Good girl. di Ella_x (/viewuser.php?uid=177820)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
1
-
- Diverse
scie di colori sfumati si mescolavano nel
cielo chiaro conferendo al tramonto visibile dalle tende di raso
pesante
completamente spalancate l’usuale irresistibile fascino e la
radio accesa sul
davanzale di fronte non faceva che riprodurre ininterrottamente e in
tono soffuso
musica classica.
- Due
colpi gentili alla porta fecero sbuffare
pesantemente Ellie che riemergendo dal fagotto di coperte spesse
annunciò il
permesso di entrare con voce annoiata.
- -Signorina
Rogers sua zia la sta attendendo in
salotto per cominciare a cenare- annunciò la cameriera
sorridendo alla ragazza
che si alzò svogliatamente dal letto ormai disfatto.
- -Grazie
Marì scendo subito- le rispose
aggiustandosi la camicia bianca e legando i capelli sciolti in uno
chignon
frettoloso.
- Ellie
si avviò con passo trascinato per il
corridoio deserto e in totale silenzio scese le scalinate di marmo
immacolate.
- Sapeva
che quella sarebbe stata una cena pessima,
lo percepiva nell’aria.
- Non
che le cene con sua zia fossero mai
divertenti o piacevoli certo, ma il fatto che quel pomeriggio sua zia
Caroline
fosse stata ad una delle riunioni mensili dell’associazione ‘Dame di
Cambridge’ meglio conosciuta con il
nome di DDC, poteva significare una sola cosa: altre scocciature in
vista.
- Un
gruppetto di una ventina di donne viziate e
ricche che si riunivano a bere the ai mirtilli e a spettegolare o
vantarsi dei
successi dei propri figli e mariti, o delle proprietà sparse
per tutta
l’Inghilterra che possedevano o peggio ancora degli
stupidissimi ricevimenti
che davano in onore di eventi totalmente inutili.
- Un’
associazione che a suo
parere era di un inutilità superiore perfino a quella che
ricordava essere nata
qualche anno fa, che raggruppava tutte le donne della città
delle famiglie più
benestanti con un gatto.
- Si,
un gatto.
- E
ovviamente la zia Caroline
non poteva non essere vicepresidentessa di quel gruppo di pensionate
depresse
che vedevano in un gatto l’unico essere vivente che potesse
sopportarle più di
dieci minuti.
- La
zia amava i gioielli, il
lusso e fare una buona impressione,
ma
soprattutto amava alla follia Apollo, un gatto mezzo spelacchiato forse
più
vecchio di lei.
- Ellie
sospirò; doveva
calmarsi.
- Insomma
Apollo era ok,
infondo non faceva altro che mangiare e dormire tutto il giorno ed era
inutile
prendersela anche con lui che aveva come unica colpa quella di essere
stato
viziato sin da cucciolo.
- Osservò
la soglia della sala
da pranzo con lo stesso sguardo di un condannato a morte che si
avvicina al
patibolo e prendendo un grosso respiro la oltrepassò,
osservando la tavola
apparecchiata e le fiamme delle candele che si muovevano ad ogni minimo
spiffero.
- -Buonasera
zia Caroline-
salutò educatamente avvicinandosi al suo posto.
- Il
cameriere la aiutò a
sedersi, e ad un cenno di assenso di sua zia sparì in cucina
a prendere i
piatti.
- -Buonasera
a te Eloise cara-
salutò entusiasta sua zia, aggiustandosi il tovagliolo sul
tallieur grigio –Hai
passato una bella giornata?- domandò versandosi un bicchiere
di vino rosso.
- Ellie
arricciò il naso,
ficcandosi un pezzo di pane in bocca.
- Sapeva
che non le importava
davvero, ma voleva soltanto arrivare al punto in cui lei le avesse
chiesto lo
stesso per incominciare il suo noioso e infinito racconto.
- -Normale,
scuola e casa-
rispose sforzandosi di sorriderle gentilmente.
- Voleva
bene a sua zia
davvero, ma c’erano in lei alcuni aspetti che odiava
vivamente.
- Come
ad esempio la
presunzione, l’altezzosità, talvolta
l’arroganza, il suo lato snob e il voler
fare sempre una buona impressione agli occhi di tutti.
- Aveva
sempre pensato infatti
che fosse proprio per quest’ ultimo motivo che qualche anno
fa l’aveva voluta a
vivere con lei.
- Sua
madre era un tipo un pò
strano.
- Fissata
con lo yoga, coi
vestiti ippie, vegana e con la testa tra le nuvole.
- Era
sempre distratta da
qualcos’altro per occuparsi di lei.
- Come
ad esempio il suo
compagno Victor, un omone di colore con la testa pelata, anche lui
rigorosamente ippie e vegetariano.
- Ellie
ormai in undici anni di
vita ci aveva fatto l’abitudine e le bastava quel poco di
tempo che passava con
lei.
- E
poi Victor le piaceva un
casino: sapeva
cucinare benissimo piatti
messicani ed era uno spasso.
- La
sua vita non le dispiaceva
insomma.
- E
invece era spuntata sua zia
con la scusa che ormai era grande e aveva bisogno di un educazione e
una figura
da seguire che non fosse ‘‘Quella irresponsabile di
mia sorella, che è rimasta
incinta a ventidue anni da un tizio che è sparito il giorno
dopo ’’.
- Sua
madre aveva riflettuto
molto su quella proposta, e anche se a malincuore si era costretta ad
accettare
per il suo bene.
- Così
da un giorno all’altro
all’età di undici anni si era ritrovata a doversi
trasferire dal suo
appartamento a tre camere in periferia ad una villa a tre piani in uno
dei
quartieri più ricchi di Cambridge.
- E
sua zia era passata agli
occhi di tutti i ricconi della città come l’umile
donna che si era dedicata
all’impresa del padre senza costruirsi una famiglia e che a
quarant’anni
suonati si assumeva una bambina scapestrata frutto di una notte di
passione
della sorella minore.
- Non
che dubitasse che sua zia
le volesse bene, ma riteneva le motivazioni che l’avevano
portata a prenderla
con lei alquanto meschine.
- -Bene
cara..era proprio di
questo che volevo parlarti, sai?- sorrise soddisfatta sua zia facendo
spazio al
cameriere che stava servendo il primo piatto.
- Ellie
si finse sorpresa ed
interessata, ringraziando Gordon per il piatto di minestra che le aveva
appena
messo d’avanti.
- -Sai
non so se te ne ricordi
ma oggi c’era la riunione di questo mese del DDC e si
è parlato di tante cose,
sapevi che a pochi isolati da qua è stato aperto un nuovo
centro d’accoglienza
per ragazzi difficili? E’ stato finanziato da una mia
carissima amica- spiegò
con un velo di fastidio che Ellie percepì come invidia.
- -Davvero?
Sembra una cosa
interessante- annuì temendo già il peggio.
- Sua
zia si pulì le labbra,
nascondendo dietro al tovagliolo una smorfia infastidita
–Già, lo è. Ed è stato
affrontato anche un altro argomento. Molti dei figli dei membri
dell’associazione fanno volontariato. Chi alla mensa dei
poveri, chi presta
servizio ai barboni, chi aiuta in ospedale- elencò contando
sulle dita smaltate
di rosso.
- Ellie
assottigliò gli occhi
comprendendo quello a cui sua zia voleva arrivare.
- Non
poteva rifiutarsi, anzi
non ci riusciva.
- Non
era mai stata una di
quelle ragazze decise ed irremovibili, era piuttosto una ragazzina che
si lasciava
trasportare dai sensi di colpa e che ubbidiva ad ogni singola richiesta.
- Ottimi
voti a scuola, poche
amiche esclusivamente ragazze, nessuna parolaccia.
- Una
brava ragazza insomma,
anche troppo a volte.
- Infondo
era per il suo bene,
le ripeteva ogni volta sua zia.
- -E
stavo pensando, cara, che
tu hai molto tempo libero dopo la scuola. Voglio dire i tuoi voti sono
eccellenti e quindi non hai bisogno di stare ore intere sui libri.
Credevo
quindi che fosse un bene se tu spendessi questo tempo in qualche cosa
di utile-
spiegò sua zia sorridendole in modo garbato.
- Ellie
sospirò
silenziosamente, osservando le rughette che si formavano ai lati degli
occhi
chiari di sua zia. Conosceva bene quell’espressione di
convinzione, e sapeva
che non avrebbe accettato un rifiuto.
- -E
mi sembrerebbe stupido non
cogliere la palla al balzo. Insomma l’apertura di quel nuovo
centro cade a
pennello..- continuò imperterrita zia Caroline immaginando
già i complimenti
che le sarebbero stati rivolti dalle altre dame in proposito della sua
umile
nipotina.
- Ellie
si schiarì la voce –Non
lo so zia..può essere pericoloso frequentare ambienti del
genere- provò
speranzosa.
- Sua
zia scosse la testa,
ridendo sommessamente –Non devi preoccuparti di
questo cara, quei ragazzi sono sotto stretta
sorveglianza e tu dovrai
occuparti soltanto di servire il pranzo o cose del genere, senza
nemmeno
rivolgergli la parola se non ti va. E poi si tratterebbe di un paio
d’ore a settimana
tutto qui- spiegò entusiasta, consapevole di avere una
risposta a tutte le
possibili lamentele della ragazza.
- -Devo
proprio, zia? Potrei
trovare qualcos’altro- chiese esasperata Ellie allontanando
il suo piatto.
- Le
era passata la fame e
l’unica cosa che desiderava era andarsene in camera sua e
sprofondare tra le
lenzuola.
- -Non
essere sciocca cara, la
fondatrice di questo progetto è una delle donne
più importanti della città, e
fare volontariato lì sarà una garanzia per far
conoscere a tutte le famiglie
migliori quanto tu sia buona d’animo- la riprese sua zia
–Non puoi proprio rifiutarti,
è un sacrificio che renderà impeccabile la nostra
reputazione. Pensa a tutto
quello che faccio per te ogni giorno, pensa a quanto io lavori per
darti tutto
ciò che desideri, a come io ti voglia bene come ad una
figlia mia. Non puoi
dirmi di no, cara. E’ soltanto una piccola richiesta da una
povera donna sola
che desidera soltanto il meglio per te-.
- Ellie
sentì una fitta allo
stomaco.
- Non
poteva sfoderare la carta
della pietà e dei sensi di colpa, non avrebbe retto anche
quello.
- Rimase
in silenzio, continuando
ad ascoltare contro voglia le suppliche di sua zia.
- -Allora
Eloise, cosa ne
pensi? Mi farebbe davvero piacere, ma non sei costretta sai..- concluse
la
donna rivolgendole l’ennesimo sorriso fintamente gentile.
- Ellie
trattenne una risata
amara, stringendo tra i pugni la tovaglia di lino bianco.
- Non
era costretta, certo.
- -Beh..zia
Caroline…se
que..questa cosa ti rende davvero felice lo..lo farò-
balbettò a fatica con lo
sguardo basso.
- Sua
zia dall’altro capo del
tavolo le prese la mano, stringendola tra le sue –Sei un
tesoro, Eloise cara.
Un vero tesoro. E presto lo saprà tutta la città-
cinguettò entusiasta.
- Ellie
sospirò –Posso alzarmi
da tavola? Sono stanca e vorrei andare a dormire- domandò
con voce tremante.
- Sua
zia le lasciò la mano,
continuando a sorridere in modo trionfante –Certamente cara,
vai pure, vai.
Buonanotte- la congedò versandosi dell’altro vino.
- -Notte-
sussurrò la ragazza,
alzandosi.
- Si
avviò di nuovo verso la
sua camera in silenzio e rassegnata, si sentiva un pò come
uno stupido burattino
nelle mani di sua zia.
- Lo
era, era sempre stato
così.
- Indossò
velocemente la sua
vestaglia e spense tutte le luci, lasciando soltanto che il pallore
della luna
le illuminasse i lunghi capelli scuri sparsi sul cuscino fresco.
-
-
- Buonasera
a tuuuutte.
- Lo
so, nessuno si ricorda di me e come biasimarvi!
- Ho
eliminato le mie due ultime ff che non aggiornavo da un
secolo ed ho deciso di scriverne un'altra spuntata dal nulla.
- Questa
mi prende troppo davvero, e sono già al quinto
capitolo..per non
- parlare
dell’esplosione di idee che ho in testa.
- Insomma
il succo del discorso è che non ho intenzione di
eliminare anche questa anche perché so già come
si svolgerà dall’inizio alla
fine, devo solo scriverla.
- Non
sarà una storia né troppo tragica, né
troppo allegra e
divertente.
- Spero
non risulterà noiosa e che almeno un pochino pochino
possa piacere a qualcuno.
- Vabbeh
spero che qualche anima buona si interessi a questo obrobbrio
- altrimenti fa nulla
- mi
esalterò e sclererò da sola hahaha
- Se
miracolosamente a qualcuna andrebbe voglia di leggerla
- non
mi dispiacerebbe anche un parere esterno.
- Sotto
vi lascio il presta volto della protagonista, io la
trovo adorabile, e con questo è tutto, quindi al prossimo
aggiornamento e nulla,
stay happy.
- See
you son, babeees!
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
2
-
- I
raggi
del sole penetravano violentemente dai vetri della finestra, facendole
pizzicare gli occhi ancora chiusi.
- -E’
ora di alzarsi
signorina-.
- Ellie
si stiracchiò alla
meglio, aprendo le palpebre umide –Buongiorno
Marì- salutò la cameriera
mettendosi a sedere nell’enorme letto a una piazza e mezza.
- -Buongiorno
a lei signorina
Rogers. Sua zia tra poco scenderà giù per la
colazione e poi dovrà recarsi a
lavoro, ma non prima di averla salutata- la avvisò la donna
sorridendole
gentilmente.
- Marì
era una donna davvero
adorabile.
- Le
guance paffute sempre
arrossate ed i capelli scuri legati sulla testa tonda. Sempre
sorridente e
cortese.
- -Mi
preparo subito- annuì la
ragazza alzandosi –Ti dispiacerebbe prendermi una divisa
scolastica?- le
domandò dirigendosi nella
cabina armadio
assieme a lei che l’avrebbe aiutarla a vestirsi.
- Ellie
si abbottonò la camicia
immacolata e indossò giacca e gonna a quadri blu,
Marì la aiutò a legare i
capelli in una coda alta e le porse le sue converse scure.
- Osservò
la sveglia sul
comodino e con estrema calma mise i suoi libri nello zaino.
- Non
era mai in ritardo, anzi,
la maggior parte delle mattine era perfino in anticipo per la scuola.
- Si
recò in sala da pranzo e
sorrise a sua zia –Buongiorno- la salutò prendendo
posto di fronte a lei.
- -Buongiorno
Eloise- le
sorrise sua zia bevendo il suo caffè scuro –Ho qui
i programmi della giornata-
le annunciò indicandole la sua agendina di cuoio marrone.
- Ellie
annuì, trattenendo una
smorfia.
- Insomma
si era appena svegliata
aveva bisogno di un attimo di tranquillità.
- -Allora-
cominciò sua zia
sfogliando le pagine –Io ritornerò tardi questa
sera ma riuscirò ad esserci per
la cena, tu dopo scuola hai un oretta per pranzare, dopo di che
inizierai ciò
di cui abbiamo parlato l’altra sera-.
- Ellie
boccheggiò confusa,
bevendo la sua spremuta d’arancia.
- Da
quando sua zia si occupava
perfino di progettare la sua giornata?
- Annuì,
alzandosi da tavola
–Io vado zia, vorrei arrivare un pò prima o si
formerà troppo casino
all’entrata della scuola- la salutò indossando il
suo cappotto.
- -Aspetta
cara, ti accompagna
Gordon con la mia auto prima di portarmi a lavoro- le propose sua zia
indicando
il cameriere che era già pronto sulla soglia della porta.
- -Non
preoccuparti, ho voglia
di camminare un pò- insistette sperando che la lasciasse
andare.
- Non
voleva rivolgere la
parola a nessuno fino a quella sera.
- Sua
zia annuì, pensando che
in fondo almeno quello avrebbe potuto concederglielo
-D’accordo, Eloise, buona
giornata- la salutò.
- Ellie
si richiuse l’enorme
porta di legno pesante alle spalle ed inspirò un bel
pò d’aria profumata
d’autunno.
- Si
incamminò per il vialetto
umido perdendosi nei suoi pensieri.
- In
dieci minuti arrivò
all’ingresso della scuola ancora non troppo affollata,
salutò quelle poche
ragazze con cui scambiava qualche parolina ogni tanto e se ne
andò dritta
filata nella sua classe ancora vuota.
- Occupò
il banco in prima fila
di fianco alla finestra ed appoggiò la testa sulle braccia.
- Non
le dispiaceva affatto la
solitudine, anzi la
preferiva.
- Passava
il suo tempo da sola
per la maggior parte del giorno standosene a casa, passeggiando per il
parco e
perfino tra i banchi di scuola.
- Ellie
infatti non aveva una
migliore amica, ma soltanto qualche conoscenza con cui si limitava a
chiacchierare nelle ore buche.
- Non
era asociale, depressa o
cose del genere…Era normale, forse solo un pò
più timida e riservata degli
altri, ma normale.
- Il
suono della campanella la
fece stiracchiare, sorrise ai suoi compagni di classe e prese i libri
dallo
zaino, pronta per la sua giornata di scuola.
-
- Quando
anche l’ultima
campanella della giornata rimbombò nei corridoi Ellie
sorrise serenamente.
- Aveva
avuto un bell’otto in
filosofia ed aveva trovato interessantissima la lezione di geografia.
- Con
estrema calma si
incorporò alla marmaglia di corpi scalpitanti e quando
finalmente raggiunse
l’uscita si avviò verso casa.
- Le
vie della città erano
affollate di donne ed uomini eleganti ed indaffarati mentre sempre
più studenti
chiassosi e allegri si mescolavano con loro.
- Suonò
il citofono e l’enorme
cancello di ferro si spalancò per lasciarla entrare,
calciò qualche ciottolo
lungo il viale del giardino ed entrò in casa.
- Trovò
l’ingresso
completamente deserto e silenzioso così come il salotto, la
sala da pranzo e
tutto il resto della casa.
- La
cameriera spuntò dalla
porta della cucina, sorridendole cordiale.
- -Buon
pomeriggio Marì- la
salutò appendendo il suo cappotto all’attaccapanni.
- -Salve
signorina, il pranzo è
pronto se desidera mangiare- la accolse indicandole la porta della
cucina da
cui proveniva un delizioso odore.
- -Certamente,
sono affamata-
annuì la ragazza –Mi cambio ed arrivo-
avvisò salendo le scale.
- Indossò
qualcosa di più
comodo e si mise a tavola.
- Marì
le servì il pranzo e
scomparve di nuovo nei meandri della cucina.
- Ellie
sospirò, ritrovandosi
ancora una volta da sola, e finì di mangiare in silenzio il
suo arrosto.
- Salì
in camera sua e si mise
a studiare e quando dopo un oretta finì sprofondò
sul suo letto.
- Quella
era la sua tipica
giornata: scuola, casa, studio.
- Una
noia totale avrebbe
pensato qualunque altra diciottenne, ma non lei.
- Lei
era così, proprio una
noia totale.
- Non
le interessavano le
discoteche, le uscite coi ragazzi, tornare tardi la sera.
- Doveva
solo studiare,
ubbidire a sua zia e comportarsi bene. Questo era quello che le era
stato
insegnato fin da bambina.
- Ad
un tratto si alzò di
scatto dal letto, facendo volare d’ovunque i suoi capelli
sciolti.
- Li
aggiustò con le mani ed
afferrò una felpa dalla sedia precipitandosi giù
per le scale.
- Balzò
fuori casa e si
incamminò a passo svelto.
- Si
era completamente
dimenticata di aver promesso a sua zia che oggi sarebbe andata a fare
volontariato.
- Sbuffò
nell’aria fresca del
tardo pomeriggio e mise le mani in tasca, maledicendo tutto
ciò che attirava il
suo sguardo.
- Chiese
informazioni su dove
recarsi precisamente ad una vecchietta dall’aria snob che
passeggiava stretta
nella sua pelliccia portando al guinzaglio un cane spelacchiato, una
volta
capito dove dovesse andare la ringraziò, imprecando nella
sua testa contro
l’animale che le abbaiava contro.
- Arrivò
di fronte ad un grande
edificio dalle pareti arancioni, le sbarre alle finestre gli
conferivano un
aria inquietante, così come l’enorme mucchio di
foglie secche raggruppate agli
angoli della porta in vetro.
- Prese
un respiro profondo ed
entrò, ritrovandosi in una sorta di sala d’attesa
in cui l’aria odorava di
disinfettante, le
pareti erano dipinte
di uno scialbo grigio cenere e qualche sedia di plastica era affiancata
ai muri
assieme a una pianta quasi secca.
- -Mi
scusi..- domandò
avvicinandosi ad un uomo che lavava il pavimento di piastrelle a
scacchi –Dove
potrei trovare…il dirigente?-
gli chiese
non sapendo bene
che dire.
- L’uomo
la osservò in silenzio
–Dirigente?
Non è un ufficio questo-
ridacchiò ritornando al suo lavoro.
- Ellie
sbuffò silenziosamente,
cercando di non risultare maleducata –Chi si occupa di questo
posto, insomma?
Sono qui per fare volontariato- spiegò imperterrita
all’ uomo che continuava a
lavare le piastrelle.
- -Oh,
volontariato- si
illuminò rivolgendole lo sguardo azzurro –Io sono
Bobby, Bobby Horan- si
presentò allungandole una mano bagnata dall’acqua
del secchio.
- Ellie
la osservò perplessa e
l’uomo rise sommessamente, asciugandosela sul camice blu per
permetterle di
stringerla.
- -Scusami
ma pensavo fossi
un’altra di quelle scapestrate degli amici dei ragazzi che
alloggiano qua. Spesso
si presentano qui e cominciano a urlare e minacciarci di morte nel caso
in cui
non firmiamo i permessi- si scusò sorridendole garbatamente.
- L’uomo
squadrò la sua
espressione confusa e rise di nuovo –Vuoi che ti spieghi
brevemente come
funziona qui?- le domandò comprensivo.
- Ellie
gli rivolse un sorriso
di cortesia, annuendo grata.
- -Allora:
abbiamo delle
camere, una mensa, una palestra e delle aule di vario tipo. Alloggiano
ragazzi
dai 16 ai 20 anni che hanno commesso piccoli crimini come furti, risse,
vandalismo
e che non possono permettersi di pagare le multe.. nulla di troppo
grave
insomma. Li teniamo qui in cui svolgono vari lavoretti come aggiustare
panchine
o altri oggetti pubblici, o pulire i parchi e cose del genere e tre
volte a
settimana seguono dei corsi per imparare qualcosa visto che la maggior
parte di
loro non ha mai finito la scuola: c’è il corso di
falegnameria, quello di pittura,
di musica e di cucina. E a seconda di ciò che hanno fatto
dopo un certo numero
di mesi viene rilasciato loro un permesso che attesta la loro buona
condotta e
li rende disobbligati nei confronti della legge- concluse l’
uomo.
- Ellie
annuì, credeva di
essere finita in una sorta di carcere minorile pieno di drogati e pazzi
omicidi
ma fortunatamente si sbagliava.
- -Lei
di cosa si occupa?-
domandò curiosa.
- -Io
sono una sorta di tutto
fare, la fondatrice è sempre troppo impegnata per gestire
questo posto e mi
paga per occuparmi di un pò di tutto. Diciamo che sono una
sorta di vice
gestore insomma. Fortuna che c’è mio figlio minore
che mi da una mano e qualche
altra buon anima che ci aiuta sennò
non
riuscirei mai a gestire questo posto da solo- le rispose continuando a
sorriderle.
- L’entusiasmo
di quell’uomo
era fortemente contagiosa pensò la ragazza.
- -A
proposito, te lo chiamo
subito così ti mostrerà cosa puoi fare per oggi.
Niall! Niall vieni qui!- urlò
verso un corridoio con numerose porte.
- Una
di queste si spalancò e
ne uscì un ragazzo alto e biondo con un grembiule bianco
sporco di sugo.
- -Dimmi
papà- esclamò con lo
stesso entusiasmo di Bobby correndogli in contro.
- -Abbiamo
un nuovo membro..lei
è…- osservò confuso la ragazza che
rise divertita.
- Aveva
parlato così tanto non
prendendo fiato neppure un secondo che non le aveva permesso neppure di
aprire
bocca.
- -Ellie,
sono Ellie- rispose
rivolgendo lo sguardo al ragazzo che le sorrideva entusiasta.
- -Ellie-
ripetè
Bobby annuendo
–Servirà la cena al banco, mostrale
come fare- disse al figlio prima di sorriderle un’ ultima
volta e ritornare a
lavare il pavimento.
- Seguì
Niall fino ad una sorta
di cucina
- -Allora
Ellie, parlami di te-
le sorrise porgendole un grembiule uguale al suo.
- La
ragazza lo osservò
rassegnata e lo indossò con un nodo alla gola, era
già tutto abbastanza
ridicolo senza bisogno di alcun grembiule imbarazzante.
- -Io
studio, sono al quinto
anno e…basta- rispose alzando le spalle.
- Insomma,
non era mica una
tipa interessante lei.
- Non
viaggiava, non faceva
paracadutismo, non andava in barca, né in skateboard,
né in moto.
- Non
imbrattava i muri, non
sapeva ballare né cantare, non le piaceva nessuna rock band
e non sapeva fare
dolci.
- Niall
ridacchiò divertito e
annuì.
- Lo
conosceva da cinque minuti
e non le aveva smesso di sorridere neppure per un secondo scarso.
- -Beh
ci sarà occasione per
conoscerci meglio, ora ti spiego cosa fare. Sai quei tipi sono un
tantino
suscettibili, ancor più
a stomaco vuoto-
la avvertì il ragazzo.
- Ellie
accompagnò la sua
immancabile risata e lo seguì in una sorta di mensa dalle
pareti azzurre e un
paio di tavoli lunghi.
- -Devi
soltanto servirli con
quello che ti chiedono, e prendergli una bibita dal frigo- le
spiegò il
indicandole come fare.
- Annuì,
non sembrava difficile
fino a lì.
- -Se
dovessero dire qualcosa
di…ecco..imbarazzante, ignorali..sai non sono molte le belle
ragazze come te
che si offrono come volontarie in questo posto-.
- La
ragazza abbassò il viso,
sicura che le sue guance fossero diventate più colorite.
- -Grazie-
gli sorrise
timidamente.
- Ovviamente
Niall rise,
alzando le spalle –Allora io vado di là ad aiutare
a cucinare.. i ragazzi dovrebbero
arrivare fra un quarto d’ora- la salutò
sorridendole un ultima volta.
- Ellie
legò i capelli
disordinatamente, consapevole che con quel coso addosso nulla
l’avrebbe resa
quantomeno presentabile.
- Si
appoggiò al bancone col
mento sopra al palmo della mano e attese osservando in modo maniacale
la
lancetta dell’orologio appeso alla parete.
- Il
tempo sembrava essersi
congelato, e la sua voglia di ritornarsene in camera sua a leggere un
buon
libro invece triplicava ogni secondo.
- Una
porta cigolante si aprì di
scatto e una mandria di ragazzi la oltrepassò più
velocemente di un fulmine.
- Ellie
si raddrizzò,
schiarendosi la voce.
- Le
ventine di paia d’occhi di
ogni colore fissi su di lei la mettevano al quanto in imbarazzo.
- Aprì
la bocca per dire
qualcosa, quando venne salvata da Niall che entrò con una
pentola fumante tra
le mani.
- -La
cena è pronta- trillò con
un entusiasmo pari a quello di una nonnina che ha appena terminato di
cucinare
per i suoi amati nipotini.
- Fischi
e schiamazzi si
alzarono dal gruppo che si mise in fila d’avanti al banco.
- Niall
le passò un mestolo e
dei guanti e le fece l’occhiolino, prima di ritornarsene in
cucina.
- Sospirò
pesantemente e li
indossò, rivolgendo lo sguardo al primo ragazzo.
- Era
alto e magro con una
cresta di capelli biondi, le pupille di un delizioso azzurro e un
pearcing
rotondo al labbro inferiore rendeva il suo sorriso ancora
più sexy.
- -Un
insalata e una coca,
grazie- le sorrise.
- Ellie
annuì automaticamente e
gli porse ciò che le aveva chiesto.
- Il
ragazzo le fece
l’occhiolino –Io sono Luke comunque- le sorrise
prima di farle un cenno con la
testa.
- La
ragazza sospirò, in quel
posto maledetto erano tutti così carini…e poi
c’era lei con grembiule
e guanti a mo di infermiera pazza.
- La
fila diminuiva
gradualmente seppur molto
lunga.
- Fece
come le aveva
consigliato Niall, sforzandosi di ignorare i commenti poco gradevoli e
le
proposte per nulla allettanti che le venivano rivolte.
- Si
lasciò andare ad un
sospiro di sollievo quando finalmente si accorse che rimaneva soltanto
un'altra
persona da servire.
- -Cosa
posso darti?- domandò
garbata mentre puliva una macchia di sugo.
- Alzò
lo sguardo e sentì la
bocca prosciugarsi quando vide il ragazzo che le stava di fronte.
- Anche
lui era molto alto, con
gli occhi scurissimi e i tratti orientali. I capelli neri come la pece
erano
perfettamente alzati in una cresta e un orecchino nero a forma di
teschio era
attaccato al suo orecchio destro.
- Un
filo di barba gli
incorniciava il mento e tanti tatuaggi gli ricoprivano quasi
completamente le
braccia muscolose.
- -Quando
hai finito di
fissarmi vorrei una fetta di pizza- le disse scontroso sventolandole
una mano
d’avanti agli occhi.
- Ellie
deglutì, sentendo la
gola secca.
- Non
si spiegava perché le
stesse facendo quello strano effetto, ma quel ragazzo era
davvero…wow.
- Lei
non era per nulla una di
quelle tipette con gli ormoni costantemente in subbuglio, ma
c’erano così tanti
bei faccini lì che perfino lei, che non aveva mai neppure
considerato nessun
ragazzo, si era ritrovata a fare qualche pensierino lodevole.
- Annuì,
afferrando le pinze.
- Il
tipo sbuffò spazientito
-Senti ragazzina lascia stare, faccio da solo sennò finiamo
a pasqua per quanto
sei lenta- imprecò strappandole le pinze da mano bruscamente.
- Si
servì con una fetta di
pizza e allungò la mano sopra la sua spalla per prendere una
bottiglietta di
acqua minerale dallo scaffale alle sue spalle.
- Ellie
sentì distintamente il
suo profumo di tabacco, borotalco, dopobarba maschile e colse anche
qualche
nota di bucato appena lavato; sentì per un attimo le
ginocchia tremarle.
- Il
ragazzo le rivolse un
ultimo sguardo sprezzante e le voltò le spalle, lasciandola
a fissare la sua
schiena avvolta in giubbotto di pelle nera.
- Strinse
i pugni, che
maleducato!
- Lanciò
i guanti ed il
grembiule ad un angolo del banco e se ne tornò in cucina
sbattendo la porta.
- Lei
si sforzava di essere
gentile, e soprattutto cercava di non farsi pesare troppo tutta quella
pagliacciata che serviva soltanto ad accontentare sua zia.
- E
poi arrivava l’imbecille di
turno che se la prendeva con lei pure non avendole mai rivolto prima la
parola.
- -Ti
hanno fatta arrabbiare?-
Niall le spuntò alle spalle porgendole un caffè
fumante.
- Gli
sorrise scuotendo la
testa –Grazie, non bevo caffè -
rifiutò
con sguardo dispiaciuto.
- Il
biondo alzò le spalle e ne
bevve un sorso, sedendosi su un tavolo vuoto con le gambe penzolanti.
- Le
fece segno di sedersi
accanto a lei che lo assecondò arrossendo leggermente.
- Era
strano per lei stare così
tanto a contatto con dei ragazzi quando sua zia e la sua cameriera
erano le uniche
persone con cui parlava una volta ogni tanto.
- Niall
rimase in silenzio e
lei capì che aspettava che le dicesse quello che
l’aveva innervosita.
- -Alcuni
sono così...- Ellie
si bloccò, cercando una parola appropriata.
- -Stronzi-
le suggerì il
biondo.
- Rise
nervosamente, non era
abituata a quel tipo di linguaggio –Esattamente- gli
confessò però.
- Infondo
quel termine
esprimeva alla perfezione il concetto.
- -Sai,
non devi prendertela
troppo. Prova a metterti nei loro panni. La maggior parte è
cresciuta in una famiglia
difficile in cui l’educazione non esisteva affatto. Sono
ragazzi di strada
costretti a starsene in un posto che odiano. Non li voglio giustificare
ma…beh,
non si può biasimarli-.
- Ellie
si meravigliò, allora
quel ragazzo non sapeva solo ridere.
- Annuì,
sorridendole grata.
- -Adesso
tornatene a casa, per
oggi può bastare- le sorrise affettuosamente.
- Balzò
giù dal tavolo e
abbottonò la felpa fin sotto al naso –Buona
serata, Niall- lo salutò
educatamente.
- Il
biondo ridacchiò –A domani
Ellie-.
-
-
- Hoooola
bellezze
- Ecco
il primo capitolo in cui compare il tenebroso Malik
asdfghgj lo adoro così scorbutico.
- Non
voglio dire molto, soltanto se a qualcuno va di lasciarmi
una recensione piccola piccola che mi renderebbe davvero felice.
- A
presto xxx
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Good
girl.
Capitolo
3
- Ellie
sorrise a Marì dallo specchio di
camera sua, lasciandosi trasportare dal suo tocco leggero.
- Si
era concessa un bagno rilassante e adesso la
cameriera le stava pettinando i capelli scuri e profumati per
legarglieli in
una treccia.
- Indossò
la sua vestaglia e scese in sala da
pranzo.
- Sua
zia Caroline la aspettava seduta a tavola
compostamente. I capelli in ordine legati sulla testa e ancora il suo
tallieur
addosso, doveva essere tornata da poco.
- -Buonasera
Eloise- la salutò sorridendole.
- -Buonasera
zia- Ellie si sedette a tavola di
fronte a lei.
- -Sono
così felice, cara. Marì mi ha detto che
oggi sei stata a fare volontariato. E’ per questo che hai
voluto fare il bagno,
eri molto stanca suppongo- trillò orgogliosa facendo spazio
a Gordon che stava
servendo l’arrosto.
- -E’
così- mentì serissima.
- Insomma
non aveva fatto molto, e non era quindi
troppo stanca. O almeno non fisicamente.
- Per
lei era stata più difficile la parte emotiva.
- Una
personalità timida come la sua si era
ritrovata a dover avere a che fare con tante persone che non aveva mai
visto.
- -Vedrai
cara che ne varrà la pena- le sorrise
soddisfatta.
- Ellie
annuì rimanendo in silenzio per il restante
tempo della noiosa cena, non aveva molta voglia di parlare.
- Quando
terminò la sua fetta
di arrosto chiese il permesso di alzarsi e se ne ritornò in
camera sua, chiuse
le tende e si mise sotto le coperte spesse; accese una candela
profumata e
prese dal comodino la sua copia di Orgoglio e pregiudizio, si
dedicò alla
lettura attendendo che il sonno le arrivasse il prima possibile.
- Lesse
almeno venti pagine
prima che finalmente riuscisse ad addormentarsi.
-
- Il
mattino successivo si
svegliò perfettamente riposata, si stiracchiò tra
i raggi del sole pallido
alzandosi con calma.
- Era
sabato, ed il sabato non
c’era scuola.
- Non
che le dispiacesse così
tanto la scuola ma era sempre bello poter dormire un pò di
più, soprattutto per
lei che era un vero e proprio ghiro.
- Bevve
il suo the ai mirtilli
lentamente e si sistemò per il pranzo.
- Sua
zia quel giorno lavorava come
ogni altro giorno della settimana, perfino la domenica era via per
numerosi eventi
promozionali o pubblicitari, ma il pranzo del sabato era sacro.
- Solitamente
invitava qualche
amico o qualche collega e ordinava di preparare pranzetti sfarzosi e
ricchi.
- Quel
giorno era in programma
che venissero a pranzare i Payne.
- Geoff
Payne era un signore
paffutello e gentile, possedeva un importante azienda che gestiva
assieme a sua
moglie Karen ed avevano tre figli: Rut la più grande che
viveva lontana per
studi, una ragazza bionda e carina, Liam il secondo figlio della sua
stessa età,
i caratteri dolci del padre e una timidezza molto accentuata, e Nicole
una bambina
di otto anni con le guanciotte sempre arrossate e le treccine bionde.
- Ellie
proprio non riusciva a
spiegarsi come delle persone così gentili e simpatiche
potessero essere amiche
di sua zia da tanto tempo.
- Pettinò
i capelli scuri ed
indossò un vestito bianco, e seguì Marì
che era appena venuta ad avvisarla dell’arrivo degli ospiti
giù per le scale.
- Dal
salotto provenivano
risate e chiacchiere, Ellie si fermò sulla soglia osservando
i coniugi Payne
seduti sul divano di pelle bianca di fianco a sua zia che li invitava a
prendere uno stuzzichino dal vassoio che porgeva il cameriere, mentre
il
secondogenito parlava sorridente con sua sorella minore che saltellava
per il
salotto.
- -Buongiorno-
salutò sorridendo
gentilmente.
- I
signori Payne la riempirono
di complimenti per tutto il pranzo, mentre sua zia sorrideva
soddisfatta a
capotavola.
- -E
non vi ho ancora detto che
Eloise ha appena cominciato volontariato nel nuovo centro che
è stato aperto-
trillò la donna con lo stesso entusiasmo di un bambino che
apre il suo regalo
di Natale.
- Karen
Payne annuì
meravigliata –Liam caro, perché non fate un
pò più di amicizia eh? Sareste
perfetti insieme- propose.
- Ellie
tossì nel tovagliolo,
mentre Liam sentì le orecchie e le guance ardere.
- -M..mamma-
balbettò
infastidito, scuotendo la testa.
- Karen
e suo marito
ridacchiarono divertiti, così come zia Caroline.
- Il
resto del pranzo sembrò
non passare mai, tra gli sbuffi mal celati dei più giovani e
le chiacchiere di
affari dei più grandi.
- Quando
finalmente gli ospiti
furono andati via alle quattro passate del pomeriggio Ellie si
preparò a
tuffarsi sul suo lettone morbido a leggere un bel libro fino a quando
non
sarebbe stata ora di andarsene a dormire, ma sua zia la interruppe
proprio
quando stava per salire il primo gradino.
- -Eloise
io torno in ufficio, non
dimenticare di andare a fare volontariato oggi mentre sono via- le
ricordò
autoritaria.
- -Ma
zia, oggi è sabato-
protestò debolmente.
- Sua
zia la osservò seria in
volto –E allora? Ci sarà sempre bisogno di una
mano. Coraggio, ti farà bene
uscire un pò- insistette.
- Ellie
sospirò rassegnata,
annuendo.
- Si
cambiò d’abito, indossando
dei pantaloni chiari, una camicetta ed una giacca e dopo aver avvisato
Marì si
avviò per la strada.
- Il
cielo era nuvoloso, e le
nubi scure minacciavano pioggia da un momento all’altro.
- Quando
fu arrivata notò Bobby
intento a spazzare via le foglie secche.
- -Buonasera
signor Horan-
salutò educatamente.
- Bobby
alzò lo sguardo, osservandosi
attorno confuso –Oh, Ellie giusto?!- esclamò
felice come una pasqua.
- Ellie
annui, sorridendogli di
rimando.
- -Chiamami
Bobby o mi farai
sentire vecchio - la pregò prima di
ritornare al suo lavoro.
- Ellie
rise, quell’uomo
emanava simpatia da tutti i pori.
- Riconobbe
la voce di Niall
che canticchiava da una stanza, seguì il suono ritrovandosi
in una sorta di
classe piena di banchetti ricoperti di legno, segatura e strani
macchinari.
- -Ellie!-
la accolse il
biondino una volta accortosi della sua presenza.
- -Ciao
Niall- lo salutò –Sono
qui per dare una mano anche oggi- spiegò.
- Niall
annuì –Mi annoierò un
pò di meno allora. Solitamente il sabato non
c’è molto da fare perché i ragazzi
escono-.
- -Possono
uscire?- domandò
confusa.
- -Certo,
hanno il coprifuoco
per le 11 ma possono uscire quando gli pare, non son0 rinchiusi-
ridacchiò il
ragazzo –Solitamente tornano ubriachi marci, ma dopo un
pò ci fai l’abitudine
ai loro discorsi senza senso-.
- Ellie
rise, chiedendogli come
potesse rendersi utile.
- -Beh
potremmo salire al piano
superiore a pulire le stanze dei ragazzi. Non sono molte, circa una
decina.
