Fuoco, Fiamme, Paradiso

di Rosalia100689
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Gravi condizioni ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2, parte 1 Lidia e Lucilla ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2, parte 2 La scelta di Lidia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3, parte 1 - Addio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3, parte 2 - Il contubernum ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 – parte 1 “Discorsi impegnati e visite misteriose” ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Gravi condizioni ***


Note. Dopo qualche anno di assenza, durante i quali mi sono solo dedicata a commentare fiction altrui, torno con una storia originale ambientata nell’Impero Romano… Spero apprezzerete questo primo capitolo, e vi fornisco qualche termine per comprenderlo meglio:
Ab Urbe condita = dalla fondazione di Roma
Londinium = Londra
Januarius = Gennaio
Lutetia Parisiorum = Parigi
Ave = Salve (formula di saluto quando ci si incontra o si inizia una lettera)
Ave atque vale = Ciao e stammi bene (formula di saluto quando ci si separa o si conclude una lettera)
Gallia = Francia
Minio = un tipo di rosso
Britannia = Inghilterra
Asse: il centesimo del sesterzio, diviso a sua volta in “quarto di asse e mezzo asse” (un sesterzio valeva circa 1300 Lire)
Vernacula = serva nata in casa del padrone
Numu = Dèi
Ancella = serva
Domus/domina = padrone/padrona
Lupa/ lupanare: prostituta/bordello
Legionario: militare che serviva nella legione (Legio in latino).

 
Capitolo 1 <> “Gravi condizioni”
 

Annus 828 Ab Urbe Condita (75 D.C.)
Londinium, januarius.

L’uomo venne svegliato da alcuni potenti colpi dati alla porta della sua stanza
:- Generale! Generale! Un dispaccio urgentissimo!!!-
Ottavio Sestio Lucullino sospirò, esasperato. Solo una persona insisteva nel chiamarlo “Generale” da due anni a quella parte, restia a qualsivoglia invito a smettere, dato che lui era un semplice legionario.
:- Gwendolyn!- disse infatti, aprendo la porta di scatto e tirando dentro la donna con un potente strattone- Che ci fai qui  a quest’ora del mattino? Non ti avevo chiesto di tenermi le lettere e consegnarmele fuori di qui? E poi, cosa sarà mai di tanto importante?- le chiese dunque, strappandole di mano il foglio, sigillato con ceralacca recante impresso lo stemma della sua famiglia, ossia un elefante (chiarissimo retaggio di un antenato presente a Zama), colto nell’atto in cui calpesta un giglio, ed iniziò a leggere con impazienza:


Marco Sestio Lucullino a Ottavio Sestio Lucullino.
Ave, Fratello.
Spero questa lettera ti trovi in salute. Noi stiamo tutti bene, tranne la tua diletta Lidia, la quale mostra chiari segni di versare in gravi condizioni.
Nell’attesa del tuo ritorno, ancora lontano, ti facciamo i migliori auguri di buona permanenza in Gallia, terra verso cui ti muoverai con la Legio III Gallica tra due settimane a partire da oggi.
Scrivici appena ti sarai sistemato nel nuovo accampamento di Lutetia Parisiorum.
Ave atque vale.
            Tuo,
Marco.”

 
Durante la lettura del dispaccio, Gwendolyn era rimasta rimasta rispettosamente in silenzio, ma con le orecchie ben tese ad ascoltare i risolini dei commilitoni del suo amico, appena fuori la porta rimasta socchiusa.
:- Sommettiamo due assi che non ci va neanche stavolta?- diceva uno
:- Già, quello la paga solo affinché gli porti delle lettere… Che spreco!- faceva eco un altro.
Ottavio, apparentemente indifferente a tutte le malelingue, era concentrato soltanto su quella frase, vergata col minio più costoso e sottolineata pesantemente dal fratello: Lidia in gravi condizioni.
Voleva poter significare solo una cosa, eppure gli sembrava strano che il suo amato fratello minore si premurasse di fargli sapere una notizia tanto brutta su di una ragazza così bella; confuso, ma ugualmente deciso a mantenere un certo contegno con la sua ospite, le sorrise e le fece cenno di sedersi sul suo letto.
Guardandola poi come se la vedesse per la prima volta, si sentì in dovere di darle qualche spiegazione
:- So che a volte leggi le lettere che mi spediscono dall’ Urbe e che io stesso ti regalo- e lì, un lieve rossore soffuse le guance della lupa- ma non voglio assolutamente fartene una colpa; anzi, se non ti dispiace, vorrei parlarti un po’ della mia famiglia!-
 
()()()
 
