Iwatobi Basketball Club

di Ninechka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo compagno di classe? ***
Capitolo 2: *** I ragazzi mancanti! Pericoli in vista? ***



Capitolo 1
*** Nuovo compagno di classe? ***


Anzitutto, salve~ sono Nina (o Ninechka, fa lo stesso), e volevo dirvi due cosucce prima di lasciarvi alla lettura. Questa storia inizia al secondo anno delle superiori; Makoto è protagonista nella storia; tutti i protagonisti hanno la stessa età (salvo eventuali specificazioni); Makoto, Nagisa e Rin sono ragazze, il resto ragazzi (in caso di altri genderbend, avviserò quanto prima); bene o male, ci saranno tutti i protagonisti della prima e della seconda stagione della serie, e arriveranno a tempo debito; le pair non sono specificate perchè...beh, non saranno palesi dall’inizio, e renderle esplicite da principio, secondo me, toglie buona parte della suspance; essendo questa una AU, tutti i fatti accaduti nelle due stagioni dell’anime, qui non ci saranno...o forse sì, ma comunque avverranno in modi diversi; infine, questo primo capitolo serve solo per darvi un'idea del contesto della storia, i prossimi saranno più ricchi.
Detto questo, spero vi piacerà questa mia storia~ aspetto vostre recensioni, buona lettura! *^*



 

Iwatobi Basketball Club

 

Capitolo 1: Nuovo compagno di classe?

 

Il sole si levava alto su Iwatobi, mentre anche quel secondo anno di scuole superiori stava per avviarsi. Una ragazza sorridente camminava per le vie della città con passo tranquillo: era felice, ed era fiera di sè per la splendida idea di impostare la sveglia un’ora prima del solito. Makoto Tachibana era una ragazza molto alta, con un viso sempre dolce e gentile, decorato da luminosi occhi color prato e contornato da capelli castani non troppo corti; le curve generose di seno e fianchi non la ingrassavano, anche se non era esattamente un grissino come le sue cantanti preferite. Era sempre stata molto forte ed agile, quindi iscriversi in un club sportivo e diventare subito un titolare non fu un’impresa: il basket le era sempre piaciuto fin da bambina, quando giocava con tutti i bambini del suo quartiere, così aveva ben pensato di portare avanti questo sport non solo come “occasione di divertirsi”, ma proprio come hobby, sia a scuola che fuori.
Fosse altrettanto brava con lo studio come con il basket, non avrebbe nessun problema; ma si sa: non è semplice conciliare studio e sport - o meglio, questo era quel che diceva a tutti come scusa prima di fuggire lontano e seppellirsi tra le pagine dei libri scolastici -; ma in un modo o nell’altro, riusciva a superare gli anni scolastici.
Fortuna che i suoi genitori non si aspettavano i voti più alti del Giappone, da lei..!


« Buongiorno, Mako-chan! » la salutò una voce allegra alle sue spalle, facendola sobbalzare per l’inaspettatezza; ma non c’era bisogno di voltarsi, per lei, per capire a chi appartenesse quella voce alta e pimpante.
« Buongiorno a te, Nagisa. » sorrise di rimando la castana. Nagisa Hazuki, amica ormai da tempo immemore per Makoto, era una ragazza abbastanza bassina, dai morbidissimi capelli mossi e dorati e gli occhi curiosamente magenta; era molto vivace, disponibile e, nonostante la statura, giocava a basket con Makoto da sempre. Era parecchio rumorosa, indiscreta e appiccicosa, ma Tachibana le voleva un mondo di bene, e forse senza di lei non sarebbe mai riuscita a superare determinate difficoltà.
« Dici che ci avranno rimesse nella stessa classe..? » chiese dubbiosa Hazuki, le mani intrecciate dietro la testa bionda e gli occhi alla più alta delle due, che sembrava riflettere sul quesito.
« Non lo so, ma spero vivamente di sì. » ammise l’altra, stiracchiandosi mentre varcavano la soglia del cancello della scuola. Superata la marmaglia di studenti nuovi e vecchi che affollavano il cortile, le due giunsero al tabellone e lessero - o meglio, lesse Makoto, visto che l’altra non riusciva a vedere nulla - le disposizioni delle nuove classi e…
« Ah..! Nagisa, siamo ancora insieme! » trillò entusiasta, facendo sorridere anche l’altra. « Prenditi cura di me anche quest’anno..! »*
« Ma vah, Mako-chan! Non essere così formale! » rise Nagisa, dandole una piccola spinta. « Piuttosto, in che sezione siamo? Voglio sedermi..! » chiese, appendendosi ad un suo braccio.
« Mmh… » mormorò la castana, dando un’altra occhiata al tabellone. « Siamo nella 3 - 2. »* informò, dopo di che si avviarono verso la suddetta classe.

