola Peste… Nessuna Ploon. 

Mi voleva bene, lo sapevo, me lo ripeteva sempre, non ne avevo alcun dubbio. 

Ma allora perché quel tema mi aveva logorato l’anima?

Perché quando si avvicinava al mio corpo sentivo una fitta al cuore?

Mi impediva di respirare, di mangiare, di dormire.

Quando guardavo i suoi occhi color smeraldo le mie guance scoppiettavano, andavano in escandescenza: dovevo immediatamente girare lo sguardo per non sorridergli come una scema davanti al naso.

Perché lui riusciva a guardarmi così profondamente e trasmettermi tutto l’amore del mondo, mentre io non potevo nemmeno guardarlo in quel modo per paura di arrossire?

Quando mi fissava, mi convincevo di tutto quello che diceva. 

“Ti voglio bene, Ploon”. 

Ma perché avevo sempre l’impressione che mi nascondesse qualcosa?

-Sai- esordii. 

-Ci capiamo per tutto… Ma quando si tratta dei sentimenti che proviamo l’uno per l’atra tutto si fa confuso- sorrisi dolcemente. 

-Io non capisco te e tu non capisci me- 

Lui mi ascoltava, in silenzio. 

Tenevo il volto sul suo petto. 

Sentivo il battito del suo cuore, così forte e caldo. 

-Ora a cosa stai pensando?-

Era buffo che ogni volta dovessi chiederglielo per saperlo.

-A niente. Quando sono con te tutto si ferma, pesciolino-

Mi immaginai il suo volto.

Forse adesso sorrideva proprio come me.

Oppure era serio, stava facendo uno di quei suoi sguardi ipnotici e magnetici. 

-Liz deve essere fortunata ad avere un ragazzo come te-

Per un attimo sentii la sua presa farsi sempre più debole. 

Mise le sue mani sulle mie spalle e corrugò la fronte. 

-Hai scritto un bellissimo testo per lei, la ami davvero-

Sorrise. 

Non come sempre però. 

Era un sorriso strano, che poche volte portava in queste circostanze.

Sembrava compiaciuto, soddisfatto. 

Era il tipico sorriso di quando mi parlava delle sue grandi conquiste in fatto di donne. 

-Non era per lei- 

Inarcai le sopracciglia, come per chiedergli: “Come?”

-Voglio bene a Liz, ma nulla di più- 

Ora ero decisamente confusa. 

-E allora di chi stavi parlando nel tema?-

-Di un’altra ragazza- mi fece un occhiolino. 

Alzai gli occhi al cielo. 

-Grazie, genio-

-Voglio il nome- dissi subito. 

Ero decisamente curiosa. 

-Non te lo dico- disse facendomi un buffetto sulla guancia. 

-Perché?- 

-Voglio aspettare il momento giusto per dirglielo e voglio che lei sia la prima persona a saperlo-
Sbuffai. 

-Ok- 

Ero l’essere più curioso su questo pianeta. 

In più Harry era il Mio Tesoro, dovevo investigare. 

-Non metterti in testa strane idee- rise. 

-Non la passi liscia, Styles- 

-Da quando mi chiami per cognome?- 

-Da quando sono diventata una detective: sei l’investigato, devo trattarti come tale- dissi dandogli una pacca sulla spalla come se fossi un suo amico. 

-Ma smettila, pagliaccia- 

Gli feci una linguaccia e tornammo a fissarci silenziosamente subito dopo, avendo esaurito l’argomento “investigazione”.

-Quindi niente Grecia?- mi chiese con tono sommesso. 

-Purtroppo no- sospirai. 

-Ci vediamo a fine estate quindi?- 

-Penso proprio di sì- 

Fece un cenno di capo in segno di comprensione e si voltò verso il mio frigorifero. 

-Oh, giusto. Il cibo per i tuoi amici- 

-Potremmo mangiare qui da te- propose. 

-Adesso autoinviti anche gli altri?- risi. 

-Perché no- sorrise. 

-Passi una bella serata con noi, te li faccio conoscere- 

-Ci sto- 

Emise un sorrise a trentadue denti e mi diede un bacio sulla guancia infinito. 

-Te li porto qui-

Neanche il tempo di girarmi  per dargli l’okay, che era già fuori dalla porta di casa a urlare come un pazzo. 

Ciao ragazze, sono tornata:3 
E sono arrivati anche tutti i ragazzi <3 <3 
Ahh, mi era mancato scrivere*-*
Allora, vi é piaciuto il capitolo? Fatemelo sapere, ragazzuole, sono curiosa <3 
Continuo, riempitemi almeno di 3 recensioni dai:3 
A presto <3 

 

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Capitolo 11
*** «I'll miss you ***


Narra: Ploon 

 

Balenai in piedi, trascinando le lenzuola del letto fino ai suoi piedi, non appena sentii il fastidioso rumore della mia sveglia. 

Ogni singola mattina, nell’ultimo mese, era stato Harry a svegliarmi: oggi, però, sarebbe stato tutto diverso. 

Il momento di andare a Parigi era arrivato! 

Non ero mai uscita dal mio piccolo paesino, era il primo vero viaggio che affrontavo.

Scesi le scale della mia villetta per recarmi in cucina e fare una colazione abbondante: presi due brioche al cioccolato e una tazza di camomilla, dopodiché andai a sedermi sul divano in soggiorno.

Mia madre dormiva ancora e, non volendo svegliarla, non accesi la televisione.

Sentivo il leggero ticchettio del mio adorato orologio a cu-cu a forma di gufo: molto probabilmente in altre mattinate mi sarei innervosita nell’ascoltare ogni secondo il suo incessante rumore, ma era l’ultima giornata che passavo ad Holmes Chapel, volevo fosse tutto perfetto. 

La tazza di camomilla che avevo tra le mani scottava, così, decisi di posarla sul tavolino basso di fronte a me e di approfittarne per girare l’ultima volta la mia adorata casa e salutarla adeguatamente. 

Provavo una sorta di malinconia nel lasciare per tre mesi l’unico luogo a cui ero sempre appartenuta.

Decisi di uscire nel giardino e sedermi sul prato, ammirando il grande albero di abete che avevo di fronte, su cui era appesa la mia altalena, e respirando ogni singola fragranza che il mio olfatto riconosceva. 

Soffermai per lo più lo sguardo sulla casa di fronte alla mia, quella di Harry. 

Era sveglio adesso?

La sera precedente lui e i suoi amici mi avevano salutata all’una di notte, forse erano ancora nei loro letti a dormire. 

Tutti quanti mi avevano fatto un ottima impressione, se fossi andata con loro in Grecia mi sarei sicuramente divertita molto. 

Liam, il ragazzo dallo sguardo rassicurante, era stato gentile ed educato fin da subito. 

Zayn, il moretto dagli occhi a mandorla, mi era subito parso intelligente e posato. 

Niall, il biondo irlandesino, mi colpì più di tutti: solare, sfacciato e ilare, mi aveva già soprannominata “La mia ragazza”, notando che proprio come lui avevo una passione sfrenata per il cibo. 

E infine Louis, mi sembrò pazzesca la somiglianza dei nostri due caratteri: tutta la sera aveva scherzato e fatto battute, non stancandosi un attimo di parlare. 

-Amore, non dimenticarti il portafoglio qui-

La voce stanca di mia madre risuonò non appena rientrai in casa. 

Era una donna sulla quarantina, sciupata per la sua età: la vedevo sempre poco durante il giorno, faceva il chirurgo pediatrico, era sempre in ospedale ad occuparsi dei suoi pazienti. 

Mi diede un bacio sulla guancia e andò verso la cucina. 

-Mi mancherai, mamma- le sorrisi. 

Ricambiò molto dolcemente.

-Vai con la tua macchina fino all’aeroporto?-

-Si, Simon mi aspetta lì-

-Stai attenta-

-Sai che puoi fidarti di me-

-Oh si, mi fido di te. E anche di Simon, ma tieni comunque gli occhi aperti e controllalo-

Passare così poco tempo con lei mi faceva apprezzare maggiormente i suoi pochi consigli. 

Mia madre era una donna intelligente, non era mai stata oppressiva con me, ma quando mi parlava per darmi delle dritte mi aveva insegnato a starla ad ascoltare attentamente. 

Salii in camera mia, presi le mie valige mancanti e le trasportai fino all’ingresso. 

-Divertiti, tesoro-

Mi aveva guardata sistemare i bagagli in macchina e poi aveva chiuso la porta. 

Per il viaggio mi ero vestita comoda: pantaloncini corti e bianchi, coda di cavallo, all star alte, maglietta nera a righe dello stesso colore delle scarpe e dei pantaloni e, infine, un goccio di matita e mascara sugli occhi. 

-Ti aiuto io-

Due braccia muscolose sollevarono senza fatica l’ultima mia valigia e la posarono delicatamente nel bagagliaio. 

Poi, il ragazzo, silenziosamente, si era andato a sedere nel posto del guidatore.

-Sono così fortunata da avere un tassista personale?- risi. 

Il giovane uomo mosse le labbra leggermente, imitando un sorriso spento. 

Mi sedetti anche io e iniziò a guidare. 

Fissai il suo volto assorto per l’intero viaggio. 

Continuavo a guardare la strada, taciturno. 

Non osai aprire la radio, volevo godermi quei momenti di silenzio con lui: a volte riuscivamo a capirci meglio non parlando. 

Quella notte non aveva dormito molto: il volto era stanco e due pesanti occhiaie regnavano sotto i suoi color smeraldo. 

I ricci erano spettinati e indossava una semplice maglia bianca e un paio di pantaloni lunghi e neri, come al solito. 

Il suo dolcissimo profumo di Chanel non si sentiva, stranamente. 

Forse se n’era dimenticato perché distratto dai propri pensieri, a volte succedeva. 

-Sei ancora in tempo per cambiare idea- 

Il suo viso era ancora serio. 

Non si voltò verso di me, porgendomi quella frase. 

-No. Non lo sono e lo sai- 

Semaforo rosso. 

Si fermò. 

Finalmente posò i i suoi occhi magnetici sul mio corpo, senza però dire una parola. 

-Mi mancherai-

Gli sorrisi teneramente, accarezzandogli la mano posata sul freno. 

Il suo sguardo si fece più rilassato e, questa volta, mosse le labbra per farmi un sorriso vero. 

In pochi minuti arrivammo all’aeroporto, silenziosi e seduti ancora per un po’, come per fermare il tempo e stare ancora insieme. 

-Siamo arrivati- dissi per rompere il ghiaccio. 

Corrugò la fronte e aprì la sua portiera, alzandosi e vedendo verso la mia. 

Sospirai. 

Sapevo che sarebbe stato più complicato del previsto salutarlo. 

Mi alzai anche io. 

Mi travolse con la forza di un abbraccio, all’improvviso, velocemente.

-Harry…- 

-Promettimi che mi chiamerai ogni sera- 

-Lo farò- 

-E che starai attenta-

-Non vado in guerra- sorrisi. 

-Lo so, ma saremo distanti e io non potrò fare nulla se ti accadrà qualcosa-

-Andrà bene- 

Annuì. 

-Tu cerca di non dimenticarti di me, ricciolo- 

-In effetti potrei farlo- 

Spalancai la bocca e gli diedi un pugno leggero sulla spalla. 

-E tieni chiusa quella bocca, pesciolino, ti entrano le mosche- 

-Stai un po’ zitto, scemo- 

-E comunque… mancherai anche a me…- 

-Lo so- 

Lo strinsi ancora più forte attorno alle mie braccia, rabbrividendo al pensiero di non vederlo per altri tre mesi. 

-Siamo resistiti cinque anni senza parlarci, questo non sarà nulla- cercai di convincermi.
-Mi autorizzi a darti un pizzicotto sulle tue chiappe dopo questa stronzata che hai detto?- 

-Neanche tra un milioni di anni potrai toccare le mie chiappe, stalcker!- 

-Questo é tutto da vedere- 

Mi scompigliò i capelli e mi diede un bacio sulla guancia. 

-Se Simon…- 

-Shhh, non iniziare- 

-A fare cosa?- 

-A trattarmi come se fossi la tua sorellina. Non ho più cinque anni, so badare a me stessa-

-Ho i miei dubbi- sghignazzò. 

-Sei uno stronzo e ti sto odiando- 

-Non é una novità- 

-No, infatti. Dovresti comportarti meglio con me- 

-E perché?- 

-Perché sono l’unica persona che ti sopporta- 

-Ho i miei dubbi anche su questo- 

Gli tappai la bocca. 

-Zitto e continua ad abbracciami, altrimenti faccio fuori il tuo “amichetto nascosto” in un solo secondo- 

-Tu non sei una ragazza, sei un mostro- 

-Un mostro capace di fare cose molto orribili- gli feci un occhiolino.

Alzò lo sguardo al cielo e tornò a stringermi tra le proprie braccia. 

Era normale volessi restare lì per sempre?

Avrei voluto dirglielo, ma forse era inappropriato.

Per un attimo Parigi scomparve dalla mia testa. 

“Grecia”

-Quella volta che hai parlato con Simon senza che mi dicessi nulla…- 

-Si?-

-Era per organizzare questa vacanza, vero?- 

-Si- i suoi occhi divennero ad un tratto più scuri. 

-Sei stato carino a fargli questo favore-

-L’ho fatto solo per te- 

Sorrisi. 

Era stato dolce. 

Perché era sempre così perfetto?

Possedeva una specie di formula magica?

Quale era il suo segreto?

-E la ragazza di cui ti sei innamorato? La conosco?- 

-Si- sorrise. 

-E’ mia amica?- 

-Una specie- 

Annuii. 

Mi bastava sapere questo. 

-Sono sicura riuscirai a conquistarla, non c’é ragazza che ti rifiuterebbe- 

-Compresa te?- 

Si avvicinò al mio volto, fissando i miei occhi color ghiaccio.

Portò la sua calda mano sulla mia guancia, dolcemente, accarezzandola lentamente. 

-Io sono fidanzata- sussurrai. 

-E se tu non lo fossi?- 

Rimasi lì, di fronte a lui, con lo sguardo fisso sulla sua bocca, in silenzio, senza emettere alcun suono. 

Scossi il capo. 

Perché mi chiedeva una cosa del genere?

Stava scherzando?

Sembrava così serio. 

-Ploon!- 

Simon comparve dal nulla, facendomi sobbalzare. 

-Vedo che sei in buona compagnia, ultimo saluto?- 

Entrambi annuimmo. 

Mi prese per mano molto velocemente. 

Harry sorrideva, come se nulla fosse accaduto. 

In effetti era proprio così, non era successo proprio niente. 

-Sei stato gentile a portarla qui e non lasciarla da sola-

-Avresti dovuto pensarci tu- 

Nella sua voce c’era un non so ché di sfida, ma il suo volto era rilassato e non sembrava arrabbiato o in vena di litigare.   

-Beh, io l’ho fatto solo per mezz’oretta, giusto?-

Vidi il pugno di Harry stringersi. 

Lo faceva sempre quando voleva trattenere la calma. 

-Ehm, ora dovremmo andare- 

Cercai di apparire il meno tesa possibile. 

Quei due iniziavano a lanciarsi frecciatine e sguardi maligni, nulla di buono si annunciava all’orizzonte. 

-Simon, prendi tu le mie valige?- 

-Certo- 

Gli diedi le chiavi della macchina e un piccolo bacio sulle labbra. 

Ci lasciò un’ ultima volta da soli. 

-Sei un attacca brighe- 

-Thzè, io mi diverto- 

Mi sorrise e passò la sua mano destra, la stessa con la quale mi aveva accarezzato la guancia, tra i miei capelli.

-Vuoi che mi tagli una ciocca dei miei bellissimi capelli biondi per te?- risi. 

Sospirò. 

-Sei davvero scandalosa- 

Riportò la sua mano a penzolargli lungo i fianchi. 

-Ciao pesciolino-

Un ultimo bacio sulla guancia e poi via, tornò verso la portiera del guidatore e l’ aprì.

 -Non combinare casini, Harry-

Sorrise. 

-Non senza di te-

Mi fece un occhiolino e si sedette, azionando il motore e partendo. 

Guardai la mia macchina partire, non allontanando il mio sguardo da lei per un solo attimo. 

-Pronta, amore mio?- 

-Certo- 

-Ci divertiremo- 

Ehi, ciao ragazze <3 Vi é piaciuto il capitolo? Cosa dite che succederà? Simon vi piace? Dai, sono curiosa di sapere le vostre idee a proposito! Fatemi sapere, a presto <3

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Capitolo 12
*** «Arya ***


Narra: Ploon. 

 

“Mi manchi” 

“Mi manchi anche tu”

“Vieni qui allora”

“Dici sul serio?” 

“Certo”

“Ma non posso”

“Si che puoi, basta volerlo” 

“Se fossi in me capiresti…”

“Ma io sono in te, ovunque tu vada. Ricordi?” 

Da piccolo me lo ripeteva sempre, indicandosi con un ditino la propria fronte: “Tu sei sempre qui”. 

“E io sempre qui” diceva indicando la mia. 

“Dovrei parlarti…” 

“Sarebbe meglio di persona, non credi?”

“Forse hai ragione” 

“Ho sicuramente ragione, Piccola Peste”

 

Ormai ero stufa di sentirlo solo per messaggio, avevo bisogno di vederlo e abbracciarlo. 

Un mese era già passato e Parigi era stupenda, ma non ero sicura di essere nel posto giusto al momento giusto. 

Ero con il mio ragazzo nel paese più romantico del mondo, ma non mi bastava. 

“Perché sei così complicata, Ploon?” mi ripetevo in continuazione. 

Simon sembrava felice. 

Ogni sera mi faceva una sorpresa ed un regalo, mentre io mi presentavo quasi sempre a mani vuote. 

Mi sentivo terribilmente in colpa. 

L’unica cosa che gli regalavo era il mio tempo al telefono passato con Harry tutte le sere, almeno per un’ora. 

Forse non dovevo più chiamarlo, non era giusto nei confronti del mio ragazzo perfetto. 

Forse, troppa perfezione porta alla noia. 

 

Discoteche, ristoranti chic, shopping, musei e quadri, piscina e sole, baci a abbracci… Eppure tutto questo non mi andava bene già più. 

Avrei preferito di gran lunga una spiaggia deserta dove passare il tempo a parlare e scherzare con i miei amici e le mie amiche. 

Non ero una ragazza abbastanza dolce e posata per passare tutte le mie vacanze in un posto come Parigi, e solamente con Simon. 

Non potevo però chiedergli di andarcene. 

Sarebbe stato come urlare: “Ehi, preferirei essere in un altro posto da quando ho preso l’aereo e ho fatto le valige”

Non volevo ferire i suoi sentimenti. 

Poi Hayley mi avrebbe ammazzata, tra l’altro. 

Forse doveva stare lei con lui, forse lei sarebbe stata perfetta come fidanzata. 

E poi perché teneva tanto a Simon?

Era suo amico, certo, ma mai nessuno tratta con così tanto riguardo una persona se non é attratta da lui. 

Avevo detto ad Harry di dover parlare con lui. 

Ma parlare esattamente di cosa?

Perché gli avevo inviato quel messaggio?

Capitano a tutti quelle sere in cui non fai altro che, sdraiata sul tuo letto con la mano in fronte, pensare alla prima persona che ti salta in testa ed iniziare a rimuginare sul passato e sul futuro, scrivendo ad un certo punto proprio a quel essere cose senza una logica. 

Io gli mancavo, questo lo aveva detto. 

Sorrisi al pensiero di quelle parole pronunciate dalla sua seducente voce bassa e roca. 

-Perché sorridi?- 

Simon fissava il mio volto in silenzio ormai da più di mezz’ora.

Io mi ero dimenticata di essere lì con lui, vagando nei miei pensieri. 

-Mi é venuta in mente una cosa, ma nulla d’importante-

Annuì lentamente, abbassando lo sguardo per parlare poco dopo.

-Ploon, vorresti essere da qualche altra parte in questo momento?- 

-No, certo che no…-

-Con qualcun altro?- 

-Dove vuoi arrivare, Simon?- chiesi confusa. 

-Dico solo che sei qui a Parigi con il tuo ragazzo e non sei felice come dovresti, forse c’é qualcosa che non va-

Quelle parole gelarono il mio cuore, capendo che ero riuscita a fargli ciò che lui non aveva mai fatto a me: farmi soffrire.

 

Narra: Harry. 

 

-Allora?- 

Scossi il capo, tornando con i miei pensieri nel mondo reale. 

-Si può sapere a cosa pensi?- 

Arya rise, come sempre. 

Era una delle ragazze più solari e allegre che conoscessi, insieme a Ploon. 

Nell’ultimo mese eravamo andati molto d’accordo. 

Da quando avevo lasciato Liz e Piccola Peste era partita, lei mi era sempre stata accanto: ascoltandomi quando avevo un dubbio, semplicemente guardandomi quando pensavo. 

-Quindi, occhi truccati o unghie con lo smalto?- 

La sera precedente avevo perso una scommessa… ed eccomi qui a farmi torturare. 

Arya sembrava piuttosto felice del fatto che presto o tardi mi sarei ridicolizzato davanti a tutti. 

Portava una semplice treccia rossa a lato della propria spalla, ricordandomi incredibilmente la mia Ploon. 

Due profondi occhi grigi, sempre in movimento, parevano non stancarsi mai di scrutare il mondo. 

Ogni tanto si strizzava il naso, era un suo particolare tic, che faceva sempre ridere tutti. 

Il tono della sua voce era alto e acuto, ma non fastidioso: era solo diverso dal comune. 

Non smetteva di parlare un attimo e per farglielo fare ero costretto a passarle sempre una mano sulla bocca, provocandole sempre un tenero sorrisetto divertito. 

In un mese avevo imparato che Arya, inspiegabilmente, non si arrabbiava mai e non era mai di cattivo umore.

Solare e dolce, poteva sembrare la ragazza perfetta per qualsiasi ragazzo. 

Troppo perfetta, quasi. 

Mi ero domandato più di una volta quale potesse essere un suo difetto: vivendo assieme si dovrebbero capire facilmente le imperfezioni degli altri. 

Zayn era troppo scontroso appena sveglio. 

Eleanor troppo precisa e pignola. 

Louis non sapeva mai darsi una controllata. 

Niall troppo curioso. 

Liam troppo attento alle proprie azioni. 

Perrie eccessivamente assillante, come mia sorella. 

Ma… Arya?

La migliore amica dell’irlandese non sembrava aver difetti. 

In pochi secondi cercai di trovare in lei qualcosa che non andasse, ma nulla. 

Continuavo a fissarla studiandola con attenzione. 

-Se non stai attento potrei affermare che tu ti sia innamorato di me, non smetti un attimo di guardarmi- mi fece un occhiolino e tornò a colorarmi di rosso corallo le mie unghie. 

Era divertente, per nulla al mondo permalosa, tirava su il morale alle altre persone come nessun altro. 

Mi continuava a mancare Ploon, ma per qualche strano motivo, avendo Arya al mio fianco, sentivo di avere anche un pezzettino di lei. 

Il mio pesciolino era diverso da lei riguardo pochi punti: era manesca, irruente, testarda, dolce come una palla da bowling sul cranio. 

Piccola Peste possedeva lati nascosti che non avevo visto mai in nessun’altra. 

… Tranne che in Arya. 

Quando la rossa si perdeva a guardare il mare con l’aria sognante e canticchiava a bassa voce una canzone, in lei vedevo la mia Ploon. 

A differenza che era estremamente facile capire i pensieri di Arya, lei non aveva problemi ad esporli. 

Piccola Peste, invece, si teneva sempre dentro di sé i propri sentimenti e le proprie idee. 

Da piccolo pensavo che i caratteri si potessero suddividere in “buio” e “luce”. 

Arya era sicuramente la Luce. 

Ploon era entrambi, Luce e Buio.

Amavo il suo lato solare quanto quello tenebroso, e mi affascinava che in una sola persona potessero esserci entrambi i poteri. 

Ploon era diversa da chiunque, era strana, per questo non riuscivo a sostituirla con nessuno. 

Ma lei stava con Simon adesso. 

Non lo avrebbe lasciato per nessuno, tantomeno per me. 

Lui c’era sempre stato per lei, da anni, di lui lei si fidava ciecamente.

E non potevo negare che in Arya non ci fosse qualcosa che mi intrigasse.

Molto probabilmente se avessi baciato la rossa a Ploon non sarebbe neanche importato nulla e, anzi, si sarebbe anche congratulata con me, dopo averla conosciuta: Arya le sarebbe piaciuta. 

-Sei fidanzata?-

Corrugò la fronte e sorrise poco dopo, alzando l’angolo del labbro sinistro.

-Perché t’ interessa?- 

-Beh, tu sai di me. Così siamo pari- 

-No-

-“No” non me lo dici o “No” non sono fidanzata?-

-No, non sono fidanzata- 

Sorrisi e tornai ad ammirarla in silenzio. 

-Niall mi ha parlato di una certa Ploon-

“Mi perseguita” pensai divertito e frustrato allo stesso tempo. 

-E che ti ha detto?-

-Oh, nulla di ché. Solo che ti sei preso una bella cotta per lei-

-Che pettegolo- bofonchiai. 

-E’ il mio migliore amico, parliamo di tutto. E’ normale- 

Fissò i suoi occhi grandi e grigi su di me.

-E mi ha anche detto che solitamente non ti interessa di nessuna, sono solo avventure le ragazze per te-

-Non é ve…- 

La sua voce, prima di poter tirar fuori la mia, echeggiò più forte. 

-Lei dev’essere davvero speciale- 

“Lo é” pensai. 

Ma non lo dissi. 

-Dov’è adesso?- 

-A Parigi con il suo ragazzo- 

Annuì silenziosamente, stupendomi.

-E adesso io te la ricordo- 

“Come cazzo ha fatto ad indovinarlo?” 

La guardai stranito, accigliando lo sguardo come per volere delle spiegazioni per quell’affermazione. 

-Non é difficile capirlo. Mi fissi in qualsiasi momento con uno sguardo estremamente malinconico. Quindi o sei pazzo o sei innamorato di una ragazza che mi assomiglia- 

-Forse sono pazzo- 

Emise una dolce e flebile risata. 

-Come fai?- 

-A capire quello che passa nella mente delle persone?- 

Annuii. 

-Osservo attentamente- 

 

La sera passò e la notte calò sull’isoletta, silenziosa e tranquilla.

Il barbecue, grazie all’opera della mia amica sulla mia faccia e sulle mie unghie, era stato uno spasso per tutti: molto probabilmente mi avrebbero conciato nuovamente in quel modo, soprattutto dopo il grande successo ottenuto. 

Uscii dalla mia tenda e mi inoltrai verso la collina elevata, a piccolo sul mare, che s’ ergeva al fianco del nostro accampamento. 

Quando non riuscivo a dormire salivo per quella scalata e mi sedevo con i piedi per aria in quel posto. 

Ero in Grecia, d’estate fa caldo, anche di notte, così indossavo una fresca canotta bianca e dei semplici boxer neri. 

Per fortuna avevo imparato che in quelle ore soffiava nell’aria un leggero venticello piacevole. 

Era tutto così perfetto lì, il posto adatto per pensare con tranquillità a qualsiasi cosa. 

-Non riesci a dormire, Haz?- 

Louis sbucò dietro di me, all’improvviso, come sempre. 

-Neanche te a quanto pare- 

Si sedette affianco a me, a gambe incrociate, guardando l’orizzonte. 

-Ho scelto bene questo posto- disse compiaciuto, ma serio. 

Io non mi mossi, continuai ad ammirare lo spettacolo della luminosissima luna sopra la landa blu che ci circondava. 

-Non ti ha chiamato stasera- 

-No-

Era la prima volta che accadeva. 

-Pensi sia successo qualcosa?- 

Scrollai le spalle, non avendo una risposta. 

Passò qualche minuto prima di affrontare l’argomento successivo. 

Mi mise una mano sulla spalla, sorridendo. 

-Arya é bella, non é vero?-

Annuii. 

-E andate molto d’accordo-

Questa volta, corrugai la fronte.

-Mi stai dicendo che dovrei provarci?- 

-Dico solo che anche lei é una brava ragazza, come Ploon.. Ed é libera, Harry- 

Non risposi a quella parole. 

Aveva ragione. 

Arya non era impegnata. 

Ed era anche interessante.

-Pensaci- 

Si alzò da terra, aiutandosi tramite la mia spalla, e tornò indietro senza aggiungere altro.

 

Narra: Ploon. 

 

-La smetti di fare quelle valige e mi spieghi cosa é successo?- 

“Grecia sto arrivando” pensai. 

-Ci siamo lasciati: non é difficile da capire, Hayley-

-Così? A caso?- 

-Lo ha deciso lui, in verità- 

“Sei ancora innamorata di Harry, non é vero?” mi aveva chiesto. 

E con il tempo mi ero resa conto che aveva ragione, era ancora così. 

Era sempre stato così. 

Avevo negato a me stessa di provare qualcosa per lui solo per non voler soffrire ancora, perché per nulla al mondo il Mio Tesoro avrebbe scelto me come ragazza. 

Ma adesso non importava più. 

Non importava se avevo ragione o torto, se lui mi amava oppure no. 

Adesso volevo solo rivederlo e stringerlo. 

Volevo urlagli il mio amore, nonostante tutto e nonostante Liz.

“Perché se ami qualcuno devi diglielo, anche se credi che creerà dei problemi o potrà rovinare la tua vita. Dillo con forza e ricomincia da lì” avevo letto una volta in un libro. 

-E tu non hai opposto resistenza?- 

-No- 

La faccia di Hayley era un tantino sconvolta, era successo tutto talmente in fretta. 

Adesso le stavo facendo le valige, sarebbe venuta con me. 

-Faith e Zoe ci aspettano già all’aeroporto- 

Non disse nulla. 

La presi per mano e le diedi un bacio. 

-Simon é qui ad Holmes Chapel?- 

Alzai gli occhi al cielo. 

-La smetti di parlare di lui? Sono stufa- 

-Scusa se sono preoccupata per il mio amico- 

-Sono anche io tua amica, Hayley! Sembra te ne sia dimenticata. Non fai altro che parlare e preoccuparti di lui da mesi- alzai il tono della voce, esasperata. 

-Scu…- 

-Voglio la mia migliore amica indietro, ADESSO!- 

-Scu…-

-E non voglio più sentire parlare di Simon! Gli voglio ancora bene, é logico che mi sia preoccupata anche io per lui, ci tengo ancora. Però mi ha lasciata e non vorrei più parlarne!-

-SCUSA!- 

Mi ammutolii, riprendendo fiato. 

-Hai ragione, sono stata una stronza- 

Annuii, correndo ad abbracciarla. 

-Ti voglio bene, Ploon. Lo sai- 

-Anche io- 

Ehi, ragazze <3 
Ciao! 
Che ve ne pare di Arya? A me piace moltissimo come personaggio e presto ci saranno delle belle/brutte (dipende dai punti di vista) sorprese che la riguarderanno*-*
Contente della separazione di Simon e Ploon? 
E tra quella di Liz e Harry? 
Forse avreste preferito vedere la reazione di Liz alla notizia;) Ahah ma tornerà.. Tornerà.. :')
Fatemi sapere, care <3 Sono curiosissima per questo capitolo delle vostre impressioni! 
Ciao belle, recensite in tante <3

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Capitolo 13
*** «You need to be careful to Harry ***


Narra: Niall. 

 

Arya continuava, da ore ormai, a fissare il corpo di Harry mentre, appunto, quest'ultimo cercava di rimontare la propria tenda, caduta durante la notte per non so quale ragione. 

Solo lui a volte riusciva a combinare certi disastri. 

Molte volte avevo richiamato l' attenzione della mia migliore amica, ma non ci fu verso di farla voltare verso di me. 

Presi un secchio, vicino al falò della serata precedente, e lo riempii d'acqua. 

Di soppiatto, per non dare troppo nell’occhio, mi avvicinai al suo corpo estremamente delicato e le scaraventai la gelida acqua della mattina addosso.

Per alcuni istanti tacque. 

Poi, sfortunatamente, iniziò ad urlare e parlare a raffica come al solito. 

Dopo essersi strizzata i lunghi capelli rossi, disse ridendo: “Me la paghi prima o poi, biondino”

-Non é colpa mia se devo arrivare alle misure estreme per avere la tua attenzione- ammisi, portando le mie mani dietro il capo. 

-Ero solo soprappensiero- 

Tirai un occhiata ad Harry, per far intendere ad Arya cosa stessi pensando. 

Scosse il capo con uno sguardo colpevole. 

-Sei fuori strada-

-Ammettilo- 

Le feci un occhiolino e continuai a studiare il suo volto, sorridendole maliziosamente.

-E’ bello, non si può dire il contrario- 

-E ti piace- 

-Vuoi urlare un po’ più forte?- 

Iniziai a farlo, quando, quel maledetto secchio che un tempo era stato tra le mie mani, mi arrivò sullo stomaco, appena sfiorandolo. 

-Hai una pessima mira o sei estremamente innocua?-

-Indovina- 

-La mia Arya non riesce a fare un graffio ad una mosca, é troppo buona-

Sorrise compiaciuta e si avvicinò al mio corpo velocemente. 

-C’é sempre una prima volta però- rise.

Le tappai la bocca e l’abbracciai forte, riempendola di baci sulla guancia. 

Corrugai la fronte.

Aveva uno strano profumo. 

-Che c’é, Niall?-

-Questo é un profumo da uomo-

-Ti chiamerò Toby, hai un olfatto invidiabile, cagnolino- sorrise spettinandomi i capelli biondi. 

-Harry mi ha prestato il suo, il mio é finito- continuò.

-Adesso vi scambiate anche i profumi? A quando le nozze?- 

Alzò gli occhi al cielo e mi diede un semplice bacio. 

-Sei scemo, però ti voglio bene lo stesso- 

-Ci mancherebbe altro- 

 

Dopo aver aspettato che si asciugasse e cambiasse vestiti, Arya mi raggiunse sulla riva. 

Indossava un lungo vestito grigio con delle perle sulla vita e teneva un braccialetto argento, ornato di perline a forma di pesce, sul polso.

I lunghi capelli rossi, ormai asciutti, le cadevano fino a metà schiena, mossi.

Aveva anche aggiunto ai propri occhi un filo di mascara e matita nera. 

A volte mi perdevo ad ammirarla, era davvero la ragazza più incantevole che conoscessi.

-Di cosa volevi parlarmi?-

Si sedette su un tronco, poggiato sulla sabbia, e aspettò di sentire la mia voce. 

Presi una pietra poggiata affianco a me e la lanciai in mare, facendola rimbalzare due o tre volte. 

Lei sorrise, e fece lo stesso. 

-Sei bellissima- 

I suoi occhi grigi s’addolcirono e parve mi sussurrarono: “Grazie”

-Ma devi stare attenta con Harry- 

 

Narra: Harry. 

 

Finito di ricostruire la mia dannata tenda, che Perrie aveva distrutto tirandole una pallonata, presi un foglio di carta ed una chitarra, dirigendomi poi verso il bosco dietro il nostro accampamento. 

Quella notte mi erano venute un sacco di idee per scrivere una canzone. 

Avevo sognato una melodia, e adesso volevo cercare di comporla. 

Solitamente avrei chiesto aiuto a Niall, lui é quello bravo con la chitarra, ma questa volta era diverso: il testo sentivo fosse solo mio. 

Mi sedetti per terra, con la schiena appoggiata ad un tronco d’albero. 

Un mucchio di parole girava confuso all’interno della mia testa. 

Scarabocchiai qualche strofa, poi il ritornello. 

Intorno a me s’ ergevano altissimi pini e ogni tanto vedevo cadere dai loro rami qualche pigna o foglia secca. 

Alle volte, quando mi distraevo dal mio lavoro, riuscivo a sentire il canto dei diversi uccelli che regnavano in quel bosco e raramente riuscivo anche a vederli.

Quando componevo canzoni mille pensieri vagavano dentro di me, sempre: dai più banali ai più complessi. 

Ploon la sera precedente non mi aveva chiamato, e neanche quella prima.

Iniziavo ad innervosirmi. 

Le era successo qualcosa, ne ero sicuro, e io non potevo sapere nulla. 

Molte volte mi era venuto in mente di chiamare Simon, ma subito dopo mi ero dato del “coglione” per avere avuto un’ idea del genere. 

“If only time can just turn back”

“Oh, how i wish that was me”

“Tearing me apart cause you don’ t see”

“I hear the beat of my heart getting louder whenever i near you”

“Because i've got three little words that i' ve always been dying to tell you”

Tanti piccoli versi uscirono dalla mia testa uno ad uno. 

Canticchiavo qualche pezzo per vedere quale parola aggiungere, o togliere. 

Decisi di arrangiarmi solamente con la mia voce quando notai che con la chitarra non ci sapevo praticamente fare. 

L’immagine di Ploon insieme a Simon, a Parigi, continuava a perseguitarmi, facendomi scrollare la testa ogni volta volessi dimenticarli. 

Poi mi focalizzai su alcuni ricordi ormai lontani, ai tempi della scuola, quando era tutto diverso.

 

Quando mi alzai, mi accorsi di aver passato quasi l’intera giornata in quel posto, notando che non filtrava più luce all’interno del bosco. 

Mi alzai indolenzito e leggermente stanco, presi la chitarra, misi il foglietto stropicciato della canzone nella tasca dei miei pantaloni e iniziai ad incamminarmi verso l’accampamento. 

Mentre camminavo, con i piedi prendevo a calci i rametti sottili che mi capitavano a tiro. 

Mani in tasca e testa bassa, continuai a pensare alla conversazione che avevo avuto con Louis alcune sere prima. 

L’immagine di Arya mi rendeva felice e inquieto allo stesso tempo. 

Pensando che non avrei potuto aspettare Ploon per sempre, decisi di fare qualche passo verso la rossa. 

Forse avrei potuto provare a baciarla e vedere se ci stava. 

In fondo, non c’era nulla di male nel divertirsi e magari innamorarsi di qualcun’altra. 

Non appena sentii il rumore delle onde incresparsi capii di essere davvero vicino alla spiaggia. 

Mi fiondai immediatamente dentro la mia tenda e mi coricai a pettorali all’aria per risposarmi solo un po’. 

-Hai preso tu la mia chitarra!- 

Poggiai il mio corpo, ancora mezzo disteso, sui gomiti. 

La voce dell’irlandese risuonò come una bomba in campo da guerra. 

Alzai gli occhi al cielo, esausto. 

-L’ho cercata tutto il giorno!- 

Riuscivo a notare dietro di lui il corpo di Arya, eretto: sembrava divertita dalla scena. 

-Pensava che Louis gliel’avesse cacciata in acqua- 

Le sorrisi e lei ricambiò. 

-La prossima volta almeno dimmi che l’hai presa- 

Prese la sua adorata chitarra tra le mani e uscì dalla tenda ancora lamentandosi. 

-Sai suonarla?- 

Chiese la rossa indicando lo strumento mentre si allontanava sempre più. 

-Più o meno- 

 

Narra: Arya. 

 

Sembrava stanco. 

Gli occhi color smeraldo erano spalancati, come se avessero raggiunto già il massimo del loro compito giornaliero e volessero chiudersi disperatamente. 

Posò la testa sul cuscino dietro di lui non appena mi rispose e portò le proprie mani sul volto, emettendo un sospiro.

-Dove eri finito?- domandai curiosa. 

Era sparito per tutto il giorno e tutti c’ eravamo chiesti dove fosse andato.

Louis aveva detto di averlo visto dirigersi verso il bosco da solo, così avevo pensato di non raggiungerlo, magari non voleva nessuno accanto. 

Con la mano, senza alzarsi, indicò la posizione della foresta. 

Dopo alcuni istanti mi coricai affianco a lui, in silenzio. 

Niall poche ore prima mi aveva parlato del riccio molto attentamente. 

Secondo il mio migliore amico dovevo stare attenta ai miei sentimenti, a non prendermi una bella cotta prima che fosse troppo tardi. 

Lui era convinto fosse perdutamente innamorato di una certa “Piccola Peste”. 

“Non ho mai visto Harry comportarsi così con una ragazza” mi aveva detto. 

Ma con me era stato gentile.

Non mi aveva dato l’impressione di uno che se ne frega dei sentimenti delle persone. 

Non mi aveva usata per portarsi a letto qualcuna.

Forse mi sbagliavo, forse no. 

Continuavo a guardarlo così silenzioso e tranquillo, e, più lo facevo, più mi chiedevo quale realtà celasse al suo interno. 

-Harry…- 

Lentamente aprì gli occhi, poggiando il suo sguardo sul mio, serio. 

-Quando senti la frase “Era del tutto imprevedibile” a cosa pensi?-

Corrugò la fronte e cambiò direzione del suo volto, porgendolo verso l’alto. 

Rilassò il viso e sorrise poco dopo.

-A te- 

-A me?- 

-Si- 

I nostri occhi si ammirarono ancora per una decina di secondi, dopodiché, lui tornò a chiuderli. 

“A me?” continuavo a domandarmi. 

-Perché a me?- chiesi incuriosita. 

Ma lui si era addormentato proprio come un bambino, in un minuto. 

Mi avvicinai al suo corpo e chiusi gli occhi, sperando di svegliarmi di nuovo accanto a lui per avere una risposta. 

 

Narra: Ploon. 

 

In un paio di giorni, con una tappa a Roma e un’ altra ad Atene, arrivammo a destinazione. 

Le due gemelle erano entusiaste di trascorrere i successivi sessanta giorni di vacanza in un’isoletta calda e accogliente. 

Hayley, invece, già si tormentava per sforzarsi di rendere sopportabile l’immagine di Harry. 

Chiedemmo informazioni a molte persone, e, alla fine, scoprimmo quale battello dover prendere per arrivare sull’isoletta che avevano affittato i miei amici, evidentemente ricchi dopo tanto successo per tutta l’Inghilterra.

Non sentivo più Harry da una settimana ormai, volevo fargli una sorpresa. 

-Forse dovresti chiamarlo per avvertirlo del nostro arrivo- mi ripeteva in continuazione Hayley preoccupata. 

-E se poi non trovassimo nessuno perché se ne sono andati?- 

Per tutto il viaggio misi all’interno delle mie orecchie le cuffie, così da non ascoltare le sue paranoie tutto il tempo. 

Le avevo dato un bacio, le avevo sorrise e poi: “Addio Hayley”

 

Il mare era limpido, il sole batteva più forte che mai, l’aria calda muoveva i miei capelli biondi dolcemente. 

Non appena scesi dal battello toccai l’acqua fresca, bagnandomi il viso abbronzato.

Mi tolsi le scarpe e le lanciai in una delle valige che avevo portato con me. 

Il vecchio signore, che ci aveva accompagnate fino all’isola, ci disse di aver lasciato i nostri amici  

dall’altra parte dell’isola, e, quindi, di passare attraverso il bosco per arrivare da loro. 

Troppo eccitata di essere nel posto in cui avrei ritrovato Harry, non ascoltai le mie amiche, e, insieme ai miei bagagli, senza fermarmi un attimo, mi diressi verso la destinazione. 

Hayley, Zoe e Faith rimasero ancora un po’ sulla spiaggia, a riposarsi. 

Ogni singola zona di quel posto mi entusiasmava e cercavo di notare ogni particolare: dal fiorellino viola accanto ai grandi tronchi, ai diversi tipi di alberi che mi circondavano. 

Il profumo del mare inondava l’intera isola e la gradevole ombra che procurava la foresta produceva uno smisurato piacere. 

A volte riuscivo a notare alcuni scoiattoli saltellare da un ramo all’altro e ad ascoltare la melodiosa voce dei passeri. 

Era quasi giunto il tramonto, la luce rosa compariva appena tra lo spazio d’aria di un albero e quello di un altro. 

Mi sedetti per qualche istante su una grande pietra grigia, posando i miei bagagli. 

Vidi in lontananza arrivare le due gemelle insieme alla mia migliore amica. 

Tutte quante sembravano felici e curiose del posto in cui erano capitate.

Mi rialzai e gli pronunciai un semplice: “Siamo quasi arrivate” indicando la vicina spiaggia che s’intravedeva. 

Ripresi le mie valige, sorrisi a tutte, e mi riincamminai sulla strada già iniziata. 

Ad ogni passo sentivo il cuore battere sempre più forte, come capitava ogni volta che dovevo rivederlo per la prima volta durante la giornata.

Buttai fuori un lungo e lento respiro, per calmare le emozioni. 

Ed eccomi fuori, fuori dalla foresta. 

Sorrisi non appena vidi una ragazza dai capelli biondi e Zayn giocare a pallone, doveva essere Perrie. 

Cercai di non farmi notare e mi appollaiai dietro ad una grande tenda arancione, sgattaiolando al suo angolo per scrutare i dintorni. 

Liam era seduto attorno ad un falò, cercando di accenderlo. 

Louis e Eleanor, immagino, erano in mare a farsi un bagno.

-Ploon- 

Saltai in aria non appena sentii pronunciare il mio nome. 

Mi voltai verso quella voce e vidi il sorridente irlandese salutarmi con una mano.

Mi prese la mia e mi aiutò ad alzarmi. 

-Che ci facevi in quella posizione?- rise. 

-Sorpresa!- dissi in tono buffo e impacciato.

Pochi istanti dopo mi ritrovai anche Liam accanto. 

-Non eri a Parigi?- chiese confuso. 

-E’ una lunga storia- sghignazzai. 

Hayley, Zoe e Faith sbucarono dal bosco non appena Niall pronunciò il nome del mio migliore amico. 

Stetti a sentire cosa aveva da dire il biondo, non curandomi delle mie amiche. 

-Ti sei portata anche loro- aggiunse piacevolmente sorpreso, non appena le notò. 

-Si, scegline una. Adesso però dimmi dov’è Harry- dissi tutto d’un fiato. 

Sbarrò gli occhi e rise. 

-Ti ci porto io da lui- 

Il sorriso di Liam mi rassicurò. 

-Andiamo- 

La voce dell’irlandese risuonò calda e dolce: “Vi aiuto a fare le tende, ragazze” aveva detto. 

 

Narra: Arya. 

 

-Mi offende il fatto che tu mi reputi simile ad un’altra ragazza- risi. 

-Perché?- 

Sembrava divertito da quella mia strana affermazione. 

-Perché io sono speciale ed unica- 

Emise un leggero versetto sospetto, come se si stesse prendendo gioco di me deridendomi. 

-Cos’era quel suono?- 

-Quale suono?- 

-Quello che hai appena fatto-

-Non ho fatto nessun suono- 

I suoi occhi dicevano il contrario. 

Erano vispi e allegri, come quelli di coloro che hanno appena mentito. 

-Vorrei conoscerla- dissi portandomi entrambe le mani sui fianchi. 

-Sei curiosa- constatò. 

-Proprio come lei- disse. 

-Ma…- 

-E anche lei sta sempre in quella posizione- 

Continuava a sorridermi. 

E io ricambiavo, naturale. 

Mi piaceva farlo ridere.

Mi piaceva quando due fossette minuscole gli comparivano sul volto. 

-E anche lei é pazza quanto me?-

Cercai di sfidarlo. 

Annuì. 

-E’ rossa?- 

Questa volta scosse il capo. 

-E com’é?- 

Non mi rispose. 

Focalizzò la sua attenzione su un punto fisso dietro il mio corpo. 

Tornò serio, quasi con volto sorpreso. 

Fece cadere la pietra che teneva tra le mani e poco dopo averlo fatto, sussurrò: “Così”.

Girai il mio corpo nella direzione in cui si era incantato. 

Sentii il vento scompigliarmi i miei lunghissimi capelli rossi. 

Alcuni secondi dopo mi accorsi che, però, non era stato come avevo creduto. 

Era stato il passaggio velocissimo di Harry a muovere la mia chioma. 

Vidi il suo corpo allontanarsi dal mio, velocemente, per correre a sollevare con le proprie braccia un’altra ragazza. 

Ciao ragazzuole <3 
Ed ecco un altro capitolo, spero vi sia piaciuto! E' anche più lungo del solito Ahah*-* 
Allora... Che ve ne pare? 
Ploon é tornata da Harry finalmente:3 
Ma Arya che fine farà?
E l'irlandese che intenzioni avrà?
Nialler molto presto entrerà in aione;) <3 
Spero di avervi incuriosite Ahah Alla prossima <3 

 

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Capitolo 14
*** «You sleep with me ***


Narra: Ploon. 

 

-Lasciami fare, Harry-

-Non sei capace- sorrise. 

Prese con le proprie mani la tenda che avevo riposto disordinatamente nella mia valigia. 

-E questa cosa sarebbe?- 

Continuò a fissare quella specie di “cosa” ormai completamente stropicciata e quasi strappata. 

-Sei un disastro, non una ragazza- rise. 

-Shhh. Fammi fare, sono capace a montarla in tre secondi. Sono stata una scout, ricordi?- 

Vidi il suo sguardo alzarsi in cielo. 

Gli strappai dalle mani quel dannato affare. 

-Almeno le vuoi le istruzioni?- 

-Non mi servono- 

-Sei peggio di un mulo- 

-Anche tu non scherzi- 

Lo vidi correre verso la propria tenda per prendere un foglio. 

“Non si fida proprio” pensai. 

-Facciamo una sfida- disse compiaciuto della propria idea. 

-Io smonto la mia tenda, così vediamo chi la fa più velocemente- 

-E chi vince cosa ottiene?- 

-Una settimana di servigi dell’altro- 

-Ci sto- 

Sorrise e iniziò a leggere quel pezzo di carta che teneva custodito tra le proprie mani.

-Non vale così- 

Glielo strappai immediatamente dalla presa. 

Gli sorrisi astutamente. 

E corsi. 

Corsi verso il mare. 

Vidi il suo sguardo congelarsi immediatamente. 

Sbarrò gli occhi e venne verso di me, come un pazzo. 

-Ploon!- 

3…2…1… 

-Istruzioni, bye bye-

Frantumate e gettate il più lontano possibile.

Vidi la sua faccia sprofondare nella preoccupazione. 

Le sue enormi mani s’incontrarono con la sua faccia. 

Gli mandai un bacio in lontananza e tornai alla spiaggia, il più in fretta possibile per riuscire a guadagnare secondi indispensabili. 

Arrivò dopo alcuni istanti, gelandomi con lo sguardo.

-Sei finita, Piccola Peste-

Non potei che ridere al suono di quell’affermazione.

-Ma se non sai nemmeno da che parte cominciare- 

Gli feci un occhiolino, che sapevo l’ avrebbe irritato, e tornai a fissare quell’orrenda tenda stropicciata che avevo di fronte. 

 

Narra: Arya. 

 

Erano le persone più strane del mondo insieme. 

Harry non sembrava nemmeno lui. 

Solitamente taciturno e misterioso, con lei sembrava diventare un’altra persona: più solare e loquace. 

Vederli montare le tende era stata un vero spasso.

-Hai bisogno di una mano, bimbo?- gli aveva urlato lei.

-Non mi sembra che tu sia a buon punto, genio-

Ploon non faceva altro che riempirlo d’ insulti e ridere. 

Mentre lui fissava sempre attentamente quello che faceva la sua adorata Piccola Peste.

Ad un certo punto, dopo aver tentato di montare quelle tende mille volte, lei disse: “Promettimi che non ti arrabbi…”

Lui cadde in ginocchio sulla sabbia, facendo cadere il proprio viso disperato su un asciugamano lì vicino, aspettandosi già la risposta. 

-Harry…- Ploon cercò di trattenere il suo tono divertito, facendo finta di fare la persona seria. 

-Ti ascolto- aveva detto rassegnato. 

Anche lei si era lasciata cadere a terra, esausta, praticamente improvvisamente. 

-Mi credi se ti dico che non ricordo assolutamente come montare una tenda?- 

Ammetto che pensai: “Ha proprio una faccia da culo”.

Ma sorrisi nell’ascoltare quella sua domanda innocente.

Harry fece una faccia buffa. 

-Non mi dire- sbottò sarcastico. 

Lei non smetteva di ridere, divertendosi vedendo quell’espressione sul volto di Harry. 

-Dai, Harry. Non é così grave- ammise rialzandosi. 

-Posso chiederti una cosa?- 

Il ricciolo alzò lo sguardo verso la sua migliore amica. 

Lei annuì. 

-Mi spieghi che razza di boy-scout fossi? Dormivi la notte o  cercavi di montare una dannata tenda?- 

Lei si grattò il capo, cercando di ricordare. 

Poi scrollò le spalle. 

-Beh…- 

All’improvviso Harry scoppiò in una fragorosa risata senza sosta. 

-Cosa ci trovi di tanto divertente?- disse seccata. 

-Potrei immaginarmi la scena… Se non ci fossero state altre persone molto probabilmente saresti morta azzannata da un orso o da un lupo-

-Oh, ma smettila. So montare una tenda, solo che preferisco dormire all’aperto- 

Non avevo mai visto Harry divertirsi in quel modo.

Portò le proprie mani sullo stomaco e si coricò completamente sulla sabbia, con le lacrime agli occhi.

-La smetti?- 

Dopo aver visto che il riccio non aveva intenzioni di terminare di ridere, Ploon prese i suoi picconi e tutto il resto e provò un’altra volta a montare il tutto. 

-Ti faccio vedere io- borbottò. 

Harry, dopo cinque minuti, alzatosi in piedi, andò verso di lei e cercò di aiutarla. 

Erano proprio due frane, non si poteva dire il contrario. 

Ma dopo alcune ore, dopo che mi feci un bagno con Niall e Liam, terminarono il loro lavoro stanchi, ma soddisfatti. 

-Dormi con me tu, pesciolino- le disse.

-Come scusa?- 

-Per forza. Abbiamo montato solo una tenda, ed é la mia- 

Vidi il capo di Ploon scontrarsi contro il petto di Harry, come se avesse voluto compiere quel gesto per reggersi la testa, sfinita e senza più forze. 

-Ti detesto, Styles- 

-Non sono io che ho frantumato le istruzioni- disse sorridendo, sistemandole i capelli in disordine. 

-Non le leggo mai- sentii bofonchiarla. 

Ad un tratto le parole di Niall mi rimbombarono nella mente. 

“Non l’ho mai visto comportarsi in quel modo con nessuna ragazza” aveva detto. 

E aveva ragione, solo adesso lo capivo.

Guardava Ploon proprio come un ragazzo dovrebbe guardare la propria ragazza, ammirandola mentre sorride e preoccupandosi non appena quest’ultima fa una smorfia. 

Harry sorrideva, e non lo avevo mai visto farlo in quel modo per nessuno. 

 

 Narra: Ploon. 

 

Non appena sistemai le mie cose all’interno della tenda, e Harry fece lo stesso, fu l’ora del falò. 

Solo un avvertimento. Fai attenzione a Niall, potrebbe farti concorrenza per il cibo” mi aveva avvertita un’ora prima.

Mi cambiai velocemente, vestendomi molto comoda, e corsi fuori dalla mia nuova casetta minuscola, correndo attorno al fuoco. 

Stavo stringendo la mano di Harry, per non so quale ragione. 

La lasciai immediatamente non appena vidi l’irlandese attaccato al mio cibo, proprio come se fosse un morto di fame. 

-Non osare mangiare tutto!- gli urlai contro.

-Alleluia. Vi ci é voluto un po’ per montare la tenda eh- 

La voce divertita di Louis la riconobbi immediatamente, ma non mi soffermai a rispondergli: ero indaffarata a mangiare ottimi wrustel cucinati da Zayn e Perrie. 

-Colpa della boy-scout- questo era Harry, sicuramente. 

Lo fulminai con lo sguardo, lui mi sorrise invece. 

Soltanto nel tempo per compiere quel minuscolo gesto, Niall mi fregò dal piatto tre patate arrosto.

-Sembrate due bambini- aveva commentato Eleanor ridendo. 

-Ce l’ho fatta! E’ da questo pomeriggio che sogno questo momento!- urlò il biondo con la bocca piena. 

Gli lanciai una salsiccia in faccia. 

Nessuno poté capire mai quanto abbia goduto in quel momento. 

-E ora me la riprendo- dissi con uno sguardo compiaciuto in volto.  

Non potei far a meno di notare che Arya era seduta affianco ad Harry, e non facevano altro che ridere e scherzare insieme. 

Lei si era dimostrata fin da subito davvero dolce e simpatica, ma non so per quale motivo, in quel momento avrei voluto davvero buttarla in mare e prendere il suo posto. 

“Dannate me e la mia fame!” pensai. 

Continuai a fissarli per tutta la cena, notando lo sguardo di Zayn divertito nel vedermi penare.

 

-Vi va di suonare e di cantare attorno al fuoco?- 

Amami immediatamente l’idea di Liam. 

Avevo sempre sognato farlo, fin da piccola. 

Presi la chitarra vicino a me e la lanciai a Niall, che mi sorrise compiaciuto da quel gesto. 

-Facci sognare, biondo- lo incitai. 

Vidi una smorfia comparire nel volto di Harry. 

Che avevo detto di male?

“More Than This” ecco la canzone che aveva incominciato a cantare Liam. 

Capii immediatamente che fosse uno dei loro pezzi. 

Le parole erano bellissime e le loro voci mozzafiato. 

Perrie, sorridente, cantava insieme a loro, divertendosi, durante il ritornello. 

Eleanor, invece, non faceva altro che guardare Louis, con lo sguardo più innamorato che avessi mai visto. 

Lui la teneva sotto-braccio, rivolgendole sguardi dolci ogni volta che pronunciava una nota. 

Erano davvero stupendi.

Poi toccò ad Harry. 

La sua voce bassa, roca e penetrante mi trapassò il cuore con delicatezza. 

Rabbrividii. 

Notai di avere la pelle d’oca, così, mi strinsi le braccia attorno al petto.

Sebbene non fosse la prima volta che l’ascoltavo cantare, poteva sembrarlo: ogni emozione che la sua voce mi suscitava era perfettamente identica alla prima. 

Gli sorrisi. 

Lui non lo fece. 

Teneva il suo volto fisso sul fuoco, ogni tanto spostandolo verso di me, serio e concentrato. 

I suoi occhi color smeraldo sembravano così profondi adesso, illuminati dalla luce proveniente dal focolare. 

Sentii avvampare le mie guance, fino a quando non dovetti toccarmele per verificare che non stessero esplodendo. 

Vidi lo sguardo di Zayn focalizzarsi su di me, studiandomi. 

Io corrugai la fronte per un attimo, poi, mi voltai da un’altra parte per non fargli capire di essere in imbarazzo per colpa del riccio. 

Vidi sussurrò qualcosa a Perrie, che annuì e sorrise molto dolcemente. 

Fu la volta di Niall. 

Lui, anche mentre cantava, sembrava ridere.

Era il ragazzo più solare e amante della vita che avessi mai conosciuto. 

E notai qualcosa di diverso nel comportamento di Zoe. 

Adesso si era ammutolita, ascoltando attentamente ogni singola nota dell’irlandese. 

“E se…?”

Sorrisi al pensiero che, forse, non ero l’unica innamorata, ma non fidanzata, in quella gabbia di matti . 

 

Verso le due di notte, dopo i primi sbadigli di Hayley, gli altri decisero di andare a dormire. 

Io non avevo sonno, come al solito. 

Sbuffai al pensiero di dovermi coricare.

Andai nella mia tenda e trovai Harry con solo dei boxer neri addosso. 

I suoi pettorali erano completamente nudi e le sue braccia muscolose in perfetta vista.

“Come posse resistere a non saltargli addosso?” pensai. 

Studiai il suo corpo in silenzio, mentre lui era indaffarato a mettere le sue cose in ordine. 

-Sono attraente, lo so- disse dopo svariato tempo che mi guardava divertito. 

Scossi il capo e gli feci una smorfia.

-Stai zitto, scemo- 

Mi scaraventai a peso morto sul mio sacco a pelo, affondando il volto sul cuscino. 