Ogni stanza occupa due o tre letti- le spiegò il ragazzo.
- Ellie
annuì seguendolo su per
delle scale a chiocciola
di acciaio.
- -Cinque
tu e cinque io?-
propose il biondino lanciandole uno straccio e uno spruzzino.
- La
ragazza annuì incerta.
- -Stai
tranquilla, sono tutti
giù a quest’ora perché è
aperta la palestra- la rassicurò sorridendogli.
- Ellie
sospirò, entrando nella
prima stanza.
- Non
erano né piccole, né
grandi.
- Stanze
normali dalle pareti
grigie, con dei letti, degli armadi e dei comodini.
- Pulì
alla svelta tre stanze e
si accinse ad entrare nella quarta.
- Sulla
porta bianca l’adesivo
di un teschio le fece sentire qualche brivido di terrore lungo la
schiena.
- La
stanza odorava di un
familiare odore di borotalco e dopobarba, ma proprio non riusciva a
ricordare
dove già lo avesse sentito. Era un odore piacevole e
rilassante.
- I due letti erano disfatti,
ma a differenza
dell’altro uno era incorniciato da disegni di ogni tipo
attaccati con dei
chiodini alla parete.
- Passò
due dita su quelli che
sembravano grattacieli e sospirò spaventata quando
notò del carbone sui
polpastrelli.
- Si
assicurò che il disegno
non fosse rovinato, ma con scarso risultato.
- Le
impronta delle sue dita si
vedevano distintamente su tutto quel nero.
- Su
una mensola notò le foto di
un cane e di due bambini dagli occhi scuri, un cofanetto di legno
aperto che
conteneva un anello enorme e un pacchetto di sigarette, e diverse
bottiglie di
birra vuote come una sorta di collezione.
- Prese
la cornice, osservando
il bambino.
- Quegli
occhi scuri, li aveva
già visti…erano come magnetici per lei.
- Dei
passi trascinati le
fecero seccare la bocca, si voltò spaventata verso la porta
e notò sulla soglia
un ragazzo che la fissava confuso.
- Indossava
una tuta e una
canotta sudate, ed aveva il respiro pesante come se avesse appena
smesso di
allenarsi.
- -Cazzo
ci fai qua tu?-
domandò infastidito.
- Ellie
sospirò, avrebbe
riconosciuto fra mille quella voce soave terribilmente arrogante.
- Era
il ragazzo della mensa,
quello maleducato.
- -D..devo
p..pulire- balbettò
spaventata.
- Il
ragazzo aggrottò le
sopracciglia e le si avvicinò lentamente.
- Ellie
chiuse gli occhi,
temendo il peggio.
- Sentì
che la cornice le venne
strappata dalle mani proprio come il giorno prima aveva fatto con le
pinze.
- -Allora
pulisci e non
ficcanasare tra la mia roba- sibilò rimettendo a posto la
cornice.
- Si
appoggiò al muro con le
braccia conserte, come ad attendere qualcosa.
- Ellie
capì e con lo straccio
cominciò a pulire le finestre, poi i mobili e vari oggetti.
- -Finito
adesso?- le domandò
scocciato.
- ‘Fino
a prova contraria sei
tu il delinquente che deve essere controllato, non io’
pensò annuendo.
- Il
ragazzo le rivolse un
sorriso impertinente -Allora smamma, ragazzina- disse indicandole la
porta
spalancata.
- Ellie
trattenne qualche
insulto, e sbattendo i piedi uscì dalla stanza.
-
- Zayn
ridacchiò
silenziosamente, sentendo la porta sbattere.
- Trattare
male gli altri gli
veniva naturale, e se l’avesse rivista ancora in giro ci
avrebbe fatto
l’abitudine.
- Non
sapeva chi era quella ma
un pò sperava di rivederla.
- Era
interessante.
- E
carina.
- Non
sapeva celare molto bene
la rabbia, nonostante cercasse di contenersi.
- Ed
era molto carina.
- A
giudicare
dall’abbigliamento e dai modi di fare doveva essere una
riccona viziata.
- Ed
era dannatamente carina.
- Rise
di se stesso, insomma…
da quando definiva una ragazza carina?
- Gli
aggettivi che usava erano
solitamente scopabile, bona o figa….non
‘‘carina’’, constatò
arricciando il
naso.
- E
poi non l’aveva vista
nemmeno tanto bene,osservarla cinque minuti da lontano non gli era
bastato.
- Insomma
il fisico era slanciato
certo, ma il seno quasi inesistente.
- Non
erano i suoi standard
quelli.
- Sorrise,
scuotendo la testa
ed afferrò dall’armadio dei vestiti puliti da
indossare dopo la doccia.
- Si
avviò verso il bagno ma a
metà strada tornò indietro, fermandosi vicino al
letto.
- Notò
su uno dei suoi disegni
le impronte di due dita piccole, e si meravigliò del suo
sorriso.
- Fosse
stata sua sorella a
quest’ora l’avrebbe già decapitata per
aver
rovinato uno dei suoi lavori.
- Allora
perché gli faceva in
qualche modo piacere?
- Sospirò,
contrapponendo le
sue dita su quelle del disegno e si rincamminò verso il
bagno.
- Era
carina, davvero.
- E
continuava ad avere
d’avanti agli occhi la sua figura minuta mentre cercava di
arrivare al punto
più alto della finestra.
-
- Buongiorno
a tutte!
-
- Non
ho molto da dire a
parte che questo capitolo mi piace un sacco, davvero, davvero, davvero
un
sacco.
- Mi
diverto troppo a
scrivere di Zayn.
- Spero
che piaccia
almeno un pò anche a voi, e se non è troppo
vorrei chiedervi una piccola
recensione che mi renderebbe davvero felice.
- Credo
di pubblicare il
prossimo dopo agosto perché fra qualche giorno
partirò per la Sardegna pepepepe.
- Buone
vacanze a tutte,
see u soon.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
4
-
-
- Ormai
il cielo era scuro e l’aria fresca, e Ellie non potette non
fare a meno di
provare un pò di timore.
- Erano
quasi le undici e lei a
quell’ora era già a letto da un pezzo.
- Circa tre ore prima sua zia
aveva chiamato per
sapere dove fosse e perché non era a casa per cenare, lei si
era scusata e
aveva detto che sarebbe tornata subito.
- Niall
però con la sua voce
squillante si era detto molto dispiaciuto perché una mano in
più sarebbe
servita quando i ragazzi sarebbero tornati e sua zia, che non aveva
ancora
attaccato dall’altro capo, sentendo aveva insistito per farla
restare, e quando
lei aveva trovato l’unica scusa plausibile ovvero che a tarda
sera avrebbe
avuto paura di tornare, Niall si era offerto per accompagnarla e sua
zia aveva
decretato per un si secco.
- E
dire che il massimo di
coprifuoco che le era concesso normalmente erano le sei di
pomeriggio…
- Così
adesso si ritrovava
affacciata alla finestra ad aiutare il biondino e suo padre ad
assistere
qualche ragazzo ubriaco e qualcun altro ferito da una scazzottata.
- -Il
secchio- urlò Niall in
difficoltà reggendo un ragazzo dai capelli ricci
–Quando la smetterai con l’alcool
eh, Harry?- domandò seccato aiutandolo a sedersi.
- Il
ragazzo in questione
farfuglio qualcosa di incomprensibile e vomitò nel secchio
che Ellie abbastanza
disgustata gli stava porgendo.
- Odiava
sua zia, davvero.
- -Lo
conosco non so da quanto
tempo ormai, probabilmente abbiamo passato l’adolescenza
insieme. Sai mio padre
si occupa di questi ragazzi da una vita intera, e Harry si trovava nel
centro
in cui stava prima. Poi papà ha trovato un altro lavoro e ci
eravamo
affezionati così tanto che ha voluto che si trasferisse con
noi- spiegò
brevemente il biondino porgendo al ragazzo un caffè.
- Ellie
sorrise, Niall sembrava
un così bravo ragazzo.
- Era
umile e gentile
esattamente come suo padre, spendevano la loro vita ad aiutare i meno
fortunati
di loro.
- lo
ammirava molto, perché lui
lo faceva di cuor suo non perché fosse stato costretto da
qualcuno.
- Non
che non glie ne fregasse
molto, le dispiaceva per quei ragazzi ma lei non era proprio il tipo.
- La
porta dell’entrata si aprì
di scatto ed Ellie si voltò terrorizzata.
- Ci
mancava solo una rapina
adesso.
- Riconobbe
il ‘ragazzo
maleducato’ con un labbro sanguinante, che reggeva a fatica
un altro ragazzo
dai capelli biondi.
- Lo
ricordava, era un certo
Luke che le si era presentato il primo giorno.
- Era
ridotto piuttosto male
constatò osservando il suo occhio nero e le mani grondanti
di sangue che si
tenevano le costole.
- -Ma
cosa diavolo..- imprecò
Niall correndogli in contro per aiutarli.
- -Ero
andato a prendere da
bere e al mio ritorno l’ho trovato affiancato da quattro
stronzi- si giustificò
con Bobby che preoccupato chiedeva spiegazioni.
- -Il
tuo labbro sanguinante mi
dice che non sei esattamente innocente, Zayn- scherzò Bobby
trascinando il
biondo su una sedia di plastica.
- Il
‘ragazzo maleducato’ che
Ellie aveva scoperto chiamarsi Zayn si asciugò con la manica
del giubbotto di
pelle –Ho solo aiutato un amico- dichiarò.
- Bobby
annuì comprensivo
–Ellie, del disinfettante- chiese gentilmente rivolto verso
di lei.
- Solo
allora il fantomatico
Zayn si voltò a guardarla, accorgendosi della sua presenza.
- Bobby
le indicò le diverse
ferite sul viso di Luke e lei delicatamente le tamponò con
un batuffolo
d’ovatta.
- -Come
ti senti, Hemmings?-
domandò Niall osservando il suo occhio nero.
- Il
ragazzo sorrise,
osservando Ellie che disinfettava le sue ferite –Adesso molto meglio-
sussurrò a fatica sorridendole.
- Ellie
ignorò il rossore delle
sue guance e gli rivolse un sorriso gentile seppur imbarazzato.
- -Gradirei
anch’io un pò di
disinfettante, ragazzina-.
- La
ragazza si voltò ad
osservare il ‘ragazzo maleducato’ che ricambiava
con uno sguardo di puro astio.
- Gli
si avvicinò e gli porse
un batuffolo pulito ma lui sporse il labbro inferiore verso di lei,
invitandola
a farlo al suo posto.
- Ellie
sentì qualcosa di
simile ai fuochi d’artificio all’altezza dello
stomaco e seppur in un imbarazzo
totale lo tamponò un paio di volte.
- Zayn
sorrise maliziosamente,
ignorando il fastidio che gli causava la ferita fresca.
- -Mi
sa che ha bisogno di
andare in ospedale per una tac al torace- ipotizzò Bobby
controllando Luke che
si contorceva dal dolore.
- -No..sto
bene- rispose,
sforzandosi di nascondere una smorfia di dolore.
- -Si
e io sono babbo natale-
rispose Zayn alzando gli occhi al cielo.
- Bobby
lanciò le chiavi a suo
figlio –Và a girare la macchina-.
- Niall
annuì -Prima dovrei
accompagnare Ellie, lo avevo promesso a sua zia- disse.
- -Vai
con tuo padre, ci penso
io-.
- Bobby
annui ed Ellie osservò
terrorizzata quel certo Zayn ed il suo sorrisetto soddisfatto.
- No.
- Cioè,
no. Davvero non era il
caso.
- Quel
tipo era…spaventoso,
bellissimo certo, ma comunque spaventoso.
- Ed
inaffidabile, inquietante,
pericoloso e forse anche un pò pazzo.
- -Posso..posso
andare a piedi,
non preoccuparti- disse a Niall cercando di risultare convincente.
- Niall
scosse la testa –Non se
ne parla, e poi per una volta che Zayn si offre di socializzare con
qualcuno-
scherzò facendo ridacchiare suo padre e Luke dolorante.
- Il
diretto interessato si
avviò alla porta –Muoviti ragazzina prima che
cambi idea- sbuffò spazientito.
- Ellie
si affrettò a seguirlo
seppur titubante.
- Lo
vide avvicinarsi ad un
enorme moto nera con un teschio che ormai aveva imparato a vedere su
tutte le
cose che si collegavano a lui.
- Non
bastava dover andare a
casa con quel tipo terrificante, doveva anche salire su
quell’aggeggio
terrificante.
- Osservò
il mezzo
terrorizzata, sperando che sparisse all’improvviso.
- Sentì
il tipo ridacchiare e
spostò lo sguardo su di lui che se ne stava appoggiato alla
sella.
- -Hai
paura delle moto- disse
tra una risata e l’altra con tono derisorio.
- Ellie
trattenne delle
imprecazioni, cercando di calmarsi con dei sospiri.
- -Non..non
ho paura- balbettò
cercando di sembrare il più convincente possibile.
- Il
ragazzo alzò le
sopracciglia, osservandola per qualche minuto.
- Si
perse a vagare su di lei
per circa un paio di minuti, si era proprio carina non si sbagliava.
- Le
labbra erano piene e
rosse, gli occhi grandi e da cerbiatta contornati da lunghe ciglia.
- Un
viso proprio da ragazzina
insomma.
- Il
fisico invece tutt’altro.
- Era
alta quasi quanto lui,
molto magra e col collo lungo. La sua pelle chiara sembrava
così liscia, anche
se non ne era molto sicuro perché non l’aveva mai
toccata purtroppo.
- Aveva
ragione anche sul seno,
forse una seconda scarsa.
- Ma
non era proprio un peccato,
perché le gambe chilometriche ed affusolate compensavano
alla grande.
- -Se
vuoi puoi venirmi dietro
a piedi- propose ridacchiando.
- La
vide sbuffare mal
celatamente mentre stringeva i pugni, lui le porse il suo casco e mise
in moto.
- -E tu?- domandò
timidamente prendendolo.
- Zayn
alzò le spalle –Ho solo
questo, e visto che quasi sicuramente non sei in grado di reggerti
meglio
proteggere la testa- disse trattenendo una risata.
- La
ragazza si schiarì la
voce, indossando il
casco.
- Quanto
avrebbe resistito ancora?
Si chiese sorridendo mentre la sentiva salire dietro di lui.
- Partì
piano, e percepì come
si reggesse ai bordi della sella, e proprio come aveva predetto
accellerò
all’improvviso, ridendo silenziosamente quando
sentì la sua presa salda
stringersi ai suoi fianchi e la testa incollarsi alla sua schiena.
- -Dov’è
che abiti?- urlò,
cercando di sovrastare il rumore della moto e del vento.
- Ellie
si stacco quel tanto
che le permetteva di parlare fregandosene della timidezza, aveva troppa
paura
maledizione.
- -Castle
street- urlò di
rimando rincollandosi al suo giubbotto.
- Era
meglio farsi fermare
all’inizio della via, non voleva mostrargli casa sua e
servigli su un piatto
d’argento un bel posto per una rapina o qualche cosa del
genere.
- Il
viaggio durò troppo per i
suoi gusti, e quando finalmente non sentì più
l’aria fredda della notte
sfrecciarle attorno aprì cautamente gli occhi.
- -L’indirizzo-
disse il tipo
appoggiando i piedi a terra per mantenerli in equilibrio.
- Ellie
si affrettò a scendere
da quella macchina mortale –Qui va bene, buona sera- lo
salutò incamminandosi
sul marciapiedi.
- Era
tutto silenzioso attorno
a lei quel certo Zayn doveva essersene andato per fortuna.
- Si
ricredette appena toccò il
citofono col polpastrello.
- I
fanali della moto la
illuminarono e un rombo fastidioso rischiò di svegliare
tutto il vicinato.
- -Avevi
paura?- le domandò
osservandola vittorioso –Beh è stato tutto
inutile-.
- Ellie
chiuse gli occhi,
ripetendosi di stare calma e di non risultare volgare.
- Il
tipo girò la moto,
fermandosi di fianco a lei e le si avvicinò col busto.
- Ellie
potette sentire il suo
respiro delicato sul collo e la gola diventarle secca.
- –E poi il casco
è mio..- le ricordò il ragazzo
strappandoglielo dalle mani e posandolo al manubrio.
- -Buonanotte
ragazzina e a
presto- la salutò con un ghigno accelerando nella notte buia.
- Ellie
rimase qualche minuto
imbambolata, riscuotendosi soltanto quando il cancello enorme si
aprì facendo
rumore.
- Era
brava a scuola, ubbidiva
a sua zia, non diceva parolacce ed era sempre educata con tutti.
- Allora
perché il destino era
sempre così cattivo con lei?
-
-
- Salve
a tutte.
- Non
so se c’è davvero
qualcuno a leggere la storia perché le recensioni che riceve
sono davvero pochissime,
avevo pensato di eliminarla ma ho cambiato idea perché io
personalmente la
adoro e non mi importa se non viene letta da quasi nessuno, ho
intenzione di
continuarla e scrivere per me.
- Forse
un giorno piacerà
a qualcuno o forse no, per il momento mi limito a cercare di non
deludere le
pochissime persone a cui piace.
- Grazie
mille per la
vostra attenzione. ♥
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
5
-
- Zayn
sorrise tra se e se, distraendosi per un attimo dalla spiegazione della
professoressa Chirewood.
- Era
buffo, se n’era sempre
infischiato della scuola e dei professori ma lei era l’unica
a cui avesse mai
dato retta.
- E
non perché fosse una
trentacinquenne affascinante, certo forse anche quello aveva reso la
cosa più facile
all’inizio ma principalmente lo faceva perché
l’arte la amava veramente.
- E
poi il corso di pittura non
era per nulla palloso.
- Era
piacevole e rilassante,
se avesse potuto avrebbe disegnato per tutto il giorno.
- Ma
purtroppo doveva pure fare
quegli stupidi ed inutili lavori utili alla comunità.
- -Quindi
questi saranno i
compiti per la prossima lezione, disegnare qualcosa che vi ha colpito
sin da
subito. Una cosa da wow. Un qualcosa di cui apprezzate a pieno la
bellezza e di
cui dovete riuscire a trasmettere la stessa bellezza nel vostro
ritratto- concluse
la donna distribuendo tra la decina di banchi un foglio immacolato.
- Zayn
lo ripose con cura nel
suo zaino, alzandosi dal suo posto ed uscendo dalla classe.
- Era
di buon umore quel
pomeriggio, Luke ormai si era quasi del tutto ripreso ed era in grado
di
giocare, aveva proprio voglia di due tiri.
- Salì
in camera sua lanciando
lo zaino ai piedi del suo letto –Ehi Hemmo, ti vanno due tiri
sul campo da
basket?- domandò al ragazzo che dormiva beato nel suo letto.
- Non
aveva fatto altro che
approfittare della sua situazione per tutta la settimana, lamentando
dolori
immaginari per restarsene a letto.
- -Mmmhg-
mugolò infilando la
testa sotto il cuscino per tapparsi le orecchie.
- -E
dai non fare la checca- lo
prese in giro il moro tirandogli via le coperte di dosso.
- Rise
alle sue imprecazioni e
si allontanò per evitare le sue cuscinate alla cieca.
- -Vestiti
dai- insistette
mentre osservava il cielo plumbeo di quella giornata.
- Finalmente
Luke si alzò a
sedere, rassegnato.
- Zayn
abbassò lo sguardo,
notando una figura familiare entrare dalla porta al piano inferiore.
- -Sai
che ti dico, non ne ho
più voglia. Rimani a dormire- disse frettolosamente
riafferrando con una
mano lo zaino e precipitandosi fuori dalla
stanza.
- -Fanculo
stronzo, mi hai
fatto prima svegliare- imprecò esasperato il biondino
ritornando a stendersi al
calduccio.
-
- Ellie
spinse la porta di
vetro, rivolgendo un enorme sorriso a Niall intento a scrivere qualcosa
su un
foglio.
- -Ellie,
da quanto tempo- la
salutò abbracciandola.
- La
ragazza annuì, ricambiando
l’abbraccio compostamente.
- -Mia
zia era fuori per un
viaggio di lavoro di un paio di giorni, e sono rimasta a casa-.
- Era
vero, aveva approfittato
dell’assenza di zia Caroline per non dover affrontare quel
supplizio, ma Niall
con il suo sorriso contagioso e la voce squillante un pò le
era mancato.
- Il
ragazzo annuì comprensivo,
riprendendo a svolgere le mansioni che stava facendo prima
–E’ un pò nuvoloso
oggi- mormorò concentrato.
- La
ragazza si appoggiò col
gomito al bancone dell’entrata, mormorando un verso
d’assenso.
- -Finito.
Stavo facendo il
conteggio delle ore dei corsi- spiegò riponendo in un
cassettino blocco e penna
–Vado di là a controllare se
c’è qualcosa da farti fare?- propose.
- Ellie
annuì, se proprio doveva
starsene lì meglio fare qualcosa di utile che annoiarsi.
- Osservò
il biondo sparire
nell’altra stanza e prese a guardarsi attorno annoiata.
- I
raggi pallidi del sole
entravano timidi dalla finestra senza tende, l’ingresso era
deserto e
silenzioso e gli unici rumori udibili erano risa e schiamazzi
provenienti
dall’esterno.
- Alzò
lo sguardo annoiato
verso la bocca delle scale, da cui passi veloci si susseguivano uno
dopo
l’altro.
- Delle
vans verdi bucherellate
apparvero, e successivamente dei jeans scuri e una maglietta bianca.
- Per
ultimo intravide il
ciuffo pettinato del ‘ragazzo maleducato’ che
canticchiava qualcosa.
- Si
guardò attorno un paio di
volte, come alla ricerca di qualcosa, e quando incontrò il
suo sguardo
palesemente infastidito sorrise soddisfatto.
- -Proprio
te cercavo
ragazzina- annunciò salutandola con un cenno della testa
appena percettibile.
- Ellie
storse il naso e –Ciao-
lo salutò educatamente.
- Il
moro si avviò verso una
porta che lei non aveva mai aperto, rimanendo in silenzio -Mi servi, ti
va di
seguirmi? Grazie -.
- Ellie
lo osservò perplessa ed
interdetta, insomma togliendo la schiettezza era una delle cose
più gentili che
le avesse mai detto in quei pochi giorni di non gradita conoscenza.
- Rimuginò
su quelle parole un
paio di secondi –Per cosa?-.
- Proprio
non riusciva a
pensare a cosa potesse essergli utile, perché servire
poi…non era mica un
oggetto,lei.
- Il
moro alzò le spalle larghe
coperte dal cotone bianco –Un progetto per il mio corso-
spiegò allusivo
aprendo la porta
–Allora, ti muovi o no
che non abbiamo tutta la giornata?- la riprese scocciato.
- Ellie
sospirò rassegnata,
nulla. La gentilezza proprio non faceva per lui.
- Si
affrettò a seguirlo a
passo veloce, era come se un suo passo fossero tre dei suoi.
- La
porta dava su una specie
di cortile con un campo da basket e qualche metro di prato folto.
- Gli
andò dietro, svoltando in
un angolo buio in cui si trovavano dei cassonetti
dell’immondizia ed attaccata
al muro di mattoni rossi una scala di ferro arrugginita.
- Il ragazzo salì i
gradini a due alla volta e
Ellie si affrettò a raggiungerlo.
- Perché
diamine lo stava
seguendo?
- Ormai
non poteva tirarsi
indietro..
- Sbucarono
sul tetto.
- Poteva
vedere l’asfalto scura
sotto i suoi piedi e le altre case del quartiere attorno a loro.
- Zayn
si sedette a terra, la
schiena appoggiata ad un muro che faceva da una sorta di piccola
ringhiera.
- Si
tolse lo zaino dalle
spalle e lo mise affianco alle gambe, pescando da esso un foglio bianco
e un
carboncino consumato.
- -Ti
siedi o no? Mi servirà un
binocolo per vederti da li giù- la riprese scocciato
indicando lo spazio al suo
fianco.
- Ellie
deglutì, non le andava
di stare così vicina a quel tipo.
- -Mi
spiegheresti gentilmente
quali sarebbero le tue intenzioni?- domandò rimanendo ferma
al suo posto.
- Zayn
sbuffò, prendendo dalla
tasca dei jeans il pacchetto delle sue sigarette.
- Storse
il naso prendendo
l’ultima e gettandolo a terra assieme ad altre cartacce,
mozziconi e bottiglie
di birra vuote, segni della sua costante presenza in quel luogo.
- -Voglio
solo farti un cazzo
di ritratto- le spiegò accendendo la sigaretta tra le labbra.
- Ellie
sbarrò gli occhi –Un
ritratto? A me? E perché?- domandò ancora
assottigliando gli occhi.
- Zayn
alzò gli occhi al cielo
esasperato –Porca puttana perché mi ispiri-
imprecò contrariato.
- Ellie
annuì, seppur ancora un
pò confusa –E va bene, ma ad un paio di condizioni
però- disse timidamente.
- Zayn
inspirò una boccata di
fumo verso l’alto che si mischiò con le nuvole
scure –Sentiamo queste fottute
condizioni- sbiascicò con le labbra seccate dal tabacco.
- -Uno-
cominciò la ragazza
avvicinandosi –Che prendi la tua immondizia da terra e la
buttai in un cestino,
incivile- lo riprese indicandogli il pacchetto vuoto.
- Zayn
rise sommessamente, se
avesse continuato così il suo umore non sarebbe stato
più tanto buono.
- Ricambiò
lo sguardo deciso
della ragazza, cedendo per primo e riprendendo la carta da terra.
- Ellie
annuì soddisfatta,
sedendosi al suo fianco –Secondo, smettila di usare un
linguaggio tanto
volgare- continuò.
- Si
massaggiò le tempie,
annuendo ad occhi chiusi.
- Roba
da matti, pensò mentre
li riapriva di scatto…le aveva appena tolto la sigaretta
dalle labbra.
- -E
terzo smettila di fumare,
grazie- concluse spegnendo il mozzicone sull’asfalto per poi
porgerglielo.
- Il
moro imprecò a bassa voce
qualche bestemmia chiudendola nel pacchetto accartocciato.
- -Desideri
altro già che ci
sei, ragazzina?- domandò scocciato.
- Ellie
scosse la testa,
sorridendogli gentilmente.
- Un
sospiro di sollievo gli
uscì dalle labbra, liberò completamente la mente
e prese a disegnare sul
foglio.
- Attorno
a loro poteva
percepire soltanto silenzio, probabilmente perché era
l’unico a sapere
dell’esistenza di quel luogo. O probabilmente
perché era l’unico che ne
percepiva la bellezza.
- Per
gli altri era una scialba
terrazza ricoperta di cemento, ma per lui era molto di più.
- Per
lui era un posto in cui
rifugiarsi quando eri incazzato con tutto e tutti ad esempio, oppure un
rifugio
in cui ti nascondi quando non hai voglia di vedere nessuno e vuoi
startene solo
in silenzio ad ubriacarti, o semplicemente un luogo in cui vai quando
vuoi
guardare il tramonto, le stelle o per
osservare dall’alto la gente che porta avanti le loro vite
indaffarate.
- Ellie
stese le gambe fasciate
dai jeans chiari, immaginando già quanto sarebbero stati
sporchi una volta alzatasi
all’in piedi.
- Rivolse
lo sguardo al ragazzo
seduto di fianco a lei: aveva le sopracciglia aggrottate e si mordeva
il labbro
in un espressione di concentrazione.
- Le
spalle larghe erano
appoggiate alla parete e la maglietta di cotone chiaro lasciava
intravedere i
numerosi tatuaggi sparsi per il suo torace piatto.
- La
schiena curva e le gambe
incrociate gli conferivano una postazione curva e goffa.
- Zayn
alzò lo sguardo dal
disegno, sentendosi osservato, e quando incrociò quello
della ragazza che lo
scrutava attenta, le rivolse un sorrisetto soddisfatto (per cosa
nemmeno lui lo
sapeva bene).
- Era
carina, ma questo lo
sapeva già.
- Però
era come se ogni volta
che la guardasse scoprisse in lei un particolare nuovo.
- Le
scapole sporgenti ad
esempio, oppure le fossette alla base del collo.
- Il
neo sul braccio destro,
esattamente a metà strada tra il polso e la spalla, e la
cavigliera d’argento
con qualche pietra azzurra che spuntava tra i jeans e le ballerine
bianche.
- E
i capelli, pensò
ridacchiando…aveva la riga al centro e li portava sempre
dietro alle orecchie.
- Qualsiasi
altra ragazza che
conosceva sarebbe sembrata ridicola con quella pettinatura ma
lei…
- Lei
era adorabile, e
terribilmente carina.
- Prese
il suo cellulare e le
scattò una foto mentre era intenta ad osservare le case
d’avanti a lei.
- -Che
fai?- le domandò con un
cipiglio arrabbiato.
- Zayn
ripose il foglio nello zaino, alzando le spalle
–Sono stanco adesso di
disegnare, così poi posso continuarlo- spiegò
ritornando ad appoggiarsi al
muro.
- Ellie
scosse la testa –No, eliminala per favore. Non mi piacciono
le foto- si lamentò
incrociando le braccia al petto.
- -Non
mi frega minimamente- rispose il ragazzo alzando le spalle di
nuovo.
- Ellie
sospirò stringendo i pugni –Perché sei
sempre così…- si sforzò di cercare una
parola appropriata ma nulla gli veniva in mente se non…
-Stronzo?- chiese il moro ridendo sommessamente –Ogni tanto
una parolaccia si
può dire sai, Babbo Natale può sempre chiuderlo
un occhio- la prese in giro.
- La
ragazza sospirò ancora una volta, voltandogli le spalle e
guardando da un'altra
parte.
Zayn non riuscì a trattenere una risata molto più
rumorosa questa volta e –Sei
troppo una brava ragazza, ragazzina. Ma
spesso le più brave sono le peggiori…e sopratutto
sono bravissime a letto- la
provocò con un sorrisetto malizioso.
- Ellie
percepì le sue guance ardere e le immaginò
colorarsi di rosso.
- Si
alzò di scatto -Devo andare, e non preoccuparti di
accompagnarmi, tanto l’ho
capito che ‘buone maniere’ non
hai la
minima idea di cosa voglia significare- disse passando i palmi delle
mani sui
pantaloni per pulirli un pò –Buonasera- lo
salutò senza voltarsi a guardare
mentre sentiva ancora dietro di se la risata del ragazzo che non si era
nemmeno
degnato di darle una risposta.
- Aaaaah
asdfghjkl
- Buongiorno
a tutte!!!!
- Credo
sia inutile dirvi quanto mi piaccia
questo capitolo perché credo sia alquanto percepibile dal
mio entusiasmo.
- Un
parere mi farebbe davvero molto
piacere, ci spero.. e vi ringrazio per le recensioni precedenti.
- Stay
happy e al prossimo capitolo x
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
-
- Good
girl.
-
- Capitolo
6
-
-
- Ellie
si stiracchiò nel suo lettone,
svegliata dall’ odore del caffè e il canticchiare
degli uccellini.
- Aprì
lentamente gli occhi notando il cielo cupo
ma non eccessivamente nuvoloso, gli spifferi di aria calda che
entravano dalla
finestra aperta a metà la motivarono ad alzarsi.
- Era
un venerdì come tutti gli altri nei primi
giorni di ottobre, con l’unica differenza che quella mattina non aveva scuola a
causa di scioperi
studenteschi di cui lei non si importava poi così tanto.
- Si
sedette d’avanti
allo specchio della sua cabina armadio pettinando i capelli arruffati,
sua zia
non faceva altro che ripeterle di tagliarli un pò per
apparire più ordinata ma
a lei piacevano lunghi.
- Indossò
un adorabile
maglioncino grigio e dei pantaloni rosa pastello a vita alta.
- Inutile
negarlo,
adorava i vestiti.
- Non
amava parlarne con
nessuno perché non le piaceva sembrare viziata, fissata con
la moda o
spendacciona.
- Non
lo era affatto,
non comprava vestiti costosissimi in continuazione che poi non
indossava
neppure mezza volta.
- Comprava
ciò che le
piaceva e che le permetteva di piacersi.
- Afferrò
la sua
borsetta di cuoio, la riempì a forza con il cellulare e
qualche banconota
avanzata dai soldi che le aveva rimasto sua zia prima di partire per lo
scorso
viaggio di lavoro e scese le scale per fare colazione.
- Marì
la accolse col
suo solito sorriso premuroso servendola subito con un bicchiere di
latte caldo
e qualche biscotto.
- -Sua
zia è uscita
molto presto,probabilmente non tornerà per pranzo e per
cena- la avvertì.
- Ellie
annuì,
ultimamente sua zia sembrava lavorare più del solito.
- -Pranzerò
in città
allora, ho intenzione di andare a fare un pò di shopping-
rispose alzandosi da
tavola.
- -Bene
signorina, ha
bisogno di Gordon?- domandò la donna sparecchiando con cura
la tavola.
- -No,
farò due passi a piedi Marì. A stasera-
salutò uscendo di casa.
- Proprio
come aveva creduto l’aria era tiepida e
le nuvole seppur grigiastre non apparivano minacciose.
- Camminò
lentamente per un quarto d’ora,
fermandosi di tanto in tanto ad osservare incantata le vetrine
allestite dei
negozi.
- Migliaia
di colori di ogni tipo si mescolavano al
fragoroso chiacchiericcio della gente e dei clacson delle automobili.
- Non
preferiva la città più della campagna o
viceversa, le amava allo stesso modo.
- Lei
era sempre così, non prendeva mai una
decisione precisa era sempre un pò di questo e un
pò di quello.
- Quando
arrivò al centro della città entrò nei
suoi negozi preferiti acquistando qualche camicetta ed un pantalone.
- I
venditori ambulanti di fish and chips ad ogni
angolo di Bennet street contrastavano di gran lunga con le lussuose
boutique
finemente arredate di legni pregiati e mobili moderni mentre ragazzi
sullo
skate intralciavano indaffarati uomini in giacca e cravatta attaccati
al
cellulare.
- All’ora
di pranzo sentì distintamente il suo
stomaco brontolare dalla fame, così pagò alla
cassa la gonna a vita alta a
fiori che le piaceva troppo e si avviò verso il ristorante
più vicino.
- Mangiò
con calma la sua insalata e dopo aver
pagato il conto decise di andare al Milton Country Park per riposarsi
un pò
all’ombra di un albero.
- Il
prato verde era occupato qua e là da famiglie
con bambini scalpitanti e vecchietti che si godevano stesi
sull’erba quella
bella giornata.
- Si
sedette su una panchina di pietra sotto un’
albero altissimo posando i sacchetti ai suoi piedi.
- Era
rara una giornata così piacevole in autunno
da quelle parti ma era stra felice che fosse capitata proprio in quel
giorno in
cui non aveva scuola in modo da potersela godere.
- Sentì
delle foglie secche calpestate e
all’improvviso qualcuno le si sedette di fianco senza
chiederle il permesso.
- Senza
bisogno di girarsi riconobbe all’istante
l’odore fresco e allo stesso tempo acre per via della
sigaretta accesa tra le
mani del ragazzo.
- -Ragazzina-
la salutò con un cenno della testa
sbuffandole del fumo in faccia.
- Ellie
tossì, sventolandosi una mano d’avanti al
naso senza rispondere.
- Era
ancora indignata dal comportamento che quel
maleducato aveva avuto con lei l’ultima volta.
- Si
girò alle sue spalle sentendo un’altra persona
avvicinarsi e riconobbe l’amico biondo del ragazzo.
- Fantastico,
una giornata piacevole e rilassante
si era appena trasformata in orribile e sfortunata.
- -Ciao!-
esclamò eccitato sorridendole –Ellie
giusto? Come stai?-.
- La
ragazza si schiarì la voce –Bene grazie-
rispose tesa.
- Perché
tutto quell’entusiasmo?
- Si
morse le labbra, sentendosi fissata dal biondo
–C..come sta la pancia? L’ultima volta era molto
dolorante-.
- Non
che le importasse davvero, solamente voleva
distrarlo dal fissarla ostinatamente.
- Il
ragazzo sorrise ancora –Benissimo, era solo
una sciocchezza- rispose alzando le spalle.
- Si
sedette tra lei e il moro, facendosi spazio in
tutti i modi possibili –Dimmi un pò Ellie, quanti
anni hai? Dove abiti? Sei
fidanzata?-.
- Ellie
sentì le guance arrossarsi e non solo per
le domande un pò troppo personali per i suoi gusti ma anche
per la troppa
vicinanza tra lei ed il biondino.
- Fece
per rispondergli senza troppo entusiasmo ma
senza alcun rispetto, ma per sua fortuna forse, Zayn le
parlò sopra –Senti Luke
c’è mezzo parco da pulire ancora,
perché non ti muovi? Non voglio ritornarci
anche domani che è sabato- sbuffò infastidito
allungandosi per osservare
entrambi seduti alla sua sinistra.
- -Ma
senti un pò, perché non ti muovi tu? Non
capisco perché dovrei farlo io- il biondo rise, ma non era
una risata
divertita, più un ghigno infastidito.
- Zayn
alzò le spalle gettando a terra la sua
sigaretta consumata senza alcun rispetto –Perché a
me non frega un cazzo e non
farò nulla né oggi né domani, sei tu
quello che uscirà tra qualche giorno se si
comporta bene- disse lanciando in un angolo sconosciuto tra
l’erba un sacchetto
di plastica nero praticamente vuoto e uno di quei bracci per
raccogliere
rifiuti che Ellie notava solo in quel momento sia tra le sue mani che
in quelle
del biondo.
- Luke
boccheggiò in cerca di qualcosa da
ribattere, ma richiuse subito la bocca consapevole che quello appena
detto dal
suo amico era vero.
- Gli
mancava poco per essere disobbligato nei
confronti della legge e doveva fare il possibile per impegnarsi al
massimo.
- -Senti
Ellie, io torno al lavoro. Ci si vede in
giro?- domandò speranzoso alzandosi dalla panchina.
- La
ragazza alzò le spalle, non voleva essere
maleducata ma neppure dimostrargli troppo entusiasmo per niente sentito.
- -Magari
potremmo prenderci un caffè insieme se ti
va..?- propose raccogliendo la cicca di sigaretta gettata poco prima da
Zayn a
terra.
- Ellie
scosse la testa –Non bevo caffè- rispose
timidamente.
- Percepì
un risolino mal celato da parte di Zayn
–Tic toc, tic toc. Il tempo scorre Hemmings-
blaterò indicando un orologio di
ferro arrugginito appeso ad un lampione.
- Il
biondino sbuffò imprecando qualche parolaccia
mentre si allontanava a cercare altre cartacce.
-
-
- Zayn
osservò divertito Luke che si allontanava
nel parco immenso, le mani immerse nelle tasche dei pantaloni neri
strappati.
- Dondolò
da un piede all’altro pensando a cosa
fare.
- Aveva
un’insana voglia di passare il pomeriggio
con lei.
- Ellie
era rimasta seduta compostamente in
silenzio sulla panca di pietra ad osservarsi in torno con lo sguardo
vago.
- I
suoi sussulti ad ogni suo passo però indicavano
che era attenta ad ogni suo minimo movimento.
- Zayn
sorrise, non si aspettava di incontrarla lì
ma a quanto pareva quella doveva essere una giornata fortunata.
- Alzò
il cappuccio della felpa verde sulla testa,
sorridendo di spalle allo sguardo scuro incollato su di lui.
- -
Seguimi ragazzina- disse incamminandosi per il
sentiero.
- Certo
non si aspettava che lei lo avrebbe seguito
senza ribattere, quindi si girò a metà strada con
un ghigno estremamente
divertito sventolando in aria un sacchetto rosa shoking di un negozio
costoso
d’abbigliamento –Se non lo fai dovrò
imparare a portare le gonne a fiori,
chissà magari mi donano?- rise riprendendo a camminare.
-
- Ellie
si alzò di scatto cercando ai suoi piedi le
buste con i suoi acquisti.
- Non
c’erano, come diavolo era possibile?
- Li
aveva presi senza che se ne accorgesse
minimamente, eppure lo aveva controllato tutto il tempo!
- Si
affrettò a corrergli dietro – Ridammi i miei
vestiti!- urlò cercando di raggiungerlo.
- Lo
seguì a fatica per i marciapiedi affollati mentre
tentava di riprendersi i suoi sacchetti nonostante lui li tenesse in
alto per
non farcela arrivare.
- Erano
arrivati al centro, ma invece di entrare
dentro Zayn passò per il retro, risalendo la scala
arrugginita dell’altra
volta.
- Ellie
sbuffò contrariata -Dammi indietro le mie
cose, non ho intenzione di seguirti oltre- urlò risoluta
fermandosi ad
osservarlo dal basso.
- Il
ragazzo le sorrise impertinente alzando le
spalle e scomparendo sul tetto.
- Pestò
i piedi a terra sull’orlo di una crisi di
pianto.
