Dearly Beloved

di Sashy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sicurezza/Illusione. ***
Capitolo 2: *** My December in the Moonlight ***
Capitolo 3: *** Behind Blue Eyes ***



Capitolo 1
*** Sicurezza/Illusione. ***


Questa Fic è dedicata ad una mia conoscente che ammiro tanto.
E spero che questa fiction la inciti a continuare a scrivere.

Come già detto, è una serie di one-shot principalmente drammatici. La prima è questa.
Ho chiamato la fic in generale "Dearly Beloved" perché m'era venuta l'ispirazione ascoltanto questo soundtrack di KH.
A parte questo, vi auguro buona lettura e...recensite! OçO

––––-

Titolo: Sicurezza/Illusione.
Coppia: Zemyx.
Momento della storia: Non posso rivelarlo. Lo scoprirete.


Si svegliò velocemente dal sonno che era appena cessato. Non per emozione o altro, ma non c'era raggio di sole nel Castello che poteva fargli esitare l'apertura dei suoi diamanti tangenti.
Tangenti.
Né Blu né Verdi. Tutti e due.

Così Zexion diceva, riguardo ai suoi occhi. Quest'ultimi non potevano poi posare lo sguardo su di Lui, per l'imbarazzo.
Ma era sempre così: Zexion diceva qualcosa di ovvio, lui si imbarazzava e non riusciva più neanche a pensare.
Si ricordava ancora. Ah! Che bei ricordi, quando era entrato nell'Organizzazione: la sua mente ancora piena di ricordi d'un cuore perso, le nuove stancanti missioni...allora ignorava tutto di quell'uomo, dalla sua intelligenza alla sua bassa statura. Fino al terzo giorno.

Sentì la porta aprirsi lentamente.
«Chi è?» disse.
E poi lo vide.
«Il Superiore mi ha chiesto di prendermi cura di te.»
Non si aspettava di certo un insegnante. Che vergogna, era tanto incapace? Lo sapeva che in fondo quel posto non era adatto ad uno come lui. Che ci faceva un incapace come lui nell'Organizzazione XIII?
«Che ci fa uno come te nell'Organizzazione XIII?»
«Lo so, sono un incapace! Ma per favore, insegnatemi e mettetemi alla prova, poi deciderete!»
Lo stava praticamente supplicando , con la testa rivolta verso il basso. Solo allora notò quanto fosse basso l'uomo.
«Non dico questo» Rispose Lui, sempre con la faccia tranquilla che aveva ogni dì «Tu non sei oscurità.»
«Eh?»
«Il tuo odore non è come il nostro. Sei un nobody, senza dubbio, ma non sei oscuro...sei pieno di luce..il tuo odore...»
Demyx non capiva.
«Potrei dire che sei un'oscurità fatta da luce.»
E lì sorrise.
«O...oscurità fatta di luce? Ma non è mica possibile!»
U-oh. Lo aveva detto saltellando dalla gioia. Insomma, scoprire di non essere nessuno era un motivo per gioire (anche se detto così sembrava strano).
E lui s'era messo a ridere! Aveva forse fatto una stupidaggine?
«Avevano ragione, ti comporti come se avessi un cuore.»
Eh? Avevano ragione?Chi?
«Tu sei un ottimo soggetto per la mia sete di informazioni sui Nobody...ma non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo l'allenamento.»
«Uh. Ah, si! Subito, signor...uhm...»
«Zexion. Ma chiamami Numero VI.»
Detto questo, si misero a lavoro.


Era già passato un quarto d'ora dal ricordo, eppure mancavano ancora due ore prima che Zexion arrivasse.
Ritornò nel letto, prese le coperte e chiuse gli occhi. Non poteva certo permettersi d'essere visto sveglio: Il Superiore lo avrebbe di sicuro mandato in missione, e forse non sarebbe tornato in tempo per l'arrivo di Zexion.
E fu allora che si ricordò d'aver preso una decisione.