 
Durante la ronda notturna cui era destinato, in attesa della sospirata partenza verso Lutetia Parisionum, il giovane legionario ripensò alla lunga ronda mattutina avuta con la sua ormai amica e confidente britanna: le aveva narrato le gesta dei suoi antenati su tutti i campi di battaglia terrestri e marini, parlato dei suoi genitori, del fratello, della sorella e dei servi della sua domus, tra i quali la vernacula Lidia spiccava come una rosa delicata; era di due anni più piccola di lui e sin da bambini, i figli del padrone e quelli dei servi avevano avuto modo di legare come fratelli, eppure non appena Ottavio si era accorto di provare più che semplice amicizia verso quella giovane attualmente quasi ventenne, la lettera dalle legioni era puntualmente arrivata a scombinare i piani, con suo immenso disappunto.
Convinto a non dichiararsi finché non avesse potuto garantirle un futuro libero e sicuro, il ragazzo era partito salutando Lidia da amico, sperando ardentemente di non ritrovarla maritata, quando e se fosse tornato; in fondo, quattro anni alla loro età erano una vita, e lei era molto bella, ma nel corso dei due anni precedenti, i Numi avevano fatto un buon lavoro.
Suo fratello Marco, scrivendogli ogni mese, l’avrebbe di certo informato subitissimo di una tale notizia, però fino ad allora non era mai successo… Era altresì capitato di peggio, o stava per capitare (Ottavio era molto in forse su questo), perché Marco era stato chiaro: poteva succedere a breve e lui non sarebbe stato a casa per porvi rimedio; con Vespasiano al potere scherzare col fuoco era diventato molto meno pericoloso di un tempo, e sperò vivamente che suo fratello avesse solo avuto un grosso abbaglio, magari riferitogli da qualche ancella di ritorno dal mercato.
Un rumore improvviso, immediatamente seguito da un’altissima fiammata, a pochi metri dal punto in cui si trovava, nella parte est di quella città di Britannia ormai fortemente romanizzata da trent’anni che lui amava molto, riscosse Ottavio dai suoi pensieri; si affrettò così a tornare verso la torretta di guardia da cui era partito circa due ore prima e a dare l’allarme.
In poco tempo, otto legionari di stimata cittadinanza romana si precipitarono con secchi ricolmi d’acqua verso un lupanare incendiato, per tentare di salvare quante più vite umane possibili, tra cui quella di Gwendolyn, sempre che per lei non fosse già troppo tardi!   
 
Dedico questo capitolo, e tutti gli altri di questa storia, alla meravigliosa persona che amo. Ti amo, con tutto il mio cuore!!!!!^_^
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2, parte 1 Lidia e Lucilla ***


Note: Vorrei ringraziare la mia best Luce_Della_Sera per il commento al primo capitolo, e naturalmente tutti i lettori.
Vorrei fornirvi ancora qualche termine per comprendere meglio quanto vi apprestate a leggere:
Hispania = Spagna
Aureo = moneta del valore di 100 sesterzi (dove un sesterzio valeva 1300 Lire, circa 0.65 €)
Cubicolo = stanza da letto

I termini precedenti, se non specificati nelle note, li ritroverete nei capitoli già scritti.

 

 
Capitolo 2, parte 1 <> Lidia e Lucilla
Roma, februarius.

“Ottavio Sestio Lucullino a Marco Sestio Lucullino.
Ave, fratello.
La traversata del famigerato braccio di mare tra Britannia e Gallia è durato solo due giorni; sono in buona salute e in dolce compagnia.
Non farti strane idee: Gwendolyn è una lupa che ho salvato da un incendio a Londinium. L’ho comprata e l’ho portata con me in Gallia solo per darle modo di proseguire la sua vita da persona libera,quando riuscirò a trvovare del tempo da dedicarle.
Non dire a Lidia di questa novità transitoria, quando ti arriverà questo dispaccio non ricorderò più neanche il suo nome.
Ave atque vale, porgi i miei affettuosi a tutta la famiglia.
Tuo,
Ottavio”

