William

di highfunctioningtimelady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Intro ***


[[ Note a fine capitolo.]]


***
John, dobbiamo parlare. SH
 
Che cosa c'è, Sherlock? JW 
 
Temo di doverti chiedere di trasferirti. SH
 
Scusa? JW 
 
Ti devi trasferire, John. Trovare un altro appartamento. SH 
 
Perché? JW 
 
Qualcun altro verrà ad abitare qui. SH 
 
Chi? JW 
 
D'accordo... C'è una cosa sulla quale non sono stato completamente onesto. SH 
In realtà credo che 'omettere' sia il termine più adeguato. SH 
 
Cosa, Sherlock? Dillo e basta. JW 
 
Okay. SH 
Tu saprai che ogni weekend vado a trovare i miei genitori. SH 
 
Sì. JW 
 
Vado nella loro casa, ma non è per vedere loro che lo faccio. SH 
 
Chi vai a trovare? JW 
 
Qualcun altro. SH 
 
Sherlock! Chi? JW 
 
William. SH 
 
William? JW 
 
Esatto. SH 
 
Chi è William, Sherlock? JW 
 
[...] Mio figlio. SH 
 
Cosa? JW 
 
William è mio figlio. SH 
 
Hai un figlio. JW 
 
Sì. Non è chiaro? SH 
 
Lo sarebbe se me ne avessi parlato. JW 
 
Lo sto facendo adesso. SH 
 
Perché non l'hai fatto prima? JW 
 
Volevo evitare questo. SH
 
Questo? JW 
 
L'interrogatorio. SH 
 
Beh, non puoi più evitarlo. JW 
 
Lo so. SH 
Prego, inizia con le domande. SH 
 
Bene. JW
Di chi è figlio? JW 
 
Mio. SH 
 
Grazie, Sherlock, molto esaustivo. JW 
Voglio sapere chi è sua madre. JW 
 
Era. SH 
 
Cosa? JW 
 
Vuoi sapere chi era sua madre. SH
 
Oh... Cosa è successo? JW 
 
È morta. SH 
 
Sì... JW 
Come? JW 
 
Tumore al cervello. SH 
 
Mi dispiace. JW 
 
Dispiacersi è inutile, John. SH 
 
Beh... Chi era? JW 
 
Una donna. SH 
 
Lo stai facendo apposta. JW 
 
Facendo cosa? SH 
 
L'idiota. JW 
 
Non sono un idiota. SH 
 
Allora rispondi. JW 
 
Bene. SH 
Si chiamava Agatha. L'ho conosciuta molti anni fa, avevamo lo stesso spacciatore. SH 
Il nostro rapporto era d'amicizia, anche se qualche volta abbiamo dormito insieme. SH
Ebbe un overdose circa dieci anni fa, così decise di smettere. Fu lei a convincermi a fare lo stesso. SH 
Tornò a casa sua in Galles e riprese a frequentare l'università. SH 
 
Fammi capire bene... Lei rimase incinta mentre ancora faceva uso di droghe? JW 
 
Certo che no, John. Non essere assurdo. SH 
Venne a trovarmi una volta, circa cinque anni fa. Fu allora che rimase incinta. SH 
Me lo disse un paio di mesi dopo e decidemmo di tenere il bambino. SH 
 
Quindi William ha quattro anni? JW 
 
Quattro anni e tre mesi. SH 
 
Perché ha vissuto con lei e non con te? JW 
 
Per ovvi motivi, specialmente all'inizio. SH
Sarebbe stato più al sicuro con lei che con me. SH 
 
Capisco. Ma ora dovrai tenerlo tu... Come farai? JW 
 
Cambieranno alcune cose. SH 
Continuerò a lavorare, ovviamente, ma sarò più cauto. SH 
 
Lui come l'ha presa? JW 
 
Come ha preso cosa? SH 
 
La morte di sua madre, Sherlock. JW 
 
Oh. Sapeva che sarebbe successo. Tenergli nascosta la malattia avrebbe reso lo shock della morte di sua madre insostenibile. SH 
Questo non vuol dire, ovviamente, che non ne sia segnato. SH 
 
