Lo zero assoluto

di somochu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** O.D.A.G. ***
Capitolo 2: *** Destino infame ***



Capitolo 1
*** O.D.A.G. ***


Lo zero assoluto

O.D.A.G.

 
 
 






 
Sebastian si trovava estremamente a disagio nell’essere circondato da gente che si amava.

Tutti che non facevano altro che parlare di come fosse incantevole il mondo una volta incontrata la propria anima gemella; di come le luci fossero più luminose e i colori più accesi.

Nemmeno si trattasse del paradiso terrestre. Come se fosse veramente bello passare tutto il resto della vita, fino all’ultimo respiro, con la stessa persona.

A Sebastian venivano i brividi al solo pensarci.

Non che non lo ritenesse possibile: ormai era radicato nella cultura di tutto il mondo, sin da quando era bambino, questo viaggio di due anime legate tra loro. Anime che prima o poi sarebbero finite ad incontrarsi, nel bene o nel male.

Non per niente sin dalla vecchia generazione tutti viaggiavano con il proprio Orologio Dell’Anima Gemella, aggeggio che Sebastian avrebbe volentieri gettato nella pattumiera, il quale veniva assegnato a ogni individuo sin dall’infanzia e restava sul suo polso per tutta la vita.

I suoi genitori ancora raccontavano di quel giorno in cui si incontrarono, uscirono insieme e i loro orologi si azzerarono nello stesso identico momento, indicando loro la persona con cui avrebbero passato il resto della vita.

Persino l’ottanta percento dei suoi amici aveva trovato il/la proprio/a compagno/a e non faceva altro che blaterare di come ora tutto fosse per il meglio. Di come fosse una connessione che si sente a pelle e bla bla bla.

Non che Sebastian non volesse crederci, appunto, ma semplicimente odiava l’idea. Insomma, lui aveva una vita sessuale più che soddisfacente, incontrava dei ragazzi bellissimi quasi ogni sera, si godeva la vita nei migliori divertimenti che essa aveva da offrirgli e loro volevano davvero convincerlo che buttare all’aria tutta la sua giovinezza per un ragazzo soltanto – pure se questo era a lui destinato – fosse la cosa migliore al mondo?

No.

Proprio no.

Per fortuna nessuno era compatibile con il suo carattere particolare, anzi, e questo gli semplichificava - e non poco - la vita: avrebbe incontrato qualcuno disposto a stare con lui per sempre soltanto a cinquat’anni e a quel punto sarebbe stato troppo vecchio per le sue scappatelle: allora il suo O.D.A.G azzerato non gli avrebbe dato troppi problemi e sarebbe stato felice di morire con qualcuno accanto che si facesse carico del funerale.

Ma in quel momento la voglia di impegnarsi era sotto le scarpe e lui era davvero, davvero felice così.
Purtroppo per lui, però, non poteva controllare quel nefasto orologio. E ancora non sapeva che da quel giorno la sua vita sarebbe radicalmente cambiata.
 
 



 
**
 
 


 
 
 
Sebastian adorava il suo corso di anatomia, davvero. Oltre che essere pieno di immagini di uomini nudi, era insieme ai suoi amici di college, tra cui il suo vicino di stanza-migliore amico-quasi fratello Alex - ovviamente super fidanzato e super felice con la donna della sua vita.

Gli voleva davvero bene e per Sebastian era un sentimento molto raro.

"Vedrai che quando l'azzeramento succederà anche a te non la penserai più così."

Okay, forse non gli era così affezionato. Non quando gli rompeva tanto le palle.

"Alex, per la milionesima volta," alzò gli occhi al cielo. "Non accadrà prima di trent'anni. O anche mai, se sono fortunato.”

Lo sapeva che Alex non era tipo da mollare la presa tanto facilmente, ma sperava che l'insegnante entrasse prima che gli ripetesse per la milionesima volta la stessa cosa.

Erano in aula, seduti vicini al centro della classe, in terza fila – abbastanza vicini alla cattedra perché Sebastian non vedeva benissimo, ma riteneva che gli occhiali intaccassero il suo fascino.

“Quindi non ti senti solo neanche un po'? Neanche con tutti i tuoi amici già fidanzati?”

Ovviamente lui non era minimamente fortunato e quella vecchiaccia sembrava sparita chissà dove.
“Siete praticamente tutti animagemellati, okay, ma questo non vuol dire che io sia solo.”