- Perché
doveva sopportare tutto quello a causa di
uno sconosciuto incivile?!
- Salì
a fatica la scala, cercando di non sporcarsi
e una volta in alto rivolse al moro che se ne stava tranquillamente
appoggiato
al cornicione uno sguardo esasperato.
- Gli
si avvicinò rimanendo in piedi –Senti-
cominciò con un sospiro –io non lo so che cosa
vuoi da me, né mi interessa
saperlo. Soldi?- domandò porgendogli la sua borsa
–Qui con me ho venti
sterline, ma posso portartene altre la prossima volta.
L’importante è che tu mi
lasci in pace. Forse i tuoi modi non sono i più gentili del
mondo e posso
accettarlo questo, basterà che tu mi ignori quando avrai
ricevuto ciò che vuoi-
concluse porgendogli le banconote.
- Zayn
la guardò in silenzio in attesa di qualcosa.
- All’improvviso
le lanciò il sacchetto che lei
prese al volo con troppa forza –Vattene, vai via da qui-
ringhiò arrabbiato.
- Che
gli succedeva adesso? Ellie osservò il suo
sguardo scuro diventare liquido e duro, la mascella serrata e rigida e
i pugni
stretti.
- -Io..non..volevo
farti arrabbiare, scusa- disse
indietreggiando.
- Si
voltò per scendere la scala ma una presa calda
e forte attorno al suo polso la bloccò.
- -Aspetta,rimani-
disse il ragazzo.
- Poteva
percepire il suo respiro irregolare alle
sue spalle, si voltò cautamente osservandolo.
- Lui
non disse nulla, tirandola per il braccio a
sedersi dove era prima lui.
- Nel
silenzio più totale Ellie si guardò intorno,
i tetti delle altre case erano deserti e tristi seppur colorati
vivacemente da
tegole e vernici varie.
- Notò
che a terra non c’era più alcuna cartaccia.
- L’aveva
ascoltata! Aveva pulito! Le sembrava
incredibile eppure quel tipo aveva fatto ciò che lei gli
aveva chiesto.
- Dopo
dieci minuti di
imbarazzante silenzio assordante Zayn sospirò, ancora le
stringeva il polso e
lo lasciò lentamente.
- -Non
volevo arrabbiarmi,
ma….io non voglio soldi- spiegò stringendo i
denti con rabbia –Mi fa incazzare
questo, perché succede spesso. Non sono un delinquente,
anche se può sembrare
il contrario-.
- Ellie
annuì –E allora…che
cosa vuoi?- la voce le si incrinò e neppure lei sapeva il
perché.
- Zayn
alzò le spalle possenti
–Niente- rispose girandosi verso di lei.
- I
loro sguardi si incollarono
l’uno all’altro come un magnete
all’acciaio.
- -Il
problema è
che non voglio proprio niente. Ed è questo
niente che mi spinge da te capisci? Questo niente che mi dice
‘tu vuoi stare
con lei, quindi vai’. Non lo posso spiegare cosa voglio ma
questo qualcosa non
riesco ad ignorarlo- concluse.
- La
ragazza rimase in
silenzio, veramente non sapeva cosa dire.
- Le
opzioni erano due:
scappare da quel tipo strano e maleducato, o fidarsi.
- E
per lei che non aveva
nemmeno mai creduto per un secondo al topolino dei denti da piccola la
cosa fu
alquanto sorprendente.
- Perché
rimanendo seduta lì in
silenzio aveva appena capito di aver deciso di fidarsi.
- Zayn
la osservò di nuovo, sta
volta ancora più intensamente se possibile
–Allora, vuoi andare via?- domandò
timoroso.
- Ellie
sospirò, stringendo le
ginocchia al petto –No, credo di volerti dare il niente che
ti spetta- rispose
ricambiando lo sguardo.
- Zayn
sorrise; ma non con un
sorriso di scherno, impertinente o finto.
- Ma
con un sorriso spontaneo e
sincero, uno di quelli che non gli venivano da tempo ormai.
-
- Buona
domenica ragazze!
- Sono
entusiasta perché questo
è uno dei capitoli decisivi.
- Mi
piace davvero un sacco e
spero che piaccia anche a voi.
- Forse
può risultare non
troppo chiaro ma io con le dichiarazioni sono un pò un
disastro e questo è
stato il meglio che sono riuscita a tirare fuori.
- Fatemi
sapere cosa ne
pensate, ci tengo molto…
- A
presto xx
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
7
-
- Una
leggera
brezza fresca muoveva i capelli scuri di Ellie che se ne stava in
silenzio ad
osservare la città sotto di lei.
- Il
tramonto era ormai passato
da circa una mezz’ora e il cielo cominciava ad imbrunirsi
leggermente.
- Le
luci delle case una dopo
l’altra cominciavano ad accendersi e ad illuminare
l’atmosfera assieme ai fari
delle automobili e ad i lampioni arrugginiti.
- Era
seduta su quel tetto da
tre ore forse, e almeno due le aveva passate ad osservare
dall’alto quello che
accadeva attorno a lei.
- Zayn
era un tipo piuttosto
silenzioso quando non imprecava, e lei era troppo timida per iniziare
un
discorso.
- Le
aveva raccontato di quando
aveva scoperto quel posto dopo aver litigato con Luke: il suo migliore
amico
Don Giovanni, una persona che ha sofferto troppo per potersi innamorare
o
semplicemente affezionare a qualcuno. Non le aveva spiegato esattamente
ciò che
lo aveva reso così ma ad Ellie non dispiaceva
perché neppure avrebbe saputo
cosa rispondere a dei discorsi del genere.
- Di
lui non aveva detto nulla,
aveva fumato circa cinque sigarette e poi si era alzato per andare a
prendere
una pizza.
- Ellie
non aveva risposto, si
era limitata ad alzare le spalle e a vederlo allontanarsi
nell’aria rilassante
del tardo pomeriggio.
- E
adesso se ne stava seduta
da sola sull’asfalto di un attico sporco, aspettando di
mangiare una pizza con
uno sconosciuto che le aveva chiesto di rimanere con lui.
- E
lei aveva accettato!
- Le
sarebbe sembrata una cosa
alquanto improbabile se qualcuno glielo avesse detto qualche giorno
prima,
eppure adesso stava succedendo e nonostante stesse infrangendo almeno
due
quarti delle regole che sua zia le ripeteva sempre,
lei si sentiva bene come mai prima d’ora.
- -Aiutami!-
la voce smorzata
di Zayn la fece alzare di scatto e affacciandosi lo vide a
metà scala con una
mano attaccata per salire e l’altra che reggeva il cartone
fumante ed una busta
–Muoviti- imprecò porgendoglieli.
- Ellie
li afferrò e lui salì
di nuovo sul tetto –Maledetta pizzeria..la fila non finiva
più..la gente
dovrebbe imparare a cucinare da sola- borbottò riprendendosi
il cartone e
risedendosi al suo posto.
- Ellie
sorrise, le sue
imprecazioni non erano antipatiche e inquietanti come sempre sta volta,
ma
quasi buffe.
- Si
sedette al suo fianco e lo
osservò poggiare il cartone a terra.
- Lo
osservò disgustata e con
uno sbuffo il ragazzo stese le gambe lunghe e ce lo poggiò
sopra.
- -Doppia
mozzarella- annunciò
entusiasta come un bambino. Cacciò dal sacchetto due birre
ghiacciate aprendole
con i denti.
- La
ragazza lo osservò
preoccupato e non solo perché avrebbe potuto perdere un
incisivo da un momento
all’altro –Io..non la bevo quella roba, scusa-
disse scuotendo categoricamente
la testa.
- Il
moro ridacchiò per nulla
sorpreso o infastidito –Chissà perché
lo avevo immaginato ragazzina- disse divertito.
- Ellie
rilassò i muscoli del
viso, quell’appellativo non risuonava più
dispregiativo e fastidioso, ma era in
qualche modo…intimo. E il tono premuroso con cui lui lo
pronunciava, con la
voce bassa e trascinata lo rendeva tenero e… sexy?
- Arrossì
a causa dei suoi
pensieri folli e Zayn la guardò con un cipiglio confuso.
- -Gne
gne, sono una ragazza
per bene..gne gne non bevo alcool- la prese in giro ridacchiando.
- Ficcò
la mano nel sacchetto,
porgendole una lattina di coca cola.
- Ellie
rimase alquanto
interdetta da quel gesto….gentile.
- Lui,
l’arroganza e la
maleducazione in persona aveva avuto quella premura nei suoi confronti.
- Non
lo sapeva che cos’era
quella sensazione di bruciore alla bocca dello stomaco ma la cosa un
pò la
preoccupava.
- Prese
la fetta di pizza
fumante che gli stava porgendo assieme ad un fazzolettino di carta e
cominciò a
mangiare lentamente.
-
- Zayn
prese una birra e ne
bevve un sorso generoso.
- Aveva
finito le sue due fette
da due minuti e lei era appena a metà della prima.
- La
sua posizione rannicchiata
era esattamente uguale a quella di una bambina spaesata, e lo sguardo
scuro
alla luce del tramonto sembrava molto stanco.
- Sentì
le punte delle dita
prudergli per la voglia di accarezzarle una spalla e confortarla ma si
limitò a
sospirare –Sei stanca?- domandò prendendo un altro
sorso di birra fredda.
- La
vide scuotere la testa e
deglutire il suo boccone –Non molto-.
- Zayn
annuì, forse la sua non
era stanchezza fisica, era qualcosa di più complicato.
- Dopotutto
soldi non
significava felicità e l’esperienza gli aveva
insegnato che tutti hanno dei
problemi devastanti da dover affrontare nella vita.
- Lanciò
la bottiglia vuota di
vetro verde nel sacchetto vuoto seppur contro voglia, le aveva promesso
di non
sporcare.
- Quelle
regole erano stupide
ed irritanti ma le avrebbe seguite lo stesso.
- Lui
non era per niente un
tipo obbediente e quella ragazza era esattamente il suo opposto.
- La
osservò di nuovo e notò la
sua espressione concentrata e corrucciata, le parole gli uscirono da
bocca
senza che neppure lui se ne accorgesse –A cosa pensi?-
domandò scattante con
una nota di panico nella voce.
- Era
frustante non riuscire a
percepire le sue emozioni.
- La
sua durezza non lasciava
trapelare mai le sue emozioni certo, ma questo non significava che non
sapesse
leggere quelle degli altri.
- Al
contrario era un ottimo
osservatore, nel suo silenzio riusciva a percepire lo stato
d’animo di tutti
quelli che lo circondavano.
- Ellie
seduta di fianco a lui
si stiracchiò, appoggiandosi con la schiena al muro e
stringendosi le braccia.
Aveva freddo forse.
- -Pensavo
che ce ne stiamo qui
come amici di vecchia data quando nessuno dei due sa nulla
dell’altro, a parte
il nome-.
- Zayn
alzò le spalle incurante
–Non devi per forza sapere tutto di una persona per poter
passare del tempo con
lei, è proprio questo il bello: puoi immaginare a tuo
piacere come vorresti che
fosse- disse afferrando l’altra bottiglia ancora piena.
- Percepì
il suo tocco liscio
e leggero sulle dita fredde
–Ne hai già bevuta una, non credi possano
bastare?- domandò sbattendo le ciglia
lunghe a causa del vento.
- Zayn
sbuffò –Sei irritante-
disse riposando a terra la bottiglia con riluttanza.
- Ellie
gli sorrise
adorabilmente –Tu almeno il doppio in più-
confessò e –Com’è che mi
immagini,
quindi?- domandò abbassando lo sguardo per via della
timidezza.
- Zayn
rise silenziosamente, la
sua capacità di controbattere ed essere al tempo stesso
adorabile ed innocente
e di ritornare ad indossare il suo scudo di timidezza subito dopo gli
ricordava
in qualche modo un
gufo che con una
grazia innata attacca la sua preda e se ne ritorna ad appollaiarsi sul
suo ramo
protetto dalle tenebre della notte fredda.
- Sospirò
nell’aria fresca
della sera che odorava di ferro e di città –Mmmh-
mugolò rimuginando su cosa
dire –Ti piace l’inverno e leggere un buon libro
d’avanti ad un camino, odi lo
sport, ti imbarazza tutto ciò che ti spinge ad osare un
pò di più, ami il
cioccolato e cantare sotto alla doccia. Ti comporti come una bambina
perché la
tua ingenuità non è mai stata contraddetta da
nessuno, non hai mai provato
nulla di folle e non immagini che le cose folli ti potrebbero piacere
fino
all’impazzire- concluse.
- Il
suo sguardo d’oro lucente
si incollò a quello scuro e tenebroso di lei che in silenzio
lo osservava a
metà tra l’imbarazzata e il meravigliata.
- Ellie
aprì la bocca per dire
qualcosa ma la richiuse.
- Sospirò
e socchiuse gli occhi
e -Non canto sotto alla doccia- gli confessò.
- Zayn
arricciò il naso
–Soltanto perché il tuo comportamento impeccabile
non te lo permette-.
- Lei
rimase zitta ad osservare
la luna chiara e sfocata che cominciava ad alzarsi nel cielo grigio.
- -E
tu invece?- chiese con una
nota di insicurezza che cercava di celare il più possibile.
- Ellie
lo osservò per qualche
minuto meditabonda.
- Sui
capelli pettinati portava
una cuffietta di lana grigia e la maglietta viola, scolorita, di almeno
una
taglia più grande gli nascondeva i muscoli contratti. I
jeans chiari strappati
sulle ginocchia e la felpa bianca gli conferivano un aspetto
trasandato, così
come le vans consumate e sporche di fango.
- -Vai
in skate, non parli con
nessuno perché pensi che nessuno veda del buono in te e
tratti male tutti
perché nessuno ha mai provato a cambiarti o a pensare che tu
potessi farlo. Il
disegno è l’unico mezzo che ti permette di non
tenerti tutto dentro. La birra
la preferisci ghiacciata e il tuo dopobarba lo metti ogni giorno appena
sveglio
per coprire l’odore del fumo-.
- Quando
Ellie smise di parlare
chiuse gli occhi, non osava immaginare quanto fosse stato acceso il
colore
delle sue guance.
- Certo
quel ragazzo non lo
conosceva bene, ma ogni sera prima di addormentarsi pensava a qualcosa
su di
lui facendo supposizioni su supposizioni.
- Percepì
Zayn al suo fianco
raddrizzarsi, il suo respiro regolare si percepiva appena.
- -E
tu?- domandò di getto
senza controllarsi -Tu vedi del buono in me?- il tono risultava
sarcastico,
come se quella che avesse appena detto fosse una cosa impossibile.
- Ellie
si schiarì la voce che
sentì morirle in gola –C’è
del buono in ognuno di noi ma soltanto qualcuno
riesce a tirarlo fuori-.
- Zayn
ridacchiò al suo fianco,
era proprio la risposta che si aspettava da una che legge troppi libri.
- La
ragazza controllò
l’orologio che segnava le sette di sera e si
allarmò –E’ tardissimo mia zia mi
ucciderà!- esclamò preoccupata –E se
non mi sbrigo perderò l’ultimo autobus-.
- Zayn
si alzò agilmente,
porgendole una mano che Ellie afferrò lusingata e
meravigliata.
- Le
mani del ragazzo erano
ruvide e rovinate ma anche calde e grandi.
- La
tirò su senza alcuno
sforzo e in silenzio scesero dal tetto.
- Ellie
si voltò a guardarlo
–Allora…arrivederci?- non sapeva se fosse una
domanda, un saluto o un augurio.
Forse tutto insieme.
- Zayn
sorrise divertito –Puoi
scommetterci ragazzina- la salutò e le scoccò un
ultimo sguardo intenso e lento
che le percorse tutto il corpo assieme ad un brivido prima di girarsi
ed
avviarsi alla porta dell’istituto.
-
- Salveee!
- Alloooora
ho cercato di aggiornare il prima possibile anche
se adesso con l’inizio della scuola il tempo che
avrò per scrivere diminuirà e
non credo riuscirò a scrivere un capitolo ogni 5 o 6 giorni.
- Ad
ogni modo ce la metterò tutta.
- Grazie
mille per le recensioni del capitolo scorso e a tutte
le persone che hanno la storia nelle preferite\seguite\ricordate.
- A
presto xx
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
8
-
- Mentre
fuori la luna brillava pallida Ellie si girò nel letto per
l’ennesima volta con
uno sbuffo.
- Controllò
la sveglia sul suo
comodino che segnava le tre del mattino e con un mugolio si
alzò dal letto con
uno scatto brusco
che per qualche
secondo le fece girare la testa.
- Indossò
la sua vestaglia di
spugna bianca e scese in cucina a prepararsi un the.
- In
punta di piedi si avviò
per il corridoio buio e deserto cercando di non rovesciare la tazza
né di fare
rumore.
- Non
perché potesse svegliare
qualcuno, sua zia dormiva due piani più su e Marì
e Gordon nella casetta in giardino,
l’unico a rischio era Apollo che se ne stava appollaiato e
ronfante sul tappeto
del salotto ma svegliare lui era come cercare di svegliare la bella
addormentata col bacio di un peluche.
- Si
fermò d’avanti alla porta
finestra della veranda e la aprì con tutta la scarsa forza
che aveva.
- L’aria
notturna era fredda e
profumava di terra bagnata e le numerose piante che la cameriera curava
minuziosamente ogni giorno sembravano prendere vita alla luce perlacea
della
luna.
- Si
tuffò su una poltrona
imbottita e bevve in silenzio il the ormai tiepido osservando il cielo
nero.
- Aveva
un groppo in gola che
non le permetteva proprio di addormentarsi.
- Non
aveva mai, mai, mentito a
sua zia su nulla e la sensazione di senso di colpa adesso sembrava
occluderle
perfino le vie respiratorie.
- Che
aveva fatto tardi al
centro di beneficenza era vero…soltanto che lei si trovava
sul tetto, con un
ragazzo.
- Cercò
di convincersi che
quella era stata una mezza bugia ma con un verso strozzato si arrese.
- Sapeva
bene che stava
sbagliando e che l’unico mezzo per rimediare era non
rivolgere più la parola a
Zayn.
- Ma
lei non voleva e non
poteva.
- Era
troppo tardi ormai anche
se una parte di lei non voleva ancora
ammetterlo.
- Quando
la tazza fu vuota,
l’aria più fredda e il cielo più scuro
se ne tornò a letto, rassegnata all’idea
di passare una notte in bianco a sbuffare, rigirarsi nel letto e a
pensare
all’oro liquido di un paio di occhi che ormai si erano
impossessati dei suoi
pensieri.
-
-
- Zayn
si stiracchiò nelle
lenzuola fresche strofinandosi gli occhi appiccicosi, Luke russava
dall’altro
lato della stanza e dalla persiana aperta a metà entravano i
pallidi raggi del
sole che riuscivano a fare capolino dalle nuvole scure.
- Indossò
un pantalone
strappato nero e una giacca di jeans sulla maglietta bianca e slabbrata
e si
accese la prima sigaretta del giorno.
- Teoricamente
era vietato
fumare nel centro, ma a lui non fregava molto delle stupide regole di
quel
posto.
- Lavò
la faccia e i denti,
indossò gli anfibi scuri e uscì dalla stanza
silenziosa.
- Anche
il corridoio lo era,
data l’ora...alle otto in quel posto dormivano ancora tutti.
- Tutti
tranne una persona.
- Scese
le scale a due alla
volta e seguì la voce allegra dalla cucina che canticchiava
una canzone di
Michael Bublè.
- Il
biondino suonava il mestolo
come si fa con le chitarre mentre un liquido giallo ribolliva in una
pentola.
- -Niall,
amico mio!- lo salutò
battendogli una pacca sulla spalla.
- Il
ragazzo riposò la sua
chitarra mestolo sul ripiano, osservandolo incuriosito.
- -Apprezzo
il tuo improvviso spirito
amicale Zayn, davvero, ma cercherò di aiutarti anche senza
che tu debba
fingere- gli rivolse uno sguardo attento seguito da un sorriso.
- Zayn
rise abbassando lo
sguardo colpevole –Cosa ti fa pensare che io stia fingendo?-
domandò curioso.
- Niall
si grattò il mento,
pensieroso –Forse il fatto che solitamente la cosa
più carina che ti si sente
dire è ‘‘stammi lontano
coglione’’..?- chiese fingendo di pensarci su.
- Il
moro annuì –Beh, però..tu
mi sei simpatico, pensavo lo avessi capito- borbottò.
- La
risata del biondino riempì
la stanza già piena di vapore
–Già..forse il fatto che mi ignori e non mi
riempi di insulti doveva essere un campanello d’allarme-
scherzò mescolando il
cibo nella pentola.
- -Comunque-
Zayn alzò le
spalle –Volevo chiederti delle informazioni riguardo ad una
persona..- buttò lì
fingendo indifferenza mentre osservava improvvisamente interessato una
macchia
di grasso sul pavimento della cucina.
- Niall
ridacchiò –E questa
persona è magra, capelli lunghi, occhi scuri e gentile? E
magari il suo nome
inizia per e?-.
- Zayn
sbuffò ficcando le mani
nelle tasche calde dei pantaloni –Volevo sapere dove posso
trovarla..sai, le
sto facendo un ritratto per il corso di disegno e ho bisogno di alcuni dettagli, non te lo avrei
chiesto se ne
sapevo qualcosa ma tu sembri molto amico con lei-.
- Niall
lo interruppe alzando
una mano –Non devi giustificarti Zayn, lo abbiamo capito un
pò tutti che quella
ragazza ti interessa- confessò ridacchiando.
- Il
ragazzo aggrottò la fronte
–Lei non..non mi interessa- specificò, cercando di
rendere la sua voce quanto
più sicura possibile –E poi da cosa lo avreste
capito?- domandò con una
risatina nervosa.
- Il
biondo scosse la testa e
ridacchiò –Quando le parli nel tuo sguardo
c’è una nota di timore che non
c’è
con nessun altro, anche se le parole che pronunci sono brusche come
quelle che
rivolgi un pò a tutti- gli spiegò tranquillamente
–E’ come se avessi paura di
spezzarla in due con una semplice parola, ma allo stesso tempo la
disprezzi per
quelle sensazioni nuove che ti fa provare-.
- Zayn
sbuffò –Da quando ti
diverti a psicoanalizzare le persone, Horan? E per di più in
modo più che
errato-.
- -Da
quando quelle persone
sono mie amiche,ed Ellie lo è. Forse non saremo amiconi, ma
lei è così. Non si
sbilancia mai troppo. E poi con quell’aria così
indifesa..come fai a non
affezionarti a lei?-.
- Zayn
strinse i pugni nelle
tasche, ‘‘Hai ragione, hai fottutamente
ragione’’ avrebbe voluto urlargli, ma
si limitò ad alzare le spalle.
- -Comunque
nemmeno io ne so
molto, a parte che va alla Matignon High School e che non beve
caffè-.
- Niall
gli porse due bicchieri
della starbucks pieni di latte caldo –Li avevo presi per me e
mio padre, ma
posso sempre passare di nuovo- spiegò –Se ti
sbrighi hai un quarto d’ora prima
che entri a scuola-.
- Zayn
li prese, annuendo e
facendo qualche passo indietro verso la porta –Sai,
Niall…io pensavo che Ellie
ti piacesse, ma forse mi sbagliavo-.
- Niall
lo osservò in silenzio
per qualche secondo prima di parlare –Non ti sbagliavi Zayn.
Beh è bella, dolce
ed adorabile, sfido chiunque a dire il contrario- confessò
sorridendogli.
- Zayn
corrucciò la fronte –Ma
allora perché lo fai?- chiese confuso.
- Il
biondo sospirò, non
lasciando però che il suo sorriso lo abbandonasse nemmeno
per un momento
–Perché non è solo il tuo sguardo ad
esprimere sentimenti nuovi per la persona
che li sta provando-.
- Con
un piede dentro e l’altro
fuori dalla cucina Zayn annuì –Grazie Niall. E
guarda che ero sincero quando ho
detto che tu mi sei simpatico- lo salutò con un gesto della
testa mentre la
risata squillante di Niall lo accompagnava per il corridoio silenzioso.
-
- Ellie
sbadigliò, sentendo le
tempie martellare ancora di più sulla fronte.
- Quella
di oggi si prospettava
una vera giornata infernale.
- Aveva
sonno e il cielo
nuvoloso e scuro non faceva che peggiorare il suo umore buio.
- Non
faceva che lanciare in
tutte le direzioni sguardi irritata, era necessario che gli studenti
facessero
tanto baccano?
- Zayn
parcheggiò nel cortile
asfaltato della scuola e si tolse il casco aggiustandosi i capelli
scompigliati.
- Si
guardò in torno alla
ricerca di Ellie: mandrie di ragazzini rumorosi affollavano il prato
curato e
l’orologio di metallo alla cima della torre in mattoni chiari
dell’entrata
della scuola segnava le otto e venti.
- Quella
scuola era esattamente
come la immaginava, enorme, con i mattoni in marmo rossicci che le
conferivano
un aria sobria e seria, le finestre immacolate e di ultima generazione
ed una
serie di auto costosissime parcheggiate lungo i marciapiedi.
- Una
scuola per ricconi
insomma.
- Notò
una figura alta e
familiare e suonò il clacson, anche se quella non si
girò.
- Si
dirigeva verso la porta,
una divisa a quadri grigia e blu, i capelli legati ordinatamente in una
treccia
ed una cartella di pelle nera dall’aria pesante su una spalla.
- Scese
dalla moto alla svelta,
lanciando il casco sulla sella con poca cura e si affrettò
verso di lei.
- -Ellie!-
urlò, ignorando
tutti quelli che si voltavano a guardarlo stupiti –Ellie,
aspetta- la raggiunse
a metà del sentiero e le afferrò il polso
facendola finalmente voltare.
- Non
usava spesso il suo nome,
forse quasi mai..era per questo che non lo aveva riconosciuto.
- -Ciao-
la salutò, entusiasta
e un pò a disagio.
- Lei
lo osservò da capo a
piedi, gli occhi sbarrati –Cosa..cosa ci fai qui?-.
- -Volevo
vederti, Niall mi ha
detto che potevo trovarti a scuola- spiegò col fiatone per
la corsa.
- Ellie
si schiarì la voce,
osservandosi attorno. Decine e decine di paia di occhi li osservavano
chi
meravigliati, chi invidiosi, chi indignati.
- Ovvio
pensò, lei era Eloise
Rogers, l’impeccabile nipote di Caroline Luise Rogers,
direttrice di una delle
aziende più ricche e conosciute del regno unito.
- E
stava parlando con un
ragazzo sconosciuto, tatuato e dai vestiti consumati e per nulla
eleganti.
- -Perché
volevi vedermi?-
chiese timidamente, sbattendo le ciglia lunghe.
- Zayn
si grattò la testa
–Perché ne avevo voglia?- le sue parole sembravano
più una domanda che una
risposta.
- Ellie
annuì, indicando con un
pollice la porta alle sue spalle –Sai, io però
adesso dovrei andare a scuola-
disse educatamente.
- Zayn
strinse più forte il suo
polso come ad incuterle un coraggio che forse serviva a lui e non il
contrario
–Ma puoi saltarla, andiamo da qualche parte..ho portato anche
la colazione,
decidi tu dove-.
- La
ragazza sentiva gli
sguardi degli altri studenti bruciarle addosso -Non posso saltare la
scuola-
disse con tono sconvolto, quella era una cosa impensabile per lei.
- Zayn
sbuffò –Andiamo, è solo
un giorno- insistette.
- Ellie
scosse la testa e lui
sospirò –D’accordo allora ti aspetto
qui, a che ora esci?—
- La
osservò rimanere in
silenzio alla sua domanda e un senso di delusione gli invase ogni
minima parte
del corpo.
- Lei
si liberò dalla sua presa
solida a malincuore –Ci guardano tutti…-
sussrrò imbarazzata.
- Zayn
deglutì a fatica, nonostante
sentisse la bocca secca e
asciutta…lo stava
respingendo.
- Annuì
camminando all’indietro
verso la moto, le mani strette a pugni e lo sguardo fisso nel suo
–Non sarei
dovuto venire qui e non avrei dovuto desiderare di vederti, lasciamo
perdere..-
avrebbe voluto urlare e offenderla ma era così esausto
emotivamente che l’unica
cosa che riuscì a fare fu rimontare sulla moto e indossare
il casco.
- Mise
in moto ma si bloccò a
metà quando osservò delle dita lunghe e smaltate
appoggiarsi sul dorso della
mano stretta al manubrio.
- Alzò
lo sguardo, Ellie gli
rivolgeva uno sguardo ricco di dispiacere –Anche i-io..Anche
a me
piacerebbe..passare del tempo con te, ma adesso devo…devo
andare a scuola. Tu
no-non immagini cosa potrebbe succedere se io saltassi la scuola, o se
qualcuno
dicesse…dicesse che mi ha visto parlare con un ragazzo-
balbettò in imbarazzo.
- Zayn
socchiuse gli occhi
–Forse se tu mi spiegassi come funziona nella tua vita..-.
- La
campana della scuola
trillò forte e la massa di studenti entrò dentro
all’edificio, lasciandoli soli
in mezzo al cortile silenzioso.
- Ellie
sospirò, guardando
nervosamente il suo orologio di pelle bianca da polso –Adesso
è tardi, potremmo
riparlarne stasera? Passa a prendermi alle sette all’angolo
dell’altra volta-
ignorò il bruciore alle guance e si sforzò di
sorridergli.
- –E’
un appuntamento,
ragazzina?- Zayn le rivolse un sorriso a metà tra il
malizioso e il
meravigliato.
- Ellie
sbuffò piano –Ciao- lo
salutò con la mano ignorando il suo sguardo divertito.
- Zayn
rise un ultima volta e
–A dopo- la salutò sfrecciando via sulla sua moto.
-
-
- Buona
domenica!
- Non
voglio soffermarmi a lungo perché sono nel bel mezzo
dello scrivere i capitoli successivi e non voglio distrarmi troppo.
- Vorrei
solo ringraziare ancora una volta chi segue la storia
e chiedervi un parere sul capitolo, mi renderebbe felicissima.
- Ci
vediamo al prossimo aggiornamento, che mi auguro avverrà
entro
il fine settimana prossimo. xx
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
9
-
- Con
uno sforzo Ellie ingerì il boccone di carne che aveva
masticato per cinque
minuti, bevendo un grosso sorso d’acqua fresca.
- Zia
Caroline sorseggiava
assorta il suo vino rosso, le dita smaltare di fucsia e ricoperte da
anelli
d’oro strette intorno al calice di cristallo.
- Si
schiarì la voce, pregando
che non le uscisse tremolante –Zia, questa sera...-
cominciò prendendo una
boccata d’aria.
- Sua
zia alzò una mano,
interrompendola –Eloise, vorrai perdonarmi ma sono piena di
lavoro in questo
periodo. Temo non riuscirò a tornare a casa prima delle
ventitre, è già un caso
fortunato che sia riuscita a rincasare per il pranzo. So che ultimante
ci
vediamo così poco ma converrai con me che il lavoro
è una priorità- spiegò,
esaminandola con il suo sguardo verde.
- Gli
stessi occhi della mamma,
un verde intenso, aquilino, quasi fluorescente.
- Era
un peccato che lei avesse
preso gli stessi occhi scuri e scialbi del suo sconosciuto padre.
- Almeno
so come è fatto
qualcosa di lui, pensò con un groppo alla gola.
- –Non
preoccuparti zia
Caroline, lo capisco perfettamente- non riuscì a trattenere
un sorriso radioso
e un sospiro di sollievo.
- Sua
zia annuì, qualche ciocca
della frangetta bionda le si scompigliò ma lei le rimise
meccanicamente al suo
posto.
- -Avevi
qualche idea? Possiamo
rimandare a un'altra sera- le disse rivolgendole un sorriso di cortesia.
- Ellie
scosse la testa –Volevo
solo chiederti se avremmo potuto comprare una pizza, è da
molto che non ne
mangio una-.
- La
bocca dello stomaco le si
chiuse, e riconobbe la consueta sensazione di senso di colpa
impossessarsi di
lei.
- Non
forte come l’altra sera,
notò con sollievo.
- Ricordava
che una volta
mentre osservava Victor, il compagno di sua madre, radersi la lunga
barba bruna
lui gli disse che più la tagliavi e più cresceva.
- Forse
con le bugie funzionava
un pò come per le barbe, più ne dicevi, meno ti
sentivi in colpa.
- Sua
zia la osservò severa da
dietro gli occhiali a mezzaluna neri, quelli da lettura che metteva
solo in
ufficio ma che per la fretta probabilmente aveva dimenticato sul naso
–Sai che
non mi piace che tu mangi schifezze del genere. Ma tuttavia
farò un eccezione
per stasera, visto che dovrai cenare da sola-.
- Ellie
le sorrise –Grazie Zia
Caroline-.
- Un
secondo più tardi la donna
si alzò, stirandosi con le mani il vestito color ruggine che
le arrivava al
ginocchio.
- Con
i tacchi bassi che
facevano rumore sul marmo lucido afferrò da una sedia la sua
valigetta di cuoio
marrone ed un cappotto nero.
- Si
girò per lanciarle un
ultimo sguardo –Sarà meglio che vada adesso o
rimarrò troppo in dietro.
Buonanotte Eloise, a domani- la salutò, prima di avviarsi
verso l’ingresso.
- Sospirò,
bevendo un altro
sorso d’acqua.
- Sua
zia era così, mai troppo
affettuosa. Né baci, né abbracci, né
smancerie. Soltanto saluti composti e
distaccati.
- Molte
volte Ellie si era
ritrovata a pensare se anche lei avendoci passato assieme tutti quegli
anni non
fosse diventata uguale.
- Si
alzò da tavola e salì in
camera sua dove si stese e chiuse gli occhi, nella speranza che
finalmente
riuscisse a recuperare il sonno perso.
-
-
- Zayn
si osservò nello
specchio della sua stanza facendo qualche smorfia ed una linguaccia.
- Troppo
elegante, pensò mentre
sbottonava la camicia verde bottiglia che aveva indossato sui pantaloni
neri.
- Boccheggiò
pensieroso sulla
soglia dell’armadio spalancato mentre ‘Smells like
teen spirit’ dei Nirvana
fuoriusciva a palla dallo stereo.
- Cacciò
una maglietta bianca
con dei disegni orientali sul taschino all’altezza del petto.
- Troppo
semplice, pensò
sfilandosela e lanciandola sul letto.
- Il
problema era che non
sapeva qual’era la sua meta, doveva essere Ellie a sceglierla.
- Avesse
almeno avuto il suo
numero gli avrebbe inviato un messaggio per chiederglielo, ma non
sapeva
neppure quello.
- Alla
fine indossò una camicia
bianca troppo larga per lui, e sopra il suo immancabile giubbotto di
pelle
nera.
- Non
sembrava né elegante, né
semplice, né trasandato. O almeno lo sperava.
- Si
ingellò le mani ed
aggiustò la cresta per poi ricoprirsi le guancie di
dopobarba.
- Luke
entrò nella stanza
abbassando il volume –Che diavolo succede qui? E’
appena esplosa una bomba?-
chiese indicando la pila di vestiti sul letto.
- Zayn
sbuffò aprendo le
braccia e facendo una piroetta su se stesso –Come sto?-.
- Luke
alzò un sopracciglio
biondo e Zayn per un attimo temette che gli sarebbe potuto uscire dalla
fronte
per quanto era in alto.
- -Normale-
sentenziò
ripescando il telecomando della piccola tv dai meandri del divano a due
posti
accantonato ad un muro della stanza su cui si era appena lanciato
–A parte il
fatto che puzzi come la naftalina che mia nonna usa per
‘profumare’ l’armadio-.
- Una
camicia a quadri rossi
gli colpì il centro della faccia e un
‘Fottiti’ gli arrivò forte e chiaro alle
orecchie.
- -Allora
dimmi un pò, stasera
una fortunata donzelletta avrà la fortuna di potersi
concedere a te oppure stai
partendo per una campagna pubblicitaria di deodoranti per auto?- chiese
amabilmente sbattendo le ciglia lunghe e chiare.
- Zayn
lo ignorò afferrando il
suo casco –Posso prenderlo in prestito?- gli
domandò cercando di risultare il
più gentile possibile.
- Luke
fece finta di pensarci
su –E penserai a me mentre fingerai di urlare il suo nome in
preda ad un org- Luke
non riuscì a trattenere una risata rumorosa di fronte allo
sguardo esasperato e
infastidito del suo compagno di stanza.
- -Giuro
che un giorno ti
soffocherò nel sonno- bofonchiò Zayn afferrando
le chiavi della sua moto e
uscendo dalla stanza.
- -Anche
io ti voglio un mondo
di bene, amicone- gli urlò dietro il biondo continuando a
ridere di gusto.
-
-
- Con
una precisione che non
ricordava di avere Ellie finì di mettere
l’eyeliner.
- La
casa era come sempre silenziosa,
Marì era andata già a dormire quando
l’aveva avvertita che avrebbe pranzato
fuori.
- Il
suo sguardo cristallino
l’aveva osservata con una nota di preoccupazione ma lei
l’aveva rassicurata
dicendo che andava all’istituto e che sarebbe tornata presto.
- Indossò
un paio di sandali
bianchi e scese in salotto.
- Apollo
le lanciò uno sguardo
languido con gli occhi gialli pigri, gli si avvicinò
grattandogli il pelo
arancione sulla schiena e sorrise nel vederlo stiracchiarsi e ritornare
a
dormire beato.
- Aprì
la porta di legno
spesso, quella sera l’aria era fresca ma l’assenza
di nuvole avrebbe permesso
alle stelle che prima o poi sarebbero comparse di brillare nel cielo
scuro allo
stesso modo delle luci della città sottostante.
- Uscì
dal cancello e si avviò
all’incrocio dove una figura familiare fischiettava una
canzone, appoggiata col
busto sulla sella della moto enorme.
- Zayn
si raddrizzò, smettendo
di fischiettare e perdendosi con lo sguardo su di lei.
- Se
avesse dovuto descriverla
con una sola parola avrebbe usato sicuramente semplice.
- Indossava
un vestitino bianco
che le arrivava a metà coscia di pizzo ricamato e una
giacchetta di jeans.
- Sorrise
osservando i suoi
sandali bassi, avrebbe dovuto immaginare che lei non era un tipo da
tacchi
alti.
- Non
che ne avesse bisogno
certo, già senza era alta quasi quanto lui.
- I
capelli erano sciolti sulle
spalle, lunghi e in ordine.
- Eppure,
notò senza esserne
troppo meravigliato, nella sua semplicità riusciva ad essere
impeccabile.
- -Ciao-
lo salutò con un
sorriso timido, le guancie immancabilmente rosse.
- Zayn
le fece un cenno con la
testa e con un sorriso le porse il casco –Visto? Ne ho
rimediato uno anche per
te-.
- Ellie
lo prese –Molto carino
da parte tua cercare di non uccidere nessuno dei due-.
- Mentre
una brezza di vento che
profumava di città le scompigliava i capelli Zayn
pensò che per la prima volta
da quando la conosceva aveva scherzato con lui.
- Non
lo aveva guardato con
odio o risentimento, come se fosse un
orribile scarafaggio da schiacciare.
- Cercò
di reprimere l’entusiasmo
con un pò di difficoltà –Allora, hai
deciso dove ti va di andare?- le chiese
curioso.
- Ellie
sospirò, in realtà non
ci aveva pensato molto…non ne aveva neppure avuto il tempo
tra la scuola e il
riposare.
- Ci
pensò su qualche minuto di
troppo e una sensazione nostalgica si fece spazio in lei quando
ripensò a
quando era piccola e a tutte le giornate che passava in spiaggia
assieme a sua
madre.
- -Sai-
iniziò, la voce era un
sussurro appena percettibile –E’ parecchio che non
vedo il mare...se non
sarebbe troppo pretenzioso..- confessò.
- Zayn
la osservò a lungo, lo
sguardo tenebroso come l’oscurità imminente che
presto li avrebbe circondati era
incollato a terra a studiare l’asfalto incolore.
- Poteva
solo immaginare che
sforzo le costasse parlare nonostante la timidezza.
- -Ad
una sola condizione
però-.
- Ellie
lo guardò timorosa, che
cosa aveva in mente adesso?
- Zayn
intercettò il suo
sguardo spaventato e ridacchiò silenziosamente
–Non preoccuparti- cercò di
rassicurarla –Avanti sali, devo andare a comprare delle cose-
annunciò mettendo
in moto.
- Con
uno sforzo la ragazza
salì dietro di lui, cercando di non avere troppa
paura…dopotutto ci era già
andata ed era ancora viva, giusto?
- Si
strinse alla sella con
tutta la forza che aveva ma pochi minuti dopo Zayn si era
già fermato.
- Erano
fermi d’avanti ad un
supermercato.
