GUARDIAN ANGEL di Gennai86 (/viewuser.php?uid=815064)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Stelle cadenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Angelo Custode ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Rocky ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Cheruby Tune ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Musica pericolosa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Un Angelo per amico ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Un dolore che consuma ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Quando un ragazzo comune di nome Joe esprime un desiderio la notte di San Lorenzo di certo non avrebbe mai immaginato che la ruota del destino si sarebbe messa in moto in maniera così veloce. La vicenda si districa sullo sfondo dell'eterna lotta tra bene e male, un delicato gioco equilibri che vede contrapposti due gruppi: da una parte i Guardian Angel, baluardo di un'umanità apparentemente senza speranza, dall'altra una figura misteriosa pronta a sfruttare qualsiasi cosa e persona, sottoposti compresi, per raggiungere il suo scopo. E così, tra nuovi incontri, scontri e colpi di scena i vari personaggi dovranno mettere in gioco sè stessi e i loro sentimenti, più volte messi alla prova, fino a capire che a volte il nemico più ostico siamo proprio noi stessi. Mistero, incantesimi e sentimenti si mescolano dando vita a una leggenda che ha inizio quasi per caso in una tranquilla notte stellata. |
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Stelle cadenti ***
Capitolo 1: Stelle cadenti
Il sole faceva capolino dagli
spiragli dei ricami dell’ampia tenda di stoffa color rosa
antico che velava l’ampia porta finestra del salotto di casa. Fuori in cortile tre allegri bambini stavano giocando
spensierati mentre seduta su uno sgabello della stanza che utilizzava
come luogo per dipingere i suoi quadri, locale attiguo al salotto,
Julia passava con estrema leggerezza il pennello sulla tela per
ultimare la sua più recente creazione. L’orologio a cucù appeso
alla parente di fronte a lei stava battendo le quattro e mezza.
« Guarda, guarda, devo sbrigarmi altrimenti i bimbi inizieranno a strepitare se non trovano la merenda. »
Nemmeno un attimo dopo che Julia finì la frase la porta della
stanza si spalancò preceduta da uno scalpiccio frettoloso: erano
suo figlio Gabriel con i cuginetti Nicholas e Marie che come previsto
venivano a reclamare per l’aspettato spuntino pomeridiano non
ancora pronto.
« Mammina fra quanto è pronta la merenda? Io ho tanta
fameee! » esordì per primo Gabriel che aveva preso
praticamente tutti i tratti somatici del ramo familiare da parte di
madre: capelli ricci e boccolosi, lineamenti gentili e corporatura
snella nonostante un appetito da fare invidia anche al nonno Marco che
non si tirava di certo indietro di fronte a un buon piatto.
« Sì, sì, pure io zietta » dissero poi i nipotini all’unisono.
« Ma sì tranquilli, andiamo di là in cucina che
c’è una bella fetta di cheese cake ai frutti di bosco che
vi aspetta » e così dicendo Julia fece per uscire dalla
stanza quando la sua curiosa nipotina Marie chiese:
« Che bel quadro zia, ma chi sono quelle belle persone che hai
dipinto? ». Marie era sempre stata la più curiosa della
famiglia: i suoi occhioni vispi erano di un azzurro bellissimo e
spiccavano rispetto ai capelli corvini tagliati a caschetto e la
frangia tirata in su e raccolta a ciuffetto tenuto fermo da un elastico
per capelli; suo fratello gemello Nicholas invece aveva un taglio a
scalare con un codino e occhi scuri di carattere decisamente più
pacato rispetto alla sorellina.
« Quelli Marie sono angeli, più precisamente sono gli angeli di Serenity Cove, la nostra piccola cittadina. »
« Davvero? » la piccola era sempre più curiosa, ormai voleva sapere tutti i dettagli.
Nel frattempo il gruppetto raggiunse la cucina dove Henry, marito di
Julia, li aspettava: aveva già preparato le tovagliette, una
gialla, una rossa e una verde, con tre piattini, le relative
forchettine e i bicchieri belli pieni di succo di frutta; c’era
poi una caffettiera da due che gorgogliava sul fornello e due tazzine
pronte ad accogliere il caffè per moglie e marito.
« Grazie caro » disse Julia dando un bacio sulla guancia al
suo premuroso uomo. poi andò verso il frigorifero, lo
aprì e tirò fuori la torta preparata la mattina stessa;
la porzionò e la distribuì ai bambini.
« Dai zia, raccontami bene di questi angeli » la forchetta
affondò nella fetta di torta della zia che, rispetto alla mamma
Violet, era una bravissima cuoca, specie se si trattava di dolci.
Infatti non appena messo in bocca il primo pezzettino di torta «
zia è fantastica come sempre »
« Sono contenta che ti piaccia Marie »
« Ne voglio un’altra mamma! »
« No Gabriel, lo sai che non va bene mangiare troppo al
pomeriggio. E poi quante volte ti avrò detto di non ingozzarti
mentre mangi!? » ricevendo una sonora sbuffata dal figlio; poi
guardò in direzione del nipotino « Allora Nicholas ti
piace? »
« Sì zia, proprio buona la tua torta »
« Sì, ma adesso basta chiacchere. Racconta, racconta,
voglio sapere tutto di questi angeli » la piccola puntava sul
fatto che la zia Julia era sempre stata gentile e disponibile coi suoi
nipotini e di certo non avrebbe resistito a quegli occhioni
supplichevoli che aveva esibito per assicurarsi che la sua richiesta
andasse a buon fine.
E alla fine la ebbe vinta. Si spostarono tutti quanti, compreso Henry,
nello studio dove erano andati a recuperare Julia: i bambini seduti
comodi sul divanetto pensatoio posto davanti alla finestra, la zia sul
trespolo davanti alla tela che stava dipingendo e il marito seduto
accanto a lei su una sedia che si era portato appresso dalla cucina.
Una volta sistemati tutti incominciò il racconto tanto atteso
anche da Nicholas e Gabriel.
***
La natura umana mira alla felicità e cosa c’è di
meglio se non un desiderio realizzato per sentirsi appagati?! A tal
proposito è sempre esistita una credenza in quel di Serenity
Cove e dintorni per cui la notte del 10 Agosto se si riesce a esprimere
un desiderio a una stella cadente questo si avvererà per certo.
Forti di questa convinzione come la maggior parte delle persone di loro
conoscenza anche Caco e Joe stavano col naso all’insù in
una splendida notte d’estate nella speranza di potersi
accaparrare uno o più astri ai quali rivolgere le loro svariate
richieste come solo due ragazzi di diciannove anni con molti progetti e un
futuro aperto davanti a loro possono avere.
Fra i due sicuramente Caco era quello con le idee più
chiare su quello che più desiderava: egli aveva una passione
sfrenata per il canto che voleva far diventare la ragione della sua
vita; in effetti la sua voce era molto bella, certo serviva ancora
dello studio e Caco era ben conscio dei sacrifici che avrebbe dovuto
affrontare, ma il suo modo di essere gli avrebbe permesso di affrontare
qualunque sfida. Gli serviva solo un’occasione per mettere in
mostra il proprio talento, tuttavia la sua corporatura un po’
robusta di certo non aiutava in quella direzione poiché si sa
come al giorno d’oggi anche l’aspetto fisico è un
valore aggiunto, se non addirittura una discriminante importante specie
per chi vuole fare un mestiere in cui l’esposizione mediatica
è un aspetto tutt’altro che trascurabile.
Da parte sua Joe invece era una persona più riservata e
pacata, di quelle che non ha molta fiducia in sé stesso, ma
per un amico é sempre disponibile e fa di tutto per aiutarlo. A
differenza del suo migliore amico non aveva ancora un’idea precisa di quello che vuole fare da grande; infatti stava aspettando il termine ultimo per decidere a quale facoltà universitaria fosse meglio iscriversi. Non che non volesse iniziare a lavorare seriamente, ma sapendo di non avere una grande manualità si sentiva inadeguato e dunque riteneva necessario specializzarsi in qualcosa, il problema era capire in cosa? Ormai da dopo il diploma aveva vagliato tutte le varie opzioni senza cavarne un ragno dal buco e si sentiva alle strette. Per questo motivo
l’escursione notturna al parco vicino casa aveva un unico scopo:
affidarsi a qualcosa di intangibile come il potere occulto di un
pezzettino di roccia cosmica che si incendia a contatto con
l’atmosfera terrestre nella speranza che il suo futuro venga
deciso da qualcun’altro o, come in questo caso,
qualcos’altro; non era mai stato bravo a prendere decisioni
perché pensava che se la cosa dipendesse da altri allora
eventuali conseguenze negative non sarebbero state frutto di una sua
decisione sbagliata. Sì, Joe aveva il terrore di commettere
errori.
« Uffa, sembra proprio che quest’anno non ci siano stelle
cadenti » la voce di Caco interruppe i pensieri di Joe il quale
venne riportato alla realtà « Come? … Eh
già! »
Un’altra cosa nota a chiunque conoscesse Joe era che non gli
piaceva molto parlare dei propri problemi, non voleva sentirsi un peso
per chi gli stava vicino e ancor meno vedere gli altri preoccuparsi per
lui, men che meno Caco al quale era davvero molto affezionato.
« Terra chiama Joe, Terra chiama Joe? Perché non smetti di
rimuginare e non cerchi di goderti la serata. Fra qualche mese saremo
così impegnati che anche volendo non ne avremo più il
tempo. »
« Hai ragione Caco, come sempre. Ma sai come sono fatto: non riesco a farne a meno »
« Ma è proprio questo il problema: più ci pensi e
meno ne vieni a capo. Non puoi prevedere tutto! Scegli qualcosa che ti
piace e cerca di finire il tuo percorso di studi. Sei sempre stato
bravo nello studio e sono certo riuscirai a spuntarla anche stavolta.
»
« Vorrei essere fiducioso come te! »
« Lo sai vero che per qualsiasi cosa Caco sarà qui per te.
Conterò i giorni che mancano alla tua laurea e faremo una festa
grandissima. »
« Questo è sicuro e ci sarà vino a volontà per festeggiare. »
« Sì, ma poi dormo da te eh! »
« Ahahahah, ma certo altrimenti chi la sente tua mamma. Ehi ma
guarda che ora si è fatta. sono già le undici e mezza.
»
« MUOVITI JOE, RIENTRA! DOMANI DEVI ALZARTI PRESTO! » la
voce della madre richiamò il figlio all’ordine. i due
ragazzi, fra pensieri e chiacchiere varie, avevano trascorso una serata
in compagnia e il tempo era volato, come del resto accadeva sempre
quando erano assieme.
« ARRIVO, ARRIVO! Uffa anche le stelle sono contro di me. Ci sentiamo domani Caco. »
« Ti aspetto al Café Soleil verso le cinque quando stacco.
» Caco, in attesa della grande occasione, aveva deciso di
lavorare per racimolare un gruzzolo e riuscire ad andare in una grande
città, qualunque andava bene, purché riuscisse ad
andarsene da Serenity Cove dove nessuno si sarebbe mai sognato di
cercarlo per proporgli un contratto discografico o almeno la
possibilità di fare un’audizione.
« Presa! Ci vediamo domani. »
« Troverai una coppa di gelato ad aspettarti, va bene. »
« Speriamo arrivi presto domani pomeriggio! » Uno delle
poche cose a cui Joe non sapeva dire di no erano i dolci. Ne andava
pazzo, sembrava quasi fosse dotato di uno stomaco dedicato
appositamente ad accogliere tutto ciò che si poteva definire
dolce. E il tutto senza nessuna ripercussione sulla sua forma fisica,
diversamente da Caco il quale invece stava bene attento a non esagerare così da non appesantire la sua figura già un po’
corpulenta.
Tornato a casa però il povero Joe continuava a rigirarsi nel letto: non
riusciva proprio a dormire, i suoi pensieri si accavallavano l’uno
sull’altro finché a un certo punto si decise ad alzarsi e
si affacciò alla finestra di camera sua: tirate le tende bianche
aprì molto piano gli scudi del balcone facendo meno rumore possibile
onde evitare di svegliare i suoi. Teso l’orecchio e sentito il
consueto russare di suo padre uscì in maglietta e pantaloncini
corti appoggiandosi al parapetto per ammirare il cielo notturno. Lo
faceva spesso, gli dava tranquillità; sopra ogni cosa gli
piaceva osservare la luna, con la sua bianca luce che riusciva sempre a
calmarlo. In quella notte uno spicchio di luna emanava una tiepida
luce, quasi a volersi fare da parte per lasciare spazio
all’immenso cielo stellato. A poco a poco la nostalgia si
insinuò nel suo cuore.
« Sorellina chissà se ci sei anche tu fra tutte queste
stelle. Ti prego, se puoi aiutami a fare la scelta giusta. Vorrei
capire qual é la mia strada e riuscire a non dover più
dipendere così tanto dagli altri, vorrei avere il coraggio di
fare le mie scelte »
La sorella di Joe a onor del vero lui non l’aveva mai conosciuta.
La madre ebbe dei problemi in gravidanza e purtroppo non fu possibile
salvarla. Successe una decina di anni fa in una notte simile a quella
quando squillò il telefono e rispose la nonna che doveva badare
al piccolo Joe mentre i genitori erano in ospedale. Anche quella sera
il ragazzo non riusciva a dormire e anche se la notizia ufficialmente
gli fu data la mattina seguente lui vide la reazione della nonna,
nascosto dietro il muro del corridoio, e capì che non avrebbe
mai potuto conoscere sua sorella. Sua madre qualche giorno dopo
tentò di spiegargli la cosa dicendogli che la piccola era volata
in cielo, si era scelta una delle tante stelle e da lì avrebbe
vegliato sulla famiglia. Così da quel giorno Joe, inizialmente
con convinzione e a lungo andare quasi per abitudine,
un’irrinunciabile abitudine, sente il bisogno di rivolgersi a
quella fantomatica sorella quasi per cercare quella forza interiore che
da solo non riusciva a trovare.
Joe stava ancora rivolgendo la sua richiesta quando
all’improvviso una stella cadente attraversò lo spicchio
di cielo visibile dalla sua posizione.
