A volerlo fare apposta non ci sarei mai riuscita

di Shan_live_to_run
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


“Ancora non mi spiego come ho fatto ad accettare di accompagnarti!”

Erano le 11 di sera in quel di Cannes, e io e la mi amica eravamo in giro dalle 8 di quella stessa mattina in cerca di notizie, o qualunque altra cosa riguardasse i suoi adorati Mars.

-Ti prego torniamo a casa sono sfinita!-

-Suvvia non piagnucolare! Pensa a come ti rifarai gli occhi se trovo quel che cerco!-

-Ma non dire.. lo sai benissimo che lo stai facendo solo per te perchè a me non frega un fico secco!-

-Lasciami concentrare! Questo è l'albergo e ora non devo fare altro che rimanere qui appostate ad aspettare che arrivino!-

perlomeno la vicino c'era un muretto e ci eravamo potute sedere; io ero andata a prendere dei gelati, perchè Penny ovviamente non si era voluta scollare nemmeno un attimo da li per non rischiare di perdersi qualcosa. Erano passate già due ore e io mi ero decisamente scocciata di stare ad aspettare come una statua di sale “il mio fondo schiena sta prendendo la forma di questo dannato muretto! Io vado a fare un giro... se ti sposti prima che torno avvisami” “ok come vuoi.. a dopo”

Mi avviai verso il lungo mare, mi piace guardare tutte le luci che si riflettono sulla superficie lievemente increspata dell'acqua e riempire i polmoni con la brezza marina; arrivata alla fine della passeggiata mi arrampicai su un piccolo scoglio li vicino per poter osservare tutto il panorama della città che si affacciava sul mare, lontana dal rumore della folla che riempiva la strada.

Stetti lì un po' e poi decisi di tornare indietro da Penny, dopotutto non la potevo abbandonare da sola a quell'ora per la città, ma quando arrivai in prossimità dell'albergo dove l'avevo lasciata a stalkerizzare la band vidi un gran confusione e decisi che ne volevo stare alla larga così feci un altro giro per aspettarla al retro dell'albergo dove c'era meno casino.

Mi sedetti su una panchina ad aspettare e nel mentre mi acesi una sigaretta, quando all'improvviso la porta del retro dell'hotel si aprì e ne uscì un uomo: abbastanza altro, con una gran barba nera, un berretto nero di lana e degli scarponi (ma era matto col caldo che faceva??!) ma dall'aria decisamente arrabbiata. Mi si avvicinò “scusami hai da accendere per favore?” gli diedi il mio accendino “posso sedermi?” “certo” gli risposi mentre mi spostavo per fargli posto. Mi era familiare, non so bene perhè ma quell'uomo mi era familiare. Si tolse il cappello che racchiudeva una lunga coda di capelli neri come la sua barba, ma continuava ad avere un'aria così corrucciata che quasi mi faceva tenerezza; “ehy, stai bene? Nel senso, è tutto apposto? Lo so che non sono fatti miei però, ecco, sembri un tantino giù...” l'uomo si era girato per lanciarmi un'occhiata perplessa, forse avrei dovuto semplicemente farmi i fatti miei! Poi fece un gran sospiro e si mise a fissare il vuoto “Si è tutto ok grazie..... se non fosse per quell'idiota!” aveva alzato la voce, doveva essere proprio arrabbiato con questo 'idiota' “noi ci facciamo sempre il culo e lui è solo buono a combinare danni! E quando non fa danni si comporta come un moccioso viziato!” ok, era decisamente arrabbiato. “Oh, mi dispiace...” non sapevo esattamente cosa dire, anche perchè non sapevo molto della faccenda, però mi venne un'idea “ti va di andare a fare due passi, magari ti rilassi un po'..” Ma cosa mi saltava in mente?! Questo andava contro tutto ciò che mi avevano sempre insegnato in merito al 'non dar confidenza agli sconosciuti' però quell'uomo mi ispirava fiducia, e una qual certa tenerezza, e, per un motivo a me ancora ignoto mi sembrava un volto familiare. “Ok ci sto, guida tu però, io non conosco il posto” e prima che potessi dire qualcosa si alzò in piedi e si bardò con il solito cappello e occhiali da sole neri ( certo che era proprio un tipo strano!) mi alzai anche io e lo condussi verso la passeggiata sul lungo mare nella speranza che quel panorama calmasse anche lui.

