Give me love

di SashaJohnson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hug me? ***
Capitolo 2: *** Killer ***
Capitolo 3: *** Peter Pan & Spoon ***
Capitolo 4: *** Wake up! ***
Capitolo 5: *** The Bet ***
Capitolo 6: *** Finally the truth ***
Capitolo 7: *** Oh, Grandpa! ***
Capitolo 8: *** Halloween Party! ***
Capitolo 9: *** Green eyes & Kisses ***
Capitolo 10: *** Without you ***
Capitolo 11: *** Another Kiss ***
Capitolo 12: *** Return to London & One Month ***
Capitolo 13: *** Give Your Heart A Break ***
Capitolo 14: *** Appuntamento a 4 pt 1 ***
Capitolo 15: *** Appuntamento a 4 pt 2 ***



Capitolo 1
*** Hug me? ***


Ehm... premetto col dire che questa non è la prima FF che pubblico, ma è la prima che pubblico essendo sicura al 100% di finirla. Voglio dedicare questa FF a tre persone speciali che mi hanno spronata a scrivere e mi hanno costretta a pubblicare questa FF: la fantastica AngelCruelty; la mia gemella super coccolosa shannen shelter; mia cugina, che nella storia ha il ruolo di Liz. Spero che la storia vi piaccia :)


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Guardai mia cugina seduta al mio fianco che dormiva come un ghiro. Come diamine faceva a dormire su quei cazzo di sedili che erano più scomodi delle pietre? Mistero.
Non aveva una bella cera, era pallida come un lenzuolo e le guance erano umide, chiaro segno che anche quando dormiva continuava a piangere.
Non sapevo che cosa fare. Non ero mai stata brava a dare consigli, ero in grado di ascoltare, ma cosa potevo dirle? Le mie parole striminzite avrebbero potuto fare la differenza?
Mia madre aveva sostenuto di si, diceva che per il duro periodo che mia cugina stava affrontando avrebbe avuto bisogno di qualcuno vicino, qualcuno più vicino alla sua famiglia, e tutti, io compresa, sapevamo che stesse parlando di me.
Io per lei ero come una sorella, e il sentimento era ricambiato, ma ora mi trovavo in una situazione più grande di me che non ero sicura fossi in grado di affrontare, eppure dovevo farlo per lei.
Non avrei potuto lasciarla da sola, aveva bisogno di me. Ed ecco che mi ritrovai seduta sui sedili più scomodi dell’aereo più mal combinato di tutto il mondo. Partenza: New York; Destinazione: Londra.
A far che? Solo per andare ad abitare da un cugino di Liz, mia cugina. Un cugino di cui lei non conosceva l’esistenza fino a una settimana fa. Liz aveva sempre saputo che suo padre aveva troncato i rapporti con tutti i suoi familiari quando suo nonno lo aveva ripudiato perché aveva deciso di sposare mia zia, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che questo suo cugino avesse deciso di prendere la sua custodia.
Che cosa sapevamo di lui? Proprio niente, tranne che si chiamava Liam e che condivideva una casa a Londra con altri quattro ragazzi. Insomma, ditemi voi se potevo lasciare mia cugina, che in questo periodo è più fragile di un bicchiere di vetro, alla mercé di quei cinque di cui non sappiamo niente: che so, magari sono una banda di criminali, oppure dei mascalzoni pervertiti. Ok, forse è una cosa un po’ tragica da pensare, ma chi può mai saperlo con tutte le voci che corrono in giro? Ora mai non ci si può più fidare di nessuno. <<Attenzione, avvisiamo tutti i passeggeri a bordo che tra pochi minuti atterreremo all’aeroporto di Londra, si prega di stare seduti e di tenere le cinture allacciate, grazie>> disse la voce annoiata e robotica di un’hostess da quelle casse mezze fracassate. Ma dico io, se ti annoia davvero tanto fare questo lavoro, cambialo! Fai un favore a te stessa ma soprattutto alla comunità!
Con questo pensiero sbuffai e mi allacciai la cintura per poi attendere che l’aereo atterrasse e chiusi gli occhi. Quando qualche minuto più tardi sentii la voce dell’hostess capii che eravamo atterrati.
Aprii gli occhi e vidi che intorno a me tutti gli altri passeggeri si erano alzati, e le uniche sedute eravamo io e Liz. Mi slacciai la cintura e picchiettai leggermente con l’indice sulla spalla di mia cugina. Lei si mosse un poco e piano piano aprì i suoi occhi verdi. <<Liz, siamo arrivate.>> le sussurrai.
Lei mi guardò per un attimo, poi con gli occhi scrutò l’aereo come se si stesse ricordando di dove fosse e poi annuì, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Io mi alzai prendendo la mia borsa dal bagagliaio e porgendo a Liz la sua.
Mentre scendevamo dall’aereo, andavamo dentro l’aeroporto e prendevamo gli ultimi bagagli nessuna di noi due spiccicò parole. Lei perché da quando era successo quello che era successo si era chiusa in sé stessa, io perché sapevo che un aeroporto non era il luogo migliore per parlare di ciò che era successo e di come lei lo stava affrontando.
Con la mia valigia enorme in una mano, il trolley nell’altra e la borsa appoggiata alla mia spalla destra, mi incamminai con mia cugina verso la sala delle partenze e degli arrivi. Ad attendere le persone provenienti da New York c’erano parecchie persone, ma non sapevamo chi fosse il misterioso cugino.
<> le chiesi senza far sfociare il mio tono di voce nell’ irritato. Solo allora mi accorsi che il suo sguardo era fisso in un punto preciso del luogo.
Seguii il suo sguardo e capii che stava osservando un ragazzo dai capelli biondo scuro come i suoi che teneva in mano un cartello con su scritto “Liz Payne”. Suo cugino.
Feci un cenno col capo a mia cugina e mi avviai verso il ragazzo. Liz camminava al mio fianco, ma era talmente silenziosa, magra, pallida, da poter sembrare un fantasma.
Quando ci ritrovammo di fronte a Lui, mi accorsi che era piuttosto carino e che non mi dava una cattiva impressione, e al 90% delle volte il mio intuito non sbagliava mai; poi c’era quel piccolo 10% che comprendeva anche Carl Mason, uno dei più sfigati della scuola con il quale io avevo cercato di fare amicizia ma che alla fine si era rivelato un depravato che per mesi mi aveva tormentato perché voleva farsi la collezione delle mie mutande e dei miei reggiseni. Ripensandoci fa ridere, ma vivere quell’esperienza è stato uno stress, non ve lo auguro. <<Liz.>> disse piano il cugino. Lei non disse niente, si limitò a scrutarlo e poi gli passò davanti senza dire una parola. Io e suo cugino la vedemmo avviarsi verso l’uscita, poi lui si voltò verso di me e mi porse la mano. <<Liam, piacere>> disse sforzandosi di sorridere magari per educazione. Io non fui altrettanto brava. Gli strinsi goffamente la mano a causa delle valige e mi limitai a dire <<Hope>> senza sorridere.
Quando Liam si girò per avviarsi verso la cugina io gli poggiai una mano sulla spalla e lo feci rivoltare. <<Senti Liam, patti chiari amicizia lunga: tutti e due sappiamo bene per quale motivo io sono qui, quindi se tu o i tuoi stupidi amichetti farete soffrire Liz giuro che avrai un biglietto di sola andata per l’ospedale>> gli dissi con quanta più determinazione avessi.
Lui mi fissò, capì che non stavo scherzando e annuì. Provò a prendere le mie valige per aiutarmi, ma io lo bloccai. <<Non sono io quella che ha bisogno di aiuto in questo momento>> dissi quasi acidamente e con gli occhi indicai Liz che si era fermata nel bel mezzo della sala. Liam la osservò e dopo avermi sussurrato un <> di cui io non conoscevo il motivo, si incamminò verso Liz.
Li vidi da lontano: lui le disse qualcosa e lei continuò ad andare avanti lasciandogli le valige che lui prese senza il minimo sforzo. Li seguii, ed una volta fuori Liam ci condusse ad un’auto nera di cui non conoscevo la marca: non me ne ero mai intesa tanto di macchine.
Io e Liz ci sedemmo sui sedili posteriori mentre Liam, dopo aver messo le valige nel bagagliaio, si sedette al posto di guida e mise in moto. In un’altra occasione mi sarei messa ad osservare fuori dal finestrino le meraviglie di Londra, ma ora tutto ciò che vedevo sembrava una chiazza indistinta di colori, perché l’unico pensiero per ora era mia cugina.
Dopo un arco di tempo che mi sembrò un secolo l’auto si fermò e Liam ci venne ad aprire. Io e Liz scendemmo e seguimmo Liam davanti la porta di quella casa.
Una volta dentro non mi preoccupai minimamente di come fosse predisposta la casa, degli immobili o cose del genere: volevo solo sapere dove avremmo dormito io e mia cugina e dove fossero gli altri quattro. Ma vedendo la casa deserta mi grattai la testa confusa. Di solito in una casa dove convivono cinque ragazzi c’è sempre manicomio, mentre lì c’era un silenzio quasi agghiacciante.
Vidi Liam portare le valige di Liz sopra, e io e mia cugina lo seguimmo a ruota. Il ragazzo si fermò davanti a una porta. <<Questa è la vostra stanza>> disse posando le valige. Liz entrò senza dire una parola mentre io poggiavo le valige vicino alle sue. Poi mi voltai verso Liam. <<E i tuoi amichetti?>> chiesi quasi acidamente. Liam si scrollò le spalle. <<Ho spiegato loro la situazione e li ho convinti ad andare a dormire fuori per oggi.>> mi spiegò.
Io lo fissai e capii che non aveva mentito. Non era affatto male, avevo visto giusto. <<Mi puoi portare in bagno?>> gli chiesi cercando di sembrare gentile. Liam annuì e mi guidò verso il bagno. Io ci entrai, osservai la stanza e poi mi voltai verso Liam che si stava dirigendo chissà in quale parte di quella casa.
<<Ehm.. Liam>> lo chiamai flebilmente, eppure lui riuscì a sentirmi. Si girò verso di me quasi sorpreso. <<Grazie, per tutto>> gli dissi per poi scomparire in bagno, eppure avevo visto sul suo viso comparire un sorriso gentile che sembrava dire <<E’ il minimo che potessi fare>>
Mi appoggiai alla porta con la schiena, presi diversi respiri profondi e poi mi sciacquai la faccia. Oramai il dado era tratto, mi trovavo a Londra, con mia cugina, suo cugino e da domani con altri quattro ragazzi e il mio unico vero obbiettivo era cercare di far rivivere mia cugina, quell’essere umano che si era ridotta ad uno stato vegetale. Il mio cellulare vibrò.
Me lo sfilai dalla tasca dei jeans e vidi che mi era arrivato un messaggio: Liz. “Mi abbracci?” due semplici parole che mi bastarono a farmi stringere il cuore.
Aprii di scatto la porta e mi precipitai nella nostra camera, dove sull’enorme letto matrimoniale c’era Liz.
Andai dietro di lei e l’abbracciai più forte che potei mentre sentivo le sue lacrime calde bagnarmi le maniche della maglietta. E, dopo non so quanto, nell’oscurità della stanza, ci addormentammo, abbracciate.

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Capitolo 2
*** Killer ***


Aprii gli occhi di scatto. Un rumore proveniente da sotto mi aveva svegliata. Non seppi dire cosa fosse, forse una porta che sbatteva, non lo so. Ero ancora abbracciata a Liz, che ora dormiva profondamente e aveva smesso di piangere. Cercai di staccarmi da quell'abbraccio il più delicatamente possibile. Guardai l'orologio sul comodino: erano le 3:00 di notte. Beh, colpa del rumore o no mi sarei svegliata comunque... colpa del fuso orario. Mi alzai dal letto il più silenziosamente possibile e uscii dalla stanza.

La casa era immersa nell'oscurità, e dovetti appoggiarmi alla parete per evitare di inciampare. I continui rumori di passi provenienti dal piano di sotto più il lungo corridoio immerso nel nel buio mi ricordarono tanto una di quelle case dei film horror, e in teoria quello era il momento dove spuntava il fantasma che ti faceva rizzare i capelli oppure usciva l'assassino con un coltello insanguinato in mano. Mi rimproverai mentalmente, dovevo smetterla di farmi questi film mentali, qualcuno avrebbe pensato che mi facevo qualcosa.

E poi perchè mi stavo ponendo questi problemi? Molto probabilmente era solo Liam che aveva un pò di sete, non c'era niente di cui preoccuparsi. Ma la curiosità continuava a divorarmi e non sapendo resistere scesi le scale sempre cercando di non far rumore e trattenendo quanto più fiato potevo. I rumori si fecero più vicini man mano che mi avvicinavo, poi, tutto d'un tratto cessarono. Il cuore mi martellava nel petto, non sapevo che fare, quei rumori anche se non molto rassicuranti almeno mi davano l'idea di non essere da sola.

Ora invece quel totale silenzio mi metteva i brividi. Deglutendo continuai a vagare alla ceca. "Su assassino, dove sei? Perchè mi devi mettere ansia? Uccidimi e basta!" Pensai. Ok, forse bevevo troppo caffè. Senza rendermene conto andai a sbattere contro qualcosa. Ma dalla massa sembrava più un qualcuno. Aprii la bocca ma non ne uscii nessun suono e senza pensarci due volte feci partire un calcio alla rinfusa. Sentii la persona gemere dal dolore e allora io scappai alla ricerca di un posto sicuro, o per lo meno di un interruttore.

Arrivata davanti le scale le luci si accesero e io mi bloccai sul posto con i brividi a fior di pelle. Ecco, ora l'assassino mi avrebbe uccisa e poi avrebbe seppellito il mio corpo in giardino. "Hope, da domani niente più caffè" pensai iniziando a insultarmi in mille modi diversi. E poi, se fosse stato un vero assassino mi avrebbe già uccisa. Respirai profondamente, e dopo aver spostato una ciocca dei miei capelli color mogano dietro l'orecchio i voltai verso dove ci sarebbe dovuto essere "l'assassino".

Infatti, ma somigliava a tutto tranne che ad un assassino. Era un ragazzo che poteva avere più o meno la mia età, capelli ricci e castani, molto più alto di me e da un bel fisico... non bello come quello di Liam dovevo ammettere, ma a modo suo era attraente. Gli occhi non potevo vederli, li aveva chiusi a causa del mio calcio. <<Chi sei?>> gli chiesi cercando di non sembrare una bambina in trappola. Il ragazzo, piegato ancora in due dal dolore, aprii gli occhi, due occhi verdi simili a smeraldi, e voltò la testa verso di me.

<<Il ragazzo a cui hai appena dato un calcio nelle palle.>> rispose lui. Io alzai gli occhi al cielo "Ma che intuizione Sherlock" <<Chi sei?>> gli chiesi nuovamente cercando di mantenere il controllo. Lui si alzò in piedi, e solo allora mi accorsi di quanto fosse alto e carino. Si avvicinò a me e mi porse una mano. <<Harry, Harry Styles>> "Ah bravo, ora mettiti a fare pure la presentazione alla James Bond." Questo qui secondo me era uno che se la tirava. Non gli strinsi la mano e lo guardai. <<Bond, James Bond>> gli risposi.

Lui mi guardò un attimo cercando di cogliere il sarcasmo, poi sorrise rivelando due fossette bellissime ai lati della bocca: io amavo le fossette. Cercai di reprimere quel pensiero concentrandomi sull'individuo. <<Mi prendi per il culo?>> mi chiese ritirando la mano che io avevo deciso di non stringere. Sorrisi nel modo più stronzo che conoscessi. <<Pensavo che tu stessi facendo la stessa cosa con me>> gli risposi. Lui mi guardò, sorrise strafottente e si avviò verso la cucina, dandomi le spalle.

Uno che se la tirava e per giunta maleducato. Mi ero trovata l'assassino peggiore di tutti. Lo seguii sempre cercando di mantenere le distanze. <<Si può sapere chi diavolo sei?>> gli chiesi acida mentre lui ficcava la testa in frigo e la usciva con una bottiglia d'acqua in mano. Lui posò la bottiglia sul piano e mi fissò <<Te l'ho già detto>> io chiusi le mani a pugno. Dio quanto era snervante quel ragazzo.

<<Non è di mio interesse sapere il nome del mio assassino visto che probabilmente non vivrò abbastanza a lungo per raccontarlo alle autorità>> sbottai. Lui alzò la testa di scatto, mi guardò dritto negli occhi con una strana luce e all'improvviso scoppiò a ridere. <<Un... un assassino? T... tu davvero credevi che...>> gli spasmi causati dalle risate erano così violenti che non era in grado di comporre una frase di senso compiuto. Ok... ora la voglia omicida stava venendo a me.

<<Mi dici cosa c'è di tanto divertente?>> gli chiesi incrociando le braccia sotto al seno. Lui smise di ridere e mi guardò sempre con un sorriso stampato in faccia: cercai di non far cadere il mio sguardo su quelle fossette che probabilmente mi avrebbero fatto sciogliere, non importava chi ne fosse il proprietario. <<Liam poteva avvertirmi che TU eri stupida>> disse indicandomi. A sentire pronunciare Liam mi concentrai di più su di lui.

<<Conosci Liam? E aspetta un secondo... mi hai dato della stupida?>> gli chiesi, l'ultima delle due domande quasi urlando. Lui sorrise ancora. <<Si, ti ho data della stupida e si, conosco Liam. Sono uno dei suoi amici coinquilini>> disse appoggiando con le mani al piano di lavoro. CHE COSA? Un coinquilino che si aggirava per casa in modo furtivo quando Liam mi aveva assicurato che non sarebbero venuti fino a domani? Ma che cosa stava succedendo?

<<Liam ha detto che saresti venuti domani mattina e che per stanotte avreste dormito fuori>> gli ricordai. Lui bevve a cannolo dalla bottiglia e dopo essersi scompigliato i capelli con la mano tornò a guardarmi. <<Infatti doveva essere così, ma io ho avuto qualche imprevisto. Quindi eccomi qua>> disse sollevando le braccia come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Ma questo non era affatto normale. Niente nella nostra vita, quella mia e di Liz, era normale da qualche giorno.

Lo guardai con diffidenza mentre si chinava per posare la bottiglia. Decisi che per me era troppo. Mi voltai e salii le scale. Arrivata alla fine sentii che il riccio mi chiamava. Io sbuffai e mi affacciai <<Che vuoi?>> gli chiesi infastidita. Lui sorrise. <<Tu sei Hope, giusto?>> chiese dolcemente. Io fui colta di sorpresa, non mi aspettavo quel tono. Molto ingenuamente annuii in risposta alla sua domanda. Lui allorà mi scoccò un'occhiata strana, quasi maliziosa. Mi fece l'occhiolino e poi se ne andò.

Io alzai gli occhi al cielo e mi avviai verso la mia camera. Quel ragazzo mi dava totalmente sui nervi, era il classico tipo "Sono figo e so di esserlo" mentre magari al posto del cervello aveva della segatura. Entrai in camera e mi appoggia alla porta con le mani dietro la schiena. Eppure aveva degli occhi davvero belli, dei capelli ricci che avrei voluto toccare per vedere se erano morbidi... e poi quelle fossette... "Oh, vaffanculo" pensai reprimendo il modo con cui stavo pensando a quell'idiota e rimettendomi a letto... ma non riuscii a dormire.








Angolo Autrice
*si fa piccola piccola* Ciao ragazze! 
Allora, che ve ne pare del capitolo? E' schifosamente corto e schifosamente schifoso, vero?
Già, lo penso anche io. 
Beh... non c'è molto da dire... in questo capitolo conosciamo meglio Hope e il suo carattere e poi entra in scena Harry, lo stronzo che però andando avanti con la storia... no basta, non dico niente. 

Voglio ringraziare la dolce AngelCruelty che mi ha lasciato una stupenda recensione. 
E ringrazio anche la mia gemellona shannen shelter alla quale voglio un casino di bene.
E mia cugina, che ha inspirato il ruolo di Liz e che continua a spronarmi.
Ora vado, ci si vede.

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Capitolo 3
*** Peter Pan & Spoon ***


Finito di ascoltare “Rolling in the deep” di Adele mi levai gli auricolari dalle orecchie e spensi l’Ipod. Non ero riuscita a chiudere occhio: dalle 4:00 del mattino, orario in cui avevo lasciato quello stupido dell’amico di Liam al piano di sotto, fino alle 10:00 del mattino, ovvero quel momento, ero rimasta tutto il tempo ad ascoltare tutte le diverse canzoni del mio Ipod, passando da David Guetta a Pink, dai Coldplay ai Fun. Liz era ancora addormentata, ma stavolta le sue guance erano rigate dalle lacrime.

Durante la notte aveva avuto il solito incubo, lo stesso da due settimane. Un incubo di cui lei non aveva voluto parlarmi ma che sapevo c’entrasse qualcosa con ciò che le era successo. Mi faceva stare male vederla lì, mi sentivi impotente, come se tutto ciò che facessi fosse totalmente inutile. Ma non mi sarei arresa. Posai l’Ipod sul comodino e facendo il minimo rumore uscii dalla stanza con solo un pantaloncino e una maglietta larga di Superman: avevo bisogno di una doccia.

Che poi la cosa strana è che solo sotto la doccia riuscivo a fare pensieri e discorsi filosofici. “Ma pensi davvero che possa importare a qualcuno i pensieri che fai sotto la doccia?!” mi rimproverò la solita vocina nella mia testa. Io alzai gli occhi al cielo in risposta. Dal corridoio sentivo provenire delle voci: molto probabilmente Liam e quel suo amico riccio tutto bellezza ma niente cervello. Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave. Mi tolsi la maglietta e la buttai a terra, rimanendo coperta nella parte di sopra solo dal reggiseno nero.

Mi appoggiai al lavello e mi sciacquai la faccia: che strano… di solito non mi sarei aspettata tutto quel calore in un bagno. <<Buongiorno!>> disse una voce alla mia sinistra, direzione della doccia. Io sobbalzai schiacciandomi completamente contro la parete guardando dritto nella direzione dalla quale era provenuta la voce. Da dietro le tende della doccia era spuntata un viso sorridente: ecco di nuovo quelle dannate fossette e quei ricci che stavolta erano bagnati e quindi attaccati alla sua testa.

Ma i suoi occhi verdi lampeggiavano di malizia, la stessa luce di qualche ora fa, quando mi aveva chiesto se io ero chi pensava che fossi. Mi ricomposi immediatamente e appoggiai le mani ai fianchi. <<Sei nudo>> constatai. Lui sorrise di più, mostrando dei denti perfettamente bianchi. <<Anche tu, sotto…>> e mi guardò bene il corpo <<… beh si, sotto quel poco di vestiti che ti sono rimasti.>> disse sorridendo malizioso come se fosse un invito ad unirmi con lui. Io mi abbassai quasi immediatamente, presi la maglietta e me la rimisi.

Poi lo guardai e gli dissi acidamente <<Stronzo!>> Lui fece spallucce, come se fosse abituato a quel genere di offese o come se “Stronzo” in confronto alle altre offese ricevute fosse un complimento. Io sbuffai e me ne andai quando sentii una pazza voglia omicida invadermi il corpo. <<Bel seno!>> lo sentii urlare dal bagno. Diventai subito rossa dalla vergogna. Ma perché facevo così solo con quell’individuo?

Cioè, non avevo mai avuto un gran senso del pudore, non mi vergognavo mica a farmi vedere in reggiseno, ma era anche vero che avevo il complesso del seno: la mia quinta, che mia madre e mia zia avevano più volte sostenuto che delle ragazze avrebbero fatto qualsiasi cosa per averla, era profondamente odiata dalla sottoscritta. Insomma, era un seno enorme! Scesi velocemente le scale e mi diressi in cucina, avevo un urgente bisogno di caffè, o sarei crollata.

Ma arrivata in cucina trovai Liam ed altri due ragazzi che parlavano. Uno di loro era moro, occhi azzurri e un aria da “Peter Pan” stampata in faccia… alle volte mi ricordava un folletto. L’altro era un ragazzo dalla pelle olivastra, capelli e occhi scuri, entrambi belli da mozzare il fiato. Possibile mai che a Londra ci fossero solo ragazzi belli? Anche Liam e quel riccio tutto segatura lo erano. Quando mi videro fermi davanti alla soglia smisero di parlare, poi Liam si alzò dalla sedia su cui era seduto e mi affiancò.

<<Ragazzi, lei è Hope, la cugina di mia cugina.>> mi presentò. Io feci un gesto con la mano per salutarli. <<Hope, lui è Zayn>> e con una mano mi indicò il moro dalla pelle olivastra che mi sorrise e mi salutò con un gesto della mano  <<E lui è Louis>> Liam mi presentò anche l’altro ragazzo, che a differenza del primo mi guardava con curiosità. Dopo un po’ era un po’ inquietante. <<Hai bisogno di qualcosa?>> mi chiese Liam. Io mi concentrai su di lui distogliendo lo sguardo da Peter Pan.

<<Si, un caffè e un bagno libero. Nell’ altro c’è…>> iniziai a dirgli ma lui mi bloccò <<…Harry>> finì la frase al posto mio. Qualcosa mi stava facendo intendere che il riccio doveva già avergli raccontato l’accaduto di quella notte. <<Io mentre ti preparo il caffè… tu siediti>> disse facendo con la testa un cenno verso la sedia su cui era seduto prima. Io annuii e mi sedetti affianco al ragazzo di nome Louis. <<E così tu sei Hope giusto?>> mi chiese lui reggendosi la testa con la mano. Io lo fissai.

Ma in questa casa avete tutti il vizio di prendermi per il culo? Non sei stato attento quando Liam mi ha presentato?” urlai mentalmente. Non risposi. Lui rise. <<Beh… solo perché tu lo sappia… nessuno di noi è un assassino, vorremmo evitare un calcio nei nostri gioielli di famiglia>> mi disse sempre sorridendo. “Ok, questa è una presa per il culo bella e buona”. Lo guardai con gli occhi stretti e poi risposi a tono. <<Beh, tu evita di entrare di soppiatto in casa quasi fossi un ladro e vedi che non ti succederà niente di male.>>

Louis mi guardò, sorrise ancora e poi si voltò verso Liam <<Questa ragazza mi piace>> gli disse. Sentii Liam ridere e Zayn sospirare. <<Non è che dobbiamo dirlo a Eleonor vero?>> gli chiese quest’ultimo. Louis si voltò verso Zayn. <<Io e lei abbiamo una relazione “aperta”>> si giustificò Louis facendogli la linguaccia. <<Ecco perché ieri stavi per picchiare il ragazzo che ci provava con lei, vero?>> Louis diventò rosso, Zayn aveva colpito nel segno.

<<Beh, di certo stare tutta la notte a sentire te e Perrie che urlavate come dei cani in calore non è stato il massimo del conforto>> lo rimbeccò Louis. Ma davvero dovevano parlare di queste cose davanti a me? Li conoscevo da cinque minuti ma loro mi trattavano come se mi conoscessero da sempre. <<Non è colpa mia se tu hai una vita sessuale meno attiva della mia!>> gli rispose Zayn. <<Meno attiva della tua? Se ti raccontassi la mia vita sessuale ti si rizzerebbero i capelli più di quanto lo siano già!>> disse Louis.

<<Ragazzi, sappiamo tutti che qui sono io colui che fa volare il suo uccellino come nessun altro>> disse una voce roca. Tutti e tre ci girammo e vedemmo Harry fare il suo ingresso in cucina. Si era asciugato i capelli e aveva indossato un paio di jeans e una maglietta bianca a maniche corte. <<Scusami se non siamo tutti come te che sembra che c’hai scritto in fronte “Prendetemi, sono vostro!”>> gli disse Zayn. Harry sorrise.

<<Mi dispiace deluderti caro Jawaad, ma sono le ragazze che ogni volta che mi vedono hanno scritto negli occhi “Sono tua!”>> gli rispose semplicemente. Ok, quindi da quello che avevo capito: Zayn era fidanzato con una certa Perrie, Louis con una certa Eleonor mentre Harry era il solito puttaniere che se ne faceva una ogni sera? E Liam cos’era? Un trisex? Maschi, femmine e animali? <<Ragazzi, vorrei ricordarvi che abbiamo una ragazza che non ci conosce in casa>> li rimproverò Liam che doveva essere il più assennato di tutti.

Che sia benedetto! I ragazzi si voltarono verso di me come se si fossero accorti solo in quel momento che io ero lì. Ma mi avevano vista cinque minuti fa! Possibile che l’unico sano di mente fosse Liam e che tutti gli altri sembravano essersi strafatti?  <<Louis, prendimi qualcosa per girare lo zucchero>> gli chiese il cugino di Liz. Louis fissò prima Liam, poi me, poi un cassetto e sulla sua faccia comparve un sorriso… beh, il sorriso di chi sta architettando un piano diabolico.

Mi guardò e sussurrò <<Primo cassetto>> e con il dito indicò il cassetto che aveva guardato prima. Io mi avvicinai diffidente: non mi era piaciuto il suo sguardo. Aprii il cassetto, ma non c’era niente di strano: era un normale cassetto pieno di posate. Presi un cucchiaino e mi avvicinai a Liam. <<Tieni>> gli dissi porgendoglielo. Lui si girò verso di me e…. saltò in aria. Si allontanò urlando come se in mano tenessi una pistola. <<Non ti avvicinare!>> mi disse maneggiando un mestolo.

Mentre io lo guardavo spaesata gli altri scoppiarono a ridere. Io li guardai ad uno ad uno. <<Ma siete tutti pazzi?>> urlai. Loro continuarono a ridere e Zayn si avvicinò a me. <<Liam ha paura dei cucchiai>> mi informò continuando a ridere. Paura dei cucchiai? Ma stava scherzando? E come prendeva la minestra? Con la cannuccia? Scoppiai a ridere anche io a quel pensiero, (una risata vera, di quelle che non facevo da tempo) facendo cadere a terra il cucchiaino e continuando a ridere insieme agli altri. Ok, forse erano pazzi, ma non erano male.

 
Liz’s POV
Continuai a guardare fuori dalla finestra… ma in realtà non vedevo niente. Non ne ero capace. Da quando se ne erano andati mi sembrava di non essere più capace di fare qualcosa: non ero più capace di parlare, di mangiare… l’unica cosa che riuscivo a fare era dormire. Ma anche quando dormivo i ricordi mi perseguitavano. Vedevo nei miei incubi i miei genitori, immersi in un alone bianco, che mi guardavano con odio e iniziavano a dirmi che era tutta colpa mia se erano morti. E avevo iniziato a crederci.

Perché se invece di uscire di nascosto per andare alla festa di Meredith tutto questo non sarebbe accaduto. I miei genitori non sarebbero usciti alle 2:00 di notte alla mia ricerca e non si sarebbero imbattuti in quell’ubriaco al volante che… Non avevo il coraggio di continuare. Il solo pensiero mi faceva sentire peggio di quanto mi sentissi già. Avevo come una voragine nel petto, un vuoto che nessuno sarebbe stato in grado di colmare. Nella mia vita non mi è mai mancato l’amore, avevo una vita perfetta.

Ora invece l’amore mi mancava e senza di esso non sapevo se sarei riuscita ad andare avanti. Sentii la porta aprirsi e mi girai lentamente. Sulla soglia c’era Hope, mia cugina, l’unica che sentivo vicina, ma dalla quale cercavo di rifiutare ogni tipo di aiuto. <<Come stai?>> mi chiese. Come stai? Che domanda stupida da fare a qualcuno che ha perso i genitori. In tutta risposta mi voltai verso la finestra, cercando di estraniarmi dal mondo.

Mi aspettavo che lei mi lasciasse in pace, come aveva sempre fatto, ma non fu così <<Adesso basta!>> urlò. Io mi voltai verso di lei scrutandola piano. <<Muovi quel cazzo di culo, va bene? Smuoviti prima che ti prenda a calci nel sedere!>> urlò ancora. La finezza non era mai stata il suo forte, e se non fossi stata in quelle condizioni sarei potuta anche scoppiare a ridere, ma non sapevo più come si facesse, non sapevo più cosa fosse la felicità.

<<Io sono venuta in questa fottuta città da questo tuo fottuto cugino solo per te e tu mi tratti come se fossi nessuno? Vaffanculo!>>
Nessuno ti ha mai chiesto di venire
<<So che i tuoi genitori sono morti, e anche se non posso capire il dolore che provi…>>
Esatto, non puoi capire
<<…devi trovare la forza di andare avanti. Pensa ai tuoi genitori: pensi davvero che vorrebbero vederti come un’asociale? Come una depressa in stato vegetale? Anche una persona legata a mille flebo all’ospedale sta meglio di te!>>
Preferirei morire piuttosto che stare qua!
<<Anche Liam, quel poveretto, aspetta solo che tu scenda da queste dannate scale e gli dica qualcosa, qualunque cosa. Ma non dirgli che qui stai una merda, perché questo è il posto migliore dove saresti potuta capitare!>>
Si, un posto pieno di sconosciuti, il mio lato della famiglia che mi ha rinnegato
<<Solo una cosa: non fare il mio stesso errore! Non fare ciò che ho fatto io per quattro anni schifosi, non farlo
!>>
Si che lo so di cosa stai parlando… ma non posso prometterti nulla
<<Alzati, reagisci cazzo! Scendi da quelle minchia di scale e vivi!>> urlò alla fine per poi uscire fuori sbattendo la porta. Io mi voltai verso la finestra ma stavolta con gli occhi umidi: ammetto che le parole di Hope mi avevano colpito molto, ma non pensavo potessero farmi quell’effetto. Aveva ragione, troppo, ma non sapevo se sarei stata in grado di seguire i suoi consigli. Gli occhi si inumidirono sempre di più, iniziai a vedere tutto confuso, poi… il bianco.

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Capitolo 4
*** Wake up! ***


Quando aprii gli occhi mi ritrovai esattamente dove non mi volevo trovare. Mi guardai intorno. Quell’alone bianco che celava tutto e tutti, tranne i miei genitori. Quell’aria che non aveva né spazio né tempo. Non dovevo essere lì, dovevo andarmene prima che fosse stato troppo tardi. Iniziai a pizzicarmi le braccia, di solito funzionava, ma non quella volta. Continuai a pizzicarmi i polsi sempre più violentemente… eppure non mi svegliavo. Alzai lo sguardo e vidi due figure avvicinarsi.

Iniziai a tremare e gli occhi mi si riempirono di lacrime. No, dovevo svegliarmi, o quanto meno dovevo correre, andare via, ma i miei piedi sembravano essere incollati al pavimento, non riuscivo a muovere un muscolo. Quando le due figure si fecero più nitide e vicine abbassai lo sguardo: non sarei mai stata capace di sopportare i loro sguardi accusatori. Eppure, al contrario di tutti i miei altri incubi dove loro veleggiano per aria, stavolta camminavano.

Si fermarono a pochi passi da me e trattenni il fiato con la paura che faceva scuoter il mio corpo e l’odio verso me stessa che si impossessava di me. <<Ciao tesoro.>> disse la voce tranquilla di mia madre. “Tesoro” era da tanto che non mi chiamava così. E poi la sua voce era diversa da quella degli altri miei incubi, mentre quella sembrava più la voce di una strega assatanata sputa sentenze e veleno, questa sembrava proprio la SUA voce, quella calma e calda, in grado di tranquillizzarmi in qualsiasi momento.

Alzai lo sguardo su di loro, ma non li guardai mai mentre le mie parole iniziavano ad uscire dalla mio bocca come un fiume in piena <<
Mi dispiace! Mi dispiace non essere stata una figlia modello, mi dispiace che siate morti a causa mia. Lo so che è tutta colpa mia, ma non odiatemi, per favore. Non ho mai voluto che tutto ciò accadesse e…>> mi bloccai, le lacrime che iniziavano a rigare il mio viso e mi si formò un groppo in gola.

<<Anche noi non avremmo mai voluto che tutto ciò succedesse, ma è successo. Ma sappilo: non è stata colpa tua?>> disse mia madre. La guardai: il suo sguardo si era addolcito e i suoi occhi verdi come i miei non distoglievano lo sguardo da me. Sembrava proprio lei, quella vera. <<Io e tua madre non ti accusiamo di nulla, non abbiamo mai pensato di farlo, per noi sei sempre stata perfetta>> eccola, la voce gutturale di mio padre. Lo fissai.

Da lui avevo preso solo il colore dei capelli, biondo scuro, poi per il resto ero uguale a mia madre. Era tutto così diverso dagli altri sogni, i miei genitori non mi guardavano con odio, ma con amore. <<Voi… voi non siete arrabbiati con me?>> chiesi loro asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Mia madre sorrise come solo lei era in grado di fare. <<E come potremmo esserlo?>> mio padre la strinse forte a sé.

<<Ma
 è tutta colpa mia se non ci siete più! Se fossi rimasta a casa come mi avevate ordinato…>> iniziai io, ma mio padre mi interruppe alzando una mano <<Se tutti pensassero a cosa sarebbe successo il mondo non andrebbe avanti>> disse mio padre con il suo solito fare filosofico che mi fece sorridere <<Quello che tuo padre vuole dire è che non possiamo rimanere ancorati al passato, dobbiamo saper andare avanti, vivere il presente e affrontare ciò che ci serberà il futuro>> mi spiegò mia madre.

<<Ma…>> provai a protestare io, ma fui nuovamente interrotta. <<Lo sappiamo che è difficile, ma devi farlo>> disse mio padre col suo tono imperioso. Li guardai attentamente: mio padre cingeva le spalle di mia madre con un braccio e mia madre faceva la stessa cosa con il suo bacino. Era la stessa posa che assumevano ad ogni saggio di danza, a ogni recita scolastica. Le lacrime mi salirono nuovamente agli occhi. <<Mi mancate>> sussurrai, ma sapevo che mi avevano sentito.

Mia madre si staccò da mio padre e si avvicinò a me. <<Ti ricordi il carillon che facevi suonare ogni volta che eri piccola?>> mi chiese. Annuii. Certo che me lo ricordavo, come avrei potuto dimenticarlo? Me lo ero portato pure a Londra. Era un carillon bianco che suonava un pezzo dello “Schiaccianoci” con due ballerini che roteavano quando lo facevo suonare. Era una delle poche cose che mi ricordava mia madre. Lei alzò una mano e me la appoggiò sulla guancia per accarezzarmi: riuscivo a sentirla, era morbida e calda.

<<Quando ti sentirai da sola, ascoltalo, noi saremo con te>> mi disse. Con le lacrime che ora scendevano copiosamente sulle mie guance provai a fare un passo: ora i miei muscoli rispondevano ai miei comandi. Di slancio l’abbraccia iniziando a singhiozzare. Ora non volevo più andare via. Volevo rimanere così, per sempre. Mi sentivo completa, mi sentivo bene. Sentii la mano grande di mio padre appoggiarsi alla mia spalla mentre mia madre mi stringeva a sé. <<Ora noi dobbiamo andare>> disse lui.

D’istinto abbracciai anche lui. <<Non voglio>> risposi iniziando a singhiozzare più forte. <<Lo sappiamo, ma dobbiamo farlo>> mia madre si staccò dall’abbraccio di famiglia subito seguita da mio padre. <<E anche tu devi farlo>> disse quest’ultimo. Io mi asciugai le lacrime. <<Non ne sono capace>> risposi abbassando lo sguardo <<Si che lo sei. Sei forte, lo sei sempre stata>> disse mia madre. <<E poi non sarai sola>> continuò la frase mio padre.

Non sarai sola” istintivamente mi balenò in testa l’immagine di Hope e nelle orecchio e mi ronzò la sua tremenda sfuriata. <<
Hope>> sussurrai. Mia madre sorrise e annuì. <<Hope è una forza della natura, lo abbiamo sempre saputo, ma non parlavamo solo di lei. C’è anche Liam>> “Liam” raggelai al sentire quel nome. Come poteva parlarmi di lui in quel modo? Come potevo fidarmi di quel presunto cugino che mi aveva strappata via da casa mia? Avrebbe potuto lasciarmi da mia zia a New York, e invece niente.

Alzai lo sguardo su di loro, cercando di trasmettere con gli occhi tutto il rancore che serbavo per lui. Ci riuscii. <<Non essere arrabbiata con lui. E’ un bravo ragazzo. Sta facendo il possibile per farti stare meglio.>> spiegò mio padre. Aprii la bocca per controbattere, ma mia madre fu più veloce. <<Sappiamo che tu vuoi sapere perché lui ti ha portato qui, ma non possiamo dirti niente. Solo… fidati di lui>> Ma… perché tutti questi enigmi? Perché dovevo sempre aspettare, aspettare e aspettare? Non ero più una bambina.

Ma mi avevano chiesto di fidarmi di Liam. Io mi fidavo di loro, e se loro si fidavano di Liam lo avrei fatto anche io, o quanto meno ci avrei provato. <<Ci proverò>> risposi loro. Mia madre sorrise. <<Tanto finirai per volergli bene. Non sei in grado di vedere il lato negativo delle persone, sei sempre stata troppo buona>> disse quasi come se fosse un rimprovero ironico. Me lo diceva ogni volta che aiutavo persone che non se lo meritavano.

<<Tu non sarai mai veramente sola. Noi saremo sempre con te, qui dentro>> e poggiò la sua mano enorme sul mio petto, proprio sopra il cuore, che in quel momento sembrò riempirsi di quell’amore che avevo sempre ricevuto e che ora mi mancava. Li guardai negli occhi, e senza piangere dissi loro <<Vi voglio bene>> i miei genitori sorrisero e risposero all’unisono <<Anche noi>>

Un’improvvisa folata di vento mi scompigliò i capelli e l’immagine dei miei genitori iniziò a farsi sfocata, fino a quando sparì completamente e io non mi ritrovai più all’in piedi in quella area bianca, ma distesa sul pavimento freddo della “mia” camera a Londra, proprio sotto la finestra. Sbattei più volte le palpebre e mi misi a sedere. Mi girava un po’ la testa a causa della botta, ma non potevo lasciare che uno stupido mal di testa mi mettesse giù, avevo cose più importanti da fare.

Mi alzi lentamente appoggiandomi al muro e piano piano uscii dalla camera e mi avviai verso il piano di sotto. Dal corridoio riuscivo a sentire delle voci e delle risata: riuscii a distinguere la voce di Hope e capii che almeno un po’ si stava divertendo. Era pur vero che lei rideva per la minima cavolata, ma lei non era l’unica a ridere, quindi forse quel posto non era come me lo ero immaginata.

Scesi le scale cercando di fare il minimo rumore possibile e mi fermai sull’ultimo gradino godendomi la scena: seduti su un divano c’erano Hope e “mio cugino” Liam; di fronte a loro su un altro divano c’erano tre ragazzi: uno riccio dai capelli castani e gli occhi verdi; uno moro con gli occhi azzurri che mi dava tanto l’impressione di essere un po’… bambino; un ragazzo dalla carnagione olivastra e dai capelli scuri e gli occhi castano scuro molto profondi che mi dava l’aria da “bad boy”.

Liam, il bambino e il bad boy continuavano a ridere molto sonoramente mentre Hope e il riccio continuavano a prendersi a parole. Mia cugina aveva trovato il suo “nemico”. Anche a New York aveva instaurato lo stesso rapporto con un ragazzo di nome Andrew, con il quale alla fine era stata fidanzata per un anno, ma quando si erano lasciati lei aveva più volte sostenuto di non averlo mai amato veramente: forse era vero, quando si erano lasciati lei non aveva pianto.

Non si erano ancora accorti della mia presenza, troppo impegnati come erano a ridere e a urlare. Tossicchiai un po’, in maniera veramente poco credibile, ma ciò bastò a farli zittire e a farli girare tutti quanti verso di me. I miei occhi verdi incrociarono per un attimo quelli castani da cerbiatta di mia cugina, preoccupati; poi quelli castani di Liam, sorpresi. Gli altri ragazzi mi guardavano con fare curioso. Ora cosa avrei dovuto fare?

Tutti mi guardavano come se si aspettassero che io facessi o dicessi qualcosa, ma ero praticamente paralizzata. Alla fine l’unica cosa che riuscii a dire fu <<Ho fame>> perché era vero. Non mangiavo da due settimane e solo allora mi accorsi di quanto fossi affamata. Liam si alzò subito e mi venne incontro. Io lo guardai negli occhi e lui fece altrettanto. <<Cosa vuoi che ti porti?>> chiese dolcemente quasi fosse un fratello maggiore. Non avevo mai avuto un fratello.

Ci riflettei un po’ <<Un po’ di frutta?>> chiesi leggermente insicura. Mio cugino fece un piccolo sorriso e scappò in cucina. Io guardai Hope, più pallida di prima che sembrava più incapace di me nel muoversi e nel parlare, fatto senza precendeti. Era sempre stata una tipa che non stava mai ferma e che a costo di aprire bocca era decisa anche a parlare con se stessa facendo credere agli altri di essere fuori di testa. Feci dei piccoli passi verso di lei e mi sedetti al suo fianco , nel posto che poco prima era occupato da Liam.

Le strinsi piano il braccio e appoggiai la mia testa sulla sua spalla. La sentii irrigidirsi a quel contatto. Non era mai stata una tipa molto espansiva o che mostrava molto apertamente i suoi sentimenti. <<Scusa>> sussurrai in modo che potesse sentirmi solo lei. “Scusa se ti ho fatto passare le pene dell’inferno, scusa se ti ho costretta a venire qua, scusa se ho fatto finto che tu non esistessi, scusa se mi sono comportata da stupida” pensai.

Lei appoggiò la sua testa sulla mia e capii che mi aveva perdonato: tra noi non c’era mai stato bisogno di lunghi monologhi per capirci, bastava un semplice gesto, era come se fossimo unite da un legame telepatico. Dopo un po’ lei alzò la testa dalla mia e mi presentò i tre ragazzi: Zayn, il bad boy; Louis, il bambino; e Harry, il riccio che lei aveva iniziato con ogni genere di insulto, passando da “idiota decerebrato
” a “stronzo depravato”.

Lui aveva iniziato con “pazza che si fa di coca” e aveva finito con “cogliona che si fa inutili film mentali”. Tutti i loro insulti mi fecero sorridere. Un sorriso vero. Non sorridevo da due settimane, due settimane che mi erano sembrate un anno, ma non ero ancora pronta a ridere. Avrei proceduto a piccoli passi. Nel frattempo Liam mi aveva portato un po’ d’uva che io avevo iniziato a mangiare togliendo prima i semini. Mi avevano sempre dato fastidio.

Mio cugino si era seduto affianco a me e continuava a guardarmi e a parlare con fare dolce e rassicurante. Mia madre aveva ragione. Non ero proprio in grado di vedere il male negli altri. Sarei arrivata a volergli bene. Girai il volto verso di lui e sorrisi <<Grazie>> gli dissi. “Grazie di tutto” Lui sorrise in risposta <<Faccio ciò che posso>> Era davvero dolce. Le urla di Harry e Hope e le risate di Zayn e Louis furono interrotte dalla porta d’ingresso che sbatteva e qualcuno che urlava <<Indovinate chi ha appena passato l’esame di guida!>>

Era un ragazzo dall’accento non proprio inglese, forse scozzese oppure irlandese. Non ci avevo mai capito tanto. Mi ritrovai davanti un ragazzo non molto alto, biondo, con un sorriso a dir poco perfetto e degli occhi azzurri che brillavano da far invidia al cielo dei Caraibi. Era bellissimo. Non so come, non so il perché, ma quando i miei occhi incrociarono i suoi sentii il mio cuore battere forte e un profondo calore che mi pervase il corpo da capo a piedi. Stava succedendo qualcosa dentro di me, ma non sapevo cosa fosse. Solo… non riuscivo a staccare gli occhi da quel ragazzo.

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Capitolo 5
*** The Bet ***


I ragazzi iniziarono ad urlare come dei matti ed in preda a chissà quale euforia saltarono addosso al biondino che aveva fatto il suo ingresso in sala. Gli erano letteralmente saltati di sopra e nel giro di cinque secondi si erano ritrovati tutti per terra, uno sopra all'altro, ma continuavano a ridere come dei pazzi... addirittura più pazzi di me. Ma la scena era talmente comica che non potei fare a meno di ridere anche io.

