Il Principe Kopa

di Pervinca468
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nascita di un grande capo ***
Capitolo 2: *** Un nuovo giorno ***
Capitolo 3: *** Chissà cosa c'è là sotto... ***
Capitolo 4: *** La Leoncina dagli occhi color Zaffiro ***
Capitolo 5: *** Crudeltà ***



Capitolo 1
*** La nascita di un grande capo ***


Era una bellissima mattina alla Rupe dei Re. IL sole splendeva alto nel cielo limpido e tutto il regno delle Terre del Branco era illuminata da un intenso bagliore dorato. Era quello il giorno meraviglioso in cui sarebbe nato Kopa, il fratello gemello di Kiara, figli di Simba e Nala, i due reali. Nala era all'interno della Rupe fin dalla sera precedente e ormai tutte le Terre del Branco si erano radurate al di sotto della grande roccia, attendendo impazienti l'arrivo del nuovo principe. Era quello, l'evento che aspettavano tutti da tempo. Finalmente un motivo per essere gioiosi, dopo tutte le peripezie del passato. Al di sotto della rupe si trovavano animali di ogni tipo: dalle gazzelle ai coccodrilli, dalle scimmie agli uccelli, dagli elefanti alle zebre, tutti aspettavano impazienti. A mezzogiorno preciso, Simba venne fatto entrare dalle leonesse all'interno della Rupe, mentre Rafiki si preparava a salire sulla rupe per prendere il cucciolo e mostrarlo al tutto il Regno. Simba si avvicinò a Nala, che appena lo vide sfoggio' un radioso sorriso. "Vieni caro, dai! Non mordono mica!" gli disse con voce mielosa. Simba si avvicinò all'inizio timidamente, poi sorrise e coccolo' Nala. Il suo sguardo si posó infine sul cucciolo. Simba restó veramente sbalordito vedendo che, tra le zampe della dua amata, si trovavno non uno, ma ben due cuccioli. Due principini. Le Terre del Branco non avrebbero potuto desiderare di meglio! La felicità fu tale che per poco Simba non pianse...Erano entrambe bellissimi. Avevano i colori del re e il maschio in particolare attiró la sua attenzione: aveva un bel ciuffetto rosso sulla testolina, dello stesso colore della sua attuale criniera. Simba e Nala sorrisero guardandosi, felici. Poi Nala si alzò , prese i due cuccioli e con Simba si avviò verso l'esterno della Rupe, dove li aspettava Rafiki. Con gli occhi ridenti, quest'ultimo li abbracciò e prese i due cuccioli, per poi mostrarli contemporaneamente al popolo, come da tradizione, sollevandoli in aria. Tutti si inchinarono ai due futuri re e in cielo sembrò comparire il volto ridente di Mufasa, mentre un fascio di luce molto intenso proveniente dal cielo avvolgeva i due nuovi reali.

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Capitolo 2
*** Un nuovo giorno ***