- -Aspetta
qui, torno subito-
il ragazzo si sfilò il casco e corse dentro, lasciandola
lì in silenzio e
impaurita.
- Le
moto non facevano per lei
davvero.
- Odiava
la sensazione di vuoto
e di instabilità che si provava a starci sopra,
così come il vento pungente
sulle guance.
- E
poi quella non era una moto
normale, era una macchina della morte.
- Alta
la metà di lei, pesante,
nera e
dall’aria minacciosa.
- Si,
era spaventosa ma lei
ebbe appena il tempo di scendere da quell’aggeggio che Zayn
fu già di ritorno
con un sacchetto di plastica tra le mani.
- In
silenzio lo ripose con
attenzione sotto alla sella per poi rimontare e rimettere in moto.
- E
con delle imprecazioni
mentali, ma con lo sguardo rassegnato Ellie risalì dietro di
lui.
- Mandò
al diavolo la
timidezza, la dignità e tutte le altre sensazioni che
provava e si attaccò alla
sua schiena come una cozza ad uno scoglio.
- Chiuse
gli occhi, cercando di
ignorare l’aria sfuggente che la circondava e
sperò di arrivare presto ma
soprattutto ancora viva.
-
- Heeeilà!
- Buon
fine settimana a tutte, come state? Spero vada tutto
bene.
- Veniamo
subito al dunque ovvero il capitolo, che a me piace
tanto. E’ solo di passaggio certo ed è abbastanza
corto perchè in realtà era l'inizio del
successivo che però ho dovuto dividere in due
perchè troppo lungo.
- Certo
anche se piccolo e poco importante io lo adoro comunque, forse
perché amo
talmente tanto scrivere questa storia che vedo ogni capitolo come una
madre
vede il proprio figlio il giorno del diploma.
- Tralasciando
le ultime righe insensate ci tenevo ad
avvertirvi che il decimo sarà importantissimo
perché
parlerà di tante cose che vi permetteranno di conoscere
meglio i due
protagonisti.
- Pubblicherò
entro massimo una settimana perché è
già pronto,
necessita solo di una veloce revisione.
- Che
altro dire, a prestissimo e lasciatemi un parere se vi
va, non mi dispiacerebbe conoscere la vostra opinione. xx
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
10
-
-
-
- Zayn
lanciò sul mucchietto ai suoi piedi l’ultimo
rametto secco, strofinò le mani
per ripulirle ed una nuvoletta di polvere bianca si alzò
nell’aria bruna.
- Si
osservò attorno in cerca
di Ellie e la ritrovò esattamente dove l’aveva
lasciata prima.
- I
sandali in una mano e i
piedi nell’acqua salata. Guardava l’orizzonte
silenziosa e immobile ormai da un
quarto d’ora.
- Si
tolse le scarpe ed i
calzini e la raggiunse, affiancandola silenziosamente.
- Lei
non lo guardò né disse
nulla, ma il suo battito di ciglia gli fece capire che si era accorta
di lui.
- Si
schiarì la voce –Non che
di solito parli molto, ma oggi sei più silenziosa del
solito-.
- Ellie
inspirò un pò d’aria,
rimanendo ferma e zitta.
- Zayn
sentì qualcosa premergli
all’altezza del petto, cominciava a preoccuparsi.
- Magari
si era pentita di
essere li, o non gli piaceva il posto…ma era stata lei a
sceglierlo.
- Solo
per un secondo gli
rivolse lo sguardo e Zayn lo ritrovò acquoso e malinconico,
percepì le sue dita
fremere per la voglia di toccarla, solo per dargli rassicurazione, ma
lui le
costrinse a rimanere al loro posto.
- -Avevo
scordato quanto fosse
bello il mare di sera-.
- Il
ragazzo dovette sforzarsi
per percepire il sussurro che era la sua voce –Era da molto
che non ci venivi?-
non avrebbe voluto essere invadente ma il macigno al petto continuava
ad
ingrossarsi.
- Ellie
annuì, e qualche ciocca
di capelli perfettamente lisci le svolazzò sulle spalle
–Quasi 7 anni, da
quando sono andata a vivere con mia zia-.
- Zayn
annuì e la
consapevolezza che di lei non sapeva nulla lo colpì come uno
schiaffo in pieno
viso.
- Rimase
in un silenzio
d’attesa, seguendo il suo
sguardo
puntato sul sole che con una lentezza simile a quella di una foglia
secca che
cade in autunno,scendeva dietro all’acqua
scura e irregolare.
- Il
cielo era grigio e una
striscia viola e una arancione lo macchiavano nel punto in cui toccava
il mare.
- La
ragazza affianco a lui
sussultò rendendosi conto solo in quel momento che le loro
spalle si
sfioravano.
- Seppur
un tocco lieve e
insignificante, le permetteva di rimanere lì e di non
perdersi completamente
nei suoi ricordi.
- Non
aveva mai capito cosa
volesse intendere sua mamma quando lei si sedeva in mezzo alle sue
gambe sulla
riva e le sussurrava in un orecchio una frase di Karen Blixen come una
poesia
che aveva imparato a memoria: ‘‘la cura per ogni
cosa è l’acqua salata: sudore,
lacrime o mare’’.
- E
adesso lo capiva, capiva
perché nonostante la nostalgia lei non desiderava essere in
nessun altro posto
in quel momento.
- Né
con un'altra persona,
pensò osservando il ragazzo al suo fianco.
- Teneva
le mani nelle tasche
del giubbotto e la brezza marina mescolata al suo odore dava vita ad
un’essenza
che lei avrebbe potuto definire come l’odore più
bello che avesse mai sentito.
- Zayn
deglutì, il suo silenzio
la rendeva nervoso –Tua mamma è…- non
riuscì a finire la frase perché la voce
già
poco sicura gli morì in gola.
- Percepì
le spalle muoversi,
segno di una risata silenziosa –Non è morta, ma
è complicato- gli spiegò.
- La
sua mano partì come un
treno in corsa sul suo polso, senza che lui riuscisse a fermarla sta
volta
–Senti, adesso basta immaginare voglio conoscerti. E poi a me
piacciono le cose
complicate, e mi piace ascoltare le persone…- si
fermò giusto in tempo per non
confessare che anche lei gli piaceva, e un pò troppo.
- Certo
era ormai evidente, ma
sentirlo detto ad alta voce era tutto un altro effetto e
l’ultima cosa che
voleva era spaventarla.
- Ellie
osservò la sua mano
ambrata stretta al suo polso così chiaro a confronto e
alzò lo sguardo nei suoi
occhi dorati così simili al tramonto che si chiese se non
fosse stata per
troppo tempo ad osservare il sole.
- Curvò
le labbra in un sorriso
di assenso e lui la imitò, tirandola verso la spiaggia.
- La
sabbia era fresca e
piacevole tra le dita dei piedi e il vento profumava di sale.
- Zayn
stese una coperta vicino
al gruppetto di rami –Prego- la invitò con la mano
in un gesto galante che
proprio non gli apparteneva.
- Ellie
sorrise e si sedette
composta, mentre lui con un accendino accendeva un mini falò
tutto per loro.
- Quando
le fiammelle gli
parvero un pò meno tremolanti e qualche scintilla cominciava
a scoppiettare si
sedette di fianco a lei, attento a non mettersi troppo vicino.
- Non
voleva allarmarla con il
contatto fisico anche se nel profondo doveva ammettere che lui nulla
avrebbe
desiderato di più.
- Per
uno abituato ad avere
tutto e subito era difficile
trattenersi così, senza nemmeno poterla prendere
semplicemente per mano.
- Trafficò
nel sacchetto di
plastica e le mostrò trionfante una busta enorme di
caramelle rosa e gialle
pastello.
- -Non
dirmi che non ti
piacciono i marshmallow perché credo che non potrei
sopportarlo- la anticipò
prima che potesse dire qualsiasi cosa.
- Ellie
rise compostamente,
scuotendo la testa –In realtà non ne ho mai
mangiati- ammise.
- Zayn
le rivolse uno sguardo
sconcertato portando la mano alla bocca per bloccare un urlo teatrale
–Non ci
siamo, non ci siamo proprio ragazzina- sentenziò
infilzandone uno in un
bastoncino.
- Lo
lasciò abbrustolire per
qualche minuto sul fuoco innalzando nell’aria quasi bruna un
dolce odore simile
a quello delle bancarelle di zucchero filato dei luna park.
- Quando
fu diventato
marroncino glielo mostrò con uno sguardo così
fiero che le fece piegare
istintivamente le labbra in un sorriso intenerito.
- Glielo
avvicinò alla bocca
ed Ellie percepì il sangue fluirle alle
guance e colorargliele –Dai un morso!- la incitò
eccitato come un bambino.
- Un
pò per non deluderlo e un
pò perché non resisteva a quell’odore
delizioso ne assaggiò un pezzettino
piccolissimo.
- Zayn
la guardava attento ed
entusiasta e lei non potette fare a meno che inghiottirlo
–E’ buono-.
- Lui
annuì –Lo so- disse
porgendoglielo.
- Ellie
rise e lo mangiò tutto,
erano anni che non metteva sotto ai denti caramelle o cioccolato, zia
Caroline
non voleva che mangiasse cose poco salutari.
- Si
fermò un attimo a pensare
a quella serata ancora lunga, e a tutte le cose che non faceva da
troppo tempo
e che aveva scoperto solo adesso di averne sentito la mancanza.
- Quando
anche la sua pila di
caramelle infilzate una sull’altra fu pronta Zayn si stese a
pancia in su, una
mano appoggiata sotto alla testa e
il
volto dai lineamenti delicati rivolto verso il cielo da cui quasi
timidamente
la luna e le stelle apparivano poco alla volta con cautela.
- Ellie
si diede un occhiata
intorno, la distesa di sabbia bianca era deserta e silenziosa fatta
eccezione
per il vento che gradualmente si alzava e diventava un pò
più freddo e per le
onde che con una violenza in qualche modo dolce si infrangevano sulla
riva.
- Lo
imitò e si accucciò al suo
fianco con le ginocchia strette dalle braccia al petto.
- Zayn
si voltò di lato ad osservarla
e lei incollò lo sguardo ad un filo rosso della
coperta con cui cominciò a giocherellare
per evitare quei pozzi ambrati.
- -Raccontami
qualcosa, anche
la cosa più insignificante. Ma che parli di te- la voce del
ragazzo era una
mescolanza di calma e allo stesso tempo una supplica, come se quello
che aveva
chiesto fosse un bisogno di prima necessità.
- Ellie
prese fiato, cercando
tutta la forza che aveva per riuscire a parlare senza avere vergogna.
- Nessuno
la obbligava a farlo,
ma anche se per lei parlare non era una cosa facile sentiva di volerlo
fare,
voleva raccontarsi, parlargli di talmente tante cose da avere la gola
secca e
la voce roca.
- –Mi
ricordo della prima volta
che entrai a casa di mia zia, era enorme ed immacolata e silenziosa.
L’aria non
odorava di nulla e quella cosa mi fece rimanere di stucco. Tutte le
case hanno
un odore, che sia un profumo da donna, da uomo, l’odore del
borotalco dei
bambini o quello dei biscotti appena cucinati, dei fiori preferiti, del
sapone
usato di più, del tabacco o dei libri; insomma
l’odore di qualcosa che la lega
al proprietario. Ma quella casa era inodore, i mobili lucidi e spogli,
né una
foto incorniciata o una statuina come souvenir, né una
calamita sul frigo o
qualche scarpa lasciata sul pavimento, nemmeno un cuscino fuori posto
sul
divano di pelle. Sembrava tutto così impostato. Quella cosa,
per quanto
insignificante possa sembrare, mi ha permesso di capire come sarebbe
stata la
mia vita da quel momento. Impostata su uno schema preciso e studiato,
come la
casa riccamente arredata con mobili costosi che era il sogno di ogni
persona
che vi entrava. Io ero come quella casa, sarei dovuta servire a
compiacere gli
altri-.
- Non
aveva mai parlato con
qualcuno di quell’argomento e la cosa la fece esitare un
attimo.
- Zayn
era la persona alla
quale meno si addiceva quell’argomento. Lui era sempre libero
di fare quello
che gli pareva, viveva senza regole e alla giornata mentre lei era
l’esatto
opposto.
- Per
un attimo incollò i suoi
occhi scuri come la notte che ormai era scesa ai suoi più
luminosi e fu
sorpresa nello scorgerci non l’incomprensione che si era
aspettata di trovarci
ma una sorta di viva curiosità, come se le sue parole gli
avessero aperto un
mondo sconosciuto che non vedeva l’ora di esplorare,
così si costrinse a
continuare a parlare.
- -Non
fraintendermi cioè, mia
zia non è certo un mostro senza sentimenti..lei mi vuole
bene a modo suo e io
so che tutto quello che fa lo fa per me, è soltanto che a
volte vorrei che lei
non fosse così rigida ed impostata. Un sorriso un
pò dolce e non solo di
circostanza o magari un abbraccio non guasterebbero il mio futuro...Ma
dopo
tutto non posso fargliene una colpa, ha sempre vissuto per il lavoro e
per fare
una buona impressione sin da giovane e l’affetto è
passato in secondo piano
dopo tutto quel tempo- fece una pausa, un pò per prendere un
altro respiro e un
pò per permettere a Zayn di assimilare il tutto.
- Forse
lui credette che lei si
aspettava una risposta perché boccheggiò incerto,
ma l’unica cosa che riuscì a
dire fu –Io posso darti tutti gli abbracci che vuoi-.
- Ellie
rise nonostante
l’imbarazzo e la meraviglia e lui si ritrovò a
sorridere, perché la sua risata
nonostante non fosse rumorosa o buffa, nella sua pacatezza era
così naturale e
contagiosa.
- -E
tua madre?- gli chiese girandosi
del tutto per osservarla meglio.
- Avrebbe
voluto farle un'altra
domanda dopo quella, e poi un'altra ancora, ed un'altra, ed un'altra,
ed
un'altra.
- Lui
voleva essere quello che
la conosceva meglio di tutti, e allo stesso tempo voleva che lei fosse
quella che
lo conosceva meglio di tutti.
- Con
un sospiro Ellie lasciò
finalmente in pace quel filo, alzando lo sguardo nel suo fino a
chè riuscì a
resistere prima di abbassarlo.
- -L’ultima
volta che l’ho
vista è stato quattro anni fa, per il mio tredicesimo
compleanno. Non è che
parlassimo molto tranne qualche volta al telefono. E poi quel giorno
dopo la
scuola ritornai a casa e lei era lì con i vestiti troppo
larghi e colorati e i
capelli che profumavano di incenso. Mi aveva abbracciato e io non avevo
notato
altro. Né mia zia in un angolo con l’aria
accigliata, né Victor con un bambino
in braccio. Non ci diedi subito tanto peso, ricordo solo che ero
felicissima di
andare con lei a mangiare un gelato. Andammo, ma non eravamo
sole…c’era Victor
e il bambino, Pablo.
- Era
carino, la pelle era
color caffè latte e gli occhioni grandi e scuri. Anche i
capelli erano scuri,
per quanti capelli possa avere un bambino di un anno. E aveva una
risata troppo
dolce che gli scoppiava ogni volta che Victor faceva qualcosa di buffo
per
farlo ridere. Era simpatico davvero, ma l’idea che fosse mio
fratello, che mia
madre non fosse più solo mia madre, che lei aveva avuto un
altro bambino con il
suo compagno tagliandomi completamente fuori da quella situazione, non
mi
andava molto giù-.
- A
differenza di come si
sarebbe aspettato, Ellie non aveva rancore nella voce, né
sembrava sull’orlo
del pianto.
- Parlava
timidamente ed a
bassa voce, un filo appena percettibile di dispiacere ad irrigidirle
l’espressione degli occhi.
- -E
da allora non l’ho vista
più, a parte qualche e-mail a natale o al mio compleanno.
E’ stata una mia
scelta, ma non era un capriccio di gelosia, o rabbia repressa per la
sua nuova
famiglia. Avevo solo capito che lei si era fatta la vita che meritava,
con
l’uomo che amava. Ed io ero l’altra,
l’intrusa. Mia madre non mi aveva mai
fatto sentire così, ma io sentivo che non ero giusta, che
ero inappropriata. Avevo
la mia nuova vita e mia zia ed avevo tutto ciò che mi
serviva- quando Ellie
finì di parlare Zayn capì che aveva finito anche
di raccontare.
- L’espressione
esausta
dimostrava che aprirsi così tanto a lui doveva essere stato
difficilissimo.
- Passarono
qualche minuto in
silenzio, il vento ormai era freddo e l’aria umida.
- Zayn
prese l’altra coperta
dal sacchetto e gliela mostrò –Avevo immaginato
che avrebbe fatto freddo-
spiegò brevemente.
- Lei
gli rivolse un sorriso di
gratitudine ma rimase ferma al suo posto, così Zayn la
spiegò e con una
lentezza dettata dal timore gliela appoggiò addosso.
- Ellie
sentì lo stomaco contorcersi
e la pelle d’oca formarsi lungo le braccia mentre lui si
allungava alla sua
destra per arrivare a coprirla fino alla spalla sinistra.
- Quando
le sue mani le
rimboccarono la coperta sul fianco percepì la pelle
d’oca sul resto del corpo e
immaginò con gli occhi strizzati il suo colorito color
ketchup.
- Zayn
indugiò qualche secondo
in più allungato su di lei, prima di ritornarsene a
stendersi, e puntò lo
sguardo languido sulle stelle che coloravano qua e là la
volta scura.
- –Adesso
dovrei parlarti di
me- sospirò per nulla entusiasta della cosa.
- Forse
per lui sarebbe stato
ancora più difficile, e non per timidezza ma per
inesperienza.
- Nessuno
gli aveva mai chiesto
nulla o sapeva qualcosa della sua vita, e lui faceva di tutto per
dimenticarsene.
- La
sua regola era che il
passato era passato, bisognava dimenticarlo, e il presente viverlo come
gli
andava senza starci a pensare toppo sù.
- Fu
la volta di Ellie
di girarsi verso di lui ad osservare attenta
il suo profilo mentre guardava il cielo.
- Aveva
le ciglia lunghe
e scure che gli creavano piccole ombre sul viso illuminato appena dalla
luna,
le sopracciglia e le rughe degli occhi non erano contratte o
corrucciate come
al solito, ma distese e rilassate.
- -Veramente
io da dire
non ho molto, non ho vissuto nessun’evento tragico. Mia mamma
non è morta
dandomi alla luce e mio padre non mi ha abbandonato da piccolo, non mi
drogavo
e non facevo parte di nessuna setta satanista. Vivevevo in un quartiere
alla
periferia di Cambridge, mia mamma lavora part time in un hotel come
cameriera e
mio padre guida i taxy. Abbiamo un appartamento di cinque stanze al
quarto
piano di un palazzo vecchio e senza ascensore ed un cane di nome
Charlie. Mia
sorella Safaa mi stressava ogni sera perché li portassi al
parco prima che
mamma e papà tornassero dal lavoro. Loro non la lasciano
uscire molto, la
maggior parte del tempo rimane nella sua cameretta rosa a giocare con i
suoi
peluche. Io ero l’esatto contrario, tornavo a casa alle
quattro del mattino,
pranzavo sempre solo e fuori orario e finivo sempre in qualche rissa.
Non so
quante volte mio padre mi ha chiuso in camera per mettermi in
punizione, ma io
uscivo sempre dalla finestra e me ne andavo in giro a litigare con la
gente che
mi stava sulle palle. La sera in cui mi sono messo nei guai ricordo che
ero
tornato piuttosto presto e i miei mi aspettavano sul divano. Mamma
dormiva
sotto al plaid bucherellato e la tv trasmetteva l’ultimo
notiziario delle 23 e
20. Papà ai piedi portava le sue pantofole di stoffa blu, le porta sempre, erano
state il primo regalo
di Natale mio e di mia sorella. Mi ha sorriso come solo lui sa fare
quando sa
che c’è qualcosa che non va ma cerca comunque di
rassicurarti anche se tu
ancora non lo sai. Era vago, parlava dell’ultima partita degli Heat, il basket
è una cosa che ci ha
sempre accomunato. Dieci minuti dopo stavo già correndo
giù per le scale. Mi
sono incamminato fino al Fridays Ice Pub, ho bevuto il mio primo
wisky..ed era
terribile, bruciava tutto- ridacchiò in tono aspro e
devastato, come se quei
ricordi facessero più male di quanto ricordasse –
E quando sono uscito non
sapevo neppure che ore erano, perché quel posto era talmente
squallido, con gli
sgabelli di pelle consumata e il pavimento scheggiato, che neppure un
orologio
sopra al bancone aveva. Però faceva veramente freddo. Il
quartiere era pieno di
gruppetti di ragazzi ubriachi, prostitute e qualche spacciatore
appoggiato al
muro del pub. Quel posto era la mecca dei brutti ceffi per questo i
miei mi
raccomandavano sempre di non andarci. Ma io lo adoravo,
perché li era facile
trovare qualche stronzo in vena di fare a botte. Mentre camminavo sul
marciapiedi, evitando di calpestare qualche barbone addormentato o il
vomito di
qualcuno sentii dei tizi fischiare ad una ragazza in minigonna che gli
era
appena passata d’avanti. Non ho pensato che erano in tre, o
che erano più
piccoli di me o che probabilmente quella era una prostituta e forse
quegli
apprezzamenti gli avevano fatto anche piacere. Li ho solo picchiati,
ricordo
che avevo le maniche della felpa insanguinate, e non era il mio sangue.
E’
venuto fuori che quei ragazzini erano figli di alcuni pezzi grossi, mi
hanno
denunciato ma non contenti mi hanno fatto anche causa. Papà
stava già cercando
un avvocato ma io non volevo che spendesse soldi inutili
così l’ho pregato di
lasciar perdere. Perché io me l’ero cercata, li
avevo pestati per il semplice
piacere di farlo. Così mi hanno rinchiuso in uno centro in
Chesterton, è solo
da quando hanno aperto questo che mio padre ha chiesto il trasferimento
per
poter essere più vicino. Ma ogni volta che vengono a
trovarmi esco dal retro
per non incontrarli e nei giorni di festa non sono mai tornato a casa
nonostante gli infiniti messaggi in segreteria che mi lasciano sempre-
concluse
inspirando un bel pò d’aria.
- Aveva
preferito parlare
tutto in una volta, senza pause o riflessioni inutili.
- Prima
parlava, prima
finiva.
- Si
voltò a guardare
Ellie e lei gli rivolse un sorriso mentre annuiva.
- Zayn
boccheggiò –Non
dici nulla? Non mi chiedi perché?-.
- Ellie
lo osservò
confusa –Perché cosa?- domandò.
- -Perché
non vuoi
vedere la tua famiglia, perché picchiavi la gente,
perché hai rovinato la tua
vita se avevi tutto ciò di cui un adolescente ha bisogno per
crescere bene?
Perché non pensi a quanto hai deluso i tuoi e continui a
deluderli ignorandoli
ogni giorno? Perchè non prendi in mano la situazione e
cerchi di rimediare ai
tuoi sbagli? Potrebbero esserci così tanti
perché…- la voce del ragazzo era
tranquilla, ma quella tranquillità nascondeva un misto di
rassegnazione e
disprezzo verso se stesso che Ellie riusciva a percepire, anche se con
fatica.
- Lei
alzò le spalle,
aggiustandosi i capelli scompigliati dal vento
–Perché dovrei chiederti perchè?
Ci sarà stato un motivo che ti ha portato a fare queste
scelte. Io stesso
ignoro mia madre e cerco di sfuggirle continuamente, ed io stessa la
deludo un
pò ogni giorno-.
- Zayn
scosse la testa
–Tu non potresti mai deluderla. Vai bene a scuola, sei
educata, bellissima,
gentile ed intelligente..come potresti deludere tua madre?- il suo tono
era
incredulo, come se quella domanda fosse follia pura.
- Ellie
arrossì di
nuovo, ignorando la morsa allo stomaco –Anche tu lo sei,
bellissimo ed
intelligente intendo. Non gentile ed educato- precisò in un
sussurro.
- Il
ragazzo rise, una
risata che mescolata alla sua espressione era un groviglio di emozioni
messe
insieme. Nervosismo, divertimento, gratitudine, incredulità
e anche un pò di
stanchezza.
- Si
alzò a sedere e la
fissò dritta negli occhi guardandola dall’alto
–Qual è la tua paura più grande,
Ellie?- chiese terribilmente serio.
- Lei
lo guardò
spiazzata e non solo per la domanda decisamente inappropriata al
discorso di
prima ma anche per aver pronunciato il suo nome, di nuovo. Con quel
tono di
appartenenza ed estasi, come il suono più bello che avesse
mai sentito.
- Ci
pensò un pò su –Le
api- rispose in fine poco convinta.
- Zayn
rimase zitto ed
immobile, come pietrificato –La mia è che se
adesso cercassi di baciarti tu mi
respingeresti, proprio come fa la riva con le onde del mare- ammise.
- Ellie
sentì la bocca
secca e lo stomaco restringersi e contorcersi, il suo sguardo era
così serio
mentre il suo così incerto.
- Si
alzò a fatica dalla
coperta, sorridendogli –Non ti assicuro il contrario
perché sarebbe una bugia,
però le onde non si arrendono e ci riprovano ogni volta.
Potresti prendere
esempio da loro-.
- Zayn
annuì,
continuando a guardarla.
- Un
pò gli dispiaceva
certo, ma quella risposta non era un no. Era un ‘per adesso
va bene così, poi
si vede in seguito’, il che era già una grossa ed
indispensabile conferma.
- -Dovrei
tornare a
casa- disse, osservando il suo orologio.
- Il
ragazzo sbuffò,
alzandosi comunque dalla coperta –Certo, certo. Avevo
dimenticato che le
ragazzine hanno ancora il coprifuoco- la prese in giro rimettendo via
le
coperte e buttando l’ immondizia.
- Ellie
lo osservò
torva, aiutandolo a spegnere il fuoco con qualche manciata di sabbia
–Sei
odioso, più della tua maledetta moto-.
- Zayn
rise, porgendole
uno dei caschi –Ma come, pensavo che adorassi
andarci..sopratutto la parte in
cui ti fingi spaventata con la scusa di abbracciarmi-
scherzò avviandosi verso
la moto.
- Ellie
sbuffò –Io non
ti abbraccio, cerco di non volare via e morire prematuramente-
protestò
affrettandosi a corrergli dietro.
-
- Heeeeilà bellissime!
- Come
va la vita? Io tiro avanti, nonostante la scuola cerchi di
annientarmi completamente.
- Malgrado
tutto scrivere mi aiuta a rilassarmi e quindi ecco anche
il capitolo 10.
- E’
uno dei capitoli più importanti come già
preannunciato e nulla
spero non sia troppo lungo e noioso, o poco chiaro o semplicemente
brutto e basta.
- Grazie
a chi segue, preferisce, ricorda e qualche buon anima che
recensisce, mi rendete felicissima.
- Come
sempre se vi va, vi invito a lasciarmi un piccolo parere.
- A
presto xx
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo 11
-
-
- Ellie
aveva sempre
adorato l’autunno, con i colori delle foglie secche che
coloravano l’asfalto
grigio, il vento che sembrava dare vita alle cose inanimate e la
pioggia con il
suo odore di terra bagnata.
- E
il primo di novembre
era autunno inoltrato, e lei era sicura che quello fosse il suo mese
preferito,
dopo dicembre ovvio.
- Non
che amasse il
Natale chissà quanto, piuttosto l’attesa che lo
precedeva.
- Per
lei Natale
significava sempre qualche sfarzoso ricevimento e la cosa non la
entusiasmava
tanto.
- Ma
gli addobbi, i
bambini eccitati, le musichette per strada, il fuoco nei camini e i
biscotti
allo zenzero di Marì erano tutta un'altra storia.
- Adorava
ancora di più
passeggiare per le strade della città che dorme ancora con
il sole che comincia
a svegliarla tramontando dietro ai palazzi eleganti del centro della
città.
- Controllò
l’orario sul
suo cellulare che segnava le 7 e 30 del mattino, era in giro da circa
mezz’ora
ed era meglio tornare a casa per preparasi per la scuola.
- Qualche
volta le
capitava di andare a passeggiare per il parco prima di andare a scuola
ma
nell’ultimo periodo succedeva molto più spesso.
- Il
problema era che il
groviglio di pensieri che le riempiva la mente fino a renderla pesante
era
difficile da attenuare, soprattutto in un letto, al buio ed in silenzio.
- Cercò
di concentrarsi
su un uomo che all’angolo di Regent Street con uno sbadiglio
silenzioso alzava
la saracinesca del suo caffè, ma inevitabilmente la sua
mente ritornò al suo
pensiero fisso.
- Zayn.
- Non
lo vedeva da quasi
due settimane, e per tutto quel tempo non c’era stato un
attimo in cui non avesse
ripensato ad un solo minimo particolare di quella serata.
- Sua
zia aveva deciso
che le serviva una vacanza e dalla
sera
alla mattina aveva chiesto a Marì di preparare due valigie,
una per lei ed una
per sua nipote.
- E
non aveva avuto il
tempo ed i mezzi per dare sue notizie né a Niall
né a lui.
- Zia
Caroline veva
scelto di andare qualche giorno a Londra per rilassarsi in qualche
hotel di
lusso e per passare un pò più tempo con lei.
- A
parte le due noiose
ore in treno si era divertita abbastanza, era sempre meglio girare per
i negozi
a fare shopping con tua zia che andare a scuola.
- La
zia aveva comprato
così tanti abiti in sette giorni che per il ritorno aveva
dovuto affittate una
macchina perché il peso delle valigie superava di gran lunga
il limite permesso
dalle compagnie ferroviarie.
- Lei
non aveva comprato
molti capi d’abbigliamento ma in compenso aveva preso
tantissimi libri nuovi e
cd di musica classica che non vedeva l’ora di ascoltare e
leggere.
- Nei
giorni seguenti
aveva dovuto studiare tutte le cose che avevano fatto a scuola in sua
assenza
passando pomeriggi interi sui libri.
- Quando
intravide la
facciata di mattoncini bianchi di casa sua sospirò una
nuvoletta di aria
condensata, avrebbe voluto che quel momento della giornata durasse in
eterno.
- Notò
il cancello di
ferro nero aprirsi rumorosamente e la Range Rover scura di Gordon
avanzare per
il vialetto di ciottoli.
- Sua
zia sedeva dietro,
la giacca scura abbottonata fino all’ultimo bottone ed i
capelli legati sulla
testa.
- Abbassò
il finestrino
dell’auto –Eloise, hai gradito la passeggiata?- le
domandò con un sorriso
composto.
- Ellie
annuì –L’aria
fresca mi aiuta a svegliarmi-.
- Zia
Caroline ritornò a
guardarla seria con la bocca tinta di rosso dritta –Io vado a
lavoro, torno
questa sera verso le 20.30. Hai intenzione di andare al centro dopo la
scuola?
O preferisci studiare ancora un pò?-.
- Al
pensiero di
ritornare in quel posto e rivedere Zayn avvertì lo stomaco
bruciarle per
l’ansia.
- Ma
magari non lo
avrebbe neppure visto no? Magari era fuori e sarebbe tornato quando lei
si era
già ritirata a casa.
- Alzò
le spalle –Credo
di si, Niall sarà preoccupatissimo di non aver ricevuto
notizie per giorni- e
non aggiunse anche il nome del moro volutamente.
- Sua
zia assottigliò
gli occhi verdi –Non mi piace che tu frequenti troppo spesso
questo ragazzo
sai, non è il genere di persona che ci si aspetterebbe di
vedere al tuo fianco-
commentò pensierosa.
- La
ragazza sentì le
guance arrossarsi –No zia, Niall è solo un amico.
Scambiamo qualche parolina
ogni tanto- cercò di giustificarsi anche se non ce
n’era davvero il bisogno.
- Infondo
era
perfettamente normale che una ragazza della sua età avesse
un amico no?
- Sua
zia annuì –Ad ogni
modo tu cerca di non affezionarti troppo a lui, è il figlio
di un impiegato. Tu
puoi e devi puntare a molto di più, anche se solo come
amico. Che mi dici a
proposito del figlio dei Payne? E’ un ragazzo così
delizioso. Credo che un
giorno di questi potrei invitarlo a casa per farvi passare un
pò di tempo
insieme-.
- Ellie
si arrese al suo
colorito che ormai immaginava essere fuori controllo mentre sua zia le
sorrideva un ultima volta non dandole neppure il tempo di rispondere
–A
stasera, Eloise cara- la salutò rialzando il vetro scuro.
- Rimase
imbambolata a
fissare le siepi del giardino per dieci minuti buoni.
- Si
lamentava di Niall,
il dolce, innocente ed educato Niall.
- Non
osava immaginare
se avesse saputo di Zayn cosa sarebbe successo.
- Con
un groppo alla
gola respinse il senso di colpa ed entrò in casa, dove
Marì la aspettava
sorridente con una cioccolata calda fumante già pronta per
essere mangiata.
-
- Zayn
controllò
l’orario sullo schermo del cellulare quasi scarico, erano
solo le cinque di
pomeriggio ed era già esausto.
- Erano
passate già due
ore da quando era uscito in giardino per distrarsi.
- Luke
lo aveva seguito,
ma dopo una mezz’oretta di canestri lo aveva lasciato con la
scusa di dover
andare a svolgere qualche altro stupido lavoretto.
- Da
quando aveva saputo
che aveva quasi finito di scontare la pena era diventato noioso ed osservava troppo
le regole.
- E
lui non solo sentiva
sempre la testa pesargli per i pensieri che la affollavano ma non si
poteva
neppure più divertire con il suo migliore amico.
- Le
braccia e il petto
gli bruciavano per il troppo allenamento ed era zuppo di sudore fino
alla punta
dei capelli.
- Sull’erba
c’era ancora
la palla che aveva usato e le impronte delle sue mani nel prato in cui
aveva
fatto serie di flessioni infinitamente lunghe.
- Ma
non gli importavano
i muscoli doloranti e la sfinitezza, l’allenamento fisico era
l’unico mezzo per
smettere di pensare.
- Raccolse
le sue cose
da terra e si riavviò verso l’entrata del centro.
- Niall
dietro al
bancone di legno lucido giocherellava con una penna, smontandola e
rimontandola
–Hei biondo- lo salutò avvicinandosi.
- Il
ragazzo gli rivolse
lo sguardo chiarissimo –Hei moro- lo imitò con un
sorriso.
- Zayn
si grattò la
testa, terribilmente in imbarazzo, rimanendo in silenzio.
- Non
gli venivano
proprio le parole.
- Niall
ridacchiò
scarabocchiando qualcosa su un foglio volante –No, non
è venuta nemmeno oggi. E
puzzi, una doccia non ti guasterebbe-.
- Il
moro gli sorrise
riconoscente per avergli risparmiato di parlare. Indicò le
scale con un dito
–Vado- disse avviandosi.
- Si
voltò appena sulla
soglia del primo gradino –Se dovesse venire…-
iniziò ma Niall lo interruppe
prima che potesse finire la frase.
- -Si,si..gli
dirò che
la cerchi, tranquillo-.
-
- Quando
Ellie entrò
nella stanza il consueto odore di chiuso la travolse come un onda.
- Anche
se era tardo
pomeriggio la luce del giorno non era ancora scomparsa ma questo non
impediva
alle luci al neon gialle di essere accese.
- Appena
aveva finito i
suoi compiti aveva indossato un cappotto e si era avviata verso il
centro.
- Vide
Niall alla fine
di uno dei corridoi e gli andò in contro velocemente, gli
era mancato anche lui
ma non aveva avuto il tempo di pensare anche a quello.
- -Ellie!-
esclamò
sorpreso allargando le braccia ed uno dei suoi soliti sorrisi
–Ma che fine
avevi fatto?!-.
- La
ragazza sorrise nel
suo abbraccio, nonostante l’imbarazzo.
- Profumava
di zucchero
e di miele, un odore dolce quanto la sua stretta delicata ma allo
stesso tempo
decisa.
- -Sono
stata a Londra
con mia zia per qualche giorno- sussurrò sulla sua spalla.
- Niall
annuì –Però la
prossima volta avverti perché mi sono preoccupato- disse con
un broncio adorabile.
- Lei
rise mostrandole
una busta –Ti ho portato un regalo per farmi perdonare-.
- Il
biondo la lasciò
osservandola con gli occhi color cobalto colmi di curiosità
e sorpresa –Non
dovevi- le disse scuotendo la testa.
- Gli
porse il sacchetto
e lui lo scartocciò immediatamente cacciandone una maglietta
bianca con una
scritta blu che recitava ‘‘I’m cute,hug
me now.’’
- Niall
rise
abbracciandola di nuovo –Ma è stupenda- disse
entusiasta.
- Ellie
alzò le spalle
–Mi ricordava te, e poi il blu si intona con gli occhi-
scherzò
- Il
ragazzo annuì continuando
ad ammaliarla con il suo sorriso perenne.
- Quando
la sua felicità
si attenuò le rivolse uno sguardo serio –Dovresti
andare da Zayn…non fa altro
che chiedermi di te ogni giorno-.
- La
ragazza avvertì il
cuore cascarle fino alle ginocchia e risalirle fino alla gola dove
rimase ad
otturarle le vie respiratorie.
- Non
era pronta.
- La
sua mente
affollata, il suo stomaco dolente e le sue mani tremanti non erano
pronte a
lui.
- Perché
quando si
trattava di lui tutto di se stessa diventava ingestibile.
- Annuì
deglutendo a
fatica a causa della bocca secca, l’ansia era proprio una
brutta sensazione.
- Niall
le mise una mano
sulla spalla per incoraggiarla indicandole con l’altra le
scale.
- Le
salì aggrappandosi
alla ringhiera, cercando con tutta se stessa di non inciampare nei suoi
stessi
piedi.
- Quando
arrivò d’avanti
alla porta la trovò chiusa e silenziosa.
- Sospirò
cercando di
calmarsi anche se sapeva fosse praticamente impossibile e si chiese se
avesse
dovuto bussare o meno.
- Con
tutta la forza di
volontà che possedeva si costrinse a farlo ma
all’interno della stanza non si
mosse nulla.
- Sarebbe
potuta andare
via e invece bussò di nuovo, nonostante non sapesse
perché lo stesse facendo e
soprattutto con un coraggio che non credeva di avere.
- Magari
Niall ricordava
male e lui non l’aveva chiesto proprio ogni giorno, forse
solo qualcuno.
- E
intanto si ritrovò a
bussare per la terza volta e ad attendere per qualche minuto immobile
ed in
silenzio.
- La
porta si aprì così
velocemente che lei non ebbe neppure il tempo di reagire.
- Apparve
uno Zayn
decisamente assonnato, con i capelli scompigliati e gli occhi acquosi.
- Bloccò
bruscamente il
suo sbadiglio e sbattè le palpebre un paio di volte per
osservarla meglio.
- Dopo
la doccia si era
appisolato senza nemmeno rendersene conto per via della stanchezza e
dei
muscoli che adesso gli facevano male ancora di più.
- Quando
comprese chi
aveva bussato alla sua porta, senza dire nulla né darle la
possibilità di
aprire bocca le afferrò le spalle e la abbracciò
così forte da temere di
soffocarla.
- Sapeva
che
probabilmente l’avrebbe spaventata ma non gli interessava
nulla, voleva
soltanto rendersi conto che lei era lì e non era sparita per
sempre.
- Non
era stato tutto
uno stupendo sogno, lei era reale ed era lì.
- Non
era scappata da
lui e dalla sua storia, né dai suoi modi bruschi o dalle
brutte parole.
- Era
fuori dalla sua
porta con il suo cappotto bianco e spesso, i pantaloni blu che le
fasciavano le
gambe lunghe e degli stivaletti dall’aria comoda.
- Perfetta
senza nessuna
pretesa, come sempre.
- Ellie
sentì lo stomaco
andarle in fiamme e immaginò fosse lo stesso per le sue
guance, sbarrò gli
occhi e i palmi delle mani che appoggiò sulla schiena del
ragazzo.
- La
sua pelle era
morbida e calda esattamente come la immaginava.
- Pensava
che non
avrebbe potuto sentirsi peggio di come era stata in quei giorni ma si
sbagliava, e se ne rese conto solo in quel momento.
- Gli
era mancato tanto,
ma solo adesso, con lo sguardo stanco e la canotta bianca sgualcita,
l’odore di
sapone maschile e la barba appena fatta, capiva quanto quel tanto fosse
stato
così poco in confronto alle sensazioni che provava adesso.
- Perché
soltanto
pensare che per qualche giorno avesse dovuto rinunciare a tutto quello
le
faceva sentire così male che voleva soltanto non doverlo
fare mai più.
- Zayn
inspirò a pieni polmoni
il suo profumo di bagnoschiuma agli agrumi e si beò la
stretta del suo corpo
gracile e snello.
- Era
come se combaciasse
perfettamente tra le sue braccia come un puzzle.