« Finalmente! Forse allora qualcosa si può fare: ti prego
stella aiuta me e Caco a realizzare i nostri sogni, dacci le ali per
spiccare il volo verso il nostro futuro! » e nell’esprimere
il desiderio, come tradizione vuole, Joe chiude gli occhi. Subito dopo,
visto che ormai era già passata la mezzanotte, si decise a
richiudere la finestra e rincuorato dall’essere riuscito
nell’intento della serata sentì che finalmente sarebbe
riuscito a dormire. Chiuse per bene le imposte e tirò le tende,
poi si girò su sé stesso per tornare a letto il quale si
trovava esattamente di fronte a lui quando davanti ai suoi occhi vide
qualcosa che prima non c’era.
Sembrava un coniglio dal pelo soffice e folto nella zona del collo, un
batuffolo di pelo non troppo diverso da quelli che si vedono
comunemente se non fosse per le orecchie un po’ più lunghe
del solito e dalla forma un po’ strana: somigliavano quasi a un
paio di ali in miniatura.
I pensieri di Joe furono un susseguirsi di ipotesi in sequenza: «
Come diamine ci è finito un coniglio sul mio letto?! Ma che
carino! Ehi aspetta, non è il momento di queste cose. Non
è possibile! »
« E invece è possibile, e proprio grazie a te »
disse subito una voce che fece sobbalzare il ragazzo sempre più
disorientato; egli comincia a guardarsi attorno, girandosi di scatto
prima a destra e poi nella direzione opposta nel tentativo di
rintracciare con lo sguardo l’intruso che doveva per forza
essersi introdotto in camera sua, ma da dove e quando? Possibile che
fosse un ladro entrato di soppiatto mentre lui era perso nei suoi
pensieri stregato da quel cielo stellato?
« Dove stai guardando? Sono qui sul letto. Non puoi non vedermi
» e finita la frase lo strano coniglio cominciò a
balzellare sopra il lenzuolo per attirare l’attenzione del
ragazzo, poi si fermò si alzò sulle zampe posteriori e
alzando la zampa anteriore destra in segno di saluto « Piacere,
sono Shiny » mentre Joe era sempre più incredulo alla
vista. D’istinto chiuse in fretta la porta della stanza onde
evitare che la creatura potesse uscire per accertarsi che fosse proprio
quella la fonte della voce che aveva sentito.
« Capisco la tua sorpresa, ma io sono qui in carne ed ossa.
Questo non è un sogno e io sono venuto qui perché sono la
tua guida, il tuo Famiglio. Dimmi qualcosa per favore ».
Joe sempre più incredulo, in uno stato tra lo stupore e lo
spavento, stava incollato alla porta della camera incerto sul da farsi
fino a quando questo fantomatico Shiny balza giù dal letto nella
sua direzione. Joe a questo punto in preda alle emozioni vede diventare
tutto nero intorno a sè, la sua testa si fa pesante e si
accascia al suolo svenuto.
***
« MA NOOOOOOOO! » Marie sbottò incredula per la
reazione del ragazzo « Ma come? Un coniglietto magico, o almeno
parlante, ma se è parlante deve essere magico giusto? Insomma io
lo avrei tempestato di domande, avrei fatto i salti di gioia. Che
stupido questo Joe! »
Julia e Henry non riuscirono a trattenere una risata dovuta alla
reazione spontanea della nipotina. Nicholas e Gabriel invece erano
concordi sul da farsi: la storia sembrava davvero interessante e non
avrebbero tollerato interruzioni di nessun tipo, meno che mai da Marie
che aveva insistito tanto per farsela raccontare decretando così
la fine dei loro giochi in giardino.
« Marie voglio sentire come va avanti. » « Basta domande, ascolta in silenzio! »
« Calma ragazzi, non c’è bisogno di litigare »
Henry si intromise nel piccolo alterco fra i fanciulli evitando che si
tramutasse in una delle classiche litigate che di frequente vedeva i
cugini protagonisti. « Che dici Julia, continui la storia?
» e così dicendo strizza l’occhio alla moglie.
« Ma certo. Marie tranquilla, aspetta e vedrai che accadranno cose incredibili ».
Continua ...
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Angelo Custode ***
Angelo Custode
Capitolo 2: Angelo Custode
Il
piccolo Shiny si avvicinò a balzelli al ragazzo svenuto davanti
alla porta e cominciò a scuoterlo e a picchiettarlo col suo
musetto umido e baffuto, chiamandolo per nome e leccandolo sul viso per
cercare di farlo tornare cosciente.
Nel
frattempo Joe nel suo stato incominciò quello che sembrava una
specie di sogno: stava in piedi nella sua tenuta notturna, o per lo
meno era in posizione eretta anche se non poteva confermare di poggiare
su una superficie a causa di una sostanza lattigginosa simile al fumo
nel quale era immerso dai polpacci in giù; tutto intorno una
luce calda e soffusa riempiva lo spazio circostante che non sembrava
contenere alcuna forma di paesaggio.
Con
fare guardingo e circospetto iniziò a muovere i primi passi per
cercare di capire dove si trovava e soprattutto come tirarsi fuori da
quella strana situazione quando d’un tratto sentì una
flebile voce proveniente dalla direzione opposta a quella intrapresa.
«
Joe … riesci a sentirmi Joe? … » finalmente il
ragazzo riuscì a percepire quello che sembrava un sussurro, ma
che, a un ascolto attento, era più una voce distante che si
perdeva in quella immensa distesa vuota giungendo così ovattata.
Joe
si voltò di scatto portando le mani ai lati della bocca per
amplificare la sua voce e assicurarsi di raggiungere il misterioso
interlocutore, al momento l’unico appiglio per scoprire cosa
stava succedendo. Tentò di gridare con tutto il fiato che aveva
in corpo, ma invano poiché dalla sua bocca non usciva nemmeno un
suono; provò ancora e ancora ma ogni volta il risultato non
cambiava. Eppure quando si risolse di rinunciare la gola gli doleva
come se i numerosi tentativi fossero andati a buon fine.
«
Joe, dove sei? … Non riesco a vederti? » riprese quella
voce misteriosa sconosciuta alle orecchie del giovane, ma che sembrava
conoscerlo e lo stava cercando. A un ascolto più attendo
sembrava proprio una voce femminile, forse una ragazza oppure una
giovane donna chiaramente preoccupata per la sorte del ragazzo che, non
avendo modo di farsi sentire, si mise a correre nella direzione da cui
essa proveniva.
Più
si muoveva e più aumentava la consapevolezza che si stava
spostando nel vuoto, ma nonostante i suoi piedi non trovassero una
superficie d’appoggio la sensazione era quella che si prova
quando si sta correndo
« Ti prego, non smettere di parlare. Sto venendo verso di te! Aspettami!
» questo era il pensiero di Joe, un pensiero che somigliava
più che altro ad una preghiera verso quella che gli sembrava
l’unica ancora di salvezza e della quale sentiva di potersi
fidare pur non avendo alcuna certezza a riguardo.
«
Eccoti, finalmente ti ho trovato! Vieni Joe, ti stiamo aspettando!
» ancora una volta qualcuno aveva letto i suoi pensieri che ormai
sembravano essere il suo unico modo di comunicare con l’esterno.
Durante il tragitto gli sovvenne come poco prima fosse già
successo, nella sua camera da letto con uno strano coniglietto dalle
orecchie a forma di ali. Non appena riaffiorò il ricordo subito
una luce, quasi come una fessura luminosa, si aprì a breve
distanza da sé; vedendola come la sua unica via
d’uscita fece uno scatto seguito da un balzo in
avanti con le braccia protese verso la luce. Non appena il suo corpo la
attraversò il giovane riuscì chiaramente a distinguere
un’altra voce: stavolta era il coniglietto a chiamarlo
nel tentativo di farlo rinvenire.
Joe
cominciò a mugugnare e riaprì gli occhi tornando alla realtà. Doveva essere ancora notte in
quanto la stanza era avvolta dall’oscurità, fatto
salvo per uno spiraglio di luce lunare che filtrava dalla piccola
fessura lasciata dalle imposte. Appena riprese coscienza del suo corpo
notò di trovarsi disteso sul pavimento appoggiato alla porta con il piccolo Shiny accanto intento a scrutarlo. Stava arricciando il naso dopo l’ennesimo tentativo di riportare in sè il ragazzo, il quale di rimando sbiascicò queste parole:
« Shiny, giusto? Allora sto ancora sognando? »
« No, no, finalmente ti sei ripreso! Ma per un attimo ho temuto il peggio! »
« Ma … c’è qualcuno oltre a te qui dentro? »
« No, siamo solo noi due! Come ti vengono certe idee? Non sarà che hai le allucinazioni?»
« Che strano! Avrei giurato di aver sentito un’altra voce poco fa, sembrava una ragazza »
Lì
per lì quest’ultima affermazione lasciò di stucco
l’animaletto il quale però a stretto giro intuì
ciò che doveva essere successo e anche quello che sarebbe
accaduto a breve.
« Ah, ho capito! Vuol dire che hai già avuto modo di conoscerla. »
« Aspetta, conoscere chi? Non era solo un’allucinazione? »
Sul
muso del coniglietto comparve un sorriso compiaciuto e dopo
qualche istante di silenzio le imposte si aprirono leggermente
scostando la tenda e lasciando filtrare quel po di luce che bastava per illuminare la stanza. Poco a poco una sagoma trasparente si materializzò di fronte alla finestra svelando le sue fattezze. Joe assistette incredulo al fenomeno, poi lo stupore si tramutò in curiosità: di sicuro
quella che si trovava davanti non poteva essere una creatura
terrena!
«
Felice di incontrarti Joe » esordì una voce che
il giovane riconobbe quasi istantaneamente come quella udita poco prima in sogno.
« Tu chi ...? Anzi, che cosa sei? »
«
Come ti permetti! » sbottò la piccola creatura. «
Capisco tu sia scioccato però portale rispetto: di fronte
a te hai colei che presto ricoprirà la carica di Trono Celeste!
»
«
Suvvia Shiny, Joe non può sapere queste cose. Permettimi di
presentarmi: mi chiamo Camille e sono un Angelo Custode »
Ormai
Joe era definitivamente confuso: gli sembrava di essere diventato il
protagonista di una di quelle storie incredibili che tanto lo
appassionavano negli anime e nei manga, solo che stavolta
la stava vivendo dall’interno. Cercando di darsi un contegno
visto che a quanto pareva l’ospite in camera sua doveva essere
qualcuno di molto importante si rimise in piedi e si risolse che doveva
rendersi il più presentabile possibile viste le circostanze: si
passò una mano fra i capelli, si sistemò la maglietta e i
pantaloncini, il tutto ovviamente fra lo stupore del coniglietto e la
ragazza Angelo che con garbo si mise una mano davanti alla bocca per
trattenere una risata.
« Pia-piacere di conoscerti. I-io, ecco io, volevo ringraziarti … per prima, ecco ... »
Joe
si fermò di punto in bianco rapito dalla bellezza di quella
fanciulla: la carnagione chiara assumeva un tono eburneo rischiarata
dalla delicata luce lunare, il volto dai lineamenti gentili era
incorniciato da due ciocche di capelli castani come i lunghi boccoli
che facevano risaltare due occhi verdi brillanti dai quali traspariva
tutta la dolcezza di quell’essere etereo dalla candida veste
lunga fino ai piedi e dall’aspetto così nobile.
***
Julia
interruppe per un attimo il suo racconto divertita dalle faccie del
figlio e dei nipoti. Nicholas aveva gli occhi sognanti, probabilmente
intento a raffigurarsi l’Angelo Custode appena descritto e preso
dai suoi pensieri aveva finito per abbandonarsi a peso morto sulla
spalla della gemella Marie. Questa, infastidita dal gesto seppur
involontario del fratello, lo spinse via con forza finendo per mandarlo
contro il cugino Gabriel il quale, rapito a sua volta dal racconto
della madre, si era perfino scordato di aver ancora fame.
Il
povero Henry per cinque minuti buoni tentò inutilmente di
placare gli animi dei tre bambini che si erano scaldati ed avevano
iniziato uno di quei litigi destinato a durare a lungo. Ma sua moglie
sapeva bene cosa fare in quei casi.
«
Che peccato! » esclamò di colpo Julia «
c’è ancora così tanto da raccontare, ma se non vi interessa allora … » La reazione dei tre litiganti non si
fece attendere e iniziarono le suppliche:
« No zia Julia, continua a raccontare! »
« Io voglio sapere di più di questa Camille »
« E di Shiny anche. Mamma non ti fermare! »
E
infine i tre monelli con gli occhioni lucicanti e l’atteggiamento
da cane bastonato, ben sapendo che stavano per infliggere il colpo di
grazia esclamarono in coro « per favoreee! »
«
Siete proprio tre piccole canaglie! E va bene, ma promettetemi che
starete buoni e non litigherete, siamo intesi? »
« Giurin giurello zietta! » naturalmente a farsi portavoce dei tre fu Marie.
Terminato questo piccolo siparietto il racconto riprese dal punto in cui si era interrotto.
***
Camille
notò l’atteggiamento di Joe e non potè fare a meno
di provare tenerezza nel vedere come, nonostante il trambusto a cui era
andato incontro, si fosse preoccupato di presentarsi e rigraziarla.
Sicuramente il ragazzo rappresentava la scelta giusta, per questo si
decise a comunicargli il motivo della sua visita.
«
Ascoltami Joe, c’è un motivo se Shiny e io siamo qui. Il
Mondo sta cambiando, ogni giorno la violenza e l’odio aumentano e
tutto questo non solo per la natura delle persone. Devi sapere che una
forza oscura sta accelerando questo processo sfruttando la cattiveria
degli esseri umani come fonte di potere per distruggere la Terra. Il
compito mio e di tutti gli Angeli Guardiani è quello di
difendere l’umanità, contrastando con tutte le forze
l’Oscurita e combattere contro coloro che minacciano il genere
umano. »
« Quello che mi dici è terribile! »
«
Finchè noi parliamo il nemico continua ad avanzare e presto,
molto presto temo, giungerà anche qui. Per questo siamo venuti.
Abbiamo bisogno del tuo aiuto Joe: è giunto il momento per te di
unirti ai Guardian Angel! »
L’incredulità
del giovane ormai aveva raggiunto livelli mai visti prima. Come era
possibile una cosa del genere? E poi chi poteva stabilire cosa sarebbe
dovuto diventare? Insicuro come non mai decise di sedersi sul letto
quasi per cercare una posizione comoda per riflettere su
quell’affermazione e sulle sue conseguenze. Iniziò
così la lunga serie di elucubrazioni:
«
Ma no, non può essere! Io non so ancora cosa voglio studiare,
non so nemmeno io cosa voglio. Io … a me non piace nemmeno
… non so combattere … e se mi sconfiggono che
succederà? Io … non posso ».