Quella mattina Kopa si alzò pieno di energia. Era passato solo qualche mesetto si e no da quando era nato, ma egli si dimostrava già un cucciolo molto intelligente e attivo,curioso e molto forte.
"Perfetto! Kiara si è svegliata prima di me! Che figuraccia!" Pensò mentre si stiracchiava ancora assonnato. Neppure lui sapeva il motivo del suo pensiero, solo che aveva preso il tutto come una sorta di sfida, o gioco serio. Fatto sta che voleva a tutti i costi svegliarsi almeno prima di tutte le leoncine della sua età, e in particolare di sua sorella. Kiara si era svegliata giustappunto qualche minuto prima, ma Kopa era molto orgoglioso e poi sua sorella aveva la particolarità, per non dire il vizio, (come le altre leoncine della loro età) di andare a spassarsela subito; e cosí Kopa era praticamente solo all'interno della rupe.
"Chissà dove sono Mamma e Papà! E chissà dov'é andata a cacciarsi Kiara!" Pensò infatti tra sé e sé, mentre usciva dalla caverna. I suoi genitori erano intenti ad osservarlo dalla parte sporgente della Rupe. Probabilmente si aspettavano già l'arrivo del figlioletto.
-Bensvegliato Kopa!-. Disse Simba con un sorriso allegro, ed allo stesso tempo divertito
-Come stai tesoro?- . Chiese dolcemente Nala guardandolo con gli occhioni blu carichi di affetto. Già, Kopa era veramente molto amato dalla sua famiglia...e, diciamocelo, anche da tutti gli altri membri del Branco.
-Ciao Papà! Bene Mamma!- Rispose lui sorridendo ad entrambe
-Dov'é Kiara?- si affrettó ad aggiungere, impaziente.
-É andata un po' a giocare.
-Bene allora.....vado anch'io!- Rispose lui scattando in avanti per iniziare a correre. Simba lo afferrò prontamente con la zampa e lo bloccò a terra, con lo sguardo severo
-Sì papà, lo so: entro i confini del branco!- Ripeté Kopa a memoria, cercando il più possibile di sembrare credibile. Lo sguardo di Simba si addolcì e la sua bocca si aprì in uno smagliante sorriso.
-Molto bene,va'-. Disse infatti e togliendo la zampa da Kopa lasció che questi sgusciasse via per poi iniziare a correre verso l'erba verde della Savana. Quando Kopa scese dalla rupe, Simba e Nala restarono a lungo vicini, accocoolati l'uno vicino all'altro, guardando le terre del branco e i loro figli che si allontanavano.
-Simba...ti ricordi? Quanti bei momenti abbiamo passato a quell'età!- disse a un certo punto Nala spostando di poco la testa dalla spalla di Simba e guardandolo. Simba a sua volta la guardó e rise:
-E in quanti pericoli ci siamo cacciati!- rispose sospirando. Nala allora lo guardó con aria beffarda e lo spinse con le zampe indietro, fino a farlo sdraiare con la schiena a terra, in un movimento molto veloce. Poi, soddisfatta dall'effetto di stupore che Simba provó dall'essere atterranto, lo guardó a sua volta e rise di gusto, peró in tono più dolce, amorevole.
-Hahahah ! Vuoi dire nei pericoli in cui tu ti sei cacciato, signor "io rido in faccia al pericolo! Hahaha ! Vedrai, se la caveranno...- disse sorridendogli con dolcezza e con amore.
-Ti amo Nala- le rispose Simba. Ora anche lui la guardava con amore.
-Anche io, Simba- fu l'ultima cosa che disse Nala. Poi, il silensio, non parlarono più. Si limitarono a leccarsi e coccolarsi per molto e molto tempo per poi tornare all'interno della rupe, a riposarsi dopo un "duro" risveglio per star dietro ai cuccioli.

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Capitolo 3
*** Chissà cosa c'è là sotto... ***


Kopa correva allegro fra l'altra erba verde, curioso di tutto ciò che incontrava. Trotterellava spensierato, senza preoccuparsi troppo della meta o di ció che gli stava attorno. A dire la verità , le prediche di Simba iniziavano a diventare un po' noiose per Kopa. Alla fine, doveva solo restare entro i limiti delle Terre del Braco. E , anche quando fosse uscito, che cosa sarebbe potuto accadergli, dopotutto? Nulla di male, sicuramente. A poco a poco, mentre giocherellava e correva, l'erba inizió ad assumere un colore giallastro, quasi come paglia. Ma il nostro principino, piccolo e innoccente, non si accorse di nulla. Anzi, per giocare, inizió a chinarsi nella posizione d'agguato, mimetizzandosi. Il colore dell'erba era tale e quale a quella del suo pelo, e nessuno sarebbe stato in grado di scorgerlo tra quel mare giallastro, per cui Kopa inizió ungiochino divertente: si mimetizzava tra l'erba e adocchiava qualche insetto, che seguiva per poi farlo scappare spaventato quando saltava fuori ruggendo o saltando. Fu allora che il futuro re sentí dei rumori e voltandosi assistette a tutta la scena: poco distante da lui, Kiara era seduta su una roccia e osservava un punto lontano con sguardo assente. Kopa la sentì dire: "Wow! Quelle devono essere le terre di Nessuno! Che forza!" con un tono di voce a dir poco estasiato. Cosí il cucciolo, incuriosito, stava per uscire allo scoperto; quando fu sorpreso e anticipato da Timon e Pumba che sbucarono improvvisamente fuori dall'erba urlando come due matti. La paura di Kiara fu tanta che quest'ultima indietreggió spaventata e , scivolando sulla roccia umida, cadde nel laghetto sottostante. Pumba e Timon si gettarono allora anche loro in acqua per tentare di "salvare" la principessa e Kopa ne approfittò per salire anche lui sulla roccia e guardare. All'orizzonte si estendeva un'enorme zona arida. L'intero paesaggio era ricoperto da un'immensa area di colore rosso, come se fosse un deserto, e alberi privi di foglie si attorcigliavano sperrosamente su loro stessi, probabilmente unica fonte di riparo per gli animali di passaggio e non senpre ottima. "Chissà cosa c'è là sotto!" si chiese Kopa senza accorgersi che stesse parlando, ma con un tono di voce comunque abbastanza basso da non farsi sentire dagli altri tre, impegnati in qualcuna delle loro stramberie. "Voglio andare a scoprirlo" disse con tono di voce più convinto che mai. Iniziò allora a correre verso quella distesa rossa,chiedendosi se quelle zone fossero abitate e se, magari,avrebbe incontrato qualcuno, in quelle terre così aride e inospitali.