Povero piccolo. Con chi vive adesso? JW 
 
I suoi nonni si sono trasferiti a casa di Agatha. Gli ho chiesto io di farlo. SH 
La perdita della madre e un trasferimento così ravvicinati sarebbero stati troppo traumatici. SH
Un grande cambiamento per volta. Almeno fino a quando non lo porterò qui. SH 
 
Devo ammetterlo, sono colpito. JW 
 
Colpito da cosa? SH 
 
Sembri un ottimo padre.  Non avrei mai pensato che potessi essere così premuroso. JW 
 
È mio figlio. SH 
 
Sì, ma essere padre non significa necessariamente saper prendersi cura di un bambino. JW 
Prendi mio padre... JW 
 
Non ci avevo mai riflettuto. SH 
Grazie, John. SH 
 
Non ringraziarmi. JW 
Vuoi davvero che mi trasferisca? JW 
 
Vuoi davvero vivere con un bambino di quattro anni? SH 
 
Non ci vivo già? JW 
 
Idiota. SH 
Avrò comunque bisogno di una stanza in più. SH 
La tua. SH 
 
C'è l'appartamento al piano di sotto. Potrei affittare quello. JW 
Spostare la mia camera da letto lì. E ne uscirebbero anche uno studio e un laboratorio. JW 
Non credo che continuare a fare esperimenti in cucina sia molto sicuro con un bambino in casa. JW 
 
Potrebbe funzionare. SH 
 
Lo credo anch'io. E avrai bisogno di una mano con William, suppongo. JW 
Non puoi chiedere continuamente alla signora Hudson di tenere tuo figlio. JW 
 
No, non posso. SH 
È molto gentile da parte tua offrirmi aiuto, John. Lo apprezzo molto. SH 
 
Allora non sei così sgarbato come vuoi far credere. JW 
 
Certo che no. Non da quando è nato William. Ma devo mantenere le apparenze. SH 
 
Ovviamente. JW 
Parlami un po' di lui. JW 
 
È molto intelligente. SH 
Un genio, direi. SH 
 
Non avevo dubbi. JW 
 
Sa già leggere, gli piace molto. SH 
E gli piace fare esperimenti con me. Si diverte soprattutto quando facciamo arrabbiare mia madre, di solito dopo aver fatto esplodere qualcosa. SH 
 
Sherlock! JW 
 
Cosa? SH 
 
Niente, lascia perdere. JW 
Continua. JW 
 
È un bambino adorabile. È molto dolce, anche se all'inizio può essere timido. SH 
Perdonalo se dovesse essere scortese con te. È il suo modo di difendersi dagli estranei. SH
 
Mi chiedo da chi l'abbia preso... JW 
Ti somiglia molto? JW 
 
In modo impressionante. Ha i miei capelli, i miei occhi e il mio naso. SH 
Ha preso bocca, denti e mani da sua madre. SH 
 
Quando andrai a prenderlo? JW 
 
La prossima settimana. Lunedì, forse Martedì. SH 
 
Non vedo l'ora di conoscerlo. JW 
 
Sarà dura all'inizio, John, ti avverto. Piangerà e farà rumore. SH 
È ancora molto scosso dalla perdita della madre. Prevedo molte notti insonni. SH 
 