«
Capiamo perfettamente non sia facile da accettare, ma il destino ha
scelto te! Non ho alcun dubbio: sei tu il partner che stavo cercando e
io sarò il tuo Famiglio! » esclamò Shiny.
«
Famiglio? E cosa significa? » chiese Joe al quale il coniglietto
rispose cercando di risultare il più chiaro possibile « Che sarò la tua guida, ti insegnerò tutto ciò che devi sapere per controllare e sviluppare i tuoi poteri e sarò sempre al tuo fianco quando arriverà il momento di combattere! Non ti abbandonerò mai! »
Detto
questo posò una zampa sul dorso della mano del ragazzo e
un’altra sul suo orologio da polso e fissò con sguardo
d’assenso Camille. La fanciulla, assunto un atteggiamento
composto con le mani giunte al petto, iniziò una cantilena in
una lingua incomprensibile a qualsiasi orecchio umano; man mano che il
rito proseguiva un’aura sacra si diffondeva dai contorni sfuocati
del suo corpo riempiendo la stanza. Alla fine, terminata quella che
doveva essere una sorta di preghiera, aprì gli occhi, impose le
mani su Joe e pronunciò con voce ferma l’incanto: «
Risvegliati Spirito dell’Angelo Guardiano! ».
Il corpo di Joe si sollevò a mezz’aria e iniziò ad
emanare una debole aura di un colore a metà fra il giallo e l’arancione; il giovane si sentì pervadere da una strana energia, un piacevole tepore che gli donò una sensazione di pace mai provata prima. Bloccato in questo strano stato a metà fra la coscienza e l’incoscienza sentì Camille salutarlo e affidarlo alle cure del piccolo Famiglio. Poi di nuovo il buio.
La mattina seguente il giovane si svegliò fresco e riposato come mai prima di allora. Pieno di energie si stiracchiò platealmente e si affrettò a tirare le tende e aprire la finestra per far entrare i raggi del sole. Affacciatosi al balcone respirò l’aria pulita del mattino e posandosi coi gomiti sulla ringhiera si mise a contemplare il cielo, quello stesso cielo al quale la sera prima aveva espresso il suo desiderio e poi … « Un momento! Shiny? Shiny dove sei? »
Guardò sotto il letto, sotto la scrivania, aprì l’armadio a muro e tirò tutti i cassetti ma della piccola creatura nemmeno l’ombra. Rimase davvero male nel constatare che non vi era alcuna
traccia di quello strano esserino che si era ritrovato in camera la notte appena trascorsa. Eppure le sensazioni provate gli erano sembrate così reali. Del resto quale fenomeno scientifico avrebbe mai potuto giustificare simili eventi?
« Mamma mia, lo stress mi sta giocando brutti scherzi! Meglio fare una doccia! »
Uscito dalla sua camera da letto svoltò il corridoio e qualche metro più in là entrò in bagno. Lasciò che l’acqua lavasse via tutte le perplessità che aveva perché in quella giornata non poteva permettersi distrazioni: l’undici Agosto rappresentava l’ultimo giorno utile per scegliere la facoltà da frequentare e compilare i moduli per l’esame di ammissione. Ora che era riuscito a restringere il campo bastava solo valutare pro e contro e il gioco era fatto. E poi era riuscito a esprimere il suo desiderio dunque le cose non sarebbero potute andare storte.
Ripassando la tabella di marcia della giornata finì di prepararsi e una volta vestito tornò in bagno davanti allo specchio per
sistemarsi un po’ i capelli che ormai erano diventati la sua ossessione: era sempre preoccupato non fossero in ordine e specie in quella mattina voleva che nulla fosse fuori posto. Ma quando portò le mani alla testa notò una cosa che prima gli era sfuggita: sul cinturino del suo orologio era incastonata una pietra arancione a forma di stella a quattro punte, un dettaglio che prima era sicurissimo non ci fosse. Prese a ruotare il polso per verificare eventuali altre stranezza quando l’occhio gli cadde sull’orario: « COSAAA? GIÀ LE OTTO MENO CINQUE!!! ».
« NON SEI ANCORA PRONTO? COSA CI FAI ANCORA A CASA? MUOVITI! » tuonò la madre dal piano inferiore.
«
STAI TRANQUILLA CARA, LO PORTO IO. Sbrigati figliolo altrimenti ti
lascio qui! Non vorrai farmi fare tardi al lavoro?! » disse il
padre dalla camera matrimoniale che era situata di fianco al bagno.
«
Grazie mille papi, prendo la borsa e arrivo! » e così dicendo Joe inforcò la tracolla e scese a due a due i gradini della scala cingendo il padre ai fianchi e salutando in fretta la madre.
***
Fuori dalla finestra si sentì il rumore di un motore e poi una portiera sbattere. Dopo poco il suono ritmico di un paio di tacchi
preannunciò l’arrivo sulla soglia di Michelle, la madre dei piccoli Marie e Nicholas.
« Oh no, la mamma è già qui! » sentenziò stizzita Marie incrociando le braccia con un espressione a dir poco imbronciata.
« Uffa, io non voglio andare a casa! Voglio sapere come continua »
fece eco alla sorella il piccolo Nicholas guardando la pendola del
salotto incredulo non riuscendo a capacitarsi dell'orario. « Zio Henry sei sicuro che l'orologio funzioni bene? » riprese il gemellino tentando in extremis di ritardare l'inevitabile ritorno a casa.
«
Temo proprio che il nostro orologio sia preciso Nicholas. Ma la zia non
scappa mica e domani, quando tornerete, sarà felice di
continuare il suo racconto. »
« Promesso zia Julia? » volle sincerarsi Marie.
« Croce sul cuore! Ora prendete le vostre cose che la mamma sta aspettando ».
Così
dicendo la donna aiutò i nipotini a raccogliere le loro cose,
schioccò loro un bacio sulla guancia, zio Henry gli fece il
tradizionale buffetto affettuoso di saluto e insieme andarono al
cancello dove la madre li attendeva stanca, ma felice come ogni volta
che finiva di lavorare e li ritrovava felici e sorridenti.
Continua ...
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Rocky ***
Capitolo 3: Rocky
Verso le otto meno un quarto una station wagon rossa si fermò davanti a casa Benson.
«
Mi raccomando, non stressate troppo gli zii e comportatevi bene con
vostro cugino. Intesi? » Michelle si stava raccomandando a
Marie e Nicholas che la sera prima non avevano fatto altro che parlare
della bellissima storia che zia Julia aveva iniziato a raccontare.
« Per chi ci hai presi mamma, ormai siamo grandi. Ti ricordo che ormai abbiamo otto anni, otto! »
«
Appunto! » esclamò la madre con un aspetto divertito
« Ci vediamo questa … ehi! Dove state andando? Non
dimenticate niente? » I due bambini che nel frattempo stavano
già percorrendo il vialetto si fermarono di scatto e corsero
verso la macchina schioccando velocemente un bacio ciascuno sulla
guancia di Michelle, poi schizzarono come saette verso la porta.
« Ah, beata gioventù! Spero che Julia e Henry resistano al
ciclone Marie! ». Nel frattempo comparve sull’uscio Julia
che ebbe a malapena il tempo di accennare un saluto alla cognata prima
che i gemelli la trascinassero in tutta fretta dentro casa.
Zio
Henry aveva già predisposto tutto l’occorrente per fare
colazione sul tavolo del giardino sul retro e stava aspettando il resto
della truppa: le tazze, il latte, il succo di frutta, i biscotti e la
cheese-cake che era avanzata. I primi ad arrivare furono Nicholas che
teneva per mano zia Julia spinta dalla nipotina tuto pepe; dopo qualche
minuto fece capolino anche Gabriel che stropicciandosi gli occhi
ciondolò fino alla sedia sbadigliando e facendo cenni che
dovevano essere dei saluti.
Dopo
aver servito i bimbi e bevuto una tazza di caffè americano
assieme alla moglie Henry salutò tutti e prese la macchina per
recaesi in ufficio lasciando Julia con tre piccole scimmiette curiose
di sapere come andava avanti la storia. Dopo aver aspettato più
o meno pazientemente che Gabriel si fosse vestito si recarono tutti e
quattro nello studiolo in modo che la donna potesse continuare a
lavorare al suo quadro mentre intratteneva il suo giovane pubblico con
il racconto.
***
Grazie
al passaggio dato suo padre Joe riuscì senza problemi a
raggiungere la sede del polo universitario nella periferia di Middle
Town, una città ad una trentina di chilometri da casa sua.
Sfruttò tutto il tempo del viaggio per riflettere bene sulla sua
scelta, totalmente indifferente all’autoradio e al chiasso del
traffico mattutino. Giunto a destinazione si recò a parlare coi
responsabili dei due corsi di laurea oggetto della sua scelta,
soppesando ogni loro parola e chiedendo tutte le informazioni
possibili. Le sue elucubrazioni continuarono anche durante il pranzo,
giusto un panino mangiato a fatica perché nei momenti di stress
a Joe si chiudeva lo stomaco. Entro un paio d’ore avrebbe dovuto
prendere una delle decisioni più importanti della sua vita, ma
al momento si sentiva più che mai incerto sul da farsi.
Decise
allora di fare una passeggiata nella speranza di schiarirsi le idee e
si incamminò verso il suo posto preferito. Percorse un lungo
viale alberato che costeggiava la mensa universitaria e dopo una decina
di minuti arrivò in un bellissimo prato, una tavolozza naturale
con macchie variopinte che si perdevano all’orizzonte situato su
una collina poco distante dall’università. Pochi anni
prima quel luogo non era che una radura incolta, ma grazie
all’opera degli studenti di agraria e botanica era diventato un
enorme giardino fiorito, un vanto per l’intera Middle Town.
Joe
amava stendersi sull’erba, farsi inebriare dai profumi della
natura che lo circondava e perdersi nell’osservare il cielo: non
conosceva modo migliore per scacciare i pensieri negativi e a ritrovare
la giusta serenità. Portando il braccio sinistro
all’altezza del viso per ripararsi dal riflesso del sole la sua
attenzione venne catturata dalla gemma incastonata sul suo orologio la
quale scintillava in maniera insolita.
«
Che succede? » Una tiepida luce arancione brillava a
intermittenza in sincronia coi battiti accelerati del ragazzo
preoccupato per l’ennesima stranezza di quei giorni.
« Presto allontanati!
» gli parve di sentire una voce familiare in testa, anzi era
certo fosse quella di quello strano animale sognato la notte prima. Ma
non fece in tempo a porsi altre domande poiché scorse con la
coda dell’occhio una scia rossa nel cielo che sembrava puntare
proprio nella direzione in cui era lui. Joe allora preso dal panico
cominciò a correre nel tentativo di trovare riparo nel boschetto
che si trovava qualche metro più in là quanto
all’improvviso il suo braccio sinistro si alzò da solo e
dalla gemma sull’orologio si materializzò una sagoma
arancione: subito cominciò a mutare forma definendo quelle che
sembravano due grandi ali su di un corpo tozzo che non raggiungeva il
metro di altezza. La luce a mano a mano si dissolse rivelando
finalmente la strana creatura. Quelle che sembravano ali erano in
verità due lunghe orecchie che quasi toccavano terra, il muso
era effettivamente quello di un coniglio però l’essere
poggiava sulle zampe posteriori mantenendo al contempo una postura
eretta.
«
Perdona la fretta, speravo avrei avuto modo di spiegarti con calma come
stanno le cose, ma il nemico ha già fatto la prima mossa.
» La creatura si voltò per guardare Joe che nel frattempo
stava seduto incerto sul da farsi e incredulo non riusciva a fare altro
se non ascoltare e osservare. « Corri nel boschetto Joe, qui ci
penso io! »
« Ma allora non era un sogno!? Tu … sei Shiny!? »
« Sì, ma ti spiego tutto dopo. Adesso sbrigati prima che arrivi! »
« Cosa deve arrivare? »
Ormai
il punto luminoso era proprio sopra di loro tingendo il cielo di un
rosso innaturale e cominciò a scendere in picchiata proprio
sopra le loro teste. Shiny con uno scatto repentino afferrò Joe
e con un balzo prodigioso schizzò verso il boschetto mentre nel
punto dove si trovavano qualche secondo prima ci fu un violento
schianto. L’impatto col suolo provocò un’onda
d’urto tale che Shiny dovette aggiustare la traiettoria di volo
per evitare di finire zampe all’aria e atterrare in sicurezza.
«
Ma guarda un po’ chi ho trovato », esclamò una voce
maschile proveniente dall’enorme polverone che si era alzato in
seguito allo schianto, « tu devi essere un Famiglio, sì ne
sono dannatamente certo. E se tu sei qui significa che nei paraggi
dovrebbe esserci anche quello sfortunato angelo che dovresti …
proteggere ahahah »
Caduta
al suolo la polvere Shiny potè finalmente vedere in faccia il
suo avversario. Un ragazzo pressappoco dell’età di Joe,
forse con qualche anno in più, slanciato e
dall’atteggiamento spocchioso; capelli neri, pettinatura punk con
una cresta rossa, un paio di orecchini al lobo sinistro e occhi neri
come la pece. Completavano il look uno strano mantello posato sulla
nuda pelle, pantaloni attillati scuri, cintura e stivali borchiati.
« Mi chiamo Rocky, ricordalo bene sgorbietto perché
sarà l‘ultimo nome che sentirai! »
« Certo che la lingua non ti manca! Vediamo sei sei altrettanto bravo a combattere!»
« Zitto microbo! » e così dicendo si scagliò all’attacco.
Intanto
Joe osservava la scena nascosto fra i cespugli. Rocky mostrò
subito il suo temperamento sanguigno sferrando pugni e calci in rapida
successione, però la sua azione risultava piuttosto imprecisa.
Dal canto suo Shiny schivava ogni colpo con grande agilità
servendosi anche delle lunghe orecchie come fossero vere e proprie
braccia per parare i colpi. Il modo in cui stava evolvendo lo scontro
fece infuriare il misterioso aggressore convinto a priori di poter
chiudere la questione senza troppi sforzi
e che invece aveva trovato una inaspettata quanto tenace resistenza.
