Near, far, wherever you are.

di Draco394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritardi ***
Capitolo 3: *** Dolores Jane Umbridge ***
Capitolo 4: *** Orgoglio Grifondoro ***
Capitolo 5: *** Burrobirre. ***
Capitolo 6: *** La Stanza delle Necessità ***
Capitolo 7: *** Quidditch ***
Capitolo 8: *** Filtri d'amore ***
Capitolo 9: *** San Mungo ***
Capitolo 10: *** Girasole ***
Capitolo 11: *** Grimmauld Place, numero 12 ***
Capitolo 12: *** Cappuccino ***
Capitolo 13: *** Fuga di massa da Azkaban ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Caty Roxel, settimo ed ultimo anno.
Il disordine che regnava nel dormitorio femminile Grifondoro era il suo, sempre.
La sua amica Angelina Johnson lo sapeva bene e non perdeva occasione per ricordarglielo.
Capelli castani, frangetta dal primo anno ed una gran bella risata.

Fred Weasley, settimo ed ultimo anno.
Le scatole che erano sparse per il dormitorio maschile Grifondoro erano sue (e di suo fratello gemello), sempre.
Nessuno, però, aveva mai nulla da dire. Tutti amavano le loro invenzioni.
Capelli rossi, toga di seconda mano ed una grande voglia di provocare risate.

L'ultimo anno era cominciato da pochi giorni e già si respirava ad Hogwarts profumo di novità.

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Capitolo 2
*** Ritardi ***


Era in ritardo, come al solito.
Caty aveva la brutta abitudine di lasciare suonare la sua sveglia babbana per minuti interi senza spegnerla mai, provocando le imprecazioni mattutine delle sue compagne di dormitorio .
«Senza di me non vi svegliereste mai puntuali» provò a dire una mattina al terzo anno prima che lo sguardo di tutte la fulminasse. Tranne quello di Angelina.
Lei si limitò ad alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa, rassegnata. La conosceva bene, dagli ultimi anni passavano anche le vancanze estive insieme, un mese nell'appartamento di Caty a Londra e un mese in Scozia da Angelina con la sua numerosissima famiglia.
«Paghereste per avere accessori babbani del genere» disse quella mattina, non rendedosi conto del fatto che era la quarta volta che la sveglia suonava ed era rimasta solo Angelina in camera, ancora a letto.
«Oh per Merlino! Angy, perché non mi hai svegliata?»
«Cat sono a pezzi. Penso di avere la febbre»
«Aspetta, ti prendo il mio..» stava provando a dire Caty.
«No, non voglio il tuo termpopmetro babbano. Ho già controllato con la bacchetta» disse spazientita Angelina, ancora sotto le coperte rivolta verso la finestra dando le spalle all'amica.
«Si chiama termometro comunque» rispose Caty, sistemando i lunghi capelli lisci castani in una coda disordinata e indossando disordinatamente il mantello.
Lei amava le sue origine babbane e adorava parlarne ad Hogwarts.
Raccomandò all'amica di starsene al caldo, le stampò un bacio sulla fronte bollente e corse verso la lezione di Pozioni nei sotterranei.
Dovette saltare la colazione ma per i suoi ritardi capitava spesso e si era abituata. 
Non era mai riuscita ad abituarsi, invece, all'imbarazzo che provava ogni volta che faceva irruzione in una classe con un professore che già spiegava, distraendo tutti e sentendosi gli occhi puntati addosso.
Corse più velocemente possibile e arrivò nei sotterranei.
Da quando l'anno era iniziato, non aveva ancora mai fatto ritardo. Ma poichè erano passati solo tre giorni, non poteva ritenerlo un grande record.
«Mi scusi professor Piton» disse entrando come un uragano dalla porta.
«Le vecchie abitudine non si perdono mai, vedo». Ormai i professori non si prendevano neanche la briga di chiederle una scusa per i ritardi.
«20 punti in meno per Grifondoro!»
«20? Ma sono tantissimi! Le ho chiesto...»
«Per ogni parola in più i punti da sottrarre aumentano, signorina Roxel. Prenda posto»
Adirata e ancora con il fiatone, la ragazza prese posto al suo solito banco, che era vuoto per l'assenza dell'amica. 
Gli occhi di tutti erano tornati sul professor Piton, tranne quelli di Fred Weasley che quella mattina non riusciva a smettere di osservare la ragazza. 
Nel momento in cui lei se ne accorse, gli sorrise salutandolo con un cordiale gesto della mano.
Ovviamente si conoscevano già: avevano trascorso sette anni nella stessa scuola e nella stessa Sala Comune. Tra l'altro Angelina era molto legata a George, il fratello gemello di Fred. Inevitabilmente, quindi, i due si conoscevano e avevano avuto già modo di scambiare quattro chiacchiere o forse di più.
Ma quella mattina, Fred rimase folgorato da Caty. 
Dall'inizio dell'anno non si erano ancora incrociati, intenti com'erano stati a disfare bagagli e prepararsi psicologicamente per l'ultimo anno. 
Il ragazzo l'aveva trovata leggermente diversa: sembrava più grande e, quella mattina, la coda di cavallo un pò disordinata le risaltava il viso e gli occhi nocciola erano luminosi anche nei sotterranei.
Caty si era sentita osservata e aveva istintivamente girato lo sguardo alla sua sinistra, dove sapeva si trovassero i due gemelli più famosi e simpatici di Hogwarts.
Salutandolo, aveva subito notato il cambio del taglio di capelli: ora erano più corti rispetto all'anno prima e così sembrava ancora più simpatico. Ma il rossore inaspettato sulle gote di lei, Caty non lo attribuì alla sola simpatia del ragazzo.
Al termine della lezione, George si accostò a Caty per chiederle come mai Angelina non ci fosse, dato che neanche loro avevano avuto l'occasione di vedersi.
Lei gli raccontò del breve dialogo avuto con lei la mattina e George salutò la ragazza che, sbadata com'era, aveva lasciato cadere il libro di pozioni. Glielo raccolse Fred.
«Hey Weasley, grazie!»
«Come butta Caty?»
«Ritardi a parte, sembra andare tutto bene. E tu? Passate buone vacanze?»
«Si! Abbiamo sperimentato tantissimi nuovi giochi per quest'anno»
«Oh beh non avevo dubbi. Ora ho Difesa contro le Arti Oscure, scusami» disse sorridendo.
«Il destino vuole che ti ci accompagni un cavaliere dai capelli rossi» disse facendo un inchino.
Fred con le ragazze non ci sapeva proprio fare. George cercava di aiutarlo ma al fratello neanche interessava fare colpo su qualcuno.
Caty rise e scuotendo la testa si avviò con Fred verso l'aula dove la nuova professoressa, Dolores Jane Umbridge, li aspettava per la loro prima lezione di Arti Oscure dell'anno.

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Capitolo 3
*** Dolores Jane Umbridge ***


«Buongiono, miei cari ragazzi» cominciò la professoressa Dolores Umbridge.
Un "buongiorno" collettivo echeggiò nella classe dove i Grifondoro e i Tassorosso del settimo anno stavano prendendo posto.
Fred sorrise a Caty, mentre lui si dirigeva verso il fratello, due banchi più avanti a destra del banco della ragazza, che ancora una volta approfittò dello spazio a disposizione per sistemare le proprie cose.
«Prego aprite il libro alla pagina 7, dove potremo leggere insieme come è strutturato questo manuale» spiegò alla classe, pronta ad approcciarsi a quella nuova professoressa, vestita completamente di rosa e con un volto che ricordava quello di un rospo.
«Come tutti voi sapete, quest'anno avete i M.A.G.O, gli esami più importanti. Quindi mi aspetto da voi molta attenzione e impegno»
Fred e George si scambiarono uno sguardo incupito, noncuranti del loro essere seduti in prima fila, sotto gli occhi della nuova docente.
«Professoressa, mi scusi. Non vorrei avere sbagliato manuale, ma qui non leggo alcun incantesimo né alcun approccio pratico» azzardò Caty dopo aver alzato la mano. In effetti non fece altro che dare voce ai pensieri di tutti gli altri ragazzi che si rigiravano il libro tra le mani.
«Lei non legge male, signorina. Ma né io né il Ministro Caramell crediamo sia il caso di utilizzare incantesimi in questa classe. Quest'anno voi dovete sostenere i M.A.G.O e le nozioni che vi offrirò saranno più che necessarie a superare questi esami, accompagnate ovviamente al vostro impegno» disse rivolta verso Caty e spostando lo sguardo verso tutti i ragazzi, con un sorriso falso e con le palpebre che non smettevano un secondo di battere.
Caty scambiò un silenzioso "Che cosa?!" di direzione di Fred che alzò le spalle al cielo e attese che la professoressa cominciasse la lezione.
Tutti guardavano la professoressa ma nessuno la ascoltava più da un bel pò ormai. Persino Caty che di solito prendeva diligentemente appunti, cominciò a scarabocchiare sul foglio per ingannare il tempo.
«Grazie per la vostra attenzione ragazzi cari, ci rivediamo la prossima volta»
Lo strazio era finito e tutti si fiondarono fuori dall'aula.
Fred cercò Caty tra i ragazzi nella Sala Comune ma lei non c'era.
La ragazza corse verso il dormitorio per accertarsi che l'amica stesse bene e rimase con lei tutta la giornata, raccontando delle lezioni, spiegandole quanto i professori avevano spiegato quella mattina (Angelina era molto diligente, odiava avere arretrati con lo studio) e raccontandole di George e Fred.

***

La mattina dopo Caty riuscì a svegliarsi subito (anche prima della sveglia, con meraviglia di tutte) e controllò come stesse Angelina.
Il grugnito di dissenso e le tempie ancora bollenti, fecero capire a Caty che anche quel giorno l'avrebbe trascorso da sola.
Rune Antiche  e Babbanologia furono le lezioni che seguì quella mattina e che, a differenza della mattina precedente, furono molto interessanti per la ragazza. 
Dopo le due ore delle lezioni, aveva la mattinata completamente libera fino al pranzo.
La giornata fuori era perfetta: il sole scaldava i prati di Hogwarts e nello stesso tempo una leggera brezza permetteva di restare all'esterno senza soffrire troppo il caldo. 
Caty decise di andare a controllare che Angelina stesse bene e solo quando l'amica la pregò di andare a godersi la giornata per la quarta volta, lei si decise.
Passando nella Sala Comune notò parecchio movimento: Hermione Granger (nuovo prefetto quell'anno) faceva una ramanzina a Fred e George all'angolo destro della sala, poco distanti dai divanetti rossi.
Non appena Hermione se ne andò, Caty chiese ai due gemelli cosa avessero combinato.
George si dileguò per rincorrere Hermione, così Fred diede a Caty un foglio mentre restava tranquillamente seduto sul divanetto, non troppo preoccupato dalla reazione di Hermione.
«Weasley! In questo volantino c'è scritto che offrite lavoro part-time a rischio e pericolo dei candidati» disse Caty sgranando gli occhi.
«E allora Roxel? Che problema c'è?» se la rise il ragazzo alzandosi e accostandosi a lei.
«Ha ragione ad essere arrabbiata con voi, è il nuovo prefetto e deve evitare cose del genere»
«Come sta Angelina? Sai che la nomineremo Capitano della Squadra quest'anno?» disse, cambiando argomento.
Angelina aveva il ruolo da Cacciatore da anni nella Squadra così gli altri componenti, dopo una lunga persuasione dei gemelli, avevano deciso di nominarla capitano.
«Ohh ma impazzirà! Non lo darà a vedere, la conosci. Ma sono certa che ne sarà felicissima» affermò Caty con un grandissimo sorriso che fece sorridere anche Fred.
Ci fu un momento di imbarazzo in cui i due si guardarono senza dire nulla prima che Caty sbirciasse il tempo fuori la finestra.
«Hai voglia di fare due passi? E' una bella giornata per fare una passeggiata, a meno che tu non abbia qualche scherzo da rifilare a qualcuno» disse la ragazza ridendo.
«Non ricordavo che la tua risata fosse così contagiosa, Roxel!» disse il ragazzo ridendo di gusto. 
Non ci aveva pensato troppo, le era venuto in mente di chiedere a Fred di farle compagnia perché aveva piacere a passare del tempo con lui. Ma se ne era pentita poco dopo perché forse era stata troppo impulsiva.
«Non è un appuntamento Weasley, non emozionarti troppo» disse, ridendo ancora. 
Nemmeno quello era da lei, ma si lasciò andare sapendo che Fred Weasley avrebbe preso tutto alla leggera.

