30 Days OTP Challenge - Klaroline

di Mokusha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When Heaven falls, maybe the devil will hold you. ***
Capitolo 2: *** I would spend my forever listenting to your heartbeat. ***
Capitolo 3: *** Even through the darkest path, I will find you. ***
Capitolo 4: *** Whispers of life ***
Capitolo 5: *** If you offer salvation I will run into your arms ***



Capitolo 1
*** When Heaven falls, maybe the devil will hold you. ***


Warning: Spoiler Season 6, se non siete al passo con la messa in onda americana, potrei rovinarvi qualche sorpresa.
 
DAY ONE: HOLDING HANDS

WHEN HEAVEN FALLS, MAYBE THE DEVIL WILL HOLD YOU


Sapeva di essere una donna forte.
Caroline lo sapeva.
Aveva affrontato così tante battaglie nella sua vita, così tante sfide.
Aveva perduto così tanto, ma mai, mai si era lasciata schiacciare dal peso delle sconfitte della vita.
Ne era sempre uscita a testa alta. Fiera. Orgogliosa. Più tosta della vita stessa.
Ma quello era troppo.
Era.
Semplicemente.
Troppo.
Il dolore per la perdita della madre la devastava.
Era insopportabile.
Era come il fuoco le scorresse nelle vene, come se il suo cuore, da tempo immobile, gelido, avesse ricominciato a pompare fiamme, e schegge di vetro, e dolore, un dolore lancinante, ed insopportabile, e paralizzante.
Caroline si sentiva immobile.
Distrutta.
Sotto shock per quel terrificante, angosciante vuoto che si impadroniva di lei ad ogni respiro, ad ogni battito di ciglia, ad ogni passo, ad ogni parola.
Il dolore la sommergeva, la sopraffaceva, la annientata.
Ecco.
Ecco come si sentiva.
Annientata.

A nulla servivano gli abbracci di Elena, che tentava di consolarla con i propri abbracci, e con le proprie lacrime, anche lei nuovamente orfana.
Vani erano l’amicizia di Matt e Tyler, o il composto  affetto di Damon.
Inutili, se non addirittura fastidiose, irritanti ed invadenti erano le attenzioni di Stefan, che liquidava in fretta, sgarbatamente, fuggendone via, come se non facessero altro che soffocarla e opprimerla più di quanto le sue emozioni non la facessero già.
Allora è così che ci si sente quando di perde il controllo, pensava la vampira, una marionetta, un burattino, a cui hanno tagliato i fili, che non fa altro che precipitare, e precipitare, inghiottito da una voragine d’infelicità.
 
Caroline fissava con occhi vuoti, velati di lacrime, la bara della madre venire benedetta dal nuovo sacerdote di Mystic Falls. Di li a poco sarebbe stata calata nella sua fossa, coperta di terra, e non sarebbe rimasto più nulla se non una lapide e miliardi di ricordi a cui non aveva la forza di aggrapparsi.
Erano tutti li, attorno a lei, a sostenerla, e a piangere con lei Liz, lo sceriffo, la sua mamma.
La sua meravigliosa, meravigliosa, incredibile mamma che l’aveva amata così tanto.
Erano tutti lì, ma lei si sentiva completamente sola, intrappolata in una bolla che non riusciva a far scoppiare.
Le uniche cose che Caroline sentiva dentro si sé erano tristezza e solitudine.
 
Ma riuscì a sentire lui.
 
Lo sentì.
Percepì la sua presenza ancora prima che lui le fosse accanto.
Percepì il suo profumo, la sua emozione, la sua ostentata sicurezza, il suo spirito affamato di passione, orgoglio, e vita.
Vita.
Percepirlo, sentirlo, sapere che lui fosse tornato, che in quel momento lui fosse , fu, per il cuore di Caroline, un debole sfarfallio di vita.
Klaus, malgrado tutto, era vita.
E quando finalmente, finalmente, comparve al suo fianco, senza dire niente, senza usare parole che in quel momento la ragazza non avrebbe voluto, non avrebbe potuto, ascoltare, capire, le prese la mano, e gliela strinse.
E lei, rifugiata nel loro silenzio, allacciò le proprie dita alle sue, e pensò che almeno, almeno l’aveva afferrata.
La sua caduta libera si era arrestata.
E, forse, aggrappata a quella mano, sarebbe riuscita a risalire.


Note Autrice: Il Klaroline in questi giorni mi manca un sacco, okay? Okay. Nulla contro lo Steroline, merito della capacità di Caroline di essere praticamente la compagna perfetta per tutti, but still. Klaus e Caroline mi mancano troppo, ecco perchè mi sono imbaracta in questa raccolta.
Conoscendomi, probabilmente, anzi, sicuramente, non pubblicherò mai un aggiornamento al giorno, ma adoro questa coppia, adoro i prompt della raccolta, quindi prometto di portarla a termine prima o poi.
Intanto, questo era il primo capitoloe il prompt, naturalmente era Holding Hands. Spero vi sia piaciuto, e che non mi lanciate le noci di cocco, i pomodri marci o giraffe da pettinare.
Le recensioni sono sempre super gradite, e fanno allargare il mio cuoricino di shipper/fanwriter disagiata.
So, don't be shy, darlings.
In cambio avrete un originale a vostra scelta, per una serata intera. Garantisco io. ;)
un abbraccio, alla prossima!
(se avete visto The Originals, I feel your pain.)