Preso
dai suoi agitati pensieri e provato del ritmo con il quale stava
attaccando da qualche minuto Rocky iniziò a perdere smalto: i
suoi movimenti cominciarono ad appesantirsi e subito Shiny se ne
accorse approfittandone per passare al contrattacco: dopo un balzo
verso l’alto per non essere più a portata di tiro
iniziò a roteare su sè stesso e scese in picchiata
colpendo con le sue grandi orecchie in pieno volto il nemico che
accusò il colpo arretrando di qualche passo. Il famiglio
tornò subito in posizione di guardia aspettandosi una mossa di
risposta la quale però fu più veloce e potente del
previsto: infatti Rocky seppur sbilanciato riuscì a tirare un
calcio che colpì in pieno stomaco il malcapitato scaraventandolo
lontano verso il boschetto dove Joe si stava nascondendo. Nonostante
fosse riuscito a raddrizzarsi in volo Shiny era in ginocchio e si
teneva la parte dove aveva ricevuto il colpo.
«
Oh no! Come va? Aspetta che ti aiuto a rialzarti » disse il
ragazzo uscendo istintivamente dal suo nascondiglio per soccorrere la
creatura ferita.
« Sciocco! Perché non sei rimasto nascosto? »
« Ma io ero … sono preoccupato per te! Fammi vedere »
Intanto
il nemico tenendosi la testa scrutò con occhi torvi l’area
circostante per individuare il suo avversario; l’espressione del
viso cambiò istantaneamente alla vista di quella scena
tramutandosi in un ghigno compiaciuto.
« Cosa vedono i miei occhi? Tu devi essere quello che sto cercando! »
«
Non pensarci neanche Rochy! » la creatura tentò di
rialzarsi ma non sembrava molto stabile per via delle conseguenze del
colpo subito.
« Cosa fai? Lo vedi che non puoi combattere. Vieni, scappiamo! »
«
Devo darti una pessima notizia, voi due non andrete da nessuna parte!
» e così sentenziando iniziò ad avvicinarsi senza
fretta sapendo bene di trovarsi di fronte a dei facili bersagli: si
stava gustando a ogni passo il piacere che avrebbe provato
nell’uccidere chi aveva osato colpirlo ferendo il suo orgoglio.
« Nulla di personale, ma a quanto pare sei sulla lista nera e
dunque dopò aver fatto fuori il piccoletto mi occuperò
anche di te ahahah »
Joe
si sentì perso. Mai prima di allora si era sentito così
spaventato, sentiva che la sua vita era davvero in pericolo e che la
cosa più naturale era scappare. Nessuno avrebbe potuto
biasimarlo: correndo veloce avrebbe potuto tornare in città e
chiedere aiuto alla polizia. Forse un gruppo di poliziotti sarebbe
riuscito a fermare la furia cieca di quel pazzo. Però come
avrebbe fatto con Shiny? Per quanta paura avesse non poteva abbandonare
al suo destino quella creatura coraggiosa che stava rischiando la vita
per difenderlo; per di più lasciarlo solo in quelle condizioni
significava condannarlo a … non osava nemmeno pensarlo.
E
mentre il ragazzo cercava disperatamente una soluzione Rocky si
avvicinava lento e inesorabile schioccando le nocche e il collo con uno
sguardo privo di qualsiasi sentimento di compassione. Il terrore
cominciò a impadronirsi anche del corpo di Joe che iniziò
a tremare. Avrebbe tanto voluto reagire ed essere forte come il suo
amico Caco, se solo avesse avuto un briciolo del suo coraggio…
«
Non ti preoccupare Joe, finché sarò qui non ti
torcerà neanche un capello » la voce di Shiny seppure
debole mostrava una sicurezza e una determinazione tale da stupire
nuovamente il giovane il quale non riuscì più a
trattenere le lacrime. Si sentiva così debole e si vergognava di
sè stesso: avrebbe davvero potuto lasciare che il famiglio
venisse ucciso senza nemmeno provare a fare qualcosa? Nossignore, non
poteva accettarlo, non dopo tutto quello che lui aveva fatto senza
nemmeno conoscerlo, senza nemmeno ricevere un “grazie”.
« Vi state dicendo addio perdenti? » Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Joe
si alzò in piedi ancora tremante, le lacrime continuavano a
scendere dai suoi occhi azzurri che così lucidi sembravano
vetro. Rochy si fermò di scatto evidentemente sorpreso da questa
reazione. L’ennesimo imprevisto del suo piano.
«
Shiny … Shiny non è … un perdente! » la voce
rotta dal pianto e dalla paura era un sussuro che si perse nel vento.
« No ti sento smidollato. Sta al tuo posto e non crearmi problemi »
«
Tu … » riprese Joe, stavolta con un tono di voce
più forte « insultami pure se vuoi, ma Shiny non lo devi
toccare ». All’udire queste parole il nemico si
morsicò il labbro inferiore e riprese ad avanzare, stavolta con
il preciso obiettivo di colpire il giovane che fece un passo indietro e
si chinò a protezione del suo partner.
Rocky
allora perse definitivamente le staffe e cominciò a correre
verso i suoi obiettivi intenzionato più che mai ad uccederli
colpendoli con tutta la forza che aveva in corpo.
A
quel punto Joe strinse forte a se Shiny e chiuse gli occhi aspettando
il momento in cui sarebbe stato colpito, ma a pochi istanti da …
***
DRIIIIIIIIIIN.
«
Noooooooooo! » un coro di disappunto si levò nel silenzio
dello studiolo all’udire il telefono squillare.
« Mi spiace bambini, devo rispondere. Appena metto giù continuiamo la storia »
«
Maledetto telefono! Dopo però lo stacchi zia » e mentre
Marie esprimeva tutto il suo disappunto zia Julia corse nel soggiorno
per prendere la telefonata.
Continua ...
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Cheruby Tune ***
Capitolo 4: Cheruby Tune
Capitolo 4: Cheruby Tune
Quando
Julia alzò il ricevitore rimase colpita nell’apprendere
che chi le stava parlando dall’altra parte dell’apparecchio
altri non era che il Sindaco in persona. Egli era un grande
appassionato d’arte e non era cosa di tutti i giorni poter
vantare un artista del calibro di Julia. Sta di fatto che la
conversazione continuò per un’oretta buona tra mille
complimenti e rassicurazioni che il quadro sarebbe stato pronto per la
data fissata.
Riagganciato
il ricevitore la donna imboccò il corridoio per tornare nel suo
studiolo e subito si ritrovo i tre bimbi imbronciati come non mai che
la presero di forza quasi a stabilire che da quel momento sarebbe stata
a loro disposizione e di nessun altro.
Subita
la ramanzina dal figlio e dai nipoti e facendosi strappare la promessa
di non fermarrsi più fino a ora di pranzo riprese il racconto.
***
Rocky
stava per assestare un potente pugno mentre Shiny e Joe si stringevano
forte aspettando inermi di accusare il colpo. In quegli istanti carichi
di tensione però il ragazzo non riusciva a pensare ad altro se
non proteggere Shiny; e fu proprio questo desiderio a far accadere
l’inimagginabile.
Il
suo corpo venne pervaso dallo stesso tepore della notte precedente e
iniziò a sprigionare un’aura luminosa che funzionò
come da barriera sulla quale il sanguigno avversario impattò
venendo sbalzato via violentemente.
« Cosa mi succede? Mi sento … forte. Una strana energia scorre dentro di me. »
« É il potere dell’angelo, finalmente ti sei risvegliato! »
« Shiny ma cosa succede? »
« Credici Joe! Credi in te stesso e fatti guidare da quel potere ».
Il
ragazzo seppur spaventato decise di fidarsi e chiuse gli occhi. Mentre
Rocky era ancora a terra Joe sentì delle parole affiorare nella
sua mente, da prima confuse, ma poi sempre più chiare. A quel
punto si alzò in piedi, aprì gli occhi e come guidato da
una volontà misteriosa recitò una formula: «
Spirito dell’Angelo Guardiano, risvegliati! »
L’aura
calda dai riflessi arancioni si sprigionò più forte
diventando una spirale magica che lo avvolse trasformandolo
radicalmente. I capelli divennero biondi e si allungarono fino a
raccogliersi in una piccola coda all’attaccatura della nuca, si
trovò a indossare una divisa composta da una base
giallo-arancione sormontata da casacca maniche corte e pantaloni al
ginocchio bianchi con risvolti in pendant con
la parte sottostante; a protezione degli arti apparvero paracolpi agli
avambracci e scarpe alte sopra le caviglie. L’orologio venne
sostituito da una sfera arancione incastonato nel paracolpi sinistro e
la stella con quattro punte che era sul quadrante divenne la fibbia
della cintura. Quando l’aura terminò il suo moto vorticoso
si radunò attorno alle scapole fino a formare un paio
d’ali di luce.
Terminata
la metamorfosi Joe riusciva a stento a rendersi conto di quello che gli
era capitato e istintivamente si guardò attorno alla ricerca del
suo Famiglio che lo stava fissando con un misto di orgoglio e stupore.
Mentre avveniva tutto ciò l’avversario si rialzò in
piedi scrollandosi la polvere di dosso.
«
E così alla fine sembra che anche tu mi farai divertire un
po’ eh? » Rocky aveva un ghigno malefico disegnato sul
volto e fissava il ragazzo con fare più minaccioso che mai. Era
davvero stanco di questi continui ostacoli. « Quindi come dovrei
chiamarti ora che sei conciato così? »;
l’interpellato ancora frastornato dagli eventi si mise una mano
sul petto e istintivamente gli sovvenne il suo nome di battaglia:
« Io … sono Cheruby Tune »
« Figurati, troppo lungo. Ora basta giocare angioletto, tu sarai il primo a uscire di scena! ».
Rocky
partì a razzo verso il biondo guerriero che riuscì a
malapena a schivarlo; il nemico allora tentò di colpire
nuovamente ma stavolta Shiny sbucò dal basso facendogli perdere
l’equilibrio per poi assestare un gancio da manuale con una delle
sue lunghe orecchie prensili.
« Shiny non dovresti strafare nelle tue condizioni »
« Non devi preoccuparti di questo, il tuo risveglio mi ha donato nuova forza »
« Foooorte! »
«
Purtroppo non c’é tempo per gioire. Nonostante il
vantaggio numerico il nostro avversario è più esperto, ma
se seguirai alla lettera le mie indicazioni ce la dovremmo cavare
»
« Ok, farò il possibile! Aspetta, aspetta, aspetta: vuoi dire che devo combattereee? »
Nel
frattempo Rocky si era rialzato e furioso più che mai
ripartì a testa bassa all’attacco inveendo contro i suoi
avversari: « CONFABULARE NON VI SERVIRÁ A NULLA! VI
UCCIDERÓ MALEDETTI »
«
Svelto Tune, scansati! ». All’udire il comando
l’angelo si alzò a mezz’aria allontanandosi verso
l’alto per schivare il colpo. Questo
sorprese e irritò il nemico che partì
all’inseguimento aereo sferrando colpi a ripetizione i quali
però non andarono mai a segno. Ormai Joe nelle vesti di angelo
stava prendendo confidenza con le sue ali e i suoi movimenti
miglioravano ad ogni minuto.
Nel
frattempo il piccolo Shiny aveva elaborato una strategia efficace che
iniziò a comunicare telepaticamente all’amico,
l’unico problema era fare in modo di attivare il potere dello
Spirito Guardiano.
“Ascolta
Tune al mio segnale devi fare in modo di allontanarti il più
possibile da Rocky per poter così usare il tuo potere”
“Per allontanarmi penso di potercela fare ma sulla faccenda di usare il mio potere si accettano suggerimenti”.
Le
perplessità di Joe non facevano che aumentare. Non aveva la
minima idea di come si sarebbe tolto da questo pasticcio. Il Famiglio
lo percepì e cercò di rassicurare il suo compagno:
“Ora sei un Guardian Angel e possiedi dei poteri speciali che
solo tu puoi usare: concentrati e usa la forza che senti dentro di te
per contrastare Rocky, abbi fiducia nelle tue capacità!”
Più facile a dirsi che a farsi!
Come
prima cosa comunque Tune si preoccupò di mettere in atto la
prima parte del piano. Dopo un paio di schivate da manuale scese in
picchiata e una volta atterrato prese a correre verso la radura dove si
era nascosto poco prima. Doveva guadagnare tempo per concentrarsi e
sperare che questo fantomatico Spirito si decidesse a dargli il potere
che gli serviva.
Nel fare questo però si dimenticò di Rocky che come un falco si stava precipitando nella sua direzione.
« ATTENTO TUNE! » Shiny
cercò di avvisare il giovane per metterlo in guardia e al
contempo volò il più velocemente possibile riuscendo
giusto in tempo a incrociare la traiettoia del nemico: per parare il
colpo decise di creare una barriera di protezione attorno a lui. Lo
schianto fu violento e causò la rottura dello scudo energetico
sbalzando gli avversari in direzioni opposte.
Cheruby
Tune afferrò al volo il piccolo amico visibilmente provato
mentre Rocky riuscì in qualche modo ad atterrare procurandosi
solo una leggera abrasione alla mano sinistra e apostrofando la
creatura con l’appellativo ‘sgorbietto’ ; dal canto
suo la creatura fece spallucce e incoraggiò un'altra volta il
compagno di battaglia: «
Ho fiducia in te e so che ce la farai! Lo terrò impegnato ancora
per un po’ così da guadagnare tempo prezioso ».
Ciò
detto si lanciò coraggiosamente a contrastare Rocky in uno
scambio senza esclusione di colpi. Ancora una volta Joe si sentiva
inadeguato, ancora una volta era stato salvato da Shiny che rischiava
la sua vita. E nonostante finora non avesse mostrato la ben che minima
utilità in combattimento quello stesso essere che aveva visto a
mala pena un paio di volte credeva ciecamente in lui. Ormai sentiva un
debito di riconoscenza nei suoi confronti e lui era abituato a saldare
sempre i suoi debiti così decise di fare un tentativo: fece
un respiro profondo, cercò di svuotare la mente per concentrarsi
e percepire nuovamente quello stesso potere che gli aveva permesso di
trasformarsi. In breve, proprio come in precedenza, una specie di
incanto affiorò nella mente ma ancora troppo confuso.
« É inutile resistere sgorbietto, ormai ti ho in pugno ».
Questa frase dell’avversario distolse per un attimo
l’angelo che fece per riaprire gli occhi quando venne rassicurato
dal fedele compagno: « Non dargli ascolto Tune, concentrati!
Trova il potere che è dentro di te! ».