È comprensibile. Non ti preoccupare per me, pensa a tuo figlio. JW 
 
Bene. Spero che ti piaccia Spongebob. SH 
 
Pensi che mi prenderebbe in simpatia se gli regalassi un libro? JW 
 
Oh. Sì, decisamente. SH 
A patto che il libro non sia noioso, ovviamente. SH 
 
Dovresti aiutarmi a sceglierlo, forse. JW 
 
Va bene. SH
Grazie, John. Davvero. SH 
 
Non c'è di che, Sherlock. JW 

***

[[Dopo aver ricevuto diversi messaggi, ho deciso di continuare questa storia. 
Ho scelto di ripubblicare questa 'introduzione' in caso qualcuno iniziasse a seguire adesso e perché, come text!fic, può reggere anche da sola
(e perché non sapevo come aggiungere capitoli a una storia già pubblicata...) 
Questo è il mio primo tentativo di parentlock e di storia divisa in più capitoli, spero di non deludervi troppo. 
Recensioni, commenti e critiche (costruttive!) sono benvenute, anzi, apprezzerei davvero tanto se mi lasciaste due righe! 
Grazie. A presto! :* ]] 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


***
''John, sto partendo,'' Sherlock chiamò dal salotto. Sarebbe partito per il Galles in poco più di mezz'ora per andare a prendere William. 
''Sei sicuro di non volere che ti accompagni?'' chiese John, raggiungendo il detective in salotto. 
Sherlock finì di abbottonarsi il cappotto e prese la sua sciarpa. ''Sì, sono sicuro. Potresti farci trovare qualcosa da mangiare, se proprio vuoi renderti utile. A William piace il pollo fritto, sai prepararlo? Soltanto pezzi senza ossa''. 
''Penso di sì, non dovrebbe essere difficile,'' John rispose, ''Dovrò andare a fare la spesa, però''. 
''Perfetto,'' giunse immediata la risposta dell'altro, ''Ti manderò una lista via sms. Almeno avrò qualcosa da fare sul treno''. 


Quaranta minuti dopo Sherlock era già sul treno per Merthyr Tydfil, la città natale di Agatha. Fortunatamente il treno non era molto affollato, cosa che Sherlock trovò immensamente piacevole. Scrisse una lunga lista della spesa e la mandò a John, promettendo che gli avrebbe restituito i soldi appena tornato a casa. 
Durante il viaggio Sherlock pensò molto. Amava William più di ogni altra cosa al mondo, ma avrebbe mentito se non avesse ammesso che l'idea di tenere il bambino con sé, sempre, lo terrorizzava. Non gli aveva mai fatto mancare niente, aveva passato quasi ogni weekend e parte delle vacanze estive e Natalizie con lui, ma non era mai stato un padre a tempo pieno, non per più di una settimana consecutiva. Lui e William avrebbero dovuto costruire una routine quotidiana completamente nuova, cosa che, se difficile per Sherlock, sarebbe stata a dir poco traumatica per un bambino di quattro anni, specialmente dopo la morte della madre. 
Ad ogni modo, venne distratto dalle sue preoccupazioni dalla vibrazione del suo telefono. Un messaggio da John. 

John

Ancora una volta quell'uomo era riuscito a sorprendere Sherlock, cosa molto rara. Era stato incredibilmente comprensivo e aveva immediatamente accettato il fatto che il suo coinquilino stesse per portare il figlio di cui gli aveva tenuto nascosta l'esistenza a vivere con loro. Non solo, aveva anche offerto il suo aiuto e sembrava sinceramente intenzionato a fare una buona impressione al bambino. 
Un paio di giorni prima lui e Sherlock andarono in libreria per comprare un libro per William. John aveva proposto 'Lo Hobbit' e, dopo aver ascoltato un commento di John al racconto, Sherlock pensò che il libro fosse adatto a suo figlio. 
L'idea di leggere a William per farlo addormentare fece sorridere Sherlock. Il terrore stava lentamente andandosene e stava essendo sostituito da un senso di tenerezza, insolito per Sherlock, e quella curiosità che lo spingeva a cercare di ricavare più informazioni e insegnamenti possibili da ogni esperienza. 