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Capitolo 4
*** Orgoglio Grifondoro ***


«Che ne pensi della Umbridge?» disse Fred, una volta scelto il posto in cui stendersi poco lontano la capanna di Hagrid, il guardiacaccia. 
Il prato era leggermente umido, probabilmente un Incantesimo aveva contribuito ad innaffiarlo per non lasciare che il caldo sole di quella mattina provocasse danni a quella immensa distesa verde. 
Caty non si stese subito accanto a lui, rimase seduta a guardarlo.
«E' una donna frustrata. Ma a parte gli scherzi, non capisco dove voglia arrivare. Non so tu come la pensi, ma io credo a Potter e Silente» disse la ragazza guardandolo negli occhi. 
Pronunciate queste parole si stese alla sinistra di lui e continuò : «Ero molto amica di Cedric Diggory e la sua morte l'anno scorso mi ha sconvolta, come credo abbia sconvolto tutti. Sono certa che non sia stato un incidente. Probabilmente la Umbridge è convinta che ignorando la faccenda noi non sapremo di Voldemort».
Lo aveva detto. 
Era sempre stata abituata così perché lo vedeva come un mostro lontano, come quelli delle favole. Quando l'anno scorso si rese conto che era reale e stava riacquistando potere, riuscì (paradossalmente) ad avere ancora più forza per pronunciare il suo nome senza tremare.
Fred d'altronde con argomenti del genere alla Tana ci conviveva, ma era sempre stato abituato a non pronunciare quel nome. Ecco perché Caty lo fece sussultare e si mise seduto, guardando verso la capanna di Hagrid all'orizzonte.
«Harry è un grande amico di mio fratello e anche mio, considerando che ultimamente viviamo insieme quindi puoi immaginare che gli credo. Dannazione se gli credo, ti rendi conto che infanzia ha vissuto? Con lui non ne ho mai parlato ma sarà stato un inferno».
Fred raccontò a Caty di tutte le estati alla Tana, parlandole della sua numerosa famiglia e del poco spazio che avevano a disposizione. Non tralasciò nessuno dei fratelli, elencandone i pregi e i difetti.
«Sono un chiacchierone! E tu Roxel? Ti conosco solo come l' "amica di Angy"» disse, pronunciando le ultime parole con lo sguardo innamorato che apparteneva a George.
Dopo una dolcissima risata Caty iniziò : «Mmh.. Vedi, la mia non è una vita interessante come la tua. I miei genitori divorziarono quando ero piccola e così io..»
«Divoche?» la interruppe Fred.
«Oh hai ragione! DIVORZIARE è quando due Babbani si sposano, poi capiscono che per qualche motivo non vanno più d'accordo e si separano. Il motivo in questione fui io che a sette anni cominciavo a mostrare i primi segnali di magia che mia mamma non riusciva a controllare. Dopo svariati litigi lei prese le sue cose ed andò via di casa. Tornavo per le vacanze da papà quando non ero ad Hogwarts i primi anni, ma poi lui si è trasferito, così il monolocale dove vivevamo è mio ora e comunque le vacanze estive le passo con Angelina»
Fred ascoltò tutto molto attentamente e solo quando i loro stomaci brontolarono si alzarono per tornare al castello.

***

Passò una settimana. 
Angelina si era completamente rimessa e la notizia ufficiale della sua elezione a capitano della squadra, non fece altro che migliorare il suo umore. 
Lei e George passarono parecchio tempo insieme e Fred ne approfittò per sperimentare nuovi giochi che il fratello non avrebbe approvato, e passare più tempo a conoscere Caty. 
Una sera erano in Sala Comune e lei aiutava Fred in un compito di Pozioni quando Ron ed Hermione si avvicinarono al ragazzo.
«Fred.. Stai studiando?» chiesero in un coro sbigottito i due nuovi prefetti.
«Miseriaccia, deve piacerti proprio per studiare con lei» disse Ron.
Fred si fece quasi più rosso dei suoi capelli : «Non fare lo scemo RoRon, potrei raccontare cose di te da far rizzare i capelli di chiunque. Che cosa vuoi?»
«Intanto lasciaci presentare.. Noi siamo Ron ed Hermione» disse la Grifondoro più brillante della sua età.
«E' un piacere ragazzi, io sono Caty»
«Ascoltateci. Non sappiamo voi ma.. La Umbridge non ha intenzione di insegnarci nulla di pratico quest'anno perché dice che le nozioni teoriche saranno più che sufficienti. Allora abbiamo pensato che ci servirebbe qualcuno che ci insegnasse davvero a difenderci, per quello che potrebbe accadere là fuori» spiegò Hermione.
Caty e Fred ascoltarono tutto, annuendo e prestando la massima attenzione. 
Hermione spiegò loro che avrebbero saputo tutti i dettagli alla Testa di Porco due giorni dopo, in occasione della visita ad Hogsmade, all'ora di pranzo.
«Ragazzi è un'ottima idea, io ci sto!» disse Caty e quando notò lo sguardo di assenso di Fred aggiunse : «Avviseremo anche George e Angelina, grazie!»
I prefetti uscirono dalla Sala Comune lasciando gli altri alle proprie faccende.
Fred e Caty parlarono un pò di quanto avevano sentito, prima che il ragazzo dicesse : «Ah, non fare caso a quello che ha detto mio fratello. Si diverte a prendermi in giro»
«Perché ci pensi ancora, ha ragione forse?» disse lei ridendo e provocandolo.
«Non crederai mica che un bel tipo come me potrebbe essere attratto da te, vero?» disse lui, mostrano il suo sorriso e avvicinandosi in maniera impressionante alla ragazza.
Caty era abile nel formulare frasi ad effetto e mettere tutti al proprio posto. Ma aveva il viso di Fred a pochi centimetri dal suo e questo le mandò in tilt il cervello.
«Weasley, fino a prova contraria sei tu che ti sei avvicinato a me» riuscì a dire lei, dopo un attimo di titubanza in cui si perse nei suoi occhi.
«Sei sempre in tempo a tirarti indietro, Roxel» disse lui, lasciando quasi sfiorare le loro labbra.
«Puoi ben dirlo» disse con un sorriso malizioso, alzandosi e dicendogli che sarebbe andata a dormire.

Fred rimase da solo, ripensando al profumo di cannella e alle labbra di lei, maledicendosi per aver fatto lo sbruffone.
Caty corse su per le scale, ripensando a quando desiderasse quel bacio, maledicendosi per il suo orgoglio da Grifondoro.

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Capitolo 5
*** Burrobirre. ***


«Caty, ti dispiace se ad Hogsmeade ci vado con George? Poi ti raggiungo alla Testa di Porco» disse Angelina intenta a prepararsi, rivolta a Caty che (ovviamente) era ancora a letto.
«No figurati» disse lei alzandosi stancamente e stiracchiandosi per bene.
Ci pensò prima di dirlo ma poi tentò: «Angy, George ti ha detto qualcosa di Fred?»
«Qualcosa di che tipo?» chiese Angelina con aria interrogativa.
«Oh nulla, vado subito a vestirmi. Ci vediamo dopo» disse, facendosi rossa in viso, credendo che l'amica non avrebbe sospettato di nulla. Quello sulle labbra di Angelina doveva proprio essere un sorriso.


Caty adorava Hogsmeade. La via che amava di più era Hight street, che divideva il villaggio in due parti.
Il suo negozio preferito era senza dubbio Scrivenshaft che era situato nella High street, ed era una cartoleria magica dove avrebbe da sempre adorato acquistare delle piume pregiate.
Fred stava uscendo da Zonko (famoso negozio di scherzi) per rifornirsi ma poiché il carico era troppo pesante, lasciò tutti i suoi acquisti al negozio. Quella mattina era solo, visto che George era con Angelina, così lui sperò vivamente di incontrare Caty.
Da quella sera in Sala Comune non ebbero occasione di stare da soli e Fred non riusciva a capacitarsi del comportamento immaturo che assunse. Inoltre, anche lei lo aveva spiazzato e questo non faceva altro che rendere la ragazza ancora più desiderabile.
Fu proprio uscendo da Zonko che la vide. Aveva un delizioso cappottino grigio che aderiva perfettamente alla sua figura e i capelli lisci che le uscivano fuori il cappello bianco. Prese coraggio e si diresse verso di lei che era ancora intenta a guardare la vetrina di Scrivenshaft.
La vista le si oscurò a causa di due mani lievemente fredde che, da dietro, le si erano posate sugli occhi. Al tocco sussultò, non solo per la sorpresa. Un lieve brivido le fece subito pensare che le mani poggiate sul suo viso erano quelle di Fred.
«Weasley, sei prevedibile» disse sorridendo, prendendogli le mani e spostandogliele. Si girò verso di lui.
«Questa è la prova che pensi sempre a me» la provocò, ancora una volta, ridendo. Cominciarono a camminare verso la Stamberga Strillante.
«Giorno e notte!» rise. «Come mai solo? Oltre George, anche Lee Jordan ti ha abbandonato per una ragazza?»
«No, ma aveva da fare. E' ancora presto per l'appuntamento con la Granger. Pensavo, magari potremo farci un giro» azzardò lui, evitando di guardarla.
«Allora sono io ad essere sempre nei tuoi desideri!» rise ancora lei.
Passarono il tempo ad esplorare ogni singolo angolo della città, anche se la conoscevano già benissimo, ma nessuno lo ammise perché stare insieme in quel momento era quello che volevano entrambi.