Mi voltai verso mia cugina. Liz! Era scesa dalle scale! Aveva mangiato! Aveva parlato! Aveva sorriso! Forse era troppo presto perchè ricominciasse e ridere... ma aveva ripreso a vivere! Che fosse stata la mia sfuriata a farla ragionare? No, nei suoi occhi quando era scesa c'era qualcosa di strano, una strana luce, e avevo capito che sotto a quella sua iniziativa di ricominciare da capo c'era qualcosa di più intimo e profondo, qualcosa di cui io non sarei mai venuta a conoscenza, qualcosa che lei avrebbe tenuto celato nel suo cuore per sempre.

La guardai e... fissava i ragazzi con una strana espressione sul viso... quasi come se fosse stupita, sorpresa... inebetita. L'avevo vista più volte fare quella faccia, e la maggior parte delle volte non preannunciava niente di buono. Io le sventolai una mano a pochi centimetri dagli occhi, ma niente, sembrava che fosse su un altro pianeta. Sbuffai. Ci eravamo. Aveva di nuovo avuto un "colpo di fulmine". "Ma che cavolo!" pensai in mente mia. Tutti a lei capitano i colpi di fulmine, non è possibile.

In vita sua ne avrà avuti qualche 20... e quando era innamorata era davvero insopportabile. Pensava in continuazione a loro, a quello che stessero facendo, alle ragazze con cui stessero uscendo. Con uno di loro, Peter, aveva iniziato a messaggiare per un mese sembra però tenendo l'anonimato... e lui era fidanzato! E col tutto che ci stava male continuava a messaggiarci.

Insomma... i ragazzi seri alla fine erano stati solo quattro: Mark... uno peggiore di lui non lo poteva trovare... passava tutti i sabati in un bar a bere, fumare e a giocare a biliardo; James, che al contrario del primo era molto dolce, forse anche troppo per i miei gusti, ma lei ne era innamorata alla follia... fino a quando lui aveva iniziato ad essere troppo... apprensivo, e così era finita; poi c'era stato Dan, l'idiota con il cervello più piccolo di quello di una gallina che controllava tutti i suoi movimenti e che non voleva che uscisse con altri ragazzi; e Steve, lo stronzo megalomane che l'aveva tradita con Alexis, la più troia della scuola.

Però... essendo più piccola di me di un anno aveva avuto più fidanzati. Io ne avevo avuto solo uno, Andy lo chiamavo io. Eravamo stati insieme un anno, ma io non ne ero innamorata sul serio. Insomma, l'amore non esiste, ne sono convinta... o qualche volta, quando do sfogo alla mia vena romantica, penso che sia come un granello di sabbia: un minuto prima c'è, quello dopo è stato spazzato via dal vento. Come può esistere l'amore se nel mondo succedono le cose più brutte?

Omicidi, suicidi, bullismo, persone che muoiono di fame... dove l'amore in tutto questo? Ecco: per me l'amore non esiste. Al contrario di mia cugina che crede che l'amore sia il motore della vita. I ragazzi si alzarono sempre ridendo mentre Liam aiutava il biondino a rialzarsi. Anche lui era veramente bello, non lo si poteva negare: era biondo, non molto alto certo, però aveva degli occhi stupendi... insomma, avete presente il mare delle Bahamas? Ecco, ancora più azzurri.

Erano stupendi e brillavano. <<Allora, che cosa hai fatto per ricevere la patente? Ti sei portato a letto l'esaminatrice?>> gli chiese quell'idiota del riccio ridendo. Il biondino sorrise. <<Queste sono cose che potresti fare solo tu. E anche se avessi voluto non avrei potuto: era un maschio>> I ragazzi scoppiarono di nuovo a ridere e io sorrisi. "Simpatico" pensai. <<Ehy Nello
, dobbiamo presentarti delle persone>> disse Liam spingendolo verso di noi.

Io mi voltai verso Liz... ma sembrava ancora in quello stato di trance. Resistetti all' impulso di buttarle un bicchiere d'acqua gelida in faccia e la strattonai un pochino. Lei sbattè più volte gli occhi e poi mi guardò. Io le feci cenno con la testa verso i ragazzi. Lei strabuzzò di più gli occhi, raddrizzò la schiena e si portò le mani alla testa e cercò di aggiustarsi i capelli. "Ma che diavolo devi aggiustare in quei tuoi capelli? Sono così lisci da sembrare spaghetti!" urlai mentalmente.

Li avrei voluti io i suoi capelli. I nodi si formavano raramente e poi erano bellissimi da toccare... e soprattutto non erano grassi. I miei dopo un giorno sembrava che fossero statti immersi in una bacinella di olio. <<Lei è Hope, una delle mie cugine>> disse Liam. "Ma tutta questa confidenza?" <<Tua cugina?>> chiesi acida. Liam sorrise a mò di scusa.

<<La cugina di mia cugina>> sussurrò al biondino che rise piano. Io alzai gli occhi al cielo e gli porsi la mano che lui strinse molto calorosamente con un sorriso a 32 denti stampato in faccia. <<E questa è Liz, la mia "vera" cugina>> disse Liam sottolineando il "vera". Io lo guardai e alzai il dito medio. Louis e Zayn scoppiarono a ridere battendo il cinque mentre Harry si era appoggiato allo stipite della porta e continuava a fissarmi impassibile.

Avrei tanto voluto urlargli "
Che minchia guardi?" ma non lo feci, perchè successe qualcosa che attirò la mia attenzione. Il sorriso di Niall alla vista di mia cugina si era come spento, e i suoi occhi sembravano essersi accesi di una luce nuova. Ma quasi subito sembrava essersi ripreso ed era ritornato a sorridere, eppure non riusciva a staccare gli occhi da mia cugina, che lo fissava con gli occhi di un gattino innocente.

Erano cotti, andati, partiti, non avrebbero più fatto ritorno tra noi comuni mortali. Forse se ne accorse anche Liam che, notando che non staccavano le loro mani ancora strette tra loro, spine via Niall e lo fece sedere sul divano di fronte a quello su cui eravamo sedute io e mia cugina. <<Hai uno strano accento>> gli dissi sedendomi sul divano portando dietro mia cugina che sembrava più spaesata di prima "Che qualcuno la guarisca, Cristo Santo!"

Il biondino staccò gli occhi da lei e mi fissò <<Sono irlandese>> mi spiegò. Ah... la terra degli ubriaconi... bene. <<Ok,
d'ora in poi ti chiamerò Irlanda>> gli dissi. Lui mi guardò divertito. <<Niall non ti piace proprio eh?>> mi chiese. Sorrisi anche io. Si, era decisamente simpatico. <<Diciamo che mi piacciono molto i soprannomi>> gli risposi. <<Allora tu per me sarai America>> disse lui. Sorrisi di più. <<Bene>> concordai io. Luia annuì e... tornò a fissare Liz. Senza speranze.

Liz invece se ne stava zitta zitta cercando di farsi piccola piccola. Come biasimarla? Mi guardai intorno e notai che il riccio era scomparso. Aggrottai la fronte. Dove diamine era finito? Di certo non era uscito, avrei sentito la porta sbattere. <<Vado in bagno>> annunciai agli altri. Mia cugina mi strinse il braccio e mi guardò come per dire "Non lasciarmi sola". Non lo avrei voluto fare... ma dovevo. Mormorai uno "scusa" veramente sentito e salì le scale. Ma non andai in bagno.

Svoltai verso camera mia ed entrai. Steso sul MIO letto, con in mano il MIO ipod c'era quello scemo di Styles. Strinsi i pugni più forte che potei e chiusi piano la porta. Aveva gli occhi chiusi mentre continuava a muovere le gambe che stavano penzoloni al bordo del letto a ritmo di musica. Mi avvicinai a lui e gli tolsi le cuffie dalle orecchie. <<Che cazzo stai facendo?>> gli chiesi. Lui sorrise strafottente.

<<Bonjour Finesse. Ascolto un po’ di musica, vuoi favorire?>> mi chiese porgendomi uno degli auricolari
. Io ringhiai forte, ma lui non si scompose minimamente. <<Esci subito da camera mia!>> dissi io con tono minaccioso girandomi verso la porta. <<Smettila di fare la dura, non ti si addice affatto>> mi riprese lui. Io mi fermai sul posto. Nessuno me lo aveva mai detto.

Come se fossi stata punta nel mio orgoglio mi girai lentamente verso di lui, cercando di mantenere uno sguardo impenetrabile. <<Che cosa vorresti dire?>> gli chiesi poggiando le mani sui fianchi. <<Ascolti Adele, Demi Lovato, Lana Del Rey. Sei tutto tranne che una dura
>> mi disse come se fosse un ragionamento logico. <<A parte il fatto che non ascolto solo queste cantanti, non mi sembra una spiegazione con un senso logico>> gli dissi. Lui sorrise come se fossi… stupida.

<<Ascoltare l’ipod di qualcuno è come leggere il suo diario segreto
>> rispose. Io raggelai a quelle parole. Non avevo mai avuto un diario segreto per paura che qualcuno avesse potuto scoprire qualcosa del mio passato, ma… se quello che avesse detto Harry fosse esatto? Insomma, io certe canzoni non le avevo nel mio ipod senza motivo. Cercai di non darlo a vedere.

<<Beh… quando dirai qualcosa di più sensato fammi un fischio>> gli dissi alzando gli occhi al cielo e strappandogli l’ipod dalle mani per poi ficcarlo nella tasca dei jeans. Lui rise. <<Non capisco cosa ci trovi di divertente, ma sei pregato di uscire da camera mia!>> gli dissi di nuovo. Lui rimase ancora immobile steso sul letto, in una completa posizione di relax. “Giuro che ora ti strangolo!

<<Ok, ora mi hai rotto veramente i coglioni!>> e così dicendo feci per tirarlo dalla maglietta e farlo alzare, ma lui mi bloccò i polsi e mi ritrovai con il petto schiacciato contro il suo ma con i piedi ben saldati al pavimento. I nostri visi erano vicini, troppo vicini, pericolosamente vicini. I suoi bellissimi occhi verdi brillavano di quella solita luce maliziosa e ai lati del suo sorriso erano comparse quelle dannate fossette che tanto amavo.

Potevo odiare quell'essere sotto di me, ma avrei continuato ad amare le sue fossete. <<Non darmi ordini, dolcezza>> soffiò sulle mie labbra accarezzandomi la guancia destra con la punta delle dita. Io mi divincolai cercando di liberarmi da quella situazione <<E tu non chiamarmi dolcezza!>> ringhiai alzandomi e facendo alzare pure lui. <<E ora esci da camera mia!>> gli dissi indicandogli la porta con il braccio. Lui sospirò. <<Sei proprio cotta di me>>

Che?! Ok, io forse ero pazza, ma lui era prorpio fuori! Io cotta di lui? Si, e Peppa Pig è un personaggio di Winnie The Pooh. <<Ma tu non hai capito proprio un cazzo eh? Io non sono cotta di te, mi repelle tutto di te: i tuoi capelli che assomigliano tanto ad un cespuglio dove i cani e i gatti vanno a pisciare; i tuoi occhi verdi che sembrano il color del vomito; e la tua personalità mi fa proprio schifo! E solo perchè tu lo sappia, non verrò mai a letto con te!>> dissi alzando notevolmente il tono di voce.

Lui non si scompose minimamente, ma iniziò a girovagare per la camera. <<Nemmeno mi conosci>> disse quasi sbuffando. Io incrociai le braccia al petto alzando gli occhi al cielo <<Sesto senso femminile, infallibile>> dissi con fare ovvio. Lui si voltò verso di me. <<Allora io sono chiaramente l'eccezione alla regola.>> disse felice della sua frase. <<No, di te sono sicura al 100%>> risposi. Lui si avvicinò a me. <<Quindi pensi davvero tutto ciò che hai detto?>> mi chiese. <<Si>> risposi.

"Non magari la parte sui suoi capelli e occhi che sono bellissimi" disse una vocina nella mia testa. Scossi leggermente la testa come per scacciarla. <<Quindi sei sicura che non verrai mai a letto con me?>> chiese ancora avvicinandosi sempre di più. Io sorrisi da bastarda. <<Preferirei combattere contro Voldemort e morire per mano di Damon Salvatore piuttosto che venire a letto con te!>> gli risposi. Lui fece un sorriso sghembo. <<Scommettiamo!>> disse. Che cosa? Una scommessa?

<<Che?>> chiesi con la voce un tantino stridula. <<Se entro giugno, ovvero quasi nove mesi, tu non verrai a letto con me, io farò il tuo... schiavo, in caso contrario tu sarai la mia schiava>> disse con un sorrissetto furbo. La sua schiava? Ma il cervello era proprio partito! Io non facevo mai scommesse. Le scommesse erano per i coglioni. Ma se non avessi accettato lui avrebbe pensato che io avevo paura di perdere, che non ero abbastanza forte e che non ero sicura di me.

In preda a chissà cosa gli strinsi la mano e dissi <<Affare fatto!>> lui divenne raggiante. <<Perfetto!>> disse avviandosi verso l'uscita. <<Hai già perso, Styles>> gli dissi andandogli dietro. Lui si grirò verso di me e disse <<Lo vedremo, Stevens>> e così dicendo scese sotto. Io mi appoggiai allo stipite della porta e mi morsi il labbro nervosamente. "Che cazzo avevo fatto?"  




Angolo Autrice
Ciao ragazze!
Allora, non ho la più pallida idea di cosa dovrei parlare. Non sono mai stata molto brava con gli "Angoli Autrice"...
Che ne pensate del capitolo? Fa schifo vero? Si lo so. Harry e Hope come vi sembrano? Vi piacciono? E Liz e Niall non sono dolci?
Insomma... l'ho detto, non sono brava in queste cose... che devo dire? Non posso mica mettermi a ballare la cucaracha.
Ringrazio infinitamente tutte coloro che leggono la storia anche se in silenzio e le mie ragazze che continuano a recensire:

AngleCruelty, shannenshelter, Irene De Luca
Un ringraziamento speciale a Marika, che anche attraverso un dannatissimo computer ha sopportato i miei pianti su Cory Monteith dopo aver visto la puntata di Glee dedicata a lui.
Ora scappo... che poi, perchè si dice ora scappo? Mah!
No, davvero, ora vado, ci sentiamo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

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Capitolo 6
*** Finally the truth ***


La luce del sole che filtrava dalla finestra accanto al letto mi illuminò il viso e aprii gli occhi. Luce del sole. Scattai subito a sedere e guardai la finestra che lasciava trasparire la luce del mattino che a sua volta metteva in evidenza i minuscoli granelli di polvere. Non stava piovendo, c'era bel tempo. Per tutta la settimana non aveva fatto altro che piovere. E io odiavo la pioggia, al contrario di Hope che l'amava talmente tanto da correre fuori a ballare sotto la pioggia.

Lei diceva che era una cosa "tonificante". Io ho sempre pensato che fosse una cosa da pazzi, ma d'altronde non mi sembra che Hope sia normale. Sorrisi a quel pensiero e mi alzai piazzandomi davanti la finestra che qualcuno aveva già aperto e inspirai profondamente. Era già passata una settimana da quando ero arrivata a Londra, eppure era passata così in fretta...

Nel corso della settimana avevo fatto dei progressi: avevo recuperato quasi tutti i chili persi; avevo incominciato a divertirmi; avevo iniziato a formulare frasi abbastanza articolate e... mi stavo innamorando di quel biondino da capogiro. Sospirai ripensando a quegli occhi azzurri limpidi e luminosi. Potevo essermene innamorata dopo un solo sguardo? Insomma, non era una delle solite cotte. Guardandolo avevo provato sensazioni mai sentite fino ad allora. Ma avevo paura.

Ogni volta che provavo a parlarne con Hope lei liquidava il discorso in un nanosecondo dicendomi semplicemente di stare attenta. E io stavo attenta. Insomma, le mie quattro relazioni si erano concluse una peggio dell'altra, e lei non voleva vedermi soffrire. E neanche io volevo soffrire. Forse, molto probabilmente, sarei rimasta lontana da Niall. "Distruggi tutte le cose belle della tua vita" urlò una vocina della mia testa che aveva un non so chè di sibilante e maligno.

Eccola, la voce crudele della verità. Cercai di scacciarla via prima che le lacrime potessero raggiungere i miei occhi e mi voltai verso il letto. Guardai l'orologio sul comodino: le 12:00. Non ero mai stata una tipa mattiniera, ma non sopportavo quando gli altri non mi svegliavano ad un orario decente. Aprii la porta e mi avviai verso il bagno. Aprii la porta e feci per chiuderla, ma due voci provenienti dalle scale attirarono la mia attenzione.

Erano dei bisbigli più che altro, ma nonostante ciò riuscii a sentire il mio nome che veniva pronunciato da una delle due voci, che piano piano si stavano facendo più vicine. La porta di fronte a me si aprii e ne uscì Niall ancora mezzo addormentato. Lui mi guardò e sorrise tutto d'un colpo, e il mio cuore si scaldò alla vista di quel sorriso. Lui si avvicinò e aprì la bocca, forse per salutarmi, ma io non lo feci parlare e lo spintonai di nuovo in stanza insieme a me.

Mi guardava con fare interrogativo e io gli feci segno col dito di fare silenzio mentre le voci si erano fatte notevolmente più vicine. Io mi affacciai di poco dallo sripite della porta e nel bel mezzo del corridoio vidi Liam e Hope che parlavano: lei sembrava arrabbiata mentre lui esasperato. La discussione doveva essere molto accesa. <<Ma come diavolo fai a non capire? Ha iniziato a vivere solo da una settimana! Non puoi spiattellarle la verità così! Dalle il tempo di riprendersi!>> disse lei con il suo solito tono di voce che di certo non era basso.

Liam si massaggiò le tempie con le mani. <<Ma pensi davvero che io non capisca? Lo so che è difficile, ma pensaci un pò su: secondo te non vuole sapere perchè è venuta a vivere qui?>> le chiese mio cugino con un tono di voce decisamente più calmo. <> rispose Hope. <<
Più tempo? Forse è lui che non avrà più tempo, lo vuoi capire?>> gli disse Liam. Lui? Chi era questo lui e che cosa aveva a che fare con me?

Iniziò lievemente a girarmi la testa e mi sedetti sul letto di Niall che per tutto il tempo era rimasto in silenzio e ora mi osservava preoccupato. Io lo guardai aggrottando la fronte <<Tu 
sai qualcosa?>> gli chiesi indicando il corridoio. Lui girò lo sguardo altrove massaggiandosi il collo nervosamente. <<Sai qualcosa?>> gli chiesi di nuovo alzandomi. Lui mi guardò e nei suoi occhi lessi solo la preoccupazione.

<<Liz, 
credimi non posso dirti nulla!>> mi rispose semplicemente con la voce... afflitta. Io mi guardai intorno per fargli credere di essere arrabbiata con lui, cosa di cui molto probabilmente non sarei mai stata capace. Presi dei respiri per cercare di contenere comunque quell'improvvisa curiosità. Poi mi voltai di nuovo verso Niall. <<Va bene, visto che tu non mi vuoi dire nulla, chiederò informazioni a quei due>> e dopo aver indicato ancora una volta il corridoio da dove si potevano udire le voci dei miei cugini feci per andarmene.

Ma Niall mi bloccò il polso e nel modo di farmi rigirare verso di lui inciampaò nei miei piedi e cademmo per terra, io sopra di lui, facendo un rumore infernale. Quella vicinanza era insopportabile. Il suo odore quasi afrodisiaco e indesrivibile mi penetrò le narici, e sapendo che dovevo reagire prima che fosse troppo tardi mi levai da sopra di lui. Solo allora mi accorse che eravamo caduti nel bel mezzo del corridoio e che due metri più avanti c'erano Hope e Liam che avevano smesso di parlare e che ci guardavano: la prima ci guardava con uno sguardo quasi omicida, o meglio, omicida nei confronti di Niall, mentre quando si girava a guardarmi sembrava volesse urlare "
Chcosa stavate facendo?"; Liam invece sembrava molto divertito.

Anche Niall si alzò e in quel momento Hope si avvicinò minacciosamente a lui. <<Niall James Horan, che cazzo stavi facendo a mia cugina?>> disse puntandogli un dito contro il petto. Niall alzò le mani e aprii la bocca per difendersi, ma Hope non lo lasciò parlare. <<Sta zitto, o giuro che ti cas...>> disse lei, ma io non le lasciai il tempo di finire <<Hope!>> urlai innorridita. Lei si girò verso di me e capii che stava cercando di calmarsi. 
 

<<Non è successo niente, sono solo inciampata>> le spiegai io. Lei sembrò calmarsi visto che il suo sguardo sembrava meno duro. <<Voi piuttosto che stavate facendo qui fuori tutti da soli?>> chiesi loro sforzandomi di fare un sorriso malizioso per nascondere loro che avevo sentito tutto. <<Non osare nemmeno pensarlo!>> disse mia cugina ritornando miancciosa. Dio mio, che lunatica.

<<Non potrei mai, insomma, è mia cugina!>> disse Liam con un sorriso furbetto stampato in faccia, e io sapevo perchè. <<Io non sono tua cugina!>> disse Hope irritata. <<Dai, Hope, nemmeno avesse detto che tu sei la sua amica di letto!>> disse Niall. Tutti ci girammo verso di lui. Una battuta del genere ce la saremmo potuti aspettare da Harry, non da lui. <<Con te non ho finito Irlanda, quindi ti conviene stare zitto!>> disse lei voltandosi di nuovo verso di lui.

<<Come vuoi America>> rispose semplicemente lui. <<Hope, veramente
, non è successo niente. Voi piuttosto, non dovete dirmi nulla?>> chiesi passando lo sguardo da lei a Liam. I due ragazzi si fissarono <<Si!>> disse Liam <<No!>> urlò contemporaneamente Hope. <<Osa parlare Liam e giuro che ti strozzo!>> disse lei. Liam sbuffò. <<Niall, portala sotto, ti prego.>> gli chiese Liam. Nialla lo guardò come per dire "Ma ti sei bevuto il cervello?"

<<Questa pazza mi ucciderà! Insomma, guardala! Fa paura!>> gli rispose il biondino. "Che dolce" pensai nonostante avesse detto quelle cose su mia cugina. Che poi era vero. Il suo aspetto non era dei migliori. Non si era pettinata i capelli, quindi i suoi capelli castani sembravano una palla di fieno e i suoi occhi, molto arrabbiati che sembravano volessero uscire dalle orbite, la facevano sembrare un'indemoniata.

<<Hope, ti prego! Ho sentito tutto, e ha ragione Liam, ho bisogno di sapere!>> le dissi. Lei imbronciò le labbra, cosa che faceva ogni volta che non sapeva che dire. Mi guardò negli occhi e io capii cosa voleva sapere. "Sei sicura?" mi dicevano i suoi occhi. <<Si Hope, sono sicura. Ti prego.>> la pregai guardandola intensamente. Lei sembrò calmarsi molto notevolmente: il suo sguardo si era addolcito, le sue spalle erano più ricurve, e i suoi occhi meno... spaventosi.

<<E va bene, sia come vuoi. Scendi lepricano!>> disse Hope a Niall che mi lanciò un'occhiata e scese sotto alla velocità della luce. Io le strinsi una mano per ringraziarla, e lei in tutta risposta annuì, per poi lanciare un' occhiata gelida a Liam e scendere al seguito di Niall. Io sospirai e mi voltai verso mio cugino. <<Allora, cos'è questa storia?>> gli chiesi. Lui si guardò intorno. <<Forse è meglio parlarne in un luogo più appartato.>> disse e mettendomi una mano dietro la schiena mi condusse in camera mia.

Mi fece sedere sul mio letto e chiuse la porta. <<Al
lora?>> chiesi ancora, più impaziente che mai. Finalmente la verità. <<Ok, ti dirò la verità, il motivo per cui tu sia venuta a vivere qui. Solo, non mi interrompere>> disse lui. Io annuii, non avrei fiatato, se fosse stato necessario. <<Ok.>> prese fiato e si sedette affianco a me. <<Quando ci hanno detto che... che i tuoi genitori erano morti...>> disse con un tono di incertezza. Una piccola voragine si fece spazio nel mio petto, ma io la richiusi subito.

<<... mio nonno.... nostro nonno... ha... avuto un attacco di cuore... e i medici ci hanno detto che forse non ce l'avrebbe fatta a lungo... e allora lui ha chiesto come suo ultimo desiderio di... vederti... solo una volta...>> disse lui sempre con quel suo tono incerto. Mio nonno... voleva vedermi? Mio nonno? La stessa persona che mi ha ripudiato per 17 anni ora voleva vedermi? Ma chi si credeva di essere? Pensava davvero che io l'avrei perdonato? Che sarei andata da lui?

Che... non sapevo che pensare... non sapevo cosa dire... <<Quindi sono qui perchè lui mi vuole vedere?>> chiesi con voce flebie mentre sentivo le lacrime salirmi agli occhi. Liam annuì. Io lo guardai.<<Beh, non può farlo. Cosa si aspetta, che da un giorno all'altro io lo perdoni?>> chiesi mentre una lacrima mi rigava la guancia. <<Non lo so cosa pensa, so solo che è seriamente pentito e che vorrebbe vedere sua nipote almeno una volta, prima di andarsene>> disse lui.

Le lacrime ora iniziarono a scendere copiosamente sul mio viso. <<Non ce la farà?>> gli chiesi. <<I medici non ne sono sicuri, è un 50 e 50>> mi rispose. Io respirai profondamente e sentii il braccio di Liam cingermi le spalle mentre mi stringeva a sè. Iniziai a singhiozzare sulla sua spalla. Mi tornarono in mente tutti i Natali passati quando, da bambina, aspettavo che dalla porta entrasse QUEL nonno vestito da Babbo Natale, o tutte le volte che avevo sperato che lui tornasse e facesse pace con mio padre.

E ora era troppo tardi per quello. Ma con me poteva recuperare. E se io non avessi voluto. Ma chi volevo prendere in giro? Certo che lo volevo. Lo avevo capito in quella settimana trascorsa a Londra. Conoscendo meglio mio cugino e iniziando ad affezzionarmi a lui sembrava che una parte della mia vita stesse ritornando al suo posto. Forse con LUI sarebbe stato lo stesso. Alzai la testa e lo guardai. <<Va bene>> dissi asciugandomi le lacrime. <<Cosa?>> chiese lui stupito.

<<Va bene>> ripetei io. Lui mi strinse le mani. <<Non 
dobbiamo farlo subito se vuoi, possiamo aspettare qualche giorno se non ti senti pronta> > mi disse lui molto dolcemente. Mi trattava come la sua sorellina. Io scossi piano la testa. <<No! Voglio vederlo oggi>> gli dissi con decisione. Lui mi guardl negli occhi per capire se stessi dicendo sul serio, poi annuì. <<Come vuoi tu. Ci andremo dopo pranzo, d'accordo?>> mi chiese. Io annuii <<D'accordo>> risposi solo, mentre il mio petto e il mio cuore si riempivano di ansia.    



Angolo Autrice
Ciao ragazze!!! 
Allora che ve ne pare del capitolo? A me non convince tanto (in realtà non mi convince mai nessuno dei capitoli ma comunque...) 
Insomma... Liz che fa quelle sue riflessioni su Niall e che allo stesso tempo dice di non voler stare con lui?
E la scena nel corridoio, con Hope e Liam? Vi ha fatto un pò ridere? 
E poi, per soddisfare la curiosità di Marika che già dal primo capitolo mi ha chiesto perchè Liam avesse preso Liz con sè... ecco questa merda di capitolo. Oh yeah.
E io al solito mio non so proprio che altro scrivere in un angolo autrice. Magari se mi verrà un'idea carina in mente la proporrò. Di certo non ballerò la cucaracha nonostante qualcuno me lo abbia chiesto. (ogni riferimento è puramente casuale)
Ora ringrazio inifnitamente le mie tre recensitrici fedeli:

Irene De Luca, shannen shelter, AngelCruelty

Ringrazio anche le lettrici silenziose che, anche se forse loro non lo sanno, mi danno un motivo in più per continuare a scrivere questa storia.
Ora... vi lascio... devo andarmi a vedere "Hotel Transylvania" xD Sono un pò bambina. Ora scappo, ciaooo!
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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Capitolo 7
*** Oh, Grandpa! ***


Hope's POV
Guardai nuovamente l'orologio, sempre più nervosa. -Insomma! Quanto tempo ci vuole?- sbottai. Liam mi guardò esasperato. -Hope, siamo qua da neanche cinque minuti, un minimo di pazienza.- mi riprese lui. Io lo guardai minacciosa. Non ero mai stata una tipa paziente. -Fosse stato per me a quest'ora saremmo stati tutti a casa stesi sul divano a poltrire!- gli risposi. Perchè era vero.

Se fosse dipeso da me Liz non avrebbe saputo nulla e tutti saremmo vissuti felici e contenti... con l'Hakuna Matata: senza pensieri. Invece no! Quell'idiota di Liam aveva dovuto raccontare subito tutto a mia cugina e questo era stato il risultato. -Hope, l'ho voluto io. Basta discutere.- obbiettò Liz seduta accanto a Liam. Lei era la più nervosa di tutti, come era giusto che fosse. Teneva la schiena dritta e rigida e non faceva altro che torturarsi quei suoi capelli perfetti.

-Piuttosto perchè non ti siedi?- mi propose sbattendo la mano leggermente sulla sedia accanto alla sua. -No- scossi la testa. Non mi erano mai piaciute le sedie degli ospedali. Erano scomodissime e ti appiattivano il culo; potevi starci seduta anche solo per cinque minuti, comunque quando ti rialzavi ti ritrovavi con un sedere talmente piatto da poter sembrare il prolungamento della schiena. Guardai ancora una volta l'orologio: erano passati solo due minuti.

Ma lì il tempo non passava mai?! Sbuffai ancora e ancora, poi dalla porta di fronte la quale mi trovavo ne uscì l'infermiera che ci aveva accompagnati fino a lì. Era magra e bionda, e i suoi occhi color miele si posarono su Liam che già chiaramente conosceva. -Ora potete entrare, ma non fatelo affatticare.- e dopo aver sorriso dolcemente si allontanò e la vedemmo scomparire dietro l'angolo. Liam si alzò dalla sedia. -Allora, andiamo?- chiese porgendo una mano a Liz.

Mia cugina la strinse piano e tesa come una corda di violino si alzò. -Vieni anche tu?- mi chiese piano. -E' tuo nonno, non di certo il mio- sibilai. Lei abbassò lo sguardo, e capii di essermi comportata da stronza. Alle volte riuscivo ad essere veramente antipatica. Sospirai. -Scusa, non volevo sembrare acida. Ma lo sai benissimo che non ho nessuna intenzione di entrare là dentro- le spiegai.

Se fossi entrata forse avrei preso a parole suo nonno per il fatto che fosse stato 17 anni a disinteressarsi a sua nipote, e non mi sembrava il caso di aggiungere altra benzina al fuoco. Mentre avevo formulato quella frase avevo sempre evitato di guardarla, ma con la coda dell'occhio la vidi annuire ed entrare in quella stanza al seguito di Liam. Speravo solo che tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Liam's POV
Bussai alla porta e senza aspettare una risposta dall'interno entrai con mia cugina. La stanza era sempre la stessa: piccola, bianca, con quattro letti di cui solo due quelli disfatti, quello di mio nonno e quello del signor Robinson, un vecchietto che mi stava alquanto antipatico. Quel giorno il letto dell'antipatico era vuoto. Forse l'avevano portato a fare quattro passi fuori. Non volevo che quel vecchietto ascoltasse la conversazione per poi andare a raccontarla ai quattro venti.

Io staccai le mie dita ancora intrecciate a quelle di Liz. Lei mi guardò preoccupata e io le feci segno di aspettare lì e di rimanere in silenzio. Liz annuì e si appoggiò allo stipite della porta. Io presi un respiro profondo e mi avvicinai al letto di mio nonno. Quest'ultimo sentendo i miei passi che si facevano più vicini girò lo sguardo verso di me e sorrise. -Ehy campione!- disse con la voce roca alzando la mano rugosa. Io sorrisi e mi sedetti sulla sedia vicino alla sua barella.

-Ciao nonno, come stai?- gli chiesi poggiando i gomiti sulle ginocchia. Lui inclinò di poco la testa. -Mah... uno schifo, come sempre.- disse lui. Si, tendeva a essere molto positivo. Indicai il letto vuoto affianco al suo. -Il signor Robinson non c'è?- gli chiesi. Non che mi interessasse veramente, cercavo solo di prendere tempo. -Lo hanno dimesso stamattina. Ora sono rimasto da solo.- mi spiegò. Io sospirai. Non mi piaceva vederlo così. -Ti ho portato una sorpresa- gli dissi.

Il suo sorriso si illuminò. -Un pò di cioccolato? Lo sai che qua mi danno solo brodo di pollo... e sai che il cibo degli ospedali fa letteralmente schifo- si lamentò lui. Come me amava molto la cioccolata. Risi piano alla sua affermazione. -No nonno, qualcosa di meglio di una barretta di cioccolato.- e così dicendo mni girai verso la porta e feci un segno con la mano a Liz di avvicnarsi. Mia cugina, che era rimasta ferma dove le avevo detto, si avvicinò piano.

Mio nonno all'inizo aggrottò la fronte, cercando di capire chi fosse la ragazza. Poi allargò piano le pupille e chiuse più volte gli occhi. Aveva capito chi era, e non riusciva a crederci. Mia cugina si sedette al posto mio mentre io mi alzavo. -Ora è meglio che vi lasci da soli.- e dopo aver stretto la mano di mia cugina per darle forza e per rassicurarla uscii dalla stanza. Mi appoggiai alla porta e sospirai vedendo Hope avvicinarsi. -Allora?- chiese agitata. Io la guardai -Lasciamoli soli-

Liz's POV
 Il silenzio era inquietante e mi faceva venire i brividi. Sembrava che tutto fosse diventato freddo e sembrava mancarmi l'aria nei polmoni. Non riuscivo a credere che quella persona stesa su quella barella fosse mio nonno. Ma gli occhi erano come quelli di mio padre. Anche lui era sorpreso di vedermi. Me ne ero accorta quando mi ero seudta dalle strane espressioni che si alternavano sul suo viso. E ora nessuno dei due sapeva cosa dire.

-Sei bella come tua madre- disse poi lui con la sua voce roca e gutturale. Sobbalzai al suono della sua voce. Avevo tante volte immaginato come potesse essere, ma sentirla ora mi aveva fatto capire che non l'avevo mai immaginata abbastanza bene. -Me lo dicono in molti- gli risposi con lo sguardo basso. -Tranne i capelli. I tuoi capelli sono il tratto distintivo dei Payne- continuò ancora. Io sorrisi.

-Anche questo me lo dicevano sempre, soprattutto mia madre.- gli risposi ancora. E di nuovo quel silenzio tombale ricadde tra di noi. Non era possibile. Non potevamo dirci solo quelle quattro cavolate e finirla lì. Ma non sapevo che dire. E forse era lo stesso per lui. -Non mi aspettavo di vederti così presto- disse. Io alzai lo sguardo verso lui. -In realtà non mi aspettavo proprio di vederti, ma questi sono solo dettagli- disse sorridendo. Era un sorriso amaro, ma sorrisi anche io.

-Immagino che tu abbia molte domande da farmi- disse poi. Lo guardai. -In realtà solo una- gli risposi. Lui aggrottò la fronte confuso. -E quale sarebbe?- chiese. Presi un respiro profondo... forse anche due. -Perchè?- gli chiesi solo, ma quel "Perchè?" racchiudeva molte domande. "Perchè hai ripudiato mio padre? Perchè non hai mai voluto incontrarlo? Perchè non hai mai voluto fare pace con me? Perchè non hai mai voluto vedermi? Perchè non ti sei interessato a me?" ma non avevo il coraggio di dirlo ad alta voce.

Lo sentii sospirare -Non vado fiero di quello che ho fatto.- mi rispose. -Ma...- gli dissi incitandolo a continuare. -Nessun ma. Perchè vuoi sapere?- mi chiese. Io annuii decisa. -Ora come ora non lo so- disse sospirando. Come non lo sapeva? -So che può sembrare una cavolata... una tremenda cavolata.- disse ancora. Sembrava volerci girare intorno. -Insomma, cerchiamo di farla breve. Tua madre era la figlia del mio ex migliore amico- mi disse.

-E dove era il problema?- gli chiesi. Non ci trovavo niente di male. -Tuo nonno era il mio ex migliore amico per un motivo. Mi rubò la ragazza. Tua nonna, la madre di tua madre- disse con un altro sospiro, lo sguardo basso. Rimasi di stucco. Non sapevo cosa dire. Sembrava una cosa da telenovela... cose che succedono solo nei libri o nei film... qualcosa di non reale. E invece, per un torto da ragazzi, era successo un casino. -Dici davvero?- gli chiesi incredula.

Lui annuì. -Te l'ho detto. E' stata una cavolata, una grandissima cavolata. Ma sapevo che se avessi accettato tua madre nella mia famiglia mi sarei ritrovato tuo nonno tra i piedi e non ne avevo il coraggio- mi spiegò. Tutte quelle nuove informazioni mi stavano facendo venire il mal di testa, ma avevo bisogno di sapere. -Quindi... non mi hai mai voluto vedere per un torto da ragazzini?- gli chiesi senza far sforare il mio tono di voce nello schifiato.

-Te l'ho detto: non vado fiero di quello che ho fatto. Ma voglio che tu sappia una cosa...- e così dicendo radrizzò la schiena e posò le sue grandi mani sulle mie piccole. Sembravano le mani di mio padre. Si assomigliavano parecchio. -... non c'è stato giorno che io non abbia trascorso senza sentire la mancanza di tuo padre... tante volte avrei voluto alzare quella dannata cornetta e comporre il vostro numero, per dirgli che era tutto ok, che avevo sbagliato, ma il mio orgolio ne avrebbe risentito, e come un vigliacco non l'ho mai fatto.- disse con gli occhi lucidi senza però far scendere le lacrime.

Anche i miei occhi si inumidirono a quelle parole. -Come facevi a sapere di me?- gli chiesi stringendo le sue mani. Lui sorrise. -Tua madre è sempre stata una donna molto furba. Qualche hanno fa ho ricevuto delle tue foto da parte sua, e una lettera, dove mi raccontava di tutto ciò che lei e tuo padre avevano fatto e della meraviglia che avevano concepito. E da allora ogni giorno sono rimasto a guardare quelle foto, sperando che sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei visto- mi rispose.

Possibile che la verità fosse quella? Possibile che... si, tutto era possibile. Abbassai lo sguardo sulle nostre mani. -Mi dispiace, Dio solo sa quanto possa odiarmi in questo momento e quanto mi sia odiato in questi anni, ma sappi una cosa: se tu me lo permetterai non ti lascerò più andare via.- disse ancora stringendo di più le mani. Io alzia lo sguardo e lo guardai negli occhi. C'era sincerità in quegli occhi castani, c'era sincerità nei suoi gesti, c'era sincerità nelle sue parole.

Sorrisi con gli occhi sempre più lucidi. -Io non voglio allontanarmi da te.- gli risposi. Sorrise anche lui, il sorriso più vero che gli avevo visto fare in quell'arco di tempo e lo abbracciai di slancio, provando la sensazione che un tassello del puzzle della mia vita fosse ritornato al proprio posto. -Oh, nonno!- gli sussurrai all'orecchio e lo sentii stringermi di più a sè. Trascorremmo qualche altro minuto a parlare del più e del meno: di Liam, di Hope, della mia vita a New York e di come mi stavo ambientando a Londra.

Poi però entrò l'infermiera che ci aveva accompagnato. -Mi dispiace signorina, ma l'orario di visita è terminato.- disse l'infermiera. Io annuii e mi chinai su mio nonno per baciarlo sulla guancia. -Ciao nonno- gli dissi alzandomi dalla sedia. Lui sorrise. -Ciao Liz- Sorrisi anche io e mentre l'infermiera si avvicinava alla barella di mio nonno io uscii dalla stanza e trovai Hope che continuava a camminare avanti e indietro imprecando per tutto il tempo che avevo passato là dentro e  Liam che si teneva la testa tra le mani per l'esasperazione a cui lo stava portando mia cugina. Hope appena mi vide mi corse incontro e mi abbracciò per poi staccarsi quasi subito, consapevole quanto me che non erano da lei queste esplicite dimostrazioni di affetto. -Allora?- mi chiese Liam alzandosi dalla sedia e venendomi accanto. Io sorrisi loro. -E' tutto a posto. Torniamo a casa.-




Angolo Autrice
Ciao ragazze!
Intanto auguri a tutti visto che oggi è la festa di tutti i santi :)
Volevo inoltre avvisarvi che questo sarà l'ultimo capitolo un pò più "personale" e che tutti gli altri a seguire saranno concentrati sulle varie coppiette, e qui penso che mi darò alla pazza gioia.
Ora passiamo al capitolo... che ve ne pare? Insomma, io non so proprio che opinione dare, ma voglio sapere le vostre di opinioni. Voglio sapere cosa ne pensate di Hope, di Liam, di Liz, del nonno di questi ultimi due. 
A me personalmente non convince molto questo capitolo, come sempre...

Allora che lo scrivi a fare se poi non ti convince?
E tu chi sei?
Liz!
No, Liz è mia cugina.
Allora sono la mamma!
Pensi davvero che io non sappia riconoscere mia madre?!
E va bene! Allora sono un cucciolo di pandacorno!
E che cazzo è un pandacorno?!
Molto fine la ragazza. Comunque un pandacorno è un incrocio tra un panda ed un unicorno.
Beeeene. E cosa vuoi?
Far parte del tuo angolo autrice!
IMMAGINA, PUOI! (FUCK BITCH, I'M GEORGE CLOONEY!)
E daiiiiii!!!! Prometto che farò la brava!
E va bene! Ma appena inizi a rompere giuro che sei fuori.

Evviva!!!! Sei la padrona di pandacorni migliore del mondo!

So già che me ne pentirò!
Guarda che ti sento!
Ti avevo detto di non rompere! Mi stai solo facendo perdere tempo!
E va bene! Scusa, scusa!
Allora... dopo aver fatto la conoscenza del mio nuovo animale domestico... un delizioso (si fa per dire) cucciolo di pandacorno... passiamo ai ringraziamenti:
- grazie alle mie lettrici e recensitrici fedeli 
Irene De Luca, shannen shalter, AngelCruelty
- grazie a chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite e anche mille grazie alle lettrici silenziose che sono comunque importanti per me.
Ora devo andare a mangiare...
Un bacio e un saluto da Sasha Johnson...

... e da un dolce cucciolo di pandacorno!


 

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Capitolo 8
*** Halloween Party! ***







Hope's POV
Era passato poco più di un mese da quando io e mia cugina eravamo arrivate a Londra e il giorno di Halloween si stava avvicinando. Quando eravamo piccole io e lei, insieme ai nostri amici, ci travestivamo da streghe, vampiri, mummie, fantasmi ecc... e andavamo a bussare alle case della città facendo "Dolcetto o scherzetto?". Mi piaceva da matti trovare il sacchetto a forma di zucca pieno di lecca lecca, caramelle e cioccolattini.

Poi, verso i 13 anni, avevo deciso di farla finita con quella tradizione un pò infantile e da allora trascorrevo tutte le sere di Halloween seduta sul divano con una coperta e una ciotola piena di cioccolatini e caramelle in grembo a guardare i film horror per cui vado matta. Non mi fanno spaventare, mi piacciono un casino, anche se la notte dopo averne visto uno faccio sogni strani sul film: per esempio... una volta ho sognato che Samara, la bambina di "The Ring", usciva dalla televisione di camera mia per uccidermi; io allora correvo per tutta la casa chiedendo l'aiuto dei miei genitori, ma la bambina li aveva già uccisi.

Si, i sogni normali che faccio io. A Liz invece gli horror non piacevano, ne era terrorizzata, si pisciava letteralmente addosso.
Va bene che lei è strana per i fatti suoi visto che si spaventa del fantasma idiota di "Dark Shadows", il film di Tim Burton con Johnny Depp. E quel film fa pure ridere! Se poi vi state chiedendo come stesse andando la scommessa tra me e quel riccio... diciamo che eravamo ad un punto morto.

La prima settimana era stata divertente, ma poi era diventato tutto troppo monotono: lui cercava di "sedurmi" con i suoi gesti da stronzo infantile e io resistevo senza alcun problema alle sue "lusinghe" nei miei confronti. Non che lui ci provasse più di tanto a farsi piacere... sembrava intento anzi a farsi più fastidioso ai miei occhi. Io invece dovevo resistere ogni volta all'inebriante tentazione di rompergli la colonna vertebrale e staccargli la testa.

Insomma... avete presente quella pazza voglia di prendere a parole uno che cammina per strada come se fosse Dio sceso in terra? Io si, e questa era la sensazione che provavo nei confronti di Harry.
-Ehy ragazzi, sentite qua!- disse Zayn all'improvviso distogliendomi dai miei pensieri. Eravamo al centro commerciale a fare delle compere e io più che "comprare" ascoltavo le canzoni che passavano alla radio. In quel momento c'era "Do or die" dei 30 Second To Mars. Io e mia cugina ci eravamo comprate una maglietta a testa: lei una nera a maniche corte con la parte delle spalle a palloncino, molto semplice; io una lunga bianca con il logo della Coca Cola.

I ragazzi invece non avevano comprato niente, tranne Niall, lui aveva comprato un panino, un frullato e un cornetto al cioccolato, sempre che queste si possano definire compere. Zayn stava controllando il cellulare.
-Cosa?- chiesi io profondamente annoiata. Gli altri ragazzi invece, mia cugina compresa, si girarono verso di lui curiosi.
-Perrie da una festa.- disse Zayn intento a rispondere al messaggio della sua ragazza
-Quando?- chiese Liz tutta elettrizzata. Le piacevano un mondo le feste, così come le discoteche, mentre io preferivo stare a casa a vedere "Harry Potter", anche se andare a qualche festa qualche volta non mi dispiaceva. E poi era da quando eravamo arrivate che non uscivamo la sera, e se l'alternativa era starsene a casa a litgare con Style preferivo uscire.
-Per Halloween.- rispose Zayn sempre intento a messaggiare con lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare. Ok, avrei detto addio al mio programma "cioccolata e film horror"
-Ed è una festa in maschera per chi vuole.- disse infine Zayn rimettendosi il cellulare in tasca.
-Si! Hope, mascheriamoci!- disse Liz stringendomi forte il braccio sempre più elettrizzata, nemmeno fosse una bambina di 6 anni alla quale le hanno regalato la Barbie di ultima generazione.
-Scordatelo!- sbuffai liberandomi dalla sua presa.
-Liz, Hope ha ragione. Non farla travestire, visto che se lo farà si metterà il costume da clown!- sghignazzò Styles battendo il cinque a Louis. "UNO: NON MI SONO MAI VESTITA DA CLOWN! DUE: NON MI SFRACELLARE I COGLIONI!" urlai mentalmente, e glielo avrei urlato per davvero se mia cugina non mi avesse anticipato.
-Tranquilli, rimarrete a bocca aperta quando la vedrete per la festa.- disse loro facendo la linguaccia.
-Ma non lo hai capito che non mi vestirò?- sbuffai ancora ficcando le mani all'interno delle tasche della giacca.
-Liz, non insistere, si vede che si vergogna a vestirsi da pagliaccio.- mi prese in giro Liam. Ma ci provavano gusto? Non mi ero mai vestita da pagliaccio. E poi che cazzo avevano contro i pagliacci? Sono simpatici.... brutti forse, ma simpatici.
-Ma che cazzo di problema esistenziale avevate con i pagliacci?- sbottai e una signora che mi passò affianco mi guardò male e borbottò qualcosa, ma non riuscì a capire cosa.
-Mi sa comunque che ti dovrai vestire, ho detto a Perrie che tu e Liz lo avreste fatto.- disse Zayn fissandomi con un sorriso bastardo in volto. Io lo guardai truce.
-Brutta faccia di...!- iniziai ad urlare, ma Liz mi tappò la bocca visto che avevo attirato l'attenzione di diversi passanti.
-Ragazzi, finitela o qui ci sarà un omicidio.- li rimproverò mia cugina scherzando. Ma che cosa ci scherzava? Se quegli idioti avrebbero continuato non ci avrei pensato due volte a sbatterli per terra.
-Ma non è mica colpa nostra se è una pazza!- scherzò Louis. Con lui non mi arrabbiai. Da quando eravamo andate ad abitare lì era diventato un pò il mio migliore amico e quindi sapevo quando scherzava o meno. Vedendo che non me la prendevo con il moro,Niall sbottò. -Ma perchè non te la prendi anche con lui?- aprendo le braccia.
Louis si posizionò davanti a lui e iniziò a imitare una femmina. -Perchè sono figo, sono bello, sono un fotomodello!- e così dicendo alzò le mani sopra la testa come se fosse una Winx stupida.
-Tu un fotomodello? Ma hai visto i miei addominali?- gli chiese Liam avvicinandosi a lui.
-Scusate, ma chi è qui quello che si fa più ragazze?- disse Harry avvicinandosi ai tre. Alzai gli occhi al cielo. Ora sarebbe incominciata una discussione kilometrica su chi fosse il più bello e il più dotato. Chi vinceva? Nessuno, non arrivavano mai a un punto d'arrivo, per due motivi: non esisteva il punto di arrivo o, se esisteva, non arrivavano mai in tempo per raggiungerlo perchè io li minacciavo di morte prematura se non avrebbero smesso.