 
Non appena ebbe finito di leggere, Lucilla Ginevra pensò a quel figlio lontano, nelle legioni del Nord; Lidia era il suo pensiero fisso. Lo era sempre stata, sin da quando bambini giocavano assieme nella grande domus dei Sestii, alle pendici del Monte Campidoglio.
Sebbene quella ragazza fosse solo una serva, aveva dimostrato in più occasioni di tenere molto sia ad Ottavio che a tutta la sua familia, in senso allargato e molto romano di servi e padroni conviventi in una stessa casa.
Qualora il ragazzo fosse tornato sano e salvo, ed avesse seriamente presentato il vivo desiderio di sposarla, sua madre avrebbe fatto di tutto affinché suo marito affrancasse Lidia: non voleva certo che i suoi eventuali nipoti nascessero schiavi…
Dei lievi colpi alla porta, riscossero la sensibile matrona dai suoi rosei pensieri
:- Entra pure, cara!- disse poi, rivolgendosi proprio a Lidia, che quel giorno apparve nella sua stanza accompagnata da sua madre e sua sorella, come ogni volta che dalle legioni arrivava una lettera: le tre serve addette alla cura della domina, pur senza poterle domandar nulla, si sentirono però lo stesso rispondere alle loro mute domande, pochi istanti dopo
:- Ottavio sta bene, grazie. Tra un anno, anche Marco dovrà partire e spero si trovi altrettanto bene, capitando in una terra già romanizzata da tempo; l’altro mio figlio, come vi è noto, si è ormai trasferito in Hispania con sua moglie anni fa, continuando la carriera militare, ed hanno già due bambini.-
Le tre donne si felicitarono con Lucilla, ma lei si guardò bene dal riferire anche la storia di Gwendolyn; sapeva di potersi fidare di suo figlio, l’avrebbe dimenticata in fretta dopo averle restituito la libertà, e magari anche donato qualche aureo e un nome da poter usare come garanzia per una nuova vita, lontana dal lupanare.
Una volta vestita e pettinata la domina, Amanda e Stazia, sorella e madre di Lidia, vennero congedate con rispetto, mentre la ragazza ricevette ordine di restare ancor qualche attimo.
:- Sì, domina?- chiese a quel punto, curiosa di quella richiesta insolita.
Incerta su come iniziare quel delicato discorso, la matrona fece accomodare l’ancella su uno sgabello presente nella stanza, poi finalmente parlò
:- Ecco, mi è giunta voce che tu…-
Capendo finalmente il motivo per cui Lucilla l’avesse fatta restare più a lungo, Lidia rispose con un grande sorriso di gioia
:- Le voci dicono il vero, domina. E’ successo la primavera scorsa, e da allora sono più serena ed in pace con me stessa; ma ti prego, non una parola con Ottavio: tornerà tra due anni, e non vorrei si facesse un’idea sbagliata della faccenda già ora…-
Avendo ricevuto subito le risposte che cercava, Lucilla la congedò dunque con un sorriso, ma non appena la seva si fu chiusa la porta alle spalle, l’avvolse un gran senso di freddo; suo figlio non ne avrebbe dovuto più saper nulla di quella faccenda. Per il bene di Lidia e dell’intera familia, avrebbe detto a Marco di non scrivere più nulla al fratello riguardo le gravi condizioni in cui la sua spasimante versava da tempo…
A detta della domina, poi, parlare di gravi condizioni era riduttivo: le condizioni della giovane, potevano dirsi addirittura disperate!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2, parte 2 La scelta di Lidia ***


Note: Ringrazio la carissima Luce_Della_Sera per la sua simpatica recensione, e con lei tutti gli utenti che hanno letto senza recensire.
Come al solito, vi fornisco alcuni nuovi termini allo scopo di comprendere meglio il seguente capitolo:
tablinium = sala da pranzo
gustatio = spuntino o antipasto, in genere consumati a mezzogiorno
Macellum = mercato
amasio = amante di sesso maschile
familia = tutti gli abitanti di una domus, cioè servi e padroni
Urbe = “la Città”, il modo in cui i suoi abitanti chiamavano Roma
Suburra = i quartieri poveri di Roma, il cui ingresso era situato dietro il muro di confine del Foro di Augusto
Ierusalem = Gerusalemme.

I termini latini precedenti, se non specificati nelle note attuali, li ritroverete nei capitoli già pubblicati.


