GUARDIAN ANGEL

di Gennai86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Stelle cadenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Angelo Custode ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Rocky ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Cheruby Tune ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Musica pericolosa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Un Angelo per amico ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Un dolore che consuma ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quando un ragazzo comune di nome Joe esprime un desiderio la notte di San Lorenzo di certo non avrebbe mai immaginato che la ruota del destino si sarebbe messa in moto in maniera così veloce. La vicenda si districa sullo sfondo dell'eterna lotta tra bene e male, un delicato gioco equilibri che vede contrapposti due gruppi: da una parte i Guardian Angel, baluardo di un'umanità apparentemente senza speranza, dall'altra una figura misteriosa pronta a sfruttare qualsiasi cosa e persona, sottoposti compresi, per raggiungere il suo scopo. E così, tra nuovi incontri, scontri e colpi di scena i vari personaggi dovranno mettere in gioco sè stessi e i loro sentimenti, più volte messi alla prova, fino a capire che a volte il nemico più ostico siamo proprio noi stessi. Mistero, incantesimi e sentimenti si mescolano dando vita a una leggenda che ha inizio quasi per caso in una tranquilla notte stellata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Stelle cadenti ***


Capitolo 1: Stelle cadenti
Il sole faceva capolino dagli spiragli dei ricami dell’ampia tenda di stoffa color rosa antico che velava l’ampia porta finestra del salotto di casa. Fuori in cortile tre allegri bambini stavano giocando spensierati mentre seduta su uno sgabello della stanza che utilizzava come luogo per dipingere i suoi quadri, locale attiguo al salotto, Julia passava con estrema leggerezza il pennello sulla tela per ultimare la sua più recente creazione. L’orologio a cucù appeso alla parente di fronte a lei stava battendo le quattro e mezza.
« Guarda, guarda, devo sbrigarmi altrimenti i bimbi inizieranno a strepitare se non trovano la merenda. »
Nemmeno un attimo dopo che Julia finì la frase la porta della stanza si spalancò preceduta da uno scalpiccio frettoloso: erano suo figlio Gabriel con i cuginetti Nicholas e Marie che come previsto venivano a reclamare per l’aspettato spuntino pomeridiano non ancora pronto.
« Mammina fra quanto è pronta la merenda? Io ho tanta fameee! » esordì per primo Gabriel che aveva preso praticamente tutti i tratti somatici del ramo familiare da parte di madre: capelli ricci e boccolosi, lineamenti gentili e corporatura snella nonostante un appetito da fare invidia anche al nonno Marco che non si tirava di certo indietro di fronte a un buon piatto.
« Sì, sì, pure io zietta » dissero poi i nipotini all’unisono.
« Ma sì tranquilli, andiamo di là in cucina che c’è una bella fetta di cheese cake ai frutti di bosco che vi aspetta » e così dicendo Julia fece per uscire dalla stanza quando la sua curiosa nipotina Marie chiese:
« Che bel quadro zia, ma chi sono quelle belle persone che hai dipinto? ». Marie era sempre stata la più curiosa della famiglia: i suoi occhioni vispi erano di un azzurro bellissimo e spiccavano rispetto ai capelli corvini tagliati a caschetto e la frangia tirata in su e raccolta a ciuffetto tenuto fermo da un elastico per capelli; suo fratello gemello Nicholas invece aveva un taglio a scalare con un codino e occhi scuri di carattere decisamente più pacato rispetto alla sorellina.
« Quelli Marie sono angeli, più precisamente sono gli angeli di Serenity Cove, la nostra piccola cittadina. »
« Davvero? » la piccola era sempre più curiosa, ormai voleva sapere tutti i dettagli.
Nel frattempo il gruppetto raggiunse la cucina dove Henry, marito di Julia, li aspettava: aveva già preparato le tovagliette, una gialla, una rossa e una verde, con tre piattini, le relative forchettine e i bicchieri belli pieni di succo di frutta; c’era poi una caffettiera da due che gorgogliava sul fornello e due tazzine pronte ad accogliere il caffè per moglie e marito.
« Grazie caro » disse Julia dando un bacio sulla guancia al suo premuroso uomo. poi andò verso il frigorifero, lo aprì e tirò fuori la torta preparata la mattina stessa; la porzionò e la distribuì ai bambini.
« Dai zia, raccontami bene di questi angeli » la forchetta affondò nella fetta di torta della zia che, rispetto alla mamma Violet, era una bravissima cuoca, specie se si trattava di dolci. Infatti non appena messo in bocca il primo pezzettino di torta « zia è fantastica come sempre »
« Sono contenta che ti piaccia Marie »
« Ne voglio un’altra mamma! »
« No Gabriel, lo sai che non va bene mangiare troppo al pomeriggio. E poi quante volte ti avrò detto di non ingozzarti mentre mangi!? » ricevendo una sonora sbuffata dal figlio; poi guardò in direzione del nipotino « Allora Nicholas ti piace? »
« Sì zia, proprio buona la tua torta »
« Sì, ma adesso basta chiacchere. Racconta, racconta, voglio sapere tutto di questi angeli » la piccola puntava sul fatto che la zia Julia era sempre stata gentile e disponibile coi suoi nipotini e di certo non avrebbe resistito a quegli occhioni supplichevoli che aveva esibito per assicurarsi che la sua richiesta andasse a buon fine.
E alla fine la ebbe vinta. Si spostarono tutti quanti, compreso Henry, nello studio dove erano andati a recuperare Julia: i bambini seduti comodi sul divanetto pensatoio posto davanti alla finestra, la zia sul trespolo davanti alla tela che stava dipingendo e il marito seduto accanto a lei su una sedia che si era portato appresso dalla cucina. Una volta sistemati tutti incominciò il racconto tanto atteso anche da Nicholas e Gabriel.

***

La natura umana mira alla felicità e cosa c’è di meglio se non un desiderio realizzato per sentirsi appagati?! A tal proposito è sempre esistita una credenza in quel di Serenity Cove e dintorni per cui la notte del 10 Agosto se si riesce a esprimere un desiderio a una stella cadente questo si avvererà per certo.
Forti di questa convinzione come la maggior parte delle persone di loro conoscenza anche Caco e Joe stavano col naso all’insù in una splendida notte d’estate nella speranza di potersi accaparrare uno o più astri ai quali rivolgere le loro svariate richieste come solo due ragazzi di diciannove anni con molti progetti e un futuro aperto davanti a loro possono avere.
Fra i due sicuramente Caco era quello con le idee più chiare su quello che più desiderava: egli aveva una passione sfrenata per il canto che voleva far diventare la ragione della sua vita; in effetti la sua voce era molto bella, certo serviva ancora dello studio e Caco era ben conscio dei sacrifici che avrebbe dovuto affrontare, ma il suo modo di essere gli avrebbe permesso di affrontare qualunque sfida. Gli serviva solo un’occasione per mettere in mostra il proprio talento, tuttavia la sua corporatura un po’ robusta di certo non aiutava in quella direzione poiché si sa come al giorno d’oggi anche l’aspetto fisico è un valore aggiunto, se non addirittura una discriminante importante specie per chi vuole fare un mestiere in cui l’esposizione mediatica è un aspetto tutt’altro che trascurabile.
Da parte sua Joe invece era una persona più riservata e pacata, di quelle che non ha molta fiducia in sé stesso, ma per un amico é sempre disponibile e fa di tutto per aiutarlo. A differenza del suo migliore amico non aveva ancora un’idea precisa di quello che vuole fare da grande; infatti stava aspettando il termine ultimo per decidere a quale facoltà universitaria fosse meglio iscriversi. Non che non volesse iniziare a lavorare seriamente, ma sapendo di non avere una grande manualità si sentiva inadeguato e dunque riteneva necessario specializzarsi in qualcosa, il problema era capire in cosa? Ormai da dopo il diploma aveva vagliato tutte le varie opzioni senza cavarne un ragno dal buco e si sentiva alle strette. Per questo motivo l’escursione notturna al parco vicino casa aveva un unico scopo: affidarsi a qualcosa di intangibile come il potere occulto di un pezzettino di roccia cosmica che si incendia a contatto con l’atmosfera terrestre nella speranza che il suo futuro venga deciso da qualcun’altro o, come in questo caso, qualcos’altro; non era mai stato bravo a prendere decisioni perché pensava che se la cosa dipendesse da altri allora eventuali conseguenze negative non sarebbero state frutto di una sua decisione sbagliata. Sì, Joe aveva il terrore di commettere errori.
« Uffa, sembra proprio che quest’anno non ci siano stelle cadenti » la voce di Caco interruppe i pensieri di Joe il quale venne riportato alla realtà « Come? … Eh già! »
Un’altra cosa nota a chiunque conoscesse Joe era che non gli piaceva molto parlare dei propri problemi, non voleva sentirsi un peso per chi gli stava vicino e ancor meno vedere gli altri preoccuparsi per lui, men che meno Caco al quale era davvero molto affezionato.
« Terra chiama Joe, Terra chiama Joe? Perché non smetti di rimuginare e non cerchi di goderti la serata. Fra qualche mese saremo così impegnati che anche volendo non ne avremo più il tempo. »
« Hai ragione Caco, come sempre. Ma sai come sono fatto: non riesco a farne a meno »
« Ma è proprio questo il problema: più ci pensi e meno ne vieni a capo. Non puoi prevedere tutto! Scegli qualcosa che ti piace e cerca di finire il tuo percorso di studi. Sei sempre stato bravo nello studio e sono certo riuscirai a spuntarla anche stavolta. »
« Vorrei essere fiducioso come te! »
« Lo sai vero che per qualsiasi cosa Caco sarà qui per te. Conterò i giorni che mancano alla tua laurea e faremo una festa grandissima. »
« Questo è sicuro e ci sarà vino a volontà per festeggiare. »
« Sì, ma poi dormo da te eh! »
« Ahahahah, ma certo altrimenti chi la sente tua mamma. Ehi ma guarda che ora si è fatta. sono già le undici e mezza. »
« MUOVITI JOE, RIENTRA! DOMANI DEVI ALZARTI PRESTO! » la voce della madre richiamò il figlio all’ordine. i due ragazzi, fra pensieri e chiacchiere varie, avevano trascorso una serata in compagnia e il tempo era volato, come del resto accadeva sempre quando erano assieme.
« ARRIVO, ARRIVO! Uffa anche le stelle sono contro di me. Ci sentiamo domani Caco. »
« Ti aspetto al Café Soleil verso le cinque quando stacco. » Caco, in attesa della grande occasione, aveva deciso di lavorare per racimolare un gruzzolo e riuscire ad andare in una grande città, qualunque andava bene, purché riuscisse ad andarsene da Serenity Cove dove nessuno si sarebbe mai sognato di cercarlo per proporgli un contratto discografico o almeno la possibilità di fare un’audizione.
« Presa! Ci vediamo domani. »
« Troverai una coppa di gelato ad aspettarti, va bene. »
« Speriamo arrivi presto domani pomeriggio! » Uno delle poche cose a cui Joe non sapeva dire di no erano i dolci. Ne andava pazzo, sembrava quasi fosse dotato di uno stomaco dedicato appositamente ad accogliere tutto ciò che si poteva definire dolce. E il tutto senza nessuna ripercussione sulla sua forma fisica, diversamente da Caco il quale invece stava bene attento a non esagerare così da non appesantire la sua figura già un po’ corpulenta.
Tornato a casa però il povero Joe continuava a rigirarsi nel letto: non riusciva proprio a dormire, i suoi pensieri si accavallavano l’uno sull’altro finché a un certo punto si decise ad alzarsi e si affacciò alla finestra di camera sua: tirate le tende bianche aprì molto piano gli scudi del balcone facendo meno rumore possibile onde evitare di svegliare i suoi. Teso l’orecchio e sentito il consueto russare di suo padre uscì in maglietta e pantaloncini corti appoggiandosi al parapetto per ammirare il cielo notturno. Lo faceva spesso, gli dava tranquillità; sopra ogni cosa gli piaceva osservare la luna, con la sua bianca luce che riusciva sempre a calmarlo. In quella notte uno spicchio di luna emanava una tiepida luce, quasi a volersi fare da parte per lasciare spazio all’immenso cielo stellato. A poco a poco la nostalgia si insinuò nel suo cuore.
« Sorellina chissà se ci sei anche tu fra tutte queste stelle. Ti prego, se puoi aiutami a fare la scelta giusta. Vorrei capire qual é la mia strada e riuscire a non dover più dipendere così tanto dagli altri, vorrei avere il coraggio di fare le mie scelte »
La sorella di Joe a onor del vero lui non l’aveva mai conosciuta. La madre ebbe dei problemi in gravidanza e purtroppo non fu possibile salvarla. Successe una decina di anni fa in una notte simile a quella quando squillò il telefono e rispose la nonna che doveva badare al piccolo Joe mentre i genitori erano in ospedale. Anche quella sera il ragazzo non riusciva a dormire e anche se la notizia ufficialmente gli fu data la mattina seguente lui vide la reazione della nonna, nascosto dietro il muro del corridoio, e capì che non avrebbe mai potuto conoscere sua sorella. Sua madre qualche giorno dopo tentò di spiegargli la cosa dicendogli che la piccola era volata in cielo, si era scelta una delle tante stelle e da lì avrebbe vegliato sulla famiglia. Così da quel giorno Joe, inizialmente con convinzione e a lungo andare quasi per abitudine, un’irrinunciabile abitudine, sente il bisogno di rivolgersi a quella fantomatica sorella quasi per cercare quella forza interiore che da solo non riusciva a trovare.
Joe stava ancora rivolgendo la sua richiesta quando all’improvviso una stella cadente attraversò lo spicchio di cielo visibile dalla sua posizione.
« Finalmente! Forse allora qualcosa si può fare: ti prego stella aiuta me e Caco a realizzare i nostri sogni, dacci le ali per spiccare il volo verso il nostro futuro! » e nell’esprimere il desiderio, come tradizione vuole, Joe chiude gli occhi. Subito dopo, visto che ormai era già passata la mezzanotte, si decise a richiudere la finestra e rincuorato dall’essere riuscito nell’intento della serata sentì che finalmente sarebbe riuscito a dormire. Chiuse per bene le imposte e tirò le tende, poi si girò su sé stesso per tornare a letto il quale si trovava esattamente di fronte a lui quando davanti ai suoi occhi vide qualcosa che prima non c’era.
Sembrava un coniglio dal pelo soffice e folto nella zona del collo, un batuffolo di pelo non troppo diverso da quelli che si vedono comunemente se non fosse per le orecchie un po’ più lunghe del solito e dalla forma un po’ strana: somigliavano quasi a un paio di ali in miniatura.
I pensieri di Joe furono un susseguirsi di ipotesi in sequenza: « Come diamine ci è finito un coniglio sul mio letto?! Ma che carino! Ehi aspetta, non è il momento di queste cose. Non è possibile! »
« E invece è possibile, e proprio grazie a te » disse subito una voce che fece sobbalzare il ragazzo sempre più disorientato; egli comincia a guardarsi attorno, girandosi di scatto prima a destra e poi nella direzione opposta nel tentativo di rintracciare con lo sguardo l’intruso che doveva per forza essersi introdotto in camera sua, ma da dove e quando? Possibile che fosse un ladro entrato di soppiatto mentre lui era perso nei suoi pensieri stregato da quel cielo stellato?
« Dove stai guardando? Sono qui sul letto. Non puoi non vedermi » e finita la frase lo strano coniglio cominciò a balzellare sopra il lenzuolo per attirare l’attenzione del ragazzo, poi si fermò si alzò sulle zampe posteriori e alzando la zampa anteriore destra in segno di saluto « Piacere, sono Shiny » mentre Joe era sempre più incredulo alla vista. D’istinto chiuse in fretta la porta della stanza onde evitare che la creatura potesse uscire per accertarsi che fosse proprio quella la fonte della voce che aveva sentito.
« Capisco la tua sorpresa, ma io sono qui in carne ed ossa. Questo non è un sogno e io sono venuto qui perché sono la tua guida, il tuo Famiglio. Dimmi qualcosa per favore ».
Joe sempre più incredulo, in uno stato tra lo stupore e lo spavento, stava incollato alla porta della camera incerto sul da farsi fino a quando questo fantomatico Shiny balza giù dal letto nella sua direzione. Joe a questo punto in preda alle emozioni vede diventare tutto nero intorno a sè, la sua testa si fa pesante e si accascia al suolo svenuto.