E lo stavo per rifare, ma Liz mi prese per mano e mi portò lontana dai ragazzi.
-Che stai facendo?- le chiesi sempre più annoiata e esasperata. Lei mollò la presa e mi fissò.
-Tu ti devi vestire per Halloween!- disse seria.
-Liz...- iniziai io alzando gli occhi al cielo, ma lei alzò una mano per impedirmi di parlare.
-Non ribattere! Tu devi farlo, punto e basta!- disse rigida. Non l'avevo mai vista così... tranne quando da piccole giocavamo a "Mamma e figlia".
-Dammi un solo motivo per cui dovrei farlo!- le chiesi acida fregandomene altamente della sua mano ancora alzata.
-Perchè devi imparare ad essere un tantino femminile.- mi rimproverò lei. Io arrossì leggermente visto che non mi stava bene quando le persone mi definivano un maschiaccio.
-Io sono femminile quanto basta!- le risposi posizionando le braccia incrociate sotto il seno.
-No invece! Insomma... cosa hai di femminile? Non hai i buchi nelle orecchie, odi qualsiasi tipo di gioiello o accessorio vario, non ti piacciono i vestiti, le gonne, i tacchi, le zeppe..- iniziò lei il lungo elenco. Era vero, non ero mai stata la femminilità fatta persona. Ma non sarei mai cambiata, non sarei diventata la schiava di chi non mi ama per quella che sono, non sarei mai diventata la schiava del mondo.
-Mi trucco.- le dissi come per dirle che almeno quello lo facevo.
-Solo per le feste come Natale e compleanni!- disse lei alzando le braccia al cielo esasperata. Io mi strinsi ancora di più le braccia al petto. Liz si massaggiò le tempie con le dita.
-Senti, non dico per nessuna ragione che devi cambiare, non saresti Hope altrimenti. Ma quantomeno potresti... vestirti e truccarti per Halloween, no?- disse lei con occhi innocenti. I suoi occhi verdi mi guardavano come quelli del gatto con gli stivali e le sue ciglia corte si abbassavano lentamente su di essi. Odiavo quando faceva così.
-E va bene!.- sbuffai dopo averci pensato più di due volte. Sapevo già che me ne sarei pentita. I suoi occhi si illuminarono e mi abbracciò forte.
-Evviva evviva evviva!- urlò elettrizzata, poi si staccò. -Allora, dobbiamo iniziare a pensare a cosa farti indossare per Halloween. Ci sono! Potresti fare Jessica Rabbit! Hai i capelli e il seno adatto e...- iniziò lei a parlare come un treno in corsa senza mai prendere fiato mentre le sue idee si accavallavano le une sulle altre. Io le strinsi le spalle e la bloccai.
-Altolà! Ho detto che avrei accettato di travestirmi per Halloween, ma non ho mai detto che mi sarei travestita da ciò che volevi tu!- la rimproverai. Lei abbassò gli occhi in segno di scuse.
-Quindi niente Jessica Rabbit?- chiese lei innocentemente. Io scossi violentemente la testa. Non mi sarei mai messa quell'abito rosso tutto luccicante che metteva in risalto il seno. -Allora mi travestirò io da Jessica Rabbit e tu sarai Catwoman!- disse lei con gli occhi di nuovo accesi di entusiasmo. Catwoman. Si, si poteva fare. Catwoman è forte, tipo Elektra.
-Ok!- le risposi. Gli occhi le divennero più luminosi.
-Perfetto! Ho visto una tuta nera molto aderente che ti starebbe d'incanto! Valorizzerebbe molto le tue forme! Poi mettiti anche degli stivali con i tacchi e sarai più che perfetta!.- disse iniziando a parlare di nuovo più veloce di un fulmine con il fiato corto.
-Tuta nera aderente? Stivali con i tacchi?- la squadrai alzando le soppracciglia mettendo le mani sui miei fianchi. Lei sbuffò.
-Hope, non rompere, sarai perfetta.- mi rimbottò. Io alzai gli occhi al cielo. Avrei accettato solo perchè glielo avevo promesso. Mi guardai dietro e vidi che i ragazzi erano ancora intenti a discutere e non si erano accorti della nostra assenza, poi mi rigirai a guardare mia cugina.
-E va bene, andiamo a comprare questi vestiti. Tanto abbiamo la carta di credito di Liam.-

Giorno di Halloween
Liz's POV
-Hope, per favore! Stai ferma!- mi lamentai io mentre cercavo di truccarla. Era arrivato il giorno di Hallowee, e dopo una settimana di prove per farla camminare con i tacchi era arrivato il momento di indossare quelle deliziosa tuta nera aderente da Catwoman. Si, avevamo passato un'intera settimana a impararle a camminare con i tacchi. La prima volta era caduta semplicemente rimanendo all' in piedi; la seconda volta dopo aver fatto nemmeno un passo.

Ora invece camminava discretamente bene, si vedeva che era a disagio, ma di certo non sembrava il cane ciccione che aveva il mio vicino di casa a New York. Ora invece si agitava tutta perchè non voleva essere truccata. Non l'avevo nemmeno sfiorata. -Hope, me lo avevi promesso!- la rimproverai. Lei mi guardò male.
-Sei sicura che non mi mangerà?- chiese. Io la guardai come se fosse malata.
-Quanto caffè hai bevuto?- le chiesi.
-Due in tutta la giornata, ma che cazzo c'entra?- chiese esasperata aprendo le braccia.
-Secondo me ti fa male il caffè visto che questa è solo una matita!- urlai io mostrandole la matita nera che avevo in mano da 10 minuti e che non ero ancora riuscita a metterle a causa delle sue lamentele.
-E tu cosa ne sai? Magari appena me la applicherai cadrò in un sonno profondo!- si lamentò ancora come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
-E cosa sei? La bella addormentata nel bosco? Ma finiscila e fatti truccare!- dissi chinandomi su di lei che era seduta su una delle sedie del bagno.
-Mai!- e così dicendo si alzò e si andò a rifugiare all'interno della doccia.
-Hope, finiscila e stai attenta a non bagnare il vestito!- la rimproverai io. Quanto meno aveva indossato la tuta nera che, come avevo ben immaginato, le stava d'incanto: metteva in risalto le cruve dei seni e dei suoi fianchi. In quel momento bussarono alla porta.
-Hope, Liz! Vi volete muovere?- disse una voce da dietro la porta. Sussultai nel sentire quella voce e quel suo strano accento. Niall. Mi guardai allo specchio presa da un'improvvisa agitazione: mi spostai i capelli biondi tutti sulla spalla sinistra, mi sistemai meglio il lungo vestito rosso scollato e guardai meglio il mio viso per vedere che non ci fossero tracce di trucco sbavato. Intanto Hope rideva piano nascosta dietro la tenda del box doccia, ma riuscivo a sentirla comunque.
-Non ridere che è colpa tua se facciamo tardi!- le silabai tra i denti mentre aprivo la porta. Davanti a me c'era Niall. Era vestito in modo semplice, indossava dei jeans chiari e una maglietta azzurra, ma era bellissimo come sempre. Nonostante avessi cercato in questo mese di non stargli vicino alla fine trovavamo per stare insieme nonostante non volessi. D'altronde ci trovavamo in una casa, era inevitabile incontrarsi.

Ma sapevo che non dovevo innamorarmi di quel ragazzo, ne avere chissà quale rapporto o contatto con lui. Sarebbe stato troppo bello stare con quel ragazzo meraviglioso, e io distruggevo tutte le cose belle della mia vita, non volevo distruggere pure lui, non me lo sarei mai perdonata.
-Ehy.- riuscii a dire solamente, troppo attratta da quegli splendidi occhi azzurri.
-Sei... bellissima.- disse lui quasi spaesato. Niall spaesato? Che dolce, sembrava un cucciolo. Io abbassai lo sguardo, arrossendo per quel complimento poco originale ma che detto da lui sembrava il più bello del mondo. No, era tutto sbagliato.
-Grazie.- risposi semplicemente cercando di non sembrare affatto compiaciuta da quel complimento. Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi fare una faccia strana nel sentire il tono della mia voce. Meglio così: allontanarlo ora, prima che fosse troppo tardi.
-Beh, sbrigatevi, altrimenti facciamo tardi.- disse per poi scendere sotto senza guardarmi. Io mi appoggiai alla porta e sospirai. Perchè era tutto così stramaledettamente difficile? Chiusi gli occhi per qualche secondo, poi li riaprii ed entrai in bagno. Hope era seduta di nuovo sulla sedia.
-Liz, ma ti sembra mai possibile? E' da tre ore che ti aspetto per farmi truccare!- si lamentò lei. Io la guardai e sentii un'improvvisa voglia omicida invadermi il corpo. Quanto poteva essere strana mia cugina? Alzai gli occhi al cielo e iniziai a truccarla.


Mezz'ora dopo
Hope's POV

Scesi dall'auto stringendomi nel cappotto lungo e nero che mi aveva dato mia cugina. Aveva voluto che nessuno mi vedesse vestita, sarebbe dovuta essere una sorpresa così tutti sarebbero rimassi di sasso e non mi avrebbero più preso in giro con i pagliacci. Liam invece aveva sgranato gli occhi appena aveva visto il vestito di Liz e aveva opposto resistenza affinchè non uscisse di casa vestita in quel modo, ma chissà come eravamo riusciti a convincerlo anche se lui eran ancora molto diffidente.

La casa era già affollata, e quando Zayn bussò ci venne ad aprire Perrie. Era bellissima: aveva i capelli biondi sciolti e indossava un vestito da strega molto più adatto al ventunesimo secolo. Appena ci vide sorrise e saltò in braccio a Zayn che di slancio la prese e la baciò. Mi girai, non mi piaceva vedere gli altri che si baciavano.
Quando le loro labbra si staccarono Perrie ci guardò -Entrate ragazzi!- disse raggiante. Tutti entrammo e io mi strinsi ancora di più nel cappotto. Liz si tolse il giubbotto e lo appoggiò su uno dei divani mostrando il suo bel fisico snello ma non pelle e ossa. Liam continuava a guardarla male, non ancora contento di come si era conciata sua cugina.
-Che fai Stevens, non te lo levi il giubbotto?- mi chiese il riccio intento a togliersi il proprio. Io lo fulminai con lo sguardo senza dire una parola.
-Lasciala stare, si vergogna di mostrare a tutti il suo abito da pagliaccio.- disse Louis sorridendo. Ok, poteva anche essere una sorta di migliore amico, ma mi stava facendo incavolare.
-Ma d'altronde, non possiamo aspettarci niente da lei!- disse ancora il riccio. Ok, mi stava salendo il sangue al cervello, qualcuno mi doveva tenere ferma o sarei scoppiata. Liz mi guardava come per dire "Che aspetti? Levati il giubbotto, asina!". Io abbassai lo sguardo e sospirai. -Andiamo ragazzi, non mi va che gli altri mi vedano con un pagliaccio.- disse ancora Harry. E no cazzo! Ora basta! Digrignai i denti, con forza abbassai la cerniera del cappotto e con nonchalance lo buttai sul divano, vicino a quello di mia cugina e, facendo finta di non notare le facce stupite di Louis e Harry, mi avvicinai a Liz e Liam e Niall.

Zayn e Perrie invece sembravano essere scomparsi dalla circolazione. Non avevo voglia di pensare a ciò che stessero facendo. Harry e Louis mi guardavano con la bocca aperta ad O, Liz e Niall mi sorridevano e Liam invece mi guardava strano. Poi si girò verso Liz e le disse -Vedi Hope, lei si che è ben coperta!- Liz scoppiò a ridere a quell'esclamazione e io le andai dietro. Harry e Louis ancora non fiatavano.
-Ehy, il gatto vi ha mangiato la lingua?- chiese loro Niall sorridendo in modo biricchino.
-No, è stato il clown.- rispose Louis fissandomi sempre spaesato. Sorrisi. Mi piacevano le loro espressioni, voleva significare che li avevo lasciati senza parole.
-Magari fossero tutti così i pagliacci.- disse Harry. La mia vocina interiore esultò di felicità a quelle parole, ma io cercai di non darle molta importanza.

Passammo tutta la sera a bere, a ballare e a parlare. Il riccio aveva già fatto le sue conquiste, ballava con una bionda cotonata, sembravano due anguille, mi facevano vomitare. Niall invece sembrava fosse leggermente ubriaco, o quanto meno brillo. Io invece avevo bevuto poco, e avevo una sete da morire, così lasciai sola con Liam mia cugina e andai a prendere qualcosa da bere che non fosse alcolico, cosa molto improbabile.

Fortunatamente trovai una bottiglia d'acqua in frigo. Era ghiacciata, quello che mi ci voleva per schiarirmi la mente un pò annebbiata dal poco alcol ingerito. Posai la bottiglia e feci per andarmene, ma qualcuno mi bloccò il polso. Mi girai di scatto e vidi un ragazzo mai visto prima con i capelli biondi che mi stringeva forte il polso.
-Ehy piccola, che ne dici di ballare?- chiese come se fosse intontito. Il suo alito puzzava di alcol e fumo, di certo non la combinazione migliore. Di certo era ubriaco, su questo non c'erano dubbi.

-Scusa, ma non mi piace ballare.- gli risposi e mi rigirai per andarmene, ma quello mi tirò di più a sè. -Ma che dici! Ti ho visto ballare tutta la sera! Lo sai che sei uno schianto con questo vestito?- chiese soffiando forte sul mio viso. Che puzza, porco cazzo! Mi mancavano le lusinghe infantili di Harry, quanto meno lui non era ubriaco, non puzzava, era più bello e non mi stringeva forte il polso. Lo esaminai. Era talmente ubriaco fradicio che se gli avessi assestato un calcio nelle palle o anche un semplice schiaffo sarebbe finito per terra e avrebbe dormito per una settimana.

-Dai piccola, non farti pregare!- disse quello facendo più forte la stretta sul mio polso iniziando a farmi male. Serrai la mascella, pronta a tirargli un pugno esattamente come mi aveva inzeniato Riky, mio cugino, ma una voce dietro di noi ci interruppe.
-Che succede qui?- chiese la SUA voce roca. Mi girai di scatto verso di lui e il ragazzo biondo alzò lo sguardo sul ragazzo riccio di fronte a noi. -Hope, va tutto bene?- mi chiese Harry avvicinandosi a me.
-Ehy amico, non sapevo che fosse con te.- disse il biondo staccando subito la sua presa dal mio polso. "Alleluia!" esclamai iniziando a massaggiarmelo con l'altra mano.
-Beh, visto che ora lo sai non avvicinarti più a lei.- disse lui guardando con sguardo truce. Ma perchè si interessava tanto? Avevo la situazione sotto controllo, non avrei avuto bisogno del suo aiuto. Harry mi mise una mano dietro la schiena e mi incitò ad uscire dalla cucina e a ritornare in mezzo alla folla di ragazzi mentre continuavo a massaggiarmi il polso ancora leggermente dolorante. -Fà vedere.- disse Harry prendendomi la mano e avvicinandosi il polso al viso. Sgranai gli occhi.
-No!- quasi urlai e ritirai subito la mano nascondendola dietro la schiena. Lui mi guardò stupitò da quella mia reazione. -Sto bene, davvero.- gli dissi. Lui annuì. Sembrava così serio, senza quella luce di malizia nello sguardo. Lo scrutai un pò mentre  chiudeva gli occhi per poi riaprirli ed ecco comparire di nuovo il suo lampo malizioso.
-Potresti anche dire "grazie"- disse. Io alzai gli occhi al cielo.
-Ce l'avrei fatta anche da sola, non sono asina.- gli risposi acida.
Lui fece una risatina debole. -Fai come vuoi, vorrà dire che la prossima volta non ti aiuterò.- e così dicendo se ne andò in mezzo alla folla di gente intenta a ballare sulle note di "Party Rock Anthem". Io sospirai e andai a parlare con Louis e la sua ragazza, Eleonor. Anche se più che ascoltarli non facevo altro che pensare allo sguardo serio del riccio, ai suoi bellissimi occhi verdi.

Liz's POV
Stavo ballando con Liam mentre in tutta la casa rieccheggiava il ritmo frenetico di "Party Rock Anthem" degli LMFAO. Quella festa era fantastica. C'erano persone travestite in tutti i modi possibili e immaginabili: due ragazze che si erano vestite come Marilyn Monroe e Audrey Hepburn, uno che si era vestito come Jack Sparrow; insomma, di gente più fusa di mia cugina ce ne era.
Quando la canzone finì sentimmo la voce del DJ -E adesso ragazzi spegniamo le luci e diamo il via al "bacio segreto!"- urlò. Alcuni ragazzi urlarono, altri si batterono il cinque, altri, come me, si guardarono intorno confusi. -Per i novellini ecco spiegato il gioco: ora spegneremo le luci e al mio tre dovrete girarvi e baciare la persona dietro di voi; poi, quando le luci si riaccenderanno, vi staccherete e vedrete la persona che vi è capitata.- disse ancora il DJ.

Ci fu un secondo applauso, al quale io non presi parte. Stavo per andarmene quando spensero le luci e mi ritrovai bloccata in mezzo alla folla di ragazzi. -UNO! DUE! TRE!- urlò il DJ. Ci furono mille spostamenti da parte delle persone e all'improvviso trovai delle labbra candide sulle mie. Erano labbra che sapevano di alcool, ma anche di cannella, e quel miscuglio non mi dispiaceva, anzi, mi stava facendo impazzire.

Il bacio, che era partito come un semplice bacio a stampo, si fece sempre più intenso: le labbra dell'altra persona provarono a dischiudere le mie e io le lasciai fare senza provare il minimo opponimento. Il bacio si sarebbe fatto anche più spinto se le luci non si fossero accese improvvisamente. Mi staccai immediatamente e davanti a me trovai... Niall. Mi mancò il respiro, mi si rizzarono i capelli in testa e mi venne la pelle d'oca.

Avevo baciato Niall, mi era piaciuto. Niall, il ragazzo di cui non dovevo innamorarmi, ma mi era piaciuto. Per quanto mi stessi rimproverando mentalmente non riuscivo a non pensare al fatto che mi fosse piac
iuta la sensazione delle sue labbra sulle mie e che volevo sentirle di nuovo, così morbide e calde. Il biondino davanti a me sorrise da ebete e capii che era ubriaco. Ecco perchè mi aveva baciato. La delusione mi investii, ma cercai di non darla a vedere. Niall barcollò e io lo afferrai d'istinto prima che cadesse per terra.

-Liz.- disse la sua voce impasticciata dall'alcool.
-Niall, andiamo!- dissi io provando a farlo uscire fuori.
-Liz, io ti amo.- disse lui. Mi 
fermai all'istante. "Ti amo". Nessuno me lo aveva mai detto e avrei tanto voluto che la prima persona a dirmelo fosse sobria.
-Niall, per favore, sei ubriaco, non sai quello che dici.- dissi io trascinandolo lontano dalla folla.
-Non è vero! Io...- provò a dire lui, ma io lo fermai facendolo sedere su una delle poltrone vuote.
-Sh! Niall, per favore, tu non mi ami, non mi conosci nemmeno. Non puoi innamorarti di me. Molto probabilmente domani quando ti sveglierai non ricorderai più niente e sarà meglio così per entrambi, credimi.- gli dissi io. Lui mi fissò incredulo per qualche secondo, gli occhi annebbiati dall'alcool, poi sorrise di nuovo.
-Liz, per caso hai quattro occhi?- disse iniziando a ridere come una scimmia appoggiandosi allo schienale della poltrona. Io sorrisi debolmente e abbassai lo sguardo. -Si Niall, ho quattro occhi.-




Angolo Autrice
Ciao ragazze!
Intanto... scusate per l'enorme ritardo, ma in queste settimane sono stata impegnata con i compiti di latino e scienze quindi non l'ho proprio avuto il tempo di entrare e aggiornare. Ho anche delle recensioni in sospeso, non pensiate che mi sia piaciuto mica studiare tutte queste settimane.

E non pensate che a me sia piaciuta ascoltarla!
Tu zitto stupido cucciolo di pandacorno! Se piuttosto mi avessi aiutato ad aggiornare o a studiare sarei qua a pubblicare il nono capitolo.
E tu perchè non lo chiedi?
Io non ho bisogno di chiederlo, tu devi farlo e basta!
Ma io sono piccolo, non riesco a capire le cose da solo.
Tu non sei piccolo, sei altamente inutile, che è diverso.
Non è vero! Io rendo il tuo "Angolo Autrice" più bello e divertente, dovresti ringraziarmi!
Ma di che ti devo ringraziare? Mi stai facendo perdere solo tempo!
Tempo per cosa?
Per scrivere questo cazzo di "Angolo Autrice"!
Invece di rimproverarmi perchè non scrivi?
Ma perchè non ti ficchi l' "Angolo Autrice" su per...
Guarda che c'è gente che ci sente.
Con te faccio i conti dopo!
Allora, dopo questo piccolo sfogo con il mio tenero cucciolo di pandacorno passiamo al capitolo.
Che ve ne pare? Come promesso il capitolo è riservato alle due coppiette: Harry e Hope, che qualcuno ha chiamato Horry (non facciamo a tutti i costi il nome di shannen shelter), la coppia che si potrebbe definire con una relazione di amore/odio; e Niall e Liz, che nessuno ha chiamato in nessun modo, che si potrebbe definire la coppia degli innamorati che hanno paura di non essere ricambiati e di rovinare tutto.
Che ve ne pare del capitolo? In questo capitolo quale è la coppia che vi piace di più? Fatevi sentire e criticatemi anche se proprio dovete, ma fatemi sentire le vostre opinioni.
Finisco col ringraziare le mie federli recensitrici:

shannen shelter, AngelCruelty, Irene De Luca
Grazie anche a chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite e chi segue la storia silenziosamente.
Ora vado, devo finire di recensire delle storie stupende.
A proposito di storie stupende, vi consiglio di leggere: "10 cose da fare prima di..." scritta da shannen shelter, la mia gemellona.
Ora vado per davvero, un bacio da Sasha...

e dal suo grazioso cucciolo di pandacorno!


 

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Capitolo 9
*** Green eyes & Kisses ***






Hope's POV
Mi svegliai all'improvviso. Stavo tremando come una foglia e ancora non sapevo il perchè: nonostante il gelo londinese di Novembre stavo al caldo avvolta dall'enorme piumone e dal mio pigiama lilla di pail. Forse ero a conoscienza del motivo che aveva causato la mia tremarella, semplicemente non volevo ammetterlo a me stessa. Nel sonno avevo visto due occhi verdi che mi fissavano intensamente.

Erano comparsi all'improvviso. Avevo fatto di tutto per svegliarmi solo perchè la visione di quegli occhi verdi mi stava piacendo. Stavo trovando fantastico il fatto che quegli occhi si fossero posati su di me nonostante sapessi che fossero i SUOI occhi: Harry. Mi passai freneticamente le mani tra i capelli color mogano e scossi la testa per scacciare dalla mia mente l'immaggine vivida di quegli occhi verdi, ma senza ottenere risultati.

Che cosa mi stava succedendo? Insomma, io odiavo quel ragazzo! Senza dimenticare che avevamo in corso ancora quella scommessa che non dovevo perdere per nessuna ragione al mondo. Riuscite a immaginare Harry che si vanta con quegli altri quattro coglioni di essere risucito a farmi cadere nella sua rete? Riuscite a immaginare me come sua schiavetta personale sottomessa e umiliata? Io no.

Guardai mia cugina che dormiva come un ghiro al mio fianco, in posizione fetale, i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino, la piccola bocca socchiusa. Come faceva a dormire così profondamente senza rendere conto a tutto ciò che succedeva attorno a lei? "Ma perchè, tu stai attenta a ciò che accade nel mondo quando dormi?" mi rimproverò la mia maledetta e stridula vocina nella mia testa che interveniva nei momenti meno opportuni.

Mi toccai la gola, accorgendomi solo in quel momento di quanto ce l'avessi secca: avevo bisogno di bere. Mio malgrado mi tolsi le coperte di dosso, rabbrividendo per l'ondata di freddo che mi investii il corpo e fui tentata di ritornare sotto le coperte ma la sete era troppa quindi, riluttante, mi alzai dal letto. Anche per il contatto dei miei piedi nudi contro il pavimento gelato rabbrividii e mi si arriciarono le dita dei piedi, ma non avrei mai impedito ad un inutile pavimento freddo di fermarmi.

"Stai andando a prendere un pò d'acqua, non mi sembri un soldato americano in marcia per l'Iraq!"
Odiosa vocina rompi coglioni!
"Ricordati che sono frutto della tua mente, quindi se esisto è colpa tua"
Visto che dipendi da me, fai tutto ciò che ti dico: STAI ZITTA!
Le discussioni con la mia vocina erano praticamente all'ordine del giorno. Aprii la porta e senza fare rumore uscii dalla stanza. Il silenzio del lungo e buoi corridoio era interroto da un rumore forte proveniente da una delle camere dei ragazzi. Sembrava il russare di un maiale.  All'inizio non capii quele fosse, ma appena lo intuii promisi a me stessa che non avrei mai dormito con Niall.

Scesi piano le scale, in punta di piedi, e andai in cucina. Quando accesi le luci mi coprii istintivamente gli occhi che ancora si dovevano abituare alla luce. Presi dalla credenza un bicchiere e lo riempii con l'acqua del depuratore. Bevvi tutto d'un sorso e la mia gola ringraziò in tutte le lignue del mondo, anche quelle inesistenti. "La gola ringrazia?" mi chiese le vocina petulante.

Io scossi la testa come per scacciarla mentre riempivo nuovamente il bicchiere e bevevo, stavolta a piccoli sorsi. L'immagine di quegli occhi verdi si fece sempre più lontana e sfocata, fino a scomparire del tutto. Guardai lo schermo del mio telefono, che quel giorno era occupato dall'immagine di Liam Hemsworth nei panni di Gale di "Hunger Games", per controllare l'ora: erano le 3 di notte.

Erano le 3 di notte e io, da persona normale quale ero, non riuscivo a dormire. Mentre riponevo il cellulare nella tasca dei pantaloni del pigiama sentii una serratura scattare e la porta d'ingresso aprirsi per poi richiudersi con un tonfo. Mi irrigidii sul posto. Chi diamine poteva essere a quest'ora? Sentii un mazzo di chivi cadere sul comodino al lato della porta d'ingresso.

"Sarà uno dei ragazzi... oppure un ladro che ha pestato uno dei ragazzi a sangue, ha preso le loro chiavi e ora è qui in casa per derubarci tutti?" Questa volta non era stata la mia vocina, ma io in tutta la mia pazzia. Come potevo pensare cose del genere? L'ultima volta che pensavo ci fosse un killer in casa era solo Harry, anche se gli avevo dato un calcio nei coglioni. Pensando al riccio i suoi occhi verdi intensi tornarono a galla nella mia mente.

Feci dei lenti e silenziosi passi verso l'ingresso buio alla ricerca dell'interruttore. Quando lo trovai lo schiacciai e la luce invase l'intera stanza. Davanti a me, a pochi metri di distanza, nel cono d'ombra della lampada, c'era Harry.
-Ma vaffanculo!-. gli sussurrai senza pensarci. Per quale assurdo motivo ogni volta che rientrava tardi in casa doveva stare con le luci spente? -Bonjour Finesse!- disse lui con voce strascicata. Odiavo quando mi doveva salutare in quel modo.
-Non vorrei dirtelo, ma sono le 3 di notte.- gli risposi alzando gli occhi al cielo. Lui alzò lo sguardo su di me, eppure non riuscii a vederlo bene in faccia, e provò a fare un passo. Solo in quel momento mi accorsi che barcollava e che si teneva al muro per non cadere. Realizzai tutta la situazione in pochi attimi e d'istinto mi avvicinai a lui prendendolo per la maglietta impedendogli di muoversi. L'alito che puzzava di vodka mi accarezzò i capelli e io rabbrividii sentendolo su di me. Era ubriaco.

-Uh uh Stevens, quanta foga!- disse lui ridacchiando. Io alzai lo sguardo su di lui per dirgliene quattro, ma appena vidi più da vicino il suo viso impallidii e le parole mi morirono in gola: aveva un occhio nero, del sangue solidificato che scendeva dal naso e un labbro spaccato.
-Che cazzo hai fatto?- gli chiesi istintivamente. Lui continuò a ridere.
-Che cosa vuoi dire?- mi chiese come se fossi stupida. Io sbuffai.
-Vieni.- gli dissi facendogli appoggiare un braccio attorno alle mie spalle mentre io lo stringevo per la vita e lo guidavo nel salone. Accesi le luci anche di quella stanza e lo feci distendere sul divano. Andai in bagno, presi una pomata per i lividi, e ritornai in salone. Harry aveva appoggiato la testa sul bracciolo del divano e si era portato un braccio sulla testa a coprire gli occhi. Mi sedetti sul bordo del divano dando la schiena alle sue gambe e con fare esitante gli spostai il braccio dagli occhi.

Lui non oppose resistenza e continuò a tenere gli occhi chiusi. Tolsi il tappo alla pomata e ne misi un pò sull'indice.
-Adesso stai fermo.- gli ordinai, ma lui non rispose. Stava per caso dormendo? Con questa domanda che continuava a frullarmi in testa mi sporsi in avanti con i miei lunghi capelli a coprire la mia e la sua faccia, come se fossero un sipario che ci estraniava dal resto del mondo. Con l'indice iniziai piano a massaggiare il cerchio violaceo che circondava l'occhio. Mi sentivo a disagio così vicina a lui. Una volta finito di spalmare la crema, spinta da chissà quale istinto, iniziai ad accarezzargli leggermente la fronte, con la punta delle dita.

Con un gesto fulmineo di cui non riuscii ad accorgermi lui mi bloccò il polso rinchiudendolo nella morsa della sua mano grande e morbida, senza farmi male. Quello sembrava il tocco più dolce del mondo. Abbassai lo sguardo su di lui e i miei occhi incrociarono i suoi, che aveva aperto: verdi, caldi, intensi, privi di quella luce maliziosa che di solito li caratterizzavano, due pozze verdi in cui affondai. Quelli che avevo sognato poco prima non gli prestavano giustizia, erano niente a confronto.
-Hope.- mi chiamò lui a voce bassa e roca, alzando di poco la testa. Il forte odore di vodka mi investii il viso ed io respirai. Girai di scatto la faccia accorgendomi della situazione in cui ci trovavamo. Lui sembrò deluso e ripoggiò la testa sul bracciolo del divano lasciando il mio polso. Mi portai le mani in grembo con lo sguardo fisso su di esse.

-Si può sapere che diavolo hai fatto?- gli chiesi cercando di riprendere il controllo della mia voce. Lo sentii sospirare.
-Sono andato in una discoteca, ho bevuto troppo. Ci ho provato con una tipa, ma a quanto pare era fidanzata e il suo ragazzo mi ha picchiato.- disse facendo un piccolo amaro sorriso e indicandosi il labbro e l'occhio. Sentii qualcosa pizzicare dentro me al sentire della ragazza con la quale ci aveva provato, ma cercai di non farci caso e di metterlo a tacere.

-Come sei arrivato a casa?- gli chiesi iniziando a torturarmi le mani.
-Il barman del locale è un mio amico e mi ha dato uno strappo fino a qui.- mi spegò. Poi il silenzio. Non so per quanto tempo rimanemmo in silenzio, forse un'ora, forse pochi secondi. So solo che il silenzio veniva rotto dal tichettare dell'orologio e dai nostri respiri. L'aria attorno a noi sembrava essersi riempita di un'elettricità euforica e dentro di me era in atto una lotta: ero tentata di girarmi verso di lui per ammirare il suo viso, ma la parte più razionale di me cercava di prendere il sopravvento e di convincermi a non farlo.

Vinse la parte più irrazionale. Respirai forte e mi girai verso di lui. Ora ero sicura che stesse dormendo. Le sue palpebre erano cadute pesantemente davanti ai suoi occhi e il suo respiro era molto regolare. Le sue labbra erano leggermente incurvate verso l'alto mostrandomi un accenno di quelle fossette che tanto amavo. Avvicinai il mio viso al suo. In seguito decisi che fosse stata la stanchezza a portarmi a fare quello che feci, eppure in quel momento non mi importava di nulla, nè di come avrebbe reagito lui nel caso in cui si fosse svegliato, nè della scommessa fatta con quest'ultimo: semplicemente chiusi gli occhi e poggiai  le mia labbra sulle sue.

Fu un semplice contatto di labbra, niente di più, la cosa più casta di questo mondo, eppure mi sembrò di impazzire. DOVEVO essere impazzita se stavo facendo quello che stavo facendo. Riuscii chiaramente a sentire il sapore delle sue labbra: vaniglia con un leggere sapore di vodka. Era sbagliato, ma anche giusto. Era il paradiso al centro esatto dell'inferno. Quel contatto durò pochissimi secondi fino a quando sentii le sue labbra fare una leggera pressione sulle mie.

Aprii gli occhi di scatto staccandomi da lui il più velocemente possibile girando il volto, facendo si che i miei capelli mi nascondessero il volto. Sentivo di avere le guance in fiamme e mi portai due dita, l'indice e il medio, alle labbra. "CHE CAZZO HO FATTO?" continuavo ad urlare nella mia testa benchè non fossi minimamente pentita. Con la coda dell'occhio guardai Harry, intimorita che si si fosse svegliato, ma per fortuna stava continuando a dormire beato.

Scattai all' in piedi e, dopo aver spento tutte le luci del piano di sotto, mi avviai verso le scale. Prima di incominciare a salire le scale mi voltai un'ultima volta verso il divano dove avevo lasciato Harry. Scossi violentemente la testa e salii le scale di corsa fiondandomi in bagno. Accesi le luci e mi appoggiai al lavandino guardandomi allo specchio: avevo i capelli castani spettinati, le labbra carnose rosse e gonfie, le guance rosse come pomodori e gli occhi che brillavano.

Che cosa mi stava succedendo? Che cosa stava accadendo? Perchè? Era tutto così sbagliato! "Sbagliato, sbagliato, sbagliato". Mi sciaquai furiosamente la faccia con dell'acqua ghiacciata, ma il fuoco che colpiva le mie guance non sembrava volersi spegnere. Mi asciugai il viso con un asciugamano e andai in camera mia. "Non accadrà mai più, mai più." Mi sdraiai sul letto, la pancia in giù, il volto sprofondato nel cuscino. Intanto, sentii qualcosa cadere da un mio occhio e rigarmi il viso. Una lacrima solitaria? Nah, sudore degli occhi. 


Liz's POV
-Ma che diavolo sta succedendo a Hope?- urlai scendendo le scale. Erano le 11:30 e Hope ancora dormiva. Di solito le parole "Hope che dorme" e "11:30" non andavano a braccetto.
-Cosa è successo a Hope?- chiese Liam alzandosi dal divano allarmato.
-Ti prego, dimmi che si è rotta una gamba e che non si può alzare dal divano!- disse Zayn ridendo. Io alzai gli occhi al cielo, ma feci finta di ignorarlo.
-Non si è svegliata!- dissi io come se fosse un tragedia. Louis alzò un soppracciglio non capendo il perchè del mio nervosismo.
-E dove è il problema? Più tempo libero per noi di fare i cazzoni.- disse buttandosi sul divano in braccio a Zayn.
-Ma lei non dorme mai fino a tardi!- mi lamentai io come una bambina piccola. Insomma, pensavano davvero di conoscere Hope meglio di me? Era mia cugina d'altronde, non la loro! Era come una sorella maggiore per me.
-Ripeto: dov'è il problema?- chiese ancora Louis iniziando a giocare con i capelli di Zayn.
-Non mi toccare i capelli!- lo rimbottò lui scansandogli la mano.
-Secondo me sta male... il suo massimo è stato le 10:00. Non capisco cosa possa essere successo che la possa far stare ancora a letto.- dissi guardando Liam. Sembrava l'unico a prendere la cosa sul serio.
-Ma dai Zayn, fai fare al tuo parucchiere personale!- sentii Louis dire a Zayn mentre ricominciava a toccargli i capelli.
-Ora andrò a controllare io.- mi assicurò prendendomi le mani. Io sorrisi piena di gratitudine.
-Tu il mio parrucchiere personale? Non sei in grado di fare la coda alle tue sorelle e pensi davvero di essere il mio parucchiere personale?- Zayn e Louis erano ancora intenti a discutere sui capelli del moro dagli occhi color cioccolato, e nonostante cercassi di ignorarli in tutti i modi possibili e immaginabili non potevo fare a meno di ascoltare quella discussione che sembrava la scena comica di un film.

Liam fece un passo indietro e mi squadrò. -Dove pensi di andare?- mi chiese puntandomi un dito contro.
-Io non penso di andare da nessuna parte... non più almeno. Dovevo andare al centro commerciale con Hope, ma lei a quanto pare è stata colpita da un'improvvisa crisi di cui non si sa il nome, quindi...- dissi io sedendomi sul divano vicino a Louis e Zayn che continuavano a battibeccare.
-Sono cresciuto da quella volta!- disse Louis a Zayn gonfiando il petto e drizzando la schiena con fare fiero.
-Beh... potrebbe accompagnarti qualcuno dei ragazzi.- propose Liam grattandosi il collo sedendosi nella poltrona di fronte a me. Io mi illuminai. -Oh si! Mi accompagnerete?- chiesi loro guardandoli con lo sguardo da cucciola, quello che conquistava tutti, molto somigliante a lo sguardo da occhi dolci del gatto con gli stivali di "Shrek".
-Louis, l'ultima volta che hai provato a fare la coda a tua sorella Daisy è stata quest'estate... CHE COSA?- Zayn, ancora intento a discutere con Louis alzò la voce di diecimila decibel al sentire la mia proposta e girò la testa di scatto verso di me sgranando gli occhi.
-Come non detto!- dissi subito io alzando le mani con i palmi rivolti verso di lui.
-E dai ragazzi!- disse Liam sbuffando.
-Mi dispiace Liz, ma i capelli del mio cliente hanno un urgente bisogno di A-I-U-TO!- disse Louis fissando con fare disgutato i capelli di Zayn assumendo una voce talmente fina da sembrare gay.
-Tu non toccherai mai i miei capelli! E comunque, non prenderla sul personale Liz, ma non mi piace granchè fare shopping.- disse Zayn sorridendomi.
-Non ti piace fare shopping? Ma mi prendi in giro?- gli chiesi poggiando le mani sulle mie ginocchia.
-No, sono serio.- disse lui scrollando le spalle.
-Davvero? Perrie mi ha raccontato di quella volta in cui siete andati al centro commerciale e TU ti sei fiondato in un negozio di scarpe per poi uscirne un'ora dopo; oppure quella volta in cui tu l'hai portata a Bradford dai tuoi e siete arrivati a casa alle 13:30 perchè QUALCUNO si era fermato per provare felpe e magliette.- dissi io guardando il soffitto facendo la finta tonta e marcando di più il tono della mia voce alle parole "tu" e "qualcuno".

-E non dimentichiamoci tutti i negozi che ci fai girare ogni volta che dobbiamo andare ad una festa!- gli ricordò Liam. Zayn lo guardò male
-Ma... forse sbaglio... lei non è per caso tua cugina? Perchè non l'accompagni tu al centro commerciale?- gli chiese alzando il mento in segno di sfida. Io mossi la testa.
-In effetti ha ragione. Perchè non mi accompagni tu?- gli chiesi anche io curiosa visto che non ci avevo pensato. Lui arrossì leggermente abbassando lo sguardo.
-Devo uscire con Sophia.- disse semplicemente.
-Oh.- dissi semplicemente io.
Sophia era la sua ragazza. Non mi dilungherò sulla sua descrizione fisica visto che non è una persona che mi interessa attenzionare. Mi è bastato sentirla parlare per capire che fosse una tipa superficiale e altezzosa, con la puzza sotto il naso, che snobba tutto e tutti. Ancora non riuscivo a capire come mio cugino, Liam James Payne, la persona più dolce che io abbia mai conosciuto, potesse mettersi con una ragazza come... come lei!

Era davvero così cieco? Aveva per caso i paraocchi come i cavalli? Invece sentivo sempre Perrie e Eleonor, le fidanzate rispettive di Zayn e Louis, parlare benissimo di Danielle, l'ex di mio cugino nonchè grande amica delle due ragazze. Dopo la rottura di cui nessuno di loro sapeva niente la ragazza, che mirava a diventare una ballerina, era andata in Spagna e da allora non se ne era saputo più niente. Le ragazze alle volte la sentivano su Facebook quando capitava che si collegavano contemporaneamente, ma da quando era partita non era più come prima.

Liam a quanto pare era molto sensibile e suscettibile riguardo l'argomento, quindi io evitavo di parlarne davanti a lui.
-So che Sophia non ti piace...- iniziò lui e io alzai gli occhi al cielo.
-Dire che non mi piace è poco.- gli dissi interrompendolo, ma lui non vi badò
-... ma lei è la mia ragazza, deve piacere a me, non a te.- finii lui. Io alzai lo sguardo come per dire "Problema tuo, non mio".
-E allora chi diavolo mi accompagnerà?- chiesi ancora. Possibile che ci fosse ancora un dannato punto interrogativo ad una domanda alla quale mi avrebbe potuto rispondere un bambino di tre anni? Sentimmo qualcuno scendere le scale di corsa e tutti ci girammo, io nella speranza che fosse Hope. Appena vidi una chioma biona mi raggellai sul posto, girando lo sguardo per evitare di incontrare i suoi occhi azzurri che mi avrebbero paralizzata.

-Niall!- disse subito Liam, e non per chiamarlo... ma come per dire che aveva trovato chi mi avrebbe accompagnata al centro commerciale.
-Cosa?!- urlai
-Dove?!- urlò Zayn che era al corrente della mia leggera cotta per Niall: tutti ne erano al corrente, tranne Niall stesso e mio cugino.
-Uh?- disse Niall ancora assonnato nonostante fosse vestito.
-SALACABULA MIGICABULA BIDIDI BODIDI BU'!- cantò Louis. Tutti ci girammo a fissarlo sconvolti. -Scusate, pensavo fosse una gara a chi spara più cazzate.- disse lui come per volersi giustificare.
-Ah, in questo non ti batte nessuno!.- gli disse Zayn.
-Su Liz, abbiamo trovato il tuo accompagnatore!- disse Liam raggiante. Il mio accompagnatore? Nemmeno stessi andando al ballo di fine anno.
-Accompagnatore?- chiese Niall non capendo un tubo di ciò di cui stavamo parlando.
-Liam, non penso che sia il caso... non lo vedi che dorme all'inpiedi?- gli dissi indicando il biondino che ci fissava senza capire niente.
-Si sveglierà, soprattutto se gli metto sotto il naso la colazione calda presa da Starbucks!- disse Liam correndo in cucina e ritornando con una ciambella fumante e piena di zucchero in mano. A Niall brillarono gli occhi appena vide il cibo.
-Ciambelle!- disse fiondandosi sulla mano di mio cugino e iniziando a mangiare. Come faceva a riempire talmente tanto la bocca e a finire una ciambella in un minuto.
-Ora Niall, avevo una proposta da farti.- disse Liam sedendosi sulla poltrona su cui era seduto prima e guardando il biondino mentre mi strizzava l'occhio. Io mi nascosi la faccia dietro le mani cercando di non rendere visibile il rossore che mi stava colorando il viso.
-Qualsiasi cosa per te Leeyum!- disse Niall leccandosi le dita sporche di zucchero. Sorrsi a quella vista: mi ricordava me con il sale visto la mia specie di pazzia nei confronti dela sale.
-Devi accompagnare Liz al centro commerciale.- disse Liam sorridendo soddisfatto della sua trovata "geniale". Liam era davvero ceco. Come faceva a non essersi accorto del fatto che dal giorno della festa di Halloween io cercavo in tutti i modi di evitare Niall e che se stavo con lui era solo quando c'era pure qualcun'altro a farci compagnia?

Avrei voluto urlargli tutta la verità in quel momento, ma non lo feci per tre semplici motivi: c'era Niall davanti e mi sembrava dell tutto inappropriato dire a mio cugino che mi piaceva il biondino in questione; Louis e Zayn mi avrebbero sfottuto a vita per l'enorme figura di merda che avrei fatto; conscendo il suo carattere possessivo, se lo avessi detto a Liam mi sarebbe stato col fiato sul collo impedendomi quasi quasi di vederlo per casa. Non che la cosa mi avrebbe guastato, ma Liam troppo apprensivo è una grande rottura.

Niall alzò lo sguardo su di me nel sentire la proposta di Liam e mi squadrò. Lasciai uno leggero spiraglio tra le mie dita per il mio occhio sinistro e guardai il biondino: non mi stava squadrando in modo cattivo.
-Se a Liz non dispiace...- disse lui esitante con una vena di speranza nella voce. Era veramente speranza? Forse, non fui in grado di capirlo. Mi levai le mani da davanti la faccia.
-Dispiacermi? E perchè dovrebbe dispiacermi?- chiesi un pò troppo in fretta muovendomi agitata sul divano, come se improvvisamente quel cuscino morbido si fosse ricoperto di spine.
-Visto Liz? Problema risolto!- disse Liam alzandosi dalla poltrona soddisfatto di sè e salendo sopra.ù
-Io vado a prendere i giubbotti!- disse Niall alzandosi con un improvviso sorriso sincero stampato in faccia e scomparendo verso l'ingresso. Io guardai Zayn con occhi imploranti e mimando con la bocca "Aiuto!". Zayn alzò le spalle e mimò con le sue di labbra "Non so come posso aiutarti!". Io sbuffai.
-Andiamo?- disse Niall comparendo con il suo giubbotto messo e il mio tra le mani. Mi sforzai di fare un sorriso cercando di sembrare il più credibile possibile.
-Certo.- risposi alzandomi e afferrando il mio giubbotto. Lo indossai e con un bacio al volo a testa salutai Louis e Zayn: il primo che ricambiò allo stesso modo mio e il secondo che ricambiava salutando con la mano. Salimmo in macchina senza proferire parola. Fuori si gelava e io stavo iniziando a tremare leggermente; forse Niall se ne accorse percgè appena prima di partire accese il riscaldamento della macchina. Il piccolo abitacolo in pochi minuti si riscaldò. Nessuno di noi parlò.

Io cercavo di evitare il suo sguardo tenendo gli occhi fissi sul finestrino, sulle case e sui locali di Londra che sfrecciavano sfocati. Però sentivo che mi fissava di tanto in tanto, come se volesse lggermi dentro. Se ci fosse riuscito avrebbe notato il subbiglio che stava avvenendo dentro il mio stomaco: mille farfalle che svolazzavano con la forza di dieci mila rinoceronti. Senza dimenticare della tremenda lotta tra cuore e mente... il cuore mi diceva di lasciarmi andare a quei sentimenti, perchè avevo bisogno d'amore e d'amare; la mente mi diceva che dovevo lasciare perdere, che sarebbe stato tutto inutile e che tanto sia io che lui avremmo finito col soffrire.