-Ehi-

Sentii il suono della sua voce incredibilmente sexy sussurrarmi nell’orecchio. 

Saltai in aria. 

Sghignazzò e si voltò dalla mia parte opposta, facendomi un occhiolino. 

-Se devi cambiarti, fallo adesso, prima che io cambi idea-

-Non mi fido. Dov’è il trucco?- 

-Muoviti, pesciolino- 

Mi tolsi la maglietta e presi dalla mia valigia un pigiama grigio con i bordini rosi, sul quale c’era disegnato sopra un elefante che rideva.

Quando ebbi finito, presi per il collo Harry, da dietro, e lo feci scivolare sul suo sacco a pelo. 

-Vuoi stuprarmi?- chiese evidentemente divertito da quel gesto.

-Ti piacerebbe- 

Mi diede un semplice bacio sulla guancia e chiuse gli occhi.

-Harry… Sei sdraiato per metà sul tuo e per metà sul mio di…-

Mi fermai non appena lo sentii russare. 

“Non é possibile” pensai.

Alzai lo sguardo al cielo e gli strizzai il naso più volte, come sempre. 

-Ti odio- gli sussurrai, sperando mi potesse sentire mentre dormiva.

“Ma tengo a te più che a qualsiasi altro”

Sorrisi al pensiero che, un giorno, forse, quelle parole gliele avrei pronunciate davvero. 

 

Se c’é una cosa che davvero detestavo era il rumore fastidiosissimo che produceva Harry quando dormiva.

Provai di tutto: mi tappai le orecchie, gli tirai cuscinate, misi la testa sotto il mio sacco a pelo… Ma neanche morta riuscii a farlo smettere.

Uscii esasperata dalla mia tenda. 

La notte era la parte della giornata che preferivo. 

Le stelle splendevano e un piacevolissimo vento fresco mi sfiorava il volto. 

Mi distesi sulla sabbia, a pochi metri dal mare. 

Era già passato il primo giorno in quella fantastica isoletta e l’unica cosa che riuscii a pensare fu: “Non vedo l’ora di trascorrere gli altri”

Hayley si era comportata bene, per fortuna. 

Forse lo aveva fatto per me. 

Aveva passato molto tempo a parlare con Liam, sembrava le andasse a genio. 

Guardai la sua tenda e quella delle gemelle, sorridendo. 

Voltai lo sguardo verso l’alto ragazzo moro che mi s’avvicinò lentamente, più bello che mai, stiracchiandosi.

-Anche tu non riesci a dormire?- chiesi a Zayn. 

-Perrie russa- sorrise. 

Sghignazzai per l’incredibile coincidenza che ci affliggeva. 

-Harry fa lo stesso- 

Tornai ad ammirare il mare, estremamente calmo. 

-Così dormi nella sua tenda eh- 

Vidi un sorrisetto compiaciuto comparirgli nel volto. 

Accigliai lo sguardo. 

-Cos’é quel “eh”?- 

Rise notando il mio tono interrogativo e curioso.

-Ti piace-

-Cosa?- 

-Il mio “eh”- disse ironico. 

-Scusa, ma non capisco…- ammisi perplessa. 

-Harry, Ploon! Harry ti piace- 

Mi diede un buffetto sulla guancia, sempre sorridendo. 

-Quindi mi stavi prendendo per il culo?- 

-Sei perspicace- rise. 

Rimasi in silenzio, sperando evitasse l’argomento. 

-Allora?- 

Mi voltai verso i suoi occhi color nocciola. 

-“Allora” cosa?- 

-E’ così, non é vero?- 

-Cosa ti interessa?- 

-Solitamente si risponde con un’ affermazione o una negazione dopo una domanda- sghignazzò. 

Lo imitai facendogli il verso. 

Scoppiamo entrambi a ridere. 

-Sei invadente- gli dissi senza alcun pudore. 

-Ti costa così tanto rispondermi?- 

-Se ti dicessi di “si”?- 

-Sei senza speranze- disse posando lo sguardo verso l’orizzonte.

-Comunque so che ho ragione- disse spavaldo. 

Alzai gli occhi al cielo e gli diedi una leggera pacca sulla spalla con la mia. 

-Da quanto state insieme, tu e Perrie?- 

-Un anno, più o meno. E tu e Simon?- 

Abbassai lo sguardo, pensando al mio ex ragazzo. 

-Ecco…- 

Zayn notò la mia perplessità, capendo immediatamente quale fosse il problema. 

-Mi dispiace- 

Harry, al suo posto, mi avrebbe detto: “Sei smemorata, Ploon”, non capendo assolutamente nulla: non era esattamente la persona più astuta e perspicace che conoscessi. 

Zayn era diverso in quello: era sempre attento ad ogni singolo comportamento delle persone, leggeva immediatamente il volto di quest’ultime. 

Non so perché, ma subito pensai che fosse il ragazzo più intelligente che conoscessi. 

-Non fa nulla- sorrisi. 

-Beh…- 

Lasciò alcuni secondi prima di proseguire. 

-Così hai più possibilità con Harry- 

Mi fece un occhiolino. 

-Sei testardo, Malik- 

-Sono intelligente- 

“Ok, ritiro immediatamente ciò che ho pensato precedentemente. E’ solo vanitoso e stupido” dissi tra me e me. 

Gli risi praticamente in faccia e chiusi gli occhi. 

-Dormi qui?- 

-Meglio che là dentro con quel essere- 

Sentii sghignazzarlo e alzarsi poco dopo. 

-Io vado nel bosco- 

-Vengo anche io!- 

-No, Ploon- 

-Si, invece-

-No-

-Perché non mi vuoi?-

-Perché devo…- 

-Ah… Scusa…- dissi imbarazzata. 

Sorrise. 

-Torno tra poco- 

Annuii leggermente e tornai a chiudere gli occhi. 

Ehi <3 
Ma ciao ragazze <3
Oggi mi sento colorata(?) Ahah che ve ne pare?;) 
Sembra che Ploon abbia capito finalmente quali siano i suoi veri sentimenti <3 Cosa succederà adesso? Non siete curiose? Ditemi di si, pleaseee <3 
E, magari, ma dico magari, che ne dite, potrebbe nascere qualcosa tra l'irlandese e Zoe? O ci saranno dei problemi anche per loro?*0* Chissà <3 
Hayley sta facendo finalmente la brava, contente?
E Simon e Liz? Che fine avranno fatto? Magari si vogliono vedicare... O magari si sono rassegnati... Voi che dite?
E la povera Arya? Soffrirà per Harry e lotterà per lui, o lo lascierà con la sua anima gemella? <3 
Vi lascio rifrellete su questi enigmi, care <3 
A presto, bellissime <3 
P.S. 
Recensite, per favore *0* Ho solo 21 recensioni e sono già al capitolo 14, fatelo per il ricciolo dai Ahah <3 



 

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Capitolo 15
*** «I love stay here with you ***


Narra: Harry. 

 

Mi voltai verso il suo viso. 

Giaceva dolcemente sulla sabbia, dormiente: sembrava quasi innocua e innocente quando sognava.

La mia camicia celeste era riposta sopra il suo corpo. 

L’avevo coperta non appena l’avevo trovata in quella posizione due orette prima. 

Avevo cercato anche di legarle i suoi lunghi capelli biondi per non farli insabbiare, ma non ci fu verso: si era mossa freneticamente non appena cercai di compiere quel gesto, impedendomi di toccarla. 

Amavo ammirarla mentre riposava perché, ogni tanto, parlava e mi confidava alcuni suoi segreti. 

Una volta, grazie a queste continue spiate, da piccolo, avevo scoperto che aveva corrotto il mio gatto arancione e ciccione con il pesce fresco del suo frigo, dandogliene una quantità allucinante da mangiare, così che lui non seguisse più me, ma solo lei. 

Poi si era pentita, e il giorno dopo mi aveva raccontato tutto in lacrime. 

Avevo fatto finta di niente e l’avevo abbracciata per farle capire che non ero arrabbiato con lei. 

In fondo era dolce, la Piccola Peste. 

Mi piaceva cogliere sempre l’attimo quando, raramente, si presentava quel lato del suo carattere. 

La luce rosa dell’alba illuminava il suo volto e, rapito dal suo incantevole viso, le diedi un semplice bacio sulla fronte. 

Lei aveva sorriso e, come al solito, aveva pronunciato il mio nome. 

Mi ero sempre chiesto perché lo facesse. 

Mi incuriosiva. 

Magari anche io dicevo il suo nome nel sonno. 

“No, non può essere” pensai disgustato immaginando mi potesse sentire. 

Sarei morto dall’imbarazzo. 

Sono un ragazzo, non una ragazza. 

Certe cose non posso proprio farle. 

E se gli altri lo fossero venuti a sapere, mi sarei sicuramente considerato morto. 

Le sussurrai all’orecchio qualcosa di dolce e strinse la mia mano alla sua. 

Questi erano di gran lunga i momenti che preferivo con lei, poiché erano rari e speciali. 

“Allora veramente preferisce dormire all’aria aperta” pensai ricordando la giornata passata insieme precedentemente a montare le dannate tende. 

-Tu russi- 

Sentii la sua voce bofonchiare queste poche parole. 

Si strofinò gli occhi e li aprì, lentamente. 

Le sorrisi. 

Guardò stranita le nostre due mani unite e arrossì. 

-Dormito bene?- 

Poi passò il suo sguardo sulla mia camicia.

E direttamente dopo sul mio petto nudo.

-Ti ricordo ancora flaccido- disse divertita tutto a d’un tratto. 

-Io non sono mai stato flaccido- grugnì quasi offeso. 

-Beh, non sei neanche mai stato così. Devo abituarmi all’idea- rise. 

Sospirai. 

C’era anche una sola speranza che diventasse dolce, un giorno?

-Ma é solo l’alba- 

-Penso ti abbia svegliata la luce- 

Ammetto fosse un po’ sconvolta. 

Capelli spettinati e pieni di sabbia, occhi socchiusi… 

E…?

Incominciai a ridere notando per la prima volta il suo pigiama. 

-Cosa c’é?- chiese confusa e corrugando la fronte.

-Potresti sfilare per una rivista di moda- 

Diede una rapida occhiata all’elefante disegnato sopra la sua maglia e mollò immediatamente la mia mano, alzandosi offesa. 

Lanciò la mia camicia celeste sulla mia faccia, molto velocemente. 

-Sei davvero una persona orrenda- 

Mi fece una linguaccia e rimase immobile in quella posizione, con le proprie mani sui fianchi. 

-Ora siamo pari- conclusi io. 

-No, per niente- 

Alzai lo sguardo al cielo. 

Non sarebbe finita lì, lo sapevo.

Mi avrebbe ricoperto d’ insulti per l’intera giornata da quel momento. 

-Hai fame?-

Proprio in quel momento il suo stomaco brontolò. 

Annuì con uno sguardo sognante, sperando avessi con me qualcosa. 

Mi alzai e andai verso la nostra tenda. 

Presi dal mio zaino una merendina e gliela lanciai. 

-Grazie- sorrise. 

 

-Cosa c’é tra te e Arya?- 

Adesso eravamo coricati per metà su entrambi i sacchi a peli, orizzontalmente, l’uno con la testa dell’altro accanto e i piedi in direzioni opposte. 

Parlavamo tranquillamente del più e del meno, come persone quasi normali. 

Quella domanda mi spiazzò. 

Non eravamo nulla io e Arya in fondo. 

Ma non pronunciai parola prima di pensarci attentamente. 

-Amici, credo- dissi alla fine. 

-Credi?- 

Il suo sguardo curioso s’incrociò con il mio, incerto. 

-Perché questa domanda?- 

Presi una ciocca del suoi capelli biondi e iniziai a giocarci. 

Scrollò le spalle e portò il proprio viso in direzione del cielo, chiudendo gli occhi e riaprendoli pochi istanti dopo.

-Vi guardate in modo strano- 

Corrugai la fronte. 

Come mi guardava esattamente Arya? 

A me sembrava normalmente. 

-Aspetta un attimo…- 

Voltai il mio capo verso il suo, sorridendole a trentadue denti. 

-Sei gelosa, per caso?- 

Lei sbuffò, ma rise anche. 

-Dovrei?- 

-Dipende-

-Da cosa?- 

Mi avvicinai al suo volto lentamente, sentendo il suo respiro accelerassi sempre più. 

Mi piaceva quando era imbarazzata. 

Le sfiorai la guancia con una mano, spostando il mio volto dai suoi occhi alla sua bocca. 

-Allora?- balbettò. 

Il mio corpo premuto contro il suo, a così poca distanza e disteso, mi scosse. 

Le schioccai un bacio sulla guancia, appena al lato della sua bocca, rimanendoci a contatto per svariati secondi. 

-Se mi mettessi con Arya?- le chiesi tornando nella mia posizione precedente.

Le sorrisi, pronto ad ascoltare la sua risposta. 

Continuai ad accarezzarle la guancia, adesso diventata leggermente più rossa. 

I suoi occhi color oceano mi studiarono attentamente, profondi e seri. 

-Probabilmente tu ti dimenticheresti di me- 

Notai un velo di tristezza nel suo sguardo, nelle sue parole. 

Girò il capo e richiuse gli occhi. 

-Davvero lo pensi?- 

 

Narra: Ploon.

 

Il suo volto adesso era visibilmente serio e severo. 

Era incredibile quanto potesse cambiare il suo sguardo in pochi secondi: a volte era il più dolce del mondo, mentre, l’attimo dopo, si trasformava nel più pauroso che conoscessi. 

Aveva smesso di giocherellare con la mia ciocca di capelli, e aveva allontanato la sua mano dal mio viso. 

Era teso, glielo leggevo negli occhi. 

Mi avvicinai al suo corpo in un istante, attorcendo le mie braccia attorno al suo busto. 

Sarei rimasta in quella posizione per sempre, coricata lì con lui. 

Riuscii a sentire il battito del suo cuore, regolare e caldo. 

Lo strinsi ancor più forte attorno a me. 

Avvertii un brivido percuotermi la schiena. 

Aveva posato la propria mano appena sotto il mio collo, tra le due spalle. 

Faceva caldo, ma nonostante fossimo in Grecia e fosse estate, continuavo a pensare che quella fosse la posizione più perfetta che avessi mai adottato. 

Sorrisi ascoltando attentamente il suo respiro. 

-Penso solo di stare bene così- dissi sicura. 

Sono sicura sorrise anche lui. 

E lo immaginai compiere quel gesto. 

Pensai alle sue fossette mozzafiato e ai suoi occhi color smeraldo felici. 

“A cosa stava pensando?” 

Forse aveva caldo e non vedeva l’ora di scrollarsi me di dosso. 

Mi sentii immediatamente in colpa. 

-Perché hai smesso di abbracciarmi?- chiese deluso. 

-Forse hai caldo- 

Emise una leggera risatina e mi tirò verso di sé, un’altra volta, prendendomi il braccio con la propria mano, avvicinando di nuovo il mio corpo al suo, velocemente. 

-Sto bene così anche io- 

 

Il pomeriggio lo passai in compagnia di Zayn. 

Adoravo il moretto. 

Intelligente e bello, non si poteva pretendere di più da un ragazzo. 

E amavo passarci il mio tempo. 

Perrie era andata con Eleanor e Louis a visitare ogni singolo angolo dell’isola. 

-Non pensa di fare la terza incomoda?- chiesi sorpresa. 

-No, ha una distorta visione del mondo e delle persone- rise. 

-Ed é questo che ti piace di lei?- 

-Anche- 

Quando si parlava della sua ragazza, Zayn emanava il sorriso più bello che avessi mai visto. 

Adesso mi trovavo su una barchetta insieme a lui, cercando di pescare. 

Io ero decisamente una frana. 

-Solitamente chi viene con te?- 

-Liam- 

Annuii e tornai a guardare le onde del mare scontrarsi le uno contre le altre. 

-Non mi sembra ci siano molti pesci- dissi seccata. 

-Una volta abbiamo visto uno squalo- 

Cosa?

Come? 

Un cosa?

Che?

Assunsi sicuramente uno sguardo buffo, dato che Zayn scoppiò in una fragorosa risata poco dopo. 

-Stavi scherzando?- 

-Si- 

Mi sorrise e io sospirai, cercando di riprendere fiato. 

-Più o meno- lo sentii sussurrare.

Non so perché, ma per il resto del tempo mi mancò terribilmente la terra ferma. 

-Se vedo uno squalo gli do te da mangiare eh, sappilo-

Forse pensò che stessi scherzando. 

Ma giuro che non c’era nulla d’inventato in quello che avevo appena detto. 

-E’ bello avere un’amica come te, Ploon- ironizzò. 

Gli feci una smorfia e posai la mia canna da pesca sulla barca. 

-Non sei molto paziente- notò. 

-Mi sa che l’unico abbastanza pazzo da praticare questo sport con te sia Liam- 

Rise, ma capii che avevo appena detto la cosa giusta.

Harry sicuramente si sarebbe divertito per i primi cinque secondi, maneggiando come un bambino le esche come dei giocattoli, ma poi avrebbe lasciato perdere. 

Guardai in direzione della spiaggia, ma non lo vidi. 

Come non vidi Arya. 

Forse stavo diventando paranoica?

Perché pensai stessero passando il loro tempo insieme. 

Scossi il capo e tornai a concentrarmi fissando il volto di Zayn. 

Possedeva dei lineamenti davvero perfetti, Dio lo amava evidentemente. 

-Come fai a tenere così in alto quel ciuffo?- gli chiesi incuriosita. 

-Segreti del mestiere- 

Mi fece un occhiolino, prese una nuova esca, l’attaccò alla canna e lanciò quest’ultima di nuovo in mare. 

“Potrei morire qui dalla noia” pensai alzando gli occhi al cielo. 

Zayn non era un tipo molto loquace, parlava solamente se necessario. 

E adesso era troppo concentrato per fare grandi discorsi. 

Io invece non riuscivo a tenere a freno la lingua, temevo che prima o poi mi avrebbe affogata. 

Harry mi aveva avvertita.

“Non andare” mi aveva detto. 

Ma io, testarda come un mulo, mi ero rifiutata di ascoltarlo. 

-Dannata me- bofonchiai. 

 

-Cos’avete pescato di buono?- 

Faith s’avvicinò a me e al moretto non appena toccammo la sabbia. 

Rimase delusa quando vide che con noi portavamo semplicemente due tonni e un acciuga. 

-Chi li ha pescati?- 

-Ploon- disse immediatamente Zayn sorridente. 

Corrugai la fronte. 

-Non é vero- gli sussurrai. 

-Non importa-

Mi diede una pacca sulla spalla, dolcemente, e si diresse verso Liam. 

-Di cosa avete parlato?- chiese curiosa la mia amica. 

Alzai le spalle. 

-Del più e del meno-

Cercai un’altra volta il ricciolo, ma non lo vidi, di nuovo. 

-Cerchi Harry?- domandò Faith, sorridendo. 

Annuii. 

-E’ andato nel bosco- disse indicandolo. 

-Perché?- 

-Io non lo so. Era da solo però- 

Per un attimo mi sentii sollevata. 

Arya non era con lui. 

Poi scossi la testa. 

“Basta, Ploon. Lei é così dolce, non devi perseguitarla con i tuoi pensieri” pensai. 

-Arya dov’é?- chiesi improvvisamente. 

-Là, sulla collina lì in cima. La vedi?- 

-Si, grazie- 

Le diedi un bacio sulla guancia e corsi nelle direzione della rossa. 

Non so per quale ragione, ma sentii di volerle parlare disperatamente. 

Harry mi aveva raccontato che mi assomigliava, nel comportamento ovviamente. 

Così ero diventata curiosa. 

Dovevo proprio conoscerla meglio. 

-Ehi- 

Le sorrisi e mi sedetti accanto a lei. 

-Ciao- disse sorpresa. 

-Perché sei qui?- 

Capii immediatamente dal suo sguardo che le avevo posto una domanda stupida. 

Era lì semplicemente perché le piaceva e le andava. 

-Oh, scusa. E’ una domanda scema- dissi subito dopo. 

-Tranquilla- 

E così incominciammo a parlare. 

Fin dal primo istante potei capire che avevo di fronte una ragazza fantastica. 

Sorridente, dolce, loquace, simpatica, divertente, intelligente. 

Perché non avevo la metà delle sue innumerevoli qualità? 

Passai fino a pomeriggio inoltrato a parlare con lei, sentendomi già parte della sua vita e lei della mia. 

 

Narra: Harry. 

 

Cancellare. 

Scrivere. 

Cancellare. 

Scrivere. 

La canzone ormai era quasi finita, mancava poco a raggiungere la perfezione che mi aspettavo. 

Provai a cantarla e a suonarla, non era male. 

Alcune note andavano sistemate, ma nel complesso andava bene. 

Avrei voluto, chissà, magari nei giorni successivi, cantarla intorno al falò, la notte.

O forse avrei potuto usarla per dichiararmi a Ploon.

Se l’avessi fatto. 

Non mi aveva più parlato di Simon. 

Che fosse successo qualcosa?

Mi venne in mente solo in quel momento. 

Perché mi aveva raggiunto in Grecia lasciando il suo ragazzo a Parigi?

Corrugai la fronte. 

Mi teneva nascosto qualcosa, ne ero sicuro.

Le aveva fatto del male?

Se così fosse stato avrei preso il primo aereo verso Holmes Chapel per spaccargli la faccia. 

Strinsi i pugni all’immagine del suo volto comparso nella mia testa. 

Come poteva Ploon stare con un ragazzo del genere?

Non mi piaceva per niente. 

Troppo perfetto. 

Troppo principe azzurro. 

“Thzè, che idiota” pensai. 

Tornai con lo sguardo sul mio foglio e rincominciai a cantare la canzone, anche se distratto da un rumore strano vicino a me. 

Accigliai lo sguardo e incominciai a scrutare la zona di terreno che mi circondava. 

Vidi, qualche albero più in là, delle scarpe gialle. 

Alzai gli occhi al cielo. 

-Esci fuori, pesciolino- urlai.

Vidi il suo volto colpevole spuntare da dietro ad un tronco. 

-Mi stavi spiando?- le chiesi sorridendole, divertito.

-Non é proprio esatto, io…- 

Mi alzai e raggiunsi il suo corpo, dopo aver raccolto il foglietto ed essermelo riposto in tasca. 

-Shhh- le dissi mettendole un dito sulla bocca, già intenta a sproloquiare. 

-Seguimi- le sussurrai all’orecchio. 

Ci inoltrammo nella parte più fitta del bosco, tenendoci per mano silenziosamente. 

Mi fermai di colpo, guardando attentamente gli alberi. 

Lei scrutava il mio volto, seria. 

-Guarda lì- 

Mi abbassai vicino al suo capo e presi il suo braccio, facendole indicare la zona che avevo appena ammirato.

-Ma, quella…- 

Aprì la bocca per lo stupore, come al solito. 

Sorrisi a quella scena. 

-É bellissima, vero?- 

Annuì teneramente, lasciando la mia mano e andando verso l’albero che le avevo appena fatto vedere. 

Proprio in cima, tra un ramo e l’altro, si nascondeva una piccola casetta sull’albero. 

Era un po’ malandata, ma ci si poteva ancora fare qualcosa, magari aggiustarla. 

-Dici che si rompono queste scale se ci salgo?- chiese impaziente, secondo me importandosene ben poco della risposta. 

Scrollai le spalle e la raggiunsi. 

-Possiamo però aggiustarle-

-E come?-

Sembrava una bambina sognante, a cui si é appena fatto un bellissimo regalo. 

-Ci possiamo pensare stasera, prima di andare a dormire- 

Lei mi sorrise. 

Dolcemente. 

Saltò intorno al mio collo e mi diede un bacio sulla guancia. 

-Amo trovarmi qui con te- disse. 

In quel momento mi ricordai di Simon. 

-E perché non sei con il tuo ragazzo?- 

-Ci siamo lasciati- 

Come?

Gente, amatemi <3 
Sono riuscita a pubblicare due capitoli in un giorno, mi sento Dio *0* AHAHAHAH no, vabbe. 
Stanno diventando anche piu lunghi, siate fiere di me (vi prego AHAH) C: 
La storia ha preso una bella piega adesso per i protagonisti! 
Adesso che Harry sa che Ploon si é lasciata con Simon cosa accadrà? Dite che si metteranno insieme? Eh chi lo sa. Io non ci spererei troppo MUHAHAHA*-*
Ok, sto impazzendo e scusate. 
E cosa ne pensate dell'amicizia tra che si sta instaurando tra Zayn e Ploon? 
E tra Ploon e Arya? 
Ok, sono tante domande, quindi adesso me ne vo' ! 
Però ditemi cosa ne pensate :C
Ci tengo davvero.
Spero vi farete sentire, belle <3
Cia', Zola.  


 

 

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Capitolo 16
*** «What does he want now? ***


Narra: Harry. 

 

-Adesso che lui non c’é potresti dirmi la verità, Ploon- 

-Quale verità?- 

Notai dal suo tono di voce che fosse sorpresa e confusa da quella domanda che le aveva appena posto la sua migliore amica. 

-Sai benissimo di cosa parlo- 

Saranno state le tre di notte, e quelle due erano coricate nella mia tenda, che chiacchieravano liberamente. 

Io le ascoltavo, nascosto appena lì vicino. 

Non era da me origliare, ma Piccola Peste non mi confidava mai i suoi segreti e capii dalla voce di Hayley che quello che avrebbero affrontato sarebbe stato un discorso delicato. 

-Non sono nella tua mente, Hayley. Spiegati meglio- 

-Harry, Ploon. Harry- 

Corrugai la fronte quando sentii pronunciare il mio nome. 

Non sentii risposta da parte di Ploon. 

-Allora? Non mi dici niente di lui?- 

-Cosa dovrei dirti?- 

Il tono della sua voce era leggermente nervoso e infastidito, si capiva. 

-Per esempio cosa c’é tra di voi?- 

-Siamo amici-

-Solo?- 

Mi innervosii a quella domanda. 

Ero curioso, ma non volevo più ascoltare, timoroso.

Perché diamine Ploon non rispondeva?

E perché diamine Hayley glielo chiedeva?

Potei sentire le mie mani iniziare a scaldarsi e sudare, continuando ad intrecciarsi le une contro le altre nervosamente. 

-Non me ne parli mai- ammise con tono amareggiato Hayley. 

-Perché non c’é nulla da dire- 

Raramente sentivo parlare in quel modo Piccola Peste: o quando era arrabbiata o quando toccavo argomenti top secret riservati solo ai suoi pensieri, e che non voleva rivelare a nessuno. 

Probabilmente questo argomento apparteneva all’archivio “Non sono affari di nessuno, al di fuori di me”

Ma perché?

Decisi di alzarmi ed entrare nella mia tenda, quando Hayley pose un’altra domanda. 

Mi riaccucciai immediatamente e tesi le orecchie. 

-Ne sei ancora innamorata?-

Aveva detto “ancora”?

Scossi il capo. 

Adesso ero decisamente confuso. 

-Stai zitta, Hayley. E non dire stronzate- 

-Rispondimi e ti lascio in pace- 

Passarono alcuni minuti prima che sentii di nuovo la voce di Piccola Peste. 

-Non mi é mai piaciuto Harry-

Mi irrigidii al suono di quelle parole. 

Una scossa al cuore mi percosse il petto. 

Fissai il vuoto, per svariato tempo.

Mi congelai, incapace di muovermi. 

Non avevo speranze con lei, non le avevo mai avute. 

E adesso lo sapevo.

Al solo pensiero mi sentii pizzicare gli occhi, ritrovandomi a scuotere la testa più volte per impedire alle lacrime di scendere sul mio volto. 

Non avrei pianto. 

Non adesso. 

Non lì. 

Sentii alcuni passi dirigersi più lontano, capendo che Hayley se n’era andata. 

Trattenni il fiato, troppo scostante e veloce in quel momento. 

Dovevo essere forte adesso. 

Entrare in quella dannata tenda e fare finta di niente. 

Ma come potevo?

Non mi importava di sembrare felice.

Non lo ero. 

Non sapevo fingere. 

Non con Piccola Peste, che capiva tutto di me. 

Mi alzai un’altra volta, dirigendo il mio sguardo verso il mare. 

Quel mare che per un mese intero avevo studiato in compagnia di Piccola Peste, ogni notte. 

Ma non sarebbe più successo. 

Non di certo quella notte.

Non avrei dormito, lo sapevo bene. 

Mi sarei girato dalla parte opposta del suo viso e avrei tenuto gli occhi aperti per tutto il tempo, aspettando l’alba per scappare nel bosco. 

Presi un sasso, accanto ai miei piedi, e lo scaraventai in acqua con tutta la forza delle mie braccia. 

Volevo urlare, sfogarmi, tirare pugni a qualcosa, o a qualcuno, e non potevo. 

Ero stato un idiota. 

Un idiota a scrivere una canzone per lei. 

Un idiota ad aver pensato di potergliela dedicare, un giorno. 

Presi il foglietto che ritenevo sempre nella tasca dei miei pantaloni e lo buttai, sulla sabbia, calpestandolo. 

Stupida canzone.

Io ero solo un fottuto amico per lei. 

Ero solo… Harry. 

Lo stronzo che l’aveva lasciata. 

L’idiota che aveva avuto paura di stare accanto lei. 

Il deficiente a non averla aiutata nel momento del bisogno. 

Il coglione a non averla protetta.

L’ egoista che l’aveva fatta soffrire. 

Era colpa mia ed era troppo tardi.

 

Narra: Ploon.

 

Hayley era insistente. 

E impicciona.

Sapevo fosse normale: le migliori amiche, in teoria, dovrebbero confessarsi tutto. 

Ma la verità é che io ero strana.

Tutto ciò che provavo di sincero e profondo, non riuscivo ad esporlo senza fatica.

Erano fatti miei quello che sentivo per Harry.

E, ammetto, che avevo problemi anche a capire i miei sentimenti. 

Tutto ciò che avevo provato per Harry avevo cercato di nasconderlo a me stessa, per paura. 

Ma adesso era tutto chiaro: adesso sapevo di essere innamorata di lui. 

Solo che non mi sentivo di urlarlo a tutti. 

Era una cosa mia, e basta. 

L’avrei detta a lui quando sarei stata pronta. 

Gli altri non dovevano sapere. 

 

Proprio in quel momento il ricciolo entrò nella tenda, con sguardo fisso davanti a se, senza degnarmi di un saluto. 

-Dove sei stato?-

Non mi rispose. 

Ok, qualcosa non andava. 

Sapevo fosse taciturno a volte, ma non con me. 

Raramente, almeno. 

Lo guardai cambiarsi e coricarsi, confusa. 

Cosa gli frullava in testa?

Prese il suo telefono tra le proprie mani e rispose ad un messaggio che gli era appena arrivato. 

Dopodiché lo spense. 

Si voltò dalla parte opposta del mio volto e non pronunciò parola. 

Accigliai lo sguardo. 

“Almeno la ‘buonanotte’ poteva darmela” pensai offesa. 

Fissai la sua schiena per svariato tempo. 

Le ossa delle spalle si riuscivano a vedere, sporgenti, e i ricci spettinati mi fecero sorridere.

Riuscii a notare lo spostamento del suo corpo, che si muoveva su e in giù, mentre respirava. 

Avrei voluto posizionarmi accanto a lui, poggiando il mio viso accanto al suo petto, come ogni notte, ma decisi di non farlo.

Solitamente lui mi tirava accanto a se, non il viceversa. 

E adesso sembrava arrabbiato. 

-Harry…- 

Cercai, con tono flebile, di attirare la sua attenzione. 

-Che é successo?-

Non mi rispose, un’ altra volta. 

E sapevo non stesse dormendo. 

Niente russa, niente Harry addormentato. 

Ma sicuramente, avrei preferito li compisse, al posto di non proferirmi parola. 

-Ehi…- 

Gli misi una mano sulla schiena, fredda, stranamente. 

“Al diavolo me e la mia timidezza” mi dissi. 

Mi avvicinai alla sua schiena, appoggiandomici appena. 

Sentii il suo corpo irrigidirsi. 

Cosa gli stava succedendo?

Feci più stretta la mia presa, sperando si calmasse. 

Odiavo quando non mi considerava.

Odiavo vederlo in quello stato. 

E mi addormentai, accanto a lui. 

Proprio come ogni notte, con la differenza che questa volta, Harry, non mi aveva sussurrato parole dolci all’orecchio. 

 

Al mio risveglio lui non c’era. 

Mi alzai di scatto, come se sentissi che una parte di me fosse scomparsa. 

Mi sistemai i capelli, velocemente, e uscii dalla tenda alla ricerca del suo viso. 

Non lo trovai. 

In compenso, però, vidi Louis già di buon umore e felice di prima mattina. 

Corsi in sua direzione. 

-Ehi, Ploon! Stasera discoteca, torniamo in città e ci sballiamo- 

Sbuffai. 

Non era proprio giornata da discoteca. 

E non amavo ballare, mi sentivo in imbarazzo, sempre. 

Perrie e Eleanor invece sembravano entusiaste dell’idea, e si stavano confidando i loro gusti in fatto di moda. 

Gli altri molto probabilmente stavano ancora dormendo, perché non notai nessun altro in piedi.

Sapevo dove fosse andato Harry. 

Nel bosco, dalla nostra casetta. 

Ormai era venuta benissimo, l’avevamo aggiustata, il mese precedente. 

C’era voluta molta pazienza, ma alla fine ne era valsa la pensa. 

Alle sue pareti avevamo attaccato le nostre foto, e dei ragazzi.

Ma quello rimaneva il nostro posticino tranquillo. 

Mi incamminai nel fitto della foresta, pensando alla sera precedente, quando notai un fogliettino, sulla sabbia, calpestato e stropicciato.

Era di Harry, lo riconoscevo. 

Decisi di non leggerlo, magari era personale. 

Ma lo riportai nella tenda, e lo infilai nel suo zaino. 

Quando era uscito, la notte, dalla nostra tenda era felice e sorridente, mentre quando era tornato era cupo e nervoso. 

Forse quel fogliettino centrava qualcosa?

Perché l’aveva buttato via?

Scrollai le spalle, dubbiosa, e tornai in direzione del bosco. 

Alzai lo sguardo, tra i rami degli alberi, e la vidi: il nostro capolavoro.

Senza pensarci due volte, salii le sue scalette. 

Mi ritrovai faccia-spalle con Harry, che stava fissando le foto sulla parete.

-Ero sicura di trovarti qui- 

Mi sedetti, a gambe incrociate, accanto a lui, sorridendogli. 

-Scusa per ieri sera- lo sentii sussurrare. 

-Non fa niente, ma che ti é preso?-

Diminuì l’apertura dei suoi occhi, trasformandosi in piccole fessure. 

Alzò le spalle al cielo. 

-Stasera andiamo in discoteca-

-Lo so- 

Ok. 

Tutto questo non era normale. 

Solo quando eravamo arrabbiati l’uno con l’altra ci comportavamo in quel modo assurdo. 

E adesso perché sarebbe dovuto essere arrabbiato con me?

Non ce n’era alcun motivo. 

Solitamente ridevamo e scherzavamo sempre. 

Stemmo lì, in silenzio, per svariato tempo. 

Stranamente, però, non mi sentii annoiata.

Avrei voluto leggergli nella mente. 

Confortarlo, magari.

Invece appoggiai il mio capo sulla sua spalla, e basta: aspettando che lui facesse il primo passo. 

 

Notando che, ancora, non aveva intenzione di parlarmi, incominciai io. 

-Non hai dormito stanotte…- esordii.

I suoi capelli erano ancora spettinati e le occhiaie visibilmente notevoli. 

I suoi occhi erano stanchi, non felici e lucenti come al solito. 

E il suo viso non si era ancora mosso di un centimetro. 

-Dovresti parlarmene… Qualsiasi cosa tu abbia…- 

Vidi comparire sul suo volto un ghigno di disgusto. 

Sentii il mio cuore spezzarsi, tutto un tratto, non appena notai quell’espressione. 

L’ultima volta che l’avevo visto era stato anni prima, la sera in cui mi ero fidanzata con Simon, al ballo della scuola. 

Alla visione di quel ricordo, sentii il petto restringermisi. 

Abbassai lo sguardo, non potendo continuare a guardare in quel modo. 

 

*Flashback* 

 

-Ploon…-

-Dimmi- 

Simon mi sorrise, raggiante come sempre. 

Mi prese la mano, mentre ballavamo felici in mezzo alla pista. 

Mi guardò negli occhi, senza esitazione. 

Posò la sua fronte sulla mia, per svariati minuti. 

Io sorridevo, consapevole di provare qualcosa nei suoi confronti. 

-Ti amo- mi aveva sussurrato, dolcemente. 

Poi ci eravamo baciati. 

E per la prima volta dopo tanto tempo avevo sentito tante piccole farfalle girarmi nello stomaco.

-Vuoi essere la mia ragazza?- 

Era stato a quel punto che avevo girato il volto. 

E lo avevo visto. 

Harry. 

Mi guardava, con quello sguardo che mi procurava solo dolore. 

Teneva le braccia conserte le uno alle altre e il busto rigido, poggiando un piede al muro della palestra. 

Indossava una camicia bianca, con una giacca sopra nera e pantaloni dello stesso colore. 

I ricci gli cadevano sul viso, lunghi e ribelli. 

E quegli occhi.

Sentivo mi stessero studiando con odio e disprezzo. 

Poi avevo pronunciato un flebile “Si” al ragazzo biondo che mi teneva stretta a lui, senza neanche guardarlo. 

Poi lui, il ragazzo con cui avevo passato l’infanzia e i miei ricordi più belli, se n’era andato, senza voltarsi più verso il mio corpo.

 

*Fine Flashback*

 

Una piccola lacrima mi scese sul volto. 

Ma subito mi alzai, convinta del fatto che tanto Harry non si sarebbe voltato. 

E fu così infatti. 

Mi asciugai il viso e me ne andai, non volendo ancor pensare al passato. 

Scesi le scalette di legno e corsi verso il campeggio, sperando che quando l’avrei rivisto, sarebbe tornato il ragazzo dolce e premuroso che era sempre. 

 

Narra: Arya. 

 

Harry era sparito, probabilmente nel bosco. 

Mentre Ploon si era rinchiusa nella sua tenda, da sola. 

Qualcosa non andava, me ne accorsi. 

Indecisa sul da farsi, decisi di raggiungere il riccio. 

Lo vidi seduto per terra, accanto ad un tronco. 

Teneva gli occhi chiusi, forse stava dormendo. 

Mi avvicinai al suo corpo lentamente, per paura di svegliarlo o disturbarlo. 

Stetti di fronte a lui, lì in piedi. 

-Siediti- mi disse. 

E così feci. 

Non proferii parola. 

A volte é meglio il silenzio. 

-Stasera ci divertiamo- 

Quella frase mi stupì. 

Adesso sorrideva. 

Non era sinceramente felice, però. 

Le fossette non comparirono sul suo volto. 

-Suppongo di si- dissi solo. 

Un silenzio assordante, quasi imbarazzante, calò su di noi. 

-Nell’ultimo periodo non abbiamo molto parlato- ammise. 

-E’ arrivata Ploon- sorrisi. 

Sapevo bene che lui preferisse trascorrere del tempo con lei. 

Vidi il suo sguardo farsi nuovamente serio. 

“Hanno litigato” fu la prima cosa che pensai. 

-Lei é nella sua tenda adesso, da quando é tornata dal bosco non é più uscita- 

Mi sembrò giusto dirglielo. 

Sospirò. 

-E’ successo qualcosa?- 

Corrugò la fronte e scosse il capo. 

Capii che mi mentì, ma non aggiunsi altro all’argomento. 

-Tu bevi?- gli chiesi tutto ad un tratto. 

Sentii riderlo. 

E quelle due bellissime fossette gli comparirono sulle guance. 

-Perché mi sembri il classico tipo che butta già una marea di alcool, senza sentirsi mai male-

-Ah si?- 

Adesso era incuriosito da quella mia strana opinione. 

Mi guardava, in silenzio, aspettando che continuassi. 

-E’ una gran fortuna se é così- ammisi. 

-In effetti lo è- 

Passammo insieme l’intera mattina e l’intero pomeriggio, a parlare di qualsiasi cosa ci passasse per la testa, recuperando il tempo perduto e facendoci grosse risate. 

Quando stavo con lui ero sempre felice. 

Altro che lo “Stai attenta” di Niall. 

Quando qualcosa ti fa sentire bene, non può essere sbagliata. 

 

Narra: Ploon. 

 

-Arya, vieni in moto con me?- 

Eravamo in città, ed avevamo affittato le due ruote per andare più veloci. 

Louis con Eleanor. 

Perrie con Faith, non chiedetemi il perché. 

La bionda era strana, ma mi piaceva. 

Niall con Zoe. 

Liam con Hayley. 

Harry con… Arya. 

E io con Zayn. 

Il moretto, non appena il ricciolo aveva posto quella domanda alla rossa, mi aveva afferrato il braccio e fatto salire sulla sua moto. 

Era stato dolce.

Mi aveva sorriso e detto: “Io sono più veloce di quell’idiota”

-Mi fa piacere, ma guido io- 

Lo avevo spiazzato, ma si mise subito a ridere. 

-Facciamo una gara- 

Louis gridò eccitato dall’idea, come gli altri. 

Harry non mi fissò neanche. 

Ma Arya aggiunse: “Anche noi ci stiamo, vero Haz?” 

Haz?

Ok, dovevo vincere. 

Non volevo certo che si vantasse tutto il tempo con la rossa per aver vinto. 

Eleanor diede il via. 

3…2…1… 

-Via!- urlò. 

Schiacciai l’acceleratore e partii. 

Sentii il vento muovermi i capelli. 

Amavo andare in moto, mi faceva sentire libera. 

Per ora ero in testa. 

Louis subito dopo, vicino ad Harry. 

Niall alla pari con Perrie. 

E poi Liam, ultimo. 

Ci furono scambi di posizioni per tutto il tragitto, fino ad arrivare all’Hotel, in cui avremmo alloggiato per due giorni. 

Ma alla fine fui io a vincere, ovviamente. 

Zayn mi diede il batti cinque e io urlai dalla felicità. 

Era noto a tutti fossi la persona più competitiva in circolazione. 

Louis sbuffò. 

Gli tirai una pacca sulla spalla e gli risi in faccia. 

-Ti sei fatto battere da una ragazza, sfigato- 

Lui sorrise però, divertito dall’accaduto. 

-Sei brava, ragazzina- 

Guardai Harry soddisfatta, senza proferirgli parola.

Poi venne Perrie. 

-Se non ho vinto io, mi sta bene che lo abbia fatto tu- rise, soddisfatta.

Liam se ne fregò dei risultati e del vincitore, continuò a parlare con Hayley senza problemi e fretta. 

Zoe, invece, era ancora stretta alla vita di Niall, sebbene fossimo fermi. 

Lui la guardava divertito. 

Era nota la paura di Zoe per le moto. 

Decisi di lasciarli da soli. 

-Poi voglio la rivincita- mi urlò Louis. 

-Va bene, capo- 

Harry adesso parlava con Arya, come se la sconfitta non gli bruciasse. 

Alzai gli occhi al cielo, esasperata da questa situazione. 

-E poi mi vieni a dire che non provi nulla per lui?- mi sussurrò all’orecchio Zayn. 

Lo gelai in un solo istante. 

-Ploon é innamorata invece- 

Mi diede un buffetto sulla guancia e mi sorrise. 

Notai lo sguardo di Harry poggiarsi su di noi, interessato alla frase che Zayn aveva appena pronunciato, ma anche infastidito. 

Cosa voleva da me adesso?

Ehi, ragazze <3 
Questo capitolo é lunghissimo, sono stanchissima :O AHAHA. 
Spero vi piaccia <3 
E... come si può notare... Probblemi in vista per Ploon e Harry ;) 
Ahah contente? Sono sadica, lo so *-* 
Harry é ferito dalle parole della sua Piccola Peste, povero :C
Ma se scoprisse la verità?
Godetevi la lettura, belle mie <3 
E fatemi sapere cosa ne pensate! 
Cosa succederà secondo voi? Accetto scommesse;) 
Baci,
-Zola. 

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Capitolo 17
*** «Don't let me another time ***


Narra: Ploon 

 

-Sei stupenda, Faith- 

La voce delle gemelle risuonò in tutta la stanza, in coro. 

Sorrisi.

-Sono solo… io. Come sempre- dissi imbarazzata, guardandomi allo specchio. 

-Solo più femminile- 

La voce divertita di Hayley mi fece girare verso di lei. 

-Cosa vorresti dire?- 

-Che solitamente sembri un maschiaccio. Soprattutto quando apri bocca- 

La fissai per alcuni secondi: indecisa se andare ad ucciderla o comportarmi come una ragazza normale, per una volta. 

Le gemelle risero. 

-Ha ragione- 

Alzai gli occhi al cielo e ingoiai la loro verità, che sapevo non essere infondata. 

-E’ la volta buona, Harry ti bacerà sicuramente- 

Sospirai al suono del suo nome. 

-Smettetela con questa storia, per favore…- 

Erano le mie migliori amiche: sapevo benissimo leggessero nel mio tono di voce un velo di tristezza, ma non aggiunsero altro. 

Faith mi diede un bacio sulla guancia e aggiunse, soddisfatta: “Ti ho truccata una meraviglia”

Annuii dolcemente e mi allontanai dallo specchio, sedendomi sul letto.

-Ci divertiremo stasera- disse Zoe. 

A quel punto mi venne in mente l’irlandese. 

-Ci nascondi qualcosa tu?- le chiesi maliziosamente. 

Divenne rossa dall’imbarazzo. 

Le feci un occhiolino e Faith rise. 

-Vuoi, per caso, provarci con qualche bel biondo?- rise. 

-Siete delle pettegole- sentenziò sua sorella. 

-Ma non posso mentire… Mi piace- 

Ero così felice per lei. 

Niall era perfetto. 

E sembrava anche lui essere interessato alla mia amica. 

-Cogli l’occasione stasera- aggiunse Hayley, che era rimasta in disparte a vestirsi. 

-Tu non hai il diritto di parlare, cara- le dissi. 

Corrugò la fronte, confusa. 

-Perché?- 

-Che c’é tra te e Payne?- 

Alzò lo sguardo al cielo. 

-Assolutamente nulla, il mio cuore appartiene già a qualcuno- 

Quella frase mi rimase impressa nella mente per parecchio tempo, punzecchiandomi fastidiosamente. 

Perché mi era venuto in mente il mio ex ragazzo?

Decisi di non approfondire, almeno non in quel momento. 

Sentii bussare alla nostra porta. 

Andai ad aprire e mi ritrovai tutte le ragazze di fronte, sorridenti e stupende. 

-Ciao bellezze- esultò Perrie. 

Indossava un’ incantevole vestito celeste, scarpe con il tacco color argento e vari accessori abbinati perfettamente con l’abito. 

Capii immediatamente, vedendola così, perché Zayn se ne fosse innamorato perdutamente. 

Poi fu il turno di Eleanor: un lungo vestito rosso le arrivava fino alle caviglie, lasciando intravedere le scarpe nere, tappezzate di brillantini d’oro ai loro lati. 

E infine… Arya. 

Ricordo pensai: “Non posso competere con lei”

Era di una perfezione indescrivibile. 

Pareva un angelo. 

I lunghi capelli rossi erano raccolti in una morbida coda, trattenuta con un fermaglio argento a forma di fiore, pendente sulle sue spalle dolcemente. 

Un pazzesco vestito nero, aderente, faceva saltare agli occhi le sue perfette forme. 

Mi sentii pizzicare gli occhi non appena mi venne in mente Harry, quando l’avrebbe vista. 

-Siete bellissime- dissi, quasi senza fiato. 

-Anche tu non scherzi, Piccola Peste- 

La rossa aveva pronunciato quelle parole, e mi sentii immediatamente sollevata. 

Se si fosse messa con il ricciolo almeno sarei stata certa della sua dolcezza. 

L’idea di ritrovarmi a litigare con la ragazza di Harry non mi aveva mai allettata, ma quando si era presentato con Liz, non era stato possibile trattenere la calma. 

Avrei evitato piacevolmente una situazione come quella, un’altra volta. 

Le sorrisi e le feci entrare. 

-I ragazzi sono pronti, possiamo andare- annunciò Eleanor. 

Zoe, Faith e Hayley presero le proprie borse e uscirono con la ragazza di Louis e Arya subito dopo. 

Perrie si fermò a guardarmi. 

-Cosa c’é?- le chiesi. 

-Non so cosa baleni nella tua testa, ma dovresti lottare per lui- 

Quelle parole mi fecero pensare. 

Erano così evidenti i miei sentimenti per Harry?

-Zayn me ne ha parlato- sorrise. 

-E sono d’accordo con lui. E’ un idiota se non si accorge di te-

Zayn aveva detto questo?

Davvero?

-Tu lo ami, non é vero?- 

Solo in quel momento mi lasciai andare. 

Forse rapita dalla sincerità e della tranquillità di Perrie. 

Annuii timidamente, abbassando lo sguardo. 

-Lo sapevo- 

Venne accanto a me, mi prese la mano, e mi portò fuori. 

 

Tutti stavano ballando, divertendosi. 

Niall flirtava, evidentemente, con Zoe. 

Sorrisi a quella scena: erano dolci. 

Eleanor e Louis si stava baciando, ovviamente. 

Perrie rideva e Zayn la guardava come se fosse stata l’unica in tutta la stanza. 

Hayley, con Faith e Liam al suo fianco, si muoveva perfettamente: era sempre stata la più brava a farlo. 

E poi c’erano loro… 

Harry non sembrava più infuriato e rabbioso. 

Sorrideva, facendo notare le proprie fossette senza alcun problema. 

Non mi aveva ancora rivolto un solo sguardo, mentre io non facevo altro da tutta la sera, seduta su una poltroncina, vicino al banco degli alcolici. 

Non avevo voglia di ballare. 

Mi odiavo per questo. 

Mi sentivo stupida. 

Ma anche quando avevo intenzione di alzarmi e andarmi a scatenare, cambiavo idea subito dopo. 

Il suo corpo era praticamente attaccato a quello della rossa, e ogni tanto gli sussurrava qualcosa all’orecchio. 

Continuavo a fissarli, nonostante mi facesse male. 

Non avevo speranze, con lui. 

Aveva scelto un’ altra. 

Nulla di nuovo, d’altronde. 

Aveva sempre provato ad avvicinarsi “in quel modo” a tutte le ragazze, tranne che a me. 

E infondo gli avevo sempre dato ragione. 

Come avrebbe potuto lui innamorarsi di una come me?

Abbassai lo sguardo, nauseata da quella vista. 

Ma lo rialzai, per la decima volta, almeno. 

E mi congelai. 

Il cuore iniziò a battermi sempre più freneticamente.

Pesanti affanni s’ impossessarono del mio corpo, veloci e scostanti. 

Una fitta, insopportabile e straziante, percosse il mio stomaco.

La testa scoppiò, dolente e crudele. 

Dovevo andarmene, correre lontana. 

La musica trapassò il mio cranio, troppo alta e confusa. 

Urlavo. 

O almeno avrei voluto. 

La mia anima lo stava facendo, al posto mio, adesso.

Le loro labbra si stavano sfiorando. 

E dopo solo alcuni secondi, si stavano toccando, senza staccarsi più.

-Ehi, ragazzina- 

Udii quelle parole in lontananza. 

-Ploon!- 

Sentii scrollarmi il corpo freneticamente. 

Mi asciugai le lacrime, mettendo a fuoco la figura che avevo di fronte. 

-Stai piangendo- 

Ritrovai Louis, accanto a me, preoccupato. 

Scossi il capo. 

-Ho solo bevuto troppo-

Non era vero. 

Ma non volevo fare pena a nessuno.

-E quando bevi, tu piangi? Hai la sbornia triste?-

Adesso sorrideva. 

Ma non nel suo solito modo. 

Sembrava apprensivo, allarmato. 

Avevo uno sguardo dolce, ma non divertito come se quella che avesse appena pronunciato, fosse una battuta. 

Cercai di non far fuoriuscire altre lacrime dai miei occhi color ghiaccio, ma non ce la feci. 

Iniziarono a scorrere senza sosta, fino a quando dovetti abbassare lo sguardo. 

-Ehi…-

Si avvicinò al mio corpo e mi abbracciò. 

-Andrà tutto bene- mi sussurrò. 

-Torna da Eleanor- gli dissi io. 

Sciolse l’abbraccio e mi fissò negli occhi, cercando di leggerci qualcosa. 

-Ma…- 

-Davvero. Voglio stare da sola, Lou- 

Non era vero neanche questo. 

Volevo che qualcuno mi prendesse la mano e mi condusse lontano.

Ma non volevo crear problemi. 

Quella doveva essere una serata indimenticabile, ed El doveva passarla insieme al proprio ragazzo. 

Gli sorrisi e mi diede un bacio sulla guancia. 

-Grazie, ma adesso sto bene- 

Trattenni il fiato, sperando di non scoppiare un’altra volta davanti ai suoi occhi. 

E questa volta ce la feci. 

Lui se ne andò, anche se non di sua volontà. 

E lo vidi pochi istanti dopo al fianco della propria fidanzata. 

Fu a quel punto che decisi di scappare. 

Quello non era il mio posto, non al momento. 

Presi le chiavi della mia moto dalla mia borsa e corsi verso l’uscita. 

A furia di spingere ed essere spinta, fui libera. 

Sentii il respiro del vento sfiorarmi il volto, freddo e congelato. 

Misi una mano tra i capelli, levandomeli dagli occhi. 

Mi guardai intorno. 

Non c’era nessuno lì. 

Ancora ansimante mi diressi verso la mia moto. 

Salii e azionai il motore, aspettando di farlo riscaldare. 

E partii. 

Veloce come un fulmine. 

Non sarei più tornata in quel posto, per un po’. 

 

Narra: Harry. 

 

Avevo sciolto i capelli della rossa, accarezzandoli sulla pista da ballo. 

Una volta preso il suo volto tra le mani l’ avevo baciata. 

Semplicemente perché mi andava di farlo. 

Volevo divertirmi, ne avevo il diritto dopo quello che era accaduto. 

Lei mi sorrise e ricambiò, dalle due alle sei volte. 

Il suo corpo era perfetto, non avevo mai visto ragazza più bella di lei. 

Presi i suoi fianchi e l’avvicinai al mio petto, limitando la distanza un’altra volta. 

Baciava bene, la ragazza. 

Le sue mani erano intrecciate nei miei ricci e il suo sguardo si era fatto più seducente e malizioso. 

Sorrideva. 

Sempre. 

E io facevo lo stesso. 

Stavo bene in quel momento, accanto a lei. 

Fanculo i miei sentimenti per Ploon. 

Era una promessa. 

Era finita. 

Non era neanche iniziata, in verità. 

Ma continuavo a vedere i suoi occhi color ghiaccio ovunque. 

Nonostante tenessi i miei chiusi, li vedevo. 

A volte sorridevano. 

A volte piangevano. 

“Io non ho mai provato niente per Harry” aveva detto. 

Mai in vita mia avevo provato quel dolore. 

Mai una ragazza aveva rapito il mio cuore come aveva fatto lei.

Volevo dimenticarla. 

-Io vado a prendere qualcosa da bere- mi aveva sussurrato Arya.

E poi l’avevo vista andarsene. 

Mi sentii ad un tratto afferrare un polso.

Fui trascinato fuori dalla pista da ballo, velocemente. 

-Harry, dov’é Ploon?- 

Hayley era preoccupata. 

-Non lo so. Non l’ho vista molto oggi- 

Accigliai lo sguardo e stetti a guardarla, in silenzio. 

-Qui non c’é, ho cercato dappertutto- 

-Forse é in bagno- 

-No-

Corrugai la fronte. 

Dove cazzo era?

Fanculo alla mia stupida promessa. 

Iniziai a cercarla, in ogni angolo. 

E se qualcuno l’avesse presa con se e portata via?

-Ecco qui i…- 

I bicchieri finirono per terra, rotti. 

Un rumore assordante venne percepito dalle mie orecchie. 

Guardai Arya, con non molta attenzione. 

-Scusa- farfugliai, e mi allontanai. 

Al banco degli alcolici Ploon non c’era. 

Non stava nemmeno ballando. 

Nei bagni aveva controllato Hayley, ma niente. 

Decisi di uscire, magari si trovava là fuori. 

Mi passai una pano tra i capelli, mandandoli all’indietro. 

Mi guardai intorno: poche persone giravano per quella zona.

Diedi un’ occhiata veloce alle moto. 

Poi passai a cercarla nei vicoli lì vicino. 

Ma ancora niente. 

“Le moto! Sono solo quattro” esclamai, ricordandomene.  

Presi le mie chiavi, senza pensarci. 

Salii sulla mia moto, più veloce che potei, e partii alla ricerca di Ploon. 

Perché diamine se n’era andata?

“Cazzo” pensai, frustrato. 

 

Mi ritrovai a setacciare la città per tutta la notte, in ogni suo angolo, in ogni suo bar, sperando di trovarla. 

L’unico posto che mancava adesso era… 

“L’hotel” pensai. 

Sperando si trovasse lì, il posto più sicuro tra quelli che avevo cercato, feci il più veloce possibile.

Parcheggiai malamente la moto e scesi immediatamente, correndo verso la sua stanza. 

Non risposi minimamente al saluto della receptionist e feci le scale, che avrei salito più rapidamente rispetto all’ ascensore. 

Bussai freneticamente alla porta della sua stanza, urlando il suo nome. 

-Apri subito questa porta, se sei lì dentro!-

 

Narra: Ploon.

 

Ero coricata nel mio letto, quando sussultai riconoscendo quella voce roca e bassa. 

Non risposi per le prime volte, quando chiamò il mio nome. 

Esattamente come aveva fatto lui per tutto il giorno: lo evitai, non lo ascoltai. 

Strinsi le coperte e infilai il mio corpo, ancora scosso e tremante, sotto di esse. 

Mi dava sollievo farlo. 

Feci un lungo respiro, ancora palpitante e irregolare. 

Era lì, dietro la porta della mia camera, preoccupato e urlante. 

Mi sentii in colpa quando sentii il suo tono farsi ancora più supplicante. 

Mi alzai, fissando la parete per alcuni istanti. 

Non ero pronta per guardarlo negli occhi, non ancora. 

Ma dovevo farlo. 

Ero forte. 

Sapevo mentire. 

Sapevo reggere uno sguardo, potevo farlo. 

Infilai la chiave nello stipite della porta e girai la maniglia, molto lentamente.

 

Lo ritrovai di fronte a me, sudato e ansimante. 

Alzai lo sguardo verso il suo volto, almeno quindici centimetri più alto rispetto al mio. 

Lui non si mosse. 

Mi fissò, con lo sguardo più duro che avessi mai visto. 

Teneva i suoi pugni in una salda stretta. 

La sua mandibola era visibilmente tesa. 

Gli occhi spalancati, fissi sul mio corpo. 

Sentii il suo respiro affannato arrivare fino a me. 

Era a pochi centimetri di distanza, eppure lo sentivo così lontano. 

Dovevo essere arrabbiata con lui?

Oppure dovevo comportarmi come sempre?

La verità é che non lo sapevo. 

Non arrabbiata, non delusa. 

Ero solo maledettamente distrutta.

Mi strinse a sé, tutto ad un tratto, senza cambiare espressione del viso.

Mi tenne stretta, come se non volesse farmi scappare mai più. 

Il mio capo, all’altezza del suo petto, stava immobile, sentendo il pulsare del suo cuore, rapido. 

Non disse nulla. 

E io neppure. 

Cosa dovevo dirgli?

Che me n’ ero andata perché aveva baciato un’ altra ragazza?