«Bene ragazzi.. Ehm.. Siamo qui perché è chiaro a tutti che la Professoressa Umbridge non ha intenzione di insegnarci nemmeno il più stupido incantesimo. Sappiamo tutti cosa è successo l'anno scorso e sappiamo tutti cosa potrebbe accadere. Perciò abbiamo pensato che ci serve qualcuno che ci insegni a combattere».
Hermione fu molto chiara e non ci fu bisogno di fare alcuna presentazione a Harry Potter. 
Purtroppo però, non tutti erano lì per darsi da fare: molte persone volevano solo conoscere Harry e farsi raccontare cosa fosse realmente successo l'anno prima.
Harry, visibilmente innervosito, disse : «Io non sono qui per raccontarvi cosa è accaduto. Hermione, loro sono qui solo perché mi vedono come un eroe e poi ci sono persone dell'ultimo anno che sicuramente non hanno bisogno che un ragazzino come me dia loro lezioni»
Fece per andarsene quando Caty trovò il coraggio di intervenire: «Potrei dire due parole? Ascoltami Harry, io non ti conosco di persona ma so chi sei e cosa hai fatto. Per quello che conta, ti ho creduto fin dall'inizio ma ora non è questo il punto. Io e tanti altri qui siamo del settimo anno e sappiamo metà delle cose che conosci tu. Siamo qui per imparare da te e Harry, se non vuoi farlo per noi o per te, fallo per Cedric».
Con quelle parole Harry capì che non tutto era perduto e raccontò ai presenti che l'idea era quella di formare un Esercito, chiamato ES (Esercito di Silente), che si sarebbe esercitato a combattere. Tutto sarebbe avvenuto di nascosto.
Il problema era quando e dove vedersi. Sul quando ci furono non poche polemiche (la più accesa fu quella di Angelina che non voleva trascurare il Quidditch); sul dove, si decise che solo quando si sarebbe definito un luogo certo e sicuro, avrebbero avuto inizio le lezioni.
Si formò una fila che avrebbe firmato una specie di patto che prevedesse il silenzio assoluto con amici e professori non presenti in quel momento.
Il foglio era su una banchetto di legno dietro il quale il trio ringraziava tutti.
Quando fu il turno di Caty, prima che lasciasse il posto ad Angelina, Harry lesse il suo nome e le disse: «Caty! Ti ringrazio davvero. Le tue parole sono state preziose»
«Non devi ringraziarmi. Possiamo farcela!»


Mentre stavano per tornare sulla strada principale, Angelina raccontò a Caty che era stata invitata a cena da George e che era elettrizzata all'idea anche se, a lui, non lo avrebbe mai dato a vedere. Così chiese scusa all'amica e la lasciò nuovamente con Fred.
«Ma quei due che cosa aspettano?» disse Caty a Fred.
«Non ne ho idea. Mio fratello è parecchio timido ma credo che ormai sia chiaro che si piacciano, no?»
Il sole stava per tramontare, così Fred propose a Caty di prendere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
Passarono un piacevole pomeriggio: tra le innumerevoli cose di cui parlarono, Fred racontò a Caty che aveva fatto rifornimento di materiali per le nuove invenzioni e lei gli confessò che desiderava comprare una di quelle magnifiche piume in quel negozio.
«Ho bevuto tre Burrobirre?» disse Caty, quando cominciò ad avvertire un gran mal di testa.
«Così pare» rispose il rosso divertito. 
«Per la barba di Merlino! Non sono per niente..» provò a dire.
«..abiutata» conluse Fred che ora non tratteneva più le risate.
Ritornarono ad Hogwarts e si resero conto di quanto fosse tardi quando notarono che in Sala Comune non c'era nessuno.
Caty non si reggeva in piedi, così Fred la accompagnò al divanetto di fronte al camino.
Quando la luce le illuminò il viso, le sue gote erano rosse e il suo visto divertito.
Gli occhi le brillavano e - Fred pensò - era bellissima.
«Fred grazie, vai a dormire me la cavo da sola» disse alzandosi e inciampando bruscamente. Fred la rimise distesa e i due risero all'unisono. 
Le risate riempirono la stanza e con esse, un gran desiderio di entrambi che qualcosa accadesse.
Fred era seduto sul divano accanto a lei quando le scostò il capelli dal viso.  
Lei ebbe un sussulto e chiuse gli occhi. Sentiva il ragazzo avvicinarsi sempre di più a lei e quando riaprì gli occhi, erano di nuovo a pochi centimetri l'uno dall'altra.
«Weasley, sono ubriaca.. Questa volta non so se avrei la forza di tirarmi indietro» disse lei.
«E tu credi che io bacerei mai una ragazza completamente sbronza?» le chiese allontanandosi con un ghigno sulla faccia.
«Hai ragione.. Potrebbe essere la prima a cui piacerebbe» rispose ridendo, prima di crollare in un sonno profondo sul divano.
Fred la guardò addormentarsi. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine degli occhi che si chiudevano al suo tocco, pochi istanti prima.

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Capitolo 6
*** La Stanza delle Necessità ***


La mattina seguente era domenica quindi tutti si svegliarono con più calma. 
Angelina scese le scale del dormitorio e si trovò avanti agli occhi Caty che dormiva sul divano, ancora con i vestiti della sera prima.
«Caty ma che diavolo hai combinato?»
Caty sussultò e si tenne la testa tra le mani per placarne il dolore.
Le raccontò che era stata con Fred e questo bastò ad Angelina per immaginare il seguito. 
«Fred ti fa un cattivo effetto» disse Angelina ridendo, mentre aiutava l'amica a rialzarsi.
«Figurati!» disse Caty. «E la tua cena con George?»
«George è uno stupido. Sono anni che ci frequentiamo, anni che ha capito che mi piace eppure non si decide a fare nulla e lo sai che la cosa mi manda in bestia» disse.
«Sì, e sai anche come la penso: devi prendere tu l'iniziativa». Glielo ripeteva continuamente.
«E tu invece? Da quello che so, l'iniziativa non l'hai ancora presa».
Caty dovette zittirsi perché erano arrivate nel dormitorio. George aveva sicuramente parlato con Angelina.

La mattina seguente la notizia fece impazzire tutti.
Che la Umbridge era stata nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts, si sapeva già da qualche giorno, anche se non tutti avevano dato eccessivamente peso alla cosa. 
Nella Sala Comune dei Grifondoro tutti erano riuniti intorno ad un nuovo cartello, simile a quello che annunciò, la prima volta, la nomina della professoressa come Inquisitore Supremo.
TUTTE LE ORGANIZZAZIONI, SOCIETA', SQUADRE, GRUPPI E CIRCOLI 
DI STUDENTI SONO SCIOLTI A PARTIRE DA QUESTO MOMENTO. 
PER ORGANIZZAZIONE SI INTENDE L'INCONTRO REGOLARE DI TRE O PIU' 
STUDENTI. 
L'AUTORIZZAZIONE ALLA RICOSTITUZIONE PUO' ESSERE RICHIESTA ALL'
INQUISITORE SUPREMO. 
NESSUNA ORGANIZZAZIONE, SOCIETA', SQUADRA, GRUPPO 
O CIRCOLO PUO' ESISTERE SENZA PREVIA CONOSCENZA E 
APPROVAZIONE DELL'INQUISITORE SUPREMO.
QUALSIASI STUDENTE CHE COSTITUISCA, O APPARTENGA,
A UN'ORGANIZZAZIONE, SOCIETA' , SQUADRA, GRUPPO O CIRCOLO CHE NON
SIANO STAI APPROVATI DALL'INQUISITORE SUPREMO SARA' ESPULSO.

Il pensiero di Angelina corse al Quidditch, quello di Caty all'Esercito di Silente.
Andarono insieme in Sala Grande dove capirono che il cartello era stato affisso in tutte le Sale Comuni.
Presero posto accanto ai gemelli, Ron, Hermione, Harry e altre persone presenti quel pomeriggio alla Testa di Porco.
«Che si fa?» chiese subito Caty.
«Siamo d'accordo a continuare con l'idea!» affermò George, con assenso di tutti.
«Ma dove?» chiese Ron.
«Dobby mi ha ricordato di un posto.. Ci vediamo tutti giovedì notte, al settimo piano» affermò Harry.
«Harry dobbiamo chiedere il permesso alla Umbridge per il Quidditch. C'è scritto anche squadre, il che significa che deve riconoscerci ufficialmente» disse spazientita.
I due corsero all'ufficio della professoressa, mentre gli altri continuarono a discutere su quando quella donna stesse completamente perdendo la ragione.

***

Come stabilito, si ritrovarono tutti al settimo piano ma Caty arrivò in ritardo (tanto per cambiare) e trovò già gli ultimi ragazzi entrare in questa grande porta, apparsa nel muro dal nulla. Angelina, che era arrivata lì prima di lei, le raccontò che si trattava di una stanza chiamata "delle necessità" che faceva apparire tutto ciò di cui si aveva bisogno.
La stanza era effettivamente perfetta per combattere: la luce soffusa creava un'aria seria e tenebrosa, i manichini simulavano dei dissennatori e dei Mangiamorte pronti a combattere e libri di ogni tipo di incantesimo erano pronti ad essere sfogliati (soprattutto da Hermione).
Harry richiamò l'ordine e disse ai ragazzi di dividersi in coppie per provare l'Expelliarmus. Spiegò che, per quanto potesse sembrare banale, aveva affrontato Voldemort con quell'incantesimo quindi ci teneva affinchè tutti riuscissero ad usarlo con padronanza.
In effetti, fece bene a cominciare dalle basi, poichè molti non riuscivano a disarmare né tantomeno muovere il proprio avversario se non di pochi centimetri.
Angelina e Caty provarono insieme. Le ragazze erano molto in gamba: a turno riusciva l'una a disarmare l'altra in maniera così perfetta che Harry fece loro i complimenti, prima di fermare tutti per ricordare che era passata già un'ora e dovevano tornare nei dormitori.
Molti proposero un'altra lezione la settimana stessa, ma Angelina ricordò del Quidditch così Harry spostò la lezione a cinque giorno dopo. Il ragazzo era visibilmente felice per quello che avevano fatto. Tutti erano entusiasti e non vedevano l'ora di riprovare a migliorare se stessi.
Uscirono a gruppi di quattro: Caty, Angelina e ovviamente i due gemelli.
Arrivati in Sala Comune si salutarono ed ognuno andò subito a letto, stanchi dalla giornata piena che avevano avuto.

Caty non riusciva a dormire: pensava a quanto le faceva bene questa storia dell'Esercito di Silente. Sapeva che stava facendo qualcosa di concreto e imparare così bene a padroneggiare la sua bacchetta era come padroneggiare le sue capacità. Pensò a Fred e a quanto avrebbe voluto che le cose cambiassero e che lui si decidesse a fare qualcosa.
Neanche Fred riusciva a dormire: pensava a quanto era bello condividere quella cosa dell'Esercito di Silente con suo fratello e i suoi amici, consapevole che il prossimo passo sarebbe stato quello di far parte dell'Ordine della Fenice. Pensò a Caty e a quanto avrebbe voluto avere più coraggio per sbloccare la situazione.

