Una vita da eroe

di OrderMade96
(/viewuser.php?uid=588450)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're my hero ***
Capitolo 2: *** Red Rose ***
Capitolo 3: *** Dance lesson ***
Capitolo 4: *** Let her go ***



Capitolo 1
*** You're my hero ***


NOTE DELL'AUTRICE

 Salve a tutti!
Sono fiera di cimentarmi finalmente in un nuovo fandom!  Finora ho scritto one shot solo ed esclusivamente per la coppia ZoSan  
(
ZoSan - And this would be love?! , che penso di conoscere abbastanza bene, quindi spero di non deludervi ora che mi cimento al di fuori del mondo di quella coppia. In più non vedevo l'ora di scrivere qualcosa su Tiger e Bunny (ho da poco divorato serie anime, manga, doujinshi ecc...) 
Questa raccolta di one shot, basata su stralci di vita quotidiana di un supereroe, vedrà i nostri eroi, già belli che incasinati in una relazione, affrontare tormenti e problemi di coppia vari. Tutto ciò, accompagnato da spero "belle" immagini "copertina", disegnate interamente da me. Vi avverto da subito che aggiornerò la raccolta a tempo perso, quindi non uccidetemi.
Come mi è solito dire: critiche, commenti, recensioni e biscotti sono sempre ben accetti!

-OrderMade96-


                                                   

                                                               

                                     Capitolo 1° : You're my hero

Era una giornata come le altre a Sternbild City. Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, privo di nuvole. La gente svolgeva le sue solite mansioni, rasserenata dalla presenza degli eroi che proteggono la quiete pubblica, combattendo il male e catturando i criminali. Perché quello era il compito di un eroe, proteggere le persone e combattere i cattivi, non quello di presenziare a stupidi eventi o partecipare a estenuanti interviste. Almeno era quello che pensava Kotetsu Kaburagi, alias Tiger del duo di eroi Tiger & Bunny.

Basta interviste! Ormai è una settimana che non facciamo altro che rispondere alle stesse domande! Si lamentò per l’ennesima volta in quella giornata Tiger.
Kotetsu-san, potresti smetterla di lamentarti per favore? Sospirò Barnaby, sistemandosi gli occhiali.
Ma Bunnyyy! Un eroe dovrebbe compiere azioni eroiche, non stare seduto su una poltrona e parlare a un microfono! Protestò Tiger, mentre saliva sulla lussuosa macchina rossa del biondino.
Ripeti sempre le stesse cose sai? Rispose Bunny prima di mettere in moto. E’ normale avere tutta questa popolarità dopo essere rientrati a far parte della prima lega. Dovresti essere contento di ciò, piuttosto che lamentarti continuamente. Lo rimproverò il biondo, mentre girava in una delle strade meno trafficate della città, così da evitare un ingorgo.
Kotetsu borbottò qualcosa che sembrò  un “si lo so…”, sbuffando e mettendo il broncio, osservando dal finestrino le case che fuggivano via velocemente.

Allora, che altro dobbiamo fare oggi? Ti prego non dirmi che abbiamo altre interviste! Scongiurò quasi il moro, facendo sorridere appena il partner.
No, con quelle abbiamo finito. Abbiamo una sessione di autografi dopo pranzo però. Lo informò Barnaby, ricapitolando mentalmente i loro impegni.
Eeeeeeeh? Uffa! Voglio un po’ d’azione! Si lamentò ancora il moro.

In effetti, aveva tutti i motivi per lamentarsi. Da quando erano rientrati a far parte della prima lega, dopo aver sconfitto Andrew poco più di una settimana prima, non avevano fatto altro che partecipare ad eventi mondani; sembrava poi, che nessun criminale avesse intenzione di causare il benché minimo crimine o disagio.

Il resto del tragitto fino al palazzo della loro agenzia fu più o meno silenzioso, eccetto per le lamentele di Tiger. Giunti a destinazione, i due eroi si concessero un pranzo abbastanza veloce ma abbondante, nel caso di Kotetsu, per poi risalire in macchina e proseguire verso il centro commerciale in cui si sarebbe tenuto l’evento.
Mentre Barnaby parcheggiava, Kotetsu tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la sua maschera, indossandola e controllando nello specchietto retrovisore che fosse messa bene.

Kotetsu-san. Perché continui ad indossare la maschera anche se ora più o meno tutti conoscono la tua identità?  Chiese curioso Bunny, mentre scendevano dalla vettura e salivano le scale dell’ingresso.
Mah, credo sia per una sorta di abitudine. Ormai è una parte di me, credo. Confessò Tiger, facendo sorride di nuovo il partner.
Bunny aveva un bel sorriso, non c’erano dubbi. Peccato che sorridesse così raramente.

"Dovrebbe sorridere più spesso." Pensò sovrappensiero il moro, osservandolo, mentre lo seguiva nella grande hall dell’edificio.



Quando i due eroi si sedettero al tavolo per gli autografi, vennero accolti calorosamente da una serie di gridolini, per lo più di donne, che si scatenarono alla vista di Barnaby; grida entusiaste, applausi e incitamenti a continuare così col loro lavoro seguirono per ogni persona che gli si parò di fronte per farsi firmare maglie, fogli, libri e quant’altro. Ci furono ragazze che addirittura chiesero di farsi firmare le braccia o la spalla da Barnaby. Il biondino accettò con il suo solito sorriso di scena stampato in faccia, sotto lo sguardo indispettito del partner.

"Guarda come gongola quel ragazzino!" Quasi ad intercettarne i pensieri, Bunny si volse verso di lui mentre firmava la spalla nuda di una ragazza.
Il biondino sorrise verso il compagno, affilando anche lo sguardo in maniera maliziosa.

"Ugh…cos’è ora quello sguardo?" Trasalì Kotetsu, tornando a guardare di fronte a sè e firmando una card di un uomo sulla cinquantina che era innanzi alla fila destinata a lui.

Il prossimo a volere un suo autografo, fu un bambino di poco più di sei anni.
Il piccolo, rimase per un po’ imbambolato a fissare l’imponente, per lui, figura dell’eroe. Kotetsu, notando il piccolo fan che superava di poco il tavolo, sorrise dolcemente, pensando alla sua dolce Kaede e a come avrebbe voluto che anche lei un giorno gli avesse chiesto un autografo.

Ciao! Ma che bel giovanotto che abbiamo qui! Lo salutò l’eroe, accarezzandogli la testa e facendolo arrossire fino alla punta dei capelli.
Il bambino lo osservava, balbettando, cercando di spiccicare parola mentre le manine tremavano un poco nel reggere le card di wild tiger prima e dopo la formazione del duo Tiger & Bunny.
I-Io…V-vorrei…ecco…
Vuoi che ti firmi le carte che hai in mano, vero? Domando affabile Kotetsu, vedendo il notevole disagio del bambino.
SI! Rispose con un po’ troppi decibel il ragazzino, arrossendo di nuovo sotto lo sguardo di tutti.
Tiger rise ma prese le carte e le firmò con orgoglio, porgendole di nuovo al ragazzino.
Whaaaaaaa! La firma di Tiger! Urlò tutto felice, facendo sorride anche il suo eroe. Continua così Tiger, faccio il tifo per te! Disse infine, prima di fuggire via verso sua madre, che lo attendeva pazientemente all’ingresso della sala.

Barnaby aveva seguito tutta la scena e ora osservava quell’espressione soddisfatta e un po’ ebete che assumeva il suo partner quando era su di giri. Era contento che ora la gente fosse più vicina a Kotetsu, ma allo stesso tempo, provava una certa gelosia, verso quelle persone. Tiger era il suo eroe. Era il suo partner. Ed il suo compagno. Ma non poteva di certo palesare tutto questo suo senso di possessività, per di più in pubblico. Inoltre, non avrebbe rischiato di scatenare una discussione per quegli stupidi sentimenti dopo che il loro rapporto aveva rischiato di andare in frantumi pochi giorni addietro. Ora che si era finalmente ristabilizzato, sarebbe stato zitto.
La sessione durò più del previsto, soprattutto per la presenza dell’avvenente mr. Handsome, alias Barnaby Brooks Jr. Ad un certo punto i due eroi furono quasi costretti a fuggire per non essere sopraffatti dalle fans di Bunny.



Sono esausto. Dichiarò Barnaby, quando finalmente furono da soli nel suo appartamento, togliendosi gli occhiali e crollando stancamente sulla poltrona reclinabile del salone.
Visto come sorridevi fino a poco fa non mi sembrava fossi così stanco, Bunny-chan. Ironizzò il moro, sedendosi vicino a lui sul pizzo del mobile, mentre si allentava la cravatta e lanciava il cappello sul tavolino.
Un vecchiaccio rude come te non potrà mai capire quante energie si impieghino per apparire sempre al meglio in pubblico. Rispose alla frecciatina il biondo, passandosi una mano nei capelli dorati, sospirando con fare teatrale.
Certo, certo. Hai fame? Cambiò discorso il maggiore, evitando così di perdere una inutile battaglia a frecciatine. Vuoi che ti prepari qualcosa? Chiese poi più dolcemente, vedendo che in effetti i bei lineamenti del compagno erano tirati a causa dello stress.
Ma non sai cucinare solo riso fritto? Ribatté il minore, abbozzando un sorriso.
E allora? Dopotutto è il mio piatto preferito ed è buono! Controbatté ancora Kotetsu, imbronciandosi ed incrociando le braccia al petto, punto sul vivo.
Bunny rise, come ancor più raramente faceva, facendo sorridere a sua volta anche Tiger.
Si, si. Riso fritto va bene. Concesse allora il biondo.