Lui non avrebbe mai saputo la verità. 

Non l’avrei permesso. 

Non volevo calpestare il mio orgoglio un altro po’. 

Era stato fatto abbastanza. 

Le mie braccia, pendenti lungo la mia vita, non lo strinsero. 

Ero consapevole del fatto che se l’avessi fatto, le lacrime avrebbero rigato il mio volto un’altra volta. 

E non volevo accadesse, non davanti a lui. 

Cosa gli avrei spiegato?

Che ero stata presa dal panico dal momento in cui aveva fatto riaffiorare in me ricordi del passato?

Che ci sta succedendo?” pensai. 

All’improvviso, era cambiato tutto. 

Perché lui mi aveva evitata?

Perché lui non mi aveva più parlato?

Era tornato ad odiarmi, come in passato?

Voleva lasciarmi, di nuovo?

Come sempre, dipendeva tutto da lui. 

E io mi sentii debole, incapace di agire, come anni prima. 

-Ti prego. Non andartene un’ altra volta, non riuscirei a sopportarlo- lo supplicai.  

Ehi ragazze <3 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! 
E' triste, lo so :'C 
Ma non lo erano da un po', e ogni tanto ci vuole proprio :') 
Cosa dite: Harry la lascerà un'altra volta, perdendola  per sempre? Oppure ci penserà prima di fare una stronzate enorme?;) 
Io ho un mucchio di idee *0*
Spero di ritrovarvi qui a leggere la prossima volta che pubblicherò il capitolo.
Fatemi sapere, allora. Sono curiosissima delle vostre opinioni, come sempre. 
Bacioni,
-Zola. 

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Capitolo 18
*** «Today will be special ***


Narra: Harry. 

 

-Posso assicurarti che sei lunatico- 

-Non é vero- risi.

-Oh, si. Oppure soffri di personalità multipla. Come preferisci, scegli tu- 

C’era un pizzico di rabbia nel tono della sua voce. 

Nonostante fossero passate ore, aveva ancora gli occhi arrossati.

Aveva pianto, evidentemente. 

Mi ero comportato come uno stronzo. 

Per l’intera giornata non l’avevo degnata di un mio sguardo. 

E mi era costato maledettamente tanto, nonostante pensassi che fosse meglio così. 

Louis, non appena era tornato in hotel con gli altri, mi aveva detto di averla vista in discoteca, distrutta e in lacrime. 

Corrugai la fronte a quel pensiero. 

La riducevo sempre e solo io in quello stato. 

Sarei dovuto andare da lei e stringerla tra le mie braccia, invece, non mi ero neanche accorto del suo dolore. 

-Ploon…- 

-Che c’é?-

Tuttavia, sembrava essersi calmata. 

Mi guardò incuriosita. 

I suoi occhi color ghiaccio adesso s’erano addolciti.

Quando l’avevo trovata nella sua camera, sembrava essere tornata dura e con una pietra al posto del cuore. 

Molto probabilmente in quel momento avrebbe voluto incenerirmi con solo lo sguardo. 

Ma adesso era tornata come sempre, solo ancora leggermente triste e malinconica: glielo potevo leggere nel volto. 

-Indosseresti un’altra volta il vestito di oggi?- 

-Perché?-

La verità era che l’avevo vista solo con la coda dell’occhio, senza poterla ammirare. 

Ma ero sicuro fosse stata stupenda. 

-Mi piacerebbe vederlo- 

Le sorrisi e le accarezzai la guancia. 

-Potevi farlo oggi- sentii bofonchiarla, amaramente. 

Ma tutto ad un tratto s’alzò, dirigendosi verso la sua camera, di soppiatto. 

 

*Flashback*

 

-Stanotte Ploon dorme nella mia stanza, Niall-

-Come?- 

Sbuffai, non mi andava di ripetere. 

-Prendi le tue cose e portale nella sua stanza- 

-Sono stanco, Harry. Sono le quattro- lo sentii lamentarsi. 

Lo guardai minaccioso. 

Non ero in vena di essere contraddetto. 

-E poi saresti in camera con Zoe- 

-A questo non avevo pensato- 

Un sorriso malizioso comparve sul volto del mio amico. 

Scrollò le spalle e prese la propria valigia. 

-Solo perché sei tu, amico- 

Mi diede una pacca sulla spalla e saltellò via. 

 

Sentii bussare alla porta poco dopo. 

Era Louis. 

-Dimmi- 

-Non so cosa ti passi per la testa o cosa tu ti sia bevuto, ma in discoteca ho visto Ploon piangere. Era distrutta. Dovresti chiederle cos’é successo. Se per caso centrasse con il bacio che hai dato ad Arya… Potrebbe cambiare tutto- 

Stava farfugliando che forse Ploon provava qualcosa per me?

Più di una semplice amicizia?

Non era possibile. 

Ricordavo bene la sua frase. 

“Non ho mai provato nulla per Harry”

-Ok- dissi semplicemente. 

-Io non vi capisco- 

Lo sguardo di Louis era serio. 

Quasi preoccupato e perplesso. 

-Non fare troppi casini, Harry. Ricordati che Arya é la migliore amica di Niall- 

 

*Fine Flashback* 

 

Vidi aprirsi lentamente la porta della mia stanza. 

E il suo corpo comparve come un miraggio. 

Si era anche truccata, perfettamente. 

I suoi stupendi occhi color ghiaccio erano contornati da un color calcato di matita nera. 

Indossava un bellissimo vestito color rosa pesca, con una cintura sottile beige intorno alla vita. 

Le scarpe, nere e semplici, l’alzavano circa di dieci centimetri. 

I capelli, biondi e lisci, cadevano sulle proprie spalle. 

Rimasi quasi senza fiato, immobile ad ammirarla. 

Un sorriso sincero mi comparve sul volto, guardandola come se fosse la cosa più straordinaria che avessi mai visto.

-Ora posso toglierlo?- 

Era leggermente imbarazzata: lo notai dal suo tono di voce flebile e basso. 

Guardava le pareti della stanza, cercando di saltellare con lo sguardo dappertutto, cercando di evitare solo il mio volto. 

-Non provarci nemmeno- 

 

Narra: Ploon. 

 

Era assurdo ciò che stessimo facendo. 

Dopo avermi guardata, imbambolato e sorridente, si era alzato dal proprio letto e mi aveva afferrato la vita, dolcemente. 

E adesso canticchiava, in mezzo alla camera, vicino al letto. 

Aveva iniziato a ballare un lento, con me tra le sue braccia. 

Io seguivo i suoi passi, sempre corretti e perfetti.

Non mi chiesi perché lo stesse facendo. 

Mi ritrovai, semplicemente, ad ammirare il suo volto, a pochi centimetri dal mio.

Avrei potuto baciarlo. 

Ero lì. 

Ci sarei riuscita senza fatica. 

Ma non lo feci. 

Mi limitai a guardare il suo sorriso e le sue fossette. 

Per nulla al mondo avrei lasciato la sua stretta. 

Pregai, per tutto il tempo, che quel’ istante perfetto non finisse mai. 

Era in quei momenti con lui che mi sentivo protetta, al sicuro.

Sapevo che nessuno mi avrebbe fatto male, nemmeno lui.

Mi dimenticai della serata appena passata, del mio dolore, della sua indifferenza. 

Adesso contava solo il presente, indimenticabile e folle. 

-Ho sempre desiderato farlo- sussurrò. 

Come avevo potuto negare i miei sentimenti per lui?

Erano così evidenti e sinceri. 

Non avevo avuto paura di riderci insieme. 

Non avevo avuto paura di correrci insieme, da piccola.

Ma avevo avuto paura di innamorarmene. 

E, come spesso accade, le nostre più profonde paure, a volte, si trasformano in realtà. 

Non c’era stato mai nessuno a scaldarmi il cuore, se non lui. 

Nessuno mi faceva sentire come faceva Harry. 

Nessuno poteva competere con lui. 

E adesso non c’era più via di uscita. 

Lo amavo, con tutta me stessa. 

E volevo urlarglielo. 

-Harry, io…- 

-Tu?-

Mi guardava, dolcemente. 

Avvicinò le sue labbra alla mia guancia, proprio sull’angolo della bocca, dandomi un bacio.

-Ti ascolto, pesciolino-

-Ti… ti voglio bene- 

Sorrise. 

-Io di più- sussurrò, lentamente, al mio orecchio. 

Accigliai lo sguardo e mi fermai. 

-Non credo proprio- 

-Io credo proprio di si- 

Si mise nella mia solita posizione: a braccia curve sulla vita, facendo uno sguardo scemo. 

-Non prendermi in giro- risi, dandogli un colpetto leggero sullo stomaco. 

-Perché non dovrei?- 

-Perché altrimenti ti faccio davvero male-

Ora era una sfida. 

Mi guardò divertito, fingendo di avere paura. 

Alzai lo sguardo al cielo e stetti a guardarlo ancora un po’. 

Poi, improvvisamente, si avvicinò al mio corpo, velocemente, e mi prese in braccio. 

-Cosa hai intenzione di fare? Mettimi giù- risi. 

-Te la sei voluta te- 

Incominciò a farmi il solletico dappertutto. 

Mi cacciò sul letto e si posizionò sopra di me. 

Ridendo, soddisfatto della propria idea. 

-Harry! Ti prego, smettila!-

-Shhh. Non puoi urlare Piccola Peste, sono le cinque di mattina- 

Mi mise un dito sopra la bocca, per farmi segno di star zitta.

-Non é giusto così- sussurrai. 

-Lo é per me- 

Le sue gambe, strette intorno alla mia vita, impedivano ogni mio singolo movimento.

-Me la pagherai- 

-Come?- chiese con tono di sfida. 

-Mi inventerò qualcosa- 

-Nel frattempo io sto qui, sono comodo- 

Gli feci il verso, imitandolo e facendolo sghignazzare. 

Tutto ad un tratto, strinse i miei polsi con le proprie mani e, con il volto sopra il mio, mi guardò silenziosamente e con attenzione. 

Spostò il suo sguardo dai miei occhi alla mia bocca.

Adesso era serio. 

-Se solo tu…- sentii sussurrarlo tra sé. 

Se solo io?

Non gli dissi nulla. 

Lui levò il suo corpo dal mio e si coricò accanto a me. 

-Tregua?- gli proposi, ancora con il fiato corto. 

-A te conviene- rise. 

-Ma ammazzati- 

Posizionai il mio corpo su un fianco, in modo da girarmi completamente verso quello di Harry. 

-Sai che russi?- 

Corrugò la fronte. 

-Non é assolutamente vero-

-Ti giuro di si. E’ insopportabile dormire accanto a te- affermai seria. 

Sembrò offendersi. 

Scoppiai in una sonora risata. 

-Però faccio un sacrificio perché so che ci tieni-

Gli diedi un pizzicotto sulle guance. 

-Thzè, che stronzata. Sei tu che non vuoi starmi un attimo lontana-

Accigliai lo sguardo. 

-Come scusa?- 

-Sai anche tu che é così- mi sorrise, in quel modo fastidiosissimo.

-Ti detesto, sul serio- 

Mi girai dalla parte opposta del suo viso.

-Hai intenzione di non guardarmi più?- rise. 

-Con piacere, anche- 

Sentii afferrarmi la vita dalle sue grandi e calde mani. 

-Non mi toccare, mostro- 

-Shhh-

Sentii poggiarsi sulla mia schiena il suo viso. 

Sorrisi. 

Era una sensazione bellissima. 

-Harry…-

Non mi rispose. 

Sentii il suo respiro sulla mia pelle. 

Mi faceva il solletico. 

-Per favore, smettila- risi. 

Poi mi voltai. 

Dormiva. 

“Che strano” pensai tra me e me, divertita. 

Sembrava così dolce e innocuo mentre riposava. 

Vedendo un volto così perfetto, come ce lo si può dimenticare?

 

Narra: Harry. 

 

Quella mattina mi svegliai alle undici, per colpa dei continui bussi alla porta della mia stanza.

-Che volete?-

Hayley e Liam erano di fronte a me, quasi arrabbiati. 

-Allora?- 

-Cosa?- 

-Vi abbiamo scritto mille messaggi, non li avete letti?- 

Alzai le spalle. 

-Veramente… no- 

Vidi lo sguardo di Hayley, la persona più suscettibile su questa Terra, avvampare. 

-Siamo andati a dormire tardi- dissi strofinandomi gli occhi. 

Liam rise. 

-Noi abbiamo già fatto colazione e adesso usciamo. Voi non venite?- 

-Mi sa di no- 

Indicai ai miei due amici il corpo di Piccola Peste, completamente disteso ancora sul letto, dormiente. 

Hayley alzò lo sguardo al cielo, ma sorrise anche. 

-Torniamo per l’ora di pranzo- 

-Fatevi trovare pronti- disse lei, subito dopo. 

Feci un “ok” con il pollice della mia mano e richiusi la porta. 

Andai in bagno: mi sciacquai il viso, feci una doccia veloce e mi cambai.

Indossai una maglietta bianca, con un taschino in alto a sinistra, dei pantaloni neri e le Clarke marroni. 

Poi corsi fuori dalla mia stanza, verso la zona colazione, al piano terra. 

Mi sedetti tranquillamente, sapendo che tanto Ploon si sarebbe alzata solo con delle sassata in piena faccia, e mangiai una brioche e un caffè. 

Poi chiesi al cameriere se avessi potuto portare in camera qualcosa e, dopo che questo mi rispose affermativamente, presi da mangiare per Piccola Peste. 

Con un grande vassoio fra le mani, presi l’ascensore e mi diressi verso la mia stanza. 

Come previsto, Piccola Peste stava ancora dormendo. 

Posai la sua colazione sul comodino e mi sedetti accanto a lei, accarezzandole i capelli. 

Poi cercai di farmi venire in mente qualcosa da poter far una volta che si fosse svegliata. 

 

Narra: Ploon. 

 

Fu il risveglio più dolce che avessi mai fatto. 

Un delizioso profumo di cioccolata e marmellata penetrò nelle mie narici.

Aprii gli occhi lentamente e mi affrettai verso quel bellissimo vassoio pieno di squisitezze da mangiare. 

Era dalla sera prima che non mettevo qualcosa sotto i denti, avevo una fame terribile. 

Harry non era in camera, ma sapevo fosse stato lui a farmi quel regalo. 

“Dov’è sarà andato?” mi domandai curiosa. 

Non ci pensai troppo però. 

Sgranocchiai le mie fette biscottate e i miei biscotti. 

La cioccolata era troppo calda, così, decisi di aspettare per berla. 

Mi tolsi il vestito della sera precedente, sorridendo ripensando al ballo lento che avevo fatto con il ricciolo, mi cambiai e mi lavai i denti. 

Sciacquai il mio viso, ancora sconvolto, e mi sistemai i capelli. 

-Buongiorno principessa-

Il sorriso di Harry illuminò l’intera stanza, contagiandomi. 

-Ciao- 

Mi diede un bacio sulla guancia e uscì dal bagno, aspettandomi seduto sul letto, in silenzio.

Mi avvicinai alla mia cioccolata e iniziai a sorseggiarla. 

-Cosa facciamo stamattina?- gli chiesi. 

-E’ una sorpresa- sorrise. 

Aspettò che finissi di bere la mia cioccolata e mi prese per mano. 

-Oggi sarà speciale- 

Ehii <3
Questo é un capitolo di transizione, scusate se non vi é piaciuto perché un po' inutile(?) 
Però é dedicato interamente a Ploon ed Harry, spero lo abbiata apprezzato C: 
Detto questo, secondo voi quale sarà la sorpresa che il ricciolo le farà?
Ammetto che non ne ho la minima idea neanche io :O 
AHAHAH vabbe, ci penserò stanotte. 
Perche dovete sapere che io non dormo per farmi venire delle idee almeno decenti D: 
Buona serata, ragazze, e fatemi sapere le vostre opinioni: ci conto, davvero. 
A presto e bacioni, 
-Zola. 

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Capitolo 19
*** «So, you're beautiful ***


Narra: Ploon. 

 

-Ehi, Harry. Si può sapere dove mi stai portando?-

Scosse il capo. 

-Almeno come sono vestita va bene?-

Sbuffò, divertito dalle mie troppe chiacchiere. 

-Sei in tuta- ridacchiò. 

-E quindi?- chiesi preoccupata. 

-Quindi sei bellissima- 

Accigliai lo sguardo. 

Che cavalo voleva dire?

Mi stava prendendo per il culo?

-Tranquilla, Ploon. Va quasi bene- sorrise. 

-Quasi?-

Decise di non rispondermi a quella domanda e di lasciarmi nell’oblio più totale. 

Lui stava attento a dove andava, tenendo lo sguardo sempre fisso sulla strada.

Avevamo le moto, ma, per qualche bizzarro motivo, avevamo deciso di farcela tutta a piedi. 

Era una bella giornata, valeva la pena affrontarla con tranquillità. 

Soprattutto dopo le incomprensioni che si erano create quella precedente. 

Abbassai lo sguardo al suo ricordo. 

Lui lo notò e mi accarezzò, sorridente, la guancia. 

-Siamo quasi arrivati- 

In fondo al vicolo in cui ci eravamo incamminati potevo notare una grande piazza, con un piccolo palcoscenico al centro. 

Il posto era affollato, circondato da persone di tutte le età: piccoli bimbi correvano tra di loro con tanti palloncini colorati tra le mani, molti adolescenti si erano riuniti e ridevano e scherzavano, anziani signori, seduti attorno a tavolini, giocavano a carte, mentre le loro mogli parlavano e ascoltavano musica. 

Harry non si fermò, si diresse verso il palco, con la propria mano intrecciata alla mia. 

-Ti piace?-

Io annuii, guardandomi in giro curiosa. 

Avevo sempre amato i posti affollati: mi rendevano felice e di buon umore. 

Mi piaceva osservare le persone accanto a me e i loro gesti, notando le differenze gli uni degli altri. 

-Oggi c’é una manifestazione e chi vuole può salire per esibirsi- spiegò, indicandomi il palcoscenico, sorridendomi.  

Era sempre perfetto quando lo faceva, ma a volte mi chiedevo: “Non ha mai male alle guance?”.

Io ridevo sempre come una pazza e, il più delle volte, dovevo controllare di averle ancora sul viso. 

-E vuoi cantare?- gli chiesi entusiasta. 

Amavo ascoltarlo mentre lo faceva.

-Vogliamo cantare- sottolineò. 

Sbarrai gli occhi e ritrassi la mia mano dalla sua, quasi impaurita che mi spingesse con la forza là sopra. 

-Non ci pensare nemmeno- 

-Lo facevamo sempre, quando eravamo piccoli- 

Sorrisi a quel ricordo. 

Lui era sempre stato il più bravo, ma infondo neanche io ero male. 

E quanto ci divertivamo! 

Era una delle cose che amavo fare di più. 

-Non puoi essere peggiorata così tanto- sghignazzò. 

-Ehi, tieni a bada la linguaccia, Styles!- 

Rise e cercò un’altra volta la mia mano, che, questa volta, si fece trasportare accanto al suo corpo. 

-Ci divertiremo- 

Mi diede un bacio sulla guancia e chiese al presentatore se potessimo salire sul palco. 

Sperai pronunciasse un clamoroso “no”, ma ovviamente la fortuna non stette dalla mia parte. 

Harry, a quel punto, fece comparire sul suo volto anche le sue due splendide fossette: segno che adesso era al culmine della propria felicità.

Mi schiarii la voce, con un colpo secco, per cercare di non sembrare un trans non appena avessi aperto bocca. 

Non avevo più cantato, non in pubblico, da quando lui se n’era andato.

Forse non lo sapeva. 

-Harry…-

Fissò il suo sguardo su di me, pronto per ascoltarmi. 

-Non canto da molto tempo…- 

-Non si smette di saperlo fare, Ploon- mi rassicurò, sghignazzando. 

Come canzone scelse “Wouldn’t change a thing” di Demi Lovato e Jo Jonas. 

Era buffo cantarla dopo così tanto tempo.

Avevo fondato il nostro rapporto su quel testo, lo descriveva perfettamente. 

Harry prese due microfoni tra le mani e me ne porse uno. 

-Se faccio una figuraccia, te la faccio pagare- 

Rise, divertito. 

-Calmati-

Era facile per lui: aveva passato gli ultimi due anni a girare l’Inghilterra per esibire le sue amate corde vocali. 

Mi trattenni dall’insultarlo solo perché molte persone mi stavano fissando e perché lui era estremamente di buon umore. 

Impugnai saldamente il microfono e la musica partì. 

Toccava a me. 

Harry mi guardava e io cercavo di guardare lui, mi dava sicurezza.

E incominciai. 

 

“E’ come se non sentisse nemmeno una parola di ciò che dico. 

La sua mente è in qualche luogo lontano, lontano. Ed io non so come arrivarci.
Ed è come se tutto quello che vuole è rilassarsi.”

Finii la mia strofa e ascoltai la sua. 

“Lei è troppo seria. E’ sempre di fretta” 

Poi di nuovo io. 

“Mi fai venir voglia di tirare tutti i miei i capelli”
E di nuovo lui. 

“E mi interrompi”
Io. 

“You”

Lui. 

“Me”


Ploon.

“Siamo faccia a faccia” 

Harry. 

“Ma non ci vediamo occhio-ad-occhio” 

E infine insieme. 

“Come il fuoco e la pioggia
Mi puoi far diventar pazzo
Ma non posso stare arrabbiato con te per qualsiasi cosa
Siamo Venere e Marte
Siamo come stelle diverse
Sei l’armonia di ogni canzone che canto
E non cambierei una virgola.


Siamo perfettamente imperfetti
Ma non cambierei niente, no
Siamo come fuoco e pioggia
Mi fai diventare pazzo
Ma non mi posso arrabbiare con te per niente
Siamo Venere e Marte
Siamo come stelle diverse
Sei l’armonia di ogni canzone che canto
E non cambierei una virgola
Ma non mi posso arrabbiare con te per niente
Siamo Venere e Marte
Siamo come stelle diverse
Sei l’armonia di ogni canzone che canto
E non cambierei una virgola
Non cambierei una virgola”

Fu bello. 

Fu davvero perfetto. 

Non potei far a meno di sorridere e stringerlo in un abbraccio, davanti a mille persone. 

-Avevo ragione, giusto?-

Annuii, spettinandogli i ricci, divertita. 

-Dovremmo farlo più spesso- 

Vidi che molte persone ci guardavano e applaudivano. 

Proclamai un semplice “Grazie”, con tono flebile. 

-Harry e Ploon, signori e signore!- 

Il presentatore diede un batti cinque al ricciolo e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, facendolo sorridere.

Poi scendemmo dal palco e alcune ragazzine ci fermarono a guardarci con le bocche spalancate e gli occhi sognanti. 

-Mi ricordano te, pesciolino- rise Harry.

Io gli tirai una gomitata, tanto per cambiare. 

-State insieme?-

Una bimba, riccia e mora, con due occhioni verdi e guance rossicce, si fece avanti. 

Scossi il capo, chinandomi verso di lei. 

-No- le sorrisi, accarezzandole una guancia. 

Amavo i bambini, da sempre. 

-Siete bellissimi-

Focalizzò il suo sguardo su Harry e arrossì. 

-Ora ho capito- risi. 

-Hai fatto colpo, mi sa- gli sussurrai, tornando in piedi. 

-Come sempre- 

Alzai lo sguardo al cielo. 

“Perché proprio io dovevo innamorarmi di questo essere?” pensai. 

Si avvicinò alla bambina e la prese in braccio, dolcemente. 

-Come ti chiami?- 

-Nicole- 

-Anche tu sei bellissima, Nicole- 

Poi, dopo averle rivolto ancora qualche domanda, la posò per terra e le strinse la mano. 

-A presto allora- 

Le fece un occhiolino, che attentamente fissarono anche le ragazze, e mi prese per mano. 

-Andiamo- 

 

-Ti é piaciuta la sorpresa?- 

Annuii, mostrandogli il mio sorriso più sincero. 

Poi tornai a guardare le nostre mani unite. 

Mi aveva sempre stretto vicino a sé, senza che io ne sapessi mai il motivo. 

Mi voleva bene, ovviamente. 

Ma non per questo si prende per mano un’ amica: almeno, io non lo facevo mai con gli altri ragazzi. 

-Harry…-

-Si?- 

-Cosa ti ha detto il presentatore?-

Scrollò le spalle, continuando a fissare la strada. 

Stavamo tornando in hotel. 

 

Narra: Harry. 

 

Mi aveva detto: “Tienitela stratta”

E avevo sorriso perché era proprio quello che avevo intenzione di fare, non volevo lasciarla. 

Quando mi aveva supplicato di non andarmene un’ altra volta, mi si era stretto il petto. 

Avevo capito quanto dolore avesse provato, vedendo la mia indifferenza. 

E non volevo farla soffrire, non di nuovo.

Volevo solo guardarla sorridere, sempre.

Strinsi la mia mano intorno alla sua, ancora più forte. 

Mi accorsi lo notò. 

E subito dopo mi fissò, confusa. 

-Io non scappo, Harry- mi disse, sorridendo. 

E io lo sapevo. 

Lei era forte. 

Davanti a qualsiasi cosa, lei non fuggiva. 

Davanti ai problemi, lei non tremava mai. 

-Perché non hai più cantato in pubblico?- 

Mi ricordai della frase che mi aveva detto poco prima sul palco. 

Abbassò il volto, distogliendolo dal mio. 

-Non mi andava…- 

Sapevo stesse mentendo.

Lei amava la musica, proprio quanto me. 

-Per colpa mia?- 

Corrugai la fronte, capendo che avevo colpito nel segno. 

Non rispose, quella fu la conferma. 

Mi fermai, non distogliendo però il mio volto dalla strada. 

-Non accadrà più, te lo prometto- 

La vidi sorridere, dolcemente. 

-Lo so- 

Nonostante io continuassi a ferirla, lei era sempre qui, accanto a me. 

Mi perdonava. 

E ogni volta veniva delusa. 

Sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe stufata di me?

Dovevo stare attento, questa volta davvero. 

-Andiamo adesso?- disse indicando l’hotel, che si notava in lontananza. 

Annuii e ripresi a camminare. 

-Devo dirti una cosa, Ploon- 

“Adesso o mai più” pensai. 

Era il momento giusto. 

-Io…- 

 

-Che fate lì impalati? Siete in ritardo!- 

Le urla di Perrie riecheggiarono nelle nostre orecchie. 

Mi voltai verso la strada. 

Attaccati al marciapiede, con la loro moto, Zayn e Perrie ci stavano fissando divertiti. 

-Vi abbiamo visti alla fiera- il moretto fece un’ occhiolino a Piccola Peste, che rise.

-Sei brava a cantare, ragazzina- 

Comparve Louis, all’improvviso, dietro di loro. 

Sfortunatamente, almeno così pensò Ploon, sicuramente, notò le nostre mani incrociate. 

Accigliò lo sguardo.

-Dovete dirci qualcosa?- sghignazzò divertito. 

Piccola Peste ritrasse immediatamente la mano, imbarazzata. 

Scosse il capo. 

Louis scrollò le spalle, guardandomi fisso negli occhi subito dopo, serio. 

“Diglielo” lessi nel suo labiale. 

Lo fulminai con gli occhi e ripresi a camminare, con le mani in tasca, senza aspettare nessuno. 

-Ci vediamo tra poco- disse Zayn a Ploon. 

Lei salutò tutti e corse al mio fianco. 

-Cosa dovevi dirmi?- chiese dopo alcuni istanti. 

-Nulla- 

 

Narra: Ploon. 

 

Il pomeriggio lo passammo in piscina, all’hotel. 

Io e Niall c’eravamo dilettati nel assaporare tutti i cibi che ci venivano offerti da un cameriere gentile e piuttosto anziano. 

Eleanor e Arya prendevano il sole, silenziose.

Perrie era con Zayn, intenta a catapultarlo via dal materassino su cui si era posizionato comodamente.

Liam, Harry, Louis e Faith giocavano a schiaccia 7 in acqua, urlando e disturbando la quiete pubblica.

Hayley e Zoe, invece, stavano parlando del college a cui sarebbero andate. 

Io non ci avevo ancora pensato, eppure mancava decisamente poco. 

Le nostre strade, per la prima volta, si sarebbero divise davvero. 

Era triste pensarlo. 

-Potresti venire con noi in tour a Settembre- 

La voce di Niall, solare e pacifica, superò i miei pensieri. 

-Davvero?- 

Ero decisamente sorpresa da quella proposta. 

-Potremmo farti aprire i concerti- 

-Non sono così brava- dissi sorpresa. 

La sua gentilezza mi colpiva ogni volta. 

L’irlandese ci sapeva proprio fare con le parole. 

-E poi…- sorrise maliziosamente. 

Corrugai la fronte. 

Cosa stava per dire?

Avrei dovuto tirargli i capelli poco dopo, ne ero sicura. 

-Harry ne sarebbe sicuramente felice- 

Invece non lo feci. 

Quella frase mi sciolse il cuore. 

Passare un anno intero per l’Inghilterra insieme al Mio Tesoro mi entusiasmava. 

-Per gli altri andrebbe bene?- 

-Sicuramente- 

Sorrisi. 

Come potevo non farlo?

-Ne parlerò con Harry stasera, allora- 

Lui rise. 

-Mi caccerà anche stanotte fuori dalla mia stanza?- 

-Cioè?- feci lo stesso. 

-Ieri mi ha praticamente minacciato per farti dormire con lui- 

“Davvero?” pensai. 

-A me ha detto che volevi tu cambiare camera, per stare con Zoe-

Adesso ero decisamente confusa. 

-Beh, ti ha mentito- 

Focalizzai il mio volto nella direzione di Harry, guardandolo giocare. 

-Perché lo ha fatto?- chiesi tra me e me, ad alta voce. 

-Te lo chiedi ancora?- 

O ero completamente stupida o tutti sapevano qualcosa che io ignoravo. 

 

-Faccio prima io la doccia!- urlai non appena entrai in camera. 

-Troppo tardi- 

Harry si era già piazzato di fronte alla porta del bagno, costudendola dietro le proprie spalle. 

Indossava, ancora, solo il costume. 

Io, invece, mi ero di nuovo vestita per salire in stanza. 

-Fammi entrare- dissi posizionandomi di fronte a lui. 

-No- rise. 

Sbuffai e mi andai a sedere sul letto, incrociando le braccia. 

-Ho vinto io?-

-Solo perché non ho voglia di resisterti- 

Mi guardò maliziosamente, facendomi un occhiolino. 

-Non in quel senso, stalcker!- 

Sghignazzò ed entrò in bagno. 

 

Quando riaprì la porta, circa mezz’oretta dopo, aveva avvolto la propria vita con un asciugamano bianco. 

Il petto completamente nudo era ancora gocciolante, proprio come i suoi ricci. 

-E’ tutta tua la doccia adesso- sorrise. 

Stetti impalata sul letto, sdraiata, ancora per un po’, fissandolo. 

-Sono attraente anche per te eh- 

Vidi comparire sul suo viso quelle irresistibili fossette. 

Mi avvicinai al suo corpo, toccandogli gli addominali. 

Lui mi guardava divertito. 

-Ammetto, Styles, che adesso tu sia quasi accettabile- 

Gli voltai le spalle, andando verso il bagno. 

-Ma non ancora ai miei livelli- gli sorrisi. 

Lo sentii ridere e io feci lo stesso, chiudendo la porta. 

Ciao ragazze <3 
Sapete che siete stupende? Davvero*-* 
State iniziando a riempirmi di recensioni e io sono davvero felice per questo: GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE. 
Siete le migliori *0* 
Detto questo, passiamo al capitolo. 
Harry le stava quasi per fare la dichiarazione tanto aspettata, visto? Manca poco, davvero. 
E non vedo l'ora di metterli insieme MUAHAHAH. (se accadrà) LoL 
Piaciuta la sorpresa che le ha fatto il ricciolo? Era l'unica cosa che mi fosse venuta in mente, capitemi se non vi ha sbalordite C': 
Spero di trovare, nelle recensioni, le vostre opinioni <3 
A presto e baci, 
Zola. 

 

 

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Capitolo 20
*** «I've always thought that you was different ***


Narra: Ploon.

 

*Flashback* 

 

“Sei una merda”

“Cosa cazzo ti ho fatto, si può sapere?” 

“Dovresti saperlo benissimo, non credi?”

“E’ per Liz? Sei gelosa?” 

“Liz? Sul serio hai la faccia tosta di chiedermi se é per lei?” 

“Io non ti capisco, sei strana”

“Pff, strana…” 

“Non sei più la Ploon che conoscevo una volta, sei cambiata…” 

“Io? Io sono cambiata? Non tu? Che te ne vai in giro come uno stronzo per tutta la scuola fingendo che io non esista nemmeno più?” 

 

Era successo tutto in un unica sera. 

Proprio in unica sera si era definitivamente chiuso un rapporto durato tredici anni. 

Lui lo aveva interrotto. 

Stufo, stanco, annoiato, nervoso, arrabbiato. 

 

“Perché lo fai, Harry?”

“Faccio cosa?” aveva urlato, esasperato. 

“Mi eviti…” 

Non mi aveva risposto, focalizzando il proprio sguardo sulla parete della mia camera, dove vi era raffigurata una nostra foto, da piccoli.

“Capisco che tu abbia anche altri amici… E tu abbia una ragazza adesso… Ma almeno potresti sorridermi quando mi passi accanto, anziché far finta di non conoscermi”

“Io non fingo”

“No?” 

“No. Io non ti conosco più”

Come?

“Liz ti ha fatto il lavaggio del cervello” affermai con disprezzo.

“Tutto questo é durato troppo a lungo” 

“Cosa? La nostra amicizia? Perché? Da quando c’é una data di scadenza per quella?” 

Non mi guardava. 

Non osava farlo. 

Perché?

Sapeva di star commettendo un errore.

O semplicemente era un codardo.

“Ho sempre pensato che tu fossi diverso” sorrisi amaramente. 

“Che io e te saremmo invecchiati insieme, che ci saremmo sempre comportati come fratelli, che ci saremmo protetti l’un l’altra da tutti, che tu saresti sempre stato la mia spalla su cui piangere, se ce ne fosse stato bisogno… Non avrei mai pensato a… questo schifo” 

Mi odiava. 

Glielo potevo leggere nello sguardo. 

Quello sguardo che aveva sempre riservato dolcezza e premura a Piccola Peste. 

“Ma evidentemente tu sei uguale a tutti gli altri, sei uno stronzo” 

In quel momento si voltò. 

E mi fece paura, per la prima volta in tutta la vita. 

Ebbi paura di Harry. 

Mi si avvicinò. 

Sibilando di non aver a che fare con me da quando Liz era comparsa nella sua vita. 

“Tu non sarai mai come lei” mi aveva detto con disprezzo, sputando quelle parole verso il mio viso, rosso fuoco.

“E tu non sei mai stato colui che credevo fossi, sei solo un ragazzino egoista che pensa a scoparsi la prima che gli capita a tiro” 

Corrugò la fronte, visibilmente confuso. 

“Come fai a sapere che io e Liz…”

“Quella apre la bocca quanto le gambe”

 E poi un silenzio assordante inondò la stanza. 

“Sai… quello che mi fa più rabbia é che io continuo a tenere a te, nonostante tutta questa merda” mi fermai alcuni secondi, per trattenere le lacrime. 

“Mentre tu ti sei dimenticato di me da un pezzo” 

“É così” disse semplicemente, dopo aver distolto il suo sguardo dal mio. 

Quelle parole mi ferirono. 

Il mio cuore si frantumò in mille pezzi. 

Lo avevo perso per sempre. 

E quello fu il segno della fine. 

Si girò e uscì dalla mia camera come se niente fosse successo, come se non gliene importasse nulla.

Ed era così. 

 

*Fine Flashback* 

 

Harry era accanto a me, che dormiva, affianco al mio corpo. 

Mai avrei pensato, cinque anni prima, dopo quella brutta litigata, che l’avrei tenuto così vicino a me anche solo un’ altra volta in tutta la mia vita. 

Il suo volto arrabbiato e furioso riapparve nella mia mente, facendomi rabbrividire. 

Possibile che dopo cinque lunghi anni avessi ancora paura di quello sguardo?

Riuscivo ancora a sentire tutto il dolore passato. 

Harry mi aveva lasciata. 

Mi aveva segnata per sempre. 

Una cicatrice, anche se ben nascosta, era ancora presente all’interno della mia anima, forte e incontrollabile. 

Ogni tanto riappariva, impedendomi di respirare.

E tutti i ricordi più dolorosi ritornavano da me, veloci e atroci. 

Neanche la sua mano intrecciata alla mia poteva far passare tutto.

Cercai di concentrarmi sul suo viso, adesso dolce e tranquillo. 

Gli accarezzai i capelli, giocandoci per svariato tempo. 

E un altro ricordo s’ impossessò della mia mente, ormai troppo stanca per combattere una guerra. 

 

*Flashback* 

 

“Hai un fidanzatino, piccola?” 

La risata di Liz e dei suoi amici riecheggiò nella mia testa, fino ad esplodermi dappertutto. 

“Adesso che Harry ti ha lasciata tutta sola, chissà come sei triste. Anche se in realtà, se non sbaglio, tu non eri niente per lui” 

“Questo non é vero…” sussurrai, in un sibilo troppo contenuto. 

Non avevo paura di loro, di una mandria di stupidi ragazzi. 

Ma temevo la reazione di Harry a delle mie possibili accuse. 

Non mi ero ancora dimenticata di lui, in quella sera: del suo volto più oscuro. 

E poi, ingenuamente, speravo ancora tornasse da me. 

Erano passati solo sei mesi. 

Lui era in disparte, che studiava la situazione, appoggiato al muretto del giardino della scuola. 

Guardava il mio volto, con la fronte corrugata. 

Ma non fece niente mentre i suoi amici mi riempirono il corpo di uova. 

Tutti, tranne Josh: il migliore amico di Harry, che aveva litigato con lui non appena quest’ultimo aveva iniziato a fare lo stronzo. 

Non urlai. 

Non volevo apparire fragile. 

Ma più ci pensavo, più capivo di apparire solo patetica.

E la rabbia iniziò a prevalere sulla paura, per la prima volta. 

“Tenetevelo pure, quello” dissi ad alta voce. 

“Riempitemi di uova se volete, non mi importa. Se pensate che a lui importi qualcosa di voi, vi sbagliate di gran lunga. Soprattutto tu, Liz. Gli servi solo per alcuni lavoretti speciali” 

Mi sentii soddisfatta nel dirglielo.

Ma subito dopo un guscio mi si ruppe in faccia, colpendo il mio naso, adesso dolorante. 

“Non osare parlarmi in quel modo” 

“E tu non osare metterti contro di me, un’altra volta. Perché sono stata buona fino ad ora, ma non durerà per sempre” 

“Credi di farmi paura?” 

“Credo che tu adesso possa definirti avvisata” 

Le sorrisi, con un pizzico di sfida. 

“E, ora, se avete finito di comportarvi come dei lattanti, me ne vado. Spero che prima o poi troverete da fare qualcosa di più intelligente che… questo” dissi guardandoli schifata. 

A quel punto era arrivato Simon.

“Tutto bene?” 

Gli avevo annuito e sorriso. 

“Vado a farmi una doccia ora”

 

*Fine Flashback* 

 

Sorrisi a quel ricordo. 

Fu la prima volta che riuscii a tirare fuori la mia voce, non più spaventata e fragile. 

E da quella volta gli amici di Harry mi avevano lasciata stare, farfugliando qualcosa nelle proprie orecchie non appena mi vedevano per i corridoi della scuola. 

Solo Liz aveva continuato ad infastidirmi, senza neanche molto successo. 

Molte volte, le sue parole mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall’altro.

L’unica cosa che ancora mi disgustava era vedere il corpo di Liz, ogni mattina, accanto a quello di Harry. 

“Come confondere la cacca con la cioccolata” mi ripetevo sempre.

Nonostante fosse diventato una persona orribile, soprattutto con me, Harry rimaneva… Lui, in fondo, io lo sapevo. 

Chissà cosa aveva detto quella matta quando il ricciolo l’aveva lasciata. 

Mi sarei davvero voluta godere la scena. 

“Ok, forse sto esagerando” pensai. 

Scossi il capo. 

Scoppiai a ridere, tra me e me. 

“Ma neanche per sogno” 

Vidi Harry strizzare i propri occhi. 

E la colpa era mia, molto probabilmente. 

-Ehi, scusa… Non volevo svegliarti- gli sorrisi, pronunciando le parole nel modo più dolce possibile. 

-Perché ridi da sola?- 

La sua voce era bassa e roca, più del solito. 

Era ancora mezzo addormentato.

I suoi occhi erano ridotti a due piccole fessure semi-chiuse. 

-Pensavo-

Corrugò la fronte e si strofinò gli occhi, aspettando una spiegazione migliore. 

-A Liz,  più esattamente-

Sembrò comunque confuso. 

-A quando le ho risposto male mentre mi lanciava le uova in faccia- 

Adesso la mia risata si fece più acuta, e per niente trattenuta. 

Lui diventò serio, a quel ricordo. 

Non si divertì insieme a me. 

Mi guardò solo ridere di gusto, aspettando che la smettessi, visibilmente infastidito. 

-Non é divertente- mi rimproverò. 

-Per me si, non immagini quanto. Mi ero sentita così… tosta-

 Asciugai le lacrime, che velocemente si erano create tra i miei occhi. 

-Avrei dovuto proteggerti e non l’ho fatto- 

Si allontanò dal mio corpo, alzandosi leggermente per mettersi seduto, attaccato con le proprie spalle alla testata del letto. 

Guardava davanti a sé, senza cambiare espressione del volto, evidentemente tesa e infastidita. 

-Ehi- 

Avvicinai la mia mano al suo braccio, stringendolo con forza, sapendo che mai e poi mai gli avrei potuto far male, era troppo muscoloso perché sentisse dolore ad una mia stretta. 

Gli sorrisi, sperando di farlo sciogliere.

-Sono stato uno stronzo-

Abbassai lo sguardo, consapevole che quella fosse la verità. 

-Ma io tengo ancora a te, nonostante tutto- 

Posai il mio volto sul suo petto, sempre caldo e forte. 

 

*Flashback*

 

-Devo parlare con Arya, Ploon. Mi aspetti in camera?- 

Avevamo appena finito di cenare, quando gli altri decisero di andare a dormire perché troppo esausti. 

Harry voleva parlare con la rossa, forse del bacio. 

Non gli chiesi nulla, non volevo pensarci. 

-Certo-

Mi accarezzò una guancia e salii le scale insieme a Zayn, mentre gli altri avevano optato per l’ascensore. 

-Sono sicuro non cambierà nulla dopo quella conversazione- disse, riferendosi, ovviamente, ad Harry. 

Forse stava pensando che io ipotizzassi ad una possibile confessione del ricciolo alla rossa, e che si sarebbero potuti mettere insieme proprio in quell’istante. 

-Grazie-

Gli sorrisi dolcemente. 

Zayn era sempre stato tenero con me: mi aveva confortata, mi aveva aiutata, mi aveva dedicato bellissime parole. 

-Ti voglio bene- gli dissi quando arrivammo di fronte alla mia camera. 

Non erano confessioni che uscivano spesso dalla mia bocca. 

Le pensavo, certo. 

Ma, essendo piuttosto timida, raramente pronunciavo certe frasi. 

-Anche io, Ploon-

Mi sorrise, illuminando la mia serata. 

-Qualsiasi cosa, sai che io sono qui affianco- mi indicò la sua stanza e l’aprì. 

Annuii e, subito dopo, mi diede un bacio sulla guancia, sorridendomi un’altra volta. 

-A domani, Piccola Peste-

Ormai quel soprannome era diventato di proprietà pubblica. 

Cercai la chiave nelle tasche dei miei pantaloncini azzurri, ma non le trovai. 

Capii subito fossero rimaste nella mani di Harry. 

Scesi le scale un’altra volta e cercai il suo volto. 

Avvicinandomi alla vetrata, accanto alla sala colazione, che dava sulla piscina, riconobbi due sagome piuttosto familiari. 

Forse non dovevo interromperli. 

-Ragazzina, che fai? Spii?- domandò divertito Louis.

-La smetti di chiamarmi in quel modo?- sospirai, stufa. 

-Va bene, ragazzina- rise. 

Alzai lo sguardo al cielo. 

-Sei un pozzo di simpatia, lo sai?- 

Non potei far a meno di sorridere. 

-Tuttavia non hai risposto alla mia domanda- mi fece un occhiolino. 

-Harry ha la mia chiave-

-Non ti credo- disse con tono di sfida. 

Sospirai, un’altra volta. 

-Cosa devo fare con te, Tomlinson?- chiesi esasperata e divertita allo stesso tempo. 

-Una sfida all’ultimo sangue in moto-

-Tanto vinco io, un’altra volta-

-Questo é tutto da vedere-

-Facciamo adesso?- 

-E’ notte! E’ pericoloso!- 

Scrollai le spalle. 

-Sei un bambino. Hai anche paura del buio, piccolo tesoro?- risi. 

-Quando sarei morta perché sei un’ incosciente, ne riparleremo-

Mi diede una pacca sulla spalla e mi sorrise. 

-Niall mi ha parlato della sua idea: sai, portarti con noi durante il tour-

-E non ti sembra buona?- 

-Il contrario, é stupenda! Ci divertiremo un mondo- 

Sospirai. 

Avevo temuto per un attimo mi volesse fuori dai piedi. 

-Guarda, stanno rientrando- annunciò indicando la rossa e il riccio. 

Poggiò una sua mano sulla mia spalla e aspettò che arrivassero, in silenzio. 

Si schiarì la voce per farsi notare dai due, comparsi di fronte a noi, intenti a chiacchierare.

Harry mi guardò perplesso. 

-Non dovevi essere in camera tu?-

-Hai la mia chiave- gli sorrisi. 

La cercò nei propri pantaloni e la trovò. 

-Hai ragione- 

-Lo so- bofonchiai. 

Vidi uno sguardo divertito comparire sul suo volto. 

-Io, allora, vado a dormire- 

Arya salutò tutti con un bacio sulla guancia e si precipitò nell’ascensore. 

-Io anche, vado-

Louis mi salutò con un cenno di mano e diede una pacca sulla spalla al suo amico. 

Poi sparì su per le scale. 

-Annoiata?- 

Scossi il capo. 

Con Tomlinson era impossibile esserlo. 

-Per niente- 

Sorrise e iniziò a incamminarsi verso l’ascensore. 

Io lo seguii, lentamente. 

Pensai troppo, come al mio solito. 

Che cosa aveva detto ad Arya?

Ero curiosa. 

Scrutai il suo volto, sereno e felice. 

Perché era di buon umore?

-Mi devi dire qualcosa?-

-No- rise. 

-Sicuro?- 

Forse era Arya la famosa ragazza di cui mi aveva detto di essere innamorato.

Ma certo! 

Perché non ci avevo pensato prima?

Che stupida. 

-E tu? Mi devi dire qualcosa?- 

Scossi il capo. 

Ottimo. 

“Siamo molto loquaci” pensai, ridendo sotto i ‘baffi’. 

-Perché tieni sempre tu le chiavi?-

Non era una domanda  essenziale, in effetti. 

Ma me lo ero sempre chiesta. 

Qualsiasi cosa importante la teneva stretta sempre lui.

-Perché tu le perderesti- rise, divertito. 

“Non fa una piega”

 

*Fine Flashback* 

 

-Svegliati, pesciolino-

Le sue mani, grandi e ingombranti, mi sfiorarono i capelli.

Sbuffai, ma non aprii gli occhi. 

Mi ero addormentata tardi quella notte, avevo ancora sonno. 

-Cosa c’é, Harry?-

Il tono della sua voce era già allegro e felice. 

“Beato lui” pensai. 

Sentii le sue mani allontanarsi dal mio corpo e le sue labbra schioccarmi un delicato bacio sulla guancia. 

-Sbrigati e vestiti. Ti faccio vedere una cosa- 

Ciao bellissime <3 
Questo é un capitolo un po' particolare: costituito praticamente tutto su più Flashback, spero tanto vi sia piaciuto.
Pensavo fosse importante farvi capire in che modo Ploon ed Harry avessero litigato prima della separazione e alcuni episodi inerenti ad essa (?)
Detto ció mi dileguo perché devo andare a studiare fisica :C
Ma voi ditemi cosa ne pensate, così, se vi é piaciuto, metterò anche più Flashback successivamente. 
A presto ciccie, 
-Zola. 

 

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Capitolo 21
*** «That girl was... ***


Narra: Ploon. 

 

-Harry… Non per dire, ma é l’alba e noi stiamo camminando da un’ora- 

Mi aveva fatta preparare in fretta e furia, prima che sorgesse il sole. 

Gli avevo quasi imprecato contro, ma non c’era stato verso di fargli cambiare idea. 

Adesso mi trovavo su una collinetta, a pochi chilometri di distanza dall’hotel, e stavamo salendo, sempre più in alto. 

Era un posto magnifico, profumato e verde, e da un lato ero felice di esserci capitata, ma esattamente perché noi due eravamo lì?

-Puoi andare un po’ più lento?- gli urlai. 

Era parecchio più avanti di me, con le mani in tasca e i pensieri svolazzanti in testa. 

Le sue gambe erano più lunghe e allenate delle mie, ma almeno poteva avere la decenza di aspettarmi. 

Feci una corsa verso di lui.

-Se non volevi nessuno tra i piedi perché mi hai portata qui?- 

-Shhh- 

Mi sorrise dolcemente e tornò a guardare davanti a se. 

Odiavo quando non mi rispondeva. 

Io gli ponevo mille domande e lui non mi guardava nemmeno, irritandomi. 

Forse lo faceva apposta, sapendo che io, anche solo per un minuto, zitta non ci sapevo proprio stare. 

-Siamo quasi arrivati- annunciò, alla fine. 

Sospirai, stanca morta. 

-Non ce la fai più?- rise. 

Accigliai lo sguardo. 

-Per chi mi hai preso?-

Vidi alzò gli occhi al cielo, divertito.

-Vieni qui- 

Si chinò, pronto per prendermi sulle proprie spalle. 

Stetti impalata a fissarlo, indecisa. 

-Non posso-

-Perché?-

-Non sono così leggera, ho paura di farti male- 

Lui continuò a tenere il corpo in quella posizione. 

-Sali e basta- sorrise. 

“Beh, io l’ho avvertito” pensai. 

Saltai sulla sua schiena e lui prese con le proprie mani le mie gambe. 

-Grazie- gli sussurrai all’orecchio. 

Vidi le sue adorabili fossette comparire sul suo viso: io gliele toccai, affascinata. 

-Vuoi molestarmi ancora per molto?- chiese dopo cinque minuti, ridendo.

Ritrassi la mia mano dal suo volto e appoggiai il mio capo sull’incavo tra le sue spalle e la schiena.

Credetti di potermi addormentare in quella posizione. 

Le mie narici percepirono il dolce profumo della sua pelle e il solito pizzico di Chanel, che lo rendeva irresistibile. 

-Eccoci-

Mi posò dolcemente.

Focalizzai il mio sguardo, per alcuni secondi, sui suoi occhi verdi, così profondi e scuri: concentrati ad ammirare il paesaggio. 

E poi mi girai, voltandomi verso il mare. 

Il sole, ancora leggermente nascosto sulla linea dell’orizzonte, emanava una luce soffice e rosa. 

Le onde, perfettamente calme, erano colorate della luce dell’alba. 

Nessuna macchina attraversava le strade della città, silenziose.

Eravamo più alti dei tetti delle case, più alti degli alberi, più alti di tutto. 

Sentii mancasse poco per sfiorare il cielo e le sue nubi, perfettamente bianche e pulite. 

Solo alcuni uccelli superavano i nostri corpi, aprendo le ali e volando via, sopra i nostri capi. 

Il loro cantare era come una piacevole melodia di sottofondo, in quello spettacolo. 

L’erba alta arrivava fino alle nostra ginocchia, sommerse completamente. 

Se si guardava bene, si potevano notare piccole coccinelle camminare tranquillamente sulle foglie. 

Azzurro, rosa, verde, blu, rosso, giallo, viola. 

Tutti i colori erano intorno a noi, emanando un’ energia speciale.

E noi eravamo proprio lì, incantati da tanta meraviglia. 

Una mano di Harry, tutto ad un tratto, si posizionò sotto il mio mento. 

-Chiudi la bocca, pesciolino-

Ogni volta me lo diceva. 

E ogni volta mi sorrideva. 

-Ne é valsa la pena, non é vero?- 

Annuii, non distogliendo lo sguardo dal mare. 

 

Narra: Harry. 

 

Io l’amavo. 

E non perché fosse affettuosa o bella. 

L’amavo perché era innocente e pura: poteva sembrare tosta e con un cuore di ghiaccio, ma la verità é che si scioglieva di fronte alle cose più semplici. 

Era la ragazza dai mille sentimenti. 

Dichiarava di non saper essere dolce, ma io amavo dimostrare il contrario. 

Ogni volta che cantava, che l’ abbracciavo, che mi sorrideva, notavo solo tenerezza in lei. 

Era buona. 

Era solare. 

Era intelligente. 

Era semplice. 

Era sempre in movimento. 

Lei era del tutto imprevedibile. 

Era quel tipo di persona che in una frase apparentemente semplice, trovava la profondità. 

Era colei che sfidava i pregiudizi e andava d’accordo con chiunque. 

Lei sapeva perdonare, qualsiasi cosa. 

Era colei che soffriva anche per un sorriso non corrisposto, ma che si teneva tutto dentro per paura di ferire qualcuno. 

Era diversa, da tutte. 

Era la ragazza perfetta per me.

Il mio amore per lei diventava ogni giorno più forte, impedendomi di starle lontano.

Non sapeva delle notte insonni passate ad immaginarla. 

Non sapeva che avevo aspettato tutta la mia vita, solo per trovare un amore che fosse giusto fino a tal punto. 

Lei non capiva cosa scaturisse in me quando avvolgeva la sua mano alla mia.

E che se avessi letto nella sua mente, avrei trovato un mondo di cose che mi avrebbero fatto diventare pazzo, d’amore. 

Lei non era terrorizzata da tutte le attenzioni. 

Lei non temeva di correre velocemente. 

Ma aveva paura di innamorarsi.

Glielo leggevo negli occhi. 

Nascondeva sempre i suoi sentimenti, se erano profondi e veri. 

Ma sapeva che io non mi sarei mai tirato indietro?

Ero innamorato, irreparabilmente. 

E dovevo dirglielo.

 

-Come hai fatto a scoprire questo posto?- mi chiese, sorridendomi. 

-L’ho visto, mentre eravamo in moto-

-Durante la gara?- 

Annuii, continuando a guardarla, quasi senza fiato. 

-Non ti sei impegnato seriamente, allora- rise. 

-Avevo altri pensieri in testa- 

Ed era vero. 

Avevo appena scoperto che per lei non ero nulla, se non un semplice amico. 

Non le avevo neanche rivolto la parola, quel giorno.

Ma adesso era diverso. 

Ora non potevo più commettere errori. 

-Ploon…- 

I suoi occhi, a quel punto, si focalizzarono sui miei. 

Immobili e penetranti, mi stregarono, ancora una volta. 

-Devo parlarti- 

Sorrise, emanandomi sicurezza. 

-Sono qui- 

Il tono della sua voce si fece lento e dolce.

-Ti ricordi che due mesi fa ti ho parlato di una ragazza? Una ragazza che conosco e con cui volevo parlare, prima o poi-

-Si…- 

-E per cui provo qualcosa di… diverso-

Lei abbassò lo sguardo, continuando ad annuire silenziosamente. 

-Volevo solo dirti che quella ragazza é…- mi interruppe, iniziando a gesticolare freneticamente e a parlare senza sosta. 

-Non devi dirmelo- 

-Si, invece- 

Scosse il capo, velocemente. 

-No, davvero. Non ce n’é bisogno, Harry- 

-Io voglio dirtelo, Ploon- 

Avvicinai il mio corpo al suo, prendendole le mani. 

-Io non voglio sapere- 

Si allontanò da me, girandomi le spalle. 

-E’ davvero bello qui, giusto?-

Corrugai la fronte. 

Dovevo voleva arrivare?

-Non voglio rovinare questo momento, Harry- 

Rimasi in silenzio, serio e concentrato sul suo corpo. 

Era già abbastanza difficile dirle quello che provavo, se in più cercava di evitare il discorso, per me diventava impossibile dichiararmi. 

-Ok- dissi semplicemente. 

Si voltò e mi venne al fianco. 

-Torniamo in hotel, adesso- 

 

Narra: Ploon. 

 

*Flashback* 

 

-Perché sorridi in quel modo stupido?- 

Era ancora tutto perfetto. 

La nostra amicizia era ancora stabile, esattamente come dodici anni prima. 

Lui era appena entrato in camera mia, con lo zaino in mano e una sciarpa colorata in torno al collo.

Era Dicembre, faceva molto freddo. 

Ma lui sghignazzava, felice. 

Ero rimasta stupita, quando l’avevo visto entrare così sorridente. 

Solitamente, quando veniva da me per aprire i libri, non era mai così allegro.

Harry era sempre stato un ragazzo solare ed esuberante, ma quel giorno lo era particolarmente. 

-Oggi non posso studiare, Piccola Peste-

Venne accanto a me e mi prese tra le sue braccia, sollevandomi e facendomi girare attorno a lui. 

-Come sarebbe a dire?- risi. 

-Oggi sono troppo innamorato- 

Poi ero diventata improvvisamente seria, come se un velo grigio fosse caduto su di me, coprendomi dalla testa ai piedi. 

-Ho chiesto di uscire a Liz e indovina un po’: ha accettato- 

Mi scoccò un sonoro bacio sulla fronte e si catapultò sul mio letto, emettendo un enorme respiro. 

-Allora? Non ti congratuli con il tuo super migliore amico? Che fa colpo sulla più carina della scuola-

Aveva appoggiato il suo corpo, a pancia all’aria, sui suoi gomiti, fissandomi impaziente. 

-Non é la più carina- sentenziai solo. 

Lui alzò gli occhi al cielo, forse immaginandosela. 

-Lo é, Piccola Peste- sorrise. 

-Se lo dici tu- 

Tornai a fissare i miei libri, meno concentrata che mai. 

Come poteva piacergli quella?

Era una stupida oca. 

-E poi mi odia- 

Girai un’altra volta il mio corpo verso di lui, pensando alla situazione più nei dettagli. 

-Non ti odia-

Alzai un sopracciglio. 

-Lo sai che é la verità-

-E tu lo sai che non me ne frega niente se ti odia- 

-Lo vedo- sbuffai. 

-Intendo solo dire che può affermare qualsiasi cosa su di te, ma non cambierò mai idea. Perché tu sei la mia Piccola Peste-

Sorrisi a quell’ affermazione: tanto stupida, quanto dolce. 

Ma ci credetti, ingenuamente. 

-E quando uscireste?- 

-Domani- disse soddisfatto. 

Corrugai la fronte. 

-Non puoi, Harry- 

-Perché no?- 

-Dobbiamo esibirci in piazza, ricordi?-

Si passò una mano in fronte e lasciò cadere la propria schiena sul mio letto. 

Dopo alcuni minuti mi pose la fatidica domanda. 

-Come faccio adesso?-

-Annulli l’appuntamento- 

-Non posso, Liz mi ammazza- 

-Forse non é poi così male come idea- gli feci un occhiolino. 

Mi lanciò un cuscino in piena faccia, facendomi ridere. 

-Puoi esibirti solo tu- 

“Sta dicendo sul serio?” avevo pensato. 

-Neanche morta-

-Fallo per me- mi aveva supplicato in ginocchio. 

-Vedi? Inizi già a fare lo stronzo- 

A quel punto mi sorrise, sapendo che mai e poi mai avrei potuto negargli un favore. 