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Capitolo 7
*** Quidditch ***


Mancava un giorno alla prossima esercitazione dell'ES e tutti erano in trepidante attesa.
L'ansia, però, non era data solo dalla prossima riunione: quel pomeriggio ci sarebbe stata la partita di Quidditch. 
Grifonodoro contro Serpeverde.
Caty era sola quella mattina, Angelina era impegnata con la Squadra, così ne approfittò per studiare. Stare sola ogni tanto le faceva bene: era abituata al silenzio, forse (paradossalmente) proprio per questo era così esuberante. Quando era in compagnia degli altri adorava chiacchierare, ma sapeva apprezzare il valore del silenzio quando era sola, perchè l'aiutava a riflettere.
Non seppe perché, ma quella mattina il pensiero volò a sua madre e a tutto quello che si erano perse. Non riusciva ad odiarla, e questo era un altro lato del suo carattere che Caty detestava: riusciva a trovare il buono di ognuno anche quando quest'utlimo l'aveva ferita. Certo, era una cosa dolce ma con il tempo può rivelarsi un'arma a doppio taglio.
L'affluenza in Sala Comune di tutti i Grifondoro con sciarpe e gadget di ogni tipo, le fecero rendere conto che era ora di andare al campo.
Quando Caty raggiunse le amiche di dormitorio sugli spalti, la partita era cominciata da poco. In pochissimo tempo, Serpeverde riuscì a segnare venti punti. 
Caty riuscì ad ascoltare ogni parola proveniente dalla tifoseria di fronte alla sua, gremita di teste bianche e verdi: PERCHE' WEASLEY E' IL NOSTRO RE, OGNI DUE NE MANCA TRE.
Capì che si riferivano a Ronald, il fratello dei suoi amici, e una rabbia le crebbe nel petto.
Per fortuna, quando la partita era a favore dei Serpeverde con quaranta a dieci, Harry Potter riuscì a recuperare il Boccino. Nello stesso istante però, un Bolide lanciatogli da uno dei giocatori avversari, colpì il braccio del ragazzo.
Tutti gli spalti gioirono lo stesso e cominciarono a scendere per tornare al castello, al pari degli avversari che tornavano per rintanarsi. 
Caty rimase lì ad osservare i giocatori e si accorse di qualcosa che non andava: tutti scesero dalle scope e si congratularono con Harry. Draco Malfoy, nel frattempo, sputava parole di disprezzo che Caty non poteva certo udire dalla sua posizione. Ma capì che era qualcosa di grave quando Fred, Harry e George tirarono pugni al ragazzo e una breve rissa iniziò nel campo.


Caty sapeva che l'avrebbero pagata cara, soprattutto ora che la Umbridge metteva il naso praticamente in ogni affare di Howarts.
Aspettò Angelina nel dormitorio per farsi raccontare cosa fosse successo. 
La accolse con un abbraccio e un grande complimento per la partita, ma lo sguardo malinconico dell'amica le diceva che della partita le interessava molto poco.
«Raccontami, ho visto tutto»
«Quel moccioso di Malfoy. Gli bruciava perché avevano perso. Ha cominciato col dire che il coro contro Ron lo aveva ideato lui e che..» si interruppe sedendosi sul letto di Caty.
Le amiche del dormitorio trattennero il fiato, facendo finta di non ascoltare ma captando ogni parola.
«Che Harry è un pezzente perché se la fa con i Weasley. Ha offeso la madre dei ragazzi chiamandola "grassa e brutta" e il padre "povero fallito". Abbiamo provato a trattenere i ragazzi ma poi ha detto ad Harry che la puzza della casa dei Weasley probabilmente gli ricordava la puzza di sua madre e così immagini il seguito»
Nessuno riuscì a placare i commenti, così le ragazze si scatenarono in "Moccioso" "Lurido" e "Meritava di peggio", ma consolarono anche Angelina che sapeva che quanto accaduto avrebbe avuto forti ripercussioni sulla squadra.
Caty aspettò che l'amica si calmasse poi, a notte ormai inoltrata, si recò fuori la stanza di Fred. 
Bussò e le aprì un Lee Jordan ancora sveglio che aveva capito subito le intenzioni della ragazza. Così scomparve e Fred, sorpreso della visita e con un occhio leggermente gonfio, fece capolineo dalla stanza.
«Caty! Cosa ci fai qui?»
«Ti va di andare davanti al camino, in Sala Comune?»
Scesero le scale in silenzio. L'unico rumore era il fruscio della vestaglia rossa in cui Caty era avvolta. Presero posto sul divano su cui una Caty ubriaca dormì qualche sera prima.
«Angelina mi ha raccontato tutto» disse la ragazza guardando il fuoco. «Se vuoi parlarne, puoi farlo con me» continuò, questa volta guardandolo negli occhi.
«Sono arrabbiato. Sono.. Come si permette?» disse, alzando la voce.
Gli occhi gli brillavano di rabbia. Caty gli disse di calmarsi e gli sfiorò l'occhio nero con le dita. Fred cominciò a sfogarsi, sapeva che Caty avrebbe solo ascoltato.
«Non siamo ricchi, non lo siamo mai stati e non lo saremo. Ma sai qual è il bello? Che a noi non importa niente! Io e George nemmeno finiremo quest'anno lo sai? Vogliamo aprire un negozio a Diagon Alley, per far ridere la gente. Perché è questo che ci hanno insegnato: fin quando si ha la vita, l'amore e sei circondato da perone che ami, non conta nulla. Neppure i soldi o il sangue. Ma quel bastardo oggi ha offeso i miei genitori. Non li ha solo offesi li ha umiliati. Purtroppo la parte irrazionale di me non ce l'ha fatta» disse.
Concluse la frase in tono ironico, con una lieve risata.
«Io non conosco la tua famiglia Fred, ma sembrate molto uniti. Non credere che io ti dica che hai sbagliato a dare un pungo a quel moccioso. Hai fatto più che bene. Solo, la prossima volta fatti scorrere addosso queste cose» consigliò Caty.
«L'ho fatto per troppi anni» rispose Fred.
Si guardarono, ancora. Ormai conoscevano a memoria i lineamenti appartenenti all'altro e ogni giorno, li amavano sempre di più.
«Se andassi a dormire, sarei sgarbato o capiresti?» chiese il ragazzo.
«E' un ordine Weasley, vai a dormire» 
Rimase per un pò in silenzio a fissare il fuoco, prima di alzarsi, stampare un bacio sulla frangetta di Caty e andare via. 
Ritornò dopo pochi minuti per dirle un "Grazie" e scomparire nel buio delle scale.

***

«Per oggi è tutto ragazzi, è stato un piacere. Ci vediamo la settimana prossima»
Uscirono tutti furtivamente dalla Stanza delle necessità, dopo aver imparato tre incantesimi di difesa quel giorno.
Fred, George ed Harry erano stati sospesi dalla Squadra e Angelina saltò la riunione quel giorno, per fare dei provini ad alcuni ragazzi volontari.
Caty rimase a studiare per un compito di Pozioni quando Fred e George presero posto accanto a lei.
«Roxel, hai sentito che siamo stati espulsi?» annunciò George.
«Si. Ragazzi mi dispiace»
«Bastardo» 
George era adirato, Fred un pò meno. Ormai di era quasi rassegnato.
D'un tratto Caty fissò un punto poco sopra il camino. Nessuno dei tre lo aveva notato prima.
Era un altro cartello di quelli della Umbridge e questa volta diceva:

TUTTI I PRODOTTI WEASLEY SARANNO BANDITI 
IMMEDIATAMENTE


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Capitolo 8
*** Filtri d'amore ***


Il tempo passò e arrivò la settimana prima delle vacanze di Natale.
I fratelli Weasley non avevano affatto dimenticato quel cartello. Ma avevano reagito quasi come se se lo aspettassero e da quel momento si chiusero in se stessi, passando molto tempo nei loro passaggi segreti, sperimentando cose che non rivelavano a nessuno.
Angelina, come ogni anno, pregava Caty di trovare qualcos'altro da fare, piuttosto che restare nel suo monolocale da sola. Durante le vacanze natalizie, Caty non poteva stare da Angelina perché i genitori di lei organizzavano sempre mini-vacanze in Europa.
Quei mesi erano trascorsi abbastanza velocemente e ora i ragazzi, tra ES, esami e Quidditch erano sfiniti. Le vacanze servivano a tutti per staccare la spina.
Quel sabato, due giorni prima della partenza, Angelina e Caty facevano colazione e parlavano, ancora una volta, di quelle vacanze. I gemelli presero posto di fronte a loro.
«Di che parlate ragazze?» chiese Fred.
«Delle vacanze» disse Angelina, irritata dalla testardaggine dell'amica.
«Già! Voi cosa farete?» chiese Caty, provando a cambiare argomento.
«Saremo con la nostra famiglia e con dei loro amici. Voi?» intervenne George.
«Io andrò in Europa con i miei e Caty passerà Natale da sola, in casa sua» disse Angelina, noncurante della gomitata dell'amica. 
«Tuo padre non torna per Natale?» chiese Fred. Lei le aveva raccontato che il monolocale era solo suo, ma il ragazzo si aspettava che il padre tornasse per le feste.
«No. Ma io sto bene da sola. Mi rilasserò prima di cominciare un nuovo anno, ancora più in forma»
Non era vero. E tutti lo avevano capito, anche se Caty non aveva mai raccontato a nessuno quanto deprimente fosse per lei trascorrere il Natale da sola.
Aveva sempre adorato preparare l'albero di Natale, aspettare il primo dell'anno con il conto alla rovescia, annusare il profumo dei dolci fatti in casa misto a quello dell'aria stessa del Natale. Ma da tre anni non c'erano conti alla rovescia, non c'erano dolci fatti in casa. C'era solo un albero, qualche luce all'interno dell'appartamento, e Caty, con la sua tristezza.
«Roxel, perché non rimani qui?» aveva proposto George.
«Neanche morta. Qui non ci sarebbe nessuno e sarebbe davvero deprimente». Questo era vero. Peggio del restare a casa, sarebbe stato rimanere lì, con tutti i suoi amici a casa.
«Io ci ho provato ma non mi ascolta» riprese Angelina.
«Angy, basta!» disse Caty. Non alzò la voce ma tutti capirono che la discussione sarebbe finita in quel momento.