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Capitolo 4
*** La Leoncina dagli occhi color Zaffiro ***


Kopa corse a lungo,verso quella terra che sembrava così curiosa....così.... emozionante! Il cucciolo sapeva bene che così avrebbe disobbedito a Simba, ma la curiosità di Kopa era troppo forte. Arrivò al confine delle due terre,segnato da un profondo fossato. Kopa si guardò intorno,alla ricerca di qualcosa che sarebbe riuscito a fargli attraversare il fosso. Vide lì vicino un tronco e decise di attraversarlo. Non fece però molta attenzione a una radice e finì per terra. Sentì una risata e alzando la testa vide una leoncina sdraiata su una roccia lì vicino.
-Cosa c'è da ridere? -Chiese Kopa arrabbiato,mentre si rialzava
-Hahahah! E me lo chiedi? È da quando sei arrivato al confine che ti osservo e mi sbellico dalle risate! -Rispose la leoncina ridendo.
-Come ti chiami?- Chiese Kopa
-Il tuo paparino non ti ha insegnato che non si chiedono le cose agli sconosciuti?- Disse la leoncina con aria di sfida.
-E la tua mammina non ti ha insegnato ad usare la lingua a modo con chi non conosci?
-Tho! Scommetto che Simba non ti ha mai raccontato niente su di noi,vero?
-Come fai a sapere che sono figlio di simba?- Chiese. Kopa
-Perché...- Disse la leoncina dagli occhi color zaffiro,scendendo dalla roccia
-L'unico così ingenuo da disobbedire agli ordini sei tu. Per cui o sei un pazzo. Hahah o sei un re! -Disse sorridendo.
-Avanti,seguimi!

Kopa seguì la cucciola all'interno delle sue terre.C'era più che altro sabbia,un sole cocente e la terra arida. Ma come faceva quella leoncina a vivere in un postaccio del genere? Perché non venivano nelle Terre del Branco? E soprattutto chi erano quella leoncina e la sua famiglia???? Tutte queste domande rimbombavano nella testa di Kopa, tanto che la leonessa lo guardò negli occhi con dolcezza,dicendo
-Em... va tutto bene?
-Io? Em... sì, sì.- Rispose kopa.-Dove stiamo andando? -Chiese poi
-Aspetta e vedrai!-Rispose lei con un sorriso giocoso.