Mokusha

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Capitolo 2
*** I would spend my forever listenting to your heartbeat. ***


DAY TWO: CUDDLING SOMEWHERE

I WOULD SPEND MY FOREVER LISTENING TO YOUR HEARTBEAT


Il fuoco che ardeva nel caminetto illuminava la stanza.
Il letto era in penombra, le fiamme si riflettevano sulla pelle del suo viso.
Caroline lo guardava, ammaliata, incantata, ipnotizzata.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto.
Era strano vedere Klaus così rilassato, quasi indifeso, abbandonato al suo sonno.
Non l’aveva mai visto dormire, aveva persino nutrito dubbi che il vampiro mai riposasse, ed invece era lì, sotto i suoi occhi, profondamente addormentato.
Qualcosa dentro la vampira, nella sua testa, le diceva che non avrebbe mai dovuto trovarsi lì.
La stanza di Klaus non era il suo posto.
Ma era come se il suo cuore le fosse sprofondato nello stomaco, e poi ancora giù, giù, fino a diventare un pesantissimo macigno che la teneva incatenata lì, a guardarlo.
Lo stesso cuore che quella notte l’aveva guidata fino quella villa, e l’aveva fatta sgattaiolare dentro, di nascosto, come una ladra, una ladra vergognosa, venuta a rubare quei preziosi istanti di vulnerabilità che mai avrebbe creduto di poter leggere sul viso dell’ibrido.
Lo stesso cuore che era immobile, fermo, congelato, intrappolato dalla sua stessa natura, e Caroline ringraziò Dio di non essere umana, perché se lo fosse stata, il frastuono dei suoi battiti sarebbe stato talmente assordante che l'avrebbe smascherata subito.
Invece era là, immobile, zitta, trattenendo il respiro, cercando di resistere al tremendo impulso, bisogno, di toccarlo.

La vampira si avvicinò lentamente al grande letto in legno scuro. Si sedette al suo fianco: Klaus si mosse appena, la sua espressione tranquilla si indurì e Caroline sussultò.
Lentamente, sollevò una mano e la poggiò delicatamente sulla sua guancia.
Lui si rilassò nuovamente, abbandonandosi a quel contatto, cercandolo quasi, senza svegliarsi.
La leggera barba sulle sue guance solleticava la mano della ragazza, che scese, impavida.
Con la punta dell’indice gli carezzò appena le labbra, poi scese sul suo collo, per poi risalire sulla sua nuca, e sprofondare infine tra i suoi capelli.

Klaus gemette e si mosse involontariamente verso di lei, come a chiederle di toccarlo, di toccarlo ancora, di toccarlo e basta.
A Caroline si strinse il cuore.
Sapeva che lui era un assassino, un manipolatore, un sadico, assetato di potere, e vendetta.
Tutti si aspettavano solo il peggio da lui, che non esitava a dimostrare di poter essere capace di un orrore ben più grande di quanto chiunque potesse immaginare.
Ma aveva anche visto il suo cuore.
La solitudine che lo circondava, il rifiuto, il ribrezzo.
Klaus era solo.
Non riceveva mai carezze, mai attenzioni.
E qualcosa, nel suo profondo, diceva a Caroline che ne avesse un disperato bisogno.
Lei stessa, probabilmente, necessitava che fosse così.
E avrebbe voluto essere coraggiosa come tutti la credevano e donarsi a lui, completamente, alla luce del sole.
Ma qualcos’altro, la frenava, la bloccava.
Ecco perché aveva preferito il buio, la notte, il segreto.
E ora che si trovava lì, non sapeva dove raccogliere la forza necessaria per andarsene.
Avrebbe voluto occupare la metà vuota di quel letto, avrebbe voluto occupare il vuoto dentro di lui, stringerlo, e farsi stringere.

Caroline sospirò, tristemente.
Appoggiò le mani al materasso, mentre, lentamente, si alzava.
Poi si voltò, imponendosi di uscire da quella stanza, da quella casa, da quella situazione.
Ma le dita lunghe e forti di Klaus scattarono sul suo polso come una tenaglia, intrappolandola.
Gli occhi di Caroline guizzarono nei suoi, trovandoli affamati, assetati, ma anche increduli, e confusi, supplicanti.
Dietro a tutto ciò che li animava - Caroline pensava che Klaus avesse gli occhi più vivi in che le fosse mai capitato di incontrare - vi era una supplica tanto muta quanto potente. 
Resta.
L’ibrido la tirò con forza verso di sé, la ragazza perse l’equilibrio, e trovò lui ad accoglierla, le dita intrecciate alle sue, il viso tra i suoi capelli, a bearsi di lei, le sue braccia avvolte attorno al proprio corpo, per tenerla ferma, stretta, ancorata al suo petto, in una morsa, un abbraccio, in cui Caroline avrebbe voluto sprofondare, sprofondare, e sprofondare ancora.
E, in quel momento, si rammaricò di non essere umana. Che non lo fossero entrambi.
Perché mai come in quel momento avrebbe voluto essere cullata dal sordo, cadenzato ritmo del battito di un cuore.