Quando però Tiger si allontanò in cucina per preparare la cena, lo sguardo felice seppure stanco che Barnaby aveva poco prima si rabbuiò, colto improvvisamente di nuovo da quei sentimenti logoranti di gelosia e possessione che aveva soppresso per l’intera giornata.
"Devo darmi una regolata…" Pensò, coprendosi con le mani il viso, facendo respiri profondi nel tentativo di calmarsi.

Bunny-chan. La voce di Kotetsu lo fece trasalire dallo spavento.
Era fermo, immobile, con in mano i due piatti di riso e lo osservava visibilmente preoccupato.
 C’è qualcosa che non va? Chiese il maggiore, poggiando i piatti sul tavolino e sedendosi di fronte a lui.
No, sono solo stanco. Mentì in fretta l’altro, distogliendo lo sguardo.
Mmmm… Tiger lo osservò attentamente, gli occhi ridotti a due fessure durante l’analisi.
C-che c’è Kotetsu-san? Chiese a disagio Barnaby, sotto lo sguardo indagatore del partner.
Stai mentendo. Sentenziò infine Tiger, guardandolo seriamente.
Bunny trasalì, deglutendo per l’imbarazzo di essere stato scoperto così facilmente.

Non ho nulla…sul serio… Tentò ancora il biondo, facendo per alzarsi, ma venendo saldamente stretto dal compagno che non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare così. K-kotetsu-san!?
Barnaby, vuoi dirmi cosa succede? Ripeté il moro, stringendolo. Sono o non sono il tuo partner?

Barnaby ricambiò l’abbraccio, ma stette in silenzio tra quelle braccia, cullato dal profumo di sandalo che aveva la pelle di Kotetsu. Tiger, paziente, attendeva una risposa, accarezzando i soffici capelli dorati del problematico compagno. Ad un certo punto, il biondino si decise a parlare.

Sono geloso. Disse schietto, ormai di nuovo tranquillo e in sé, grazie al potente potere della vicinanza di Kotetsu. Geloso di tutta la gente che ti ronza costantemente intorno.
Eh?! Esclamò allibito il moro. Bunny, per risposta, strinse la stretta intorno al corpo del partner con fare esageratamente possessivo. Ohi Bunny-chan, non respiro…
Tu sei mio. Disse serio, alzando lo sguardo sul maggiore, che arrossì e venne colto alla sprovvista quando l’altro lo intrappolò sotto di sé sulla poltrona.   Kotetsu-san, credo di essere un tremendo egoista.
B-Bunny-chan! Protestò Tiger, mentre le labbra del compagno si adagiavano sulle sue, in un ardente bacio.

Quando finalmente riuscirono a staccarsi l’uno dall’altro per prendere fiato, erano accaldati e i loro pantaloni risultavano fastidiosamente stretti.
Kotetsu-san… Sussurrò il biondo sul collo esposto del partner, quasi come supplica.
Il moro, come risposta, gli incrociò le gambe intorno al bacino, incitandolo a proseguire ciò che aveva iniziato. In poco, i due si ritrovarono senza vestiti, sudati, i corpi che si muovevano all’unisono mentre le mani vagavano o si avvinghiavano sul corpo dell’altro.
B-Barnaby…sto… Sospirò Kotetsu, ormai al limite, attirando a sé il corpo atletico del compagno.
Barnaby lo strinse in un abbraccio ferreo, mordendogli le labbra nell’impeto della passione, accompagnando entrambi sull’ultimo gradino di quella favolosa ascesa e crollando infine stancamente al suo fianco sullo stretto giaciglio.

Stettero vicini e abbracciati, in silenzio, con solo i loro respiri e il battito dei loro cuori a fargli compagnia; la testa di Barnaby era nascosta sul petto di Kotetsu, il quale gli accarezzava dolcemente la testa giocando ogni tanto con i suoi boccoli.
Il riso si sarà freddato. Proclamò a un certo punto Barnaby, rompendo la quiete della stanza.
Già. Sorrise Kotetsu e facendo finta di sbuffare allo stesso tempo, stringendolo di più a se. Oi, Bunny… Continuò poi a voce più bassa il maggiore.
Che c’è Kotetsu-san? Chiese il biondo, osservandolo, incuriosito da quel cambio di tono.
Credo di essere un egoista anch’io. Ammise, grattandosi distrattamente la testa sotto lo sguardo confuso dell’altro. Alla sessione d’autografi… mi dava fastidio che tutte quelle ragazze fossero lì per te. In più tu non facevi altro che sorridere come un idiota a tutti.
Lo sai che lo faccio solo per lavoro… Protestò Bunny.
Però! Io vorrei che tu sorridessi solo per me! Cioè…ecco…  Barnaby arrossì a quelle parole, saltandogli addosso e baciandolo di slancio.
Kotetsu-san! Ti amo! Esclamò al settimo cielo il ragazzo.
B-Barnaby, che ti prende ora?!


Alla fine, anche senza compiere gesta eroiche o azioni eclatanti, anche quel giorno Kotetsu era stato l’eroe di qualcuno. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Red Rose ***


                                  
                                          Capitolo 2° : Red Rose


“Karina… ci stai ascoltando?” La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, volgendo finalmente il viso in direzione dei volti imbronciati delle sue migliori amiche.
“S-si, certo.” Mentì lei con poca convinzione, sistemandosi a disagio una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Le due ragazze sedute di fronte al suo banco si scambiarono una sguardo rassegnato, sospirando sonoramente.
“Karina, potresti almeno degnarci della tua attenzione quelle rare volte che riusciamo a passare del tempo insieme.” Borbottò Emily, facendola sentire leggermente in colpa.
“Emily non ha tutti i torti.” La spalleggiò Jane, sistemandosi meglio gli occhiali rotondi sul naso.
“Mi dispiace.” Rispose questa volta con sincerità la ragazza.

Non che questa lo facesse apposta a passare poco tempo con loro, sia chiaro. Karina Lyle  semplicemente non ne aveva il modo! E di certo non poteva nemmeno rivelargliene la causa, purtroppo. Le regole degli eroi, ma soprattutto quelle della compagnia per cui lavorava, parlavano chiaro: mai rivelare la propria identità al pubblico. Certo, esistevano eccezioni come per Tiger e Bunny, ma quello era un altro discorso.

“Allora, stavo cercando di chiederti, vieni insieme a noi a fare compere dopo le lezioni?” Le chiese nuovamente la mora, con sguardo quasi supplicante.
“Certo, mi pare di avere il pomeriggio libero oggi. Aspetta, controllo l’agenda, non vorrei aver detto una stupidaggine.” Le rispose, affrettandosi a cercare nella borsa.

Da un periodo a quella parte, il tasso di criminalità in città sembrava essere diminuito e le chiamate di emergenza per l’intervento degli eroi si erano fatte rare, perciò, se la giovane non avesse trovato segnato nessun impegno dovuto al suo lavoro di idol, sarebbe stata più che contenta di uscire con loro a divertirsi.

“Allora, vediamo…” Disse quasi tra sé e sé, sfogliando frettolosamente le pagine. “Ok, oggi sono libera!” Disse esultando, facendo  sorridere di felicità la sua amica con la coda.
“Salvo chiamate d’emergenza, vorrai dire.” Ironizzò la ragazza col caschetto, facendole sbuffare.
“Speriamo non ne capitino…” Ammise col cuore in mano Karina, interrotta poi dal suono della campanella che annunciava l’inizio della lezione successiva, causando così un gran movimento e trambusto nella classe. 

Le sue amiche si diressero diligentemente verso i loro banchi e lei si affrettò a tirare fuori i libri per l’ora di matematica, anche se controvoglia.

“Ops, mi dispiace!” Si affrettò a scusarsi un suo compagno dopo averle urtato il banco con un piede e aver fatto cadere a terra alcune delle sue cose, ricevendo come sola risposta una singola occhiataccia, per poi fuggire con la coda tra le gambe al suo posto.
La ragazza si piegò a raccogliere la matita e la sua povera agendina azzurra dal pavimento, notando casualmente un segno rosso sulla pagina sulla quale questa si era aperta a causa della caduta.
Compleanno di Tiger ♥.
Recitava la sua calligrafia. La ragazza per poco non sbiancò notandone la data. Due giorni. Mancavano due giorni al compleanno di Kotetsu e lei se ne era completamente dimenticata!