Eppure anche dando ascolto alla mente stavo soffrendo, come era possibile? Una cosa positiva però c'era: Niall non ne soffriva, e se dovevo stare male io per non far stare male lui avrei sofferto in silenzio come avevo imparato a fare a mia spese. Non mi ero accorta che la macchina si fosse fermata e che eravamo di fronte al centro commerciale. Mi voltai verso di lui e gli sorrisi debolmente.
-Perchè?- mi chiese lui con le mani ancora sul volante e lo sguardo fisso di fronte a sè. Io aggrottai la fronte non capendo.
-Cosa?- gli chiesi. Lui si girò verso di me respirando profondamente.
-Perchè mi eviti? E' dal giorno della festa a casa di Perrie che non fai altro che evitarmi e questa cosa sinceramente mi secca.- mi spiegò lui paralizzandomi sul sedile fissandomi con i suoi occhi di ghiaccio. Aveva occhi di ghiaccio ma una voce calda e dolce come il miele. Io abbassai gli occhi umettandomi le labbra. -Che cosa ho fatto di male per meritarmi la tua totale indifferenza? Se ti sto antipatico dimmelo, ti prego, quanto meno parlami.- disse lui. Sembrava arrabbiato. Che cosa gli avrei dovuto rispondere ora?

-Niall, non sei tu...- iniziai io senza però sapere come continuare. "Non mi sei affatto indifferente!" avrei voluto urlare, ma non sarebbe stato coerente.
-E allora che cosa è?- mi chiese sempre più curioso.
-E' successo qualcosa quel giorno alla festa.- risposi inziando a torturarmi le unghia delle mani.
-Cosa?- chiese perplesso. "Mi hai baciata Niall, poi mi hai detto che mi amavi." pensai io, ma non lo dissi. Come già sapevo lui non si ricordava per niente di ciò che era successo alla festa, e tutto ciò mi confermava che lui aveva agito come aveva agito solo perchè ubriaco fino al midollo.
-Non posso dirtelo, ma credimi quando ti dico che ciò che è successo mi ha portata ad ignorarti.- gli risposi senza mai guardarlo negli occhi. Se lo avessi fatto forse gli avrei spiattellatto la verità in faccia come se stessi raccontando l'ultima news su Miley Cyrus. Lo sentii sospirare.
-Guardami.- disse serio ma dolce, la voce piena di una strana intensità. Io scossi la testa come a volrgli negare quella richiesta. Sentii due dita fredde poggiarsi sotto il mio mento: le sue dita potevano essere anche fredde, ma il suo tocco sulla mia pelle sarebbe stato sempre bollente e avrebbe sempre prodotto brividi indescrivibili.

-Liz, ti prego.- disse costringendomi ad alzare lo sguardo su di lui. Non che io feci qualcosa per impedirglielo, anzi. I suoi occhi azzurri mi perforarono in tutti i sensi, mi sentii spiazzata davanti a quegli occhi azzurri come il cielo; osservandoli mi sentivo come un uccellino che vola verso l'infinito.
-Cosa è successo?- chiese quasi come se fosse una supplica. Niall che mi stava supplicando. Perchè quella situazione mi stava facendo sentire potente e debole allo stesso tempo?
-Io... io...- balbettai, incapace di formare una frase di senso compiuto. Ero in completa balia di lui. A quel pensiero strabuzzai gli occhi. -No! No!.- dissi girando la testa di scatto per poi aprire la portiera della macchina, chiuderla con un tonfo ed appoggiarmi su di essa. Lo sentii scendere dalla macchina e avvicinarsi a me, ma non mi voltai a fissarlo.
-Liz, mi stai facendo impazzire.- disse lui alzando le braccia al cielo. Ah, io lo stavo facendo impazzire? Ma chi si credeva di essere? Lui aveva il diritto di ubriacarsi, di fare e sparare cazzate e io non potevo nascondergli qualcosa?
-Se non ti sta bene il mio carattere puoi anche andartene.- gli risposi. Il mio tono di voce era talmente acido che per un momento pensai di essermi trovata nel corpo di Hope. Lui dal mio fianco si spostò di fronte a me.
-Davvero non hai ancora capito?- mi chiese come se fossi scema. Ma che cosa dovevo capire? Non avevo mai conosciuto persona più criptica di lui!
-Ma cosa devo capire Niall?- sbottai ficcandomi le mani gelate nelle tasche del giubbotto.
-Ah, stà zitta!- disse lui. Io dovevo stare zitta? Ma come si permettava? E io che avevo addirittura pensato di essere innamorata di lui. Alzai la testa di scatto su di lui per rispondere, ma successe qualcosa che non mi sarei immagginata. Qualcosa che aspettavo da giorni pur sapendo che non doveva essere così. Poggiò le sue labbra sulle mie e i birividi che mi percorsero il corpo furono gli stessi del giorno della festa. Dischiuse le labbra e il suo sapore di cannella mi invase la bocca. Dovevo mettere fine a tutto ciò prima che fosse stato troppo tardi. Mi staccai da lui.

Io non lo provai a guardare nemmeno, lo scansai e mi incamminai verso il negozio. -Liz aspetta!- disse lui dietro di me, ma io non gli diedi retta. Iniziai a correre, con la sua voce ancora che mi rimbombava nelle orecchie, il sapore di cannella sulle labbra, calde lacrime che incominciarono a rigarmi il viso.  




Angolo Autrice
Ehy ragazze! 
Farò questo angolo autrice molto corto perchè il pc serve a mio padre per problemi di lavoro, quindi non inserirò nemmeno il mio cucciolo di pandacorno che è molto triste per questa cosa ma che mi ha chiesto di salutarvi.
Vi prego, fatemi sapere cosa ve ne pare perchè non mi convince affatto questo capitolo (come gli altri, ma vabbè!)
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite, le ricordate e chi ha recensito. Mi scuso con tutte coloro che hanno recensito se non le ringrazio di persona, ma vado proprio di fretta. 
Ora scappo, ci si sente!
Baci!
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        


 

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Capitolo 10
*** Without you ***






 
Liz’s POV
Ero seduta in uno dei bagni del centro commerciale senza smettere di piangere. Calde lacrime scendevano lungo le mie guance mentre cercavo di farle smettere. Perché? Perché tutto stava risultando talmente difficile? Perché la cosa giusta stava risultando difficile? Si, perché stare lontana da Niall era la cosa giusta, questo lo sapevo, ma stare senza di lui per me era come patire le pene dell’inferno. Lui poi non faceva niente per aiutarmi, anzi, sembrava volesse rendermi la situazione ancora più difficile.

Perché? Perché mi aveva baciata? Questa volta era sobrio, non era ubriaco. Perché lo aveva fatto? Mi passai la mano tra i lisci capelli biondi per poi toccarmi le labbra. Sentivo ancora il sapore delle sue labbra: cannella. Mi sembrava di sentire ancora le sue dita che mi sollevavano il viso poggiandosi sotto al mio mento. Nella mia testa continuavo a rivivere quel bacio: risuonavano ancora le sue parole “Ah, sta zitta!” e poi quel bacio, e ogni volta che ci ripensavo i brividi che avevo provato ritornavano a scuotere il mio corpo.

Era tutto così sbagliato, non sarebbe mai dovuto succedere. Se solo ne avessi avuto il coraggio avrei fatto il primo biglietto aereo e me ne sarei ritornata in America, ma a quanto pare dovevo essere egoista: l’idea di stare così lontana da Niall mi metteva ansia e mi faceva mancare il fiato; ma il mio essere egoista si trasformava anche in un essere masochista, visto che stando vicino a lui soffrivo. Che confusione, non ci capivo più niente. Alle volte pensavo che forse la cosa più giusta da fare sarebbe stata il togliersi di mezzo, ma poi pensavo a Liam, a Hope, a mio nonno, ai miei genitori, e capivo che non sarebbe stata la cosa giusta da fare.

Mi asciugai gli occhi con i palmi delle mani, e cercai di calmare il mio respiro. Mi guardai allo specchio: avevo gli occhi rossi e gonfi e la guance ancora rigate dalle lacrime. Se volevo rendermi presentabile dovevo sperare in un miracolo. Non so quanto tempo passai là dentro, non sarei stata in grado di dargli una misura, ma quando uscii era molto tardi visto che il centro commerciale era mezzo vuoto. Meglio così: meno persone me vedevano, meglio era. Provai a concentrarmi sulla canzone che stavano trasmettendo: la musica mi aiutava a tirarmi su di morale, a volte. Riconobbi da subito il pezzo: era “Without you” di David Guetta feat Usher.

I can’t win, I can’t reign (Non posso vincere, non posso aspettare)
I will never win this game (Non potrò mai vincere questo gioco)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I am lost, I am vain, (Mi sono perso, sono inutile)
I will never be the same (Non sarò mai più lo stesso)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I won’t run, I won’t fly (Non correrò, non volerò)
I will never make it by (Non riuscirò mai a farcela)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I can’t rest, I can’t fight (Non posso riposare, Non posso lottare)
All I need is you and I, (Tutto ciò di cui ho bisogno siamo io e te)
Without you, without…. You! (Senza di te, Senza di… te!)


Quella canzone mi fece ripensare subito a Niall… sembrava fatta apposta per ciò che stavo provando, per come mi sentivo senza Niall vicino, eppure non mi stava aiutando affatto. Mi tappai le orecchie, cercando di non ascoltare quella canzone, ma le parole continuavano a rimbombarmi nelle orecchie. "Non posso vincere, non posso aspettare, non potrò mai vincere questo gioco, sono persa, sono inutile, non correrò, non volerò, non riuscirò mai a farcela, non posso riposare, non posso lottare, tutto ciò di cui ho bisogno siamo io e te, senza di te!"

Tutte queste parole mi riportavano istintivamente al biondino irlandese, ai suoi baci, al suo tocco, ai suoi occhi, al sapore delle sue labbra, alla sua risata contagiosa, e quella canzone non mi stava aiutando. Mi buttava a terra, come per dire che tutti quegli sforzi per stare lontana da Niall erano inutili. Era come se volesse dire che dovevo stare con lui, per il mio bene. Corsi fuori dal centro commerciale, scappando da me stessa. Scappando dalla canzone. Scappando, forse, dalla verità.


Harry's POV
Mi svegliai con le orecchie che mi fischiavano. Avevo ancora la testa dolorante, come se mille tamburi continuassero a suonare dentro il mio cervello. Non avevo la forza di alzarmi, sentivo le gambe deboli. Ancora dovevo capire con quale forza quella mattina ero stato capace di alzarmi dal divano e salire le scale per andarmene in camera mia. Indossavo ancora i vestiti della sera prima, ma non avevo la minima intenzione di alzarmi. Continuavo a tenere gli occhi chiusi, cercando di addormentarmi di nuovo, invano. Mi misi il cuscino sopra la testa, cercando in tutti i modi di riaddormentarmi, ma senza successo.

Aprii piano piano gli occhi, richiudendoli subito: mi dava fastidio la luce del sole ogni volta che mi svegliavo, soprattutto dopo una sbronza mi sembrava di diventare cieco. Li riaprii di nuovo, più lentamente, abituandomi piano piano alla luce del sole. Sempre lentamente mi alzai a sedere. Continuavo a barcollare, meno rispetto a quando mi ero ritirato da casa, ma non riuscivo a stare in equilibrio, e se ci riuscivo si trattava sempre di un equilibrio precario e molto instabile. Poggiai le mani sulle ginocchia e sbadigliai, uno sbadiglio lungo e rumoroso.

Un forte odore di alcool proveniente dalla mia stessa bocca ricoprii l'aria intorno alla mia faccia e un improvviso senso di vomito mi invase lo stomaco e la gola. Improvvisamente trovai la forza per alzarmi da quel comodo letto e correre in bagno. Non chiusi nemmeno la porta, vomitai subito dentro il water.... certo che stavo davvero male. "Mai più, Harry. Mai più." mi ripetei in testa, pur sapendo che non l'avrei mantenuto e che sarebbero state parole buttate al vento. Dopo aver vomitato iniziai a tossire e per reggermi in piedi mi appoggiai con una mano al muro e con una mano sulle mie stesse ginocchia.

Quando mi fui calmato tirai subito lo sciacquone e mi tolsi la maglietta che in quel momento mi sembrava come una camicia di forza. Mi avvicinai piano al lavandino e mi appoggiai su di esso. Mi guardai allo specchio: ero uno straccio. Il viso era un misto tra il bianco e il verdognolo, i miei occhi sembravano spenti e i miei ricci…, no! I miei ricci non erano più tanto ricci! Con le mani cercai di sistemarmeli, ma niente. Avrei optato per una doccia. In bocca c’era sempre il sapore d’alcool misto al sapore di vomito, una combinazione ideale, sempre che si cerchi di vomitare.

Presi lo spazzolino e il dentifricio e mi lavai i denti, tre volte, per essere sicuro che quel brutto sapore se ne andasse dalla mia bocca. Quando ebbi finito mi fissai le labbra. Non tanto per il fatto che avessi delle labbra davvero irresistibili, ma tanto per il sapore che avevano quelle stesse labbra quando quella mattina mi ero svegliato. Non sapevano di vomito, né di alcool, ma bensì di fragole. E ciò era del tutto strano visto che non avevo bevuto bevande alla frutta. Cercai di fare mente locale, di ricordare qualcosa della notte precedente.

Ero andato nel locale dove lavorava Josh, ci andavo talmente tante di quelle volte da essere diventato quasi di casa. Avevo bevuto, prima un bicchiere, prima uno, poi due, poi avevo perso il conto. E poi… avevo visto quei capelli. Pur non avendo visto in faccia la ragazza pensavo davvero che fosse lei, i capelli erano molto simili… ma ripensandoci ora, con la mente lucida, non erano poi così simili, i SUOI capelli hanno qualche piccola striatura dorata, quelli dell’altra ragazza erano completamente castani. Comunque, stava di fatto che ci avevo provato con quella ragazza solo perché mi ricordava LEI.

Non lo so perché lo avevo fatto… avrei potuto dare tranquillamente la colpa all’ubriachezza, ma dentro sapevo che non era questo il motivo… forse non lo sapevo nemmeno io il motivo che mi aveva spinto a provarci con quella ragazza pensando che fosse LEI. Tutto ciò non aveva il minimo senso, e anche a me stesso questo ragionamento, che non aveva un punto d’arrivo, sembrava solo un qualcosa senza alcun nesso logico. La porta si aprii all’improvviso dietro di me mentre continuavo a rimuginare su quello che era successo la sera prima.

Alzai di scatto la testa e riflessa nello specchio, dietro di me, vidi Hope. Si era bloccata sull’uscio, aveva spalancato gli occhi ed era arrossita violentemente. Hope che arrossiva? Non era mai arrossita. Non in mia presenza almeno. Uscì velocemente dal bagno senza dire una parola. Io mi girai e le andai dietro.
–Hope!- urlai uscendo nel corridoio. Lei si fermò, quasi come se le costasse una fatica enorme. Si girò piano verso di me, tenendo lo sguardo basso.
–Cosa vuoi?- chiese. Aveva uno strano tono di voce, come se cercasse di fare l’acida al solito suo ma non ci riuscisse.
–Io volevo solo ringraziarti, sai no per avermi… medicato.- dissi avvicinandomi a lei indicandomi l’occhio. Hope incrociò le braccia sotto al seno.
–Beh, muoviti, non ho tempo da perdere.- disse ancora alzando lo sguardo ma guardando altrove. Era come se cercasse di evitare il mio sguardo.
–Grazie.- le dissi avvicinandomi ancora a lei. Ora solo poco più di mezzo metro ci divideva.
–Ora che mi hai ringraziato penso che ritornerò in camera.- disse lei girandosi prima ancora di aver finito la frase.
–Aspetta!- mi avvicinai a lei con una lunga falcata e la presi per il polso. Una forte scarica elettrica mi percorse tutto il braccio, arrivando fino alla schiena e percorrendo più volte la mia colonna vertebrale. Lei si girò di scatto, il rossore che si faceva più vivo sulle sue guance è una strana espressione sul viso, come se anche lei avesse avvertito la stessa scossa elettrica. Era strana quel giorno, ancora non mi aveva chiamato stronzo o in chissà in quale altro modo. Io deglutii.

–Che cos’altro vuoi? Mi sembra che tu mi abbia già ringraziato.- mi disse lei sempre con quello strano tono di voce.
–Si, è vero, ma… ho bisogno di capire una cosa.- le dissi solo.  Mi avvicinai ancora di più a lei. Non sapevo nemmeno io quello che stavo facendo. Mi parve di sentirla fremere e per un momento pensai che lei mi avrebbe allontanato come, normalmente, avrebbe fatto. Stupendomi, non lo fece. Rimase ferma, la schiena dritta e tesa come una corda di violino.
–Cosa?- chiese lei, la voce flebile, ridotta quasi ad un sussurro. Cosa stavo facendo? Lo facevo per la scommessa, vero? No, in quel momento la scommessa risultava essere l’ultimo dei miei pensieri. Mi avvicinai sempre di più a lei, i nostri visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Abbandonai il suo polso guidando la sua mano sulla mia spalla, facendogliela appoggiare là. La sua mano era fredda, e il suo tocco mi provocò un altro brivido. Avvicinai sempre di più il mio viso al suo, inclinando la testa. La sentii respirare, e il suo respiro mi inondò le narici. Chiusi gli occhi. Nel giro di un secondo lei si era girata e si era rinchiusa in camera. Intanto io mi stavo beando dell’odore del suo respiro che continuava a inondarmi le narici fino ad arrivare al cervello: fragole.


Liz’s POV
Guardai l’orologio che avevo al polso: erano le 3:30 del pomeriggio. Non ero ritornata per il pranzo, e non avevo potuto chiamare Liam per avvertirlo perché la batteria del mio cellulare era morta. Uscii le chiavi di casa dalle tasche dei jeans e aprii la porta di casa. Nemmeno il tempo di aprirla che mi venne voglia di chiuderla. Le urla di Hope mi spaccarono i timpani.
–NIALL JAMES HORAN, FOTTUTO IRLANDESE DI MERDA, DOVE CAZZO E’ MIA CUGINA? POSSIBILE MAI CHE QUELL’IDIOTA DI LIAM TE LA AFFIDA PER CINQUE MINUTI E TU TE LA LASCI SCAPPARE COSI’ COME SE NIENTE FOSSE?!- la voce di Hope rimbombava in tutta la casa e mi sorpresi che i vicini non fossero ancora usciti per vedere chi rischiava di rimanerci secco.
–Ma non è stata colpa mia, lei…- sentii il biondino che provò a dire qualcosa, ma fu interrotto dalle urla di Hope.
–LEI COSA?! LEI COSA?! INSOMMA, MIA CUGINA E’ UNA COSA PICCOLA PICCOLA E MOOOOOOLTO LENTA, NON PUOI AVERLA PERSA DI VISTA! E POI E’ COLPA TUA VISTO CHE ERA SOTTO LA TUA RESPONSABILITA’!- urlò ancora. Io chiusi la porta, tanto le urla di Hope sovrastavano qualunque altro rumore in quella casa.
–Louis, Zayn… aiutatemi.- disse ancora il biondino con voce implorante.
–AIUTATEMI UNA BEATA MINCHIA! ALZATEVI DA QUEL DIVANO VOI DUE E GIURO CHE VI FINISCE MALE!- li minacciò mia cugina. Immaginai solo quanto potesse fare paura in quel momento.
–Scusaci Nello, ma io ci tengo alla mia faccia.- questo era Zayn.
–E io ci tengo al mio bel culetto.- disse Louis. Sentii Niall sospirare.
–TU NON HAI IL MINIMO DIRITTO DI SOSPIRARE! AH, SE TI PRENDO….- gridò ancora mia cugina. Poi non li sentii più parlare, sentii solo delle risate, gente che correva e respiri affannati. Nel giro di pochi secondi mi ritrovai davanti agli occhi Niall e Hope alle sue spalle che cercava di afferrarlo. Avrei riso, se non mi fossi ritrovata Niall davanti. Il suo viso mi fece avere un tuffo al cuore e fece fare una capriola al mio stomaco, mentre la mia bocca, istintivamente, si riempiva di nuovo del suo sapore di cannella, come se le sue labbra si fossero nuovamente poggiate sulle mie.

Mi si arricciarono le dita dei piedi al solo pensiero.
-Ah, sei qua!- disse Hope con il respiro affannoso, ma la voce sempre con il suo solito tono incazzato.
-Si Hope, sono qua!- le dissi acida senza nemmeno guardarla in faccia.
-Hai visto che è viva? Perchè non mi lasci in pace?- chiese Niall scorbutico cercando di scansare mia cugina. Di solito non si comportava così. Che fosse stato il mio arrivo a procurargli quel cambiamento di umore?
-Senti biondo, ti salvi al momento solo perchè ora devo andare a fare il cazziatone a Liz, ma non pensare che io abbia finito con te!- disse Hope minacciandolo con il dito. Lui sbuffò scrollando le spalle. Prese dal comodino al mio fianco il suo mazzo di chiavi e, sorpassandomi senza nemmeno degnarmi di un'occhiata, uscì di casa. Tirai un sospiro di sollievo quando sentii la porta dietro di me sbattere, anche se dentro di me, nel mio cuore, sembrava essersi aggiunta un'altra crepa.

-Allora, signorina...-iniziò Hope posizionandosi davanti a me con le mani appoggiate sui fianchi e il piede destro che continuava a sbattere ripetutamente sul pavimento.
-Ah, non rompere, Hope!- dissi io sempre in modo acido scansandola. Senza salutare nè Zayn nè Louis salii sopra e mi chiusi in camera mia. Buttai per terra la borsa (sarebbe più corretto dire che la lanciai, ma questi sono solo dettagli) e mi buttai a sedere sul letto. Mi guardai le mani a capo chino. Nella mia testa non facevo altro che vedere gli occhi di Niall quando mi aveva vista sulla soglia di casa: si erano rabbuiati, erano diventati freddi, lontani. Perchè? Questa domanda continuava a frullarmi nella mente e il fatto che non riuscissi a trovarle una risposta mi stava facendo esplodere le meningi.

La porta della camera si aprii talmente all'improvviso e rumorosamente che per lo spavento urlai e mi alzai dal letto. Davanti a me c'era Hope che mi guardava male.
-Mi spieghi che cazzo di problema hai?- mi chiese solo. Io? Io? Io non avevo nessun problema! Era lei quella ad avere gravi e seri problemi mentali, possibile che ancora non lo avesse capito? E poi che diavolo voleva da me? Perchè dovevo andarle a raccontare i fatti miei? Chi era lei? Non era mica mia madre che aveva il diritto di farmi il cazziatone solo perchè non mi ero ritirata a casa con Niall. E poi nemmeno fosse successo di notte, erano le 3:00 del pomeriggo!

-Io non ne ho problemi Hope! Sei tu quella con problemi più grandi di te e di me messi insieme! E poi che cosa vuoi da me? Per quale motivo vieni qua e ti vieni a fare i cazzi miei? Chi ti credi di essere?- le urlai contro. Lei rimase sbalordita dalle mie parole visto che non l'avevo mai trattata così. Forse ci era rimasta male, ma non mi importava. Nessuno vedeva quanto io stessi male in quel momento? Lei si girò e per un attimo sperai che se ne sarebbe andata, invece chiuse solamente la porta per poi rigirarsi e sedersi sul letto.

-Hai il ciclo per caso? Non ti ho mai vista così. Sembri tanto me.- disse lei calma. Io risi scettica e sarcastica.
-Ora capisci che bello starti dietro!- le dissi senza fissarla. Lei non rispose subito, e per un minuto un silenzio imbarazzante crollò su di noi. Non ci eravamo mai trovate in questa situazione di imbarazzo, non tra di noi almeno.
-Mi vuoi spiegare che cosa ti prende?- mi chiese di nuovo con tono pacato, seria e dolce allo stesso tempo. Io sbuffai passandomi una mano tra i capelli biondi. Dovevo dirglielo o no? Lei era come una sorella per me, perchè dovevo nasconderle la verità? Se glielo avessi detto il peso che portavo dentro da un mese si sarebbe alleggerito e poi lei mi avrebbe aiutato, a modo suo. A modo suo però significava: parole di conforto da parte sua, e calci in culo per Niall. Avrebbe fatto di tutto per impedirmi di non vedere Niall, e lo avrebbe preso a parole.

Senza dimenticare che così lo avrebbe scoperto anche Liam e Liam era super geloso e iperprotettivo, non urlava nè ammazzava la gente come Hope, ma era lo stesso una grande rottura. Se però non glielo avessi detto quel segreto grande e pesante quanto un macigno avrebbe continuato a pesarmi, fino a farmi cadere a terra, e forse ne sarei uscita psicologicamente distrutta. Che cosa brutta e deprimente da pensare, eppure alle volte non potevo fare a meno di pensarci. Sospirai e mi sedetti sul letto affianco a lei.

-Io te lo dico, ma solo se prometti di non interrompermi e di non.... di non ammazzare nessuno.- le dissi io fissandola. Lei sembrò rimanere interdetta, quasi come se stesse realizzando quanto fosse importante per me quell'argomento.
-Non posso nemmeno urlare?- chiese. Io scossi la testa. Lei sbuffò incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come i bimbi piccoli. Io non mollai. Lei sbuffò ancora. -E va bene!- disse lei agitando le mani nervosa. Io presi un profondo respiro.
-Niall mi ha baciato!- dissi tutto d'un soffio. La guardai. Il suo volto assunse mille colori diversi: verde, rosso, bianco, giallo, poi di nuovo rosso. Anche le sue espressioni mutarono velocemente: stupore, rabbia, stupore, rabbia.
-Quando, dove, come e perchè?- chiese in tono calmo anche se sapevo che stava controllando la rabbia che ogni secondo che passava montava dentro di lei.
-Il primo...- iniziai io, ma lei mi interruppe gridando.
-Il primo? Quante volte ti ha baciata?- urlò lei. Io la guardai male.
-Hai promesso!- le dissi semplicemente
. -E va bene, scusa!- disse lei agitando le braccia furiosamente.
-La prima volta mi ha baciata alla festa di Halloween a casa di Perrie: era ubriaco ed è successo tutto durante il gioco del bacio al buio. Oggi mi ha baciata per la seconda volta: eravamo in macchina, lui mi stava accompagnando al centro commerciale, voleva sapere perchè dal giorno della festa cerco di evitarlo, dopo una serie di battibecchi mi ha baciata di nuovo.- le spiegai io. Lei mi stava scrutando, come se cercasse di leggermi dentro per vedere se nascondessi qualcosa.

-E tu?- mi chiese solo. Io sospirai di nuovo.
-La prima volta ho risposto al bacio, ma solo perchè non sapevo che fosse lui; la seconda volta sono scappata.- le risposi semplicemente. Lei sembrava essersi calmata.
-Quindi non devo ammazzare Niall?- mi chiese lei. Si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto farlo. Io scossi la testa. Lei sospirò. -E va bene, va bene! Non lo ammazzerò, ma ora che farete? Che farai?- mi chiese fissandomi.
-Non lo so. Cercherò di stargli il più lontano possibile anche se...- agitai le mani -...è difficile con tutte queste emozioni.- cercai di spiegarle.
–Beh… se vuoi una guardia del corpo…- mi propose lei. Io la guardai male.
–Hope!- la rimproverai. Lei sbuffò.
–Ti piace davvero quindi?- mi chiese ancora. Mi piaceva davvero? Si… molto più di quanto mi sarebbe dovuto piacere.
–Si.- sospirai. Lei continuò a scrutarmi.
–Più di James?- continuò il suo interrogatorio. James! Da quanto tempo era che non pensavo a James? Tanto. Con James avevo passato dei momenti fantastici, alcuni fin’ora erano i più belli della mia vita, ma le emozioni che avevo provato con lui erano niente in confronto alle sensazioni che mi provocava anche la semplice vicinanza di Niall.

–Si.- le risposi semplicemente. Lei alzò gli occhi al cielo.
–Allora la situazione è più grave di quanto immaginassi.- sbottò. Io le lanciai un’occhiataccia.
–A proposito di situazioni gravi…. Come mai ti sei alzata tardi?- le chiesi cercando di cambiare argomento. Lei diventò paonazza. Hope che diventava rossa? Ma in che mondo? –Allora?- la incalzai io. Lei si alzò dal letto.
–Forse c’è Louis che mi chiama.- disse indicando la porta.
–Io non sento niente.- le dissi. Lei si girò comunque.
–No, lui mi sta chiamando, ha bisogno del mio aiuto, lo sento!- mi disse. Ok… per me è no.
–E cosa sei Wonder Woman?- le chiesi ancora scettica.
–No… sua sorella.- mi rispose e così dicendo uscì fuori dalla camera. Io alzai gli occhi al cielo e mi buttai sul letto. Presi l’mp3 di Hope e misi la riproduzione casuale. Dopo “Give your heart a break” di Demi Lovato e “Who says” di Selena Gomez partì nuovamente “Without you”. Quella canzone mi stava perseguitando e quel giorno la stavo odiando. Spensi subito l’aggeggio e mi misi a sedere. Guardai l’orologio: erano le 6:00 del pomeriggio. Non pensavo che fosse passato così tanto tempo. Forse era il momento di scendere giù. Una volta scese le scale trovai Harry e Hope che discutevano, come sempre.

–Te lo scordi ricciolino… noi non andremo in nessuna discoteca.- disse Hope.
–Non ho bisogno di chiederlo a te per farlo.- le rispose Harry.
–Giusto, chiedilo al tuo occhio nero!- disse mia cugina acida. Solo allora mi accorsi che l’occhio destro del ragazzo era cerchiato dal violaceo. Il riccio la guardò male. Si girò non guardando minimamente Hope.
–Ragazzi, voi che volete fare? Venite in discoteca stasera?- chiese a Louis, Zayn, Liam e Niall (gli ultimi due a quanto pare dovevano essere ritornati durante le tre ore che io avevo passato rinchiusa in camera.)
–Per noi va bene.- rispose Liam per tutti.
–Liz?- mi chiese Harry. Io guardai i ragazzi. Se ci fossi andata ci sarebbe stato anche Niall, anche se era facile perdere di vista il ragazzo in una discoteca strapiena di gente.
–Non saprei…- dissi guardando Hope.
–Tu non ti muovi di casa!- mi minacciò mia cugina.
–Ma non è mica in prigione!- sbottò Harry.
–Tu non parlare Styles, o il tuo occhio sinistro farà compagnia a quello destro!- mia cugina gli puntò un dito contro, ma lui agitò una mano come per cacciarla. Si avvicinò a me.
–Liz, lo so che sei più divertente di tua cugina che invece è una palla mortale… tu che fai?- mi chiese fissandomi negli occhi. Che fare? Feci in testa “Ambarabà Ciccì Cocò” e vinse la discoteca.
–Andiamo.- risposi soltanto. Harry sorrise trionfante e Hope mi guardò male: se gli sguardi avessero potuto uccidere io sarei morta sul colpo.
–Tu non sei mica costretta a venire.- disse il ragazzo guardando Hope. Mia cugina quasi ruggì.
–E pensi davvero che io lascerei mia cugina da sola con voi? Già oggi Niall se l’è fatta scappare…- iniziò lei con un  tono di voce che non ammetteva repliche.
–Ehy!- sbottò Niall senza nemmeno guardarmi.
–Tu zitto biondino, sei già sulla mia lista nera!- lo rimproverò Hope. Niall non rispose. Io lo guardai un po’, poi mi girai verso Hope.
–Su Hope, andiamo sopra a prepararci… sai quanto sono lenta a vestirmi.- le dissi tirandola per un braccio.
–Oh, non c’è nessuno più lento di te! Pure le lumache e le tartarughe ti superano in fatto di velocità.- iniziò lei a lamentarsi mentre me la trascinavo sopra. Chissà se si sarebbe zittita anche solo per un minuto


Quattro ore dopo
Centinaia, no, migliaia di persone affollavano la discoteca. Era su due piani. Il piano terra, dove si trovava la discoteca e il bar era una stanza circolare molto spaziosa con appesi mille quadri di coppie in momenti di passione. I volti delle persone erano illuminati di verde, rosso, blu, nero, oro. Il colore delle luci lampeggianti. I corpi delle persone erano talmente stretti gli uni agli altri che sembrava si stessero accoppiando, in quell’intreccio di mani e di gambe. La musica cambiò e tutti si precipitarono verso la pista incominciando a saltare. Mi accorsi che affianco a me c’era Liam che mi guardava sorridendo.

La musica passava da lenta a veloce, lenta e veloce, poi ritornò lenta. Liam si avvicinò di più a me.
–Chiudi gli occhi, tra poco scoppierà il finimondo.- mi urlò all’orecchio. Io lo presi per mano, era incredibile. Il ritmo stava accelerando di nuovo e una ragazza, nel modo di ondeggiare divise me e Liam. –Liz.- lo sentii urlare appena. Io mi alzai in punta dei piedi cercandolo, ma trovai solo uno Zayn molto probabilmente ubriaco che saltava. Il ritmò aumentò di intensità, tanto che ero capace di sentirlo rimbombare nel petto. “Lasciati andare Liz, lasciati semplicemente andare.” Mi dissi in testa, e ubbidii.

Nel bel mezzo della folla chiusi gli occhi, lasciai che il ritmo della musica mi catturasse e quando accelerò definitivamente e l’intera massa di gente sembrò impazzire io la seguii. Con le mani alzate sopra la testa ondeggiai, saltai, premetti il mio corpo con persone che non conoscevo mentre loro facevano altrettanto. Nonostante il ritmo frenetico della canzone i miei movimenti sembravano lenti. Strofinai le spalle contro sconosciuti e qualcuno intrecciò addirittura le sue dita con le mie. Il sudore mi colava sul naso e sulla schiena ed ero persa in un mare di sconosciuti.

Non sapevo nemmeno più che aspetto avessi. Non mi importava. Ero Elizabeth Payne. Ero libera. Quando la canzone finì io fui spinta da un gruppo di ragazzi verso il bancone del bar. Effettivamente mi ci voleva qualcosa da bere.
–Una birra.- chiesi al barista che annuì e si girò per farla. Dopo un minuto me la mise sul bancone. –Grazie.- gli dissi.
–Ehy pupa, la vuoi una pasta?- mi chiese uno probabilmente ubriaco. Era anche parecchio vecchio per trovarsi in una discoteca piena di adolescenti
–No, grazie, non le prendo queste schifezze.- dissi io girandomi dall’altra parte facendogli sbattere i capelli in faccia. Mi rigirai e presi la mia birra per berla, ma qualcuno mi fermò dal polso. Mi girai pensando fosse il ragazzo di prima, ma era Niall. Sussultai per la sorpresa. Non immaginavo che me lo sarei ritrovata così vicino.  
–Non berla.- mi disse lui. Era molto serio.
–Perché? E’ solo una birra.- gli dissi perplessa avvicinando il bicchiere alle mie labbra. Lui me lo tolse prima ancora che potessi toccarne un goccia e lo riposò sul bancone.
–Mi spieghi che ti prende?- gli chiesi io leggermente arrabbiata. Ora una persona non poteva prendersi nemmeno una birra che veniva qualcuno ordinando di non bere? Ah, però lui si poteva ubriacare tranquillamente come se niente fosse, giusto?
-Ho visto quel tipo metterti qualcosa nella birra.- disse indicando il tipo di prima che mi fissava in attesa che la qualunque cosa avesse messo nella mia birra non bevuta facesse effetto. Io lo guardai sprezzante per poi ritornare a fissare Niall che teneva stretto ancora il mio polso.
–Grazie, ma ora puoi anche lasciarmi andare.- gli feci notare guardando il polso. Lui fissò la sua stretta che racchiudeva il mio polso e quasi istintivamente lo liberò.
–Certo.- disse solamente. Poi si girò e se ne andò, senza degnarmi più né di una parola né di uno sguardo. Io guardai le sue spalle che si allontanavano e il dolore che mi colpì il petto fu quasi atroce. Ora non riuscivo più a trovare la differenza tra bene e male, iniziavo seriamente a dubitare che esistesse il bene e che invece in questo mondo ci fosse solo il male. Mi asciugai una lacrima solitaria che stava minacciando di rigarmi la guancia. Fui strappata dai miei pensieri da Harry che, in modo molto rumoroso si sedette al mio fianco.

–Ti stai divertendo?- mi chiese sorridendo.
–Molto.- risposi, ma ora non risultavo molto convincente: colpa di Niall. Harry ordinò un 4 bianchi.
–Posso farti una domanda?- gli chiesi semplicemente mentre lui beveva un lungo sorso del suo drink.
–Spara.- mi rispose.
–Quando hai un problema… di cuore…. Che fai?- gli chiesi in imbarazzo fissandomi le mani. Lui mi sorrise in modo dolce.
–Ci bevo sopra.- disse alzando il bicchiere ora mezzo vuoto. Ah, che aiuto.
–Grazie, ma passo.- gli risposi. Lui alzò le spalle con indifferenza. –E tu per chi è che bevi?- gli chiesi tanto per fare conversazione. Lui continuò a bere, come se non mi avesse sentito, ma vidi i suoi occhi guizzare su Hope che in quel momento era intenta a parlare con Josh, il loro amico barista che lavorava in quella discoteca. Io strabuzzai gli occhi.

–HOPE?- urlai. Lui aprì gli occhi di scatto e iniziò a tossire, sputando davanti a sé il drink ancora non ingoiato.
–Che… cosa?- chiese tra i colpi di tosse.
–Hai fissato Hope… tu stai male per Hope?- gli chiesi ancora incredula.
–Beh… certo che no!- disse lui. Non sembrava sicuro di quello che diceva.
–Sicuro?- gli chiesi ancora.
–Ma ti si è ammattito il cervello o Hope ti ha prestato un poco della sua pazzia?- mi chiese ancora fissandomi sconvolto. Io risi. –E non c’è niente da ridere, quello che hai detto è a dir poco una bestemmia!- disse lui rimproverandomi. Io continuai a ridere poggiandomi una mano sulla pancia che iniziava a dolermi per quanto stavo ridendo. –E’ confermato, ti sei rincretinita.- disse Harry andandosene e alzando le braccia in alto, come per dire che ora, come Hope, ero un caso senza speranza.

Mi asciugai le lacrime che mi stavano scendendo per quanto avevo riso e vidi il mio dito nero, sporco del mascara che mi stava colando. Corsi in bagno e mi sciacquai il dito, cercando di pulirmi anche la faccia che ora sembrava essere quella di Moira Orfei. La porta si aprì di scatto e due ragazzi, una coppietta, entrarono in bagno baciandosi con foga e stando attaccati fra loro come due anguille. Io rimasi a fissarli sconvolta. Ad un certo punto tossì per far capire loro che non erano da soli.

Loro si girarono e mi scrutarono: lui sembrava volermi fulminare con lo sguardo, la ragazza invece era arrossita violentemente.
–Ehm… scusate.- dissi abbassando la testa e uscendo di corsa dal bagno. Oddio che vergogna. Quando mi chiusi la porta alle spalle scoppiai nuovamente a ridere. Ok, forse stavo ridendo un po’ troppo, ma quella serata si stava rivelando piena di stranezze. E poi dovevo ancora finire con Harry, pensava davvero che lo avrei lasciato così senza nemmeno fargli il terzo grado? Ahahah, evidentemente non mi conosceva abbastanza, perché io, quando voglio, sono un’investigatrice migliore di Sherlock Holmes. Forse me ne sarei tornata a ballare, avevo bisogno di lasciarmi andare. Ascoltai la canzone che stavano trasmettendo mentre mi trovavo già sulla pista da ballo:

Can’t erase, so I’ll take blame (Non è possibile cancellarlo, così mi prenderò la colpa)
But I can’t accept that we’re estranged (Ma non posso accettare che siamo estranei)
Without you, without you. (Senza di te, senza di te)
I can’t quit now, this can’t be right (Non riesco a smettere, questo non può essere corretto)
I can’t take one more sleepless night (Non posso accettare un’altra notte insonne)
Without you, Without you (Senza di te)
I won’t soar, I won’t climb (Non volerò in alto, non scalerò)
 
If you’re not here, I’m paralyzed (Se non sei qui, sono paralizzato)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I can’t look, I’m so blind (Non riesco a vedere, sono cieco)
I lost my heart, I lost my mind (Ho perso il mio cuore, ho perso la testa)
Without you, without you! (Senza di te, senza di te)


Ok, forse era anche vero che quella era una canzone da discoteca, ma perché proprio oggi? Perché proprio a me? A che stavo iniziando a ondeggiare il bacino a che mi ero fermata tutto d’un tratto. In quella massa di gente riuscivo distintamente a vedere Niall che ballava con un’altra ragazza e un’enorme fitta di gelosia mi colpì lo stomaco.

La canzone diceva il vero: non era possibile cancellare tutto ciò che era accaduto con Niall, e non riuscivo ad accettare il fatto che ci trattassimo da estranei, nonostante fosse quello che io volessi; non riuscivo a smettere di pensare a lui, e non mi sembrava giusto tutto il dolore che stavo provando, e non sarei stata in grado di accettare un’altra notte sveglia a pensare a lui; non sarei mai stata capace di volare, né tantomeno di scalare una montagna, non senza lui che mi dava forza; senza di lui ero come una cosa inutile; non riuscivo a vedere, lui era la mia luce, che mi guidava, e avevo perso la testa e il mio cuore, che era diventato inevitabilmente suo.

Mentre questi pensieri continuavano ad affollarmi la testa io mi avvicinai a Niall. Lo strattonai un poco, costringendolo a girarsi verso di me. Quando mi vide fece una faccia strana, quasi come se fosse stranito di vedermi lì di fronte a lui.
–Devo parlarti!- gli urlai all’orecchio poiché la mia voce era coperta dalla musica che rimbombava nelle mio orecchie. Lui mi guardò ed annuì. Istintivamente lo presi per mano  e lo condussi fuori. Io stessa ero rimasta meravigliata dal mio stesso gesto, ma in quel momento non mi importava. Una volta nel retro del locale, io mollai la sua mano e lasciai che l’aria fresca mi riempisse i polmoni.

–Perché mi hai portato qui?- mi chiese lui sempre sorpreso e forse anche con una nota curiosa nella voce.
–Devo dirti una cosa, ma per favore, non interrompermi, altrimenti non so se troverò di nuovo il coraggio per… dirtelo.- dissi io rabbrividendo per il freddo e per il pensiero di ciò che gli avrei detto. Lui annuì sempre più vivamente curioso. Io presi un lungo respiro e abbassai lo sguardo. –Tu oggi mi hai chiesto perché in questo ultimo mese ti ho evitato… bene: mi hai baciata alla festa di Perrie.- dissi tutto d’un fiato. Lui strabuzzò gli occhi per la sorpresa e aprì la bocca per ribattere, ma io parlai prima di lui. –E’ normale che tu non te lo ricordi: eri ubriaco.- gli spiegai.

–E comunque, se tu mi fossi stato del tutto indifferente avrei anche potuto accettare la situazione e dirti tutto il giorno dopo, ma tu non mi sei affatto indifferente, non lo sei mai stato fin da quando ti ho visto per la prima volta, non lo riesci a capire? E se ho cercato di evitarti era solo perché pensavo che innamorandomi di te avrei fatto soffrire non solo me, ma soprattutto te e questa sarebbe stata una cosa di cui non mi sarei mai perdonata. Però oggi, dopo quel bacio, ho capito che il dolore più grande per me è stare lontana da te, e se stare con te significa essere masochisti e volermi del male ok, sono una masochista. E se tu lo vuoi io sono pronta a fare questo salto insieme a te, perché sinceramente sono stanca di questa situazione.- dissi senza mai smettere di fissare il pavimento.

Ero fiera di me stessa per il coraggio che avevo avuto nel dirgli quelle cose, ma all’orgoglio si stava sovrapponendo anche la vergogna… e se lui avesse detto di no? Se mi avesse detto che non era quello che lui voleva? Il solo pensiero mi fece stare male. Sentii dei passi farsi vicini e poi le sue dita che mi alzavano il mento: riconoscevo subito il suo tocco, era diverso da quello di chiunque altro. Io mi ritrovai a fissarlo negli occhi, quegli occhi che tanto mi piacevano e che mi facevano impazzire. Lui mi sorrise dolcemente e il mio cuore sembrò riempirsi di speranza.

–Non immagini nemmeno da quanto aspettassi questo momento.- disse semplicemente, e accarezzandomi le guance con i pollici inclinò il suo viso e poggiò le sue labbra sulle mie. Si modellarono perfettamente, come se fossero due tasselli di un puzzle che erano destinati a trovarsi. Lui mi fece schiudere le labbra e io lo lasciai fare, mi abbandonai completamente a lui. Il suo sapore di cannella mi riempì la bocca, mentre le nostre lingue iniziavano a giocare insieme. Continuavamo a baciarci, infischiandocene di tutto ciò che ci circondava, eravamo solo io e lui. E quando le nostre labbra si separarono i nostri corpi rimasero comunque attaccati. Io appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lui mi strinse a sé cingendomi la vita con entrambe le braccia e se avessi potuto fermare il tempo sarei rimasta in quella posizione per sempre.






Angolo Autrice 
Sono viva! Si, esatto, sono viva! Non sono morta. Allora, scusatemi per l'enorme ritardo, ma con le vacanze di Natale e le feste diciamo che c'è stato un tantino di... dimenticanza, ecco qua. Poi in questi giorni c'è stato il battesimo del mio cucciolo di pandacorno che ho scelto di chiamare Cory, in memoria di Cory Monteith. Si, sono una fan di Glee piagnona e frignona del cazzo.
Io non sapevo di essere maschio.
Beh, tu nella mia testa sei un maschio, se poi vuoi fare come Zayn che ha fatto il trans e si è travestito da Veronica fatti tuoi.
Ma Zayn non è davvero un trans, si è vestito solo per il video di "Best Song Ever"
Ma il mio era solo un'esempio
Allora vuoi dire che Liam è gay solo perchè nel video si è vestito da Leeroy che si vede lontano un miglio che è gay?
Ma per quale cazzo di motivo mi devi infilare in queste discussioni quando dovrei parlare del capitolo?
Sei tu che ti ci infili in queste discussioni.
Ma non rompere! Passando al capitolo...
Fammi indovinare... non ti convince.
Fuck!!!! 
Comunque, come stavo dicendo, questo è il capitolo dove Liz e Niall si mettono insieme (e qualcuno direbbe finalmente).
Al solito il capitolo non mi convince, ma non me ne convince proprio nessuno, quindi non cagatemi.
Nel caso qualcuno come mia cugina non lo sapesse, nella parte in cui c'è il tipo che offre una "pasta" a Liz: per "pasta" si intende in modo gercale una pillola di exstasi o comunque della droga, ecco tutto. Ho parlato poco di Harry e Hope e forse la mia gemellona mi ucciderà per questo, ma c'esta la vie!
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito e che hanno portato il mio ultimo capitolo a sette recensioni:

AngelCruelty, shannen shelter, Candy Smith, _xheystyles, Its all good, ioelei, Mashton.
Ringrazio infinitamente anche tutte coloro che l'hanno messa tra le preferite e le seguite.
Ora scappo, un bacio da Sasha Johnson...

... e da Cory il Pandocorno!


 

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Capitolo 11
*** Another Kiss ***









 
Liz’s POV
Avete presente quei giorni in cui non fai altro che vedere tutto rosa e fiori? Quei giorni in cui ti senti come un bambino a cui hanno appena regalato un lecca lecca? Quei giorni in cui anche se fuori piove dentro ti senti come riscaldata in continuazione dai raggi del sole? Ecco come mi sentivo io in quei giorni. Insomma, io e Niall stavamo insieme da nemmeno un mese, che avremmo fatto il 30 Dicembre, il giorno prima della notte di Capodanno, eppure mi sembrava di stare con lui da una vita. Da quando ci eravamo messi insieme non facevo altro che trascorrere il mio tempo libero con lui.