Note Autrice: Eccomi qua, già in ritardo :’) Ma date la colpa al lavoro, che mi ha tenuta lontano da EFP e dal pc. Ma non temete, so già come rimediare, infatti, udite udite, stasera pubblicherò due aggiornamenti. (Probabilmente non accadrà mai più.)
Questo era il secondo giorno della challenge, il cui prompt è “cuddling somewhere”.
Non sono sicura di averlo rispettato bene, non lo so, si è scritta così. Lascio a voi il giudizio :’D

Un enorme, enorme, enorme, enormissimo grazie a chi ha recensito il capitolo precedente. Stelline d’oro e vampiri Originali per voi come se piovesse.
Un premio speciale anche a chi ha aggiunto la storia alle seguite/preferite *-*.
E un grazie va anche ai lettori silenziosi, vi vedo, so che ci siete, e se mai vi venisse voglia di lasciare un segno del vostro passaggio, vi assicuro che è il benvenuto

Il premio di oggi per chi ha la pazienza di spendere due paroline per me è un INTERO weekend con un vampiro a vostra scelta.
Io ne approfitterei.

Ah, volevo anche precisare, per chi non lo sapesse, che i prompt per la raccolta sono presi da una lista trovata su Tumblr, intitolata appunto “30 Daisy OTP challenge”, che offre, appunto, 30 prompt, che sarebbero da utilizzare uno al giorno per una One Shot/Flash Fiction/Drabble sulla OTP del nostro cuoricino.
Naturalmente se alla fine della raccolta avrete qualche altro spunto da suggerire, io sarò ben lieta di prolungarla ;)
Eh vabbè. Le mie note sono più lunghe dei capitoli stessi.
Portate pazienza.
A tra qualche ora con il prossimo capitolo!
Aggiornamento di un'ora dopo:scherzavo, il prossimo capitolo lo avrete domattina :'D Mi dispiace un sacchissimo (e magari a voi non frega xD) ma mi sto addormentando sulla tastiera, quindi preferisco postare domani con un po' di più calma. ;) Un abbraccio,

Mokusha

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Capitolo 3
*** Even through the darkest path, I will find you. ***


DAY THREE GAMING/WATCING A MOVIE.

EVEN THROUGH THE DARKEST PATH, I WILL FIND YOU


Caroline precedette Klaus, superando svelta il portone della villa, e si voltò a guardarlo, mentre la raggiungeva tranquillamente nell’ingresso, con un sorriso sghembo dipinto sul volto.
“Come mai tutta questa fretta, dolcezza?” le domandò, sornione “Non ti sei divertita alla festa?”
La ragazza si mosse verso di lui, le sue mani corsero a posarsi sui lembi della sua giacca, aperta sul petto.
“La festa mi è piaciuta moltissimo.” sorrise Caroline.
“Allora perché sei voluta scappare via?” indagò ancora lui, con lo sguardo di chi la sa lunga.
Lei lo guardo di sottecchi.
“Perché non vedevo l’ora di stare da sola.” rispose, sostenendo il suo sguardo. “Con te.”
L’espressione di Klaus non tradì alcuna emozione, continuava a sorriderle, strafottente.
“Da sola” ripeté. “Con me.”
Caroline annuì, voltandosi.
Sfiorò con le dita il nodo che le chiudeva il vestito sul collo.
Klaus era dietro di lei, il suo respiro la sfiorava.
.
“Potresti…?” chiese, girando la testa quel tanto che bastava per guardarlo al di sopra della propria spalla.
“Con piacere, tesoro.” soffiò lui, mentre le sue dita, con lentezza imposta, studiata, snervante, scioglievano i lacci del vestito argentato di Caroline, che scivolò via dal suo corpo, accartocciandosi sul pavimento.
La vampira lo scavalcò, girandosi per fronteggiare Klaus.
Gli occhi dell’ibrido studiarono, divorarono quasi ogni centimetro del corpo della ragazza, prima di incatenarsi ai suoi.
Le mani di Caroline armeggiarono con il nodo della sua cravatta, fino a disfarlo. Giocherellò con quella striscia di seta nera, senza mai smettere di guardarlo, assaporando il desiderio, la lussuria, la fame che Klaus non si sforzava minimamente di trattenere.
Gli girò intorno, un sorriso da bambina, innocente, ma furba, e poi donna, quel lieve rossore a colorarle le guance la rendeva ancora più bella, irresistibile, deliziosamente desiderabile.
Quando sentì la stoffa morbida posarsi sui propri occhi, Klaus si lasciò sfuggire un sospiro, così profondo, e roco, e intriso di voglia di lei, che Caroline per un momento pensò di lasciar perdere i giochi e di lasciare che la prendesse all’istante.
“Cos’hai in mente, dolcezza?” la sua voce graffiava, il corpo della ragazza era già all’erta, fremente.
“Voglio giocare.” sussurrò.
“Al gioco del gatto con il topo, Caroline?”
Il modo in cui accarezzava il suo nome.
“Sì.” bisbigliò. “Io mi nasconderò, e tu dovrai trovarmi.”
“Sono un predatore, tesoro. Non credi che sia troppo facile per me?”
Lei rise sommessamente, scendendo dai tacchi che portava. Si sporse verso il suo viso, Klaus poteva sentire le sue labbra ad un respiro dal proprio orecchio, era così vicina, che sarebbe bastato uno scatto fulmineo per bloccarla e farle quello che non vedeva l’ora di provare sul suo corpo.
“Allora…” sussurò Caroline “…mettimi alla prova.”
E in un soffio, sparì dalla stanza, ridacchiando.