- -Mi
sei mancata- mormorò tra
i suoi capelli.
- La
sentì sussurrare un –Anche
tu- e il suo fiato caldo sulle spalle nude uccise gli ultimi neuroni
funzionanti che gli rimanevano.
- Dovette
quindi letteralmente
imporsi di lasciarla nonostante ogni parte di lui protestasse per
l’interruzione di quel contatto così appagante.
- -Vieni,
entra- la invitò
spalancando la porta.
- Se
ne pentì un attimo dopo
quando notò i vestiti sparsi ovunque sul pavimento e sui
letti disfatti,
lattine di birre vuote abbandonate accanto al divano e qualche carta
accartocciata sulla scrivania tra mille matite consumate.
- Si
grattò la testa, in
imbarazzo –Scusa per il disordine- disse schiarendosi la voce.
- Ellie
sorrise adorabilmente,
come solo lei sapeva fare e scosse la testa.
- Zayn
liberò il divano da un
paio di magliette sporche –Vuoi sederti?- chiese lanciandole
nel bagno e
chiudendosi la porta alle spalle, perché quella stanza forse
era ancora peggio.
- Ellie
alzò le spalle e si
sedette, sbottonandosi il cappotto e appoggiandolo ordinatamente sulle
ginocchia.
- Zayn
si sentì andare a fuoco,
nonostante stesse soltanto in canottiera e fuori ci fossero al massimo
sette,
otto gradi.
- Non
era colpa sua, non era
abituato a stare in una camera con una bella ragazza soltanto per
parlarle.
- Ellie
si schiarì la voce e
lui si ricompose, accorgendosi che la stava fissando.
- Si
avvicinò e si sedette al
suo fianco, cercando di evitare gli oggetti lanciati alla rinfusa sul
pavimento.
- Doveva
essere parecchio in
imbarazzo a giudicare dalla posizione rigida, tipico di lei,
pensò con un
sorriso.
- Erano
poche le volte in cui
non lo era, forse quasi mai l’aveva vista rilassata e
completamente a suo agio.
- Ma
ormai la cosa non lo
infastidiva più, era un altro dei tenti fattori che la
rendevano adorabile.
- E
le era mancata così tanto.
- -Come
mai sei qui?- chiese
curioso.
- Lei
incollò lo sguardo
profondo e con un pizzico di timore nel suo, ancora un pò
assonnato.
- -Non
che sia una visita sgradita,
anzi il contrario.. per giorni interi ho sperato che accadesse-
aggiunse.
- Il
che era verissimo, non
c’era stato un attimo in cui avesse smesso di aspettarla.
- -Sono
partita per Londra con
mia zia per qualche giorno, è stata una cosa improvvisa non
ne sapevo nulla
giuro! Poi tra lo studio da recuperare ed il resto non ho avuto tempo
di farmi
vedere. Volevo avvisarti in qualche modo, davvero, ma non sapevo come
fare.
Scusami ti prego- Ellie disse tutto in un solo fiato, aveva pensato
così tanto
a cosa dire che quelle parole le erano uscite di getto come se volesse
liberasene e non doverle mai più usare.
- Zayn,
dall’altra estremità
del divano sorrise, un sorriso dolce e un pò lusingato e si
avvicinò a lei di
un paio di centimetri strusciando sui cuscini.
- Aveva
voglia di baciarla, una
voglia dolorosa e struggente che per essere trattenuta risucchiava
tutte le sue
energie.
- Ma
si limitò a prenderle la
mano e a stringerla tra le sue.
- La
pelle era così morbida che
chiuse per un attimo gli occhi ed immaginò che anche le sue
labbra potessero
essere così soffici.
- Cercò
di indovinare il loro
sapore, sicuramente dolce come il suo carattere o fruttato come il suo
profumo.
- Gli
scappò un pesante sospiro
di frustrazione e forzato autocontrollo e riaprì gli occhi
–Non devi scusarti,
non mi frega nulla del perché. Ti prego solo di ritornare
sempre, posso
aspettare anche mesi a patto che poi ritorni e mi abbracci come hai
fatto
prima- in realtà non era del tutto vero perché
era stato lui ad abbracciarla.
- Ma
lei non si era opposta, ed
anche se con contegno aveva ricambiato. E quello era un piccolo passo
che lo
aveva fatto rinascere, che aveva azzerato tutte le sue angosce.
- Ellie
gli sorrise,
ricambiando la stretta sulla sua mano e con un magone alla gola
controllò il
cielo che cominciava ad imbrunirsi –Dovrei tornare,
è quasi buio…mi piacerebbe
restare ancora un pò ma non posso-.
- Zayn
annuì lasciandole a
malincuore la mano –Ti accompagno- la sua non era una
domanda, nonostante la
stanchezza.
- La
ragazza scosse la testa
–Resta a riposarti-.
- -E’
quasi buio, non riuscirei
a riposarmi sapendoti lì fuori a quest’ora-
protestò.
- In
fondo erano solo le sei di
sera e quella era una scusa lo sapeva, erano in piena città
e in giro non
c’erano malviventi ma avrebbe fatto di tutto per restare un
altro pò con lei.
- Ellie
sorrise d’avanti a
tanta premura che mai si sarebbe aspettata da un tipo come lui, prima
di
conoscerlo davvero.
- -Chiamerò
l’autista per farmi
venire a prendere, se ti farà stare più
tranquillo- lo rassicurò rimettendo il
cappotto.
- Zayn
annuì con uno sbuffo
–Devi sempre contraddire ciò che dico, vero?-
chiese con un tono brusco
alzandosi insieme a lei.
- Ellie
sorrise -Il tono del
vecchio Zayn che conoscevo, quello scontroso e maleducato, è
tornato-.
- Lui
aggrottò le ciglia,
ricambiando il suo sorriso -Ma dopotutto io sono esattamente la stessa
persona
di sempre- disse alzando le spalle.
- Ellie
annuì -Solo che adesso
hai trovato una persona con cui non hai bisogno di essere
così, perché mi hai
dimostrato più volte che non sei solo stronzo-.
- Zayn
la osservò meravigliato
–Hai appena detto una parolaccia!
Allora
anche io sono riuscito a non farti essere solo una brava ragazza-
esclamò
entusiasta.
- Ellie
rise, coprendosi la
bocca con una mano –Non succederà più-
avvisò avviandosi verso l’uscita.
- Zayn
la seguì, ma prima di aprire
la porta la osservò un ultima volta, come se cercasse di
imprimere la sua
immagine nella sua mente, cosa che non aveva bisogno di fare
perché quella era
successa già la prima volta che l’aveva vista.
- Era
irriconoscibile, smielato
e da diabete come non era mai stato con nessuna.
- Prima
della svolta aveva
avuto un paio di ragazze a scuola ma anche allora era stata una cosa
più fisica
che altro. Poi c’era stato il caos e da lì una
relazione stabile aveva anche
dimenticato cosa significasse.
- Ma
con lei era tutto nuovo,
le altre diventavano insignificanti e lui un rammollito.
- -Quando
ci rivedremo?- chiese
speranzoso.
- -Domani,
credo-.
- Zayn
annuì –Però sta volta
dammi il tuo numero, non ho intenzione di rivivere altri dieci orribili
giorni
come quelli appena conclusi- ammise porgendole il cellulare.
- Ellie
rise pensando che
avesse tutte le ragioni del mondo e gli salvò il numero.
- Uscì
dalla stanza e alzò la
mano per salutarlo, e lui le sorrise un ultima volta rimanendo impalato
d’avanti alla porta ad osservare il corridoio vuoto per molto
tempo, prima di
ritornarsene a dormire finalmente tranquillo.
-
-
- Heeeeeeilà
bellezze
- Perdonatemi
per il ritardo ma con la scuola come già
anticipato non mi rimane molto tempo libero.
- Nel
capitolo scorso mi sono dimenticata di spiegare che il
racconto del passato di Zayn manca alcuni dettagli, e non è
sbadatezza ma è
fatto a posta..poi si scoprirà il perché.
- Spero
ci sia qualcuno a cui piaccia questo capitolo, anche se
non è lungo o fondamentale; se vi va ditemi cosa ne pensate.
- Al
prossimo aggiornamento xx
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Good
girl.
Capitolo
12
- Zayn
si stiracchiò tra le coperte calde osservando con una
smorfia la
città fuori dal vetro bagnato dalla pioggia.
- Inverno
significava Natale, Natale significava invito, invito
significava genitori e genitori significava scappare e nascondersi.
- Senza
parlare del fatto che
odiasse quella ricorrenza più di qualsiasi cosa al mondo, e
lui di cose ne
odiava parecchie.
- Forse
la odiava più del
pavimento freddo quando dimenticava le ciabatte lontano, o
più della birra
sfiatata, più della sveglia o più del sole.
- Non
aveva mai incontrato
nessuno che odiasse il sole, o peggio ancora il Natale.
- Ma
lui aveva un repellente
contro ogni cosa felice, colorata e allegra, e quella festa lo era
senza alcuna
ombra di dubbio.
- Ad
ogni modo gli restava
ancora qualche settimana così si mise a sedere e
afferrò dal comodino
disordinato il suo cellulare sorridendo come un cretino a quella serie
di
numeri.
- Scosse
la testa controllando
l’orario, le nove e dieci.
- Era
presto, non voleva
risultare appiccicoso anche se per tutta la notte aveva dovuto
convivere con le
dita che gli prudevano per la voglia di digitare un qualsiasi tipo di
messaggio.
-
- Ellie
uscì di scuola esausta,
aveva avuto due pesanti ore di filosofia e la testa gli martellava nel
cranio
con una potenza inaudita da non permetterle di percepire neppure quello
che le
accadeva attorno.
- Si
avviò per il cortile,
ignorando i saluti di qualche compagna di classe e quando
individuò la Range
Rover nero opaca parcheggiata vicino ad altre costose macchine scure vi
si
avviò velocissima.
- Entrò
nei sedili posteriori,
salutando Gordon al volante con un sorriso –Grazie per essere
venuto Gordon.
Proprio non sarei riuscita a tornare a piedi con il mal di testa che mi
ritrovo- si giustificò massaggiandosi le tempie.
- L’uomo
abbassò il capo
brizzolato in un gesto di saluto –Sono al suo servizio Miss
Rogers- la avvertì
con tono gentile.
- Ellie
sorrise, era
affezionata a quell’uomo più di quanto desse a
vedere dopo tutto.
- Lui
e sua moglie Marì ormai
non erano solo l’autista\magiordomo e la cameriera\ cuoca, ma
facevano parte
della famiglia, sia per sua zia che li aveva visti fare il loro lavoro
già in
mano ai suoi genitori, che per lei che ci era cresciuta tra i sorrisi
paffuti
della donna e i modi galanti dell’uomo.
- Gordon
partì osservandola
nello specchietto –Sua zia la aspetta a casa, è
preoccupata per il suo mal essere
e mi ha raccomandato di chiederle se vuole che ci fermiamo in una
farmacia-.
- Ellie
scosse la testa –Mi ci
vuole solo una bella dormita- lo tranquillizzò appoggiandosi
allo schienale.
- L’uomo
le sorrise comprensivo
prestando attenzione alla strada.
- Quando
l’auto si fermò nel
vialetto del giardino l’aiutò a scendere e le
prese il cappotto e la cartella,
ponendole nell’armadio dell’ingresso.
- Sua
zia apparve dalle scale,
scendendole sui tacchi neri –Eloise cara, stai molto male?
Vuoi che ti faccia
portare il pranzo a letto?- domandò composta andandole in
contro.
- Ellie
le sorrise, scrutandola
nel suo elegante vestito blu mentre tra un passo ed un altro la collana
di
perle si muoveva al suo collo lungo.
- -Non
preoccuparti zia
Caroline, posso resistere un altro pò- rispose seguendola in
salotto.
- Diede
l’ordine a Marì di
servire il pranzo e lo mangiò in silenzio.
- -Devo
terminare un progetto
quindi cenerò in ufficio- la avvisò pulendosi la
bocca col tovagliolo
immacolato.
- La
ragazza annuì mangiando
l’ultimo boccone di lasagne.
- Sua
zia si alzò e Gordon
l’aiutò in un batter d’occhio a mettere
il cappotto scuro –Riposati,
a domani- la salutò prima di
uscire dalla sala da pranzo.
- Ellie
bevve un pò d’acqua e
salutò Marì con un sorriso prima di salire
lentamente i gradini di marmo con
Apollo alle calcagna.
- Quando
arrivò in camera sua
si lasciò cadere sul lettone, coprendosi per riparasi dal
freddo di novembre.
- Il
materasso era morbido e le
lenzuola profumavano di buono, e il dolore alla testa si
attenuò leggermente.
- Il
gatto ronfante si
appollaiò ai suoi piedi, chiudendo pigramente gli occhioni
gialli ed Ellie in
pochi secondi lo seguì a ruota.
-
- Zayn
pigiò il tasto rosso
ancora una volta, la terza o la quarta, stoppando la voce irritante
della
segreteria.
- Rrigirò
ancora una volta il
cellulare tra le mani osservandolo in silenzio.
- La
tv accesa trasmetteva una
puntata di Teen wolf, telefilm che il suo amico biondo amava alla
follia.
- Lo
sentì fischiettare sotto
alla doccia e si rese conto di non essersi neppure accorto che lui non
c’era
più.
- Il
divano su cui era seduto
era sporco di salsa di soia e sul pavimento giacevano abbandonate le
confezioni
rosse sgargianti e vuote di ravioli al vapore.
- Quando
il suo amico apparve
sulla soglia del bagno, a torso nudo, in jeans rigorosamente neri e
strappati e
una maglietta dello stesso allegro colore tra le mani, ammiccò nella sua
direzione.
- -Mi
sono sempre chiesto se in
una vita precedente tu fossi stato un emo punk rocchettaro sfigatello-
lo prese
in giro indicando il suo abbigliamento.
- Luke
lo ignorò spettinando i
capelli biondo sporco ed indossando il suo immancabile pearcing al
labbro.
- -Io
non ho bisogno di
chiedermi se tu eri il cugino depresso di Steve Jobs perché
ne sono certo-
controbbattè indossando la maglia.
- Zayn
lo guardò perplesso, non
capendo cosa intendesse.
- Il
biondo si sedette di
fianco a lui indossando le scarpe –E’ da stamattina
che osservi incantato il
tuo cellulare, alternando sbuffi e sguardi disperati. Hai intenzione di
metterlo via o usarlo una volta per tutte e uscire da questa stanza
puzzolente?
E’ venerdì sera!- lo avvertì
indicandogli il cielo scuro dalla finestra.
- Zayn
sbuffò un ultima volta
alzandosi svogliatamente –Vado a farmi una doccia-
avvisò avviandosi verso il
bagno.
- Luke
annuì –Questo è lo
spirito giusto- disse mandandogli un bacio volante.
- Rimase
un pò a guardarsi
nello specchio macchiato del bagno, quella camera era un vero disastro.
- I
capelli erano schiacciati e
disordinati, gli occhi pigri e l’espressione del volto dura
ed esausta.
- Poteva
mentire a Luke che lo
prendeva costantemente in giro o a Niall che gli sorrideva comprensivo,
ma non
poteva mentire a se stesso.
- Quella
ragazza era come un
buco nero che risucchiava tutte le sue energie, e lui ne era
consapevole.
- Anche
se sapeva di averla
vista soltanto la sera prima ed anche se non gli piaceva dipendere
così tanto
da qualcuno.
- Si
chiuse nella doccia
tirando la tenda bianca così forte da rischiare di
strapparla.
- Quando
l’acqua calda ed il
vapore lo avvolsero completamente fu felice di staccare un attimo il
cervello e
godersi almeno qualche minuto di quiete.
- Quando
uscì dalla doccia
sbuffò rumorosamente, avvolgendosi
nell’asciugamano pulito.
- Il
momento dopo la doccia lo
odiava con tutto se stesso.
- Quando
tornò nella stanza
Luke non c’era più ma un post it giallo attaccato
alla tv spenta attirò la sua
attenzione.
- ‘‘Ti
ho rubato la moto per
questa sera, ma questo non significa che tu non debba portare fuori il
tuo culo
abbronzato da qui. Non aspettarmi sveglio per picchiarmi,
tornerò molto tardi.
Love u x’’.
- Afferrò
il suo giubbotto di
pelle nero dal mucchio di altri vestiti abbandonati sul pavimento e
tastò
impaziente le tasche vuote, imprecando contro quello stronzo.
- Si
era fatto fregare come un
cretino.
- Se
solo non fosse stato
distratto da quel fottutissimo e silenzioso cellulare.
- Indossò
dei jeans chiari e
una delle ultime magliette pulite che gli rimanevano ancora
nell’armadio ed
indossò le vans consumate.
- In
meno di cinque minuti fu
pronto e uscì da quella stanza in poche falcate, non aveva
intenzione di continuare
a stare così…doveva parlarle, e subito.
-
- Quando
Ellie si svegliò erano
ormai le sette di sera, il cielo dietro i vetri dell’enorme
finestra di camera
sua era ormai scuro e l’aria molto più fresca.
- Scese
dal letto, indolenzita,
anche se il mal di testa era migliorato di molto, e lasciando Apollo a
russare
sul letto si avviò verso le scale di marmo freddo.
- Marì
era nel corridoio a
spolverare con un piumino qualche vaso colorato.
- -Ben
risvegliata, signorina.
Vuole che le prepari qualcosa?- la accolse sorridendole.
- Ellie
scosse la testa,
stringendosi nel maglione bianco afferrato dalla cabina armadio
–Mi preparo una
cioccolata calda da sola- la tranquillizzò.
- Marì
la osservò non del tutto
convinta –Ma non è una cena salutare,
signorina..sua zia-.
- La
ragazza la interruppe
prima che potesse continuare –Non preoccuparti,
Marì, mia zia non c’è adesso-
le sorrise rassicurante prima di scendere le scale.
- Si
avviò in cucina ed accese
il gas versando in una pentola latte e polvere di cacao e prendendo a
mescolarla
lentamente. In cucina se la cavava ma Marì non le permetteva
quasi mai di
cucinare, soprattutto quando sua zia era a casa.
- Versò
il liquido profumato e
denso in una teiera di porcellana, sedendosi sull’isola di
marmo.
- Quando
il campanello rimbombò
nel salone deserto sbuffò, immaginando già
qualche rompiscatole che cercava sua
zia per chissà quale importantissimo affare.
- -Marì
apri tu?- urlò bevendo
un sorso di liquido caldo.
- La
voce della donna arrivò
ovattata dall’altra stanza, prendendo un altro sorso la
immaginò correre per le
scale con le sue scarpette di pelle scura
- Balzò
giù dal piano,
incuriosita dal non aver sentito la porta richiudersi e si
affacciò dalla porta
della sala da pranzo.
- Marì
stava ferma sulla
soglia, l’espressione corrucciata e il piumino stretto tra le
mani.
- Dall’altro
lato un ragazzo
alto e dall’aria infastidita la mandava a quel paese
gesticolando animatamente.
- -Senta
signora, glielo ripeto
un'altra volta porca puttana, devo vedere Ellie! La conosce? Alta,
capelli ed
occhi scuri? Due occhi, una bocca? I capelli sulla testa?-
sbottò irritato
infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari.
- Riconobbe
immediatamente la
voce soffice e trascinata e la sagoma rigida per il fastidio.
- Si
avvicinò sorpresa e mise
una mano sulla spalla della cameriera che la osservò
preoccupata –Signorina
Rogers..- squittì spaventata facendo un passo in dietro.
- Ellie
sorrise, pensando a
quanto i modi e le probabili minacce del ragazzo l’avevano
spaventata.
- -Tranquilla
Marì, è un mio
amico di classe..è tutto a posto- la rassicurò
sorridendole.
- La
donna annuì –E’ sicura
che..?-.
- -Non
preoccuparti vai pure-
la interruppe prima che potesse finire di parlare.
- Marì
lanciò a Zayn un ultimo
sguardo di timore e astio, prima di sparire sulle scale immacolate.
- Ellie
si voltò, ritrovandolo
ad osservarla con la fronte corrucciata.
- -Cosa
ci fai qui?!-
sbottò…arrabbiata? O forse felice? Non lo sapeva
bene.
- Il
ragazzo rilassò un poco i
muscoli tesi della fronte alzando le spalle avvolte in una giacca verde
bottiglia.
- -Sei
forse impazzito! Non
puoi venire qui! Se ti vedesse mia zia, ma come ti è saltato
in mente!- sbottò
accorgendosi di aver alzato un pò troppo la voce.
- Zayn
la spostò con una mano
sulla spalla, entrando per ripararsi dal freddo –E smettila
di urlare come un
oca- soffiò passandole d’avanti.
- Si
perse ad osservare
l’ingresso enorme e spoglio,dai soffitti alti dipinti di
bianco, il parquet
scuro e la scalinata di marmo larghissima.
- Poi
si soffermò sulla ragazza
alle sue spalle che lo osservava a bocca aperta e con le sopracciglia
aggrottate.
- I
leggins neri erano
sgualciti ed era avvolta in un maglione di lana bianca decisamente
enorme.
- I
capelli erano sciolti e
disordinati e non perfettamente lisci come era abituato a vederla.
- -Allora?!-
lo riprese
sbigottita battendo sul pavimento una ciabatta di peluche a forma di
maialino.
- Se
ne pentì un attimo dopo
notando le sue pantofole e Zayn non potè fare a meno di
ridacchiare.
- -Neppure
tu puoi sparire così
ogni volta- ringhiò sbottonando la giacca.
- Ellie
scosse la testa, cercando
di non impazzire.
- Lui
era così, un attimo prima
un pezzo di pietra duro ed insensibile oltre che maleducato e
terribilmente
irritante ed un attimo dopo il ragazzo più dolce e
irresistibile che esistesse
sulla faccia della terra.
- Assieme
ad ogni lato di se
portava sempre un aura di tristezza o rassegnazione che cercava di
mascherare
con ogni mezzo ma che ad Ellie, che avrebbe potuto fissarlo per ore ed
ore
senza stancarsi mai, non sfuggiva.
- -Per
tua informazione non
stavo molto bene, ma avevo intenzione di chiamarti tra un
pò- la voce le partì
decisa e irritata ma sfumò man mano in un sussurro
imbarazzato.
- Zayn
sbattè le palpebre
osservandola serio –Cosa avevi?-.
- Ellie
fece con la mano un
segno come per dire ‘lascia perdere’
–Quindi,hai intenzione di dirmi cosa ci
fai qui?- gli ripetè trattenendo uno sbuffo.
- Quel
giorno era già nervosa
per il suo mal di testa e il suo lato ‘Faccio quello che
voglio e me ne frego
della gente perché sono ribelle’ non calmava la
situazione.
- Zayn
alzò le sopracciglia –E’
lungo e complicato da spiegare, magari se tu mi facessi
accomodare…- sorrise
sfacciato, togliendosi la giacca.
- Ellie
sospirò rassegnata
dirigendosi in cucina per ritornare alla sua cioccolata.
- Percepì
il ragazzo seguirla a
passo più lento, probabilmente perché stava
fissando in modo maniacale, come
suo solito, tutto ciò che lo circondava.
- -Posso
offrirti della
cioccolata calda?- gli chiese osservandolo mentre senza alcuno scrupolo
prendeva tranquillamente posto su uno sgabello.
- Gli
sorrise, annuendo e lei
si avvicinò alla dispensa per prendere un’altra
tazza.
- -E
così questa è casa tua-
constatò Zayn afferrando la tazza senza nemmeno
ringraziarla, era ancora
arrabbiato con lei dopotutto.
- Ellie
alzò le spalle risaltando
sul piano dell’isola.
- -E
non mi mostri le altre
stanze?- chiese alzando le sopracciglia con il viso contratto in un
espressione
vagamente maliziosa.
- La
ragazza tentò di
nascondere le guance nella tazza, scuotendo la testa in segno di
disperazione.
- Non
osò aprire bocca così
come Zayn, che però se ne stava chiuso in un silenzio molto
più irritante.
- Aveva
tutte le intenzioni di
farla esasperare esattamente come era successo a lui per tutta la
mattinata.
- E
non gli interessava se lei
non lo aveva fatto di proposito, nessuno lo aveva mai fatto sentire
così e
l’avrebbe pagata.
- Quando
si sporse per posare
la sua tazza vuota nel lavello indugiò un pò
troppo sul suo fondoschiena e si
chiese se in effetti non fosse proprio lei a farlo impazzire
costantemente.
- Mandò
tutto al diavolo e
balzò in piedi avvicinandosi a lei seduta sul ripiano.
- -Che
succede?- domandò
spaventata osservandolo con gli occhi scuri spalancati.
- Indugiò
un attimo sul
pavimento di piastrelle, cercando con tutto se stesso di calmarsi ma
non ci
riuscì.
- Camminò
così velocemente che
all’improvviso Ellie se lo ritrovò a pochi
centimetri dalla sua faccia,
immobile tra le sue gambe.
- Deglutì
a fatica e percepì il
respiro bloccarsi a metà strada e un onda di calore la
invase ovunque.
- -Z..Zay..n-
balbettò confusa,
mentre percepiva le sue mani riscaldate dalla tazza che poco prima
stringeva
tra le dita circondarle i fianchi e spingerla in avanti, ancora
più vicino.
- I
loro petti si toccavano, il
suo teso e immobile mentre quello del ragazzo, più
muscoloso, si abbassava e
alzava velocemente.
- Come
se avesse appena smesso
di correre per chilometri e chilometri.
- Forse
aveva semplicemente
combattuto contro se stesso perché il suo sguardo dorato e
acceso di una luce
travolgente non trasmetteva altro che frustrazione.
- -Non
ce la faccio, non posso
resistere ancora- sussurrò quelle parole a fatica, con la
voce strozzata ,
trascinata, rauca, delicata e altre migliaia di sfumature. Tutte che
contribuivano decisamente a renderla irresistibile.
- Spostò
lentamente le mani in
una carezza lenta e mozzafiato che le percorse la pancia, le braccia,
le spalle
e perfino il collo, fino a fermarsi sulle sue guancie bollenti.
- Non
gli fregava di
spaventarla, di sua zia che avrebbe potuto vederlo, di Luke che gli
aveva preso
la moto, della pioggia scrosciante che cadeva fuori né di
ogni altra stupida
cosa attorno a lui.
- In
quel momento desiderava
soltanto, più di ogni altra cosa, baciarla anche solo per un
secondo.
- Appoggiò
la fronte alla sua e
la fissò negli occhi così a lungo da sentirsi
trascinato in un mondo parallelo.
- I
suoi occhi erano timorosi
ma anche impazienti e questo bastò a destabilizzare anche
l’ultima possibilità
di rimanere razionale.
- Sospirò
e appoggiò le sue
labbra su quelle di Ellie che sussultò visibilmente.
- Era
il suo primo bacio
quello, pensò incredula percependo al contempo le labbra
soffici di Zayn che
sapevano di tabacco e dentifricio sulle sue che ancora,
immaginò, conservavano
il sapore della cioccolata.
- Si
accorse con stupore delle
piacevoli sensazioni che la stavano avvolgendo e scoprì che
in fondo senza accorgersene
lo aveva desiderato.
- Non
era ‘appiccicoso’ o
‘disgustoso’ come aveva sempre immaginato.
- Piuttosto
era appagante e
percepire il modo in cui il ragazzo aveva sospirato, costretto a
frenare i suoi
istinti, la faceva sentire lusingata e desiderata.
- Zayn
rilassò le spalle,
rimanendo comunque immobile. Se avesse potuto non si sarebbe spostato
di li per
nessuna ragione al mondo.
- Percepì
le dita fredde e
tremanti di Ellie aggrapparsi alla sua maglietta e le cinse di nuovo i
fianchi,
stringendola così tanto al suo corpo da percepire il battito accelerato del suo
cuore contro il
petto.
- Con
una calma torturante le
leccò il labbro inferiore, quello che si mordicchiava quando
qualcosa la
metteva in imbarazzo.
- E
quando percepì le sue
labbra schiudersi sentì quasi le campane suonare sulla sua
testa.
- Quando
incontrò la sua lingua
fu come ritornare a respirare, avvertì il macigno che gli
bloccava i polmoni
ogni giorno da quando l’aveva conosciuta dissolversi nel
nulla come una nuvola
di fumo spazzata via dal vento.
- Gli
sfuggì un verso di
liberazione, e sentì la mente finalmente leggera dopo tutto
quel tempo.
- Ellie
continuava ad avere le
dita tremanti, strette al tessuto talmente forte da percepire le unghie
perforargli quasi il palmo.
- Si
maledisse in tutti i modi
possibili per aver impedito che accadesse prima e si beò di
quelle sensazioni
completamente nuove.
- La
piccola parte ancora
razionale del suo cervello udì la porta d’ingresso
aprirsi e dei passi lungo il
corridoio.
- Aprì
di scatto i palmi e gli
occhi e li appoggiò sui pettorali contratti del ragazzo per
poi spingerlo via
con tutta la forza che riuscì a trovare.
- Zayn
si ritrovò appoggiato al
lavello della cucina a cui si aggrappò per sorreggersi dalle
gambe molli.
- Era
diventato uno stupido
rammollito.
- Riaprì
gli occhi e la osservò
a bocca spalancata, chiedendosi se non lo avesse solo, per
l’ennesima volta ,
soltanto immaginato.
- Ellie
balzò giù dall’isola e
si voltò terrorizzata verso la porta che in
quell’esatto momento si aprì piano.
- -Gordon!-
la voce le uscì stridula
e un pò sollevata.
- L’uomo,
sulla cinquantina,
vestito in un completo di tweed grigio ed una cravatta a righe rosse le
sorrise
–Miss Rogers, cercavo mia moglie-.
- La
ragazza sospirò chiudendo
gli occhi – E’ di sopra- lo avvertì
rilassando i muscoli.
- Gordon
annuì lanciando un
occhiata curiosa al ragazzo ancora aggrappato al mobile con
l’aria visibilmente
accaldata.
- -Lui
è un mio amico di
scuola…E’…è raffreddato e
quindi è passato di qui per i compiti di oggi-
inventò al momento sperando che l’autista le
credesse.
- -E’
un piacere- sorrise nella
sua direzione –Bene, allora vado. Buonasera, miss Rogers.
Signore.- Li salutò
piegando la testa e scomparendo dietro il legno chiaro della porta.
- Ellie
sospirò per l’ennesima
volta, alzando lo sguardo terribilmente imbarazzato su Zayn che
finalmente
riacquistò tutte le sue facoltà.
- Si
grattò la testa, pensando
a cosa fare o a cosa dire perché l’unica cosa che
voleva era riprendere quello
da cui lo avevano ingiustamente interrotto.
- -…Scusa?-
domandò insicuro,
mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
- La
ragazza scosse la testa,
abbassando lo sguardo –Non..n..on devi scusarti-
sussurrò.
- -Quindi..ehm..va
bene?- si
sentì un pò stupido.
- Da
quando si chiedeva scusa
per i baci? I baci si davano e basta, e uno come quello poi, non si
sarebbe mai
pentito di averlo dato.
- Ellie
si schiarì la voce
–Credo di si- sussurrò osservando assorta le sua
pantofole infantili.
- Zayn
le sorrise rassicurante,
cercando di infonderle coraggio neppure lui sapeva per cosa.
- Per
lui era stato sempre tutto
semplice, ma immaginò che per lei fosse una cosa molto
più che difficile.
- -Comunque
ero venuto qui per
dirti che mi fai impazzire ed esasperare. Qualsiasi cosa tu faccia. Ma
credo
che questo sia una perfetta testimonianza del comune detto ‘un gesto vale
più di mille parole’- spiegò
velocemente prendendo la giacca dalla sedia -Credo che per oggi io ti
abbia scossa
abbastanza, è meglio se vado..- continuò
indossandola.
- Ellie
annuì affiancandolo per
accompagnarlo alla porta.
- La
aprì e la temperatura
fredda che li circondò aiutò a riscuoterli
completamente dallo stato di trance
in cui erano entrambi momentaneamente caduti.
- Zayn
si bloccò sull’orlo del
primo gradino, osservandola in attesa di qualcosa che probabilmente non
sarebbe
arrivato.
- Ellie
inspirò un pò d’aria
gelida che le rinfrescò i polmoni –Domani potresti
venire a prendermi fuori scuola-
la sua non era una domanda…anche perché sapeva
che nessuno dei due avrebbe
rifiutato di rivedersi il prima possibile.
- Zayn
trattenne un salto di
gioia e le sorrise raggiante.
- -Non
vedo l’ora- annunciò
accarezzandole una guancia.
- Ellie
sorrise un ultima volta
osservandolo salire in sella alla sua moto e sfrecciare via nel buio di
novembre.
-
- LALALALALALA
CIAO!
- Sono
felice perché è tornato il brutto tempo e io e la
mia
amata coperta, assieme alle cioccolate calde e ad i buoni libri, ci
siamo finalmente
riappacificate.
- Ma
è inutile perdere tempo in chiacchiere, veniamo subito al
dunque e cioè il bacio.
- Si,
non era assolutamente programmato perché avevo
pianificato diversamente ma nulla, Zayn non ha resistito e nemmeno io!
- Ad
ogni modo ormai è successo, e io ho adorato scriverne (anche
se non sapevo proprio da che parte cominciare).
- Spero
di averlo reso in qualche modo speciale o quantomeno il
più possibile realistico, ci ho provato ma non sono sicura
di averlo reso
fantastico come lo avrei voluto.
- Non
so, spero di ricevere qualche recensione per avere anche
un parere esterno, anche se non ci conto molto visto che la storia non
è
seguita chissà quanto.
- Bene,
per oggi è tutto, spero vi piaccia.
- See
u soon xx
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Good
girl.
Capitolo
13
- Quando
per i corridoi freddi e deserti si disperse il suono acuto e fastidioso
dell’ultima campanella della giornata la mandria di studenti
scalpitanti si
riversò fuori dalle classi.
- Ellie
ripose ordinatamente il libro di storia
nella borsa di pelle nera e la mise sulla spalla lentamente
–Buona giornata,
Miss Connor- salutò educatamente la sua vecchia insegnante
che con una lentezza
esasperante data dai suoi modi così tremendamente pacati e
noiosi, annotava
l’assegno sul registro di classe con gli occhiali a mezza
luna viola posati
sulla punta del naso tondo.
- -Arrivederci
signorina Rogers- la salutò con un
sorriso sornione sventolando la mano nella sua direzione e dando inizio
al
fastidioso tintinnio di perline e catenelle che portava al braccio,
proprio
come quando scriveva alla lavagna qualche appunto fondamentale.
- Gran
parte del corridoio era quasi già deserto,
fatta eccezione per qualche ritardatario che con l’aria di
uno che si è appena
svegliato da un sonno profondo cammina confuso verso la luce alla fine
del
tunnel (il portone spalancato), o qualche coppietta intenta a
scambiarsi
effusioni appoggiati sugli armadietti luccicanti.
- L’aria
fuori non era estremamente fredda come ci
si sarebbe aspettato da una mattinata di novembre, fatta eccezione per
il vento
rumoroso che soffiava deciso facendo frusciare le fronde dei pini del
cortile
curato.
- Quando
Ellie oltrepassò
definitivamente la cancellata di ferro, bloccò i suoi passi
tranquilli,
ringraziando di essersela presa così con comodo ed evitare
di essere urtata e
sballottata in ogni direzione dalla massa frettolosa.
- Eccolo
lì, esattamente come
se lo era immaginato per tutta la mattinata: le mani nelle tasche dei pantaloni neri, i
capelli perfetti all’in
su nonostante il vento feroce, la consueta espressione del viso
tenebrosa ed
enigmatica e la postura scomposta e in qualche modo annoiata.
- Fatta
eccezione per le
labbra, quelle si che erano diverse, pensò Ellie
osservandolo a bocca asciutta.
- Era
rossa e sottile come
sempre, ma non era contratta in una linea dura come era abituata a
vederla, ma familiare
e piegata in un sorrisetto ben nascosto che non era di compiacimento, o
scherno, o divertimento.
- Era
di serenità, e contraddittoriamente
con qualche sfumatura di impazienza.
- Appena
i loro sguardi si
scontrarono come d’istinto fecero contemporaneamente un passo
in avanti, ma
Ellie non resistette ulteriormente e si avviò decisa verso
la sua direzione.
- Era
imbarazzata certo, ma aspettava
quel momento dalla sera precedente e non aveva intenzione di aspettare
ulteriormente.
- -Ciao-
dissero all’unisono
prima di scoppiare in un comune risolino nervoso.
- Zayn
la strinse forte e il
suo profumo sempre diverso, ma al contempo sempre familiare
diventò finalmente
reale attorno a lei.
- Rimasero
così davvero molto
tempo, tanto che quando finalmente si staccarono per guardarsi negli
occhi,
Ellie si accorse che ormai erano i soli rimasti ancora
d’avanti l’edificio.
- -Hai
passato una bella
mattinata?- le chiese incominciando a camminare sul marciapiedi
ricoperto
all’estremità di foglie secche e colorate.
- -Direi
di si- rispose la
ragazza, affiancandolo –Mi è particolarmente
piaciuta la lezione di filosofia-
aggiunse sorridendo.
- Era
una materia che l’aveva
sempre affascinata.
- Zayn
distorse il naso
–Immagino..- disse ironico.
- Ellie
rise –Avrai finito la
scuola, o sbaglio?- domandò curiosa, rendendosi conto che in
realtà non sapeva
neppure la sua età precisa.
- Il
ragazzo irrigidì la
postura e lei immaginò le sue mani stringersi a pugno
all’interno della tasca,
e si pentì subito delle sua eccessiva curiosità.
- -Scusa,
non avrei dovuto
chiedertelo..- balbettò imbarazzata e un pò
mortificata.
- Il
moro scosse la testa,
sospirando e rilassandosi –No, hai fatto bene. E’
giusto che tu sappia qualcosa
in più su di me, visto che..- si fermò incerto.
- Ci
siamo baciati ieri? Stiamo
in qualche modo insieme? Non lo sapeva nemmeno lui questo e
preferì lasciare la
frase a metà.
- Notò
con la coda dell’occhio
che le guancie della ragazza si scurirono adorabilmente, la sua pelle
era così
chiara che era impossibile non notarlo.
- -Sono
arrivato a metà del quinto
anno..Se avessi continuato avrei finito l’anno scorso- le
spiegò con lo sguardo
dolce e intenerito.
- Ellie
annuì così velocemente
che il ragazzo temette di vedere la sua testa schizzare via dal resto
del
corpo.
- Tentò
di nascondere una
risata con un colpo di tosse, notando la postura rigida e
l’espressione che
trapelava palesemente puro nervosismo.
- La
mano destra partì
autonomamente senza
che avesse il tempo
o la voglia di opporsi verso la sua e gli accarezzò il dorso
freddo e morbido.
- Ellie
si schiarì la voce e
prese a fissare attentamente i suoi piedi fasciati da delle francesine
di pelle
nera.
- Zayn
con l’indice le alzò il mento,
e incrociò i loro sguardi –E’ tutto ok,
anche io non so come comportarmi- la
rassicurò con un sussurro.
- Ellie
gli lanciò uno sguardo
scettico e lui non potè fare a meno di ridacchiare.
- -Davvero,
è incredibile ma tu
sei così. Talmente timida, dolce, indifesa, innocente e
ingenua, che mi porti a
chiedermi costantemente se quello che faccio possa
in qualche modo
essere sbagliato- ammise baciandole il punto della mano in cui un
attimo prima
stava il suo pollice.
- Ellie
percepì lo stomaco, i
polmoni, il fegato, il pancreas e qualsiasi altro organo stringersi in
una
morsa.
- -Nulla
di ciò che fai è
sbagliato, è come se facesse
tutto parte
di un magnifico libro di Nicholas Sparks. Le parole che usi, i gesti
che mi
rivolgi, sono tutti così perfetti- annuì
per dare enfasi alle sue parole.
- E
dire che stava parlando
dello stesso ragazzo che un pò di tempo fa era la peggior
disgrazia capitata
per la sua strada.
- Zayn
sorrise e le strinse la
schiena e lei appoggiò la guancia sulla sua spalla che quel
giorno odorava di
vento freddo.
- -Nessuno
mi aveva mai
paragonato ad un romanzo- riflettè guardandola
dall’alto.
- Ellie
fece una smorfia –Forse
perché nessuna delle tue conquiste è stata mai in
grado di leggerne uno-
commentò impertinente.
- Percepì
il petto del ragazzo
vibrare sotto di lei, segno di una risata silenziosa.
- -Quindi
oltre ad ammettere
che le mie ex ragazze erano tutte stupide, stai anche ammettendo che ti
ho
conquistato?- domandò divertito, stringendola più
forte a se.
- E
proprio come aveva
immaginato lei tentò di scappare dal suo petto, con scarso
risultato.
- -Sei
meschino- lo accusò con
un mormorio ovattato dal suo corpo.