“Wow, non sai più come difenderti. Sei addirittura arrivato ai neologismi!”

Sebastian gli fece il verso.

Alex arricciò il naso, come faceva ogni volta che non apprezzava qualcosa. “Hai 5 anni?”

“Se vuoi mi spoglio per dimostrarti il contrario,” sorrise, sarcastico.

“No, grazie, dopo la nottata passata a giocare a Mario Kart ho bisogno di tenere gli occhi lontano da immagini dannose.”

“Ah, beh, è una perdita tua, non mia.”

Alzò le braccia per stirarsi, ma con il gomito urtò per sbaglio qualcosa. Stava già per voltarsi verso il suo vicino di banco per ammonirlo per averlo toccato senza permesso, ma non fece in tempo a dire ‘a’ che un dolore al braccio lo costrinse a saltare in piedi.
“Ma che caz-”

Il tipo si stava scusando, completamente impacciato, e Sebastian notò il bicchiere del caffè vuoto tra le sue mani e il contenuto – ovviamente bollente – che colava dal suo stesso braccio. Il dolore era intenso quasi quanto il nero del suo umore in quel momento.

Perché sempre a lui?
 
 
 
 
 
 
**
 
 
 
 
 
Naturalmente il tipo lo aveva seguito in bagno, mormorando sul fatto che doveva mettere il braccio sotto l'acqua. Come se lui fosse tonto e non lo sapesse da sé.

“Ecco, aspetta, ti aiuto a toglierti la camicia,” la voce del ragazzo era ansiosa e dispiaciuta.

Sembrava un cucciolo a cui avevano appena ucciso il padrone. In un altro contesto, forse, Sebastian ci avrebbe provato. In quel momento, però, voleva solo un po' di sollievo per il suo braccio.

Il tipo buttò la sua camicia dall'altra parte del lavandino con poca grazia e accese il getto dell’acqua.

“Di solito i ragazzi non usano metodi così drastici, per spogliarmi,” scherzò, con una nota di sollievo non appena la sua pelle bruciata toccò l'acqua gelida.

Il tipo neanche rispose, troppo occupato a guardare e a tenere il suo braccio sotto il getto.

“Sai, mi sono – anzi, mi hai – bruciato un bel pezzo di pelle, ma ho ancora la capacità di usare i miei muscoli volontari.”

Il ragazzo aveva di nuovo la faccia dispiaciuta.

“Mi dispiace, davvero,” la sua voce, almeno, non era più così preoccupata. “Però tu potevi anche evitare di darmi la gomitata.”

Ah, certo.

Sebastian ringraziò per la centesima volta la sua buona stella che lo aveva fatto nascere sotto il segno del “è sempre colpa tua”.
Anche da bambino: magari suo fratello faceva l'idiota e lo provocava. Se poi Sebastian staccava la testa di tutti i suoi Action Man era colpa sua.

Se lui andava a letto con ragazzi rimorchiati in un bar, poi questi si facevano visioni di matrimonio con lui e lui era costretto a mollarli malamente, chissà di chi era la colpa.

Quindi se un tipo gli aveva versato del caffè bollente sul braccio, non poteva che essere colpa di Sebastian.

“Scusa se se mi muovo di qualche centimetro nel mio posto. La prossima volta mi porto il gesso per tenere ferme le braccia, non sia mai che mi capiti come vicino di banco qualcuno che non sa neanche bere un caffè.”

Se lo sentiva quella mattina che era meglio non uscire dal letto. E pensare che il suo piumone caldo e morbido aveva anche cercato di avvertirlo che il mondo lì fuori era così tedioso e pieno d’insidie.

“Non c'è bisogno di prenderla così male. Mi dispiace, davvero. Per il tuo braccio e per tutto.”

Scese un attimo di silenzio tra di loro; l'unica cosa a sentirsi erano i loro respiri leggeri.

Non sapeva neanche perché, ma ora a Sebastian dispiaceva di averlo trattato male. Non che gli dovesse nulla, anzi, ma il braccio non era neanche tanto malandato e quel ragazzo sembrava sul serio un cagnolino abbandonato.

“Arrotolati le maniche,” disse, invece, “ti si stanno bagnando tutte. E poi non mi spiacerebbe vedere un altro po' di pelle nuda.”