-Dannazione, non gli ho ancora preso nulla e non ho la minima idea di cosa regalargli!- Pensò frustrata, sollevando lo sguardo appena in tempo per scorgere il docente entrare in aula ed annunciare l’inizio della lezione.
Mise via di corsa il libricino sotto il banco, con fare rassegnato. Avrebbe dovuto comunque aspettare la fine delle lezioni e , in ogni caso, aveva il disperato bisogno dell’aiuto delle sue amiche.
 
***

“Allora, cosa vorresti regalargli?” Chiese Jane mentre sorseggiava il succo di frutta al tavolo del grazioso bar dove si erano fermate.
“E’ questo il punto! Non ne ho la benché minima idea!” Esclamò frustrata Karina.

Dopo la fine delle lezioni, l’eroina aveva confessato alle amiche di essersi scordata di un imminente compleanno e di dover fare al più presto il relativo regalo, ma di non avere assolutamente nessuna idea di cosa comprare. Le due ragazze, incuriosite dal suo strano comportamento, l’avevano riempita di domande fino a costringerla a rivelare che si trattava di un amico importante. Alle sue migliori amiche non era servito altro per fare due più due ed ora, sedute a quel tavolino, stavano tentando di sbrogliare il fatidico dilemma del regalo perfetto.

“Quali sono i suoi gusti? Non sarebbe meglio fargli qualcosa che potrebbe usare spesso? Oppure…mmm…qualcosa che possa rivelare i tuoi sentimenti?” Parlò a briglia sciolta Emily, mangiando di quando in quando alcune cucchiaiate del suo gelato.
“Emily! Ti ho detto che è solo un amico!” Protestò Karina con le guance in fiamme.
“Si certo, solo un amico.” Le fece eco ironicamente l’occhialuta.
“Uffa! Volete aiutarmi si o no?” Controbatté indispettita l’eroina, incrociando le braccia al petto.
“Ok. Che ne dici di qualcosa da indossare?” Propose allora la ragazza col caschetto, pensando poi a quale capo fosse più appropriato. “Come un berretto o una maglietta.”
“E se poi non gli piacessero?” Chiese preoccupata l’altra.
-Infondo non conosco molto bene i suoi gusti…- Pensò tra sé e sé.
“Su non abbatterti, troveremo sicuramente il regalo perfetto, vedrai!” Trillò la mora, facendola sorridere, finalmente sollevata.

Dopo qualche altra chiacchiera ed altrettante domande mirate per conoscere l’identità del fortunato ragazzo, alla quale l’eroina rispose con furbizia, il trio di donzelle si apprestò ad iniziare la caccia nei più svariati negozi del centro commerciale.
Entrarono in diversi punti vendita: d’abbigliamento, d’accessori, di articoli sportivi, di videogiochi (perché volevano soppesare tutte le alternative possibili, in più Emily e Jane sembravano non aver afferrato, sfortunatamente per loro,l’età del misterioso festeggiato); ma nessun articolo sembrava soddisfare appieno le loro aspettative e richieste.

Ad un certo punto, quando ormai la speranza di riuscire nell’impresa sembrava essersi volatilizzata e le ragazze si stavano avviando verso l’uscita, l’occhio di Blue Rose cadde fortuitamente su una vetrinetta, rimanendo incollato a un piccolo oggettino esposto.

“Che carino!” Esclamò senza rendersene conto ad alta voce, facendo voltare anche le altre verso il vetro.
“Oh, è così tenero! Ehi! Potresti regalargli uno di questi, no?” Propose Emily a Karina.
“Questo?! Pensi che sia adatto a un ragazzo?” Le fece notare quella, indicando col dito l’oggetto in vetrina.
“Perché no? Dopotutto soddisferebbe tutti i requisiti del regalo. A: potrebbe portarlo sempre con lui e magari pensare a te nel vederlo. B: sarebbe una cosa che gli piace. C: è troppo carino perché possa rifiutarlo.” Elencò scrupolosamente Jane, giocando con la montatura degli occhiali.

“Mmmm…” Mugugnò Karina mentre si decideva. Bastò un ulteriore  occhiata a quel tenero oggettino per farla decidere. “Va bene, lo compro!” Esultò soddisfatta sotto lo sguardo d’assenso delle complici.

Subito si precipitarono nel negozio per comprare il regalo, prima che qualcun altro glielo soffiasse sotto il naso.
“Vuole che glielo incarti?” Chiese gentilmente la bella donna al bancone.
“Si grazie!” Rispose educatamente l’eroina.
“Ha preferenze per la scatola e il nastrino? Ne abbiamo di diversi colori, le faccio vedere.” Espose diligente la commessa.
“Mi raccomando Karina! La maniera in cui si presenta il regalo indica ciò che si prova per il diretto interessato!” L’ammonì Emily, iniziando poi a raccontare di quale carta aveva scelto per il regalo di compleanno del suo ragazzo.
L’eroina alla fine, dopo varia indecisione, optò per una scatolina di un bel verde e un nastro blu, fondendo così i colori di Tiger e Blue Rose, sentendosi quasi con quell’accoppiata più vicina a lui.

-Ma che vado a pensare!- Si rimproverò da sola mentalmente, mentre però sorrideva stringendo a sé il regalo che forse le avrebbe permesso di fare un ulteriore passo verso quella persona.

 
***

 
 “B-Bunny! Che diavolo fai, siamo a lavoro!” Protestò Kotetsu, mentre le labbra di Barnaby tracciavano una scia di baci vogliosi sul suo collo e le sue mani si muovevano delicatamente sulla sua schiena, in direzione del suo sedere.
“Non vedo cosa ci sia di male visto che non c’è nessuno. In più non sto facendo ancora nulla, per quello aspetterò stasera dopo la festa.” Sentenziò il biondo, mordendogli con fare lascivo il labbro inferiore per poi intrappolarlo in un bacio affamato e provocatorio.
“Festa?” Domandò ansimante Tiger quando finalmente il partner si scostò da lui per lasciarlo respirare.
“Forza andiamo, siamo in ritardo.” Disse liquidandolo Bunny, dirigendosi verso la sala in fondo al corridoio.
“Oi Bunny! Che festa?” Domandò rincorrendolo l’altro, mentre questo apriva la porta antincendio, sommergendoli in un fascio di luce.

“SORPRESAAAAAAAAAAA!” Urlò un coro di voci all’ingresso della coppia.
Uno scoppiettio di coriandoli proruppe sulle loro teste, facendo sorridere il festeggiato quasi come un bambino.

“Buon compleanno Tiger-san!” Esclamarono in coro Dragon Kid e Origami Cyclone, parandosi di fronte all’eroe ancora sorpreso.
“Ragazzi, ma cosa…” Balbettò in imbarazzo quello, frastornato.
“Ti abbiamo preparato una festa a sorpresa, vedi di ringraziarci più tardi!” Chiarì i suoi dubbi con finto rimprovero Karina.
“Io…io non so che dire. Grazie.” Rispose imbarazzato Tiger, sorridendo calorosamente agli amici.
“Oh andiamo tesoruccio! Non essere così timidino! Forza, hai tanti bei regalucci da scartare, vieni.” Trillò entusiasta Nathan prendendolo sotto braccio, incurante della mezza occhiata storta di Barnaby.
“Non dovremmo mangiare prima la torta?” Fece notare Rock Bison a Fire Emblem.

Così alla fine il gruppo di eroi si riunì al tavolo sul quale erano state disposte tutte le bevande e le pietanze varie, cantando un arrangiato e un po’ stonato Happy Birthday to you.
“Kotetsu-san, grazie per quello che fai e ancora grazie!” Esclamò Sky High quando Tiger soffiò sulle candeline.

Dopo la torta, fu il turno dei regali. Ogni eroe sembrava voler fare a gara per essere il primo, ma alla fine, l’ebbe vinta l’eroe dalla bellissima pettinatura rosa.

“Oh, mi raccomando caro, dai solo una sbirciatina. Non vorrei che qui qualcuno si imbarazzasse troppo.” Sorrise Nathan, porgendogli una busta rossa e facendo un occhiolino con fare allusivo a Barnaby.
“Perché? Cosa c’è nella busta?” Chiese Tiger, sbirciando attraverso un’apertura e arrossendo di colpo.

Barnaby l’osservò confuso, per poi riuscire a curiosare da sopra la sua spalla. Alla vista parziale del contenuto, arraffò la busta e la scansò di lato, ben nascosta da sguardi curiosi, urlando un semplice “Il prossimo!” al quale nessuno pensò minimamente di protestare, conoscendo i gusti particolari di Fire Emblem.

Rock Bison gli regalò una bottiglia di liquore, Dragon Kid una maglietta sportiva con una tigre, Sky High pensò bene di regalargli un libro che raccontava le avventure di cani eroi (chissà poi perché), Barnaby gli aveva già consegnato un peluches gemello al suo poco prima, mentre Origami Cyclone aveva optato per una maschera giapponese di un demone tigre. L’ultima a porgere il suo regalo, fu proprio quella che tra tutti gli eroi avrebbe voluto essere la prima. Con mano un po’ tremante, Karina porse il suo pacchetto a Kotetsu, guardandolo di sottecchi mentre apriva la scatolina, per paura della sua reazione.