 

La nuova classe era al secondo piano dell’edificio, ed aveva solo una finestra; in compenso era più ampia della loro aula precedente, con più banchi, la maggior parte prenotati da borse abbandonate sul tavolo. Le due si guardarono attorno, pensose, venendo poi chiamate da alcune loro vecchie compagne di classe: Kamura Nadeko e Kuroha Kyoko, che venivano seguite da un gruppetto di altre ragazze.
« Yo, Kuroha-chan, Kamura-chan! Ancora insieme, eh? » le salutò prontamente Nagisa, sorridendo loro radiosamente.
« Hazuki-chan, Tachibana-chan, prendetevi cura di noi anche quest’anno! » s’inchinò la timida Nadeko, e Makoto restituì il gesto con un dolce sorriso. Stava per replicare anche l’augurio, ma venne interrotta da una delle nuove ragazze.
« Tachibana..? Sei davvero Tachibana-san del club di basket?! » quasi strillò, le altre a guardare la castana con espressione stupita mentre quest’ultima arrossiva a dismisura.
Makoto era abbastanza conosciuta nell’istituto: era molto bella, molto alta, gentile con tutti e bravissima con lo sport; dalle ragazze invidiata, dai ragazzi ricercata. Nel White Day* - ma anche a San Valentino -, la vita della ragazza non potrebbe essere più disastrosa: adorava il cioccolato, ma dolce com’era, dover rifiutare tutte quelle persone era davvero troppo doloroso.
Per questo tutte si misero a squittire di gioia nel sapere di essere nella stessa classe di Tachibana, e alla suddetta non rimase che lasciarsi trascinare da Nagisa verso la cerimonia di inizio anno scolastico.

 

« Ragazzi, un ultimo annuncio. » disse il professore di inglese, Tora-sensei, prima di lasciar andare gli alunni a casa. « Oggi doveva presentarsi un nuovo studente trasferitosi da un altro istituto, ma per certi problemi non ha potuto presentarsi. Domani si unirà a noi, siate gentili con lui. »
« Sì, sensei! » risposero gli alunni in coro, per poi inchinarsi per salutare il professore e, finalmente, poter uscire dalla classe.
« Un nuovo studente, mh? Speriamo che sia un gran figo, almeno. » commentò Nagisa, mentre le due amiche si dirigevano in palestra.
« Più che altro, c’è qualcosa che non mi torna. » disse Makoto, una mano a reggersi il mento e l’altra lascivamente posata sul fianco opposto. « Il banco dietro il mio era vuoto, ma anche quello di fianco. Gli studenti assenti, oggi, erano due. » spiegò. Hazuki storse il naso.
« Saltare la scuola il primo giorno, bah. Ci si fa riconoscere subito e i professori ti prendono già in antipatia, che cosa stupida. » commentò, sbadigliando poi.
« Non è questo il punto. » puntualizzò la più alta. « Se oggi mancavano due persone, ed una è il nuovo studente, chi non si è presentato in classe? » le chiese dunque, e le due si guardarono, pensose, mentre finalmente uscirono dalla scuola per raggiungere la palestra ed allenarsi con gli atri.
Un paio d’occhi taglienti le fissavano insistentemente, quasi volessero ammazzarle.

 

 

 

 

...to be continued!

 

Note.

1. “Prenditi cura di me anche quest’anno” -> in Giappone, si dice questa frase all’inizio dell’anno, o anche dell’anno scolastico o di un periodo lavorativo; un pò come dire “buon inizio e aiutiamoci a vicenda”.

2. “Siamo nella 3 - 2” -> classi e sezioni delle classi giapponesi, vengono indicate entrambe con numeri: il primo numero è la sezione, il secondo è la classe. Nel nostro caso, si pronuncerebbe “terza sezione del secondo anno” ed equivarrebbe alla nostra 3° C, per intenderci.

3. “White Day” -> il White Day è una festività legata a San Valentino. In breve, il 14 Febbraio si festeggia San Valentino, e le ragazze (ultimamente anche i ragazzi, ma non molti) donano del cioccolato scuro a chi ritengono molto caro, come una tacita dichiarazione, amorosa o affettiva che sia; nel White Day sono i ragazzi a donare alle ragazze biscotti o cioccolata chiara con il medesimo scopo.