Lo condusse in una piccola oasi che,a quanto pare,doveva conoscere solo lei.
-Come ti chiami? Non voglio certo continuare a chiamarti cucciolo tutta la vita!- disse una volta arrivati.
Kopa le saltò a dosso gridando
-IO SONO KOPA! i due rotolarono insieme per un po',giocando insieme,ma ,poco dopo,la cucciola atterrò Kopa
-Io invece mi chiamo Vitani- disse ridendo.
Quindi si chiamava Vitani. Wow!
-Giochiamo ancora,dai!- Iniziò Kopa
Poi e toccò la spalla con la sua zampa.
-Toccata!Prendimi!- Disse kopa ridendo.
Vitani restò ferma immobile,guardando Kopa con occhi interrogativi.
-Toccata! Dai,prendimi!- Ripeté kopa rifacendo la stessa azione di prima.
E nuovamente Vitani restò immobile a guardarlo.
-Ma che stai facendo?- Gli chiese alzando un sopracciglio in cerca di una situazione.
Kopa allora si fermò e guardò Vitani
-Come?Non conosci questo gioco?- Chiese.
-Ascolta Kopa, io non conosco i vostri giochi, okay? Io sono nata qui; e qui il tempo per giocare non è utile - Rispose lei in modo un po' brusco, ma con un filo di dispiacere.
-Hei - disse Kopa con voce dolce. -Ma... da dove vieni? Qual'é la tua famiglia?- le chiese ancora più dolcemente.
-Se vuoi ascoltare la mia storia,devi promettere che la ascolterai tutta senza commenti e che non prenderai decisioni affrettate -
-Lo prometto!- disse Kopa
Nel frattempo Zira vide i due cuccioli e si nascose dietro un cespuglio,ascoltando quello che dicevano.

-Ascolta Kopa... hai mai sentito parlare di Scar?
-Bhe, sì, mio padre mi raccontava che..
-Scar era un grande re. Ci aveva protetto e amato per molto tempo...in cambio ci aveva solo chiesto di essere re e di governare il nostro branco ora che Mufasa e Simba erano morti. In fondo Scar era sempre stato secondo in tutto: era il secondogenito di Uru, il secondo nella lista per diventare re,il secondo...sempre. Per una volta voleva il suo momento: essere il primo. Te l'ho detto,cosa amava e ci avrebbe amato per sempre. Anche se non tutti lo amavano...
Scar aveva unito al branco le iene e per questo molte leonesse iniziarono ad odiarlo, senza motivo. In realtà le iene erano state le uniche ad essere sue amiche quando nessuno lo voleva. È normale che Scar volesse ricompensarle.
Poi,un giorno, Simba tornò. Era vivo e, non si sa come , era tornato.
Veniva per prendersi il trono e lo fece senza alcuna pietà.
Uccise Scar e cacciò le iene dal branco.
-Sì,ma...
-E tutti i leoni che un tempo avevano accettato e amato Scar come loro re vennero cacciati via, senza pietà.-
Una lacrima cadde dall'occhio zaffiro intenso, solcandole tutto il volto.
-Ho capito, ma tu cosa c'entri in questa storia???-
-Non l'hai ancora capito? Io sono sua figlia! Sono stata esiliata con i rinnegati che avevo a malapena un giorno. Ti immagini cosa sia per una cucciola vivere qui? Vedere il suo branco morto di fame? No, certo, tu sei il figlio della persona che odio di più al mondo,LUI mi ha tolto tutto!- disse Vitani piangendo.
-Io...io...io non conosevo questa storia- disse Kopa con un'espressione dispiaciuta
-Mi dispiace tanto Vitani! -Continuò poi,coccolandola.
-Tranquillo cucciolo,non é colpa tua- disse Zira uscendo dal suo nascondiglio,con voce dolce. -ma di tuo padre.
Kopa si meravigliò vedendo che era uscita da un cespugio.
-Kopa, questa è mia madre Zira -
-P...piacere! - disse Kopa spaventato.
-Stai tranquillo cucciolo: non devi avere paura di me. Vedo che Vitani ti ha già raccontato la nostra triste storia. Seguitemi; andiamo a casa - disse dolcemente facendo segno con il capo di andare.