Capitolo 2, parte 2 <> La scelta di Lidia

Non appena uscita dal cubicolo della domina Lucilla, Lidia stava recandosi di buon passo verso un altro cubicolo padronale, quando proprio da quella stanza vide uscire sua sorella; pur senza parlare, l’altra le fece cenno che fosse tutto a posto con la padroncina Sestilia, così la giovane stava dirigendosi verso il tablinum per aiutare a sistemare le varie tavole in vista della gustatio mattutina, quando venne intercettata da un allegro intendente
:- Ciao tesoro, dove te ne vai di bello? Alla…?-
:- Zitto Claudio, per favore!- lo interruppe a bassa voce lei, timorosa di farsi udire – No, se proprio vuoi saperlo vado ad aiutare le cuoche e poi al macellum; vuoi venire con me?-
Riflettendoci su per qualche secondo, l’altro accettò con entusiasmo infantile
:- Sì, va bene, dai… Così magari passo anche dal banco di Saverio: i suoi lupini lessi sono i migliori dell’Urbe!-
Pur senza dar troppo peso al rossore che aveva abbondantemente soffuso le guance di suo cugino, la giovane si sentì scioccamente felice per quella tenera simpatia di Claudio verso l’ambulante che con pazienza, e forse quanche carezza alla greca, gli aveva insegnato nel giro di un anno a leggere e scrivere, aiutandolo così a coronare il suo sogno: diventare il segretario più fidato del padrone, il Senatore Guido Sestio Lucullino, uomo di poche parole, eppure magnanimo e di comprovata onestà.
:- Va bene, allora preparati e indossa la tua tunica migliore; non vedo l’ora di conoscere il tuo amasio!- gli sussurrò in tutta risposta Lidia, correndo verso il tablinum prima che l’altro potesse solo accennare a replicare.
Poco dopo, i due poterono uscire dalla domus, e con loro c’erano anche i due fratelli minori di Ottavio: Marco di 18 anni e Sestilia di 15, entrambi diretti alle terme per prendere un bagno; Lidia, com’era usanza nell’Urbe, ci sarebbe andata di pomeriggio assieme a tutti gli altri servi.
:- Dimmi, Lidia: ti trovi bene nelle tue nuove mansioni?- Esordì Marco, poco dopo aver lasciato la grande casa paterna.
Sorridendogli, la giovane notò quanto fosse cresciuto nel giro di due anni; non fosse stato per il diverso colore degli occhi, l’avrebbe facilmente potuto confondere col fratello maggiore, tanto erano simili!
:- Sì, certo: pettinare la domina e la padroncina mi riesce bene, e dopo ho quasi tutta la giornata per me… Beh, tanto sai dove mi reco a colte la sera tardi, no?-
E di nuovo, la vernacula mostrò al patrizio quello sguardo di pura serenità già esibito poco prima al cospetto di sua madre.
Avvicinandosi preoccupata, Sestilia, che aveva ascoltato alcuni brandelli di conversazione, le si parò dinanzi col capo basso 
:- Forse, gli unici a non saperlo, sono proprio le persone che per te contano di più al mondo: i tuoi genitori, i tuoi fratelli ed Ottavio! Mio padre non so, ma si impiccia poco degli affari dei servi, lo sai: non ritieni sia ora di informare tutti? Se ti scoprissero…-
:- Basta così, sorellina!- La interruppe fermamente Marco, sentendo nominare suo fratello: sarebbe stato capace di tornare seduta stante dalla legione, foss’anche come disertore, pur di salvare la sua storica amica Lidia da un tale destino, se l’avesse apertamente saputo. Da parte sua, si era esposto già troppo, citandone le “gravi condizioni in cui versava”; per il bene dell’intera familia, era meglio sorvolare in fretta- Se Lidia è felice così, lasciala pure libera di frequentare quell’ebreo, figlio di carpentiere: magari in futuro avremo sedie e tavoli gratis, chissà! Ottavio se ne farà una ragione: dopotutto, al cuor non si comanda, giusto?-
Facendole l’occhiolino, per farle capire quanto tenesse a lei, il giovane si vide immediatamente abbracciare dalla serva, che però si ricompose quasi subito, e con voce rotta dall’emozione disse
:- Beh, forse sedie e tavoli gratis no, ma vedrete presto i frutti del suo lavoro e quelli di suo padre: vorrei tanto farveli conoscere, sapete? Forse il dominus non approverebbe…-
A quel punto, fu Claudio a dover intervenire
:- Dei patrizi, in una dimora così umida e fredda nella Suburra? Giammai!-disse infatti, fingendosi scandalizzato, facendo tornare il buon umore a tutti- Davvero, se volete venire non c’è problema; facciamo alle Idi del prossimo mese?-
Guardando con fare indeciso la sorella minore, a Marco occorsero alcuni minuti per decidere: se loro padre avesse saputo dove andavano, non avrebbe mostrato la stessa felicità dei figli nel conoscere un umile carpentiere giudeo, però non sarebbe arrivato a proibirgli di vederlo ogni tanto, o almeno così sperava… Nel frattempo, il quartetto era arrivato fuori l’ingresso delle terme; dovendo quindi affrettarsi ad entrare, il giovane parlò sbrigativamente