 

La strada era pressochè deserta, camminavamo da una ventina di minuti e lui continuava a essere silenzioso e pensieroso, “Allora... questo idiota cosa potrà mai aver fatto di così terribile..? è un tuo collega di lavoro? Un tuo amico?” si girò a guardarmi, mi scrutava con i suoi occhi neri, profondi, quasi volesse leggermi dentro per capire chi fossi “non sei obbligato a parlarne ovviamente....” ok, cominciavo a sentirmi un po' in imbarazzo! Non volevo mi scambiasse per un'impicciona quando in realtà volevo solo essere gentile!







Salve a tutti! Che dire, è la prima volta che pubblico e sinceramente non sono ben sicura delle mie doti di scrittrice ahaha! Sto comunque lavorando a qualche progetto e tra tutti questo mi sembrava il più decente al momento.. non è proprio il top ma cercherò di fare meglio nel resto della storia!

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Capitolo 2
*** II ***


Eravamo seduti sul muretto, gambe penzoloni sul mare a dondolarci come due bambini di cinque anni e guardavamo il panorama di luci sparse ovunque sulla costa; lui non aveva ancora detto una parola quando all'improvviso parlò, quasi facendomi trasalire: “Ti è mai capitato di rischiare di perdere tutto quello a cui tieni per colpa di qualcun altro?”

“Non saprei... Vale perdere il diritto di guardare la TV due giorni perchè mio fratello mi istigava e litigavamo sempre?”

Ma appena finii di parlare mi resi conto che non avrei potuto dire una cosa più stupida!

Lui fece un mezzo, anzi no, un quarto di sorriso, forse per l'ingenuità/stupidità della mia risposta “Ho scommesso tutto quello che avevo nel mio lavoro, non che i miei colleghi non lo abbiano fatto, ma ogni tanto mi pare di essere l'unico a cui veramente importa mantenere in piedi la baracca!”

Non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando, così come ancora non sapevo il suo nome, però era davvero preoccupato e mi dava fastidio non sapere come aiutarlo – eh si, sono la nuova Madre Teresa che deve a tutti i costi aiutare il prossimo per riuscire a dormire la notte - così cercai di consolarlo come meglio potevo

“Ne hai parlato con loro? Voglio dire.. ci sarà un motivo se si comportano così. Forse sono stressati..”

Rise con una certa amarezza “Non lo so.. davvero, pensavo di conoscerli, sono come la mia seconda famiglia eppure adesso non li capisco! Eppure...” si girò a guardarmi, ancora una volta come se cercasse chissà quale segreto scritto sul mio volto; poi il mio telefono squillò, era Penny:

- Mary ma dove sei?? ti ho cercata ovunque! Comunque sappi che sono riuscita a vederli! Non puoi capire sono troppo contenta!! E non puoi immaginare cosa è successo!!

- Ah, wow brava... Io sono sul lungo mare, ci vediamo al chiosco? Stai li ti raggiungo

 

In realtà al momento mi interessava sapere di più su quell'uomo: cosa si nascondeva dietro quel viso crucciato? Quale lavoro può portarti a vedere i tuoi colleghi come una famiglia?? Io non vedevo l'ora di uscire dal lavoro per non vedere più i miei colleghi! Stavo per rivolgergli una domanda quando un altro cellulare squillò, sta volta era il suo e lui rispose con un gesto, ma senza che parlasse sentii subito la voce dall'altro capo dire con tono alterato

- Ma dove sei Finito?! Ti ci metti anche tu a farmi andare fuori di testa adesso?!?-

l'altro alzò gli occhi al cielo e rispose semplicemente

- Arrivo, stai calmo –

ci alzammo entrambe, era chiaro che la chiacchierata era finita “ Grazie della passeggiata, non so se ti sono stata d'aiuto, ma spero che sistemerai tutti con i tuoi colleghi, sembra una cosa seria e mi dispiace...”