Sentendo
il tono di voce stentoreo il ragazzo riprese coraggio e si
concentrò come mai aveva fatto. Adesso le parole erano chiare,
sapeva cosa fare: sollevò il braccio destro fino a metterlo
davanti a sé e pronunciò una specie di preghiera.
« Ti prego, vento, ho bisogno del tuo aiuto: MELODIA DEL VENTO! »
L’aria circostante si radunò in un vortice sul palmo della
mano formando una sfera sulla quale l’angelo soffiò
sprigionando una raffica che risuonava di un suono celestiale
dirigendosi verso i due contendenti. Shiny vedendo arrivare
l’attacco aspettò intelligentemente fino all’ultimo
secondo per poi scartare agilmente l’avversario il quale venne
investito in pieno. Rocky portò le mani alle orecchie e
iniziò a dimenarsi finendo contro un albero e stramazzando al
suolo; la melodia del vento sembrava avere lo stesso effetto delle
unghie sulla lavagna. Tune allora vedendo l’avversario in
difficoltà approfittò della situazione, questa volta
riuscendo addirittura a mantenere l’attacco prolungato. Ormai
l’avversario si contorceva e imprecava e nel farlo non si accorse
dell’arrivo del Famiglio che assestò un montante da
manuale. All’avversario, ormai sconfitto e ferito
nell’onore, non restò altra scelta se non battere in
ritirata ma non senza un’ultima minaccia: « MALEDETTI,
TORNERÓ E VI FARÓ FUORI CON LE MIE MANI! ».
Ciò detto sparì in una nube di pipistrelli corvini dai riflessi cremisi
«
Non so come ma ce la siamo cavata » sentenziò Shiny mentre
il ragazzo tirando un sospiro di sollievo sciolse la trasformazione e
andò a sedersi vicino al suo fedele compagno
«
Non ce l’avrei mai fatta senza, AHIIIAAA » Joe non
riuscì nemmeno a finire la frase perché venne colpito in
testa e dovette sorbirsi una ramanzina coi fiocchi
« STAI
ZITTO! Ti avevo detto di stare nascosto, di allontanarti, e invece tu
che fai? Ti getti nella mischia. E cosa sarebbe successo se non fossi
riuscito a trasformarti? Ti rendi conto che la tua spavalderia poteva
costarti caro? »
« Ma io… » fu il timido tentativo di reagire stroncato anch'esso sul nascere.
« Silenzio! »
Ci fu una breve pausain cui il ragazzo si sentì mortificato
dalla reazione del Famiglio, ma allo stesso tempo felice di essersi
sentito utile e soprattutto di aver evitato che il suo nuovo amico
venisse ucciso. Stava per andarsene dispiaciuto quando l’essere
dalle lunghe orecchie riprese « Comunque… grazie tante Joe! Ti devo la vita »
« Oh Shiny » gli rispose il giovane singhiozzando « … grazie
a te per aver avuto fiducia in me! Scusami, ma avevo una paura
terribile e non ho più capito niente! Scusami se non ti ho
ascoltato, ma temevo di perderti e non potevo permettere che quello ti
facesse del male. »
« Adesso calmati è tutto passto. Ora però è meglio andar via, Rocky potrebbe tornare »
« Allora dovremo affrontarlo ancora? »
«
Sicuramente, e non solo lui temo. Coraggio, ora andiamo a casa tua:
lì ti spiegherò tutto con calma ». Improvvisamente
il suo corpo fu avvolto da una tiepida luce e in un baleno tornò
ad assumere le sembianze del tenero coniglietto con le quali si era
mostrato la notte precedente. Alla vista di quell'esserino Joe perse
ogni freno inibitorio e si mise a urlare« COME SEI CARINO IN
QUESTA FORMA! »
Subito
prese in braccio Shiny e iniziò a coccolarlo e abbracciarlo.
Sembrava un bambino quando la mattina di Natale riceve il cucciolo che
ha tanto desiderato. E così, dimenticandosi di colpo
dell’avventura rocambolesca appena vissuta, si capicollò
giù per la collina per andare a prendere l’autobus che lo
avrebbe portato a casa.
Nel
frattempo al Quartier Generale dei nemici un uomo misterioso sedeva
nell’oscurità di fronte ad un Rocky sconfitto e malconcio
per ascoltare il resoconto della sua missione fallimentare.
« Ebbene Rocky? »
« Mio signore purtroppo il primo dei tre Guardian Angel della leggenda si è risvegliato. »
« E tu che ti ritieni uno dei miei più valenti combattenti ti sei lasciato sconfiggere da un pivello? »
«
Ma vedi capo, c’era anche il suo schiavetto con lui ... Quello
è una volpe e gioca sporco ... Mi hanno preso alla sprovvista e
... »
« Basta, ne ho abbastanza di inutili scuse. Sparisci dalla mia vista, ORA! »
« S-S-S-Sì Signore » rispose
il subalterno che in tutta fretta girò i tacchi. Imboccato un
lungo corridoio scarsamente illuminato e mordendosi il labbro inferiore
fino a farlo sanguinare giurò che molto presto si sarebbe
vendicato per l’affronto subito!
Così, anche se la prima battaglia era stata vinta una guerra ben più grande era destinata a cominciare a breve
***
« Bene
bambini, per oggi basta. Ho ancora tante cosa da fare. E poi è
quasi ora di pranzo. Chi vuole darmi una mano a preparare da
mangiare? »
« Noooo. Ma scusa hai detto tre? Quindi ci sono altri Guardian qualcosa giusto? »
« Niente da fare Marie, su, niente capricci. Continueremo un'altra volta, va bene? »
« Uffaaa!», « Non vale mamma! »
fecero eco i due maschietti curiosi anche loro più che mai di
continuare col racconto, tuttavia Julia sapeva essere tanto gentile
quanto irremovibile. I tre birbanti dunque, sebbene non molto contenti, capirono che non c’era nulla da fare.
Tutti
assieme andarono a lavarsi le mani e poi dritti in cucina dove la donna
molto presto riuscì a distrarre il trio che tornò allegro
e spensierato.
Di lì a poco sarebbe tornato Henry e avrebbero pranzato tutti assieme. A Julia piaceva tanto vedere la famiglia riunita.
Anche i bambini si convinsero che tutto sommato sarebbero stato molto divertente, come al solito.
Dunque le avventure di Joe potevano aspettare, almeno per un pochino.
Continua ...
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: Musica pericolosa ***
Capitolo 5: Musica pericolosa
Capitolo 5: Musica pericolosa
Quella
sera Joe ebbe il suo bel da fare una volta tornato a casa. Si era già sparsa la voce di un non meglio definito
incidente in prossimità del polo universitario e il fatto di non
aver risposto alle numerose chiamate della madre aggravò
ulteriormente la posizione del ragazzo. Il ciclone mamma si
abbatté sul figlio riversando tutta la preoccupazione del
pomeriggio; per di più era tornato a casa con un animale di cui
la signora Loreley non voleva minimamente occuparsi:
«
Fra due settimane comincerai a frequentare l’università:
ormai hai scelto questa strada quindi devi studiare con impegno e un
animale sarà solo una distrazione continua! E poi chi si
occuperà di lui? Io e tuo padre no di certo! »
«
Ci penso io! ». Papà Hugo rimase colpito: di solito il
figlio era piuttosto remissivo e sottomesso alla madre, a dire il vero
fin troppo, invece questa volta sembrava deciso a spuntarla sebbene si
capiva chiaramente avesse paura del confronto.
«
E va bene! ». Il consenso del padre giunse tra l'incredulità e il fastidio della moglie che sentiva la situazione sfuggirle dalle mani. « Ma tua madre ha ragione: se non studierai con
profitto io stesso porterò il coniglietto dalla Protezione
Animali ».
«
Fate quello volete, allora: ARRANGIATEVI! » disse Loreley
tornando in cucina sbattendo ante e maneggiando le pentole molto
rumorosamente come palese segnale di disapprovazione. Joe era
consapevole di quanto i prossimi giorni sarebbero stati turbolenti, ma
sapere di avere l’appoggio del padre e di essere riuscito a
tenere Shiny con sé era più forte del timore reverenziale
che provava nei confronti della madre.
***
«
Che mammoletta questo Joe! », disse con fare saccente Marie
suscitando l’ilarità del gemello e del cuginetto oltre
allo stupore degli zii Julia e Henry che non riuscirono a trattenere
una fragorosa risata.
« Cosa avete tutti da ridere!? » si accigliò la piccola.
«
Come l’altro giorno ahahahah. La mamma ti ha rincorso per tutta casa quando hai fatto cadere la pianta AHIAAAA » una manata
sul coppino fu la risposta pronta della sorella.
« Così impari spione! »
«
STOOOOOOP! » Con fermezza zio Henry riuscì a ottenere un
po’ di silenzio; poi assieme alla moglie e attraverso una grande opera di
convincimento riuscì a tranquillizzare definitivamente i bambini. Compiaciuto della negoziazione andata a buon fine schioccò un bacio sulla bocca a Julia, salutò tutti e andò al lavoro.
« Dai mamma, adesso devi andare avanti » Gabriel ruppe gli indugi.
« Per favoreeeeee » i nipoti completarono la richiesta con tanto di sorrisino stampato.
« E va bene piccole pesti. Dove eravamo rimasti? Ah sì »
***
Poco
dopo squillò il cellulare: stavolta era Caco
preoccupatissimo anche lui dopo aver sentito dell'incidente al notiziario
locale.
« Meno male non ti è successo nulla! Davvero sei tutto intero? Neanche un graffio? »
« Sano come un pesce » replicò Joe « solo un grande spavento »
«
Ci credo! Ehi ora che ci penso per colpa di sto fatto non abbiamo
neanche potuto festeggiare il tuo ingresso all’università!
Che ne dici se domani a pranzo, finite le prove, ce ne andiamo a
mangiare da Dyllon? »
« Sì, perchè no! Così ti faccio conoscere il nuovo arrivato »
«
Come, come, come? » la frase ad effetto aveva funzionato: Joe
sapeva bene che il suo amico era un grande curiosone e non seppe
resistere alla tentazione di mettergli la pulce nell’orecchio
completando l’opera con un semplice « Niente da fare! Domani scoprirai di che si tratta »
« Ma come? Io mi preoccupo per te e questa è la ricompensa? Bella gratitudine simpaticone! ».
Dopo
tanto spavento finalmente una risata compiaciuta. Nonostante la
giornata pesante parlare con Caco era stato un toccasana: ora nemmeno
sua madre con la luna di traverso avrebbe potuto rovinargli la serata.
Nel
frattempo Hugo era andato dai vicini e si era fatto prestare della
lettiera per gatti; quindi assieme al figlio aveva preparato un accogliente giaciglio nella stanza del ragazzo. Il Famiglio aveva promesso di dare delle spiegazioni e infatti, non appena anche mamma e papà furono a letto, iniziò il racconto.
«
Joe sei stato scelto per aiutarmi a combattere i Malus. Questo è solo l'ultimo dei nomi di un'organizzazione che da secoli insidia la Terra e i suoi abitanti nel tentativo di soggiogarla e farne la dimora del proprio Oscuro Signore. Noi rappresentiamo il baluardo difensivo del genere umano e dobbiamo riuscire a mantenere l’equilibrio tra luce e
oscurità. E' davvero fondamentale visto che l’eccesso dell’una o
dell’altra nel corso della storia ha sempre portato a conseguenze
catastrofiche. ».
Il giovane ascoltò attentamente il discorso e ad ogni parola sentiva tutto il peso della responsabilità, come un macigno nel petto: se fino ad allora poteva sembrare solo un gioco pericoloso ora era chiaro che si trattava di prendere parte suo malgrado a un conflitto epocale.
«
Cioè fammi capire bene: vuoi dire che il destino della Terra
è nelle nostre mani? E se falliamo? Voglio dire l’hai
detto anche tu che oggi ci è andata bene».
Ormai un'unica domanda gli rimbombava nella testa: “Perchè proprio io?”.
Shiny provò un’infinita tenerezza nel vedere il suo
partner così preoccupato mentre disteso sul letto con lo sguardo
fisso nel vuoto rimuginava stordito. Decise così di tirargli su il morale: lasciato il suo comodo cantuccio con un agile balzo saltò sul letto e andò a strusciare il suo musetto baffuto contro il viso di Joe riportandolo in sé « Su col morale! Non ti ho ancora detto tutto:
secondo la leggenda i Guardian Angel sono tre! ».
La notizia catturò definitivamente l'attenzione del ragazzo che volle assicurarsi di aver capito bene.
« Non lo dici solo per consolarmi, vero? »
«
Certo che no! Là fuori ci sono altri due compagni che lotteranno al tuo fianco e ognuno avrà il suo Famiglio proprio come te. E
ti dirò di più: sento che presto li incontreremo! ».
Il
cuore di Joe stava per scoppiare dalla gioia. Certo l’impresa era
ardua e ancora non riusciva a immaginarsi come sarebbe riuscito a
cavarsela però il solo pensiero di poter contare
sull’aiuto di fedeli compagni lo aveva un po’ rassicurato.
Prese fra le sue braccia il coniglietto e si affacciò alla
finestra; giunse le mani alzando gli occhi al cielo come in segno di
preghiera sperando che l’incontro avvenisse al più presto.
La
mattina seguente, il sabato, padre e figlio andarono a comprare il
necessario per accogliere il nuovo inquilino come si deve predisponendo
tutto nella camera di Joe. Finiti gli ultimi preparativi il ragazzo si
recò a casa dell’amico con il suo Famiglio che conquistò al volo Caco amante come era pure lui degli animali.
Nel frattempo dal quartier generale dei Malus venne convocato un nuovo
emissario allo scopo di sconfiggere Cheruby Tune e impedire il risveglio
degli altri guerrieri leggendari. Dall’aspetto sembrava un
ragazzo sulla trentina: indossava
pantaloni di pelle neri, una camicia nera aperta fino al petto con le
maniche a tre quarti e un paio di guanti che lasciavano scoperte le
punte delle dita; i capelli neri e lisci gli arrivavano alle spalle e
portava a tracolla una chitarra nella sua custodia. Per non attirare
troppo l’attenzione su di sé scelse di far partire la sua
offensiva dalla periferia ovest; scelto un angolo della strada si sedette sul marciapiedi, imbracciò la chitarra e iniziò a suonare.
Intanto i due amici scesi dalla fermata dell’autobus imboccarono la prima
strada a sinistra che conduceva verso il centro città.