Klaus sorrise. Cominciò a contare. 
“Uno…“
Essere bendato lo confondeva leggermente, ma tutti i suoi sensi erano amplificati, poteva sentirla, sentirla, e lei era ovunque in quella casa, la sentiva spostarsi da una stanza all’altra, sentiva la sua risata echeggiare tra le pareti della camere, e non c’era suono più puro, e vivo di quello, un suono che adorava, così piacevole, quasi quanto i suoi ansiti, secondo solo ai suoi gemiti.
“Due…”
Il suo odore era ovunque, e Klaus se ne inebriava, se ne ubriacava, voleva respirarlo tutto, respirarlo su di lei.
“Tre…”

Caroline scappava, a velocità innaturale, divertita, da quel nascondino così eccitante da essere pericoloso.
“Quattro…”
Raggiunse la camera da letto principale, si spogliò completamente, lasciando cadere la biancheria intima sul pavimento.
“Cinque…”
 Aprì la cambina armadio, e si fece strada tra i vestiti, fino a raggiungerne il fondo, appoggiandosi contro la parete, ansimante.
“Sei…”
Rabbrividiva, tremava.
Tutto il suo corpo tremava, e non vedeva l’ora che Klaus terminasse la sua caccia, vincesse quella partita e assaporasse il suo premio fino in fondo.
“Sette…”
Lui si muoveva, seguendo i propri sensi, il proprio istinto, il proprio corpo, che lo guidava come se lei fosse il suo centro gravitazionale, e non riuscisse, non potesse starle lontano.
“Otto...”
Era completamente assuefatto del suo profumo, l’odore della sua eccitazione gli dava alla testa.
“Nove…”
Lei gli dava alla testa.

Caroline, al buio, vestita solo della sua nudità, fremeva, impaziente, ormai prossima ad essere scoperta.
Klaus ormai all’apice del desiderio, del bisogno, era fermo davanti alla porta socchiusa della cabina armadio, la sentiva respirare, quegli ansiti leggeri lo facevano impazzire, e per un momento si sentì più preda che cacciatore.

“Dieci.”

Spalancò le ante, maltrattò grucce ed abiti per infilarsi tra quelle stoffe che nascondevano la sua conquista più preziosa.
La toccò, ancora bendato, quasi a modellare il suo corpo con le proprie mani, lei gemette, e gli andò incontro, cercando la sua bocca.

Le mani di Caroline corsero tra i capelli di Klaus, snodando la cravatta che lo bendava, per poter sprofondare nel suo sguardo, tra le fiamme che vi ardevano.
Klaus sorrise, sulle sue labbra.

Ti ho trovata.”




Note Autrice: Eccomi, eccomi, eccomi! Allora, non so se ne sono soddisfatta, anzi, per nulla, come al solito e probabilmente sono andata fuori tema, il terzo prompt sarebbe stato a scelta tra “gaming” e “watching a movie”.
Con “gaming” si intenderebbe “giocare ai videogiochi” ma io l’ho interpretato a modo mio e ne è venuto fuori più un “playing”, cioè giocare e basta. (Beh, insomma. Non credo proprio “e basta”. Mi sa che ’sti due poi sono andati oltre ;D) Spero mi perdoniate la licenza e che apprezziate questo nascondino ;)

Naturalemte ringrazio tantissimo chi recensisce/aggiunge ai preferiti/seguiti.
Il premio di oggi è… una partita a nascondino con Klaus ;)
Grazie anche a chi legge e basta, vi veeeeeedo.

Ah, volevo anche scusarmi per alcuni errori di battitura, sviste che sicuramente mi saranno sfuggite, o mi sfuggiranno nei capitoli a seguire. La mia tastiera ha dei tasti che sono praticamente in pensione, e io posso rileggere un capitolo novemila volte, e puntualmente, mi accorgo delle schifezze solo dopo averlo pubblicato. 
Odiatemi.
Altra cosa, per questo capitolo ho deciso di lasciare il rating arancione, perché insomma, non succede nulla di troppo scandaloso. Alcuni prompt, più avanti, potrebbero richiedere l’uso del rating rosso. Lettore avvisato, mezzo salvato ;)

E adesso, la smetto di blaterare e mi preparo per andare a lavoro, zero voglia e sono già in ritardo. 
A presto!
Mokusha

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Capitolo 4
*** Whispers of life ***