Quella sera le ragazze tornarono in Sala Comune e notarono Fred e George accanto ai divanetti, dove mesi prima Hermione aveva loro fatto una bella ramanzina.
Stavano impacchettando delle boccette sul tavolo. Le ragazze non dissero nulla, si limitarono a guardarli con aria interrogativa.
«Filtri d'amore. Ce ne sono stati chiesti tanti, clandestinamente. Ovvio» spiegò George con fare orgoglioso.
«Oh beh, siete le ultime persone da cui ne prenderei uno» disse Caty sorridendo all'amica.
«Che vorresti dire Roxel?» chiese George in tono di sfida.
«Non voleva dire niente, George. Non ti scaldare. Io sono stanca, vado a dormire» 
«Posso accomagnarti?» si fece avanti George.
I due sparirono dietro le scale, lasciando Caty e Fred soli.
«E funzionano, questi filtri d'amore?» chiese Caty.
«Dovrebbero»
«Non mi sono mai scusata con te, comunque, per quella sera dopo Hogsmeade. Non volevo offenderti dicendo quelle cose»
«Offendermi? Ah, credi che me la prenda per così poco. E poi dovresti chiedere a tutte quelle che ho baciato se erano ubriache o meno» ghignò Fred.
«Magari erano sotto l'effetto di questi» disse Caty indicando le boccette a forma di cuore.
I due risero e, ancora una volta, si resero conto di quanto amassero l'uno la risata dell'altra.
«Credi che sarà importante, per il futuro, questa cosa dell'Esercito di Silente?» chiese Caty che con uno slancio si sedette sul tavolino dove Fred stava prendendo gli ultimi filtri.
«Oh si, Harry è uno in gamba» le rispose Fred, distrattamente.
Caty aveva provato ad introdurre un agomento, ma lui sembrava pensare ad altro.
Voleva che Fred facesse qualcosa ma forse era proprio come il fratello, timido e fin troppo impacciato. Lei però non avrebbe aspettato tutti quegli anni come Angelina.
«E a chi lo rifilerai uno di questi filtri?» chiese sorridendo.
«Potrei metterlo in una delle Burrobirre che bevi tu» disse guardandola, questa volta con lo sguardo un pò più serio, ma con gli occhi che sorridevano.
L'unica fonte di luce era il camino che scoppiettava, incurante del gelido inverno che dominava il paesaggio . I ragazzi si trovavano nell'angolo opposto al camino, così le loro figure erano solo leggermente illuminate.
«Non credo di aver bisogno di alcun filtro del genere» rispose Caty, guardando intensamente il ragazzo. Lui posò la boccetta che aveva in mano e si avvicinò a Caty che era ancora seduta con le gambe incrociate sul tavolo.
Ora era di fronte a lei.
«Sei già completamente cotta di me, forse?» disse il sorriso di Fred.
«O è come dici tu.. O sono stata io ad avertene già fatto bere uno» rispose Caty, sempre con il suo tono di sfida.
Fred rise: «Va bene, hai vinto!». Poi le si avvicinò.
Questa volta non ci furono momenti di indecisione o di imbarazzo: Fred si fiondò sulle labbra di Caty e lei assaporò ogni istante di quel bacio. Lui le accarezzò il viso e lei gli prese i capelli dietro la testa, con forza e dolcezza. Le loro lingue si rincorsero e con dolcezza lui si staccò da lei per guardarla negli occhi e dirle qualcosa. Fu interrotto poco prima di aprire bocca dalla professoressa McGranitt che era entrata correndo nel dormitorio, con la vestaglia da notte. 
«Weasley, sei qui. Chiama i tuoi fratelli e venite subito con me» disse la professoressa senza perdere troppo tempo.
Fred era stato richiamato alla realtà ed eseguì l'ordine senza pensarci troppo. Caty era rimasta immobile ma quando si accorse dell'ombra di terrore negli occhi della McGranitt scese dal tavolo e le chiese cosa fosse successo.
«Il signor Weasley è in grave pericolo» disse.
I ragazzi scomparvero dalla Sala, seguendo la McGranitt. 
Caty rimase davanti al camino, sperando che tutto andasse bene.

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Capitolo 9
*** San Mungo ***


Quando Caty arrivò nel suo dormitorio, tutte dormivano, anche Angelina.
Avrebbe voluto svegliarla e raccontarle tutto ma decise di lasciar riposare la ragazza, decidendo di rivelarle tutto il mattino seguente.
Ovviamente il sonno non fu clemente con lei, che non riuscì a chiudere occhio. Le emozioni erano troppe e si erano presentate alla ragazza tutte troppo velocemente. In meno di cinque minuti aveva baciato Fred, e non desiderava altro da mesi ormai. Ma non riusciva a smettere di pensare al signor Weasley. La professoressa non aveva aggiunto altro e Caty sperò solo che fosse stato un incidente, che non fosse nulla di premeditato.
Aveva sempre avuto un sesto senso, Caty. Sapeva che stava accadendo qualcosa di oscuro e sapeva che non poteva fare altro che aspettare. Odiava l’attesa e, quando finalmente il nero della notte si schiarì, decise di alzarsi, vestirsi e andare nell’ufficio della McGranitt.
 
*
 
Al San Mungo c’erano maghi che si lamentavano ad ogni ora del giorno e della notte. Solo all’alba fu permesso ai ragazzi dai capelli rossi di vedere il loro padre.
«Oh ragazzi, sto bene. State tranquilli» disse Arthur, faticosamente.
I figli presero posto, ognuno in un angolo del letto, cercando di non toccare il padre che era stato attaccato.
«Ti sembra il caso? Farci venire qua nel bel mezzo della notte?» disse George.
«Io stavo… Ero molto impegnato a dormire, sai?» continuò Fred.
Il ragazzo non avrebbe mai e poi mai ammesso cosa stava facendo. Per quanto volesse rompere il ghiaccio e portare un po’ d’allegria, non avrebbe detto nulla.
Fred era molto riservato, soprattutto se paragonato a George. Nessuno dei suoi fratelli, fatta esclusione per il suo gemello, conosceva molto della sua vita privata. Semplicemente perché era Fred a volerlo.
«Meno male che ci siete voi ragazzi!» disse Molly. Era davvero un sollievo che fossero lì e che tutti stessero bene.
«Almeno abbiamo finito la scuola in anticipo» rise ancora George, ancora per sdrammatizzare.
Solo allora Fred capì. Non avrebbe rivisto Caty. Non sapeva neppure dove abitasse la ragazza per scriverle o andarla a trovare.
«Grazie pà! Ogni tanto sei utile anche a noi» disse Fred, allontanando quei pensieri, deciso di trovare una soluzione.
*
«Posso?»
«Avanti. Oh signorina Roxel, prego si sieda»
Si era fatta coraggio ed era andata nell’ufficio della McGranitt. Era molto presto, ma sapeva che neanche la professoressa avrebbe chiuso occhio.
«Professoressa, non vorrei disturbarla» diceva mentre prendeva posto. «Ma vorrei sapere se ha notizie del signor Weasley»
«Oh certo, l’avrei mandata a chiamare. Ora sta bene, è al San Mungo, l’ospedale per Maghi. Voleva essere ricoverato in un ospedale Babbano. E’ sempre così testardo. E’ fuori pericolo ora ma ha rischiato parecchio»
«Oh bene!». Caty fu sinceramente sollevata.
Ma poiché la professoressa McGranitt conosceva i ragazzi, aveva intuito la situazione e (che ci crediate o no), conosceva anche l’amore, aggiunse : «I figli di Arthur non verranno oggi, i loro bagagli sono già stati inviati al San Mungo. Ma non saranno lì per molto e non saranno nemmeno alla Tana. Mi dispiace Caty ma non posso dirle altro»
Caty rimase sorpresa da quello che le aveva detto la professoressa. Intanto perché non si aspettava che la McGranitt avesse capito che avrebbe voluto altre informazioni su Fred, e soprattutto perché non avrebbe nemmeno potuto scrivergli. Non sapeva dove cercarlo e se non fosse stata in compagnia di una docente, si sarebbe lasciata andare in un pianto di sconforto, dovuto alla prospettiva di un Natale in completa solitudine e alla consapevolezza che avrebbe rivisto Fred solo il mese successivo.
«Capisco, professoressa. La ringrazio, mi ha già detto troppo» mentre si alzava la professoressa la guardava dispiaciuta, avrebbe davvero fatto altro ma non poteva.
«Caty» disse. La ragazza si voltò, una volta vicino la porta. «Le auguro buone vacanze»
Lei le sorrise, ricambiando e tornando al dormitorio.
Incontrò Angelina in Sala Comune e le raccontò tutto. Rimase lì impalata, anche lei preoccupata per il signor Weasley. Dopo qualche minuto di silenzio, in cui parve metabolizzare tutto, Angelina disse a Caty, con occhi sgranati: «QUINDI VI SIETE BACIATI?!»
«Non c’è bisogno di urlare Angy. Sì comunque. Ma non conta, visto che ci rivedremo tra un mese e lui se ne sarà completamente dimenticato»
Non lo pensava davvero, ma la nottata e il nervosismo si fecero sentire. Decise di andare a preparare il baule ed Angy le diede una mano, come sempre, a metterlo in ordine.
 
 
«Ti chiamo tutti i giorni» disse Angelica una volta a Londra.
«Stai tranquilla, non sentirti obbligata»
«Non lo sono mai stata, lo sai»
E si salutarono.
Nella strada per il ritorno a casa, Caty capì davvero che era sola.
Il suo appartamento si trovava distante dal centro, in una via periferica.
Da piccola, con la sua famiglia, abitava in una villetta a cinque minuti dal centro e adorava quella casa. Ricordava quella casa enorme. Il padre da solo non riusciva più a mantenersi quel lusso, così comprò il piccolo monolocale dove ora si stava recando la ragazza.
Caty mon amava smaterializzarsi, non amava utilizzare la bacchetta a casa sua. Era fiera delle origini Babbane che la contraddistinguevano. Arrivò a casa e, una volta aperte tende e finestre, capì che sarebbe stato un bene per la sua mente, riordinare tutto: avrebbe avuto poco tempo per pensare. Decise che avrebbe fatto così per tutta quella settimana in attesa del 25 Dicembre, si sarebbe tenuta occupata cercando di non pensare a nulla.
Il monolocale era molto piccolo: una volta dentro, a destra c’era il divano letto dove dormiva Caty di fronte al quale era posizionata una piccola televisione e un lettore dvd che Caty utilizzava parecchio. A sinistra del divano, un piano cottura molto ridotto di fronte al quale un tavolo con due sedie riempiva quella parte della casa.
A sinistra dell’entrata, invece una scrivania e dei quadri attaccati alle pareti, con una libreria e una porta per il bagno. Tutto qui.
Non dobbiamo stupirci, quindi, se Caty impiegò solo un’oretta per riordinare tutto.
Decise di andare a fare compere nel supermercato di fronte, così da rimanere rifornita fino al giorno di Natale.