***

« MA NOOOOOOOO! » Marie sbottò incredula per la reazione del ragazzo « Ma come? Un coniglietto magico, o almeno parlante, ma se è parlante deve essere magico giusto? Insomma io lo avrei tempestato di domande, avrei fatto i salti di gioia. Che stupido questo Joe! »
Julia e Henry non riuscirono a trattenere una risata dovuta alla reazione spontanea della nipotina. Nicholas e Gabriel invece erano concordi sul da farsi: la storia sembrava davvero interessante e non avrebbero tollerato interruzioni di nessun tipo, meno che mai da Marie che aveva insistito tanto per farsela raccontare decretando così la fine dei loro giochi in giardino.
« Marie voglio sentire come va avanti. » « Basta domande, ascolta in silenzio! »
« Calma ragazzi, non c’è bisogno di litigare » Henry si intromise nel piccolo alterco fra i fanciulli evitando che si tramutasse in una delle classiche litigate che di frequente vedeva i cugini protagonisti. « Che dici Julia, continui la storia? » e così dicendo strizza l’occhio alla moglie.
« Ma certo. Marie tranquilla, aspetta e vedrai che accadranno cose incredibili ».

                                                                                    Continua ... 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Angelo Custode ***


Angelo Custode

Capitolo 2: Angelo Custode


Il piccolo Shiny si avvicinò a balzelli al ragazzo svenuto davanti alla porta e cominciò a scuoterlo e a picchiettarlo col suo musetto umido e baffuto, chiamandolo per nome e leccandolo sul viso per cercare di farlo tornare cosciente.

Nel frattempo Joe nel suo stato incominciò quello che sembrava una specie di sogno: stava in piedi nella sua tenuta notturna, o per lo meno era in posizione eretta anche se non poteva confermare di poggiare su una superficie a causa di una sostanza lattigginosa simile al fumo nel quale era immerso dai polpacci in giù; tutto intorno una luce calda e soffusa riempiva lo spazio circostante che non sembrava contenere alcuna forma di paesaggio.

Con fare guardingo e circospetto iniziò a muovere i primi passi per cercare di capire dove si trovava e soprattutto come tirarsi fuori da quella strana situazione quando d’un tratto sentì una flebile voce proveniente dalla direzione opposta a quella intrapresa.

« Joe … riesci a sentirmi Joe? … » finalmente il ragazzo riuscì a percepire quello che sembrava un sussurro, ma che, a un ascolto attento, era più una voce distante che si perdeva in quella immensa distesa vuota giungendo così ovattata.

Joe si voltò di scatto portando le mani ai lati della bocca per amplificare la sua voce e assicurarsi di raggiungere il misterioso interlocutore, al momento l’unico appiglio per scoprire cosa stava succedendo. Tentò di gridare con tutto il fiato che aveva in corpo, ma invano poiché dalla sua bocca non usciva nemmeno un suono; provò ancora e ancora ma ogni volta il risultato non cambiava. Eppure quando si risolse di rinunciare la gola gli doleva come se i numerosi tentativi fossero andati a buon fine.

« Joe, dove sei? … Non riesco a vederti? » riprese quella voce misteriosa sconosciuta alle orecchie del giovane, ma che sembrava conoscerlo e lo stava cercando. A un ascolto più attendo sembrava proprio una voce femminile, forse una ragazza oppure una giovane donna chiaramente preoccupata per la sorte del ragazzo che, non avendo modo di farsi sentire, si mise a correre nella direzione da cui essa proveniva.

Più si muoveva e più aumentava la consapevolezza che si stava spostando nel vuoto, ma nonostante i suoi piedi non trovassero una superficie d’appoggio la sensazione era quella che si prova quando si sta correndo

« Ti prego, non smettere di parlare. Sto venendo verso di te! Aspettami! » questo era il pensiero di Joe, un pensiero che somigliava più che altro ad una preghiera verso quella che gli sembrava l’unica ancora di salvezza e della quale sentiva di potersi fidare pur non avendo alcuna certezza a riguardo.

« Eccoti, finalmente ti ho trovato! Vieni Joe, ti stiamo aspettando! » ancora una volta qualcuno aveva letto i suoi pensieri che ormai sembravano essere il suo unico modo di comunicare con l’esterno. Durante il tragitto gli sovvenne come poco prima fosse già successo, nella sua camera da letto con uno strano coniglietto dalle orecchie a forma di ali. Non appena riaffiorò il ricordo subito una luce, quasi come una fessura luminosa, si aprì a breve distanza da sé; vedendola come la sua unica via d’uscita fece uno scatto seguito da un balzo in avanti con le braccia protese verso la luce. Non appena il suo corpo la attraversò il giovane riuscì chiaramente a distinguere un’altra voce: stavolta era il coniglietto a chiamarlo nel tentativo di farlo rinvenire.

Joe cominciò a mugugnare e riaprì gli occhi tornando alla realtà. Doveva essere ancora notte in quanto la stanza era avvolta dall’oscurità, fatto salvo per uno spiraglio di luce lunare che filtrava dalla piccola fessura lasciata dalle imposte. Appena riprese coscienza del suo corpo notò di trovarsi disteso sul pavimento appoggiato alla porta con il piccolo Shiny accanto intento a scrutarlo. Stava arricciando il naso dopo l’ennesimo tentativo di riportare in sè il ragazzo, il quale di rimando sbiascicò queste parole: « Shiny, giusto? Allora sto ancora sognando? »

« No, no, finalmente ti sei ripreso! Ma per un attimo ho temuto il peggio! »

« Ma … c’è qualcuno oltre a te qui dentro? »

« No, siamo solo noi due! Come ti vengono certe idee? Non sarà che hai le allucinazioni?»

« Che strano! Avrei giurato di aver sentito un’altra voce poco fa, sembrava una ragazza »

Lì per lì quest’ultima affermazione lasciò di stucco l’animaletto il quale però a stretto giro intuì ciò che doveva essere successo e anche quello che sarebbe accaduto a breve.

« Ah, ho capito! Vuol dire che hai già avuto modo di conoscerla. »

« Aspetta, conoscere chi? Non era solo un’allucinazione? »


Sul muso del coniglietto comparve un sorriso compiaciuto e dopo qualche istante di silenzio le imposte si aprirono leggermente scostando la tenda e lasciando filtrare quel po di luce che bastava per illuminare la stanza. Poco a poco una sagoma trasparente si materializzò di fronte alla finestra svelando le sue fattezze. Joe assistette incredulo al fenomeno, poi lo stupore si tramutò in curiosità: di sicuro quella che si trovava davanti non poteva essere una creatura terrena!

« Felice di incontrarti Joe » esordì una voce che il giovane riconobbe quasi istantaneamente come quella udita poco prima in sogno.

« Tu chi ...? Anzi, che cosa sei? »

« Come ti permetti! » sbottò la piccola creatura. « Capisco tu sia scioccato però portale rispetto: di fronte a te hai colei che presto ricoprirà la carica di Trono Celeste! »

« Suvvia Shiny, Joe non può sapere queste cose. Permettimi di presentarmi: mi chiamo Camille e sono un Angelo Custode »

Ormai Joe era definitivamente confuso: gli sembrava di essere diventato il protagonista di una di quelle storie incredibili che tanto lo appassionavano negli anime e nei manga, solo che stavolta la stava vivendo dall’interno. Cercando di darsi un contegno visto che a quanto pareva l’ospite in camera sua doveva essere qualcuno di molto importante si rimise in piedi e si risolse che doveva rendersi il più presentabile possibile viste le circostanze: si passò una mano fra i capelli, si sistemò la maglietta e i pantaloncini, il tutto ovviamente fra lo stupore del coniglietto e la ragazza Angelo che con garbo si mise una mano davanti alla bocca per trattenere una risata.

« Pia-piacere di conoscerti. I-io, ecco io, volevo ringraziarti … per prima, ecco ... »

Joe si fermò di punto in bianco rapito dalla bellezza di quella fanciulla: la carnagione chiara assumeva un tono eburneo rischiarata dalla delicata luce lunare, il volto dai lineamenti gentili era incorniciato da due ciocche di capelli castani come i lunghi boccoli che facevano risaltare due occhi verdi brillanti dai quali traspariva tutta la dolcezza di quell’essere etereo dalla candida veste lunga fino ai piedi e dall’aspetto così nobile.


***


Julia interruppe per un attimo il suo racconto divertita dalle faccie del figlio e dei nipoti. Nicholas aveva gli occhi sognanti, probabilmente intento a raffigurarsi l’Angelo Custode appena descritto e preso dai suoi pensieri aveva finito per abbandonarsi a peso morto sulla spalla della gemella Marie. Questa, infastidita dal gesto seppur involontario del fratello, lo spinse via con forza finendo per mandarlo contro il cugino Gabriel il quale, rapito a sua volta dal racconto della madre, si era perfino scordato di aver ancora fame.

Il povero Henry per cinque minuti buoni tentò inutilmente di placare gli animi dei tre bambini che si erano scaldati ed avevano iniziato uno di quei litigi destinato a durare a lungo. Ma sua moglie sapeva bene cosa fare in quei casi.

« Che peccato! » esclamò di colpo Julia « c’è ancora così tanto da raccontare, ma se non vi interessa allora … » La reazione dei tre litiganti non si fece attendere e iniziarono le suppliche: « No zia Julia, continua a raccontare! » « Io voglio sapere di più di questa Camille » « E di Shiny anche. Mamma non ti fermare! »

E infine i tre monelli con gli occhioni lucicanti e l’atteggiamento da cane bastonato, ben sapendo che stavano per infliggere il colpo di grazia esclamarono in coro « per favoreee! »

« Siete proprio tre piccole canaglie! E va bene, ma promettetemi che starete buoni e non litigherete, siamo intesi? »

« Giurin giurello zietta! » naturalmente a farsi portavoce dei tre fu Marie.

Terminato questo piccolo siparietto il racconto riprese dal punto in cui si era interrotto.


***


Camille notò l’atteggiamento di Joe e non potè fare a meno di provare tenerezza nel vedere come, nonostante il trambusto a cui era andato incontro, si fosse preoccupato di presentarsi e rigraziarla. Sicuramente il ragazzo rappresentava la scelta giusta, per questo si decise a comunicargli il motivo della sua visita.

« Ascoltami Joe, c’è un motivo se Shiny e io siamo qui. Il Mondo sta cambiando, ogni giorno la violenza e l’odio aumentano e tutto questo non solo per la natura delle persone. Devi sapere che una forza oscura sta accelerando questo processo sfruttando la cattiveria degli esseri umani come fonte di potere per distruggere la Terra. Il compito mio e di tutti gli Angeli Guardiani è quello di difendere l’umanità, contrastando con tutte le forze l’Oscurita e combattere contro coloro che minacciano il genere umano. »

« Quello che mi dici è terribile! »

« Finchè noi parliamo il nemico continua ad avanzare e presto, molto presto temo, giungerà anche qui. Per questo siamo venuti. Abbiamo bisogno del tuo aiuto Joe: è giunto il momento per te di unirti ai Guardian Angel! »

L’incredulità del giovane ormai aveva raggiunto livelli mai visti prima. Come era possibile una cosa del genere? E poi chi poteva stabilire cosa sarebbe dovuto diventare? Insicuro come non mai decise di sedersi sul letto quasi per cercare una posizione comoda per riflettere su quell’affermazione e sulle sue conseguenze. Iniziò così la lunga serie di elucubrazioni:

« Ma no, non può essere! Io non so ancora cosa voglio studiare, non so nemmeno io cosa voglio. Io … a me non piace nemmeno …  non so combattere … e se mi sconfiggono che succederà? Io … non posso ».