-Va bene…- sospirai. 

Si alzò subito dopo, stringendomi in un abbraccio. 

-E’ la prima e l’ultima volta, capito?- 

Annuì, ancora felice. 

-Sei la migliore, Ploon- 

E invece… fu la prima, ma non l’ultima delusione che ricevetti da parte sua. 

 

*Fine Flashback* 

 

Durante il ritorno nessuno dei due aveva detto niente. 

Io avevo continuato a guardare il mare, silenziosa. 

Lui, invece, aveva tenuto lo sguardo basso e preso a calci tutto quello che aveva incontrato. 

-Cosa facciamo oggi pomeriggio?- 

-Arrampicata!- 

Lo sguardo dei presenti si riempì di terrore e stupore. 

Insomma, chi poteva proporre una cosa così fuori dal comune se non io?

-Ci sto- sorrise Arya. 

Le diedi un batti cinque e lei mi fece un occhiolino.

-Io non credo sia una buona idea…- balbettò Zoe, per niente sportiva. 

-Ti salvo io se ce n’é bisogno- intervenne Niall, dandole un bacio sulla guancia. 

Ok.

Ormai c’era qualcosa sotto tra quei due, questo si vedeva. 

Però perché non la davano come una notizia ufficiale?

Scrollai le spalle, togliendomi quell’idea dalla testa per ritornare con i piedi per terra.

Girai il mio volto verso le persone che non avevano ancora aperto bocca. 

-Io non so arrampicare, ma c’é sempre una prima volta- ammise Perrie. 

-Io ti seguo- aggiunse El. 

Louis la guardò compiaciuto: molto probabilmente se lei non fosse venuta con noi, lui le sarebbe rimasto accanto e avrebbe rinunciato al divertimento. 

Non ebbi bisogno di una risposta da parte di Tomlinson per capire che mi avrebbe seguita. 

-Tu, amore?- 

Zayn non aveva ancora spiccicato parola, forse aveva paura. 

Deglutì, visibilmente. 

-Io… ci sto-

Gli sorrisi, aveva coraggio il ragazzo. 

Hayley e Liam erano entusiasti dell’idea, e si stavano già informando su dove praticare lo sport. 

Faith stava cercando di incoraggiare Zoe all’idea, quindi ‘ottimo segno’: sarebbe venuta con me. 

Poi girai il volto verso Harry, in piedi e silenzioso: se non lo avessi conosciuto bene avrei pensato fosse arrabbiato. 

Portai le mie due mani alla bocca, spalancandola. 

-Non c’é problema, pesciolino- sorrise, divertito. 

“Si: adesso me lo dici, ma dopo mi ammazzi” pensai, dispiaciuta. 

Venne accanto a me e si avvicinò al mio orecchio. 

-Non ho paura di niente, Ploon. Sono cresciuto- sussurrò. 

Alzai gli occhi al cielo. 

Conoscevo il mio pollo. 

Ora lo diceva, ma dopo sarebbe quasi scoppiato a piangere. 

Ma mi limitai a fargli credere di esserci cascata come una cretina. 

-Meglio così- gli dissi, scrollando le spalle. 

 

*Flashback* 

 

-Non é difficile, Harry!- gli avevo urlato. 

Ero a dieci metri di altezza, sopra ad un albero, aspettandolo impazientemente. 

Avevo sempre amato arrampicare, ammirare il mondo dall’alto. 

Mia mamma e Anne mi chiamavano sempre “La scimmietta”, nonostante si preoccupassero ogni volta vedessi qualcosa di scalabile. 

Qualche volta ero salita fino al tetto della casa, addormentandomici anche, guardando le stelle, rapita dal blu del cielo. 

Loro mi cercavano, non sapendo dove fossi: era il mio posto segreto. 

Harry lo sapeva, ma non era mai venuto con me. 

Tuttavia aveva mantenuto la promessa di non spifferare in giro il mio amato vizio.

Quella giorno, però, ci eravamo persi nel bosco, vicino a casa. 

Io avevo voluto arrampicarmi per vedere se riuscivo a notare qualcosa, un indizio. 

E avevo convinto a far salire sull’albero anche lui, non molto entusiasta all’idea. 

-Ci sei quasi- l’avevo incoraggiato. 

Poi si era seduto sopra un ramo, per riposarsi. 

-Hai bisogno di una mano?- 

-No-

Era sempre stato orgoglioso e testardo, così aspettai si riprendesse. 

-Sicura che mi regga?- 

Aveva paura, ma non me lo voleva dire. 

-Dipende. Non sempre- 

E poi, neanche ad averlo detto apposta, lui era precipitato a terra, di petto. 

Avevo sentito un rumoroso “crack” e poi… Harry era caduto, in un attimo. 

-Harry!-

Il silenzio mi aveva resa terrorizzata. 

Ma quando toccai il suolo con i miei piedi mi accorsi stesse lamentandosi del dolore. 

Così, sospirai, quasi sollevata. 

-Mi sa che mi sono rotto qualcosa- 

Le lacrime stavano per uscire dai suoi occhi, ma notai cercò di trattenerle al massimo. 

-Vado a cercare qualcuno- 

-No!-

Mi fermai, già intenta a trovare una via d’uscita. 

-Non voglio lasciarti da sola. Se rimaniamo uniti é meglio-

“Lasciarti da sola” aveva detto. 

Al più ero io che abbandonavo lui, in balia di se stesso, solo per cercare di aiutarlo. 

Invece lui si era preoccupato per me e non potei far a meno di sorridergli. 

-Ce la fai a prendermi sotto braccio?- 

Annuii e feci come deciso di comune accordo: afferrai il suo braccio, quello non rotto, e lo posizionai dietro il mio collo. 

Lui zoppicava, molto probabilmente si era rotto anche una gamba. 

-E’ colpa mia…- 

-Shhh. Cammina e non lamentarti, non sei nelle condizioni di farlo con me accanto- aveva sorriso. 

Come potevo non volergli un’ infinità di bene?

 

*Fine Flashback*

 

-Comunque…- gli dissi mentre eravamo in moto, io dietro di lui. 

-Se mi stai mentendo ti ammazzo, Harry Styles- 

Lui rise, semplicemente.

-E tu, Ploon Sloan, dovresti smetterla di preoccuparti per me, una volta tanto- 

-Non posso…- sussurrai, facendo comparire sul suo volto due fossette tenerissime. 

Ciao ragazze, come ve la passate? <3 
Questo capitolo ha di nuovo un po' di Flashback, scusate, ma era necessario :3
Cosa ne pensate della paura di Hazza? C':
Poveraccio AHAH. 
Però sembra che anche Zoe e Zayn abbiano difficoltà con l'altezza;) 
Siete curiose di sapere cosa succederà durante l'arrampicata?
Magari faccio andare qualcuni all'ospedale, chissà *0*
Mi odiereste, lo so C': 
Ci sentiamo presto, spero. 
Bacioni enormi, 
-Zola. 

 

 

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Capitolo 22
*** «I was falling in love with you ***


Narra: Harry. 

 

Odiavo quel maledetto posto.

Ero appeso ad un filo, sopra il nulla, tra un ramo di un albero e un altro. 

Mi chiedevo come tutti si potessero davvero divertire. 

Ero l’ultimo della fila. 

Gli altri erano già andati avanti di parecchio, persino Zoe. 

Tirai un pugno al tronco di un albero, strappando leggermente la corteccia, irritato. 

Il mio umore era decisamente di traverso. 

Fare un solo passo mi costava una fatica esorbitante. 

Più mi voltavo indietro, più sentivo il bisogno di correre verso l’entrata del percorso e saltare giù, mettendo i piedi per terra.

Maledette le idee stravaganti di Ploon. 

Lei adesso era alla fine, ci avrei scommesso. 

E io, invece, ancora all’inizio.

Corrugai la fronte, guardando verso il basso. 

Circa venti metri mi separavano dal suolo. 

Deglutii, cercando di farmi coraggio.

Poi, passo dopo passo, aggrappandomi ad il filo di ferro sopra la mia testa, tentai di raggiungere l’albero successivo.

Più volte, il signore del parco avventura era venuto a chiedermi se avessi avuto bisogno di un aiuto: ovviamente l’ avevo guardato male e questo si era allontanato, senza far nulla. 

Un gruppetto di bambini mi aveva appena superato, mi sentivo maledettamente idiota. 

-Non ti chiederò se vuoi una mano perché so che riceverei indietro solo una risposta negativa… Ma io sono qui, Harry-

Ploon, sorridente e con molta premura, era sbucata fuori all’improvviso, mentre io guardavo il percorso che ancora avrei dovuto affrontare. 

Aveva rifatto tutta la solo per me?

-E, per la cronaca, non me ne andrò. Sei qui a causa mia- 

Poi, molto lentamente, mi aveva detto cosa fare e aveva cercato di rilassarmi. 

-Non puoi farti male qui, Harry. Vedi? Sei legato?- disse indicando il cavo di ferro. 

Tuttavia ero ancora titubante, molto.

Il mio corpo rifiutava categoricamente di spostarsi, nonostante ci provasse.

-Vuoi una dimostrazione?- 

La guardai accigliato, non capendo come potesse darmela. 

Si allontanò dal mio corpo, sorridendomi apertamente. 

Poi spinse il suo all’indietro, lasciandosi cadere di spalle. 

-Ploon!- 

Mi sporsi immediatamente, allontanandomi dal tronco a cui ero abbracciato, troppo preoccupato per pensare alla mia stupida paura.

Vidi il corpo di Piccola Peste oscillare avanti e indietro, in aria. 

Lei rideva, divertita. 

-Sei completamente impazzita?- le urlai contro, severo.

-Tu però hai fatto un passo avanti verso il vuoto, allontanandoti dall’albero- 

Indicò, con lo sguardo, le mie braccia: pendenti lungo la mia vita. 

Per un attimo sorrisi, stupito, poi tornai a fissarla. 

-Sei pazza- bofonchiai. 

-E tutto solo per te- mi fece un occhiolino e prese con le proprie mani il filo su cui era attaccato il suo moschettone.

-Non hai abbastanza forza per tirarti su- 

-Allora aiutami- 

“E come?” pensai.

Lei si spostò orizzontalmente, portando il filo verticale sempre più vicino a me. 

-Adesso afferralo e cerca di tirarlo su-

Feci come mi aveva detto, molto lentamente.

Le afferrai una mano, dopo alcuni minuti. 

Lei sorrise. 

-Hai superato la tua paura adesso?- mi chiese quando ancora era a metà in aria e metà con il piede sulla piattaforma attorno all’albero.

Non le risposi, ero concentrato sul suo corpo: dovevo mettere la massima forza nel movimento delle mie braccia per tirarla su completamente. 

Ad un tratto, sentii una leggera pressione sulla mia mano, me l’aveva stretta ancora più forte. 

Dopo alcuni momenti, con un sorriso malizioso, si era buttata all’indietro un’altra volta, coinvolgendo anche me. 

Urlai.

Lei rise, divertita. 

Ma ero appeso al filo, ancora tutto intero. 

Tirai un sospiro di sollievo. 

-Non ti sembra di volare?-

La guardai, attentamente, mentre girava il suo volto in qualsiasi direzione.

Adesso ero tranquillo, lei era con me. 

-E’ fico- ammisi. 

Sorrise, soddisfatta.

-Perché mi guardi in quel modo?- chiese, curiosa.

-Come?-

-Mi stai fissando serio-

Lo facevo quando la mia mente si concentrava solo su di lei.

Il più delle volte la guardavo in quel modo. 

-Ti devo parlare, lo sai- 

Sospirò.

-Proprio qui?-

-Anche qui-

-Ho già detto stamattina che non voglio sapere nulla…-

-Beh, non mi sembra che tu abbia molte vie d’uscita- dissi guardandomi intorno.

-Sei in trappola, Piccola Peste- risi. 

Mi guardò per alcuni istanti, minacciosamente. 

Poi si tranquillizzò, rilassando il volto.

-Ce la puoi fare, allora?-

Scosse il capo.

Sorrisi, portando le mie labbra ad un movimento laterale verso sinistra e distogliendo il suo sguardo dal mio, abbassandolo lentamente.

Nonostante fossimo già vicini, mi avvicinai maggiormente al suo corpo.

-Ascoltami, per favore, pesciolino-

-Avevi detto volessi dirlo prima a lei, fallo-

-E’ quello che sto cercando di fare da giorni-

Poi la vidi rassegnarsi, non oppose più resistenza. 

I suoi meravigliosi occhi color ghiaccio, adesso, erano posati sui miei, smeraldo. 

Evidentemente aveva ceduto alla curiosità. 

 

Narra: Ploon. 

 

Quando mi focalizzai su di loro, i suoi stupendi occhi verdi, mi fu impossibile aggiungere altro: avevo già detto abbastanza. 

Se Harry voleva dirmi il nome della ragazza di cui era innamorato, io non potevo più fare nulla per fermarlo. 

Tutto quello che riuscivo ad affrontare in quel momento era il suo sguardo, così dolce e sicuro allo stesso tempo.

Il suo corpo era di fronte al mio, eretto e più bello che mai. 

Le sue mani, così calde, erano posate sulle mie braccia. 

Sentivo la sua pelle toccare la mia, sembrava lo stesse facendo per la prima volta: pareva un gesto talmente protettivo ed importante, come se da quello dipendesse la sua vita. 

Fui subito percossa da una forte scarica di brividi, gelidi e paralizzanti. 

Balbettai qualche parola senza senso, quasi sussurrando.

Posò un suo dito sulla mia bocca, avvicinandosi a me sempre più. 

-Ti chiedi ancora chi sia quella ragazza?- domandò con tono basso, sorridendo. 

Annuii ingenuamente. 

-Sei tu, pesciolino-

 

-Perché non vai con Harry, in moto?- 

-Zayn, non mi va di parlarne- 

Tenni le mie mani incrociate attorno alla sua vita, silenziosamente. 

Stavamo andando a prendere, nuovamente, il battello che conduceva all’isoletta: si ritornava alla partenza!

“Sei tu, pesciolino” 

Queste erano state le sue parole per dirmi che provava qualcosa per me. 

Mi aveva colta di sorpresa. 

Appesa ad un filo, avevo scoperto che il ragazzo che amavo da diciotto anni ricambiava i miei sentimenti. 

E non gli avevo risposto. 

Grazie all’aiuto dell’addetto alle arrampicate, eravamo scesi da lì. 

Poi non lo avevo neanche più guardato. 

Come potevo?

Adesso era tutto diverso, un’altra volta. 

Sospirai. 

-Tutto bene, Ploon?-

-In teoria, alla grande- 

-E in pratica?-

-Uno schifo- 

Vidi, dallo specchietto della moto, sorrise. 

-Sei sempre così complicata?- 

-Più o meno- risi. 

Zayn riusciva sempre a farmi divertire, nonostante qualsiasi problema avessi. 

Non lo conoscevo da molto tempo, ma potevo giurare di tenerci davvero a lui.

-Mi dispiace, forse avresti voluto Perrie qui accanto a te- 

Sghignazzò. 

-Guardala, solo per un attimo, per favore- 

Mi girai nella sua direzione. 

Era in moto con Harry e guidava. 

Urlava dalla felicità. 

-Mi piace vederla anche da qui, riesco a farlo meglio- 

Gli spazzolai i capelli e tornai a fissare il panorama di fianco a noi: il mare si faceva sempre più vicino, era leggermente mosso. 

-Non ti ho mai visto fare il bagno- annunciai ad un certo punto. 

-Per forza, non so nuotare- 

Sbarrai gli occhi. 

-Stai scherzando?- 

Scosse il capo, divertito dal mio stupore. 

-Ti devo insegnare, assolutamente- 

-Come hai fatto con Harry oggi, facendolo precipitare da un albero?- sghignazzò. 

-E’ stata una mossa tattica- 

-Per…?-

-Per fargli passare la paura- dissi convinta. 

-Data la sua faccia quando vi abbiamo visti, non ha avuto un gran successo il tuo piano- 

Forse avrei dovuto dirgli che non per quel motivo lui non sprizzava felicità da tutti i pori.

Tuttavia decisi di star zitta. 

-Siete strani, comunque- 

-In che senso?- 

-L’attimo prima vi abbracciate e l’attimo dopo non vi considerate minimamente o litigate- 

Sorrisi, sapendo che quella era la pura verità.

Forse eravamo pazzi. 

-Sai, prima che ti conoscessimo, Harry non faceva altro che parlare di te-

Corrugai la fronte, sbalordita. 

-Davvero?- 

Annuì. 

-Eppure avrebbe dovuto parlarci di Liz, non ti pare?- 

Non gli risposi, ma sapevo benissimo avesse ragione. 

-Siamo sempre stati ottimi amici- 

-Non per lui-

E neanche per me. 

-Ma é stato lui a decidere di allontanarsi da me, tanto tempo fa. Per cinque anni non si é fatto vivo. Perché, se era innamorato di me, l’ avrebbe fatto?-

-A volte, preferiamo allontanarci da ciò che, in realtà, desideriamo più di ogni cosa- 

 

-Tutto bene?- 

Ormai eravamo saliti sulla barca da più di mezz’ora e praticamente tutti i presenti stavano soffrendo le onde lunghe. 

Harry, in particolare, era seduto in disparte, con le mani conserte attorno allo stomaco. 

Quello non era il suo giorno fortunato, evidentemente. 

Fece un leggero cenno di testa e, corrugando la fronte, mi fissò mentre mi sedetti accanto a lui. 

-Forse dovresti ascoltare musica, a me aiuta sempre- sorrisi. 

-Sto bene così- troncò il discorso. 

E poi, senza alcun motivo, poggiai il mio capo sulla sua spalla, iniziando a cantare una canzone lenta e dolce. 

Chiusi gli occhi, pensando alla nostra storia: da quando lui mi aveva preso la mano, nel lontano 1993, diciotto anni prima, ad adesso. 

Speciale, travagliata, pazza, tormentata, profonda, confusa, vera. 

E, secondo Zayn, fin dal principio era stato amore. 

-Da quanto, Harry?- 

-Da sempre, Ploon- 

Furono le uniche frasi che ci scambiammo fino all’arrivo. 

 

Le nostre tende erano lì, nel bel pezzo della spiaggia, poco distanti dal bosco.

Sorrisi ripensando a tutto il caos che avevamo fatto per montarle. 

Poi, velocemente, tutto il gruppo si mosse per raggiungerle. 

Mi tolsi le scarpe per stare a stretto contatto con l’acqua tiepida del mare. 

Il sole era appena sull’orizzonte, pronto per calare. 

Liam diede i compiti: lui, insieme a Faith, si sarebbe occupato di accendere il fuoco, visto che era l’unico in grado di farlo e la mia amica voleva imparare, io sarei andata a cercare la legna con Harry, Perrie ed El avrebbero cucinato, Zayn e Hayley sistemato tutte le valige ai loro posti, nelle tende, mentre Louis, Niall e Zoe avrebbero lavato gli abiti sporchi delle due giornate precedenti. 

Il compito che mi era stato assegnato era di gran lunga il mio preferito.

Adoravo recarmi nel bosco, perdendomi ad ammirare il silenzio e la quiete. 

Solitamente era Eleanor che veniva con me, ma questa volta fu diverso. 

 

Il silenzio, tra me ed Harry, era diventato imbarazzante.

Come sarei riuscita a dirgli che ero innamorata di lui anche io?

Non sapevo come riordinare e pronunciare le frasi: non ero brava in quello. 

Dopo aver raccolto legna a sufficienza, decidemmo di andare a dare un occhiata alla nostra casetta. 

Era lì, dove l’avevamo lasciata. 

L’ultima volta che c’ero stata, lui non mi aveva rivolto parola e, ancora adesso, non capivo il perché. 

-Avevi detto, quella note, che per te non ero niente, se non un amico- 

Corrugai la fronte, cercando di ricordarmi. 

-Ad Hayley- 

Il suo sguardo, penetrante e fermo, era rivolto verso la casetta. 

Dopo alcuni momenti, riflettendoci attentamente, mi ricordai. 

-Tu eri nel bosco…- dissi confusa. 

-Poi sono tornato e ti ho sentito dire quella frase- 

Abbassai il volto. 

Ora era tutto chiaro. 

-Mi dispiace…-
Non disse nulla.

Non mosse ciglio. 

-Per questo me ne sono andato cinque anni-

Così, all’improvviso, finalmente ricevetti la risposta che da troppo tempo aspettavo. 

Ma non mi procurò sollievo saperla: non provai nulla, se non tristezza.

-Avevo paura capitasse quello che é successo oggi, che tu te ne andassi senza dirmi nulla. Quando mi sono accorto dei miei veri sentimenti ho avuto paura che tu mi lasciassi solo. Avevo paura di perderti- 

-E piuttosto che essere abbandonato da me, hai deciso di abbandonarmi tu?- 

Sapevo di star dicendo la verità. 

Era stato egoista. 

Ma l’aveva fatto per timore. 

Per amore. 

E anche se, forse, sbagliando, riuscii a sentire solo dolcezza all’interno del mio cuore. 

-Io non avevo idea… Non avrei mai immaginato questo. Dovevi dirmelo- 

-Per cosa?-

-Magari anche io provavo qualcosa per te- 

In quell’istante si voltò, finalmente, verso di me. 

-Era così?- 

Era ancora serio. 

E, anche se non voleva darlo a vedere, teso. 

-Si…- 

Cinque anni. 

Cinque anni sprecati per un’ incomprensione. 

-Pensavo amassi davvero Liz, tu me l’hai detto- 

-Ho detto tantissime stronzate, Ploon- 

-Nel tema, allora, parlavi di…- 

-Te- continuò. 

Ero stata stupida a non accorgermene: tutti me lo avevano detto, ma io avevo negato l’evidenza per non illudermi, come sempre.

-Tu mi parlavi di mille ragazze ogni giorno, come facevo ad immaginare?- 

-Mi dispiace- 

Sospirai, pensando a tutti quei ricordi.

E adesso? Cosa succedeva?

-Ho bisogno di sapere da te, Ploon- 

Si avvicinò al mio corpo, lentamente e con cautela, fino ad avermi a pochi centimetri di distanza. 

-Io… sono sempre stata innamorata di te, Harry- 

Ehyyy <3 
Finalmente, eh?
Si sono dichiarati *0* 
Non ce la facevo più a farli traballare qua e di là C': 
E ora? Cosa succederà? Ed Arya? 
Secondo voi cosa combinerà la rossa? <3 
A voi le idee, sono cuoriosa :3 
E, adesso, visto che molte di voi aspettavano da tempo questo momento, voglio sapere le vostre opinioni a proposito. 
Recensite, bellezze <3 
Sapete che mi fate felicissime se lo fate *0*
Alla prossima e un bacio, 
-Zola. 

 

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Capitolo 23
*** «Do you trust me? ***


Narra: Ploon. 

 

Mi svegliai di soprassalto. 

Il mio aspetto doveva essere decisamente orribile e impresentabile: i miei capelli in disordine e il mio sguardo da zombie.

Harry, accanto a me, poggiato sui propri gomiti, mi guardava divertito. 

Corrugai la fronte, dopo essermi strofinata gli occhi per svariato tempo. 

-Harry…- 

-Si?- sorrise. 

-Ti sanguina il naso-

Si passò una mano sul viso e la guardò, ridendo. 

-Sei stata tu, mi hai dato un pugno- 

-Cosa?- urlai. 

Sbarrai gli occhi e mi sedetti di fronte a lui, sopra il sacco a pelo. 

-Eri agitata, mi sono avvicinato per calmarti e mi hai regalato questo- disse indicandosi il naso. 

Mi portai le mani alla bocca, spalancandola. 

-Mio Dio, scusa- 

Cercai, accanto al mio posto, un pacchetto di fazzoletti: dopo averne estratto uno, mi avvicinai al suo viso. 

Lentamente e delicatamente gli strofinai il pezzo di stoffa sul naso, ancora rosso.

Lui mi guardava attentamente, sorridendo e facendo comparire sul suo viso maledettamente perfetto le due fossette che tanto amavo. 

-Smettila- 

-Di fare cosa?- chiese divertito. 

-Di guardarmi in quel modo- 

-Perché?- 

Inclinò leggermente il proprio capo verso la propria spalla destra. 

-Mi fai ridere- 

Cercai di nascondere l’imbarazzo, tuttavia non potei far a meno di sorridere. 

-Sei bellissima- 

Alzai gli occhi al cielo, sghignazzando. 

-E violenta- aggiunsi. 

-Sei incantevole anche mentre mi prendi a pugni-  

Mi fece un occhiolino e allungò il proprio viso per darmi un bacio. 

Portai il fazzoletto appena vicino alla mia bocca, facendoglielo toccare con le labbra. 

-Prima ti guarisco- 

Sbuffò, ma sorrise poco dopo.

-Cosa stavi sognando?- 

Accigliai lo sguardo, cercando di ricordare.

-Ero in un campo fiorito…- 

Il suo sguardo era attento.

Teneva le proprie mani sui miei fianchi, avvolgendoli delicatamente. 

-… fatto tutto di cibo: c’erano i miei piatti preferiti, dal primo all’ultimo-

Rise, dolcemente. 

Ma non mi interruppe. 

-Poi é arrivato Niall, vestito da Power Ranger, e ha minacciato di rubarmi tutto: così ho cercato di mangiare qualsiasi cosa il più in fretta possibile, ma lui ha iniziato a gonfiarsi come un palloncino e si é portato via il mio cibo- 

Il mio sguardo doveva essersi incupito, perché Harry portò le proprie mani sulla mia bocca, facendola curvare per un sorriso. 

-Vado a uccidere l’irlandese!- 

Mi alzai in piedi, intenta a massacrare il mio nemico nel sonno. 

-Tu stai ferma qui, con me- 

Mi afferrò per un braccio, ancora da seduto, e mi fece tornare nella mia posizione precedente. 

-Se proprio insisti…- 

Gli sorrisi e gli diedi, improvvisamente e velocemente, un bacio a stampo. 

-Penso potremmo fare più di questo- sorrise. 

Le sue mani, ancora posizionate sui miei fianchi, salirono fino alla vita.

Le sue labbra, carnose e di una forma perfetta, si posarono sulle mie. 

Lenti e mozzafiato, non mi stancavo mai di ricevere i suoi baci. 

Poi, gradualmente, arrivò al mio collo. 

-Non vorrei mi lasciassi qualche ricordino- risi, con tono flebile. 

Lo vidi sorridere. 

-Per questa volta- ritornò sul mio volto. 

Strinse con più forza i miei fianchi e, un sussurro dopo l’altro, mi fece sedere tra le sue gambe. 

-Harry…- dissi alcuni istanti più tardi. 

-Si?- 

Diede un ultimo bacio alla mia guancia e, a pochi centimetri dal mio viso, si fermò a osservare il mio sguardo. 

-A te va bene se vengo in tour con te e gli altri?-

Sghignazzò e riprese a baciarmi, coricandomi sul suo sacco a pelo. 

Le mie mani, appoggiate dietro al suo collo, intrecciavano i suoi ricci, stringendoli e pettinandoli. 

-Questo lo prendo come un ‘si’?- gli sussurrai. 

Annuì, spostandomi un ciuffo biondo dalla fronte e sfiorandola con la propria bocca, poco dopo. 

Il suo petto, premuto contro il mio, nudo e scolpito, provocò sulla mia pelle mille brividi. 

Gli accarezzai una guancia, toccandogli una fossetta quando gli comparve sul volto. 

-Tu sei bellissimo, non io- 

Si fermò, fissandomi per svariato tempo.

I suoi occhi brillavano: verdi e intensi, riuscivano sempre a lasciarmi senza fiato. 

I suoi lineamenti lineari addolcirono il mio cuore: rendendolo ai miei occhi ancor più meraviglioso di quanto già fosse. 

-Forse hai ragione- 

Spalancai la bocca, sorpresa.

Mi aspettavo dicesse qualcosa di dolce. 

Lo feci cadere all’indietro, facendolo ridere. 

-Non riceverai mai più un mio bacio, Styles-

Mi guardò maliziosamente, sorridendomi e avvicinandosi al mio corpo molto lentamente. 

-Sicura?- 

Annuii, cercando di rimanere seria, per quanto mi scoppiasse da ridere.

A chi la volevo dare a bere?

Ormai i suoi baci erano una droga per me. 

-E da quando?-

Gli schioccai un bacio veloce sulle labbra e mi allontanai subito dopo. 

-Da adesso- 

 

-Dobbiamo partire-

Louis, in fretta e furia, entrò nella nostra tenda. 

-Partire?- 

Ero confusa quanto Harry. 

-Mancano ancora due settimane al tour- 

-Il prossimo concerto é stato spostato a dopodomani- 

Sbarrai gli occhi.

-Come?- 

-Preparate le vostre valige, ho già chiamato il battello che ci condurrà in città- 

-E i biglietti aerei?- 

-Ci ha pensato Liam, é partito un ora fa con Hayley per andare in aeroporto- 

Harry s’alzò in piedi e prese la propria valigia, sbuffando. 

-Non sono pronta per andarmene… Devo almeno salutare la nostra casetta…- 

Louis uscì dalla tenda e andò nella sua, dove Eleanor stava preparando tutto. 

-Non c’é tempo, Ploon-

-Ma…- 

Harry si fermò, dopo aver sistemato il suo pigiama in fondo al bagaglio.

-Torneremo- sorrise. 

-E se non lo facessimo?- 

-Te lo prometto- 

Prese il mio viso tra le proprie mani e mi diede un bacio sulle labbra, dolce e lento. 

-Ti fidi di me?- 

Annuii tristemente, mentre lui afferrò la sua maglia bianca, posata in un angolo della tenda. 

-Devi fare veloce, pesciolino- 

 

Rivolsi il mio ultimo sguardo a quell’isola, che mi aveva riempito la memoria di ricordi indimenticabili e speciali. 

Quello era stato il luogo in cui io ed Harry eravamo finalmente riusciti a dichiarare i nostri sentimenti: lì mi aveva dato il suo primo bacio. 

Ed era anche stato il posto in cui avevo stretto amicizia con persone meravigliose e avevo costruito solide amicizie inseparabili.  

La mano del ricciolo si posò sulla mia spalla. 

-Ti piacerà il tour- 

Sospirai: per me tutto questo era nuovo. 

-Dove sarà?- 

-Vicino a Doncaster- 

Riflettei per alcuni secondi, pensando dove fosse la sua posizione su una cartina geografica.

-Non é dov’é nato Louis?- 

Annuì, sorridendomi. 

-Ci ospiterà fino al concerto, conoscerai la sua famiglia- 

-E le altre vengono con noi?- 

-Beh, é ancora estate: quindi direi di si- 

Mi sentii sollevata. 

Mi ero affezionata ad Eleanor e Perrie e non volevo minimamente allontanarmi dalle due gemelle a dalla mia migliore amica, anche se prima o poi sarebbe successo. 

-Devi iniziare a pensare ad una canzone- 

Aggrottai le sopracciglia: “Perché?”

-Apri il concerto, scema- 

La voce divertita di Faith risuonò nell’aria. 

Sbarrai gli occhi: me l’ero completamente dimenticata. 

La guardai terrorizzata e lei rise. 

-E’ troppo presto, non sono pronta!- 

-Si che lo sei- 

La voce bassa e roca di Harry suonò all’interno del mio orecchio. 

Poi, teneramente, mi diede un bacio sulla guancia. 

-Maledetta l’idea dell’irlandese… Dovrei ucciderlo davvero- 

Feci ridere il mio ragazzo, che subito dopo si girò verso il suo amico. 

“Il mio ragazzo” pensai. 

Era strano dirlo. 

Era sempre stato solo… “Harry”

-Ti ho sentita, Piccola Peste!- urlò il biondo. 

Teneva sulle proprie ginocchia Zoe, sorridente. 

Gli rivolsi una linguaccia e poggiai, immediatamente dopo, il mio capo sulla spalla del riccio. 

-Stanca?- 

-Un po’, siamo andati a letto tardi ieri- 

Sorrise, ripensando, probabilmente, a quello che avevamo fatto.

In realtà nulla di particolare: avevamo parlato, abbracciati l’uno all’altra, di quando eravamo piccoli. 

-Puoi dormire in aereo- sussurrò, come se fossi stata appena svegliata. 

Chiusi gli occhi, pensandoci. 

 

-Ho fame, dobbiamo pranzare!- 

-Si, concordo. Fermiamoci un attimo qui- 

A volte amavo l’irlandese. 

Gli diedi una pacca sulla spalla e lui mi sorrise, compiaciuto da quel gesto. 

Aveva indicato con la propria mano un fastfood all’interno dell’ aeroporto: c’era di meglio, ma anche di peggio! 

-Chi é a favore dell’idea?- chiese Liam. 

Alzò la mano, insieme a me, al biondo, alle due gemelle e a Zayn e Perrie. 

-Andata!- 

Niall mi diede un batti-cinque e prese per mano Zoe, dirigendosi all’interno del ristorante. 

-La mia tartaruga ne risentirà- piagnucolò Louis. 

-Ma stai zitto, idiota- risi, alzando gli occhi al cielo.

-Zitta tu, ragazzina- 

Mi fece un occhiolino e si avvicinò al mio viso: “Almeno io non diventerò un obeso”.

Indicò la mia pancia e sghignazzò. 

Corrugai la fronte. 

-Io non sono grassa- 

-Potresti diventarlo- 

Beh, tutti i torti non li aveva. 

Harry tirò un leggero pugno sul petto a Tomlinson, che smise di prendermi in giro dopo avermi fatto un occhiolino. 

-La prossima volta ti meno io- aggiunsi. 

-Tremo, ragazzina- ridacchiò. 

Guardai Eleanor, divertita, farmi un “ok” con le proprie mani. 

Amavo quella moretta. 

-Grazie- sussurrai ad Harry. 

Lui scrollò le spalle, emendando un sorriso raggiante, e prese tra la sua la mia mano. 

Poi, una volta preso il cibo, mi sedetti accanto a Liam.

-Tu?- 

-“Io” cosa?- chiese ridendo. 

-Ragazze?- 

Gli indicai Hayley con lo sguardo. 

-E’ solo un’ amica- 

-Sicuro?- domandai delusa. 

Annuì, convinto delle proprie parole. 

-E poi é già innamorata di un altro ragazzo, sembra- 

Aggrottai le sopracciglia. 

Ne aveva parlato con Liam e non con me?

-Non te ne ha mai parlato?-

-Si, più o meno-

Addentò il suo panino e tornò a guardarmi. 

-Hai già scelto la canzone per il concerto?- 

Scossi il capo. 

-Ti posso aiutare, se vuoi- 

-Davvero?- 

-Certo- 

Gli sorrisi e iniziai a mangiare anche io. 

-Mettiti vicina a me in aereo, ne parliamo lì-

-Va bene- 

 

-Allegra o triste?- 

-Allegra- annunciai senza dubbi, esultando. 

-Lenta o carismatica?- 

-Carismatica- 

-Alta o bassa?- 

-Beh, ne troppo alta ne troppo bassa: non sono una cantante professionista, non sono così brava- sghignazzai. 

-Ok…- 

Stava scrivendo su un blocchetto i miei gusti, riflettendo attentamente su ogni indizio.

Harry ci fissava, serio. 

Lo salutai con una mano e gli sorrisi. 

Lui era vicino ad Hayley: forse non era stata una brillante idea abbandonarlo nelle mani della mia migliore amica, che, si sapeva, lo reggeva a stento.

Lei leggeva con le cuffie all’orecchio, di certo non era il massimo della compagnia. 

-Che c’é?- gli chiesi, sperando leggesse il mio labiale. 

Grugnì e girò il suo volto. 

E adesso cosa gli prendeva?

Scrollai le spalle e tornai a parlare con Liam. 

-Selena Gomez? Puoi cantare una sua canzone- 

Arricciai il naso, non molto convinta. 

-Hai una voce dolce come la sua e le sue canzoni andrebbero bene con la descrizione che mi hai appena fornito-  

Sospirai, riflettendoci. 

-Puoi fare “Come and Get it” o “Who says”- 

-Andata per “Who says”!- 

Era la sua unica canzone che ascoltavo con piacere. 

Diedi un bacio sulla guancia al ragazzo castano per ringraziarlo. 

-Sei un tesoro, Payne- 

-Lo so, Sloan- rise. 

-Giochiamo a carte?- 

Annuì e tirò fuori dal suo zainetto il mazzo di “Uno”. 

 

Il tempo, a Londra, era decisamente più fresco e ventoso: tuttavia, il sole splendeva nel cielo, coperto solo da due nuvolette. 

-Mi manca già la Grecia- brontolò Zoe. 

-Possiamo divertirci anche qui- aggiunse, entusiasta, Arya. 

L’irlandese, in mezzo tra le due, le prese sotto braccio e diede ad entrambe un bacio sulla guancia. 

-Le mie donne- disse infine, ridendo. 

-Scemo- aggiunse la rossa, spazzolandogli i capelli.

Dopo il bacio che si era scambiata con Harry, Arya non mi aveva rivolto granché la parola. 

Forse era arrabbiata con me.

E forse ne aveva tutto il diritto. 

-Ti sei impalata, ragazzina?- 

Alzai gli occhi al cielo, tirando un pizzicotto al fastidioso ragazzo che mi si era messo di fronte. 

-Ahia- si lamentò. 

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi in quel modo, Tomlinson?-

-Evidentemente non troppe- 

Mi preparai ad un altro pizzicotto, quando la mano di Harry mi fermò. 

-Non mi sembra il caso di farti male, signorina- 

Corrugai la fronte. 

-Stai insinuando che non sono abbastanza forte?- 

Rise, non aggiungendo altro. 

Mi allontanai dal suo corpo, considerandomi offesa. 

-Il prossimo a morire sei tu, ricordatelo- lo minacciai.

-Dopo Niall e Louis?- li indicò, sghignazzando. 

-Ci saranno ancora ragazzi nel mondo, tra qualche anno?- chiese facendomi un occhiolino. 

Lo imitai, facendogli il verso. 

-Ammazzati- bisbigliai. 

-Ti ho sentita- sorrise. 

Gli feci una linguaccia e mi incamminai verso Liam. 

Vidi comparire sullo sguardo di Harry una smorfia. 

Gli sorrisi in modo beffardo e incominciai a parlare con il mio mentore. 

Avrei dato milioni di dollari per registrare la faccia del Mio Tesoro in quel momento. 

Liam era l’unico ancora “libero sul mercato”, forse lo temeva senza volermelo dire.

“Chi lo capisce é bravo” pensai. 

Comunque il ragazzo castano era bello, davvero molto, ma non era il mio tipo, se proprio gli interessava saperlo. 

Piano piano, quatta quatta e zitta zitta, mi riavvicinai ad Harry mentre parlava con Arya.

“Ottima mossa, riccio” 

-Oh, ma guarda chi si vede. Di nuovo da queste parti?- sorrise, divertito. 

-Non ti dirò che hai vinto, ma esiguo una tregua- 

Porsi la mia mano alla sua, per un patto, ma l’afferrò con l’intenzione di prendere il mio corpo e avvicinarlo pericolosamente al suo. 

-Sei gelosa- mi sussurrò all’orecchio. 

-Mai quanto te- 

Lo zittii. 

E lui zittì me, baciandomi. 

-Ne ho motivo?- 

Circondò il mio corpo con le sue braccia, stringendolo forte. 

Scossi il capo leggermente, tenendolo alto, per poter ammirare i suoi occhi verdi. 

-Neanche tu- sorrise. 

-Lo so, io mi fido di te- 

 

Narra: Harry. 

 

Era la prima ragazza che me lo diceva.

La prima a non fissarmi come se prima o poi avessi dovuto far, obbligatoriamente, un passo falso. 

Mi diede un bacio veloce e tornò a parlare con Perrie e Zayn. 

Con lui andava molto d’accordo. 

Ero felice che, senza fatica, si fosse subito trovata bene con i miei amici. 

Con Niall e Louis litigava, ma subito dopo scoppiavano sempre a ridere.

 

 

Anche con le ragazze aveva stretto amicizia, soprattutto con Perrie. 

Nel primo periodo non la smetteva mai di parlare con Arya, poi, da quando eravamo andati in discoteca, quest’ultima aveva preso leggermente le distanze da Ploon. 

A volte lei la studiava, forse domandandosi perché la rossa l’avesse fatto, ma non mi aveva mai posto qualche domanda sul suo conto. 

 

*Flashback* 

 

-Cosa devi dirmi?- mi chiese, togliendosi le scarpe e poggiandole sul bordo piscina per potersi sedere e bagnare i piedi. 

Prima che potessi aprire bocca, lei si rispose da sola: “Lo so già, Harry” sorrise. 

Accigliai lo sguardo.

Le sue intuizioni mi lasciavano sempre stupito. 

Era intelligente, forse anche troppo. 

-Si tratta di te, di Ploon e del bacio- 

Mi sedetti accanto a lei, incrociando le gambe. 

-So che per te non ha significato niente- 

Non le risposi, non ce n’ era motivo: sapeva già tutto, dovevo solo ascoltarla. 

-A me piaci, Harry-

Corrugai la fronte. 

Mi ero cacciato in un bel casino. 

E adesso?

-Ma é stato un semplice bacio, non voglio di certo farti sentire in colpa per avermelo dato- 

In questo era diversa da Ploon, senza dubbio. 

Era riflessiva e perspicace. 

Capiva immediatamente i sentimenti degli altri e i suoi, studiandoli nel modo più corretto e oggettivo. 

Piccola Peste, invece, era sempre stata troppo sentimentale e sognatrice per poterli interpretare in quel modo. 

Lei era una frana se si parlava di certe cose in modo concreto e ragionevole. 

Viveva l’amore come in una grande favola, per questo l’amavo come nessun’altra, ma era più contorto ed enigmatico così.

-Solo un’idiota non capirebbe quello che provi per Ploon- insinuò. 

-A volte mi chiedo come faccia a non accorgersene…- continuò. 

Abbassai lo sguardo, pensandoci. 

-Lei é diversa, troppo ingenua e semplice per poterlo capire- 

-E troppo schiva e testarda per accettarlo- aggiunse, abbassando lo sguardo. 

Emise un leggero ghigno, dolce. 

-E’ troppo buona- sorrise. 

La guardai, attentamente. 

Era perfetta e le piacevo. 

Perché dovevo sempre complicarmi la vita?

Non ero neanche sicuro dei sentimenti di Ploon verso di me, anzi… 

… ero quasi certo che lei non sentisse nulla per me. 

-Grazie, Arya- 

-E di cosa? Di non darti un calcio nella palle? Forse dovrei- rise. 

Aveva ragione: ne avrebbe avuto il diritto. 

-Non dirò nulla a Niall, non voglio preoccuparlo e farlo litigare con te- 

Le sorrisi, essendole grato. 

-Ma sta attento a quello che fai, Harry. Non tutte sono come me- 

Ne ero consapevole. 

Sospirai, ripensando a Liz. 

-E dille, una volta per tutte, quello che provi-

 

*Fine Flashback* 


Ehi, ragazze <3 
Come state?
Tra poco riinizia la scuola, potrei morire solo all'idea :'C
Allora, adesso le cose per i nostri protagonisti stanno andando perfettamente, giusto? <3 
Chissà se continuerà ancora per molto :3 
Sinceramente non lo so neanche io AHAH la mia immaginazione, per questa storia, mi sta abbandonando lentamente!
Sapete, quando scrivo una Ff, per farla bene, devo avere delle piccole illuminazioni e devo proprio sentire i personaggi dentro di me per essere soddisfatta del mio lavoro (?) ma questo non succede in tutti i periodi! E adesso sento che questa storia mi sta lentamente scivolando dalle mani :'(
In questo momento sto pensando ad un'altra storia, che pubblicherò subito dopo questa e, scusate, non ci posso fare niente! Mi sta prendendo molto di più l'idea di quella Ff in questi giorni :O 
Ma, molto spesso, come per tutti, la mia immaginazione salta da un pensiero all'altro e magari, anche tra poco, mi verrà un'ideona per questa Ff, come prima *0* 
Quindi, davvero, scusatemi se questo capitolo non vi é piaciuto abbastanza: vi do il diritto di cercarmi e uccidermi :') 
Ciao bellezze mie <3 
A presto, 
-Zola. 


 

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Capitolo 24
*** «I promise ***


Narra: Ploon. 

 

-Louis!-

Due piccole bambine, di circa cinque anni, saltarono al collo di Tomlinson: riempendolo di baci su tutto il viso. 

Lui le prese al volo, una su una spalla e la seconda sull’altra, guardandole sorridendo. 

-Ci sei mancato! Dovevi passare le vacanze con noi!-

-Abbiamo tutto il tempo per rimediare, piccole- 

Era estremamente dolce con loro. 

Spuntò, all’improvviso, dalla casa, una ragazza di circa sedici anni bionda e bellissima: avevo gli stessi occhi di Louis, doveva essere Lottie, come mi aveva detto Harry. 

Salutò suo fratello con un bacio sulla guancia e si diresse verso Eleanor, abbracciandola. 

-Come stai, principessa?- le chiese il maggiore. 

-Adesso bene- sorrise. 

Possedeva dei lineamenti molto dolci e sottili. 

-Buongiorno- sentii dire a Liam e Zayn.

Una signora e un signore, leggermente più anziano, comparvero di fronte a noi, sorridenti. 

-Ciao ragazzi- 

La voce di lei era estremamente quieta e rilassata. 

La salutai con un cenno di capo.

-Io sono Ploon- 

Mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia: “Piacere di conoscerti, finalmente”

Corrugai la fronte. 

Finalmente?

Un’altra ragazza, molto simile a Lottie, ma con i capelli più scuri, sbucò da dietro il corpo della madre. 

-Louis, per telefono, ci ha parlato molto di te-

Mi girai verso Tomlinson, stupita. 

-Immagino cosa vi possa aver detto…- risi, leggermente in imbarazzo. 

-Meglio che non te lo dica- sghignazzò e mi porse la mano. 

-Io sono Felicity- 

Sembrava socievole e simpatica: già mi piaceva. 

Poi salutò tutti i nuovi arrivati, amichevolmente. 

-Noi andiamo a preparare la cena, vero caro? Siamo felici di avervi qui, fate come se foste a casa vostra- 

I due trentenni rientrarono in casa, silenziosi. 

-Louis, dobbiamo celebrare il tuo arrivo nel solito modo!- 

Dalla finestra, probabilmente di camera sua, spuntò fuori una testa mora. 

-Georgia!- urlò Tomlinson. 

-Ci stai?- gli chiese, sorridendogli con sguardo sfidante. 

Lui annuì. 

Pochi secondi dopo avevo di fronte la giovane ragazza.

-Quante sorella hai? Siete…- 

-Molti- rise lui. 

-Calcio?- sbuffò Lottie. 

Non aveva l’aria di essere una ragazza molto sportiva. 

-Fatti da parte tu, non sai giocare- brontolò Georgia. 

-Me ne vado con piacere- ripose la bionda, facendole una smorfia. 

-Io vado con lei- annunciò El. 

-E io anche- continuò Zoe, lasciando la mano di Niall e seguendo le due ragazze. 

-Voi sapete giocare?- chiese a me, Perrie, Arya e Faith. 

-Ce la caviamo- rise la ragazza del moretto. 

-Allora state con me: maschi contro femmine-

Pensai dovette aver un bel caratterino: sicuramente non poco esigente. 

-Vogliamo giocare anche noi!- 

Le due gemelle, Daisy e Phoebe, s’ aggrapparono alle gambe della sorella, supplicandola.

-Siete troppo piccole- 

-Per favore, Georgia!- 

Se le scrollò di dosso, sbuffando. 

-Voglio vincere, non occuparmi di voi- 

Ok, avevo trovato qualcuno più competitivo di me. 

-Le prendo con me- dissi, alla fine.

-Davvero?- 

Annuii, semplicemente. 

Le due gemelle mi sorrisero a trentadue denti, venendo vicino a me.  

-Grazie- cantarono in coro. 

Mi accucciai vicino a loro, toccando i capelli di una e accarezzando le guance dell’altra. 

-Sapete giocare, più o meno?- 

Si guardarono titubanti. 

“Ok, Georgia mi ammazzerà” pensai, sconsolata. 

-Dovete vincere per forza, avete anche due giocatori in più- rise Louis, guardando le proprie sorelle. 

-Vi faremo a pezzi- gli feci un occhiolino, dando un colpetto alle spalle delle gemelle. 

Felicity e Hayley fecero gli arbitri. 

Arya si occupava della nostra porta. 

Perrie e Faith in difesa. 

Georgia in attacco, insieme a me e alle due piccole. 

Dall’altra parte, invece, rispettivamente: Harry, Liam e Zayn, Niall e Louis. 

Dovevo batterli, soprattutto con il riccio in porta. 

Gli rivolsi uno sguardo minaccioso, scaturendo in lui una leggera risata. 

-Dovete essere veloci, ok? State sempre vicino alla porta, non appena vi lancerò la palla dovrete calciarla vicino ad Harry- bisbigliai.

-Ricevuto- dissero in coro. 

Sorrisi, erano davvero tenere. 

Mi trovavo di fronte a Niall, che sghignazzava come un bambino intento a fare un dispetto. 

-Guardati le spalle, biondo- 

-Anche tu, bionda- 

 

*Partita*

 

3…2…1… 

Georgia mi passa la palla, in velocità. 

Io corro, salendo verso la direzione di Harry. 

Incontro Zayn, che cerca di togliermi il pallone dai piedi. 

Lo scanso, con troppa facilità, incontrando Liam. 

Con lui é più difficile, ma alla fine ce la faccio: la passo a Daisy. 

Con la piccola gambetta tenta di calciare, senza successo. 

Sento Georgia sbuffare, guardandomi male: voleva la passassi a lei. 

Louis ride, guardando la sorella lamentarsi. 

Pronti per un’altra azione. 

Harry lancia la palla a Niall, che corre in direzione della nostra porta incontrando Faith, pronta a fermarlo. 

L’irlandese é bloccato: ha lei davanti e me dietro. 

Cerca di passarla a Louis, senza alcun successo: la prende Perrie. 

Georgia corre, come una pazza, in avanti. 

Scansa Liam senza neanche pensarci e riceve il pallone dalla ragazza di Zayn. 

Tenta di lanciarla in porta, ma é circondata dai difensori. 

Mi passa la palla. 

Phoebe é davanti a me, fiduciosa. 

Convinta del fatto che nessuno oserà rubare la palla ad una bimba, gliela tiro. 

Invece arriva Louis, di corsa e con il fiato corto. 

La sorella ride, gli pesta un piede e corre.

Calcia la palla con la massima forza ed Harry, intento a chiamare il fallo, si fa passare il pallone in mezzo alle gambe. 

-Goal!- urla la piccola. 

Le corro in contro, prendendola in braccio.

Mi da un batti-cinque, sghignazzando e abbracciandomi. 

-Daisy!- la chiamo. 

Lei arriva, felice e sconsolata allo stesso tempo. 

-Andava bene prima, devi solo metterci un po’ più di grinta- sorrido. 

Lei fa lo stesso, riprendendo fiducia. 

Georgia mi da una pacca sulla spalla. 

-Mia sorella é una calciatrice nata- ride, pizzicando il volto di Phoebe. 

Lei le fa una pernacchia, divertita. 

Piccola pausa. 

Louis si lamenta con Felicity ed Hayley. 

-E’ una bambina, non la punisco per i tuoi piagnistei, Lou- spiega la sorella, prendendolo in giro. 

Le due gemelle parlano con eccitazione. 

Stanno tramando qualcosa, ne sono sicura. 

Harry ha la fronte corrugata, é concentrato ad ascoltare le spiegazioni dell’arbitro: non sembra molto d’accordo. 

Perrie parla tranquillamente con Arya e Faith. 

-Fai troppe storie, femminuccia- taglio corto a Tomlinson. 

Lui mi gela con lo sguardo. 

Quando si parla di calcio, tutti i ragazzi impazziscono: anche i più allegri. 

-Dimostra con i fatti quello che sai fare-

Sento ridere Georgia, che concorda con me e probabilmente mi sta amando. 

-Ci puoi scommettere- sibila suo fratello. 

3…2…1… 

Si inizia di nuovo a giocare.

Daisy e Phoebe sono sparite. 

Mi guardo intorno, ma niente. 

Alzo le spalle e guardo Niall muoversi sul campo. 

Arya para il suo tiro, facendogli un occhiolino. 

“Noi ragazze abbiamo più stile, senza dubbio” penso. 

All’improvviso, quando Louis é riuscito a monopolizzare il possesso della palla, le due gemelle entrano nel campo con un enorme piccione tra le mani. 

Corrugo la fronte. 

Cosa vogliono fare?

Harry sbarra gli occhi. 

Liam si porta una mano sulla fronte. 

Zayn abbassa lo sguardo. 

Niall é dietro di me, non lo vedo.  

-Louis ha paura degli uccelli- mi spiega Georgia, venendo verso il mio corpo. 

Il maggiore dei Tomlinson é paralizzato di fronte alle due piccole, che lo guardano beffarde. 

Sorrido, le adoro ufficialmente adesso. 

Phoebe, più preparata e veloce, gli frega la palla e corre in avanti. 

Louis si gira di scatto, non appena Daisy lascia volare via il volatile.

La piccola furia é inarrestabile. 

Io le corro al fianco. 

Georgia tenta di allontanare suo fratello.

Cado. 

Niall mi ha fatto uno sgambetto. 

-Sei impazzito?- 

-Gioco come voi- ride. 

Vedo Harry sghignazzare. 

-Vai Phoebe!- 

Questa volta Zayn e Liam non si fanno intimorire dalla bambina, la fermano. 

Mi alzo, in fretta e furia, e corro verso quei due. 

-Conosco i vostri segreti- gli sussurro alle spalle. 

Accigliano lo sguardo. 

-Quali?- chiede Liam.

Il moretto é confuso tanto quanto Payne. 

Si girano verso di me, curiosi. 

Phoebe scatta, piccola e agile, li supera e si ritrova di fronte ad Harry, che la guarda con aria di sfida, concentrato. 

Lei si ferma, tutto d’un tratto: sembra quasi paralizzata dalla paura.

-Non ci casco- ride il riccio. 

-Un serpente! E’ lì!- urla, con tutta la voce in suo possesso. 

“Ottima strategia” non posso fare a meno di pensare. 

Harry odia i serpenti, lo sanno tutti: ne é terrorizzato. 

Il suo corpo s’irrigidisce. 

Ed é a quel punto che il secondo goal ha luogo. 

Esulto, come tutte le ragazze. 

Hayley e Felicity ridono, estremamente divertite. 

-Non é valido!- sento urlare Louis, arrabbiato con la sorella.

Lei non gli risponde. 

Mi butto accanto al corpo, steso per terra, di Phoebe. 

-Sei un piccolo genio- le confido. 

Lei sghignazza, ripensando alla faccia del riccio. 

-Harry, tutto bene?- sento chiedere da Arya, divertita.

Lui scoute la testa. 

I ricci gli cadono sul viso, costringendolo a muovere il capo un’altra volta per spostarli. 

-Sei un po’ distratto come portiere- 

Mi avvicino al suo corpo, ridendo. 

Vedo il suo volto rilassarsi. 

Poi ride anche lui, prendendomi tra le sue braccia. 

E’ decisamente sudato. 

Si toglie la maglia, fradicia. 

Per quanto siano belli i suoi addominali, io mi allontano. 

-Dove vai?- sorride, divertito. 

-Fatti una doccia e torno- 

Lui corre, mi afferra e mi stringe a sè, un’altra volta. 

 

*Fine partita* 

 

-Mamma, Ploon può giocare con noi con le bambole?- 

Avevamo appena finito di cenare, ero stanca: sarei voluta andare a dormire presto, per la prima volta in tutta la mia vita. 

Ma l’entusiasmo delle due gemelle mi fece cambiare idea immediatamente. 

-Dovete chiederlo a lei- annunciò dolcemente Joanne, guardandomi.

-Vuoi?- mi chiesero in coro. 

-Come minimo brucia le bambole- rise Louis. 

Non gli dissi nulla, forse perché non aveva tutti i torti. 

Da piccola non le avevo mai vestite o cambiate, come tutte le femmine normali fanno, ma giocavo ad affogarle e buttarle giù dalla finestra, facendo finta che un mostro volesse catturarle. 

Harry lo sapeva e forse rise per quello. 

Sorrisi ad entrambe le gemelle e le presi per mano: “Andiamo”

-Se le bruci davvero, ti prego avvisami perché voglio godermi lo spettacolo- sghignazzò Felicity. 

-Forse prima dovresti dir loro cosa facevi a quei poveri giocattoli- disse Hayley, non aspettando altro che imbarazzarmi davanti a tutti. 

-Come?- chiesero le due piccole. 

Sospirai. 

-Le traumatizzerei a vita- 

Una risata generale coinvolse tutti i presenti. 

-Se non giocavi con le Barbie, cosa ti portava Babbo Natale a Dicembre?- chiese Daisy, dolce e confusa. 

-Devo proprio dirlo o le spavento?- 

-Tranquilla, se hanno visto giocare Felicity quando era un po’ più piccola, non corri nessun rischio- mi tranquillizzò Lottie. 

-Perché giocare con qualcosa di stoffa quando si ha un’intera collezione di spade di legno in camera?- si difese la sorella. 

Mi si illuminarono gli occhi. 

-Davvero le avevi?- 

-Ci giocavamo tutti insieme: io, mio padre e lei- spiegò Louis, sorridendo a quel ricordo. 

Allora non ero io strana, molte ragazze erano simili a me. 

-Anche io da piccola avevo un mucchio di oggetti simili: tipo i mitra spara-palline-rosse- alzai il tono della voce, eccitata di poter condividere quel mio orgoglio, che avevo sempre tenuto nascosto.

-Voi siete preoccupanti…- ammise Lottie, con gli occhi spalancati. 

-Finalmente c’é una ragazza che mi capisce- rise Hayley. 

-Comunque buona fortuna, é una tortura giocare con loro- disse Georgia, sbuffando. 

“Non é molto incoraggiante” pensai, delusa. 

Ma alla fine seguii le due bambine nella loro stanza. 

 

Narra: Harry. 

 

Ormai era l’una di notte e Piccola Peste non arrivava. 

Io ero coricato sul divano-letto del soggiorno, che guardavo la televisione, annoiato. 

Decisi di andare a cercarla.

Le gemelle sarebbero dovute andare a dormire già da un po’. 

Salii le scale della casa dei Tomlinson e mi diressi verso la stanzetta rosa in fondo al corridoio.

Era socchiusa, la aprii. 

Sorrisi alla scena che mi si presentò di fronte. 

Daisy e Phoebe erano coricate nei propri letti e Ploon, evidentemente troppo stanca per fare anche solo due passi, s’era addormentata lì accanto a loro. 

Per alcuni istanti mi chiesi quale fosse la cosa giusta da fare, poi, senza ripensamenti, mi chinai per prendere tra le mie braccia Piccola Peste, leggera come una piuma. 

Guardarla dormire rimaneva una delle cose che amavo di più fare, oltre baciarla. 

Le spostai dal viso i capelli biondi, spettinati, e tornai nel soggiorno. 

L’appoggiai delicatamente sul letto, coprendola con solo il lenzuolo. 

Le diedi un bacio sulla fronte e mi spogliai, tenendo addosso solo i miei boxer neri. 

Poi mi coricai al suo fianco, tenendo il mio capo alzato verso il suo. 

Sbadigliai, ero stanco: il viaggio era stato lungo ed esaustivo.

Chiusi la luce e mi addormentai senza fatica, stringendo il corpo di Ploon tra le mie braccia calde. 

 

Mi alzai non appena sentii dei leggeri calci toccarmi il petto, insistentemente. 