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Capitolo 10
*** Girasole ***


Erano trascorsi due giorni, cinque giorni dopo sarebbe stato il 25 Dicembre. Nonostante il mese che tutti convenzionalmente  chiamavano “invernale”, il sole, alle 15 di quel pomeriggio, era alto e caldo.
Caty era seduta con le gambe incrociate sul divano. I capelli erano raccolti in un disordinatissimo chignon con qualche ciuffo castano che le incorniciava il bellissimo viso. Una vecchia felpa rossa del padre che le arrivava alle ginocchia, era tutto quello che la vestiva in quel momento. Adorava stare comoda in casa sua.
Stava leggendo un libro con la televisione accesa quando la porta suonò.
Caty fu colta di sorpresa ed ebbe un sussulto, guardò l’orologio sul suo polso e si chiese chi poteva essere a quell’ora.
«Chi è?» urlò dal divano. Ma non ebbe risposta.
Prese la bacchetta dal cassetto in cui l’aveva riposta al suo arrivo, accanto alla porta d’ingresso, mantenendola con la mano destra (ben attenta a non mostrarla al Babbano di turno ma pronta ad attaccare o difendersi se fosse servito).
«Chi è?» disse ancora, questa volta con la mano poggiata sulla maniglia.
Decise di aprire.
Fred era davanti a lei con un sorriso ed un girasole tra le mani. Indossava un maglione fatto a mano con una “F” cucita sopra e non riusciva a dire una parola.
Forse non ci fu bisogno di dire nulla perché non appena Caty lo vide, buttò la bacchetta sul pavimento e si fiondò tra le sue bracci.
«Stai bene!» fu tutto quello che riuscì a dire la ragazza.
Il cuore le pulsava forte, e il suo battito si confondeva con quello ancora più veloce di lui, che riusciva solo a stringerla forte e annusare il suo profumo.
Quando l’abbraccio si sciolse, fu Caty a parlare.
«Io volevo scriverti, volevo venire da te. Ma non sapevo come fare, ho chiesto anche alla professoressa McGranitt ma non…»
«Hey» la interruppe. «La smetti di parlare?».
Risero come due bambini. Lì, imbambolati l’uno davanti all’altra, in un pomeriggio che sembrava primaverile.
«Posso entrare o vuoi rimanere qui tutta la giornata?» chiese Fred.
Caty si scusò per non averci pensato subito. Si scusò anche per il disordine e per l’ambiente fin troppo piccolo.
Fred si guardò intorno, con il suo sorriso ancora sulle labbra. Quasi se ne fosse dimenticato, diede il fiore alla ragazza.
«Non so se ti piaccia, esattamente. Ma ho pensato che tu sia più tipo da questo che da rose.»
Come aveva fatto- pensò Caty- ad intuire una cosa del genere?
Prese subito un piccolo vaso, lo riempì con dell’acqua e vi pose il fiore all’interno.
Spense la televisione e presero entrambi posto sul divano.
«La professoressa McGranitt mi ha mandato una lettera con il tuo indirizzo, così ne ho approfittato.»
«Non posso crederci! Quella donna è incredibile!»
«Non potevo scriverti perché non ho il permesso di rivelare a nessuno dove sono adesso. Ma non riesco ad avere segreti con te. Quindi tutto quello che ti racconterò da ora in poi deve rimanere tra noi. Me lo prometti, Roxel?»
«So mantenere un segreto, Weasley!»
E così Fred le raccontò dell’Ordine della Fenice, di Grimmauld Place numero 12, del sogno di Harry e di come fosse riuscito a salvare giusto in tempo Arthur.
«Wow. Un’organizzazione segreta! Perché ti vietano di prenderne parte?» chiese Caty curiosa.
«Mamma vuole che finiamo la scuola. E’ imbarazzante da dire ma è così e finché siamo con lei, io e George non abbiamo alternative.»
Caty valutò la situazione e le sembrò una scelta più che misurata.
«E così ci sono parecchie persone a Grimm..» continuò Caty.
«Grimmauld Place, sì! Pensa che a Natale ci raggiungeranno anche Harry, Hermione e tante altre simpaticissime persone. Tu che cosa farai durante le feste?» chiese Fred.
Caty allargò le braccia e disse «Tadaaan! Sto qui, no?»
Fred avrebbe voluto che Caty fosse impegnata, che avesse di meglio da fare. Non perché non avrebbe voluto passare del tempo con lei, non aspettava altro. Ma invitarla da loro, avrebbe significato dire a tutti che tra loro c’era qualcosa e, se pur questo fosse vero, la cosa lo imbarazzava non poco.
«Verrò tutte le volte che posso, te lo prometto. Impiego un minuto a Smaterializzarmi.»
Caty gli sorrise, e lo abbracciò ancora una volta.
Rimasero in silenzio per un po’, poi Fred azzardò: «Mi dispiace per quella sera, per come sono dovuto andare via e per non averti più potuta scrivere o parlare.»
«Non dipende da te, Fred. Non essere sciocco.»
«Tu mi piaci, Caty. E anche tanto. Non sarei scappato in quel modo se non ci fosse stata quell’emergenza ma, devo essere sincero, forse è stato un bene. Non sono mai stato sicuro di quello tu potessi provare per me.»
Caty quelle parole non se le aspettava proprio. Era così strano ascoltare il ragazzo più “popolare” della scuola, rivolgersi così titubante a lei. Senza maschere e in tutta sincerità.
La ragazza avrebbe voluto dire tante cose. Gli avrebbe voluto dire di quanto aspettava un bacio da lui dalla prima sera in Sala Comune, di quanto amava passeggiare, ridere, parlare con lui. Di quanto bene gli facesse la sua presenza e di quanto si stava innamorando di lui.
Quando Fred la guardò in attesa di risposta, lei capì che tutti quei pensieri non sarebbe riusciti ad articolarli ordinatamente. Così gli si avvicino, gli accarezzò i capelli e lo baciò.
Ancora una volta, quel bacio fu dolce e desiderato. Poi diventò più passionale e i due allontanarono le loro labbra, Caty sussurrò: «Credi che possa bastare come risposta?»
«Non avrei mai immaginato di lasciare te senza parole!» rise Fred.
Trascorsero tutto il pomeriggio così, tra baci, carezze e televisione. Fino a quando Fred le disse che per cena sarebbe dovuto tornare.
La salutò con un bacio, ancora più coinvolgente degli altri, promettendole che il giorno dopo sarebbe tornato da lei.
 
E così fu.
Caty quella mattina si svegliò, e Fred era intento a cucinarle la colazione.
«Mi farai prendere un infarto!» urlò la ragazza ancora nel letto.
«Anche tu, se non ti vesti.»
Caty aveva una camicia da notte molto corta che dava poco spazio all’immaginazione. Si infilò subito la felpa del padre e propose al ragazzo di andare a fare un giro per Londra.
Dopo la colazione, Caty legò i capelli in due lunghe trecce e, in jeans e felpa (questa volta di sua proprietà), costrinse Fred a uscire di casa.
Fino al 24 Dicembre trascorsero quei momenti che avevano a disposizione così: passeggiando per le vie di Londra e preparando pranzetti e colazioni, rendendosi conto, sempre di più, di quanto i due non potessero fare a meno l’uno dell’altra.
 

Fred aveva detto a Caty che il 24 sarebbe stato costretto a stare a casa a cena ma le promise che sarebbe andato da lei subito dopo la cena.
Era ormai mezzanotte passata e Caty pensò che Fred non sarebbe arrivato.
Avevano decorato la casa insieme, fatto un albero e messo a terra dei doni.
Caty aveva regalato a Fred un album di foto. Foto che li ritraevano insieme e con gli altri, insieme a un filtro d’amore finto, creato da lei per prenderlo in giro.
«Scusa il ritardo, Roxel! Buon Natale!» disse una voce dietro di lei, che scoppiava di felicità.
Fred era bellissimo in quel momento: aveva dei pantaloni neri, con una giacca grigia e una cravatta nera. I capelli erano ordinati, più del solito, e il suo sorriso era la ciliegina sulla torta.
Caty non era da meno: lo aveva aspettato con un delizioso vestitino nero, elegante per il pizzo che aderiva per ferramente al suo corpo, esaltando le sue forme.
Fred aveva un pacco in mano, e Caty prese il suo.
Si sedettero per terra, accanto all’albero. Caty aspettò che il ragazzo aprisse il suo e, dopo la risata dovuta alla visione del filtro, un sorriso commosso gli comparve sul viso, alla vista dell’album.
«Tu sai come sorprendermi, piccola! Grazie!»
«Sì, ma non chiamarmi più piccola!»
Tra le risate, Caty scartò il suo regalo.
Era una penna, una penna di quelle che lei desiderava ogni volta che passava davanti alla vetrina di Scrivenshaft, a Diagon Alley.
«Oh tu sei pazzo, Weasley! Grazie! È il Natale più bello del mondo!» disse urlando dalla gioia. Gli si fiondò addosso, talmente velocemente che il ragazzo perse l’equilibrio. Si ritrovarono distesi sul pavimento a ridere. A ridere della vita.
Ancora distesi, fissando il soffitto, Fred disse: «Lo so che non è da me. Ma ne ho parlato con George. In realtà ne ho parlato con tutti. Perché non vieni a stare da noi?»
Caty interruppe la sua risata, si mise seduta per guardare Fred.
«Hai bevuto stasera, Weasley?»
«Ti ricordo che quella che beve sei tu. E comunque, sono serio. Qui sei sola. Anche Harry non ha nessuno con cui condividere le feste e sta con noi. I miei sono d’accordo.»
«WEASLEY! TU HAI PARLATO DI ME AI TUOI, SENZA DIRMI NULLA?» urlò Caty. Provò ad arrabbiarsi, ma non ci riuscì, nemmeno per un minuto.
Fred lo aveva capito che non desiderava altro che dirgli di sì. Alzò la schiena, si poggiò sui gomiti e le disse : «Hai tempo fino a domattina per decidere. Buona notte e ancora buon Natale, PICCOLA.»
E, ridendo, si smaterializzò.

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Capitolo 11
*** Grimmauld Place, numero 12 ***


Caty dormì poco quella sera.
Era ovvio che non riuscisse a smettere di pensare alla proposta di Fred. Si rese conto che non desiderava altro, eppure non aveva idea di cosa fare: andare lì significava qualcosa di importante.
Sicuramente per Fred era così, lei se ne accorse da come, poche ore prima, glielo aveva proposto.
Caty avrebbe detto di sì, senza esitare. Eppure pensò per un momento di declinare l’invito.
L’insicurezza si stava di nuovo impossessando di lei e il pensiero di non piacere a nessuno in quella dimora di amici e combattenti, la bloccò. Come la bloccò anche il pensiero di incontrare persone mai viste, piene di coraggio. Coraggio che lei non era sicura di avere, nonostante avesse per prima incitato Harry Potter a proseguire con il progetto dell’Esercito di Silente.
Poi si addormentò e, in fede al detto Babbano  “la notte porta consiglio”, sognò Fred.
Nel sogno erano ad Hogwarts, soli. Non vi abitava nessuno, né studenti né insegnanti, e loro erano gli unici ad avere a disposizione tutto il castello.
Fred le mostrava tutti i passaggi segreti e le proponeva, d’improvviso, di andare a vivere da lui, con la sua famiglia. Poi scomparve e non tornò più.
Nel sogno, Caty non aveva avuto il tempo di rispondere al ragazzo.
Quando si svegliò, capì cosa doveva fare.
 
 
«Allora, cosa hai deciso?»
«FRED WEASLEY! SE COMPARIRAI ANCORA UNA VOLTA IN CASA MIA COSI’, GIURO CHE TI UCCIDO!»
Era seduta sul suo baule ed era bellissima.
I capelli, raccolti in una mezza coda, le cadevano leggermente ondulati sul seno. Un maglioncino grigio e una camicia bianca, le davano un’aria da “brava ragazza” e il jeans le fasciava perfettamente le gambe. Con il giubbotto tra le mani disse : «Che c’è? Hai cambiato idea?» notando la titubanza del ragazzo.
«Sei.. Sei bellissima!» le disse Fred avvicinandosi per accarezzarle i capelli e baciarla.
«C’è qualcosa che devo sapere prima di combinare pasticci?» chiese la ragazza, ovviamente in ansia.
«Non sanno e non devono sapere nulla dell’Esercito di Silente. Per il resto, sii te stessa, ti adoreranno!»
Caty prese un pacco che era sul tavolino nella cucina ed esclamò: «Se porto questa, forse mi adoreranno un po’ di più!»
Caty chiuse la sua casa dall’interno, consapevole che si sarebbero smaterializzati. Sperò almeno che non si sarebbero fatti trovare improvvisamente nel salotto della casa.
 