Quattro interminabili ore dopo il treno si fermò nella stazione di destinazione. La casa di Agatha non era molto lontana da lì, sarebbero bastati circa venti minuti per raggiungerla a piedi, e un po' di moto e d'aria fresca gli avrebbero certamente fatto bene. Sherlock era stato in quella casa soltanto una volta, circa tre anni prima. Era una bella casa, non molto grande ma in una buona area, una di quelle aree che il detective avrebbe definito 'noiose', ma perfette per crescere un bambino. L'unica volta che Sherlock fece visita a Agatha a casa sua fu anche l'unica volta che vide i suoi genitori, Harold e Claire. Poteva ancora ricordare lo sforzo che dovette fare per trattenersi dal dedurre il vizio di gioco del padre di Agatha e la cotta per l'insegnante del corso di cucina di sua madre. Mai come in questa occasione Sherlock fu grato di non essere stato sé stesso. 


Esattamente venti minuti dopo Sherlock stava bussando alla porta di casa. Fu Harold ad aprire, che lo accolse con una stretta di mano. Sherlock gli fece le sue condoglianze, prima di abbracciare Claire e fare lo stesso con lei. 
''Dov'è William?'' Sherlock chiese non appena si sedette al tavolo della cucina con una tazza di tè fumante davanti a sé. 
''Nella sua stanza, sta disegnando,'' rispose Claire, che sedeva di fronte a lui, ''Credo stia facendo un disegno per te''. 
Sherlock sorrise per un momento. ''Come sta andando?'' 
''Meglio di quanto ci saremmo aspettati,'' rispose la donna, ''William è molto sveglio, ha compreso perfettamente la situazione. Devo ammettere che mi sbagliavo, parlargli della malattia è stata sicuramente una scelta saggia da parte tua, Sherlock. Ad ogni modo, ha qualche problema quando arriva il momento di andare a dormire''. 
''Lo immaginavo,'' Sherlock rispose, annuendo lentamente. ''Spero di riuscire ad aiutarlo in qualche modo. E' già pronto per partire?'' 
''Abbiamo messo i vestiti che usa più spesso in un trolley, insieme ad i suoi documenti e alcuni tra i suoi giocattoli preferiti. Il resto ve lo spediremo a Londra,'' rispose Claire. ''Oh, ho messo nella valigia anche un album di fotografie, in caso William volesse vederle''. 
Sherlock non era sicuro di voler vedere quelle foto né di volerle far vedere a suo figlio, almeno non subito, ma ringraziò comunque e finì il suo tè. 


''William, tesoro? Vieni a vedere chi c'è,'' Claire disse, aprendo la porta della camera di suo nipote. 
Il bambino, che era seduto per terra, alle prese con un foglio di carta e dei pastelli colorati, alzò immediatamente la testa e guardò sua nonna con un'espressione curiosa sul volto. Quando non vide nessuno con lei, guardò oltre le sue spalle e intravide una figura familiare, alta e magra. ''Papà!'' William gridò balzando in piedi e correndo verso Sherlock con un enorme sorriso stampato in faccia. 
Sherlock non fece in tempo ad accucciarsi per poter abbracciare suo figlio che il bambino era già attaccato a lui, abbracciandogli le gambe con tutta la forza che possedeva. 
''William,'' Sherlock disse in un tono dolce, cercando di liberarsi dalla presa. 
William lasciò andare le sue gambe ma non si mosse. Guardò in su e sorrise ancora, aspettando che suo padre lo prendesse in braccio. 
Sherlock lo accontentò immediatamente e lo tirò su. ''Mi sei mancato,'' disse prima di stampargli un bacio sulla guancia, ''Hai preparato la tua valigia, come ti ho detto di fare per telefono?''
''Sì,'' rispose il bambino, annuendo energicamente. ''Ho tutti i miei libri preferiti. E i VD''. 
''I DVD,'' Sherlock lo corresse. ''Bravo. Saluta i tuoi nonni adesso''. 
William andò ad abbracciare i suoi nonni non appena Sherlock lo mise giù. 
''Non dimenticare il disegno,'' Claire gli disse con un sorriso. ''Andiamo a prenderlo''. 
Claire prese suo  nipote per mano e lo accompagnò a prendere il disegno e la sua valigia, tornando in salotto da Sherlock dopo pochi secondi. 
William porse il disegno a Sherlock, che lo osservò attentamente. Il disegno rappresentava William e Sherlock in quella che il bambino immaginava come la casa di Sherlock. Somigliava più a un castello piuttosto che un semplice appartamento. Si poteva dedurre che quello fosse l'appartamento, comunque, dal fatto che sullo sfondo ci fosse disegnata una faccina sorridente gialla. William non era mai stato nell'appartamento di suo padre, tutto ciò che sapeva al riguardo era quello che Sherlock gli aveva raccontato e fu proprio per questo che il detective fu sorpreso nello scoprire che suo figlio ricordava ancora un così piccolo dettaglio. 
''E' bellissimo, William, grazie,'' Sherlock disse, chinandosi per baciare il bambino. ''Pronto per andare?'' 