« Capiamo perfettamente non sia facile da accettare, ma il destino ha scelto te! Non ho alcun dubbio: sei tu il partner che stavo cercando e io sarò il tuo Famiglio! » esclamò Shiny.

« Famiglio? E cosa significa? » chiese Joe al quale il coniglietto rispose cercando di risultare il più chiaro possibile « Che sarò la tua guida, ti insegnerò tutto ciò che devi sapere per controllare e sviluppare i tuoi poteri e sarò sempre al tuo fianco quando arriverà il momento di combattere! Non ti abbandonerò mai! »

Detto questo posò una zampa sul dorso della mano del ragazzo e un’altra sul suo orologio da polso e fissò con sguardo d’assenso Camille. La fanciulla, assunto un atteggiamento composto con le mani giunte al petto, iniziò una cantilena in una lingua incomprensibile a qualsiasi orecchio umano; man mano che il rito proseguiva un’aura sacra si diffondeva dai contorni sfuocati del suo corpo riempiendo la stanza. Alla fine, terminata quella che doveva essere una sorta di preghiera, aprì gli occhi, impose le mani su Joe e pronunciò con voce ferma l’incanto: « Risvegliati Spirito dell’Angelo Guardiano! ».

Il corpo di Joe si sollevò a mezz’aria e iniziò ad emanare una debole aura di un colore a metà fra il giallo e l’arancione; il giovane si sentì pervadere da una strana energia, un piacevole tepore che gli donò una sensazione di pace mai provata prima. Bloccato in questo strano stato a metà fra la coscienza e l’incoscienza sentì Camille salutarlo e affidarlo alle cure del piccolo Famiglio. Poi di nuovo il buio.


La mattina seguente il giovane si svegliò fresco e riposato come mai prima di allora. Pieno di energie si stiracchiò platealmente e si affrettò a tirare le tende e aprire la finestra per far entrare i raggi del sole. Affacciatosi al balcone respirò l’aria pulita del mattino e posandosi coi gomiti sulla ringhiera si mise a contemplare il cielo, quello stesso cielo al quale la sera prima aveva espresso il suo desiderio e poi … « Un momento! Shiny? Shiny dove sei? »

Guardò sotto il letto, sotto la scrivania, aprì l’armadio a muro e tirò tutti i cassetti ma della piccola creatura nemmeno l’ombra. Rimase davvero male nel constatare che non vi era alcuna traccia di quello strano esserino che si era ritrovato in camera la notte appena trascorsa. Eppure le sensazioni provate gli erano sembrate così reali. Del resto quale fenomeno scientifico avrebbe mai potuto giustificare simili eventi?

« Mamma mia, lo stress mi sta giocando brutti scherzi! Meglio fare una doccia! »

Uscito dalla sua camera da letto svoltò il corridoio e qualche metro più in là entrò in bagno. Lasciò che l’acqua lavasse via tutte le perplessità che aveva perché in quella giornata non poteva permettersi distrazioni: l’undici Agosto rappresentava l’ultimo giorno utile per scegliere la facoltà da frequentare e compilare i moduli per l’esame di ammissione. Ora che era riuscito a restringere il campo bastava solo valutare pro e contro e il gioco era fatto. E poi era riuscito a esprimere il suo desiderio dunque le cose non sarebbero potute andare storte.

Ripassando la tabella di marcia della giornata finì di prepararsi e una volta vestito tornò in bagno davanti allo specchio per sistemarsi un po’ i capelli che ormai erano diventati la sua ossessione: era sempre preoccupato non fossero in ordine e specie in quella mattina voleva che nulla fosse fuori posto. Ma quando portò le mani alla testa notò una cosa che prima gli era sfuggita: sul cinturino del suo orologio era incastonata una pietra arancione a forma di stella a quattro punte, un dettaglio che prima era sicurissimo non ci fosse. Prese a ruotare il polso per verificare eventuali altre stranezza quando l’occhio gli cadde sull’orario: « COSAAA? GIÀ LE OTTO MENO CINQUE!!! ».

« NON SEI ANCORA PRONTO? COSA CI FAI ANCORA A CASA? MUOVITI! » tuonò la madre dal piano inferiore.

« STAI TRANQUILLA CARA, LO PORTO IO. Sbrigati figliolo altrimenti ti lascio qui! Non vorrai farmi fare tardi al lavoro?! » disse il padre dalla camera matrimoniale che era situata di fianco al bagno.

« Grazie mille papi, prendo la borsa e arrivo! » e così dicendo Joe inforcò la tracolla e scese a due a due i gradini della scala cingendo il padre ai fianchi e salutando in fretta la madre.


***


Fuori dalla finestra si sentì il rumore di un motore e poi una portiera sbattere. Dopo poco il suono ritmico di un paio di tacchi preannunciò l’arrivo sulla soglia di Michelle, la madre dei piccoli Marie e Nicholas. 

« Oh no, la mamma è già qui! » sentenziò stizzita Marie incrociando le braccia con un espressione a dir poco imbronciata.

« Uffa, io non voglio andare a casa! Voglio sapere come continua » fece eco alla sorella il piccolo Nicholas guardando la pendola del salotto incredulo non riuscendo a capacitarsi dell'orario. « Zio Henry sei sicuro che l'orologio funzioni bene? » riprese il gemellino tentando in extremis di ritardare l'inevitabile ritorno a casa.

« Temo proprio che il nostro orologio sia preciso Nicholas. Ma la zia non scappa mica e domani, quando tornerete, sarà felice di continuare il suo racconto. »

« Promesso zia Julia? » volle sincerarsi Marie.

« Croce sul cuore! Ora prendete le vostre cose che la mamma sta aspettando ». 

Così dicendo la donna aiutò i nipotini a raccogliere le loro cose, schioccò loro un bacio sulla guancia, zio Henry gli fece il tradizionale buffetto affettuoso di saluto e insieme andarono al cancello dove la madre li attendeva stanca, ma felice come ogni volta che finiva di lavorare e li ritrovava felici e sorridenti.


    Continua ...


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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Rocky ***


Capitolo 3: Rocky

Verso le otto meno un quarto una station wagon rossa si fermò davanti a casa Benson.

« Mi raccomando, non stressate troppo gli zii e comportatevi bene con vostro cugino. Intesi? »  Michelle si stava raccomandando a Marie e Nicholas che la sera prima non avevano fatto altro che parlare della bellissima storia che zia Julia aveva iniziato a raccontare.

« Per chi ci hai presi mamma, ormai siamo grandi. Ti ricordo che ormai abbiamo otto anni, otto! »

« Appunto! » esclamò la madre con un aspetto divertito « Ci vediamo questa … ehi! Dove state andando? Non dimenticate niente? » I due bambini che nel frattempo stavano già percorrendo il vialetto si fermarono di scatto e corsero verso la macchina schioccando velocemente un bacio ciascuno sulla guancia di Michelle, poi schizzarono come saette verso la porta. « Ah, beata gioventù! Spero che Julia e Henry resistano al ciclone Marie! ». Nel frattempo comparve sull’uscio Julia che ebbe a malapena il tempo di accennare un saluto alla cognata prima che i gemelli la trascinassero in tutta fretta dentro casa.


Zio Henry aveva già predisposto tutto l’occorrente per fare colazione sul tavolo del giardino sul retro e stava aspettando il resto della truppa: le tazze, il latte, il succo di frutta, i biscotti e la cheese-cake che era avanzata. I primi ad arrivare furono Nicholas che teneva per mano zia Julia spinta dalla nipotina tuto pepe; dopo qualche minuto fece capolino anche Gabriel che stropicciandosi gli occhi ciondolò fino alla sedia sbadigliando e facendo cenni che dovevano essere dei saluti.

Dopo aver servito i bimbi e bevuto una tazza di caffè americano assieme alla moglie Henry salutò tutti e prese la macchina per recaesi in ufficio lasciando Julia con tre piccole scimmiette curiose di sapere come andava avanti la storia. Dopo aver aspettato più o meno pazientemente che Gabriel si fosse vestito si recarono tutti e quattro nello studiolo in modo che la donna potesse continuare a lavorare al suo quadro mentre intratteneva il suo giovane pubblico con il racconto.


***


Grazie al passaggio dato suo padre Joe riuscì senza problemi a raggiungere la sede del polo universitario nella periferia di Middle Town, una città ad una trentina di chilometri da casa sua. Sfruttò tutto il tempo del viaggio per riflettere bene sulla sua scelta, totalmente indifferente all’autoradio e al chiasso del traffico mattutino. Giunto a destinazione si recò a parlare coi responsabili dei due corsi di laurea oggetto della sua scelta, soppesando ogni loro parola e chiedendo tutte le informazioni possibili. Le sue elucubrazioni continuarono anche durante il pranzo, giusto un panino mangiato a fatica perché nei momenti di stress a Joe si chiudeva lo stomaco. Entro un paio d’ore avrebbe dovuto prendere una delle decisioni più importanti della sua vita, ma al momento si sentiva più che mai incerto sul da farsi.

Decise allora di fare una passeggiata nella speranza di schiarirsi le idee e si incamminò verso il suo posto preferito. Percorse un lungo viale alberato che costeggiava la mensa universitaria e dopo una decina di minuti arrivò in un bellissimo prato, una tavolozza naturale con macchie variopinte che si perdevano all’orizzonte situato su una collina poco distante dall’università. Pochi anni prima quel luogo non era che una radura incolta, ma grazie all’opera degli studenti di agraria e botanica era diventato un enorme giardino fiorito, un vanto per l’intera Middle Town.

Joe amava stendersi sull’erba, farsi inebriare dai profumi della natura che lo circondava e perdersi nell’osservare il cielo: non conosceva modo migliore per scacciare i pensieri negativi e a ritrovare la giusta serenità. Portando il braccio sinistro all’altezza del viso per ripararsi dal riflesso del sole la sua attenzione venne catturata dalla gemma incastonata sul suo orologio la quale scintillava in maniera insolita.

« Che succede? » Una tiepida luce arancione brillava a intermittenza in sincronia coi battiti accelerati del ragazzo preoccupato per l’ennesima stranezza di quei giorni.


« Presto allontanati! » gli parve di sentire una voce familiare in testa, anzi era certo fosse quella di quello strano animale sognato la notte prima. Ma non fece in tempo a porsi altre domande poiché scorse con la coda dell’occhio una scia rossa nel cielo che sembrava puntare proprio nella direzione in cui era lui. Joe allora preso dal panico cominciò a correre nel tentativo di trovare riparo nel boschetto che si trovava qualche metro più in là quanto all’improvviso il suo braccio sinistro si alzò da solo e dalla gemma sull’orologio si materializzò una sagoma arancione: subito cominciò a mutare forma definendo quelle che sembravano due grandi ali su di un corpo tozzo che non raggiungeva il metro di altezza. La luce a mano a mano si dissolse rivelando finalmente la strana creatura. Quelle che sembravano ali erano in verità due lunghe orecchie che quasi toccavano terra, il muso era effettivamente quello di un coniglio però l’essere poggiava sulle zampe posteriori mantenendo al contempo una postura eretta.

« Perdona la fretta, speravo avrei avuto modo di spiegarti con calma come stanno le cose, ma il nemico ha già fatto la prima mossa. » La creatura si voltò per guardare Joe che nel frattempo stava seduto incerto sul da farsi e incredulo non riusciva a fare altro se non ascoltare e osservare. « Corri nel boschetto Joe, qui ci penso io! »

« Ma allora non era un sogno!? Tu … sei Shiny!? »

« Sì, ma ti spiego tutto dopo. Adesso sbrigati prima che arrivi! »

« Cosa deve arrivare? »

Ormai il punto luminoso era proprio sopra di loro tingendo il cielo di un rosso innaturale e cominciò a scendere in picchiata proprio sopra le loro teste. Shiny con uno scatto repentino afferrò Joe e con un balzo prodigioso schizzò verso il boschetto mentre nel punto dove si trovavano qualche secondo prima ci fu un violento schianto. L’impatto col suolo provocò un’onda d’urto tale che Shiny dovette aggiustare la traiettoria di volo per evitare di finire zampe all’aria e atterrare in sicurezza.

« Ma guarda un po’ chi ho trovato », esclamò una voce maschile proveniente dall’enorme polverone che si era alzato in seguito allo schianto, « tu devi essere un Famiglio, sì ne sono dannatamente certo. E se tu sei qui significa che nei paraggi dovrebbe esserci anche quello sfortunato angelo che dovresti … proteggere ahahah »

Caduta al suolo la polvere Shiny potè finalmente vedere in faccia il suo avversario. Un ragazzo pressappoco dell’età di Joe, forse con qualche anno in più, slanciato e dall’atteggiamento spocchioso; capelli neri, pettinatura punk con una cresta rossa, un paio di orecchini al lobo sinistro e occhi neri come la pece. Completavano il look uno strano mantello posato sulla nuda pelle, pantaloni attillati scuri, cintura e stivali borchiati. « Mi chiamo Rocky, ricordalo bene sgorbietto perché sarà l‘ultimo nome che sentirai! »

« Certo che la lingua non ti manca! Vediamo sei sei altrettanto bravo a combattere!»

« Zitto microbo! » e così dicendo si scagliò all’attacco.

Intanto Joe osservava la scena nascosto fra i cespugli. Rocky mostrò subito il suo temperamento sanguigno sferrando pugni e calci in rapida successione, però la sua azione risultava piuttosto imprecisa. Dal canto suo Shiny schivava ogni colpo con grande agilità servendosi anche delle lunghe orecchie come fossero vere e proprie braccia per parare i colpi. Il modo in cui stava evolvendo lo scontro fece infuriare il misterioso aggressore convinto a priori di poter chiudere la questione senza troppi sforzi

e che invece aveva trovato una inaspettata quanto tenace resistenza.