 
Fred sapeva che Caty non avrebbe digerito una Smaterializzazione in casa, così si trovarono fuori la porta, dove Caty attese, impressionata, che i palazzi Babbani si aprissero per dare posto al numero 12 di Grimmauld Place.
Suonarono e fu una signora panciuta, con un grembiule giallo consumato dal tempo, ad aprire. I capelli rossi e il sorriso di lei, lasciavano poco spazio ai pensieri su chi lei potesse essere.
«Ohhh cari! Prego, entrate! Tu devi essere Caty, che piacere conoscerti! Io sono Molly, la madre di Fred.. e George e… oh, insomma, tutti gli altri!»
Caty rise, un po’ per sfogare la sua tensione, un po’ perché già adorava quella donna.
«Signora Weasley, le ho portato una crostata. L’ho fatta stamattina, spero le piaccia.»
«Cara, chiamami Molly, ti prego. Sei stata gentilissima, non dovevi scomodarti. Freddy, ma dove hai trovato questo angelo?» chiese la premurosa madre, mentre faceva sistemare i ragazzi nel salone.
Caty sobbalzò, quando sentì delle voci provenire da un quadro, alla sua destra.
«Ancora Babbani in casa mia… Traditori del sangue magico…..»
Caty era visibilmente in imbarazzo, così Molly si affrettò a spiegarle: «Vedi, cara.. Questa casa apparteneva ai genitori di Sirius Black, da sempre purosangue. I purosangue odiano i Babbani e in questa casa tu non sei l’unica. Purtroppo non riusciamo a tenerla sempre zitta e così..»
«Mi scuso a nome di quella vecchia. Sono mortificato.»
Fu un la voce di un uomo ad interrompere Molly, un uomo che Caty aveva visto solo sui giornali.
Il famoso Sirius Black, si stagliava davanti a lei, vestito completamente di nero, con i capelli ribelli e un bicchiere in mano.
«Tu sei Caty, Fred mi ha parlato molto di te. Piacere, io sono Sirius Black e, posso giurartelo, non ti farò del male.» concluse, ridendo, dopo averle stretto la mano.
«Anche Fred mi ha molto parlato di lei, signor Black e mi creda, non mi aspetto che lei mi faccia del male!»
Il salone aveva più o meno la stessa fantasia dell’ingresso: tutto era molto cupo, i colori prevalenti erano il nero, il grigio e un viola molto scuro. Solo qualche decorazione natalizia rendeva l’ambiente più luminoso.
Dopo qualche minuto arrivarono nel salone tutti, o quasi, gli abitanti dell’appartamento: George corse ad abbracciare la ragazza, così pure Ron, Hermione ed Harry. Ginny la salutò affettuosamente, poiché avevano avuto meno modo di conoscersi. Arrivò anche quello che Caty riconobbe come il padre di Fred, accompagnato su di una sedia a rotelle, da un uomo che Caty conosceva bene.
«Professor Lupin! Che piacere rivederla!»
«Ciao Caty, sono felice di vederti qui tra noi. Chi l’avrebbe mai detto!»
Dopo aver abbracciato il professore, Caty si rivolse al padre di Fred: «Mi permetta di presentarmi, sono Caty Roxel. Mi dispiace tanto per quello che le è successo, si sente bene ora?»
Il signor Weasley non rimaneva mai senza parole, e questo lo sapevano tutti. Eppure, per un momento, parve come incantato dall’educazione e dalla bellezza di Caty.
«Sto benissimo Caty, ti ringrazio. Sei molto gentile a chiedermelo. Spero tu possa trovarti bene qui, sappiamo che avresti passato le feste di Natale da sola.»
«Ohh cara, era fuori discussione!» continuò Molly. «Abbiamo tutti insistito affinché tu venissi qui. Tutti avevano solo cose carine da dire sul tuo conto!»
«Sento puzza di bruciato o sbaglio?»
Fu Ron ad interrompere quel momento “lirico”. La signora Weasley stava dimenticando sul fuoco il tacchino per la sera e si precipitò a limitare i danni.
Fred si aspettava quell’accoglienza ma si rilassò ancora di più quando vide che Caty, anch’ella più distesa da quando erano arrivati, parlava con tutti e con tutti era felice.
Hermione e Ginny guidarono Caty verso la loro stanza che, da quella notte, avrebbe accolto una persona in più.
«Come sono andate le feste fin’ora?» domandò Hermione una volta all’interno della stanza.
Caty si guardò intorno: i tre letti erano posti ognuno su di una parete diversa, in modo da lasciare libero lo spazio al centro della stanza. Poster di squadre di Quidditch e sciarpe consumate, erano affisse sulla parete alla sua destra e capì che quel letto doveva appartenere a Ginny. Il letto alla sua sinistra era stato abbandonato da poco, così andò spedita verso quello di fronte a lei.
«Fred è venuto a trovarmi spesso, ieri ci siamo anche scambiati i regali!»
Nessuna di quelle tre ragazze era una sentimentale o una pettegola. Eppure rimasero così tanto tempo sul letto di Caty a parlare del più e del meno, che furono Harry e Ron a bussare alla loro porta per portarle alla realtà.
«C’è bel tempo questo pomeriggio, chi vuole giocare a Quidditch?» propose Ron.
Ginny scattò subito in piedi. Hermion e Caty si guardarono, sapendo che non erano per niente portate e dissero ai ragazzi che li avrebbero raggiunti poco dopo.
Hermione doveva scrivere una lettera ai genitori, così Caty ne approfittò per scrivere ad Angelina, che in quei giorni l’aveva chiamata spesso.
Non erano ancora riuscite a sentirsi prima di quel momento, così decise di aggiornarla sulla notizia del “trasferimento momentaneo” a casa Weasley.
Una volta terminate le rispettive lettere, le ragazze raggiunsero gli altri in giardino, che era nascosto ai Babbani grazie ad un incantesimo ideato da Sirius.
George, Fred, Harry, Ginny, Ron e Sirius stavano giocando, mentre Lupin era intento a guardarli su di un’altalena, dove invitò Hermione e Caty.
«Quest’anno avete i G.U.F.O e i M.A.G.O, signorine?» chiese l’ex professore.
Annuirono entrambe.
«Cosa vuoi fare, una volta conclusa la scuola, Caty?» le domandò  Hermione.
«Oh, mi piacerebbe insegnare ad Hogwarts in futuro. Ma chi può dirlo..»
«Che nobile idea» intervenne Remus.
Dopo poco una voce urlante richiamò la loro attenzione: «PREPARATEVI, TRA CINQUE MINUTI A TAVOLA!»

 

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Capitolo 12
*** Cappuccino ***


La cena prevedeva tacchino,  contorni di tutti i tipi, leccornie dolci e tanta Burrobirra.
Caty era seduta accanto a Fred e Ginny e di fronte aveva Sirius ,Hermione ed Harry.
 Si unirono alla cena anche Ninfadora Tonks, che fu felice di fare la conoscenza di Caty, e Malocchio Moody.
Caty ricordò che era stato suo insegnante, ma ricordò anche dello scandalo che si venne a creare l’anno prima, così si presentò come se nulla fosse successo.
La tavola era decorata da fantasie rosse e bianche, in perfetto stile natalizio. Intorno al tavolo volavano renne che trainavano Babbo Natale e la sua slitta ed elfi che incartavano regali.
 All’angolo della cucina c’era un albero, sul quale cadeva neve profumata di mirtillo. Per Caty quella era una novità , quando se ne accorse, rimase a fissare l’albero, con il tacchino nel piatto.
«Che stai facendo?» le chiese Fred, mentre tutti stavano per prendere il bicchiere per fare il brindisi di inizio serata.
«Ma quella è neve..profumata!»
«Oh si, cara! Che te ne pare?» chiese Molly.
Il sorriso e lo stupore di Caty bastarono a far diventare mamma Weasley fiera d’orgoglio.
«Vorrei fare un brindisi.» cominciò Arthur. «A tutti noi. A Sirius, che ci ha concesso questa dimora, che ormai è casa nostra. A Remus, Tonks e Malocchio, che ormai sono la nostra famiglia. Alla nostra nuova arrivata Caty, affinché possa passare con noi le feste più belle di sempre. E ad Harry, senza il quale io, oggi, non sarei qui!»
I bicchieri che si incontravano, l’aria natalizia, una famiglia riunita, fecero commuovere Caty.
La serata trascorse piacevole, tra complimenti per la cena (tra cui anche quelli per la crostata fatta da Caty) e battute dei gemelli. Si fece ora di mettere in ordine, cosa a cui pensarono le bacchette di tutti i maggiorenni.
I ragazzi si spostarono in un salone, arredato con antichi mobili e pareti scure. Il camino scoppiettava e proprio sul divano di fronte ad esso, presero posto Fred, Caty, George e Ginny.
«Mamma si è superata» affermò George!
«Georgie! Hai scritto ad Angy?!» disse Ginny con uno scatto, come se si fosse ricordata qualcosa improvvisamente.
Caty guardò il ragazzo, notando che il suo sguardo che non incrociava quello dei presenti e alzò gli occhi al cielo, rassegnata : «George ma cosa aspetti? Vi piacete, oserei dire che vi amate. Sono anni che Angy aspetta un tuo passo avanti.»
Cominciò una discussione sulla timidezza di George, su un possibile invito a cena fino a che George non decise di salire in camera, stufo di tutto quel borbottare. Anche Ginny lo seguì, lasciando i “piccioncini” da soli.
«Finalmente un po’ di tempo per stare insieme!» disse Fred, mettendo un braccio intorno al collo di Caty, che si accoccolò accanto al ragazzo.
«Siete magnifici, hai una famiglia splendida.. E non so come ringraziarti!»
Fred la guardò negli occhi, le accarezzò i capelli e rimasero lì per un po’ prima di andare a dormire.
 