N.B.: non essendo io jappaH e non studiando la cultura giapponese, le informazioni potrebbero essere sbagliate e/o distanti anni luce dai loro veri significati. Chiedo scusa in anticipo~

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Capitolo 2
*** I ragazzi mancanti! Pericoli in vista? ***


Iwatobi Basketball Club

 

Capitolo 2: I ragazzi mancanti! Pericoli in vista?



 

Il sole caldo del tramonto colorava quella stanza con lievi sfumature aranciate, mentre una penna scriveva furiosamente sul quaderno. Makoto era lì, gli occhiali da riposo posati sul naso a darle un’aria da studentessa modello e gli occhi che, di tanto in tanto, guizzavano dal quaderno, al libro, al letto lì affianco, per poi tornare sul quaderno e ripetersi: erano mesi e mesi che la situazione era sempre la stessa, ma Tachibana non riusciva ancora ad abituarsi. Quella stanza era troppo bianca nonostante lo squisito tramonto alla finestra, era troppo silenziosa nonostante il continuo “bip” dell’elettrocardiogramma, Haruka aveva ancora gli occhi chiusi, e non dava cenni di miglioramento da ben 11 mesi.

 

Haruka Nanase era un bellissimo ragazzo dai capelli lisci e neri come la notte ed occhi brillanti come zaffiri; era poco più basso di Makoto, magro, silenzioso e schivo, con forti passioni quali l’acqua - quindi anche il nuoto - e lo sgombro alla piastra; ma con Tachibana era diverso, con lei si apriva e si mostrava quasi per niente apatico - almeno quand’erano soli, il che capitava molto spesso -, si stavano vicini a vicenda, e così crescevano: insieme. I due erano vicini di casa poichè le loro madri erano amiche per la pelle, così sono sempre stati insieme da prima dell’arrivo di Nagisa nella loro vita. Certo, Nanase poteva mostrarsi freddo e musone, ma...Makoto ne era cotta da sempre: era il suo opposto sotto tutti i punti di vista, e lo ammirava per questo; non ebbe mai il coraggio di dichiararsi, e da quasi un anno a quella parte, neanche l’occasione.
Makoto ricordava quel tragico incidente come se avvenisse ogni secondo delle sue giornate.

 

Nell’estate dell’anno precedente, la famiglia Nanase e la famiglia Tachibana - come ogni anno - stavano beatamente trascorrendo le loro vacanze estive tutti insieme, e Haruka e Makoto, stanchi di dover avere quelle piccole pesti di Ran e Ren Tachibana attorno a schiamazzare chi per un motivo e chi per un altro, avevano deciso di fare una passeggiata per il lungomare. Il cielo scuro non prometteva nulla di buono, così come il vento che increspava il mare repentinamente; ma nonostante ciò, Haruka trascinò Makoto in acqua, a costo di tenersela letteralmente appiccicata addosso pur di starci: la castana aveva paura di nuotare, figurarsi con quelle onde alte e scure a minacciarli.
« Haru torniamo a casa, il mare è troppo agitato! » uggiolò la ragazza, impaurita ed infreddolita, guardando l’altro con occhi supplichevoli.
« Solo un altro po’. » le rispose apaticamente il ragazzo, lo sguardo determinato negli occhi di lei che, con un sospiro, dovette acconsentire: voleva che il suo adorato Haru fosse felice, e nulla lo emozionava più dell’idea di poter placidamente nuotare nell’oceano. Ma qualcuno lassù non voleva dargli scampo, a quanto pare.
Presto, le onde del mare s’ingrossarono a dismisura, dividendo i due ragazzi e spedendo Makoto lontano, dove neanche lei riusciva a toccare; urlò il nome del ragazzo, il quale si voltò - sorpreso dal suo tono - e accorse subito a prenderla, stringendola forte a sè. Insieme, tentarono di raggiungere la riva e salvarsi, ma di nuovo, il mare li divise, buttando la ragazza sulla spiaggia e il ragazzo altrove, verso la scogliera.
« HARUKA!! » lo richiamò la ragazza, la voce stridula tra panico e lacrime.
Per quanto quel gruppo di marinai lì vicino lo ripescarono in fretta e lo riportarono a riva, nulla riuscì ad evitargli quello schianto contro la roccia frastagliata, che gli procurò un trauma cranico talmente grave da farlo finire in coma. I medici dell’ospedale gli prestarono tutte le cure necessarie in fretta, operandolo anche d’urgenza, ma per sapere quanto fossero gravi i danni riportati avrebbero dovuto aspettare il suo risveglio.
Risveglio che non arrivava dopo quasi un anno d’attesa.