Sherlock e William salutarono i genitori di Agatha che si allontanavano in macchina. Avevano insistito per accompagnarli alla stazione, non prima di aver impacchettato del cibo e delle bibite per William, in caso gli fosse venuta fame durante il viaggio. 
''Il viaggio è un po' lungo, forse ti annoierai,'' Sherlock avvertì suo figlio, ''Ma se vuoi puoi dormire''. 
''Non ho sonno,'' il bambino rispose, in un modo che ricordava impressionantemente quello di suo padre. 
Salirono sul treno, che stavolta era un po' più affollato, e trovarono i loro posti. 
''Tu sai che c'è un'altra persona che vivrà con noi, giusto?'' Sherlock disse dopo un po'. ''Il mio amico John, te ne ho parlato''. 
William annuì ma non disse nulla. 
''Va bene?'' Sherlock chiese cautamente.
William annuì di nuovo e Sherlock sospirò. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, William non sembrava affatto contento. Ma il detective sapeva che suo figlio avrebbe adorato John immediatamente. 
O così sperava. 

***

[[Salve! Primo vero capitolo di questa ff. Fatemi sapere che ne pensate, ci terrei molto! :) Cercherò di aggiornare il prima possibile. ]]

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


***
William e Sherlock arrivarono a casa diverse ore dopo, sfiniti dal viaggio nonostante avessero passato le ultime quattro ore seduti. 
Sherlock aiutò il piccolo a togliersi il cappotto, prima di fare lo stesso con il suo. 
''John, siamo a casa,'' il detective si guardò intorno. 
John scese giù dalle scale e rivolse un sorriso a William non appena fu davanti a lui. 
''Piacere di conoscerti, William,'' disse, chinandosi di fronte al bambino e offrendogli la mano, ''Io sono John''. 
William non prese la mano di John e si nascose dietro le gambe di Sherlock, che guardò suo figlio con un'espressione confusa. William era timido, questo lo sapeva, ma sembrava addirittura timoroso di fronte a John. 
''Non essere scortese, William, saluta John. Ti puoi fidare,'' Sherlock disse, posando una mano sulla spalla di William e guardando John con un'espressione di scuse. 
John guardò in su verso Sherlock, a sua volta confuso e visibilmente dispiaciuto per aver causato quella reazione al bambino. Si alzò e prese le borse. ''Porto queste nella vostra camera. Se volete andare in cucina la cena è pronta,'' disse, tentando di rivolgere un altro sorriso a William, che però non lo stava degnando di uno sguardo. 
Sherlock decise che avrebbe dovuto parlare con suo figlio, ma per il momento cenare sembrava la cosa più indicata. 


Dopo alcuni momenti di esitazione William iniziò a mangiare. Sembrava apprezzare molto il cibo preparato da John. 
''Ti piace?'' Sherlock gli chiese, ''John l'ha preparato apposta per te. Penso che dovresti ringraziarlo''. 
William smise di mangiare e osservò l'uomo seduto di fronte a lui con occhi sospettosi. 
''Gli ho detto che questo è uno dei tuoi piatti preferiti e lui ha deciso di preparartelo,'' continuò Sherlock, cercando di spingere suo figlio a rivolgere la parola a John. 
Il bambino continuò ad osservare John senza proferire parola e Sherlock sospirò. 
Per il resto della cena si  domandò a cosa fosse dovuta quella reazione da parte di suo figlio. Sherlock era rimasto colpito da John non appena gli fu presentato e, data l'incredibile somiglianza con suo figlio, il detective aveva pensato che anche William ne sarebbe rimasto colpito allo stesso modo. 