 
Trascorsero tre giorni.
Caty ormai si era ambientata benissimo. Aveva avuto modo di conoscere Sirius e Remus in particolar modo. Molly ed Arthur la adoravano e i ragazzi erano ogni giorno più contenti di avere un nuovo membro della famiglia.
Fu proprio quel pomeriggio che Harry propose ai ragazzi di andare a fare uno spuntino in qualche pub Babbano. Mentre stavano per uscire Sirius li vide: «Da quando non sono incluso in queste uscite tra giovani?» disse con un ghigno sulla faccia.
«Da quando sei vecchio, Black!» rispose Hermione.
Tutti risero, di cuore. Sirius scosse la testa e tornò in cucina.
Il pub era poco lontano la casa.
Era moderno, con tavolini circolari e poltrone della stessa forma, gialle sgargianti.
Una volta seduti, una cameriera chiese ai ragazzi cosa desiderassero.
Hermione e Caty volevano un Cappuccino e, notando gli sguardi titubanti degli amici, proposero di prenderli per tutti.
«Non dirmi che siamo qui solo per un cappuccino, Harry.» disse Caty, rompendo il silenzio.
«No, in effetti no.» cominciò Harry. «Dobbiamo parlare dell’Esercito di Silente.»
L’atmosfera si fece pesante, il silenzio e il volto preoccupato di Harry, costrinsero tutti a stringersi più vicini.
«Ho saputo da una lettera di Dean, che la Umbridge sta interrogando tutti gli studenti perché prima delle feste ha notato movimenti sospetti. Così ora, inizia ad interrogare chi è nel castello, in seguito toccherà anche a noi. Dean ha già raccomandato a tutti di far finta di nulla e negare.»
«Questo era ovvio, no?» disse Ron.
«Non può certo torturare tutti per avere informazioni, quindi non saprà nulla.» aggiunse Ginny.
In quel momento arrivarono le tazze fumanti per i ragazzi.
Bevvero in silenzio. Qualcuno, poi, ebbe da ridire più sul gusto della bevanda che sulla notizia data da Harry.  «Non vi vedo preoccupati» affermò quest’ultimo.
«Perché dovremo? Tutti quelli nel gruppo hanno firmato, tutti conoscevano le regole fin dall’inizio. Certo, c’è qualcuno di più debole tra noi, ma questo non significa che confesserà!» concluse Hermione, dando voce ai pensieri di tutti.
Harry si tranquillizzò, notando che i suoi amici erano tutti così calmi.
Una  volta terminate le bevande, decisero di tornare a casa, quando Fred propose a Caty di andare a fare un giro per Londra.
I due si divisero dal gruppo, promettendo che avrebbero portato a cena qualche specialità Babbana consigliata da Caty.
Fred prese la mano della ragazza e passeggiarono per un po’, quando lui ruppe il silenzio: «Stavo pensando ad una cosa..».
Caty lo guardò preccupata.
«Niente di grave, tranquilla! Solo che da quando sei a casa, non abbiamo mai un po’ di privacy, qualche momento per noi..»
Era vero, anche Caty ci aveva pensato. Non ne aveva parlato con lui, perché in fin dei conti stavano tutti bene, lei era a suo agio e lui era con la sua famiglia.
«Sì, hai ragione!»
«Perciò magari potremo andare da qualche parte ogni tanto, per stare io e te, soli.» propose Fred.
Caty aveva già in mente qualcosa e, assicuratasi che non ci fosse nessuno nei paraggi, si smaterializzò con Fred.
Si trovarono  avvolti dall’oscurità. Erano in un luogo chiuso, Fred lo aveva intuito ma non riusciva proprio a immaginare dove si trovassero.
«Siamo a casa mia» sussurrò Caty, molto vicina al ragazzo.
Nel buoi della stanza, Fred le prese i fianchi e la avvicinò a lui. Con le sue labbra, sfiorò le sue guance fino ad arrivare alla bocca e lì si fermò, baciandola con passione.
Caty conosceva ogni angolo della sua casa e guidò Fred verso il divano, dove sarebbero stati quel pomeriggio, a fare l’amore per la prima volta.

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Capitolo 13
*** Fuga di massa da Azkaban ***


Il pomeriggio trascorse lento, come se il tempo si fosse fermato con un Aresto Momento.
«Vorrei dirti tante cose ma rischierei di essere banale, e sai che non sono bravo con le parole.» disse Fred, quando, ormai rivestiti e ordinati, decisero di tornare a casa.
Caty si limitò ad scompigliargli i capelli e stampargli un bacio sul viso.
Nemmeno lei aveva tante parole da spendere, e non perché ci fosse qualcosa che non andasse. Ma era la prima volta per lei, e anche per lui. E nessuno dei due sapeva quali fossero le giuste parole per etichettare quello che era successo poco prima.
Ma entrambi pensarono che tra loro le parole non servivano. I loro sguardi, le loro menti erano perfettamente in sintonia, perfettamente unite, come le loro mani in quel momento prima di smaterializzarsi.
Solo quando furono fuori Grimmauld Place, Caty ricordò che erano a mani vuote per la cena e corse al supermercato più vicino, poco prima che chiudesse.
Lì, con sua grande sorpresa, trovò Remus.
«Vi aspettano a casa.» le disse, sorridendo.
«Cosa ci fa qui?»
«Quante volte ti avrò detto che devi smetterla di darmi del “lei”?» ridacchiò lui, mentre prendeva carne rossa dal banco del reparto. «Provviste.. Il primo dell’anno c’è la luna piena.»
Non avevano mai parlato direttamente di quello che Remus era costretto ancora a patire, ma lui sapeva che lei, come tutti gli studenti di Hogwarts, era a conoscenza di tutto.
«Oh, non sarai con noi quindi?» disse Caty, sinceramente dispiaciuta.
Lo sguardo rassegnato e stanco di lui, fu la risposta.
Caty stimava molto il professor Lupin. Non sapeva con esattezza come e quando Remus aveva cominciato ad essere un lupo mannaro ma Fred le aveva raccontato quanto fosse pericoloso, soprattutto per chi gli fosse stato intorno. Eppure, nonostante tutto, lo sguardo di quell’uomo non avrebbe fatto mai paura a nessuno. Era questo quello che pensava lei.
Immersa nei suoi pensieri, prese della pasta, della pancetta e delle uova, promettendo a Remus la migliore “pasta alla carbonara del mondo”.
 
La cena fu squisita. Tutti si complimentarono con Caty e il suo rossore sulle guance rappresentò la miglior gratitudine.
D’un tratto, durante il dolce, il professor Piton arrivò in cucina.
«Oh Severus, caro. Unisciti a noi per il dolce.» esclamò mamma Weasley.
“Severus” e “caro” erano due parole che Caty non avrebbe mai e poi mai avvicinato. Molly era così gentile, che fece finta di non rendersi conto del silenzio che piombò nella stanza.
Piton si guardò intorno e notò Caty che, educatamente, lo salut: «Buona sera professore!»
«E’ una riunione di famiglia o una riunione speciale dell’Ordine?» chiese, serio e infastidito notando il numero di ospiti. Tutti fulminarono il nuovo arrivato: Fred, George e i ragazzi per come si era rivolto a Caty, Harry per il semplice fatto che lui fosse Piton e Molly perché non voleva che i ragazzi sapessero di una riunione speciale.
«Noi restiamo, comunque.» dissero in coro Fred e George.
«Non vorrete riaprire di nuovo la questione, ragazzi.» disse pacatamente Lupin. Solo quando lui ebbe pronunciato quelle parole, i ragazzi abbassarono la cresta e si fiondarono sul dolce.
Piton non prese posto, ma rimase in piedi, attendendo la fine della cena. I ragazzi, nel frattempo, cominciarono a fare supposizioni, che rimanevano chiuse nelle loro menti, prima di trovare sfogo una volta in camera di Ron.
 
***
 
Arrivò anche il giorno della partenza. Tutti furono accompagnati da Tonks e Remus (il che non fece altro che aumentare i sospetti dei ragazzi su quanto stesse accadendo intorno a loro).
Le giornate precedenti nella sede dell’Ordine trascorsero tranquille, interrotte solo dalla vivacità della notte di Capodanno che portò allegria in casa, grazie ad un vecchio mangiadischi che Caty aveva a casa e che, per l’occasione e grazie ad un po’ di magia, si trasformò in un ottimo “spargi musica” come si divertì a chiamarlo Arthur. La notte fu ricca di balli, Burobirra e risate. Caty insegnò a tutti qualche gioco con le carte e chi non ballava, si riposava giocando. Caty ballò con Fred, George e Sirius che colse l’occasione per ringraziarla della ventata di dolcezza e novità portate in quella vecchia casa. Caty, a sua volta, disse a Siuris cosa pensava di lui, quanto lo ammirasse e quanto fosse importante per tutti.
Solo quando arrivarono ad Hogwarts, dopo uno scombussolante viaggio nel Nottetempo, i ragazzi pensarono a quanto la realtà della scuola fosse ben diversa rispetto a quella a casa Black: la maggior parte di loro avrebbe dovuto gli esami e questo implicava studio, molto studio; in particolare, Harry era molto teso. Intanto era stato escluso dalla squadra di Quidditch (insieme ai gemelli), la Umbridge non avrebbe perso occasione per rompergli le scatole, doveva preparare le lezioni per l’ES e, anche se lo sapevano solo Ron ed Hermione, doveva andare di nascosto a prendere lezioni di Occlumanzia da Piton.
 
***
 
Dopo un mese, in quella che sembrava una normalissima mattinata di febbraio, Caty si recava a colazione con Angelina, quando notò l’espressione di Hermione con in mano “La Gazzetta del Profeta”.
I suoi amici erano tutti lì: c’era Fred con il suo gemello, il trio, Neville, Luna e gli altri dell’Ordine.
Hermione guardò tutti negli occhi prima di leggere :
«EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN. IL MINISTERO TEME CHE BLACK SIA IL “PUNTO DI RIFERIMENTO” PER GLI EX MANGIAMORTE. »
Nessuno ebbe il coraggio di dire nulla.
Solo Harry aprì bocca per dire : «Stasera, alle 22.»
 
Era a quell’ora che si videro, l’Esercito di Silente era tutto lì. Mancava solo Marietta, un’amica di Cho Chang.
Tutti discussero dell’articolo, che Hermione lesse velocemente a voce alta.
I ragazzi sapevano che non stava a loro organizzare piani, a quello ci avrebbe pensato l’Ordine della Fenice.
Fu George a dire: «Stiamo perdendo tempo. Cosa si fa oggi, Harry?»
Era questo che contraddistingueva l’Esercito di Silente: non avrebbero fatto ipotesi, disegnato piani o organizzato rivolte. Erano tutti molto giovani e inesperti per farlo e non toccava ancora a loro, questo lo sapevano. Sarebbe stato molto meglio prima imparare a combattere e poi a farlo davvero.
«Oggi proviamo l’Incanto Patronum. Non ho un Molliccio con cui esercitarci, ma voglio spiegarvi cos’è un Patronus.»
La spiegazione affascinò tutti: ogni ragazzo voleva scoprire che forma avesse il proprio protettore, anche se, Harry sottolineò, era difficile che ci riuscissero tutti subito.
Infatti, le bacchette che venivano alzate provocavano lievi bagliori, qualche animale cominciò a formarsi per poi svanire del tutto. Solo Hermione Granger riuscì a dare una forma più definita alla sua lontra saltellante che raggiunse un essere entrato nella Sala, di cui nessuno si era accorto.
«Harry Potte deve scappare, Harry Potter è stato scoperto.» urlò la voce di Dobby, cercando il suo padrone.
«Dobby, ma di che stai parlando?»
«Lei, lei lo ha scoperto.»
E dopo pochi secondi di silenzio, tutti si dispersero cominciando a correre verso l’uscita.
Solo il trio, i Weasley, Caty, Angelina, Luna e Neville rimasero insieme. Una volta che furono tutti fuori, videro un ragazzo biondo, che urlava a più non posso il nome dell’Inquisitore Supremo, entrare nella Stanza delle Necessità che, ormai, aveva assunto la forma di una prigione angusta.
Quando arrivò, il suo ghigno da rospo era più maligno che mai. 

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