:- Alle Idi di Marzo, e spero di non morire come Cesare dentro quella casa! Valete.-
Ridendo di gusto alla battuta di Marco, i servi salutarono di rimando lui e Sestilia, e si diressero velocemente verso il Macellum Magnum, commentando divertiti l’entusiasmo con cui il padroncino aveva aveva accettato di far visita di far visita al loro amico carpentiere: due persone in più facevano sempre comodo alla loro causa, soprattutto se giovani e benestanti!
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Una volta arrivati al mercato, i due cugini iniziarono a guardarsi intorno, in cerca della miglior mercanzia al minor prezzo
:- Cos’ha detto che dobbiamo comprare?- chiese Claudio, riferendosi ad Anna, la capocuoca della domus, la sua amata madre cinquantenne, che l’aveva accolto come un figlio ventun anni prima: figlio esposto di un alto dignitario romano e di chissà quale donna, il neonato Claudio era stato appunto amorevolmente allevato da Anna (sorella di Stazia) e suo marito Archimede, un brav’uomo ellenico deceduto l’estate precedente.
:- Beh, non molto in realtà: dei datteri di Ierusalem e… dei lupini lessi, il resto c’è tutto! Ehi, ma dove corri?!? Lasciami, mi fai cadere!-
Sentendo le parole “lupini lessi”, Claudio aveva come perso la ragione, e con un grande sorriso stampato in faccia, stava trascinando di corsa la sua congiunta verso uno dei suoi banchi preferiti!
Arrivati nei pressi, il giovane finalmente fece riposare un pochino Lidia, ed intanto le spiegò la situazione, con il volto rosso come un peperone
:- Eccolo, lo vedi? Quello lì davanti è Saverio: mi piace così tanto!-
Sorridendogli e prendendolo per mano, Lidia si apprestò a fargli qualche domanda
:- Sì, in effetti è davvero bellissimo, con la pelle ambrata, i capelli neri e gli occhi azzurri! Dimmi, oltre a studiare insieme, avete mai…?-
:- No…- Rispose in tono sognante il giovane- non sai però quanto mi piacerebbe; dopo le lezioni, spesso mi sorride e mi tiene la mano, sai? In quei momenti, il tempo per me si ferma, però non riesco a capire se lui prova i miei stessi sentimenti… Guardalo, è così virile, e soprattutto libero, mentre io saprò anche leggere e scrivere, eppure sempre servo resto!-
Non sapendo cos’altro aggiungere alle parole di suo cugino, Lidia decise di avviarsi verso il banco, per ammirare meglio Saverio e la sua mercanzia; Claudio la seguiva a breve distanza, cercando di darsi un contegno, ma alla ragazza non sfuggì il lungo sguardo che il fruttivendolo stava in quel momento riservando al suo affezionato parente, certo di non esser notato da nessuno; la ragazza fu però più lesta ed alzò ed alzò apposta la testa, guardandolo negli occhi, per fargli capire che aveva visto tutto e che conosceva Claudio.
Mortificato per esser stato beccato, l’uomo fece cenno ad entrambi di avvicinarsi e, fingendo di mostrar loro la qualità dei suoi famosi lupini lessi, parlò velocemente a bassa voce
:- Tu devi essere Lidia, l’amica del carpentiere giudeo, vero?- Ad un cenno affermativo di lei, continuò più sereno – E’ anche un mio conoscente, sai? Se volete, alcune volte potremmo fargli visita assieme!-
:- Ma certo, Saverio… Oh, scusa! Beh, inutile negarlo: mio cugino mi parla sovente di te e dei tuoi prodotti, è per questo che ti conosco!-
Guardando brevemente il suo compagno di studi, il venditore capì di poter esser franco
:- Noi… Cioè, Claudio ed io, non facciamo nulla di male, nelle nostre sessioni di studio: gli insegno a leggere e scrivere, mentre lui insegna a me la legge del cuore; perché un pomeriggio di questi, di ritorno dalle terme, non lo accompagni? Potrei insegnare ciò che so anche a te, e poi verso sera potremmo andare dal nostro comune conoscente, va bene?-
Sorridendogli in cenno di assenso, Lidia si fece sistemare nel cestino dei lupini lessi e degli autentici datteri di Ierusalem, pagando anche due assi di mancia sottratti dal suo salario mensile. Saverio lo capi, e la ringraziò di cuore, ma quando Claudio ebbe già percorso pochi passi, la richiamò indietro, e restituendole la mancia arrossendo, disse
:- Prendili tu, e compra qualcosa di carino a tuo cugino da parte mia; spero capisca quanto conti per me il suo affetto!-
Promettendogli ciò che il suo nuovo amico desiderava, la serva raggiunse in fretta Claudio, e tornò a casa col cuore gonfio di nuove, bellissime sensazioni, muta testimone di un amore ancora acerbo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3, parte 1 - Addio ***