Mi alzavo, facevamo colazione insieme, uscivamo la mattina per ritornare la sera, cenavamo con i ragazzi e poi la sera o si rimaneva a casa o uscivamo con gli altri. Ovviamente tutti sapevano della nostra storia, e non è difficile indovinare chi tra tutti loro l’abbia presa peggio. Liam ovviamente era diventato tutto rosso iniziando a chiedere da quanto andasse avanti questa storia e come fosse possibile che lui in quattro mesi non se ne fosse minimamente accorto, e ovviamente aveva passato un giorno intero a farmi la ramanzina su tutte le cose che mi erano concesse fare con Niall ( era un miracolo se ci permetteva di baciarci, all’inizio non voleva nemmeno che ci prendessimo per mano) e aveva detto che ogni sera sarebbe venuto a controllarmi il collo per vedere se avessi avuto qualche succhiotto, ma Niall non era il tipo per fare queste cose.

Hope era stata quella che l’aveva presa peggio: aveva strabuzzato gli occhi e si era messa ad urlare, e ci erano voluti Harry e Zayn per tenerla ferma (minacciava di saltare addosso a Niall e di fracassargli tutti gli organi genitali), poi ogni volta che qualcuno ci lasciava da soli lei ci stava appiccicata come se Niall avesse potuto molestarmi da un momento all’altro; senza dimenticare che i primi giorni aveva anche iniziato a seguire di nascosto me e Niall quando eravamo in giro da soli, quasi fosse 007.

Quando aveva deciso che magari durante il giorno poteva lasciarci da soli ci aveva preso da parte ci aveva detto che “Ci dava la sua benedizione”, manco fosse mio padre e poi ci aveva regalato un sacchetto. All’inizio io e il biondino pensavamo che ci fosse qualcosa di strano ma bello, ma poi all’interno era pieno di preservativi, di tutti i tipi. Io e l’irlandese eravamo arrossiti fino ai capelli, e lei ci aveva detto che erano per precauzione. Ma insomma! Lei non poteva dire sul serio! Pensava davvero che io e Niall l’avremmo fatto subito?

Che cavolo, si trattava della mia prima volta d’altronde, e la mia prima volta doveva essere speciale. E’ vero, abbiamo litigato una volta quando io le ho ammesso che la mia prima volta sarebbe dovuta essere naturale, senza l’uso di profilattici o cose varie, e che il giorno dopo mi sarei presa la pillola. Lei aveva iniziato a chiamarmi irresponsabile, imbecille e tutte queste altre cose e in più aveva detto che non dovevo cercarla se mi sarei ritrovata a 16 anni con “la pagnotta nel forno”, o almeno lei così lo aveva definito.  Ora però ne avevo 17, quindi…

No dai, scherzi a parte, non avevo ancora perso la mia verginità, e non ne ero pentita, la mia prima volta riuscivo a immaginarla solo con Niall. Sarebbe stato tutto perfetto, lui sarebbe stato dolce e non mi avrebbe messo fretta, come faceva sempre. E in ogni caso né io né lui avevamo mai affrontato l’argomento “sesso” quindi avevamo deciso di mettere tutti i preservativi nella camera di Harry, anche se posso giurare di aver visto Niall che se ne metteva due in tasca, ma non glielo feci notare.

Insomma, le cose tra me e Niall filavano liscie come l’olio, con lui stavo bene: era in grado di regalarmi un sorriso con un semplice sguardo e di riscaldarmi il cuore con un semplice abbraccio, e se fossi morta sarei morta di overdose, perché ero totalmente ubriaca e drogata di Niall Horan. Ma era vero che se da un lato le mie giornate erano riempite dalla costante presenza fisica di Niall e dal suono della sua voce, dall’altro erano riempite dalle mie indagini segrete da far invidia a Sherlock Holmes.

Stavo mettendo Harry continuamente sottopressione, e si vedeva lontano un miglio che lui detestava questa situazione, ma dopo aver notato quella piccola occhiata che aveva lanciato a mia cugina quella sera non pensava davvero che io lo avrei lasciato correre via così, vero? Insomma, ogni giorno lo interrogavo con delle domande che lui cercava sempre di sviare, anche se non era in grado di nascondere il leggero rossore che gli colorava le guance ogni volta che gli facevo domande su Hope. Eppure ancora non aveva ceduto, e io non mi ero arresa. Non mi sarei mai arresa fino a quando non avrei scoperto la verità.

Quella mattina mi alzai stranamente presto, e il motivo era solo uno: Hope si era presa tutte le coperte! Di nuovo! Dio mio che nervoso che mi faceva venire! Avevamo passato tutta la notte a litigare nel sonno per queste dannate coperte e alla fine, come al solito, lei aveva avuto la meglio. Non sopportavo di rimanere nel bel mezzo della notte esposta al freddo. Sbuffai e mi alzai da quel letto. Erano solo le 8:00 del mattino, cavolo! Troppo presto per me! Mettendomi le ciabatte ai piedi e una vestaglia intorno al mio pigiama verde di Cucciolo uscii dalla stanza.

La casa era silenziosa e vuota, ma non inquietante, forse perché illuminata dai raggi del sole. Mi strinsi intorno al petto la vestaglia per coprirmi dal freddo. Scesi al piano di sotto e trovai la luce della cucina accesa. Che strano, chi altri poteva mai essere sveglio a quell’ora? Entrai in cucina e vidi una folta chioma di capelli ricci che beveva un bicchiere d’acqua. Sorrisi quasi maleficamente quando lo vidi, pensando che da lì a pochi minuti avrei attuato il mio piano. Lui ancora non si era accorto della mia presenza, quindi tossì nel modo più verosimile che mi riuscisse e lui, sobbalzando forse perché era stato bruscamente strappato via dai suoi pensieri, si girò verso di me

. Quando mi vide spalancò gli occhi. Forse sapeva che volevo arrivare all’argomento Hope e stava cercando inutilmente di scappare.
–Ciao Liz!- disse troppo frettolosamente salutandomi con un gesto della mano.
–Ciao Harry!- lo salutai io continuando a guardarlo.
–Come mai alzata così presto?- mi chiese lui. Sapevo che stava cercando di sviare il discorso, quindi, immaginandomi di essere Hope, cercai di spostare l’attenzione su di lui e non su di me.
–Potrei farti la stessa domanda.- gli dissi appoggiandomi allo stipite della porta. Lui sbuffò passandosi nervoso una mano tra i capelli. Non si poteva di certo negare che quando faceva così sembrava un cucciolo.
–Non riuscivo a dormire.- rispose semplicemente. Io annuii e decisi di rispondergli. Almeno questo prima che le indagini potessero continuare.
–Hope mi ha preso le lenzuola e io sono rimasta senza coperte: il freddo mi ha svegliata.- gli spiegai io. Lui annuì, quasi come se fosse comprensivo.
–Anche a me succede quando capita di dormire con Louis.- mi disse ancora. Stava solo cercando di perdere tempo. Ma io non ero talmente scema.
–Posso farti qualche domanda?- chiesi staccandomi dallo stipite della porta e avvicinandomi a lui nonostante ci fosse il bancone della cucina a dividerci. Lo vidi deglutire rumorosamente.
–Liz, ne abbiamo già parlato! E’ inutile che continui a ripeterlo: Hope non mi piace!- disse lui nervoso e con il solito leggero colorito rosseo quando si parlava di mia cugina.
–Io non ho mai detto di voler parlare di Hope.- dissi appoggiandomi con i gomiti sul bancone.
–Ma lo hai pensato!- mi accusò lui puntandomi il dito indice contro.
–Questo lo dici tu.- gli risposi ancora. Lui mi fissò sempre più nervoso, come se fossi pazza.
–E di cosa vorresti parlare?- mi chiese sempre più esasperato. Io scrollai le spalle.
–Del più e del meno.- gli risposi. Lui sbuffò. Sembrò pensarci su per un paio di minuti, poi lo vidi annuire.
–Va bene.- mi rispose semplicemente appoggiandosi anche lui al bancone della cucina. Io sorrisi e iniziai a sparargli una raffica di domande. Erano realmente domande che parlavano del più e del meno. Gli avevo chiesto quale fosse il suo attore preferito, il suo cantante preferito, se sapesse suonare uno strumento, insomma, domande tanto normali alle quale lui rispondeva automaticamente. Ed era questo il punto chiave del mio piano: rispondere automaticamente.

Lo avevo visto fare in un film che mi sembra si chiamasse “La rivincita delle bionde”: praticamente si iniziavano a fare ad una persona domande a raffica alla quale il soggetto in questione rispondeva automaticamente; alla fine si abituava talmente tanto che non appena gli avresti chiesto di spifferarti il suo più grande segreto lui l’avrebbe fatto. E io speravo che a me andasse bene e che ciò che era successo nel film non fosse solo una grande cazzata.
–Album più bello?- gli chiesi ancora molto velocemente. Dopo quella domanda sarei passata a quella fatidica e decisiva.
-21 di Adele.- rispose lui meccanicamente. C’eravamo, era arrivato il momento.
–La ragazza che ti piace?- gli chiesi sempre molto velocemente.
–Hope Stevens.- rispose sempre lui spontaneamente. Era come se la sua bocca avesse parlato senza dare tempo al cervello di analizzare attentamente la domanda. Ma oramai il danno era fatto, e io ero riuscita nel mio obbiettivo. Lo aveva ammesso. Gli piaceva Hope, mia cugina. Non mi stupii più di tanto. D’altronde, dopo quella sera (quando io e Niall ci eravamo messi insieme) per me era più che ovvio che al riccio piacesse mia cugina.

E poi fin da subito avevo pensato che insieme sarebbero stati benissimo, ma sapendo il fastidio che avrei potuto recare a quella suscettibile quanto facilmente irritabile di mia cugina avevo preferito stare zitta. Ma ora Harry mi aveva ammesso che mia cugina gli piaceva, e da lì le cose sarebbero andate diversamente. Innanzitutto dovevo capire se anche mia cugina ricambiasse i sentimenti nei confronti di Harry e poi dovevo fare di tutto per farli mettere insieme. Harry appena realizzò le parole che aveva da poco pronunciato arrossì molto più violentemente del solito e sbarrando sempre di più gli occhi.

Sembrava la signorina Puff, il pesce palla di Spongebob che si gonfiava così tanto quando era in imbarazzo o qualcuno la spugna in questione la faceva arrabbiare. Lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma io lo interruppi alzando una mano.
–Stai tranquillo, non dirò niente a nessuno di ciò che mi hai appena rivelato.- gli dissi semplicemente. Poteva fidarsi di me, ero sempre stata brava a mantenere i segreti altrui, soprattutto quelli di Hope. In realtà era solo uno il segreto di Hope che le avevo promesso di mantenere, e stavo continuando a farlo. 
–Hai sentito male, ho detto nessuno!- disse lui sempre rosso in viso. Io scoppiai a ridere: Harry nervoso e in imbarazzo era veramente buffo.
–Si, nessuno e Hope Stevens si assomigliano molto, devo dire!- lo presi in giro continuando a ridere.
–Shh!- disse lui facendo il giro del bancone e tappandomi la mano con una bocca mentre con l’altra mi stringeva la nuca. Io continuai a ridere, anche se il suono delle mie risate era attutito dalla sua grande mano sulla mia bocca. Lo guardai, smettendola di ridere ma senza smettere di sorridere. –Hai detto che non l’avresti detto a nessuno.- mi ricordò lui. Era quasi come se ci fosse un tono di supplica nella sua voce. Mi faceva quasi pena. Io annuii e lui mi tolse la mano dalla bocca.

–Te l’ho detto, non lo dirò a nessuno.- gli assicurai ancora. Lui annuì deciso e si allontanò da me. Per un momento ci fu il silenzio tra noi, poi io lo guardai sorridendo furbescamente –Quindi Hope, eh?- gli chiesi come per prenderlo in giro. Lui sbuffò.
–Basta Liz!- disse andandosene via. Lo sentii salire le scale. Forse stava andando in bagno o in camera sua. Alzai di nuovo le spalle e mi distesi sul divano sfogliano una delle riviste di gossip di Hope. Dopo un po’, non so quanto di preciso, qualcosa mi coprì gli occhi: erano delle mani, le riconobbi subito.
–Niall!- risi io. Lo sentii ridere. Dio, quanto amavo la sua risata. Lui tolse le mani dai miei occhi. Io scattai a sedere e mi girai verso di lui. Era lì, in tutta la sua bellezza. Un pantalone di tuta e una maglietta bianca a coprirgli il corpo, i capelli scompigliati e gli occhi assonnati ma che brillavano leggermente. Era bellissimo. Io gli sorrisi e mi avvicinai a lui.

Anche lui lo fece e facemmo ricongiungere le nostre labbra: lui continuava con una mano ad accarezzarmi una guancia, con l’altra ad accarezzarmi la schiena,generando delle forti scariche elettriche che percorrevano vertiginosamente la mia colonna vertebrale; entrambe le mie mani invece si ritrovarono sui suoi capelli, scompigliandoglieli e stringendoli tra le mani, attirandolo di più a me. Avevo voglia solo di lui, del suono della sua voce, dei suoi occhi azzurri da far invidia al cielo, del suo sorriso d’angelo, delle sue labbra che sapevano di cannella.

Non avrei mai immaginato che le labbra avessero un sapore, eppure le sue sapevano di cannella, strano ma vero. Quando ci staccammo lui mi guardò sorridendo senza mai smettere di accarezzarmi il viso con il pollice.
–Buongiorno piccola.- mi disse. Adoravo quel soprannome. Sorrisi timidamente. Ancora non mi ero abituata a tutte quelle sensazioni. –Come mai sveglia a quest’ora?- mi chiese anche lui. Sta volta non cercai di sviare l’attenzione da me stessa.
–Mi sa tanto che d’ora in poi dormirò con te.- gli dissi soltanto. Lui sorrise felice per quella affermazione, ma mi guardò con fare curioso, visto che comunque la mia risposta non era soddisfacente per la domanda che mi aveva posto. Io aprii la bocca per rispondere, ma qualcuno me lo impedì.
–Che cosa?- sembrava quasi un urlo, o un ringhio, forse una via di mezzo tra i due. Mi girai di scatto pur sapendo troppo bene di chi fosse quella voce.
–Ciao Hope.- la salutai normalmente. Lei mi guardò male fulminandomi con lo sguardo.
–Tu non dormirai con lui.- mi minacciò puntando un dito nella direzione di Niall, che al posto di fare la sua solita faccia spaventata scosse la testa rassegnato. Io invece decisi di farla bollire un po’.
–Oh si che invece dormirò con lui.- le dissi abbracciandolo forte. Il mio ragazzo ricambiò l’abbraccio.
–Mi dispiace mia cara, ma fin quando io starò sotto questo tetto TU te lo puoi scordare che andrai a dormire con il tuo ragazzo! O preferisci forse che lo castri?- disse lei sorridendo minacciosamente e con fare bastardo. Niall diventò rosso nel sentire l’ultima frase.
–Hope!- urlai. Lei fece la faccia della disinteressata.
–A te la scelta.- disse semplicemente.
–Tu allora smettila di prenderti tutte le coperte ogni notte!- la richiamai io. Lei mi fissò ancora.
–IO? Io non ti prendo le coperte! Sei tu che le prendi a me!- mi disse lei incrociando le braccia al petto.
–Hope, ma stai scherzando? E’ da giorni che fai così, e io non voglio dormire col freddo!- le dissi ancora. Lei mi guardò male.
–E allora perché non te le prendi?- disse mettendosi il broncio dei bambini.
–Ah, lo farei se tu non te le stringessi attorno come una camicia di forza!- le dissi ancora.  Lei mi scrutò attentamente poi sospirò.
–E va bene Liz, accetto le tue scuse. Non fa niente se ogni notte ti prendi le coperte, per me va bene.- disse lei troppo velocemente. Io annuii decisa, senza prima analizzare attentamente la frase, e quando lo feci la sgridai un’altra volta.
–HOPE!- urlai ancora e lei rise.
–Scusatemi, ma devo andare in bagno!- disse sorridendo sempre, poi guardò male Niall. –Se quando ritorno vi trovo in situazioni… inadatte puoi dire addio al tuo apparato riproduttore Niall James Horan!- disse lei in tono minaccioso. Eh già, faceva paura anche a me certe volte. Sentii il biondino al mio fianco fremere mentre mia cugina se ne andava orgogliosa di se stessa. Io alzai gli occhi al cielo. Niall mi strinse forte da dietro.

–Mi sa tanto che sia meglio che tu continui a dormire nel tuo letto.- mi sussurrò lui all’orecchio. Io trattenni una risata.
–Mi sa tanto anche a me.- gli risposi girando la testa e ritrovandomi la sua faccia vicinissima alla mia, le sue labbra a pochissimi centimetri di distanza dalle mie. In un istante lui sbarazzò quella piccola distanza e le nostre labbra si ritrovarono di nuovo appiccicate mentre le nostre lingue giocavano insieme molto dolcemente, come se fossero due ragazzini che giocavano in un prato fiorito in piena primavera. Io gli accarezzavo piano il collo stringendo tra le dita alcune ciocche che riuscivo a toccare.  Era letteralmente incredibile, lui era incredibile.

Quella mattina io e Niall la trascorremmo in casa, anche perché il mio ragazzo doveva fare il biglietto per Natale per andare dalla sua famiglia in Irlanda, ma mi avrebbe assicurato che per Capodanno sarebbe ritornato, anche perché voleva festeggiare il nostro primo mese in qualche modo. Io ero emozionata alla sola idea, ma anche indecisa sul cosa fare, se sul passare il Natale con Liam oppure trascorrerlo a New York con Hope. Liam nel corso dei mesi che avevo trascorso lì a Londra me lo aveva più volte proposto e io avevo cercato di sviare il discorso non sapendo cosa rispondere, cosa fare.

E ora che il momento di scegliere si stava facendo vicino. Mentre pensavo a questo ero sempre stesa sul divano con Niall al mio fianco con il pc portatile in grembo che stava facendo online il biglietto per l’Irlanda. Tutti, tranne Zayn, oramai si erano alzati e per casa c’era un po’ di confusione: Louis aveva acceso la radio che in quel momento stava trasmettendo “Let It Be” dei Beatles e lui, Harry e mio cugino la stavano cantando a squarciagola, passando da una stanza all’altra.

–Let it be, let it be, let it be, let it be!- cantò Louis.
–Whisper words of wisdom, let it be!- Liam. Niall sbuffò innervosito.
–Statevi zitti! Sto cercando di fare un biglietto!- disse lui, ma i tre non lo calcolarono minimamente, al contrario iniziarono a cantare più forte.
–VOGLIO DORMIRE!- sentimmo urlare chiaramente Zayn dal piano di sopra, ma i ragazzi non lo ascoltarono minimamente, continuando a cantare come degli assatanati. In quel momento speravo gli si rompessero le corde vocali. Sentii qualcuno scendere le scale nonostante il continuo caos che mi circondava, e pensai fosse Zayn che finalmente si era deciso ad alzarsi, invece era Hope che parlava al telefono. Ok, sfuriata tra tre, due, uno:

-CAZZONI! FINITELA DI CANTARE! STO PARLANDO CON MIA MADRE AL TELEFONO E SE NON LA FINITE VI INFILO IL PRIMO OGGETTO CHE MI CAPITA TRA LE MANI SU PER IL CULO!- urlò con tutto il fiato. I ragazzi si zittirono all’istante, ma la radio continuava a trasmettere la canzone. “Let it be” era la preferita di Hope tra tutte quelle dei Beatles, eppure urlò ancora –E SPEGNETE QUELLA MINCHIA DI COSA!- I ragazzi la fissarono preoccupati e Liam spense la radio. –No mamma, non sto facendo una carneficina.- disse poi Hope rimettendosi a parlare con mia zia.

Tutti la fissammo come per dire “In realtà la stavi facendo, ma lasciammo correre”. Lei ascoltò attentamente quello che aveva da dire mia zia, poi si girò a fissarmi. –Non lo so, aspetta un attimo che glielo chiedo.- disse per poi rivolgersi a me. –Mia madre sta facendo i biglietti aerei per Natale, tu che fai? Vieni con me o stai con Liam?- mi chiese. BAM! Sapevo che ero libera di fare quello che volevo e che tanto nessuno dei due si sarebbe offeso, ma avevo comunque paura di scegliere. Ora anche Liam mi stava fissando, in attesa che dicessi qualcosa. Io ci pensai attentamente.

Guardai Liam: non avevo mai passato un Natale con lui, e poi dovevo ancora recuperare tutto il tempo perso con mio nonno e tutti gli altri miei parenti appena ritrovati. Si, avevo deciso.
–Resterò qui.- risposi dopo un lungo respiro. Hope mi guardò dritto negli occhi e capì. Notò che stavo fissando Liam, e annuì solo, risalendo le scale e ritornando in camera. Appena sentimmo da sopra la porta della mia camera sbattere Louis accese di nuovo la radio che ora stava trasmettendo “Oh, my goodness” di Olly Murs.
–Beh, se la metti così io chiamo mia madre per avvisarla. Sarà felicissima.- disse Liam sorridendo raggiante e prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans per poi uscire fuori. Si, avevo fatto la scelta giusta.
–E io qui ho finito.- disse Niall chiudendo il computer e posandolo sul tavolino.
–Di già?- gli chiesi io con la vocina innocente. Lui sorrise furbescamente e si avvicinò a me annuendo.
–Mh mh.- disse solo per poi far avvicinare le sue labbra alle mie. Fu un semplice contatto di labbra, ma comunque paradisiaco, anche se dietro di noi c’erano Louis e Harry che fischiavano e che facevano gli scemi imitandoci. Noi non li calcolammo. Quando Niall si staccò da me rimanendo comunque pericolosamente vicino, si leccò le labbra, in un gesto tanto innocente quanto sensuale.
–Lo sai che le tue labbra hanno proprio un buon sapore? Sanno di ciliegia.- mi disse lui. Io sorrisi, quasi fiera di me.
–Le tue sanno di cannella.- gli risposi di rimando. Anche lui sorrise soddisfatto.
–Ah si?- disse avvicinandosi di nuovo. Io chiusi gli occhi e ci baciammo di nuovo, approfondendo sempre di più il bacio. Dietro di noi Louis e Harry continuavano a imitarci.
–SMACK! Oh Lou, le tue labbra sanno di Haribo.- disse Harry.
–No, le tue sanno di cane.- gli rispose Louis e tutti e due scoppiarono a ridere. Anche io e Niall sorridemmo nel bacio, ma non staccammo mai le labbra.
–Ho capito, questi qui non si staccano nemmeno ammazzati.- disse Harry. Sentimmo dei passi farsi sempre più lontani e capimmo che i ragazzi se ne erano andati. Niall ne approfittò per approfondire sempre di più il bacio, le nostre labbra continuavano a giocare insieme e le nostre lingue sembravano rincorrersi. Non ne avrei mai avuto abbastanza di lui. Eravamo praticamente appiccicati, il suo petto schiacciato contro il mio seno piccolo, entrambi coperti da dei maglioni indossati da entrambi. Stavo per andare in iperventilazione.

Qualcuno si schiarì la voce e entrambi sobbalzammo, girandoci verso chi avesse prodotto quel rumore che ci aveva strappati dalla nostra bolla magica: era Liam.
-Allontana quelle sudice labbra da mia cugina.- disse lui nervoso. Oh no, ora sarebbe arrivata una delle sue sfuriate iperprotettive. Niall sbuffò andandosi a risedere vicino a me, nella stessa posizione di prima. Io ero ancora senza fiato, mezza stordita da quel bacio.
–E non sbuffare, o preferisci che vada a chiamare Hope?- lo minacciò mio cugino. Il biondo alzò gli occhi al cielo.
–No, Hope no!- si lamentò il mio ragazzo. Io risi sotto i baffi a quella protesta.
–Allora zitto e non sbuffare.- lo rimproverò mio cugino sedendosi sul divano tra me e Niall, come a volerci dividere.
–Fammi vedere il collo tu.- disse lui avvicinandosi al mio collo. Anche io sbuffai.
–Liam, finiscila con questa storia!- mi lamentai io mostrandogli comunque il collo. Lui lo scrutò attentamente, poi annuì deciso quando si accorse che non c’era la minima ombra di un succhiotto.
–Comunque ho chiamato mia madre, come avevo previsto è saltata in aria dalla felicità appena le ho detto che per Natale saresti stata con noi. Mi sa tanto che farà un pranzo in grande stile.- disse lui ridendo sotto i baffi. Risi anche io. Si, avevo veramente fatto la scelta giusta.


21 Dicembre
Hope’s POV

Liz era strana in quei giorni. Non avevo la minima idea di cosa le stesse prendendo: non faceva altro che girarmi intorno quando non era con Niall, continuava a farmi sempre domande su Harry e quando io e Harry ci trovavamo nella stessa stanza mi lanciava sempre delle occhiate loquaci indicando il riccio in questione. Che diamine le era preso? Niall le aveva dato alla testa? Probabilmente. Lo sapevo che quel biondino irlandese non era il miglior partito per mia cugina. Però ora dovevo farmi l’abitudine: Liz si era fidanzato con il lepricano della pentola d’oro e io non potevo farci niente.

Si amavano, si vedeva chiaro e tondo che impazzivano l’uno per l’altra e un po’ la invidiavo. Lei lo aveva trovato così facilmente l’amore, io non ne avevo visto nemmeno il contorno. Forse perché lei ha sempre creduto che l’amore fosse nell’aria, mentre io ho iniziato a credere che l’amore non esista. Si, la invidiavo. Sembrava stare così bene con Niall. Non l’avevo mai vista così. Mai. Non solo da quando i suoi genitori erano morti, ma da sempre. Neanche con lo storico James l’avevo vista così felice.

Ogni volta che guardava Niall i suoi occhi brillavano e riuscivo a percepire ogni fremito che provava ogni qual volta entrambi si sfioravano semplicemente; se lui si muoveva lei lo seguiva se non fisicamente con lo sguardo e sapevo che stava un pochino in ansia quando lui non era con lei. Era quasi come una… si, come una droga. Non che io abbia mai provato una droga, ma so cosa significhi essere dipendente da qualcosa e si, lei era dipendente da Niall Horan. E la cosa un po’ mi spaventava.

Non ero nemmeno in grado di immaginare le condizioni in cui lei si sarebbe trovata nell’eventualità in cui sarebbe finita male. Ne sarebbe uscita distrutta, devastata e… mi ritornarono in mente delle scene, come dei flash back, e capii perché li considerassi tali: stavo ricordando Liz subito dopo la morte dei miei zii. Non era più un essere umano. Cercai di scacciare via dalla testa quei pensieri mentre buttavo alla rinfusa maglioni e pantaloni nel trolley. Guardavo la valigia con fare dubbioso.

Mi mancava la mia famiglia, anche se forse non lo avrei mai detto a voce alta; era da quattro mesi che non vedevo mia madre, mio padre e i miei due fratelli, Mark e Adrian. Senza dimenticare che per Natale avrei rivisto mio cugino Ricky, che per me era come un fratello maggiore, e gli volevo un bene dell’anima. Però mi sentivo strana; il pensiero di partire mi fece sentire strana, come se prima di andarmene avrei dovuto fare una cosa, eppure non riuscivo a capire cosa: avevo fatto tutto ciò che andava fatto, e anche la valigia era ormai semi pronta, perché mi sentivo così?

Anche questa volta scossi la testa, decisa a scacciare tutti quei pensieri. Per facilitare la cosa presi il mio mp3, mi infilai le cuffie e feci partire la riproduzione casuale della mia playlist. Prima “Set fire to the rain” di Adele, poi “Six degrees of separation” dei The Script e per finire “Good time” degli Owl City feat Carly Rae Jepsen. Ora si che avevo realmente finito di fare la valigia. Avevo tutto ciò che mi occorreva: maglioni, pantaloni, mutandine, calze, shampoo, bagnoschiuma, spazzola, spazzolino, burro cacao per le mie labbra che si screpolavano facilmente, il portafogli con tutti i documenti necessari, i biglietti aerei, i regali per Natale.

Non m mancava niente, eppure avevo ancora quella strana sensazione, come se avessi in mano la “Ricordella” di Neville Paciock, il personaggio un po’ tonto di Harry Potter, che aveva una palla che diventava rossa ogni volta che si dimenticava di fare qualcosa. Ma non riuscivo a capire cosa!
“Però c’è da dire che l’attore di Neville Paciock ora è un gran figo!” disse la mia vocina interiore con fare malizioso.
E questo cosa cazzo c’entra adesso?
“Non lo so, hai parlato di Neville e mi è subito venuto l’attore che ora, come ho detto prima, è bono” disse la mia vocina. Io sbuffai.  A quanto pare le mie condizioni mentali erano più gravi di quanto io stessa pensassi, non solo di quanto pensassero gli altri. Cioè, è vero che ho sempre pensato che parlare con sé stessi aiuti ad accrescere il livello d’autostima di una persona, ma il mio stava sfociando in un livello di pazzia, forse il maggior livello di pazzia. Chiusi il trolley e lo feci scendere dal letto, trascinandolo fuori dalla camera.

Quando aprii la porta mia fermai: davanti a me, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate in un posizione completamente sexy c’era Harry. Sexy?! Ma che diavolo andavo a pensare?! Non potevo davvero averlo trovato sexy! Ok, era sicuro che fossi diventata matta. E poi dire che si trovava “davanti a me” era un eufemismo: lui era vicinissimo amo, se mi fossi mossa di un solo centimetro molto probabilmente ci saremmo ritrovati attaccati l’uno all’altra. E chissà perché l’idea non mi dispiaceva. E questo mi faceva una leggera paura.

Non ci trovavamo soli da quando io l’avevo… baciato, e poi lui mi aveva ringraziata per poi afferrarmi e farmi scontrare contro il suo petto. Per quanto cercassi di cancellare dalla mia mente quei ricordi, non potevo dimenticare i brividi che avevo provato nel toccare la sua pelle, il modo in cui mi guardavano i suoi occhi, un modo in cui non mi aveva mai guardata. E ora non sapevo che fare. I suoi occhi verdi mi scrutarono divertiti.
–Finalmente sei uscita, non so nemmeno io da quanto stessi aspettando.- mi disse rimanendo sempre in quella posizione.
–Saresti potuto entrare per avvisarmi.- gli risposi acidamente. Lui sorrise come era solito fare, mostrandomi ancora una volta quelle fossette che mi facevano sciogliere.
“Si, fossero solo le fossette a farti sciogliere” disse la mia vocina.
Cazzo, statti muta!
Cercai in tutti i modi di metterla a tacere, scuotendo anche la testa sotto lo sguardo curioso del ragazzo che molto probabilmente si stava chiedendo cosa diamine mi frullasse per la testa.
–Avrei anche potuto farlo, se non si fosse trattata della tua camera.- disse lui sorridendo bastardamente. Io mi innervosii a quell’affermazione, impuntandomi nel posto in cui mi trovavo.
–Cosa vorresti dire?- gli chiesi senza far trasparire il mio nervosismo. Lui mi guardò come se fosse ovvio.
–Entrare in camera tua con te dentro è come dire a un fuggiasco di andare in prigione: è da masochisti.- disse semplicemente alzando il mento con fare fiero. Io riflettei su quelle parole. Avrei dovuto provare indifferenza, invece stavo provando qualcosa di diverso che non rientrava nel comportamento della Hope di sempre. Stavo… ci stavo rimanendo un po’ male per quella affermazione, ma cercai di non darlo a vedere, mostrandomi indifferente come sempre.

–Sono felice di sortire un certo effetto su di te.- gli dissi sorridendo falsamente. Lui alzò le spalle in modo del tutto strafottente. –Ora, se non ti dispiace, devo scendere a salutare i ragazzi!- gli dissi scansandolo e pestandogli apposta un piede. Lo sentii gemere di dolore e sorrisi fiera di me e soddisfatta dell’operato, scendendo le scale con difficoltà a causa del trolley. A metà rampa vidi Louis che stava salendo.
–Ehy, eccoti! Ma perché Harry non ti ha aiutata a scendere la valigia? L’avevamo fatto salire per questo!- disse Louis sorpreso. Io feci la faccia da innocente.
–Diciamo che ha avuto un piccolo problemino.- gli risposi ridendo malefica. Lui scosse la testa.
–Si, immagino solo quale potrebbe essere questo “piccolo problemino” se in mezzo ci siete tu e Harry.- disse Lou sorridendo divertito. Io risi alla sua affermazione. Questa volta sentirlo dire da lui non mi fece sentire strana, come era successo con Harry. Cercai si scacciare quel pensiero. –Dai, te la prendo io la valigia.- disse il moro davanti a me prendendomi con facilità il trolley dalle mani.
–No Louis, non c’è bisogno, sul serio!- provai ad oppormi io andandogli dietro.
–Che c’è, non ti fidi di me?- mi chiese lui ridendo.
–Direi proprio di no.- gli risposi cercando di fermarlo.
–Donna di poca…- iniziò a dire lui, ma non fece in tempo a finire di parlare perché arrivato al penultimo scalino inciampò nei suoi stessi piedi e cadde portandosi appresso la mia valigia. Io lo afferrai da dietro per la maglietta, cercando di fargli recuperare l’equilibrio, ma sortii l’effetto contrario: mi ritrovai distesa sopra Lou che gemeva piano di dolore con la mia valigia a un metro di distanza. Forse avevamo entrambi gridato per lo spavento, perché tutti i presenti in casa arrivarono da noi nel giro di dieci minuti.

–Che è successo?- chiese Zayn.
–Chi è morto?- chiese Niall.
–Io non sono stata!- ribattè Liz. Sapevo bene che si stesse riferendo al fatto che aveva delle mani di ricotta che le facevano cadere tutti gli oggetti che toccava. Liam ci vide e sgranò gli occhi.
–Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso! No! Chiamo l’ambulanza, magari vi siete rotti le ossa, oppure avete un trauma o…- iniziò a dire lui, ma io lo interruppi alzando una mano minacciosa.
-Sto bene!- gli dissi quasi ringhiando.
–Io no!- gemette Louis ancora sotto di me, ma lo sapevo che lo stava facendo apposta.
–Che è successo Stevens? Non sei nemmeno in grado di portare giù una valigia che cadi?- mi chiese lui scendendo. A quanto pare non si era accorto di Louis sotto di me, se doveva sfottermi in quel modo.
–Non chiederlo a me, ma a questo coglione!- dissi io alzandomi con un sonoro sbuffo. Louis iniziò a piangere per finta mentre Harry lo guardava stupito.
–Perché anche quando cerco di fare il galante vengo criticato?- disse lui sempre con la faccia contro il pavimento.
–Louis, non fare il galante con le altre ragazze: tu sei fidanzato!- lo ammonì Zayn. Louis aprì bocca per parlare, ma fu interrotto dal biondino irlandese.
–E non tirare fuori la storia che avete una relazione aperta perché è la balla più grande che avreste potuto inventarvi.- gli disse. Louis scosse la testa.
–Perché mi odiate?- urlò sempre fingendo. Noi tutti scoppiammo a ridere.
–Alzati subito e vieni a salutare questi qua che tra un po’ partono.- disse Liz dandogli un leggero scappellotto sulla nuca indicando me e Niall. Saremmo partiti entrambi oggi, alla stessa ora, ma con aerei diversi, giustamente. E ci avrebbero accompagnati Liz e… Harry: la prima perché era mia cugina nonché la fidanzata del biondino, il secondo perché era l’unico che sapeva guidare che ci avrebbe potuto accompagnare, visto che gli altri erano impegnati con le loro ragazze.
–Ah, e va bene!- disse Louis alzandosi e andando a salutare Niall con una pacca sulla spalla. A turno ci salutarono tutti con degli abbracci affettuosi: Zayn mi strinse e mi disse che sperava mi si spezzasse una gamba mentre scendevo dall’aereo, gentile lui; Liam mi salutò raccomandandomi di allacciare la cintura e di non ballare la macarena sull’aereo, come se ne fossi mai stata capace; Louis mi strinse nell’abbraccio più grande e caloroso di tutti, dicendomi di non fare stragi in America, o quantomeno di non finire in prigione.

Una volta che ci fummo salutati tutti io, il riccio, Niall e mia cugina uscimmo di casa con le valigie mie e del biondino tra i piedi che furono gettate nel portabagagli e salimmo in macchina. Io mi trovavo davanti con Harry che stava guidando, mentre Niall e Liz erano nei sedili posteriori per avere un po’ più di privacy, anche se io li spiavo dallo specchietto retrovisore: non facevano nulla di male, si tenevano per mano, lei aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre la testa di lui era appoggiata sulla testa di lei. I miei occhi trasfigurarono i volti di Liz e Niall in quello mio e di Harry.

Mi spaventai per ciò che la mia mente fabbricava inconsapevolmente, senza prima darmi il tempo di pensarci razionalmente. In quella scena, dove c’eravamo io e il riccio, non ci avevo visto niente di sbagliato, anzi, sembrava tutto così giusto. Mi passai freneticamente le mani tra i capelli, cercando di scacciare dalla mente quei maledetti pensieri che al contrario me la affollarono ancora di più. Spiai nuovamente dallo specchietto retrovisore i due piccioncini che ora si stavano per baciare.

–Ehy, vi vedo!- li ammonii io. Niall sbuffò e Liz alzò gli occhi al cielo ed entrambi ritornarono nella posizione iniziale.
–Certo che i cazzi tuoi potresti anche farteli.- disse Harry esasperato, nemmeno si stesse trattando di lui.
–Incomincia tu a prendere esempio da ciò che hai detto!- gli dissi acida. Anche lui alzò gli occhi al cielo, accendendo la radio che forse serviva per smorzare la tensione. Partì “She will be loved”, la mia preferita dei Maroon 5, per poi passare a “Fly” di Nicki Minaj feat Rihanna. La musica mi era sempre d’aiuto, in qualsiasi situazione. Mi era d’aiuto per rilassarmi e alle volte si rivelava essere un’ottima valvola di sfogo. Passai tutto il tempo a guardare il paesaggio fuori dal finestrino che a causa della velocità con cui guidava Harry risultava solo una chiazza di colori indistinta e sfocata.

Quando arrivammo all’ aeroporto quasi nemmeno me ne accorsi. Scesi dalla macchina stringendomi nel giubbotto per il freddo, e quando andai verso il bagagliaio per prendere la mia valigia Liz mi avvisò che l’aveva presa Harry. Che avesse intenzione di farmela capitare nell’aereo sbagliato? Probabile.
–Posa subito la mia valigia.- lo intimai io, ma lui non la mollò un secondo.
–Tranquilla, te la sto solo portando.- disse lui continuando a trascinare il mio trolley fino all’atrio. Quando arrivammo Liz mi guardò titubante, e capii subito cosa voleva fare: voleva andare a salutare Niall da sola, senza che ne io né Harry li vedessimo. E va bene, tanto a Natale siamo tutti più buoni.
“Ma ancora non è Natale!”
Oh, non rovinare il momento stupida vocina. –Ok, vieni qui, salutami e poi vai a salutare l’irlandese.- le dissi io aprendo le braccia per un abbraccio. Lei sorrise raggiante precipitandosi tra le mie braccia e stringendomi in un abbraccio caloroso che significava “grazie”. Poi si staccò dall’abbraccio.
–Salutami tutti, la zia, lo zio, i cugini, tutti tutti!- disse lei saltellando felice verso il suo ragazzo che le cinse la vita con un braccio.
–Ehy Irlanda!- urlai io a Niall che si girò a guardarmi. –Tieni le mani apposto e… stammi bene.- gli dissi semplicemente. Lui sorrise annuendo.
–Sai, pazza, anche tu stammi bene.- disse lui in risposta cingendo più forte Liz e trascinandola con sé verso il lato opposto dell’aeroporto. Ora eravamo rimasti solo io e Harry che rimanemmo in silenzio, gli unici rumori udibili erano il vociare delle persone che andavano e venivano. Mi erano sempre piaciuti gli aeroporti, mi facevano pensare a quelle scene dei film che rappresentavano i due giovani che si ritrovavano e si baciavano, o a due fratelli o sorelle che non si rivedevano da molto tempo.

Però, la mia attenzione quella volta non era concentrata sulle persone, ma bensì su quella strana sensazione che continuavo a provare e che mi tormentava. Era quasi come un presentimento, come se un campanello d’allarme mi continuasse a risuonare nella testa ma non riuscissi a capire a cosa servisse. Fui allontanata bruscamente dai miei pensieri quando sentii la metallica voce di un hostess che diceva che tutti i passeggeri diretti a New York erano pregati di recarsi all’imbarco. Io mi voltai verso Harry che mi stava fissando, imperturbabile, e non riuscii a decifrare la sua espressione.

–Devo andare.- dissi avvicinandomi a lui. Gli presi il trolley dalle mani, sfiorando le mie dita contro la sua mano. Lui lasciò istintivamente la presa della valigia a quel contatto, mentre io la strinsi forte, come se fosse il mio unico sostegno. –Ci si vede.- gli dissi semplicemente girandomi con la valigia e avviandomi verso l’imbarco del volo per New York. E a ogni passo che facevo quella sensazione si faceva sempre più pesante, quasi dolorosa. Mi allontanai solo di un metro, perché poi lui mi fermò.

–E nemmeno mi saluti?- chiese. Bastò quella frase soltanto, e quella sensazione sembrò come esplodere
“Fallo, fallo!” disse la mia vocina interiore. Io abbassai lo sguardo e scossi la testa.
“Lo sappiamo tutte e due che vuoi farlo!” Io mi umettai le labbra e mi morsi il labbro inferiore per il nervosismo.
“Se non lo fai, te ne pentirai!” mi urlò la mia vocina nell’ orecchio. Così lo feci, di nuovo, sena pensare alle conseguenze. Lasciai il trolley lì in mezzo all’atrio, mi voltai verso il riccio e mi incamminai verso di lui. All’inizio lui mi guardò preoccupato, forse pensava che volessi prenderlo a pugni. E invece no. Gli presi il viso tra le mani, chiusi gli occhi e lo baciai, di nuovo. Appoggiai le mie labbra sulle sue, e se all’inizio lui rimase sorpreso da tutto ciò si riprese subito visto che nel giro di due secondi le sue labbra si ritrovarono a far pressione sulle mie, facendole dischiudere.

La mia bocca fu invasa dal sapore di vaniglia che avevano le sue labbra e il suo respiro, e le emozioni che stavo provando in quel momento erano estranee quanto paradisiache. Mi sentivo bene, felice, completa. Non andammo oltre, dischiudemmo solo le nostre bocche continuando a fare pressione l’uno sulle labbra dell’altra. Poi le feci staccare, appoggiando la mia fronte sulla sua, anche se lui era più alto di me. Avevo gli occhi ancora chiusi e perciò li riaprii, beandomi della vista di quegli occhi verdi che ora mi guardavano brillando, ma non di quella luce maliziosa, ma di una luce nuova, che mai gli avevo visto prima. –Ciao Harry.- gli sussurrai per poi far sfiorare di nuovo le nostre labbra. Lasciai il su viso e mi girai verso l’imbarco, afferrando di nuovo il trolley. Mentre camminavo sentivo il suo sguardo addosso, eppure non mi seguì, e forse fu meglio così. E intanto quella strana sensazione era sparita, come se si fosse dissolta nel nulla.





Angolo Autrice
Ciaooooo ragazze!
Allora, intanto scusatemi per l'enorme ritardo, ma ci sono state le feste, mia cugina Liz che mi ha tenuta impegnata tutto il tempo, il rientro a scuola che per me è stato un vero trauma, e poi ho divorato un libro che vi consiglio di leggere se vi piacciono i libri "erotici", si chiama "Beautiful Bastard", e a me è piaciuto un casino, anche se preferisco "Cinquanta sfumature"

Ok, vuoi continuare a parlarci delìi tuoi libri erotici preferiti?
Ma ti fai i cazzi tuoi, Cory?
Mi è impossibile farmi i cazzi miei quando mi ritrovo qui con te a fare l'angolo autrice.
Ehy, tu l'hai voluto fare l'angolo autrice, non io!
Ma perchè mi tratti così male? Lo vedi come Marika tratta Cipò?
Io non sono Marika!
Lo so, è questo il problema!
Ma vaffanculo!
Allora ragazze, dicevo... i nostri piccioncini Liall sono fidanzati e non fanno altro che stare insieme, anche se Liam e Hope sono diffidenti eh eh eh. E Hope ha baciato Harry. DI NUOVO! Che cosa succederà ora? Ah ah ah, non voglio anticiparvi nulla, affatto. Però, come al solito...

Uh, uh, uh! Lo dico io: il capitolo non ti convince!
Chiudi il becco!
Ho un becco? Ma non sono un pandacorno?
GRRRRRRRRR!
Ragazze, vi avviso in oltre che non so quando aggiornerò visto che queste sono le ultime due settimane del primo quadrimestre, e questo significa: verifiche e interrogazioni a volontà! E non so se mi sarà dato il computer dopo che riceveremo il pagellino :S
Ora passo ai ringraziamenti: grazie a tutte coloro che hanno messo la storia tra le preferite e tutte coloro che hanno messo la storia tra le seguite. Grazie a shannen shelter, AngelCruelty, Candy Smith, ioelei e Mashton per aver recensito :)
Adesso scappo ragazze!
Bye bye da Sasha Johnson...

e da Cory il pandacorno che ha appena scoperto di avere un becco.
Oh, ma statti zitto!

 

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Capitolo 12
*** Return to London & One Month ***






 
Harry’s POV 
Continuavo a camminare avanti e indietro, passandomi freneticamente le mani tra i ricci, scompigliandoli più di quanto non lo fossero già. Non sapevo perché mi stessi comportando così. Non aveva senso. La voce elettronica risuonò in tutto l’ aeroporto avvvertendo che l’aereo proveniente da New York era atterrato. Iniziai a sudare freddo, e forse il mio respiro si fece anche un tantino irregolare. Mi sentivo teso come una corda di violino al solo pensiero di rivederla, ma questo non glielo avrei mai fatto vedere. Anche se era stata lei a baciarmi, il giorno della sua partenza e, ah… ne sono più che sicuro, mi aveva baciato quella sera, quando ero ritornato ubriaco e con l’occhio nero. Lo sapevo dall’odore di fragola che mi aveva invaso la bocca sia quella notte, sia il giorno in cui mi aveva baciato molto chiaramente. Eppure io avevo ricambiato il bacio.

Nonostante fossi rimasto terribilmente sorpreso da quel contatto tra di noi avevo ricambiato il bacio con fervore, e anche se non ci eravamo spinti oltre ad una semplice dischiusone di labbra mi sembrava che fosse stato il bacio più bello che avessi mai dato. O che avessi mai ricevuto. In effetti quello era il primo bacio che ricevevo. Ero sempre abituato ad essere io quello che faceva il primo passo, invece quella volta era stata lei a baciarmi, sempre e solo lei. E volevo che lo facesse ancora. Oh no, avevo assolutamente bisogno di uno schiaffo, di una botta. Stavo impazzendo. L’aeroporto iniziò ad affollarsi e io capii che si trattava delle persone provenienti da New York. Mi fermai di botto iniziando a respirare lentamente cercando invano di calmarmi. Di certo dovevo cercare di mantenere calmo il mio respiro di fronte a lei. Mi girai verso la folla, e la vidi.

Chissà perché lei ai miei occhi spiccava sopra ogni altra persona lì in mezzo, come se fosse la stella più luminosa del cielo. Oh dio Styles, cosa ti stavi ritrovando a pensare? Continuai a osservarla: aveva i soliti capelli castani raccolti in una coda che faceva raramente, gli occhi bassi che però qualche volta anche se per pochi secondi si fissavano sui miei facendomi nascere una strana sensazione lungo la schiena, indossava un maglione verde con il collo largo che però le stava stretto alla vita e al petto, mettendo in risalto le curve del seno, dei jeans stretti sui fianchi e sulle caviglie che le stavano da dio. E poi cercavo di convincermi di non essere impazzito. Quasi non me ne accorsi quando fu davvero vicina a me e mi tirò un pugno sulla spalla.