Preso dai suoi agitati pensieri e provato del ritmo con il quale stava attaccando da qualche minuto Rocky iniziò a perdere smalto: i suoi movimenti cominciarono ad appesantirsi e subito Shiny se ne accorse approfittandone per passare al contrattacco: dopo un balzo verso l’alto per non essere più a portata di tiro iniziò a roteare su sè stesso e scese in picchiata colpendo con le sue grandi orecchie in pieno volto il nemico che accusò il colpo arretrando di qualche passo. Il famiglio tornò subito in posizione di guardia aspettandosi una mossa di risposta la quale però fu più veloce e potente del previsto: infatti Rocky seppur sbilanciato riuscì a tirare un calcio che colpì in pieno stomaco il malcapitato scaraventandolo lontano verso il boschetto dove Joe si stava nascondendo. Nonostante fosse riuscito a raddrizzarsi in volo Shiny era in ginocchio e si teneva la parte dove aveva ricevuto il colpo.

« Oh no! Come va? Aspetta che ti aiuto a rialzarti » disse il ragazzo uscendo istintivamente dal suo nascondiglio per soccorrere la creatura ferita.

« Sciocco! Perché non sei rimasto nascosto? »

« Ma io ero … sono preoccupato per te! Fammi vedere »

Intanto il nemico tenendosi la testa scrutò con occhi torvi l’area circostante per individuare il suo avversario; l’espressione del viso cambiò istantaneamente alla vista di quella scena tramutandosi in un ghigno compiaciuto.

« Cosa vedono i miei occhi? Tu devi essere quello che sto cercando! »

« Non pensarci neanche Rochy! » la creatura tentò di rialzarsi ma non sembrava molto stabile per via delle conseguenze del colpo subito.

« Cosa fai? Lo vedi che non puoi combattere. Vieni, scappiamo! »

« Devo darti una pessima notizia, voi due non andrete da nessuna parte! » e così sentenziando iniziò ad avvicinarsi senza fretta sapendo bene di trovarsi di fronte a dei facili bersagli: si stava gustando a ogni passo il piacere che avrebbe provato nell’uccidere chi aveva osato colpirlo ferendo il suo orgoglio. « Nulla di personale, ma a quanto pare sei sulla lista nera e dunque dopò aver fatto fuori il piccoletto mi occuperò anche di te ahahah »

 

Joe si sentì perso. Mai prima di allora si era sentito così spaventato, sentiva che la sua vita era davvero in pericolo e che la cosa più naturale era scappare. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo: correndo veloce avrebbe potuto tornare in città e chiedere aiuto alla polizia. Forse un gruppo di poliziotti sarebbe riuscito a fermare la furia cieca di quel pazzo. Però come avrebbe fatto con Shiny? Per quanta paura avesse non poteva abbandonare al suo destino quella creatura coraggiosa che stava rischiando la vita per difenderlo; per di più lasciarlo solo in quelle condizioni significava condannarlo a … non osava nemmeno pensarlo.

E mentre il ragazzo cercava disperatamente una soluzione Rocky si avvicinava lento e inesorabile schioccando le nocche e il collo con uno sguardo privo di qualsiasi sentimento di compassione. Il terrore cominciò a impadronirsi anche del corpo di Joe che iniziò a tremare. Avrebbe tanto voluto reagire ed essere forte come il suo amico Caco, se solo avesse avuto un briciolo del suo coraggio…

« Non ti preoccupare Joe, finché sarò qui non ti torcerà neanche un capello » la voce di Shiny seppure debole mostrava una sicurezza e una determinazione tale da stupire nuovamente il giovane il quale non riuscì più a trattenere le lacrime. Si sentiva così debole e si vergognava di sè stesso: avrebbe davvero potuto lasciare che il famiglio venisse ucciso senza nemmeno provare a fare qualcosa? Nossignore, non poteva accettarlo, non dopo tutto quello che lui aveva fatto senza nemmeno conoscerlo, senza nemmeno ricevere un “grazie”.

« Vi state dicendo addio perdenti? » Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Joe si alzò in piedi ancora tremante, le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi azzurri che così lucidi sembravano vetro. Rochy si fermò di scatto evidentemente sorpreso da questa reazione. L’ennesimo imprevisto del suo piano.

« Shiny … Shiny non è … un perdente! » la voce rotta dal pianto e dalla paura era un sussuro che si perse nel vento.

« No ti sento smidollato. Sta al tuo posto e non crearmi problemi »

« Tu … » riprese Joe, stavolta con un tono di voce più forte « insultami pure se vuoi, ma Shiny non lo devi toccare ». All’udire queste parole il nemico si morsicò il labbro inferiore e riprese ad avanzare, stavolta con il preciso obiettivo di colpire il giovane che fece un passo indietro e si chinò a protezione del suo partner.

Rocky allora perse definitivamente le staffe e cominciò a correre verso i suoi obiettivi intenzionato più che mai ad uccederli colpendoli con tutta la forza che aveva in corpo.

A quel punto Joe strinse forte a se Shiny e chiuse gli occhi aspettando il momento in cui sarebbe stato colpito, ma a pochi istanti da …


***


DRIIIIIIIIIIN.

« Noooooooooo! » un coro di disappunto si levò nel silenzio dello studiolo all’udire il telefono squillare.

« Mi spiace bambini, devo rispondere. Appena metto giù continuiamo la storia »

« Maledetto telefono! Dopo però lo stacchi zia » e mentre Marie esprimeva tutto il suo disappunto zia Julia corse nel soggiorno per prendere la telefonata.



                               Continua ...

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Cheruby Tune ***


Capitolo 4: Cheruby Tune

Capitolo 4: Cheruby Tune


Quando Julia alzò il ricevitore rimase colpita nell’apprendere che chi le stava parlando dall’altra parte dell’apparecchio altri non era che il Sindaco in persona. Egli era un grande appassionato d’arte e non era cosa di tutti i giorni poter vantare un artista del calibro di Julia. Sta di fatto che la conversazione continuò per un’oretta buona tra mille complimenti e rassicurazioni che il quadro sarebbe stato pronto per la data fissata.

Riagganciato il ricevitore la donna imboccò il corridoio per tornare nel suo studiolo e subito si ritrovo i tre bimbi imbronciati come non mai che la presero di forza quasi a stabilire che da quel momento sarebbe stata a loro disposizione e di nessun altro.

Subita la ramanzina dal figlio e dai nipoti e facendosi strappare la promessa di non fermarrsi più fino a ora di pranzo riprese il racconto.



***



Rocky stava per assestare un potente pugno mentre Shiny e Joe si stringevano forte aspettando inermi di accusare il colpo. In quegli istanti carichi di tensione però il ragazzo non riusciva a pensare ad altro se non proteggere Shiny; e fu proprio questo desiderio a far accadere l’inimagginabile.

Il suo corpo venne pervaso dallo stesso tepore della notte precedente e iniziò a sprigionare un’aura luminosa che funzionò come da barriera sulla quale il sanguigno avversario impattò venendo sbalzato via violentemente.

« Cosa mi succede? Mi sento … forte. Una strana energia scorre dentro di me. »

« É il potere dell’angelo, finalmente ti sei risvegliato! »

« Shiny ma cosa succede? »

« Credici Joe! Credi in te stesso e fatti guidare da quel potere ».


Il ragazzo seppur spaventato decise di fidarsi e chiuse gli occhi. Mentre Rocky era ancora a terra Joe sentì delle parole affiorare nella sua mente, da prima confuse, ma poi sempre più chiare. A quel punto si alzò in piedi, aprì gli occhi e come guidato da una volontà misteriosa recitò una formula: « Spirito dell’Angelo Guardiano, risvegliati! »

L’aura calda dai riflessi arancioni si sprigionò più forte diventando una spirale magica che lo avvolse trasformandolo radicalmente. I capelli divennero biondi e si allungarono fino a raccogliersi in una piccola coda all’attaccatura della nuca, si trovò a indossare una divisa composta da una base giallo-arancione sormontata da casacca maniche corte e pantaloni al ginocchio bianchi con risvolti in  pendant con la parte sottostante; a protezione degli arti apparvero paracolpi agli avambracci e scarpe alte sopra le caviglie. L’orologio venne sostituito da una sfera arancione incastonato nel paracolpi sinistro e la stella con quattro punte che era sul quadrante divenne la fibbia della cintura. Quando l’aura terminò il suo moto vorticoso si radunò attorno alle scapole fino a formare un paio d’ali di luce.

Terminata la metamorfosi Joe riusciva a stento a rendersi conto di quello che gli era capitato e istintivamente si guardò attorno alla ricerca del suo Famiglio che lo stava fissando con un misto di orgoglio e stupore. Mentre avveniva tutto ciò l’avversario si rialzò in piedi scrollandosi la polvere di dosso.

« E così alla fine sembra che anche tu mi farai divertire un po’ eh? » Rocky aveva un ghigno malefico disegnato sul volto e fissava il ragazzo con fare più minaccioso che mai. Era davvero stanco di questi continui ostacoli. « Quindi come dovrei chiamarti ora che sei conciato così? »; l’interpellato ancora frastornato dagli eventi si mise una mano sul petto e istintivamente gli sovvenne il suo nome di battaglia: « Io … sono Cheruby Tune »

« Figurati, troppo lungo. Ora basta giocare angioletto, tu sarai il primo a uscire di scena! ».

Rocky partì a razzo verso il biondo guerriero che riuscì a malapena a schivarlo; il nemico allora tentò di colpire nuovamente ma stavolta Shiny sbucò dal basso facendogli perdere l’equilibrio per poi assestare un gancio da manuale con una delle sue lunghe orecchie prensili.

« Shiny non dovresti strafare nelle tue condizioni »

« Non devi preoccuparti di questo, il tuo risveglio mi ha donato nuova forza »

« Foooorte! »

« Purtroppo non c’é tempo per gioire. Nonostante il vantaggio numerico il nostro avversario è più esperto, ma se seguirai alla lettera le mie indicazioni ce la dovremmo cavare »

« Ok, farò il possibile! Aspetta, aspetta, aspetta: vuoi dire che devo combattereee? »

Nel frattempo Rocky si era rialzato e furioso più che mai ripartì a testa bassa all’attacco inveendo contro i suoi avversari: « CONFABULARE NON VI SERVIRÁ A NULLA! VI UCCIDERÓ MALEDETTI »

« Svelto Tune, scansati! ». All’udire il comando l’angelo si alzò a mezz’aria allontanandosi verso l’alto per schivare il colpo. Questo sorprese e irritò il nemico che partì all’inseguimento aereo sferrando colpi a ripetizione i quali però non andarono mai a segno. Ormai Joe nelle vesti di angelo stava prendendo confidenza con le sue ali e i suoi movimenti miglioravano ad ogni minuto.

Nel frattempo il piccolo Shiny aveva elaborato una strategia efficace che iniziò a comunicare telepaticamente all’amico, l’unico problema era fare in modo di attivare il potere dello Spirito Guardiano.


“Ascolta Tune al mio segnale devi fare in modo di allontanarti il più possibile da Rocky per poter così usare il tuo potere”

“Per allontanarmi penso di potercela fare ma sulla faccenda di usare il mio potere si accettano suggerimenti”.

Le perplessità di Joe non facevano che aumentare. Non aveva la minima idea di come si sarebbe tolto da questo pasticcio. Il Famiglio lo percepì e cercò di rassicurare il suo compagno: “Ora sei un Guardian Angel e possiedi dei poteri speciali che solo tu puoi usare: concentrati e usa la forza che senti dentro di te per contrastare Rocky, abbi fiducia nelle tue capacità!”


Più facile a dirsi che a farsi!

Come prima cosa comunque Tune si preoccupò di mettere in atto la prima parte del piano. Dopo un paio di schivate da manuale scese in picchiata e una volta atterrato prese a correre verso la radura dove si era nascosto poco prima. Doveva guadagnare tempo per concentrarsi e sperare che questo fantomatico Spirito si decidesse a dargli il potere che gli serviva.

Nel fare questo però si dimenticò di Rocky che come un falco si stava precipitando nella sua direzione.

« ATTENTO TUNE! » Shiny cercò di avvisare il giovane per metterlo in guardia e al contempo volò il più velocemente possibile riuscendo giusto in tempo a incrociare la traiettoia del nemico: per parare il colpo decise di creare una barriera di protezione attorno a lui. Lo schianto fu violento e causò la rottura dello scudo energetico sbalzando gli avversari in direzioni opposte.

Cheruby Tune afferrò al volo il piccolo amico visibilmente provato mentre Rocky riuscì in qualche modo ad atterrare procurandosi solo una leggera abrasione alla mano sinistra e apostrofando la creatura con l’appellativo ‘sgorbietto’ ; dal canto suo la creatura fece spallucce e incoraggiò un'altra volta il compagno di battaglia: « Ho fiducia in te e so che ce la farai! Lo terrò impegnato ancora per un po’ così da guadagnare tempo prezioso ».

Ciò detto si lanciò coraggiosamente a contrastare Rocky in uno scambio senza esclusione di colpi. Ancora una volta Joe si sentiva inadeguato, ancora una volta era stato salvato da Shiny che rischiava la sua vita. E nonostante finora non avesse mostrato la ben che minima utilità in combattimento quello stesso essere che aveva visto a mala pena un paio di volte credeva ciecamente in lui. Ormai sentiva un debito di riconoscenza nei suoi confronti e lui era abituato a saldare sempre i suoi debiti così decise di fare un tentativo: fece un respiro profondo, cercò di svuotare la mente per concentrarsi e percepire nuovamente quello stesso potere che gli aveva permesso di trasformarsi. In breve, proprio come in precedenza, una specie di incanto affiorò nella mente ma ancora troppo confuso.

« É inutile resistere sgorbietto, ormai ti ho in pugno ». Questa frase dell’avversario distolse per un attimo l’angelo che fece per riaprire gli occhi quando venne rassicurato dal fedele compagno: « Non dargli ascolto Tune, concentrati! Trova il potere che è dentro di te! ».