DAY FOUR: ON A DATE

WHISPERS OF LIFE


“Si può sapere dove mi stai portando?” sbuffò Caroline, arrancando dietro a Klaus.
“Non è necessario che tu lo sappia, dolcezza, il fatto che tu abbia accettato di passare il pomeriggio con me, non implica che io debba darti spiegazioni” rispose lui, proseguendo senza voltarsi.
La vampira alzò gli occhi al cielo.
“Io non ho accettato di passare il pomeriggio con te.” gli disse in rimando “Dire che mi hai costretta sarebbe più corretto."
“Sminuisci il nostro appuntamento, Caroline?”
Anche se in quel momento le stava dando le spalle, la ragazza poteva indovinare il sorriso in cui si erano piegate le labbra di Klaus solo dal suo tono.
“Questo” borbottò “Non è un appuntamento.”
Lui ridacchiò, ignorandola.
Continuarono a camminare in silenzio, fino a quando il bosco cominciò a farsi meno fitto, e si aprì in una radura di fronte a loro.
“Siamo arrivati.” annunciò Klaus, porgendole una mano. Caroline gli passò accanto senza afferrarla, e rimase incantata di fronte allo spettacolo che le si presentò davanti agli occhi.
Klaus si godette ogni singola sfumatura di stupore che illuminò il viso della ragazza.
La radura era meravigliosa, sembrava che lì il tempo si fosse fermato centinaia e centinaia di anni prima.
Era pieno di lucciole, e il profumo, oh, il profumo. Caroline non aveva mai sentito un profumo tanto buono in vita sua.
Al ramo di un albero a nord di quel piccolo paradiso erano state legate due corde intrecciate a fiori ed edera, per fare da sostegno ad un’altalena, un po’ rudimentale, ma bellissima.
Da bambina, aveva sempre sognato di averne una simile nel suo giardino. 
Le lucciole, e i raggi del sole, ormai timido, prossimo ad addormentarsi dietro l’orizzonte, si riflettevano sulla superficie di un piccolo laghetto.
La ragazza sbatté le palpebre, convinta che quella visione si sarebbe dissolta in un battito di ciglia.
“Felice di averti impressionata, dolcezza.” proferì Klaus, rompendo il silenzio.
“Esiste davvero?” domandò Caroline, voltandosi verso di lui. “Questo posto esiste davvero?”
Lui si strinse nelle spalle, corrugando la fronte.
“Chi può dirlo, tesoro? Chi stabilisce cosa esiste e cosa no? Questo posto, tu, io, esistiamo?”
La ragazza fece una smorfia.
“Non sapevo fossi anche un filosofo. Mi ero fermata ad assassino senza scrupoli, accecato dall’odio, dalla vendetta, dal potere e dal proprio ego.” sputò, velenosa.
Klaus si rabbuiò per un momento.
“ Immagino che quando la propria esistenza sia destinata all’immortalità, la filosofia diventi d’obbligo.”

A Caroline non sfuggì la nota di tristezza gli aveva impastato la voce, e le dispiacque essere stata così brusca.
Sospirando, si diresse verso l’altalena, ne accarezzò le corde, prima di accomodarsi sulla tavoletta di legno che fungeva da sedile.
Inizio a dondolarsi avanti e indietro, lentamente, senza staccare i piedi da terra.
Klaus era così… intenso.
Le emozioni che lui provava erano vive, e contrastanti e forti. La investivano sempre.
Un attimo prima sembrava dominato da una rabbia incontrollabile, quello dopo era gentile e cordiale, e quello successivo sembrava solo… smarrito.
Divorato da una malinconia così profonda e antica, che Caroline non riusciva bene a decifrare.
“Cosa vuoi, Klaus?” gli chiese, senza mezzi termini.
“Cosa ti fa pensare che io voglia qualcosa?”
Lei lo guardò, sollevando un sopracciglio.
“Perché tu vuoi sempre qualcosa, e non ti importa cosa dovrai sacrificare per averla. Sei pronto a tutto per avere ciò che vuoi.”
“Quindi non potrei solamente apprezzare la tua compagnia?”
“No!” rispose secca.
L’Originale si irrigidì, e Caroline si rese conto di averlo ferito di nuovo.
“Perché, tesoro?” indagò “Mi credi incapace di provare dell’affetto per te, o non ti ritieni all’altezza delle mie attenzioni?”
Lei esitò.
Qualcosa traballò nel profondo del suo cuore, e si accorse che Klaus aveva centrato il punto. Se ne rese conto anche lui, che sorrise, beffardo.
“Questo, Caroline” spiegò, indicando con un gesto il luogo in cui si trovavano “E’ uno dei posti che considero miei al mondo.”
“Provi spesso questo senso di possessione?” borbottò lei, con una punta di acidità nella voce.
L’ibrido incassò il colpo con un sorriso sornione.
“Continuamente.”
“Perché mi hai portata qui?” insistette Caroline. 
“Te l’ho detto.” replicò lui “Volevo passare del tempo con te.”
“Ma perché?” sbottò la biondina “Qual è lo scopo della tua vita, stavolta?”
“Vita?” ripeté Klaus. Il tono con cui aveva pronunciato quella parola le fece stringere il cuore, confondendola di nuovo. “Quale vita, Caroline? Credi che le conquiste, la vendetta, le mie azioni che giudichi tanto deplorevoli, siano vita? Sono conti in sospeso, dolcezza, e tu sei troppo giovane, e non mi conosci abbastanza per stabilire se siano lecite o no. Io esisto, qualunque cosa significhi, e il mio comportamento è semplicemente la conseguenza della mia immortalità, Caroline, e ne sono già ampiamente abituato” sbottò. “Ma tu” continuò, raggiungendola alle spalle e cominciando a spingere l’altalena “Tu mi fai desiderare di vivere.”
La sua voce era ruvida, carica di desiderio, passione, e disperazione, e la sua onestà in quel momento era così disarmante che la ragazza si sentì quasi a disagio, di fronte all’anima nuda dell’uomo che la cullava.
“Niklaus…”
Lui sospirò, mentre l’altalena la riportava verso di lui, afferrò le corde tirandola verso di sé.
“Sì, Caroline?” soffiò in un sussurro roco, al suo orecchio.
“Dimmi cosa vuoi.”
Il tono della ragazza non era perentorio questa volta, anzi, arrendevole, quasi accogliente.
Le labbra di Klaus le carezzarono la guancia, bisbigliandole la risposta sulla pelle.