Diasy era accanto a me, in mezzo tra me e Piccola Peste, dormiente. 

-Scusa, ma é arrivata verso le cinque di notte… Ha fatto un incubo…- 

Lo sguardo di Ploon, riposato e raggiante, mi fece sorridere. 

-Dormito bene?- 

Annuii, e lei riprese a guardare la piccola, attentamente. 

-Sei più dolce di quanto tu voglia far credere- 

Lei corrugò la fronte, come per smentire quella frase. 

-Non é vero- 

-Si, invece. Lo leggo nei tuoi sguardi-

Arrossì leggermente, imbarazzata. 

-E cosa leggi esattamente?- 

-Che con te non corro rischi- 

Sorrise. 

Poi iniziò a spazzolare con le proprie mani i capelli di Daisy. 

Più la guardavo, più mi rendevo conto di quanto l’amassi.

Mai mi ero soffermato nello studiare il volto di una ragazza, con attenzione. 

E mai avevo provato una sensazione così forte e sconvolgente nel farlo. 

-Ploon-

-Si?- 

I suoi occhi si posarono sui miei, curiosi. 

-Ti amo- 

Abbassò lo sguardo, distogliendo dal mio. 

-E’ troppo presto?- accigliai lo sguardo, preoccupato di averla spaventata. 

Scosse il capo.

-E allora cosa c’é?- 

-E’ strano tutto questo…- 

Corrugai la fronte.

Ma capii il suo punto di vista. 

Eravamo sempre stati solo amici, forse ancora si doveva abituare all’idea di essere la mia ragazza. 

-E, beh, dopo diciotto anni é ancora troppo presto?- rise, con tono flebile. 

Le sorrisi, sollevato, e le presi una mano. 

Lei la guardò, tornando seria. 

-Ma ho ancora paura di poterti perdere- 

5 anni. 

Quei maledetti 5 anni si facevano ancora sentire. 

E come avevo potuto dimenticarli anche solo per qualche settimana?

-Non succederà, te lo prometto- 


Ehi ragazze C: 
Come state? <3 
Dopo aver scritto questo capitolo posso giurarvi di essere davvero stanca morta, sto dormendo da in piedi AHAH ed é davvero strano perché io sono un'animale MOLTO notturo :') 
Quindi corro sotto le coperte! Non dormo molto nell'ultimo periodo (?) Non che ve ne freghi qualcosa, comunque AHAH. 
IO DEVO FAR SUCCEDERE QUALCOSA TRA QUEI DUE. 
Troppa pace regna in questo momento D: 
Ma li ho appena messi insieme quindi non posso farli già lasciare, come se niente fosse! I'm so confuse :( 
Vabbe, si vedrà gente <3
Al prossimo capitolo bellezze mie, 
-Zola. 

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Capitolo 25
*** «I love you too ***


Narra: Harry. 

 

-Harry, dove mi stai portando?- 

La mia mano era incrociata alla sua, sotto la chiara luce della luna. 

Un leggero vento provocava ai nostri corpi piacere e freschezza. 

Lei era più bella che mai. 

Le avevo detto di vestirsi in modo elegante: l’avrei portata a cena fuori. 

Indossava un vestito nero aderente, perfetto per esaltare le sue incantevoli forme, e delle scarpe con il tacco alte almeno dieci centimetri. 

Sul collo le pendeva una leggera collana argentata, con il suo nome scritto sopra. 

I suoi occhi, più blu che mai, quella sera, erano evidenziati da un leggero colore di matita nera e un po’ di mascara. 

I capelli, lisci e morbidi, erano raccolti in una semplice treccia laterale. 

L’ammirai, sorridendo molto probabilmente come un idiota. 

-Io non ce la faccio più a camminare- rise, lamentandosi. 

Si fermò per un attimo, guardandosi le caviglie doloranti. 

-Non me li mettevo i tacchi se mi dicevi che andavamo così lontani- 

Non potei far a meno di ridere, nel vederla così. 

-Sei bellissima, ma rimani comunque una frana per certe cose- 

Le diedi un bacio sulla guancia, cercando di alleggerire il significato di quella frase con la mia tenerezza. 

Mi guardò decisamente male. 

-La prossima volta provi tu a metterteli, simpaticone- 

Alzai lo sguardo al cielo, sorridendo. 

Poi mi avvicinai al suo corpo, lentamente. 

-Cosa vuoi fare?- chiese con tono imbarazzato e confuso. 

-Questo- 

Tutto d’un tratto, velocemente, la presi tra le mie braccia, come se niente fosse, nel modo in cui fanno i cavalieri con le principesse. 

-Ok… É decisamente imbarazzante, Harry- 

-Per te- risi. 

Mi schioccò un pizzicotto sulla fronte, mettendo il broncio. 

-Te l’ho già detto che…- 

-Sono una persona orrenda? Si, mille volte- sghignazzai, precedendola. 

Poi mi sorrise, poggiando, finalmente, le sue braccia attorno al mio collo e facendosi trasportare tranquillamente. 

-Simon era perfetto come ragazzo: sempre dolce e gentile, non sbagliava mai…- disse improvvisamente. 

Corrugai la fronte. 

Voleva lasciarmi o rovinare la serata?

-Ma tu sei infinitamente migliore per me, Harry. Non sei perfetto, non sei sempre impeccabile. Ma mi fai sentire viva e maledettamente felice- 

A volte mi colpiva alla sprovvista. 

Sospirai, sollevato. 

E le sorrisi, nel modo più sincero che conoscessi. 

-Ma mi devi dire dove stiamo andando- disse toccandomi le fossette. 

Avrei dovuto capirlo. 

C’era un secondo fine, ovviamente.

Risi, divertito. 

-Sei tremenda- 

-Non mi dici niente di nuovo- scrollò le spalle. 

 

Narra: Ploon.

 

Essere avvolta tra le sue braccia mi dava sicurezza. 

L’amavo e mi rendeva felice stargli accanto. 

I suoi meravigliosi occhi color smeraldo brillavano, quella sera, illuminati dalla luce dell’enorme lampadario di cristallo che era appeso al soffitto del ristorante. 

Ero sempre stata abituata ad ammirarli, ma ogni volta, come se fosse la prima, ne rimanevo incantata. 

Indossava un’ elegantissima camicia azzurra, con sopra una giacca blu scuro e un papillon dello stesso colore. 

I suoi ricci, perfettamente pettinati, avevano sempre bisogno di essere, ogni tanto, spostati e messi in ordine, perché cadenti sul suo bellissimo viso. 

Attorno al suo polso vi era un orologio d’oro, abbastanza grande e appariscente. 

Nel dito medio dell’altra mano, invece, teneva un anello argento: quello che gli aveva regalato la madre per il suo diciottesimo compleanno. 

Avevamo ordinato una fonduta: io ero decisamente buffa da guardare. 

Infilzavo, con grande impegno, la mia forchetta nel pane, immergendola subito dopo nel grande pentolone di fronte a noi, contenente formaggio fuso.

Lui si comportava molto più raffinatamente di me. 

Non smetteva di sorridere. 

E io, in compenso, non potevo smettere di guardarlo come una bambina guarda il suo giocattolo preferito. 

-Hai scelto la canzone per domani?-

Feci un cenno di capo, avendo la bocca piena. 

-Io ne ho scritta una, invece- 

Sbarrai gli occhi, confusa e sorpresa allo stesso tempo. 

Quando l’aveva fatto?

-Prima che tu arrivassi in Grecia- 

Sorrisi. 

Amavo la sua voce, adesso volevo conoscere quel testo. 

-Potresti cantarmela- gli feci un occhiolino, cercando di convincerlo. 

Rise, abbassando lo sguardo per rialzarlo poco dopo. 

-E’ una sorpresa, pesciolino- 

Delusa, sbuffai. 

-E magari non parla di te, ma di un’altra ragazza-

Gemette, poiché gli arrivò un calcio sulla gamba dalla sottoscritta. 

-Spero di averti fatto soffrire-

Sghignazzò, guardandomi solamente. 

-Credi che non mi sia accorta del tuo patetico tentativo d’ ingelosirmi con Arya?- 

La mia faccia doveva essere divertente, perché scoppiò in una sonora risata. 

-Ed ha funzionato?- chiese incuriosito, guardandomi maliziosamente. 

Scossi il capo, decisa. 

-Invece tu, senza che io lo faccia apposta, ti senti minacciato da Liam- 

Imbronciò il volto, corrugando la fronte e facendo scomparire dal proprio viso il suo bellissimo sorriso. 

-Allora, é così?- chiesi, nel modo più tranquillo che potessi. 

Non rispose.

Rimase con il volto fisso sul mio. 

-Sei stupido, come al solito- risi, cercando però di non farlo in modo troppo eccessivo, visto il suo temperamento. 

-Harry, quando capirai che non c’é ragazzo al mondo, se non tu, che mi faccia sentire così felice?- 

Avvicinai la mia mano alla sua, velocemente, stringendola nel modo più caloroso e confortevole che potessi. 

-Puoi credermi?-

Annuì, silenzioso.

Sospirai. 

Perché era sempre complicato tra di noi?

Sempre troppi pensieri maligni giravano all’interno delle nostre teste. 

-E ora, se permetti, vado a levarmi queste scarpe-

Allentò la presa dalla mia mano e mi lasciò andare in bagno. 

Presi, dal sacchetto rosso che mi ero portata dietro, un paio di All Star bianche e alte, comode. 

Non appena le infilai ai piedi provai un enorme piacere e sollievo. 

Ora potevo camminare senza piangere dal dolore, finalmente. 

Tornai da Harry. 

Era in piedi di fronte al tavolo, che guardava l’orologio.

Da quando si era parlato di “gelosia” non aveva più sorriso. 

Lo gardai malinconica e decisi di prenderlo sottobraccio, avvicinandomici. 

-Dove mi porti adesso?- 

Speravo che il mio tono di voce felice e sereno, lo aiutasse a risollevargli il morale. 

Non era davvero possibile perderlo per così poco. 

Liam era solo un amico per me. 

Era talmente palese che io amassi solo ed esclusivamente il riccio! 

-Seguimi-

La sua voce, bassa e roca, risuonò quasi severa e seria. 

Mi strinse attorno a sé, lasciò il conto sul nostro tavolo, e uscì con me dal ristorante. 

-Non dovevi pagare solo tu…- 

-Si, invece-

Ci ritrovammo, un quarto d’ora dopo, su un enorme prato, accanto ad un albero altissimo e bellissimo. 

Decisi, per prima, di sedermi sull’erba. 

Lui mi seguì, posando la sua testa al tronco. 

E io, dopo svariato tempo, stanca, appoggiai il mio capo sulle sue gambe, chiudendo gli occhi. 

-Allora?-

-‘Allora’ cosa?-

-Sputa il rospo-

Lo sentii sbuffare. 

-Senza lamentarti, Styles-

Ridacchiò, tornando in silenzio poco dopo. 

-Non sto scherzando, Harry. Cosa c’é?- 

A quel punto, aprii gli occhi. 

Lui incominciò a pettinare con le proprie dita i miei capelli biondi, passando da loro al mio sguardo in pochi secondi ogni volta. 

-Sei bellissima…- 

-Harry…-

-No, davvero. E io ho rischiato di rovinarti. Non ti biasimerei se tu mi lasciassi per qualcun altro-

Guardai il suo volto per svariato tempo, ammirando i suoi profondi occhi verdi fissarsi sui miei.

-Io amo te. Solo te. Ti ho amato dal primo momento. E non te l’ho detto stamattina perché volevo fosse un momento speciale.. Come questo.. Senza nessuno tra di noi. Come potrei davvero innamorarmi di qualcun altro dopo che ho provato tutto questo per te?-

Non ero mai stata più seria.

Mai avevo espresso i miei sentimenti meglio che in quel momento. 

Gli accarezzai una guancia, sperando di affondare, a breve, un dito su una delle sue fossette. 

-Ti faccio sentire felice… Quanto distrutta…- 

Questo ero vero, purtroppo. 

Ero stata consumata dal sentimento che provavo per lui, un tempo.

Era incontrollabile e ingovernabile, ormai. 

Ma per quanto facesse, ogni volta, male, sapevo di ritornare sempre dal punto di partenza: lui. 

-Sai… A volte ricordo che vivrei mille momenti orribili con te, solo per viverne uno bello. Perché così raggiante come quando ridiamo e parliamo insieme non lo sono mai con nessuno-

Posò i suoi occhi sul mio sorriso, venendo piacevolmente contagiato.

Mi diede un bacio sulla fronte e mi strinse la mano. 

 

Narra: Harry.

 

*Flashback* 

 

-Gemma, lasciami in pace e non rompermi le palle!- 

Sbattei la porta di camera mia velocemente, chiudendogliela in faccia. 

Ero stufo delle sue continue urla e dei suoi noiosi rimproveri. 

-Continuerò a perseguitarti finché non capirai che stai commettendo una stronzata!- 

-Vattene!- 

Sbuffai, lanciandomi sul letto a peso morto. 

Presi le mie cuffie, posate su una sedia lì vicino, e cercai il mio telefono, probabilmente posizionato sul comodino. 

-Tu sei un codardo, Harry!- 

Mi fermai, ascoltando per la prima volta, le sue parole. 

-Scappi da questa situazione perché hai paura di ammettere di essere innamorato, per la prima volta- 

In quel momento, abbassò il tono della voce, addolcendolo. 

-Piccola Peste prova emozioni fortissime per te, non ti farebbe mai del male. E tu non ne faresti a lei, perché sei speciale, Harry. So che pensi che non sia così. Non sei abituato a prenderti cura della ragazze, non ti sei mai innamorato. Ma con lei é tutto diverso, tu sei diverso. Cerchi di negarlo, ma sai benissimo che é così. Non vuoi ammetterlo perché, quando lo farai, sai che dovrai affrontarlo- 

Mi voltai, per solo un istante, verso la camera di fronte alla mia: quella di Ploon. 

In quel momento era vuota, stranamente. 

Rividi le nostre figure tra quelle mura: ridevamo, come sempre succedeva. 

Poi, come in un attimo, scomparve tutto. 

-Così la perderai, prima o poi… Per sempre…-

Sentii i passi del corpo di Gemma allontanarsi. 

Se voleva farmi sentire un’idiota in colpa, c’era riuscita. 

Affondai il mio viso sul cuscino, urlando. 

L’unico modo per sfogarmi era prendere a pugni quel coglione di Simon: anche se il suo ragazzo, non aveva fatto niente per riparare Ploon dalle uova che, quel pomeriggio, l’ erano state tirate contro. 

Lui era un codardo… 

Anche se, in fin dei conti, neanche io ero corso ad aiutarla. 

“Ma, in ogni caso, ero in una situazione diversa” mi ripetei per convincermi. 

Lei era stata forte, si era ribellata. 

Mi aveva guardato sorridendo in modo beffardo e insultandomi davanti a tutti. 

Prima non l’avrebbe mai fatto. 

Forse stava cambiando.

Forse iniziava ad odiarmi sul serio. 

Non potevo vivere con quel pensiero. 

Non se continuavo a pensarla e immaginarla. 

Dovevo fare di meglio: non solamente guardarla con indifferenza, ma iniziare a farlo anche con disprezzo… Solo così, forse, sarei riuscito, anche io, ad odiarla davvero.  

 

*Fine Flashback* 

 

Il suo capo era poggiato sulle mie gambe. 

Teneva gli occhi chiusi, senza neanche parlare. 

Forse si era addormentata. 

Le accarezzai una guancia e le diedi un semplice bacio sulla guancia. 

I suoi capelli, perfettamente puliti, profumavano di rosa. 

La sua pelle, al mio tocco, pareva liscia e, alla mia vista, incredibilmente bianca e immacolata. 

Le sue lentiggini, leggermente esposte sul suo piccolo naso, erano marrone chiaro. 

I lineamenti, dolci e delicati, ricordavano ancora quelli di una bambina. 

Mentre l’espressione, sognante e tranquilla, già quella di una donna. 

L’aveva detto. 

“Ti amo” 

Anche Liz l’aveva fatto, anche se non troppo spesso. 

Era strana la differenza di quel suono pronunciato da una o dall’altra.

Quando me l’aveva detto Piccola Peste, il mio cuore s’era alleggerito: avvampando e facendomi sorridere. 

Invece, quando me l’aveva detto Liz, semplicemente l’avevo presa tra le mie braccia e baciata, non pesando quelle parole, insignificanti per me.

Quando ero più piccolo e avevo circa quindici anni, avevo creduto davvero di provare qualcosa per lei: era stata la mia prima ragazza e, come ogni ragazzo, la mia mente era stata eccitata a quel pensiero per parecchio tempo. 

Ma più il tempo avanzava, più mi accorgevo che tutto quello fosse solo divertimento: a lungo andare mi ero annoiato, cercando riparo in altro. 

Con Ploon, invece, questo non era mai accaduto. 

Non sarebbe potuto succedere. 

 

*Flashback* 

 

Lei stava danzando, insieme a quel coglione. 

Lui era poco più alto di me, più magro. 

Era la festa di fine anno, il ballo. 

La musica lenta riecheggiava nella palestra, mostrando in pista tutti gli innamorati. 

Lei indossava un bellissimo vestito celeste, lungo il giusto per far notare le sue gambe slanciate e perfette. 

I capelli lunghi e biondi le cadevano sulle spalle, coprendole leggermente. 

Sorrideva, sentendo le parole che il biondo le stava pronunciando all’orecchio. 

Io arricciai il naso e continuai a guardarli, disgustato da tanta mediocrità. 

Ero appoggiato, con un piede, alla parete dell’ edificio. 

Liz non era venuta con me, era già partita per le vacanze. 

Non sapevo neanche il motivo per cui ero andato a quella stupida festa: forse per conoscere nuove ragazze e divertirmi. 

Avevo già conquistato due morette niente male, che continuavano a fissarmi facendo evidenti occhiolini. 

Ma io vedevo solo lei, quasi fosse l’unica all’interno della stanza. 

Poi, in un attimo, il suo sguardo passò sul mio viso. 

E mutò, come per magia. 

I suoi occhi si dilatarono, quasi straziati e malinconici. 

Due anni erano passati. 

Lei ne aveva già quindici, io diciassette. 

Corrugai la fronte, quasi incerto sul da farsi. 

Raramente, ormai, i nostri sguardi s’incrociavano. 

E se lo facevano, era solo per qualche secondo. 

Sembrò quasi voler raggiungermi, quando me ne andai. 

Uscii dalla palestra per prendere una boccata d’aria e sedermi sul prato del giardino.

Mi ero coricato, guardando le stelle e la luna. 

Loro rimanevano sempre lì, nella stessa posizione. 

Mi domandavo se anche noi saremmo stati destinati a questo. 

Sarebbe cambiato qualcosa, un’altra volta? 

O, ormai, sarebbe rimasto lo stesso?

Sentii un rumore provenire da dietro il mio corpo. 

Aprii gli occhi, guardandomi le spalle. 

E la vidi, un’altra volta. 

Le sue mani erano incrociate e il suo sguardo fisso sul mio petto. 

Non disse nulla. 

Neanche io. 

Ma dopo alcuni minuti, decise di sedersi accanto a me, silenziosa. 

Si coricò, guardando il cielo notturno.

Forse avrebbe voluto dirmi qualcosa. 

Ma capii che, a volte, il silenzio comunica più di mille parole. 

 

*Fine Flashback*


Mi scuso davvero infinite volte, ragazze!D: 
Sia per la lunghezza misera di questo capitolo sia per la sua banalità.. Ma adesso che é riniziata la scuola ho molte più cose da fare, come penso la maggior parte di voi! :( 
Ora esponetemi le vostre idee, vi prego, perché sono in corto circuito.
Vi piacciono davvero questi due insieme? E volete più parti felici e spensierate o malinconiche e tristi?
Non so come suddividerle AHAH. 
Ce l'ho nello stoppino (?)
A voi come piacciono questi due scemi innamorati? <3 
P.S. Volevo dirvi che ho anche aggiunto il 1 capitolo di un'altra storia: magari passate a vederlo e commentarlo! Spero vi piaccia :3
Ora vado, devo imparare una parte del Boccaccio a memoria perché devo recitarla in classe D: 
Pregate per me AHAHAH. 
Bacioni, 
-Zola. 

 

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Capitolo 26
*** 《You're red and imbarassed ***


Narra: Ploon. 

 

-Devi aggiungere il sale, Ploon!- 

Mi grattai il capo. 

A volte la mia testa faceva una confusione incredibile. 

-Sei un disastro- sentenziò alla fine, divertito. 

-Dobbiamo cucinare per dieci persone, Harry. Non sono poche, non é colpa mia- 

Gli altri erano andati in giro per Londra, a fare baldoria. 

Il compito di preparare da mangiare era toccato a noi, ovviamente. 

-Le uova? Sono nella padella?- 

Annuì, guardandole friggere. 

-Tra poco la torta é pronta, dobbiamo aggiungerci panna e zucchero- 

Si fissò a guardarmi, aspettando facessi il primo passo verso lo scaffale apposito. 

Alzai gli occhi al cielo. 

-E’ lì vicino a te, Harry- 

Non si mosse, continuando a tenere il suo sguardo fisso sul mio. 

Sbuffai. 

Ma alla fine mi avvicinai al suo corpo e presi, dal cassetto più basso, la bomboletta spray e la scatoletta.

Sentii afferrarmi i fianchi e baciarmi il collo. 

Sorrisi, sentendo le labbra del riccio posarsi sulla mia pelle. 

-E’ in questo modo che prepari la cena?- risi. 

Girai il mio viso verso il suo, spostandogli i capelli dagli occhi. 

Sfiorò il mio piccolo naso con la bocca e poi scese, lentamente. 

-Sei bellissima- sussurrò. 

I suoi occhi s’illuminarono quando mi afferrò per la vita e mi sollevò, tenendomi stretta a lui.

Le sue mani, grandi e sicure, premerono con dolcezza sulla mia carne. 

Strinsi i suoi ricci e le sue irresistibili fossette comparirono. 

Posò il mio corpo sul tavolo. 

Accarezzò i miei capelli e mi diede un bacio sulla fronte. 

-Perché ti sei fermato?- chiesi quasi delusa. 

-Dobbiamo tirare fuori dal forno la nostra torta al cioccolato- sorrise, indicandola. 

Sospirai e tornai con i piedi per terra, dirigendomi verso la nostra creazione culinaria. 

-Come la decoriamo?-

Scrollò le spalle. 

-Potremmo scriverci qualcosa sopra-

Sembrò convinto dalla mia idea. 

Si mise i guantoni da cucina e prese il piatto scottante tra le mani. 

Anche con quelli e con il grembiule bianco era stupendo. 

Lo ammirai mentre cercava di spalmare equamente la farina su tutta la torta. 

Era nettamente più bravo di me, anche in quello. 

Ad un certo punto, sentii il bisogno irrefrenabile di stuzzicarlo. 

Mi avvicinai alla bomboletta spray e l’afferrai, cercando di non farmi vedere. 

E poi, non appena si girò verso di me, gli spruzzai in testa la panna. 

Stette immobile, per alcuni secondi, con lo sguardo basso. 

Io mi fermai, studiandolo attentamente. 

Poi, cogliendomi alla sprovvista, prese il sacchetto della farina e me lo rovesciò addosso. 

Spalancai la bocca, sconvolta. 

-Questa é guerra!- sentenziai. 

Lui sghignazzò. 

Dopo mi fece un occhiolino, facendomi scoppiare in una sonora risata. 

Si avvicinò al mio corpo, fin quando non riuscì, dopo vari tentativi, ad afferrarlo. 

-Cosa vuoi fare?- 

Si guardò intorno, tenendomi ben salda alla sua stretta. 

Ad un certo punto, sorrise astutamente. 

Quello sguardo non mi piacque per niente: ero nei guai. 

-Qualsiasi cosa tu stia pensando, toglietela dalla testa- dissi inutilmente. 

Sollevò senza fatica, un’ altra volta, il mio corpo: poggiando il mio petto sulle sue spalle. 

Gli picchiettai la schiena, cercando di convincerlo a farmi scendere. 

-Giuro che questa volta me la paghi, Harry!-

Rise. 

E io, per poco, non mi arresi. 

Aprì la porta-finestra della cucina e, dopo poco tempo, mi poggiò per terra una volta giunti sul balcone. 

-Hai freddo?-

Corrugai la fronte, non capendo dove volesse arrivare. 

E poi scossi il capo. 

Sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. 

-Qual’é il tuo piano?- 

-Nessun piano. Solamente guarda là- 

Mi indicò la strada e io mi girai, per notare ciò che mi stava indicando. 

Pochi secondi dopo, sentii la finestra chiudersi. 

Il volto di Harry era dietro il vetro, ridente. 

-Non puoi farlo!- urlai. 

Mi mandò un bacio, imitandolo con le labbra, e tornò ad elaborare la torta. 

-Ti odio!- 

Vidi, da lontano, comparire sul suo viso un sorrisetto compiaciuto. 

“Fanculo” pensai. 

Mi guardai intorno, annoiata: non potevo fare assolutamente niente. 

Mezz’ora passò, interminabile. 

Harry era andato in soggiorno, da un pezzo. 

Non potevo neanche più concentrarmi su di lui, ammirandolo. 

Decisi di fare qualcosa. 

Appesa alla ringhiera c’era una scala, che si collegava al soffitto dell’abitazione. 

Le chiavi di casa erano proprio nella tasca dei miei pantaloni, quindi, una volta giunta lassù non ci sarebbero stati problemi a rientrare. 

Cautamente, sporsi il mio corpo e iniziai a salire, lentamente. 

In fondo, non sarebbe stato molto diverso che scalare un albero. 

Alla fine, riuscii ad arrivare al tetto. 

Sorrisi, soddisfatta di me stessa. 

Mi pulii le mani arrugginite sui pantaloni, già sporchi di farina, e scesi le scale interne al condominio, dirigendomi verso il piano dove abitavo con i miei amici. 

Silenziosamente, infilai la chiave nella toppa della porta ed entrai. 

“Ora tocca a te soffrire un po’” pensai, vedendolo tranquillo guardare la tv. 

Andai in cucina, non facendo il minimo rumore. 

Poi mi nascosi dietro la porta, cacciando un urlo stratosferico. 

Sentii i passi del corpo di Harry avvicinarsi alla finestra che dava sul balcone, di fretta. 

L’ aprì e, passandosi una mano sui ricci con faccia sconvolta e confusa, non vedendomi, iniziò ad agitarsi. 

-Ploon!- urlò. 

Lo lasciai innervosirsi ancora un po’ e poi, senza troppa fretta, decisi di andargli in contro.

Strinsi le mie braccia, di nascosto, attorno al suo petto, sentendolo tremare. 

-Ciao- sussurrai. 

A quel punto si girò, come per accertarsi che fossi davvero lì con lui. 

-Sei impazzita?- 

Corrugò la fronte e parlò con voce seria e arrabbiata. 

Risi, non eccessivamente. 

“Piano ben effettuato” pensai. 

E poi era carino vedere quanto si preoccupasse per me. 

-Te lo sei meritato- 

Sospirò, facendo comparire un dolce sorriso sul suo volto. 

Poi spazzolò i miei capelli con la propria mano e soffiò sulla mia testa, cercando di far volare via tutta la farina. 

-Dobbiamo farci una doccia- affermai, guardandolo dal basso verso l’alto. 

Sorrise, afferrando il mio polso e avvicinandosi maggiormente al mio corpo. 

-Io ho un’ idea- 

Lo fissai curiosa, ma allo stesso tempo incerta. 

-Perché ho come la sensazione che sia qualcosa di… decisamente insolito?- risi, flebilmente. 

Incrociò la sua mano alla mia e mi diede un bacio sulla guancia. 

-Vieni- 

 

-Harry, cosa vorresti fare?- 

Sentii una vampata di calore invadermi le guance, facendomele quasi scoppiare. 

Lui era entrato nella doccia e aveva aperto l’acqua. 

-Entra- 

Sporsi il capo in avanti, incredula. 

-Come, scusa?- 

Sghignazzò, abbassando il capo sui suoi vestiti bagnati. 

Si potevano ben notare i lineamenti del suo corpo: come i suoi addominali o le sue braccia forti e spesse. 

-Mi aiuti a levare i gusci dalla testa- disse indicandoseli. 

Lo fissai per alcuni istanti, incerta. 

-Dovrei entrare lì dentro con te?- 

Annuì, dolcemente. 

Deglutii, evidentemente in imbarazzo. 

-Aspetti che io muoia di freddo o ti decidi a raggiungermi?- 

Senza pensarci un’altra volta, mi catapultai accanto a lui, velocemente. 

-Tu sei pazzo- risi. 

-Forse…- 

Mi strinse attorno alle sue braccia, appoggiando la mia fronte al suo petto. 

Poi prese lo shampoo, quello alla fragola, e iniziò a spalmarmelo sui capelli, sorridente. 

-Sei tutta rossa, pesciolino- 

Affondai maggiormente il mio viso sul suo corpo, cercando di nasconderlo. 

-Non é vero! Fa solo molto caldo qui- 

Sentii sghignazzarlo. 

-Ora tocca a te- 

Questa volta presi io lo shampoo, quello al cocco. 

Spalancai gli occhi quando mi accorsi realmente in quale situazione pietosa si trovassero i suoi ricci. 

-Non basterà una sola doccia- sentenziai, scioccata. 

-Ne potrei fare anche quindici con te- 

Sorrisi.

Perché solo lui riusciva a farmi sentire così sensibile e vulnerabile?

Qualsiasi cosa facesse o dicesse, bella o brutta, mi affondava nell’anima. 

-Stai zitto, scemo- 

 

-Ploon! Harry!- 

Mi portai una mano alla bocca, non appena sentii la voce di Hayley provenire dalla stanza accanto. 

-Dove siete?- urlò. 

-Qui- rispose lui, tranquillo. 

Okey. 

La mia migliore amica, appena sarei uscita dal bagno, mi avrebbe sepolta viva. 

Diedi un pizzicotto al mio ragazzo, che rise. 

Lei bussò alla porta, più di una volta e freneticamente. 

-Che cazzo fate lì dentro?- chiese severa. 

Poi, ancora fradicia, le aprii. 

Sgranò gli occhi, più arrabbiata che confusa. 

-Che vi salta in mente?- 

-Non sei sua madre, smettila di rompere- tagliò il discorso Harry, uscendo dalla stanza per andare nella propria. 

Non correva ancora buon feeling tra di loro. 

-Non é successo niente, tranquilla- le sorrisi teneramente, avvicinandomi alla sua guancia per darle un bacio. 

-Poteva almeno trattarmi meglio- sbuffò. 

Risi, alzando gli occhi al cielo. 

-Tu non sei sempre molto socievole- 

Dopo averle fatto un occhiolino, lei mi gelò con lo sguardo. 

-Lo so- ammise poco più tardi, sghignazzando. 

-Com’é andata in centro?-

-Oh, bene. Arya ha conosciuto un ragazzo ed é rimasta fuori con lui- 

Fui felicemente sorpresa da quella notizia inaspettata. 

Non avevo problemi con la rossa, ma il bacio che c’era stato tra lei ed Harry non l’avevo ancora dimenticato. 

-Lo porta qui tra poco-

-Come?- 

-C’é abbastanza cibo per tutti? Niall é famelico- rise. 

Io annuii, ancora stranita. 

-E’ simpatico?-

Scrollò le spalle. 

Era difficile che qualcuno facesse immediatamente una buona impressione ad Hayley: solo Liam e Simon c’erano riusciti. 

-Vado ad avvertire Harry- 

-Perché?- 

In effetti non c’era un motivo preciso: volevo solo capire cosa ne pensasse. 

Aggrottò le sopracciglia, non udendo una mia risposta. 

-C’é qualcosa di strano che ti frulla in testa, Ploon?- 

La fissai, seria e silenziosa. 

-No, non penso- sorrisi. 

-Sicura?- 

Annuii. 

-Ora vado da Harry, però- 

 

-Ehi- 

Era coricato sul suo letto. 

Indossava una maglia porpora e dei pantaloni neri aderenti, che risaltavano la forma mascolina e sexy delle sue gambe.

I ricci, ormai asciutti, li aveva legati con una bandana, per impedire che cadessero sui suoi occhi color smeraldo. 

Stava giocando con il suo cellulare, mentre ascoltava musica. 

Mi coricai affianco a lui, posando il mio capo sulla sua spalla. 

Iniziò ad accarezzarmi una guancia, lentamente e dolcemente. 

-Arya arriva tra poco, qui a casa, con un ragazzo che ha conosciuto oggi in centro- 

Fissò il suo volto sul mio, sorridente, mentre io cercai di studiare attentamente il suo. 

Due fossette comparvero sul suo viso, facendomi, se possibile, innamorare un’altra volta di lui. 

-Stai cercando di mettermi alla prova, pesciolino?- 

Accigliai lo sguardo, quasi offesa da quella affermazione. 

Mi allontanai dal suo corpo, sedendomi a gambe incrociate. 

-No, te lo dicevo e basta- 

Mi guardò con aria di sfida, continuando a mantenere il suo sguardo divertito e felice. 

-Non é possibile parlare della rossa solo perché l’hai baciata una volta?-  

-Certo che possiamo farlo. Solo che sappiamo entrambi che tu lo fai solo per testare le mie reazioni e capire se mi interessa ancora- 

Cercò di avvicinare la sua mano alla mia, invano. 

Corrugai la fronte.

-Non é assolutamente vero- 

Alzò un sopracciglio, sghignazzando tra sé.

-Se avessi qualche dubbio a riguardo, te lo chiederei direttamente- 

A quel punto, si sedette anche lui, continuando a guardare il mio viso. 

-Tu hai detto che ti fidi di me- mi ricordò, tranquillo. 

-E’ così- affermai, sicura. 

-E allora perché non lo sembra, in questo momento?- 

Aggrottai il viso. 

Forse leggermente colpevole lo ero. 

-E’ solo che…- abbassai lo sguardo, tenendolo sul lenzuolo. 

Harry fece lo stesso con il suo, portandolo sotto il mio, sorridendomi.

-Ehi, pesciolino. Io ti amo- 

Sorrisi.

Poi presi il suo viso tra le mani, dandogli un bacio veloce a stampo. 

-E non l’ho mai detto a nessuna prima di te. Ne lo dirò dopo- 

Era in momenti come quelli che riconoscevo quanto fossi fortunata ad essere amata da lui. 

Potevo stare certa del fatto che, quando Harry diceva una cosa, la sentiva sul serio e non mentiva mai, ne la sminuiva. 

-Quando dici questa cose, dovrei registrarti- risi. 

Poi mi prese la vita e mi fece coricare accanto a lui, riempendomi d’ infinite coccole e baci. 

 

-Vado io ad aprire!- 

Corsi verso la porta d’ingresso, curiosissima di vedere il bel ragazzo che aveva portato a casa Arya. 

-Ciao Ploon- 

-Sei… tu…- balbettai, incredula. 

Ehiii <3 
Come state, ragazze?
Sto postando tutto con meno frequenza perché ormai, purtroppo, é riniziata la scuola e non ho più tutto il tempo del mondo :C 
Allora? Passiamo al dunque adesso C: 
Voi che dite?
Chi sarà questo misterioso ragazzo? 
Sembrerebbe che Ploon lo conosca già ;) 
Avrà qualche possibilità con Arya? Lei smetterà di pensare ad Hazza?
O il tizio creerà problemi?:3 
Eh chi lo sa <3 
Spero di avervi incuriosite a morte AHAH. 
Bacissimi, 
-Zola. 

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Capitolo 27
*** «You're mine ***


Narra: Ploon. 

 

-Michael…- 

-Ciao, Ploon- 

Il viso di Arya, che continuava a spostarsi da quello del nuovo arrivato al mio, era decisamente confuso.

-Vi conoscete?- 

Deglutii, pensando alla risposta. 

Era passato così tanto tempo, ormai. 

Annuii. 

Lui sorrise, non togliendomi gli occhi di dosso. 

-Sono ormai due anni che non ci vediamo- 

 

*Flashback*

 

-Che cazzo ti é successo?- 

Il suo volto, solitamente senza alcun imperfezione e smagliante, era ricoperto da un enorme livido nero, accanto all’occhio grigio.

-Nulla di ché- scrollò le spalle.

-Micheal, parla- 

Sospirò, continuando a fissarmi serio, con l’intenzione di farmi resistere alla curiosità. 

-Parla!- 

Al mio urlo, iniziò a cedere. 

-Chi ti ha ridotto in questo stato?- 

-Non lo conosci- 

Sfiorai il suo viso, come per studiarlo attentamente. 

Ritrasse il corpo, evidentemente dolorante. 

-Chiunque sia stato non può passarla liscia-

Sghignazzò, guardandomi quasi divertito da quell’affermazione ingenua. 

-E cosa vorresti fare, piccola bimba possente?- 

-Nessuno può toccarti senza il mio permesso- 

Lui sorrise. 

I suoi occhi emanarono dolcezza.

-Ti voglio bene, Ploon- 

-Anch’io, davvero. Per questo mi devi dire chi…- 

Mi zittì, prendendomi per le braccia e scrollandomele amichevolmente. 

-Non posso, scusa- 

Corrugai la fronte, quasi arrabbiata. 

-Perché?- 

-Non ti aiuterebbe-

-E invece si. Dammi il suo nome e, ti prometto, che non oserà più farti del male- 

In risposta, mi diede solo un semplice bacio sulla guancia. 

-Sei tenera quando ti preoccupi per me. Ma so badare a me stesso- 

-Non mi darò per vinta, prima o poi saprò tutto, Michael-

-Quel giorno sarà troppo tardi- farfugliò, abbassando lo sguardo lentamente. 

 

*Fine Flashback* 

 

Qualche settimana a quel ricordo, lui era partito. 

Ovviamente, con felicità di Hayley e Simon. 

Il mio amico se n’era andato al college, lasciandomi ad Holmes Chapel. 

I primi mesi mi aveva inviato qualche messaggio, poi non lo avevo più sentito e visto. 

-Come stai?- mi chiese, con lo stesso sguardo di un tempo. 

Era rimasto solare, proprio come anni prima. 

-Io bene, più di quando sei partito- risi.

Quel periodo era stato devastante. 

I miei genitori avevano divorziato e i miei rapporti con Harry erano ancora abissali. 

Lui, nonostante tutto quello che mi aveva fatto passare i mesi prima, mi era stato vicino. 

-E tu?- 

Scrollò le spalle, sorridendo. 

-Oggi ho visto Hayley- 

-E’ sempre uguale, vero?- 

-Anche il suo odio per me- sghignazzò. 

Era bello poterci parlare ancora, senza alcun imbarazzo. 

Mi era mancato, come un fratello. 

Lo feci entrare in casa, con Arya al fianco, e chiusi la porta dietro di loro. 

-Stasera si mangiano uova- 

Gli feci un occhiolino e gli presi la giacca, poggiandola sulla sedia vicino al suo corpo. 

-Ancora adesso mi ricordano quando…-

-Me le spiaccicasti addosso con Liz e tutti gli altri?- 

Rise, a quel ricordo ormai superato e perdonato. 

-Esatto- 

Adesso mi fidavo di lui, ciecamente. 

-Mi sei mancata, sai?- 

-Anche tu, scemo- 

 

-Ploon!-

Al suono di quella voce, roca e forte, gli occhi di Michael s’irrigidirono, diventando improvvisamente seri. 

-Ehi-

Presi la mano del mio ragazzo, che mi aveva offerto felicemente, e focalizzai bene la situazione.

Il mio amico era stato lo scagnozzo di Harry per molto tempo, a scuola, dopo il nostro litigio. 

Poi, per un’ inspiegabile ragione, se n’ era allontanato, venendo da me. 

Gli smeraldi del riccio, ormai quasi sempre lucenti, si scurirono, come quando era arrabbiato. 

Strinse la mia mano con più forza e calore, avvicinandosi al mio corpo velocemente. 

Aggrottai le sopracciglia, nettamente confusa dal suo strano comportamento. 

-Ti ricordi di Michael?- 

Ne scosse il capo, ne pronunciò parola. 

-Felice di rivederti- disse l’altro, porgendogli la mano. 

Harry gliela strinse, per educazione e con attenzione. 

Guardai Arya: evidentemente non sapeva cosa pensare. 

E neanche io, per un momento. 

Cos’era successo tra quei due?

-Ti presento agli altri- sorrisi, cercando di levare la tensione. 

E feci quello che avevo detto avrei fatto. 

 

-Sei strano stasera- sussurrai ad Harry con il corpo poggiato sulle sue ginocchia, seduto sul divano.

Teneva, da ormai svariato tempo, lo sguardo davanti a sé, fisso sulla televisione nera, senza parlare con nessuno. 

Michael sembrava essersi divertito a cena: era andato d’accordo subito con tutti. 

Arya rideva a qualsiasi cosa dicesse, sembrava piacerle davvero. 

-Sono stanco- 

La sua fronte era corrugata, i suoi muscoli tesi e rigidi. 

-Sicuro?- 

Annuì con il capo, non guardandomi nemmeno una volta. 

Mi prendeva per una stupida?

-Ti conosco da quando sono una bambina. Pensi che non mi accorga quando qualcosa non va?- 

Emise un semplice ghigno, posando i suoi occhi sui miei. 

-Non puoi sempre sapere tutto-

Accigliai lo sguardo, offesa da quell’affermazione veritiera quanto, però, antipatica. 

-Quando si tratta di te dovrei-

Il suo volto s’alleggerì, diventando meno serio. 

Prese le mie mani tra le sue e iniziò a giocherellarci. 

-Sei troppo misterioso, a volte- sbuffai. 

-E’ questo che ti piace di me- 

La sua bocca curvò, udendo quella mia frase. 

Adesso sorrideva, non distogliendo lo sguardo dal mio viso. 

-Ne sei così sicuro?- 

Fece un cenno di capo, facendomi un occhiolino. 

Alzai gli occhi al cielo, arrossendo. 

Presi il suo volto tra le mani, avvicinandomici con il mio. 

-Ti odio, Harry- 

-E io ti amo- 

Risi, baciandolo. 

-Come facciamo adesso? E’ un bel problema- 

-Potrei fare uno sforzo e sopportarti, se proprio me lo chiedi in questo modo- ammisi. 

Non feci in tempo a sentire la sua risposta, che mi precedette, baciandomi ancora.

Affondai le dita sulle sue guance, morbide e tenere. 

-Vorrei averle io queste qui- dissi toccandogli le fossette. 

-Hai già le lentiggini tu- 

Sfiorò il mio naso con le labbra e poi mi scoccò un bacio sulla guancia, divertito. 

-State un po’ zitti e guardate il film!- 

Mi arrivò una cuscinata in testa, che scompigliò i miei lunghi capelli biondi e sciolti. 

Harry rise, prendendo l’oggetto e mettendoselo sotto la testa. 

Fulminai con lo sguardo Niall, che contraccambiò. 

-Non rompere- 

Mi fece una linguaccia e tornò a guardare la televisione. 

Mi raggomitolai tra le braccia del mio ragazzo e mi lasciai coccolare, in silenzio. 

-In effetti, fai sempre un po’ troppo casino- mi sussurrò all’orecchio, ironicamente. 

Gli diedi una piccola sberla, scherzosa e leggera. 

-Stai zitto, antipatico-

 

-Sete?-

Annuii, versando l’acqua, appena tolta dal frigo, nel mio bicchiere. 

-E tu? Fame?- 

Prese un pacchetto di patatine al formaggio, un’altra volta, e l’aprì senza farsi troppo problemi. 

-Non provare a baciare Arya dopo averle ingoiate- risi.

-Sei gelosa?-

Scossi il capo, sorridendo. 

-Sei sempre uguale tu- 

Era sempre stato sicuro di sé e strafottente: Michael non sarebbe mai cambiato. 

Non capivo mai quando scherzava o no. 

Dovevo seriamente concentrarmi per comprenderlo. 

-Tu no, invece- 

Aggrottai le sopracciglia, non capendo quell’affermazione. 

-Perché?- 

-Avevi giurato di non rivolgere mai più la parola al ragazzo che ti aveva fatto soffrire in quel modo, cinque anni fa. Non sembra tu lo stia facendo-

-Ha sbagliato, può succedere. Che razza di persona sarei se non l’avessi perdonato?- 

Fermò il suo sguardo per un po’ di secondi sul mio, studiando una risposta. 

-Comune e mediocre, uguale a tutte le altre- disse solamente, serio.

 

 

Narra: Harry.

 

Micheal continuava a girarle in torno, sorridendole e guardandola anche da lontano. 

Che intenzioni aveva?

Che intenzioni aveva avuto sempre nei suoi confronti?

Prima l’aveva riempita di ridicolo e poi, senza neanche vergognarsi, era andato da lei per diventare suo amico. 

Non aveva una logica. 

Lo fissavo da tutta la sera, studiando attentamente i suoi comportamenti. 

Era sempre stato troppo altezzoso. 

Anche se tutti sembravano felici di averlo lì con loro. 

Ploon era stata contenta di rivederlo, lo reputava un suo gran amico. 

Lei era troppo buona. 

Aveva perdonato anche lui, nonostante tutto. 

Probabilmente se ne sarebbe pentita, prima o poi. 

Magari anche con me, un giorno.

Mi alzai dal divano per raggiungere Piccola Peste in cucina. 

Da troppo tempo era chiusa là dentro con quello. 

Di scatto, feci scorrere a lato la porta, facendola scomparire nel suo incavo. 

Entrambi si girarono immediatamente. 

Lei sorrideva, come sempre. 

Lui anche, sembrava divertirsi lì con lei.

-Che c’é, Harry?- 

Cercai d’inventarmi qualcosa, giusto per non apparire troppo pressante e geloso. 

-Vi si sente dalla sala, Niall ha chiesto di abbassare la voce- 

Michael alzò un sopracciglio, come per farmi capire che non era un idiota e non c’era cascato. 

Ploon alzò gli occhi al cielo, sedendosi sul tavolo con un salto. 

-Prima o poi lo avveleno- rise. 

Un assordante e inopportuno silenzio s’intromise tra di noi, annoiando tutti a morte. 

Non avevo intenzione di uscire da quella stanza, così lo fece lui. 

-Ci perdiamo il filo del film se stiamo ancora qui- sghignazzò, incamminandosi verso la sala con le patatine tra le mani. 

Mi scontrò la spalla, sorridendomi. 

Lo gelai con lo sguardo, cercando di fargli capire che non avrebbe più dovuto toccarmi. 

Sentii Piccola Peste sospirare e appoggiare la propria testa ai propri gomiti. 

-Tutto bene?-

-Certo- sorrise. 

-Sicura?- 

-E’ un interrogatorio?- sghignazzò, fissando il suo volto sul mio. 

Scrollai le spalle, ricambiando il sorriso. 

-Prima Liam e adesso Micheal, Harry?- 

Mi avvicinai al suo corpo. 

-Sei davvero geloso di lui?-

Appoggiai le mie mani alla sua vita, stringendola per non farla scappare.

Lei continuò a fissarmi con sguardo serio e tranquillo, a pochi centimetri dal mio.

La baciai, senza fermarmi un attimo. 

Un bacio lento e passionale. 

-Tu sei mia- le sussurrai all’orecchio, tornando poi sulle sue labbra dolci e morbide. 

Vidi corrugò la fronte, ma continuò a farsi baciare, senza sosta. 

Solo dopo alcuni minuti parlò. 

-Io non sono di nessuno- affermò, convinta. 

-Non sono una proprietà, sono una ragazza- 

Sorrisi. 

Perché doveva sempre puntualizzare tutto?

Anche una frase dolce. 

O almeno, che tutte avrebbero reputato tale. 

Si staccò dal mio viso, continuando a guardarmi con fare accusatorio. 

-E’ un modo di dire, pesciolino- 

-E’ stupido e maschilista- 

Sghignazzai, ricordandomi del suo incredibile orgoglio femminile. 

-Io sono tuo, allora?- 

Forse così le sarebbe andato bene. 

Scosse il capo, ancora poco convinta. 

-No, perché non faccio di te ciò che voglio, Harry. E poi é la stessa cosa di prima-

Si fermò qualche secondo a pensare, illuminandosi alla fine. 

-A meno che… pensi che sia una femminista insopportabile?- corrugò la fronte. 

Risi, non rispondendole per non offenderla. 

Portò le sue mani sui propri fianchi, sopra le mie. 

-Io non sono così!- 

Mi avvicinai alle sue guance per poterlgliele baciare, ma ritrasse il capo dopo che gliele toccai due volte. 

-Sei ingiusto- piagnucolò. 

-E tu bellissima- 

Si morse il labbro, forse quasi cedendo alla mia dolcezza. 

-Non mi compri dicendomi queste stronzate- 

-Non é una stronzata-

 

Narra: Ploon. 

 

-Posso farti vedere una cosa?-

Accigliai lo sguardo, guardando Harry curiosa. 

Si chinò al fianco del proprio letto, prendendo da una valigia una piccola scatoletta blu.

-Cosa c’é lì dentro?- 

Sorrise, curvando il labbro leggermente più a sinistra. 

Fissò quell’ oggetto insistentemente, senza pronunciare parola. 

-E’ importante per me- disse, alle fine. 

Ero decisamente confusa, ma avevo sicuramente capito che teneva tra le proprie mani qualcosa di davvero importante. 

Mi avvicinai al suo corpo, continuando ad ammirare il suo volto: perfetto e felice. 

Poi, lentamente e dopo alcuni istanti, aprì la scatoletta, porgendomela. 

Un magnifico braccialetto argentato vi era riposto: sembrava brillasse e, inoltre, una piccola “H” vi era riposta al centro. 

Spalancai la bocca, facendolo ridere. 

-E’… bellissimo, Harry- 

Sorrise, ancora e ancora. 

-Era di mia madre- 

Presi tra le mani quel piccolo oggetto delicato, studiandolo in ogni suo angolo. 

-Me lo regalò, dicendomi che io avrei dovuto regalarlo, a mia volta, alla ragazza che avrei considerato giusta- 

Lo fissai, cercando di capire cosa volesse fare. 

-Ho deciso di darlo a te, Ploon-

A quelle parole, non potei fare a meno di emozionarmi al punto di far scivolare una semplice lacrima sulle mie guance. 

-Harry…- 

-Tu sei perfetta per me, pesciolino-

Prese il bracciale, infilandomelo lentamente attorno al polso. 

-Tu hai uno strano potere su di me. Mi rendi felice, qualsiasi cosa accada. Potrebbe crollare il mondo, che non avrei paura con te al mio fianco. L’unico mio pensiero costante é proteggerti, vederti sorridere. Perché hai la risata più bella che io abbia mai sentito. E non farei nient’altro tutta la vita che ascoltarla- 

Portò le sue labbra all’angolo della mia bocca, regalandomi un piccolo bacio speciale e tenero. 

Poi lo abbracciai, d’istinto. 

Lo strinsi attorno alle mie braccia, sentendo il suo calore circondarmi: respirando il buonissimo profumo della sua pelle. 

-Grazie- 

-Sai, ho fatto anche un’altra cosa- rise. 

Portai il mio capo all’indietro, guardandolo un’ altra volta curiosa. 

-Cosa?- 

Prese dalla tasca del suoi pantaloni un altro bracciale, questa volta di cuoio. 

-Questo é per me, invece- 

Notai un piccolo particolare. 

Sul suo c’era attaccata una piccola “P”.

-La P di Piccola Peste… O Ploon… O pesciolino: c’é l’imbarazzo della scelta- sorrise. 

Perché aveva fatto tutto questo?

Era una specie di regalo?

-Io… non so cosa dire, Harry- 

-“Ti amo” potrebbe essere un buon inizio- 

Arrossii, decisa a pronunciare davvero quelle parole. 

Ma lui parlò prima. 

-Finché avremo questi al polso, sapremo di appartenere l’uno all’altra: é il nostro simbolo- 

Annuii, felice l’avesse detto e pensato. 

-Lo custodirò come se fosse la cosa più preziosa nel mondo- 

-… E ti amo, davvero tanto, Harry- 

Ciao ragazze <3 
Come state? Finalmente mi é tornata l'ispirazione e so esattamente cosa far succedere *-* 
Non vedo l'ora AHAH. 
Ci saranno ancora, molto probabilmente, un bel po' di capitoli :3 
Quindi non disperate (?) 
Non é finita per i nostri due protagonisti.
So, cosa ne pensate di questo capitolo?
E' sia tenero che... Non so come definirlo C':
Recensite e fatemi sapere dai <3 
E cosa ne pensate di Micheal?
E cosa centrerà il fatto che sia stato picchiato?;) 
Sono ben accette scommesse AHAH. 
Ciao cicce, a presto <3 
-Zola. 

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Capitolo 28
*** «Maybe he is still thinking to her ***


Narra: Ploon. 

 

-Mi chiamerai ogni sera- 

-E ogni mattina mi manderai un messaggino- 

-Poi ci rivedremo a Natale- 

-E passiamo il capodanno insieme, come se fossimo ancora delle bambine!- 

Holmes Chapel. 

College. 

Hayley. 

Lei stava per andarsene, lasciandomi per la prima volta. 

L’avrei rivista solo durante le vacanze. 

Mi mancava già.

-Ho capito, Ploon- rise. 

L’abbracciai, stampandole un bacio enorme sulla guancia. 

-Ripetimi tutto, allora- 

Alzò lo sguardo al cielo, sorridendo. 

-Non ho la memoria corta come la tua, scema- 

-Sei una sorella, Hayley. Ho bisogno di te- 

-Io non scappo- 

-Sarà meglio- sentenziai. 

Ero lì, di fronte alla sua macchina nera, pronta per dirle ‘Arrivederci’. 

Liam stava caricando i bagagli: Harry lo aveva ospitato a casa sua per un paio di giorni. 

E con lui c’era Simon, silenzioso. 

Gli altri erano tornati nelle loro città, per salutare le proprie famiglie. 

Eleanor, Perrie e Arya sarebbero venute con me e i ragazzi in tour. 

Mentre Zoe e Faith avrebbero cercato un lavoro in città, non avendo voglia di studiare. 

-Fatti rispettare dal riccio: tienilo d’occhio- 

-Quando capirai che non ce n’é bisogno?-

Scrollò le spalle, sorridendomi. 

-E’ cambiato, lo so- 

Finalmente ero riuscita a farglielo capire. 

-Fammi sapere quando arrivi- 

-Contaci- 

Poi l’avevo salutata per l’ultima volta, riempendola di raccomandazioni e frasi dolci. 

-Senti anche Liam, mi raccomando-

Mi fece solo un occhiolino, impedendomi di non ridere. 

-Buon viaggio, ti voglio bene- 

 

-Io vado da Harry, Ploon. Ci vediamo là, ok?- 

Annuii, salutando Liam con la mano e sorridendogli. 

Poi posai lo sguardo su Simon, intento a guardarmi. 

-Alla fine, avevo ragione. Eri innamorata di Harry- 

Abbassai il viso, quasi in imbarazzo. 

Mi sentivo ancora in colpa, dopotutto. 

-Spero non te ne pentirai- 

Scossi il capo, timidamente. 

-L’hai sempre amato- sorrise. 

Sembrava non mi odiasse, incredibilmente. 

Secondo la mia opinione, avrebbe avuto tutto il diritto di prendermi a pugni. 

-E hai anche ritrovato Michael- 

Risi, ricordandomi di quella buffa coincidenza. 

-Mi stupisci ogni volta, tu- 

Lui era sempre lo stesso, nonostante fosse stato ferito. 

-Senti, Simon… Non ti ho mai detto che mi dispiace…- 

-Non ce n’era bisogno. Lo sapevo- 

Lui era stato mio amico, prima ancora di essere il mio ragazzo. 

Ormai mi conosceva come le sue tasche. 

Sapeva che non l’avevo solo usato: gli avevo voluto un gran bene. 

-Possiamo rimanere amici- dissi, nel modo più sincero possibile. 

-Io ti amo, ancora- 

-… Ma non voglio perderti- aggiunse, dopo un po’. 

-E’ un si?- 

Sorrise. 

-Si- 

 

-Ehi, piccioncini! E’ pronto il pranzo!- 

Saltai immediatamente in piedi, lasciando le povere gambe di Harry rilassarsi. 

Corsi da Gemma, cuoca impeccabile. 

Il mio stomaco necessitava di cibo, immediatamente. 

-Ho preparato i tuoi piatti preferiti- sorrise. 

L’abbracciai, velocemente e subito, e mi sedetti a tavola. 

Liam era di fronte a me, allegro come sempre. 

-Cosa facciamo oggi pomeriggio?- 

-Gemma ti porta a fare un giro-

Il corpo di Harry, alto e muscoloso, comparve dalla porta. 

Vi si era poggiato con la spalla, sorridendo. 

-Come?- 

La sorella sgranò gli occhi, stupita da quell’affermazione così decisa e sicura. 

-Io devo uscire con James-

Si riferiva, ovviamente, al suo ragazzo. 

Non faceva altro che parlarmene. 

Mi scoppiava la testa da tutte le informazioni che mi aveva fornito su di lui. 

-Puoi venire con me e Harry nel bosco, te lo facciamo vedere- sorrisi al moretto, che ricambiò senza alcun problema. 

Sentii Harry sbuffare, così, gli lanciai un’ occhiata di rimprovero, divertita allo stesso tempo. 

Sapevo volesse trascorrere un po’ di tempo con me, da solo. 

Gli mandai un bacio con la mano e vidi comparire sulle sue guance le due adorabili fossette. 

-Ti faccio anche vedere l’albero da cui é caduto, come un salame, rompendosi un braccio e una gamba- sghignazzai. 

Gemma rise, ricordandosi la vicenda. 

-Avevi pianto- ammise, infine. 

-Non é vero- protestò suo fratello, visibilmente imbarazzato. 

-C’era mancato poco, però-

Fissai il volto dei riccio, attentamente. 

E capii che Gemma era riuscita a farsi odiare, anche questa volta. 

-Era stato coraggioso, invece- lo difesi, dopo alcuni minuti. 

Era la prima volta che accadeva: solitamente mi schieravo dalla parte di sua sorella. 

Ma quel ricordo era sempre stato dolce per me. 

Quel bimbo tenero e premuroso, nella mia memoria, aveva preferito soffrire un po’ di più, ma non far girare da sola per il bosco la sua Piccola Peste, per paura che si perdesse e rimanesse sola e spaventata. 

Era stato impeccabile e perfetto. 

Harry sorrise, andando al suo posto e sedendosi, a capo tavola. 

 

-Vuoi arrampicarti, Liam?- 

Scosse il capo, guardando l’altissimo albero di fronte a se. 

-Posso farlo io, Harry?- 

Era buffo gli chiedessi il permesso, in effetti. 

-Tanto poi fai come pare a te- rise. 

-Non ha tutti i torti- continuò l’altro. 

-Ma…- 

-Sali, pesciolino- 

 

*Flashback*

 

-Ploon, so che sei qui!- 

La sua voce, ogni giorno in pieno cambiamento a causa della crescita, riecheggiò nelle mie orecchie. 

Posai il libro che tenevo tra le mani e guardai in basso, vedendo il suo volto. 

Mi sorrise, dolcemente. 

-Puoi scendere?- 

Grugnì, facendogli capire che non l’avrei fatto. 

-Devo parlarti- 

-Fallo da lì, allora-

Alzò gli occhi al cielo, continuando a rimanere in piedi vicino al tronco del mio albero. 

-Hayley mi ha detto che Josh ti ha chiesto di uscire- 

Corrugai la fronte. 

-E quindi?- 

-Perché non hai accettato?- 

Scrollai le spalle, continuando a fissarlo intensamente. 

-E’ il mio migliore amico, se lo hai fatto per non infastidirmi o roba del genere…- 

-Non mi piace e basta- sentenziai prima che potesse finire la frase. 

Per alcuni minuti non disse nient’altro, abbassando il volto. 