Note: Ringrazio tutti i lettori, in special modo Luce_Della_Sera per il suo commento e sil_1971 ed Elodie90 per avermi inserita tra le Seguite.
Eccovi nuovi termini utili alla comprensione del seguente capitolo:
Mars = Marzo
Nundinae = giorni di mercato; per estensione, periodi di nove giorni tra un mercato e l’altro
Milites = soldati
Contubernum = gruppo di otto legionari che erano alloggiati nella stessa tenda, avendo come caposquadra il Decano.
Massalia = Marsiglia, in Francia del Sud
Cosmetica = estetista personale
Legione = unità militare composta da circa 4000/6000 uomini
Centuria = unità militare di circa 80 uomini
Civis romanus = cittadino romano
Missio honesta = regalo (in genere, un pezzo di terra) che si poteva concedere dopo il congedo ad un soldato valoroso
hora decima = dalle 15.00 alle 16.00
 
 
Capitolo 3, parte 1 <> Addio
 
Lutetia Parisiorum, Mars.
 
“ Marco Sestio Lucillino a Ottavio Sestio Lucullino.
Ave fratello mio.
Ho ricevuto una lettera di Gaia Secondina due giorni fa, e mi ha rattristato sapere del ferimento in battaglia di nostro fratello maggiore Bruno. Spero si riprenda presto e bene, così da non dover essere subito congedato, visti i suoi 32 anni.
A quest’ora dovresti esserne già informato, altrimenti prendi nota e fatti vivo con nostra cognata, preoccupata per suo marito.
Spero tu abbia risolto la situazione con la lupa Gwendolyn; qui tutto bene, ed anche Lidia sembra essere ottimamente rinsavita.
Ti pensiamo ogni giorno, e alle nundianae di questo mese faremo un’offerta al Tempio di Marte Ultore, per propiziare la tua permanenza in Gallia. Se la cosa ti stupisce, sappi che il Tempio riaprirà i battenti proprio quel giorno, e nostro padre vuole portarci tutta la familia, essendo situato a pochi passi dalla nostra domus.
In attesa di tue notizie, ti invio i nostri più affettuosi saluti.
Ave atque vale.
Tuo, Marco.”

 
Dopo aver letto per tre volte di seguito il dispaccio proveniente dall’Urbe, Ottavio si sentiva sollevato, ma nello stesso tempo anche molto in colpa.
Lidia era rinsavita, e questa era finalmente una buonissima novella, però uscendo dalla tenda dell’accampamento in cui coabitava da ormai un mese col suo contubernum, realizzò di colpo la triste realtà dei fatti: la “lupa Gwendolyn” era ancora presso di lui!
:- Ehilà, Ottavio! Come va?- gli chiese infatti quest’ultima, felice di ritrovarlo in tutto il suo splendore di legionario, nel pomeriggio gallico di inizio primavera.
Sorridendole senza proferir parola, il giovane le allungò allora la lettera appena giuntagli dall’Italia; non appena terminata la lettura, lei si rabbuiò, sinceramente dispiaciuta
:- Mi dispiace per tuo fratello; lo sapevi già?- domandò infatti, ansiosa di notizie.
:- No, però sono certo che Gaia Secondina mi ha già scritto e la lettera giungerà a breve. Grazie per l’interessamento, Gwendolyn, dico davvero…-
:- ...Però adesso ognuno deve farsi la sua vita, giusto?- Gli fece eco la ragazza, cui la significativa frase di Marco non era certo sfuggita, con voce incrinata – Tu mi piaci Ottavio, lo sai bene, e qui tra voi romani sono sempre stata trattata con rispetto, anche se faccio un mestiere poco onesto. Cosa potrei fare, fuori di qui? Non conosco nessuno a Lutetia Parisiorum, salvo voi milites! Perché mi hai portata con te in Gallia, se non mi volevi più?!-
Abbracciandola con trasporto, Ottavio la condusse in uno spiazzo all’aperto, vicino ad una delle uscite laterali dell’accampamento, prima di tornare a parlarle
:- Anche ti mi piaci, Gwendolyn, ed è per questo che non ho mai voluto godere a pagamento di te… Vali molto, come persona, e ti ho tenuta con me quasi tre anni, in veste di amica e confidente, solo ad uno scopo: raccogliere il denaro necessario a darti la libertà, e trovarti un lavoro onesto. Dunque, prendi!-
Le disse il giovane, ponendole in mano una borsa molto pesante ed un foglio ben sigillato. Con gli occhi lucidi, le spiegò poi:
:- Sono 800 sesterzi: potrai così pagarti il viaggio fino a Massalia, e lì iniziare una nuova vita; lavorerai come cosmetica nella domus del decano Antonio Massimo Liceio, che abita lì da quattro anni, dopo aver ottenuto il congedo. E’ amico fraterno di mio padre, purtroppo sua moglie non può avere figli: ti tratteranno come una di famiglia grazie alle mie referenze, vedrai, ed in pochi mesi sono certo otterrai la libertà, e magari troverai anche un giovane da sposare. Sei giovane, simpatica e bella, non ti sarà difficile ambientarti!-
Ridendo tra le lacrime, felice di quel regalo insperato, la ragazza abbracciò forte ilsuo amico e gli parlò con emozione
:- Non… non so cosa dire: grazie, Ottavio! Io… accetto volentieri il tuo aiuto; i tuoi soldi mi saranno di certo molto utili, anche se un bel gruzzoletto da parte ce l’ho anch’io; ti scriverò spesso, e spero di non essere dimenticata facilmente; addio e grazie di non esserti approfittato di me, anche quando ti sarebbe stato facile…-
Con un’ultimo sguardo, i due vecchi amici si separarono, sotto un tramonto primaverile bello da togliere il fiato, con la segreta speranza di rivedersi a Roma, prima o poi.
 