Parlando del più e del meno si avvicinarono ad una strada dove una piccola folla si era radunata attorno a un musicista senza però riuscire a vedere quest'ultimo. All'improvviso Joe si sentì stordito e iniziò a guardarsi attorno: le persone sembravano come ipnotizzate e si dirigevano imbambolate proprio nella direzione da cui veniva la musica. Non ci mise molto a capire che doveva essere opera del nemico e non aveva certo intenzione di finire come i topi de ‘Il Pifferaio Magico’.
« Svelto Joe, porta Caco via da qui! » disse Shiny saltando fuori dalla borsa a tracolla coprendosi le orecchie.
«
Non me lo faccio ripetere due volte! ». Il giovane trascinò per un braccio Caco che non appena si furono allontanati qualche centinaio di metri tornò alla normalità.
«
Che strano, per un attimo è stato come se … ehi Joe dove
stiamo andando, dobbiamo andare dal’atra parte! »
« Ehm ecco io ... volevo prima farti vedere una cosa ahahah ».
Ma nonostante la confusione di gente il tentativo di defilarsi non passò del tutto inosservato. Il
nemico infatti aveva percepito che qualcuno era riuscito a sottrarsi al
controllo della sua musica, intuendo di aver trovato chi stava
cercando: « Scappare non servirà a nulla: forza miei
schiavi, seminate il panico in città. Io intanto vado a caccia!
». In quel momento la folla che si trovava attorno a lui si
sparpagliò per eseguire l’ordine appena impartito.
Intanto
i ragazzi avevano appena imboccando un vicolo appartato quando Caco si
divincolò dalla presa dell’amico, visibilmente
infastidito: « Adesso basta! Devi dirmi che succede altrimenti
non farò un altro passo! »
« Ma niente è solo che ... »
« BALLE! Pensavo ti fidassi di me, ma evidentemente mi sbagliavo »
Quelle parole si conficcarono come una lama nel petto di Joe. Non aveva mai mentito al suo amico, lui era quello a cui poteva sempre confidare tutto senza paura di essere preso in giro o frainteso. Non poterlo fare era terribile, ma allo stesso tempo necessario: se per causa sua Caco fosse stato ferito, o peggio, non se lo sarebbe mai perdonato.
L’atmosfera
si era fatta pesante perché nessuno dei due ragazzi sapeva come
affrontare la questione, ma ad un certo punto Shiny ruppe il silenzio:
« Arriva! ».
Caco si guardò intorno non capendo di chi fosse la voce finché la sua attenzione non venne catturata da una luce. Era il coniglietto conosciuto qualche ora prima che si stava trasformando assunmendo la sua forma da combattimento.
«
Ma che cavolo succede? Chi-cosa sei tu? » gridò Caco
allibito mentre il Famiglio, ignorando questa reazione stupita, si
rivolse con tono perentorio a Joe
« Non c’è tempo da perdere, porta Caco al sicuro e nascondetevi »
« Aspetta Shiny, non voglio che lo affronti da solo »
« Non c’è molta scelta »
«
Non pensavo sarebbe successo così presto! » Joe era
spaventato, ma nonostante questo raccolse tutto il suo coraggio.
Sollevò il braccio sinistro e gridando la formula magica si
trasformò in Cheruby Tune sotto lo sguardo incredulo di Shiny e
soprattutto di Caco che per la sorpresa dovette reggersi al muro.
« Perdonami amico mio, ma per il tuo bene non posso dirti nulla
».
« Ma, ma sei … che diavolo succede qui? »
«
Perdonami, ma per il tuo bene è meglio tu non sappia niente.
Resta qui nascosto, per favore ». Nel pronunciare la frase fece
un passo verso l’uscita del vicolo, ma venne afferrato al polso
dall’amico.
« Ma cosa dici? Cosa diamine ti succede? Cos’è questa storia? »
«
Scusami Caco ma tu non puoi seguirci » A parlare stavolta fu Shiny che spinse via il ragazzo e gli creò una cupola di energia attorno. In questo modo non sarebbe potuto scappare e allo stesso tempo sarebbe stato al sicuro. Prima di allontanarsi Tune riprese la parola:
« Scusami se ti ho coinvolto Caco. Ti prometto che più tardi ti dirò tutto! ».
In
un attimo il Guardian Angel spiccò il volo seguito a ruota dal
Famiglio con l’intento di allontanarsi il più possibile
dal vicolo e intercettare il nemico il quale purtroppo era già
in vista di fronte a loro. Come se non bastasse i cittadini ipnotizzati
avevano cominciato a creare disordini provocando un fuggi fuggi di
persone e stavano raggiungendo a poco a poco il vicolo che presto non
sarebbe più stato un posto sicuro.
« Oh no, Caco! Ti prego Shiny, va da lui »
« La mia barriera lo proteggerà, tranquillo. Piuttosto pensiamo al nemico ».
Un ragazzo in tenuta scura si parò davanti ai due: diversamente dal Malus precedente questi aveva un atteggiamento molto più freddo e distaccato; ostentava una calma e una sicurezza invidiabili a differenza di Tune.
«
E così tu saresti un Guardian Angel, non è così?
Io sono Zack e sono qui per eliminarvi. Non posso certo permettere che
ci mettiate i bastoni fra le ruote »
« Shiny io provo ad attacarlo »
« Aspetta, è meglio studiarlo un po’ prima. FERMO! ».
Ma
ormai il ragazzo si era già diretto in direzione
dell’avversario lanciando la Folata di Note, il colpo con cui nel
precedente scontro aveva messo in fuga Rocky. Stavolta però le
cose andarono in modo totalmente diverso: Zack schivò senza il
minimo sforzo muovendosi con una rapidità fuori dal comune e in
un batter d’occhio si portò alle spalle di Tune.
« Attento Tune! »
«
Illuso, siamo su due livelli diversi » e sogghignando
appoggiò il palmo della mano sulla schiena del giovane guerriero
« Addio! Crash Acustico »
La
potente energia sprigionata dall’attacco provocò uno
spostamento d’aria tale da scaraventare Cheruby Tune a terra che
impattò al suolo ruzzolando per diversi metri finendo in mezzo
alla strada che dava sul vicolo dove Caco, impotente, alla vista
dell’amico a terra dolorante non potè fare altro che
urlare e imprecare contro la barriera.
« Bene, ora sistemerò anche te »
«
Arrivo Tune! » Shiny volò in picchiata per raggiungere il
compagno che giaceva stordito a terra ma dovette fermarsi bruscamente
per evitare un calcio volante di Zack che, determinato a non farlo
procedere oltre, voleva chiudere velocemente la questione.
«
Sono impressionato, lo ammetto » disse Zack « come si
chiama uno dei pochi che è riuscito a schivare un mio colpo?
»
« Sono Shiny e in qualità di Famiglio non ti permetterò di fare ancora del male al mio compagno »
« In effetti anche tu sei a un altro livello ».
Ci
fu una pausa di qualche secondo durante la quale il nemico
guardò a terra per ammirare la sua opera. Poi, vedendo la massa
di cittadini che aveva soggiogato che era ormai nei pressi del luogo
dello scontro formulò un nuovo diabolico piano.
«
Il tuo compagno è debole, non mi interessa. Lascerò ai
miei schiavi il compito di eliminarlo ». In quel momento Shiny
intuì cosa aveva in mente l’avversario e tentò di
colpirlò con un colpo delle sue possenti orecchie che
però fu schivato senza difficoltà.
« Fermati Zack! »
« Troppo tardi: CITTADINI VI ORDINO DI UCCIDERE IL GUARDIAN ANGEL! »
«
Noooooooo » e così dicendo la creatura si scagliò
con rabbia verso il nemico ingaggiando una lotta aerea fatta di colpi e
schivate a ritmo serrato in cui però alla lunga stava uscendo
vittorioso il Malus. Infatti dopo l’ennesimo scambio
quest’ultimo riuscì a piazzare un pugno che sbalzo Shiny
addosso a un albero nonostante la posizione di parata.
Il
colpo era stato duro e per contenere i danni Shiny fu costretto a
raccogliere tutte le sue energie provocando così la caduta della
barriera che proteggeva Caco. Appena il giovane si accorse di essere
finalmente libero si precipitò a soccorrere Joe che era ancora a
terra dolorante sotto quelle strane sembianze.
« Joe! Ehi! Su, forza! »
« Ahi! La mia testa … Caco? »
« Coraggio, ti porto via da qui! Ecco, aggrappati a me »
« G-Grazie »
Approfittando
della momentanea pausa nel combattimento Zack si guardò attorno
per verificare che tutto andasse secondo i piani scoprendo con sorpresa
e disappunto che qualcuno stava aiutando il Guardian Angel a scappare.
Decise quindi di volare in quella direzione per bloccare sul nascere
una eventuale fuga, ma all’improvviso avvertì la presenza
del Famiglio riuscendo a parare all’ultimo secondo un nuovo,
feroce assalto. Avendo visto infatti Caco andare in soccorso di Joe
aveva deciso di guadagnare tempo prezioso per fare in modo che i due
riuscissero a mettersi al sicuro dagli abitanti della città
ormai sempre più vicini.
Nel
frattempo i due giovani arrancando si infilarono nello stesso vicolo
che in precedenza era servito da rifugio. L’amico ferito si stava
a poco a poco riprendendo, ma si sentiva ancora troppo debole per
volare. Appartati in un angolo all’ombra e pensando di essere al
sicuro Caco prese la parola.
« Ehi, come va? »
« Mi sembra che mi sia passato sopra un tir. »
«
Senti ma … oh cazzo! » il discorso venne interrotto dalle
voci della gente che stavano cercando Cheruby Tune per ucciderlo.
« Dimmi che non stanno cercando te! »
« Purtroppo sì »
« Pazzesco! Non ci capisco niente. »
«
Scusami Caco. Per colpa mia ora anche tu ... » ma la voce venne
rotta dalle lacrime che cominciarono a rigare copiose il volto del
giovane.
«
Scemo, ti sembra il momento di pensare a me? ». Intanto le voci
si facevano sempre più forti, segno che ormai l’armata
zombie era ormai nei pressi del vicolo.
« E così stanno arrivando eh. Che vengano pure, io non ho paura! »
Come in risposta al coraggio e all’affetto appena dimostrati da Caco il vicolo venne pervaso da una tiepida luce che una volta dissolta rivelo una figura femminile. Joe la riconobbe quasi subito
« Camille? Sei proprio tu? »
« E lei chi sarebbe? La conosci? Ma, un momento: da dove sei comparsa? »
«
Spiacente Caco ma dovremo rimandare le presentazioni. Sono venuta fin
qui perché ho percepito chiaramente la presenza di un altro
Guardian Angel e penso proprio che sia tu. »
« E che sarebbe un Guardian Angel? Joe dimmi la verità ha a che fare con quello ch e ti è successo? »
«
Sì, non voglio mentirti: sono diventato un Guardian Angel
neanche ventiquattro ore fa, ma a quanto pare ... »
«
STOOOP! Non ho ancora capito bene che succede, ma ... » il
ragazzo si voltò di scatto verso Camille « se io accetto
poi sarò in grado di aiutare il mio amico? »
Camille si lasciò andare ad un dolcissimo sorriso: « Ne sono certa »
Il
ragazzo si vuoltò nuovamente verso l'amico e a sua volta sorrise
compiaciuto: « Allora direi che non c’è altro da
fare! »
Continua ...
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Capitolo 7 *** Capitolo 6: Un Angelo per amico ***
Capitolo 6: Un Angelo per amico
Ormai
l’attenzione del giovanissimo pubblico era alle stelle. I gemelli
avevano una luce negli occhi quasi come quando la mattina di Natale
arrivavano in salotto e guardavano i regali sotto l’albero
fremendo per aprirli il prima possibile. Gabriel dal canto suo aveva
un’espressione estasiata e senza nemmeno accorgersene mise una
mano sulla gamba della mamma.
« E poi? Cosa succede dopo mamma? » Julia non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere le facce dei bambini e disse: « Gabriel vammi a prendere il cellulare che ci facciamo un bel selfie: voglio immortalare questo momento! »
« Uffa! Solo se mi giuri che dopo continui! »
« Lo giuro! »
«
Corro » e subito si precipitò in cucina facendo ritorno
dagli altri in un lampo. Dopo di che si appollaiò sul divano e
quando furono tutti in posa la donna era già pronta ad
immortalare il momento. Ora però non aveva più scuse e
venne incalzata a proseguire il racconto da dove lo aveva lasciato.
* * *
Joe
rimase per l’ennesima volta stupito: Caco era davvero una persona
eccezionale! Chiunque di fronte a una situazione così
improbabile avrebbe mollato tutto e sarebbe scappato pensando a
mettersi in salvo, quasi certamente anche lui stesso. Ma Caco no! Lui non si era
tirato indietro, aveva preso le sue difese anche in questa situazione
pericolosa accettando persino di diventare un Guardian
Angel pur di salvargli la vita. “Che persona speciale”
pensò “sono molto fortunato ad averlo come amico”.
«
Bene, bene. A quanto pare tu sarai il mio partner ». Caco
cominciò a guardarsi attorno, ma non riusciva a capire chi
potesse aver pronunciato quella frase. Camille allora vedendo lo
smarrimento del giovane schioccò le dita e nello stesso tiepido
bagliore in cui era apparsa lei comparve un’altra strana
creatura. Dalle fattezze doveva essere un essere simile a Shiny, ma
questo somigliava più a una tartaruga un po’ cresciutella
che si reggeva sulle zampe posteriori e il cui guscio era formato da
scaglie con un motivo che ricordava due ali d’angelo intrecciate.
« Ecco un altro mostriciattolo! E tu chi saresti? » riprese il giovane.
«
Mostriciattolo a me? Brutto insolente, io mi chiamo Brock e si
dà il caso che sia il tuo Famiglio ». La risposta della
creatura non fece che aumentare i dubbi del giovane, oltre a lasciarlo
di stucco nell’aver trovato qualcuno che gli tenesse testa.
«
Suvvia Brock » Camille riprese amorevolmente il Famiglio «
vi conoscerete meglio più tardi. Io ora purtroppo devo andare,
è bene che il nemico non sappia che sono qui. Per favore assisti
Caco al meglio come solo tu puoi fare. ». Poi fece una breve
pausa e si voltò a guardare gli altri. « Non temete, ci
rivedremo presto. » e così dicendo sparì nello
stesso modo in cui era comparsa.
«
No aspetta, non mi hai ancora spiegato tutto! ». « Ci penso
io figliolo. Ora datti una calmata, rilassati e concentrati ».