“Te.”


Note Autrice: Sono in ritardo, lo so. Maaa, prima o poi doveva succedere, no? Lo sapevamo tutti. Allora, allora, mente scrivo queste note devo ancora scegliere un titolo per questo capitolo, ma il prompt di oggi era “on a date” ovvero “ad un appuntamento”, probabilmente ampiamente reinterpretato.
Non lo so, mi merito pomodori marci, dovrei andare a vendere le banane agli scimpanzé?
Fatemi sapere, bella gentaglia <3
Il premio di oggi sono tre giorni in una SPA con Elijah Creo che quel poveretto abbia bisogno di rilassarsi. :’)

Un enorme, enormissimo, GALATTICISSIMO grazie a chi ha recensito/preferito/seguito. Siete la meraviglia. La luce dei miei occhi. Giuro. E vi voglio tanto bene.

Per chi ha visto TVD: Io me ne voglio andare. ME NE VOGLIO ANDARE. Perché noi poveri cristi meritiamo di soffrire così (e ATTENZIONE, SPOILER 6X14. Adesso ditemi ditemi quanto bisogno di Klaus ha avuto Caroline in questa puntata. Quanto. Cioè ditemi. Piango)

Adesso la smetto di cianciare e di scrivere più nelle note che nelle storie, e vi lascio alla vostra vita, che è meglio.
Al prossimo aggiornamento ;)
Mokusha

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Capitolo 5
*** If you offer salvation I will run into your arms ***


DAY FIVE: KISSING

IF YOU OFFER SALVATION I WILL RUN INTO YOUR ARMS


“Voglio te, Caroline.” ripeté Klaus.
La ragazza spalancò gli occhi, un sibilo sorpreso proferì dalle sue labbra.
Rimase immobile, sospesa, mentre lui continuava a trattenere il dondolio dell’altalena.
Deglutì, cercando di mantenere il controllo di sé stesa, delle proprie emozioni, sforzandosi di rimanere impassibile, come se il respiro di lui sulla propria pelle non la scalfisse minimamente, come se la sua vicinanza non la sconvolgesse.
Chiuse gli occhi per un momento, come per rinnegare quello che stavano vedendo, quello che avevano visto in lui.
Perché non era sicura di poter accettare di aver visto quella parte di lui così celata, nascosta, protetta, fragile, umana che lo faceva sembrare, a discapito di tutto, capace e, soprattutto, meritevole di affetto, di amore.
“No…” disse, a fior di labbra, ma quel sussurrò suonò terribilmente vacillante, così stentato, lontano dalla verità, così facile da spazzare via.
“Perché no, Caroline? Perché ho ucciso, manipolato, distrutto? L’hai fatto anche tu. L’ha fatto Elijah. Perché ho l’impressione che le azioni di mio fratello, o di chiunque altro di quelli che consideri tuoi amici, per quanto cruente, risultino sempre più onorevoli delle mie?”
“Perché…” cominciò la ragazza.
“Qualunque cosa tu stia per dire è una menzogna, dolcezza. Imparerai ampliare la tua concezione di moralità, non appena comincerai a godere davvero della tua immortalità.  Sai, Caroline, dovresti abbracciare di più il tuo lato oscuro. Ti donerebbe molto, e, in ogni caso, la luce che hai dentro non gli premetterebbe mai di sopraffarti.”
La vampira scosse la testa.
“Credi di potermi incantare con le tue parole, Klaus?”
“No, tesoro, non ho una così bassa considerazione della tua intelligenza. Ma a quanto pare ti diverti ad insultare la mia cercando di convincermi e convincerti, di non provare nulla per me.”
Caroline sbuffò, ma rimase zitta, ferita nell’orgoglio.
“Voglio darti il mondo che meriti, Caroline. Un mondo straordinario, che nemmeno immagini di poter avere.”
La ragazza si morse un labbro, assorta.
Era sempre più difficile, più estenuante, resistere al proprio istinto, in nome di ciò che pensava fosse giusto.
“Fortunatamente non tutti vogliamo le stesse cose.” tentò.
In nome di ciò che gli altri avrebbero pensato fosse giusto.
Klaus rise, sommessamente.

“Infatti nessuno ha mai davvero voluto me.” 