Mossi la testa come se mi fossi appena svegliato da un sogno e feci un salto all’indietro portando istintivamente la mano sulla mia spalla, per difendermi, anche se ormai mi aveva colpito.
–Ahio! Ma perché questo pugno?- le chiesi evitando di urlare.
–Mi stavi fissando con una faccia da pesce lesso. Dopo un po’ eri inquietante.- mi spiegò lei abbassando di nuovo lo sguardo.
–Pazza.- borbottai tra me e me, ma lei mi sentii comunque, sembrava che avesse delle antenne al posto delle orecchie.
–Ti ho sentito.- disse in tono acido. Io sbuffai.
–Ciao anche a te.- le risposi alzando gli occhi al cielo.
–Sei tu che hai iniziato il nostro dialogo piagnucolando come una bambina per un piccolo pugnetto!- ribattè lei alzando lo sguardo senza mai incontrare i miei occhi.
–Un piccolo pugnetto? Credimi, quello era tutto tranne che un piccolo pugnetto.- la contraddissi io. Anche lei sbuffò.
–Ma per favore! Si vede che non hai mai preso lezioni di boxe!- sbottò incrociando le braccia al petto.
–Perché tu si?- le chiesi scettico. Lei alzò le sopracciglia in segno di sfida.
–Secondo te riesco a fare a pugni per magia?- mi chiese come se la risposta fosse ovvia. Una domanda retorica. Io scossi la testa, cercando di mettere fine al discorso, ma la mia lingua si mosse più velocemente del mio cervello.
–E comunque le ho fatte le lezioni di boxe.- ribattei. Non doveva avere sempre lei l’ultima parola. Potevo farcela anche io.
–Allora non ti lamentare per un pugnetto del genere.- disse lei girandosi di 40°, fissando l’uscita.
–Tu la prossima volta non darmi pugni, che è meglio.- la rimproverai. Lei sogghignò.
–Tu non guardarmi più con lo sguardo da ebete, poi ne riparleremo.- disse lei. “Colpito e affondato” pensai. Possibile mai che riuscisse ad avere sempre la meglio? O che riuscisse ad essere così attenta? Possibile che io fossi così fesso da non accorgermi del fatto che lei mi stesse osservando?
–Dammi la valigia.- dissi cercando di mettere fine definitivamente a quel battibecco. Lei lasciò subito la valigia a quelle parole, come se volesse evitare qualsiasi contatto con la mia mano, con la mia pelle. D’altronde non potevo biasimarla. La scossa elettrica che aveva percorso il mio corpo quando il giorno della sua partenza ci eravamo toccati non mi era passata affatto inosservata, anzi. Era indimenticabile, forse perché era stata troppo intensa. Presi subito la sua valigia mentre lei usciva fuori dall’aeroporto. Quando uscii fuori anche io la vidi vicino alla mia macchina che annusava l’aria con le mani dentro il giubbotto nero che aveva indossato prima di uscire fuori.

–Che stai facendo?- le chiesi stranito alzando un sopracciglio. Lei abbassò di nuovo lo sguardo, forse per l’imbarazzo di essere stata colta in flagrante diciamo, o per l’imbarazzo di essere stata vista mentre faceva questa cosa un po’… intima e privata. Però la vidi sorridere leggermente.
–Mi è mancata Londra. Per chissà quale inspiegabile ragione qui sembra che si respiri un’aria nuova, magica.- mi spiegò lei iniziando a strisciare il piede destro contro l’asfalto. Io scrollai le spalle.
–Se lo dici tu.- risposi con noncuranza aprendo il bagagliaio e posando la sua valigia. Lei alzò lo sguardo scrutandomi con occhi curiosi.
–Che vuoi dire?- mi chiese. Io mi appoggiai al porta bagagli ancora aperto con il sedere, cercando di fare una posizione sexy, infilandomi le mani nelle tasche del giubbotto di pelle nera che stavo indossando.
–Io non sono mai andato al di là di Londra. Quando ero piccolo pensavo addirittura che sarei rimasto per sempre nel paese dove sono nato. Ora come ora mi considero fortunato se abito qui, e non ti so dire se Londra ha qualcosa di magico. Forse per te che non ci hai vissuto per anni, ma per me no di certo. E’ una città come un’altra.- le spiegai io con una naturalezza che non mi si addiceva. Non c’era una tono malizioso nella mia voce, eppure forse fu questo ad attirarla a me. Infatti la vidi avvicinarsi un poco verso la mia direzione.

“Avvicinati di più!” pensai, frustrato dalla lentezza con cui si stava avvicinando, ansioso di risentire le sue mani a contatto con le mie, le mie labbra che premevano contro le sue. Poi però, all’ultimo secondo, lei si allontanò, ritornando nella sua precedente postazione.
–Beh… andiamo? Mi si sta gelando il culo a furia di stare qua fuori.- sbottò lei improvvisamente acida. Non era più la voce calda e sognante di prima. Era come se avesse uno sdoppiamento di personalità, come Smigol e Gollum, o dottor Jeckins e Mr. Hyde. Io sbuffai chiudendo il bagagliaio.
–Mi era mancata la tua innata finezza.- le dissi accostandomi alla portiera del lato del guidatore. Lei alzò la testa con fare altezzoso.
–Si, lo so.- poi scoppiò a ridere, e io non ne capii il motivo.
–Perche’ ridi?- le chiesi sempre più stranito. Se io ero pazzo avevo trovato qualcuno che lo fosse più di me.
–Tu apri questa macchina e forse te lo dico.- mi rispose lei smettendola di ridire ma sempre con un grande sorriso stampato sulle labbra.
–“Forse” non è “Sicuramente”- precisai io proprio per vederla arrabbiata. Infatti, il suo sorriso scomparve e mi guardò in malo modo.
–Apri subito questa cazzo di portiera o giuro che se mi si gelano le dita dei piedi puoi dire addio a quei ricci stupendi!- ringhiò lei. Io scossi la testa esasperato, anche se nella mia testa pensavo “NON I MIEI RICCI!”. Poi pensai attentamente a ciò che aveva detto.
–Hai detto “ricci stupendi”?- le chiesi ridendo beffardamente. Lei diventò rossa, non sapendo più cosa dire. “BINGO!” pensai. Mi piaceva vederla in quello stato di confusione, anche se quelle volte erano veramente poche.
–SUBITO!- urlò lei, attirando l’attenzione di tutti i passanti. Io aprii subito la macchina e insieme ci fiondammo dentro. Lei aveva il fiatone, io invece ridevo. –Ma che cosa ridi?- mi chiese lei sempre con rabbia. Io continuai a ridere.
–Forse te lo dico.- le risposi enfatizzando molto il “forse”. Lei corrucciò le sopracciglia, facendo un piccolo broncio con le labbra carnose.
–E va bene! Prima stavo ridendo perché pensavo ad una discussione che avevo avuto con un mio amico alle medie.- rispose lei gettandosi sul sedile.
–Che conversazione?- le chiesi sinceramente curioso, e questa era una novità anche per me. Non ascoltavo mai ciò che dicevano le ragazze con cui ci provavo, mi importava solo di riuscirle a portare a letto.
–Non penso che ciò possa interessarti.- disse improvvisamente seria. La scrutai mentre lei continuava a fissare davanti a sé, come se guardasse il vuoto. Avevo sempre avuto l’impressione che nascondesse qualcosa, ma ora era molto evidente. Se prima la mia era solo un presentimento ora era diventata una convinzione. Ma decisi di non insistere. Non ancora almeno.
–Io ridevo per le brutte figure che riesci a fare sempre e solo tu.- le dissi sorridendo mettendo in moto la macchina.
–Ah, vaffanculo!- sbottò lei incrociando le braccia al petto e voltando la testa verso il finestrino. Capii che era ora di mettere definitivamente fine a quella discussione. Non ci rivolgemmo più la parola per il resto del viaggio, se non c’era il silenzio in quella macchina era perché la radio continuava a far passare canzoni, da “She’s the one” di Robbie Williams a “Fall” di Justin Bieber. E beh… che dire… quelle canzoni mi stavano facendo riflettere. Pensai subito a ciò che avevo detto a Liz quando mi aveva chiesto chi mi piacesse. Subito avevo risposto “Hope Stevens” e anche se sul momento volevo rimangiarmi tutto ora non mi pentivo affatto di averlo detto.

Forse era vero, forse no, non riuscivo proprio a capirlo. La confusione che avevo in testa era pari a quella di un bambino di pochi mesi quando cerchi di fargli fare troppe cose contemporaneamente. Eppure dovevo cercare di capire, non avrei sopportato di rimanere con quel dubbio ancora a lungo. Mi piaceva veramente Hope oppure no? Insomma, erano solo frutto della mia immaginazione i brividi che provavo ogni volta che la nostra pelle si sfiorava? Aveva solo sognato quella strana emozione che sentivo crescere dentro ogni volta che mi guardava negli occhi? Dovevo capirlo, era come se fosse un’esigenza che andasse subito placata.

Come una scintilla che andasse spenta prima che diventasse un incendio. Quando mi fermai davanti casa nostra lei era ancora intenta a guardare fuori dal finestrino, eppure sembrava non essersi accorta del fatto che fossimo arrivati. Avvicinai l’indice alla radio per spegnerla, ma fui interrotto. –Non farlo.- disse lei. Io mi fermai di botto, ma lei non mi stava osservando.
–Cosa?- le chiesi non capendo.
–Non spegnere la radio, non ancora almeno. Stanno facendo “Red” di Taylor Swift. Mi piace molto questa canzone. Lei però no, mi sta antipatica, ma solo un poco.- disse lei senza mai fermarsi, con un tono di voce però che le dava l’aria di essere semi addormentata. Io non risposi, sempre con il dito diretto verso la radio, cercando ancora di capire come avesse fatto a vedermi. Lei si girò finalmente verso di me, notando che non le avevo risposto. Sorrideva mestamente. –Scusa, non so cosa mi prenda oggi.- disse solo. Aveva uno strano sguardo. Tipo stanco, rilassato, sognante, a mio parere indecifrabile. –Puoi anche abbassare il dito ora.- disse lei con un altro leggero sorriso.

Io scossi la testa come se mi fossi appena risvegliato da un sogno ad occhi aperti. Abbassai subito il dito. Rimanemmo ancora un po’ dentro la macchina, il cui abitacolo si era fatto abbastanza caldo da convincerci a non scendere, mentre la canzone di Taylor Swift terminava.
–Senti Hope, io… vorrei darti una cosa.- le dissi tutto d’un tratto fissandola. Lei si girò verso di me e mi guardò negli occhi alzando un sopracciglio.
–Una cosa?- chiese. Io annuii.
–Il mio regalo di Natale per te. So di non avertelo fatto, e così…- le risposi io, ma lei scosse la testa.
–Non dovevi! Nemmeno io ti ho preparato un regalo di Natale!- sbottò lei anche se sorrideva.
–Beh, io te l’ho fatto!- le risposi velocemente. Il suo sorriso scomparve ma continuò a fissarmi con fare curioso. –Adesso, se permetti…- le dissi sussurrando avvicinandomi a lei. I suoi occhi si spalancarono, ma non si mosse né disse niente. Io portai una mia mano al lato della sua guancia, poi ripetei lo stesso gesto con l’altra mano. Mi avvicinai ancora, sempre di più. Quando i nostri nasi si sfiorarono lei sospirò.
–Che cosa stai facendo?- mi chiese, ma non c’era nessun tono di minaccia nella sua voce, sembrava più spaventato e ansioso allo stesso tempo.
–Ti sto dando il mio regalo di Natale.- le sussurrai prima di far ricongiungere le nostre labbra. Lei all’inizio lottò un po’ per liberarsi dalla mia presa, poi cedette, modellando perfettamente le sue labbra alle mie. Le dischiusi le labbra facendo pressione e rimasi colpito dalla facilità con cui lei mi fece agire. Un po’ esitante infilai la lingua nella sua bocca, e non incontrai nessuna resistenza. Non c’era nessuna lotta. Lei si stava lasciando andare a me. Ed era fantastico. Di nuovo quelle sensazioni, quelle emozioni, quei brividi. E le mie labbra bruciavano a contatto con le sue. Sarei rimasto così per sempre. Ma il destino non volle che fosse così.

–HOPE!- sentimmo chiamare da fuori. Ci staccammo di scatto e lei girò subito il viso, come a voler evitare di incontrare il mio sguardo. Dalla finestra pochi secondi prima si era affacciata Liz che in quel preciso istante stava uscendo di casa e che ci correva incontro. Hope aprì lo sportello e scese subito dalla macchina, correndo incontro alla cugina. Si abbracciarono forte. Io rimasi ancora in macchina a guardarle un poco. Continuavano a parlare e il viso raggiante di Liz divenne quasi apprensivo, e capii che il loro discorso era diventato parole sussurrate. Sicuramente la faccia di Hope non era delle migliori, forse scossa ancora dal bacio, come me d’altronde, e Liz doveva essersene accorta. La vidi alzare lo sguardo verso di me. Ci fissammo per pochi secondi. Con lei ora mai non c’era bisogno di parole. Aveva capito tutto, anche se probabilmente non era stata Hope a dirglielo.

Liz si avvicinò verso la macchina mentre Hope entrava in casa a salutare gli altri. Entrò nella macchina e si sedette nel posto dove pochi minuti prima c’era Hope. Mi si contrasse lo stomaco. –Senti riccio, io e te dobbiamo parlare, di nuovo. Ma non ora, mi voglio godere il pomeriggio con Hope. Prima di andarmene con Niall però mi devi raccontare tutto, ogni singolo dettaglio.- disse lei con sguardo minaccioso baciandomi poi sulla guancia e uscendo dalla macchina. –Ah, e sbrigati a portare i bagagli in casa, qui fuori si gela.- protestò lei sbattendo la portiera e ricorrendo dentro casa. “Si, ma qui dentro si sta bene” pensai in mente mia. Spensi la radio e uscii dalla macchina prendendo i bagagli di Hope. Anche i suoi bagagli sapevano di fragola, di Hope. Sorrisi ripensando al bacio. E, in un momento di pazzia, pensai di essere cotto di Hope Stevens.


Hope’s POV
Mi buttai sul letto sbuffando. Ero ritornata a Londra. Eppure sentivo di essere ritornata a Londra, non  a casa. Ed era una cosa alquanto frustrante. La mia casa era sempre stata New York, e nonostante avessi ammesso che Londra avesse qualcosa di magico non riuscivo a capire perché la considerassi  casa mia. Forse perché non c’era Liz, d’altronde Liz per me era come una sorella. Eppure sentivo che non era questo il motivo. La mia mente vagò su Harry. Chiusi di scatto gli occhi, come a voler scacciare quell’immagine. L’immagine di lui, di quel ragazzo dai ricci stupendi con gli occhi verde smeraldo e delle fossette che mi facevano sciogliere ogni volta che comparivano agli angoli della sua bocca quando sorrideva. Mi coprii gli occhi chiusi con un braccio mentre sentivo le mie labbra bruciare. Ci eravamo baciati, di nuovo. Cristo Santo, ci eravamo baciati, di nuovo. E questa era la terza volta.

Beh, non che la prima si potesse mai definire tale, la seconda idem, ma quella di oggi era stata… diversa. Insomma, era stato un bacio vero. Eppure ero profondamente incazzata con me stessa. Se la prima e la seconda volta erano una sorpresa per entrambi, quest’ultima sembrava calcolata. Insomma, lui mi voleve baciare, e quando avevo cercato di fermarlo lui aveva insistito. E io non mi ero tirata indietro , anzi, ero quasi ansiosa di toccare di nuovo le sue labbra. Le labbra bruciarono ancora di più a quel pensiero. Mi rigirai nel letto finendo con la faccia contro il cuscino. Che cosa diavolo mi stava accadendo? La confusione che mi aveva messo in testa quel ragazzo era disarmante. Era tutto così completamente nuovo per me. Nonostante avessi già avuto un ragazzo non avevo mai provato le stesse cose che avevo provato baciando Harry.

La porta si aprì di scatto e io per la paura mi misi a sedere sul letto, per la paura che potesse essere Lui. Invece era solo mia cugina che sorrideva raggiante.
–Allora, che mi racconti di New York?- disse sedendosi sul letto al mio fianco. Io sorrisi mestamente abbassando lo sguardo.
–Niente di nuovo, le solite cose.- le risposi semplicemente. Era vero d’altronde, quel Natale era stato estremamente monotono. Di solito ero sempre ansiosa che arrivasse il Natale, la mia festa preferita, ma quest’anno non aveva avuto niente di speciale. Avevo rivisto i miei genitori, la mia famiglia, mio cugino che faceva parte dell’ esercito e che consideravo come un fratello maggiore, ma non c’era stato niente di speciale quel Natale.
–Sei strana.- osservò mia cugina. Io alzai lo sguardo su di lei.
–Strana?- le chiesi sperando che non avesse intuito niente.
–Si, strana.- rispose semplicemente guardandomi. Aveva intenzione di farmi un interrogatorio, lo sapevo, così cercai di sviare il discorso.
–Allora, oggi è un mese eh?- sorrisi maliziosa verso di lei. Liz arrossì e sorriso sempre di più. –Che cosa ha organizzato Irlanda per questo giorno così speciale?-  le chiesi ancora consapevole che ero riuscita nel mio intento.
–Hope, ti giuro che non ne ho la più pallida idea. Ieri è ritornato e siamo stati tutto il giorno insieme, ma oggi quando mi sono svegliata lui già non c’era. E non è ritornato, è stato tutto il giorno fuori. Ho provato a chiamarlo più volte, ma non mi ha mai risposto. Solo qualche minuti prima che arrivassi mi ha mandato un messaggio dicendo di prepararmi per stasera.- rispose lui tutto d’un fiato. Io sorrisi piano e guardai l’orologio. Erano le 18:30.
–Beh, che aspetti allora? Preparati! Lo sappiamo tutte e due che ci impieghi più di tutti a prepararti. Ti lascio da sola a fare il tutto, tra due ore vengo a controllare.- le risposi dandole un buffetto sulla guancia e scendendo giù. C’erano Louis e Harry che giocavano alla Wii. Vedendo i ricci del ragazzo feci dietrofront, ma qualcuno mi strinse da dietro. Per un attimo pensai fosse lui e credetti di crollare per terra come un sacco di patate, tanto le gambe non mi avrebbero retto. Invece riconobbi quasi subito quell’odore così diverso dal suo.

–Louis, lasciami in pace!- sbuffai ridendo. Lui non mollò mai la presa, anzi, mi portò sul divano, costringendomi a sedermi tra lui e Harry.
–Non se ne parla affatto signorina! Si rende conto che è stata via per parecchi giorni? E si rende conto che questi giorni senza i vostri litigi sono stati stranamente calmi e totalmente noiosi?- disse lui con fare da saputello indicando me e Harry. Il ragazzo al mio fianco sbuffò.
–Felice di esserti mancata Louis.- gli risposi non calcolando minimamente il riccio.
–Aww! La mia piccolina! Fatti abbracciare!- disse Louis abbracciandomi di nuovo imitando la voce di una nonnina. Io risi e mi lascia trasportare dal calore di quell’abbraccio.
–Io vado a vomitare.- disse il riccio con riluttanza alzandosi dal divano. Io mi girai verso di lui.
–Si, forse è meglio che te ne vai.- gli risposi acida. Ci guardammo negli occhi. Io fui la prima a distogliere lo sguardo: non avrei mai retto di stare a guardare i suoi pozzi verdi con la consapevolezza di averlo baciato più volte in totale segreto. Guardai Louis e sorrisi falsamente. –Più spazio per me.- risposi stendendomi sul divano e mettendo le mie gambe sulle ginocchia di Louis. Il ragazzo scosse la testa.
–Mi rimangio tutto, non mi sei mancata affatto.- rispose lui. Io gli diedi un calcio, anche se la mia attenzione era diretta verso il riccio che stava salendo al piano di sopra. Sentii un leggero fastidio a quella vista, come quando devi togliere una scheggia o una spina. E ancora una volta non riuscivo a capire perché quel ragazzo mi stesse facendo un tale effetto.  


Liz’s POV
Sorrisi guardandomi allo specchio. Indossavo il vestito azzurro che mi aveva regalato zia Karen per Natale; i miei capelli, solitamente lisci, erano delle onde bionde che ricadevano sinuosamente sulle mie spalle; i miei occhi verdi contornati da eyeliner, matita e mascara che mi davano la sensazione di avere lo sguardo più profondo; le labbra piccole ricoperte da un leggero strato di lucidalabrra semitrasparente; le scarpe argentate con i tacchi che mi facevano un po’ più alta, ma non più di Niall. Non per vantarmi, ma ero davvero bella. Avevo fatto un bel lavoro, dovevo ammetterlo, ero fiera di me stessa. Qualcuno bussò alla porta.

–Posso entrare?- chiese mia cugina facendo comparire la testa dal piccolo spiraglio della porta.
–Certo, entra!- le risposi voltandomi verso di lei. Hope fece il suo ingresso in camera nostra e rimase spaesata quando mi vide, il suo viso divenne rosso.
–Sei…- iniziò a dire e io alzai gli occhi al cielo, aspettandomi qualsiasi tipo di insulto, come “Sgualdrina”, “Sciagurata”, “Figlia di buona donna” ecc… Invece disse semplicemente –Sei bellissima, devo ammetterlo.- e alzò le mani in segno di resa.
–Davvero?- sorrisi raggiante per quel complimento che mi rivolgeva quasi mai. Non era da lei complimentarsi con le persone.
–Come se non lo sapessi.- rispose lei sbuffando. Capii che sotto quelle parole si nascondeva qualcos’altro. Mi fiondai su di lei e l’abbracciai forte. Non ricambiò l’abbraccio, non per cattiveria, ma perché non abituata a quel genere di sentimentalismi. Infatti rimase sorpresa ed interdetta da quella stretta calorosa.
–Anche tu lo sei.- la rassicurai io staccandomi dall’abbraccio. Lei alzò gli occhi al cielo.
–Si, come il letame dei maiali. Anzi no, come i maiali che si rotolano nel letame.- sbuffò. Non aveva mai avuto una grande autostima di sé, e questa era una cosa che mi faceva arrabbiare, e non poco. Non si rendeva realmente conto di quanto fosse bella?
–Si invece!- ribattei io pestando un piedi infastiditia. Ci riflettei un po’ su e decisi di metterla in imbarazzo. –Perché non lo chiedi a Harry?- le chiesi in modo malizioso. Lei diventò paonazza e strabuzzò gli occhi, sembrava stesse trattenendo il fiato.
–Che c’entra Harry in tutto questo?- mi chiesi allontanandosi da me. Io sorrisi sempre di più, soddisfatta di essere riuscita nel mio intento.
–Chiedilo a lui.- le risposi solamente facendole l’occhiolino e uscendo dalla mia stanza, lasciandola lì spaesata. Chiaramente io ero a conoscenza di avvenimenti che anche lei conosceva e che non mi aveva mai voluto raccontare. Un po’ ci ero rimasta all’inizio, ma poi avevo capito perché non mi avesse raccontato di niente, non perché non si fidasse di me, ma perché non si fidasse nemmeno di se stessa. Ecco però a cosa serviva farsi amico Harry. In quei giorni post Natale, in mancanza di Hope che era a New York e di Niall che si trovava in Irlanda, avevo trascorso tutto il tempo con gli altri ragazzi, in particolare con Harry, l’unico single tra loro.

Mi ero affezzionata molto a lui nell’ultimo periodo, soprattutto per la storia di Hope. Era stato lui infatti a raccontarmi del bacio, che lui aveva definito “mozzafiato”, che mia cugina gli aveva dato il giorno della sua partenza. Questo si che spiegava la sua espressione da tonto quando eravamo ritornati a casa noi due da soli. Si vedeva che entrambi erano confusi, tutto questo era completamente nuovo per tutti e due. Per mia cugina che aveva già avuto un fidanzato serio non era affatto la stessa cosa. Con Andy era diverso: con lui lei già sapeva quello che doveva fare, era lui a guidare la situazione. Con Harry invece sembrava vacillare, come se si facesse trasportare da lui. In mezzo al corridoio incontrai Liam che doveva essere appena ritornato dall’uscita pomeridiana con Sophia. Inizialmente anche lui ebbe la stessa reazione di Hope, solo un po’ più esagerata.

–Dove credi di andare così poco vestita?- mi chiese indiganto squadrandomi.
–Liam, non sono poco vestita! E poi questo è il vestito che mi ha regalato tua madre.- sbottai io. Lui sbuffò.
–Ma ti sei vista? Sei praticamente seminuda! Lo avevo detto a mia madre che non doveva regalarti niente del genere!- si lamentò borbottando.
–E cosa avrebbe dovuto regalarmi? Una tunica da suora?- sbottai. Lui mi fissò male. Io sorrisi. –Liam, non sono vestita come una donnaccia. Pensi davvero che se Hope l’avesse pensata così mi avrebbe fatta uscire da quella camera con questo vestito addosso?- gli chiesi molto retoricamente. Lui mi squadrò ancora, riflettendoci sopra, poi sospirò.
–Hai ragione. Sei… bellissima.- disse piano. “Wow, quanti complimenti oggi” pensai io mentre la mia vocina interiore festeggiava con un bicchiere di champagne. Scesi le scale accompagnata da mio cugino. Sotto c’erano Louis e Zayn che giocavano alla XBOX e Niall che li guardava dandoci le spalle. Sembrava pronto per il ballo di fine anno: indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca, era appoggiato allo schienale del divano con i gomiti e ciò lo costringeva a piegarsi leggermente in avanti stendendo le gambe dietro, assumendo involontariamente una posizione altamente sexy. Liam si schiarì la voce e tutti e tre i ragazzi si voltarono verso di noi.

I miei occhi si concentrarono su Niall, solo e unicamente su di lui. Ora aveva raddrizzato la schiena, mi guardava con quegli occhi azzurri che brillavano e che mi toglievano il respiro, un sorriso a trentadue denti gli si era allargato in volto illuminando il suo viso. Qualcuno al mio fianco fischiò, costringendomi a distogliere lo sguardo dal mio ragazzo.
–Uh, uh, uh! Ma che bella sventola!- urlò il riccio prendendomi per i fianchie e facendomi fare un giro in aria. Io risi.
–Harry!- urlai tra le risate. Lui fece toccare di nuovo terra ai mie poveri piedi per poi schioccarmi un bacio sulla guancia.
–Ehy, è di mia cugina che stai parlano!- lo rimproverò Liam. Lui fece spallucce.
–Non è colpa mia se hai una cugina superfiga.- rispose lui alzando il mento.
–Si, ma è sempre la mia ragazza.- puntualizzò Niall. Tutti portammo l’attenzione sul biondino. Si stava avvicinando a noi senza mai staccarmi gli occhi di dosso. I nostri occhi erano incatenati, azzurro contro verde. A quel punto ci fummo solo noi, io e lui, non esisteva nessun’altro. Era come se ci fossimo ritrovati nella nostra bolla magica e privata. Lui mi prese la mano, mentre l’elettricità tra noi era palpabile. –So che può sembrare banale come complimento, ma sei bellissima, davvero. In realtà non riesco a trovare le parole…- disse imbarazzato abbassando il capo. Mi accarezzò il dorso della mano con il pollice.

Io sorrisi, cercando di tranquillizzarlo, mentre dentro di me mille campane cantavano a festa per quel complimento. Poteva anche essere banale, ma detto da lui suonava il più speciale di questo mondo. Gli poggiai l’altra mano sulla sua guancia e a quel contatto lui alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Facemmo avvicinare i nostri volti, con le labbra febbricitanti, ma qualcuno ci fermò, facendo scoppiare la nostra bolla magica.
–Eh no, questo è troppo.- sbottò la voce di mia cugina dietro di noi.
–No Hope! Ci hai rovinato tutto il divertimento!- si lamentò Louis. Io mi guardai intorno turbata. Avevo completamente dimenticato di trovarmi in una stanza con diverse paia di occhi che ci fissavano. Louis, Harry e Zayn ci guardavano sorridendo, divertiti; Liam era diventato ancora più rosso di quando mi aveva visto con il vestito, e aveva sgranato gli occhi. Zayn gli si era parato davanti per evitare qualche gesto sconsiderato da parte di mio cugino, Hope invece ci aveva separati.

–Tu zitto Tommo!- lo rimproverò mia cugina. Poi si girò verso noi due. –Voi due piuttosto! Se dovete baciarvi, fatelo fuori di qui, e non nella tana del lupo!- disse ancora lei spingendoci verso l’uscita. Ovviamente con “tana del lupo” intendeva i ragazzi che ci fissavano come degli assatanati ossessivi compulsivi. Niall mi porse il giubbotto e lo indossai mentre lui faceva lo stesso. Presto ci ritrovammo entrambi fuori, sul portico di casa, con Hope che ci osservava da dentro, sulla soglia della porta. –Andate e divertitevi!- disse per poi sbatterci la porta in faccia. Noi due rimanemmo qualche secondo immobili a fissare la porta, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Ci voltammo e senza riuscire a frenare le risate ci incamminammo verso la macchina. Non mi accorsi di camminare più veloce del ragazzo. Ne fui consapevole solo quando Niall mi trattenne per un polso costringendomi a voltarmi verso di lui.

Mi mise le mani sui fianchi e io poggiai le mie sulle sue spalle. Ed eccoci ancora una volta lì, nella nostra bolla.
–Dove eravamo rimasti?- chiese lui malizioso. Io sorrisi mentre i nostri visi si avvicinavano sempre di più: i nostri nasi si sfiorarono, le nostre labbra si scontrarono. Come sempre, fu lui a condurre il gioco: fece pressione con le sue labbra sulle mie senza esitazioni né opposizioni. La sua lingua accarezzava lenta la mia, come in una lenta danza, una ballad. Il nostro bacio fu interrotto da una serie di schiamazzi, guaiti, urla e fischi. Alzammo entrambi lo sgaurdo e notammo che, affacciati da una delle finestre del piano superiore della casa, c’erano Louis, Zayn e Harry che continuavano ad urlare e fischiare.

–Vai così Nello!- urlò Zayn  in visibilio. Io e il mio ragazzo scoppiammo ancora una volta a ridere. Poi sentimmo un altro urlo, diverso dagli altri.
–Vi avevo detto di lasciarli in pace!- urlò mia cugina. Vedemmo una mano comparire dalla finestra, anzi due mani, che si strinsero una tra i capelli di Zayn e l’altra tra quelli di Louis.
–Non farci del male!- gridò Louis da dentro come un bambino piccolo. Harry invece sbuffò sonoramente.
–Ecco che è venuta a rompere!- disse per poi rientrare dentro casa.
–Tu zitto!- urlò mia cugina comparendo al posto del riccio. Poi si voltò verso di noi che osservavamo la scena divertiti. Ora eravamo noi gli spettatori. –Andate a baciarvi lontano da qui!- urlò un’ultima volta prima di chiudere la finestra. Io e Niall ritornammo a guardarci diveriti dalla scena a cui avevamo appena assistito. Ci sedemmo in macchina e rimanemmo in silenzio per buona parte del viaggio, ascoltando le canzoni che passavano in radio come “Same Love” di Macklemore.  Ad un certo punto Niall si fermò.

–Siamo arrivati?- gli chiesi io titubante. Ci eravamo fermati davanti a un pub malandato, e diciamo che non corrispondeva esattamente alla mia definizione di “serata romantica”.
–No, però mi sono ricordato una cosa.- disse muovendosi sul sedile. Tirai un sospiro di sollievo nel sentire che non eravamo arrivati, ma quando Niall estrasse dalla tasca posteriore dei jeans una benda io lo fissia curiosa. –Ora ti coprirò gli occhi.- mi disse avvicinandosi a me con la benda. Io mi allontanai diffidente.
–Perché?- gli domandai. Lui sorrise.
–Non voglio che tu veda dove ti sto portando, deve essere una sorpresa.- mi spiegò avvicinandosi ancora. Io provai a indietreggiare, ma mi ritrovai contro lo sportello.
–Ma mi rovinerò il trucco!- brontolai io. Niall ora mi aveva raggiunto e mi legò con facilità la benda dietro agli occhi.
–Saresti bella anche con un sacchetto di spazzatura in testa.- sbuffò lui mentre si allontanava. Ora non vedevo niente, ero praticamente ceca.
–Così non migliori la situazione!- brontolai io incrociando le braccia al petto.
–Almeno ci ho provato.- disse ridendo per poi rimettere in moto. Non fui in grado di decretare per quanti altri minuti rimanemmo in silenzio, ma quando Niall ritornò a parlare eravamo fermi. –Ora dobbiamo scendere .- disse lui aprendo lo sportello.
–Siamo arrivati? Posso togliermi questa cosa?- chiesi velocemente alzando una mano verso la benda. Lui mi bloccò il polso.
-Non te la togliere.- mi intimò. Io sbuffai mentre sentivo che mollava la presa sul mio polso.
-Ma ci siamo fermati.- protestai io. Quella dannata cosa iniziava a prudere.
-Ci siamo fermati perchè con la macchina non possiamo andare oltre. Ora dobbiamo fare solo pochi metri a piedi.- mi spiegò lui. 
 -A piedi? Con questa cosa negli occhi?- borbottai io.
-Si, siamo quasi arrivati.- mi rispose lui. Lo sentii sbattere la portiera. Poi quella mia si aprì e lui mi aiuto a scendere. Chiuse la macchina e mettendosi dietro di me iniziò a guidarmi. Anche se ero coperta dalla bandana sentivo lo sguardo delle persone che ci circondavano e diventai rossa in viso per l'imbarazzo.
-Ci stanno guardando tutti.- mormorai continuando a camminare. Lui poggiò la testa sulla mia spalla.
-Stanno guardando te perchè sei bellissima, e stanno guardando me perchè sono il ragazzo più fortunato di questo mondo.- mi sussurrò all' orecchio, il suo alito caldo che sapeva di cannella mi accarezzò il collo.
-No, ci guardano perchè siamo ridicoli.- ribattei io, forse acidamente, ma non ero abituata a quel genere di cose. In meno di un secondo mi ritrovai tra le braccia di Niall. Ma non in un abbraccio, proprio in braccio a Niall, come una principessa. Urlai per lo spavento e seppi di aver attirato ancora di più l'attenzione della gente mentre il mio viso si colorava sempre di più di porpora. -Niall, mettimi giù immediatamente!- urlai cercando di assumere un tono autorevole. Lui fece come richiesto, ma quando i miei piedi toccarono terra mi accorsi che il pavimento sotto di me sembrava traballare.

-Ma dove...- iniziai io, ma il mio ragazzo dietro di me mi sciolse la benda e lo spettacolo che mi trovai davanti mi fece quesi commuovere. Era normale che il pavimento sotto di me sembrasse traballare, non mi trovavo più sulla terra ferma. Ero su uno di quei ristoranti galleggianti che attraversano il Tamigi. Davanti a me c'era un tavolo rotondo con delle rose al centro e dei candelabri, in un angolo un gruppo di musicisti cantori che iniziarono la loro melodia. Se poi contavo il fatto che fosse sera quell'atmosfera era magica. Mi girai verso il mio ragazzo che ora mi fissava con sguardo innocente, da cucciolo, con le mani dietro la schiena, postando il peso del suo corpo da un piede all'altro. Che cucciolotto. -Hai fatto tutto questo per me?- gli chiesi stupita indicando il suo operato. Lui annuì.

-So che per te questo doveva essere un giorno speciale. Sono stato tutto il giorno fuori. Non è stato facile prenotare un coso di questi solo per noi e...- iniziò lui, ma io lo interruppi posandogli un dito sulle labbra.
-Che cosa hai fatto? Lo hai prenotato solo per noi?- gli chiesi sorpresa mentre un sorriso compariva sulle mie e sulle sue labbra. Dolcemente lui annuì, incominciando a baciare il polpastrello del dito che gli avevo poggiato sulle labbra. Brividi percorsero il mio corpo. Lui scese a baciarmi il polso mentre i brividi si facevano più forti. Non riucii a resistere e mi fiondai su di lui. Premetti le mie labbra sulle sue, costringendolo ad approfondire il contatto. Anche lui rispose con fervore a quel bacio, tenendo una mano dietro la schiena, un pò al di sopra del fondo schiena, l'altra dietro la nuca.

Le mie mani erano intrecciate dietro al suo collo, impegnate a giocare con alcune ciocche ribelli alla base del collo.  Questa volta ero io a decidere, a condurre il gioco, era lui a essersi sottomesso a me, e non il contrario come sempre. Era la mia lingua a guidare la sua, erano le mie labbra a schiudere le sue, e fui io a decidere quando ne ebbia abbastanza. Ma il vero problema era questo: non ne avrei mai avuto abbastanza.  Quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato. Non ci eravamo mai baciati così, e ci piaceva. Mi piaceva. -Scusa.- ansimai senza aria nei polmoni. Lui mi zittì con un piccolo bacio a stampo.
-E' stato fantastico.- mi disse semplicemente. Sorrisi raggiante e lo abbracciai. Sapevo che non eravamo soli, che i cantori ci stavano guardando, ma proprio in quel momento non mi importava. Nialla aveva creato quella magia solo per me. Era stato un folle, il mio folle, il mio lepricano. Iniziammo a ballare lentamente su quella dolce melodia, mentre la voce da soprano di uno dei cantori rieccheggiava nell'aria. Io appoggiai la testa sulla sua spalla, una delle mie mani intrecciata alle sue, l'altra a circondare la sua vita, come stava facendo lui. La sensazione di pace che stava invadendo il mio corpo era devastante.

Non mi sentivo così felice da mesi, ed era strano pensare che quella felicità potesse essere causata da Lui. E se pensavo che all'inizio avevo tentato di allontanarlo mi sentivo una stupida. Ero felice, veramente felice. In quel momento un pensiero mi passò per la tesa e involontariamente incominciai a piangere, bagnando il suo collo. -Ehy piccola, che succede? Perchè piangi? Ti senti male?- chiese lui apprensivo portando due dita sotto il mento per potermi guardare in faccia. Io scossi la testa incapace di parlare, cercando di mettere a freno le lacrime. -E allora perchè...- iniziò lui, ma io lo interruppi.

-Sto bene, sto davvero bene, è questo il problema.- gli risposi io. Lui corrrugò la fronte cercando di capire. Ma come avrebbe potuto capire? -Sono felice. Dopo mesi mi sento realmente felice, e tutto questo grazie a te. Ma sento di non meritarmelo. Dopo ciò che è passato, dopo tutto ciò che è successo a causa mia, io sento che dovrei sentirmi in colpa perchè sono felice. E' come se una voce continuasse a urlare nella mia testa dicendo che non merito tutto questo, che non merito tutta questa gioia, che non merito te.- gli spiegai tra le lacrime e tra i singhiozzi. Niall portò entrambe le sue mani ai lati del mio viso, guardandomi dritto negli occhi.

-Lo hai detto tu stessa: è passato, è successo, e di certo non per colpa tua. Non devi sentirti in colpa, ma devi essere fiera di te stessa. Sei ritornata a vivere, a sorridere, sei di nuovo felice. E te lo meriti, dopo tutto il dolore che hai patito, ti meriti di essere felice. Metti a tacere quella vocina, perchè lei non è nessuno per comandarti. Tu devi dipendere solo da te stessa, non dimenticarlo mai.- mi disse con voce profonda senza mai distogliere i suoi occhi azzurri dai miei verdi.
-E' difficile.- sussurrai. Lui appoggiò la sua fronte sulla mia.
-Non ho mai detto che è facile, ma provaci, piano piano provaci, e vedrai che quando questa voce scomparirà del tutto, ti sentirai libera.- disse lui con voce dolce asciugandomi le lacrime con i pollici, talmente piano che ebbi l'impressione che mi stesse trattando come un oggetto fragile.
-Non so se ce la farò da sola.- gli risposi io mentre mano a mano che le seu leggere carezze continuavano io mi calmavo.
-Ci sono io con te.- mi assicurò lui. Io annuì tirando su col naso. Lui mi diede un altro piccolo bacio a stampo sulle labbra. Quando mi fui ripresa completamente sorrisi piano.
-Andiamo a mangiare?- gli chiesi io. Lui annuì sorridendo dolcemente, e prendendomi per mano mi guidò verso il tavolino. Mangiammo tutto senza mai smettere di ridere e scherzare, poi mi portò a fare un giro sul London Eye, dove passammo più tempo a baciarci che a vedere il meraviglioso paesaggio della Londra notturna. E quando ritornammo a casa, senza mai lasciarci le nostre mani sempre intrecciate, mi diede un ultimo bacio mozzafiato sulle labbra prima di lasciarmi davanti la porta di camera mia. Entrata vidi Hope stesa sul letto matrimoniale, ma il modo in cui era stesa non mi permetteva di stendermi a mia volta.

Senza pensarci due volte feci dietro front e andai in camera di Niall, che si stava togliendo la camicia. Anche se non aveva il fisico da modello era il più bello che avessi mai visto, aveva gli addominali appena accentuati, come piacevano a me.
-Liz, cosa...- iniziò lui, ma io lo fermai.
-Hope si è stesa su tutto il letto e non mi permette di dormire. Ti dispiace se dormo con te?- gli chiesi concentrandomi sul suo viso e non sul suo corpo. Lui sembrò sorpreso da quella richiesta all'inizio, poi si riprese e sorrise raggiante come un bambino. Lui si stese e io affianco a lui, con la testa poggiata contro il suo petto caldo.
-Non ti preoccupi di Hope?- mi chiese lui iniziando ad accarezzarmi i capelli. Io scossi la testa.
-Non pensiamo ad Hope per ora, ci siamo solo noi.- gli risposi accucciandomi di più verso lui. Lui continuò ad accarezzarmi i capelli e io piano piano, immersa in quel silenzio e in quella paca, caddi tra le braccia di Morfeo. O in questo caso è meglio dire tra le braccia di Niall, il mio Morfeo.  




Angolo Autrice
Non ci credo, sono viva. Sto realmente aggiornando? Dopo un mese e più di completa astinenza sto aggiornando per davvero? Non è un sogno?
Ok, scusatemi intanto per la mia enorme assenza, ma ho avuto problemi con la scuola e con i miei genitori, che mi hanno sequestrato il computer che ora sto usando in gran segreto anche se non so quando riaggiornerò.
Scusatemi davvero, ma non potrò fare uno dei miei soliti angoli autrice con Cory il Pandacorno e tutto, ma devo cercare di non spreacare tempo.
Veramente ragazze, non so che dire. Al solito il capitolo mi fa schifo, però vogilo comunque sapere cosa ne pensate, quindi, se non vi siete dimenticate di me, lasciatemi anche una piccola recensione.
Ora devo scappare, scusate ragazze, baci...
...SashaJohnson.




                                                                                 
 

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Capitolo 13
*** Give Your Heart A Break ***








Niall’s POV
Mi risvegliai a causa di un urlo. Sbattei più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo che non poteva essere altre che la mia. Rimasi qualche secondo a guardare il soffitto, fino a quando qualcuno al mio fianco si mosse, intrecciando la sua gamba con le mie e solleticandomi il collo con il suo respiro che sapeva di ciliegia. Sorrisi, beandomi della vista di Liz che dormiva al mio fianco, con il vestito azzurro a fasciarle il corpo perfetto, le onde bionde che contornavano il suo viso, una mano che stringeva la mia camicia bianca come a volermi impedire di andare via. Neanche sotto tortura mi sarei allontanato da lei. La sua espressione era tranquilla e serena, nessuna ruga di preoccupazione a solcarle la fronte, un sorriso mesto e piacevole formato dalle sue labbra piccole. Dormiva ancora non sarebbe potuto essere altrimenti.

Mi piaceva vederla dormire, era l’unico momento della giornata in cui potevo guardarla sicuro che non indossasse alcun tipo di maschera. Nel mese in cui eravamo stati assieme mi era capitato più volte di notare un leggero velo di preoccupazione e nervosismo coprirle il viso, soprattutto quando eravamo da soli, abbracciati e felici; mi capitava di chiederle cosa avesse, se si sentisse bene, ma lei liquidava tutto con un gesto della mano e un sorriso rassicurante; e nonostante volessi scavare dentro di lei per scoprire cosa la turbasse, mi fermavo ogni volta, consapevole che far riaffiorare un dolore così grande in così poco tempo sarebbe stata la cosa peggiore; quindi avevo deciso di aspettare che lei si sentisse pronta, che fosse lei ad aprirsi con me. Ieri sera era praticamente crollata.

Aveva iniziato a piangere sul mio collo e le sue parole avevano iniziato a sgorgare dalla sua bocca come un fiume in piena, benché scossa dai singhiozzi. Mi aveva rivelato la sua angoscia, l’aveva condivisa con me. Non pensava di meritare la felicità, tormentata dai fantasmi del passato, dai fantasmi dei suoi genitori. Il senso di colpa la attanagliava, quasi come una morsa invincibile. Ancora non riuscivo a capacitarmi del perché le cose più terribili dovessero accadere alle persone migliori di questo mondo. Liz, il mio angelo, soffriva, e io mi sentivo quasi impotente di fronte a quel dolore. La sera prima le avevo promesso che ci sarei stato io con lei, che non avrebbe dovuto affrontare tutto da sola, ma con me, io e lei insieme. E se ero stato in grado di convincere lei non ero stato altrettanto bravo con me stesso. Non pensavo di essere in grado di attenuare il suo dolore.

Tormentato da quei pensieri decisi che era il caso di farsi una doccia. Mi mossi di poco, pronto a sgusciare via dalla sua presa, ma quando ci provai le sue gambe si irrigidirono, la sua mano strinse di più la mia camicia, un piccola ruga si formò sulla sua fronte in segno di nervosismo. Sorrisi, poi la bacia prima sui capelli biondi, in seguito più volte sulla fronte, cercando di spianare quella piccola rughetta. Riuscii nel mio intento e poco a poco la tensione abbandonò il suo corpo, permettendomi di abbandonare il letto. Le diedi le spalle iniziando a sbottonarmi la camicia che avevo indossato la sera prima, quando Liz si era già addormentata. Ammetto di essermi trovato in imbarazzo quando la sera precedente era entrata in camera mia e mi aveva trovato a torso nudo. Fossi stato Harry non avrei avuto alcun problema nel mostrarmi in quelle condizioni davanti una ragazza.

Anzi, se fossi stato Harry avrei esposto il mio corpo a tutto il genere femminile. Ma non ero Harry, né tantomeno avevo il suo fisico, o quello di Liam o Zayn. Non andavo affatto fiero del mio corpo, non era un fisico muscoloso che tutte le ragazze guardavano con la bava alla bocca, al contrario. E non lo dicevo per stupide convinzioni nate nella mia testa, ma per fatti, esperienza personali. Le altre ragazze con cui ero stato inizialmente erano rimaste incantate dal mio viso d’angelo, ma ogni volta arrivati al momento d’intimità per eccellenza, insomma, quando stavamo per farlo, rimanevano disgustate dal mio fisico e alla fine non si concludeva niente, se ne andavano e il giorno dopo mi lasciavano con un SMS, motivando tutto con le solite banalità: “Non siamo fatti per stare insieme”, “Non sei tu il vero problema, sono io”, “Voglio aspettare un po’ prima di fare un passo così importante”.

Solo una ragazza mi aveva accettato per quello che ero. Si chiamava Corinne. Era stata la mia prima volta, e per tutto il tempo aveva continuato a ripetermi che andava tutto bene e che per lei ero bellissimo. Il mese dopo mi aveva tradito con il quarterback della squadra di football. Non so che fine abbia fatto, ma so che non mi importa. Dopo tutte le cilecche avute con le ragazze avevo iniziato ad andare in palestra e non solo. Andavo anche in posti in cui ora non entrerei mai. Non ero fiero di me stesso, anzi, a volte mi facevo quasi pena. Il mio non era un passato oscuro, avevo solo avuto delle sbandate nella mia vita, che però andavano contro la mia etica morale. Glielo avrei raccontato un giorno a Liz, ma non ora. E comunque la sera precedente mi ero sentito in imbarazzo quando lei mi aveva visto a petto nudo perché temevo che una volta visto il mio corpo anche lei non ne avrebbe più voluto sapere di me.