Brock si era effettivamente ridimensionato assumendo il ruolo di guida,
ma il suo futuro partner dal canto suo non sembrava molto
collaborativo. E infatti la prima obbiezione non tardò ad
arrivare: « Una massa di persone vogliono il mio amico morto e
saranno qui a minuti. Mi spieghi come faccio a rilassarmi? ».
«
Se vuoi trasformarti l’unico modo è entrare in contatto
con il potere che è dentro di te. E per farlo ti devi
concentrare ». Da qui in poi cominciò un nuovo piccolo
battibecco dove ognuna delle due parti cercava di far valere le proprie
ragioni. Nel frattempo le voci dei cittadini sotto il controllo di Zack
facevano capire che il tempo a loro disposizione era ormai agli
sgoccioli. Solo pochi secondi e il vicolo non sarebbe più stato
un posto sicuro. Tutto questo non faceva che aumentare lo stato
d’ansia di Cheruby Tune: Shiny era impegnato in uno scontro
durissimo, Caco aveva scelto di combattere per difenderlo.
In pratica tutti lo stavano proteggendo, mentre lui era totalmente
passivo agli eventi. Provò vergogna di sé
stesso e decise che per quanto fosse spaventato e ferito doveva almeno
provare a fare qualcosa, anche solo per rispondere all’affetto
che tutti gli stavano dimostrando.
«
Senti amico mio » il Guardian Angel si fece forza e prese la
parola interrompendo la discussione in corso « ecco io ... volevo dirti ... grazie per esserci sempre! »
D’improvviso spiccò un volo incerto e cominciò a
dirigersi verso l’uscita del vicolo.
« Fermo Joe! Maledizione non ce la puoi fare conciato così »
Di
colpo gli arrivò un colpo sulla nuca da parte di Brock che lo
riprese duramente « Allora ti decidi ad ascoltarmi o preferisci
lasciare il tuo amico al suo destino? »
« Certo che no! »
«
Ottima risposta! Ora chiudi gli occhi e guarda dentro di te! Scopri il
tuo potere e
quando lo avrai trovato vedrai che tutto ti sarà chiaro. Io
intanto vado ad aiutare gli altri. » e così dicendo
spiccò il volo e prese la stessa direzione di Tune. Il baccano
ora si era spostato, segno che la battaglia si stava allontanando da
dove il giovane si trovava. Nonostante questo Caco faticò non
poco a placare il suo animo: si sentiva frustrato e arrabbiato
perché sapeva che il suo Famiglio aveva detto delle cose giuste,
ma
ancora una volta il suo orgoglio gli era stato di ostacolo.
Fortunatamente poco alla volta riuscì a mettere da parte questi
sentimenti negativi aiutandosi anche con dei respiri profondi.
Lentamente, come la goccia che toccando la superficie dell'acqua
disegna cerchi che si propagano sempre di più, riuscì a
trovare la giusta concentrazione finché senza nemmeno
accorgersene iniziò a sollevarsi da terra avvolto da
un’aura blu tiepida e avvolgente. Quando riaprì gli occhi
sollevò istintivamente il braccio sinistro dove al braccialetto
che indossava si era incastonato un ciondolo rotondo blu che
sprigionava una calda luce del medesimo colore; a quel punto
pronunciò una specie di formula senza neanche rendersene conto:
« Spirito
dell’Angelo Guardiano, risvegliati! » Questo
avviò
definitivamente il processo di trasformazione dal quale uscì
anche lui sotto tutt’altre sembianze: i capelli da neri
diventarono castani e sparati all’insù, indossava una
giacca blu con le spalline bombate e leggermente rialzate verso
l’alto che ricordavano quasi un’armatura; inoltre in vita
era fissata con una cintura. Indossava dei guanti azzurri dove in
corrispondenza del polso sinistro era incastonata la stessa gemma blu
che poco prima si trovava sul bracciale. Calzava degli scarponcini
bassi azzurri con lacci e dettagli bianchi. Quando l’aura si
dissolse il ragazzo aveva assunto le sembianza di Cheruby Song.
«
Wow, che forza! Ma allora era tutto vero! » esclamò
stupito il nuovo membro dei Guardian Angels, che però venne
riportato subito alla realtà dal frastuono dei disordini
cittadini. « Ma cosa sto facendo? Gli altri mi aspettano ».
Poco
più in là intanto Zack era impegnato a lottare in volo
contro Brock, che al momento sembrava riuscire a tenergli testa
affiancato da uno Shiny malconcio e provato dai potenti colpi
incassanti in precedenza. Poco più in basso Cheruby Tune volando
a bassa velocità tentava di raggiungere l’area dello
scontro per aiutare i Famigli, seppure ancora stremato
dal combattimento col Malus. Proprio quest’ultimo, accortosi
della folla di cittadini ipnotizzati che aveva invertito il senso di
marcia, si insospettì e con sua grande sorpresa si accorse del
ritorno di quel guerriero che ormai considerava spacciato. Indispettito
dalla cosa fece per preparare un nuovo assalto quanto tutti si
fermarono presi alla sprovvista da un urlo « FERMI
TUTTIIIII ».
Con un'entrata in scena tutt'altro che discreta fece la sua comparsa il nuovo membro del team che Zack ancora non conosceva.
L’altro Angelo e i due Famigli tirarono un sospiro di sollievo
mentre il nemico era sempre più contrariato: a differenza del
suo predecessore che tradiva le sue emozioni, lui era molto più
composto e per questo pericoloso. Il fatto poi che il suo
piano avesse subito così tante complicazioni lo stava
indisponendo non poco.
« Ce ne hai messo di tempo eh? » lo apostrofò scherzosamente Brock
«
Che ci vuoi fare: gli eroi entrano sempre in scena per ultimi ihih
» e così dicendo si avvicinò all’amico
ferito. « Scusa il ritardo! Ora lo sistemo io »
«
Vorrai dire che lo sistemeremo insieme » improvvisamente Tune
sembrava aver riacquistato sicurezza, probabilmente proprio grazie al
fatto di poter contare su un prezioso e fidato alleato. I due ragazzi
istintivamente si diedero il cinque e non appena le mani si toccarono
le loro due gemme iniziarono a brillare.
« Oh mamma che cos’è? » chiese Tune
« E lo chiedi a me? » disse per tutta risposta Song
«
E’ ora di farla finita! » sentenziò Zack che questa
volta schizzò verso i due guerrieri cogliendo di sorpresa i due
Famigli ce partirono con un attimo di ritardo. Song a quel punto decise
di tentare il tutto per tutto e toccandosi la gemma blu puntò il
braccio verso l’avversario: dal palmo della sua mano si
generò una sfera azzurra che scoppiando contro Zack produsse
delle vibrazioni che riuscirono a stordirlo rallentando la sua corsa
quanto bastò per permettere alle due creature di frapporsi fra i
due contendenti e creare uno scudo protettivo. Tutto questo per
guadagnare tempo e spiegare loro come muoversi.
«
Ragazzi se unite le vostre forze abbiamo una possibilità »
incalzò Shiny visibilmente stremato per lo sforzo.
«
Unite i vostri poteri in un unico attacco da indirizzare contro il
vostro avversario » fece eco Brock che ormai doveva sostenere
quasi da solo lo sforzo per mantenere attiva la barriera «
Muovetevi! Non … resisteremo a … lungo »
I
due amici si guardarono perplessi cercando di capire come poter mettere
in pratica velocemente il piano. Per l’ennesima volta si
trovarono a dover affrontare una nuova situazione e a prendere una
decisione in tutta fretta. Al contrario il loro avversario sapeva
benissimo come muoversi: si allontanò qualche metro e
cominciò a caricare il colpo che prima aveva steso Tune in un
batter d’occhio. Rendendosene conto Tune cominciò ad
agitarsi, ma Song prontamente gli mise una mano sulla spalla e lo fisso
senza dire una parola. Questo semplice gesto bastò a restituire
all’amico la lucidità necessaria per affrontare il
combattimento: sentiva che questa fiducia reciproca sarebbe stata la
loro arma vincente. Quasi in risposta a questa convinzione le due gemme si illuminarono di nuovo.
« Addio! » disse Zack con il colpo carico e pronto a lanciarlo
«
Ti piacerebbe! » disse Song che si voltò verso Tune
« Facciamogli vedere di cosa siamo capaci ». I due
guerrieri, ancora protetti dalla barriera dei loro partner,
avvicinarono le loro mani alzate verso il cielo e subito sprigionarono
i loro colpi che si fusero in un gioco di luci arancioni e blu
producendo una melodia tranquilla e rilassante frutto
dall’effetto delle note dell’uno e delle vibrazione
dell’altro. Non appena questo suono iniziò a propagarsi
Zack si sentì subito indebolito ed assieme a lui anche i suoi
poteri. A poco a poco infatti i cittadini cominciarono ad essere
liberati dal controllo mentale del Malus; inoltre anche il colpo che
egli aveva caricato stava perdendo di intensità.
Tune
si sentiva al settimo cielo. Tutto alla fine si stava risolvendo per il
meglio, era sempre così quando c’era Caco assieme a lui.
Si sentiva stremato, ma anche, una felicità che però ben
presto venne bruscamente interrotta.
«
Maledetti! Prendete questooo! » L’avversario
nell’allontanarsi velocemente dal campo di battaglia
lanciò il suo attacco mirato volutamente in direzione di Shiny
che affaticato com’era non riuscì a schivarlo.
L’impatto fu diretto e lo mise definitivamente K.O.
La
barriera si dissolse mentre il Famiglio spogliato della sua metamorfosi
precipitò verso terra. Tune e Brock si precipitarono
immediatamente a soccorrerlo; diversamente Song si lanciò come
una furia assenstando un potente calcio che impattò sul braccio
sinistro usato come difesa. Il colpo sortì il suo effetto
perché l’avversario cominciò a dimenarsi e a
toccarsi nel punto d’impatto: probabilmente l’attacco
congiunto dei due Guardian Angel lo aveva indebolito a tal punto da
compromettere anche la sua resistenza fisica.
Conscio
di questa sua momentanea debolezza biascicando un « ma non
finisce qui! » decise di ritirarsi sparendo tra le nuvole del
cielo autunnale.
Nel
frattempo Tune e Brock erano atterrati nel parco nelle vicinanze, una
zona dove la vegetazione è più fitta in modo da non dare
nell’occhio e poter soccorrere la creatura ferita senza essere
osservati da occhi indiscreti.
Una
volta atterrati Tune sciolse la sua trasformazione stremato dalla
fatica e dagli eventi che nel giro di poco sembravano fuggirgli dalle
mani senza che lui potesse fare niente. Ormai le gambe non lo reggevano
più, così si appoggiò a un albero e si
lasciò andare. Si ritrovò seduto ai piedi
dell’albero con in braccio il povero Shiny sempre più
debole e in affanno.
« Joe ... »
« Sono qui Shiny, non sforzarti. Adesso pensa solo a riposare »
Il
piccolo Famiglio, che ormai era ritornato alle sue sembianze di
coniglietto, aveva un respiro affannoso, molto poco rassicurante. Anche
Brock lo aveva notato, però dal canto suo non sapeva in che modo
poterlo aiutare. Poi all’improvviso gli venne un’idea.
« Senti Joe provo a condividere un po’ della mia energia con lui »
« Davvero puoi farlo Brock? Lo salverai vero? »
« Non lo so, ci provo ».
Intanto Shiny ormai non respirava neanche più.
« No, no, non può essere! Shiny no deve … non può essere! ».
Joe
non riusciva ad accettare la situazione, doveva esserci una soluzione,
bisognava solo trovarla. Ma il suo cuore era pieno d’angoscia e
di dolore e in quelle condizioni non riusciva a pensare a niente. In
quel momento inspiegabilmente si ricordò solo il suo incontro
con Shiny e con Camille. E come quando una barca in mezzo alla tempesta
vede la luce del faro come ancora di salvezza, così il ragazzo
cercò di aggrapparsi con tutte le sue forze a questo unico
barlume di speranza.
« Ma certo! Camille! Dobbiamo chiamare Camille. Subito! »
« Figliolo, mi spiace ma credo che ormai n- »
«
Sciocchezze » disse Joe guardando Brock con gli occhi gonfi di
lacrime e il cuore sempre più pesante « Sono sicuro che
Camille saprà aiutarlo ».
In
quel momento il corpicino esanime si illuminò di una luce
arancione. « Shiny che succede? » il ragazzo strinse il suo
partner al petto mentre diventava trasparente a poco a poco. Joe
sentì la disperazione prendere il sopravvento e le lacrime
cominciarono a scendere copiose.
«
Figliolo adesso calmati, per favore », ma era tutto inutile.
Ormai le parole di Brock non riuscivano più a raggiungere il
giovane che ormai vedeva dissolversi il Suo Famiglio fra le sue braccia
lasciando al suo posto soltanto una piuma argentata dalle sfumature
ambrate.
Song
intanto da dieci minuti stava sorvolando la zona inutilmente, cercando
di individuare il punto dove si erano diretti gli altri. D’un
tratto la sua attenzione fu attirata da una sottile polvere arancione
che si levava verso il cielo. Guardandola attentamente sembrava molto
simile all’aura sprigionata da Tune quando aveva usato il suo
potere. Decise dunque di fidarsi di quell’intuizione scendendo in
picchiata fra gli alberi e i cespugli. Una volta atterrato sciolse la
trasformazione e si guardò attorno, quando finalmente alla sua
sinistra li vide. C’erano Brock in piedi che cercava di parlare a
Joe che però era seduto appoggiato a un albero con lo sguardo
vuoto: aveva qualcosa fra le mani e lo fissava muto e assente mentre da
esso si levava un ultimo refolo di quella polvere arancione che
l’aveva condotto fin lì.
« Joe, Brock. State bene? » disse Caco correndo da loro.
« Ti prego ragazzo, parla col tuo amico, io non ci riesco, non mi sente »
« Cosa stai dicendo Brock. Piuttosto non vedo Shiny. Oh no, non dirmi che?»
« E’ morto » rispose Joe. La sua voce era sottile, i suoi occhi gonfi e tremava come una foglia.