Sentendo il tono di voce stentoreo il ragazzo riprese coraggio e si concentrò come mai aveva fatto. Adesso le parole erano chiare, sapeva cosa fare: sollevò il braccio destro fino a metterlo davanti a sé e pronunciò una specie di preghiera.

« Ti prego, vento, ho bisogno del tuo aiuto: MELODIA DEL VENTO! » L’aria circostante si radunò in un vortice sul palmo della mano formando una sfera sulla quale l’angelo soffiò sprigionando una raffica che risuonava di un suono celestiale dirigendosi verso i due contendenti. Shiny vedendo arrivare l’attacco aspettò intelligentemente fino all’ultimo secondo per poi scartare agilmente l’avversario il quale venne investito in pieno. Rocky portò le mani alle orecchie e iniziò a dimenarsi finendo contro un albero e stramazzando al suolo; la melodia del vento sembrava avere lo stesso effetto delle unghie sulla lavagna. Tune allora vedendo l’avversario in difficoltà approfittò della situazione, questa volta riuscendo addirittura a mantenere l’attacco prolungato. Ormai l’avversario si contorceva e imprecava e nel farlo non si accorse dell’arrivo del Famiglio che assestò un montante da manuale. All’avversario, ormai sconfitto e ferito nell’onore, non restò altra scelta se non battere in ritirata ma non senza un’ultima minaccia: « MALEDETTI, TORNERÓ E VI FARÓ FUORI CON LE MIE MANI! ».

Ciò detto sparì in una nube di pipistrelli corvini dai riflessi cremisi

« Non so come ma ce la siamo cavata » sentenziò Shiny mentre il ragazzo tirando un sospiro di sollievo sciolse la trasformazione e andò a sedersi vicino al suo fedele compagno

« Non ce l’avrei mai fatta senza, AHIIIAAA » Joe non riuscì nemmeno a finire la frase perché venne colpito in testa e dovette sorbirsi una ramanzina coi fiocchi

« STAI ZITTO! Ti avevo detto di stare nascosto, di allontanarti, e invece tu che fai? Ti getti nella mischia. E cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a trasformarti? Ti rendi conto che la tua spavalderia poteva costarti caro? »

« Ma io… » fu il timido tentativo di reagire stroncato anch'esso sul nascere.

« Silenzio! » Ci fu una breve pausain cui il ragazzo si sentì mortificato dalla reazione del Famiglio, ma allo stesso tempo felice di essersi sentito utile e soprattutto di aver evitato che il suo nuovo amico venisse ucciso. Stava per andarsene dispiaciuto quando l’essere dalle lunghe orecchie riprese « Comunque… grazie tante Joe! Ti devo la vita »

« Oh Shiny » gli rispose il giovane singhiozzando « … grazie a te per aver avuto fiducia in me! Scusami, ma avevo una paura terribile e non ho più capito niente! Scusami se non ti ho ascoltato, ma temevo di perderti e non potevo permettere che quello ti facesse del male. »

« Adesso calmati è tutto passto. Ora però è meglio andar via, Rocky potrebbe tornare »

« Allora dovremo affrontarlo ancora? »

« Sicuramente, e non solo lui temo. Coraggio, ora andiamo a casa tua: lì ti spiegherò tutto con calma ». Improvvisamente il suo corpo fu avvolto da una tiepida luce e in un baleno tornò ad assumere le sembianze del tenero coniglietto con le quali si era mostrato la notte precedente. Alla vista di quell'esserino Joe perse ogni freno inibitorio e si mise a urlare« COME SEI CARINO IN QUESTA FORMA! » 

Subito prese in braccio Shiny e iniziò a coccolarlo e abbracciarlo. Sembrava un bambino quando la mattina di Natale riceve il cucciolo che ha tanto desiderato. E così, dimenticandosi di colpo dell’avventura rocambolesca appena vissuta, si capicollò giù per la collina per andare a prendere l’autobus che lo avrebbe portato a casa.


Nel frattempo al Quartier Generale dei nemici un uomo misterioso sedeva nell’oscurità di fronte ad un Rocky sconfitto e malconcio per ascoltare il resoconto della sua missione fallimentare.

« Ebbene Rocky? »

« Mio signore purtroppo il primo dei tre Guardian Angel della leggenda si è risvegliato. »

« E tu che ti ritieni uno dei miei più valenti combattenti ti sei lasciato sconfiggere da un pivello? »

« Ma vedi capo, c’era anche il suo schiavetto con lui ... Quello è una volpe e gioca sporco ... Mi hanno preso alla sprovvista e ... »

« Basta, ne ho abbastanza di inutili scuse. Sparisci dalla mia vista, ORA! »

« S-S-S-Sì Signore » rispose il subalterno che in tutta fretta girò i tacchi. Imboccato un lungo corridoio scarsamente illuminato e mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare giurò che molto presto si sarebbe vendicato per l’affronto subito!

Così, anche se la prima battaglia era stata vinta una guerra ben più grande era destinata a cominciare a breve


***



« Bene bambini, per oggi basta. Ho ancora tante cosa da fare. E poi è quasi ora di pranzo. Chi vuole darmi una mano a preparare da mangiare? »

« Noooo. Ma scusa hai detto tre? Quindi ci sono altri Guardian qualcosa giusto? »

« Niente da fare Marie, su, niente capricci. Continueremo un'altra volta, va bene? »

« Uffaaa!» « Non vale mamma! » fecero eco i due maschietti curiosi anche loro più che mai di continuare col racconto, tuttavia Julia sapeva essere tanto gentile quanto irremovibile. I tre birbanti dunque, sebbene non molto contenti, capirono che non c’era nulla da fare.

Tutti assieme andarono a lavarsi le mani e poi dritti in cucina dove la donna molto presto riuscì a distrarre il trio che tornò allegro e spensierato. 

Di lì a poco sarebbe tornato Henry e avrebbero pranzato tutti assieme. A Julia piaceva tanto vedere la famiglia riunita.

Anche i bambini si convinsero che tutto sommato sarebbero stato molto divertente, come al solito. 

Dunque le avventure di Joe potevano aspettare, almeno per un pochino.




Continua ...

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Musica pericolosa ***


Capitolo 5: Musica pericolosa

Capitolo 5: Musica pericolosa


Quella sera Joe ebbe il suo bel da fare una volta tornato a casa. Si era già sparsa  la voce di un non meglio definito incidente in prossimità del polo universitario e il fatto di non aver risposto alle numerose chiamate della madre aggravò ulteriormente la posizione del ragazzo. Il ciclone mamma si abbatté sul figlio riversando tutta la preoccupazione del pomeriggio; per di più era tornato a casa con un animale di cui la signora Loreley non voleva minimamente occuparsi:

« Fra due settimane comincerai a frequentare l’università: ormai hai scelto questa strada quindi devi studiare con impegno e un animale sarà solo una distrazione continua! E poi chi si occuperà di lui? Io e tuo padre no di certo! »

« Ci penso io! ». Papà Hugo rimase colpito: di solito il figlio era piuttosto remissivo e sottomesso alla madre, a dire il vero fin troppo, invece questa volta sembrava deciso a spuntarla sebbene si capiva chiaramente avesse paura del confronto.

« E va bene! ». Il consenso del padre giunse tra l'incredulità e il fastidio della moglie che sentiva la situazione sfuggirle dalle mani. « Ma tua madre ha ragione: se non studierai con profitto io stesso porterò il coniglietto dalla Protezione Animali ».

« Fate quello volete, allora: ARRANGIATEVI! » disse Loreley tornando in cucina sbattendo ante e maneggiando le pentole molto rumorosamente come palese segnale di disapprovazione. Joe era consapevole di quanto i prossimi giorni sarebbero stati turbolenti, ma sapere di avere l’appoggio del padre e di essere riuscito a tenere Shiny con sé era più forte del timore reverenziale che provava nei confronti della madre.




***



« Che mammoletta questo Joe! », disse con fare saccente Marie suscitando l’ilarità del gemello e del cuginetto oltre allo stupore degli zii Julia e Henry che non riuscirono a trattenere una fragorosa risata.

« Cosa avete tutti da ridere!? » si accigliò la piccola.

« Come l’altro giorno ahahahah. La mamma ti ha rincorso per tutta casa quando hai fatto cadere la pianta AHIAAAA » una manata sul coppino fu la risposta pronta della sorella.

« Così impari spione! »

« STOOOOOOP! » Con fermezza zio Henry riuscì a ottenere un po’ di silenzio; poi assieme alla moglie e attraverso una grande opera di convincimento riuscì a tranquillizzare definitivamente i bambini. Compiaciuto della negoziazione andata a buon fine schioccò un bacio sulla bocca a Julia, salutò tutti e andò al lavoro.

« Dai mamma, adesso devi andare avanti » Gabriel ruppe gli indugi.

« Per favoreeeeee » i nipoti completarono la richiesta con tanto di sorrisino stampato.

« E va bene piccole pesti. Dove eravamo rimasti? Ah sì »


***


Poco dopo squillò il cellulare: stavolta era Caco preoccupatissimo anche lui dopo aver sentito dell'incidente al notiziario locale.

« Meno male non ti è successo nulla! Davvero sei tutto intero? Neanche un graffio? »

« Sano come un pesce » replicò Joe « solo un grande spavento »

« Ci credo! Ehi ora che ci penso per colpa di sto fatto non abbiamo neanche potuto festeggiare il tuo ingresso all’università! Che ne dici se domani a pranzo, finite le prove, ce ne andiamo a mangiare da Dyllon? »

« Sì, perchè no! Così ti faccio conoscere il nuovo arrivato »

« Come, come, come? » la frase ad effetto aveva funzionato: Joe sapeva bene che il suo amico era un grande curiosone e non seppe resistere alla tentazione di mettergli la pulce nell’orecchio completando l’opera con un semplice « Niente da fare! Domani scoprirai di che si tratta »

« Ma come? Io mi preoccupo per te e questa è la ricompensa? Bella gratitudine simpaticone! ».

Dopo tanto spavento finalmente una risata compiaciuta. Nonostante la giornata pesante parlare con Caco era stato un toccasana: ora nemmeno sua madre con la luna di traverso avrebbe potuto rovinargli la serata.

Nel frattempo Hugo era andato dai vicini e si era fatto prestare della lettiera per gatti; quindi assieme al figlio aveva preparato un accogliente giaciglio nella stanza del ragazzo. Il Famiglio aveva promesso di dare delle spiegazioni e infatti, non appena anche mamma e papà furono a letto, iniziò il racconto.

« Joe sei stato scelto per aiutarmi a combattere i Malus. Questo è solo l'ultimo dei nomi di un'organizzazione che da secoli insidia la Terra e i suoi abitanti nel tentativo di soggiogarla e farne la dimora del proprio Oscuro Signore. Noi rappresentiamo il baluardo difensivo del genere umano e dobbiamo riuscire a mantenere l’equilibrio tra luce e oscurità. E' davvero fondamentale visto che l’eccesso dell’una o dell’altra nel corso della storia ha sempre portato a conseguenze catastrofiche. ». Il giovane ascoltò attentamente il discorso e ad ogni parola sentiva tutto il peso della responsabilità, come un macigno nel petto: se fino ad allora poteva sembrare solo un gioco pericoloso ora era chiaro che si trattava di prendere parte suo malgrado a un conflitto epocale.

« Cioè fammi capire bene: vuoi dire che il destino della Terra è nelle nostre mani? E se falliamo? Voglio dire l’hai detto anche tu che oggi ci è andata bene». Ormai un'unica domanda gli rimbombava nella testa: “Perchè proprio io?”. Shiny provò un’infinita tenerezza nel vedere il suo partner così preoccupato mentre disteso sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto rimuginava stordito. Decise così di tirargli su il morale: lasciato il suo comodo cantuccio con un agile balzo saltò sul letto e andò a strusciare il suo musetto baffuto contro il viso di Joe riportandolo in sé « Su col morale! Non ti ho ancora detto tutto: secondo la leggenda i Guardian Angel sono tre! ».

La notizia catturò definitivamente l'attenzione del ragazzo che volle assicurarsi di aver capito bene. « Non lo dici solo per consolarmi, vero? »

« Certo che no! Là fuori ci sono altri due compagni che lotteranno al tuo fianco e ognuno avrà il suo Famiglio proprio come te. E ti dirò di più: sento che presto li incontreremo! ».

Il cuore di Joe stava per scoppiare dalla gioia. Certo l’impresa era ardua e ancora non riusciva a immaginarsi come sarebbe riuscito a cavarsela però il solo pensiero di poter contare sull’aiuto di fedeli compagni lo aveva un po’ rassicurato. Prese fra le sue braccia il coniglietto e si affacciò alla finestra; giunse le mani alzando gli occhi al cielo come in segno di preghiera sperando che l’incontro avvenisse al più presto.


La mattina seguente, il sabato, padre e figlio andarono a comprare il necessario per accogliere il nuovo inquilino come si deve predisponendo tutto nella camera di Joe. Finiti gli ultimi preparativi il ragazzo si recò a casa dell’amico con il suo Famiglio che conquistò al volo Caco amante come era pure lui degli animali. Nel frattempo dal quartier generale dei Malus venne convocato un nuovo emissario allo scopo di sconfiggere Cheruby Tune e impedire il risveglio degli altri guerrieri leggendari. Dall’aspetto sembrava un ragazzo sulla trentina: indossava pantaloni di pelle neri, una camicia nera aperta fino al petto con le maniche a tre quarti e un paio di guanti che lasciavano scoperte le punte delle dita; i capelli neri e lisci gli arrivavano alle spalle e portava a tracolla una chitarra nella sua custodia. Per non attirare troppo l’attenzione su di sé scelse di far partire la sua offensiva dalla periferia ovest; scelto un angolo della strada si sedette sul marciapiedi, imbracciò la chitarra e iniziò a suonare.