Indossava una maglietta viola, con una scritta bianca sopra, e dei semplici jeans grigi.

I capelli gli cadevano sul volto, più lunghi del solito. 

-Non ti piace nessun ragazzo?- 

Aggrottai le sopracciglia, infastidita. 

Non sapevo se rispondergli o meno. 

Se avessi detto “si”, molto probabilmente mi avrebbe chiesto altre informazioni. 

Se avessi detto “no”, gli avrei mentito. 

-Allora?- 

Sembrava particolarmente interessato alla risposta. 

Era sempre stato curioso. 

Sorrisi, in modo beffardo. 

-Perché dovrei dirtelo?- 

Corrugò la fronte, pensando. 

-Perché te l’ho chiesto- 

Sospirai, togliendo il mio sguardo dal suo e volgendolo verso altri alberi, alla mia altezza. 

-Se sali, te lo dico- 

E poi era caduto, facendomi prendere un terribile spavento.

 

*Fine Flashback* 

 

Narra: Harry. 

 

-Quel Michael?- 

Annuii, continuando a guardarla negli occhi. 

Era stupita, tanto quando me quando lo avevo visto dopo molto tempo. 

-E sta con Arya?- 

Scossi il capo. 

-Non ancora-

Gemma abbassò lo sguardo, pensando. 

-Ero sempre stata convinta del fatto che gli piacesse Ploon- 

Aggrottai le sopracciglia. 

Ero lì di fronte a lei e mi diceva una cosa del genere?

-Non fare quella faccia, Harry. So benissimo che l’hai pensato anche tu-

Era mia sorella, mi aveva visto crescere. 

Sapeva tutto di me. 

Ma perché a volte era così maledettamente esplicita e chiara?

-Era simpatico, però-

-Se lo dici tu- bofonchiai. 

Il suo sguardo s’addolcì e mi sorrise, con tutto l’amore del mondo. 

-E’ passato molto tempo: gli sarà passata, fratellino- 

Gli facevo pena o tentava, per una volta, di essere tenera?

-Ploon adesso dov’è?- chiese, curiosa e cercando di cambiare argomento. 

-Con lui- 

Sghignazzò tra sé, cercando di nascondermelo. 

Corrugai la fronte, sentendomi preso in giro. 

Mi alzai dal divano su cui ero seduto per andare in camera mia, lontano da quel insopportabile sorella che mi ritrovavo accanto. 

-Ehi, Harry!- urlò, quando il mio piede toccò il terzo gradino delle scale.

-Ti voglio bene- 

Sorrisi. 

-Anche io, Gemma- 

 

Narra: Ploon. 

 

-Potresti aiutarmi a conquistare Arya- 

Mi fece un occhiolino e io, divertita, scoppiai a ridere. 

-Non credo ce ne sia bisogno. Hai già fatto colpo- 

Arricciò il naso, forse non convinto. 

-C’é qualcosa che mi dice il contrario-

Questa volta, quella confusa, fui io.  

-Cioè?- 

-Quando siamo in compagnia sembra addirittura innamorata. Ma quando siamo da soli, quasi non mi guarda nemmeno-

Accigliai lo sguardo, non capendo come potesse essere possibile. 

-Perché dovrebbe fare una cosa del genere?-

-Io non lo so- scrollò le spalle. 

-C’é qualche cosa che dovrei sapere?- chiese, interessato. 

Mi fermai a pensare, per alcuni istanti. 

Poi un dettaglio mi venne in mente. 

-Beh, l’unica cosa che mi viene in mente é, direi, che si é baciata, una volta, con Harry- 

Evidentemente stupito, portò il capo in avanti, spalancando gli occhi. 

-Quando?-

-Quest’estate- sorrisi, pensando a tutti quei fraintendimenti che si erano creati. 

-…Non stavamo ancora insieme- aggiunsi, alla fine. 

-Uhm, ok- 

Corrugai la fronte. 

Era diventato tutto ad un tratto più serio. 

-Cosa c’é?-

Scosse il capo, tenendolo basso. 

-Mi chiedevo se…- 

-Se?- 

Odiavo quando non finiva le frasi, lasciandole in sospeso. 

-Niente, lascia stare- 

 

Narra: Michael. 

 

Lei era felice. 

Finalmente, dopo tanto tempo passato nella menzogna: sorridendo quando l’unica cosa che voleva fare era piangere. 

Non avevo intenzione di rovinarle quel momento, speciale e magico. 

Il suo unico e vero amore l’aveva scelta, dicendole di amarla. 

Ero convinto avesse fatto un errore nel perdonarlo, ma infondo, sapevo, che aveva fatto la stessa cosa con me. 

Lei aveva questa dote. 

Lei perdonava, qualsiasi cosa. 

Ma prima o poi tutto ciò l’avrebbe portata alla rovina, perché non sempre ci si può fidare delle persone a cui si tiene. 

E lei lo faceva, incondizionatamente: mettendo l’anima in tutti i suoi sentimenti. 

Era buona. 

Ma sarebbe cambiata, se non fermata in tempo. 

Non é vero che le persone diventano forti grazie alle delusioni.

Diventano, semplicemente, di ghiaccio. 

E lei c’era andata davvero vicina. 

Non doveva riaccadere. 

Una persona così speciale é troppo preziosa per essere perduta per sempre. 

Arya era strana con me, quasi sospetta. 

Che mi stesse usando per fingersi felice, poiché Harry aveva scelto Piccola Peste?

Il dubbio mi venne, ma non lo esposi a Ploon, ignara di tutto. 

Tuttavia decisi d’intervenire. 

Dovevo parlare con Harry, a quattro occhi e da solo. 

Non avevo più paura di lui, come ai tempi del liceo. 

 

-Cosa vuoi?- 

-Parlare- 

Nonostante il mio corpo fosse poco più muscoloso e alto del suo, torreggiò su di me. 

Era notte, a malapena vedevo il suo volto. 

-Ploon é qui?- 

Scosse il capo, corrugando la fronte sentendo il suo nome pronunciato dalla mia bocca. 

-Voglio solo sapere una cosa- dissi sicuro di me, tenendo il mio sguardo fisso sui suoi occhi scuri. 

Fece un cenno di capo, facendomi capire di poter fare la domanda. 

-Si tratta di Arya- 

Corrugò la fronte.

Forse aveva capito dove volessi andare a parare. 

-Non hai mai provato nulla per lei?- 

Accigliò lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli e leccandosi le labbra. 

-E’ un trucco?- 

Cosa?

-No, voglio solo capire- 

-A vantaggio di chi? Tuo?- 

Come sempre era stato intelligente e intuitivo. 

Ero lì per Piccola Peste, non per me. 

Volevo proteggerla. 

Volevo capire se fosse davvero al sicuro, come tanto affermava. 

Emise un ghigno, divertito, ma evidentemente anche infastidito. 

-Ci penso io a Ploon, Michael. Non ha bisogno del tuo inutile aiuto-

-Non mi fido di te- 

Glielo dissi, sputando quella parole con il massimo disprezzo. 

-E io di te- 

Evidentemente Piccola Peste era circondata da persone che l’amavano, ma che si odiavano tra di loro. 

Forse non voleva tutto questo. 

Forse non si rendeva conto in che posizione fosse, realmente. 

Viveva ancora nel mondo delle favole, in fondo. 

-Prova a ferirla e io ti ammazzo-

Si avvicinò al mio corpo velocemente, afferrando la mia felpa. 

-Non sono io quello che non riesce a proteggerla- mi ricordò, ferendo il mio orgoglio. 

 

*Flashback* 

 

22:00. 

Stavo tornando a casa. 

Avevo aiutato tutto il pomeriggio Ploon con matematica: era una frana in quella materia. 

Era fine Marzo e il cielo s’era fatto già buio. 

Quando notai una figura scura avvicinarsi, con passi sicuri. 

Inconfondibile, lo riconobbi. 

Era Harry, o quello che ne rimaneva. 

Non gli rivolsi la parola quando mi passò accanto, fingendo di non vedermi. 

Passai oltre, sospirando. 

Poi, tutto ad un tratto, qualche metro più in là, sentii afferrarmi un braccio, con violenza. 

Fui sbattuto a terra, con facilità e velocità. 

-Cosa vuoi?- 

Quando alzai la testa, memorizzai il viso del mio aggressore senza fatica. 

Era Seth, uno degli scagnozzi di Styles: una volta mio amico. 

-La ragazzina- 

Strinsi i pugni, volendo ribellarmi. 

Ma con un calcio ben assestato sul petto, mi fece cadere di nuovo in terra. 

-E non cerco appuntamenti romantici- 

Il mio corpo, ancora fragile e non allenato a quel tempo, si rivoltò contro di lui, invano, un’altra volta. 

-Si divertirà anche lei, vedrai- rise. 

-Non osare toccarla- 

-Altrimenti?- 

Mi prese per i capelli, sputandomi sulla faccia. 

-Portami subito da lei- sibilò. 

-Adesso!- urlò, scuotendomi sempre con più forza. 

Era evidentemente ubriaco. 

Il suo alito puzzava, disgustandomi. 

Sapendo dove si trovasse casa di Ploon, incominciò a tirarmi verso quella direzione. 

-Hai le chiavi di casa sua, non é vero?- 

Non risposi, così meritando un pugno sul naso. 

Incapace di muovermi, vergognandomi persino, le mie gambe cedettero. 

-Che cazzo fai? Alza il culo, stronzo- 

Il suo tono di voce, sempre più alto, mi fece inorridire al solo pensiero che le sue mani potessero toccare il corpo della mia amica. 

Mancavano pochi metri al suo giardino, quando, improvvisamente, un corpo più imponente di quello di entrambi, comparì. 

Alcune parole impercettibili e balbettate uscirono dalla bocca di Seth, diventato, all’improvviso, serio. 

In meno di un minuto fu steso completamente sul marciapiede, immobile. 

-Harry…- 

Poi fu su di me. 

Il suo sguardo, adulto e cresciuto, pieno di odio e, allo stesso tempo, preoccupazione, si avvicinò al mio. 

-Ploon…-  

Non mi fece finire la frase, girandosi verso la casa di Piccola Peste, guardando la finestra di camera sua. 

Le luci erano spente, forse stava leggendo un libro in soggiorno, come al solito. 

Per la prima volta, dopo molto tempo, fui sollevato di vedere Harry. 

-Seth voleva…- 

Corrugò maggiormente la fronte, intimorendomi a tal punto di tacere. 

Ero un codardo, ma non uno stupido. 

Se lo avessi infastidito, avrei fatto la fine del suo “amico”. 

-E’ circondata da idioti- sentii bofonchiarlo, amaramente. 

Si riferiva a Ploon?

Cosa voleva dire?

Poi, senza aggiungere altro, se n’era andato con le mani in tasca, senza voltarsi più indietro. 

“Forse a lei ci tiene ancora” pensai, dopotutto. 

 

*Fine Flashback* 

Non uccidetemi, per favore. 
So che sto andando a rilento e vi chiedo scusa <3 
Ma sia l'ispirazione che il tempo mancano, purtroppo. 
Allora, passando alle cose serie C:
In davvero poche avete recensito il capitolo precedente:( 
Come mai? Era così brutto?:C 
In ogni caso, so che questi capitoli sono un po' di passaggio e quindi possano risultare noiosi.
Anyway, cercherò di migliorare, prometto <3 
Cosa ne pensate di Michael?
Dite che c'é qualcosa di più che una semplice amicizia tra lui e Ploon? Oppure no?
E per quanto riguarda la rissa?;) 
Che mi dite? 
Cosa pensate succederà poi?
E gli altri ragazzi quando riarriveranno? <3 
Ne succederanno delle belle tra poco :3 
Neanche immaginate *-*
A prestissimo, spero. 
E recensite, per favore <3 
Così mi incitate a continuare :') Almeno so che qualcuno apprezza il mio lavoro AHAH. 
-Zola. 


 

(Ricordatevi di andare a leggere anche la mia nuova storia, mi farebbe molto piacere <3)
 

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Capitolo 29
*** «You're not the one ***


Narra: Ploon.

-Salti tu, salto io. Giusto?- 

Lui rise, in quel modo stupendo, che ti impedisce di non sorridere. 

I nostri due corpi, anche se molti metri più in basso, erano riflessi nell’acqua, al chiaro di luna. 

Londra, di notte, era splendida. 

Dopo aver visto Titanic, nel nostro appartamento, avevamo deciso di fare una passeggiata. 

E adesso ci trovavamo sul Tower Bridge, seduti sulla cornice. 

Senza alcun motivo, ridevamo. 

E all’improvviso, mi venne in mente un’ idea folle. 

-Facciamolo sul serio- 

-Che cosa?- 

-Buttiamoci- 

Mi guardò come se fossi impazzita, fissando il vuoto che ci separava dal fiume. 

-Vuoi morire?- 

Con un dito si grattò la fronte, incerto. 

-Io vado- sorrisi, soddisfatta. 

Mi alzai in piedi, rimanendo in equilibrio sulla ringhiera. 

Mi prese per mano, forse per paura che precipitassi giù di sotto. 

-E’ solo acqua- 

-E almeno centri metri d’altezza- aggiunse, sghignazzando. 

Scrollai le spalle, continuando a fissare il suo volto. 

-Se non hai il coraggio, puoi anche aspettarmi sulla riva- gli feci un occhiolino.

-Sei completamente…- 

-Pazza?- risi. 

Annuì, ma successivamente s’alzò. 

Si tolse la maglietta, strupicciandosela tra le mani. 

Guardai i suoi addominali, ogni giorno sempre più scolpiti. 

Sghignazzò, ammirando la mia faccia completamente incantata. 

-Ci vediamo giù, pesciolino- 

E poi, senza aggiungere altro, s’era lanciato: dopo essersi, ancora una volta, spostato i capelli da destra a sinistra. 

In meno di un minuto, toccò l’acqua: provocando un notevole schizzo. 

Dopo alcuni istanti, vidi il suo volto comparire sulla superficie del fiume. 

Era sorridente, come sempre. 

Passarono alcuni secondi prima che parlasse di nuovo, però. 

-Paura?- domandò infine urlando, alzando un sopracciglio con spavalderia, vedendo che non mi muovevo di un millimetro. 

Alzai gli occhi al cielo, ridendo. 

-Mai- 

Ammirai, un’ultima volta, tutta la città illuminata da mille luci, di fronte a me, e la luna. 

Poi, raggiunsi il ricciolo. 

Il fresco venticello autunnale mosse i miei lunghi capelli biondi, in volo, finché non furono completamente bagnati dalla gelida acqua del fiume. 

Il mio fisico, scioccato da quel cambio di temperatura abissale, si ritrovò accanto a quello di Harry. 

Agitai le braccia per tenermi a galla. 

Lui mi afferrò fianchi, avvicinando il suo volto al mio. 

Così, smisi di muovermi in modo eccessivo. 

Lui era con me. 

Lui mi teneva stretta. 

Sfiorò con le sue labbra la mia bocca, riflettendo il suo sguardo intensamente nel mio. 

Lentamente, immergemmo completamente i nostri due corpi nel fiume. 

Fui io a baciarlo. 

Incrociai le mie gambe con le sue. 

Nonostante lì ci fossero, molto probabilmente, pochi gradi, sentii prendere fuoco. 

Poi, successivamente, sentendo mancarmi il fiato, fui costretta a tornare su. 

-Tutto bene?- rise. 

Annuii, sorridendogli. 

Accarezzò dolcemente la mia vita, facendomi venir voglia di abbracciarlo e restare in quella posizione per sempre. 

Ma rabbrividii, ad un tratto. 

Sbattei i denti, quasi congelata. 

-Andiamo-

Mi fece segno di nuotare verso la riva, e così feci. 

Una volta messi i piedi in terra, strizzai i capelli e la maglia bagnata sull’erba. 

Strinsi le braccia attorno al corpo, cercando di scaldarmi, senza successo.

-A questo non avevo pensato- farfugliai. 

Lui rise, abbassando lo sguardo e scuotendo il capo. 

Mi prese la mano, mi diede un bacio sulla guancia e iniziò ad incamminarsi, con me accanto, verso casa. 

Stanca, appoggiai la mia testa sulla sua spalla destra, grossa e forte. 

Sarei potuta addormentarmi lì, con lui vicino. 

-Hai la maglia trasparente-

Lo disse all’improvviso, facendomi saltare in aria. 

Verificai quell’affermazione e divenni, improvvisamente, rossa. 

-Harry!- 

Rise, divertito. 

-Non avevi pensato nemmeno a questo?-

Mi fece un occhiolino, facendomi sentire davvero scema. 

-E adesso come faccio?- 

Portai le mie mani in faccia, coprendomi il volto imbarazzato. 

-Mi nascondo- 

-Cosa?-

-Non posso andare in giro così, sembro…- 

-Una zoccola- 

Gli tirai uno schiaffo sullo stomaco, facendolo ridere. 

-Tranquilla, Ploon. Ormai non c’é quasi più nessuno per strada- 

Mi guardai intorno, in effetti non aveva tutti i torti. 

Rallentai il passo, guardando ogni angolo della strada, preoccupata d’incontrare qualcuno. 

Vidi mi analizzò attentamente, sorridente. 

Poi, d’un tratto, si levò la maglia, rimanendo a petto nudo. 

-Mettiti questa, pesciolino- 

L’allargò per farla passare dentro la mia testa e, delicatamente, me l’ infilò.

-E tu?-

-Io sto bene anche così- scrollò le spalle. 

Adesso ero doppiamente fradicia, ma almeno non ero svestita. 

Portò il suo braccio attorno alla mia spalla, stringendomi più vicina a lui. 

-Grazie- 

 

Le luci del palcoscenico, brillanti e colorate, illuminavano il suo volto, così perfetto e maledettamente bello. 

Ogni ragazza, accanto a me, lo ammirava con gli occhi lucidi dalla gioia, sperando in un suo sguardo. 

Tutti e cinque erano stupendi. 

Avevano delle voci incredibilmente struggenti. 

Ma la sua… 

La sua, bassa e tremendamente sexy, mi scaldava l’anima. 

Ogni emozione che provavo per lui, quando cantava, si fortificava quasi a tal punto di scoppiarmi dal petto. 

Il suo sorriso, così attraente e contagioso, mi provocava solo felicità. 

Lui aveva realizzato il suo sogno, e si notava da ogni angolazione. 

Era entusiasta e radioso, insieme ai suoi quattro amici. 

Mi fece un occhiolino, e ogni ragazza si girò in mia direzione: chi favorevole, chi no. 

-La prossima é la canzone di Harry- sentii urlare a Perrie. 

Mi girai verso di lei, stupita. 

Io non ne ero stata informata.

-Non vedi l’ora di ascoltarla, Ploon?- 

Guardai la figura del mio ragazzo, su quel palco. 

La musica era terminata e lui, calmandosi, con il microfono in mano, stava annunciando la prossima melodia. 

“I Wish”, si chiamava. 

 

“Na na na na na 

Na na na na na 

 

Lui ti prende la mano, io muoio un po' 

Guardo i tuoi occhi e non capisco più niente 

Perché non puoi guardare me in quel modo? 

 

Na na na na na 

 

Quando ti avvicini, provo a dirtelo 

Ma poi mi blocco e non lo faccio mai 

Ammutolisco, le parole non riescono a uscire 

 

Sento il battito del mio cuore aumentare ogni volta che sono vicino a te 

 

Ma ti vedo con lui, ballando un lento 

Distruggendomi perché non vedi 

Ogni volta che lo baci, mi faccio in mille pezzi 

Oh, come vorrei che fossi io... 

 

Na na na na na 

Na na na na na 

 

Lui ti guarda nel modo in cui ti guarderei io 

Fa tutte le cose che so di poter fare 

Se solo il tempo potesse tornare indietro... 

 

Perché ho tre piccole parole che sono sempre morto dalla voglia di dirti 

 

Ma ti vedo con lui, ballando un lento 

Distruggendomi perché non vedi 

Ogni volta che lo baci, mi faccio in mille pezzi 

Oh, come vorrei che fossi io 

 

Con le mie mani sulla tua vita mentre balliamo alla luce della luna 

Vorrei che fossi io colui che chiami più tardi perché vuoi darmi la buonanotte 

 

Perché ti vedo con lui, ballando un lento 

Distruggendomi perché non vedi 

 

Ma ti vedo con lui, ballando un lento 

Distruggendomi perché non vedi 

Ogni volta che lo baci, mi faccio in mille pezzi 

Oh, come vorrei... 

Oh, come vorrei... 

Oh, come vorrei che fossi io... 

Oh, come vorrei che fossi io…” 

 

Mi guardò per l’intera canzone, serio e quasi malinconico. 

Inevitabilmente, freddi brividi scossero il mio corpo. 

E in mezzo a più di mille persone, mi sentì completamente sola, insieme a lui. 

Era come se, in quella moltitudine di gente, ci fossimo solo noi e solo questo contasse. 

Le sue parole, così dolci e sincere, s’impadronirono di me, trafiggendomi il cuore. 

Aveva perfettamente descritto il nostro rapporto negli ultimi cinque anni. 

Mi aveva fatto capire come davvero si fosse sentito, in tutto quel tempo senza di me. 

I suoi occhi, fissi sui miei , non mi avevano mai guardato in quel modo. 

E, come se tutte le mie convinzioni fossero cessate, mi sentii davvero sua. 

Fanculo al mio orgoglio femminile. 

 

Narra: Harry. 

 

-Concerto meraviglioso!- 

-Cazzo, le fans sono impazzite!- 

-Amore, ti é piaciuto?- 

Ognuno di noi era completamente estasiato dall’esperienza appena trascorsa. 

Ancora mi sembrava strano salire su un palco ed essere acclamato da così tante persone. 

I camerini erano davvero stretti, così dovemmo stringerci per starci tutti. 

Il corpo di Ploon, silenzioso e appartato, si trovava all’angolo della stanza. 

Quando me ne accorsi, andai da lei. 

-Ehi- 

Le afferrai un braccio, con delicatezza, e le schioccai sulla guancia un semplice bacio. 

-Ehi- disse con un filo di voce. 

Abbassò lo sguardo, quasi lacrimante.

Sorrisi, sapendo perfettamente che era solo lo sfogo di tante emozioni provate tutte in una volta. 

-Usciamo di qui- 

La presi per mano e mi affrettai a lasciare quella stanza affollata e rumorosa. 

Ci ritrovammo, dopo alcuni minuti, in fondo al corridoio dell’edificio. 

Si sedette per terra, portando le sue ginocchia accanto al petto. 

Così, senza pensarci due volte, feci lo stesso. 

-Tutto bene?- 

Annuì, sorridendomi lievemente.

-Io non pensavo…- 

-… Non sapevo provassi tutto quello…- 

Cercai di scaldarle la mano, adesso gelida. 

-Ti ho odiato, Harry. Ti ho odiato davvero. Quando invece tu… Tu non l’hai mai fatto…- 

-Perché tu non mi hai mai fatto del male, Ploon. Tu non mi hai lasciato solo. Tu ci sei sempre stata. Non ho mai avuto un motivo per odiarti- 

Alzò lo sguardo, facendo rigare da una lacrima il suo incantevole viso. 

-Ti amo così tanto, Harry…-

-Lo so, piccola- 

Chiuse gli occhi, appoggiando la testa al muro e sospirando. 

-Scusa- sorrise. 

-Mi comporto come una bambina- 

Scossi il capo, continuando a fissarla con attenzione e serietà. 

-Tu non fai mai vedere questo lato del tuo carattere, hai come paura che sia troppo- 

-Lo é- 

-Perché tu sei diversa, pesciolino. Tu sei speciale. E lo nascondi, perché ti senti fragile quando fai vedere le tue debolezze. Ma sono proprio queste le tue caratteristiche forti. Sei la persona più dolce e sensibile su questo mondo, ma preferisci non mostrarlo- 

Non disse altro. 

Lasciò che parlassero i nostri gesti. 

Mi afferrò un braccio, stringendolo con forza: come se la sua vita fosse aggrappata ad esso. 

Appoggiai la mia testa accanto alla sua, sentendo il suo profumo di rosa invadermi. 

E forse, entrambi stanchi, ci addormentammo. 

 

Narra: Arya. 

 

Aprii con la massima delicatezza la porta di casa, cercando di non fare il minimo rumore. 

Posai la borsa e la giacca sulla sedia accanto all’ingresso.

Sciolsi da una fastidiosa coda di cavallo i miei lunghi capelli rossi e completamente spettinati, con stanchezza. 

Poi mi mossi verso la cucina, la stanza più lontana dalle camere. 

Molto probabilmente tutti erano già a letto. 

Non avevo intenzione di farmi vedere da qualcuno. 

Andai a sbattere contro un mobile. 

Gemetti dal dolore. 

Buio. 

Ecco cosa c’era intorno a me. 

Sbuffai, con sospiri freddi e spezzati. 

Arrivai al frigorifero. 

Lo aprii, prendendo la bottiglietta d’acqua e posizionandomela alla bocca. 

Poi decisi di sedermi, sbattendo la faccia sul tavolo, esausta. 

Avrei dormito lì. 

-Che fai?-

Sobbalzai. 

Ma riconobbi quella voce, rabbrividendo. 

-Niente. Adesso vado- 

La sua sagoma, pian piano sempre più nitida, era posizionata di fronte alla mia. 

Mi alzai in piedi velocemente, volendo evitarlo. 

-Dove sei stata?-

-Avevo cose urgenti da sbrigare-

Molto probabilmente corrugò la fronte, come al solito. 

Mi si avvicinò, a pochi centimetri di distanza.

Cercai di superarlo, ma mi afferrò per un braccio.

-Mi dispiace averti svegliato- farfugliai. 

-Non riuscivo a dormire- 

Cercai di capire quale fosse l’espressione del suo viso, ma senza successo. 

-Non sono stupido, Arya- 

-Lo so- 

-Quindi, dimmi- 

-Cosa?-

-Devo preoccuparmi?- 

-Non capisco di cosa tu stia parlando…-

Mi lasciò, portando le mani lungo i fianchi. 

-Sei strana, ultimamente- 

Lo aveva davvero notato?

-Se é a causa mia…-

Non lo lasciai finire di parlare. 

Aggrottai le sopracciglia, pronunciando le mie ultime parole con durezza. 

-Non sei il centro del mondo, Harry- 

EHi CICCE. 
Ciao :3 
Scusate per la lunga assenza.. Ma sono successe tantissime cose.. 
Per prima cosa l'alluvione, qui a Genova.. 
Se qualcuna di genova sta leggendo in questo momento: come state? 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia fatto passare un po' di tristezza <3 
Problemi in vista per Ploon e Harry?
Cosa avrà combinato Arya?
E perché ad Hazza importa tanto?
La parte del concerto vi é piaciuta? E quando si lanciano dal ponte? AHAH. 
Chissà, vedremo :3 
Fatemi sapere, magari <3 
Non siete più in molte a recensire, e questo mi rattrista davvero moltissimo. Ma posso capire che, adesso che si hanno molti più impegni tra scuola e tutto, abbiate altre cose da fare che recensire questa storia :C 
A presto, bellissime <3 
-Zola. 

 

 

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Capitolo 30
*** «What's happen to you? ***


Narra: Ploon. 

 

-Dove vai?- 

Sbatté la porta di casa con violenza, senza nemmeno rispondermi. 

Il suo volto, nell’ultimo periodo sereno e allegro, quella mattina, si era trasformato. 

Neanche un bacio, ne una carezza. 

Era corso via come un pazzo. 

Non aveva neanche fatto colazione. 

-Che gli prende?-

Mi girai in direzione di Louis, confusa quanto lui. 

-Avete litigato?-

Scossi il capo, sicura e seria. 

Forse avevo fatto qualcosa di male e non me lo ricordavo. 

-Si sarà alzato con la luna storta- alzò le spalle, non sapendo rispondere alle proprie domande. 

-Lo seguo?-

-No, magari vuole restare solo-

Poi, si sedette sul divano e iniziò a sorseggiare la tazza di tea tra le proprie mani, come se niente fosse. 

-Anche tu te ne vai?-

Mi girai in direzione di Zayn, con la giacca in mano e la faccia cupa. 

Era assorto nei suoi pensieri, evidentemente. 

Ma mi sorrise, quando si accorse della mia presenza. 

-Faccio presto, Ploon-

Velocemente, s’avvicinò al mio corpo e schioccò un tenero bacio sulla mia guancia, rasserenandomi. 

Era sempre così dolce. 

-A dopo, furia-

Ormai mi chiamava così: mi piaceva, infondo.

Mi fece un occhiolino e chiuse la porta di casa dietro di sé, facendola sbattere sonoramente. 

-Eleanor?- chiesi a Tomlinson. 

-Dorme- sbuffò. 

Così, annoiata, andai in cucina alla ricerca di un po’ di cioccolata. 

Liam, di fronte a me, stava facendo, sul tavolo, la lista della spesa. 

-Vuoi una mano?- 

Alzò lo sguardo, concentrato, sul mio, studiandomi sorridendo. 

Era sempre di buon umore, di prima mattina. 

Forse era l’unico, insieme a me. 

-Se vuoi, puoi venire a comprare- 

-Vengo anche io!-

Neanche il tempo di rispondere e mi ritrovai Louis accanto, più esuberante e allegro che mai. 

Alzai gli occhi al cielo, divertita. 

-Ci sto- 

 

Narra: Zayn. 

 

-Cosa vuoi, Michael?- 

Era seduto sul muretto del giardino pubblico, con aria tosta e, allo stesso tempo, irrequieta. 

Da parecchi giorni, ormai, mi tempestava di chiamate e messaggi. 

Era diventato una vera e propria ansia. 

Alla fine, avevo ceduto: decidendo d’ incontrarlo in un posto tranquillo, in segreto. 

Indossava una tuta rossa e un paio di pantaloni grigi, tenendo i capelli color cera spettinati. 

Era appena stato in palestra, si capiva dalle gocce di sudore che cadevano sulle sue grosse braccia. 

Quando mi ci avvicinai, iniziò a parlare, senza degnarsi di salutarmi. 

-Si tratta di Seth-

-Chi?- 

Abbassò il capo, molto probabilmente maledicendomi per essere costretto a spiegarsi meglio. 

Non sembrava di buon umore. 

-Un vecchio amico mio e di Harry- 

Rimasi pietrificato, non capendo di cosa stesse parlando. 

Che cosa centravo io, in questa storia?

Sospirò, serrando gli occhi in due fessure più piccole.

-Si é fatto vivo, di nuovo- 

Aggrottai le mie folte sopracciglia, troppo curioso e chiedendomi se mi stesse prendendo in giro.

Mi ero alzato prestissimo per parlare di uno sconosciuto?

Cosa comportava la presenza di questo Seth?

Stette zitto per un po’, come per ragionare. 

Voleva dirmi cosa stava accadendo o si divertiva a tenermi in sospeso? 

La pazienza, in queste occasioni, non era mai stata una mia dote. 

Soprattutto di mattina. 

-E cosa centro io?- 

-Non deve trovare Ploon- 

Ora ero più confuso che mai, decisamente. 

-Perché?- 

-Vuole vendicarsi- 

Eh?

-Di chi?- 

Non mi rispose. 

Riflettei, prima di aggiungere altro e dire qualcosa di stupido. 

Poi, all’improvviso, mi venne in mente. 

Di Harry. 

Ma certo. 

Però, perché?

Non aveva detto fossero amici?

Cosa gli aveva fatto?

-Non devi lasciarla mai da sola- 

S’accorse, dal mio sguardo spiazzato, dei miei dubbi a riguardo, ma decise di sorpassarli, ignorandoli. 

Corrugai la fronte, ascoltando cos’altro avesse da dire, con la massima attenzione. 

-Può essere davvero pericoloso-

Deglutii, dopo aver sentito quella frase, pensando che mai e poi mai avrei voluto vedere Ploon nei guai. 

E adesso, secondo Michael, toccava a me il compito di proteggerla. 

Stava per continuare il proprio discorso, quando lo interruppi bruscamente. 

-Perché non lo dici ad Harry?-

Emise un ghigno, quasi di disprezzo. 

-Combinerebbe solo casini- 

-Lui deve saperlo- 

-No. E’ troppo impulsivo. Lo andrebbe a cercare, e non é una buona idea- 

Come facevo a tenere nascosta una cosa del genere ad uno dei miei migliori amici?

La sua ragazza poteva essere in pericolo, e lui ne doveva rimanere all’oscuro. 

Era una stronzata, nascondergli tutto. 

-Perché me lo hai detto?- 

-Sei l’unico di cui io mi fidi, in quella gabbia di matti- sorrise, mostrandosi simpatico, come quando si era presentato la prima volta. 

-Mi occupo io di Ploon- dissi, dopo alcuni minuti di silenzio, sicuro ed estremamente convinto della mia decisione. 

Fece un cenno di capo, come per ringraziarmi. 

-Ti terrò informato- 

Dopo avermi dato una pacca amichevole, mi diede le spalle: iniziando a correre nella mia direzione opposta.

Era strano. 

Ma sembrava ci tenesse davvero a Piccola Peste. 

Adesso toccava a me, dimostrarlo. 

 

Narra: Harry. 

 

*Flashback* 

 

-Che cazzo ti é successo?- 

-Niente, Harry.. Vattene- 

Il suo sguardo, quasi supplicante e triste, mi aveva impedito di fare quello che mi aveva chiesto. 

Un enorme livido violaceo, tendente al nero, regnava intorno al suo bacino, stretto e magro. 

L’avevo notato quella mattina, osservandola attentamente, mentre dormiva sul divano. 

Mi ero preoccupato. 

Avevo aspettato si svegliasse, con pazienza e determinazione. 

E le avevo chiesto spiegazioni. 

Ma non voleva darmene, ovviamente. 

Tuttavia, restavo convinto del fatto che, sicuramente, quella cosa orrenda non poteva essersela causata da sola. 

-Davvero, Harry. Sto bene- 

Corrugai la fronte. 

Odiavo sentire certe stronzate. 

-Arya, parla- 

Si alzò di fretta, quasi scontrando il mio petto con il suo. 

-Non sei nessuno per dirmi cosa fare- 

Sorrisi, al suono di quella frase. 

Era sempre dolce, ma quando ne aveva bisogno, tirava fuori una grinta incredibile. 

-A te ci tengo- le dissi, cercando di comportarmi nel modo più comprensivo possibile, adatto a queste circostanze. 

-Il fatto che ci siamo baciati una volta, non ti costringe a preoccuparti per me- 

-Non mi sento costretto- 

-No?-

Scossi il capo, tornando estremamente serio. 

Era strano: la ragazza dalle mille risposte, per una volta, aveva sbagliato ad interpretare i miei sentimenti. 

-Beh, comunque non sono affari tuoi- 

Le alzai la maglia, all’improvviso: sfiorando delicatamente il suo livido. 

Strinse i denti, evidentemente dolorante. 

-Davvero vuoi farmi credere di stare bene?- 

Sospirò.

E, dopo avermi fissato per altri istanti, mi abbracciò, cercando conforto nell’unica persona che si era accorta del suo male. 

-Non devi farne parola con Niall, ok?-

Annuii, promettendoglielo sinceramente. 

 

*Fine Flashback*

 

-Grazie per essere venuto- 

Le sorrisi, anche se amaramente, cercando di non farle notare il mio disappunto. 

Era seduta su una panchina, di fronte ad un bar appena aperto. 

Si mostrava felice, come sempre. 

Sorseggiava del caffè, appena comprato, molto probabilmente. 

Forse fingendo che non fosse successo qualcosa, la sera precedente. 

-Nessuno sa che…- 

-No, non ho detto che sarei venuto qui, con te- 

Abbassò lo sguardo, diventando improvvisamente seria. 

I suoi occhi, grandi e luminosi, si socchiusero, diventando immediatamente cupi. 

-Non voglio tu menta ai tuoi amici e alla tua ragazza, Harry. Puoi benissimo tirati fuori da questa situazione- 

Scossi il capo, non volendo sentire altre scuse. 

-No, voglio restare qui-

Fu semplice, la nostra conversazione. 

Lei fu chiara. 

E io, lentamente, iniziai a conoscerla meglio, per davvero. 

Nonostante sapessi che prima o poi avrei riscontrato dei problemi, nel prendermi cura di lei in una situazione così delicata, decisi di farlo, senza pensarci troppo. 

Lei non aveva nessuno, in quel momento, se non me. 

Non potevo lasciarla. 

Non sarei stato quel tipo di ragazzo.

Quello che scappa. 

Sarei stato colui che Ploon amava davvero, e colui di cui si fidava ciecamente. 

Sebbene lei non fosse lì con me, la sentivo: in ogni parte del mio corpo, lei era presente. 

Lei mi spronava sempre ad essere migliore.

-Allora, dov’é tuo fratello?-

 

Narra: Ploon. 

 

-Ehi, moretto-

-Ehi, furia- 

Gli sorrisi, facendogli spazio sul divano. 

In fin dei conti, avevo aspettato per tutta la mattina quel momento. 

Ormai nessuno era rimasto in casa. 

Louis ed Eleanor erano andati a fare un picnic. 

Mentre Niall, Liam e Perrie avevano deciso di andare in centro a fare shopping: cosa che non faceva assolutamente al caso mio. 

-Dove sei stato?- 

Alzò le spalle al vento, tenendo fisso lo sguardo sulla televisione, non appena si sedette.

Quel film era davvero noioso. 

Sbuffai, estremamente annoiata. 

-Perché nessuno mi dice nulla?-

Dopo aver ascoltato quella mia frase si girò verso il mio volto, scoppiando a ridere dopo avermi guardata per qualche secondo. 

-No, davvero. Harry é sparito, Arya lo stesso. E tu tratti tutto come se fosse un segreto- 

Lasciai il mio corpo nullafacente scivolare, fino a toccare il pavimento di legno, sedendomici amareggiata. 

Non potevo assolutamente non fare nulla per tutto il giorno. 

Sarei impazzita, presto o tardi. 

-Io mi annoio chiusa qui dentro-

-E perché non esci?- 

“In effetti, non faceva una piega” pensai. 

Lo guardai come se avesse detto la cosa più intelligente del mondo. 

E in effetti, almeno, era la più sensata. 

-Dove vorresti andare?- 

Ci riflettei attentamente, decidendo di non voler sprecare quell’occasione preziosa. 

-Al Luna park- 

Non rispose, per un po’, continuando a fissarmi con un enorme sorriso stampato sulla faccia. 

-Ok… adesso mi preoccupi, però. Sei strano oggi, Malik- 

Era davvero raro che avesse quello sguardo. 

Solitamente l’o indossava solo quando Perrie era accanto a lui e faceva qualche sua stupida e senza senso battuta. 

In fin dei conti, però, era sempre stato lunatico! 

Il minuto prima era serio e, quello dopo ancora, il ragazzo più solare e pazzo del mondo. 

Mi pizzicò la fronte, ridendo poco dopo.

-Andiamo, furia- 

A quel punto, senza pensarci minimamente, mi alzai in piedi, di scatto, e presi dalla mia camera, molto velocemente, la mia piccola borsa a tracolla. 

-Paghi tu?- 

Lo spiazzai, meritandomi un dito medio come risposta. 

Ridemmo, in coro. 

-Va bene, ho capito. Sei spilorcio, però. Si offre sempre tutto alle ragazze- 

Si guardò in torno, con fare estremamente serio e disinvolto. 

-Non ne vedo nessuna qui, al momento- 

Successivamente, mostrò la sua dentatura perfetta, facendomi anche un occhiolino irritante. 

-Ti detesto, davvero- 

-Non penso proprio- 

Grugnii, facendogli una buffa linguaccia. 

-Saprò quello che provo, non credi?- 

Sorrise, adesso in modo beffardo. 

-Beh, per ammettere di essere innamorata di Harry hai avuto bisogno del sottoscritto, genia-

Alzai gli occhi al cielo, divertita e, allo stesso tempo, disgustata dalla sua vanità senza fine. 

-Stai un po’ zitto- risi. 

-Ho ragione, e ti brucia ammetterlo-

-Se non la smetti, l’unica cosa che brucerà sarà la tua faccia stanotte, a causa mia-

Sghignazzò. 

-Che bel caratterino- ironizzò. 

-Ed oggi é tutto per te- gli feci un occhiolino. 

-Sono fortunato allora-

Prese la propria giacca e, aprendo la porta di casa, ne uscì: aspettandomi sorridente. 

 

Narra: Zayn. 

 

-Pensi che Harry sia con Arya?- 

Forse quella domanda, tra un discorso e un altro, le frullava in testa da tempo. 

Aveva aspettato per tutto il giorno il Suo Tesoro, seduta sul divano, preoccupata e in pensiero: non uscendo, sebbene la facesse impazzire. 

Quella mattina, Harry era corso via senza rivolgerle la parola. 

A volte lo faceva, tutti lo sapevamo: voleva stare da solo, per pensare e concentrarsi. 

Ma questo terrorizzava sempre la sua Piccola Peste. 

-Se fosse così, ti preoccuperebbe?-

Scosse il capo, continuando a guardare un punto fisso in lontananza. 

-Mi preoccuperebbe il fatto che non me l’abbia voluto dire- 

Capivo il suo punto di vista. 

Non faceva una piega. 

Tra Harry ed Arya c’era stato qualcosa, era inutile negarlo. 

A tutti avrebbe dato fastidio una situazione del genere. 

-Harry non ti tradirebbe mai- 

Si girò verso il mio volto, sorridendomi dolcemente. 

-Lo so, Zayn- 

Corrugai la fronte. 

Allora, se non quello, qual era il problema?

A volte, non la capivo proprio. 

-Vorrei si fidasse dei miei sentimenti, senza dubitarne. Non gli impedirei mai di frequentare Arya, come amica. Non sono quel tipo di ragazza- 

Ascoltando quelle parole, così innocenti e pure, non potei fare a meno di sorridere. 

Qualsiasi altra persona non le avrebbe pronunciate. 

Qualsiasi altra persona avrebbe pensato a ciò su cui, un secondo prima, avevo riflettuto. 

La gelosia, avrebbe contagiato qualsiasi ragazza. 

Quella frase non sarebbe mai uscita dalla bocca di nessuna, se non dalla sua. 

Nonostante le apparenze, lei si sarebbe sempre preoccupata di più per lui, che per se stessa. 

Si fidava ciecamente, e questa ne era la dimostrazione. 

E, in quel preciso istante, mi accorsi che nessuno al mondo, avrebbe mai potuto provare amore più grande. 

-Magari é solo andato a fare una passeggiata, ascoltando musica solo soletto- 

Lei sghignazzò, abbassando lo sguardo e spostando una ciocca dei suoi capelli biondi dal volto. 

-Non credo sia un’opzione. Lo conosco bene. E quando si comporta così, vuol dire che c’é qualcosa che non va- 

Continuai a fissarla, curioso di sapere cosa avrebbe aggiunto alla sua teoria. 

-Magari sbaglio- sorrise. 

-Sicuramente- sentenziai, alla fine. 

Alzò il volto, guardandomi incuriosita e aspettandosi una spiegazione. 

-Non ne dici mai una giusta, tu. Quindi non mi stupirei- 

Mi diede una pacca, forte secondo il suo punto di vista, fragile e buffa secondo il mio, sulla schiena. 

E risi, come sempre in sua compagnia. 

EHIIIIIII <3 
Ciao, gente. 
Come state? Mi siete mancate :3 
Allora, le cose tra poco si faranno più interessanti. 
Siete curiose? Ditemi di sì, anche se non é vero AHAH. 

TATATATAN. 
Cosa centrerà il fratello di Arya?:O 
Sarebbe bello saperlo, concordo con voi :') 
Lo scoprirete solo nella prossima puntata (?) ... 
Spero che questo capitolo, anche se un po' inutile, vi sia piaciuto! 
Fatemelo sapere, dai. 
Recensite come ai vecchi tempi, bellezze *0* 
Sono sempre importanti le vostre opinioni e poi vorrei sapere cosa dovrei migliorare!:) 
Magari avete anche delle idee geniali :3 
A presto, bellezze mie. 
-Zola. 

 

 

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Capitolo 31
*** «Are sure you're ok? ***


Narra: Ploon.

 

-Cosa stai facendo?-

Il mio corpo, sicuro e veloce, s’era posizionato, non appena Harry aveva terminato di fare colazione, sulla porta d’ingresso dell’appartamento, bloccandola.

-Ti intrappolo- 

Era confuso. 

Glielo leggevo negli occhi. 

Ma, allo stesso tempo, rise, continuando a fissarmi divertito. 

Forse pensava fossi impazzita. 

Forse era davvero così. 

Indossava dei comodi jeans neri e un cardigan lungo dello stesso colore.

Era incredibilmente bello. 

Lui era sempre fottutamente e irreparabilmente meraviglioso. 

Il colore dei suoi occhi, puro smeraldo, risplendeva. 

-Devo uscire, pesciolino- 

-Allora fammi venire con te- 

Toccai il suo petto, stringendolo attorno alle mie braccia, supplicandolo e cercando di convincerlo a portarmi con se. 

Così, mi afferrò il mento e lo avvicinò, lentamente, al proprio volto, toccando con le sue labbra le mie.

-Non é il caso-

Accigliai lo sguardo, delusa dai miei inutili poteri seducenti. 

-Perché?- 

Mi allontanai, indispettita. 

Iniziai a tempestarlo di domande, curiosa e impaziente di sapere cosa stesse combinando. 

Tuttavia, sapevo non mi stesse ascoltando con serietà: notavo la sua immensa voglia di scoppiarmi a ridere in faccia. 

Almeno aveva la decenza di cercare di trattenersi!

Erano due settimane che scompariva la mattina e si rifaceva vivo solo la sera. 

Avevo il diritto di passare un po’ del mio tempo con lui. 

Non volevo soffocarlo, ma c’era un limite alla lontananza. 

E, ovviamente, come ogni singolo giorno, a quelle mie domande non rispose minimamente. 

-Ti sei stufato di passare il tuo tempo con me?- 

Come al mio solito, quando ponevo quesiti accusatori, appoggiai le mie mani ai fianchi. 

Sorrise dolcemente, accarezzandomi, poco dopo, la guancia.

-Vuoi sapere la verità?- 

Annuii, ingenuamente. 

Come una bambina, i miei occhi s’illuminarono, sperando in una dichiarazione sconvolgente. 

Chiusi la bocca, per una buona volta. 

Così, s’abbassò all’altezza del mio orecchio, sussurrandoci all’interno con voce bassa e profonda. 

-Trovo eccitante il fatto che tu, pur di baciarmi un altro po’, volessi intrappolarmi qui dentro-

Alzai gli occhi al cielo. 

Anche se per solo un secondo, avevo sperato mi dicesse dove fosse diretto, anche quella mattina! 

-Sei un idiota- risi. 

-Un idiota che ti ama, moltissimo- 

Mi scoccò un bacio sulla fronte e, senza fatica, mi prese in braccio, spostandomi per uscire, tanto per cambiare, da quella dannata porta. 

-Prima o poi la muro- sbuffai. 

Sghignazzò, facendomi ammirare le sue due bellissime fossette, da cui soffrivo l’ astinenza. 

-Ti passo a prendere stasera alle otto, ok?-

Corrugai la fronte. 

-Perché?-

-Usciamo- sorrise, tranquillamente. 

-E dove andiamo?-

Alzò le spalle: “Dove ci porta il cuore”

Il mio sguardo dovette assumere un aspetto buffo, in quanto disgustato al massimo, perché lui rise di gusto. 

-Alcune tue frasi non si possono proprio sentire- sentenziai, rimproverandolo. 

-Te le faccio apposta, pesciolino-

Un suo piccolo e provocante occhiolino, mi fece venir voglia di stampargli un enorme bacio sulla guancia, e così feci, senza pensarci troppo.

-Fai la brava-

-Come sempre- 

Mi sorrise, mostrandomi il suo volto felice mozzafiato e chiuse la porta dietro di sé, scuotendo la propria testa per mettersi in ordine il ciuffo ricciolo. 

 

-Zayn, alzati in piedi e cammina!-

Scossi il suo corpo freneticamente, facendolo cadere dal divano, su cui era coricato comodamente. 

-Sei impazzita?-

-Lo pediniamo- 

Sgranò gli occhi, chiedendosi forse se davvero avessi intenzione di andare in giro per la città col solo scopo di controllare Harry. 

-Dici sul serio?- 

Sorrisi, maliziosamente. 

Ed emisi una risatina diabolica. 

-Mai stata più seria di così- 

Mi guardò, sconvolto dalla mia pazzia, per alcuni istanti.

-Su, andiamo- 

Indicai la porta, precipitandomici poco dopo. 

Alla fine, rassegnato e senza altre alternative, mi raggiunse. 

-E se ci scopre?-

Alzai le spalle al vento, chiudendo casa con le sue chiavi. 

-Potrebbe incazzarsi-

Aggrottai le sopracciglia, non degnandolo nemmeno di uno sguardo. 

-Gli passerà, in quel caso- 

Sghignazzò, ammirando la mia profonda determinazione. 

-Che ci trovi di divertente? Magari ha compiuto un omicidio e vuole nascondercelo- 

Forse, pensò: “L’ha davvero detto?”

-Sei tutta matta- 

 

Narra: Arya

 

-Puoi mangiare?- 

Scosse il capo, rannicchiandosi sulla propria sedia. 

Aggrottò il volto, nascondendolo tra le gambe, appoggiate al petto. 

Sospirai, cercando con la forza di infilargli la forchetta dentro la bocca. 

-Vattene!- 

Con un solo gesto, brusco e violento, fece cadere a terra la posata. 

-Ti prego, Grisam…-

-Vattene!- 

Mi alzai dalla sedia, senza voglia, amareggiata e delusa.

Da quando ero partita per la Grecia, non mi aveva più voluto rivolgermi la parola. 

Forse si era sentito abbandonato. 

Ma io avevo chiesto consiglio!

Mi ero informata se fosse il caso o meno di allontanarmi per un po’. 

La sua tutrice mi aveva assicurato che se la sarebbe cavata anche da sola. 

E invece lui era peggiorato. 

Era diventato più oscuro e cupo.

Forse la sua malattia era peggiorata, di nuovo. 

Non ce la potevo più fare da sola. 

Non era stato facile crescerlo, senza genitori. 

Adesso, per di più, il suo carattere instabile e scontroso era diventato ingestibile. 

Il livido me l’ aveva procurato lui, lanciandomi un vaso di vetro addosso: arrabbiato perché dovevo tornare a casa, e non potevo stare con lui la notte. 

-Tutto bene?-

Alzai lo sguardo verso l’alta figura comparsa nella stanza. 

Sorrisi, anche se tristemente, non appena mi accorsi di lui. 

Era strano vederli lì, davanti alla mia porta di casa. 

Mai nessuna delle persone a me care aveva scoperto il mio segreto, di Grisam. 

Harry, invece, sì. 

E mi sentii davvero sollevata e meno sola, vedendolo. 

-Potrebbe andare meglio- 

Annuì leggermente, raggiungendomi per darmi un semplice bacio sulla guancia. 

-Provo a parlarci io?- 

-Si, per favore…- 

 

*Flashback*

 

-Come fai a capire sempre tutto?- 

Ploon mi aveva chiesto questo, quell’estate. 

Una sera, sulla collina accanto alle nostre tende. 

Era davvero curiosa di conoscermi, di capire. 

E la verità, strana e inconsueta, era che pensasse sapessi già tutto su di lei. 

Forse perché Harry le aveva detto che ero capace a leggere dentro le persone, più di quanto queste facciano normalmente. 

Tuttavia, nonostante quello che diceva il ricciolo, se non per alcuni aspetti, lei rimaneva un abisso impenetrabile per me. 

L’avevo studiata, perché odiavo non comprendere gli atteggiamenti e i pensieri degli altri, ma non riuscivo mai a capirla. 

-Solo le persone che hanno sofferto molto, possono leggere l’anima degli altri- aveva affermato. 

Fissai il suo volto, mostratosi immediatamente sicuro e dolce, allo stesso tempo. 

E fu in quel momento che mi accorsi della sua straordinaria intelligenza. 

L’ammiravo, in un certo senso. 

Era un’amicizia strana, la nostra. 

Era come se un sottile filo invisibile, ci avesse unite fin da subito. 

Ero curiosa di sapere qualcosa in più su di lei. 

E viste le circostante, la cotta che ci accomunava allo stesso ragazzo, era strano. 

-Finché non arriva qualcuno con un cuore talmente puro e profondo, che neanche vivendo tutte le sofferenze del mondo, puoi leggere- 

Mi chiesi a cosa stesse pensando in quel momento, dopo che ebbi pronunciato quella frase. 

Aveva capito che mi riferivo al suo, di cuore?

-Sai, io sono una frana in queste cose- rise. 

La guardai confusa, non capendo a cosa si riferisse. 

-Come potrei capire gli altri se, in primo luogo, non capisco nemmeno me stessa?- 

Alzò lo sguardo, ammirando l’orizzonte, rosa e arancione. 

Prese fiato, non parlando per un po’. 

-Sei fortunata, sai? Non capire i propri sentimenti é straziante, a volte- 

Poi si era voltata verso di me, emanando uno splendido sorriso raggiante. 

-Tu ascolti sempre tutti. Quindi, se per una volta, avessi bisogno di parlare, semplicemente, fino alla nausea con qualcuno di qualunque tuo problema, io ci sono, Arya-

 

Narra: Zayn. 

 

-Abbiamo perso di vista Harry mezz’ora fa, Ploon.. Non ha senso continuare a girare a vuoto-

Sorrise, come una bambina soddisfatta del proprio trucco, preoccupandomi. 

“Con chi sono finito?” pensai. 

-Mi credi davvero così ingenua?- chiese, retoricamente. 

Accigliai lo sguardo, confuso. 

-Ho messo un GPS nella sua giacca- sghignazzò. 

Sbarrai gli occhi, totalmente sorpreso. 

-Quando?-

-Stamattina, prima che si alzasse- 

Completamente scioccato, decisi semplicemente di guardarla mentre si dirigeva nella direzione in cui quel marchingegno le diceva di andare. 

-E dove lo hai preso?- 

-Non ti svelo i segreti del mestiere- 

Mi fece un occhiolino e, di nuovo concentrata al massimo, riprese a camminare. 

-Perché non l’abbiamo usato prima?- urlai, vista la sua lontananza dal mio corpo. 

-Un bravo detective sa aspettare il momento giusto- sorrise, convinta delle proprie capacità investigative.

Poi, senza farsi tanti problemi, mi voltò di nuovo le spalle.  

-Eccoci- 

Si fermò quando fu di fronte ad una casa rosa, di cinque piani. 

-E’ qui-

Si piantò davanti al citofono, studiando tutti i cognomi dei condomini. 

Così, decisi di aiutarla. 

-Questo…- 

Corrugai la fronte, posando gli occhi sul nome che aveva appena letto. 

Allora centrava davvero Arya, come aveva supposto la furia. 

Anche se solo per un momento, ebbi un brutto presentimento. 

E mi preoccupai per Ploon. 

Chissà a cosa stava pensando. 

Non me l’avrebbe mai detto, neanche se l’avessi torturata. 

Il suo volto, serio e quasi imbronciato, si voltò dopo molti istanti verso il mio. 

Alzò le spalle, curvando le labbra verso il basso. 

-Andiamo a prendere un gelato- 

-Come, scusa?- chiesi, confuso. 

-Non vuoi…?- 

Non mi fece finire la frase, bloccandomi la bocca con la propria mano. 

-Ho lo stomaco che brontola- disse, accarezzandoselo. 

E in effetti era proprio così: perché sentii un rumore spaventoso venire da lì dentro. 

Sorrisi davanti ad una scena del genere, continuando a pensare che, tuttavia, non poteva far finta di non essere infastidita o amareggiata, davanti ad una scoperta del genere. 

La sua prima preoccupazione era stata il cibo?

Non ci credevo. 

Ma continuai a ripetermi che, con il tempo, magari, e con più tranquillità, mi avrebbe detto quello che sentiva. 

 

Narra: Harry. 

 

*Al telefono. 

 

-Ploon, sei pronta?- 

-Si-

-Allora scendi, sono in macchina- 

-D’accordo- 

 

*Fine chiamata. 

 

Aspettai qualche minuto, prima di vederla comparire nell’atrio del condominio. 

Sorrisi, non appena incrociai il mio sguardo con il suo. 

Era più bella che mai. 

Indossava una stupenda gonna a fiori, che risaltava le sue lunghe gambe. 

Una camicetta di jeans e una giacchetta blu ornavano la parte superiore del suo corpo, facendola apparire ancora più delicata di quanto già non fosse. 

I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una complicata treccia laterale, pendente verso la spalla destra. 

In un polso portava il mio bracciale d’argento, mentre nell’altro un anello d’oro. 

Con tranquillità aprì la portiera della mia Porche, facendomi contemporaneamente un tenero sorriso. 

-Ehi- 

Le sorrisi dolcemente, continuando a fissarla, non volendo smettere per nessun motivo al mondo. 

-Com’é andata oggi?-

Volgendo il proprio sguardo verso il finestrino, rispose: “Bene”

Corrugai la fronte, notando non mi fece nessuna domanda, come al suo solito. 

Senza pensarci troppo, decisi di dare il via al motore, iniziando a guidare verso la nostra destinazione: un elegantissimo e costosissimo ristorante di Londra.

Volevo si sentisse come una principessa, quella sera. 

Per tutto il viaggio non parlò, mantenendo fisso il suo volto in direzione del cielo notturno. 

-Harry…- 

Sorrisi, udendo la sua voce. 

-Allora non hai perso la lingua, pesciolino- 

-Non ho molta fame, stasera…-

Aggrottai le mie folte sopracciglia, sentendo una così strana affermazione da parte sua. 

Mi voltai ad ammirarla. 

Non era vivace e pazza come al solito. 

Il suo volto era più tranquillo, più malinconico. 

-Ti senti bene?- 

Annuì, abbassando il viso e sfregando le proprie mani le une contro le altre. 

-Vuoi tornare a casa?- 

Questa volta, scosse il capo. 

Qualcosa non andava. 

Era evidente. 

Lo sentivo. 

-Vorrei cantare…- 

-Possiamo farlo, se vuoi- 

Finalmente guardò il mio viso. 

E fu in quel momento che mi accorsi quanto i suoi occhi fossero diversi, rispetto a quella mattina. 

Persino la sua voce s’era fatta più flebile e pacata. 

E così, tutto ad un tratto, divenni, anch’io, più serio, preoccupandomi. 

Le presi la mano, fredda e tremante.

-Sicura che sia tutto ok?- 

Sorrise, leggermente. 

-Si, Harry- 

Ma stava mentendo. 

CIAO CICCE. 
Come state? <3 
Spero tutte bene. 
Allora, qui iniziano a verificarsi problemi, non vi pare?
Ploon, che dite, é stata ferita?
Ed Harry? Capirà di cosa si tratta?
E invece, cosa ne pensate della povera Arya? Non vi fa un po' pena, povera ciccia? <3 
E spero stiate aspettando con ansia l'arrivo di Seth C':
(Anche se ne dubito fortemente) AHAH. 
So che glu ultimi capitoli, da quando Harry e Ploon si sono messi insieme, sono diventati noisi! E mi dispiace enormemente, forse ho rovinato questa storia. 
Non so che pensare :C 
Tra l'altro, prima recensivate in tantissime, adesso invece siete molto meno. 
Vabbe, spero di migliorare e farvi emozionare come una volta *-*
A presto bellezze, 
E scusate se ogni volta che pubblico un capitolo non vi avverto, ma ormai tra i "prefeiriti" e "ricordati" siete tantissime e non sempre ho il tempo di sentirvi.. 
Perdonatevi <3 
-La vostra Zola. 




 

 

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Capitolo 32
*** «She doesn't know ***


Narra: Harry. 