«
Cazzo no! » Ci fu qualche secondo di silenzio dove si sentivano
solo il brusio della città che era tornata alla normalità
e il rumore delle prime foglie secche trascinate a terra dal fruscio
del vento. Poi il pianto a singhiozzo riprese mentre Caco cacciando
indietro le lacrime decise di farsi forza e portare via di lì il
suo amico. Gli si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi visto che
comunque era un po’ malconcio anche lui e per dargli un primo
conforto si risolse a mettergli una mano sulla spalla, come spesso
faceva. Stavolta però la mano non fece nemmeno in tempo ad
appoggiarsi che ricevette una forte scossa.
Istintivamente Brock allontano Caco dall’amico, insospettito da questo fatto.
« Sta attento ragazzo, non ci vedo chiaro »
« Ma che fai lasciami andare. Devo andare da Joe, non vedi come ... »
Il
ragazzo non riuscì a terminare la frase poichè rimase
impietrito da quello che stava succedendo. Un’aura nera e densa
come la pece cominciò a sprigionarsi dal corpo tremante di Joe:
più lui piangeva e si disperava e più l’aura si
intensificava finchè ad un certo punto lo avvolse completamente.
« Oh no, questo no! La Metamorfosi Oscura. » Brock interruppe il silenzio
« Cosa vuoi dire? Cosa succede al mio amico. JOOOOOE! »
Continua
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Capitolo 8 *** Capitolo 7: Un dolore che consuma ***
Capitolo 7 Un dolore che consuma
Capitolo 7: Un dolore che consuma
Caco
trattenuto a fatica da Brock si sbracciava e chiamava il suo amico per
nome, ma egli non poteva più sentirlo ormai completamente
avvolto da quell’aura nera come la pece che poco prima
sprigionava il suo corpo. La metamorfosi oscura a poco a poco si
compì e quando il processo fu terminato l’oscurità
scivolò via sotto forma di inchiostro denso che gradualmente si
raccoglieva sotto i piedi. Il ragazzo era totalmente cambiato, diverso
nell’aspetto donatogli dalla consueta trasformazione.
Gli
occhi avevano le pupille rosse come braci ardenti e da ciascun occhio
una riga nera scendeva lungo le guance; i capelli, ora lunghi fino a
metà schiena, erano imbiancati e avevano acquisito dei riflessi
corvini qua e là. Anche lo stile delle vesti si era fatto molto
più dark:
una giacca viola lucida senza maniche con due code a mo’ di frac
era fermata in vita da una cintura doppia incrociata in cuoio nero, i
pantaloni grigio scuro rimborsati dentro a stivali neri lucidi poco
sotto al ginocchio; infine al polso destro e al braccio sinistro
portava una fascia di pelle nera lucida.
Caco
alla vista delle nuove sembianze del suo amico rimase impietrito
così come il suo Famiglio. Quello che avevano di fronte ormai
aveva solo una vaga somiglianza con Joe, ma la cosa che più li
rattristava era lo sguardo pieno di dolore e rabbia ancora dipinto sul
suo volto: sembrava quasi questi sentimenti negativi avessero preso
forma e sostanza trasfigurando profondamente il giovane.
Nessuno
sapeva cosa fare, neppure Brock nel quale il partner confidava per
risolvere la situazione. Ed ecco che come un raggio di luce apparve
Camille che, annunciata dalla consueta aura luminosa e calda,
portò una ventata di speranza. A differenza
dell’occasione precedente in cui non c’era stato il tempo
di osservarla questa volta Caco non riuscì a fare a meno di
restare abbagliato dalla bellezza di questa creatura!
Camille
sembrava non avere più di vent’anni. La sua pelle, dalla
carnagione chiara, faceva risaltare i bellissimi occhi verdi; il
volto dai lineamenti gentili era incorniciato da due ciocche di capelli
castani che scendevano fino alle spalle mentre il resto della folta
chioma era formata da bellissimi boccoli raccolti da un elegante nastro
argentato come la sua veste. A Caco sembrava proprio che un angelo
fosse appena sceso sulla terra.
La
comparsa dell’Angelo ebbe però anche un altro effetto: Joe
nella sua nuova forma non sembrò gradire la nuova arrivata che
evidentemente non riconosceva più. Decise quindi di convogliare
l’energia negativa accumulata sotto i suoi piedi verso Camille,
la quale si barricò senza sforzo dietro un scudo energetico a
forma di ala.
« Non avere paura di me, sono qui per aiutarti Joe »
disse la ragazza che tentava di parlare alla coscienza del giovane. Le
sue parole però non sembrarono sortire l’effetto
desiderato, anzi scatenarono una maggiore ostilità. Riconoscendo
però la sua inferiorità in termini di potenza il ragazzo
valutò più opportuno ritirarsi. Stavolta radunò
tutta l’energia sotto i suoi piedi: in questo modo riuscì
a creare un flusso collegato ad un’altra dimensione. Iniziarono
attimi di concitazione in cui Caco cercava di capire cosa stesse
succedendo e Camille tentava di sventare il tentativo di fuga.
« Aspetta Joe, fermati! »
« Ma che succede Brock? »
« Ragazzo il tuo amico cerca di scappare! »
«
Cosa? No, dobbiamo fermarlo! JOEEEEE! » e così dicendo si
mise a correre più che poteva verso l’amico.
Quest’ultimo lo fulminò letteralmente con lo sguardo
attaccandolo con una sfera energetica per impedirgli di avvicinarsi.
Brock ancora provato dallo scontro con Zack non riuscì a
intervenire tempestivamente, ma Camille era già sulla
traiettoria allontanando con un movimento deciso del braccio il colpo
che precipitò poco distante in detonando con una potenza
notevole nonostante le dimensioni della sfera. Subito l’angelo e
il Famiglio vollero accertarsi delle condizioni del giovane che
visibilmente spaventato cadde sulle sue ginocchia: mai avrebbe pensato
che il suo migliore amico gli si sarebbe rivoltato contro, era come
vivere in un incubo!
In
tutto questo Joe approfittò del momento in cui nessuno si curava
di lui per fuggire lasciando tutti con un pugno di mosche. Per prima
cosa gettò a terra la spilla in cui si era trasformato Shiny,
dopo di chè iniziò a sparire dentro al varco creato in
precedenza che si richiuse lasciando al suo posto un alone circolare di
terra bruciata.
Ci
fu un attimo di silenzio carico di tensione: Camille ce l’aveva
con sè stessa per non aver sventato la fuga, il Famiglio allo
stesso modo si crucciava di non essere stato in grado di proteggere il
suo partner; Caco dal canto suo era sconvolto. Solo i passi in
lontananza dei primi cittadini curiosi li destò dai loro
pensieri. In tutta fretta Brock recuperò ciò che restava
di Shiny e teletrasportò il gruppo nel vicolo che prima era
servito da rifugio in modo da poter riorganizzare le idee.
Il
clima che si respirava era davvero surreale: quella che doveva essere
una tranquilla giornata fra amici i stava trasformando in una spirale
di dolore e rabbia senza via di scampo.
Camille,
che nonostante il senso di colpa sapeva bene quanto gli altri avessero
bisogno della sua lucidità e della sua esperienza per trovare
una soluzione, tentò di prendere l’iniziativa, ma Caco era
troppo confuso e impaurito e non riuscì a trattenersi.
«
Qualcuno si degna di spiegarmi cosa cavolo succede? Che fine ha fatto
Joe? Quell’essere non poteva essere il mio amico, non mi ha
neppure riconosciuto! »
«
Modera i termini giovanotto » lo redarguì Brock, ma
Camille gli fece un cenno con la mano per bloccare sul nascere la
ramanzina. Si avvicino al giovane che le dava la schiena, gli mise una
mano sulla spalla e cercò di rassicurarlo come meglio poteva.
«
In un certo senso hai ragione: quello che è scomparso sotto i
nostri occhi non era il vero Joe, ma soltanto la personificazione dei
suoi sentimenti negativi. La metamorfosi oscura ha generato
un’energia tale da attirare la mia attenzione; mi sono
precipitata da voi, ma purtroppo non sono riuscita a fare molto. Ti
chiedo scusa »
Il
ragazzo le prese la mano e senza girarsi riuscì a malapena a
ringraziare l’angelo per avergli salvato la vita, poi però
un nodo in gola lo costrinse a restare in silenzio onde evitare di
scoppiare a piangere. Non aveva mai permesso a nessuno di vederlo in un
momento di debolezza, forse neanche a Joe. Gli piaceva dare sempre
l’impressione che si potesse contare su di lui in qualsiasi
situazione.
«
Sai Caco sono stata subito molto sorpresa dal forte legame che unisce
te e Joe e sono convinta che tu riuscirai a salvarlo. » Caco
istitivamente si girò per cercare conferme
« Io posso? Come? Dimmelo, ti prego! »
«
Ma non sarà un’impresa facile e io non potrò
seguirti, ma avrai il tuo fidato Brock al tuo fianco. »
«
Farò tutto quello che posso, tu spiegami come devo fare e io ti
prometto che costi quel che costi mi riprenderò il mio amico!
»
«
Ammiro la tua forza d’animo e il tuo coraggio. Allora forza!
Torniamo nel punto esatto in cui Joe è scomparso. Ci conviene
andare a piedi per non dare troppo nell’occhio, così
avrò anche modo di spiegarvi cosa dovrete fare. Ma prima ...
» e con un semplice schiocco delle dita l’angelo
sparì dalla loro vista.
«
Cosa? Ma dov’è andata? E ora cosa faremo accidenti a lei!
» Caco era incredulo e cominciava a spazientirsi. Anche Brock
sulle prime non capiva, ma poi cominciò a intuire dove la
ragazza voleva arrivare.
« Ragazzo ascoltami: concentrati e cerca di percepire quello che c’è intorno a te »
« Non ti ci mettere anche te adesso! Non abbiamo tempo da perdere con questi giochetti »
«
Fa silenzio e per una volta fa quello che ti dico! Devi imparare a
percepire le auree. Questa cosa ti tornerà utile anche in
combattimento. »
«
Un saggio consiglio Brock! Non potevo aspettarmi di meglio da un
Famiglio premuroso come te! » Camille ricomparve con un altro
schiocco di dita mentre Caco quasi non riusciva a guardarla per la
vergogna. Ma la ragazza capendo il disagio del giovane disse: «
Riproviamo! Io per muovermi qui non posso armi vedere dalla gente,
quindi devi imparare a percepire la mia presenza. Inoltre forse
è meglio se comunichiamo telepaticamente altrimenti la gente
penserà che sei strano»
« Ah … ma certo, giusto. E’ ovvio AHAHAHAHAH »
« Bene allora si ricomincia! » e sparì di nuovo sorridendo per il divertente siparietto.
Il
gruppo impiegò una buona mezz’oretta per tornare al parco.
Per Caco non fu semplice padroneggiare la nuova tecnica, ma arrivati
sul luogo della scomparsa aveva almeno capito come si faceva.
Fortunatamente era ora di pranzo quindi bastò attendere qualche
minuto per essere soli nella zona. Caco si trasformo nuovamente in
Guardian Angel e Brock riassunse la sua forma da battaglia. A quel
punto Camille ricomparve. Si avvicino al punto esatto, riconoscibile
dalle bruciature sul terreno e vi si fermò davanti. Stese il
braccio destro in avanti, cercò la massima concentrazione e
utilizzò il suo potere per riaprire un varco che conducesse al
luogo in cui era andato a rifugiarsi l’amico.
La
cosa però non passò inosservata agli occhi del nemico che
immediatamente mandò i suoi emissari per impedire agli angeli di
portare a termine la missione. Una scarica di energia negativa
preannunciò l’arrivo di Zack e Rocky. Quest’ultimo
fu il primo a parlare.
« Bene, bene e così c’è un nuovo angioletto con cui divertirsi. »
« Ragazzo non raccogliere la provocazione, abbiamo altro da fare! »
«
E cosa pensate di fare? » stavolta fu Zack a prendere parola
« il vostro amico sta bene dove sta. In quella dimensione il
dolore e la rabbia continueranno a consumarlo finché a un certo
punto scomparirà! »
« Ehi, fermi tutti. Camille cos’è questo discorso? Non ne so nulla! »
Vedendo
il giovane preoccupato e i nemici shignazzare soddisfatti
l’angelo non potè far altro che confermare: « Vedi
un Guardian Angel una volta corrotto dai sentimenti negativi non si
trasforma in un Malus, perciò l’energia negativa
anziché diventare nuova fonte di potere è piuttosto come
un fuoco che consuma. La durata di questo processo dipende dalla forza
di volontà. Ma il nostro amico è forte ed è per
questo che sono sicura che lui è ancora vivo!»
Detto
questo la giovane partì all’assalto dei due Malus. Brock
fece non poca fatica a convincere il suo compagno a non prendere parte
al combattimento di Camille che comunque stava tenendo testa
egregiamente ai due avversari senza troppi sforzi.
«
Levati di mezzo! » sbraitò Rocky sferrando un pugno che la
giovane intercettò; lo afferrò quindi per il braccio e lo
usò come scuso per parare il colpo di Zack che stava tentando un
attacco alle spalle. Poi scese davanti al varco ed eresse la sua
barriera a forma di ala.
« Andate ora ragazzi. Via! »
« Grazie di tutto Camille. Ti prometto che torneremo assieme a Joe. »
« Lo so, ho fiducia in voi e nella vostra amicizia. Tu puoi salvarlo! »
E
così Angelo e Famiglio saltarono nel varco che si richiuse
prontamente alle loro spalle. A quel punto la ragazza guardò i
suoi avversari con un sorriso compiaciuto e con un cenno di saluto
scomparve. I due provarono inutilmente a ricreare un passaggio ma ben
presto dovettero arrendersi e tornarsene con la coda fra le gambe al
quartier generale.
Adesso era tutto nelle mani di Caco e Brock.
***
Julia
interruppe il suo racconto strillando come una matta. Avrebbe dovuto
essere già in macchina per portare il figlio e i nipotini a casa
di un amichetto per la festa di compleanno e invece doveva ancora
prepararsi.
« Sono in ritardooooo! Bambini prendete il regalo. Io mi lavo in velocità e sono da voi »
«
Zia sei la solita imbranata! » come sempre Marie non perdeva
occasione per punzecchiare la zia, tra le risate del fratello e del
cuginetto.
« Però uffa io volevo sapere come andava avanti la storia! » sbuffò Gabriel
«
Un po’ dispiace anche a me, ma tanto domani la zia continua di
sicuro! » Nicholas sembrava sicuro di sè, ma la sorellina
presto lo riportò alla realtà: « Che fratello scemo
che ho! Domani è sabato quindi prima di lunedì non se ne
fa niente purtroppo! »
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