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Capitolo 5
*** Crudeltà ***


Il viaggio verso quella che la grande e paurosa leonessa aveva chiamato "casa" fu molto silenzioso.
Kopa la seguiva guardando in basso, assorto nei suoi pensieri.
"Come puó papá fare una cosa del genere? Come puó uccidere suo zio? E, anche se questo fosse stato cattivo, perché gli altri leoni , seppur gentili e aimpatici come..."
Kopa alzó un attimo lo sguardo dal suolo arido e guardó la leoncina che camminava a qualche zampa di distanza da lui. Gli occhi color Zaffiro erano ancora più intensi dopo il pianto, e cercava di combattere il dispiacere tentando di restare impassibile, anche se doveva ancora lavorarci
"Come lei debbono pagare per colpa sua? Che colpa ne hanno? Papà é stato molto cattivo....."
Kopa allora inizió a guardarsi intorno. Avevano camminato per alcuni minuti, anche se il leoncino non avrebbe saputo definire esattamente quanti. Ora si trovavano in una terra molto più interna e molto più arida del confine. La terra era di color rossofuoco, tanto che sembrava tutt'uno con il cielo coronato di rosso come il sole. Alcune leonesse di colori più scuri di quelle del suo branco, erano intente a strappare le dure radici con le zanne e con gli artigli, altre tentavano di catturare dei topolini, probabilmente la loro cena. Il piccolo principe notó che erano tutte molto magre e denutrite, e per un atrimo guardó nuovamente Vitani, che era cosí simile a lui in corporatura. Forse a quell'età un topino e qualche radice bastavano per garantirle almeno la sopravvivenza, ma come sarebbe stata da grande? Il leoncino si disse che forse era meglio non pensarci e continuó la sua "esplorazione con lo sguardo" .
Nel mezzo di quella distesa arida si ergeva una rupe. Kopa la fissó per alcuni istanti: era ben diversa dalla Rupe dei Re. Seppur molto simile, aveva una forma leggermente diversa, e le pietre sembravano molto più aguzze e pericolose, e il tutto aveva un aspetto molto pauroso.
Quando si avvicinarono di più, a circa 30 zampe dalla rupe, Vitani si voltó verso Kopa bisbigliando un :
-Eccoci, siamo arrivati. Il suo tono era indecifrabile: a metà tra l'orgoglioso, il triste e l'indifferente.
D'un tratto, madre e figlia si fermarono, sbarrando gli occhi, e si scambiarono uno sguardo dapprima, preoccupato, poi dispiaciuto.
Kopa non capí subito il perché, ma glí bastó guardare davanti a sé per capirlo: una leonessa dalla carnagione scura era stesa al suolo, con la testa appogiata a terra , completamente inerme. Non si muoveva, anzi, respirava appena e debolmente. Tra le zampe, stringeva un cucciolo piccolissimo, appena nato, che probabilmente non sarebbe sopravvissuto, anch'egli scuro di pelle , con un ciuffetto biondo sulla fronte.
Tante leonesse erano attorno a questi due, e guardavano la scena, chi cercando di aiutare come poteva , chi (ed era la maggior parte) semplicemente guardando la scena con tristezza, già rassegnate. In particolare, Kopa notó una leonessa che sarebbe stata di una bellezza pari a una delle più ammirate del suo branco, se non fosse stata molto magra come le altre. Aveva gli occhi grandi , verdi e iridescenti , davvero bellissimi; ma erano rigati di lacrime. Ora era seduta si stava chinando leggermente verso la leonessa a terra, coccolandola con il muso, mentre era scossa dagli spasmi del pianto.
Zira fece segno ai cuccioli di andare alla rupe, e questi le obbedirono e la seguirono , leggermente sollevati di poter "fuggire" da quello spettacolo orrendo.
All'interno della caverne non vi era molta luce, anche se dei raggi dorati filtravano da dei buchi sul soffitto. Era quasi piacevole
-Siamo arrivati a casa!- disse Zira . La sua voce rimbombó all'interno della caverna.
-Seguitemi, cuccioli. Posso offrirvi qualcosa? Un paio di radici? - chiese poi
-Ermmm...no, grazie, ma non ho fame...- rispose Kopa chiaramente imbarazzato e anche un po' spaventato da quello cui aveva assistito.
Per sdrammatizzare, Vitani (dopo aver guardato sua madre e aver ricevuto un accenno di consenso) si volt verso il futuro re e chiese:
-Hei, ti va se torniamo a giocare? Ho dei posti bellissimi da farti vedere!- esclamó tutta contenta
-Oh, beh, io......okay, d'accordo.- disse Kopa inizialmente imbarazzato, poi sorridendo.
I due uscirono alla velocità della luce, rincorrendosi, dalla Rupe e iniziarono a giocare lí vicino.
Nel frattempo, Zira sogghignó nell'oscurita; ma non si capiva mai se stesse sorridendo o se stesse sghignazzando di cattiveria, perché le due cose erano identiche nella sua espressione facciale.

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