Invece mi aveva fissato incantata, estasiata, e l’imbarazzo era stato spazzato via da una crescente autostima. Come avevo potuto dubitare di Liz? Lei non era affatto come le altre, non si avvicinava a loro nemmeno col binocolo. Lei era unica. Mi tolsi anche i pantaloni e, rimasto con solo i boxer indosso, mi girai verso la mia ragazza che continuava a dormire come un ghiro. La coprii fino al mento con la coperta e la osservai. Dormiva serena, la tranquillità fatta persona. Sapevo per certo che l’urlo che mi aveva svegliato non lo aveva emesso lei. Ma allora chi era stato? La risposta arrivò mi arrivò pochi secondi dopo. –Dov’è?- urlò la voce con un ringhio. La porta della mia camera si spalancò ed entrò una Hope letteralmente infuriata, i capelli che sembravano una balla di fieno e il viso rosso per la furia. Prima vide me, seminudo ai piedi del letto, poi sua cugina che dormiva sul letto.

Non ci volle molto a capire che aveva frainteso. In quelle condizioni però chiunque avrebbe potuto fraintendere. I suoi occhi diventarono fiamme castane, il viso si fece sempre più paonazzo, le sue mani si strinsero in due pugni e la bocca si spalancò, pronta per far fuoriuscire insulti e imprecazioni. Mi gettai su di lei coprendole la bocca con una mano, consapevole di essere un agnello che si stava gettando tra le braccia del lupo. Lei avrebbe potuto mordermi la mano, o prendermi a pugni in qualsiasi momento. Invece, stupendomi, si limitò a sbarrare gli occhi, forse sorpresa da quel mio gesto.
–Ti prego, non urlare. Sta ancora dormendo.- la implorai in un sussurro indicando Liz con un cenno della testa. Hope guardò prima Liz, poi me. Poggiò le mani sul mio petto scostandomi da lei, senza la minima vergogna.
–Se scopro che sotto le coperte è in intimo, o peggio nuda, sappi che hai segnato la tua condanna a morte.- disse lei minacciosa tra i denti puntandomi l’indice contro. Si avvicinò al letto e scostò di poco le lenzuola. Appena vide il vestito azzurro si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra e si sedette sul materasso vicino a lei. Io invece mi sedetti sulla sedia di fronte a Hope. Rimanemmo per un po’ in silenzio, io fissando Hope che a suo volta guardava Liz con preoccupazione, il suo istinto protettivo ben visibile. Dopo aver raccolto un po’ di coraggio parlai.

–Hope, posso farti una domanda?- le chiesi esitante a sguardo basso. Lei mugugnò qualcosa annuendo senza mai staccare il suo sguardo da Liz. –Perché ti comporti così con lei?- le chiesi piano tornando a fissarla.
–Lo sai perché.- rispose semplicemente e dura. Io continuai a osservarla: volevo sentirlo dire da lei. Lei mi squadrò con la coda dell’occhio e sbuffò sonoramente leggendo la mia espressione. –Non c’entrano i legami di sangue, ne il fatto che sia più piccola di me. Le voglio bene, e non voglia che soffra. Ha già sofferto abbastanza.- disse con lo sguardo basso tormentandosi le dita. Sapevo che le sue parole erano sincere, ma volevo sapere di più.
–Perché pensi che la farò soffrire?- le chiesi semplicemente. Lei mi fulminò con lo sguardo.
–Non era una domanda sola?- chiese più duramente di prima. Poi però sospirò ancora. –Perché è sempre stato così. Tutti i ragazzi con cui è stata hanno finito per tradirla,per farla soffrire e per spezzarle il cuore. Non voglio che accada di nuovo. E’…. fragile. E dopo ciò che è successo ai suoi genitori si è trasformata sempre più in un bicchiere di cristallo in bilico, pronta a cadere e a frantumarsi al minimo movimento sbagliato.- disse sempre con sguardo basso. Potevo sentire l’amore che provava per sua cugina, in quel momento era palpabile nell’aria.

–E pensi davvero che io sia come gli altri?- le chiesi ancora. Lei mi fulminò di nuovo.
–Questa è la terza domanda Horan.- si lamentò, ma sospirò ancora, e capii che mi avrebbe risposto. –Non mi fido di nessuno Niall, nemmeno di me stessa. Ecco perché cerco di mettere da parte i sentimentalismi con tutti, anche con lei. E tu e lei avete un rapporto… speciale, come se foste due calamite. Mi spaventa questa cosa, perché temo per lei. Se dovesse finire male, questo potrebbe essere il suo dolore più grande, e a quel punto io non sarei in grado di aiutarla, in alcun modo.- disse tutto in un fiato, con la voce quasi rotta. Annuii deciso e capii che dovevo mettere fine alla discussione.

–Grazie, per avermi risposto.- le dissi solo poggiando i gomiti sulle ginocchia. Anche lei annuì.
–Solo, non abituarti.- mi avvisò sorridendo e alzandosi dirigendosi verso la porta. Io mi girai a fissare Liz che ancora dormiva. –Eh, Niall!- mi richiamò Hope che era ferma sulla porta. Io la squadrai. –Penso sinceramente che tu e Liz facciate una bella coppia, ma non devi farla soffrire.- disse solo fissandomi intensamente negli occhi per poi scomparire. Quasi non me ne accorsi. Fissai il punto dove prima c’era Hope, poi tornai a fissare Liz.
“Te lo prometto Hope, non la farò soffrire.”


Liz’s POV
Il locale era affollato, molto più delle altre volte in cui c’ero stata. Come poteva essere altrimenti? Era Capodanno, o meglio, la notte di Capodanno. Non avevo mai trascorso un Capodanno come quello. A New York ricordo che ogni volta, in quell’occasione, io e la mia famiglia andavamo a casa di Hope e insieme ai miei cugini iniziavo a scoppiare delle bombette in attesa della mezzanotte, momento che avrebbe segnato il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, momento in cui iniziavano a comparire nel cielo con fischi e stridii, accompagnati dalle urla dei presenti, i mille fuochi d’artificio colorati che venivano lanciati da Times Square. Ora invece mi trovavo nel solito locale dove lavorava Josh, l’amico dei ragazzi, con tutto quell’ammasso di persone che ballavano, cantavano, bevevano, si ubriacavano, si strusciavano l’uno sull’altro.

Tra questi c’erano anche mio cugino e Louis, rispettivamente accompagnati dalle loro ragazze, Sophia e Eleonor. Io ero seduta sui uno dei divanetti rosso cremisi agli estremi del locale, perfettamente sobria, in attesa che Niall mi portasse qualcosa da bere. Zayn e Perrie erano scomparsi, come era loro abitudine: chissà se ne avrebbero mai avuto abbastanza. A volte pensavo a loro, al rapporto che avevano, soprattutto al loro rapporto “sessuale”, e lo mettevo a confronto con quello mio e di Niall. Mentre quello loro sembrava quasi un rapporto che ostentava un bisogno fisico, quello mio e di Niall sembrava più profondo, fatto di carezze e abbracci. Ma avevo chiesto spiegazioni a Perrie, e lei dopo aver riso della mia domanda, forse per l’innocenza con cui glielo avevo domandato, mi aveva risposto che all’inizio anche il suo rapporto con Zayn era così, e dopo che lo avevano fatto era mutato completamente; io ero trasalita, quasi terrorizzata dal fatto che se io e il mio ragazzo lo avessimo fatto sarebbe stato così anche per noi, che anche noi ci saremmo trasformati quasi in degli animali assetati di sesso, ma Perrie mi aveva rassicurata dicendomi che non era così per tutti: dipendeva dai soggetti o dal quantitativo di bisogni da placare; avevo sospirato, felice che ci fosse qualche speranza per me e per Niall.

Guardai per un po’ i ragazzi che ballavano e saltavano a ritmo di musica, poi spostai la mia attenzione su Hope, seduta al bancone del bar intenta a parlare fluentemente con Josh; a volte rideva pure per qualche battuta che faceva il ragazzo, e sembrava divertirsi davvero. E Harry? Il riccio era seduto al mio fianco, furente di rabbia mentre continuava a lanciare occhiate cariche d’odio a mia cugino e al suo amico, sorseggiando il suo drink. Era divertente come situazione, anche se le parti più comiche di tutte erano le occhiatacce che Harry rivolgeva agli altri due, inconsapevoli della gelosia che ribolliva dentro il ragazzo, quasi fosse una pentola a pressione pronta a scoppiare. In realtà ero combattuta: non sapevo se reputare più divertenti quelle sue reazioni o le lamentele che ne seguivano.

–Ma che cosa ci troverà mai in lui?- si lamentò portandosi alla bocca il bicchiere.
–E’ bello, è dolce, alto, non si ubriaca, è responsabile, suona la batteria.- iniziai a elencare tutti i pregi dell’altro ragazzo, ridendo sotto i baffi, consapevole che tutto ciò lo avrebbe mandato su di giri, o comunque lo avrebbe fatto veramente innervosire.
–E’ uno smidollato.- disse quasi in un sussurro con le labbra ad un centimetro dal bicchiere per poi buttare giù in un sorso tutto il liquido nel bicchiere.
–E’ un tuo amico.- constatai io con fare ovvio
. –Non ne sarei così sicuro, Liz.- disse scuro in volto posando il bicchiere vuoto sul tavolino davanti a sé. Non era solo il suo sguardo ad essere scuro: anche la sua voce lo era. Scura e roca, quasi tenebrosa.
–Vorresti rinunciare alla sua amicizia per una ragazza?- gli chiesi cercando di sembrare stupita benché non lo fossi affatto: faceva parte della recita. Conoscevo bene quel sentimento, gelosia, uno dei più potenti e pericolosi che avessi mai provato. Harry non parve accorgersi del fatto che fingessi, la sua attenzione era tutta concentrata su Hope e Josh che ora si era allungato sul bancone facendosi più vicino a mia cugina. Il riccio strinse le mani in due pugni, talmente forte che le nocche sbiancarono.
–Non è “una ragazza” qualunque, è Hope.- disse con uno sbuffo, come se gli venisse difficile parlare, talmente era soffocato dalla gelosia. Io sbarrai gli occhi divertita, sorpresa del fatto che lo avesse detto ad alta voce. Ma d’altronde non era questo il mio intento? Lui mi guardò, rimuginò su quello che aveva detto e scosse la testa prendendosi i ricci tra le mani. –Non ci credo.- disse in uno sbuffo. Era chiaramente confuso: confuso per quello che provava, confuso per ciò che aveva detto, confuso per quei suoi comportamenti che poco gli si addicevano. Io mi riscossi a quelle parole e gli feci l’occhiolino.

–Sei cotto!- lo stuzzicai con un tono di voce squillante. Lui mi lanciò un’occhiataccia, cosa che nell’ultima mezz’ora gli riusciva piuttosto facile. Io alzai gli occhi al cielo. –Suvvia, è così evidente!- sbottai, pronta ad elencare i segni inequivocabili della sua cotta per la ragazza, così chiari e cristallini che nemmeno uno stupido avrebbe potuto fraintendere, ma lui mi zittì alzandosi in piedi con un altro sonoro sbuffo e posizionandosi davanti a me.
–Potrai anche essere la mia migliore amica, ma certo che sai essere proprio fastidiosa.- si lamentò. Io scrollai le spalle.
–Lo dice anche Hope.- dissi ostentando fierezza. Lui si mise le mani sui fianchi, guardandosi attorno allibito. Aprì la bocca e fece per dire qualcosa, ma poi la richiuse e con un sospiro accompagnato da un altro scuotimento di testa mi diede le spalle e se ne andò, ben lontano da i due che ancora continuavano a parlare animatamente al bancone. Io risi, accasciandomi contro il divanetto. Dopo qualche minuto arrivò Niall con il drink e si stupì nel vedermi ancora scossa dalle risate.
–Che è successo?- chiese curioso sedendosi al mio fianco, in quel posto che prima era occupato dal riccio. Io scossi la testa.
–Scusa, ma non posso dirtelo.- gli dissi prendendogli il drink dalle mani e bevendone piano un sorso, cercando di non affogarmi. Era forte, quella bevanda che mi aveva portato. Lui si accigliò. Io posai il drink sul tavolino affianco al bicchiere vuoto di Harry e gli sfiorai la mano. –Non è una cosa che riguarda me, ma Harry.- gli spiegai. Lui annuì.
–Giusto. Mi devo ancora abituare a questa vostra “fantomatica amicizia”- disse lui stringendomi entrambe le mani.
–Ehy, voglio bene al riccio. C’è… un rapporto particolare tra di noi.- gli spiegai io. Lui scosse la testa sorridendo.
–Spero non sia un rapporto che potrebbe nuocerci.- disse lui con fare scherzoso. Io sorrisi e avvicinai il mio viso al suo.
–Vuoi davvero infilarmi in un discorso del genere?- gli chiesi in un sussurro. Lui si guardò in torno, poi mi fissò negli occhi.
–No, mi fido di te.- disse per poi posare le sue labbra delicate sulle mie. Stare con lui era come essere cullati dolcemente dalle piccole onde del mare che si increspavano sulla spiaggia.


Harry's POV
Ero all' in piedi nell' angolo più nascosto del locale, le braccia incrociate al petto, il volto furente di... rabbia? Non sapevo in quale altro modo avrei potuto definire quel sentimento. Era caldo, infuocato, come un incendio che divampava bruciandomi il sangue nelle vene e mandando in tilt il mio sistema nervoso. Li guardavo e ogni secondo che passava saliva in me la pazza voglia di prendere a pugni la faccia di Josh. Volevo togliergli quel dannato sorriso dal viso. E lei perchè rideva? Che c'era di tanto divertente in lui? Qual'era la battuta tanto spiritosa del ragazzo capace di farla ridere? Era uno spettacolo, vederla ridere, vedere i suoi occhi illuminarsi e il suo sorriso allargarsi, mettendo in mostra i suoi denti bianchi e perfetti. Era bello vederla felice. Ma volevo che fosse felice con me, grazie a me, e non stando al fianco di quel ragazzo senza fegato.

Lo vidi allungarsi ancora di più sul bancone, allungò una mano, la poggiò sulla guancia di lei, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e dicendole qualcosa. Lei sorrise e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Mi piaceva vederla compiere quel gesto involontario. Lo faceva sempre quando era nervosa o in imbarazzo, e lo era sempre con me. Ma ora perchè quello che consideravo mio amico la stava mettendo in soggezione? Solo io ne avevo il diritto. Come mi aveva definito Liz? Geloso. La gelosia... che cosa strana, non l'avevo mai provata, nonostante ne avessi sentito parlare. Eppure avevo sempre pensato e sostenuto che fosse un sentimento adatto ai bamboccioni, non a me. E ora mi ritrovavo a fremere di rabbia perchè qualcun'altro la toccava. Ma che diamine mi era successo? Che cosa era capitato nella mia vita da sconvolgermi tanto al punto da farmi ricredere su me stesso?

Hope Stevens. Ecco cosa mi era successo. Nella mia testa, come un'insegna luminosa al neon, continuava a lampeggiare solo il suo nome. La vidi appoggiare la mano su quella di lui, quella appoggiata sulla sua guancia, allontanandola dal viso e posizionandola sul bancone. Per un attimo sospirai di sollievo, pensando che lei lo stesse allontanando; ma poi Hope strinse quella mano tra le sue, dicendogli qualcosa. Poi si allungò sul bancone e io trattenni il respiro digrignando i denti, sperando che lei non stesse facendo ciò che non volevo che facesse. Fortunatamente lo baciò solo sulla guancia e dopo avergli sorriso ancora gli voltò le spalle e si diresse verso il bagno. I miei muscoli delle braccia si rilassarono, così come i miei pugni e i miei piedi scattarono in avanti iniziando a seguirla tra l'ammasso di persone.

Molte di loro erano ubriache e mi ci volle tutta la forza di volontà che avevo per evitare di rispondere loro male e di spingerle via facendole molto probabilmente cadere a terra. Raggiunsi il corridoio e la vidi all'in piedi vicino alla porta del bagno. Quasi corsi per cercare di raggiungerla. Le afferrai il polso. Lei normalmente si sarebbe girata, infuriandosi per quella stretta improvvisa, pronta a scagliare un pugno al suo presunto aggressore, ma non lo fece. La sentii rabbrividire, sussultare, ma non si voltò. -Che vuoi?- chiese duramente, quasi sapesse che fossi io. Come faceva a saperlo? Non lo so. Ma sapevo che lei aveva intuito che ero io. Non le risposi, mi limitai a stringerle di più il polso evitando di farle male. Aprii la porta del bagno e la trascinai dentro mollandole il polso. Mi girai e chiusi la porta a chiave, poi tornai a fissarla. Le mi fissava infuriata. -Che diavolo stai facendo?- chiese minacciosa.

Non voleva stare con me. Quell'abitacolo era troppo piccolo per tutti e due, o forse era troppo piccolo per l'elettricità che sembrava crearsi tra noi? -Che cosa sto facendo io? No, che cosa stai facendo tu!- l'accusai puntandole un dito contro. Lei aggrottò la fronte chiaramente confusa. -Ti sembra giusto illudere Josh?- le chiesi infuriato, anche se nella mia mente le domandavo "Ti sembra giusto illudermi così?". Lei sbarrò gli occhi per un attimo, poi mi guardò divertita.
-Geloso Styles?-. Possibile che anche lei lo avesse capito? Era così evidente? Possibile che non fossi capace di nascondere agli occhi degli altri quell'emozione?
-No, sono solo preoccupato per il mio amico.- le risposi tranquillamente. "Io vorrei rompergli il naso, a quel mio amico". Lei fece una risata di scherno, poi mi squadrò.
-Sinceramente non riesco a capire il senso di questa tua frase. Perchè starei illudendo Josh?- mi chiese incrociando le braccia sotto al seno. Io aprii bocca ma questa volta il mio cervello fu più veloce della mia lingua e non dissi niente. Stavo per dirle "Perchè tu sei la mia ragazza", ma non era affatto vero. Che cosa era Hope per me? Mi stavo comportando esattamente come un fidanzato geloso, ma se non eravamo nemmeno una coppia... Che confusione disarmante. -Niente da dire, eh?- chiese ancora in segno di sfottimento. Si buttò la testa all'in dietro trattenendo una risata e poi fece un passo avanti. -Senti Harry, non capisco che cavolo vuoi da me, ma tu sei l'ultima persona con cui vorrei stare, va bene? E non ha senso che tu venga qua a farmi una scenata di gelosia. Io con Josh ci faccio quello che mi pare e piace e a te non deve importare proprio nulla.- mi disse guardandomi glaciale negli occhi.

Come ci riusciva? Come riusciva il suo sguardo a essere il giorno prima caldo come il sole d'estate e quello dopo freddo come la neve d'inverno? Le sue parole mi colpirono, mi scalfirono, ma non glielo diedi a vedere.
-E allora perchè mi hai baciato?- le chiesi sfrontatamente. Lei abbassò lo sguardo sorridendo.
-Non mi sembra di essere stata l'unica.- e così dicendo capii che stesse alludendo a quando il giorno prima l'avevo baciata in macchina, dandole così il mio "regalo di Natale" per lei.
-Tu mi hai baciato due volte.- la sfidai io avanzando verso di lei. Lei alzò la testa di scatto, veramente stupita, quasi impaurita. E intuii di aver fatto centro: lei pensava che io non sapessi di quel primo bacio che mi aveva dato quando ero ritornato a casa ubriaco.
-Ma che dici? Io ti ho baciato una volta sola, e solo per debolezza, avevo bisogno di reprimere dei bisogni.- disse lei rossa in faccia inziando a guardarsi intorno spaesata, cercando di sfuggire a me.
-Credimi, conosco altri metodi per calmare questi bisogni- le dissi sfacciatamente e con il mio tono malizioso, facendo venire a galla la versione più stronza di me, che in quel momento risultava totalmente finta.
-Mi fai schifo.- disse cercando di scansarmi, ma io le bloccai il passaggio.
-Intanto mi hai baciato, si vede che tanto schifo non devo averti fatto.- le dissi ancora. Lei sbuffò.
-Ma anche tu mi hai baciata!- strillò quasi istericamente. Io la guardai negli occchi.
-Io non ho mai detto che mi fai schifo.- le dissi quasi in un sussurro. La sua testa scattò di nuovo verso di me, questa volta senza controbattere. Si pasò freneticamente una mano tra i capelli, poi iniziò a girare intondo su se stessa, cercando di riprendere il controllo di sè con respiri lenti e profondi. Io intanto la guardavo, e non mi dispiaceva affatto stare lì a guardarla, soprattutto se era in confusione a causa mia. Quando si calmò tornò a fissarmi. Il suo sguardo era ancora glaciale.
-Beh, tu si invece. Mi fai schifo, lo sai. Mi repelle tutto di te, tutto. Ogni minima cosa.- disse sibilando. Le sue parole quasi mi ferirono, talmente tanto sembravano vere. Ma non mi lasciai ingannare: sapevo che erano false, sapevo che anche lei infondo sentiva per me le stesse cose che io provavo per lei. Non sapevo bene cosa fosse, ma sentivo che era come un bisogno di lei. -E lo sai pure cosa ti dico? Che preferirei morire piuttosto che stare rinchiusa con te in questo bagno un sencondo di più.- sputò ancora avanzando verso di me. Cercò ancora di spingermi via per liberare l'uscita, ma era come se avessi incollato i miei piedi al pavimento. Ma lei non si arrese: continuò con i suoi tentativi che risultavano sempre vani e inutili. Ad un certo punto, quando capii che lei stava iniziando a stancarsi mi avvicinai a lei. Hope automaticamente indietreggiò andando a sbattere contro il muro.

Io la raggiunsi e senza esitare, senza guardarla negli occhi la baciai, quasi con violenza. Quasi la costrinsi ad aprire le sue labbra. Nonostante volessi baciarla sentivo che c'era qualcosa di sbagliato rispetto agli altri baci che ci eravamo dati, ed il problema era Hope, che in quel momento non stava ricambiando, ma che al contrario lottava per liberarsi dalla mia presa. Mi morse il labbro inferiore con forza e io fui costretto a staccarmi da lei per il bruciore che mi invase la bocca. Dopo essermi toccato il labbro la guardai stupito.
-Mi hai morso?- le chiesi. Lei ricambiò il mio sguardo furente di rabbia.
-Tu mi hai baciata! Ma cosa credi, di potermi baciare a tuo piacimento?- mi chiese alzando il tono di voce.
-E' quello che hai fatto tu.- le dissi. Lei rimase spiazzata per dei secondi da quelle parole.
-E' diverso.- disse alla fine.
-No, è esattamente uguale.- la rimbeccai. Lei mi lanciò una fulminata.
-I miei sono stati errori. Il tuo è solo un divertimento, un passatempo.- disse acida. Per un pò rimasi in silenzio. Non potevo darle torto. Per diverso tempo avevo usato le ragazze come semplici oggetti di sfogo, come dei fazzolettini usa e getta. Non mi importava dei loro sentimenti, questo perchè non cercavo una relazione seria perchè non credevo nelle relazioni serie. Poi però era arrivata Hope, e prima che me ne potessi accrogere aveva scombussolato la mia vita, costringendomi a scavare dentro di me e a vedere la persona che ero e che non volevo più essere.
-Non puoi dirlo sul serio. Perchè pensi che siano stati solo errori o passatempi? Perchè non credi davvero che tra noi possa esserci qualcosa?- le chiesi, e quella era la domanda che mi ronzava in testa da un pò.
-E cosa potrebbe mai esserci tra noi, sentiamo! L'amore? Non me ne faccio niente, soprattutto con te.- disse ancora. Io le afferrai entrambi i polsi.
-Ma perchè sei così?- le chiesi guardandola dritto negli occhi. -Perchè pensi che ti farò stare male?-. Lei rimase spaesata dall'intensità del mio sguardo e delle mie parole e abbassò gli occhi, incapace di sostenere il mio sguardo.
-Qui non si parla di te, ma dell'amore. Fa soffrire. Fa male. Lo so, anche se non l'ho mai provato sulla mia pelle.- disse in un sussurro. Io le mollai i polsi e feci un passo indietro, come se mi avesse colpita con un colpo di frusta, deciso a farla andare. Lei rimase alcuni secondi ancora rannicchiata contro il muro, poi fece alcuni passi sorpassandomi. Prima che potesse aprire la porta la bloccai girandomi verso di lei.
-Perchè dici che l'amore fa male se non l'hai mai provato direttamente?- chiesi. Lei sospirò.
-Le esperienze altrui me lo hanno dimostrato. L'amore crea dolore. Anzi, ti dico pure che l'amore non esiste: come potrebbe un sentimento così bello procurare tanto dolore? E io ho già sofferto abbastanza nella mia vita.- disse alzando di poco lo sguardo. Incrociai i suoi occhi marroni e notai i suoi occhi velarsi di tristezza, una tristezza però del passato, quasi come una cicatrice che si era rimarginata ma di cui sarebbe rimasto sempre il segno. Io annuii e la lasciai davvero andare. Lei si girò e dopo aver giriato la chiave nella toppa spalancò la porta e quasi correndo fuggì da lì. Io mi appoggiai con la schiena al muro dove pochi minuti prima vi era appoggiata Hope.

Inspirai ed espirai profondamente, riflettendo sulla conversazione appena avvenuta e in particolare sulle sue ultime parole. "Io ho già sofferto abbastanza nella mia vita". Sapevo che questo dolore riguardava quel semi segreto di cui lei si circondava costantemente, che non sembrava voler rivelare a nessuno. Ma cosa aveva potuto farla soffrire tanto da farle credere che l'amore facesse male o che non esistesse? Non lo sapevo, ma volevo scoprirlo. E volevo stare con lei, baciarla, abbracciarla. La notte era ancora lunga, e io non mi sarei arreso così facilmente.


Hope’s POV
Correvo, correvo più che potevo, con il fiato corto e i piedi che bruciavano. Correvo lontana da quella stanza, lontana da Harry. Sentivo gli occhi bruciare e ordinai alle lacrime di fare dietro front. Non dovevo piangere. Arrivai troppo in fretta in mezzo alla sala affollata. Mi ritrovai spintonata di qua e di là da tutti quei ragazzi ubriachi impegnati a ballare. C’era caldo, troppo caldo per essere il 31 Dicembre. O forse ero io a essere semplicemente in fiamme? Mi mancava l’aria, sentivo il bisogno di stare da sola senza che nessuno mi rompesse le scatole. Avevo la necessità di rimettere in azione il mio sistema cerebrale. Mi feci largo tra le persone spingendole a destra e a sinistra, troppo impegnata a pensare ai fatti miei per scusarmi a causa del mio comportamento.

Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai al piano superiore del locale, molto meno affollato, ma pieno di coppiette che pomiciavano e che mano a mano si andavano rinchiudendo in varie stanze. Sapevo che una delle stanze era occupata da Zayn e Perrie e speravo vivamente che nessuna di quelle fosse occupata da mia cugina e dal suo ragazzo irlandese. Ma questo era l’ultimo dei miei pensieri, ci avrei pensato in seguito. Cercavo un posto dove poter riordinare i miei pensieri spazzando via la confusione che mi stava annebbiando il cervello. Fortunatamente, trovai la terrazza libera. In effetti, solo un pazzo sarebbe uscito fuori con quel gelo, ma ciò di cui avevo bisogno per spegnere il mio corpo infuocato era il gelo di Dicembre. Appena uscii fuori un’ondata di gelo mi investii e strabuzzai gli occhi come se mi fossi appena svegliata.

Feci ancora alcuni passi in avanti fino a che mi appoggiai al cornicione della balconata con i gomiti. Mi ravviai i capelli all’indietro mentre aspettavo che il mio cervello si riconnettesse, ma quello che era successo in bagno con Harry sembrava aver mandato in cortocircuito il mio sistema nervoso. Ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò che era accaduto. Come era potuto succedere? Che cosa mi stava capitando? Possibile che all’improvviso il mondo avesse iniziato a girare al contrario? Ero consapevole del fatto che Harry avesse trascorso tutta la serata a osservare me e Josh, anzi, a volte mi capitava pure di guardarlo con la coda dell’occhio, ma solo perché sentivo il suo sguardo bruciare sulla mia schiena. Ma io non stavo flirtando con Josh! Lui era bello, dolce, gentile e sapeva anche suonare la chitarra, cosa che trovavo assolutamente figa, ma non mi interessava lui in quel senso.

Harry invece si era ingelosito e mi aveva seguito addirittura fino ai bagni. Non avevo avuto bisogno di girarmi a guardarlo per capire che era Harry colui che mi aveva stretto il polso: solo il suo tocco mi procurava quelle forti scariche elettriche. Forse ero stata troppo crudele a dirgli tutte quelle cose, parole per me prive di senso, pensieri che non mi erano mai passati per l’anticamera del cervello, e mi ci era voluta tutta la forza di volontà che possedevo per guardarlo con sguardo di ghiaccio sputandogli tutte quelle false sentenze. Ma dovevo farlo, non potevo permettergli di starmi vicino. Eppure sentivo che fosse troppo tardi; sentivo che ormai, per quanto avessi potuto continuare a provare, non sarei stata in grado di allontanarlo da me. Mi morsi il labbro inferiore, ricordando il modo in cui avevo morso il suo durante quel bacio, così violento, troppo diverso dagli altri che ci eravamo già scambiati.

Lasciai il labbro tra i denti e iniziai a sfiorarlo con pollice e indice sentendo su di esso il sapore di vaniglia che apparteneva a Harry e che mi dava alla testa. Qualsiasi cosa mi ricordava lui, e questo era sbagliato, doveva esserlo. Invece mi risultava tutto così giusto. Era come se fossi divisa in due: mente e cuore. Quest’ultimo avevo sempre cercato di metterlo a tacere, di renderlo muto, quasi di pietra; gli avevo imposto di non affezionarsi troppo alle persone che non erano miei parenti e avevo imposto a me stessa di non fidarmi di nessuno. Ma ora il cuore si era come risvegliato da quello stato di veglia a cui l’avevo obbligato; aveva messo in atto una rivolta dentro di me e per quanto la mia mente cercasse di sopprimerlo il mio cuore aveva la meglio. Si era risvegliato dal lungo letargo a cui l’avevo sottoposto, perché dentro di me era arrivata la primavera: era arrivato Harry.

Mi vennero in mente le parole di “Give Your Heart A Break”, una canzone di Demi Lovato, la mia cantante preferita. Mi calzava a pennello. Diceva: “Non voglio spezzare il tuo cuore, voglio dargli una scossa. So che hai paura che sia sbagliato, come se potessi commettere un errore. C’è solo una vita da vivere e non c’è tempo da perdere, e allora lasciami dare una scossa al tuo cuore”. Non ero io a recapitare il messaggio, io ero il destinatario. Demi cantava per me, e forse stava esprimendo i pensieri di Harry. Quasi non me ne accorsi quando da dentro iniziarono a fare il conto alla rovescia.
-10, 9, 8…- Non volevo che il mio cuore venisse spezzato, volevo solo essere felice e vivere una vita priva di dolore. Allora perché senza Harry accanto non mi sentivo bene?
-…7,6…- Avevo una paura boia di sbagliare, avevo paura che abbandonandomi a Harry avrei commesso un errore imperdonabile per me stessa.
-…5,4…- Però avevo a disposizione solo una vita, una sola per vivere tutte le esperienze umanamente possibili e non potevo stare ferma a perdere tempo, frenata dalla paura di affezionarmi alle persone, di affezionarmi a Harry.
-…3,2,1…- Dovevo dare una possibilità, al mio cuore, ad Harry, a me stessa: la possibilità di amare.
-…BUON ANNO!- l’urlo generale mi fece sobbalzare. Sentivo le grida, gli applausi, i fischi: il vecchio anno se ne era andato lasciando che quello nuovo prendesse il suo posto.
–Buon Anno.- sussurrò una voce al mio orecchio, la SUA voce roca. Non sussultai, era come se sapessi che lui era dietro di me prima ancora di parlare. Il suo respiro caldo alla vaniglia mi lambì l’orecchio e attraversò tutto il mio corpo con una lenta scossa elettrica. Presi un respiro profondo e mi girai verso di lui. I miei occhi incontrarono i suoi, così verdi e intensi da farmi dimenticare quello che stavo per dire. Mi costrinsi a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma non da lui. Ritrovai l’uso della lingua sotto il suo sguardo attento e, torturandomi le mani, parlai:

-Harry, io…- provai a dire, ma le parole mi morirono in gola. Harry mi fece un cenno con la testa, incitandomi a continuare, ma non riuscivo a mandare avanti il discorso. Non ero mai stata brava con le parole, con i fatti forse…. Mi allontanai da lui e gli diedi le spalle, poi mi bloccai mentre quel pensiero mi investiva la mente. Mi voltai verso di lui mentre venivo riempita da una strana sensazione di Deja-vù e ricordai subito quel giorno in aeroporto. Capii che anche lui se lo ricordava, perché mentre mi avvicinavo, lui non si stupì, anzi, aprì le braccia, come a volermi accogliere. Quando mi buttai su di lui mi tenne stretta per i fianchi mentre io intrecciavo le mie mani dietro al suo collo e poggiavo le mie labbra sulle sue. Ed eccoli di nuovo, i brividi. Brividi, brividi e solo brividi.

Le mie labbra bruciavano a contatto con le sue, ma il mio cervello si era scollegato dal resto del mio corpo che sembrava reagire privo di qualsiasi comando. Le mie labbra si muovevano in sincrono alle sue, si divoravano, si cercavano. Le nostre lingue giocavano insieme, inseguendosi e acchiappandosi. Lui mi circondò la vita con un braccio e l’altra mano risalì lungo il mio corpo arrivando ad accarezzarmi la guancia, senza mai staccare le sue labbra dalle mie. Oramai avevo fatto la mia scelta, ed era troppo tardi per ritornare indietro. Quando ci staccammo avevo perso completamente la cognizione del tempo. Per quello che mi riguardava poteva anche essere l’alba.

Harry appoggiò la sua fronte sulla mia mentre entrambi prendevamo fiato. Non ero mai stata baciata così, era stato il miglior bacio che avessi mai potuto ricevere.
–Sai, si dice che ciò che fai a Capodanno lo fai tutto l’anno.- disse lui tra gli affanni. Io sorrisi, incapace di fare altro. Avevo sempre odiato questa battuta, convinta che non fosse vero niente, che tutto fosse destinato a finire. Eppure detto da Harry suonava come una speranza, per me, per lui, per noi.
–Scemo.- sussurrai prima di far ricongiungere le nostre labbra.






Angolo Autrice
E Buonasera gente! O meglio, per me è sera, ma chissà se quando leggerete il Buonasera sarà ancora valido. Insomma, se leggete alle 10 del mattino non posso mica dire "Buonasera!", vi pare?
Comunque, anche questo "Angolo Autrice" sarà corto e purtroppo privo della partecipazione di Cory il Pandacorno.

Ne sei così sicura?
Oh Cristo! Cory, lo sai che oggi non abbiamo tempo per litigare su EFP, litigheremo dopo.
Si, non ne hai mai tempo per me.
Ma se a momenti non ho tempo per me stessa con 'sta cazzo di scuola!
Tutte scuse sono! Ieri sei pure andata a mare con gli amici pur di non rimare a casa con me.
Si, e mi sono pure bruciata! Ho la schiena che reclama tonnelate di ghiaccio e cinquanta estintori.
Bene, così impari a lasciarmi da solo.
Oh, senti coso! Vaffanculo.
Io non sono "Coso". Io sono Cory il Pandacorno.
Ma quanto sei simpatico?
Molto.
Si, come i broccoli a merenda.
Mai provati i broccoli a merenda?
No, e non ci tengo, grazie. 
Peccato, non sai che ti perdi.
Una vomitevole colazione? Grazie, ma passo.
Comunque, come stavo dicendo... allora, prima stavo dicendo di non avere tempo per fare uno dei miei soliti "Angoli Autrice", ora è venuto mio padre dicendo che ci posso stare e quindi ora sto facendon "Viva me!", come London Tipton.
Prima di tutto mi devo scusare terribilmente per l'immenso ritardo con cui sto aggiornando, ma il vero problema è la scuola, poi questo è Maggio, il mese delle gite e delle ultime interrogazioni e degli ultimi compiti, quindi o mi impegno ora o l'estate me la piglio in culo. Scusate per la finezza, ma penso che oramai abbiate capito che non è una delle mie doti. 
Poi mi scuso con 
AngelCruelty Jencloves per non essere ancora riuscita a recensire le loro storie di cui però mi sono innamorata. 
Allora, come sempre il capitolo non mi convince, anche se credo che questo sia l'unico che trovo minimamente accettabile, soprattutto nei punti di Niall e Harry che non so perchè mi piacciono un casino, mentre odio come ho scritto i punti di vista delle due protagoniste femminili, ma c'est la vie. 
Allora, il titolo del capitolo "Give Your Heart A Break" come avrete ben capito è preso dall'ononima canzone di Demi Lovato, uno dei miei idoli. Inizialmente non era previsto l'inserimento di questa canzone nel capitolo, ma dopo essermi riiniziata a vedere la 4° stagione di "Glee", ho rivisto la puntata in cui Rachel (Lea Michele) canta questa canzone, e rileggendo la traduzione ho pensato che per il capitolo era perfetta. Non so sei siete d'accordo con me, ma ci tengo ad avere una vostra opinione. 
Ringrazio infinitamente chi ha messo la storia tra le preferite, chi tra le seguite e chi ha recensito. Per ringraziare le ragazze che hanno recensito l'ultimo capitolo vi consiglio di leggere le loro storie che io sinceramente amo: 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2512631 "My life is better with you" di Jencloves;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2182841&i=1 "Innamorato della mia migliore amica" di Candy Smith (So che all'inizio sembra una storia patetica con i capitoli corti fatti male, ma la ragazzina si è andata perfezionando dimostrando che non è vero);
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2493965&i=1 "Stay" di shannen shelter;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2380509&i=1 "Rompere il ghiaccio" di AngelCruelty.

So che questa si può tranquillmente definire "pubblicità", ma sia chiaro che le ragazze in questione non sanno niente e che è stata la mia mente malata a produrre questo modo per ringraziarle delle recensioni che mi lasciano.
Ora vado, domani ho compito in classe e devo essere riposata. 
Baci da SashaJohnson...

... e da Cory il Pandacorno

 

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Capitolo 14
*** Appuntamento a 4 pt 1 ***








 
Liz’s POV
E Gennaio passò, passò così in fretta che quasi non me ne accorsi. Non riuscivo a capacitarmi di come ogni giorno trascorso con Niall fosse un giorno in più di felicità. Oramai la routine con lui era la solita, ma mai noiosa, anzi, sembrava più bella ogni giorno che passava. E inoltre avevamo meno limitazioni, margini di libertà meno calcati, più possibilità di stare insieme, baciarci e toccarci senza essere guardati male o rimproverati. Liam si era ormai rassegnato all’idea che io e il biondo stessimo insieme e aveva deciso di lasciarci nelle nostre mani. Hope invece… non era più lei.

Insomma, era sempre Hope, ma… diversa, per molti aspetti. Era difficile spiegare il suo cambiamento, perché era strano per me quanto per lei stessa trovarla in quelle condizioni che nel suo essere risultavano del tutto paranormali. Anche lei era felice, felice come non l’avevo mai vista: si alzava ed era felice e sorridente; mangiava ed era felice e sorridente; anche quando doveva passare la scopa o fare qualsiasi altro lavoro domestico, cosa che odiava profondamente, era felice e sorridente; e addirittura quando dormiva nessuno sarebbe stato in grado di toglierle quel sorriso che sembrava si fosse stampata in faccia.

Ed era tutto merito di Harry. Anche il riccio era diverso, in un certo senso si erano trovati: la continua e costante acidità di Hope era stata sostituita dalla positività e dalla voglia di vivere di Harry; la strafottenza del ragazzo era invece mutata nel senso di responsabilità di cui si caricava mia cugina. La prima settimana trascorreva la notte nella nostra camera, crogiolandosi in quella nuova felicità; nelle settimane a venire invece, a giorni alterni, aveva iniziato a dormire insieme ad Harry nella camera di quest’ultimo, e così io ne approfittavo per sgattaiolare nella camera di Niall, dove ci abbracciavamo, ci accarezzavamo e ci baciavamo, tutte cose dolci che facevano parte di lui; Hope poi la mattina veniva a controllare la situazione, accertandosi che non ci trovassimo in atteggiamenti peccaminosi.

Ma non avrebbe trovato nulla di strano, neanche se avessi voluto. Eravamo in procinto di fare il terzo mese e ancora non avevamo minimamente affrontato l’argomento: io perché troppo imbarazzata di parlare di queste faccende con il mio ragazzo, si trattava sempre della mia prima volta; lui perché… in realtà non lo sapevo, sembrava che volesse evitare accuratamente l’argomento, e quando sembrava che i nostri corpi inconsciamente si stessero spingendo un po’ più in là lui si fermava, staccava le sue labbra dalle mie per poi premerle sulla mia fronte stringendomi forte a sé.

Per quanto lo ammirassi per tutto il suo autocontrollo, per quanto gli fossi grata per il fatto che non mi costringeva a farlo, a volte desideravo solo che si lasciasse un po’ andare. Se io ero bloccata dall’imbarazzo, dalla paura e dalla mia verginità, lui era bloccato da qualcosa che non riuscivo né a capire né a spiegarmi. Non era di certo la verginità, non riuscivo proprio a convincermi della lontanissima idea che il mio ragazzo fosse ancora vergine; e poi per conferma lo avevo domandato ad Harry che con un gesto di assenso con la testa mi aveva dato ragione sulla teoria della verginità di Niall.

L’imbarazzo poteva mai essere? Ma imbarazzo di cosa? Di cosa poteva mai essere imbarazzato lui che si ritrovava ad essere più o meno perfetto? E allora che cosa poteva mai essere? La paura forse? Ma paura di cosa? Non sarebbe stato mica lui quello a provare a dolore quando lo avremmo fatto, si sa, la prima volta è dolorosa per la femmina. E allora… e fu in quel momento che una piccola intuizione iniziò a infiltrarsi nella mia mente.  Senza nemmeno accorgermene forse avevo fatto centro al cuore del problema: lui aveva paura, paura di farmi male.

Era risaputo che la prima penetrazione fosse dolorosa per le femmine, non sapevo perchè, ma sapevo che era così. Hope aveva cercato più volte di spiegarmelo, c'era come la lacerazione di un qualcosa, ma non volevo affrontare l'argomento, ne con lei ne con nessun altro. E lui aveva paura di farmi male. Mi si strinse il cuore al pensiero che forse fosse davvero così; il mio piccolo orso abbraccia tutti. Questo ragazzo era la dolcezza fatta persona, ed era mio. Già lo consideravo mio, nemmeno fosse un oggetto. Ma lui restava comunque mio, e io ero sua, qualsiasi altra cosa era impensabile.

Il solo pensiero di immaginarlo con un'altra mi faceva ribollire di gelosia, facendo nascere in me un odio sincero, profondo, viscerale.
-Allora, che facciamo stasera?- chiese il riccio sedendosi sul divano, al fianco di mia cugina, strappandomi brutalmente via dai miei pensieri. -
Perchè non andiamo al cinema?- propose Hope sorridendo. Niall, seduto vicino a me sul divano di fronte al quale era seduta l'altra coppietta, sbuffò.
–No ragazzi, ci siamo andati la settimana scorsa.- si lamentò lui.

–Se sei così intelligente perché non la tiri fuori tu un’idea, brutto biondino di merda?- lo schernì mia cugina. Harry si mise tra loro.
–Hope, Niall non ha tutti i torti.- disse il riccio alla sua ragazza. Mia cugina lo fulminò con lo sguardo.
–Certo, dagli pure ragione!- disse incrociando le braccia sotto il seno e dandogli le spalle.
–Pensavo che avendo finalmente trovato un ragazzo mi saresti stata più simpatica, e sia chiaro, non solo a me, anche a tutta la comunità europea e americana, ma mi sbagliavo.- le fece la linguaccia il mio ragazzo.

Hope divenne rossa in viso e si infervorò di più. Si alzò dal divano tendendo le mani in avanti, pronta a strangolare il biondino, che spaventato si rannicchiava sempre di più contro di me, ma venne fermata da Harry, che la prese per i fianchi e la sollevò trascinandola in cucina.
–Mollami,stupido! Lo devo uccidere!- la sentimmo urlare mentre li vidi scomparire in cucina. Io sospirai, mentre Niall ritornò a sedersi.
–Wow, certo che tua cugina fa veramente paura.- mi disse stendendo un braccio lungo lo schienale del divano e girandosi verso di me.

–Me lo dici ogni santa volta che cerca di ucciderti, e io sistematicamente ti rispondo che è colpa tua che la provochi.- lo rimbrottai. Lui fece spallucce.
–Beh, diciamo che le sue reazioni sono divertenti quanto spaventose.- disse solo e non potei dargli torto. Per quanto potesse far paura, mia cugina sapeva anche essere divertente, a modo suo, un modo del tutto inconscio.
–Però dovresti comunque smetterla di provocarla.- lo rimproverai. Lui si avvicinò a me, i nostri nasi che si toccavano, le nostre bocche a pochi centimetri l’une dalle altre.

–Beh, tu sai che puoi zittirmi quando vuoi e come meglio credi.- sussurrò prima di appoggiare le sue labbra sulle mie, pronta ad accoglierle da un pezzo. Si schiusero automaticamente, senza che il mio cervello mandasse alcun comando, e le nostre lingue si intrecciarono di nuovo, in un bacio che come sempre mi tolse il fiato. Ci staccammo e io parlai cercando di tenere a bada il fiatone.
–E’ vero, potrei, ma non se ti comporti come un bimbo cattivo.- gli dissi toccandogli il naso. Lui sorrise mostrandomi la sua dentatura perfetta. –Insomma, se ci pensi bene, tu e Hope non potreste mai uscire insieme.- constatai io.

In effetti non ero in grado di immaginarmi Hope e Niall che uscivano per un semplice appuntamento amichevole, o anche semplicemente seduti per sbaglio nello stesso tavolo di una stazione di servizio. Il biondino fece una faccia schizzinosa.
–Io e Hope? Ma stai scherzando?- sbottò. Io sorrisi, divertita dalla sua reazione.
–Beh, solo voi due no. Però un’uscita a quattro...- iniziai io mentre un’idea iniziava a prendere forma nella mia testa.
–Un’uscita a quattro…- ripeté Niall incitandomi a continuare.

–Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?- esclamai alzandomi dal divano.
–Ma cosa?- mi fissò lui stranito. Io lo guardai con gli occhi luccicanti.
–Pensaci, non abbiamo mai fatto un’uscita a quattro!- esclamai ancora. Lui mi fissò come se fossi una pazza, iniziando a capire quale fosse la mia idea.
–Un’uscita a quattro? Io, tu, Harry e Hope?- mi chiese ancora con più evidente scetticismo. Io annuii sempre più eccitata. –Ma sei matta? Non l’hai capito che io e Hope non possiamo stare nella stessa stanza per più di cinque minuti senza cercare di ammazzarci a vicenda?- sbottò lui alzandosi dal divano.

–Eh, che esagerazione!- risposi io. Lui sbuffò ancora. –Dai, sarà divertente!- lo spronai.
–Niente che comprenda Hope si può definire “divertente”- disse lui.
–Ma se hai detto che le sue reazioni sono divertenti!- lo rimproverai io. Lui mi fissò come se fossi scema.
–Ma ho anche detto che sono spaventose!- urlò. Io non risposi facendo finta di non averlo sentito. –Senti, non sarà divertente, ok? E poi non sappiamo nemmeno se Hope e Harry sono d’accordo!- disse prendendomi la mano e cercando di trascinarmi con sé sul divano, ma io sfuggii alla sua presa.

–Benissimo, chiediamoglielo allora!- dissi dirigendomi verso la cucina, dove mia cugina e il mio migliore amico erano spariti qualche minuto prima.
–Liz, è una perdita di tempo. E ti dico pure che è una pessima idea! Torna indietro finchè sei in tempo! Tanto Hope non accetterà mai!- sentii la voce di Niall che mi veniva dietro.
–Lo scopriremo presto.- sussurrai con aria tronfia. Entrai in cucina e mi paralizzai sul posto una volta messo piede nella stanza.