“E-ecco, so che non è nulla di che, ma spero ti piaccia…” Brontolò quasi sotto voce.

“Ma che carino!” Proruppe Tiger, osservando sorridente il grazioso laccetto per cellulare che teneva in mano. Anche gli altri eroi intorno a lui assentirono a quell’affermazione.

L’oggettino, raffigurava un piccolo Wild Tiger in miniatura. Gli occhi marroni, grazie ad un sensore al loro interno, diventavano azzurri quando il telefono al quale il laccetto era legato squillava. 

“Oi Barnaby, non sono adorabile?” Ironizzò Tiger, mostrandogli il ciondolo.
 “E’ un ciondolo molto grazioso.” Constatò Barnaby facendo sorridere Kotetsu, tutto fiero della sua miniatura legata ora al suo cellulare.

“Ora non montarti la testa però!” Sbraitò Karina, come sempre quando era imbarazzata. “ S-sei sicuro ti piaccia? Non credi sia inadatto per un ragazzo?” Domandò poi trovando di nuovo il controllo di sè, ancora dubbiosa della sua reazione.
“Ma no, è un regalo bellissimo ed utile! Grazie mille Karina.” Rispose Kotetsu, facendola arrossire fino alla punta dei capelli.

-Mi ha chiamata per nome!- Festeggiò internamente la ragazza per l’avvenimento rarissimo.

“Oi, oi. Blue rose non sarai mica arrossita, vero?” Scherzò Fire Emblem in maniera civettuola.
“Nathan smettila non è vero!” Rispose quella in completo imbarazzo, diventando ancora più paonazza.
“Forse da oggi dovremmo chiamarti Red Rose, che ne dici?” Ironizzò senza cattiveria l’eroe, suscitando le risate generali e l’ira dell’eroina.

I festeggiamenti proseguirono tra risate e battute, mentre fiumi di alcool e cibo scorrevano inesorabilmente dritti nei loro stomaci. Blue Rose passò la maggior parte del resto della giornata a gongolare per il traguardo raggiunto e ad arrabbiarsi per le innumerevoli frecciatine dell’amico gay, sotto lo sguardo confuso di Ivan e Pao-Lin.
Quando sopraggiunse la sera, gli eroi decisero che avevano festeggiato abbastanza e che avevano anche messo troppo a soqquadro la sala. Reggendosi tutti più o meno in piedi, chi per stanchezza, chi a causa degli effetti dell’alcool, rassettarono come meglio riuscirono per poi riaugurare buon compleanno a Tiger e fuggire via verso le rispettive abitazioni, ormai esausti ma felici, qualcuno più di qualcun altro.

“Wa! Che giornata, non me lo aspettavo, sul serio.” Dichiarò ad alta voce Kotetsu mentre posava i regali nella macchina di Barnaby e montava sul sedile del passeggero.
“Guarda che la giornata non è ancora finita.” Gli fece notare con un sorrisetto malizioso il biondo, poggiato col mento al volante, per poi girarsi a baciarlo fugacemente.

“Bunny-chan, cos’hai in mente?” Chiese curioso il moro, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra, mentre l’altro metteva in moto e si dirigeva a tutta velocità verso il suo appartamento.
“Bhe, pensavo che sarebbe un vero peccato sprecare il regalo che ti ha fatto Fire Emblem, non trovi?” Affermò furbamente il più giovane, facendo deglutire pesantemente il partner.

Tiger voltò lo sguardo, imbarazzato e con una crescente eccitazione tra le gambe, in direzione della busta rosso fuoco  dal quale faceva capolino, anche se ben nascosto, un tubetto di gel al cioccolato.

Si prospettava sul serio una dolce e piacevole notte per la coppia di eroi. 


NOTE DELL'AUTRICE
 Mai e dico MAI, avrei pensato di aggiornare così presto. 
Infatti probabilmente dopo oggi mi rivedrete chissà quando ah ah (no dai spero di no). Vediamo il capitolo. E' il compleanno di Kotetsu e Karina, la bellissima tsundere Blue Rose, gli regala un piccolo Wild Tiger (tigri, tigri ovunque). E bhe, che dire degli altri regali e soprattutto di quello di Nathan? eheh.
Comunque sia, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che il mio piccolo tributo alla bella Karina vi piaccia ^^ Come sempre, critiche, commenti, recensioni e dolci sono ben accetti!

p.s. Il disegno è un opera originale, quindi se la prendete mettete i crediti per favore della mia pagina facebook "MULTIELEONORA96".

-OrderMade96-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dance lesson ***


                                  
                                          Capitolo 3° : Dance lesson

Se c’era una cosa davvero noiosa della vita da eroe, a parere di Kotetsu, erano quelle lunghe e interminabili cene piene di gente di cui poi non avrebbe mai ricordato il nome, dove volente o nolente, un eroe era costretto a socializzare o peggio, anche a ballare, nel caso le cene fossero state di un certo livello. E lui era alquanto arrugginito, doveva ammetterlo. Non che prima fosse poi tutto questo granché di ballerino, certo, ma nello stato in cui era ora, non ricordando nemmeno le basi, rischiava sul serio di schiacciare più di un piede se fosse stato invitato su di una pista da ballo. Come del resto era successo quella mattina.

Agnes, la bisbetica produttrice di HeroTV,  aveva avvertito tutto lo staff degli eroi tramite il loro PDA, facendogli presente la loro imminente partecipazione ad una cena di gala, la quale sarebbe avvenuta il sabato seguente e che a detta della donna era molto importante, perciò guai a chi avrebbe osato causare problemi. L’eroe sospirò al solo pensiero.

“Tiger! Non distrarti!” Lo ammonì Karina battendogli la mano sulla spalla.
“Ah! Scusami…” Rispose il maggiore, tornando finalmente a volgere lo sguardo sulla partner di ballo e sui suoi piedi, per paura di schiacciare nuovamente quelli più minuti della ragazza.

Ormai erano un paio di ore che l’eroina tentava di fargli entrare in testa i rudimenti del valzer, ma a quanto sembrava, o lei non era una brava insegnante o il suo allievo era talmente impedito da centrare statisticamente i suoi piedi ogni sei passi. E dire che Karina aveva sul serio pensato che accettare d’insegnare a Kotetsu a ballare fosse una buona idea. Certo, aveva mantenuto come sempre quella sua aria un po’ altezzosa quando l’eroe glielo aveva chiesto sotto consiglio di Barnaby, però non avrebbe mai immaginato che la sua idea sarebbe finita in un completo, o quasi, disastro. I suoi piedi doloranti ne erano la prova infondo.

“Kotetsu-san, non stai facendo grandi progressi.” Fece notare Bunny, leggermente divertito dalla faccia super concentrata del partner.
“Stai zitto tu! E poi che diamine ci fai ancora qui? Ti ricordo che non hai voluto aiutarmi quando te l’ho chiesto!” Rispose spazientito il castano.
“In verità non è che non volessi.” Rispose paziente il biondo, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

“Barnaby ha ragione. Come avrebbe potuto insegnarti a condurre se è più alto di te?” Fece notare Blue Rose.
“Che c’entra adesso questo? E poi è più alto di me di soli cinque centimetri!” Sbraitò indispettito Kotetsu, continuando però a volteggiare quasi diligentemente.
“C’entra eccome. Essendo più basso, saresti stato quello che segue. Insomma, la donna della coppia, ecco.”  Spiegò diligentemente la ragazza, ridacchiando al pensiero.
Barnaby, seduto su una panca poco distante da loro, soffocò una risata in un accenno di tosse.

“Ci sono anche uomini bassi che conducono…” Mugugnò Tiger in imbarazzo.
“Si, ma quegli uomini non pestano i piedi delle ragazze con cui ballano ogni sei passi.” Ribatté la ragazza, facendolo così imbronciare. “Anzi, otto.” Aggiunse poi, constatando che la pestata sul piede aveva tardato ad arrivare. L’eroe quasi sorrise della constatazione.

 “Forse c’è una speranza che tu impari dopotutto.” Sentenziò infine la giovane, pentendosi amaramente poco dopo della sua affermazione a causa di un dolore acuto all’alluce del piede destro. “Tiger!”
“Scusa! Scusa!”

 
***
 

“Bunny! Lasciami ho detto!” Protestò Kotetsu mentre il partner gli cingeva la vita per farlo volteggiare.
“Non eri tu quello che insisteva perché lo aiutassi a fare pratica?” Rimbeccò sarcasticamente l’altro, ricevendo per contro risposta un’occhiataccia.
La luce soffusa dell’appartamento del più giovane rendeva il tutto ancor più romantico e, a parere di Kotetsu, imbarazzante.

“Non mi serve una mano ora. WAH!” Tiger terminò la frase nel momento in cui il compagno s’esibì in un impeccabile caschè, rimanendo poi a fissarlo con un mezzo sorriso malizioso.