- -E
tu bellissima- sussurrò
tra i suoi capelli, beandosi del suo profumo.
- Ellie
strinse tra le dita la
stoffa marrone del suo giubbotto a cui si aggrappò per non
inciampare, cercando
di nascondere il più possibile il viso nel suo petto.
- Sentì
le ginocchia diventarle
molli e il respiro mozzarsi a metà strada.
- Rimase
in silenzio, anche
perché era sicura che le sue corde vocali non sarebbero
state in grado di
riprodurre nessun suono se non un mugolio di sorpresa e piacere.
- Zayn
fece risalire le mani
lungo la schiena fino alle sue guancie ancora nascoste dal suo petto e
le alzò
il viso per guardarla negli occhi.
- Erano
scuri ma comunque
luminosi, spaventati e disorientati ma comunque il suo punto
d’appoggio.
- -Posso
baciarti di nuovo?-
sussurrò fissando le sue labbra inconsapevolmente.
- La
ragazza lasciò la presa
dall’indumento e seppure con imbarazzo avvolse le braccia
intorno al suo collo
–Si..ti prego- la voce le uscì a metà
tra un sussurro e un gemito di
disperazione ma non ebbe molto tempo per vergognarsene
perché un attimo dopo si
ritrovò a chiudere gli occhi per godersi a pieno le
sensazioni che le labbra di
Zayn le regalavano ad ogni movimento.
- Percepì
ancora una volta la
sua lingua sicura ed esperta accarezzarle la sua incerta e un
pò impacciata.
- Zayn
lasciò le sue guance e
le posò le mani sui fianchi, Ellie sussultò
leggermente quando le percepì
scendere più giù con una lentezza quasi letale.
- Lo
sentì staccarsi da lei
lentamente –Ho bisogno di fermarmi o non
risponderò più delle mie azioni- disse
sorridendo mortificato.
- Ellie
si sentì lusingata da
quelle parole, e percepì ancora una volta una morsa allo
stomaco che nascondeva
però qualcosa di piacevole.
- Annuì,
schiarendosi la voce
–E’ meglio proseguire- suggerì indicando
la strada alle sue spalle.
- Il
ragazzo annuì riafferrandole
la mano tra la sua e intrecciando le loro dita.
- -Sei
dolcissimo, e non lo
avrei mai detto- sussurrò.
- Il
moro alzò le spalle, riprendendo
a camminare al suo fianco –In realtà io non sono
così con nessuno, sei tu che
mi porti ad avere il diabete- scherzò circondandole le
spalle con la mano
ancora intrecciata alla sua.
- La
ragazza si strinse al suo
fianco –Meglio, non vorrei passare per egoista ma non mi
piace l’ idea che tu
vada in giro ad abbracciare altre persone- ammise seppur a fatica.
- Zayn
sorrise intenerito
–Questa si chiama gelosia, cara, non egoismo- la corresse.
- Ellie
arrossì –Bene, adesso
so cosa sia la gelosia allora. Grazie a te sto scoprendo molte
più cose di
quelle che avrei immaginato appena ti ho conosciuto-.
- Udì
la sua risata, così
armoniosa e soffusa,che le riscaldò il petto.
- -E
la cosa ti dispiace?- le
chiese in tono terribilmente serio che lei si affrettò a
chiarire.
- -Certo
che no-.
- Zayn
le rivolse un sorriso
malandrino che la fece intenerire, avvampare e imbarazzare allo stesso
tempo
–Bene, perché ci sono ancora una miriade di cose
che ho intenzione di farti
scoprire- la avvisò in tono estremamente malizioso, prima di
ridere per
l’espressione indignata che la ragazza assunse un attimo dopo.
-
-
- Quando
Ellie si ricordò di
controllare l’ora sul suo cellulare scattò in
piedi ed incominciò a borbottare
in maniera incomprensibile qualcosa che neppure lei riusciva a
comprendere.
- Erano
le cinque ed avevano
passato le ultime due ore seduti su una panchina arrugginita del parco
a
parlare di cavolate e a scambiarsi qualche effusione.
- Non
si era proprio accorta
del tempo che era trascorso così velocemente e proprio non
aveva nessuna voglia
di ritornare a casa per dover cenare con sua zia.
- -..Si
arrabbierà..torna da
lavoro…la cena…tardi..correre via…-
stoppò il suo mare di parole insensate
quando Zayn le prese la mano per fermarla dal suo cercare
frettolosamente lo
zaino che era volato tra l’erba.
- -E’
qui- la avvisò
mostrandoglielo.
- Ellie
lo afferrò –Grazie,
devo scappare..-
- Zayn fermò di nuovo
le sue parole –Si, ho
percepito che tua zia torna da lavoro tra poco dal tuo insensato fiume
di
parole- annuì aiutandola ad indossare lo zaino.
- Ellie
respirò profondamente
un pò dell’aria fredda del pomeriggio, non avrebbe
voluto andarsene per nessuna
ragione al mondo.
- -Scusa,
vorrei restare-
sussurrò chiudendo gli occhi.
- Zayn
le accarezzò una guancia
arrossata dal vento –Anche io vorrei che tu potessi farlo-
disse sorridendole
dolcemente –Che palle ragazzina, andiamo che ti accompagno- ruppe
l’atmosfera con uno sbuffo, anche se ad
Ellie non sfuggì il modo in cui cercò di
nascondere un sorriso.
- -Era
stato troppo bello per
essere vero- blaterò seguendolo.
- Zayn
annuì –Non può essere
sempre tutto rose e fiori, sono ancora uno tosto io- si
pavoneggiò ammiccando.
- Ellie
lo sminuì con un gesto
della mano –Certo, certo-.
- Percorsero
il resto della
strada in silenzio, lui le stringeva le spalle e lei cercava di stargli
il più
appiccicata possibile.
- Come
per bearsi gli ultimi
minuti insieme.
- Quando
si fermarono a qualche
metro da casa sua Ellie sospirò, voltandosi nella sua
direzione –Eccomi-.
- -Eccoti-
ripetè il ragazzo
spostando il peso da un piede all’altro.
- -Allora..a
domani credo-
disse la mora chiudendosi nelle spalle.
- Zayn
annuì –Sappi che ti
chiamerò subito dopo cena. Avvisami quando hai finito-.
- Ellie
sorrise –Va bene-
sussurrò.
- Il
ragazzo si avvicinò per
baciarla un ultima volta, ma prima che potesse riuscirci una voce
interruppe i
suoi piani.
- -Ellie!-.
- La
ragazza si voltò
spaventata e tesa, riconoscendo una chioma bionda e una sagoma alta
farsi
spazio sotto la luce di un lampione.
- -L..Liam?
Liam Payne?-
domandò confusa allontanandosi il più possibile
da Zayn.
- Il
biondino annuì,
sorridendole in modo gentile –Proprio io- ammise
avvicinandosi a lei.
- La
strinse in un abbraccio e
le baciò una guancia ed Ellie cercò di
concentrarsi sul muro di mattoni alle
spalle del ragazzo invece che sulla mascella contratta di Zayn.
- -Cosa
ci fai qui?- chiese la
ragazza cercando di essere il più gentile possibile.
- Liam
piegò la testa di lato,
sorridendole ancora una volta.
- Indossava
un cappotto grigio
dall’aria costosa e sotto spuntava una camicia immacolata.
- -Tua
zia mi ha invitato a
cena, ha insistito davvero molto. Ho dovuto annullare
l’incontro di polo che
avevo organizzato per questo pomeriggio. Sai una volta dovresti venire
ad una
partita, tua zia dice che ti piacciono i cavalli- spiegò con
il suo tono
tranquillo e gentile.
- Ellie
annuì, sorridendogli
ancora una volta.
- Zayn
si schiarì la voce ed
entrambi si voltarono a guardarlo.
- -Lui…lui..è
un mio amico di
classe, Zayn..- lo
presentò la ragazza
torturandosi le dita dietro la schiena.
- Se
solo il biondino ne avesse
fatto parola con sua zia sarebbe stata davvero nei guai.
- Liam
annuì interessato,
porgendogli la mano sorridente come suo solito –Liam James
Payne, lieto di fare
la tua conoscenza- si presentò garbato.
- Zayn
osservò alquanto
disgustato prima lui e poi la sua mano –Ti chiamo..-
avvisò la ragazza, prima
di sorpassare entrambi con uno sbuffo ed allontanarsi
nell’’aria che iniziava a
diventare scura.
- Liam
la osservò perplesso ed
Ellie gli sorrise –Lascialo stare, un brutto voto in chimica-
inventò al
momento.
- Liam
annuì –Materia
insidiosa- commentò comprensivo.
- -Ma
entriamo, si congela
fuori. E poi ho proprio una gran fame- la ragazza tentò di
cambiare argomento
indicando il cancello a qualche metro di distanza.
- Il
ragazzo si accinse a
seguirla –Hai pienamente ragione.
-
-
- Ellie
rise compostamente,
sorseggiando il suo tea.
- Liam
era davvero un ragazzo
simpatico, non solo gentile e carino.
- La
cena era stata piacevole
grazie alle sue conversazioni leggere ed interessanti.
- Inutile
dire che sua zia
stravedeva per lui, lo si capiva dal modo con cui gli si rivolgeva con
lo
sguardo sognante o come lo lodava per qualsiasi cosa o ancora da come
proprio
adesso rideva delle sue battute anche se non aveva la minima idea di
cosa fosse
un espansore.
- -Insomma,
ci credo che i
giudici abbiano assegnato un punto alla squadra avversaria. Erano
alquanto
spaventati dal suo abnorme lobo destro- scherzò il ragazzo,
appoggiando la
tazza vuota sul vassoio di argento.
- Zia
Caroline le rivolse uno
sguardo complice, e prima che Ellie potesse anche solo aprire bocca
parlò più
velocemente di lei.
- -Sai
Liam caro, avevo deciso
di organizzare una festa in maschera per l’ultimo
dell’anno invece che il
solito ricevimento noioso. Tu ed Eloise dovreste proprio parteciparvi
insieme-
disse intrecciando le mani sulle ginocchia avvolte da un vestito rosa
pallido.
- Liam
boccheggiò, osservandola
mentre cercava qualcosa da dire.
- -Zia,
io credo che sia meglio
incontrarsi li in seguito. Tra tutti gli invitati importanti che ci
saranno
sarebbe cattiva educazione non accogliere gli ospiti insieme a te-
sorrise
nervosamente.
- Liam
si schiarì la voce –Sua
nipote ha ragione, Signora Rogers- la aiutò.
- Zia
Caroline ci pensò su,
annuendo –Avete proprio ragione, si. Vedo che iniziate a
pensarla allo stesso
modo, e la cosa mi fa immensamente piacere- trillò
entusiasta.
- Liam
le sorrise ancora una
volta, prima di alzarsi compostamente dal divano –Io dovrei
proprio andare
adesso, miss Rogers- avvertì prendendole la mano e
baciandogliela -E' stata una cena deliziosa-.
- Sua
zia annuì, alzandosi e
sorridendogli –Oh anche per me Liam caro, anche per me. E
torna a trovarci
quando vuoi mi raccomando- disse prima di rivolgersi a sua nipote
–Eloise, io
sono molto stanca e voglio andare a riposare, accompagna Liam alla
porta e sii
gentile- la raccomandò avviandosi alla porta.
- -Buon
riposo, signora- la
salutò il ragazzo.
- -Arrivederci,
e salutami i
tuoi genitori mi raccomando- concluse zia Caroline lasciando la stanza.
- Ellie
accompagnò il ragazzo
alla porta –E’ stato divertente-
commentò sorridendogli dalla soglia.
- -Già,
fatta eccezione per le
parti imbarazzanti in cui praticamente tua zia tentava di accasarci-
scherzò
abbottonando il cappotto.
- Ellie
rise, annuendo.
- -Allora
vado, credo saremo
costretti a rivederci presto- disse il ragazzo –Non che mi
dispiaccia, sia
chiaro-.
- La
mora sorrise –Per me è lo
stesso, arrivederci- lo salutò lasciando che le baciasse una
guancia.
- Aspettò
che fosse uscito dal
cancello prima di ritornarsene dentro al calduccio.
- Salutò
Marì ancora intenta a
sparecchiare la tavola e mentre si metteva a letto esausta,
ripensò un ultima
volta al meraviglioso pomeriggio che aveva trascorso con la disgrazia
più bella
che avesse mai incontrato, prima di crollare definitivamente senza
pensare a
nient’altro.
-
- SALVE!
- Ebbene
si, sono viva, vegeta, in piene facoltà mentali e
nessun tirannosauro si è cibato di me.
- Questo
ritardo enorme è causato dalla scuola, come avevo
già
anticipato.
- Purtroppo
non ho nemmeno il tempo di respirare e riesco a
buttare giù soltanto qualche riga prima di andare a dormire,
sono riuscita a
concludere questo capitolo per miracolo grazie alla fine imminente del
primo
trimestre e grazie al fatto che la gran parte delle materie mi ha
già
interrogata.
- Ma
lasciamo perdere i miei problemi di studio e passiamo al
diabetico, extra zuccheroso capitolo.
- Sento
che prima o poi qualcuno mi dirà di smetterla con tutte
queste smancerie ma non posso smetterla ragazze, è
più forte di me.
- Lasciatemi
un piccolo parere se vi va, e soprattutto se
qualcuno è ancora interessato alla storia. Ci spero tanto.
- Al
prossimo (si spera il prima possibile) aggiornamento xx
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
- Good
girl.
-
- Capitolo
14
-
- Era
l’anti vigilia quella mattina ed Ellie si svegliò
riposata e
tranquilla, si accorse che era piuttosto tardi e quando scese al piano
inferiore, ancora in pigiama, trovò Marì
già alla presa con i fornelli per
preparare il pranzo.
- -Buongiorno,
signorina- la accolse con un sorriso premuroso.
- -Giorno
Marì- rispose con uno sbadiglio sedendosi
sull’isola di marmo.
- Inevitabilmente
le sue guance si arrossarono ripensando agli eventi
accaduti in quello stesso luogo qualche giorno prima.
- -Cosa
le preparo?- la donna le mise una mano paffuta sulla spalla,
accarezzandogliela lentamente.
- Ellie
le sorrise –Una spremuta d’arancia, ti ringrazio-.
- In
un batter d’occhio
la
cameriera le preparò la sua bevanda, invitandola a mangiare
anche qualche
biscotto al limone che aveva preparato quella mattina stessa.
- La
cucina per Marì era come la musica per Beethoven, nemmeno i
ristoranti più rinomati di Cambridge riuscivano a battere le
sue paste asciutte
o i suoi deliziosi arrosti.
- Quando
il suo stomaco fu pieno, le porse il piatto –La zia
è a lavoro?-
domandò aiutandola a tagliuzzare qualche carota.
- La
donna annuì –Tornerà per il pranzo, mi
ha detto di ricordarle che il
suo aereo per Berlino parte alle quindici e dieci di questo pomeriggio
e che
per le quattordici e venti dovrà trovarsi
all’aeroporto, la prega quindi di non
uscire a fare shopping come ogni weekend perché vuole
pranzare insieme a lei-
la avvisò.
- Ellie
annuì, si era completamente dimenticata che quel pomeriggio
sua
zia partiva per la Germania per portare gli auguri ai suoi nuovi
dipendenti e
discutere delle tecniche di marketing da utilizzare per il nuovo anno
alla sede
distaccata della sua azienda tedesca appena aperta.
- Le
aveva chiesto se avesse voluto seguirla ma aveva rifiutato.
- Sapeva
come sarebbe andata a finire, sua zia tutto il giorno al lavoro e
lei rinchiusa in hotel.
- E
poi nonostante Berlino fosse una città magnifica era un
pò troppo
caotica per lei, soprattutto nel periodo natalizio.
- Era
impossibile non perdersi per
le affollatissime vie tra i palazzi dipinti con colori
sgargianti e gli
enormi grattacieli luminosi.
- E
tra l’altro col tedesco non se la cavava neppure tanto bene.
- Annuì
prima di uscire dalla cucina ed andare in salotto.
- Gordon
le augurò buongiorno, aiutando uno degli operai di una ditta
di
decorazione a piazzare l’enorme albero al centro della
finestra.
- Gli
addobbi che sua zia aveva scelto quell’anno erano di colore
bianco,
proprio perché aveva deciso che il bianco sarebbe stato il
colore principale
della sua festa in maschera.
- Aveva
ordinato un albero alto tre metri, fiocchi e lucine bianche,
addobbi per l’albero a forma di renne e altri oggetti dello
stesso colore.
- -Signorina,
vuole mettere il puntale vero?- le sorrise il cameriere
indicando la scatola con gli addobbi.
- Ellie
annuì –Mi vesto e scendo ad aiutarvi- lo
avvisò.
- Fin
da piccola era tradizione che fosse lei a posizionare il puntale.
- Gordon
da bambina era solito metterla sulle spalle per aiutarla ad
arrivarci, ma con un albero così grande dubitava ci sarebbe
riuscita senza una
scala.
- Alzò
le spalle, correndo su per le scale entusiasta e felice come una
bambina.
-
- Quando
zia Caroline tornò dal lavoro l’albero era pronto
–E’ perfetto-
sorrise entusiasta.
- Ellie
ricambiò il sorriso scendendo dalla scaletta, mentre Gordon
accendeva le luci.
- Pranzarono
in silenzio, o meglio lei rimase in silenzio fingendo di
ascoltare sua zia che ripeteva il discorso che doveva avere
d’avanti ai suoi
dipendenti.
- Quando
avvisò di dover andare Ellie si alzò dal suo
posto per
accompagnarla alla porta.
- -Oh,
Eloise cara, mi dispiace davvero tantissimo che dovremo passare la
vigilia e il giorno di Natale lontane- blaterò dispiaciuta
mentre il cameriere
caricava le sue due valigie in macchina.
- -Non
preoccuparti zia Caroline, starò bene- la
tranquillizzò
sorridendole rassicurante.
- La
donna si ravvivò i capelli nello specchio del salotto
–Appena sarò
tornata ti prometto che passeremo un pò di tempo insieme. Se
vuoi per le feste
potresti invitare Liam qui a casa, sono sicura che saprebbe come
rallegrarti,
cara- le sorrise complice indossando il cappotto.
- -Non
voglio che passi le feste lontano da casa, la sua famiglia sembra
tenerci a queste cose- balbettò imbarazzata.
- Zia
Caroline sembrò considerare una qualche ipotesi molte volte
prima di
parlare titubante –Allora
farò una
piccola eccezione, ma solo per il giorno di Natale, non voglio che tu
debba
passarlo da sola. Invita qualche tuo amico a pranzare da noi, magari
qualche
tua compagna di classe, ma solo una, non voglio ci sia uno zoo a casa
mia- concluse,
fermandosi vicino alla porta.
- Ellie
annuì.
- -Vieni,
fatti salutare- la invitò ad avvicinarsi allungando la mano.
- La
strinse appena, sorridendole composta un attimo dopo –Passa
un buon
Natale, Eloise, e fai la brava mi raccomando- la salutò.
- -Buon
natale anche a te zia- sussurrò prima che chiudesse la porta.
-
-
- Zayn
fu svegliato da qualcuno che lo scuoteva troppo violentemente e con
un ghigno fastidioso.
- -Luke
Robert Hemmings, se non mi lasci immediatamente ti ficco con la
testa nel gabinetto- imprecò stropicciandosi gli occhi.
- L’amico
rise più forte, lasciando la presa sulle sue spalle nude.
- -Che
amico che sei, io vado via e nemmeno mi saluti..senza contare che
sono quasi le tre del pomeriggio e tu dormi ancora-
lo riprese cercando di essere serio.
- Zayn
aprì di scatto gli occhi notando il biondo stretto in un
giubbotto
blu e due valigie dall’aria strapiena appoggiate vicino alla
porta.
- -Che
significa? Non me lo avevi detto- mormorò confuso alzandosi
a
sedere.
- Luke
alzò le spalle –Non lo sapevo neppure io, mi hanno
avvisato
stamattina di aver trovato un posto in cui posso stare per un
pò- si
giustificò.
- Zayn
rimase in silenzio, osservandolo immobile in mezzo alla stanza
–Dove…Dove
andrai?- chiese schiarendosi la voce.
- Luke
si leccò le labbra, gesto che faceva sempre quando era
nervoso
–Beh…sai, mia zia Joanna…La sorella di
mia madre, si è trasferita a Biggleswade
con i figli dopo il divorzio con il marito e
si, beh, ha deciso di
ospitarmi-.
- Zayn
gli rivolse uno sguardo preoccupato, alzandosi completamente dal
letto –Luke…- iniziò ma il ragazzo lo
interruppe subito.
- -No,
ehi, io non la conosco molto…L’ho vista qualche
volta da piccolo
quando a Natale ancora festeggiavamo dai miei nonni, e le figlie minori
neppure
erano ancora nate. Mi ricordo soltanto del più grande,
Louis. Senti Zayn, lei
non è mia madre, lei ha un lavoro vero, gestisce una tavola
calda mi dicono
quelli dell’agenzia, lei una prostituta nemmeno
l’ha mai vista…Cioè, a parte
mia mamma- balbettò speranzoso torturandosi le mani nelle
tasche dei pantaloni.
- Zayn
annuì, sperando con tutto se stesso che sua zia fosse
davvero
quello che diceva, non meritava di vivere ancora un incubo come quello
che
aveva già vissuto a causa di sua madre.
- -Batti
il pugno- gli sorrise, lasciandogli poi una pacca sulla spalla.
- Luke
si avvicinò alla porta, prendendo le valigie –E
hei..tranquillo,
Biggleswade è a soli 30 kilometri, credi davvero che non
tornerò a rubarti la
moto?- scherzò aprendo la porta.
- Il
moro ridacchiò –Coglione- disse lanciandogli un
cuscino.
- Luke
rise, mandandogli un bacio volante –A presto, tesoro- lo
salutò
prima di uscire dalla stanza.
- Quando
il suono dei suoi passi scomparve alla fine del corridoio Zayn
indossò un paio di pantaloni della tuta, guardandosi in
torno.
- La
stanza era un completo disastro: vestiti sporchi sparsi ovunque,
cartacce sul pavimento, cuscini gettati alla rinfusa ovunque e cenere
di
sigaretta sparsa sul divano.
- Ed
era tutto terribilmente silenzioso senza Luke.
- Si
lasciò cadere sul divano sporco, prendendo dal mini freezer
le due
fette di pizza avanzate dalla sera scorsa ed una birra a
metà, cominciando a
mangiare in silenzio.
- Zayn
da bambino aveva avuto qualche amico ma al liceo era cambiato
completamente, e aveva mandato al diavolo tutto e tutti.
- L’unico
che aveva accettato tutta la sua merda era stato Luke, lo
stronzo, egoista, approfittatore, irritante Luke.
- Ma
gli voleva bene forse più di quanto dava a vedere.
- Perché
anche se in modi bizzarri lui lo aiutava in ogni circostanza, lo
assecondava in ogni cazzata e lo copriva sempre quando ne aveva bisogno.
- Luke
era quello che lo riportava a letto quando si ubriacava sul tetto,
quello che gli fregava i vestiti e il giorno dopo glieli restituiva
luridi o
strappati, era quello che gli portava cibo take away ogni volta che
usciva la
sera, ed era quello che si era fatto da parte con Ellie senza
chiedergli niente
o prenderlo in giro, perché fingendo di nulla aveva capito
che forse il suo
amico coglione si stava innamorando davvero.
- Lanciò
sul tavolino l’avanzo di fetta di pizza che aveva quasi
terminato, bevendo un sorso di birra.
- Gli
era passata la fame.
- Quando
bussarono alla porta sobbalzò –Avanti- disse
ritornando in se.
- Ellie
apparve sulla soglia, indossava un cappotto color fango che si
intonava magnificamente ai suoi occhi e un cappello di lana nera sui
capelli
mossi dal vento che contribuiva a rendere la sua figura infreddolita
terribilmente tenera.
- E
magicamente la solitudine che lo aveva avvolto venne completamente
sostituita dai fuochi d’artificio.
- Notò
le sue gote infiammarsi e si rese conto di essere ancora a petto
nudo.
- Sorrise
intenerito, probabilmente non aveva mai visto un ragazzo senza
maglietta.
- -Buon
pomeriggio- la salutò con la voce ancora un pò
impastata andando
verso di lei.
- Lei
deglutì alzando la mano in segno di saluto, prima di
schiarirsi la
voce -Niall mi ha detto della partenza di Luke, come stai?-
domandò preoccupata
chiudendosi la porta alle spalle.
- Zayn
alzò le spalle –Sono stato peggio- disse
avvicinandosi a lei.
- Cautamente
le tolse il cappello, facendo scivolare le mani tra le sue
ciocche scure.
- I
suoi capelli profumavano sempre di mele caramellate.
- -Se..sei..s..sicuro
che vada tutto bene?- balbettò in difficoltà.
- Il
moro sorrise notando la sua difficoltà nel rimanere lucida,
allora
non era il solo a sentire il bisogno di un contatto.
- -Sicurissimo-
affermò annuendo.
- Le
sbottonò il cappotto bottone dopo bottone, aiutandola a
toglierselo e
lo posò cautamente sul letto.
- -Come
mai sei passata?- le domandò invitandola a sedersi sul
materasso
disfatto.
- Ellie
lo guardò titubante prima di accomodarsi –Avevo
voglia di vederti-
ammise in un sussurro quasi impercettibile.
- Zayn
addolcì lo sguardo –Anche io- sorrise sedendosi di
fianco a lei.
- Si
avvicinò lentamente, appoggiando le labbra sulle sue e le
accarezzò
una guancia.
- -Niall
mi ha chiesto di pulire le camere dell’istituto assieme a lui
e
di decorarle un pò per le feste, e non credo di essere
pronta a tutto questo- disse
guardandosi in torno preoccupata.
- Zayn
annuì –E’ un disastro, lo so- ammise.
- La
ragazza sorrise quando si sentì trascinare sulle sue
ginocchia –Posso
darti una mano così passeremo un pò di tempo
insieme- sussurrò col naso
appoggiato sul suo collo, mentre inspirava il suo profumo dolciastro.
- Ellie
avvolse le braccia attorno al suo collo nudo –Così
sembra un pò
meno scoraggiante- disse arrossendo.
- Zayn
sorrise soddisfatto baciandole la fronte, poi la punta del naso ed
infine dandole un lungo e lento bacio sulle labbra, facendo scorrere le
sue
mani lentamente dalle spalle alla curva dei fianchi.
- Ellie
si abbandonò completamente al suo tocco
leggero e terribilmente piacevole, ignorando con tutta se stessa la
timidezza.
- Quando
si fermò sul suo fondoschiena sentì
qualcosa dentro di lei travolgerla inaspettatamente e si
alzò di scatto dalle
sue ginocchia come se punta da uno spillo.
- Il
ragazzo aprì gli occhi che
si erano chiusi senza che se ne accorgesse, guardandosi attorno con
aria
confusa –Ho esagerato, scusa, scusami, scusa-
ripetè mortificato –Non so cosa
mi sia preso, è che..insomma,io..non..non riesco a
controllarmi…- balbettò in
difficoltà.
- Ellie
annuì, col respiro pesante ed irregolare.
- Cercò
di calmarsi e di riassumere un colorito
normale mentre Zayn ancora la guardava preoccupato –Scusami-
la pregò ancora.
- Lei
scosse la testa, ritornando a sedersi di
fianco a lui –E’ tutto ok, solo che mi hai colta
inaspettata- cercò di
tranquillizzarlo.
- Zayn
le prese una mano stringendogliela sulla sua
gamba –Allora la prossima volta basterà
avvisarti?- chiese speranzoso, cercando
di sembrare serio.
- Ellie
rise imbarazzata alzando le spalle –E’
meglio se mi metto al lavoro o non finirò mai- si
alzò rimboccandosi le maniche
–Dovresti davvero indossare qualcosa- sussurrò
osservando i suoi addominali
appena pronunciati.
- Zayn
sorrise –Di solito le ragazze mi chiedono il
contrario- scherzò cercando dei vestiti puliti dal mucchio
ai piedi del letto.
- Ellie
ridacchiò, seppur imbarazzata –Vado a fare
una doccia, tu comincia- la avvisò il ragazzo prima di
sorriderle e chiudersi
in bagno.
-
-
- -E’
fantastico, riesco di nuovo a vedere il
pavimento- disse Ellie, aggiustando i cuscini del divano.
- Zayn
annuì, trascinando il cestino strapieno dei
panni sporchi verso la porta.
- La
ragazza si avvicinò agli addobbi, cominciando
a scartocciarli dal loro polveroso involucro.
- -No
ehi, ehi, non c’è bisogno che li apri
perché
non ho intenzione di usarli- la avvisò dirigendosi convinto
nella sua
direzione.
- Ellie
lo osservò confuso –Userai i tuoi addobbi
personali?- chiese rimettendo a posto la scatola di palline rosse.
- Il
moro scosse la testa, lanciandosi sul divano
finalmente pulito –Non uso addobbi-.
- Cercò
di ignorare lo sguardo meravigliato della
ragazza concentrandosi sulla tv accesa che purtroppo trasmetteva solo
stupidi
film natalizi per bambini.
- -E’
Natale, devi per forza
addobbare la tua camera!- esclamò
allibita Ellie, riprendendo a scartocciare.
- Zayn
alzò le spalle –Non per forza- la corresse
cambiando canale.
- -Il
grinch- Ellie corse verso di lui, rubandogli
il telecomando dalle mani e alzando la voce per sentire meglio la
stupida
canzoncina che cantavano i protagonisti del film.
- -Oh
ti prego, non esiste film più sciocco di
questo- disse tentando di recuperare il telecomando.
- Ellie
scappò via –Il grinch non è stupido,
è il
mio film natalizio preferito- lo riprese arrabbiata –E poi
sarò io a
costringerti ad addobbare la tua stanza- concluse risoluta.
- Ignorò
le sue parolacce e cacciò da uno scatolino
di appena mezzo metro un piccolo alberello spelacchiato.
- Zayn
sospirò –Ti ho già detto che non ho
intenzione di toccare quei cosi- imprecò spazientito
indicando fili colorati,
sfere rosse, e animaletti invernali.
- Ellie
alzò le spalle –Pazienza, vorrà dire
che lo
farò da sola- concluse cominciando a girare attorno
all’alberello per
posizionare le lucine.
- Zayn
alzò le mani al cielo esasperato –E va
bene!- scandì benele
parole per farle
recepire il messaggio che lo faceva contro la sua volontà,
prendendo dalla
scatola la stella rossa che doveva essere un puntale, ma la ragazza lo
bloccò
immediatamente.
- -Che
fai?!- lo riprese indignata bloccandolo
- Zayn
la guardò confuso –Ti aiuto...Non era questo
che volevi?-.
- Ellie
aprì la bocca, richiudendola parecchi
minuti dopo –L’albero si comincia sempre dalle
lucine e dai nastrini. Il
puntale va per ultimo!- spiegò come se fosse ovvio,
scuotendo la testa.
- Zayn
sospirò ancora una volta –Fai sul serio?-
domandò esasperato –Cioè
tu…oh lascia stare, fai come ti pare- si rassegnò
posando la stella di nuovo al suo posto.
- Ellie
sorrise soddisfatta, riprendendo a girare
attorno all’albero –E poi sono io che metto il
puntale, sin da bambina-.
- Il
ragazzo chiuse gli occhi, cercando di calmarsi
–E a quanto pare non sei mai cresciuta- blaterò
aiutandola con le luci.
- Ellie
alzò le spalle, sorridendogli adorabilmente
e lui si sporse in avanti per rubarle un bacio, ma la porta si
aprì di scatto
dopo un colpo fugace.
- E
Zayn maledicendo il Natale, gli addobbi e tutto
il resto, desiderò diventare invisibile.
-
- Ellie
fece vagare lo sguardo confuso dai nuovi
arrivati sorridenti a Zayn scosso e infastidito.
- Fermi
sulla soglia c’era un uomo alto e robusto,
con i capelli neri ben pettinati, il viso ricoperto da barba scura e
gli stessi
occhi e tratti spigolosi terribilmente identici a quelli di Zayn ed una
donna magra
e minuta dal viso lungo, sottili e liscissimi capelli castani e il
sorriso
dolce ed emozionato.
- Fu
la prima a parlare, portandosi una mano d’avanti
alla bocca –Zayn..- sussurrò mentre gli occhi le
diventavano acquosi.
- Fece
un passo avanti ma l’uomo le prese la mano,
trattenendola –Calma tesoro, aspetta- le sussurrò
dolcemente accarezzandole il
viso.
- Ad
Ellie sembrò di rivivere una delle scene da
romanzo che viveva con il ragazzo al suo fianco: la stessa dolcezza
nella voce
trascinata, lo stesso tocco delicato ma deciso e gli stessi
occhi…innamorati?
- L’uomo
si voltò ad osservarli, sorridendo cauto –Yaser,
Yaser Malik- si presentò porgendo la mano ad Ellie.
- La
ragazza guardò la mano tesa per poi rivolgere
lo sguardo titubante a Zayn immobile e silenzioso.
- Quando
incontrò il suo sguardo sembrò
risvegliarsi da uno stato di trance momentanea, non parlò ma
alzando la mano
riabbassò quella del padre.
- L’uomo
tentò di nascondere un velo di delusione
con un sorriso incoraggiante –Come stai, Zayn?-.
- La
donna alle sue spalle osservò il pavimento,
cercando di trattenere le lacrime e suo marito allungò il
braccio per
stringerla al suo fianco.
- -Cosa
ci fate qui?- la voce di Zayn era dura come
una lastra di pietra, terribilmente simile alle prime volte che lo
aveva
conosciuto.
- Alla
donna scappò un verso di timore ma Yaser sorrise
di nuovo a suo figlio –E’ da tanto che non ci
vediamo, e…oh Trisha…è
fantastico,è cambiato tanto negli ultimi anni- disse rivolto
alla donna.
- Zayn
strinse i pugni –Andatevene via, non vi
voglio qui, non adesso- sibilò con la voce fredda, dopo aver
guardato Ellie.
- Il
padre le rivolse di nuovo lo sguardo,
sorridendole –Tu devi essere Ellie, Bobby ci ha detto tutto
di te- disse
allargando il suo sorriso.
- Dalle
labbra di Zayn scappò un verso di frustrazione
–Quei maledetti Horan non si fanno mai gli affari loro-
imprecò andando verso l’armadio
e cercando il suo giubbotto.
- La
donna si schiarì la voce –Ti prego, Zayn, ti
prego…solo un attimo- lo pregò con la voce rotta.
- Zayn
si bloccò, voltandosi nella loro direzione e
osservandola desolato.
- -Non
posso, lo so cosa volete mamma, ma io non
posso. Non ci riesco- la voce gli si incrinò prima che
ritornasse ad indossare
la sua maschera dura.
- Yaser
riprese la parola –E’ difficile anche per
noi, Zayn. Ma per favore, non scappare ancora- aveva perso il sorriso e
l’espressione
degli occhi era passata da dolce e comprensiva a distrutta e stanca.
- -Per
favore, è solo una cena. Vieni, che ti
costa. E’ la vigilia di Natale- Trisha si strinse al braccio
di suo marito, con
lo sguardo ancora incollato sul figlio.
- Zayn
si voltò ad osservare Ellie, che anche se
confusa gli sorrise incoraggiante.
- Lui
le rivolse uno sguardo di scuse come per dire
‘Non avrei voluto che assistessi a tutto questo’.
- -Perché
non vieni anche tu Ellie? Se per domani
sera non hai impegni saremmo felicissimi di averti in casa nostra per
la cena
della vigilia- la invitò l’uomo mentre sua moglie
annuiva.
- -NO!-
Zayn ritornò al suo fianco, scuotendo
risoluto la testa –Non verrà nessuno,
né io, né lei-.
- La
donna non riuscì a trattenere oltre le lacrime
e scoppiò in un pianto silenzioso e suo marito la
osservò desolato –Ti prego-
non parlava più con suo figlio, ma con lei –Vieni,
ti prego. Se verrai tu lui
ti seguirà, non ti lascerebbe sola. Per favore-.
- Ellie
osservò dispiaciuta l’uomo esausto davanti
a lei che stringeva sua moglie in lacrime al petto e voltò
lo sguardo verso
Zayn.
- Il
ragazzo sembrava devastato proprio come suo
padre, le prese la mano ed annuì –Va bene,
papà se per Ellie va bene verremo. Ma
solo per la vigilia, non chiedermi altro. Sto meglio così,
sai che non ce la
faccio-.
- Le
rivolse lo sguardo in una supplica muta che
sembrava urlare ‘non lasciarmi da solo ad affrontarlo
’ e lei sospirò,
stringendo di più la sua mano –Per me va bene-.
- Le
lacrime della donna sgorgarono ancora di più
sulle sue guancie lisce –Grazie, grazie, ti sarò
grata per sempre, grazie- le
prese l’altra mano tra le sue umide per le lacrime e le
sorrise speranzosa.
- Yaser
le mise una mano sulla spalla, rindossando
il suo sorriso affettuoso –Tesoro, è meglio se li
lasciamo soli per chiarirsi
adesso- disse a sua moglie che la lasciò annuendo.
- -A
domani, non ci credo che posso dirlo davvero-
sussurrò felice, stringendosi tra le braccia del marito che
li salutò con una
mano, prima di uscire dalla stanza.
- Quando
la porta si fu chiusa Zayn si voltò verso
di lei, abbracciandola –Scusa- sussurrò nel suo
collo accarezzandole la
schiena.
- Ellie
scosse la testa –Non devi scusarti, in
realtà mia zia è partita e avrei passato la
vigilia da sola. Mi fa piacere
venire anche se sono un pò in imbarazzo- lo
rassicurò.
- Zayn
la strinse più forte –E’ un casino-.
- -Non
mi è chiara la situazione, ma loro ci
tenevano davvero che tu andassi- disse seguendolo sul divano.
- Il
ragazzo si stese di lato, invitandola con la
mano a mettersi al suo fianco.
- Ellie
arrossendo lo affiancò di spalle,
sciogliendosi al tocco delle sue mani che le accarezzavano i fianchi
–Non mi va
di parlarne, per favore. Credo che domani ti sarà chiaro
perché lo vedrai con i
tuoi occhi- spiegò annusando i suoi capelli.
- Ellie
annuì.
- Non
aveva idea di cosa stesse parlando, né di perché
i suoi genitori erano tanto tristi e né di perché
lui non voleva tornare a
casa, ma annuì comprensiva, rimanendo in silenzio.
- -Rimaniamo
un pò qui così, ti accompagno più
tardi- le chiese appoggiando la fronte alla sua schiena.
- La
ragazza annuì di nuovo, chiudendo gli occhi e
dimenticandosi di tutto il resto.
-
-
- Ciaaaao a
tutte, fanciulle!
- Il
Natale è quasi vicino ed io non potevo non
contagiare i personaggi con il mio eccessivo
spirito natalizio!
- Ellie
mi somiglia sempre di più ormai, e Zayn è
sempre più dolce ma si sa..a Natale sono tutti
più buoni no?
- Quindi
‘Buuuum’ ecco i genitori di Zayn spuntati
dal nulla con i loro misteri, non vedo l’ora di scrivere il
prossimo capitolo perché
aspettavo questo momento da un eternità.
- Pubblicherò
prestissimo, promesso, ma voi fatemi
sapere cosa pensate del capitolo o della storia in generale, se
immaginate
quale possa essere il motivo che spinge Zayn lontano da casa e boh,
ditemi
tutto quello che vi pare tanto mi fa piacere comunque!
- Vi
lascio e mi raccomando, addobbate eccessivamente
le vostre case e non fate come Zayn il musone mi raccomando!
- See
u soon xx
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
- Good
girl.
-
-
- Capitolo
15
-
- Ellie
si strinse di più
nel cappotto bianco, osservando attenta i passi di Zayn che camminava
sul
marciapiedi deserto di fianco a lei.
- Era
la vigilia, e ad essere glaciale non era solo
la temperatura ma anche il suo comportamento.
- I
suoi movimenti erano rigidi e meccanici e
l’espressione era vuota, inoltre per tutto il tragitto in
metropolitana non
aveva detto una sola parola, nemmeno uno dei suoi soliti sbuffi che
annunciavano il suo nervosismo, si era limitato a guardare fuori dal
finestrino
con le mani strette attorno alle ginocchia.
- Sembrava
svuotato di ogni emozione e perso in un
mondo completamente differente da quello.
- Alzò
l’indice per indicargli
un palazzo abbastanza alto e dall’aria
vintage: il tetto era a punta, ricoperto di tegole blu e le facciate
squadrate
erano dipinte di giallo senape, le finestre erano tante e molto alte.
- Le
ricordava un pò i condomini degli anni 50 o
comunque del secolo scorso perchè erano completamente
differenti da quelli di
nuova generazione che si trovavano al centro della città.