()()()
 
"Gaia Secondina a Ottavio Sestio Lucullino.
Ave, amato cognato.
Ti scrivo in preda a forte preoccupazione per mio marito, e tuo fratello, Bruno. Due giorni fa sono stata informata del suo ferimento in battaglia: durante una piccola scaramuccia al confine tra Hispania e Gallia, su quei monti da lui tanto adorati, tra i quali celebrammo le nostre nozze, una tribù locale ha teso un’imboscata alla Legio IX Hispana, isolando la sua centuria. Lui e gli altri sette decani hanno temuto di veder morire tutti i loro legionari, ma alla fine le perdite umane sono state fortunatamente limitate, tre da ogni schieramento.
Purtroppo, ci ha rimesso la vita anche Violante, lo ricordi? Quel giovane servo gallo tanto devoto a tuo fratello era un ottimo soldato, e tra soli due anni avrebbe finalmente ricevuto il congedo col massimo degli onori e magari sarebbe potuto divenire civis romanus, ottenendo una missio honesta.
Ho pianto per lui, e per Bruno che l’ha visto morire sotto i suoi occhi in pochi attimi. Quando finalmente d’autunno si prenderà una breve licenza e tornerà a casa da me e dai nostri piccoli, cercherò di convincerlo a prendere definitivamente congedo dall’esercito e proveremo ad avere un terzo figlio; Damiano e Barbara Lucullina sono tutta la mia vita, e speriamo di rivederti in piena salute tra due anni, al tuo ritorno nell’Urbe.
Ave atque vale, presta attenzione a tutto.
Tua cognata,
Gaia Secondina.”
 
Aver ricevuto quella lettera, cinque giorni dopo il suo forato addio a Gwendolyn, fu per Ottavio occasione di gioia, segnata però da una punta d’amarezza. La sua amica britanna infatti, non sarebbe più stata al suo fianco, e non avrebbe più letto quei dispacci subito dopo di lui, rallegrandosi o rabbuiandosi in base alle parole vergate su fogli di papiro che percorrevano migliaia di chilometri su strade lastricate alla perfezione, pur di arrivare nelle sue mani di legionario ai confini dell’Impero.
Accorgendosi solo in quel momento di aver camminato senza meta durante la lettura , sotto l’alba nascente, il giovane si affrettò a tornare nella tenda dove alloggiava assieme a sette commilitoni.
Arrivato a pochi passi da lì, vide uscire il decano Valerio Otone Avito e gli si portò accanto, irrigidendosi d’istinto nel classico saluto romano
:- Mi stavi cercando, decano?- gli chiese dunque, indovinandone la risposta
:- Sì, Ottavio – disse infatti l’uomo, ed aggiunse- in questi giorni ti ho visto preoccupato e molto teso, aspettavi quella lettera?-
:- Onestamente? Sì e no, Valerio… Non fraintendermi – rispose, allungando il dispaccio al suo comandante- Amo mio fratello maggiore, e mi distrugge saperlo ferito e addolorato, però allo stesso tempo mi manca anche Gwendolyn!-
Il decano finì di leggere con tutta calma le parole scritte dalla moglie di Bruno, prima di replicare con un sorriso al giovane sottoposto
:- Ah, le donne… Croce e delizia di noi pover’uomini!- battendogli poi amichevolmente una mano sulla spalla, continuò- Hai fatto benissimo a darle una nuova vita, legionario; l’ex decano Liceio la tratterà con rispetto.-
Stupito di quanto l’altro ne sapesse sulla vicenda, Ottavio fece trasparire tutto il suo sgomento abbassando lo sguardo. Basito a sua volta da quella reazione infantile, l’uomo cercò di sdrammatizzare
:- Un legionario non abbassa mai il capo davanti alle situazioni sgradevoli, dovresti saperlo… E poi nell’Urbe ci saranno migliaia di ancelle e matrone pronte a compiacerti, dico bene?-
Ridendo di gusto, il decano il decano ripensò alla sua grande carriera di libertino: aveva 40 anni, era celibe ed i suoi bisogni si facevano sentire ogni tanto…
Sorridendogli a sua volta e ringraziandolo di quella chiacchierata a suo modo liberatoria, il giovane lo lasciò libero di andare a svolgere i suoi compiti all’interno del campo e rientrò nella tenda, trovandovi i restanti sei commilitoni ancora mezzo addormentati.
Decidendo di non svegliarli, perché la loro ronda di guardia era fissata all’hora decima, prese dei fogli, un calamo con relativo stiletto ed uscì nuovamente, dirigendosi verso il suo angolino tranquillo prediletto: due alte pietre, poste l’una di fronte all’altra, nell’angolo più a sud della palizzata delimitante lo sterminato accampamento.
Una volta giunto lì, il romano iniziò a vergare la prima delle tre lettere che aveva intenzione di stilare in quella serena mattinata.