“E perché no?” Chiese con voce vellutata l’eroe dai biondi riccioli, avvicinandosi maggiormente al viso dell’imbarazzato partner.
“Perché…perché…” Balbettò Tiger cercando di non cedere all’imbarazzo. “Io non sono una donna.” Soffiò quasi tra le labbra infine, distogliendo lo sguardo in imbarazzo e suscitando così un certo stupore sul viso pallido dell’altro che ancora lo sosteneva.

“Sarebbe questo il problema?” Sbuffò Barnaby risollevandolo. “Va bene allora, Kotetsu-san. Guida tu.”

Tiger lo fissò imbronciato, continuando però a stringergli la mano, incerto se accettare la proposta o meno. Dopo alcuni attimi di indecisione, cinse il fianco snello del partner, accostandolo maggiormente a lui. Accennò un passo e Barnaby lo seguì obbediente. Ne accennò un altro e poi un altro ancora, seguendo la sequenza ribaditagli da Blue Rose quel giorno. Inspiegabilmente, gli risultò facile guidare Bunny nella danza e rimase piacevolmente sorpreso che il partner si fidasse a seguirlo, nonostante ben sapesse che avrebbe potuto in ogni momento pestargli un piede. Cosa che, fortuitamente, non capitò.

“Vedo che ti fidi di me ora, Bunny-chan.” Commentò sorridendo dolcemente Tiger.
“Kotetsu-san, smettila di chiamarmi a quel modo.” Protestò il partner arrossendo leggermente.

In effetti, da quando le cose si erano sistemate, la loro reciproca fiducia era aumentata. Certo, bisticciavano spesso, a volte si trovavano in disaccordo, ma se rapportato a quando erano ancora solo una neo coppia di eroi, il loro rapporto aveva fatto enormi passi avanti. E che passi.

“Sei arrossito, Bunny-chan.” Notò Kotetsu, stringendolo più a sé, mentre volteggiava di nuovo quasi seguendo una musica immaginaria che li accompagnava dolcemente.

“Kotetsu-san, smettila.” Ribatté l’altro, fremendo tra le sue braccia per un brivido improvviso.
“Barnaby.” Sospirò Tiger, fermandosi ed avvicinando le labbra a quelle sottili dell’altro, la mano sul suo fianco che saliva ad accarezzargli la schiena.

Barnaby rispose piacevolmente al bacio, assecondando i movimenti della lingua famelica del partner che, rapida, cercava di carpire la compagna in un turbinio di emozioni ed eccitazione. Un morso affamato al suo labbro inferiore lo avvertì che Koketsu pretendeva di più. Quando Tiger prendeva l’iniziativa, Bunny si sentiva sempre leggermente indifeso, quasi fosse davvero la preda di una tigre affamata. Ma nonostante ciò, si ritrovava ogni volta piacevolmente sorpreso dalla dolcezza che il partner infondeva in quei gesti frettolosi e vogliosi. Col respiro corto e gli occhiali appannati, Barnaby si ritrovò spinto contro l’enorme finestra del suo appartamento che dava su Sternbild City, il compagno che intrappolava il suo corpo contro il vetro freddo, mentre le sue mani si spingevano oltre il bordo della sua giacca rossa e bianca in pelle, carezzando con i polpastrelli la sua pelle arsa di passione.

Bunny gemette in un bacio quando la gamba del compagno sfiorò la sua erezione nei pantaloni grigi, ormai troppo stretti proprio come quelli neri dell’altro eroe. Spingendo il bacino contro il suo, il più giovane lo avvertì della fretta che aveva di liberarsi degli scomodi indumenti. Prontamente, il maggiore s’affrettò quasi a strappargli di dosso tutto ciò che incappava nella marcia spasmodica delle sue mani. Dopo pochi minuti, i due si ritrovarono ansimanti e sudati, stretti in un’ulteriore danza, questa volta più febbrile e appassionata di quella che stavano conducendo poco prima. Anche adesso Kotetsu dettava il ritmo, mentre Barnaby, assecondante, lo seguiva gemendo, lieto d’essere l’oggetto delle attenzioni di quell’uomo.

“Barnaby…” Sospirò Kotetsu, stringendolo a sé, mentre l’altro gli avvinghiava le gambe al bacino, baciandolo avidamente.

Bastò quel bacio perché la danza raggiungesse il suo culmine, accecandoli con la forza di un fuoco d’artificio. I due eroi, affaticati, scivolarono lungo la superficie liscia del vetro e stettero distesi a terra per un po’, prima di concedersi, finalmente, una rilassante doccia insieme e una ristoratrice dormita nell’enorme letto del più giovane.

 
***
 

“Un, due, tre. Un, due, tre. Molto bene, sei migliorato molto Tiger!” Concesse Karina, ancora stretta tra le braccia dell’eroe, esultando internamente per l’assente dolore ai piedi.
“Visto?! Ve lo avevo detto che ce l’avrei fatta in tempo!” Gioì Kotetsu, riferendosi alla partner di ballo e all’altro eroe seduto come sempre sulla panca infondo alla stanza.

“Ora non ti esaltare troppo. Se non fosse stato per me, questa sera avresti sicuramente messo in imbarazzo tutti quanti.” Lo punzecchiò allora la ragazza.
“Aaaah, forse hai ragione. Scusami Blue Rose e grazie dell’aiuto.” La ringraziò l’eroe, grattandosi la nuca distrattamente.
La ragazza arrossì vistosamente, iniziando a muoversi sul posto, a disagio.

“Vedi di non abituarti! Non posso perdere sempre tutto questo tempo con te.” Rispose bisbetica, mentre in realtà pensava tutt’altro.

-In verità vorrei che continuasse a tenermi tra le sue braccia per sempre.- Ammise a sé stessa, maledicendo quel suo lato del carattere che la rendeva ogni volta così insicura e le faceva dire cose di cui poi si sarebbe sicuramente pentita.

“Credo sia meglio andare a prepararci o faremo tardi.” Li interruppe Bunny, alzandosi dal suo posto.

“Oh mio dio è già così tardi!” Sbraitò la ragazza controllando l’orologio al polso. “Io vado avanti, ci vediamo questa sera!” Urlò quasi, mentre correva via con la borsa sotto braccio, l’asciugamano regalatole da Tiger adagiato sulle spalle sudate.
“Perché va via così di fretta? Mancano più di due ore!” Notò Tiger osservando con un sopracciglio alzato l’orologio a muro.

“Appunto. Mancano solo due ore. E per una ragazza è fin troppo poco.” A quelle parole Kotetsu sembrò ancor più confuso. “Qualcosa mi dice che non comprendi molto bene l’universo femminile.” Sospirò sonoramente Barnaby, incrociando le braccia al petto.
“Me lo ripeteva spesso anche mia moglie, in effetti.” Ammise in imbarazzo il castano, mentre si caricava sulla spalla la borsa a tracolla. “E aggiungeva anche che ero un irrecuperabile idiota. Ultimamente lo fa anche Kaede…”

“Mi trovo sempre più d’accordo con loro.” Scherzò il giovane, beccandosi un’occhiataccia.
“Invece tu Bunny-chan lo comprendi anche fin troppo bene quell’universo, non è vero?” Ironizzò Tiger, facendolo indispettire.

“Forza andiamo, anche noi dobbiamo prepararci dopotutto.” Concluse lì l’eroe più giovane, avviandosi verso l’uscita.

“Ehi! Aspettami Bunny!” Lo richiamò l’eroe veterano mentre gli correva dietro. “Non te la sari mica presa vero? Perché corri anche tu adesso?”

“Perché due ore sono appena sufficienti per una doccia e per vestirci, quindi sarebbe meglio affrettarci.” Barnaby sorrise maliziosamente, attirando l’attenzione del compagno che lo seguiva preoccupato, il quale intuì ciò che nascondevano le sue parole e sorrise a sua volta.

“Allora sarebbe meglio affrettarci. La cena è alle otto!” Ricordò Kotetsu, gongolando al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

L’unica cosa che sperarono entrambi mentre varcarono poco più tardi la soglia dell’appartamento di Barnaby, era che due ore fossero sufficienti anche per vestirsi dopo la doccia, altrimenti avrebbero dovuto subire l’ira della rabbiosa produttrice.


  NOTE DELL'AUTRICE
 Ti va di ballare? -cit ......... No ma ok!
 Che roba ho scritto? .-. Bho, mi piacciono gli uomini che sanno ballare, dato che io non sono capace, lol. E poi...Kotetsu attivo dovevo farlo, ne andava della sua virilità. Poi suvvia, loro sono entrambi semuke a mio parere u-u Detto ciò, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, sebbene non sia granchè originale. Come sempre: critiche, commenti, recensioni e biscotti o cioccorane sono ben accetti! (?)

p.s. Il disegno è un opera originale, quindi se la prendete mettete i crediti per favore della mia pagina facebook "MULTIELEONORA96".

