L'Angelo
del Wammy's House
Ecco,
come non detto.
L'inchiostro
della penna stilografica si espande a ogni lettera su questo vecchio
foglio, trovato in mezzo all'ammasso di cartaccia che abita ogni
angolo della mia stanzetta, e anche se mi sono detto più volte
di stare attento a non passare il polso sulla parte ancora non
asciutta, puntualmente lo dimentico.
Ecco,
di nuovo.
Ma al
diavolo, non sto di certo scrivendo questa lettera per descrivere la
mia totale incapacità di scrivere decentemente senza far
sbavare ovunque quest'odioso inchiostro.
Questa
è la condanna dell'essere nato mancino. E distratto. E
curioso.
Anche
tu sei un tipo curioso, non è vero?
Altrimenti
non staresti leggendo questa roba qua, che – devo ammetterlo-
non rientra esattamente tra le definizioni di legalità.
“Perché
è illegale?”ti chiederai, mio caro lettore ignaro della
mia identità. Beh, perché quello che sto facendo non è
propriamente... corretto; non è consentito dalle norme che
vigono su questo posto muffoso.
Ma
lascia che mi spieghi meglio. Non ho molto tempo a disposizione per
cui... da dove iniziare?
Ok,
se ti dicessi “Wammy's House”,
tu a cosa pensi? Facendo un semplice ragionamento e cercando di
stilare un tuo possibile profilo, potrei dirti intuitivamente che
esistono due potenziali risposte, anzi, per essere ancora più
preciso, ne esistono tre:
Mi
guardi con aria indifferente e con molta tranquillità mi dici
di non aver mai sentito parlare di questo Wammy's coso.
Bene, se dovesse essere questa
la tua reazione, mio caro lettore, allora sappi che innanzitutto non
ho la più pallida idea di come tu sia entrato in possesso di
questa lettera, perché vedi, tutto ciò che si trova
tra le mura del Wammy's House non può mai e poi mai uscire
fuori: che siano documenti, fotografie, oggetti o qualunque altra
cosa che possa testimoniare cosa ci sia e cosa si faccia qui. Per
questo motivo penso che la probabilità che tu possa
disconoscere totalmente quest'edificio sia attorno allo 0,5%.
Tuttavia, se davvero dovessi appartenere a quell'esigua percentuale,
devo avvertirti che forse ciò che leggerai più sotto
non ti piacerà. Ma a chi piacerebbe, dopotutto?
Sai
bene di cosa sto parlando e sbuffando mi rispondi : “Un posto
di merda”. Caro lettore, se è questo quello che pensi,
ti stringo calorosamente la mano perché mi sembra evidente
che anche tu faccia parte della schiera dei poveri sciagurati che
sono stati spediti in questo posto.
Il
Wammy's House: il meraviglioso rifugio per tutte le anime sole che
troppo presto hanno saggiato il gusto amaro della perdita delle
persone più care; l'orfanotrofio fondato da Quillsh Wammy in
quel lontano settembre 1957 quando l'inventore era poco più
che un ventenne e destinato a diventare venticinque anni dopo un
orfanotrofio per menti geniali; quell'immensa struttura dove al suo
interno decine e decine di bambini vivono la loro vita con la
schiena ricurva su una scrivania a leggere, studiare, scrivere fino
a quando non verranno scelti. Da una coppia di signori
desiderosi di adottare un bambino? Col cavolo! Questo non è
un lusso che a noi orfani del prestigioso Wammy's House è
concesso. Ovviamente sai a cosa mi riferisco caro lettore, amico,
fratello.
Ti
volti verso di me con sguardo vacuo e tremando mi dici: “Non
so cosa pensare, ma ne ho paura”.
Mio
gentile lettore, fai bene ad averne paura. E ti dirò di più:
anch'io lo temo. Forse, proprio come me, anche tu sai dei misteri
che ricoprono come un drappeggio scuro la candida facciata della
dolce casa.
Forse
anche tu sai, ma non conosci.
Sono
tante le storie che corrono tra i corridoi di questo palazzo e la
maggior parte di esse si basano sulle vite dei precedenti bambini
che vi hanno vissuto, e in particolare riguardo una certa
generazione. Molte presentano più versioni, altre sono
alimentate dalla vivida immaginazione dei più fantasiosi e
quindi distorte dalla reale successione dei fatti. Esistono davvero
tanti racconti, ma quanti tra essi sono veritieri?
Ti
rispondo in questo modo: qui nessuno conosce veramente come stanno
le cose. Tutto è severamente top secret. Le uniche
informazioni a cui possiamo attingere sono quelle piccole
indiscrezioni sfuggite dalle bocche degli inservienti (davvero
troppo poco), e forse qualche scritta intagliata sotto un vecchio
banco di scuola... ma puntualmente, anche a un solo piccolo, lieve
accenno al passato, la curiosità si accende con uno schiocco.
Io
come ho già detto sono curioso, molto curioso, ma la mia
curiosità non si ciba con la mera fantasia. Io cerco le
fonti, sono un tipo pragmatico e – consentimi- anche piuttosto
bravo nel trovare ciò che cerco. Per questo mi sono dato da
fare in questi ultimi mesi e ho deciso di svelare la verità e
lo farò su questi fogli sgualciti. Forse ti aiuteranno ad
avere meno paura, o forse la incrementeranno ancora di più,
chi può dirlo: questo spetta alla sensibilità di
ciascuno.
Ebbene,
mio affezionato lettore, ora ti chiedo:
Quanto
sai della prima generazione?
[Angolo
Autrice]:
Emmh,
salve! ^^
Dopo
la mia primissima one-shot su Naomi e Beyond, mi approccio nella
stesura di questa long-fic incentrata su A, un personaggio
appartenente al romanzo “Another Note: il serial killer di Los
Angeles”. Poiché viene solo menzionato, ho provato a
immaginare la sua storia.
Quando
l'ispirazione chiama bisogna rispondere!
Questo
è ancora soltanto l'incipit, ma dal prossimo capitolo le cose
si faranno più chiare e il contenuto sarà più
sostanzioso.
Penso
che l'aggiornamento sarà settimanale, per cui se tutto va bene
aggiornerò mercoledì prossimo.
Au
revoir!
Synapsis
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