 

Era da giorni, ormai, che leggeva. 

Lo faceva continuamente, non interrompendo la propria azione per solo un secondo. 

Aveva a malapena mangiato. 

Il suo volto pareva sempre lontano, distante. 

I suoi gesti, più lenti e delicati, rispetto al solito, non sembravano nemmeno i suoi. 

Persino con me non parlava più. 

La sera, prima d’andare a dormire, mi dava un semplice bacio sulla guancia, e poi spegneva la luce del suo comodino, rannicchiandosi sotto le coperte, non rivolgendomi nemmeno la buonanotte. 

Ogni tanto, per controllare se stesse dormendo, le sussurravo qualcosa all’orecchio.

Ma non rispondeva mai. 

La mattina si svegliava presto, senza far rumore, e andava a mangiare qualche biscotto, in punta di piedi e massimo silenzio. 

Poi si coricava sul divano, riprendendo la propria lettura. 

Accettava solo la mia presenza accanto alla sua, a patto che questa fosse immobile e silenziosa. 

Poi, quando l’appartamento diventava più rumoroso a causa degli altri coinquilini, prendeva le cuffie del suo telefono e cominciava ad ascoltare musica, estraniandosi completamente dal mondo reale. 

Ero preoccupato, seriamente. 

Neanche Liam, la persona più solare e ottimista del mondo, era riuscito a farla sorridere davvero. 

Ma nonostante cercassi di andarle in contro, lei non ne voleva sapere niente di me, per il momento. 

Così, ogni mattina, pensieroso, come facevo da tempo, uscivo di casa, tornando il pomeriggio tardo. 

Lei non si girava neanche più verso il mio volto, alla ricerca di un saluto, quando prendevo la giaccia dall’appendi-abiti. 

Impassibile, continuava a leggere i propri libri. 

Non sapevo quale fosse il problema. 

Lei non voleva parlarmene. 

Da un giorno all’altro aveva cambiato umore.

E mi faceva impazzire, non saperne il motivo. 

 

-Ploon?- 

Corrugai la fronte, ripensando alla situazione. 

Persino Arya, che non era praticamente mai nell’ appartamento, s’era accorta del cambiamento radicale di Piccola Peste. 

-Pensi sia a causa nostra?- 

-Lei non sa di tutto questo- 

-Forse dovresti dirglielo…- 

No. 

Non era una buona idea. 

Non adesso. 

-Non penso sia questo il problema- 

-E allora quale?- 

Sbuffai e, perdendo leggermente il controllo, spinsi la sedia accanto a me lontana dal mio corpo. 

-Non lo so- 

 

Narra: Zayn. 

 

-Dovresti sfogarti, Ploon…- 

Fece finta di non sentirmi, come previsto. 

Così, senza farmi troppi problemi, le levai le cuffie dalle orecchie, obbligandola ad ascoltarmi. 

Sbuffò, ma almeno mi guardò. 

Le sorrisi, cercando d’addolcirla, inutilmente. 

-Tenerti tutto dentro non ti aiuterà- 

Era questo il suo problema principale. 

Non riusciva a mostrare i propri sentimenti. 

E, a furia di sopprimerli, l’annientavano. 

-Questo silenzio peggiorerà sole le cose- 

I suoi occhi, seri e accusatori, continuarono a fissarmi, studiandomi con attenzione. 

-Cosa dovrei fare?- disse dopo molto tempo, accigliando maggiormente lo sguardo. 

-Parlare con qualcuno. Con me, per esempio- 

Fece un lungo sospiro, sedendosi, da lì a poco, sul divano, in modo composto, e facendomi gentilmente spazio. 

-Non c’é bisogno di fare tanto la dura- 

Le diedi un buffetto sulla guancia, sorridendo con dolcezza. 

Lei alzò gli occhi al cielo, trattenendo una risatina. 

-Non ce la faccio- 

-Non ci provi, che é diverso- 

Abbassò lo sguardo, chiudendo il libro dalle pagine giallastre che teneva tra le mani delicate e bianche. 

Posò i propri occhi sui fiori davanti a lei, colorati e vivaci. 

Li aveva comprati qualche giorno prima, emanando felicità da tutti i pori. 

-Qual’é il problema?- 

Chiuse gli occhi. 

Sperando forse, con quel gesto, di chiudere anche i propri pensieri e il proprio cervello. 

-Mi sento così stupida…- 

Aggrottai le sopracciglia, cercando di ascoltarla, da quel momento in poi, con massima attenzione. 

Era raro vederla in quello stato. 

Ed era fondamentale, per me, capire perché lo fosse. 

-Lui non ha fatto nulla di male… Ma mi sento tradita…-

-Tradita?-

Sospirò. 

Poggiando, successivamente, il proprio capo sul cuscino del divano, dietro di lei. 

Sorrisi, ammirando tanta innocenza in una sola persona. 

Con un braccio, l’avvicinai al mio corpo, cercando di riscaldarla dal freddo del suo cuore.

-Se hai fiducia in lui, non dovresti preoccuparti in questo modo- 

Una lacrima, solitaria ed improvvisa, scese sulle sue guance, rigandole amaramente. 

L’asciugò in fretta, come per nasconderla ai miei occhi. 

Come se apparire troppo fragile, fosse la sua maggior preoccupazione. 

-Lo so, sono una sciocca. Ma…- 

-Sei semplicemente dolce, Ploon- aggiunsi, prima che terminasse la frase.

Si voltò in direzione del mio volto. 

I suoi occhi, color oceano, adesso erano perfettamente posati sui miei. 

Forse cercava conforto. 

Forse cercava semplicemente le parole di un amico, di qualcuno che finalmente la capisse. 

-Chi non ti conosce direbbe che sei una di quelle persone che non sta mai male, che ha un motivo per scherzare anche della cosa più seria. Direbbe che un po’ ti invidierebbe la tua forza di volontà. Quell’ espressione sempre positiva e forte. Ma infondo sei sensibile: ci rimani male per una frase, una parola o semplicemente uno sguardo diverso. Sei testarda, questo si. Non ti piace essere compatita, e quindi stai in silenzio, mentre soffri. Preferendo non parlare, ma isolarti nel tuo piccolo mondo-

Mi sorrise, dolcemente. 

-Appunto per questo, però, dico che sono…-

-Speciale, Ploon- 

 

Narra: Michael. 

 

-No, non puoi uscire!- 

-Come?- 

Chiusi la porta dell’appartamento a chiave. 

Infilando, poco dopo, quel piccolo oggetto, nelle tasche dei miei pantaloni. 

Il viso di Piccola Peste, solitamente allegro e vivace, era visibilmente irritato, adesso. 

-Non é una bella giornata, Michael. Quindi, se fossi in te, farei come dico io. Dammi subito quelle chiavi!- 

Risi, ascoltando le sue buffe minacce. 

Cosa voleva fare una piccoletta come lei?

Sapevo non fosse molto docile, ma sicuramente non si sarebbe potuta mettere contro di me. 

-Fai la brava, Ploon-

Non si mosse di un solo centimetro. 

Voleva uscire, e niente, normalmente, l’avrebbe potuta fermare. 

Era una forza della natura, niente poteva distoglierla dai suoi obbiettivi. 

Ma questa volta non mi sarei lasciato sopraffare dalla sua grinta. 

-Ti preparo qualcosa da mangiare- 

Corrugò la fronte. 

E poi, sputò le sue ultime parole: “No, non ho fame”

Se ne andò in camera sua, dopo quello scambio di frasi, sbattendo la porta con violenza. 

Guardai Zayn, cercando di capirci qualcosa. 

Era sempre stata orgogliosa e testarda, ma mai s’arrabbiava in quel modo. 

Lui scosse il capo, facendomi intendere che nulla di buono girasse nell’aria di quell’appartamento. 

Così, senza pensarci troppo, decisi di raggiungerla nella sua stanza, lasciato trascorrere parecchio tempo, e parlarci con calma. 

Bussai. 

Niente. 

Nessuna risposta. 

Ma, quando aprii la porta, una cuscinata m’ arrivò in piena faccia. 

Risi, guardando il viso imbronciato della mia amica. 

-Mi vuoi dire che cosa succede?- 

-No- 

Ma perché doveva rendermi sempre tutto più difficile?

-Harry ti ha fatto qualcosa?-

Aggrottò le sopracciglia, coricandosi immediatamente, a peso morto, su tutto il letto. 

-E’ così?- 

-Se lo fosse?-

-Lo faccio a pezzi- 

Questa volta, ironizzò lei. 

-E poi te la vedresti con me- 

Sorrisi, notando che, nonostante tutto, il suo senso dell’umorismo non fosse scomparso. 

-Quando torna?- 

Fece una smorfia, forse non conoscendo la risposta. 

-Dove é andato?- 

Mi fulminò con lo sguardo, stufatasi delle mie troppe domande. 

Dopo aver pensato ad altri quesiti, senza esporli, decisi di sedermi accanto a lei. 

-Ti fidi di me?-

Senza farsi troppi problemi, rilassando il viso, annuì con delicatezza. 

-Allora, ascoltami con attenzione: devi tenere gli occhi aperti-

-Perché?- 

-Fidati e basta. Puoi farlo?-

 

Narra: Ploon. 

 

In fondo, era quello che pretendevo da Harry: fiducia. 

Così, decisi di dar ascolto a Michael, senza indugiare a lungo. 

Certo… Adesso ero curiosa!

“Perché devo tenere gli occhi aperti?” mi ero chiesta. 

Ma non feci alcuna domanda. 

Forse si riferiva al mio ragazzo. 

Non si era mai fidato di lui. 

Sentii sbattere la porta di casa. 

Erano le 9:00. 

Avevo già mangiato qualcosa, rubando dal frigo dell’ uva e un pezzo di torta. 

Quando, continuando a fissare la parete della mia stanza, lo vidi entrare. 

Il Mio Tesoro. 

Il ricciolo. 

Harry.

Non mi salutò, continuando a mantenere lo sguardo basso. 

Si tolse la giacca, buttandola sul letto, e le scarpe. 

-Ciao- bisbigliai, alla fine. 

Nemmeno un cenno, un sorriso, un ghigno. 

Aggrottai le sopracciglia, non capendo perfettamente che cosa stesse accadendo. 

Negli ultimi giorni aveva fatto di tutto pur di ricevere la mia attenzione, mentre adesso sembrava essere cambiato qualcosa. 

Uscì dalla stanza, con volto imbronciato e occhi cupi. 

Così, dopo essermi infilata le pantofole, avendo i piedi gelidi, decisi di inseguirlo. 

Era seduto in cucina, intento a mangiare un piatto di pasta freddo. 

I capelli, più lunghi e riccioli di quanto ricordassi, gli cadevano sul viso, comprendo il suo viso quasi interamente. 

-Harry…- 

Niente. 

Non rispose. 

Semplicemente, mi ignorò. 

-Dovremmo parlare…- 

S’alzò, di scatto. 

Prese il proprio piatto tra le mani e, dopo essermisi avvicinato, uscì dalla stanza, dirigendosi verso il divano del soggiorno. 

Che cosa aveva adesso?

-Harry- 

Decisa a farmi ascoltare, piuttosto che farmi trattare come un’ estranea, lo raggiunsi, un’altra volta. 

-Vuoi ascoltarmi o far finta che non esista?- 

A quel punto, scattò nel fulminarmi con i propri occhi. 

Ressi il suo sguardo, feroce e irritato, cercando di non apparire più debole. 

Ma alla fine, non ce la feci.

Deglutii, intimorita dalla sua serietà.

-Mi dispiace essermi comportata… come una stronza, in questi giorni-

Mi sedetti accanto a lui, cercando, senza successo, d’ afferrargli la mano e stringergliela.

Cogliendomi di sorpresa, la ritrasse con una smorfia. 

Corrugai la fronte, confusa. 

Non dissi nulla, però.

Continuai a studiarlo, cercando di leggere i suoi movimenti: anche quelli più impercettibili.

Alla fine, arrendendomi, sospirai. 

-E’ giusto che tu ce l’abbia con me- sorrisi, cercando di farlo dolcemente.

In fondo, ero stata io ad allontanarlo per prima. 

Adesso, forse, aveva solo bisogno di un po’ di calma e tranquillità.

Oppure era stanco e non voleva sentirsi tediare. 

-Buonanotte, Harry- 

Indecisa se dargli un bacio o no, alla fine, non lo feci. 

Presi il piatto, ormai gelido, di pasta, che aveva posato sul tavolino di fronte al divano e lo portai in cucina. 

Poi andai a dormire, da sola. 

 

Narra: Harry.

 

*Flashback*

 

-Harry…-

-Si, Arya?-

Il suo sguardo, in quel momento, più sereno e tranquillo, sorrise con estrema dolcezza.

Ci sedemmo sulle scalinate di fronte a casa sua.

Semplicemente, per parlare un po’, prima di tornare a casa.

Il sole stava calando, riscaldando, per l’ultima volta, il nostro corpo, quel giorno. 

-Non dovresti correre da lei, adesso?- 

Corrugai la fronte, capendo che il discorso fosse tornato a poggiarsi su Piccola Peste. 

-Non mi vuole- 

Abbassai lo sguardo, curvando il labbro per imitare un sorriso, anche se spento e malinconico.

-Mentre tu hai bisogno di me. E non ti lascerò- 

Sospirò. 

-Harry, stai mettendo da parte Ploon, per me…- 

Con gentilezza, avvicinò la sua mano alla mia, stringendola. 

Fissò i miei occhi con intensità: come se quello che mi volesse dire, fosse d’estrema importanza. 

-E lo apprezzo davvero tantissimo. Ma lei ti sta allontanando da sé, perché si sente esclusa dalla tua vita, da ormai un po’ di tempo- 

-E’ solo un mese e mezzo, Arya- 

-In cui tu, per la prima volta in tutta la tua vita, la metti da parte per qualcun’altra-

Accigliai il volto, non essendo d’accordo. 

Non era affatto vero. 

-No, non é così- 

Non rispose. 

Volgendo il proprio sguardo verso la piazza di fronte a noi.

-In Grecia non ti saresti mai accorto di me, dei miei problemi, con lei accanto-

Ed era vero. 

Triste. 

Ma realistico. 

-Cos’é cambiato adesso, Harry?- 

 

*Fine Flashback*

 

*Flashback*

 

Ero al bar, come al solito. 

Sorseggiavo una tazza di caffè, aspettando Ploon, tranquillamente.

Quando lo vidi, per la prima volta dopo tantissimo tempo. 

Era sempre uguale.

Sempre gli stessi occhi lucidi, rossi e dilatati. 

Aveva messo su qualche muscolo. 

I capelli, lunghi e lisci, li teneva raccolti in una coda bassa e morbida.  

Seth. 

Il ragazzo che aveva tentato di toccare Ploon, quella notte, in cui, miracolosamente, ero riuscito a proteggerla, sentendo le urla di Michael, in strada. 

Mi guardava, con sguardo malizioso e minaccioso, allo stesso tempo. 

All’idea che potesse vedere la mia ragazza, mi irrigidii. 

Così, senza pensarci due volte: mi alzai dalla sedia, velocemente, presi il mio telefono tra le mani e chiamai Piccola Peste, dandole appuntamento in un altro luogo, per sicurezza.

Camminai. 

A lungo. 

Ovunque. 

Ma nonostante cercassi di scacciarlo dalla mia testa, compariva, nella mia mente, l’immagine delle sue sudicie mani attorno al corpo di Ploon. 

-Non mi saluti, amico?- 

E come in un orribile incubo, me lo ritrovai davanti.

Strinsi i pugni, cercando di mantenere la calma. 

Una volta, lo avevo steso.

Potevo rifarlo, tranquillamente. 

Senza paura. 

Anche se adesso era molto più grosso di me. 

-Cosa vuoi?- 

Sorrise, maliziosamente. 

-Lo sai benissimo- 

 

*Fine Flashback*

Ehi, ragazze. 
Scusate per il ritardo, ma sono stata una settimana in Inghilterra e da là non potevo proprio aggiornare. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3 
Allora.. Secondo voi.. C'é un motivo per il quale Harry, nel suo subconscio, sta evitando Ploon?
E la nostra piccola biondina? Deciderà d'intervenire?
Zayn non vi sembra cucciolosissimo?:3 
Io adoro la loro amicizia*-*
E anche quella che ha con Michael, anche se é un po' strana AHAH. 
Fatemi sapere, carine <3 
A prestissimo e un bacione immenso, 
-Zola. 

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Capitolo 33
*** «Stay away from me ***


Narra: Ploon. 

 

Le mie braccia, gelide a causa del freddo inverno londinese, erano attorcigliate intorno alla sua vita, cercando di scongelarsi. 

Caldo. 

Forte. 

Profumato. 

Era come se il suo corpo fosse stato creato apposta per attirarmi a sé. 

E quella mattina, per nulla al mondo, lo avrei fatto scappare, allontanandomi da lui. 

Dormiva. 

Con lo sguardo ancora imbronciato. 

Da giorni, ormai, non mi parlava e teneva il volto più cupo e misterioso. 

Forse era una sorta di vendetta personale. 

Io per prima l’avevo evitato. 

Adesso stava facendo la stessa cosa con me. 

Me l’ero meritato, d’altronde. 

Sorrisi, notando che gli pizzicò il naso, quando un ricciolo ribelle gli cadde sul viso. 

Guardarlo dormire, accanto a me, era l’azione che più amavo svolgere. 

La notte, durante il buio e il silenzio, potevo ascoltare il battito del suo cuore. 

In mezzo alla stanca, eravamo soli. 

Io e lui. 

Accoccolai la mia testa sul suo petto, sentendomi tremendamente bene. 

“Quanto vorrei che tutto questo non finisse mai”.

Continuamente, questa frase vagava nella mia testa. 

Ricordandomi quanto incredibilmente bella fosse la mia vita in quell’istante, con lui al mio fianco. 

-Ploon- sentii sussurrarlo. 

Strinsi, con ancora più forza, le mie braccia attorno alla sua vita, per paura che scappasse. 

Non gliel’avrei permesso, questa volta. 

Al diavolo l’orgoglio! 

Quella dannata mattinata, volevo passarla insieme a lui.

-Ehi…- 

Quando sentii il suo corpo irrigidirsi al mio contatto, addolcii la voce e cercai di dire qualcosa al più presto.

Sapevo che di lì a poco, se non avessi fatto qualcosa, se ne sarebbe andato.

-Possiamo smettere d’ ignorarci, almeno per oggi, Harry?-

Fu l’unica frase che mi venne spontanea dire. 

Non vidi l’espressione del suo volto. 

Ma, senza alcun debbio, fu seria e concentrata. 

-Tregua?- domandai, speranzosa. 

Dopo avermi guardata attentamente, fece un semplice cenno con il capo, finalmente imitando un tenue sorriso. 

Ricambiai con felicità, rilassandomi. 

Successivamente ad essere rimasta tra le sue braccia muscolose ancora per un po’, decisi d’attivarmi.

-Bene. Adesso che so che non voli via, vado a prepararti la colazione- 

Feci per alzarmi, quando, velocemente e tutto ad un tratto, una sua piccola spinta mi fece ritornare accanto a lui. 

-Ho solo fame di te, pesciolino- 

Era strano sentirselo dire, dopo tutti quei giorni di silenzio. 

Ma istintivamente, dopo un primo momento d’imbarazzo, tornò tutto alla normalità.

Cercando di rimanere seria, strozzai una piccola risatina divertita. 

Lui fece lo stesso, ammirando la mia reazione. 

-Solo tu riesci a rendere carine frasi stupide come queste- sghignazzai. 

Mi fece un rapido occhiolino e, successivamente, mi baciò.

Finalmente. 

Incredibilmente. 

Passionalmente. 

Fu uno strano bacio. 

Prima veloce, poi lento. 

Come se da troppo tempo non lo facessimo. 

E in effetti, era proprio così.

Mi accarezzò i fianchi, stringendomeli con delicatezza. 

-Mi sei mancata- sussurrò, sorridendo dolcemente. 

Accarezzai i suoi ricci, stringendoli poco dopo. 

-Anche tu- 

 

-Preferisci una pazzia o qualcosa di dolce e romantico?- 

Accigliai lo sguardo, confusa e curiosa. 

-Perché questa domanda?- 

-Tu rispondi, Piccola Peste- 

Mi regalai qualche secondo per pensare. 

-Entrambe?- 

Lui sorrise, continuando a posare il suo sguardo sul mio. 

-Vieni- 

Mi prese la mano, avvolgendola nella sua, grande e calda.

-Cosa hai intenzione di fare?- risi. 

Non rispose. 

Ma non mi importò. 

Quello che davvero contava in quel momento erano i nostri corpi e i nostri cuori: così vicini e felici. 

Innamorati. 

Salì le scale di una piazza, lasciandomi indietro, facendomi fermare. 

Si diresse verso un ragazzo con la chitarra e un microfono in mano, che cantava allegramente e appassionatamente. 

Non appena fu riconosciuto e chiese se poteva, per un attimo, annunciare qualcosa al pubblico, l’adolescente gli sorrise, sperando forse di ricevere successivamente un autografo in cambio. 

Poi, con un sorriso abbagliante si voltò verso di me. 

“Probabilmente questo sarà lo scoop del giorno. O magari non importerà a nessuno di voi. Ma volevo solo far sapere al mondo… che mi sono innamorato, per la prima volta”. 

Spalancai la bocca, portandomi la mano sul viso. 

Cosa stava facendo?

Rendeva davvero la cosa ufficiale?

Non lo aveva mai fatto. 

S’era sempre ritenuto troppo ribelle e libero per annunciarlo. 

“Per la prima volta in tutta la mia vita riesco ad ammirare una sola donna, unica e bellissima. La più speciale e piena di vita che potessi mai incontrare. Originale, allegra, dolce… Un puntino colorato in un mondo di ragazze grigie. Lei é stata la boccata d’aria che ha risvegliato il mio cuore. La persona a cui ho dedicato tutte le mie canzoni. La ragazza che ho sempre avuto accanto, anche nei momenti più inaspettati e orribili. E’ la mia ancora, la mia migliore amica. La donna che mi fa diventare pazzo. Che mi rende più nervoso e spaventato. Che sento di dover proteggere, sempre. Che riesce a capirmi prima di quanto non riesca a farlo io stesso. La amo e sarà per sempre. Perché é il sentimento più vero che io abbia provato.” 

Io. 

Lui. 

Nessun altro. 

Perché il mondo doveva essere così affollato quando il nostro amore bastava per riscaldarlo interamente?

Io lo amavo, esattamente come lui aveva dichiarato di amare me. 

Ma perché non riuscivo mai a trovare parole belle quanto le sue?

Così sensibili e toccanti.

Come se fosse colpito da una freccia infuocata, il mio cuore scoppiettò. 

E la mia voce tremò, quando provò a dire qualcosa. 

Era perfetto. 

Era quello di sempre. 

Il ragazzo semplice e tenero che fin da bambina avevo ammirato, di nascosto. 

 

Alla fine del discorso, mi mandò un bacio, ricordandomi quando lo faceva da piccolo nei corridoi della scuola. 

La folla, poco a poco, si era fatta sempre più densa e curiosa.

Molte ragazze, adesso, mi fissavano. 

Non appena me ne accorsi, arrossii, inevitabilmente. 

“Com’é fortunata”

“E’ bellissimo”

“Vorrei io un ragazzo così”

Questi furono i commenti che riuscii a cogliere. 

Mi stavo guardando intorno, circondata da almeno due centinaia di persone, quando sentii afferrarmi la vita da una stretta possente e sicura. 

Sorrisi, sapendo si trattasse del mio amore. 

Di Harry. 

Del ricciolo. 

Prima che potessi dire qualcosa, mi baciò, come se nessuno si fosse accorto di noi. 

Accarezzando la mia guancia, fece percorrere brividi interminabili lungo la mia schiena. 

Poi, per alcuni secondi, a pochi centimetri dal mio volto, naso a naso, posò i suoi meravigliosi smeraldi sui miei oceani. 

-Allora? Sono stato sia che pazzo che dolce, pesciolino?- sussurrò, sorridendo e facendo comparire sul proprio viso le bellissime fossette. 

Annuii, non volendo confondere la mia voce con la sua, così sensuale e profonda. 

-Dovremmo fare più tregue, penso- rise.  

E aveva ragione! 

Dannatamente.

-Sarebbe bello se ogni giorno fosse così- ammisi. 

-I momenti brutti esistono perché ci siano quelli belli- 

Sorrisi. 

Era una cosa ovvia. 

Ma solo lui era riuscito ad elaborarla con una frase tanto splendida. 

-E comunque… Io ti ho amato per prima- gli feci un occhiolino, rendendo il momento più divertente e giocoso. 

-Ma sono io quello che si é dichiarato- 

Corrugai la fronte, sorridendo curiosa. 

-E quindi?-

-Se fosse per te, saremmo ancora al punto di partenza- 

Dopo avermi fatto un buffetto sulla guancia, sghignazzò. 

-Non é colpa mia se sono timida- 

Alzò gli occhi al cielo, regalandomi, poco dopo, un bacio sulla guancia. 

-Riesci sempre a cavartela tu, con una scusa o con un’altra, non é vero?- 

-Proprio così- 

 

Narra: Harry. 

 

-Harry…-

Il volto di Ploon, tutto ad un tratto, non appena il sole era calato e avevo iniziato a stringerla maggiormente al mio corpo per riscaldarla, s’era incupito. 

Sapevo, in fondo, che qualcosa continuava a turbinarle in testa, nonostante cercasse di nascondermelo. 

Le accarezzai i capelli, sorridendole e donandole un tenero bacio sulla guancia. 

Poi la guardai attentamente, per farle capire che l’ascoltavo. 

-Vorrei che fossi sincero con me…- 

Corrugai la fronte, preso alla sprovvista. 

A cosa si riferiva?

-C’é qualcosa che dovresti dirmi?-

Abbassai lo sguardo, indeciso sul da farsi. 

Forse, tutto sommato, i nostri problemi si sarebbero conclusi dicendole la verità. 

Che tutto quello su cui mi ero realmente concentrato, nell’ultimo mese e mezzo, era stato il problema di Arya e di suo fratello. 

Lei avrebbe capito tutto. 

Avrebbe perdonato la mia assenza. 

Era buona e sensibile.

Non mi avrebbe mai sgridato per aver fatto un buon gesto. 

Anche se questo l’avesse messa in secondo piano nella mia routine giornaliera. 

Ma, per qualche strana ragione, non le risposi. 

Feci trascorrere lunghi momenti di silenzio. 

Sentii sospirarla. 

Forse era stufa. 

Di me, di tutta questa strana situazione. 

-Vedi, vorrei davvero che tutti i giorni fossero come quello appena trascorso… Sono stata bene oggi, con te… E mi mancava starti accanto… Ma non capisco… Mi chiedo ripetutamente perché in questi mesi perché sia cambiato tutto, da un momento all’altro? Voglio dire, c’ero solo io per te… Sempre… Mentre adesso…- 

La interruppi. 

Come poteva ancora pensare di non essere l’unica ragazza nella mia testa e nel mio cuore?

-Non hai sentito quello che ho detto davanti a tutta quella gente, Ploon? Ci sei davvero solo te per me- 

Guardò il proprio anello con malinconia. 

Il nostro anello. 

Quello che le avevo regalato. 

-Ho solo paura che domani mi ignorerai, di nuovo- 

Forse davvero lo avevo negato a me stesso. 

Come mi aveva chiaramente detto Arya: l’ avevo trascurata. 

Ma perché?

Non me ne ero nemmeno reso conto, fino in fondo. 

Non avevo idea di cosa avesse provato la mia ragazza, giorno dopo giorno, ad essere allontanata dalla mia vita. 

Se lei, un giorno, avesse fatto lo stesso con me, probabilmente sarei impazzito. 

Ed era un po’ successo: quando aveva deciso di non rivolgermi più la parola. 

Capii solo in quel momento i sentimenti di Piccola Peste. 

-Non succederà, te lo prometto- 

Accigliò lo sguardo. 

E alzò il viso, per inquadrarmi con serietà. 

-Non ti credo- 

Ritrasse la propria mano dalla mia, portandosela vicino all’altra. 

Mi colse di sorpresa, un’altra volta. 

-Perché?- 

-Perché dovresti dirmi la verità, una volta per tutte!- 

S’alzò in piedi, mettendosi di fronte a me. 

Il suo volto, si capiva immediatamente, stava per mutare. 

Da dolce e comprensivo, sarebbe ben presto diventato rosso fuoco e impaziente. 

-Sono stufa di sentire scuse o pretesti. Io mi fido di te, ma non capisco perché devi essere così dannatamente misterioso. Non c’é niente che ti terrei nascosto, mai. Mentre tu…- 

-Mentre io?- 

Mi alzai. 

Avvicinandomi al suo corpo. 

Abbassando il tono di voce. 

Quasi bisbigliando. 

-Mentre tu…- balbettò. 

Sorrisi, nella mia mente, notando che nonostante tutto, si sentiva ancora in imbarazzo quando ero accanto a lei. 

-Stammi lontano, Harry!- 

Ricevetti uno spintone piuttosto goffo, che mi spostò minimamente dalla posizione precedente.

-Sono seria!- 

Corrugò la fronte, e notando che non potevo fare a meno di sorriderle, mi girò le spalle e se n’andò. 

-Ehi, pesciolino!- 

Urlai per incitarla a fermarsi. 

Ma vedendo il mio tentativo fallire miseramente, la rincorsi. 

-Per quanto hai intenzione di scappare da me?- 

Alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare, accelerando il passo, cercando di farmi rimanere indietro. 

Risi. 

Era terribilmente testarda, a volte. 

-Non puoi tornare a casa da sola a quest’ora!- 

Non mi rispose. 

Sapevo benissimo fosse troppo orgogliosa per ammettere il contrario. 

-Ploon!-

 

Lasciai trascorrere una mezz’oretta. 

Silenzio. 

Musica. 

Lunghe camminate. 

Cappotti e cappellini di lana. 

Fiocchi di neve. 

Alberi di Natale. 

Pacchetti regali. 

Tanta gente. 

E ancora non mi rivolgeva la parola. 

La seguivo a dieci metri di distanza, lasciandole il proprio spazio per sfogarsi e calmarsi. 

Dopotutto, forse era tutta questione di tempo. 

Ad un certo punto, giunti nuovamente nella piazzetta in cui avevo rivelato al mondo la mia insana cotta per Piccola Peste, si fermò. 

Senza girarsi. 

E io feci lo stesso. 

-Sai che ti dico?- urlò, finalmente decidendosi a guardarmi negli occhi, dopo alcuni secondi. 

Poi si avvicinò, minacciosa e impetuosa. 

Mi rivoltò un dito contro, corrugando la fronte. 

-Sono incazzata nera con te!- 

Spalancai gli occhi, mezzo divertito e mezzo stordito. 

-Non me ne ero accorto, in effetti- sghignazzai. 

Trattenne la calma, e ci volle tutto l’impegno del mondo. 

Probabilmente avrebbe voluto buttarmi nella fontana d’acqua gelida. 

-Arya- 

Fu tutto quello che disse. 

E, come se mi stesse sfidando, mi tirò un’occhiataccia. 

-Cosa?-

-Non fare il finto tonto, Harry. E non trattarmi come un’idiota dicendomi che sono paranoica! Perché so quello che fai tutti i pomeriggi-

Non era possibile che lo sapesse. 

Ne io ne Arya avevamo svelato il segreto. 

-Come fai a…?-

-Io e Zayn ti abbiamo spiato- 

Accigliai lo sguardo, più scioccato di prima. 

Tutta questa faccenda aveva un “non so ché” di anormale. 

-E non dirmi che per un mese e mezzo hai solamente giocato a bocce con la rossa perché ti tiro un calcio nelle palle!- 

Divenni improvvisamente serio. 

Come avevo fatto a non accorgermene?

Ad immaginare che, prima o poi, mi avrebbe seguito per davvero?

C’era d’aspettarselo, da una come Ploon, in fondo. 

Mi sentii stupido. 

E in colpa. 

-Davvero, Harry. Cosa c’é tra… di voi?-

I suoi occhi, profondi e blu, cominciarono, anche se quasi invisibilmente, ad arrossire, cercando di trattenere le lacrime. 

-Non penso sia un caso se ogni giorno…- 

La interruppi, per la miliardesima volta, baciandola. 

Tutto il resto perse significato. 

Arya. 

Zayn.

Le mie fans. 

I miei amici. 

Grisam. 

L’ultimo mese e mezzo. 

-Perché non me ne hai parlato subito?- sussurrai, stringendola tra le mie braccia, disperatamente. 

-Non lo so… Mi sentivo in colpa, invadente…-

-E’ tutta colpa mia, pesciolino. Mi dispiace- 

Sentii stringermi la vita, delicatamente. 

Succedeva sempre così, con lei. 

La facevo soffrire. 

Le chiedevo scusa. 

E lei mi perdonava. 

Sicuramente si meritava di meglio. 

Qualcuno come lei, che sbagliasse raramente. 

Ma le avevo promesso di non andarmene mai più dalla sua vita. 

Forse, egoisticamente, mi aggrappavo a questo patto: credendolo una scusa valida per restarle accanto. 

-Ti amo, Harry- 

“E forse per questo dovrei lasciarti libera” pensai. 



Ehi ragazze <3 
Come state? Tutto ok?
Scusate la mia lunga assenza, ma il peso della quarta liceo si fa sentire AHAH. 
Allora... Come classifichereste questo capitolo? Positivo o negativo?
Non lo so nemmeno io, é un po' strano. 
Cosa farà Harry nei prossimi capitoli? In che modo vorrebbe rendere Piccola Peste libera?
E chissà, magari la prossima volta ci saranno scene scoppiettanti per quanto riguarda anche altre relazioni (amicizie/amori chissà :3) 
Non siete almeno un po' curiose? 
E la dichiarazione pubblica? 
Vorreste che il vostro ragazzo ve la facesse, eh?;) Io la trovo romantica *-* 
Fatemi sapere, bellezze mie. 
Un beso, 
-Zola. 

 

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Capitolo 34
*** «Do you believe in love? ***


Cap. 34

 

Narra: Ploon. 

 

*Flashback* 

 

Pioggia. 

Freddo. 

Neve. 

Alberi spogli. 

Felpe e maglioni. 

Sciarpe. 

Scarponi. 

Guanti. 

Luci argentate e dorate.

Dicembre. 

Esiste periodo più bello dell'anno?

Seduta vicino alla finestra della mia classe, durante tutte le lezioni, ammiravo il cielo scuro, dal quale cadevano fiocchi sottili e quasi trasparenti che rapivano la mia attenzione ogni qual volta li notassi. 

Desideravo avere qualche strano potere magico in grado di farmi evadere dall'edificio e farmi toccare e sentire il profumo della polvere bianca. 

Ma ogni volta che la maestra, riprendendomi, mi faceva tornare con i piedi per terra, sospiravo amareggiata. 

La scuola. 

Se non fosse stato perché in quel luogo incontravo tutti i miei più cari amici, le avrei dato fuoco. 

Mi impediva di muovermi. 

Di respirare l'aria calda della primavera.

Di provare il gelo dell’inverno sulla pelle. 

Di parlare quando ne avessi voglia. 

Così, per la maggior parte del tempo, scrivevo canzoni su fogli giallastri o storie su quaderni. 

 

Stavo facendo girare il mio sguardo per tutta la classe, quando con immensa gioia notai una testa ricciola spuntare dal piccolo e alto vetro della porta. 

Sorrisi. 

Sapevo si trattasse del Mio Tesoro. 

Era il momento, il segnale. 

-Scusi, maestra?- 

Si voltò verso di me e, guardandomi divertita, mi fece un cenno con il capo, capendo che le avrei chiesto d'andare in bagno. 

Era almeno la quarta volta in quella mattina. 

Ero la sua esasperazione, ne ero consapevole. 

Ma finalmente, all'ultimo anno delle elementari, s'era rassegnata ad assecondarmi, sapendo che mai e poi mai le avrei dato tregua con la mia insistenza. 

Fiera di me stessa, percorsi la strada che divide il mio banco dai corridoi della scuola e, con grande felicità, incontrai il ricciolo. 

-La bidella non ti ha fermato? Non potresti essere qui al primo piano, Harry- 

-Ormai sono grande, gli alunni delle medie non hanno regole-

Mi fece uno stupido occhiolino, e io risi inevitabilmente. 

Gli diedi un piccolo spintone e alzai gli occhi al cielo. 

Sghignazzò.

E poi si avvicinò al mio corpo, dandomi un tenero bacio sulla guancia per salutarmi. 

-Davvero, come hai fatto?- 

-L'ho sedotta- 

Aggrottai le sopracciglia. 

E lo fissai per molti istanti. 

-Che c’é?- chiese, perplesso. 

-Che cosa vuol dire?- 

Scoppiò a ridere, dopo avermi guardato sbalordito. 

Più confusa di prima, lo fissai con maggiore insistenza, volendo una risposta. 

-Sei ancora troppo piccola per scoprirlo- 

E fu in quel momento... che il mio istinto omicida prese il sopravvento. 

Senza farmi troppi problemi, gli tirai un pugno sullo stomaco con la mia piccola manina. 

Ovviamente non gli feci nulla di ché. 

-Ahi!- 

-Te lo sei meritato- 

Mi sorrise. 

E dopo, innocentemente, mi scaldò la mano con la propria. 

Furtivamente, si guardò intorno.

Capendo che nessuno ci avrebbe mai visti, corse con me al suo fianco verso l’uscita del palazzo. 

Lentamente, sgattaiolammo fuori dall’edificio. 

La neve cadeva ancora dolcemente dal cielo, sfiorando le nostre guance rosee.

La toccai, probabilmente ridendo estasiata. 

Una volta, in quel punto, davanti ai miei occhi, vi era un enorme prato verde. 

Ma adesso, tutto era più bianco che mai. 

-Ti piace?- 

Continuando ad ammirare l’evento, gli annuii.

Mi si avvicinò, dopo alcuni momenti. 

E io, avvampando dalla felicità, abbassai finalmente lo sguardo per guardarlo negli occhi. 

-Tieni, Piccola Peste- 

Si tolse dalla testa il proprio cappellino grigio di lana per porgermelo. 

E rimase lì, ad aspettare che lo prendessi. 

-Non ho freddo, Harry-

-Shh- bisbigliò. 

Poi, con gesti lenti e dolci, mi sistemò li capelli in modo tale da poter mettere il suo accessorio senza sembrare un mostriciattolo. 

-Così va meglio- sorrise, impedendomi di non fare lo stesso, contagiandomi.

E successivamente, interminabili e preziosi momenti di silenzio ci invasero. 

Cercai un albero, lì vicino. 

Ed una volta trovato, mi sedetti appoggiandomi al suo tronco. 

Così fece il ricciolo, accanto a me. 

Era bello passare del tempo insieme. 

Anche senza dire nulla. 

Perché solo le persone che si amano davvero hanno il potere di parlarsi anche in silenzio. 

 

Il gelo invadeva le mie vene.

Procurava alla mia anima piacere… e serenità. 

Quel sentimento che raramente provavo in quel periodo. 

-Credi davvero nell’amore?- 

Per quanto potessi scherzare, ridere, illuminarmi dalla felicità, regnava sempre dentro di me qualcosa di oscuro e taciturno. 

Dubbi. 

Domande. 

E per quanto volessi vivere spensierata come una bambina meriterebbe, ero già cresciuta troppo in fretta, sebbene tentassi di nasconderlo. 

Harry aggrottò le sopracciglia, non rispondendomi. 

Forse pensando ad una risposta appropriata. 

Ma non avendola, tacque. 

-Mamma e papà…- 

Presi un attimo di respiro, continuando a mantenere il mio sguardo alto e fermo. 

-Urlano continuamente…-

I miei occhi, come assorti in brutali ricordi, si scurirono. 

E come accadeva quando ero assorda da pensieri infelici, divennero ghiaccio. 

-Litigano, piangono, non si parlano- 

Corrugai la fronte.

-Non si amano- 

L’immagine dei vetri rotti per terra mi fece rabbrividire. 

Bottiglie. 

Vasi. 

Bicchieri. 

Come si poteva arrivare ad odiare una persona fino a tal punto?

Sentii la mano di Harry stringersi maggiormente alla mia.

E quel gesto così dolce fece cadere dal mio volto una lacrima.

Sentivo che tutto quello che provavo per lui era infinitamente puro.

Ma, anche se fosse stato amore, prima o poi sarebbe giunto alla fine, come pareva tutte le cose facessero?

Il petto, sempre più stretto, fu colpito da dolori lancinanti. 

E il respiro, prima regolare, divenne spezzato. 

Portai le gambe accanto al busto, affondando il capo nelle ginocchia. 

Mi sentivo idiota ad essere così fragile e debole. 

-Scusa…- cercai di sussurrare. 

Ma tutto quello che uscì furono solo singhiozzi. 

-Andrà tutto bene, Ploon- 

E per qualche strano motivo, ci credetti davvero. 

Sentendomi al sicuro, appoggiai lentamente la testa alla sua spalla, lasciandomi accarezzare la guancia con delicatezza. 

-Andrà tutto bene- ripeté. 

 

*Fine Flashback* 

 

*Flashback* 

 

-Ho pensato potessi avere fame- 

Come per incanto, trovai il Mio Tesoro davanti alla porta di casa mia, con due pacchetti di sushi in mano. 

Era sera. 

I miei non erano in casa. 

E io, stanca, non avevo preparato nulla da mangiare. 

Come lo sapesse, rimase sempre un mistero per me. 

Lo guardai titubante. 

Domandandomi perché avesse davvero previsto una cosa del genere. 

-Allora, avevo ragione?- 

Annuii in silenzio, e senza troppa grazia, rendendomi conto che il mio stomaco ne necessitava, presi dalle sue mani il mio cibo. 

Rise. 

E mi rallegrò la giornata con quel suono a cui ormai non potevo più rinunciare. 

Lo feci entrare nell’ingresso. 

Dopo averlo fissato ancora per un po’, sorrisi. 

-Potevi portare anche tua sorella-

Aggrottò le sopracciglia, guardandomi con serietà.

-Che c’é?-

-Volevo passare un po’ di tempo da solo con te…- 

-E perché?- gli feci un occhiolino. 

-Perché non dovrei?- 

Ferma, pietrificata ad ammirarlo, sorridendogli, fui colta alla sprovvista quando lasciò scivolare dalla propria presa il suo pacchetto della cena per abbracciarmi. 

Attorcigliai le mani attorno al suo corpo, stringendolo forte. 

Il suo respiro sfiorava la mia pelle, e io volevo non smettesse di farlo per nessuna ragione al mondo. 

-C’é qualcosa che mi devi dire?- chiesi, rimanendo in quella posizione, dopo alcuni minuti. 

Scosse il capo. 

Ma subito dopo si corresse. 

-In realtà, si. Dovrei parlarti- 

Sciolse l’abbraccio, e io mutai sguardo. 

Rimasi immobile, aspettando con ansia la sua notizia. 

-Si tratta di Josh- 

Feci un cenno di capo, incitandolo a continuare. 

Serrò la mascella, come se quello che dovesse dire fosse troppo difficile da pronunciare. 

-E…?- 

-Ha una cotta per te- 

Dopo alcuni secondi, lanciando un respiro interminabile passare per i miei polmoni, scoppiai in una sonora risata. 

Lui corrugò la fronte, allontanandosi dal mio corpo. 

-Perché ridi?- 

-Pensavo fosse qualcosa di tragico! Avevi una faccia allucinante, Harry. Mi hai fatto prendere un infarto- 

Alzò gli occhi al cielo, senza accennare minimamente un sorriso. 

Poi s’andò a sedere sul divano, buttandocisi scomposto. 

-Quindi?- 

-Cosa?- 

-Cosa hai intenzione di fare con lui?- 

Non gli risposi. 

Non perché non lo sapessi. 

Ma perché mi incuriosì maggiormente la sua reazione.

-Ti darebbe fastidio se uscissi con lui?- sorrisi maliziosamente, avvicinandomi al suo fisico. 

-Ho fatto prima io la domanda- controbatté.

Risi. 

-Non fare il bambino, Harry- 

-Tu non farla, Ploon- 

S’alzò. 

Sembrava decisamente un anima in pena.

-Mi spieghi qual’é il problema?- sghignazzai.

-Lui é il mio migliore amico- 

E quindi?

La logica maschile, in quel momento, non la capii. 

Lo fissai con sguardo interrogativo, cercando di fargli capire di spiegarsi meglio. 

-E tu sei…- 

Si fermò. 

E io aspettai. 

Troppo.

-Sono?-

Il suo volto, fino a quel momento basso e timido, s’alzò: sicuro e impavido. 

-Tu non puoi stare con lui-

Spalancai gli occhi. 

-Come, scusa?-

-Hai capito, Ploon- 

Aggrottai le sopracciglia, confusa più che mai. 

-E perché non potrei?- 

-Perché tu sei…- 

Possibile fosse tanto difficile dirlo?

-Sono?- dissi un’altra volta, avvicinandomi.

Alzò lo sguardo, finalmente. 

A pochi centimetri di distanza dal mio viso mi specchiai nei suoi meravigliosi occhi color smeraldo. 

E così, questa volta, mi allontanai io. 

Forse per paura. 

Per imbarazzo. 

Arrossii. 

E non capii il perché.

-Tu sei la mia migliore amica-

 

*Fine Flashback* 

 

Narra: Harry. 

 

*Flashback* 

 

-Ploon!- 

Il suo corpo, rivestito da una pesante giacca rosa e pantaloni da sci dello stesso colore,  si era rivoltato nella neve, scomparendo dalla mia vista dopo pochi attimi. 

Veloce come una pazza, era caduta nel punto più ripido della pista. 

Io, che un attimo prima ero intento a ridere e gareggiare contro di lei, mi trasformai.

Spalancai gli occhi, e correndo il più rapidamente possibile, la raggiunsi. 

Il cuore assunse un battito più veloce e irregolare. 

Vedendola immobile, senza fiatare, mi preoccupai.

-Ploon!-

Il suo viso, bianco come il latte, era ricoperto dalla neve. 

Mi inginocchiai accanto al suo corpo. 

Così, prendendo il suo capo sottobraccio lentamente, con delicatezza le pulii il volto. 

-Ploon…- sussurrai più lentamente. 

Stavo per chiedere aiuto ai passanti, quando come per incanto, aprì gli occhi.

E rise. 

Corrugai la fronte. 

-Ti ho fregato- 

Lasciai scivolare il mio corpo sulla pista, rilassandomi. 

E presi fiato, rilasciandolo poco dopo. 

Mi passai una mano tra i ricci, e assunsi un espressione severa. 

-Sei una scema!- 

Lei sgranò gli occhi, forse presa alla sprovvista dal mio alto tono di voce improvvisamente accusatorio. 

-Pensavo ti fossi fatta male sul serio- dissi rialzandomi. 

Dopo aver distolto lo sguardo dai suoi occhi, dopo alcuni secondi, mi accorsi che continuava insistentemente a guardarmi. 

E sorrise dolcemente, quando posai nuovamente i miei smeraldi sui suoi oceani. 

-Sto bene, Harry- 

-Lo vedo- bofonchiai. 

-Non ti devi sempre preoccupare per me. So badare a me stessa- 

La guardai. 

E quella frase appena pronunciata dalle sue rosee labbra, mi fece tenerezza. 

-Tu faresti lo stesso con me, no?- 

Non mi rispose, ma sapevo perfettamente quale fosse la risposta. 

Le posi la mano per aiutarla ad alzarsi, e così l’ afferrò calorosamente. 

-Comunque… Io non mi faccio mai male, sono una donna forte- mi fece un occhiolino. 

-Chiudi la bocca, pesciolino- sorrisi. 

Ehi ragazze! 
Finalmente, dopo quasi un mese, mi rifaccio viva C': 
Scusate tanto, ma non ho davvero avuto tempo di scrivere... Cercherò di rimediare durante le vacanze natalizie, ok?:3 
Allora, questo é un capitolo costituito esclusivamente da flashback: forse é un po' eccessivo, ma mi piaceva scriverlo, quindi l'ho fatto :)
Voi cosa ne pensate?
Rivedere il rapporto tra Harry e Ploon prima che litigassero o prima che si mettessero insieme a me piace sempre <3
Si capiscono più cose in questo modo!
Vorrei sapere la vostra <3 
Siete in tante a leggere questa Ff e vi ringrazio davvero molto:3 
Se volete consigliarmi qualcosa, qualsiasi, recensite pure! <3 
A presto care, 
-Zola. 

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Capitolo 35
*** «Everything I like about me is you ***


Narra: Harry.

 

-Avresti dovuto dirmi si trattasse di questo, Harry- 

-Arya mi aveva chiesto di tenerlo segreto-

Il viso di Ploon, ancora concentrato a fissare Grisam, il fratello della rossa, era palesemente assorto da quello che stava studiando con la massima attenzione. 

Forse neanche lei sapeva che fare. 

Come comportarsi. 

Socchiuse gli occhi, all’improvviso. 

E, alla fine, si decise ad intervenire. 

Raggiunse il bambino, con la massima cautela. 

Gli sorrise, semplicemente, sedendosi accanto a lui, sul divano. 

A differenzia mia e della sorella, Ploon stette in silenzio per instaurare un legame con lui.

E Grisam, per la prima volta da quando l’avevo conosciuto, non impazzì per l’arrivo di uno sconosciuto. 

Decisi di lasciarli soli. 

Guardai Arya, preoccupata quanto sollevata, in quel momento. 

E uscii da quella stanza. 

 

 

-Allora? Che c’é?- 

Zayn, con cui ultimamente parlavo raramente, mi aveva detto d’ incontrarci nella piazza sotto casa per discutere. 

E così, puntuale e taciturno, mi ero presentato nel posto deciso.

Il suo volto, sempre sorridente e gentile quando eravamo nell’appartamento, era decisamente severo, adesso. 

Era in piedi, appoggiato su un muretto. 

Stava massaggiando con qualcuno al telefono.

Non appena mi vide, aspettò arrivassi da lui, impaziente. 

Non mi salutò, ne mi sorrise. 

Iniziò a parlare a sottovoce, guardandosi intorno, come se qualcuno potesse spiarci. 

-Michael mi aveva detto di non dirtelo. Ma non é giusto- 

Corrugai la fronte non appena sentii il nome di quell’idiota. 

Cosa centrava adesso Zayn con lui?

Perché doveva sempre mettersi in mezzo?

-Si tratta di Seth, Harry- 

La mia attenzione crebbe maggiormente, se possibile, non appena sentii il nome di quello schifoso individuo. 

Il modo con cui pronunciò quelle parole mi fece capire fosse al corrente di tutta la questione. 

Michael, evidentemente, gliene aveva parlato, mettendolo a mezzo senza farsi problemi. 

Era palesemente preoccupato per Ploon. 

Come me. 

Come… Michael, d’altronde. 

-E’ tornato- 

Quel coglione era sempre stato ossessionato dalla mia ragazza, fin dai tempi del liceo. 

Era un drogato, un alcolista. 

Era pericoloso. 

Forse adesso ancora di più. 

-Da quando ha saputo da Liz che state insieme vuole vendicarsi per quello che gli hai fatto- 

Liz. 

Sbuffai al suo ricordo. 

Per ripicca gli aveva raccontato tutto, conoscendo le sue intenzioni. 

Come avevo potuto, anche solo lontanamente, invaghirmi di lei, da adolescente?

Come poteva arrivare a tanto?

-Non dici nulla?-

Evidentemente sorpreso dalla mia scarsa reazione ad una tale rivelazione, Zayn corrugò la fronte. 

Forse pensò non lo prendessi sul serio. 

Ribadì il concetto già detto, più volte. 

Fino a quando non perse la pazienza. 

-Non puoi lasciare da sola Ploon, Harry! E’ in pericolo- 

Sapendo di aver fatto una cazzata enorme, nell’ultimo periodo, socchiusi gli occhi, come per volerlo dimenticare. 

-Sapevo già di lui- 

Il moro accigliò lo sguardo. 

-Come?-

-Un giorno mi ha seguito, e mi ha avvertito- 

Non disse nulla, per un bel po’. 

Come se tutte le emozioni burrascose che aveva evidenziato precedentemente fossero sparite, mi fissò con rabbia. 

Sembrava incazzato. 

Mostruosamente, questa volta. 

-E tu, sapendolo, sei fuggito come un codardo?-

Il suo tono di voce, adesso, era più alto. 

Era sconvolto.

Forse lo sarei stato anch’io, al suo posto. 

-L’ho fatto per proteggerla…- 

Non era una giustificazione valida, ne ero consapevole. 

Ma tentavo di crederci, disperatamente. 

-Certo…- bofonchiò, non preoccupandosi di farsi sentire. 

-Pensi che voglia che le succeda qualcosa? Sono spaventato almeno quanto te!- 

Era la mia ragazza. 

L’amavo più di ogni altra cosa al mondo. 

Non volevo perderla. 

Non volevo le succedesse qualcosa. 

Cercavo solo di fare del mio meglio. 

Zayn sghignazzò, come se credesse stessi mentendo, facendomi notare il suo disappunto e disprezzo. 

-Sei un vero idiota, Harry!- 

-Non…-

Mi interruppe, non volendo più ascoltarmi.

-Ti ho difeso continuamente davanti a Ploon. Ma Michael aveva ragione. Peggiori solo le cose- 

Strinsi i pugni, sentendo il suo nome un’altra volta. 

-Ti fidi di quel coglione e non di me, adesso?- 

-Dico solo che dovresti smetterla di pensare a te stesso e iniziare a pensare a lei- 

-Cosa pensi faccia continuamente, eh?-

-Non lo so, Harry. Ma ultimamente la tratti in modo strano. E non voglio soffra-

Non aggiunse altro. 

E neppure io. 

Volevamo la stessa cosa, alla fine. 

Solo che l’applicavamo in modo differente. 

Lui non faceva altro che offrirle supporto, da buon amico. 

Mentre io, con le mie paranoie, non facevo che allontanarla. 

Non appena sentivo di essere sbagliato, le davo la conferma di esserlo. 

Era successo cinque anni prima. 

Sull’isoletta, quando avevo baciato Arya. 

Non appena avevo incontrato Seth. 

Forse Zayn aveva ragione. 

Ero un codardo e dovevo ammetterlo. 

Non ero abbastanza forte per proteggerla. 

-Forse rovini tutto perché ci tieni troppo- 

Mi sorrise, dandomi una pacca sulla spalla. 

In fondo, sapeva ci tenessi più di tutti. 

Era uno dei miei più grandi amici. 

E come tutti gli amici, mi sgridava quando sbagliavo, ma era presente quando dovevo rimediare.  

-Pensa di meno e agisci di più, amico- 

Era un buon consiglio. 

Ero noto nel gruppo per essere quello più spavaldo all’esterno, ma più tenebroso all’interno. 

-Non rovinare quello che hai di bello-

 

Narra: Michael. 

 

Sotto il portone di Arya, aspettavo con ansia Piccola Peste. 

Non la vedevo da una settimana circa, mi mancava. 

-Ehi, faccia da schiaffi!- 

Sentii il suo corpo saltarmi addosso, facendomi ridere. 

La presi al volo, sulla schiena. 

Mi scompigliò i capelli e mi diede un semplice bacio sulla guancia. 

-Mi fai da guardia del corpo fino a casa?- sghignazzò. 

Lei non lo sapeva, ma in un certo senso era proprio così. 

Annuii, sorridendole. 

-E non sali a salutare la rossa?- 

-Perché dovrei?- 

Accigliò lo sguardo, confusa. 

-C’era un bel feeling tra voi due- 

-Non faceva per me- 

Fece un cenno di capo, capendo il mio punto di vista. 

-Peccato, é carina- sbuffò. 

-Tu lo sei di più- 

Alzò gli occhi al cielo, ridendo. 

-Stai zitto e cammina, rubacuori- 

Sembrava felice, in quel momento. 

L’ultima volta che l’avevo vista quasi mi tirava il piatto di pasta che le avevo cucinato in faccia. 

Era lunatica. 

Forse era davvero l’unica sua pecca. 

-Com’é andata con Grisam?- 

-Come lo sai?- corrugò la fronte. 

-Io so sempre tutto, Ploon- 

Non rispose, abbassando lo sguardo. 

-E adesso che hai?- 

-Te l’ha detto Zayn, non é vero?- chiese imbronciata. 

Alzai le mani all’aria, per farle capire che non le avrei rivelato le mie fonti preziose. 

-Gli avevo detto di star zitto- borbottò. 

-Perché non potrebbe essere stato Harry?- 

Seppure sperassi di metterla in crisi con i suoi ragionamenti contorti, rimasi deluso nel vedere che non cascò nel tranello. 

-Perché per quasi due mesi non l’ha detto neppure a me, rischiando di fare una miriade di casini… E, inoltre, lui sa mantenere un segreto- 

Sospirai. 

Rassegnato dal suo amore verso il ragazzo ricciolo. 

-Non c’é momento che tu non lo difenda, eh?- 

Sorrise. 

E con convinzione aggiunse: “Non quando sono sicura che abbia fatto la cosa giusta”.  

Era vero amore. 

Nessuno lo poteva mettere in dubbio. 

Di quelli da film o da libri. 

Lo custodiva dentro se stessa come se fosse un segreto, cercando di non mostrarlo a nessuno, sebbene inutilmente. 

I suoi sentimenti per le persone erano sempre così evidenti, secondo me. 

-E, in ogni caso, perché lo hai detto al moretto e non a me?- 

Un po’, devo ammettere, ero geloso del loro rapporto. 

Sembrava che Ploon confidasse qualsiasi cosa a Zayn, mentre prima ero sempre stato io a sapere tutto di lei. 

Almeno quando Harry non l’aveva più considerata. 

-Lui é più simpatico e carino- 

Lo disse con un tono tanto stupido e da bambina, che scoppiai a ridere inevitabilmente. 

-Carino no di certo- commentai, sicuro di me. 

-Ehi, sei vanitoso eh!- 

-No, però sono più carino- 

Rise. 

E io feci di nuovo lo stesso. 

-Simon si é più fatto sentire?-

-Ogni giorno…- sospirò lei. 

-Non puoi dirgli di smetterla? Se vuoi ci parlo io-

Scosse il capo, sorridendomi lievemente. 

-L’ho già fatto soffrire abbastanza. Vuole solo essere mio amico-

Con una faccia totalmente ironica, la guardai severo. 

-Così esagera e lo sai- 

-Diamogli ancora un po’ di tempo, magari si stufa- 

-Va bene, principessa- 

Poi, all’improvvisò, si ricordò di qualcosa di strano, e guardandomi con un nonsoché di inquieto, tirò fuori il proprio telefono. 

-Mi é arrivato questo messaggio ieri sera- 

Con gentilezza mi porse il proprio cellulare bianco. 

 

*Da sconosciuto. 

 

Amo il rischio. E tu lo sei adesso, bambolina. Spero mi aspetterai con impazienza. Sto arrivando. 

 

*Fine messaggio. 

 

-Dev’essere qualcuno che ha sbagliato, no?- 

Fissai il mio sguardo sullo schermo, incredulo. 

Seth come aveva avuto il suo numero di telefono?

Era sicuramente lui. 

La situazione era più complicata di quanto pensassi. 

Così facendo, poteva spaventarla, se avesse continuato a scriverle. 

E presa dalla paranoia, a lungo andare, avrebbe potuto fare qualche stupidaggine. 

Magari essere attratta, involontariamente, nella trappola del lupo. 

Corrugai la fronte. 

-Michael? Allora?- 

-Si, scusa… Deve aver sbagliato, come dici tu- 

Sorrise, forse adesso più rassicurata dalle mie parole. 

-Torniamo a casa- 

Inconsciamente, avvicinai la mia mano alla sua.

Lei aggrottò le sopracciglia, confusa. 