 

Makoto si sfilò gli occhiali dal viso, asciugandosi le silenziose lacrime che le bagnavano il viso. Nessuno le aveva puntato il dito contro, ma lei si sentiva colpevole per quell’incidente: se fossero usciti dall’acqua poco prima, si sarebbero certamente salvati; se lei non avesse avuto paura, sarebbe stata capace di tirarlo fuori da quell’inferno dai colori freddi… “Se ci fossi io in quel letto, invece che lui, sarebbe sicuramente meglio” si diceva infine, tutte le volte.
Da quell’incidente, Tachibana passava tutti i pomeriggi lì, in ospedale, accanto ad Haruka, portandosi pure i compiti da fare per non rimanere comunque troppo indietro con lo studio. Quell’avvenimento la logorava dall’interno, e se non ci fosse stata Nagisa nelle sue giornate a consolarla e distrarla, forse non sarebbe nemmeno più viva.

 

~~~

 

« Siamo al secondo giorno e stavi per entrare in ritardo. Mako-chan, non cambierai mai! » rise Nagisa Hazuki, chinata sul banco dell’amica appena arrivata.
« N-non ho sentito la sveglia. » rispose Makoto, trafelata per la corsa, mentre si lasciava andare contro la propria sedia. L’altra poggiò gomiti ed avambracci sul ripiano, avvicinando il suo viso a quello dell’amica con espressione seria...troppo seria per essere di Nagisa.
« Piuttosto, Mako-chan. So chi è l’altro studente che non si è presentato ieri. » le sussurrò, e alla castana mancò il fiato per un tempo indescrivibile.
« E chi è? » chiese quindi curiosa e quasi impaurita, ma Nadeko - eletta il giorno prima rappresentante di classe con Kyoko, come l’anno precedente - richiamò l’attenzione di tutti, invitando gli studenti a raggiungere il proprio banco per salutare la professoressa di letteratura classica, Amataka-sensei.
« Mako-chan, cambia banco. » sibilò Hazuki prima di correre verso il suo posto. Makoto tremò al suo avvertimento: chi mai poteva essere quello studente che era in grado di rendere seria una persona tanto spensierata come Nagisa?!
« In piedi! » disse cristallina e ferma la voce di Nadeko, facendo alzare tutti gli studenti. « Saluto! » ordinò, inchinandosi verso la signorina appena entrata in aula, seguita a ruota dalla scolaresca. « Seduti! » disse infine, e tutti si risedettero al proprio posto. Nadeko era molto timida, ma era abbastanza rigida sulle regole, il che la rendeva un’ottima candidata per rappresentare la classe; casomai qualcuno si ribellasse alle sue disposizioni, sarebbe intervenuta Kyoko, ben più determinata e forte della sua amica.
« Buongiorno, ragazzi. Prima di iniziare la lezione, vorrei dare il benvenuto ad un nuovo studente. » sorrise la giovane insegnante, mentre la porta della classe si apriva. Un ragazzo alto camminò verso la cattedra con passo misurato ed elegante, postura dritta e composta, la divisa ben messa che pareva essere stata modellata sul fisico stesso dell’alunno. Intanto, Amataka aveva appena finito di scrivere il nome dello studente sulla lavagna, e a Makoto parve di vedere Nagisa sobbalzare. Il nuovo arrivato si sistemò meglio gli occhiali dalla montatura cremisi che schermavano gli occhi purpurei, dopo essersi chinato davanti alla scolaresca ed essere ritornato in piedi facendo scostare appena i capelli bluastri.
« Io sono Ryugazaki Rei, mi sono trasferito da Hokkaido per il lavoro di mio padre. E’ un piacere conoscervi. » si pronunciò finalmente il nuovo studente. Sembrava molto educato, ma al contempo rigido: non c’era una sbavatura o un’incongruenza tra il suo aspetto fisico, i suoi vestiti ed i termini utilizzati; era uno di quei ragazzi perfetti, che miravano ad essere i primi in tutto. La cosa non rassicurò particolarmente Tachibana - goffa com’era, sarebbe subito risultata antipatica a quel ragazzo - ma non gli risparmiò un caloroso sorriso, mentre rispondeva in coro agli altri ragazzi della loro classe.
« Benvenuto, Ryugazaki-kun! »

 