-OrderMade96-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Let her go ***


                                              
 

                                  
                                   Capitolo 4° : Let her go

La vita dell'eroe era il traguardo a cui ogni NEXT bramava. Che avessero grandi doti o semplici utili abilità, ogni essere umano con questi strabilianti e strani superpoteri ambiva a diventare una di quelle figure che tanto adorava seguire mentre guardava la TV, ascoltava la radio o leggeva un articolo da prima pagina sul giornale. Sognando quella vita, carica di azioni eroiche, di fama e successo, chi non aveva realmente familiarità con quel mondo non poteva davvero comprendere cosa significasse essere un eroe.

Un vero eroe metteva quotidianamente a rischio la propria vita per difendere i più deboli e salvare le persone da ogni pericolo, doveva presenziare a svariati eventi organizzati dagli sponsor e passava il suo tempo libero tra un'impresa e l'altra ad allenarsi, a testare i propri limiti fisici per migliorarsi, facendo coincidere il tutto con la sua vita privata, la quale spesso ne risentiva.

In casi estremi, essere eroe significava rinunciare ad avere degli amici o addirittura una famiglia. Essere un eroe non era un lavoro, era più una vocazione. L'eroe non apparteneva a se stesso, ma alla gente. Che lo volesse o meno, chi decideva di intraprendere il cammino della giustizia, avrebbe dovuto sapere a cosa stesse andando incontro.

Kotetsu lo aveva compreso bene, sapeva quanto crudele e triste potesse essere la vita da eroe. Lo aveva assaggiato sulla propria pelle. Nella sua carriera non erano mancati gli attimi in cui avrebbe voluto essere semplicemente solo Kotetsu e negli anni, aveva fatto i conti con i lati oscuri che la sua scelta di vita aveva comportato.

Lui, l'eroe che non si faceva scrupoli a distruggere monumenti o palazzi pur di soccorrere qualcuno, quello che più di tutti voleva incarnare l'eroe modello sin da bambino, si portava dietro il peso di non essere riuscito  a proteggere la vita della persona che più gli stava a cuore. Non era riuscito nemmeno ad essere lì nel momento in cui la morte era venuta a prendersela. Sua moglie, la sua adorata Tomoe, se n'era andata qualche istante dopo averlo salutato con un sorriso stanco, strappandogli la promessa di non rinunciare mai al suo sogno. Se n'era andata mentre lui stava facendo il suo lavoro, perché alla morte non interessa nulla, non ha riguardi per il sesso, lo stato sociale o per l'animo di chi carpisce, la morte non discrimina, arriva e prende ciò che deve prendere senza chiedere il permesso.
Se provava a chiudere gli occhi, l'eroe poteva ancora vedere nitida l'immagine del volto esamine della donna che aveva amato.

Aveva seguito il dottore in quella fredda e buia camera mortuaria in stato catatonico, rifiutandosi di credere alle sue parole, accostandosi infine al corpo inerme e dal viso coperto adagiato sul freddo metallo del tavolo ospedaliero. Non aveva avuto le forze per togliere quel panno bianco dal suo volto, lasciando quel triste compito al medico. Il dolore di quell'attimo fu per lui straziante.

Anche nella morte, ella sorrideva, quasi serenamente, come a voler rassicurare il suo caro che sapeva sarebbe tornato a vederla per l'ultimo addio. Kotetsu cadde in ginocchio, distrutto, un vuoto incolmabile che veniva a crearsi nel petto. Pianse, stringendo la mano esile e ormai fredda di Tomoe, gemendo il suo nome tra i singhiozzi.

In quel momento, sopraffatto dal dolore, pensò addirittura che se avesse avuto la possibilità di riportarla in vita dando in cambio qualsiasi cosa, anche tutte le vite che lui stesso aveva salvato, lo avrebbe fatto. Ma fu solo un attimo, del quale avrebbe avuto vergogna per sempre. Quello non era lui, quello non era l'uomo che Tomoe avrebbe voluto che fosse. Ma il dolore a volte cambia l'uomo e se non vi si sta attenti, rischia anche di deviarne la natura.

Deciso ad esaudire la sua ultima richiesta, Kotetsu si era gettato a capofitto nel lavoro, nella speranza che esso potesse in qualche modo anestetizzare anche il suo dolore. Ed in un certo senso aveva funzionato, almeno in parte. Non sapeva se avesse continuato ad essere un eroe solo a causa di quella promessa, ma col tempo era riuscito a tornare completamente in sé e ad andare avanti. Aveva però dovuto fare molti sacrifici, affidando per giunta sua figlia alla nonna, pur di continuare a seguire i ritmi spasmodici del suo mestiere e ormai da anni faticava ad avere con lei un vero rapporto.

Aveva commesso errori, lo sapeva, ma nell'ultimo periodo era stato deciso a mettere le cose a posto. E tutto sembrava star migliorando, pian piano.

Nonostante avesse dovuto affrontare la perdita parziale dei suoi poteri e svariate incomprensioni col suo partner, nonché attuale ragazzo, Kotetsu era riuscito a fare chiarezza nella sua vita, consolidando anche il rapporto con la figlia, che senza che se ne accorgesse, era diventata una ragazza dal carattere tenace e indipendente, così simile alla madre da strappargli ogni volta che la vedeva un sorriso, facendogli balzare il cuore nel petto.

Amava la sua piccola Kaede e rimpiangeva di non esserci stato per lei in molti momenti importanti della sua vita, ma ora era diverso. Aveva compreso che, impegnandosi appieno, poteva essere sia un eroe che un buon padre.

Essere Tiger del duo Tiger & Bunny, non voleva dire non essere più Kotetsu T. Kaburagi, ora lo aveva compreso.
Ma c'era ancora qualcosa che doveva fare, qualcosa che poteva fare solo nelle vesti di Kotetsu Kaburagi, qualcosa che avrebbe permesso appieno a se stesso di andare avanti senza rimpianti.

Era stata una lunga giornata di lavoro. Dopo aver soccorso delle persone rimaste intrappolate in un incendio, avevano dovuto fare i conti con un furto da parte di un NEXT in una banca, arrivando a fine giornata più che esausti. Così, avevano deciso di concludere la serata con una cena veloce a casa di Kotetsu, ovviamente a base di riso fritto, bevendo qualcosa insieme per poi andare a letto e concedersi una più che meritata dormita.

"Ehi... Bunny." Lo chiamò dolcemente Tiger prima che il compagno si assopisse del tutto tra le sue braccia.
"Mhm?" Mugugnò l'altro spostandosi appena nel suo abbraccio.
"Ehm... senti, hai da fare domani?" Chiese il maggiore, tentennante.
"Domani è il nostro giorno libero. Quindi no." Fece notare Barnaby, sorridendo con uno sbuffo mentre gli si rannicchiava più vicino.
"Si, ecco... proprio per questo..." Iniziò a biascicare il moro, tentando di trovare le parole giuste con le quali proseguire.
"Kotetsu-san, cosa stai cercando di chiedermi?" Lo esortò il biondo, sollevandosi su di un gomito per osservarlo meglio.

L'eroe prese un profondo respiro, cercando di farsi coraggio prima di parlare. "Vorrei mi accompagnassi a far visita a mia moglie." Disse infine, sentendo un peso sparire dal petto una volta che quelle parole lasciarono le sue labbra.

Barnaby sgranò gli occhi per l'inaspettata richiesta. Una proposta simile era un grande passo avanti per il loro rapporto, soprattutto dopo che sua figlia Kaede era venuta a conoscenza della loro relazione, ma ne era enormemente stupito.

"Ecco, se non te la senti, per me va bene... E' solo che-" Iniziò a rassicurarlo Tiger in imbarazzo, vedendolo non rispondergli, venendo fermato però da un dolce bacio a fior di labbra.
"Mi farebbe molto piacere." Chiuse il discorso Bunny con un sorriso, tornando a stendersi al suo fianco sul letto, tirandolo a sé.
"Grazie." Sussurrò grato Kotetsu, sbadigliando, scivolando lentamente nel sonno cullato dal calore della vicinanza del ragazzo.

Il giorno seguente, Tiger venne svegliato dall'odore di caffè appena fatto e da un leggero colpetto sulla spalla.
 Ancora semiaddormentato, si rigirò per un momento nel letto, finché non sentì delle dita esili accarezzargli i capelli arruffati. Sorridendo, aprì gli occhi per incrociare lo sguardo di Barnaby che, notò, era già vestito.

 "Uhm, che ore sono?" Chiese il moro tirandosi finalmente su a sedere e stropicciandosi gli occhi.
"Le sette e mezza." Lo informò Bunny porgendogli la tazza di caffè che aveva precedentemente poggiato sul comodino.
"Presto..." Borbottò Kotetsu, soffiando distrattamente sulla bevanda calda. "Come mai sei già vestito?" Chiese prima di tornare a sorseggiare il contenuto della tazza.
"Dovrei passare a casa a fare una doccia e cambiarmi." Spiegò tranquillo il più giovane, recuperando la sua giacca abbandonata ai piedi del letto. "Ti passo a prendere tra un'oretta, va bene?"

Il moro mugugnò un assenso, arrossendo lievemente quando il compagno lo salutò con un rapido bacio sulla tempia.