Il ragazzo lo guardò torvo, ma fece come gli aveva detto, cominciando a tirarsi su la manica del braccio sinistro.

Appena tirò su di qualche centimetro quella del destro, però, Sebastian lo vide chiaramente sbiancare. “Oh merda.”

“Cosa?”

“Il mio... il mio. Il mio.”

“Ottima scelta di parole.”

“No, non capisci! Il mio orologio. Il mio Orologio Dell'Anima Gemella. È-” Sebastian aveva già capito. “È azzerato.”

Poveretto, pensò Sebastian.

Lo colse però un sospetto. Insomma, sembrava che il ragazzo fino a poco tempo prima avesse l'orologio in movimento e ora invece a zero. E l'unico ad aver incontrato era...

Abbassò gli occhi sul suo O.D.A.G.

“Oh, merda.”

00:00:00







 
Salve, salvino!
Dopo un anno e qualche mese e il mio account che ormai sembrava morto defintivamente, rieccomi a rompere le scatole a tutti con una nuova Seblaine fresca fresca di giornata. (Mi hanno persino disabilitato l'immagine del profilo)
Devo dire che sentivo la mancanza di EFP e delle incazzature per l'editor che non riesco mai a far funzionare. Bentornata a casa.

Come potete notare è una long (mini long, diciamo) ed è già tutta plottata, quindi non dovrebbe andar male niente, stavolta XD
... ho parlato troppo presto?
Ma speriamo di no, dai.
Comunque sia mi sono ispirata alla fic "little do you know (i need a little more time)" di di Connordont, ma ovviamente la mia prenderà pieghe  differenti. 
Sono abbastanza entusiasta e spero piacerà anche a voi :3

Ringrazio Fra per avermi dato la "spinta" a scrivere e Marzia per il lungo plot (sclero) che abbiamo fatto. 
Alla prossima!





 

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Capitolo 2
*** Destino infame ***


 

Destino infame



 

 

Il riassunto della situazione era piuttosto semplice da fare: un bagno abbastanza pulito, un getto d’acqua che scorre, mattonelle di color arancione, Sebastian che avrebbe voluto uccidersi seduta stante e infine l’uomo della sua vita.

A Sebastian vennero i brividi al solo pensiero.

Non era possibile, davvero, lui aveva solo ventun anni; aveva tutta la vita davanti a sé, tantissime cose nuove da fare, posti da visitare, gente da portarsi a letto. Dio, lui non aveva neanche mai visto Venezia!

Non era assolutamente pronto a tutto questo. Avrebbe preferito essere su un’isola deserta con Bear Grills, a dirla tutta.

Ora neanche gli bruciava più il braccio, poi, talmente era perso in pensieri orribili; era come quando si aveva mal di stomaco e non si riusciva a pensare ad altro, poi si finiva a rompersi una gamba e allora lo stomaco finiva nel dimenticatoio. Ecco, per lui tutta quella storia era come una gamba rotta, solo che non poteva davvero ingessare il tizio di fronte a lui.

Alzò gli occhi e incrociò quelli chiari e stupiti del ragazzo.

“Quindi,” disse quello, indicando il suo O.D.A.G. con sguardo circospetto. “Tu sei… Insomma, sei-“

Il ragazzo non finì la frase, preso dal panico, e anzi si mise a camminare avanti e indietro, ficcandosi la mano tra i capelli pieni di gel. Ma non c’era il rischio che gli rimanesse incollata alla testa?

A volte Sebastian scordava che al mondo c’era sempre chi stava peggio di lui.

“Sì, sono e quindi esisto.”

Il tipo arrestò all’improvviso il suo tentativo di fare un solco per terra a furia di camminare per guardarlo bene in faccia.

“Ti sembra il caso di scherzare? No, perché ti ricordo che abbiamo appena scoperto che io e te dobbiamo passare la vita insieme!”

No.

Alt.

Fermi tutti.

Sebastian non aveva ancora dato di matto e non lo avrebbe di certo fatto per colpa di una semplice frase.

“Tu sei al cento per cento sicuro,” meglio marcare bene il cento per cento, perché non si poteva mai dire. “Che prima di incontrarmi l’orologio fosse in movimento?”

Il ragazzo ci pensò su un attimo, prima di annuire.

“Sì, anche perché io aspetto questo momento da un sacco di tempo. Puoi immaginare come lo controlli ogni quattro secondi.”

Ah, bene. Pure un romanticone gli era capitato.