- Zayn
cercò nella tasca dei suoi pantaloni neri
cacciando un mazzo di chiavi, le strinse nel pugno qualche minuto,
facendo un
passo in dietro e osservando l’intero edificio con
espressione malinconica.
- -E’
esattamente uguale a come l’avevo lasciato-
disse in risposta allo sguardo interrogativo di Ellie.
- Ritornò
vicino al portone d’ingresso, aprendolo con un paio di girate
e tanta
pressione, lo spalancò e lo ascoltò cigolare
prima che la invitasse ad entrare.
- L’
atrio era spoglio e gelato, il marmo bianco
era spezzato solo dalle sei cassette della posta dipinte di blu e da
una pianta
alta e quasi secca.
- Salirono
in silenzio le scale fino al quarto
piano ma prima di bussare Zayn si fermò, guardandola
spaventato e disperato.
- Le
prese le mani e se la portò entrambe sulle
guancie mentre i loro occhi si cercavano –Ho bisogno che tu
mi dica che dopo
non scapperai, che mi accetterai nonostante io sia una persona
orribile-
sussurrò aprendo i palmi sulle sue mani.
- Ellie
gli sorrise dolcemente –Zayn, tu non sei
una persona orribile-.
- Il
ragazzo la ignorò –Per
favore, promettimelo- la supplicò con la
voce stanca.
-
- Lei
annuì –Anche se volessi non potrei mai
andarmene perché ormai ti appartengo- sussurrò
imbarazzata ma terribilmente
sincera.
- Zayn
sorrise dolcemente, baciandole la fronte per
poi suonare il campanello.
- La
porta di legno scuro si aprì poco dopo,
mostrando sua madre stretta in un vestito
rosso che le arrivava al ginocchio, delle ciabatte dall’aria
comoda e un
grembiule da cucina decorato da disegni natalizi.
- Un
cocker dal pelo bianco e nero, con orecchie
lunghe e penzolanti cominciò a saltellargli attorno,
scodinzolando e abbaiando.
- -Charlie!-
lo riprese la donna prima di spostarsi
per lasciarli entrare -Buona vigilia di Natale- li salutò in
procinto di
piangere.
- Ellie
si ritrovò in un salotto piccolo e
accogliente, con le pareti bianche ricoperte di cornici, il divano a
tre posti
di pelle marrone su cui il cane si accucciò, un tappeto
persiano dall’aria
antica e una piccola stufa a legna che riscaldava l’aria
profumata di arancia e
cannella.
- Un
albero decorato con bambole di pezza e lucine
gialle si alzava ad un lato della stanza, rallegrandola e illuminandola.
- Trisha
si piegò meccanicamente sul divano,
aggiustando i cuscini già perfetti -Yaser è di
la…con…con…- balbettò col
viso
rivolto verso il basso, attenta a non osservare suo figlio.
- Zayn
si schiarì la voce, sbottonando il giubbotto
di pelle.
- Sotto
indossava un maglioncino beige con ricami
rossi dall’aria molto natalizia, ed Ellie ne rimase
estremamente colpita; non
avrebbe mai immaginato che potesse indossare cose tanto allegre.
- -Andiamo
di la a salutare- le disse prendendo il
suo cappotto bianco e consegnandoli entrambi a sua madre che li prese
subito
per posarli.
- Zayn
le prese la mano, stringendola un pò più del
dovuto, e la guidò per un piccolo corridoio fino ad una
porta aperta a metà che
recitava su un cartello rosa e bianco il nome di
‘Safaa’.
- Bussò
appena prima di aprirla e bloccarsi sulla
soglia.
- La
stanza era piccola e colorata, piena di
giocattoli e libri; in un angolino erano ammucchiate flebo, scatole di
pillole,
punture e macchinari strani che non aveva mai visto.
- Yaser
era inginocchiato a terra su un tappeto
peloso di colore fucsia con in mano un peluche a forma di coniglietto,
si voltò
verso la porta e sorrise ai nuovi arrivati.
- Non
ebbe il tempo di aprire bocca perché una
bambina saltò giù dal letto e camminò
barcollante in contro a suo figlio.
- -Zayn-
la voce era fioca ma felice.
- Il
ragazzo che fino ad un attimo prima aveva
l’aria stanca e distrutta, indossò un sorriso
dolce, prendendola in braccio.
- -Ehi
pulce- la salutò baciandogli una guancia.
- La
bambina sorrise, scoprendo gli spazi vuoti dei
dentini che le erano caduti.
- Il
ragazzo la rimise a letto ed Ellie potette
osservarla meglio.
- Indossava
un pigiama rosa con dei motivi di
farfalle e delle ciabattine a forma di coniglietto erano abbandonate ai
piedi
del letto, aveva la pelle ambrata ma pallida e quasi trasparente, sul collo un cerotto bianco
che scompariva
nella maglietta di cotone, gli occhioni
grandi e marroni dalle lunghe ciglia proprio come
quelle del fratello e
sulla testa liscia e senza capelli portava un cappellino viola di
spugna.
- Quando
le rivolse lo sguardo intenso Ellie
percepì una fitta che le contrasse il cuore, le sorrise
dolcemente e la bambina
seppur intimorita ricambiò con il suo sorrisetto sdentato.
- Il
fratello le accarezzò una guancia –Lei
è
Ellie, la mia…fidanzata-
spiegò incerto.
- Ellie
spalancò gli occhi, completamente
impreparata a quella dichiarazione, esclamazione, confessione o
qualsiasi cosa
fosse.
- Zayn
le rivolse lo sguardo giusto un secondo e
lei capì che ne avrebbero parlato successivamente.
- Si
concentrò sul viso
della bambina, notando che il suo sorriso
si era spento
–E’ per colpa sua che non
vieni più a trovarmi?- domandò con la voce
triste, abbassando lo sguardo a
terra.
- Zayn
strinse i pugni, inginocchiandosi ai piedi
del letto –M..ma c…certo che no pulce-
balbettò prendendole le mani piccole e
paffute –I..io sai i lavoretti, i corsi di disegno, e poi non
mi lasciano
uscire molto lì…io..-.
- Yaser
posò il peluche per terra, alzandosi e
sorridendo –Ti ho già spiegato che tuo fratello
non può Safaa-
disse con calma, sorridendo a sua
figlia.
- La
bambina annuì –Se lui non può ci vado
io
allora- protestò corrugando la fronte.
- Ellie
sorrise, la sua espressione contrariata era
terribilmente uguale a quella di suo fratello.
- -Tesoro
ne abbiamo già parlato, non farebbe bene
alla tua salute. E comunque non è carino comportarsi
così con le persone che
non conosci, sai?- Yaser le prese il nasino tra l’indice e il
medio,
sorridendole canzonatorio.
- Riuscì
nel suo tacito intento di cambiare
discorso quando la bambina
annuì ancora
–Scusa- le disse dispiaciuta.
- Ellie
le sorrise di nuovo –Non preoccuparti,
capisco cosa significa dover stare senza Zayn per troppo tempo- disse
timidamente.
- La
bambina annuì –Già- le fece segno di
avvicinarsi e alzò le mani per farla abbassare e lei si
inginocchiò –Che bei
capelli che hai, posso farti le trecce?- domandò innamorata rigirandosi le
sue ciocche tra le
mani.
- Essere
diretti era una caratteristica di
famiglia, così come l’assenza di timidezza.
- -Safaa..-
la ripresero all’unisono suo padre e
suo fratello, ma Ellie alzò le spalle –Certo che
puoi- le sorrise timidamente.
- La
bambina le prese la mano, alzandosi lentamente
dal letto e trascinandola sul divano del salotto mentre suo padre
ridacchiava.
- Zayn
le seguì con la fronte corrugatae si sedette
di fianco a loro, Ellie gli sorrise rassicurante e lui le prese la mano
sul
cuscino del divano.
- -Mi
ricordano così tanto i miei- ammise la
bambina intrecciandogli i capelli in due trecce lunghe e sottili.
- Il
ragazzo deglutì rumorosamente, lasciando la
mano della ragazza e alzandosi in piedi –Va..vado in bagno-
disse uscendo dalla
stanza.
- Quando
tornò nella stanza Safaa annunciò che la
sua pettinatura era pronta –Non sono bellissimi?-
trillò giocando con il cane
che le mordicchiava il braccio.
- Zayn
incatenò lo sguardo con la ragazza, annuendo
–Si, lo è- sorrise riferendosi a Ellie che
arrossì.
- Trisha
servì il pasticcio di carne e verdure al
centro della tavola, profumando tutta la stanza –E’
pronto- annunciò prendendo
posto vicino a suo marito.
- Zayn
prese in braccio la bambina aiutandola a
sedere al suo posto per poi avvicinare la sedia al suo fianco per
sedersi
vicino a lei.
- -Voglio
stare in braccio- si lamentò la bambina
mettendo su il broncio.
- Yaser
posò il suo bicchiere di vino –Sei grande
ormai Safaa-.
- Zayn
scosse la testa –Vieni- sorrise
alla bambina mettendola sulle sue ginocchia
mentre lei ridacchiava contenta.
- Ellie
sentì il cuore scaldarsi e mentre osservava
il ragazzo che imboccava premurosamente la sua sorellina
cominciò a mangiare in
silenzio.
-
-
- Quando
la sua fetta di pudding era quasi finita
si accorse che erano le ventidue.
- Sua
madre si schiarì la voce, slegandosi il
grembiule natalizio –Tesoro, è ora di andare a
dormire per te- disse sorridendo
alla bambina.
- Safaa
sulle sue ginocchia sbadigliò, scuotendo la
testa –Non ancora mamma- sussurrò dispiaciuta
stringendo le sue mani.
- Zayn
sentì lo stomaco chiudersi completamente e
allontanando il piatto da sotto il suo naso la strinse tra le braccia e
si alzò
–Vieni pulce, ti racconto una storia- le sorrise dolcemente.
- -Grazie-
la voce era più fioca del solito e
l’espressione era stanca.
- Zayn
osservò Ellie –Torno presto- la avvisò
con
sguardo dispiaciuto.
- Ellie
sorrise rassicurante –Figurati, prenditi
tutto il tempo che ti serve- gli disse in un sussurro.
- Zayn
si avviò nella camera di sua sorella,
tenendola tra le braccia.
- La
sera era sempre la stessa routine, con tutti
gli aghi che aveva consumato sarebbe
potuto diventare un infermiere provetto.
- Sapeva
che era peggiorata negli ultimi tempi e
vederla così era davvero troppo per un codardo come lui.
- Le
spiegò le coperte e la distese nel lettino –Cosa
vuoi sentire pulce?- domandò sorridente appendendo una nuova
bottiglietta alla
stecca della flebo.
- La
aprì, collegandola al tubetto trasparente.
- -Non
possiamo saltare almeno questa sera, Zayn?
E’ Natale- sussurrò socchiudendo gli occhioni
stanchi e sofferenti.
- Zayn
deglutì, cominciando a sentire gli occhi
pizzicargli –Sc..scusa
p..pulce, ma lo
sai che ti serve per stare bene no?- balbettò alzandole la
maglietta e
collegando il tubicino all’ago.
- Safaa
annuì, stringendo i bordi delle coperte.
- Zayn
asciugò una lacrima, piegandosi a cercare un
libro per nascondersi ai suoi occhi –Lasciami indovinare,
Peter Pan?- domandò
con la voce incrinata.
- Lei
ridacchiò e la sua espressione adorabile lo
aiutò a sorriderle dinuovo.
- Si
schiarì la voce, pregando che non gli uscisse
rotta e cominciò a leggere la storia.
- Quando
la bottiglietta fu quasi a metà la bambina
cominciò a lamentarsi per il dolore.
- -Pulce,
ehi, è quasi finita su- le sussurrò
dolcemente accarezzandole la testa.
- Safaa
annuì –Continua la storia- lo supplicò
digrignando i denti.
- Si
strofinò gli occhi col dorso della mano,
continuando a leggere con espressione.
- Quando
finalmente la flebo fu finita la staccò
immediatamente, riponendola in un angolo buio.
- Safaa
sorrise –Zayn stai un altro pò con me? Non
riesco a dormire- lo pregò rannicchiandosi.
- Lui
annuì, togliendosi le scarpe –Fammi spazio-
sorrise infilandosi sotto alle coperte e racchiudendo il suo piccolo
corpicino
tra le braccia.
- -Zayn
quando starò meglio verrò a trovarti ogni
giorno- sussurrò con la testa appoggiata sul suo petto.
- Zayn
venne scosso da un singhiozzo –Pulce, ti
voglio bene- sussurrò tra i suoi capelli stringendola.
- Safaa
chiuse gli occhi, lasciando la sua presa
dal suo maglione.
- -Buonanotte-
le posò un bacio sulla fronte e
quando la bambina fu addormentata
uscì
dal letto e si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi scivolare lungo
la
superficie di essa.
- Si
prese la testa fra le mani, lasciando via
libera alle lacrime ed ai singhiozzi.
- Appoggiò
la fronte alle ginocchia,
rannicchiandosi sul pavimento e sperò che
nessun’altro lo sentisse.
- Sapeva
che era stata una pessima idea venire
quella sera, lo sapeva già.
- Ma
nonostante fosse preparato a quello che lo
aspettava non riusciva mai a non sentirsi svuotato o arrabbiato.
- Era
un codardo, uno stupido codardo spaventato
dalla sofferenza negli occhi di quella bambina, che pur avendo solo
otto anni
riusciva ad essere molto più forte di lui.
- Conviveva
con quel mostro da quando ne aveva
quattro e ne aveva passate troppe per la sua tenera età.
- E
lui nonostante si vergognasse di essere
scappato dal suo dolore, non riusciva a pensare che quella sera non
sarebbe
dovuto andare.
- Non
lo sopportava di vederla così.
- Quando
sentì le voci della cucina diventare più
alte, prese un respiro profondo e si asciugò gli occhi con
le mani.
- Attese
un attimo che si calmasse il respiro e
ritornò in salotto.
- I
suoi genitori ed Ellie entrarono nella stanza
un attimo dopo.
- -Ti
siamo davvero grati per essere venuta- stava
dicendo suo padre in capo alla fila.
- Lo
osservò e accorgendosi probabilmente degli
occhi arrossati gli rivolse uno sguardo comprensivo.
- -E’
meglio se andiamo- disse ad Ellie che annuì
immediatamente.
- Sua
madre corse a prendere i cappotti
dall’attaccapanni e glieli porse dispiaciuta.
- Li
indossarono in un silenzio imbarazzante e si
avviarono alla porta accompagnati dai suoi genitori.
- Sua
mamma aprì la porta e lui si fermò sulla
soglia –E’ stato un piacere- Ellie si
aprì in uno dei suoi sorrisi adorabili e
gentili e la strinse in un abbraccio.
- -Anche
per noi, se ti va torna a trovarci qualche
volta- rispose suo padre, abbracciando la moglie.
- Zayn
si irrigidì all’idea di dover ritornare e
riaffrontare tutto quello un’altra volta.
- Fece
qualche passo in dietro verso la rampa di
scale e –Buon Natale- li salutò con un gesto della
testa, prima di rimettere le
mani in tasca e correre giù.
- Sentì
Ellie salutare un ultima volta e poi i suoi
passi leggeri seguirlo sulle scale.
- Si
fermò davanti al portone d’ingresso e attese
che lo raggiungesse.
- Le
prese la mano e aprì la porta, immergendosi di
nuovo nel freddo pizzicante di dicembre.
- Attesero
in silenzio che arrivasse la
metropolitana e quando finalmente si accomodarono sui sedili ruvidi e
sporchi
le fece segno di appoggiare la testa sul suo petto.
- Il
mezzo era deserto come era giusto che fosse
alla vigilia di natale persino il conducente era stato sostituito dal
cambio
automatico.
- Quando
la voce metallica annunciò la fermata
della casa della ragazza Zayn abbottonò la zip del giubbotto
fino all’ultimo,
pronto ad accompagnarla a casa.
- Le
strinse la mano con la sua e la guidò nel buio
della sera.
- Quando
ormai erano quasi arrivati si accorse di
come si stesse letteralmente torturando il labbro inferiore con i denti.
- Si
fermò e mentre lei lo osservava perplessa lui
col pollice liberò le sue labbra –Cosa vuoi
dirmi?- le domandò sorridendo.
- Lei
arrossì e nascose il viso nell’incavo tra il
suo collo e la spalla –N..nulla- balbettò
imbarazzata.
- Zayn
le strinse le mani sulla schiena –Percepisco
quando sei nervosa- le sussurrò all’orecchio
beandosi del profumo dolciastro
dei suoi capelli.
- Ellie
mugolò –Ecco…io stavo pensando che,
beh,
visto che mia zia è partita e che domani è
Natale, beh..io, cioè tu potevi
venire da me a festeggiarlo e ri…rimanere da me stanotte-.
- Zayn
fece scorrere le sue mani in una carezza
lenta –Teoricamente non potrei non ritornare al centro per la
notte-.
- -Oh
si, capisco e poi non hai nulla con te
e…magari preferisci tornare a casa e ti capisco, non devi
accettare per forza
era solo un’ ipotesi- continuò sempre
più imbarazzata.
- Zayn
le alzò il viso dal suo rifugio, per bearsi
della sua espressione tenera e impacciata e le baciò la
punta del naso
arrossata dal freddo –Non desidero nient’altro se
non restare con te stanotte- le
sussurrò.
- Ellie
arrossì ancora di più e il suo sguardo si
accese di quella scintilla irresistibile che le si
accendeva ogni volta che lui si apriva un
pò
di più a lei, e viceversa.
- Entrarono
nella casa calda e buia in silenzio e
raggiunsero la sua camera.
- La
luce gli fece pizzicare gli occhi ormai
abituati alla notte scura e si ritrovò in una stanza dalle
pareti color salmone
e i mobili bianchi.
- Il
letto era grande e all’apparenza comodo e
l’aria profumava di frutti.
- Ellie
posò il suo cappotto nella cabina armadio
–Non ho abiti maschili da prestarti- disse dispiaciuta
prendendo anche il suo.
- Zayn
scosse la testa –Tranquilla, dormirò
così
non mi importa-.
- -Vado
di la a cambiarmi, tu mettiti comodo- lo
invitò prendendo una vestaglia da un cassetto.
- Annuì
e la osservò sparire dietro alla porta del
bagno.
- Sospirò
e si sedette sul letto morbido, si
slacciò le scarpe, sfilò il maglioncino rimanendo
in canottiera e si infilò
sotto le coperte, aspettando che tornasse.
- Poco
dopo apparve sulla soglia della porta con
una vestaglia di seta bianca a maniche lunghe; i primi due bottoni
sbottonati
non aiutarono a tranquillizzarlo affatto.
- Con
i piedi scalzi corse nel letto e percepì i
suoi brividi di freddo scuotere il materasso.
- Si
avvolse nelle coperte, voltandosi dal suo lato
e sorridendogli adorabilmente.
- Lui
le accarezzò una guancia lentamente
accorgendosi di come la sua pelle risultasse sempre un pò
più liscia ogni volta
che la sfiorava.
- -So
che non vuoi, ma dovremmo parlarne- sussurrò
dispiaciuta spegnendo l’abatjour.
- Forse
pensò che il buio lo avrebbe aiutato a
parlare e così fu, perché non percepire nulla
attorno a se gli diede la
sensazione che quel discorso stesse avvenendo solo nella sua testa e
che non
stava davvero raccontandosi a qualcuno.
- Non
gli andava per niente di ritornare a quei
pensieri che lo uccidevano nel profondo, ma per lei avrebbe fatto
questo ed
altro.
- -Lo
so, puoi chiedimi ciò che vuoi, solo
preferirei se mi abbracciassi- ammise con la voce stanca.
- Un
attimo dopo la sentì appoggiarsi col busto sul
suo petto e cercò di stringerla a se il più
possibile.
- Seguirono
attimi di silenzio in cui probabilmente
riflettè minuziosamente sulle parole giuste da usare.
- Faceva
parte di lei essere perfetta sotto ogni
punto di vista.
- Cominciò
ad accarezzargli il braccio con le dita
fredde –Tua sorella ti adora- gli sussurrò
dolcemente.
- Zayn
percepì una fitta nel torace, all’altezza
del cuore e il respiro per un attimo gli mancò –Lo
so, e so anche di non
meritarmelo- la voce gli uscì dura e tagliente.
- Ellie
strinse la presa attorno alle sue spalle –Perché
non fai altro che ripetere che persona orribile tu sia, Zayn?-
domandò con tono
arrabbiato, e lui immaginò nel buio le sopracciglia
aggrottarsi e il viso
contrarsi in un espressione corrucciata ed adorabile allo stesso tempo.
- -Perché
sono un egoista Ellie e scappo da lei perché
il suo dolore mi provoca altro dolore. E sono codardo perchè
nonostante ogni
santissimo giorno non faccio che ripetermi che con la mia codardia
peggioro
solo la situazione, e anche se mi ripeto che devo smetterla, cerco
sempre di
convincermi che è meglio così, perché
pensare a quello che lei affronta ogni giorno
mi distrugge, mi divora; e allo stesso tempo sono così
irrealista che
preferisco ricordarla come la bambina di tre anni che ride quando le
faccio il
solletico e che quando mangia il budino al cioccolato si sbrodola tutta
piuttosto che aprire gli occhi e affrontare assieme a lei quel mostro
che la
logora un pò di più giorno per giorno-
un’altra fitta forte e decisa gli bloccò
il respiro ancora una volta e si aggrappò a lei come se
fosse l’unico appiglio
capace di farlo restare in superficie.
- -E
sono illogico perché sfogo la mia rabbia su
persone e cose che non c’entrano nulla e sono anche accidioso
perché io non
voglio cambiare, non voglio affrontare il dolore. Sono un casino, un
ammasso di
cose negative e tu non immagini in che disastro ti sia imbattuta-
concluse con
la voce rotta.
- Sentì
il suo respiro leggero solleticargli il
collo nudo e le mani intrecciarsi nei suoi capelli –Zayn?- lo
richiamò con il
tono basso e insicuro.
- -Mmmh?-
chiese con un lamento.
- -Io
credo di essermi innamorata di te- ammise timidamente
in un sussurro così basso che a lui sembrò tutto
un incasinato e meraviglioso
sogno.
- In
un attimo la spinse sotto di lui, facendo
aderire ogni piccola parte del suo corpo a quello di lei -Anche io, e
ne sono
convinto- il timbro era rauco e trascinato.
- La
baciò voracemente e il suo inconfondibile
sapore di innocenza lo mandò letteralmente in estasi.
- -Ellie
dimmi cosa vuoi che accada stanotte, ti
prego, ascolterò ogni tua richiesta. Ma ho bisogno di
sentirmelo dire- la
supplicò baciandole il collo.
- Lei
si strinse di più al suo corpo caldo –Voglio
dormire e stringerti a me. Voglio farti sentire quanto io sia grata a
dio, al
destino o a qualsiasi altra divinità per aver permesso di
imbattermi in te-.
- Zayn
percepì per la terza volta una fitta, questa
volta però ricca di vita e appagamento.
- Rimase
in silenzio perché nessuno dei due aveva
bisogno di parole, ad entrambi bastavano le loro gambe intrecciate e i
pezzi
della loro anima incastrati insieme in un mosaico d’amore.
-
- Buonasera
a tutte le lettrici che sono sopravvissute a questo
concentrato di dolore e infinita diabeticità.
- Non
so se sono riuscita nell’intento di trasmettere come avrei
voluto le
emozioni di Zayn o degli altri personaggi coinvolti nel capitolo,
perché è uno
dei più fondamentali dell’intera storia visto che
spiega definitivamente il perché
del suo comportamento ma ho cercato di fare del mio meglio.
- Beh,
ditemi voi cosa ve ne pare, se si capisce qualcosa o ciò che
ho
sbagliato.
- I
vostri pareri mi sarebbero davvero d’aiuto.
- Vado
via, vi lascio gli auguri di Buon Natale nel caso non riuscissi ad
aggiornare (anche se non credo) e spero di rivederci il prima possibile.
- Seeee
u son x
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
- Capitolo
16
-
- Quando
si svegliò Ellie si accorse che non era troppo tardi, erano
appena le otto ma lei non aveva voglia di dormire.
- Zayn
era attorcigliato tra le coperte spesse con il respiro lento e
l’espressione rilassata.
- Era
bellissimo con i muscoli guizzanti delle spalle che spuntavano dal
lenzuolo e le braccia forti avvolte attorno al corpo e ogni volta che i
suoi
occhi incontravano la sua figura anche solo di sfuggita sentiva i
fuochi di
artificio esploderle nello stomaco.
- Sapeva
che quelle sensazioni ormai non erano più solo imbarazzo ma
qualcosa per lei di inesplorato e sconosciuto e questo la spaventava
terribilmente.
- Si
mise a sedere per stiracchiarsi e il ragazzo aprì gli occhi
lentamente.
- Lo
sguardo passò dal perplesso all’intenso in un
nanosecondo quando si
rese conto che non stava solo sognando.
- Si
allungò col busto verso di lei e le baciò appena
le labbra, prima di
stendersi con la testa sul suo stomaco.
- -Scusa,
non volevo svegliarti- disse Ellie con il tono dispiaciuto,
intrecciando le dita lunghe nei suoi capelli neri.
- Zayn
mugolò, stringendole le mani dietro alla schiena
–Sei ancora più bella
appena sveglia- mormorò con gli occhi chiusi, mentre si
lasciava cullare dalla
pancia che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro.
- Ellie
sentì le guancie infiammarsi e gli organi contrarsi
–Grazie..-sussurrò in imbarazzo.
- Lui
fece silenzio rimanendo un altro pò abbracciato a lei, prima di aprire gli occhi
e alzarsi dalla sua
pancia.
- -Buon
Natale- le sussurrò osservandola dolcemente.
- Aveva
i capelli scuri in disordine e la pelle con i raggi del sole
appariva ancora più chiara e soffice.
- Le
accarezzò una guancia liscia e candida mordendosi un labbro
per
trattenersi dal saltarle addosso istantaneamente –Hai una
pelle bellissima,
davvero- ammise sfiorandole il collo con l’indice e il medio.
- Ellie
dovette stringere il lenzuolo freddo tra le dita per reprimere un
lamento causato dalle sue carezze ipnotizzanti.
- Le mani ferme ed esperte
scesero
sul ventre e sulle gambe, per poi risalire sulle cosce e tirarla di
peso verso
di se.
- Adorava
le vestaglie di seta, dio se le adorava.
- Erano
così sottili ed aderivano al corpo come vetro morbido, era
come
toccare un fiore bagnato dalla rugiada.
- Le
diede un bacio più lungo e vorace, beandosi del suo sguardo
ardente
quasi quanto il suo ma in fondo anche timoroso.
- -Mi
ucciderai un giorno- mormorò appoggiando la fronte sulla sua
–Sei
così….deliziosa e gradevole…e poi, la
tua innocenza mi manda fuori di testa- la
voce gli uscì roca e lamentosa ed Ellie sentì le
gambe molli.
- Sospirò
pesantemente e il suo sospiro caldo raggiunse le labbra del
ragazzo come una brezza incandescente e sensuale.
- Le
lasciò le cosce e si alzò dal letto agilmente.
- Ellie
strabuzzò gli occhi quando il suo sguardo che vagava su di
lui si
posò su un punto preciso.
- Zayn
si grattò la testa, leggermente imbarazzato –Uso
un attimo il
bagno- ridacchiò sparendo nell’altra stanza.
- La
ragazza si risvegliò dallo stato di coma in sui era caduta e
si
lasciò cadere sul materasso, nascondendo un sorriso e le
guancie rosse tra i
cuscini morbidi.
- Non
aveva mai creduto di poter fare questo effetto ad un qualche
ragazzo, e vedere che Zayn e non un altro qualsiasi, la
beh..desiderava, era
qualcosa di inspiegabilmente bello e appagante.
- Era
sicura che anche per lei fosse così, ma era spaventata e non
sapeva
assolutamente cosa doveva fare, o dire, o cosa la aspettava davvero.
- Quando
la porta del bagno si aprì riemerse dal groviglio di stoffa
e gli
rivolse un sorriso premuroso –Va meglio?- chiese timidamente.
- Zayn
annuì sorridendo –Ancor di più se
andiamo via da questa camera e se
tu indossi qualcosa- scherzò indossando il suo maglione
abbandonato sul
pavimento.
- Ellie
sorrise imbarazzata, alzandosi e prendendo dall’armadio una
gonna
a balze nera, un maglioncino rosso e delle calze scure
–Corro- lo avvisò
chiudendosi in bagno.
- Quando
si fu cambiata e sistemata ritornò nella camera ritrovandolo
ad
osservare assorto le foto incorniciate sulla scrivania.
- Erano
poche, circa quattro o cinque, e raffiguravano tutte lei, sua zia
ed Apollo durante le feste natalizie.
- Era
una specie di tradizione la foto di famiglia ed era contentissima
che quell’anno non era obbligata a farla.
- -Andiamo?-
domandò alzando un sopracciglio.
- Zayn
sorrise dolcemente –Tua zia sembra molto…elegante-
commentò
prendendola per mano e facendosi guidare per la scalinata di marmo.
- -Tranquillo,
puoi dirmi tutto ciò che pensi- rise la ragazza
osservandolo incerta.
- Lui
annuì –Ok, mi sembra una stronza autoritaria e
maniaca del
controllo- ammise alzando le spalle.
- Ellie
rise un pò più forte, annuendo
–E’ proprio così- non era stupita
in fondo, aveva sempre saputo quanto bravo fosse Zayn ad osservare le
persone e
ad inquadrarle con un semplice sguardo.
- Il
salotto era inanimato fatta eccezione per il caminetto accesso e
scoppiettante e l’albero enorme che arrivava a sfiorare il
soffitto con la
punta che illuminava tutta la stanza.
- -Wow,
quando si dice fare le cose in grande- scherzò il ragazzo
osservandolo stupefatto.
- -Si
beh, anche io per quanto adori le decorazioni credo che questo sia
un pò esagerato- annuì –Vieni, andiamo
a fare colazione- lo tirò per il polso e
aprì la porta della sala fa pranzo.
- Zayn
si guardò in torno, la stanza era sovrastata da un piccolo
ma
elegante lampadario di cristalli e da un tavolo da quattordici posti di
vetro
trasparente.
- La
tavola era apparecchiata con piatti di ceramica fine decorati con
motivi rossi ed era imbandita di ciambelle e cup cake natalizi, varie
caraffe
di latte e caffè e svariate ciotole di porridge, biscotti e
cereali.
- La
donna paffuta con cui battibeccò la scorsa volta apparve da
un'altra
porta con un grembiule da cucina.
- -Buongiorno
e buon Natale, miss Rogers- il sorriso dolce si spense
subito quando si accorse di lui –Non credevo avesse
compagnia, signorina-.
- Ellie
la abbracciò, facendo si che il sorriso premuroso
ricomparisse sul
suo viso –Buon Natale Marì, si, aggiungi un posto.
La zia mi aveva dato il
permesso per invitare qualcuno per il pranzo prima di partire-
spiegò
sorridendo adorabilmente come solo lei sapeva fare.
- La
cameriera rivolse al ragazzo uno sguardo d’astio, come per
dire ‘Per
il pranzo, non per restare a dormire ed a deturpare la tua
innocenza’.
- Zayn
alzò gli occhi al cielo, pensando che non avrebbe desiderato
altro
se non appunto deturparla, anche se detto così sembrava
volgare ed egoistico.
- Marì
apparecchiò di fianco al posto già pronto e
quando si sedettero in
un totale e pesante silenzio lei li servì con un paio di
cucchiaiate di
porridge e miele e una tazza fumante di caffè scuro.
- -Desidera
altro, miss Rogers?- domandò accarezzandole una spalla.
- Senza
dubbio era una signora molto premurosa e materna, caratteristiche
fondamentali per il suo lavoro, e sembrava davvero affezionata ad Ellie.
- -No
grazie, Marì va pure- le sorrise riconoscente prima che
ritornasse
in cucina.
- Zayn
bevve un sorso del suo caffè bollente –Potrei
abituarmi ad essere
servito e riverito- scherzò posando la tazza.
- Ellie
sorrise, mischiando del latte al suo caffè –Non
è così tanto
piacevole a volte, ti manca la tua indipendenza- spiegò
mangiando una
cucchiaiata di cibo.
- Il
ragazzo annuì –Posso immaginare-.
- Il
cibo era delizioso e quando ebbe svuotato il suo piatto e finito il
suo caffè aspettò pazientemente ed intenerito che
anche Ellie finisse
lentamente.
- -Che
cosa ti va di fare?- le domandò sorridente alzandosi da
tavola.
- Zayn
sospirò, costringendo la sua mente ad abbandonare i suoi
pensieri
non propriamente casti –Quello che va a te- disse seguendola
nel salotto.
- Ellie
osservò oltre il vetro dell’alta finestra dalla
forma rettangolare
e arrotondata –Potremmo uscire in giardino, nevica- disse con
gli occhi
luccicanti.
- Zayn
ridacchiò –Come i bambini?- domandò
circondandole i fianchi da
dietro.
- Ellie
si appoggiò completamente a lui, lasciandosi stringere in
quel
modo rassicurante e fantastico –Come i bambini-
ripetè in risposta sorridendo.
- Indossarono
il cappotto e quando aprirono il portone pesante una palla
di pelo arancione li seguì immediatamente.
- -Lui
è Apollo, l’unico e solo uomo che ha il permesso
di dormire nel mio
letto- scherzò la ragazza uscendo nell’aria fredda
del giorno mentre il gatto
sfrecciava via verso il giardino innevato.
- Zayn
la osservò malizioso –L’unico prima che
arrivassi io- le ricordò
scendendo i gradini del portico.
- Ellie
arrossì, ma fu felice di poter nascondere le gote nella
sciarpa di
lana bianca.
- -E
poi non mi dispiace affatto. E’ esattamente così
che deve essere-
continuò il ragazzo.
- Ellie
lo osservò perplessa –Cioè?-
- -Solo
io posso avere il privilegio di poter fare certe cose con te e
sono abbastanza sicuro che le cose a cui alludo il tuo adorabile gatto
color
carota non sia in grado di farle- spiegò con lo sguardo
divertito ma
terribilmente serio.
- La
ragazza percepì il fuoco sia sulle guancie che in tutto il
corpo, per
svariati e diversi motivi e scuotendo la testa continuò a
camminare verso il
giardino sul retro.
- Zayn
sorrise cercando in silenzio di starle dietro.
- Il
prato era ricoperto di marmo color ocra e in punti irregolari di
soffice
neve bianca, in un angolo si apriva un laghetto ghiacciato attraversato
da un
ponticello di legno innevato e sotto un gazebo di foglie intrecciate
posto in
un angolino erano posizionate eleganti e comode sedie ed un tavolino di
vimini.
- I
lampioni a forma di lanterne erano accessi, nonostante fosse pieno
giorno, così come i tubi di lampadine luminose.
- -Cos’altro
nasconde questa reggia? Un eliporto e un teatro?- domandò il
ragazzo esterrefatto.
- Ellie
ridacchiò –Mia zia non ha il brevetto da pilota,
né sa fare
l’attrice- disse osservando il laghetto.
- Lo
adorava fin dalla prima volta che lo aveva visto, anche se da bambina
non le era permesso avvicinarsi.
- Andò
sul ponte, sentendo dietro di lei i passi trascinati di Zayn che la
seguiva.
- Era
sicura che la scia delle sue impronte sulla neve doveva essere molto
più profonda della sua.
- Si
appoggiò alla ringhiera con i gomiti e Zayn le avvolse
ancora una
volta i fianchi da dietro.
- Era
una cosa che adorava, perché riusciva a coglierla di
sorpresa ogni
volta.
- Avrebbe
voluto che non la lasciasse mai.
- -Credo
che questo sia il Natale più bello della mia vita-
sussurrò
giocando con le sue dita appoggiate sulla sua pancia.
- Zayn
sorrise tra i suoi capelli –Oh anche il mio- disse con la
voce
soffice e trascinata.
- Il
suo timbro era così sensuale e rilassante e ogni volta la
faceva
impazzire.
- -Non
ti ho neppure comprato un regalo- ricordò dispiaciuta.
- Zayn
le diede un bacio sulla tempia, strofinandole lo stesso punto col
naso –Ho già qua tutto quello che voglio-
sussurrò dolcemente.
- Ellie
sorrise, accarezzandogli una guancia.
- -Solitamente
tu come trascorri il natale?- domandò il ragazzo continuando
la sua carezza con la punta fredda del naso.
- Gli
piaceva sentirla parlare.
- -La
zia organizza sempre qualche ricevimento, pranzo o cena con i suoi
colleghi. Quest’ann l’ha spostata a capodanno per
motivi di lavoro- raccontò
crogiolandosi tra le sue braccia –Io mi limito a sorridere in
un angolo e ad
annuire ai suoi discorsi-.
- Zayn
sbuffò –Deve essere noioso- commentò
interrompendo la sua strana
carezza.
- Ellie
alzò le spalle –Si, ma ci sono abituata sin da
bambina- ammise –E
tu invece, come passi il natale?- domandò dolcemente.
- Percepì
i muscoli del suo petto contrarsi sotto la sua schiena e gli
strinse le mani per incutergli sicurezza.
- Lui
sospirò e il respiro caldo le solleticò il collo
–Al centro
organizzano una sorta di party tutti assieme, io partecipo solo al
pranzo ed il
resto della giornata o mi rinchiudo in camera o esco a fare un giro in
moto,
visto che odio il chiasso- spiegò indifferente.
- Ellie
scosse la testa –Intendevo con la tua famiglia, Zayn- e il suo nome gli
uscì dalle labbra in modo
così intimo ed adorante che il ragazzo non resistette a
baciarle il collo.
- -Fino
ai due anni di mia sorella lo passavamo da mia nonna in scozia,
poi mia nonna è morta e Safaa si è ammalata e
troppe volte lo abbiamo passato
tra un ospedale e l’altro o comunque rimanendo a casa
perché aveva bisogno di
riposare- disse sul suo collo, sfiorando la sua pelle con le labbra ad
ogni
lettera.
- Ellie
a malincuore si sciolse dalla sua presa, mettendo fine a quel
contatto piacevole –Facciamo un pupazzo di neve,e poi una
battaglia di palle di
neve e poi facciamo l’angelo con le nostre impronte. Abbiamo
bisogno entrambi
dei tradizionali momenti infantili di cui ci hanno privato
ingiustamente-
sentenziò tirandolo per una mano verso il prato.
- Zayn
rise, lasciandosi tirare per un pò.
- La
fermò e la fece girare per le spalle e
–Tu.sei.adorabile.- scandì
quelle parole tra un bacio e l’altro prima di assecondarla ed
aiutarla ad
ammucchiare una grossa palla di neve fredda per fare la testa del loro
pupazzo.
-
- Quando
rientrarono in casa erano fradici e congelati, ma nessuno dei due
riusciva a smettere di ridere.
- Zayn
aiutò Ellie a liberarsi del cappotto ancora stretta nel suo
abbraccio e fece lo stesso con il suo.
- Il
fuoco scoppiettava ed Ellie si accucciò sul tappeto, ai
piedi del camino,
invitandolo a seguirla.
- Si
mise di fianco a lei e le avvolse le spalle, lasciando che si
appoggiasse sul suo petto –E’ stato divertente,
no?- mormorò lei, chiudendo gli
occhi, deliziata dalla sua stretta e dal tepore del fuoco.
- Il
ragazzo annuì, portandole una ciocca di capelli dietro
l’orecchio
–Magnifico-.
- -Sono
un pò affamata adesso- ammise la ragazza, sentendo il
delizioso
profumino proveniente dalla cucina.
- Zayn
indossò il suo sorrisetto malizioso –Anche io, ma
non solo di cibo-
ridacchiò.
- Ellie
imbarazzata gli mordicchiò il dito con cui lui le stava
accarezzando il labbro inferiore –Sei impossibile!- lo
riprese con la voce
bassa e timida.
- Zayn
rise –E tu violenta- disse massaggiandosi l’indice.
- -Miss
Rogers il pranzo è servito-.
- La
cameriera entrò nella stanza e quando si furono accomodati
al tavolo
imbandito servì il tacchino ed il purè di
asparagi.
- -Vino?-
chiese il ragazzo prendendo la bottiglia di vetro e versandosene
un bicchiere.
- Ellie
scosse la testa, osservandolo con ovvietà.
- -E’
di ottima qualità e ti piacerebbe- disse il ragazzo leggendo
l’etichetta della bottiglia pregiata.
- Ellie
rise, rivolgendogli uno sguardo meravigliato –Da quando sei
un
esperto di vini?- domandò sbigottita.
- Zayn
alzò le spalle, versandone qualche goccio nel suo calice
–Non lo
sono, ma quando sono davvero giù per ubriacarmi con stile
compro qualche ottima
bottiglia di Cabernet Franc- spiegò porgendole il bicchiere.