"Non rimetterti a dormire." Ordinò con fare scherzoso Barnaby prima di lasciare la stanza con un sorriso.
"Non sono mica un bambino. Stupido Bunny." Borbottò Kotetsu, immusonito.
"Guarda che ti ho sentito." Lo informò dalla porta di ingresso il compagno, facendolo sbuffare.

Anche volendolo, quest'oggi l'eroe non sarebbe riuscito a tornare a sdraiarsi e dormire. Dopo il coraggio che gli ci era voluto per chiedere a Bunny di accompagnarlo alla tomba di sua moglie, non aveva la benché minima idea di tirarsi indietro, nonostante sapesse che quella giornata si sarebbe prospettata come una delle più difficili e emotivamente complicate della sua vita.

Ripresosi in parte grazie al caffè, si concesse una veloce doccia, cercando di non sprecare più tempo del dovuto sotto l'invitante getto d'acqua calda. Uscito dal bagno, si avvolse un asciugamano in vita e si avvicinò all'armadio, cercando qualcosa di sobrio ed adatto all'occasione, sapendo già che alla fin fine, avrebbe optato per quel completo familiare. Quell'abito semplice, nero, quasi completamente nuovo, che aveva indossato qualche anno prima e che, con un sospiro triste, sperava gli andasse ancora. Scelse una camicia scura da abbinarvi ed una cravatta di un tono più scuro rispetto ad essa e fu pronto, stranamente in tempo record rispetto ai suoi standard. Si concesse solo di tenere i suoi bracciali, quasi a confortarlo nel sentirsi se stesso in quel momento particolarmente delicato.

Pochi minuti più tardi, Barnaby suonò alla sua porta.

"Arrivo!" Rispose il moro scendendo le scale di casa per andare ad aprire. "Eccomi, scusa il ritardo."
 "Tranquillo. Ero in anticipo di qualche minuto." Lo rassicurò l'altro, sistemandosi gli occhiali distrattamente.

 Anche lui aveva optato per indossare un abito nero, ma dal taglio più elegante rispetto a quello del partner e, al contrario di quest'ultimo, la sua camicia era bianca, quasi splendente sotto la giacca nera.

"Sei pronto?" Chiese nervoso il biondo, restando sull'uscio mentre il partner si assicurava di chiudere a chiave la porta dopo essere uscito.
"Si, andiamo." Rispose serio il maggiore, raggiungendo la macchina del ragazzo e montando al posto del passeggero. "Ah, ti dispiace se passiamo dal fioraio lungo la strada?"
"A tal proposito, spero non ti dispiaccia se abbia già provveduto io." Chiarì Bunny, evitando il suo sguardo in imbarazzo, indicando nel mentre un mazzo di fiori adagiato sul sedile posteriore della vettura. "Ho pensato fosse il minimo che potessi fare. Spero di non essere stato troppo indiscreto." Aggiunse, leggermente a disagio mentre metteva in moto.

Kotetsu sorrise alla vista del mazzo di gigli bianchi che spiccava nitidamente sulla stoffa scura del sedile posteriore dell'auto.

"No, sono sicuro che le farà piacere. Erano uno dei suoi fiori preferiti." Dichiarò il moro, dando un amorevole bacio sulla guancia al compagno, rincuorandolo.
Il viaggio verso il cimitero trascorse avvolto dal silenzio. Kotetsu sembrava essere perso in chissà quali pensieri, osservando assorto il paesaggio che mutava fuori dal finestrino e ignorando quasi completamente quei pochi tentativi di discorso del partner. Barnaby rinunciò ad attaccar bottone poco dopo la loro partenza, comprendendo di non poter far nulla al momento. 

Solo quando finalmente furono dinanzi la tomba della defunta donna, Kotetsu sembrò destarsi dal suo torpore.

"Sai, le saresti piaciuto." Disse, inginocchiandosi per adagiare i fiori candidi ai piedi della tomba dell'amata.
"Tu dici?" Rispose nervoso ed incerto il biondo, restando qualche passo dietro di lui per rispetto.
"Ne sono sicuro. Infondo, piaci moltissimo anche a Kaede e lei più cresce, più somiglia a sua madre." Continuò Tiger sorridendo, alzandosi e invitandolo con un cenno ad avvicinarsi. "Stessa tenacità, stesso carattere autoritario e testardo, stessa premura nel prendersi cura degli altri prima che di se stessi."
"Kaede somiglia molto anche a te, Kotetsu-san." Gli fece notare Bunny, affiancandolo, tirandogli una leggera gomitata nel fianco, fingendosi scocciato.
"Ahah non credo, non riesco a vedere tutta questa somiglianza." Rispose imbarazzato il moro, grattandosi distrattamente la nuca. "Credo sia anche colpa del poco tempo che abbiamo trascorso insieme. Forse, se l'avessi vista crescere, ora noterei di più questa somiglianza che tu dici." Dichiarò mesto il bruno, fissando la lapide di sua moglie.
"Kotetsu-san, non è colpa tua..." Tentò di consolarlo inutilmente Barnaby, poggiandogli una mano sulla spalla.

Tiger scosse la testa serio, scansando delicatamente la mano del compagno.

"No, invece lo è. Fu una mia scelta quella di affidarla alle cure di mia madre. Come lo fu quella di diventare un eroe." Chiarì il bruno, osservandolo.  "Io... ora non mi pento più di quelle scelte. Ma c'è stato un periodo in cui avevo iniziato a farlo." L'eroe sospirò, alzando gli occhi al cielo mentre tornava con la mente a quei tempi. "Quando mia moglie Tomoe si ammalò e dovette essere ricoverata, fu una scelta quasi logica quella di affidare la piccola Kaede a mia madre. Infondo, come avrei potuto occuparmi di Tomoe, fare l'eroe e il padre a tempo pieno? Ma non posso dire se fu la stessa cosa per la scelta di continuare ad essere un eroe. Fatto sta, che continuai ad esserlo, togliendo gradualmente a mia moglie quelle cure e quel tempo prezioso di cui avrebbe avuto probabilmente bisogno. Però non sapevo cos'altro fare. Essere un eroe era l'unica cosa di cui ero capace, ma anche in quello, ho sempre avuto bisogno dell'appoggio di Tomoe. Fin dal nostro primo incontro alle superiori, fin da quando capii di essermi innamorato, seppi che non avrei amato un'altra donna come ho amato lei. Lei era la mia ancora di salvezza, il mio supporto emotivo, la prima delle mie fan, era il mio tutto, era il baricentro del mio universo. Se mi avesse chiesto la luna, io avrei fatto in modo e maniera di portargliela. E' per questo che, quando mi chiese di continuare ad essere un eroe qualunque cosa fosse successa, esaudii quel suo ultimo desiderio."

Barnaby restò fermo e in silenzio, non sapendo come reagire a quel racconto. Poteva solo osservare il volto del partner contorcersi sempre più in una maschera di agonia, tormentato dai tristi e dolorosi ricordi del passato.

"Quando la persi non riuscivo a crederci. Non potevo credere che la mia Tomoe, la donna forte, la figura portante di cui mi ero innamorato, non c'era più. E tu non sai quanto mi vergogni dei pensieri che passarono per la mia mente in quel momento. Avrei fatto di tutto per poterla stringere di nuovo a me, di TUTTO. Anche qualcosa di cui poi me ne se sarei pentito o per cui lei mi avrebbe odiato. Ho odiato essere un eroe in quel momento. HO ODIATO ME STESSO E TUTTO CIO' IN CUI CREDEVO IN QUEL MOMENTO. Ma sono dovuto andare avanti. Continuai ad essere un eroe, perché era l'unica cosa che potevo e DOVEVO fare. Perché era stata lei a chiedermelo. Combattei il dolore con il lavoro, pensando che fosse realmente ciò che mia moglie voleva, mettendo da parte la cosa più preziosa che Tomoe mi aveva lasciato. Nostra figlia." Continuò incerto Kotetsu, la voce incrinata, iniziando ad essere scosso da un leggero tremore. "Sapevo di non poter essere un buon padre in quelle condizioni e forse, non lo sono nemmeno ora e mai lo sarò. M-ma voglio provarci." Singhiozzò, le lacrime che iniziavano ad affiorare all'angolo dei suoi occhi.

"Ora... ad anni di distanza dalla morte di Tomoe, ho compreso parecchie cose. Mi sono sempre chiesto se avessi continuato ad essere un eroe perché avessi voluto o solo perché fosse stata lei a chiedermelo. Ho sempre avuto questo dubbio che mi ronzava nella testa e che alcune volte mi spingeva a non dormire la notte. Ma sono arrivato a una conclusione. Io amo essere un eroe. Non riuscirei ad immaginarmi non esserlo. E penso che anche lei lo pensasse, per questo mi ha fatto promettere di non smettere. Non voleva che la sua morte fosse un peso per me, non voleva essere un freno alla mia vita una volta che non ci sarebbe stata più... lei mi conosceva, sapeva cosa sarebbe successo se mi fossi buttato giù... ma io l'ho capito solo ora! Mi sono aggrappato ad un'idea sbagliata di quello che mi aveva chiesto. Ho vissuto per anni inseguendo un fantasma, continuando a fare perennemente affidamento su di lei. L'ho delusa su più fronti. Sono patetico!"