« Mako-chan hai visto quant’è figo il nuovo studente??! » trillò Nagisa, le braccia dietro al collo e gli occhi sognanti; Makoto dovette spostarla per non farla finire contro un albero nel cortile della scuola, mentre si dirigevano verso la palestra, dove il club di basket le attendeva: dovevano decidere cosa fare e dire per invogliare i nuovi studenti ad iscriversi al loro club, soprattutto il femminile, visto che non era uno sport propriamente da ragazze.
« Sembra molto...serio. » commentò la castana, dubbiosa, una mano sotto il mento, e Hazuki sbuffò contrariata, dando una piccola spinta all’amica.
« Non ne capisci niente di ragazzi! » borbottò, arricciando il naso, mentre Makoto rise, divertita dalla sua reazione. La giornata prometteva bene, sia per il meteo che per il clima sereno nel cuore di Tachibana che, tra l’arrivo di Ryugazaki, le ore scolastiche e l’ottimo pranzo cucinatole dalle sante mani di sua madre, parve ricordare solo in quel momento l’avvertimento di Nagisa circa l’altro punto interrogativo del giorno precedente.
« Alla fine, chi è lo studente che manca? » chiese quindi, facendo cadere l’amica dalle nuvole. Quest’ultima si rabbuiò, ma non fece in tempo a dire nulla che la più alta venne colpita dietro la testa da una palla da basket.
« Oops. Che sbadato..! » sghignazzò ironicamente una voce alle loro spalle; una voce che le due conoscevano troppo bene. Raccolto il pallone, Makoto si voltò con espressione indecifrabile verso l’alto ragazzo, che la guardava arcignamente.
« Attento a dove miri, o ti faccio sbattere fuori dalla squadra. » parlò Tachibana, il tono forzatamente calmo per celarne l’astio; lanciò quindi il pallone al ragazzo, mettendoci casualmente più forza del dovuto e beccandolo all’altezza dello stomaco. L’altro incassò il colpo e frenò la palla, costringendosi a mostrare noncuranza per la botta subita.
« E da quando una del club femminile può decidere per il club maschile? » domandò sarcastico l’altro, facendo poi dietrofront e tornando verso l’altra palestra; le due ragazze ne seguirono l’ampia schiena allontanarsi, lanciandogli mentalmente ogni tipo di maledizione, fattura, iella e chi ne ha più ne metta.
« Ma ancora non l’hanno espulso, quello Yamazaki?! » sbuffò Makoto, una mano a massaggiarsi la testa laddove era stata colpita. Sousuke Yamazaki era una ragazzo molto alto e prestante, dai corti capelli bruni e i taglienti occhi color acqua marina; asociale titolare della squadra di basket, era forte sia nello sport che con le mani: era il “bullo della scuola”, ma nonostante ciò, era comunque molto quotato tra le ragazze. Ma sia Tachibana che Hazuki lo odiavano da morire.
« Beh, no. E lo abbiamo pure nella stessa classe, quest’anno. » commentò lugubre Nagisa, facendo sobbalzare la castana. Era lui lo studente mancante? Quello che avrebbe occupato il banco dietro al suo?!
« CHE COSA??! » strillò, tra panico e rabbia. Da lontano, Rei Ryugazaki non si era fatto sfuggire un singolo istante della scena.


...to be continued!


*Nina’s Corner*

Nonostante i 15 anni di attesa, ecco il secondo capitolo, finalmente! *^* Perdonate il ritardo, ma non sapevo come concluderlo...inizialmente volevo raccontare di più, ma mi sono detta che mettere troppe cose tutte insieme non era consigliabile. E poi dove stava la suspance?? BD *condannatela per la troppa cattiveria*
Come mai tra Makoto e Sousuke c’è tutto questo astio?
Perchè Rei ha assistito a tutta la scena a mo’ di stalker?
Quante ere passeranno prima di vedere un terzo capitolo?
Lo scoprirete solo vivendoleggendo! BD
Grazie per aver letto lo scorso capitolo e di avermi fatto sapere le vostre opinioni; spero lo farete anche per questo! >u< (e scusatemi per Makoto OOC, ma ho dei motivi. Davvero. -?-)
Alla prossima! *^* <3

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