«Demyx, Sarà una missione che impiegherà si e no due giorni, non ti preoccupare. E' una sciocchezza.»
«Ma...senpai VI, ho un brutto presentimento...non potrebbe andarci qualcun altro?»
«No. E ti ho chiesto di non chiamarmi senpai.»
«Io la rispetto, non me la sento di darle del tu e chiamarla solo Numero VI.»
Zexion scrollò le spalle, intento a leggere le ultime parole incise sulla sua nuova arma, un libro sui poteri oscuri.
«Fai come vuoi, ma per me è meglio che tu ti leva questo vizio. Sei strano così.»
Demyx era cosciente del fatto che non era normale parlare così ad un collega intimo, ma non si sentiva così intimo da avere confidenza.
Zexion chiuse il libro, s'alzò e si avviò verso un varco oscuro da lui creato senza neanche salutarlo. Beh, in fondo non era importante che lo salutasse...vero?
«Demyx»
«S-sì?»
Si girò e sorrise. Aveva degli occhi stupendi. Guardando il suo viso, a confronto si sentiva una piccola formichina.
«Lo sai che non ti ho mai sentito chiamarmi Zexion?» In effetti..non se n'era mai accorto... «Tornerò dalla missione esattamente fra quarantotto ore. Allenati, perché la prima cosa che voglio che esca dalle tue labbra in quel momento sarà "Bentornato, Zexion".»
E se ne andò.


Lui era pronto. Sapeva che Zexion voleva sentirselo veramente dire.
Inoltre, sapeva anche che lui sarebbe stato capace di farlo.

E prima che ritornò fra le braccia di Morfeo, realizzò con gioia che Lui sarebbe tornato con Lexaeus ed Axel dal Castello Dell'Oblio. Aveva sistemato il problema di Marluxia e sarebbe tornato subito.

Ne era sicuro.


–––––––
...Okay, non mi guardate male XDDD lo so, finisce in modo deludente, per questo si chiama Sicurezza/Illusione. Non sapevo quale titolo mettere XD
Alla prossima~
Sashy.

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Capitolo 2
*** My December in the Moonlight ***


Sono Tornataaa XD E' un po' cortina a causa di mancanza d'ispirazione...
Ma è importante dire che ho creato questa one shot per far capire una cosa, che dovrete leggere dopo la fic. Gustatevi anche questo! ^^

––––

Titolo: My December in the Moonlight.
Coppia: Xemnas x Saix.
Momento della storia: KH2, Dopo aver catturato Kairi.


Uno. Due. Tre.
Poteva contarli, quei chiari puntini bianchi cadenti dal cielo. Soffici. Freddi.
Tanti.
Era così odioso il fatto che fossero così tanti.

Si stava incamminando verso la porta a forma d'albero di Natale, per potersi avviare verso Halloween Town.
E vedere la Luna.
Lei sì che era unica. Grande. Bianca. La stella notturna più bella. La stella notturna più luminosa.
Ma per essere così luminosa, essa era illuminata dal suo Superiore, il Sole.
La stella più preziosa dell'Universo. Quella che fa girare i mondi. Quella che rende comune tutti i cieli. Quella che guida tutte le persone bisognose e senza cuore che la mattina hanno bisogno di vederlo per vivere.
Ed è così da anni: il Sole illumina la Luna, semplicemente, senza che quest'ultima sappia di essere illuminata. Qualche volta s'incontra col Sole, ma allora non fa niente di buono. Macchia soltanto il Sole. Interferisce nei suoi piani.

Eppure, quella Luna era così bella.

Aveva riflettuto a lungo sulla sua vita precedente, sui suoi ricordi, sul suo presente e sul suo futuro; ma nonostane tutto non aveva mai concluso niente, ogni pensiero, ogni riflessione, rimaneva confusa.
Perché stavano facendo tutto questo?
Perché la Luna e le Stelle dovevano essere guidate dal Sole?

Era proprio sotto di lui. Halloween Town era conosciuta per avere una grande, grandissima Luna. Era luminosa, bella e leggera, proprio come ogni giorno e, a differenza della neve, non era fredda. Era semplicemente...la Luna.
Anche il loro Kingdom Hearts aveva una forma più o meno lunare. Non poteva contare con le dita quant cuori aveva catturato, quante persone aveva ucciso, quanta energia ha dovuto avere, pur di riempire quel Cuore di Luna.
Lo doveva riempire, ogni giorno, con fatica e sudore, con ricschi di vita e morte.
Perché glielo aveva chiesto il Sole.