''Mi dispiace, John,'' Sherlock gli disse dopo cena, mentre stavano rigovernando e William era impegnato ad esplorare la casa. 
''Non fa niente, Sherlock,'' l'uomo rispose, offrendogli un piccolo sorriso. ''Riproviamo domani. Magari il libro aiuterà. Va' da lui adesso, qui finisco io''. 
Sherlock annuì e decise di preparare un bagno caldo a suo figlio, sperando che l'avrebbe aiutato a rilassarsi. William era seduto sul pavimento della camera da letto, impegnato a leggere un libro e Sherlock sapeva che sarebbe rimasto lì, senza bisogno di nessuno che lo controllasse. Era grato del fatto che William fosse un bambino così tranquillo, il che, però, non significava che non potesse essere una completa peste, quando voleva. 
Sherlock andò in bagno e aprì i rubinetti della vasca, rovesciando un po' di bagnoschiuma sul fondo in modo che si formasse della schiuma. 
Pensò a John mentre aspettava che la vasca si riempisse. La morte di Agatha lo aveva spinto a pensare. C'erano voluti pochi mesi perché la malattia la consumasse e la portasse via. Sherlock, ovviamente, sapeva quanto comune questo genere di cose fosse, ma vederle succedere a persone con cui si ha un legame aveva un effetto diverso, persino su persone fredde e logiche come il detective. Fu allora che realizzò che la possibilità che qualcosa del genere potesse accadere a John era sempre presente, e fu allora che realizzò che l'idea lo terrorizzava oltre ogni limite. Il che, a sua volta, lo spinse a riflettere sul motivo di una tale reazione. Sherlock era uno scienziato, avrebbe dovuto accettare e abbracciare il concetto di morte, che altro non era che la naturale e fisiologica conclusione della vita umana, eppure trovò quel compito terribilmente arduo. 
Sherlock scacciò via i suoi pensieri non appena si rese conto della pericolosa direzione che stavano prendendo e rivolse la sua attenzione all'acqua che stava scorrendo dai rubinetti per un paio di minuti, prima di chiuderli e chiamare suo figlio. 


William entrò in bagno e guardò suo padre. ''Devo fare il bagno?'' 
''Sì,'' Sherlock rispose. ''Posa quel libro''. 
Il bambino sospirò e fece qualche passo avanti, posando il libro sul bordo della vasca. 
''Così cadrà nell'acqua, William,'' il detective gli fece notare, alzando un sopracciglio. 
''Ma io voglio leggere,'' fu la risposta del piccolo. 
Sherlock sorrise per un momento e spostò il libro, posandolo in terra di fianco allo sgabello sul quale era seduto. ''Te ne leggerò qualche pagina mentre fai il bagno. Adesso spogliati. So che sai farlo da solo''. 
William iniziò a togliersi i vestiti ed era sul punto di gettare in terra la sua maglia quando Sherlock intervenne. ''Non così. Appoggia i vestiti su quel cesto,'' disse, indicando l'angolo opposto del bagno. 
Era impressionate il modo in cui William ripeteva alcuni dei gesti di Sherlock, come l'alzata d'occhi al cielo che arrivò come risposta alla richiesta di sistemare i propri vestiti. 
Sherlock decise di ignorare la reazione di suo figlio e aspettò che finisse di togliersi i vestiti, aiutandolo a entrare nella vasca una volta pronto. 
William si lasciò lavare senza lamentarsi, dopo che Sherlock gli ebbe letto due interi capitoli del suo libro. 
Era passato molto tempo dall'ultima volta, Sherlock non aveva mai letto molto a suo figlio e decise che avrebbe dovuto farlo più spesso, data, soprattutto, la reazione entusiasta del bambino alle varie 'voci' che Sherlock 
riusciva a dare ai personaggi. 
''Andiamo a dormire adesso,'' disse, tirando su William e avvolgendolo in un grande asciugamano. 
***