Intanto i due amici scesi dalla fermata dell’autobus imboccarono la prima strada a sinistra che conduceva verso il centro città. Parlando del più e del meno si avvicinarono ad una strada dove una piccola folla si era radunata attorno a un musicista senza però riuscire a vedere quest'ultimo. All'improvviso Joe si sentì stordito e iniziò a guardarsi attorno: le persone sembravano come ipnotizzate e si dirigevano imbambolate proprio nella direzione da cui veniva la musica. Non ci mise molto a capire che doveva essere opera del nemico e non aveva certo intenzione di finire come i topi de ‘Il Pifferaio Magico’.

« Svelto Joe, porta Caco via da qui! » disse Shiny saltando fuori dalla borsa a tracolla coprendosi le orecchie.

« Non me lo faccio ripetere due volte! ». Il giovane trascinò per un braccio Caco che non appena si furono allontanati qualche centinaio di metri tornò alla normalità.

« Che strano, per un attimo è stato come se … ehi Joe dove stiamo andando, dobbiamo andare dal’atra parte! »

« Ehm ecco io ... volevo prima farti vedere una cosa ahahah ».

Ma nonostante la confusione di gente il tentativo di defilarsi non passò del tutto inosservato. Il nemico infatti aveva percepito che qualcuno era riuscito a sottrarsi al controllo della sua musica, intuendo di aver trovato chi stava cercando: « Scappare non servirà a nulla: forza miei schiavi, seminate il panico in città. Io intanto vado a caccia! ». In quel momento la folla che si trovava attorno a lui si sparpagliò per eseguire l’ordine appena impartito.


Intanto i ragazzi avevano appena imboccando un vicolo appartato quando Caco si divincolò dalla presa dell’amico, visibilmente infastidito: « Adesso basta! Devi dirmi che succede altrimenti non farò un altro passo! »

« Ma niente è solo che ... »

« BALLE! Pensavo ti fidassi di me, ma evidentemente mi sbagliavo »

Quelle parole si conficcarono come una lama nel petto di Joe. Non aveva mai mentito al suo amico, lui era quello a cui poteva sempre confidare tutto senza paura di essere preso in giro o frainteso. Non poterlo fare era terribile, ma allo stesso tempo necessario: se per causa sua Caco fosse stato ferito, o peggio, non se lo sarebbe mai perdonato.

L’atmosfera si era fatta pesante perché nessuno dei due ragazzi sapeva come affrontare la questione, ma ad un certo punto Shiny ruppe il silenzio: « Arriva! ».

Caco si guardò intorno non capendo di chi fosse la voce finché la sua attenzione non venne catturata da una luce. Era il coniglietto conosciuto qualche ora prima che si stava trasformando assunmendo la sua forma da combattimento.

« Ma che cavolo succede? Chi-cosa sei tu? » gridò Caco allibito mentre il Famiglio, ignorando questa reazione stupita, si rivolse con tono perentorio a Joe

« Non c’è tempo da perdere, porta Caco al sicuro e nascondetevi »

« Aspetta Shiny, non voglio che lo affronti da solo »

« Non c’è molta scelta »

« Non pensavo sarebbe successo così presto! » Joe era spaventato, ma nonostante questo raccolse tutto il suo coraggio. Sollevò il braccio sinistro e gridando la formula magica si trasformò in Cheruby Tune sotto lo sguardo incredulo di Shiny e soprattutto di Caco che per la sorpresa dovette reggersi al muro. « Perdonami amico mio, ma per il tuo bene non posso dirti nulla ».

« Ma, ma sei … che diavolo succede qui? »

« Perdonami, ma per il tuo bene è meglio tu non sappia niente. Resta qui nascosto, per favore ». Nel pronunciare la frase fece un passo verso l’uscita del vicolo, ma venne afferrato al polso dall’amico.

« Ma cosa dici? Cosa diamine ti succede? Cos’è questa storia? »

« Scusami Caco ma tu non puoi seguirci » A parlare stavolta fu Shiny che spinse via il ragazzo e gli creò una cupola di energia attorno. In questo modo non sarebbe potuto scappare e allo stesso tempo sarebbe stato al sicuro. Prima di allontanarsi Tune riprese la parola: « Scusami se ti ho coinvolto Caco. Ti prometto che più tardi ti dirò tutto! ».


In un attimo il Guardian Angel spiccò il volo seguito a ruota dal Famiglio con l’intento di allontanarsi il più possibile dal vicolo e intercettare il nemico il quale purtroppo era già in vista di fronte a loro. Come se non bastasse i cittadini ipnotizzati avevano cominciato a creare disordini provocando un fuggi fuggi di persone e stavano raggiungendo a poco a poco il vicolo che presto non sarebbe più stato un posto sicuro.

« Oh no, Caco! Ti prego Shiny, va da lui »

« La mia barriera lo proteggerà, tranquillo. Piuttosto pensiamo al nemico ».

Un ragazzo in tenuta scura si parò davanti ai due: diversamente dal Malus precedente questi aveva un atteggiamento molto più freddo e distaccato; ostentava una calma e una sicurezza invidiabili a differenza di Tune.

« E così tu saresti un Guardian Angel, non è così? Io sono Zack e sono qui per eliminarvi. Non posso certo permettere che ci mettiate i bastoni fra le ruote »

« Shiny io provo ad attacarlo »

« Aspetta, è meglio studiarlo un po’ prima. FERMO! ».

Ma ormai il ragazzo si era già diretto in direzione dell’avversario lanciando la Folata di Note, il colpo con cui nel precedente scontro aveva messo in fuga Rocky. Stavolta però le cose andarono in modo totalmente diverso: Zack schivò senza il minimo sforzo muovendosi con una rapidità fuori dal comune e in un batter d’occhio si portò alle spalle di Tune.

« Attento Tune! »

« Illuso, siamo su due livelli diversi » e sogghignando appoggiò il palmo della mano sulla schiena del giovane guerriero « Addio! Crash Acustico »

La potente energia sprigionata dall’attacco provocò uno spostamento d’aria tale da scaraventare Cheruby Tune a terra che impattò al suolo ruzzolando per diversi metri finendo in mezzo alla strada che dava sul vicolo dove Caco, impotente, alla vista dell’amico a terra dolorante non potè fare altro che urlare e imprecare contro la barriera.

« Bene, ora sistemerò anche te »

« Arrivo Tune! » Shiny volò in picchiata per raggiungere il compagno che giaceva stordito a terra ma dovette fermarsi bruscamente per evitare un calcio volante di Zack che, determinato a non farlo procedere oltre, voleva chiudere velocemente la questione.

« Sono impressionato, lo ammetto » disse Zack « come si chiama uno dei pochi che è riuscito a schivare un mio colpo? »

« Sono Shiny e in qualità di Famiglio non ti permetterò di fare ancora del male al mio compagno »

« In effetti anche tu sei a un altro livello ».

Ci fu una pausa di qualche secondo durante la quale il nemico guardò a terra per ammirare la sua opera. Poi, vedendo la massa di cittadini che aveva soggiogato che era ormai nei pressi del luogo dello scontro formulò un nuovo diabolico piano.

« Il tuo compagno è debole, non mi interessa. Lascerò ai miei schiavi il compito di eliminarlo ». In quel momento Shiny intuì cosa aveva in mente l’avversario e tentò di colpirlò con un colpo delle sue possenti orecchie che però fu schivato senza difficoltà.

« Fermati Zack! »

« Troppo tardi: CITTADINI VI ORDINO DI UCCIDERE IL GUARDIAN ANGEL! »

« Noooooooo » e così dicendo la creatura si scagliò con rabbia verso il nemico ingaggiando una lotta aerea fatta di colpi e schivate a ritmo serrato in cui però alla lunga stava uscendo vittorioso il Malus. Infatti dopo l’ennesimo scambio quest’ultimo riuscì a piazzare un pugno che sbalzo Shiny addosso a un albero nonostante la posizione di parata.


Il colpo era stato duro e per contenere i danni Shiny fu costretto a raccogliere tutte le sue energie provocando così la caduta della barriera che proteggeva Caco. Appena il giovane si accorse di essere finalmente libero si precipitò a soccorrere Joe che era ancora a terra dolorante sotto quelle strane sembianze.

« Joe! Ehi! Su, forza! »

« Ahi! La mia testa … Caco? »

« Coraggio, ti porto via da qui! Ecco, aggrappati a me »

« G-Grazie »

Approfittando della momentanea pausa nel combattimento Zack si guardò attorno per verificare che tutto andasse secondo i piani scoprendo con sorpresa e disappunto che qualcuno stava aiutando il Guardian Angel a scappare. Decise quindi di volare in quella direzione per bloccare sul nascere una eventuale fuga, ma all’improvviso avvertì la presenza del Famiglio riuscendo a parare all’ultimo secondo un nuovo, feroce assalto. Avendo visto infatti Caco andare in soccorso di Joe aveva deciso di guadagnare tempo prezioso per fare in modo che i due riuscissero a mettersi al sicuro dagli abitanti della città ormai sempre più vicini.

Nel frattempo i due giovani arrancando si infilarono nello stesso vicolo che in precedenza era servito da rifugio. L’amico ferito si stava a poco a poco riprendendo, ma si sentiva ancora troppo debole per volare. Appartati in un angolo all’ombra e pensando di essere al sicuro Caco prese la parola.

« Ehi, come va? »

« Mi sembra che mi sia passato sopra un tir. »

« Senti ma … oh cazzo! » il discorso venne interrotto dalle voci della gente che stavano cercando Cheruby Tune per ucciderlo. « Dimmi che non stanno cercando te! »

« Purtroppo sì »

« Pazzesco! Non ci capisco niente. »

« Scusami Caco. Per colpa mia ora anche tu ... » ma la voce venne rotta dalle lacrime che cominciarono a rigare copiose il volto del giovane.

« Scemo, ti sembra il momento di pensare a me? ». Intanto le voci si facevano sempre più forti, segno che ormai l’armata zombie era ormai nei pressi del vicolo.

« E così stanno arrivando eh. Che vengano pure, io non ho paura! »


Come in risposta al coraggio e all’affetto appena dimostrati da Caco il vicolo venne pervaso da una tiepida luce che una volta dissolta rivelo una figura femminile. Joe la riconobbe quasi subito

« Camille? Sei proprio tu? »

« E lei chi sarebbe? La conosci? Ma, un momento: da dove sei comparsa? »

« Spiacente Caco ma dovremo rimandare le presentazioni. Sono venuta fin qui perché ho percepito chiaramente la presenza di un altro Guardian Angel e penso proprio che sia tu. »

« E che sarebbe un Guardian Angel? Joe dimmi la verità ha a che fare con quello ch e ti è successo? »

« Sì, non voglio mentirti: sono diventato un Guardian Angel neanche ventiquattro ore fa, ma a quanto pare ... »

« STOOOP! Non ho ancora capito bene che succede, ma ... » il ragazzo si voltò di scatto verso Camille « se io accetto poi sarò in grado di aiutare il mio amico? »

Camille si lasciò andare ad un dolcissimo sorriso: « Ne sono certa »

Il ragazzo si vuoltò nuovamente verso l'amico e a sua volta sorrise compiaciuto: « Allora direi che non c’è altro da fare! »



Continua ...


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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Un Angelo per amico ***


Capitolo 6: Un Angelo per amico

Ormai l’attenzione del giovanissimo pubblico era alle stelle. I gemelli avevano una luce negli occhi quasi come quando la mattina di Natale arrivavano in salotto e guardavano i regali sotto l’albero fremendo per aprirli il prima possibile. Gabriel dal canto suo aveva un’espressione estasiata e senza nemmeno accorgersene mise una mano sulla gamba della mamma.

« E poi? Cosa succede dopo mamma? » Julia non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere le facce dei bambini e disse: « Gabriel vammi a prendere il cellulare che ci facciamo un bel selfie: voglio immortalare questo momento! »

« Uffa! Solo se mi giuri che dopo continui! »

« Lo giuro! »

« Corro » e subito si precipitò in cucina facendo ritorno dagli altri in un lampo. Dopo di che si appollaiò sul divano e quando furono tutti in posa la donna era già pronta ad immortalare il momento. Ora però non aveva più scuse e venne incalzata a proseguire il racconto da dove lo aveva lasciato.


* * *


Joe rimase per l’ennesima volta stupito: Caco era davvero una persona eccezionale! Chiunque di fronte a una situazione così improbabile avrebbe mollato tutto e sarebbe scappato pensando a mettersi in salvo, quasi certamente anche lui stesso. Ma Caco no! Lui non si era tirato indietro, aveva preso le sue difese anche in questa situazione pericolosa accettando persino di diventare un Guardian Angel pur di salvargli la vita. “Che persona speciale” pensò “sono molto fortunato ad averlo come amico”.

« Bene, bene. A quanto pare tu sarai il mio partner ». Caco cominciò a guardarsi attorno, ma non riusciva a capire chi potesse aver pronunciato quella frase. Camille allora vedendo lo smarrimento del giovane schioccò le dita e nello stesso tiepido bagliore in cui era apparsa lei comparve un’altra strana creatura. Dalle fattezze doveva essere un essere simile a Shiny, ma questo somigliava più a una tartaruga un po’ cresciutella che si reggeva sulle zampe posteriori e il cui guscio era formato da scaglie con un motivo che ricordava due ali d’angelo intrecciate.

« Ecco un altro mostriciattolo! E tu chi saresti? » riprese il giovane.

« Mostriciattolo a me? Brutto insolente, io mi chiamo Brock e si dà il caso che sia il tuo Famiglio ». La risposta della creatura non fece che aumentare i dubbi del giovane, oltre a lasciarlo di stucco nell’aver trovato qualcuno che gli tenesse testa.

« Suvvia Brock » Camille riprese amorevolmente il Famiglio « vi conoscerete meglio più tardi. Io ora purtroppo devo andare, è bene che il nemico non sappia che sono qui. Per favore assisti Caco al meglio come solo tu puoi fare. ». Poi fece una breve pausa e si voltò a guardare gli altri. « Non temete, ci rivedremo presto. » e così dicendo sparì nello stesso modo in cui era comparsa.