“No grazie a te, ogni tanto è bello parlare con qualcuno che non ti giudica a priori, bhe ci si vede! A presto Mary” mi fece un gran sorriso e se ne andò “ Si ciao, ci si vede...”

anche se in realtà non avevo ben capito delle sue ultime parole, avrei dovuto chiedere dei chiarimenti al nostro prossimo incontro. In quel momento però mi resi conto che mancava un dettaglio abbastanza fondamentale: non sapevo ancora il suo nome!

“ehy aspetta! Non mi hai detto come ti chiami!”

Si girò e mi urlò a sua volta “Ma come? Io sono Tomo” mi disse con la stessa espressione di prima, come se avessi fatto la domanda più stupida/ingenua che potessi fare, ma allo stesso tempo un sorriso bonario stampato.

Così se ne andò e io, a mia volta, piena di perplessità, raggiunsi Penny al chiosco.

Mentre tornavamo al nostro Hotel lei mi raccontò della sua serata: di come era riuscita a essere in prima fila tra la folla quando era arrivata il suv nero del gruppo, che però non era al completo a quanto pare, di come aveva funzionato la sua tattica canotta sancrata più capelli biondi, tanto è vero che Jared (quello per cui sbavava come il mio cane davanti al cibo) le aveva fatto l'occhiolino.

Avevo conosciuto Penny al pub più frequentato dai commessi dei negozi della via, così siamo diventate amiche, da più di un anno ormai; le volevo bene anche se ogni tanto aveva degli eccessi di esuberanza, era un tipo deciso e una brava persona: aveva insistito perchè la accompagnassi in Francia per farmi una vacanza benchè io non amassi viaggiare, ma non contenta di ciò mi aveva pure comprato un biglietto per il concerto che lei doveva andare a vedere e a cui io, di mia spontanea volontà, non sarei mai andata. Domani era quindi il grande giorno e non potevo non essere divertita da quel concentrato di eccitazione che era ormai la mia amica, ma io, dal mio canto, non riuscivo a pensare che a quegli occhi profondi, quello sguardo intenso, indagatore. Ma probabilmente non lo avrei mai più rivisto quindi era meglio archiviare subito quanto accaduto, perchè sapevo già, conoscendomi, che se fossi finita col pensarci troppo la cosa avrebbe preso una piega non buona visto che io riesco ad affezionarmi anche al primo paguro che trovo, se è un caso umano è sicuro che io mi ci affeziono!






Rieccomi! L'ispirazione, e il tempo ultimamente scarseggiano, però sto lavorando per voi! Spero non sia troppo malvagio questo capitolo.. al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 3
*** III ***


Arrivai in hotel, entrando comunque dall'entrata sul retro e cercando di non essere visto. Ero ben consapevole che quelli piú inseguiti erano Jared e Shannon peró ogni tanto qualcuno perseguitava anche me e in quel momento davvero non avevo voglia di vedere nessuno e non volevo certo essere sgarbato con qualche Echelon solo per il mio malumore. Non avevo incontrato Jared andando nella mia stanza ma solo Emma il cui sguardo la diceva lunga sullo stato d'animo della nostra amata diva. Pessimo. Come quasi ogni giorno ultimamente. Ma come biasimarlo? Anche io non riuscivo sempre a far spuntare il buon umore perché i pensieri erano piú forti di tutto. Ma era un sentimento diffuso tra di noi, perché eravamo tutti tremendamente preoccupati. Jared per primo, suo fratello era metà  di lui: se Shannon soffriva soffriva anche Jared perché loro erano complementari come lo yin e lo yang. Shannon stava passando davvero un brutto periodo, uno dei piú brutti della sua vita. Stava male. Soffriva. Era anche ricaduto in qualcuno dei suoi vecchi vizietti, o almeno credo. Fatto sta che da qualche tempo non era in tour con noi. Era una situazione estremamente frustrante: tenere nascosto agli Echelon tutto, vedere il malumore aumentare anche tra di loro, non poter fare niente. Ma dopotutto "show must go on". E cosí sarebbe stato. 
Andai a dormire cercando di ricaricarmi per affrontare il giorno seguente.








Salve a tutti! È un capitolo breve, i know, vista anche la lentezza di cui sto procedendo.. Spero però che rimarrà qualcuno a leggere la mia storia visto il progetto che ho in mente :3
Grazie a chi leggerà e a chi vorrà esprimersi :)
A presto!

 

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