[[Secondo capitolo! Lasciatemi i vostri pareri, mi raccomando, ci tengo! Alla prossima :* ]]

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


***
Sherlock aiutò William a mettersi il pigiama, prima di metterlo a letto e rimboccargli le coperte. ''Aspettami qui, torno tra un momento''. 
Uscì dalla camera e andò a cambiarsi in bagno. Decise di andare a dare la buonanotte a John prima di tornare da suo figlio. 
Lo trovò in cucina a prepararsi una tazza di tè. ''John,'' disse piano, cercando di non spaventarlo, dal momento che sembrava immerso nei suoi pensieri. 
John si voltò e guardò il suo amico. ''Oh, Sherlock. Vuoi del tè?'' 
Sherlock osservò attentamente l'uomo, ''A cosa stai pensando?'' gli chiese, ignorando la domanda. 
John sospirò. ''Niente di importante''. 
Il detective inarcò un sopracciglio, trovando le parole di John poco convincenti. Decise, comunque, di non indagare, data l'espressione sul volto del dottore. Sembrava che qualcosa lo infastidisse, ma Sherlock non fu in grado di dedurre di più in quanto John tornò subito alla preparazione del suo tè, dandogli le spalle. ''William e io stiamo andando a dormire, volevo darti la buonanotte''. 
Il dottore si voltò di nuovo verso Sherlock, stavolta tenendo una tazza in mano. ''Come sta?'' chiese. 
''Non lo so,'' Sherlock rispose onestamente, ''Gli ho fatto un bagno e sembrava stesse bene, ma posso vedere che non è sereno. Credo sia un po' disorientato''. 
''Spero solo che si abitui a me al più presto. Non voglio turbarlo ulteriormente''. 
Sherlock scosse il capo. ''Non lo stai turbando. Ha solo bisogno di tempo. E' meglio che torni da lui, adesso. Buonanotte, John''. 


Quello che Sherlock trovò, quando entrò in camera, fu ben diverso da quello che aveva sperato di trovare. William stava piangendo, rannicchiato sotto le coperte. 
''William,'' mormorò dolcemente. Tirò giù le coperte prima di sedersi sul letto e prendere suo figlio, facendolo sedere sulle sue gambe e stringendolo al petto. ''Perché stai piangendo?''
Il bambino si lasciò spostare ma non disse nulla fino a che Sherlock non gli ripeté la domanda. ''Non mi piace dormire''. 
''Sì che ti piace. Non ti piace addormentarti''. 
William scrollò le spalle. 
''Stai pensando alla tua mamma. E' normale. Ma non devi piangere,'' Sherlock disse, accarezzandogli i capelli. Questo genere di cose non era il suo forte, riuscire a trovare un modo per calmare un bambino di quattro anni era probabilmente una delle cose più difficili che il detective avesse mai fatto. Non gli avrebbe mai raccontato storie su paradiso, angeli e simili idiozie, mentire era inutile e stupido. Sherlock sapeva che presto suo figlio sarebbe stato bene, ma avrebbe dovuto un modo per aiutarlo nel frattempo. ''Ci sono io adesso, non piangere. Va bene?'' Sapeva che quello non era il modo giusto, sapeva che le sue parole non lo stavano aiutando e si sentì un pessimo padre. Avrebbe dovuto sapere come consolare suo figlio, in che modo parlargli e calmarlo. E invece quello che otteneva erano soltanto singhiozzi più forti da parte del bambino. ''Shh, non piangere più,'' bisbigliò, stringendolo forte a sé, ''Perché non mi fai sentire come leggi? Scommetto che sei già migliorato dall'ultima volta''. 
William iniziò a calmarsi e, dopo pochi secondi, guardò in su verso Sherlock. Aveva gli occhi lucidi e arrossati e gli colava il naso ''Cosa vuoi che legga?'' 
''Proprio niente se prima non ti soffi il naso,'' il detective rispose, fingendosi schifato.
William rise e aspettò che suo padre gli desse un fazzoletto. 
Sherlock scoprì che suo figlio aveva ancora qualche problema con l'uso dei fazzoletti, così lo aiutò, cercando di fargli capire che non doveva tirare su col naso prima di soffiare. ''Hai portato quel libro sui pirati?''
''Sì,'' rispose il bambino, sorridendo. 
''Bene,'' Sherlock disse, tirando su dal pavimento lo zaino di William e prendendo il libro. 