« No aspetta, non mi hai ancora spiegato tutto! ». « Ci penso io figliolo. Ora datti una calmata, rilassati e concentrati ». Brock si era effettivamente ridimensionato assumendo il ruolo di guida, ma il suo futuro partner dal canto suo non sembrava molto collaborativo. E infatti la prima obbiezione non tardò ad arrivare: « Una massa di persone vogliono il mio amico morto e saranno qui a minuti. Mi spieghi come faccio a rilassarmi? ».

« Se vuoi trasformarti l’unico modo è entrare in contatto con il potere che è dentro di te. E per farlo ti devi concentrare ». Da qui in poi cominciò un nuovo piccolo battibecco dove ognuna delle due parti cercava di far valere le proprie ragioni. Nel frattempo le voci dei cittadini sotto il controllo di Zack facevano capire che il tempo a loro disposizione era ormai agli sgoccioli. Solo pochi secondi e il vicolo non sarebbe più stato un posto sicuro. Tutto questo non faceva che aumentare lo stato d’ansia di Cheruby Tune: Shiny era impegnato in uno scontro durissimo, Caco aveva scelto di combattere per difenderlo. In pratica tutti lo stavano proteggendo, mentre lui era totalmente passivo agli eventi. Provò vergogna di sé stesso e decise che per quanto fosse spaventato e ferito doveva almeno provare a fare qualcosa, anche solo per rispondere all’affetto che tutti gli stavano dimostrando.

« Senti amico mio » il Guardian Angel si fece forza e prese la parola interrompendo la discussione in corso « ecco io ... volevo dirti ... grazie per esserci sempre! » D’improvviso spiccò un volo incerto e cominciò a dirigersi verso l’uscita del vicolo.

« Fermo Joe! Maledizione non ce la puoi fare conciato così »

Di colpo gli arrivò un colpo sulla nuca da parte di Brock che lo riprese duramente « Allora ti decidi ad ascoltarmi o preferisci lasciare il tuo amico al suo destino? »

« Certo che no! »

« Ottima risposta! Ora chiudi gli occhi e guarda dentro di te! Scopri il tuo potere e quando lo avrai trovato vedrai che tutto ti sarà chiaro. Io intanto vado ad aiutare gli altri. » e così dicendo spiccò il volo e prese la stessa direzione di Tune. Il baccano ora si era spostato, segno che la battaglia si stava allontanando da dove il giovane si trovava. Nonostante questo Caco faticò non poco a placare il suo animo: si sentiva frustrato e arrabbiato perché sapeva che il suo Famiglio aveva detto delle cose giuste, ma ancora una volta il suo orgoglio gli era stato di ostacolo. Fortunatamente poco alla volta riuscì a mettere da parte questi sentimenti negativi aiutandosi anche con dei respiri profondi. Lentamente, come la goccia che toccando la superficie dell'acqua disegna cerchi che si propagano sempre di più, riuscì a trovare la giusta concentrazione finché senza nemmeno accorgersene iniziò a sollevarsi da terra avvolto da un’aura blu tiepida e avvolgente. Quando riaprì gli occhi sollevò istintivamente il braccio sinistro dove al braccialetto che indossava si era incastonato un ciondolo rotondo blu che sprigionava una calda luce del medesimo colore; a quel punto pronunciò una specie di formula senza neanche rendersene conto: « Spirito dell’Angelo Guardiano, risvegliati! » Questo  avviò definitivamente il processo di trasformazione dal quale uscì anche lui sotto tutt’altre sembianze: i capelli da neri diventarono castani e sparati all’insù, indossava una giacca blu con le spalline bombate e leggermente rialzate verso l’alto che ricordavano quasi un’armatura; inoltre in vita era fissata con una cintura. Indossava dei guanti azzurri dove in corrispondenza del polso sinistro era incastonata la stessa gemma blu che poco prima si trovava sul bracciale. Calzava degli scarponcini bassi azzurri con lacci e dettagli bianchi. Quando l’aura si dissolse il ragazzo aveva assunto le sembianza di Cheruby Song.

« Wow, che forza! Ma allora era tutto vero! » esclamò stupito il nuovo membro dei Guardian Angels, che però venne riportato subito alla realtà dal frastuono dei disordini cittadini. « Ma cosa sto facendo? Gli altri mi aspettano ».


Poco più in là intanto Zack era impegnato a lottare in volo contro Brock, che al momento sembrava riuscire a tenergli testa affiancato da uno Shiny malconcio e provato dai potenti colpi incassanti in precedenza. Poco più in basso Cheruby Tune volando a bassa velocità tentava di raggiungere l’area dello scontro per aiutare i Famigli, seppure ancora stremato dal combattimento col Malus. Proprio quest’ultimo, accortosi della folla di cittadini ipnotizzati che aveva invertito il senso di marcia, si insospettì e con sua grande sorpresa si accorse del ritorno di quel guerriero che ormai considerava spacciato. Indispettito dalla cosa fece per preparare un nuovo assalto quanto tutti si fermarono presi alla sprovvista da un urlo  « FERMI TUTTIIIII ».

Con un'entrata in scena tutt'altro che discreta fece la sua comparsa il nuovo membro del team che Zack ancora non conosceva. L’altro Angelo e i due Famigli tirarono un sospiro di sollievo mentre il nemico era sempre più contrariato: a differenza del suo predecessore che tradiva le sue emozioni, lui era molto più composto e per questo pericoloso. Il fatto poi che il suo piano avesse subito così tante complicazioni lo stava indisponendo non poco.

« Ce ne hai messo di tempo eh? » lo apostrofò scherzosamente Brock

« Che ci vuoi fare: gli eroi entrano sempre in scena per ultimi ihih » e così dicendo si avvicinò all’amico ferito. « Scusa il ritardo! Ora lo sistemo io »

« Vorrai dire che lo sistemeremo insieme » improvvisamente Tune sembrava aver riacquistato sicurezza, probabilmente proprio grazie al fatto di poter contare su un prezioso e fidato alleato. I due ragazzi istintivamente si diedero il cinque e non appena le mani si toccarono le loro due gemme iniziarono a brillare.

« Oh mamma che cos’è? » chiese Tune

« E lo chiedi a me? » disse per tutta risposta Song

« E’ ora di farla finita! » sentenziò Zack che questa volta schizzò verso i due guerrieri cogliendo di sorpresa i due Famigli ce partirono con un attimo di ritardo. Song a quel punto decise di tentare il tutto per tutto e toccandosi la gemma blu puntò il braccio verso l’avversario: dal palmo della sua mano si generò una sfera azzurra che scoppiando contro Zack produsse delle vibrazioni che riuscirono a stordirlo rallentando la sua corsa quanto bastò per permettere alle due creature di frapporsi fra i due contendenti e creare uno scudo protettivo. Tutto questo per guadagnare tempo e spiegare loro come muoversi.

« Ragazzi se unite le vostre forze abbiamo una possibilità » incalzò Shiny visibilmente stremato per lo sforzo.

« Unite i vostri poteri in un unico attacco da indirizzare contro il vostro avversario » fece eco Brock che ormai doveva sostenere quasi da solo lo sforzo per mantenere attiva la barriera « Muovetevi! Non … resisteremo a … lungo »

I due amici si guardarono perplessi cercando di capire come poter mettere in pratica velocemente il piano. Per l’ennesima volta si trovarono a dover affrontare una nuova situazione e a prendere una decisione in tutta fretta. Al contrario il loro avversario sapeva benissimo come muoversi: si allontanò qualche metro e cominciò a caricare il colpo che prima aveva steso Tune in un batter d’occhio. Rendendosene conto Tune cominciò ad agitarsi, ma Song prontamente gli mise una mano sulla spalla e lo fisso senza dire una parola. Questo semplice gesto bastò a restituire all’amico la lucidità necessaria per affrontare il combattimento: sentiva che questa fiducia reciproca sarebbe stata la loro arma vincente. Quasi in risposta a questa convinzione le due gemme si illuminarono di nuovo.

« Addio! » disse Zack con il colpo carico e pronto a lanciarlo

« Ti piacerebbe! » disse Song che si voltò verso Tune « Facciamogli vedere di cosa siamo capaci ». I due guerrieri, ancora protetti dalla barriera dei loro partner, avvicinarono le loro mani alzate verso il cielo e subito sprigionarono i loro colpi che si fusero in un gioco di luci arancioni e blu producendo una melodia tranquilla e rilassante frutto dall’effetto delle note dell’uno e delle vibrazione dell’altro. Non appena questo suono iniziò a propagarsi Zack si sentì subito indebolito ed assieme a lui anche i suoi poteri. A poco a poco infatti i cittadini cominciarono ad essere liberati dal controllo mentale del Malus; inoltre anche il colpo che egli aveva caricato stava perdendo di intensità.

Tune si sentiva al settimo cielo. Tutto alla fine si stava risolvendo per il meglio, era sempre così quando c’era Caco assieme a lui. Si sentiva stremato, ma anche, una felicità che però ben presto venne bruscamente interrotta.

« Maledetti! Prendete questooo! » L’avversario nell’allontanarsi velocemente dal campo di battaglia lanciò il suo attacco mirato volutamente in direzione di Shiny che affaticato com’era non riuscì a schivarlo. L’impatto fu diretto e lo mise definitivamente K.O.

La barriera si dissolse mentre il Famiglio spogliato della sua metamorfosi precipitò verso terra. Tune e Brock si precipitarono immediatamente a soccorrerlo; diversamente Song si lanciò come una furia assenstando un potente calcio che impattò sul braccio sinistro usato come difesa. Il colpo sortì il suo effetto perché l’avversario cominciò a dimenarsi e a toccarsi nel punto d’impatto: probabilmente l’attacco congiunto dei due Guardian Angel lo aveva indebolito a tal punto da compromettere anche la sua resistenza fisica.

Conscio di questa sua momentanea debolezza biascicando un « ma non finisce qui! » decise di ritirarsi sparendo tra le nuvole del cielo autunnale.


Nel frattempo Tune e Brock erano atterrati nel parco nelle vicinanze, una zona dove la vegetazione è più fitta in modo da non dare nell’occhio e poter soccorrere la creatura ferita senza essere osservati da occhi indiscreti.

Una volta atterrati Tune sciolse la sua trasformazione stremato dalla fatica e dagli eventi che nel giro di poco sembravano fuggirgli dalle mani senza che lui potesse fare niente. Ormai le gambe non lo reggevano più, così si appoggiò a un albero e si lasciò andare. Si ritrovò seduto ai piedi dell’albero con in braccio il povero Shiny sempre più debole e in affanno.

« Joe ... »

« Sono qui Shiny, non sforzarti. Adesso pensa solo a riposare »

Il piccolo Famiglio, che ormai era ritornato alle sue sembianze di coniglietto, aveva un respiro affannoso, molto poco rassicurante. Anche Brock lo aveva notato, però dal canto suo non sapeva in che modo poterlo aiutare. Poi all’improvviso gli venne un’idea.

« Senti Joe provo a condividere un po’ della mia energia con lui »

« Davvero puoi farlo Brock? Lo salverai vero? »

« Non lo so, ci provo ».

Intanto Shiny ormai non respirava neanche più.

« No, no, non può essere! Shiny no deve … non può essere! ».

Joe non riusciva ad accettare la situazione, doveva esserci una soluzione, bisognava solo trovarla. Ma il suo cuore era pieno d’angoscia e di dolore e in quelle condizioni non riusciva a pensare a niente. In quel momento inspiegabilmente si ricordò solo il suo incontro con Shiny e con Camille. E come quando una barca in mezzo alla tempesta vede la luce del faro come ancora di salvezza, così il ragazzo cercò di aggrapparsi con tutte le sue forze a questo unico barlume di speranza.

« Ma certo! Camille! Dobbiamo chiamare Camille. Subito! »

« Figliolo, mi spiace ma credo che ormai n- »

« Sciocchezze » disse Joe guardando Brock con gli occhi gonfi di lacrime e il cuore sempre più pesante « Sono sicuro che Camille saprà aiutarlo ».

In quel momento il corpicino esanime si illuminò di una luce arancione. « Shiny che succede? » il ragazzo strinse il suo partner al petto mentre diventava trasparente a poco a poco. Joe sentì la disperazione prendere il sopravvento e le lacrime cominciarono a scendere copiose.

« Figliolo adesso calmati, per favore », ma era tutto inutile. Ormai le parole di Brock non riuscivano più a raggiungere il giovane che ormai vedeva dissolversi il Suo Famiglio fra le sue braccia lasciando al suo posto soltanto una piuma argentata dalle sfumature ambrate.


Song intanto da dieci minuti stava sorvolando la zona inutilmente, cercando di individuare il punto dove si erano diretti gli altri. D’un tratto la sua attenzione fu attirata da una sottile polvere arancione che si levava verso il cielo. Guardandola attentamente sembrava molto simile all’aura sprigionata da Tune quando aveva usato il suo potere. Decise dunque di fidarsi di quell’intuizione scendendo in picchiata fra gli alberi e i cespugli. Una volta atterrato sciolse la trasformazione e si guardò attorno, quando finalmente alla sua sinistra li vide. C’erano Brock in piedi che cercava di parlare a Joe che però era seduto appoggiato a un albero con lo sguardo vuoto: aveva qualcosa fra le mani e lo fissava muto e assente mentre da esso si levava un ultimo refolo di quella polvere arancione che l’aveva condotto fin lì.

« Joe, Brock. State bene? » disse Caco correndo da loro.

« Ti prego ragazzo, parla col tuo amico, io non ci riesco, non mi sente »

« Cosa stai dicendo Brock. Piuttosto non vedo Shiny. Oh no, non dirmi che?»

« E’ morto » rispose Joe. La sua voce era sottile, i suoi occhi gonfi e tremava come una foglia.