Calò il silenzio tra di loro.

Sebastian aveva mille pensieri, al momento, tra i quali erano gettonati soprattutto quelli che implicavano un qualche trasferimento all’estero e conseguente cambio d‘identità.

Poi il ragazzo sorrise e Sebastian per un attimo perse il filo.

“Io mi chiamo Blaine,” disse, schiarendosi la gola e offrendogli la mano, il viso un po’ arrossato. “Piacere di conoscerti.”

No, aspetta.

Che cos’era tutta quella gentilezza?

Mica voleva arrendersi ai fatti, vero? Mica voleva davvero conoscerlo, uscire e fare tutte quelle cose che le persone normali, e quindi non Sebastian, fanno, vero?

Lui non voleva un’anima gemella; non voleva un ragazzo; non voleva una gamba rotta; non voleva stare lì in quel bagno.

“Sebastian Smythe,” disse, “Credo.”

Wow. Almeno ora sapevano i loro nomi, quello sì che era amore.

“Beh, dai, poteva capitarci di peggio, no?” Blaine stava sorridendo apertamente, ora.

Di peggio? Sebastian era il meglio del meglio. Tsk.

“Pensa se poi scoprivo che mi sarei messo con sessantenne o simili,” continuò lui.

Beh, no, pensò guardando il ragazzo dal basso verso l’alto, lentamente: di certo non era un sessantenne – pure se si vestiva come tale.

“Almeno non sei biondo,” meglio prenderla con filosofia. “Decisamente poteva andare peggio.”

 

 

 

 

**

 

 

 

 

 

 

Alla fine si erano scambiati i numeri. Sebastian lo aveva cancellato subito dopo essersi allontanato dal bagno, nonostante gli avesse detto che lo avrebbe chiamato.

Okay, sì, era fondamentalmente un bugiardo; Blaine gli era sembrato il classico tipo che credeva nell’amore puro, che aspettava la sua anima gemella con molto ardore e quindi non gli andava di fare la figura dello stronzo.

In effetti l’avrebbe fatta lo stesso, visto che non lo avrebbe mai chiamato, ma per prima cosa lui era uno stronzo e niente poteva cancellare questo fatto. Secondo poi, almeno non avrebbe dovuto fare nulla e non doveva affrontarlo a tu per tu: bastava non chiamarlo e via.

Era chiaramente un illuso.

In effetti Blaine gli scrisse esattamente tre giorni dopo il suo tentativo di ignorare ogni singolo luogo dove avrebbe potuto incontrarlo – in pratica aveva saltato tutte le lezioni -, mentre lui era sul letto a vedere un film con Alex.

Ehy, Sebastian! Alla fine non mi hai chiamato più, hai avuto da fare? :)

All'inizio non gli rispose, non sapendo neanche cosa dirgli, ma poco dopo però gli arrivò un altro messaggio.

Non che io voglia metterti pressione, ma... Insomma, non pensi dovremmo conoscerci?

Lui non aveva niente contro Blaine, anzi. Era un bel ragazzo e sembrava gentile, ma no, lui non poteva e non voleva immischiarsi in questa cosa.

Proprio no.

O possiamo non farlo e andare ognuno per conto proprio :D buona vita.

Stava per inviarlo, ma poi ci ripensò. Non seppe neanche il perché, ma l'idea di ferire Blaine non gli piaceva.

Oh Dio.

Doveva essere una di quelle cazzate da anime gemelli di cui parlavano i suoi amici: si stava preoccupando di non ferire qualcuno che neanche conosceva. Se avesse avuto qualche dubbio sul fatto che fosse Blaine la sua metà, beh, ora era praticamente ovvio.

Questo servì solo a innervosirlo di più, quindi evitò direttamente di rispondere ai messaggi; ah, la gioia dello scappare e non prendersi le proprie responsabilità. A Sebastian usciva alla perfezione.

“Se credi di poterlo evitare per sempre, ti sbagli,” disse, Alex, che chiaramente aveva sbirciato lo schermo del suo cellulare.

Erano sdraiati sul divanetto della loro stanza, pop corn e birra tra di loro.

“Non è per sempre, su, è solo momentaneo. Per schiarirmi le idee.”

“Mamma mia quanto invidio Blaine.”

Questo sarcasmo da due soldi se lo poteva anche risparmiare, ma Sebastian non disse nulla.