«Saix.»
Si voltò. Il Sole lo stava guardando con aria severa.
«Che stai facendo?»
Lo disse con voce paurosa, ma tranquilla. Non si spaventò: lo guardò per qualche secondo, poi rivolse di nuovo lo sguardo alla Luna.
«Stavo solo guardando Halloween Town al Chiaro di Luna, Xemnas.»
«Sora è entrato nel castello. Ha ucciso Xigbar e Luxord.»
Una fitta al petto. Si girò di scatto, per capire, sperare che non fosse vero. Ma lui era lì, a guardarlo con occhi freddi.
Altre due stelle erano sparite.
Ora erano rimasti solo il Sole e la Luna.

«E' il mio turno?»
Xemnas lo continuò a guardare senza battere ciglio.
«Te l'ho già detto prima. Kingdom Hearts è pronto.»
Detto questo, aprì un varco e sparì.

Lo aprì anche lui, per incamminarsi a combattere. A sparire.
Passo dopo passo, capì di dover seguire solo gli ordini del Sole. La Luna ormai non aveva più importanza.


E' per questo che se ne andò senza neanche guardarla un'ultima volta, quella accecante, enorme, angosciante Luna.


––––––

Come ho già detto prima, ho scritto questa fic per lo scopo preciso di mandare un mio pensiero: I Nobody sono delle macchine. Seguono gli ordini di Xemnas, combattono contro Sora, ma pur di difendere Kingdom Hearts si sacrificano e muoiono.
Ma se Kingdom Hearst serviva a loro per avere un cuore, perché rischiare la morte? Perché non scappare, trovare alternative?
Perché senò non c'era il gioco? Certo. Ma ho riflettuto su una cosa: Tutti i membri, Marluxia e Roxas esclusi, seguono gli ordini di Xemnas, senza esitare. Ho notato nei video dei Final Mix che, quando Xemnas ordina, nessuno contraddice. La cosa vale anche per quando Axel, per tener fede all'organizzazione, rischia la morte iniziando a lottare con Marluxia. Solo dopo, a causa di Roxas, combatte.
Alla fine, morte o non morte, Xemnas è quello che l'organizzazione difendeva, seguiva. Difatti è l'ultimo a morire, oltre che quello più importante nella storia, anche se appare MOLTO di meno rispetto ad altri personaggi.

Bè...spero vi sia piaciuto. Alla prossima ( e miraccomando: recensioni! eçé).

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Capitolo 3
*** Behind Blue Eyes ***


Mi è venuta ispirazione dalla canzone "Behind Blue Eyes", difatti, come potete notare, la frase nella trama ne è una citazione, importante per la mia fic, e il titolo l'ho preso da lì.
Volevo fare come al solito qualcosa sull'Organizzazione, ma ho deciso che cambierò un po', una volta tanto XD
Buona Lettura ^^



Titolo: Behind Blue Eyes.
Coppia: RiSo
Momento della storia: Dopo KH ma prima di CoM, mentre Riku sta nelle porte di KH.

Behind Blue Eyes

Non c'era segno di vita. Non sentiva urla, né adrenalina, né tristezza. Non aveva neanche idea di dove si trovasse. Sentiva solo i ticchettii di un orologio. Poi ticchettii e risate, poi ticchettii e risate e urla, poi ticchettii e risate e urla e battiti cardiaci. Più correva nel buio, più suoni sentiva, più aveva voglia di non sentire più niente. Di rimanere solo e in pace, di uscire da quel buio vuoto che lo stava assordando.
Ma continuava a correre veloce, col fiato corto, alla ricerca di un suono che non riusciva a trovare.
Quel suono rassicurante, capace di riuscire a far chiudere gli occhi e rilassare chiunque, come l'eco di una goccia d'acqua che cade in un immenso lago.

La voce di Sora.

Quella voce.

La voce di Sora...

La voce..

Sora.

Sora!


Anche se lo urlava, sia con la mente che con le labbra, non riusciva a sentirlo. Sentiva solo suoni imprecisi, quasi astratti, di risate, urla, pianti, cuori, combattimenti, ma non voci.
Poi il colpo.

"Riku, Non ti voglio più vedere!"