-Che fai?- 

-Non hai freddo? Ti mancano i guanti, Piccola Peste- 

Una volta che lo ebbe notato, rispose. 

-Si, ma… non c’é bisogno di…- 

-Poche storie, non ti sto violentando- sghignazzai, vedendo la sua faccia viola. 

Mi tirò un pugno sulla spalla. 

E io risi. 

-Harry non lo verrà a sapere- le feci un occhiolino. 

-Ti detesto- sentenziò, alla fine. 

-Lo so- 

 

Narra: Harry. 

 

-Devo proprio vestirmi in questo modo?-

-E’ solo un semplice vestito da cameriere, Niall- 

-Si, ma non mi dona particolarmente-

Perrie rise, e tutti gli altri insieme a lei. 

Liam s’era occupato di ripulire l’intero appuntamento.

Eleanor aveva fatto la spesa. 

La ragazza di Zayn mi aveva vestito come si deve, dandomi consigli su come comportarmi tutto il pomeriggio tardo. 

 

*Flashback* 

 

-So come devo comportarmi, l’ho già conquistata se ricordi- accigliai lo sguardo, guardandola attentamente mentre mi parlava senza ascoltarmi. 

-Non tirare fuori come argomento Arya. Non ricordarle momenti brutti. Non incupirti se inizia a parlare di qualcosa che ti da fastidio. Sorridi in continuazione. Falle complimenti…- 

-Ho capito-

-No, ripeti!- 

Alzai gli occhi al cielo, esausto. 

Odiavo le donne, a volte. 

-Ehi, concentrati!- mi rimproverò. 

-Possiamo fare una pausa?- 

Louis continuava a ridere, vedendomi torturare. 

Gli tirai un occhiataccia. 

-Vuoi venire tu al mio posto?- 

-Io non ho combinato nessun casino con la mia ragazza- disse prendendo tra le proprie braccia Eloanour. 

-Io ho già rimediato, ma non lo volete capire- borbottai. 

Perrie mi fece un segno negativo con la mano, sorridendo maliziosamente. 

-Noi ragazze siamo difficili. Diciamo una cosa, ma poi ne facciamo un’altra. E se ti dico che Ploon non ti ha ancora perdonato del tutto, fidati, é così- 

Corrugai la fronte. 

-Ploon non é come tutte voi- 

Sghignazzò. 

E quasi mi fece spaventare. 

Mentre Liam e Niall ridevano ancora. 

-Lo é, eccome- sospirai, rinunciando definitivamente a scappare da quella situazione. 

-Quindi, ascoltami senza fare storie-

-Ascoltala, Harry- mi fecero coro quei due. 

Li odiavo. 

Odiavo proprio tutti. 

-Perché non vi fate i fatti vostri?- 

-Perché è stupida la situazione che si é creata fra di voi e pensiamo che sia il caso di sistemare tutto prima che diventi ingestibile qualsiasi cosa- sentenziò tutto d’un fiato la bionda. 

-E poi amiamo vederti in questo stato disperato, Haz- rise Louis. 

 

*Fine Flashback*

 

Narra: Ploon.

 

Il buio regnava all’interno dell’appartamento. 

E il silenzio ancor di più. 

Avevo detto a Michael di poter andar via, una volta giunti nel portone di casa, ma adesso, sapendo che sarei rimasta sola, pensai che avrei potuto invitarlo a salire con me. 

Posai le chiavi sul tavolino dell’ingresso e mi tolsi la giacca rossa, poggiandola su una sedia lì vicino. 

Sospirai, odiavo stare da sola. 

Soprattutto dopo una giornata così impegnativa. 

Stare con Grisam era stato bello, ma comunque difficile. 

Arya mi aveva ringraziata tantissimo.

Ero stata felice d’aiutarla.

Continuando a pensare, e non vedendo dove stessi mettendo i piedi, sbattei contro quello che probabilmente era il divano. 

Ovviamente, essendo troppo pigra, avevo dimenticato di accendere la luce e in quel momento, senza ombra di dubbio, non avrei fatto un passo indietro per farlo. 

Aguzzando l’udito, sentii dei respiri più pesanti rispetto ai miei. 

E, non so per quale strano motivo, pensai subito si trattasse dell’irlandese. 

-Niall, che cavolo stai…-

Mi sentii toccare le spalle e, come una dannata, saltai in aria presa dallo spavento. 

-Che cavolo?- 

-Ciao, ragazzina- 

-Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un infarto!- urlai. 

Mi prese per un braccio e immaginai mi sorridesse, come al solito. 

-Vieni con me senza fare troppe storie- 

Non sapevo dove mi stesse portando, esattamente, ma lui sembrava molto sicuro. 

-Che sta succedendo in questa casa, me lo spieghi?- risi, non spiegandomi nulla. 

All’improvviso, aprì una porta. 

Tantissime piccole luci illuminavano la stanza, quella mia e di Harry. 

Erano candele, senza ombra di dubbio. 

E lui, il mio amore bellissimo, brillava più di tutte loro messe insieme. 

Sorrisi, vedendo una scena tanto dolce. 

Mi portai le mani alla bocca, spalancandola, come al mio solito. 

I miei occhi dovevano brillare, perché sentii presero fuoco. 

-Vi lascio da soli, piccioncini- 

Non guardai nemmeno il ragazzo di Doncaster andarsene via. 

Ero troppo concentrata sulla tavola brandita di bicchieri, piatti, forchette, coltelli e bottiglie. 

-P…perché tutto questo?- 

-Perché l’unica cosa che mi piace di me sei tu, Ploon- 

Ehi, ragazze!:3 
Finalmente ce l'ho fatta a postare questo dannato capitolo! 
Mi é venuta l'ispirazione, per fortuna *-* 
E poi mi mancavano le vicende tra Ploon ed Harry <3 
Allora, vi vedo un po' spente, ragazze. 
L'ultimo capitolo che ho postato aveva solo 4 recensioni, sono poche rispetto al solito :C
Ringrazio tutte quelle che mi scrivono sempre, siete davvero degli amori e senza di voi non saprei davvero che fare! 
Tutte le altre, invece, le invito a farmi sapere cosa pensano dei personaggi, della storia, degli eventi che stanno succedendo. 
Sono particolarmente affezionata a questa storia, é stata la mia prima, quindi ci tengo che sia apprezzata. 
Detto questo... 
Arya sarà ancora un problema?
O vi preoccupa di più Seth? O, magari, Michael... 
Zayn ultimamente é stata parecchio incazzato con il nostro povero Haz, non vi pare?
Pro Zayn o Pro Harry questa volta?
E non amate Perrie?:3
AHAH a me fa pisciare. Me la immagino esattamente così. 
Nialler il cameriere (?) ce lo vedo troppo :') 
Sono stati carini ad aiutrare il ricciolo, non vi pare? <3 
Vabbe, fatemi sapere! Ho anche parlato fin troppo C:
Un bacione a tutte quante e a presto spero, 
-Zola. 

P.S.: Passate a dare un'occhiata anche alla mia nuova Ff "Maybe I get drunk agin to feel a little love." Mi farebbe piacere, ha pochi capitoli per ora, non vi siete perse troppo <3 


 

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Capitolo 36
*** «Because you was jealous ***


Narra: Ploon. 

 

-Pensi di potermi resistere ancora?- 

Dolce. 

Flebile. 

Il suono di quelle parole risuonò all’interno della mia testa come una splendida melodia. 

Come quando cantava una bellissima canzone d’amore. 

E sorrise, facendo il solletico al mio cuore. 

Perché se lui mi guardava in quel modo, io non potevo che provare gioia e sentirmi a casa, nel posto dal quale mai e poi mai me ne sarei voluta andare.

Nel luogo in cui sarei sempre tornata, anche dopo mille tempeste. 

Perché Lui era Lui.

Il mio ricciolo.

Tutto ciò che l’amore comportava nel senso più profondo e vero del proprio termine. 

Mi specchiavo nei suoi occhi, felici e intensi, chiedendomi perché proprio io avessi la fortuna di stringere tra le mie braccia la creatura più bella dell’universo. 

Lo avevo così desiderato, che adesso, avendolo lì accanto a me, sapendo provasse i miei stessi sentimenti, quasi mi pareva assurdo. 

Tutti i libri che avevo letto, tutti i film che avevo ammirato, tutti i sogni che avevo fatto sul vero amore… Non erano più finzione, ma realtà. 

E capivo solo in quell’istante che la vita fosse molto più burrascosa, più oscura, più spaventosa, ma molto più interessante del 'E vissero per sempre felici e contenti'.

Perché l’uomo pretende di vedere sempre il sole, ma dimentica che per vedere l’arcobaleno c’é bisogno di un po’ di pioggia. 

Nulla é davvero semplice. 

Soprattutto qualcosa di così immenso come l’amore. 

Avevamo avuto dei problemi, persino noi due. 

Ma tutti ce li hanno. 

Dobbiamo, per questo, dimenticare tutti i momenti belli?

In fondo, i problemi mettono alla prova i nostri sentimenti. 

Sono sfide. 

Servono per crescere, per migliorarsi. 

E, a volte, si capisce quanto siano indispensabili per continuare a vivere in un modo migliore. 

 

Strinse con più calore la mia mano alla sua, guardandola attentamente.

In piedi, in mezzo alla stanza, ballavamo, come in quella lontana notte stellata in Grecia.

E mi resi conto che, anche se odiavo ballare, amavo farlo insieme a lui. 

Protetta tra le sue braccia, sentendo il suo profumo, accarezzandogli i ricci, capivo di poter far qualsiasi cosa. 

Sorrisi, pensando alla domanda che mi aveva posto. 

E, continuando ad ammirare i suoi splendidi smeraldi e le sue amabili fossette, scossi il capo lentamente. 

Come era possibile, giunti a questi punti, resistergli ancora?

Io, di certo, non l’avrei fermato se mi avesse baciata fino alla fine dei tempi. 

Sghignazzò. 

E io feci lo stesso. 

Le sue mani, calde e perfette, prima poggiate sulla mia schiena, scesero fino a stringermi la vita. 

Rabbrividii, capendo che, questa volta, ne io ne lui ci saremmo fermati. 

Lui lo notò. 

E sussurrò al mio orecchio, dolcemente: “Se non vuoi, aspetterò senza scappare” 

-Io lo voglio…- 

Era il momento giusto. 

Quello perfetto. 

Dopo averlo guardato attentamente per un ultima volta, chiusi gli occhi. 

E decisi di lasciarmi trasportare. 

Le sue labbra, a forma di bacio e morbide, toccarono le mie. 

Successivamente, lentamente e con delicatezza, trasportò il mio corpo sul letto al nostro fianco. 

Con cura e stando attento a non fare momenti troppo bruschi, sbottonò la mia camicetta celeste sino a togliermela completamente. 

Arrossii, probabilmente.

Ma non mi fermai, questa volta.

E lui se n’accorse, perché, anche se solo per un attimo, si fermò. 

-Ploon, io…-

Un mio dito, istintivamente, si poggiò sulla sua bocca, per impedirgli di dire altro.

-Ti amo, Harry- 

Dio se era così!

Lo amavo con tutto il mio corpo, con tutta la mia mente. 

E non desideravo altro che stringermi alle sue forti braccia, per tutto il tempo. 

Dormire sul suo petto. 

Ascoltare il suo respiro. 

Sorridere al minimo movimento dei suoi capelli riccioli. 

Farmi mancare il fiato al contatto dei nostri due corpi come un unico solo. 

Lui mi amava. 

Cos’altro potevo aspettare per sentirmi pronta?

 

Narra: Zayn.

 

-Dici che la serata sarà andata bene?-

Perrie era estremamente agitata e curiosa. 

Aveva messo tutta se stessa perché a Ploon potesse piacere la sorpresa. 

E devo ammettere, fosse davvero perfetta. 

Harry, sebbene non avesse voluto farlo vedere, era stato agitato per tutto il pomeriggio, e la mia ragazza, sebbene con troppa pressione, aveva cercato di tranquillizzarlo spiegandogli i minimi dettagli. 

Lasciando da parte questo: in quel momento, con tutti gli altri, a parte i due piccioncini, eravamo andati a prendere una cioccolata calda in un bar, così da poterli lasciare soli. 

-Ho un’altra sorpresa per Piccola Peste, ragazzi-

Liam, sorridente e di buon umore, interruppe i vari discorsi creatisi al tavolino. 

-In realtà, é un po’ per tutti-

-Non lasciarci sulle spine, parla!- commentò El. 

-Domani torna Hayley. Si ferma con noi durante le vacanze natalizie-  

A quel punto, felici per la bella notizia ed entusiasti per il buon proposito della giornata riuscito ottimalmente, brindammo alla nostra amicizia e al nostro gruppo.

-Vi voglio bene, ragazzi- ammise il biondo, emanando un sorriso raggiante come al suo solito.  

 

Narra: Ploon. 

 

-Allora?-

-Hayley, sei appena tornata e vuoi già parlare di… questo?-

Fece un cenno, dilatando gli occhi curiosa. 

Risi.

Era incorreggibile. 

-Beh, non sono d’accordo-

Sbuffò, tirandomi una piccola sberla sullo stomaco.

-Ahi!-

-Parla o vado a chiederlo direttamente a lui-

-Come?!-

-Hai capito-

-No!-

Mi guardò con aria di sfida.

Sapeva farlo proprio bene. 

E, sicuramente, avrebbe avuto le palle per chiedere al ricciolo tutti i particolari.

Sbuffai, abbassando lo sguardo, imbarazzata. 

-E’ stato…-

Sorrise, vedendomelo fare. 

-Bellissimo-

Lo era stato davvero.

Speciale. 

Come sempre me lo ero immaginato e avevo sperato fosse. 

Al fianco della mia anima gemella. 

-Ma non voglio dirti altro-

Sospirò, abbracciandomi.

E baciandomi, sulla guancia.

-Perché tutto questo affetto?- sghignazzai. 

-Perché la mia prima volta é stata un disastro- sentenziò, tutto d’un botto. 

Aggrottai le sopracciglia, confusa. 

-Tu non mi hai mai detto…-

-Nulla, lo so. Non volevo spaventarti- mi fece un occhiolino. 

-Per te sono la tua migliore amica o una bambina, Hayley?- dissi quasi offesa, incrociando le braccia. 

-Tu sei tutta speciale- ironizzò, alzando gli occhi al cielo. 

-Chissà cosa avresti pensato- rise. 

-Sono razionale tanto quanto te… L’avrei presa…- 

-In modo tragico e paranoico- finì lei la frase. 

La guardai per alcuni istanti, maledicendola.

Poi, riflettendoci, mi soffermai sui particolari della vicenda. 

-Hayley…- 

Corrugò la fronte, sorridendomi.

-Dimmi-

Presi qualche secondo per studiare il suo volto e formulare la domanda correttamente. 

-Chi era lui?- 

Emise un ghigno, forse aspettandosi quella richiesta. 

-Uno del college- alzò le spalle. 

-E com’é successo?- 

-Ecco…-

Allungai il capo, restringendo lo sguardo, per sentire cosa aveva da dire in quel modo così sussurrato. 

-Prometti di non picchiarmi?- 

Spalancai gli occhi, non capendo dove volesse andare veramente a parare. 

Misi una mano sul cuore, sorridendole amichevolmente. 

Fece un lungo sospiro, e mi fissò serissima. 

-Non ricordo assolutamente niente. Ero ubriaca marcia-

Come se si fosse verificato un cataclisma. 

Come se mi fosse stata data la notizia più shock del secolo. 

Rimasi pietrificata. 

Un avvenimento così importante… l’aveva rimosso?

-Ehi, Ploon. Ci sei ancora?- chiese, mostrandomi la mano davanti agli occhi. 

-Eri… ubriaca marcia?- chiesi, a bassa voce, con lo sguardo fisso su di lei. 

Annuì, mostrandosi lievemente dispiaciuta. 

-Eri davvero ubriaca?!- urlai. 

-Shhhh. Stai zitta, scema! Liam non lo sa e non deve saperlo- 

Corrugai la fronte, forse arrabbiata e forse ancora incredula. 

-Sei una cogliona, Hayley!-

-E’ successo. Non ha senso pensarci- 

-E non ti dispiace nemmeno un po’?-

Sospirò, mantenendo il suo sguardo fisso sul mio. 

-Certo… ma cosa posso farci ormai?-

Poi, all’improvviso, capendo il suo stato d’animo, l’ avvicinai al mio corpo tirandola per una mano. 

Strinsi le mie braccia attorno alla sua vita e le mie labbra sulle sue meravigliose guance rosee. 

-Ti voglio bene-

-Anche io, combina guai- 

Alzai gli occhi al cielo: “Da che pulpito” risi. 

-Mi sei mancata terribilmente, lo sai?-

-Harry si é comportato come un coglione, mi hanno detto- 

Sorrisi, notando che la sua protezione nei miei confronti non era cambiata di una virgola. 

-Adesso é tutto ok- 

 

Narra: Hayley. 

 

-Liam- 

Stava mangiando una pizza, seduto sul divano, davanti ad un cartone, probabilmente orribile. 

Appena s’ accorse di me, sorrise, facendomi posto accanto a lui, levando un cuscino d’intorno. 

-Che guardi?-

-Frozen- 

Rabbrividii sentendo quel nome.

Non era mai stato inventato sceneggiato più stupido di quello.
Cantavano dappertutto e per tutti i motivi.

E inoltre erano canzoni squallide e bambinesche. 

-Conosci i testi a memoria?- 

Rise, ricordandosi qualcosa. 

-Con Ploon ogni sera, per due settimane, non abbiamo fatto altro che cantare ogni pezzo- 

Ormai, ero senza speranze. 

Ero destinata a non trovare amici adulti e sani mentalmente. 

Presi il telecomando della televisione, prima che potesse accorgersene ed evitarlo, e la chiusi rapidamente. 

-Adesso parli con me senza distrazioni-

Sghignazzò, abituato alla mia smania di potere e controllo sugli altri. 

-Va bene, Hayley-

Mi sedetti scomposta, incrociando le gambe. 

-Novità?-

-Fai questa domanda a tutti?-

Accigliai lo sguardo. 

-Mi hai spiata?-

-No, ma ti conosco- mi fece un occhiolino, ridendo. 

E io gli lanciai un cuscino in faccia. 

-Rispondi, simpaticone- 

-Ci siamo sentiti tutte le sere, Hayley. Non pensi che ti abbia già detto tutto quello che devi sapere?-

Alzai le spalle, delusa da così poche notizie. 

-Neanche una nuova ragazza all’orizzonte?-

-Uhm, in realtà… ce ne sarebbe una- sorrise. 

Mi s’illuminarono gli occhi, divorata dallo scoop.

-Chi?-

-You, babe-

Presa alla sprovvista, risi. 

-Sei davvero stupido, Payne-

 

Narra: Ploon. 

 

-Harry, mi aiuti a trovare il mio telefono? L’ho posato pochi minuti fa qui, ma adesso non c’é più- 

-Certo- 

Sbattè le proprie mani infarinate contro il grembiule bianco attorno alla sua vita e mi sorrise dolcemente, come solo lui sapeva fare.

-Cosa stai preparando?-

-Torta al cioccolato- 

Lo stomaco brontolò, all’improvviso, sentendo il nome di un cibo tanto delizioso. 

Lui rise, non stupito affatto. 

-La mia preferita- sentenziai, con l’acquolina in bocca. 

Lui annuì, dandomi un pizzicotto tenero al naso, prima di baciarlo. 

-Adesso sarò sporca di farina- sghignazzai. 

-Vorrà dire che la preparerai con me, già che ci sei-

-Così la faccio saltare in aria?- ironizzai, note le mie scarse capacità culinarie.

Lui era bravo: non volevo rovinare le sue opere. 

-Sicura di non averlo lasciato in camera?-

Nel soggiorno non c’era, tantomeno in cucina.

-Vado a controllare- 

-Vengo con te, pesciolino- 

Mi prese per mano e sorrise. 

Non appena aprii la porta notai la possente figura di Michael accanto al mio comodino. 

Che cosa stava cercando nel mio cellulare?

Sembrava assorto, troppo. 

-Che combini?- dissi corrugando la fronte. 

-Cercavo il numero di Arya, l’ho perso e volevo chiamarla- 

Guardai Harry, titubante almeno quanto me. 

-Mi hai detto l’altro giorno che non vi parlate nemmeno più- l’accusai.

-Beh, ho cambiato idea- 

Dopo avermi fatto un occhiolino, lanciò il mio telefono ad Harry, che lo prese al volo. 

-Perché dovrei controllarti, Ploon?-

In effetti, non aveva senso. 

Alzai le spalle al vento, rassegnandomi e credendogli. 

-Va bene, mi fido- sorrisi. 

A quel punto, tornai da Hayley. 

 

Narra: Harry.

 

-Non devi intrometterti-

-Voglio solo assicurarmi che stia bene, Harry-

-Ha già abbastanza persone che la difendono, qui-

Sghignazzò, cercando di infastidirmi. 

E riuscendoci.

-Mi spieghi qual’é il tuo problema con me?-

-Lo sai benissimo- sibilai. 

A quel punto, tornò serio. 

-Perché ti preoccupi tanto per lei, eh? Ti senti in colpa?-

Abbassò il volto, stringendo i pugni.

-Eri il suo migliore amico. Di Seth. Se non fosse per te lei non avrebbe alcun problema-

Mi fermai. 

Volendo studiare tutte le sue reazioni. 

-Eravate così amici, che quando ti sei innamorato di una ragazza, lo hai lasciato da solo. E sei cambiato totalmente. Da ragazzino stronzo ed egocentrico, che giocava con i sentimenti delle persone insieme alla propria banda, sei diventato responsabile e maturo. E così lui, oltre che con me, si vuole vendicare con te per averlo piantato in asso come un coglione. Per lei-

-Io e Ploon siamo sempre stati solo amici-

Risi, al suono di quelle parole. 

-Perché lei non ti ha mai guardato-

Alzò lo sguardo, all’improvviso. 

Preso da un istinto di rabbia repressa e tenuta nascosta per anni, mi colpì. 

Con un pugno. 

Non vedeva l’ora di farlo da tempo, ormai.

Rimasi fermo e immobile di fronte a lui, sanguinante. 

Non avrei giocato al suo stesso gioco: non l’avrei colpito. 

Ploon non me l’avrebbe perdonato. 

E avevo già fatto abbastanza casini. 

-E’ acqua passata, ormai- sentenziò.

-Ma non osare tirarla fuori un’altra volta-  

Lo guardai con aria di sfida, cercando di capire cosa avesse nella testa. 

Era meglio per lui… che non provasse nulla per la mia ragazza. 

Altrimenti, se la sarebbe vista con me.

 

Narra: Ploon. 

 

-Possibile che tra voi due debba sempre finire in questo modo? Voglio dire, avete dei cervelli oppure no? Non siete più dei bambini, Harry-

Per non so quale strano e contorto motivo, quei due avevano di nuovo litigato. 

E si erano anche presi a botte. 

O meglio, Harry si era fatto prendere a botte. 

Possibile che non fossero in grado di parlare civilmente?

-E’ sempre così che succede tra voi maschi?-

Lui sorrise, lasciandosi medicare la ferita. 

Ogni tanto strizzava gli occhi, forse provando dolore al tocco delle mie mani sul suo livido. 

-Non é niente, Ploon- 

Alzai gli occhi al cielo. 

Aveva un enorme coso nero sul volto e andava tutto bene?

-La prossima tappa é ammazzarsi a vicenda?- ironizzai, guardandolo dritto negli occhi. 

Anche se, ammisi a me stessa, di essere orgogliosa di essere la sua ragazza.

All’attacco di Michael, Harry non aveva reagito minimamente.

Avrebbe potuto farlo senza problemi. 

Ma aveva evitato, per me. 

-Puoi smetterla di torturarmi la faccia e, piuttosto, sederti qui?- mi prese le mani velocemente e, sorridendomi splendidamente, indicò con lo sguardo le proprie gambe. 

-Dipende…-

-Da cosa?-

Sospirai, sapendo di stare per chiedergli una cosa alquanto difficile, se non impossibile.

-Mi prometti di provare a parlare con lui, come due ragazzi maturi fanno, e chiarire i malintesi?- 

Abbassò lo sguardo, grugnendo e corrugando la fronte. 

-Perché ci tieni tanto?- chiese con tono arreso, sapendo di non avere altra scelta che provare a sistemare le cose. 

-Michael c’é stato quando ne avevo davvero bisogno. Vorrei che lo capissi e non lo incolpassi per questo- sorrisi, accarezzandogli il petto. 

-… solo perché un tempo ne sei stato geloso- aggiunsi, a bassa voce.

Alzò il volto, ridente. 

Era facile fargli cambiare l’umore, in fondo: proprio come ai bambini. 

-Pensi davvero questo?- sghignazzò. 

Feci un cenno di capo, dandogli poco dopo un veloce bacio sulle labbra. 

Scosse il capo, sorridendo, come per dire: “Sei incorreggibile”

-Allora? Prometti?- gli offrii il mio mignolo, sperando lo stringesse. 

-E tu prometti di restare per sempre qui con me?-

E a quel punto, dissi tutto quello che era naturale pensassi. 

-Io non me ne vado proprio da nessuna parte- 

Ehila, ragassuole. 
Ho scirtto il capitolo ed eccovelo qui. Ci sono state più recensioni sicuramente rispetto al capitolo precendente all'ultimo già postato, ma non ancora tante come agli esordi della storia. 
Quindi, per favore, scrivetemi.
Ve lo chiedo così insistentemente perché vorrei sapere le vostre opinioni e conoscervi, magari ricevere dei consigli per migliorarmi. 
Soprattutto da quelle che seguono da molto tempo questa storia e non mi hanno mai detto nulla! 
Sono davvero curiosa di conoscere tutte, davvero. 
In questo capitolo vi ho messo anche più momenti "cool" e "new", quindi ne avete da raccontare AHAH ;) 
"Scusate" ancora e comunque mi auguro di sentirci ancora presto, 
Un bacione a tutte e vi ringrazio per essere sempre qui, 
-Zola. 

 

 

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Capitolo 37
*** «Before was more... before ***


Narra: Michael. 

 

-Mi spieghi che cosa ti é passato per la testa?-

Sebbene avessi preso a pugni il suo ragazzo, non sembrava arrabbiata.

Voleva solo… capire. 

Il suo sguardo, ancora da bambina innocente e pura, era fisso sul mio, serio e impassibile. 

-Ti ho già detto che non succederà più, Ploon. Ma basta parlarne- 

Stette per ancora molto tempo a studiarmi, non smuovendosi di posizione neanche di un millimetro. 

Si era intestardita, anche questa volta. 

Tanto per cambiare. 

E stava diventando anche troppo riflessiva, per i miei gusti, in quel momento. 

Sbuffai, prendendo a calci un sasso che mi capitò a tiro vicino al piede. 

-C’é qualcosa che non va, Michael?- 

Aggrottai le sopracciglia, spostando il mio volto nella sua direzione. 

Perché faceva sempre così tante domande?

-Perché me lo chiedi?-

-Non lo so- scosse il capo. 

-Ma ultimamente siete stati tutti così… strani… persino Zayn-

Era palesemente confusa. 

Non sapeva che pensare. 

Che dire. 

E come biasimarla?

La stavamo tenendo all’oscuro di tutto. 

-Zayn?-

-E’ solo una sensazione… Ma mi sembra troppo… Agitato, o attento a quello che faccio- 

-E’ tuo amico, é normale lo sia-

Poi, un lungo silenzio, che solitamente non regnava mai tra di noi, scese sulle nostre figure. 

Con lo sguardo assorto nei propri pensieri, guardava la strada davanti a sè, isolata. 

Era pomeriggio tardo. 

E faceva davvero molto freddo. 

Poca gente passava accanto a noi. 

-Se devi dirmi qualcosa, fallo ora- disse, all’improvviso. 

Corrugai la fronte.

A cosa si riferiva?

Aveva capito qualcosa?  

Ero indeciso. 

Informarla di Seth non era la cosa giusta da fare. 

Ma neanche tenerla per sempre rinchiusa in strette mura. 

-So che tu, Harry e Zayn mi tenete nascosto qualcosa- 

Sospirai. 

E scossi il capo, alla fine, con decisione. 

-Sei paranoica- 

Sorrise. 

-Forse hai ragione. Il fatto é che Harry…- 

Alzai gli occhi al cielo, stufo di sentire quel nome tutte le volte che ci vedevamo. 

-Basta, Ploon!- 

Corrugò la fronte. 

E io alzai troppo la voce. 

-O la smetti di nominarlo o…-

-O?- 

Presi fiato per rispondere. 

-O me ne vado- 

Si fermò, smettendo di camminare.

-Perché ti dà tanto fastidio, si può sapere? Era tuo amico, un tempo!- 

Emisi un ghigno, quasi credendo che fosse davvero stupida, e non solo ingenua. 

Come poteva essere così cieca?

Cieca… o buona?

-Tutto cambia, a volte- 

-Ma le cose possono tornare come prima, se solo si vuole- 

Ci credeva davvero. 

A differenza mia. 

-No, non più- 

Sbuffò, visibilmente seccata. 

-Puoi cercare almeno di farlo per me? Voglio dire, sei mio amico, Michael. Dovresti capire che…- 

-Che cosa, Ploon? Che stai con un idiota? Che ti sei fatta trattare come un giocattolo? Il tuo cuore era spezzato, ricordi? Ma evidentemente ti diverti a lamentarti dei tuoi problemi. Non hai fatto altro che piangerti addosso per cinque anni. E sembra che tu ci prova gusto a cadere in mille pezzi. Perché lo rifarà, e lo sai. Stava per riaccadere. E a quel punto non ci sarò io a medicare le tue stupide ferite. E no. Scusa, ma non sei il centro del mio mondo. Non cerco d’andare d’accordo con Harry solo perché me lo chiedi tu- 

Questa volta, superai il limite. 

Buttando tutta la mia rabbia fuori dal petto, la colpii dritta al cuore, ferendoglielo. 

E il suo sguardo lo dimostrò. 

S’indurì. 

E non aggiunse altro. 

Dopo avermi fissato ancora, con rimprovero e disprezzo, mi diede di spalle. 

E camminò nella direzione opposta del mio corpo. 

-Aspetta. Ploon!- 

Riafferrai il suo braccio, pentendomi delle mie parole. 

-No, lasciami!-

-Ploon, ti prego… Non intendevo dire…- 

-Cosa? Che sono un’ idiota anch’io?- 

-Voglio solo farti capire quello che é giusto- 

Scosse il capo. 

I suoi occhi, sempre dolci e teneri, adesso erano fuoco. 

Proprio come anni prima li avevo visti. 

Facevano paura. 

E lei lo sapeva bene. 

-Sai, é questa la grande differenza tra te ed Harry. Lui, anche se ferito e sbattuto da parte a parte, non direbbe più nulla contro di me in quel modo. Con così tanta violenza. E, sebbene, ok, non sia il centro del mondo, per me cercherebbe di non spaccarti la faccia. Ma comunque… ehi, tranquillo… é bello sapere di essermi fidata di uno che mi ha sempre ritenuto egocentrica e stupida-

-Non é quello che volevo dire, lo sai…- 

Questa volta, non parlò più per davvero. 

Con un rapido gesto si staccò dalla mia presa e, senza aggiungere altro, corse via da me. 

 

Narra: Ploon. 

 

-Perché le persone non pensano prima di parlare?- 

-Immagino sia perché quando una persona é ferita dice cose che non avrebbe mai affermato in altri momenti- 

-Ma che reputa vere?-

-Forse si… Nel profondo del suo cuore- 

Sbuffai, con il capo chino a terra.

Perché Michael avrebbe potuto essere ferito?

Per colpa mia, poi?

Avevo tante di quelle domande che la metà bastavano davvero. 

Ci mancava lui, con le sue inutili paranoie. 

Nella mia vita si sistemava qualcosa, e subito dopo ne accadeva un’altra. 

Avevo io qualche strano problema o le persone intorno a me?

-Adesso però non dovresti pensarci, sai?-

Sorrisi. 

Forse lui aveva ragione. 

-Io sono Edmund, comunque-

Mi porse, con gentilezza, la mano destra, per stringerla alla mia. 

Gliela porsi, arrossendo. 

Capelli neri. 

Occhi blu oceano. 

Forse solo Harry poteva essere più bello, perché il Mio Tesoro. 

Eravamo seduti su una panchina, in un giardinetto pubblico vicino a casa. 

Non appena si era sistemato accanto a me, vedendo il mio volto rosso dalla rabbia, aveva iniziato ad attaccare bottone, domandandomi cosa avessi, in modo per nulla insistente o invadente. 

Ed io, avendo bisogno di una sorta di distrazione, gli avevo risposto senza alcun timore. 

Era piacevole fare due chiacchiere con qualcuno che ancora non conosceva nulla di te. 

Nessun casino. 

Nessuna discussione. 

Nessun problema. 

Come se nulla fosse successo precedentemente, mi dimenticai immediatamente della discussione appena avuta con Michael. 

E lui, con nonchalance, iniziò a farmi ridere, raccontandomi le cose più semplici del mondo. 

Era divertente. 

Solare. 

Gentile. 

E nessuno, non conoscendomi, era mai stato così carino con me. 

 

-Ploon, ti devo parlare- 

Posai dalle mani il mestolo, allontanando il mio sguardo dalla pentola, sorridendo ad Arya molto gentilmente. 

Indossava una finissima camicetta verde e un paio di jeans chiari. 

I suoi capelli rossi, lunghissimi e bellissimi, erano raccolti in un semplice muccio. 

Ma il suo viso, sempre dolcissimo, velava preoccupazione. 

Accigliai lo sguardo, non appena me ne accorsi. 

-Si?- 

Stette in silenzio ancora per un po’, giocherellando con le proprie mani nervosamente. 

-Mi dispiace…- sussurrò. 

A quel punto, un orribile presentimento s’impossessò della mia testa. 

-Di cosa, Arya?- 

-Di aver intromesso Harry nella storia di mio fratello…- 

Sospirai, levandomi un peso dallo stomaco. 

Le accarezzai un braccio, sorridendole nuovamente. 

-Ne abbiamo già parlato: é tutto passato, davvero- 

-No…- 

Scossi il capo, non capendo perfettamente il suo punto di vista. 

-Te l’ho già detto, Arya…- mi interruppe, alzando il tono della propria voce per farsi ascoltare e dover dire quelle parole una sola volta. 

-Mi sono innamorata di lui…- 

Come se una lastra di ghiaccio mi fosse caduta addosso, non ebbi la forza di dire altro. 

Stetti a guardarla, come se non mi avesse confessato nulla di speciale. 

I miei occhi, sempre lucenti e felici, si focalizzarono sulla sua figura, immobili. 

E lei, non sapendo se sentirsi in colpa o libera da quel grande segreto, abbassò il capo. 

-Non volevo mentirti anche su questo, Ploon…- 

 

Narra: Harry. 

 

-Arya stasera era strana, sai cos’abbia?- 

Scossi il capo, non guardandolo negli occhi.

Le sue mani calde intrecciarono le mie, stringendole. 

Sul divano, accoccolati, mi accarezzava i capelli, sorridendo guardando il mio viso. 

-Sei fredda, Ploon- 

Corrugai la fronte, notando che, in effetti, avevo persino i brividi. 

Rannicchiai le gambe attorno al petto, inutilmente. 

Poi, il ricciolo mi toccò la fronte. 

-Non é che ti stai prendendo un’influenza?- 

Gli feci le corna, come per fargli capire di non augurarmelo. 

Rise, fino a far comparire sulle sue guance le due bellissime fossette. 

-Beh, sarebbe una scusa per prendermi maggiormente cura di te- 

Sorrisi, alzando gli occhi per guardare i suoi. 

-Così ti ammaleresti anche tu-

Alzò le spalle al vento. 

-In quel modo potrei stare per giorni e giorni accanto a te nel nostro letto- mi fece un occhiolino.

E io gli tirai un pizzicotto. 

Fu proprio in quel momento che, per disgrazia divina, Niall volò all’improvviso sopra il mio corpo, buttandocisi. 

-Ahia!- 

-Che stai facendo?-

-Sei impazzito?-

L’irlandese rise, contagiando anche me ed Harry. 

-Ho voglia di mangiare, Ploon!-

-Abbiamo appena finito di cenare- sghignazzai. 

Lui sgranò gli occhi, incredulo. 

-Me lo stai dicendo proprio tu?- 

Lo guardai perplessa. 

-Dov’é finita la furia che mangiava qualsiasi cosa?- 

In effetti, era da un bel po’ che la fame mi era passata completamente. 

Si toccò il mento con la mano, facendo finta di pensare astutamente. 

-Harry, abbiamo un problema…- 

-Sarebbe?- rise il Mio Tesoro. 

-Questa qui- disse indicandomi -E’ depressa-

-“Questa qui” ha un nome, Niall- gli tirai un cuscino sullo stomaco. 

Si sedette composto, finalmente, e mi prese la mano per farmi alzare. 

-Ho la soluzione!- 

Alzai un sopracciglio, per sentire l’enorme pazzia che avrebbe proposto da un momento all’altro. 

-Spara, allora- 

-Dobbiamo tornare ad Holmes Chapel- 

Risi, ascoltando quelle parole. 

Anche se, ammisi, non sarebbe stata una brutta idea. 

Mi mancava la mia casa. 

La casa di Harry. 

Anne, Gemma. 

Mamma.

Chissà come stava lei, tutta sola. 

Una grande nostalgia invase il mio animo. 

-Dobbiamo?- domandò il ricciolo. 

-Dovremmo portarvi con noi?- 

-Perché no?-

-Perché non ci lasciate un attimo di tranquillità. Ti ho sempre tra i piedi, amico- 

-Thzè, tutte palle. Noi vi animiamo la giornata. Altrimenti stareste tutto il tempo lì seduti a sbaciucchiarvi- 

-Che non sarebbe male- 

Risi ascoltando quello scambio di battute. 

-Il biondo ha ragione- 

Harry accigliò lo sguardo, guardandomi perplesso. 

-Come, scusa?- 

-E’ da un po’ che non ci divertiamo come si deve- 

Divenne serio, dopo aver ascoltato quella mia frase. 

Stette in silenzio, guardandomi come se avessi detto un’eresia. 

Abbassò lo sguardo e s’alzò dal divano, anche lui. 

Si posizionò di fronte a me, torreggiando sulla mia figura. 

-Ti sei offeso?- corrugai la fronte, incredula. 

Tutto ad un tratto, poi, rise, facendo splendere i propri smeraldi.

Ok.

Era impazzito. 

-No, ma adesso me la paghi- 

Senza lasciarmi nemmeno pensare niente, come un razzo, mi prese tra le proprie braccia, immobilizzandomi.

-Che intenzioni hai, Harry?!- 

Senza degnarmi di una risposta, urlò: “Lotta contro la ragazza bionda, ragazzi!” 

Come per partecipare ad una guerra, Louis spuntò dall’angolo con cinque cuscini tra le mani. 

E con lui anche Zayn e Liam. 

Sbarrai gli occhi, implorando l’irlandese d’ aiutarmi.

Ma niente da fare. 

Neanche con le cannonate avrei potuto convincerlo. 

Tutti si scagliarono su di me, facendomi cadere a terra. 

Risi. 

Risi come non facevo da tempo, ormai. 

-Siete tutti pazzi?- 

 

-Harry- 

Girò il volto nella mia direzione, sorridente. 

Mi accarezzò una guancia con serenità e aspettò parlassi. 

-Forse dovremmo davvero tornare a casa-

-Ti manca?- 

Feci un cenno di capo. 

-In realtà, mi mancano i vecchi tempi… Sai, quando eravamo ancora dei bambini-

 

Narra: Harry. 

 

Niall aveva ragione. 

Qualcosa in lei, lentamente, stava cambiando. 

Era più tranquilla. 

Meno pazza. 

La sua solita esuberanza era come svanita per magia.

In un primo tempo avevo pensato fosse colpa mia. 

Lo era, effettivamente. 

Ma adesso era tutto ok. 

Quindi, perché continuava ad essere… in quello strano stato?

Non sentivo più le sue mille risate durante la giornata: era già un successo se ne ascoltavo una fatta davvero con il cuore. 

Era come se le sue infinite e burrascose emozioni si fossero arrestate. 

Era come se le avesse salutate per sempre. 

Presi le sue mani con delicatezza, avvicinando il suo corpo accanto al mio, per stringerlo calorosamente. 

-Siamo cresciuti, Ploon. Ma siamo sempre qui, insieme-

Sospirò, abbassando lo sguardo con malinconia. 

-Perché crescendo sento sempre tutto più… confuso e meno certo?-

Il suo sguardo era come spento. 

Non triste. 

Non felice. 

Semplicemente senza sentimenti. 

Era come se avesse deciso di spegnerli, improvvisamente. 

Le strinsi con più forza la mano, per farle capire che mai l’avrei abbandonata in un momento difficile come quello che stava affrontando. 

Stava lottando contro se stessa, per un inspiegabile ragione. 

A volte accade. 

Ci sono momenti della nostra vita che, anche senza un motivo, ci fanno scivolare negli abissi più profondi della nostra anima. 

-Prima era più… prima- 

Fu solo in quell’istante che ricordai di averla già vista, in quello stato di totale apatia, in passato. 

 

*Flashback* 

 

Davanti a me, teneva gli occhi puntati sulla libreria, nel soggiorno, dietro la mia figura. 

Io la guardavo. 

Lei non osava farlo. 

Era come una lastra di ghiaccio, pietrificata e gelida. 

Il suo corpo, rigido e immobile, non era mai stato così fermo. 

Lei, che era sempre pazza di gioia e piena di vita, in quel momento, non sembrava nemmeno esistere. 

Il mio istinto mi diceva di dirle qualcosa, qualsiasi pur di vederla reagire. 

Ma in momenti come quelli, non esistono parole pronte a placare un dolore così forte. 

Suo padre se n’era andato. 

L’aveva abbandonata, lei e sua madre. 

Quello stesso giorno, aveva fatto le valige e senza preoccuparsi della propria figlia, era scappato, lasciandole come ultimo ricordo di sé le grida contro la famiglia. 

E sebbene facesse la dura, sapevo quanto quel fatto la facesse star male. 

Forse neanche potevo immaginare che cosa provasse in quel momento. 

Alla fine, aveva dovuto anche lei uscire dalla propria casa, esausta e stremata dai pianti della madre. 

-Io preferisco così- 

Aveva detto ad un certo punto, all’improvviso. 

-Nessuno romperà più vetri o piatti- 

Lo aveva detto con disprezzo, sputando quelle parole con un ghigno disgustato. 

E neanche una lacrima, in quella situazione, le vidi scendere dal viso. 

Ma nonostante tutto, capii che mai in vita mia avevo visto tanto dolore. 

Così lancinante che non poteva nemmeno essere mostrato agli altri.

Vidi sia la straordinaria forza che l' abissale debolezza, ambedue eccessive, di lei, solo quell’istante, capendo per la prima volta che, in realtà, la ragazza che avevo di fronte ai miei occhi, non era solo colorata e brillante, ma anche oscura e velata dal mistero.

 

*Fine Flashback*

Ehi ragazze, buonasera a tutte! *-*
Come state?
Finalmene posto il "tanto atteso" capitolo, spero vi possa soddifsare!:3 
E' lunghetto, questa volta. 
Allora, passiamo ai commenti:) 
Michael non si é comportato proprio molto bene con la nostra Ploon, non vi pare?
Ma é perdonabile, secondo voi?
Arya si é dichiarata alla bionda :O 
Ve lo sareste aspettate? E se Harry lo scoprisse cosa pensate farebbe?
Ploon sarà gelosa? O ci passerà sopra perché ha altro a cui pensare?
Sembra triste la nostra Piccola Peste: quale sarà il motivo? Ci sarà? O non lo sa nemmeno lei?
Niall sembra voglia restituirle il sorriso, non é tenero l'irlandesino?:3 
E magari... si torna ad Holmes Chapel, gente!
Colgo l'occasione per fare gli auguri al nostro Hazza, stasera <3 21 anni, come passa il tempo *0*
Harry cosa farà per far tornare l'allegria sfrenata al suo pesciolino? C: 
Idee. 
Esponetemi le vostre pazze idee. 
Ve ne prego. 
Con questa incitazione, vi lascio, bellezze mie. 
Spero a presto, vi voglio bene. 
-Zola. 

 

 

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Capitolo 38
*** «Am I an horrible person? ***


Narra: Ploon. 

 

*Lettera*

 

Piccola bambina mia,

se stai leggendo tutto questo é molto probabilmente perché sei tornata a casa, dopo un lungo tempo. 

Ho sempre saputo che un giorno saresti andata via per un po’, anche semplicemente con una scusa banale e innocente, per scrollarti dalla testa tutto ciò che hai passato di orribile in questo luogo. 

Ed é esattamente ciò che sto facendo io, in questo momento. 

Sto scappando, Ploon. 

Sei una donna, ormai. 

Sei molto più matura di me, e sicuramente hai imparato a vivere anche senza la tua mamma. 

Lo hai sempre fatto, non é vero?

Mi vuoi bene. 

Ma sei sei diventata così, come sei adesso, tuttavia, é solo merito tuo. 

Sono sempre stata troppo fragile per prendermi cura anche di te, nel modo in cui meritavi. 

Non mi hai mai fatto pesare nulla, ma credimi, so ciò che ho commesso. 

Ho rovinato la tua vita, sebbene io abbia cercato di dimenticarlo per tutto questo tempo. 

Dovevo essere forte, per entrambe: invece, ho lasciato lo fossi tu, facendoti crescere troppo in fretta, bruciando la tua tenera infanzia. 

L’unica persona che posso ringraziare, per averti reso tutto questo un po’ meno difficile é Harry.

Lui, forse, é stato l’unico a non averti fatto perdere il sorriso e la speranza.  

Ti sei aggrappata al suo corpo perché era l’unica tua certezza in una vita estremamente confusa. 

E, sebbene ti abbia fatto soffrire, sei riuscita a perdonarlo, in fin dei conti, dopo cinque lunghi anni passati senza di lui. 

Non é cosa da poco, sai?

E’ per questo motivo, per il mio troppo orgoglio, che ho rovinato il rapporto con tuo padre. 

Se mi fossi comportata come te, magari saremmo ancora una famiglia. 

Per questo, non penso di poterti far comprendere con quanto amore io ti abbia vista diventare una donna. 

Probabilmente non ci crederesti. 

Soprattutto dopo questo momento, in cui ti sembrerà di essere stata abbandonata, un’altra volta. 

Ma non é così, tesoro. 

Io vivo con te, tu sei sempre nel mio piccolo cuore: nonostante le apparenze ti dicano il contrario. 

Abbiamo lottato insieme per così tanto tempo. 

Tu più di me. 

Mi hai insegnato così tanto, amore mio. 

Sei stata la mia roccia, il mio punto di riferimento. 

Sono così fiera della mia bambina. 

Della tua invulnerabilità, del tuo coraggio, della tua sensibilità, della tua bontà incondizionata. 

Voglio ricominciare a vivere, proprio come hai fatto tu, come tu mi hai insegnato. 

E se ti lascio libera, non é perché io non ti voglia accanto a me. 

Ma perché penso tu possa essere più felice in questo modo. 

Ti voglio bene, piccola mia. 

Non ti dimenticherò mai, sii felice come meriti. 

 

*Fine Lettera*

 

Narra: Harry. 

 

-Hai avuto una bella faccia tosta a partire senza venire a salutarmi eh- 

Sorrisi, guardando mia sorella rimproverarmi giocosamente. 

Grazie solo alla straordinaria lucentezza dei suoi meravigliosi occhi, capii quanto mi amasse e gli fossi seriamente mancato. 

Mi diede una spallata, ridendo, e prese, cercando di darmi una mano, una delle mie valige per portarle nella mia stanza. 

La osservai allontanarsi da me, ricordando quanto da piccolo la cacciassi via per qualsiasi cosa, perché mi innervosiva: adesso, invece, cresciuto e maturato, avrei solo voluto stringerla tra le mie braccia. 

Mi guardai intorno, notando immediatamente il salotto, perfettamente pulito e in ordine. 

Era raro vederlo in quello stato. 

Sghignazzai, pensando che, forse, Gemma, per una volta, si era data da fare per non far sembrare un porcile la casa ai miei amici. 

-Hai intenzione di rimanere lì impalato ancora per molto? O vieni su e mi racconti qualche novità?- 

Le sorrisi e senza nemmeno risponderle, la raggiunsi, salendo le scale dal piano terra a quello di sopra. 

Le schioccai un semplice bacio sulla guancia e iniziai a parlare come se non volessi più fermarmi. 

 

-Per quale motivo potrebbe stare così?- 

-Magari, sebbene voglia nasconderlo, tutta la faccenda di Arya e del tuo strano comportamento non l’ha ancora dimenticata totalmente…- 

-Non credo sia questo. C’é qualcosa… di più, questa volta- 

Sospirò, sistemandosi in una posizione più comoda sul mio letto: intrecciò tra di loro le proprie gambe e curvò la schiena, stringendo con le sottili braccia un morbido cuscino blu. 

-Magari era semplicemente nostalgica e le mancava Holmes Chapel. Sai, non se n’era mai andata, magari lasciarla per tutti questi mesi le ha fatto effetto- 

-Non é così…- storpiai la faccia, non d’accordo sulla sua teoria. 

-E’ comunque una ragazza, Harry. Anche se fa la dura per la maggior parte del tempo, é come tutte noi altre: attaccata ai ricordi e ai luoghi a cui si riferiscono- 

Stetti zitto, ascoltando con attenzione le parole di mia sorella. 

Forse aveva ragione. 

Anche se ancora non ne ero convinto totalmente.

-Dovresti vederla, Gemma- 

Il suo sguardo, serio e imperscrutabile, si girò verso la finestra: cercando d’arrivare fino alla stanza di Ploon, nella casa accanto alla nostra. 

-Lo farò, adesso- 

S’alzò, all’improvviso. 

Si tirò una volta la coda pendente sulle sue spalle per sistemarla e mi girò le spalle. 

-Vengo con te- 

-No. Per capire bene la situazione, ho bisogno di stare con lei da sola-

Annuii semplicemente, fidandomi di lei. 

 

Narra: Gemma. 

 

Suonai il campanello di casa sua, due o tre volte.

Molto lentamente, dopo qualche minuto, vidi aprirsi la porta. 

Sorrisi, aspettandomi di vedere il volto di Ploon fare lo stesso. 

Ma, contro ogni aspettativa, tutto ciò che notai furono due occhi celesti come il ghiaccio, seri e impavidi, studiare il mio corpo. 

Neanche dopo pochi secondi, il suo sguardo finse un sorriso. 

Immobile, davanti al ciglio della porta, mi fissava. 

-Gemma- sussurrò. 

Io, incapace di aggiungere altro alle sue parole, feci solo un passo in avanti, verso il suo corpo. 

Istintivamente, l’abbracciai. 

Che fine aveva fatto tutta la sua energia?

L’ultimo ricordo che avevo di lei era una calda risata e un sorriso smagliante rivolto a mio fratello, pazzamente innamorato di lei. 

Sentii gelarmi il cuore, solo toccando la sua pelle estremamente fredda. 

-Come stai?- chiese, con un tono di voce totalmente spento. 

Annuii, sorridendole dolcemente, per farle capire che, per me, tutto andava bene. 

Non le feci la stessa domanda: semplicemente perché sarebbe stato inutile.

Lei sapeva che avevo capito tutto dal momento in cui avevo sfiorato il suo corpo, era ipocrita farle credere il contrario. 

-Posso entrare?-

Il suo occhi s’accesero, assumendo un aspetto ancora più grave. 

E, tutto ad un tratto, come se volesse nascondere qualcosa, chiuse la porta, velocemente, dietro di sé. 

-Facciamo una passeggiata- disse indicando la strada. 

Feci un cenno di capo, aspettando che facesse lei il primo passo. 

Indossava una larga felpa grigia, pendente su degli stretti leggine color nero pece. 

I suoi capelli, solitamente color oro e splendenti, adesso, erano raccolti in una bassa coda, bui. 

Senza la sua allegria, tutto in lei pareva troppo… strano. 

Tutti quelli che la conoscevano sapevano che, nonostante fosse in corso un uragano, lei rimaneva positiva e piena di luce. 

Ma adesso? Cosa le era capitato di così sconvolgente da aver cambiato tutto quello che la distingueva dalle altre persone?

 

-Allora?-

Ancora dovevo togliermi le scarpe, nell’ingresso di casa, quando mio fratello mi raggiunse di corsa, tempestandomi di domande. 

Mantenni il capo basso, per un po’ di tempo, senza degnarlo di una risposta, continuando a pensare. 

Corrugai la fronte, non sapendo se essere spaventata o preoccupata da quello che avevo appena visto.

Alzai il volto verso Harry, solo quando trovai le parole giuste da usare in una situazione del genere. 

-Ricordo solo un momento nel quale… lei… ebbe un simile sguardo- 

Lui aggrottò le sopracciglia, capendo esattamente a cosa mi riferissi. 

-Quando il padre l’ha abbandonata- affermò lui con sicurezza, togliendomi le parole di bocca. 

 

Narra: Harry. 

 

*Flashback* 

 

-Harry, devi stare vicino a Ploon, adesso più cha mai-

Mia madre, seria come poche volte l’avevo davvero vista, prima di andare a dormire, aveva voluto parlare con me, nella mia camera. 

Aveva detto si trattasse di un argomento delicato. 

-Anche se lei magari ti caccerà via. Sai com’é, non vuole mai essere aiutata da nessuno, ha bisogno di te. E’ ancora una bambina e tutto quello che le sta accadendo é troppo per lei. Tu sei più grande, Harry, lo puoi capire, no?-

Io avevo annuito, ma in realtà, alla fine, avevo fatto il contrario di quello che mi aveva chiesto. 

Avevo solo complicato le cose a Piccola Peste, e dopo sei mesi l’avevo persino lasciata anche io. 

Ero stato immaturo e insensibile. 

Nel momento del bisogno l’avevo trascurata. 

Anche se era quello che mi aveva esplicitamente chiesto, avrei dovuto comunque lottare per starle accanto. 

Lei c’era sempre stata per le mie piccole stronzate, mentre io, dai suoi grandi e seri problemi, ero scappato. 

Era tutto più grande di me, in quel periodo. 

Il sentimento che iniziavo a provare per lei. 

Il suo dolore.

Non sapevo come gestire le cose. 

Ero solo un comune ragazzino. 

-Mamma- 

-Si?- mi aveva sorriso, dolcemente. 

-Oggi sembrava una persona completamente diversa- 

Lei aveva abbassato lo sguardo, prendendomi una mano, e accarezzandomela con delicatezza. 

-Tu, meglio di tutti gli altri, Harry, dovresti sapere che Ploon é una ragazza forte, ma… ha anche un lato fragile, quasi estremamente opposto al primo. Che può essere mostrato anche solo dal silenzio, e non necessariamente dalle lacrime- 

 

*Fine Flashback* 

 

Entrai in quella casa, piena di ricordi ingenui e dolci. 

La porta era stata lasciata aperta: forse il pesciolino si era dimenticato di chiuderla. 

Sorrisi, pensando alla sua sbadataggine. 

Accigliai lo sguardo, quando sentii che il solito profumo di rosa che inebriava l’aria, non era presente. 

Mi guardai intorno, insospettito e stranito, quando sbarrai gli occhi non appena vidi il soggiorno. 

Ogni singolo foto, ogni ricordo ed ogni oggetto era distrutto. 

O a terra. 

O in mille pezzi. 

Colto da un improvviso istinto di paura, misto ad incredulità, guardai le scale che conducevano alla camera di Ploon. 

Feci per salirle, di fredda, correndo, quando, totalmente preso alla sprovvista, la vidi seduta lì, sullo scalino più alto. 

Teneva il capo appoggiato alle ginocchia, con i capelli lunghi che nascondevano il proprio viso. 

Tra le mani stringeva con forza un piccolo foglietto di carta ingiallita, ormai stropicciato. 

Sembrava volesse scomparire dalla faccia dalla Terra, solamente stringendo attorno a se, così tanto, il suo corpo.  

Non poterle vedere il volto mi terrorizzò. 

E, incapace di raggiungerla, stetti fermo a guardarla. 

Cosa le stava capitando di tanto orribile da distruggere qualsiasi cosa avesse intorno?

 

Narra: Ploon. 

 

Digrignai i denti non appena vidi il corpo di Harry di fronte al mio, preoccupato e incapace di dire qualsiasi cosa. 

Da quanto era lì? 

Ad assistere a questa scena disgustosa?

Mi asciugai il volto dalle mille lacrime che lo ricoprivano. 

Mai e poi mai, mi ero promessa, qualcuno mi avrebbe vista piangere un’altra volta. 

Non gli dissi nulla, proprio come lui. 

Abbassò lo sguardo, e io accigliai le sopracciglia, quasi offesa dalla pena che provava nei miei confronti, in quel momento. 

-Vuoi sapere una cosa?- risi, istericamente. 

Tornò a posare i suoi occhi color smeraldo sui miei. 

-Tieni- 

Gli lanciai quel pezzo di carta orrendo che tenevo tra le mani disperatamente. 

Corrugò la fronte, afferrandolo dal pavimento. 

-E’ buffo, no?-

Lentamente, lesse tutta la lettera. 

E io, nel frattempo, sentii stringermi il petto da una fitta lancinante di solitudine e dolore. 

-Sembra che tutte le persone all’interno della mia vita, ad un certo punto, fuggano da me. Forse sono una persona davvero orribile- sghignazzai, stringendo con la mia presa la carne delle mie gambe, arrossate dal gelido freddo invernale. 

Forse stavo avendo una crisi di nervi. 

Forse stavo impazzendo. 

Forse ero destinata a rimanere sola. 

Forse non dovevo più fidarmi di nessuno, amare più nessuno. 

Strappò il foglio che teneva la tre mani, con sguardo duro e sofferente. 

Vidi una semplice lacrima cadergli dal viso. 

E io, incredula e rapita da quell’atto, mi alzai di scatto, scendendo le scale per correre tra le sue braccia. 

Sentire il profumo della persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo mi fece sentire “meglio”.

Almeno lui era ancora con me, e toccarlo e abbracciarlo me ne dava la conferma.  

Lo strinsi a me con tutta la forza della mia anima, come per non voler lasciare andare via anche lui. 

Sapeva che in momenti come questi, non c’é nulla da dire o da capire, così si limitò a stringermi al suo corpo.

-Harry. Ti prego, dì qualcosa. Qualsiasi cosa. Se continuerò ad ascoltare il silenzio, anche solo per un momento, ho paura di non farcela- 

La sua voce era l’unica cosa che avrebbe potuto salvarmi. 

Lo avevo sempre saputo.

Anche quando mio padre se ne era andato. 

Lui solo avrebbe potuto aiutarmi, per davvero. 

-Non riesco più a vedere nulla chiaramente- 

Sentii il suo respiro farsi più costante, più caldo. 

-Fuggiamo- disse solamente. 

E il mio cuore, sebbene pensassi non potesse più farlo, sorrise. 

Tra le tante cose che avrebbe potuto dire, pronunciò proprio quella più insolita e impensabile. 

-E dove?-

-Ovunque tu voglia. Io e te, da soli- 

-Sarebbe bello…- sussurrai. 

-Possiamo farlo- 

 

Ciao a tutte <3 
Sto scrivendo per dirvi che questa storia é finita qui... 
... ma.. c'é il SEQUEL "Piccola Peste 2" con un po' di novità <3 
Spero andrete a leggerla :3 
Mi raccomando, ditemi se vi é piaciuto questo finale un po' ricco di suspance :O 
A presto <3
Un bacione enorme, 
-Zola. 

 

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