- Ellie
lo osservò a bocca aperta –Wow, non lo avrei mai
detto- ammise
prendendolo.
- Si
immaginò uno Zayn depresso sorseggiare un calice di vino
costoso seduto
sull’asfalto del tetto e un sorriso tenero le
piegò le labbra.
- Bevve
un sorso di vino e il sapore dolciastro e deciso le invase la
bocca.
- Era
piacevole e per nulla amaro come aveva sempre creduto
–Touchè- disse
sorridendo
- -Non
sapevo fosse così buono-.
- Zayn
rise della sua espressione buffa, bevendo un sorso di liquido
scarlatto –Oh
piccola Ellie, ci sono
così tante cose che tu non conosci- disse con la voce bassa.
- Il
vino le andò di traverso e la ragazza tossendo
posò il bicchiere
mentre Zayn ridendo le dava qualche colpetto alla schiena per aiutarla
a
calmarsi.
- Quando
la tosse le passò si pulì le labbra col
tovagliolo di stoffa
rossa, abbassando lo sguardo sul suo piatto ancora pieno
–Oggi sei molto…come
dire, allusivo- sussurrò timidamente giocando col suo cibo.
- Zayn
la osservò pensieroso –Non credevo potesse
turbarti, ti chiedo
scusa se è così- disse osservandola dispiaciuto.
- Ellie
scosse la testa –No, no non mi turba affatto, era solo una
constatazione- precisò sorridendogli rassicurante.
- -E’
che dopo ieri sera qualcosa è cambiato, capisci? Non
è più solo ‘io
piaccio a lei e lei piace a me’. E’ qualcosa di
più intenso. Io mi sono aperto
a te come non ho fatto mai con nessun altro e sento che ormai come hai
detto tu
‘ti appartengo’- sorrise ripensando alle sue parole
–E beh, averti d’avanti
agli occhi per tutto questo tempo e in queste circostanze
così intime mi…mi fa
uscire fuori di testa. Non che prima io non volessi,
cioè…- il suo tono era
incerto e l’espressione del tipo ‘Ma cosa diavolo
sto dicendo’.
- Ellie
gli sorrise dolcemente, mettendo una mano sulla sua aperta sul
tavolo –Ho capito- lo interruppe senza bisogno che
continuasse il suo difficile
discorso –Ma io non credo di essere ancora pronta per quel
passo importante,
insomma mi ci devo ancora abituare a tutte queste nuove sensazioni- gli
spiegò
accarezzandogli il dorso.
- Zayn
ricambiò il sorriso –Lo so, un passo alla volta-
mormorò
avvicinandosi le loro mani intrecciate e baciando la sua.
- Quando
finirono di pranzare si accucciarono un altro pò vicino al
fuoco,
accarezzandosi e baciandosi dolcemente.
- Quando
l’orologio a cucù annunciò le cinque
Zayn a malincuore si accorse
di dover tornare al centro o si sarebbe messo nei guai.
- -Sei
sicuro di non voler restare per un tea?- domandò Ellie.
- Avrebbe
fatto di tutto per tenerlo ancora un pò li con lei.
- Zayn
scosse la testa, abbottonando il cappotto –E’ stata
una giornata
fantastica Ellie e non immagini quanto mi piacerebbe restare anche solo
un
altro pochino, ma devo ritornare- mormorò mentre lei lo
accompagnava alla
porta.
- La
ragazza annuì e lui le mise una ciocca di
capelli dietro alle orecchie sorridendole
dispiaciuto –Quando ci rivedremo?- chiese con un groppo alla
gola.
- Ellie
piegò la testa di lato, verso le sue dita –Domani
pomeriggio
tornerà mia zia e dovrò sicuramente aiutarla ad
organizzare la sfarzosa festa
per l’ultimo dell’anno quindi non so-
sussurrò dispiaciuta.
- Zayn
sbuffò sonoramente –Ok chiamami appena puoi,
piccola Ellie- sussurrò
avvicinandosi e baciandola a lungo e dolcemente per dei minuti infiniti.
- Si
allontanò da lei lentamente, salutandola con un ultima
carezza e un
sorriso mozzafiato.
-
- Buoooon
Natale! (anche se
con un giorno di ritardo)
- Cosa
avete ricevuto in
regalo quest’anno? Io tanti libri che non vedo
l’ora di divorareee agdgfjshdgd
- Ebbene
si, ecco il mio
regalo per voi un zuccheroso e leggermente infuocato capitolo
completamente Zallie!
O Elyn, dipende dai punti di vista.
- Come
piacerebbe anche a
me trovare sotto l’albero un sexy e adorabile Zayn
:’(
- Ditemi
come vi è sembrato
il capitolo, e come avete trascorso invece voi il vostro natale! Mi
piace
parlare con voi haha
- Al
prossimo aggiornamento!
x
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
-
- Capitolo
17
-
- Quando
il rumore della
macchina che percorreva il vialetto riempì il salotto
deserto, Marì sistemò per
l’ennesima volta i cuscini del divano già
perfettamente a posto e si girò in
torno per controllare che fosse tutto in ordine.
- I
pavimenti erano immacolati, la sua divisa fresca di lavanderia ed
Ellie ben pettinata e stretta nel suo cardigan di cashmere color
salmone e i
pantaloni bianchi era in ordine per riaccogliere sua zia.
- -Marì-
la chiamò prima che andasse ad aprire la porta.
- La
donna la osservò comprensiva, come se si fosse aspettata
già
qualcosa.
- -Quel….quel
mio amico…- balbettò la ragazza timidamente..
- La
donna sorrise –Non dirò nulla signorina, sono
sicura che a sua zia
non piacerebbe saperlo-.
- Ellie
le sorrise riconoscente, seguendola verso l’ingresso.
- Sua
zia comparve sulla soglia della porta nel suo cappotto gessato, le
dita lunghe avvolte alla sua ventiquattrore di cuoio e i capelli
castani dritti
dietro alla schiena.
- -Eloise-
la salutò contraendo le labbra tinte di rosso in un sorriso
di
circostanza.
- Le
accarezzò la schiena mentre la stringeva appena, ed Ellie
venne
circondata dal familiare odore di rose del suo costoso profumo per
signore.
- -Zia
Caroline, come è andato il viaggio?- domandò
seguendola in salotto.
- La
donna appoggiò la sua borsa sul tavolo, togliendosi le
scarpe in
vernice –Molto bene, molto bene. Sai cara,
l’organizzazione lì a Berlino non mi
soddisfa molto, c’è un elevato divario tra gli
standard della nostra filiale
inglese e quella
tedesca. Non sono
sicura che il franchising sia stata una buona idea cara..- Sorrise a
Marì che
le porgeva le pantofole e continuò a blaterare di affari e
cose a cui Ellie non
prestò parecchia attenzione.
- Si
perse nei suoi pensieri mentre osservava il fuoco vivo ardere nel
camino.
- Stare
tra le braccia di Zayn, con il tepore della brace a riscaldarle il
corpo.
- E
il suo profumo sempre diverso.
- E
i baci sul collo così delicati che parevano carezze di piume.
- Le
parole sussurrate con la voce setosa.
- -Allora,
Eloise, cosa te ne pare? Converrai con me che è un idea da
prendere in considerazione, cara- la interruppe sua zia
accarezzandole una spalla.
- Ellie
annuì –Certo zia, mi pare un idea davvero valida-
la assecondò
ignorando i suoi pensieri.
- Zia
Caroline le sorrise soddisfatta –Sai non credevo ti sarebbe
piaciuta
come idea, anche perché so che non ami particolarmente il
tedesco e perché in
una nuova scuola potresti trovarti in difficoltà. Ma ti
dirò che sono fiera del
tuo pensiero, Eloise-.
- La
ragazza la osservò confusa per un attimo –Zia,
cosa c’entra la scuola
con la tua azienda?- chiese disorientata.
- -Cara,
ti ho appena detto che l’idea di trasferirci lì
è da prendere in
considerazione- blaterò scocciata.
- Ellie
la osservò a bocca spalancata, preoccupandosi
però di chiuderla
subito perché sapeva quanto infastidisse sua zia sapere che
lei non la
ascoltava.
- -Io..no..non
saprei, Zia Caroline- balbettò timorosa.
- La
donna le sorrise –Ma ne riparleremo in futuro, adesso ho
troppe cose
da organizzare per domani. C’è da chiamare il
fioraio e da organizzare ancora
bene il buffet. Se non hai da studiare, gradirei una mano- la
avvisò prendendo
il cellulare dalla borsa.
- Ellie
annuì, ancora con la bocca asciutta e il panico che le
scorreva
nelle vene.
- -Bene
cara, ti aspetto di sopra nel mio studio- le sorrise prima di
sparire sulle scale.
-
-
- Ellie
prese la busta di carta avorio che sua zia le porgeva e la
sigillò, posandola nella cesta insieme agli altri inviti che
formavano un
mucchio enorme.
- -Questa
è speciale cara- zia
Caroline le sorrise furba firmando l’estremità
destra del foglio –Devi firmarla
anche tu- gli porse la penna e il foglio.
- -Perché?-
Ellie era confusa, lei doveva sigillarle soltanto non doveva
firmarle.
- -Ma
Eloise, è per i Payne- il sorriso della donna si
allargò e le indicò
con un dito lungo qualche rigo a metà pagina.
-
- ‘‘Ed
ovviamente sia io
che mia nipote saremmo onorate se il vostro figlio maggiore,
- William
James, ci
concedesse il privilegio di essere il cavaliere di Eloise.
- La
musica sarà
deliziosa e per coronare la serata, che spero sarà di vostro
gradimento,
saranno proprio loro ad aprire le danze.
-
- I
più sinceri auguri e
saluti,
- Mrs Caroline Louise Rogers, Amministratrice
Rogers Insurance
Inc.
- e Miss Eloise Rogers’’
-
-
- Ellie
osservò sua zia con sguardo rassegnato, insomma ormai lo
aveva
capito che per lei Liam era un buon ‘partito’ ed
aveva capito anche che i
signori Payne erano d’accordo.
- Ma
quel ragazzo era davvero carino e gentile e lei proprio non se la
sentiva di continuare a prenderlo in giro così.
- Le
opzioni erano due: dimenticarsi completamente di Zayn o temporeggiare
e fingere fino a quando non avrebbe trovato una soluzione.
- E
visto che senza alcun dubbio la prima opzione era categoricamente da
escludere, sorrise raggiante a sua zia e firmò.
- Il
telefono sulla sua scrivania suonò e la donna rispose
prontamente
–Bene, è già tutto pagato Gordon.
Grazie- riattaccò la cornetta e le rivolse lo
sguardo –Sono arrivati i nostri vestiti cara, va pure in
camera a misurare il
tuo- la congedò indicandole la porta.
- Ellie
si alzò, uscendo dallo studio e stringendo le maniche del
maglione
tra le dita.
- Pazzesco!
Le aveva persino ordinato un vestito senza nemmeno
consultarla, imprecò sottovoce osservando Gordon che le
appoggiava una
stampella ricoperta da una fodera bianca sul letto.
- -Il
suo vestito, signorina- indietreggiò verso la porta e la
richiuse,
lasciandola alla sua rabbia.
- Conoscendo
i gusti seriosi e sofisticati di sua zia si aspettava già un
qualche vestito bordeaux o grigio e terribilmente noioso.
- Aprì
la cerniera e si meravigliò nel constatare che si sbagliava.
- Il
vestito era corto con il corpetto diviso in due parti ed unite da una
pizzo di rete che lo rendeva accollato, con la gonna larga e di un
adorabile
color azzurro pastello.
- L’etichetta
era Burberry ed anche se il prezzo non era indicato non era
difficile capire che fosse costoso.
- Beh,
con un vestito come quello addosso avrebbe affrontato il tutto con
meno disperazione.
- Il
suo cellulare sul comodino squillò.
- Rispose
richiudendo la cerniera della fodera.
- -E’
strano che io mi ritrovi seduto sul pavimento della mia stanza a
dire ‘mi manchi’ a qualcuno. Soprattutto per un
tipo duro come me, non trovi?-.
- La
voce era bassa e divertita, ed Ellie sorrise sedendosi sulla
poltroncina Chesterfield alla destra del suo letto.
- -E
non trovi che sia ancora più strano che io mi ritrovi a
sorridere
come una sciocca mentre rispondo ‘anche a me’ ad un
tipo duro come te, quando
io sono soltanto un’ innocente ed ingenua ragazzina?-.
- -Non
mi meraviglia tutto questo, visto che tu sei in grado di
stravolgermi la vita con un solo sorriso-.
- Ellie
ringraziò il cielo per essersi seduta perché le
sue ginocchia
molli non sembravano proprio stabili.
- -Inizi
con i colpi bassi, mr dico cose dolci per farti pesare il fatto
che non sono li e non puoi baciarmi?-
domandò timidamente ma continuando a
scherzare.
- Forse
il fatto di non vederlo negli occhi le dava una perspicacia che a
faccia a faccia con quei pozzi scuri non avrebbe potuto mai trovare.
- -Oh
Oh..io punto sempre in basso, miss baciami ovunque ed in ogni
momento, perché mi aiuta a non attirate troppo
l’attenzione- ribattè Zayn
dall’altro lato.
- -Beh,
mr la tua mi pare
una
proposta indecente, è difficile non attirare
l’attenzione su di te,
specialmente per noi donne- Ellie sorrise, nonostante fosse imbarazzata
dalla
conversazione.
- Zayn
ridacchiò –Lo so, miss sei tu che leggi sempre tra
le righe, ma
posso assicurarti che l’unica attenzione che voglio attirare
è la tua-.
- Ellie
sospirò, sorridendo alle sue parole e pensò che
non avrebbe voluto
nient’altro in quel momento se non averlo lì
vicino a lei.
- -Cosa
stavi facendo?- le domandò il ragazzo per cambiare discorso,
probabilmente perché anche lui non voleva pensare al fatto
che fossero troppo
lontani.
- La
ragazza prese a giocare con la cerniera del cuscino a cuore che aveva
sulle gambe –Stavo osservando l’abito che
dovrò indossare domani sera per la
festa in maschera organizzata da mia zia- sospirò lanciando
uno sguardo al
vestito immobile sul suo letto.
- Zayn
grugnò ed Ellie lo immaginò alzare gli occhi al
cielo come faceva
quando qualcosa non gli andava giù –E’
parecchio corto?- domandò scocciato.
- Ellie
ridacchiò –Oh beh, non l’ho ancora
misurato-.
- -Senti…devo
dirti una cosa che forse non ti piacerà molto- si
schiarì la
voce mentre il ragazzo dall’altra parte sbuffava.
- -Ti
ricordi di Liam? Il ragazzo biondo dell’altra volta..-.
- Il
ragazzo pensò qualche secondo, rimanendo in silenzio
–La checca snob
che gioca a polo?- chiese col tono sprezzante.
- Ellie
sbuffò –E dai non è snob, è
davvero gentile- lo riprese ovvia.
- Davvero,
quel ragazzo era la persona più garbata che avesse mai
conosciuto.
- Un
vero e proprio principe azzurro.
- -Liam
Jim Pine, lieto di fare la tua conoscenza- lo scimmiottò con
una
voce molto femminile.
- Ellie
fece del suo meglio per trasformare la risata che le scappava in
un lamento.
- -Comunque…che
vuoi da quello?- domandò a metà tra l’
‘attenta a quello
che stai per dire’ ed il ‘ti ucciderò lo
stesso solo per avermelo ricordato’.
- La
ragazza si schiarì la voce e si costrinse a lasciare in pace
il suo
povero labbro –Beh, mia zia lo ha nominato mio
‘accompagnatore ufficiale’ e a
quanto pare anche ‘partner di ballo ’-
sbuffò stendendo le gambe sul tappeto di
peluche bianco.
- Dall’altro
lato del telefono seguì un silenzio spaventoso che le fece
trattenere il fiato per parecchio tempo.
- -Z..Zayn?-
lo richiamò incerta –D..dì qualcosa-.
- Il
ragazzo si mosse, ed Ellie lo immaginò alzarsi dal pavimento
e iniziare
a camminare per la stanza.
- -Non
starò qua a dirti ‘Sono felice,
divertiti’- sputò tra i denti, e a
spaventarla non furono le sue parole ma il suo tono tagliente.
- Ellie
sospirò, dopotutto immaginava già che non ne
sarebbe stato felice.
- Insomma
non che lo conoscesse chissà quanto bene ma la sua
immaginazione
lo aveva classificato come un tipo abbastanza possessivo.
- -Beh,
lo so. Ma non devi preoccuparti perch- non ebbe il tempo di finire
la frase perché il ragazzo la interruppe.
- -Vaffanculo,
Ellie ok? Vaffanculo- disse alzando la voce.
- La
ragazza rimase a bocca aperta, cercando le parole giuste per
rispondergli.
- Ma
non dovette preoccuparsene a lungo perché Zayn riprese a
parlare
immediatamente –Non mi piace affatto condividerti. E se mi
stai chiedendo il
permesso è un no. Mentre se mi stai dicendo che tua zia ti
costringe come fa
con tutte le altre cose, beh, sappi che io non me ne starò
ancora con le mani
in mano a lasciarti fare cose che tu non vuoi e che mi fanno impazzire
di rabbia-.
- Ellie
deglutì, quelle parole erano preoccupanti e non poco.
- -Zayn..cosa…che..che
hai intenzione di fare?- domandò con la bocca secca.
- Il
ragazzo sospirò –Ho abbastanza informazioni per
imbucarmi- la informò
minaccioso.
- La
ragazza sentì le mani tremarle –Zayn, che vuoi
dire? Non dire
stupidaggini ti prego- lo pregò in un lamento.
- -E’
bene che tutti capiscano che tu sei esclusivamente mia, te compresa.
E per quanto ci abbia provato adesso basta trattenermi. Ci saranno solo
due conclusioni:
o ti rovinerò la festa, o ti farò passare la
serata più bella della tua vita-
concluse col tono rauco e terribilmente serio.
- Dalle
labbra della ragazza uscì una sorta di basso lamento, e lei
cercò
di convincersi che fosse di paura.
- Zayn
ridacchiò malizioso –Buonanotte, dolcezza- la
salutò prima di
attaccare.
-
- Bene,
volevo solo scrivere velocemente
qualche parolina perché devo scappare a studiare.
- So
benissimo che non aggiorno da più di
un mese, ma davvero, davvero, davvero la scuola non mi lascia il tempo
nemmeno
per respirare e tra tutte le altre cose che ho da fare non mi rimane
molto
tempo per scrivere.
- Questo
capitolo è corto e non mi convince
minimamente ma è di passaggio.
- Ho
deciso che Zayn è stufo di
trattenersi, e quindi, guai in arrivo?
- O
forse no. Dipende dai punti di vista.
- Prometto
che cercherò di essere il più
veloce possibile ad aggiornare davvero, ma non so se ci
riuscirò :c
- Grazie
a chi segue la storia, e fatemi
sapere se secondo voi Zayn
fa bene a
dare una svolta al rapporto, o se è ancora troppo presto.
- Much
love! x
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
- Capitolo
18
-
- La
musica del pianista
che provava al piano di sotto riempiva la stanza e la luna stava
spuntando
lentamente dietro alle nuvole bianche.
- Ellie
lisciò la gonna del suo vestito in un gesto nervoso, mentre
lo
specchio rifletteva la sua figura rigida.
- Marì
aveva appena terminato di acconciarle i capelli in una treccia
complessa e i ciuffi della frangia le andavano d’avanti agli
occhi, in più le
scarpe col tacco non
erano mai state
tanto scomode.
- Sbuffò
alla sua copia alla parete e lisciò ancora una volta la
gonna
azzurra, tentando di ignorare lo stomaco in subbuglio.
- Un
colpo alla porta la fece voltare –Avanti..-
balbettò imbronciata.
- Sua
zia apparve sulla porta con a dosso un tailleur di stoffa bianca
bordata di nero –Eloise, sei pronta?- domandò
piegando le labbra tinte di rosso
in un sorriso eccitato.
- Ellie
si limitò ad annuire.
- Sua
zia era una bella donna, che sapeva come vestire e con una grazia di
movimenti che infondo lei aveva sempre sperato di acquistare dai suoi
insegnamenti.
- La
donna le si avvicinò, scostandole un ciuffo di capelli dalla
fronte
–Manca solo una cosa- mormorò compiaciuta
porgendole un pacchetto di carta avorio
che scartò con dita esitanti.
- Conteneva
una maschera a forma di mezza luna argento contornata da
soffici piume bianche.
- La
ragazza sorrise –E’ bellissima zia, grazie- disse
indossandola.
- Zia
Caroline piegò la testa per osservarla meglio e il suo
elaborato
chignon non si mosse neppure di un millimetro sulla nuca –Sei
bellissima come
sempre, cara- commentò.
- La
ragazza le rivolse un sorrisetto tirato, rimanendo in silenzio.
- -Eloise
ti vedo nervosa. Non devi preoccuparti cara, andrà tutto
bene-
la rassicurò facendosi da parte –Coraggio andiamo
ad accogliere i primi ospiti-
disse avviandosi verso le scale.
- Ellie
respirò profondamente, pregando ogni dio esistente di tenere
a
bada Zayn Malik per quella sera.
-
- Il
salotto era stato sgombrato dai divani e al suo posto troneggiava un
tavolo lungo apparecchiato con tovaglie di lino avorio su cui erano
sistemati
vassoi d’argento pieni di stuzzichini colorati e bicchieri di
champagne lunghi
messi in fila.
- La
sala da pranzo era anch’essa vuota fatta eccezione per il il pianoforte che suonava
in un angolo.
- Poche
persone strette in vestiti lunghi e appariscenti e smoking gessati
chiacchieravano allegramente.
- -Vieni,
Eloise. Quello è Cristopher Kaiser, è un pezzo
grosso sia in
Germania che qui. Annuisci e sorridi mi raccomando- la
avvertì sua zia
indossando la sua maschera nera.
- Ellie
trattenne uno sbuffo e la seguì per il salotto.
- -Signor
Kaiser, buonasera- sua zia porse la mano all’uomo robusto,
che
con un sorriso gliela baciò.
- -Mrs
Rogers, buona sera a lei. E’ una festa deliziosa, i miei
complimenti- disse con un accento tedesco davvero marcato.
- -La
ringrazio, soprattutto per essere presente- rispose la donna con un
sorriso, appoggiando le dita lunghe sulla sua spalla.
- L’uomo
la osservava intensamente dalla sua maschera blu, gli occhi di un
grigio luminoso.
- Ellie
era sempre stata ammirata dal potere di sua zia Caroline di
ammaliare gli uomini. Soprattutto quelli ricchi.
- -Mi
dia pure del lei, e non mi ringrazi- rispose l’imprenditore
schiarendo la voce.
- -Lei
è mia nipote Eloise. Cara, lui è uno degli uomini
tedeschi più
talentuosi che io abbia mai incontrato- li presentò la donna
sorridendo ad
entrambi.
- L’uomo
le baciò la mano –Una ragazza deliziosa, proprio
come sua zia-
mormorò.
- Zia
Caroline rise prima di accarezzargli il braccio –Vorrai
scusarci,
Cristopher. Il dovere mi chiama- si congedò la donna.
- Il
signor Kaiser annuì –Figurati Caroline, figurati.
Ti chiedo soltanto
di concedermi un ballo questa sera- la pregò bevendo un
sorso dal suo bicchiere
lungo.
- La
donna annuì –Sicuramente- disse prima di tirare
via sua nipote verso
l’entrata.
- -Un
dongiovanni, sicuramente. E’ risaputo che ha storie con altre
donne
nonostante la sua povera moglie continui ad ignorare queste voci-
commentò sua
zia regalando sorrisi a destra e manca –Ma abbiamo cose
più importanti di cui
occuparci ora, cara - la avvisò con un sorrisetto complice
indicandole la
porta.
- I
coniugi Payne avanzavano mano nella mano, Mr Payne portava una
cravatta rossa che si intonava perfettamente al vestito vermiglio di
sua
moglie.
- La
più piccola della famiglia si stringeva alla gamba di suo
padre,
svolazzante in un adorabile vestitino rosa.
- Liam
entrò per ultimo, in un completo grigio e una camicia
bianchissima
che si addiceva alla sua carnagione chiara e ai capelli biondi, in una
mano
aveva una maschera avorio.
- Le
sorrise dall’ingresso mentre le andava incontro.
- -Geoff,
Karen, benvenuti- li accolse sua zia sorridente.
- I
due le sorrisero, togliendosi le maschere rosse –Caroline,
buonasera-
la salutò Karen baciandole una guancia.
- -Liam,
ti trovo benissimo- commentò zia Caroline sorridendo al
ragazzo
che arrossì.
- -Anche
lei lo è, miss Rogers- le sorrise riconoscente.
- Zia
Caroline poggiò una mano sulla schiena di Ellie, spingendola
in
avanti, e Liam non potè fare a meno che afferrarle i polsi
per evitare che le
cascasse addosso.
- Ellie
trattenne con tutta se stessa un urlo di rabbia –Scusa- si
limitò
a balbettare facendo un passo in dietro.
- Il
ragazzo le sorrise comprensivo –Stai benissimo anche tu,
Ellie- la
salutò baciandole la mano.
- Lei
sentì le guancie arrossarsi, principalmente a causa degli
occhi di
tutti puntati su loro due.
- -Perché
non andate a fare un giro, cari?- chiese Karen mentre sua zia
annuiva.
- Liam
alzò le spalle, porgendole il braccio ed Ellie esitante lo
strinse –Beviamo
qualcosa?- domandò il ragazzo incamminandosi per il salone.
- Ellie
si schiarì la voce ed annuì.
- Liam
le sorrise mentre si avvicinavano al tavolo. Prese due bicchieri di
champagne e gliene porse uno.
- Le
indicò una coppia che danzava in un angolo, l’uomo
indossava un
cilindro molto alto e la donna un vestito lungo a balze di tulle rosa
shocking.
- -Gusti
molto singolari- scherzò il ragazzo nel tentativo di
smorzare la
tensione.
- Ellie
lo ringraziò mentalmente per aver cercato di metterla a suo
agio
e ridacchiò.
- -Allora,
come stai?- le domandò bevendo dal suo bicchiere.
- Ellie
lo imitò, trattenendo una smorfia per via del sapore forte
dell’alcol
che non la faceva impazzire ma che aveva accettato solo per educazione
–Molto bene,
grazie. E tu?-.
- Liam
le sorrise ancora, le guancie che si gonfiavano adorabilmente
–Direi
bene, a parte qualche problema con questa- disse allentando la cravatta
color
argento con un dito –Mia madre mi ha praticamente costretto
ad indossare
qualcosa di argento. Credo fosse d’accordo con tua zia-
alzò gli occhi al cielo
indicando la sua maschera dello stesso colore, tuttavia mantenendo un
tono
leggero e divertito.
- Ellie
abbassò lo sguardo, sentendosi così in colpa.
- Era
il ragazzo perfetto: gentile, divertente, educato, bello, sportivo ed
adorabile.
- Ma
non era Zayn.
- E
lei doveva chiarire la situazione, era giusto così.
- -Senti,
Liam…a proposito di questo- cominciò schiarendosi
la voce.
- Ma
non ebbe il tempo di continuare perché sua zia
spuntò alle sue spalle
tintinnando con una forchetta d’argento sul bicchiere.
- -Signori
e signore, vi ringrazio tutti per essere qui questa sera a
festeggiare insieme a noi il nuovo anno. E’ per me un immenso
piacere delegare
il compito di aprire le danze a mia nipote Eloise ed al suo
accompagnatore
William Payne- sorrise orgogliosa e con un cenno diede il via al
pianista che
iniziò a suonare una melodia dolce.
- Liam
le prese la mano e la trascinò al centro della sala, le
appoggiò appena
le mani sui fianchi e cominciò ad ondeggiare lentamente
assieme a lei in modo
incerto.
- Non
doveva essere un bravo ballerino.
- Poco
dopo le altre coppie li affiancarono, Ellie fu sicura di
intravedere anche sua zia che ballare con quel certo signor Kaiser.
- Liam
le sorrideva imbarazzato, la sua presa sui suoi fianchi era
delicata e il suo odore di caramello così dolce.
- Ciuffi
di capelli biondi gli cadevano sulla fronte, e il suo sguardo
seppur imbarazzato era rassicurante.
- Stava
per dire qualcosa proprio nell’esatto momento in cui una mano
si
appoggiò sulla sua spalla.
- Liam
lasciò la presa sui suoi fianchi e si voltò
sorridente verso il
ragazzo che li aveva interrotti.
- -Mi
concedi un ballo con la tua dama?- chiese col tono terribilmente
ironico di una persona che Ellie conosceva bene.
- Liam
annuì incerto e si diresse verso il tavolo per finire il suo
champagne.
- Il
ragazzo prese il suo posto, ed Ellie quando intravide i suoi occhi
scuri dalla maschera non ebbe alcun dubbio.
- Zayn
indossava uno smoking nero ed una camicia bianca, e una maschera
nera merlettata.
- Era
così bello.
- Mentre
le note dolci di Gymnopèdie n.1 di Erik Satie si
disperdevano per
la stanza Zayn le appoggiò una mano al centro della schiena,
stringendola al suo
corpo.
- Ellie
percepì tutto dentro di lei infiammarsi e pregò
che le ginocchia
non le cedessero da un momento all’altro.
- Presero
a danzare dolcemente in mezzo alla sala. Ormai erano tutti
impiegati nelle danze e per fortuna nessuno prestava attenzione a loro.
- Era
così diverso da Liam, due poli completamente opposti.
- Il
suo profumo maschile era così deciso in confronto a quello
zuccherato
dell’altro.
- La
sua presa sulla schiena, con la grande mano aperta che la teneva
appiccicata al suo corpo, era così possessiva in confronto a
quella delicata
del biondo.
- I
capelli, i vestiti, gli occhi neri…era il suo cavaliere
oscuro.
- Aveva
lasciato un angelo in bianco per un diavolo in nero.
- -Sorpresa-
la voce roca era così piacevole che Ellie si
aggrappò al suo
collo per non crollargli tra le braccia.
- Rimase
in silenzio perché nonostante ci provasse non le usciva
neppure
un filo di voce.
- Ballava
bene, sicuro ed elegante con i suoi modi da felino.
- Una
pantera dal manto nero.
- -Zayn..ti
prego- il tono di Ellie era uguale ad una supplica, una
supplica che neppure lei sapeva per cosa.
- -Hei,
hei, piccola non mi sono tirato così a lucido per far si che
tu
non fossi contenta di vedermi- scherzò rivolgendole uno dei
suoi sorrisi sghembi.
- Ellie
percepì la bocca diventarle secca nel sentire quel nuovo e
piacevole appellativo.
- Aveva
lo sguardo intenso fisso nel suo e la sua mano scivolava sempre
più verso il basso.
- Quando
la musica finì le sorrise, lasciandole un bacio sul collo
prima
di staccarsi da lei.
- Lei
che fino a quel momento si era sentita andare in fiamme
sentì freddo
all’improvviso.
- Deglutì
e scosse la testa con lo sguardo spaventato e confuso.
- Non
sapeva cosa le stava succedendo.
- Zayn
le sorrise rassicurante –Tranquilla, non ho ancora finito con
te. Ma
adesso devo andare a cercare il bellimbusto di prima- la
avvisò.
- La
ragazza deglutì ancora, ma la gola era troppo secca.
- Champagne,
aveva bisogno di champagne.
- Prima
che Zayn si allontanasse da lei gli prese la mano e lo costrinse a
voltarsi verso di lei –Per favore, non lo fare. Non rovinare
la festa-.
- Zayn
sospirò, non poteva proprio resistere alle sue suppliche
–Okay, ma
andiamo via di qua. Ho bisogno di un luogo isolato per spiegarti alcune
cose-
intrecciò le loro dita e la guidò verso la scala
che portava al piano di sopra.
- Ellie
non era sicura di riuscire ad arrivare fino in camera sua, aveva
le gambe come gelatina.
- Era
terrorizzata ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di
seguirlo.
- Era
attratta da lui come una falena dalla luce.
- Ma
a giudicare dai suoi occhi ardenti mentre la trascinava per le scale
forse anche per lui doveva essere così.
- Forse
erano la luce l’uno per l’altra, in tutti i sensi.
- Il
piano superiore era deserto e silenzioso.
- Zayn
non ebbe problemi a ricordarsi quale fosse camera sua, ricordava
troppo bene quella mattina.
- -Prima
le signore- si fece da parte aprendole la porta ed Ellie la
oltrepassò come un condannato a morte pronto al suo destino,
o forse nel
profondo come un bambino che scarta il regalo del suo compleanno.
- La
stanza era in penombra, Zayn tolse velocemente la giacca e la
maschera, alzandosi la camicia sugli avambracci.
- Cosa
diavolo aveva intenzione di fare?
- Sembrava
furioso e divertito allo stesso tempo.
- Ellie
era sicura che stesse esagerando, soprattutto perché lei non
aveva
fatto nulla.
- Ma
le piaceva così tanto vederlo così, per lei.
- -Bene-
iniziò avvicinandosi di un passo –Ti sei divertita
mentre io non
c’ero?- domandò ironico.
- Ellie
scosse la testa –Lo sai che io non volevo, Zayn-
balbettò
preoccupata.
- Il
ragazzo le sorrise dolcemente, avvicinandosi di un altro passo
–Lo so,
piccola. Ma sono arrabbiato lo stesso- allungò le dita fino
alla sua fronte e
le spostò un ciuffo di capelli dagli occhi.
- Il
suo tocco ardeva sulla sua pelle.
- -Beh
dovresti risolvere i tuoi problemi senza fare scenate del genere- Ellie
non riusciva a capire se fosse serio o se stesse scherzando.
- Lo
sguardo era ardente ma il sorriso divertito e rilassato.
- -Io
non la considererei una scenata, ma più il tentativo di
rivendicare ciò
che è mio- un altro passo ed ormai le era appiccicato.
- Ellie
sospirò quando sentì le sue mani appoggiarsi su
di lei.
- La
spinse fino al muro e prese a baciarla voracemente.
- Nonostante
tutto riusciva a non essere violento, ma piacevolmente
delicato.
- Le
sciolse la treccia e fece scorrere le dita tra i suoi capelli mentre
continuava a schiacciarla tra lui e il muro.
- Ellie
appoggiò i palmi sul suo petto ma Zayn le prese una mano e
la
portò ai bottoni della sua camicia.
- La
ragazza spalancò gli occhi, spaventata interrompendo il
bacio e
spostando immediatamente le mani dai bottoni.
- Lui
scosse la testa, ridacchiando –Non voglio quello Ellie, non
ancora
almeno- la rassicurò divertito
- riportandole
le mani sulla camicia –E’ solo un assaggio, per
ricordarti
che sei mia- la aiutò a sbottonare i bottoni uno dopo
l’altro lentamente.
- Ellie
era imbarazzata più che mai, non sapeva assolutamente come
comportarsi ma non aveva intenzione di smettere.
- Erano
sensazioni travolgenti a cui non avrebbe saputo rinunciare.
- Zayn
tolse la camicia, era una visione paradisiaca.
- Riprese
a baciarla più dolcemente sulle labbra, sulla gola e sul
petto.
- Le
mani delicate raggiunsero la cerniera del vestito e prima che Ellie
potesse dire qualunque cosa interruppe la sua scia di baci
–Non spaventarti
piccola, so già che sarai bellissima- il fiato corto le
accarezzò il collo e
lentamente tirò giù la zip.
- La
prese per mano e la aiutò ad uscire dall’abito
costoso.
- Il
suo sguardo le accarezzò il corpo e mentre lui la osservava
la ragazza
sentì le guance arderle.
- Zayn
fissò lo sguardo nel suo, era terribilmente serio
–Mi sbagliavo,
sei perfetta- le disse prendendole entrambe le mani –Vieni-.
- La
guidò fino al letto e la fece stendere, mentre lui si sedeva
all’estremità.
- Il
ragazzo le accarezzò i capelli per tranquillizzarla
–Tutto bene?- si
informò facendo vagare gli occhi scuri su tutto il viso.
- Ellie
annuì, posando la mano su quella di lui che le accarezzava
la guancia.
- Le
sorrise, facendo scivolare le loro mani lungo il suo corpo fino ai
seni.
- Ellie
spalancò gli occhi dalla sorpresa e tirò via la
mano mentre Zayn
sorrideva divertito.
- Fece
scivolare la mano sotto alla stoffa di pizzo del suo reggiseno e
prese a muovere le dita in una carezza lenta ed esperta.
- Era
la tortura più bella che le fosse mai stata inflitta.
- -Basta
così- aveva la voce così bassa, così
intima, il suono più bello
che avesse mai sentito.
- La
lasciò per un attimo e un secondo dopo si stese su di lei,
reggendosi
con i gomiti per non pesarle.
- -Credi
che qualcun altro possa vederti così, Ellie?- le
domandò
facendole scorrere l’indice dal mento alle gambe nude.
- -E
credi che qualcun altro abbia il diritto di farti questo? Mmh?-
domandò
baciandole la pancia e risalendo fino ai seni –Rispondimi,
piccola- mormorò, la
voce ovattata dal suo corpo.
- -N…no,
no- balbettò lei con il respiro corto.
- Zayn
sorrise sulla sua pelle, salendo fino alla bocca –Bene- le
lasciò
un veloce bacio a stampo prima di ritornare sul suo collo.
- A
metà tra la clavicola e la gola prese a succhiarle la pelle,
mentre
Ellie si costringeva a rimanere in silenzio per pudore.
- Quando
si staccò le passò l’indice sulla
macchia rossa che si era
formata sulla pelle chiara.
- La
ragazza socchiuse gli occhi, intrecciando le braccia dietro la sua
schiena e nascondendosi nell’incavo del suo collo.
- -Che
succede piccola?- le domandò preoccupato.
- -Io…io..-
lei balbettò, la voce incrinata.
- -Ehi,
non va bene? Non ti è piaciuto?- le chiese mortificato
stringendola a se –Eppure mi sembrava stesse andando bene-.
- Ellie
scosse la testa –A…Andava benissimo Zayn, ma
io….beh, non sono
abituata a questo genere di cose- spiegò imbarazzata.
- Zayn
annuì comprensivo ed incollò
il suo sguardo soddisfatto in quello della ragazza ancora una volta
–So che
queste cose sono nuove per te, ed ho tutte le intenzioni di fartele
scoprire. Ma solo
io posso mostrartele e solo se lo vorrai
tu portai smettere di appartenermi. Lo vuoi, Ellie? Vuoi che sia
qualcun altro?-
domandò sfiorandole il naso con il suo.
- La
ragazza sentì il cuore stringersi in una morsa. Lui Era
così….deliziosamente
possessivo.
- Ellie
mugolò, stringendosi di più al suo corpo -No,
Zayn. Dio, no-
ammise sospirando.
- Lui
le sorrise accarezzandole i capelli ancora una volta –Bene
piccola,
perché sei solo mia- la avvisò prima di alzarsi.
- Recuperò
la camicia dal pavimento e la indossò senza abbottonarla
prima
di ritornare di nuovo vicino a lei.
- -Non
voglio ritornare giù e vedere tutta quella gente-
confessò la
ragazza nascondendo la testa sotto al cuscino.
- Zayn
si sedette sul letto –Soprattutto quello lì?-
domandò con la fronte
corrucciata.
- Ellie
sorrise –Soprattutto quello lì- annuì
sbuffando.
- Zayn
sorrise dolcemente, stendendosi al suo fianco e tirandosela sul suo
petto ancora nudo –Allora starò qui fino a quando
non ti addormenti e poi
scapperò dall’entrata della cucina da cui mi sono
imbucato- le baciò la fronte
prendendo ad accarezzarle i capelli sciolti.
- Ellie
ridacchiò, appoggiandosi ai suoi addominali
–Buonanotte allora- lo
salutò chiudendo gli occhi.
- -Sogni
d’oro piccola- le sussurrò lui
nell’orecchio, stringendola tra le
braccia.
-
-
- Ai,ai,ai,ai.
- Zayn
arrabbiato signore e signori, e ho
detto tutto.
- Mai
far arrabbiare un bad boy come lui.
- Beh
forse per una reazione del genere io
lo farei spesso cwc
- Davvero,
spero di non aver esagerato.
- Anche
perché non avevo minimamente idea
di come scrivere scene del genere, soprattutto perché
è la prima storia a rating
arancione che scrivo.
- Probabilmente
non sono riuscita a
spiegare come volevo e come immaginavo la scena e quindi non si
capirà un
cazzo, ma credetemi, ci ho provato con tutta me stessa!
- Anyway
fatemi sapere cosa ve ne pare, e
non siate delicate!
- Grazie
ovviamente a chi segue e
recensisce la storia, vi voglio bene ragazze *freehug*
- A
presto, spero x
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