Sora. Era lui. Esattamente, era la sua voce da bambino.
Gli venne in mente un ricordo di quando erano piccoli. Non volontariamente. Non ricordava, vedeva. Come se ci fosse uno schermo, davanti a lui, a riprodurre quella scena.
Avevano appena finito di fare un duello con le spade di legno e, come solito, Sora aveva evidentemente perso. Riku rideva con gusto.

"Ti arrendi di già?! Forza Sora! Pensavo fossi meglio di così!"
"Sei cattivo Riku! Non ti voglio più vedere!"


Poi altri ricordi. Altri duelli, altri pianti e risate. Era come se la sua testa non volesse più smettere di ricordare.
Basta, Basta! Si diceva in testa sua, ma non riusciva a scacciare quelle immagini. Non riusciva a non pensare a quel dato di fatto, a quella frase che Sora diceva in continuazione.

Che lui era cattivo.

E Sora correva. Lo vedeva correre in quel buio, piangendo, mentre, come per telepatia, sentiva la sua voce: "Sei cattivo!"

«Sora?!»
Iniziò ad inseguire quella figura –anche se sicuro che non era reale– che, al contrario di Sora, era terribilmente veloce. Una corsa forsennata e stancante, un inseguimento, più che sentimentale, animalesco. Ad ogni suo passo, sempre più velocemente, pronunciava col pensiero il suo nome: Sora, Sora, Sora! – Mentre ad ogni passo di Sora, sentiva nella sua mente: Sei cattivo, sei cattivo, SEI CATTIVO!

Non ce la fece. Le sue gambe crollarono e cadde in un pavimento invisibile. Mentre riprendeva fiato, la figura di Sora si era fermata e, girandosi, iniziò ad urlare: "Cattivo! Cattivo! Cattivo!"
Mai suono fu più dolente, per quanto falso ma concreto potesse esssere. Continuava ad urlare, più forte, più rabbiosamente, e Riku si tappò le orecchie per non sentire, ma non bastava.

«Cattivo!»
«Basta.»
«Cattivo!»
«Basta, ti prego...»
«Cattivo! Cattivo! Cattivo!»
«BASTAAAA!»

Si alzò di colpo e vide che nelle mani si trovò un Keyblade. Con la rabbia che gli scorreva nelle vene, e la figura che lo guardava con faccia imbronciata, iniziò a urlare e a impazzire.
«Tu non hai idea di cosa significhi essere quello cattivo! Nessuno ne ha idea!»
La figura lo guardava arrabiato, ma lui continuò a sfogarsi.
«Che vuoi?! Le scuse? Ti chiedo scusa! Sono stato preso dall'oscurità! Pensavo che dopo le porte di Kingodom Hearts si fosse sistemato tutto, no?! Non puoi permetterti di trattarmi così! Non puoi!»
Poi il silenzio. Lo guardava nei suoi occhi azzurri. Sentì uno sguardo severo dal compagno, come se neanche per un secondo avesse esitato a cambiare idea.
«Io Posso.»

Scomparì. Una luce dorata, proveniente da uno strano keyblade, lo colpì da dietro.
«Aaaah, questi hartless! Che guai che combinano!»
Un esserino piccolo, un topo, con due orecchie tonde, che tutti chiamavano Sua Maestà, aveva ucciso...
Aveva ucciso Sora.
Aveva ucciso Sora!
«Che ha fatto?! Che cosa ha fatto?!» Disse piangendo.
«Come sei stanco, Riku» rispose lui «Forse è meglio che dormi per un po'»
«Ma io non sono...stanco..non–»

Era già sdraiato. Stava guardando altre figure, sconosciute. Non erano ricordi...forse visioni?
C'era Sora, e piangeva, davanti ad Ansem. Piangeva? Davanti ad Ansem?
«Buonanotte, Riku» si sentì dire dal Re.
Ormai aveva ceduto.
Chiuse gli occhi lentamente e, prima di cadere nel sonno, sentì l'ultima frase di quella visione che aveva visto poco prima.

"Riku! E' Riku! Riku è qui!"


–––
Ok, fa schifo -ò- la prossima volta cercherò d'impegnarmi di più =P
Buon Natale fatto e Buon anno nuovo <3

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