Quando due giorni dopo Blaine gli scrisse Ho capito l'antifona, non preoccuparti neanche a farmelo sapere che non ti vado bene a Sebastian non piaceva il suo tono.

Sembrava gli stesse dando del vigliacco e proprio no, lui era tutto tranne che vigliacco.

No, è che sono stato fuori città ultimamente, okay, prima cosa inventata. Mi va bene vederci, quando e come?

 

 

 

 

**

 

 

 

 

Maglietta rossa e Jeans.

Maglietta rossa, Jeans e capelli pettinati all'insù. Okay, niente male per un appuntamento, giusto?

Appuntamento. Lui aveva un appuntamento.

Sebastian preferiva non pensarci, davvero.

Era sotto esami e quindi già la voglia di vestirsi, uscire, socializzare era sotto le scarpe. Se poi quell'uscire significava andare a un appuntamento con l'uomo con cui poi avrebbe dovuto passare il resto della sua vita, beh, diciamo solo che non la prendeva benissimo. Se non benissimo significava desiderare che un terremoto inghiottisse lui e la città nelle profondità della terra.

Si guardò allo specchio per un'ultima volta, maledicendosi per essere così bello, ma anche maledettamente esagerato con le reazioni.

Non era come se lui non volesse uscire con Blaine di per sé, era quello che significava questo appuntamento a non piacergli: si sarebbero conosciuti e quindi innamorati.

Non gli piaceva non avere vie di scampo e non gli piaceva l'amore.

Comunque non aveva molta scelta, d'altra parte. Non poteva ignorare la cosa e basta, il suo O.D.A.G. azzerato lo diceva chiaramente: sei animagemellato anche tu.

Yuhuu.

Salì in macchina, ricontrollandosi di nuovo allo specchietto retrovisore. Insomma, ci teneva a essere decente, non che ci fosse qualcosa di male.

Accese la macchina e partì, uscendo dal parcheggio del suo campus diretto alla strada principale. Questa lo avrebbe portato al bar dove Blaine lo aspettava in neanche dieci minuti, almeno poi non avrebbe pensato a fare pazzie nel frattempo.

Svettava tra le vie di New York, non trovando neanche tanto traffico; evidentemente una forza superiore voleva portarlo a quell'appuntamento.

Destino infame.

Arrivò come previsto: dieci minuti esatti.

Cominciò a girarsi a destra e sinistra per cercare parcheggio – ah, ah, parcheggio a New York, come no – quando la sua attenzione fu catturata proprio da Blaine, il quale era in piedi sul marciapiede a scrivere con il telefonino. Non lo aveva visto e Sebastian ringraziò qualunque Dio lo stesse assistendo, così aveva tempo di nascondersi dietro al volante.

Vederlo mise ancora più ansia a Sebastian. Stava davvero facendo quel passo?

Davvero?

Stava davvero per uscire con il suo futuro marito?

La sua vita da scapolo sarebbe finita e non sarebbe più potuto tornare indietro. Non avrebbe più potuto riavere indietro i suoi anni giovanili, perché si sarebbe innamorato. Avrebbe smesso di vivere come più gli piaceva per un ragazzo. No, Dio, no.

Dietro di lui qualcuno suonò il clacson e Sebastian sobbalzò, ridestato dai suoi pensieri. Riaccese il motore e diede gas con tutta la forza, allontanandosi dal luogo maledetto prima che Blaine potesse vederlo.

Attraverso lo specchietto vide Blaine guardarsi intorno.

Oh, dai, non lo avrebbe aspettato per tanto, no?

Sebastian non riusciva a pensare a nulla se non “via via via via via”; una parola, un eco che accompagnava la sua vergognosa fuga.

 

 

 

 

 

 

 


Eeed ecco il secondo capitolo. Ce l'ho pronto da parecchi giorni, in realtà, ma tra problemi, studio e beta lenta (tanto non passerà mai di qui e quindi non leggerà mai questo commento) non sono riuscita a postare. 
Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo. Sebastian ha un sacco di problemi, ma non prendetevela troppo con lui, si farà perdonare (che bastardo a fare certe fughe.)! Poi è un po' il mio alterego.
Chissà come reagirà Blaine ah ah ah. Lo so che è poco approfondito, per ora, ma poi ci sarà ovviamente il tempo per conoscerlo meglio. 
Grazie di mille di tutto
Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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