"Kotetsu-san..." Sussurrò il suo nome Barnaby, stringendolo a sé, troppo straziato dalla vista del corpo dell'eroe che ammirava scosso ora dai singulti. "Non sei un idiota, per favore smettila di incolpare così tanto te stesso. Non puoi farti carico del peso del mondo. Nessuno può."

"Bunny-chan, l'ho amata così tanto. L'AMO così tanto. E mi manca, ogni giorno, ogni ora, ogni attimo della mia vita!" Confessò Kotetsu, avvolto dalle sue braccia.
"Lo so, lo so..." Lo cullò dolcemente Barnaby, rimanendo nonostante tutto ferito da quella dichiarazione.

Si sentiva un egoista ad essere geloso dell'amore che quell'uomo distrutto provava ancora per la moglie defunta, ma il suo cuore non voleva sentir ragioni. Sperava solo in cuor suo, che un giorno, potesse provare lo stesso amore anche per lui.  Non chiedeva a Kotetsu di dimenticare il passato, semplicemente, desiderava essere per l'uomo che amava quello che Tomoe era stata per lui in vita. Un supporto, un partner a 360 gradi.

"O-ora... so che non avrei potuto fare niente per salvarla..." Singhiozzò il moro stringendolo, la voce attutita dal petto del biondo. "Nulla avrebbe fermato la sua malattia, che fossi un eroe o meno. Lei sarebbe comunque morta ed io e Kaede saremmo rimasti da soli. Ma saremmo stati insieme, invece io ho lasciato che mia figlia affrontasse tutto questo da sola. Sai, l'ammiro per la forza che possiede. La mia bambina è riuscita ad affrontare tutti questi ostacoli lottando e contando solo sulle sue forze. L'ho realizzato troppo tardi, ho commesso troppi errori ai quali forse non troverò mai rimedio. Ma voglio continuare ad essere un eroe finché posso, non solo per la promessa fatta a Tomoe. Voglio essere un eroe perché è ciò che mi rappresenta. V-voglio essere anche un buon padre! E voglio essere me stesso. Voglio andare avanti. Voglio dimostrare a mia moglie di poterla lasciare andare, di riuscire a sorreggermi finalmente da solo sulle mie gambe, di essere cresciuto e maturato e così di poter essere felice come lei vorrebbe. Non potrò mai dimenticarla, ma non posso continuare a vivere ancorato al passato. Lei non lo vorrebbe." Concluse Tiger allontanandosi per asciugarsi con le mani gli occhi, nel tentativo di calmarsi, accettando un fazzoletto che Barnaby gli porse. "E' per questo che ho voluto che oggi tu mi accompagnassi qui."

"Non capisco..." Tentennò Barnaby, confuso.

"Volevo tu sapessi come mi sono sentito. Volevo condividere con te questa mia parte di vita, perché voglio tu sappia perfettamente chi è la persona con la quale hai deciso di stare. Perché non voglio che un giorno tu abbia a pentirtene. E, dannazione, non immaginavo sarei scoppiato in questa maniera, perdonami." Ridacchiò senza divertimento l'altro, sollevando lo sguardo per incrociare i suoi occhi. "Sono molto più vecchio di te, Barnaby. E per quanto tu continuerai a dire che questo non ha importanza, per me lo ha. Sono stato sposato, ho amato una donna che non potrò mai dimenticare, ho avuto una figlia ed ora sono un eroe, padre e vedovo, innamorato perdutamente di un ragazzo molto più giovane di me che ha ancora tutta la sua vita davanti e che probabilmente sarà anche l'ultima persona di cui potrò innamorarmi. Ma non voglio che questo amore possa mai essere per te un vincolo o la tua unica scelta. Voglio che tu sappia che, in qualsiasi momento, se sentirai di non essere più felice al mio fianco, oppure proverai tristezza a causa della mia assenza, bene voglio che tu mi lasci andare, perché non voglio tu debba passare attraverso quello cui sono passato io. Non voglio tu abbia rimpianti di alcun genere." Dichiarò serio Kotetsu. "Io... non potrò mai amarti come ho amato Tomoe. Non è possibile. L'amore che provo per te è completamente diverso, come lo siete anche voi due, del resto. Ma questo non significa che esso sia meno forte o importante. Perciò, voglio essere sicuro di non diventare mai un peso per la tua vita. Non riuscirei a perdonarmi di ferire un'altra delle persone a cui tengo."

"Kotetsu-san, stai iniziando a parlare da vecchio." Sospirò Bunny cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire.

Dannazione, amava quell'uomo così tanto.

"Ohi! Guarda che sono serio!"  Borbottò stizzito Tiger.

"Sta zitto." Ignorando quell'ultima frase, il biondo lo tirò di nuovo a se per stringerlo, adagiandogli la testa sulla spalla ed aggrappandosi alla sua schiena, scavando con le unghie nella stoffa della sua giacca. "Kotetsu-san, ti amo." Sussurrò quasi fosse un segreto che solo loro due avrebbero dovuto udire.

"Anche io, Barnaby." Rispose l'altro accarezzandogli i capelli dorati.

Non aveva bisogno di ulteriori promesse, sapeva che il ragazzo aveva ricevuto il suo messaggio e ora, in quel momento, gli erano sufficienti quelle due parole per andare avanti.

"Credo dovremmo andare..." Sentenziò qualche minuto più tardi Kotetsu, quando finalmente i due riuscirono a sciogliere l'abbraccio.
"Forse hai ragione." Concordo con lui Barnaby. "Ma prima, ci sono alcune cose che vorrei dire a Tomoe, se me lo permetti."
"Si...certo." Concesse l'eroe con aria confusa.

Il biondo fece un respiro profondo prima di avvicinarsi alla tomba della donna, sistemandosi nervoso gli occhiali sul naso.

"Piacere di conoscerti Tomoe, il mio nome è Barnaby Brooks Jr. Ho 27 anni, sono un eroe ed il partner di tuo marito nel duo Tiger&Bunny, nonché suo attuale compagno di vita. Tuo marito è un completo idiota che non sa fare altro che cacciarsi nei guai e che non sa minimamente badare a se stesso, finendo con il mettere in pericolo più volte la sua vita e la mia in svariate occasioni." Cominciò a parlare il giovane eroe, ghignando divertito in direzione del partner.
"Ehi!" Protestò Kotetsu, cercando di fermarlo.
"Tuttavia... mi sono innamorato di lui. Non so bene di preciso per quale motivo, so solo che ora provo questo forte sentimento che non ho mai provato prima e lui ne è la causa." Continuò imperterrito Barnaby, serio. "Ma lui continua a blaterare cose senza senso e a farsi carico di pesi che non dovrebbe portare. Si preoccupa sempre troppo per gli altri, finendo con il far male solo a se stesso, però tu dovresti saperlo, dopotutto sai com'è fatto. Ma non devi avere paura. E' un uomo forte, anche se ogni tanto ha dei momenti in cui vorrebbe solo arrendersi e mollare tutto. So che una volta eri tu il suo supporto, ma da quando non ci sei, ha dovuto camminare da solo cercando la sua strada, senza che nessuno gli spiegasse come fare e alle volte, ha quasi rischiato di cadere e farsi male, recandoti probabilmente molta preoccupazione. Però, sembra che ora non dovrai più temere, credo abbia finalmente capito quale sia il suo cammino. In più, ora ci sono io al suo fianco. Che lui lo voglia o meno, non riuscirà a liberarsi facilmente di me. Ci penserò io a farlo rigare dritto, perciò stai tranquilla, il tuo Kotetsu è in buone mani." Promise infine il giovane, inginocchiandosi ai piedi della lapide per proferire quell'ultima frase.

"Bunny-chaaaaaaaaaaaaaaaaaan!" Gongolò Kotetsu di nuovo al limite delle lacrime, questa volta di gioia, avventandosi addosso al più giovane strappandogli un bacio.

I due non potevano vederla né tantomeno udirla, ma in quel momento, l'anima di Tomoe, che era sempre rimasta al fianco dell'amato, seguendone ogni suo passo, sorrise con affetto ad entrambi, ringraziandoli, finalmente sollevata ed iniziando a dissolversi nel nulla, raggiungendo la pace tanto attesa.



  NOTE DELL'AUTRICE
 PENSAVATE FOSSI MORTA, VERO?! E INVECE...
ero semplicemente troppo presa da altro (tipo le mie altre raccolte ZoSan) XD perdonatemi... Ma sono tornata, con un capitolo molto molto angst, perché avevo intenzione di farlo da tanto tempo ed ho colto l'occasione di quella fanart per scrivere. Spero non sia uscita una cosa campata tanto in aria... comunque, vi invito ad ascoltare "Let her go" dei Passenger... poi potrete anche decidere di uccidermi ahahah 
p.s. Il disegno ad inizio capitolo è una mia opera originale, quindi se prendete, mettete i crediti per favore della mia pagina facebook MultiEleonora96

-OrderMade96-
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3024028