William lesse molto a Sherlock. Era decisamente migliorato dall'ultima volta, adesso riusciva a leggere più velocemente e senza troppi intoppi, a parte su alcune parole lunghe e complicate. Un'ora dopo il bambino non sembrava ancora intenzionato a smettere di leggere e provare a dormire. Il suo livello di attenzione era incredibilmente alto per un bambino della sua età, altro tratto preso da suo padre. Sherlock lo lasciò continuare per altri venti minuti, poi lo fermò. Provò a sdraiarsi con lui e tenerlo tra le braccia, sperando che si addormentasse, ma non fu così. William era stanco, quasi sfinito, continuava a sbadigliare e gli si chiudevano gli occhi, ma ogni volta che stava per addormentarsi si risvegliava di colpo. Era agitato, a dir poco, non aveva pace. Sherlock non sapeva più cosa tentare per calmarlo, così decise di andare a prendere il suo violino e suonare per lui. 
Suonò brani di compositori classici, alcune ninne nanne e alcuni brani scritti da lui, tra cui uno che compose per William quando nacque. La musica sembrò aiutarlo a rilassarsi e alla fine, dopo più di un'ora, si addormentò. Sherlock aspettò un po' prima di mettersi a letto. Non voleva rischiare di svegliare suo figlio, dopo la fatica fatta per aiutarlo ad addormentarsi. Decise di andare a posare il suo violino e di farsi una tazza di tè. Si addormentò non appena si mise a letto, stringendo il suo bambino a sé. 


''Papà? Papà!'' La voce squillante di William svegliò Sherlock. ''Voglio alzarmi, lasciami,'' disse il bambino, intrappolato tra le braccia di suo padre. 
''Hmm, non lo so,'' Sherlock rispose assonnato. Non aveva ancora aperto gli occhi ma aveva un sorrisetto sulle labbra. ''Posso avere un bacio, prima?'' 
William sospirò, gli diede un bacio sulla guancia e ricominciò subito a cercare di liberarsi dalla presa. 
Sherlock aprì gli occhi e stampò un bacio sulla fronte di William, prima di lasciarlo andare. Accompagnò suo figlio in bagno e poi andarono in cucina, dove trovarono una sorpresa.

John era andato alla clinica, ma aveva lasciato la tavola imbandita con brioche, muffin, biscotti e latte al cioccolato. Doveva essersi alzato presto per andare a comprare tutto quel cibo, il detective pensò mentre si avvicinava al tavolo, notando un bigliettino.   'Per William (PS: Non farti rubare i dolci da tuo papà!)'.  
Sherlock non poté fare a meno di sorridere e decise di mandare un messaggio a John. 

Grazie per la colazione. SH
William ha visto il biglietto? JW
Lo sta leggendo adesso. SH 
Cosa ha detto? JW 
Ha sorriso. SH 
***


[[Salve a tutti e scusate per il ritardo! Ho avuto qualche problema con il computer ma ora dovrebbe essere tutto a posto. Spero di riuscire ad aggiornare più spesso, d'ora in poi. Grazie a chi ha letto fin qui e se volete recensire mi fate felice :) A presto!]]

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