Caroline sussultò e si girò di scatto. Squadrò l’ibrido con un’occhiata tagliente, la sua espressione si indurì.
Il candore, la spontaneità con cui Klaus aveva detto quelle parole, avrebbero meritato una reazione ben diversa, Caroline lo sapeva. Lo sapeva.
Ma c’era sempre quella lontana, dolcissima, struggente malinconia nel suo modo di parlare con lei, che ogni volta la feriva, la dispiaceva, ed era talmente profonda, e devastante, che la sopraffaceva.
“Stai cercando la mia compassione, Klaus?”
Lui scosse la testa, un lieve sorriso gli increspò le labbra, la ragzza per un momento temette di leggere la rassegnazione sul suo volto, ma non ebbe nemmeno il tempo di assimilare i propri pensieri, che si ritrovò seduta sul prato, tra le sue gambe, con le proprie a cingergli i fianchi.
“Affatto, dolcezza.” asserì Klaus “Voglio solo mostrarti quanto siamo simili.”
Il suo respiro la accarezzava, inebriante, dolce, Caroline ne era disorientata.
“Quante volte sei stata rifiutata, Caroline? Quante volte avresti voluto essere desiderata, essere scelta? Quante volte ti hanno fatta sentire piccola, disprezzata? Quanto ti hanno calpestata, maltrattata, sminuita?”
La ragazza chiuse gli occhi. Se non l’avesse fatto, Klaus avrebbe letto nello sguardo della ragazza anche l’ultimo briciolo di resistenza sgretolarsi.
Aveva ragione.
Lui aveva sempre ragione.
“Mi sbaglio, forse?”
Lei negò, senza tornare a guardarlo.
“Io invece” continuò l’ibrido “Ti desidero, profondamente.”
La ragazza scosse la testa, nascondendosi il volto tra le mani.
“Basta!” esclamò “Smettila, smettila di far sembrare tutto questo corretto, e reale! Forse è così, sono stata rifiutata e disprezzata, ma tu, tu non fingere di poter mettere il mondo ai miei piedi, non tentare di farmi credere che potrei diventare improvvisamente il centro del tuo universo. Mi spezzeresti il collo alla prima occasione, se solo diventassi un ostacolo per i tuoi piani!” sbottò.
“Così è questo che vedi in me?” domandò lui, sempre calmo, sempre malinconico e distante, ma allo stesso tempo vicino, così vicino che la ragazza poteva sentirlo dentro di sé. “Un mostro senza scrupoli?”
Sì.
Avrebbe voluto essere capace di rispondere così.
Sì, senza scrupoli e senza alcuna possibilità di redenzione
Sì sarebbe stata la risposta più giusta, più ovvia.

No.”
Quel bisbiglio sembrò colpire Klaus come uno schiaffo.
“No.” ripeté Caroline, timida, incredula a ciò che stava per dire, quasi protettiva nei confronti di quelle parole che stavano per uscirle di bocca. “Vedo molto, molto di più in te. Vedo così tanto, che certe volte vorrei essere cieca, e mi sento una stupida ad ostinarmi a vedere ciò che vedo.” disse “E non so se lo vedo perché voglio vederlo così disperatamente da immaginarmelo, o perché esiste davvero.”
Klaus la ascoltava, le aveva sollevato il mento per guardarla negli occhi, i suoi erano spalancati, increduli, il suo respiro era spezzato e aveva consumato quella poca distanza che li divideva, e ormai Caroline era quasi completamente contro di lui, quasi fusa con lui.
Lei non si spostò assecondando il suo bisogno di sentirla vicina.
“E questo... Dio, Klaus! Questo mi confonde e mi manda allo sbaraglio, perché, io non riesco a capire, non riesco a capire ciò che mi fai... Quello che mi provochi è così travolgente e tu… Tu…” le morirono le parole in gola mentre sprofondava nel suo sguardo, grigio, blu, e in tempesta, e terrorizzato, e sincero, e vivo, e pieno. Pieno di lei, pieno di dolore, e consapevolezza, e ancora lei, e urgenza. Urgenza di essere compreso, e probabilmente perdonato, perdonato davvero, e visto.

Gli prese il viso tra le mani. Klaus chiuse gli occhi, ogni muscolo del suo corpo si rilassò a quel contatto. Gli parve quasi di sciogliersi come cera al morbido tocco della ragazza. Sospirò.
E quel sospiro, si abbatté con tutta la propria straordinaria forza sulle fragili mura che la vampira credeva ancora di ergere.

Le labbra di Klaus si posarono affamate suell sue, che le accolsero impazienti.
E finalmente, Caroline sentì che quella era esattamente ciò che andava fatto.
La cosa giusta da fare, quello di cui aveva più bisogno era proprio ciò da cui si ostinava a fuggire, e che continuava ad orbitarle attorno come una trottola impazzita.
Klaus era la cosa, la persona giusta.
Fidarsi di ciò che nessuno riusciva a vedere, continuare a vederlo, anche se sepolto sotto a cumoli e cumoli di macerie, di rottami, di bugie e maschere era la cosa giusta.
Accoglierlo nel proprio cuore, nella propria anima era giusto, inevitabile, fondamentale.
Giusto.
E non c’era niente di più corretto, umano, e sincero del sapore delle sue labbra, delle carezze della sua lingua, del suo fiato nella propria bocca.
Caroline pensava che non sarebbe riuscita a fare mai più nient’altro se non respirarlo, e viverlo.