Trattenni il fiato e mi tappai la bocca con una mano, cercando di non emettere nessun suono, mentre guardavo imbarazzata la scena che avevo davanti ai miei occhi: Hope seduta sul bancone della cucina che con le gambe circondava il bacino di Harry, arruffandogli i ricci più di quanto non lo fossero già; il mio migliore amico ci metteva del suo, le sue mani scorrevano sul corpo di mia cugina, passando dalle guance ai capelli, dal collo alla parte esteriore dei seni, dalla schiena al suo sedere; e si stavano baciano, con foga, come se non gliene importasse niente del mondo e di ciò che li circondava, come se non gli importasse del fatto che chiunque sarebbe potuto entrare e rimanere spiazzato da quella scena come la sottoscritta.

Avevo già visto più volte Hope baciarsi con Andrew, il suo ex, ma mai in quel modo: era tutta opera di Harry, o più che opera “colpa”. Continuai a osservare la scena scioccata, incapace di muovere qualsiasi muscolo. Qualche secondo dopo entrò Niall che si gelò al mio fianco e aprì subito la bocca per dire o urlare qualcosa, ma io lo fermai in tempo tappandogliela con la mano libera. Rimanemmo qualche secondo in silenzio, immobili come delle statue, mentre gli altri due continuavano a baciarsi come se non ci fosse un domani. Poi Niall si avvicinò a me e mi bisbigliò all’orecchio:

-Non vedi che sono occupati? Meglio che lasci perdere.- il suo alitò alla cannella mi stuzzicò il lobo. Io sembrai riprendermi a quella affermazione, come se qualcuno mi avesse dato una scossa elettrica. Mi schiarii la gola in modo volutamente teatrale e rumoroso e accaddero diverse cose contemporaneamente: Louis entrò in cucina fischiettando nell’esatto momento in cui i due piccioncini si staccarono col fiato corto, per girarsi verso di me, Hope con le mani appoggiate sul petto di Harry, lui con le sue appoggiate sui glutei di mia cugina; Niall si sbattè una mano in fronte scuotendo la testa con esasperazione e io lo squadrai, per poi tornare a fissare Hope che mi guardava con… imbarazzo?

Era imbarazzo quello che si leggeva sul volto di mia cugina? Questa si che era una novità, Hope in imbarazzo! Me la sarei dovuta segnare sul calendario. –Ehm, sono entrato nel momento sbagliato?- chiese Louis facendosi piccolo in un angolino remoto della cucina. Tutti ci girammo a fissarlo come per dire che aveva detto la cazzata del secolo: era chiaro che il momento non fosse dei migliori. –E va bene! Non aggreditemi così!- sbottò il moro.
–Ma chi ti ha detto niente?- sbottò a sua volta Hope. Louis la indicò con l’indice facendosi improvvisamente con la schiena dritta.

–Tu zitta signorinella! Non mi sarei mai aspettato questi comportamenti sconci da parte tua.- disse lui iniziando a fare l’idiota e alzando il mento avvicinandosi al frigo.
–Signorinella? Signorinella a chi? Ma chi ti credi di essere, mia madre o mia nonna?- urlò Hope balzando giù dal bancone. Harry per precauzione le strinse da dietro la vita con un braccio.
–Non mi rivolgere più la parola, con me hai chiuso!- disse prendendo una lattina di Coca Cola e ritornandosene da dove era venuto, senza degnarci di uno sguardo. Io tornai a fissare mia cugina, che ora si era staccata da Harry e cercava di sistemarsi i capelli. Notando che la guardavo si portò le mani ai fianchi.

–Beh, che c’è?- sbottò con il petto che si alzava e si abbassava freneticamente, il viso rosso e gli occhi che brillavano. Si, era decisamente in imbarazzo, e avrei tanto voluto poter filmare la scena per potergliela rinfacciare per tutta la vita.
–No, niente di importante. Vieni Liz, lasciamoli sbrigare i loro… affari.- disse Niall provando a trascinarmi via, ma cambiò idea nel momento in cui si ritrovò con tre paia di occhi che cercavano di incenerirlo con lo sguardo. Lui alzò le mani in segno di resa e scosse di nuovo la testa in un crescendo di esasperazione.

–Allora, si può sapere che cosa volete?- chiese Harry chiaramente infastidito dalla nostra intrusione. Io battei le mani.
–Bene, io e Niall avevamo in mente…- iniziai io, ma fui interrotta dal biondo.
–Io e Niall? Frena, frena, frena! Non mettermi in mezzo! L’idea è tua, non mia!- sbottò incrociando le braccia al petto e dandomi le spalle.
–Così non mi sei d’aiuto!- lo rimproverai.
–E’ proprio quello che voglio!- mi rispose facendomi la linguaccia. Io rimasi a fissarlo con la bocca spalancata. Ma che razza di… stronzo. In quel momento gli si addiceva proprio. E so che se Hope fosse stata al mio posto se lo sarebbe lasciata sfuggire dalle labbra senza pensarci. Ma io non ero mia cugina e quindi mi trattenni dal dirglielo.

–Potreste per favore spiegarmi cosa sta succedendo?- ringhiò Hope sbattendo una mano sul bancone.
–Ho proposto di fare un’uscita a quattro!- urlai io.
–Questa è matta!- disse Niall e me lo immaginai sbattersi nuovamente una mano in fronte, ostentando esasperazione.
–Che cosa?- chiese Harry.
–Avete capito bene.- li squadrai io. Stranamente Hope non reagì come mi sarei immaginata, ma si limitò a fare spallucce.
–Ok, volete fare un’uscita a quattro? Bene, perché non andate a chiederlo… che so, a Zayn e Perrie?- disse. Io la scrutai. A volte mia cugina era proprio una tonta.

–Ottima idea! Su tesoro perché non le diamo retta?- mi implorò ancora Niall aggrappandosi al mio braccio come un panda o peggio un koala, ma io lo lasciai perdere.
–Hope, mi sa che volessero proporlo a noi.- disse Harry all’orecchio di mia cugina. Lei sbarrò gli occhi e mi guardò come se fossi ammattita. Eccola, la reazione che aspettavo.
–Che cosa?! Io, tu, Harry e il biondino?! Ma ti si è fuso il cervello?! Io e Irlanda?! Uscita a quattro?!- sbraitò per poi iniziare a imprecare, passando dall’inglese all’italiano.
–Te l’avevo detto!- mi rinfacciò Niall mentre lui e Harry fissavano mia cugina terrorizzati.
–E’ uscita di senno! Sta dicendo cose sconnesse tra loro e ha iniziato pure a parlare una strana lingua aliena.- disse spaventato il riccio passandosi continuamente le mani tra i capelli. Io ero l’unica impassibile di fronte a quella “normale” reazione di Hope.

–Non è una strana lingua aliena, è italiano!- lo rimbeccai.
–Italiano?- chiese Niall. Io agitai le mani.
–Si Italiano! Sua madre è italiana, suo padre americano, si sono conosciuti in Francia e puff, hanno deciso di sfornare tre figli in America.- sbottai.
–E io perché non ne sapevo nulla?- chiese Harry.
–Non ce ne è mai stata l’occasione.- sbottò Hope smettendo di urlare.  
–Ah, ti sei calmata finalmente!- la rimbeccai io incrociando le braccia al petto. Lei mi guardò male.
–Ti prego, dimmi che stai scherzando! Un appuntamento a quattro che comprenda me e Irlanda? Sei fuori di testa.- sbottò Hope avvicinandosi a me.

–Parole sante, America!- esultò Niall dietro di me. Io mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, evitando di intimargli di stare muto
–Che significa che non ce n’è mai stata l’occasione?- brontolò Harry, ma non riuscii a capire se stesse parlando da solo o con mia cugina.
–Significa esattamente quello che ho detto, stupido riccio.- disse Hope senza nemmeno girarsi a fissare Harry, posizionandosi le mani sui fianchi
. –Su vieni, sarà divertente.- provai a convincerla, scrollandola per una spalla cercando di non perdere il filo del discorso, cosa molto difficile con Niall e Harry che si intromettevano in continuazione.
–Non farti ingannare, Hope. Lei è subdola!- intervenne Niall.
–Ah, stà zitto lepricano.- lo liquidò Hope. –E, Liz…- provò lei, ma io la bloccai.
–Su Hope, non ho mai fatto un’uscita a quattro.- la implorai io. –Nemmeno io, e sinceramente non rientra nella lista delle cose da fare prima di morire.- mi prese in giro.

–Morire? Chi ha detto morire?- urlò Liam precipitandosi in cucina. Tutti ci girammo a fissarlo, infastiditi da quella seconda intrusione.
–Io, scemo!- disse mia cugina.
–E perché mai vorresti morire? Perché hai questi istinti suicidi? Basta, ti prenoto una visita dallo psicologo! O dallo psichiatra! Non è che sono la stessa cosa vero?- iniziò mio cugino mentre in modo fin troppo apprensivo sia avvicinava per scrutare mia cugina.
–Ma chi ha detto che voglio morire! E poi perché ti infili nei nostri discorsi?- lo rimproverò Hope urlando.
–Non lo so, ho sentito la parola “morire” e mi sono preoccupato.- spiegò semplicemente mio cugino.
–Ecco bravo, ora hai constatato che nessuno vuole morire, puoi andare per favore?- disse la ragazza abbassando la voce cercando di mantenere la calma, indicando l’uscita con una mano. Liam fece alcuni passi indietro, e arrivato all’altezza della porta si bloccò.
–Tu non hai strane voglie suicide, vero?- chiese puntandomi un dito contro.
–Fuori!- urlò ancora Hope. Liam corse fuori e non si fece più vedere per tutta la mattina.

–Ritornando a noi…- disse Hope mentre ci ritrovavamo faccia a faccia.
–Ehy! Sono il tuo ragazzo e pretendo un minimo di considerazione. Inoltre come tale credo che avrei dovuto sapere che sei mezza italiana.- sbottò il riccio. Hope si girò verso di lui.
–Il mio ragazzo? Chi è che ti ha ribattezzato come tale? E poi non capisco perché stai facendo tanto casino per niente.- mia cugina aveva ricominciato ad urlare.
–Sono diventato il tuo ragazzo nel momento in cui a Capodanno ti sei fiondata sulle mie labbra, carina.- la sfotté Harry. Hope spalancò la bocca, ma Harry continuò. –E poi questa situazione non è “niente”.- la rimproverò ancora.
–Si invece! Insomma, sono mezza italiana, dov’è il problema?- sbottò ancora la mora.
–Nessun problema, ma non voglio scoprire cose che riguardano te in questo modo.- sbuffò Harry. Mia cugina lo guardò male.
–Io sarò anche pazza, ma tu sei veramente scemo!- lo rimproverò per poi voltarsi verso di me.

–C’è bisogno che ti ripeto “te l’avevo detto”?- mi chiese Niall all’orecchio, ma io lo scacciai con un gesto della mano.
–Hope, so che tu e Niall avete problemi a stare insieme nella stessa stanza…- iniziai io, ma lei mi interruppe.
–Avere problemi minimizza il tutto- disse sarcastica, ma io feci finta di non averla ascoltata.
–Però possiamo provarci, tanto non abbiamo niente da perdere.- provai ancora io.
–Non solo sono il ragazzo che non merita un minimo di considerazione, ma mi tratti pure male!- urlò Harry.
–Ti tratto come meriti.- ribattè mia cugina.
–Hope, puoi concentrarti su di me solo per un secondo?- ribattei io piccata.
–Non serve Hope, continua pure a parlare con Harry.- intervenne Niall.
–Lo farei, se non ci fossero questi due idioti che ci interrompono ogni santo secondo.- disse lei indicando il biondo e il riccio.
–Basta che mi dici uno stramaledetto “Si” e sarà tutto apposto- urlai io di rimando.
–Va bene! Ok! Si!- urlò Hope in preda al nervosismo.

–Che cosa?- urlò Niall a quelle parole.
–Hai sentito bene, lepricano.- rispose Hope a Niall.
–Hope, sei sicura?- le domandò Harry.
–Si riccio, si!- rispose mia cugina esasperata.
–Ah certo, ora sono degno della tua considerazione, ora mi rispondi, vero?- sbottò lui.
–Ti ho risposto anche prima!- gli rispose Hope.
–Ma non come meritavo.- ribattè Harry.
–Fammi capire, vuoi fare veramente questa assurda cosa dell’appuntamento a 4?-sbottò Niall.
–Ma non l’hai sentita?- gli chiesi sarcasticamente.
–No Hope, no! Pensavo fossi più intelligente- urlò Niall a mia cugina.
–E’ evidente che non è così!- gli rispose lei alzando le braccia.
–Oh, su questo ci puoi giurare!- sentenziò Harry.
–Ma la finisci?- gli urlò la bruna.

–BASTA!- urlò una voce e tutti ci girammo verso il ragazzo che aveva emesso quel grido. Zayn, coperto solo da un paio di boxer bianchi, ci stava fissando male. C’era da dire che, per quanto trovassi perfetto Niall, il moro era davvero un bel ragazzo, beh si, anche abbastanza sexy, e Hope forse si sarebbe lasciata sfuggire il termine “arrapante”. Istintivamente Niall e Harry si precipitarono su me e mia cugina e ci coprirono gli occhi e per qualche secondo vidi solo il buio.

–Ehy amico! Non puoi fiondarti in cucina con indosso solo dei boxer davanti alle nostre ragazze!- sbottò Niall. Io alzai gli occhi al cielo, come se non avessi già visto Niall stesso con indosso solo dei boxer.
–No scusate, ma che problema c’è a vedere Zayn in boxer? Harry praticamente dorme solo con quelli- disse Hope dando voce ai miei pensieri e me la immaginai mentre cercava di liberarsi da Harry.
–Si, ma io sono il tuo ragazzo.- ribattè il riccio.
–Ancora con questa storia del ragazzo?- chiesi io esasperata.
–Adesso basta!- urlò di nuovo Zayn e Niall sobbalzò per lo spavento, liberando la presa e io ne approfittai per sgusciare via da lui. Come avevo ben immaginato Hope era riuscita a liberarsi dalla stretta di Harry. Zayn tentava ancora di incenerirci con lo sguardo.
–C’è qualcuno che sta cercando di dormire.-disse arrabbiato indicandosi. Hope guardò l’orologio.
–Chi è che dorme alle 6:30 del pomeriggio?- chiese lei.
–Io! Ma non è facile con voi che urlate come dei pazzi!- sbottò il moro come in preda ad un attacco di… qualcosa.
–Zayn, qui il pazzo sei tu.- disse Harry e lo indicò. Zayn urlò qualcosa di incomprensibile, forse un ringhio, o un “Ma che cazzo!”, o un miscuglio dei due, e scomparve. Rimanemmo solo noi 4 in silenzio per un po’, poi mi avvicinai a Hope e la trascinai fuori dalla stanza.
–Su, andiamo a prepararci.- la intimai. Lei sbuffò e Niall scosse la testa. Mentre salivamo le scale il biondino ci urlò da sotto: -VI ODIO!-




Angolo Autrice
Ciao ragazze!!!!
Si lo so, è da tanto che non mi faccio viva, e non so veramente come farmi perdonare.
Come se non bastasse non ho nemmeno abbastanza tempo per fare un buon "Angolo Autrice" e quindi questo verrà realmente striminzito.
Veramente, mi scuso, ma a Giugno non ci sono stata perchè sono andata a Londra per il concerto dei ragazzi e a Luglio sono andata nella mia casa al mare dove internet non esiste, quindi...
Allora, questa è solo la prima parte di questo capitolo dell'appuntamente a 4. Mi spiego meglio: ho scritto il capitolo per tutto il periodo che sono stata alla casa al mare, ma nè è uscito fuori un capitolo kilometrico, così lungo che sono stata costretta a dividerlo in due parti, altrimenti la trascrizione dalla carta al computer non si sarebbe conclusa mai. Qui quindi c'è il POV di Liz, che come potrete vedere è totalmente demenziale, è diciamo che l'ho voluto usare come capitolo di passaggio. Non so cosa avevo quando ho scritto questa parte, insomma, è un capitolo senza senso, ma ok. 
Ora devo scappare, ringrazio tutte coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite, tutte coloro che mi hanno messo tra gli autori preferiti e le mie quattro fedeli recensitrici. 
Ora scappo, davvero.
Baci e grazie per la vostra pazienza,

SashaJohnson


 

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Capitolo 15
*** Appuntamento a 4 pt 2 ***








Hope’s POV
Avevo sempre pensato che il peggior strumento di tortura esistente sulla faccia della terra fosse la matematica, con quei suoi cazzo di numeri uniti a quelle cazzo di lettere in una centrifuga di strani segni da far invidia ai geroglifici, ideata solo per friggere i cervelli di poveri alunni come la sottoscritta. Sotto la matematica si poneva la corsa, che avevo iniziato ad odiare quando Liz una bella mattina si era svegliata e aveva deciso di andare a fare jogging per tutto Luglio, obbligandomi a correre con lei, io correvo, i primi due giorni, in quelli a venire mi limitavo a camminare.

Ma mai avrei pensato di ritrovarmi seduta su una tavolo di Nando's con Harry, Liz e il suo fidanzato finto biondo. Niall e la sua compagnia erano le torture peggiori della mia vita, visto che la sua presenza e la sua parlantina mi facevano venire l'emicrania e una forte voglio omicida. Non che qualcuno di noi due avesse mai tentato di avere una discussione più o meno civile, ma era come se sapeva che eravamo incompatibili. E l'dea dell'appuntamento a quattro era stata la cosa più balorda, la cazzata più megalomane che la mente malata di mia cugina avrebbe potuto fabbricare.

Non sapevo cosa diavolo mi era preso, quando avevo accettato di prendere parte a questa cosa assurda, forse un demone si era impossessato di me, o forse l'esasperazione era talmente tanta che avevo detto di "si" senza nemmeno fermarmi a riflettere, o forse uno gnomo della foresta incantata della Disney mi era entrato nella testa cantando quanto fosse bella la vita. Però mi stavo già pentendo di averlo fatto. Pensavo che appena arrivati avremmo iniziato a urlarci contro o cose del genere, invece eravamo caduti in un silenzio imbarazzante, limitandoci ad osservarci intorno e a smangiucchiare qualcosa, il che per me era quasi peggio.

La prima a parlare fu Liz, dopo che la cameriera era venuta a prendere gli ordini.
-Che serata divertente.- borbottò giocherellando con la forchetta.
-E questo me lo chiami divertente?- chiese Harry sarcasticamente inarcando un sopracciglio. Io mi limitai a stare zitta, consapevole che se avessi aperto bocca avrei urlato imprecazioni a destra e sinistra, e per quanto noiosa e imbarazzante si stesse mostrando la serata, io e Niall non tentavamo di staccarci la testa a morsi, così come voleva mia cugina.

-Beh, non è colpa mia se questi due sembrano due asociali.- disse Liz indicando me e il biondino.
-Ehy!- sbottò Niall risentito, io invece non dissi niente, guardai verso il basso e contai tra me e me fino a dieci, per mantenere il controllo.
-E' vero biondo cotonato.- lo zittì Harry. Liz appallottolò un tovagliolo e glielo tirò.
-Non chiamarlo biondo cotonato!- lo rimproverò scherzosamente.
-Altrimenti che mi fai?- chiese lui avvicinando di più il viso a quello di mia cugina in segno di sfida. Improvvisamente la mia attenzione si concentrò su Liz e Harry che, l'una di fronte all'altro, avevano iniziato a punzecchiarsi a vicenda, con pizzichi, gomitate, calci sotto il tavolo e buffetti sulle guance. Sentii un improvviso bruciore sulle guance e un qualcosa iniziare a stringermi la bocca dello stomaco, mentre li guardavo ridere e scherzare in quel modo così intimo; era fastidioso vedere mia cugina che quasi faceva la civettuola con Harry.

-Non toccarmi le guance! Lo sai che mi da fastidio!- esclamò Liz rimproverando Harry.
-Oh, ma davvero?- disse Harry sporgendosi di più sul tavolo e dandole un altro buffetto sulla guancia.
-Harry!- si lamentò Liz. Io ritornai a fissare il piatto mentre il fastidio cresceva sempre di più e vidi con la coda dell'occhio che anche Niall li stava osservando, il nervosismo era chiaramente leggibile nella sua faccia. Niall fece per aprire bocca, ma prima ancora che potesse parlare arrivò la cameriera con i nachos. Liz e Harry smisero per un minuto di giocare, ma quando la cameriera si fu dileguata ricominciarono a punzecchiarsi.

-Niall!- lo chiamai seccamente cercando di controllare il fastidio nella mia voce.
-Che cosa ho fatto adesso?!- sbottò il biondino.
-Niente, passami il ketchup.- gli dissi semplicemente. Lui mi squadrò inarcando un sopracciglio.
-Vuoi mettere davvero il ketchup nei nachos?- domandò quasi come se lo avessi offeso.
-Subito!- sbottai senza nemmeno guardarlo. I miei occhi erano intenti a scannerizzare ogni singolo movimento della bionda e del riccio. Mi accorsi troppo tardi, proprio mentre mettevo la crema densa sui nachos, che quella bottiglietta che Niall mi aveva passato era maionese e non ketchup. -Niall!- urlai io esplodendo, gettandogli addosso tutto il nervosismo accumulato.

-Cosa?- sobbalzò lui distogliendo lo sguardo da Harry e Liz. Avevo intuito che, concentrato com'era a osservare gli altri due, mi aveva passato per sbaglio la bottiglietta di maionese, e quindi avrei anche potuto evitare di attaccarlo, ma non lo feci: avevo bisogno di sfogarmi su qualcuno.
-Questa è maionese.- sbottai indicando l'emulsione giallognola.
-E che sarà mai Hope!- disse Liz con non chalance.
-Io volevo il ketchup!- risposi guardandoli male. Harry fece per aprire bocca, ma lo zittii alzando la mano. -Tu zitto!- lo intimai. Non aveva nessun diritto di parlare.
-E' stato per sbaglio.- cercò di giustificarsi Niall.
-Per sbaglio? Ti conosco bene e so che non l'hai fatto per sbaglio.- lo rimproverai.
-Non sono stato io, ma la provvidenza!- mi rispose lui.
-Col cazzo la provvidenza!- scattai io.
-Hope, calmati, non è il caso...- incominciò mia cugina, ma sia io che Niall ci girammo a incenerirla con lo sguardo furenti di rabbia, una rabbia che per la prima volta non era stata causata dalla costante avversione dell'una nei confronti dell'altro.
-E' una questione tra me e Hope, Liz. E' meglio se non ti impicci.- le disse Niall in tono piccato. Liz era chiaramente offesa da quella risposta acida del suo ragazzo, risposta che probabilmente non le aveva mai rivolto, se non prima che si mettessero insieme.
-Sei un'idiota, non devi parlarle così.- la difesi io. Stava flirtando con il mio ragazzo, ma era pur sempre mia cugina.
-E' la mia fidanzata.- constatò Niall con aria di sfida.
-E' mia cugina!- ribattei io.
-Ok, calmiamoci.- intervenne Harry.
-Muto!- lo rimproverai io senza fissarlo.
-Non trattarlo così.- mi fece il verso Niall. Il nervosismo stava salendo ai massimi livelli.
-Coglione.- sbottai.
-Pazza.- mi rimbeccò lui, e da lì in poi ci lanciammo una serie di offese gratuite, senza mai toccare cibo. Harry e Liz, esasperati, avevano smesso di cercare di dividerci ed avevano ricominciato a scherzare tra loro, cosa che aveva fatto arrivare il mio nervosismo alle stelle. E quando Liz si spinse troppo sul tavolo per scostare dalla fronte di Harry alcuni ricci ribelli per me fu troppo. Sbattei entrambe le mani sul tavolo e mi alzai facendo strisciare rumorosamente la sedia contro il pavimento.

Le loro teste più quelle di altri clienti dei tavoli vicini si voltarono nella mia direzione, ma a me non importava. Nella mia mente continuava a risuonare un'unica frase: "Solo io posso toccare i capelli di Harry!". Mentre alcuni distoglievano lo sguardo, i ragazzi continuavano a fissarmi e io incatenai Liz con lo sguardo, i miei occhi che lanciavano saette. -Liz, puoi accompagnarmi in bagno per favore?- le chiesi duramente a denti stretti stringendo forte i bordi del tavolo.

Ancora una volta, con Liz non servirono le parole, bastò uno sguardo per farle capire che avevo bisogno di parlare con lei e che non avrei accettato un "no" come risposta. -Ok.- disse senza interrompere il contatto visivo, alzandosi e seguendomi in bagno. Io entrai per prima e lei si portò dietro la porta, chiudendola a chiave. –Allora, che succede?- chiese appoggiandosi alla porta di legno con la schiena, le mani congiunte dietro di essa. Io soffocai una risata.

–E me lo chiedi pure?- chiesi sarcastica.
–Si, visto che è tutta la sera che sembri avere i nervi a fior di pelle.- mi fece notare. Io non le risposi, mi voltai e mi aggrappai ai bordi del lavandino. –Non ti saranno mica venute le tue piccole cose, vero?- mi chiese ancora e io ancora una volta soffocai una risata acida. –E’ per Niall? Non ti sembra di essere esagerata?- chiese ancora tranquillamente. Io ghignai.

–Credimi, per la prima volta non è colpa di Niall.- le risposi. Dallo specchio la vidi aggrottare la fronte.
–Allora… non capisco.- rispose.
–Semplice.- dissi, girandomi verso di lei e aggrappandomi di più al lavandino. –Smettila di flirtare con Harry!- la intimai guardandola duramente dritta negli occhi. I suoi occhi si allargarono divertiti.
–Cosa?- chiese come se non potesse credere alle sue orecchie.
–Hai capito bene.- borbottai. Lei sorrise, e per quella volta fu lei a trattenere una risata.
–Stai scherzando, vero?- chiese, il suo corpo in preda agli spasmi per le risate trattenute.
–No, non sto scherzando. Allontanati da Harry, lui è il mio…- dissi io, ma mi fermai, incapace di pronunciare l’ultima parola.
–Ragazzo, Hope. E’ il tuo ragazzo. Puoi anche dirlo, non è mica una bestemmia.- disse Liz mentre le risate attutite diminuivano. Già, il mio ragazzo, ecco cosa era Harry. Se all’inizio per me era un riccio coglione puttaniere, che usava le ragazze come fazzoletti usa e getta, che avrei tranquillamente potuto definire la persona che odiavo più al mondo, ora si era ritrovato ad essere il mio ragazzo. Anche se in minima parte, lui era mio. Non avrei mai pensato a lui in questi termini, non da Settembre, quando avrei giurato di odiarlo.

Invece il tempo mi aveva dimostrato di essermi affezionata a quel riccio dagli occhi smeraldo, talmente tanto da gettare al vento tutti i miei ideali sull’uomo perfetto, talmente tanto da farmi dimenticare quanto difficilmente mi affezionassi alle persone. Harry non era perfetto, era sbagliato, sbagliato in tutte le sue azioni, eppure tremendamente perfetto per me. Avevo deciso di abbandonarmi a lui, di lasciarmi guidare dall’istinto, di cogliere l’attimo, eppure la cosa a volte mi terrorizzava.

Mi spaventava l’idea di affezionarmi troppo ad Harry, mi spaventava l’affezionarmi così tanto da lasciarlo entrare nella mia vita, mi spaventava l’idea che non avrei più potuto fare a meno di lui ed ero letteralmente terrorizzata dal vuoto che mi avrebbe lasciato dentro se se ne fosse andato o avesse tradito la mia fiducia. Ecco perchè continuavo a trattarlo a volte in modo freddo e distante: non volevo affezionarmi. Però non riuscivo a spiegarmi come non potessi fare a meno di baciarlo, le sue labbra calde e morbide che facevanop divampare un incendio nel mio corpo; qualcosa che non mi era mai successo prima.

Con Harry era tutto diverso, in meglio. -Comunque, vedi di smetterla di fare la chioccia con lui.- le risposi semplicemente.
-La chioccia?- mi chiese- Io annuii. -
Si, è esattamente quello che sei: una chioccia. Ti basta sbattere le ciglia scoprendo quegli occhi verdi e muovere i tuoi capelli biondi per avere tutti i ragazzi ai tuoi piedi.- le dissi senza pensarci, nel modo più acido e offensivo che avessi mai usato, accecata dalla gelosia. L'espressione sul suo viso cambiò e rimase veramente ferita dal veleno che le avevo sputato addosso.

Cercai di allontanare la tensione dal mio corpo, sentendomi improvvisamente in colpa. -Scusa.- le dissi girandomi, incapace di guardarla mentre le chiedevo scusa. La sentii sospirare.
-Dillo.- disse. Io mi girai di scatto verso di lei, sorpresa che mi parlasse ancora.
-Cosa?-
-Dì perchè mi hai detto quelle cose.- disse calma. Io ci riflettei pochi secondi.
-Perchè sono una cogliona.- risposi. Lei sorrise.
-Si, è vero, sei una cogliona. Ma non è solo questo il motivo.- mi spiegò. Non ebbi neanche il tempo di rimanere offesa dal fatto che mi avesse dato della cogliona, ero concentrata sul significato dell'ultima frase. Mia cugina aveva ragione. Non era la sola coglionaggine il motivo che mi aveva spinto a reagire in quel modo, c'era qualcosa di più, qualcosa che inconsciamente avevo già ammesso a me stessa ma che non ero pronta ad ammettere a voce alta perchè sarebbe stato troppo imbarazzante.

Ma con Liz ero libera di parlare. -Sono gelosa.- dissi con lo sguardo basso, incapace di accettare la veridicità di quelle parole.
-Si, lo sei. E capisco anche il perchè, conoscendo Harry. Ma non capisco come tu possa aver anche solo concepito l'idea che io ci stessi provando con Harry quando ho qualcuno come Niall.- mi disse con fare ovvio. Io la squadrai.
-Vuoi dire che Niall è migliore di Harry?- le chiesi.
-Come potrebbe essere altrimenti?- mi domandò in risposta. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi scoppiammo a ridere per l'assurdità di quella situazione. Quando le risate cessarono, io scossi la testa, esasperata e stupita da me stessa.
-Sono una stupida.- affermai.
-Sei solo gelosa, ed è normale esserlo. Ma ripeto, come hai potuto pensare che io, Liz Payne, tua cugina, ci stessi provando col tuo ragazzo?- mi chiese poggiando una mano sulla mia spalla. Presi un profondo respiro, imbarazzata dalla verità che sarebbe uscita dalla mia bocca.
-Perchè ti invidio.- le risposi guardando il pavimento.
-Perchè?- chiese piuttosto stupita. Davvero non capiva? Vero era che non avevo mai mostrato apertamente la mia invidia nei suoi confronti, ma che lei stessa non sapesse per cosa la invidiassi... mi faceva sentire presa un pò per il culo.
-Perchè sei tu, capisci?- le risposi torturandomi le mani. Lei scosse la testa. Io sospirai ancora, passandomi una mano tra i capelli: avrei voluto evitare di spiegarle tutto. -Sei bellissima. Fin da quando eravamo piccole tutti non facevano che dire quanto TU fossi bella, e il fatto che molti ragazzi ti venisserco costantemente dietro ne era la prova.- provai a spiegare.

Lei agrottò la fronte. -Pensavo non ti desse fastidio.- constatò e io annuii, affrettandomi a rispondere.
-Infatti! Prima non mi dava alcun fastidio! Ma ora...- prova ancora, torturandomi le mani, incapace di continuare.
-... ora c'è Harry.- terminò lei al posto mio. Io mi limitai ad annuire. Lei sorrise. -Beh, in effetti sei al quanto stupida. Non so se te ne sei accorta, ma Harry ha preferito te.- mi disse. Io sorrisi debolmente, non sapendo cosa rispondere. -E' strano vederti così.- disse avviandosi verso la porta. Io alzai la testa e la guardai.

-Se non ti conoscessi bene, direi che sei innamorata.- disse sorridendomi complice, per poi andarsene. Io rimasi spiazzata da quelle parole, incapace di muovermi, riflettendo su ciò che aveva detto, e per un attimo, un misero millesimo di secondo, mi sfiorò l'idea che effettivamente mi fossi innamorata di Harry.
 
Harry’s POV
Le ragazze si erano allontanate da appena dieci minuti, e il silenzio che era calato tra me e Niall era a dir poco imbarazzante. Solitamente non era così difficile fare conversazione con lui, anzi, dopo Louis, Niall era l'unica persona con cui potevi parlare e scherzare tranquillamente, una persona piena di vita, capace di risollevarti il morale con la sua risata contagiosa. Peccato che sia anche l'unica persona in grado di far incazzare Hope con un solo sguardo.

E' strano e stressante avere una relazione con una ragazza che odia uno dei tuoi migliori amici solo perchè è il ragazzo di sua cugina, nonchè la tua migliore amica. Sorrisi, spiazzato dai miei stessi pensieri. Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei ritrovato ad essere il ragazzo di Hope? Non solo, chi lo avrebbe mai immaginato che io avrei avuto una relazione più o meno fissa? Non lo avrei mai potuto ritenere possibile, e se in passato qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovato ad avere una storia, per giunta con Hope, gli sarei scoppiato a ridere in faccia.

Ora invece mi sembrava impensabile una situazione in cui io e lei non stavamo insieme. Avevamo trascorso il nostro primo mese insieme completamente felici, beandoci l'uno dell'altra. Continuava a trattarmi in modo freddo e distaccato, non si lasciava mai andare, ma conoscendola ciò che mi aveva concesso era già qualcosa di speciale. Quando le avevo proposto di stare a dormire da me lei inizialmente aveva reagito male, e non mi aveva voluto parlare per tutto il pomeriggio; aveva detto che non era il caso, che dovevamo andarci piano.

Quella stessa sera sera ero rimasto steso sul mio letto, a pensare a lei, con lo sguardo fisso sul soffitto, la camera immersa nel buio, cercando di addormentarmi; ma ad un certo punto la porta si era aperta, facendo passare un fascio di luce. Non avevo avuto neanche il tempo di di vedere chi fosse l'intruso che la porta si era richiusa, facendo ripiombare la stanza nell'oscurità. Il materasso si era affossato leggermente sotto il peso del nuovo corpo e avevo sentito qualcuno stendersi al mio fianco.

Ero rimasto fermo immobile, cercando di capire chi fosse, forse Louis o qualcun altro dei ragazzi che voleva fare lo stupido come era già successo, ma quando un odore di fragola mi aveva investito le narici a causa del suo respiro avevo capito che si trattava di Hope. Avevo sussurrato il suo nome, ma lei mi aveva zittito posandomi un dito sulle labbra, per poi girarsi dall’altro lato, dandomi le spalle. Io avevo cercato di avvolgere il mio braccio intorno alla sua vita, per attirarla a me e stringerla contro il petto, ma lei aveva sciolto la presa allontanandomi.

Era come se così facendo mi volesse dire “Vacci piano, è già tanto se sto dormendo con te”. E così, a giorni alterni, lei veniva a dormire da me. Non ci toccavamo, a malapena ci sfioravamo, ma a me bastava. Era bello, poterla vedere dormire, poter scorgere ogni mattina appena sveglio qualche piccolo particolare del suo corpo, come la piccola cicatrice nel sopracciglio sinistro. Dormiva sempre a pancia in giù, abbracciandosi il cuscino. Era buffa, ma comunque bellissima. Voleva che ci andassimo piano, e io avrei rispettato la sua decisione.

Non volevo metterle fretta, non volevo prendere decisioni che l’avrebbero allontanata da me. Giocai con le punte della forchetta, domandandomi dove diamine fossero finite le ragazze. Iniziai a scavare nella mia testa per trovare qualcosa di cui discutere con Niall, che invece sembrava voler rimanere in silenzio, mentre con sguardo truce guardava il suo piatto pieno di Nachos, e a volte i suoi occhi si posavano su di me. Ok, Niall aveva sicuramente qualcosa che non andava per non mangiare i suoi Nachos.

–Che giornata, eh?- gli chiesi sperando in una battutina che però non arrivò.
–Già.- si limitò a rispondere. Io mi guardai attorno, cercando qualcosa da dire.
–C’è caldo, non trovi?- dissi, quando invece si moriva di freddo.
–Si.- disse semplicemente lui con lo sguardo basso e il tono di voce brusco. Si, Niall aveva decisamente dei problemi. Mi grattai il retro del collo, a disagio.
–Oggi ho visto delle formiche sul marciapiede.- dissi, senza nemmeno sapere il perché. Non sapevo nemmeno se avessi effettivamente visto delle formiche sul marciapiede, avevo solo bisogno che Niall ritornasse in sé.
–A volte capita.- disse piano stringendo forte il manico del coltello. Ok, ora mi aveva letteralmente snervato.
–Senti amico, non è mai stato difficile fare conversazione con te come in questo momento.- sbottai io alzando lo sguardo su di lui, uno sguardo che lui non ricambiò. Tenne sempre gli occhi fissi sul piatto immacolato e fece spallucce.
–Ok.- rispose semplicemente, in modo forzato, quasi come se si sentisse obbligato a rivolgermi la parola.
–Per caso devi dirmi qualcosa?- provai ancora, cercando di capire il perché del suo atteggiamento.
–No.- disse quasi sarcasticamente. Io rimasi in silenzio. –Anzi, si: stai lontano dalla mia ragazza!- disse all’improvviso. Io strabuzzai gli occhi. Avrei tranquillamente potuto prenderlo per uno scherzo se non fosse stato per i suoi occhi che lanciavano saette, il suo tono minaccioso e il modo in cui aveva alzato il coltello che stringeva inquietantemente e così forte da fargli diventare le nocche bianche.

–Ehy amico! Calmati! Innanzitutto posa il coltello.- lo redarguì alzandomi di poco dalla sedia. Lui continuò a fulminarmi con lo sguardo mentre con lentezza estenuante posava il coltello sul tavolo. Io mi rilassai un poco. –E poi, cos’è questa storia della tua ragazza?- chiesi ancora sconcertato da tutta la situazione.
–Non far finta di niente. Sai benissimo di cosa sto parlando! E’ da tutta la sera che ci provi con lei, davanti a me e Hope, senza un minimo di ritegno! Ma dico, pensavo che ora che avevi trovato una relazione fissa ti saresti… fermato, e invece no, ora ci provi con le ragazze dei tuoi amici! La prossima chi sarà, Perrie?!- sbraitò Niall agitando le mani chiaramente infuriato.

Io rimasi totalmente sconvolto da quella sfuriata. Non sapevo perché Niall stesse reagendo in quel modo, non capivo perché credesse che ci stessi provando con Liz, e poi… non avevo proprio capito il resto del discorso, ero rimasto spiazzato dalle parole “senza ritegno” e mi ci era voluto un po’ di tempo affinchè assimilassi bene il significato delle sue parole. E poi avevo sentito il nome di Perrie… che cosa c’entrava Perrie in quel momento?

–Perrie?- mi venne istintivo chiedergli.
–Ma ti senti quando parli? Io faccio tutto un discorso su te che cerchi di fottermi la ragazza e l’unica parola che riesci a capire è Perrie? Ma tu non sei un essere umano, sei una creatura mostruosa.- sbottò ancora Niall sempre più irato. Il problema era che avevo chiesto di Perrie perché era l’unico argomento che non avevo afferrato, ma evitai di fare il pignolo cercando così di far cadere il discorso.

–Senti Niall, mi sa che hai frainteso…- cercai di calmarlo io, ma invano. Era come se le mie parole lo avessero colpito forte in viso come dei pugni.
–Io non ho frainteso un bel niente! Ti conosco sai? Harry, il dio del sesso! Ecco come ti chiamano le ragazze, perché è così che ti comporti con loro. Ma solo perché sei riuscito ad entrare nelle mutande di Hope non credere di poterci provare con Liz, lei è mia.- mi minacciò ancora. Era completamente fuori di senno, non era il mio amico.

Era accecato dalla rabbia e dalla gelosia, ma per quanto ne fossi consapevole non potei fare a meno di arrabbiarmi quando disse quelle cose su Hope. Anche se in realtà mi dava fastidio tutto il discorso in sé, non mi piaceva che mi reputasse tanto vile. –Ok, adesso stai esagerando.- lo ammonì io.
–Io non sto esagerando, sto solo dicendo la verità! Sei sempre stato tu quello da cui correvano le ragazze. Sai, mi aspettavo che Hope dopo tutte le prediche che fa a Liz fosse dotata di un po’ di buon senso, invece no! Sei riuscito a portartela a letto ed ecco che sei ritornato il bastardo di sempre.- disse battendo le mani strafottente. Ok, quello era troppo, anche per lui.

–Ora basta! Non ti permetterò di parlare così di Hope. Qui l’unico poco assennato sei tu che  ti stai comportando come un geloso fidanzatino del cazzo. Io ho Hope, a me piace Hope. Liz è solo un’amica, la mia migliore amica.- urlai io di rimando, cercando di farlo ritornare in riga. Sembravamo esserci completamente dimenticati che ci trovavamo in un locale pieno di gente.
–E tu smetti di essere il suo migliore amico.- sbottò il biondo di rimando.
–Ma che cazzo!- mi lasciai sfuggire, poi, prima che Niall potesse aprire bocca, mi lanciai in una serie di imprecazioni, di cui più della metà finirono nel dimenticatoio della mia mente. –Sei solo geloso.- conclusi io alla fine con il fiato corto. Lui mi guardò truce, poi socchiuse gli occhi e aggrottò la fronte, infine abbassò gli occhi sul piatto.

–Si, sono geloso, ma non venirmi a dire che non ho motivo di esserlo perché non è vero.- borbottò lui. Io alzai gli occhi al cielo.
–Ok, non lo dico, però lo penso.- gli dissi, meritandomi un’occhiataccia da parte del mio amico. –Senti Niall, c’è bisogno che te lo ripeta? Ok! Non c’è bisogno che tu sia geloso del rapporto tra me e Liz! Lei vuole te esattamente come tu vuoi lei, mentre io voglio stare con Hope! Mi da letteralmente fastidio non solo il  fatto che tu pensi che io sia ritornato quello di un tempo, ma anche che ti abbia sfiorato l’idea che io potessi mai provarci con la ragazza di un mio amico.- scattai io.

Lui abbassò lo sguardo quasi come se fosse imbarazzato di se stesso. –Lo sai che non le pensavo veramente quelle cose.- disse.
–Ci mancherebbe.- lo schernì io.
–Non pensavo nessuna delle cose che ho detto. In realtà… non pensavo proprio. Non so nemmeno cosa mi sia preso.- confessò giocando con i nachos.
–Te lo dico io cosa è successo: io e Liz ci siamo messi a giocare e a scherzare come dei bambini di cinque anni e il tuo cervello è andato in pappa per chissà quale volontà divina, alias ti sei rincoglionito. Anzi no, sei completamente impazzito! Hai pure alzato il coltello, te ne rendi conto?- lo rimbeccai. Lui aggrottò di più la fronte, guardò il coltello come se non si ricordasse di quel particolare e riportò i suoi occhi sul piatto.

–Grazie per la tua attenta analisi.- farfugliò. Io feci spallucce. Rimanemmo un altro po’ in silenzio, poi lui si decise a riparlare. –Quindi tu e Hope non l’avete… fatto?- chiese con un ghigno verso di me.
–Ah, non rompere!- sbuffai io. Lui rise sotto i baffi.
–Sai, qualche mese fa non ti avrebbe dato fastidio parlare della tua vita sessuale.- mi schernì ancora. Io agitai una mano per cercare di liquidare il discorso. –E’ una tipa tosta Hope, non credi? Si, insomma, ti dà del filo da torcere.- continuò a stuzzicarmi.
–Si, ridiamo del povero Styles, vero?- borbottai. Lui ghignò ancora e lasciò cadere l’argomento. Subito dopo dal corridoio delle toilette spuntò Liz, e io mi aspettai di vedere Hope dietro di lei, invece uscì una vecchietta con un cappello verde orribile piumato e una borsa da… da vecchia. –E Hope?- le chiesi non appena si avvicinò al tavolo.

–E’ ancora in bagno.- disse lei facendomi l’occhiolino e guardandomi complice per posi sedersi e dare un bacio sulla guancia a Niall. Io annuii e istintivamente mi alzai e mi diressi verso i bagni. Il lungo corridoio era poco illuminato, ma riconobbi subito la massa di capelli castani di Hope. Si girò e quando mi guardò mi sorrise. Io avanzai sempre verso di lei, fino a quando fummo così vicini che i nostri corpi si toccarono.
–Che c’è?- ebbe il tempo di chiedere prima che mi abbassassi su di lei facendo congiungere le nostre labbra. Lei all’inizio rimase sorpresa di quel gesto e non reagì immediatamente alle mie labbra che si muovevano sulle sue mentre le mie mani stringevano i suoi fianchi. Poi però si riscosse e le sue labbra iniziarono a muoversi in sincrono con le mie, come se fossero state create solo per questo. Le nostre lingue si accarezzavano come se lo facessero da una vita e le sue mani si ritrovarono a stringere forte e in modo possessivo i miei capelli.

Non mi piaceva quando mi toccavano i capelli, ma quando Hope passava le sue mani in quel cespuglio che mi ritrovavo in testa… mi sentivo in Paradiso. La feci indietreggiare facendola ritrovare con la schiena contro il muro. Continuavamo a baciarci lì, nel corridoio, fregandocene delle persone che sarebbero potute passare o che addirittura erano già passate. Era sempre così tra noi. Ci staccammo di poco col fiatone. –Vacci piano pulce.- disse lei stringendo i più forte i capelli e io non riuscii a capire se lo avesse fatto per spingermi via da lei o se fosse una contraddizione alle sue parole, come se la sua mente pensasse una cosa e il suo corpo l’esatto opposto.

–Come mi hai chiamato?- le chiesi sorridendo. Non mi aveva mai chiamato con dei nomignoli, e non voleva che io lo facessi: li odiava. Lei arrossì leggermente.
–Pulce. In realtà non lo so perché. Mi è sfuggito.- cercò di giustificarsi abbassando lo sguardo. Io le misi una mano sotto il mento, costringendola a guardarmi.
–Mi piace.- le dissi solo. I suoi occhi brillarono per un secondo, poi, come succedeva sempre, distolse lo sguardo e iniziò a mollare la presa dai miei capelli: si stava di nuovo chiudendo, come un riccio, che si chiude quando si espone troppo.
–Beh,non ti ci abituare.- sussurrò lei poggiando le mani sul mio petto per allontanarmi. Io scossi la testa.
–Mi fai diventare pazzo.- sussurrai di rimando. Lei ghignò.
–Impazzisci allora, Styles.-. Mi spinse di lato e si diresse dagli altri. Io la guardai, con un sorriso da ebete stampato in faccia. 





Angolo Autrice
Allora ragazze, buongiorno, buonasera, buonanotte e via dicendo.
Passando alle cose serie: farò un angolo autrice proprio piccolo, e solo perchè mi sento in dovere di scusarmi con voi per l'immenso ritardo con cui ho recensito. Potrei dare la colpa al fatto che avessi il blocco dello scrittore, ma non è così. Voglio essere sincera con voi. Questo capitolo era pronto da Luglio, e la mia Liz lo sa per certo, ma era scritto su carta, e la cosa che odio di più è dover ricopiare qualcosa, quindi perdonate la mia pigrizia. Anche questo è un capitolo di passaggio, ma ho qualcosa da dire a riguardo.
Alcune di voi si sono lamentate nello scorso capitolo del rapporto tra Harry e Hope, dicendo che Hope era un pò esagerata e che così avrebbe mandato a monte tutto. Beh, voglio dire che Hope deve essere così, e questo capitolo diciamo che fa vedere un lato nuovo di Hope, che però lei non ama mostrare, e quelle poche volte che succede lei cerca di sopprimerlo, chiudendosi a riccio. Hope non è il solito personaggio, è particolare, è strana, dalla mentalità contorta. Hope sono un pò io. Poi, lasciate stare gli assurdi attacchi di gelosia da parte di Hope e Niall, forse quando li ho scritti ero ubriaca, ma rileggerli mi fa ridere, quindi ho deciso di lasciarli. Poi (e qui la mia Liz mi ucciderà) doveva esserci a concludere il capitolo il POV di Niall, ma per ragioni di tempistica ho deciso di non metterlo e di aggiungerlo nel prossimo capitolo come "missing moment" o qualcosa del genere. 
Un grazie enorme alle mie fedeli recensitrici, e soprattutto alla nuova recensitrice Susan, che è a dir poco fantastica. 
Ora scappo, baci
SashaJohnson

 

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