« Cazzo no! » Ci fu qualche secondo di silenzio dove si sentivano solo il brusio della città che era tornata alla normalità e il rumore delle prime foglie secche trascinate a terra dal fruscio del vento. Poi il pianto a singhiozzo riprese mentre Caco cacciando indietro le lacrime decise di farsi forza e portare via di lì il suo amico. Gli si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi visto che comunque era un po’ malconcio anche lui e per dargli un primo conforto si risolse a mettergli una mano sulla spalla, come spesso faceva. Stavolta però la mano non fece nemmeno in tempo ad appoggiarsi che ricevette una forte scossa.

Istintivamente Brock allontano Caco dall’amico, insospettito da questo fatto.

« Sta attento ragazzo, non ci vedo chiaro »

« Ma che fai lasciami andare. Devo andare da Joe, non vedi come ... »

Il ragazzo non riuscì a terminare la frase poichè rimase impietrito da quello che stava succedendo. Un’aura nera e densa come la pece cominciò a sprigionarsi dal corpo tremante di Joe: più lui piangeva e si disperava e più l’aura si intensificava finchè ad un certo punto lo avvolse completamente.

« Oh no, questo no! La Metamorfosi Oscura. » Brock interruppe il silenzio

« Cosa vuoi dire? Cosa succede al mio amico. JOOOOOE! »

Continua


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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Un dolore che consuma ***


Capitolo 7 Un dolore che consuma

Capitolo 7: Un dolore che consuma


Caco trattenuto a fatica da Brock si sbracciava e chiamava il suo amico per nome, ma egli non poteva più sentirlo ormai completamente avvolto da quell’aura nera come la pece che poco prima sprigionava il suo corpo. La metamorfosi oscura a poco a poco si compì e quando il processo fu terminato l’oscurità scivolò via sotto forma di inchiostro denso che gradualmente si raccoglieva sotto i piedi. Il ragazzo era totalmente cambiato, diverso nell’aspetto donatogli dalla consueta trasformazione.

Gli occhi avevano le pupille rosse come braci ardenti e da ciascun occhio una riga nera scendeva lungo le guance; i capelli, ora lunghi fino a metà schiena, erano imbiancati e avevano acquisito dei riflessi corvini qua e là. Anche lo stile delle vesti si era fatto molto più dark: una giacca viola lucida senza maniche con due code a mo’ di frac era fermata in vita da una cintura doppia incrociata in cuoio nero, i pantaloni grigio scuro rimborsati dentro a stivali neri lucidi poco sotto al ginocchio; infine al polso destro e al braccio sinistro portava una fascia di pelle nera lucida.

Caco alla vista delle nuove sembianze del suo amico rimase impietrito così come il suo Famiglio. Quello che avevano di fronte ormai aveva solo una vaga somiglianza con Joe, ma la cosa che più li rattristava era lo sguardo pieno di dolore e rabbia ancora dipinto sul suo volto: sembrava quasi questi sentimenti negativi avessero preso forma e sostanza trasfigurando profondamente il giovane.

Nessuno sapeva cosa fare, neppure Brock nel quale il partner confidava per risolvere la situazione. Ed ecco che come un raggio di luce apparve Camille che, annunciata dalla consueta aura luminosa e calda, portò una ventata di speranza.  A differenza dell’occasione precedente in cui non c’era stato il tempo di osservarla questa volta Caco non riuscì a fare a meno di restare abbagliato dalla bellezza di questa creatura!

Camille sembrava non avere più di vent’anni. La sua pelle, dalla carnagione chiara,  faceva risaltare i bellissimi occhi verdi; il volto dai lineamenti gentili era incorniciato da due ciocche di capelli castani che scendevano fino alle spalle mentre il resto della folta chioma era formata da bellissimi boccoli raccolti da un elegante nastro argentato come la sua veste. A Caco sembrava proprio che un angelo fosse appena sceso sulla terra.

La comparsa dell’Angelo ebbe però anche un altro effetto: Joe nella sua nuova forma non sembrò gradire la nuova arrivata che evidentemente non riconosceva più. Decise quindi di convogliare l’energia negativa accumulata sotto i suoi piedi verso Camille, la quale si barricò senza sforzo dietro un scudo energetico a forma di ala.

« Non avere paura di me, sono qui per aiutarti Joe » disse la ragazza che tentava di parlare alla coscienza del giovane. Le sue parole però non sembrarono sortire l’effetto desiderato, anzi scatenarono una maggiore ostilità. Riconoscendo però la sua inferiorità in termini di potenza il ragazzo valutò più opportuno ritirarsi. Stavolta radunò tutta l’energia sotto i suoi piedi: in questo modo riuscì a creare un flusso collegato ad un’altra dimensione. Iniziarono attimi di concitazione in cui Caco cercava di capire cosa stesse succedendo e Camille tentava di sventare il tentativo di fuga.

« Aspetta Joe, fermati! »

« Ma che succede Brock? »

« Ragazzo il tuo amico cerca di scappare! »

« Cosa? No, dobbiamo fermarlo! JOEEEEE! » e così dicendo si mise a correre più che poteva verso l’amico. Quest’ultimo lo fulminò letteralmente con lo sguardo attaccandolo con una sfera energetica per impedirgli di avvicinarsi. Brock ancora provato dallo scontro con Zack non riuscì a intervenire tempestivamente, ma Camille era già sulla traiettoria allontanando con un movimento deciso del braccio il colpo che precipitò poco distante in detonando con una potenza notevole nonostante le dimensioni della sfera. Subito l’angelo e il Famiglio vollero accertarsi delle condizioni del giovane che visibilmente spaventato cadde sulle sue ginocchia: mai avrebbe pensato che il suo migliore amico gli si sarebbe rivoltato contro, era come vivere in un incubo!

In tutto questo Joe approfittò del momento in cui nessuno si curava di lui per fuggire lasciando tutti con un pugno di mosche. Per prima cosa gettò a terra la spilla in cui si era trasformato Shiny, dopo di chè iniziò a sparire dentro al varco creato in precedenza che si richiuse lasciando al suo posto un alone circolare di terra bruciata.

Ci fu un attimo di silenzio carico di tensione: Camille ce l’aveva con sè stessa per non aver sventato la fuga, il Famiglio allo stesso modo si crucciava di non essere stato in grado di proteggere il suo partner; Caco dal canto suo era sconvolto. Solo i passi in lontananza dei primi cittadini curiosi li destò dai loro pensieri. In tutta fretta Brock recuperò ciò che restava di Shiny e teletrasportò il gruppo nel vicolo che prima era servito da rifugio in modo da poter riorganizzare le idee.  

Il clima che si respirava era davvero surreale: quella che doveva essere una tranquilla giornata fra amici i stava trasformando in una spirale di dolore e rabbia senza via di scampo.

Camille, che nonostante il senso di colpa sapeva bene quanto gli altri avessero bisogno della sua lucidità e della sua esperienza per trovare una soluzione, tentò di prendere l’iniziativa, ma Caco era troppo confuso e impaurito e non riuscì a trattenersi.

« Qualcuno si degna di spiegarmi cosa cavolo succede? Che fine ha fatto Joe? Quell’essere non poteva essere il mio amico, non mi ha neppure riconosciuto! »

« Modera i termini giovanotto » lo redarguì Brock, ma Camille gli fece un cenno con la mano per bloccare sul nascere la ramanzina. Si avvicino al giovane che le dava la schiena, gli mise una mano sulla spalla e cercò di rassicurarlo come meglio poteva.

« In un certo senso hai ragione: quello che è scomparso sotto i nostri occhi non era il vero Joe, ma soltanto la personificazione dei suoi sentimenti negativi. La metamorfosi oscura ha generato un’energia tale da attirare la mia attenzione; mi sono precipitata da voi, ma purtroppo non sono riuscita a fare molto. Ti chiedo scusa »

Il ragazzo le prese la mano e senza girarsi riuscì a malapena a ringraziare l’angelo per avergli salvato la vita, poi però un nodo in gola lo costrinse a restare in silenzio onde evitare di scoppiare a piangere. Non aveva mai permesso a nessuno di vederlo in un momento di debolezza, forse neanche a Joe. Gli piaceva dare sempre l’impressione che si potesse contare su di lui in qualsiasi situazione.

« Sai Caco sono stata subito molto sorpresa dal forte legame che unisce te e Joe e sono convinta che tu riuscirai a salvarlo. » Caco istitivamente si girò per cercare conferme

« Io posso? Come? Dimmelo, ti prego! »

« Ma non sarà un’impresa facile e io non potrò seguirti, ma avrai il tuo fidato Brock al tuo fianco. »

« Farò tutto quello che posso, tu spiegami come devo fare e io ti prometto che costi quel che costi mi riprenderò il mio amico! »

« Ammiro la tua forza d’animo e il tuo coraggio. Allora forza! Torniamo nel punto esatto in cui Joe è scomparso. Ci conviene andare a piedi per non dare troppo nell’occhio, così avrò anche modo di spiegarvi cosa dovrete fare. Ma prima ... » e con un semplice schiocco delle dita l’angelo sparì dalla loro vista.

« Cosa? Ma dov’è andata? E ora cosa faremo accidenti a lei! » Caco era incredulo e cominciava a spazientirsi. Anche Brock sulle prime non capiva, ma poi cominciò a intuire dove la ragazza voleva arrivare.

« Ragazzo ascoltami: concentrati e cerca di percepire quello che c’è intorno a te »

« Non ti ci mettere anche te adesso! Non abbiamo tempo da perdere con questi giochetti »

« Fa silenzio e per una volta fa quello che ti dico! Devi imparare a percepire le auree. Questa cosa ti tornerà utile anche in combattimento. »

« Un saggio consiglio Brock! Non potevo aspettarmi di meglio da un Famiglio premuroso come te! » Camille ricomparve con un altro schiocco di dita mentre Caco quasi non riusciva a guardarla per la vergogna. Ma la ragazza capendo il disagio del giovane disse: « Riproviamo! Io per muovermi qui non posso armi vedere dalla gente, quindi devi imparare a percepire la mia presenza. Inoltre forse è meglio se comunichiamo telepaticamente altrimenti la gente penserà che sei strano»

« Ah … ma certo, giusto. E’ ovvio AHAHAHAHAH »

« Bene allora si ricomincia! » e sparì di nuovo sorridendo per il divertente siparietto.


Il gruppo impiegò una buona mezz’oretta per tornare al parco. Per Caco non fu semplice padroneggiare la nuova tecnica, ma arrivati sul luogo della scomparsa aveva almeno capito come si faceva. Fortunatamente era ora di pranzo quindi bastò attendere qualche minuto per essere soli nella zona. Caco si trasformo nuovamente in Guardian Angel e Brock riassunse la sua forma da battaglia. A quel punto Camille ricomparve. Si avvicino al punto esatto, riconoscibile dalle bruciature sul terreno e vi si fermò davanti. Stese il braccio destro in avanti, cercò la massima concentrazione e utilizzò il suo potere per riaprire un varco che conducesse al luogo in cui era andato a rifugiarsi l’amico.

La cosa però non passò inosservata agli occhi del nemico che immediatamente mandò i suoi emissari per impedire agli angeli di portare a termine la missione. Una scarica di energia negativa preannunciò l’arrivo di Zack e Rocky. Quest’ultimo fu il primo a parlare.

« Bene, bene e così c’è un nuovo angioletto con cui divertirsi. »

« Ragazzo non raccogliere la provocazione, abbiamo altro da fare! »

« E cosa pensate di fare? » stavolta fu Zack a prendere parola « il vostro amico sta bene dove sta. In quella dimensione il dolore e la rabbia continueranno a consumarlo finché a un certo punto scomparirà! »

« Ehi, fermi tutti. Camille cos’è questo discorso? Non ne so nulla! »

Vedendo il giovane preoccupato e i nemici shignazzare soddisfatti l’angelo non potè far altro che confermare: « Vedi un Guardian Angel una volta corrotto dai sentimenti negativi non si trasforma in un Malus, perciò l’energia negativa anziché diventare nuova fonte di potere è piuttosto come un fuoco che consuma. La durata di questo processo dipende dalla forza di volontà. Ma il nostro amico è forte ed è per questo che sono sicura che lui è ancora vivo!»

Detto questo la giovane partì all’assalto dei due Malus. Brock fece non poca fatica a convincere il suo compagno a non prendere parte al combattimento di Camille che comunque stava tenendo testa egregiamente ai due avversari senza troppi sforzi.

« Levati di mezzo! » sbraitò Rocky sferrando un pugno che la giovane intercettò; lo afferrò quindi per il braccio e lo usò come scuso per parare il colpo di Zack che stava tentando un attacco alle spalle. Poi scese davanti al varco ed eresse la sua barriera a forma di ala.

« Andate ora ragazzi. Via! »

« Grazie di tutto Camille. Ti prometto che torneremo assieme a Joe. »

« Lo so, ho fiducia in voi e nella vostra amicizia. Tu puoi salvarlo! »

E così Angelo e Famiglio saltarono nel varco che si richiuse prontamente alle loro spalle. A quel punto la ragazza guardò i suoi avversari con un sorriso compiaciuto e con un cenno di saluto scomparve. I due provarono inutilmente a ricreare un passaggio ma ben presto dovettero arrendersi e tornarsene con la coda fra le gambe al quartier generale.

Adesso era tutto nelle mani di Caco e Brock.


***


Julia interruppe il suo racconto strillando come una matta. Avrebbe dovuto essere già in macchina per portare il figlio e i nipotini a casa di un amichetto per la festa di compleanno e invece doveva ancora prepararsi.

« Sono in ritardooooo! Bambini prendete il regalo. Io mi lavo in velocità e sono da voi »

« Zia sei la solita imbranata! » come sempre Marie non perdeva occasione per punzecchiare la zia, tra le risate del fratello e del cuginetto.

« Però uffa io volevo sapere come andava avanti la storia! » sbuffò Gabriel

« Un po’ dispiace anche a me, ma tanto domani la zia continua di sicuro! » Nicholas sembrava sicuro di sè, ma la sorellina presto lo riportò alla realtà: « Che fratello scemo che ho! Domani è sabato quindi prima di lunedì non se ne fa niente purtroppo! »

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