E Klaus.
Klaus la baciava, insaziabile. La baciava come se non avessero avuto l’eternità a disposizione. La divorava, la torturava come se temesse di non avere abbastanza tempo, come se avesse potuto venire strappata via da un momento all’altro, come se non potesse permettersi di smettere.
Quando i suoi denti si chiusero sul labbro inferiore della ragazza, Caroline gemette, abbandonandosi completamente contro il corpo di Klaus.
Qualcosa, in lui, nelle sue viscere, tremò, e quel terremoto si propagò nelle sue vene, nel suo sangue, tramutandosi in un ringhio roco nella sua gola.
Le sue mani si posarono sul seno della ragazza, le sue labbra non le bastavano più, Klaus voleva baciarla tutta, la sua bocca voleva posarsi ovunque, assaggiare ogni centimetro della sua pelle, del suo corpo.
Voleva averla, e averla subito.

Quando i baci di lui cominciarono ad infiammarle le spalle, il collo, l’incavo della gola, in quel turbino di lucciole, e stelle, e irrealtà, Caroline affondò le mani tra i suoi capelli.
Il cuore le scoppiava, neanche fosse stata di nuovo umana, era come se una supernova le stesse esplodendo al centro del petto, tutto il suo corpo incendiava, il fuoco divampava, violentemente, e volle di nuovo le labbra di Klaus sulle proprie.
Quel bacio, così a lungo trattenuto, ostacolato, negato, ora sembrava non poter aver mai fine.
Caroline continuava a giocare con quella morbida, dolce, desiderata agonia, sorprendendosi di quello che il proprio corpo, che la propria anima, provava, come se non fosse mai stata baciata prima, come se non potesse mai smettere di baciare.
Perché Klaus era passione, era tormento, era timore, paura, era distruzione, e malinconia, e disperazione.
Klaus era tutto ed era senza fine, ed era suo, e per lei, in lei, Klaus era amore.

“Caroline…” ringhiò lui al suo orecchio, sopraffatto, sconvolto, per una volta da un sentimento vivo, bello, puro, degno.
E lei, gemette quel sussurro che lo purificò e lo colpevolizzò, lo distrusse e lo ricompose, lo uccise e lo riportò in vita, che lo liberò e lo condannò, infinitamente.


“Niklaus…”







Note autrice: *si autoflagella*.
Probabilmente l'unica cosa lodevole oggi è la mia puntualità, di certo non la qualità di questo episodio.
Piango.
Ma avevo del tempo libero, mi sentivo abbastanza ispirata, hocominciato a scrivere, e per quanto io mi ci sia impegnate, è uscita questa roba qui.
Non so.
Ditemi voi, perchè io proprio non saprei dire cosa ne penso, ma io sono un disastro nell'autocriticarmi.
Cioè mi critico (male) e basta, e insomma, cosa mi merito? Pomodori? Il rititro? Insulti?
A voi la parola ;)

Il prompt di oggi era "kissing", e l'idea iniziale era che ogni capitolo fosse un momento a sè, slegato da quelli precedenti, ma in questo caso ho preferito collegarmi alla One Shot precedente, mi sembrava più corretto e lineare.
Anywaaaay, GRAZIE GRAZIE GRAZIE per le vostre recensioni e aggiunte ai preferiti/seguiti, che aumentano sempre, così come le letture. Grazie davvero <3
Il premio di per le recensioni di oggi è... Niente, oggi sono a corto di idee per i premi, quindi, il premio di oggi sono tre desideri a disposizione con qualsivoglia maschietto (o femminuccia) di TVD/TO a vostra scelta.

Grazie per il supporto,
a presto

Mokusha

P.S: Il titolo di questo capitolo è tratto da "Miracle", una canzone degli Hurts che stavo ascoltando, e che secondo me, è Klaroline fino alla morte.


P.P.S: Allora, spero che questo appunto non venga frainteso, è solo una precisazione, so, take it easy ;)
Non sono una persona permalosa, ma tengo molto alle mie storie, e da "scrittrice"  (assolutamente non professionista) voglio che le mie emozioni, il messaggio che voglio trasmettere a chi ha la pazienza di leggermi, arrivi senza margine di fraintendimenti.
Mi è stato fatto notare, che, qualche capitolo fa, ho usato, enunciando diverse sensazioni,  la congiunzione "e" dopo una virgola, cosa che, grammaticalmente parlando, non è corretta.
Dato che in questo capitolo l'ho (volutamente) rifatto, ci tenevo molto a precisare che si tratta puramente di una scelta stilistica. La virgola è un elemento piuttosto duttile della grammatica italiana, e questo le permette di prestarsi a svariate licenze poetiche. E questo non lo dico io, ma lo dice grammaticaitaliana.it, quindi, lo prendo per affidabile ;)

Ripeto: sono aperta ad ogni genere di critica, soprattutto se mossa con educazione e rispetto. Mi aiutano a crescere e ad evolvere. L'unica cosa che mi dispiacerebbe davvero è che le scelte di stile venissero scambiate per ignoranza :'D

Tanta pace e tanto amore a tutti, adios :)

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