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Capitolo 5
*** Capitolo 3, parte 2 - Il contubernum ***


Note: Ringrazio tutti i lettori che leggono e seguono questa fan fiction; in particolare Luce_Della_Sera e Maria Laura Darko per le recensioni… Luce_Della_Sera, oltre ad essere la mia best, mi sta dando anche una bella mano nella pubblicazione dei capitoli: questo, in particolare lo sta gentilmente postando dal suo pc mentre io mi trovo in pellegrinaggio a Medjugorje (sono partita il 28-10, tornerò il 03-11) e vorrei ringraziarla sia dell’immenso aiuto che mi sta fornendo, sia d’aver messo questa Fiction tra i suoi Preferiti!XD
Ecco a voi qualche nuovo termine latino, atto ad aiutarvi nella comprensione del seguente capitolo:
Hastati = soldati armati di pesanti spade
Cavalieri = militari a cavallo
Calamo e stiletto = calamaio e pennino
Mos maiorum = i “costumi tradizionali” degli avi
Inizio secunda vigilia = le 21, visto che andava dalle 21 alle 24.
Leves = guerrieri armati di giavellotto. Si trattava solitamente degli uomini più giovani e deboli della 
legione, che non potevano permettersi molto equipaggiamento.
Ps: vi consiglio di accedere anche a questo link,  
http://www.romanoimpero.com/2010/01/le-legioni-romane.html, dove sono presenti anche gli stemmi delle quattro legioni (Legio III Gallica, Legio IX Hispana, Legio I Adiutrix e Legio XVI Flavia Firma) che utilizzerò nella narrazione… Averli trovati casualmente durante una ricerca è stata un’emozione grandissima per me, e ve ne faccio dono!^_^

 
Capitolo 3, parte 2 <> Il contubernum.
 
Dopo aver scritto le sue lettere senza esser stato fortunatamente interrotto da nessuno, Ottavio stava nuovamente raggiungendo la sua tenda, per mangiare una veloce gustatio assieme ai suoi compagni e prepararsi alla lunga ronda pomeridiana, quando delle urla attirarono la sua attenzione e quella di almeno altri dieci milites, tra hastati e cavalieri presenti lì intorno.
Capendo d’un colpo che la lite si stesse svolgendo proprio all’interno del suo alloggio, il ragazzo affidò i suoi preziosi strumenti di scrittura al primo uomo che vide e corse, nel tentativo di placare gli animi.
Una volta dentro, si trovò davanti agli occhi una scena molto caotica: due commilitoni litigavano pesantemente in un angolo, uno si vestiva in tutta fretta per la ronda raccattando pezzi di armature diverse tra loro, suscitando le ire di altri due giovani, ed il decano urlava inascoltato di smetterla immediatamente, altrimenti li avrebbe condotti tutti sotto corte marziale seduta stante!
Disperando ormai di riuscire anche lui a capire qualcosa in quel completo disastro, Ottavio attese qualche istante che le acque si calmassero prima di parlare, ma quando finalmente stava per farlo, si vide rimettere in mano le lettere e gli strumenti di scrittura dall’uomo cui le affidate poco prima, l’ottavo suo compagno d’armi  mancante all’appello ed arrivato solo due prima presso la legione, che col capo chino si presentò al decano, dichiarandosi colpevole d’aver scatenato quel putiferio, scappando poi al primo accenno di baruffa
:- Ecco, io… sono un povero Elvetico e non dovrei trovarmi nel vostro contubernum, bensì tra i Leves, come il legionario romano Eligio Saturnino Eumone mi ha poco gentilmente fatto notare poco fa! – spiegò il poveretto, sull’orlo delle lacrime, calcando la voce su quel “romano” e mostrando il segno di un pugno in faccia.
Facendo allora cenno ad Ottavio di seguirli, il Decano scortò il giovane Elvetico fuori della tenda e lo condusse nel punto discreto e solitario del campo dal quale il legionario romano proveniva, non prima di aver intimato agli altri loro commilitoni di non muoversi dalla tenda, pena la decapitazione senza processo.
Percorsi pochi passi e lasciatosi alle spalle quel bailamme, Valerio mise con fare paterno un braccio intorno alle spalle del suo giovane sottoposto, ancora visibilmente scosso
:- Suvvia, non fare così –gli disse poi, nel tentativo di calmarlo – Eligio sa essere molto duro coi nuovi arrivati, ma conoscendolo…-
:- Non voglio conoscerlo!!!- urlò a quel punto l’altro, interrompendo di fatto il più anziano – sono più romano di lui, io… Ho servito nelle domus dell’Urbe sin da piccolo, e conosco perfettamente il mos maiorum -aggiunse poi, altero- e se i vostri sono così imbecilli da avermi assegnato ad un contubernum per errore, ci sarà pure una ragione, no?-
Visibilmente contrariato da quelle parole, ma ben deciso a restare calmo, per il bene della sua salute mentale nei successivi due anni, Ottavio intervenne in tono fermo e deciso
:- Primo: carissimo… Com’è il tuo nome? Non lo ricordo!-
:- Fiorenzo.-
:- Carissimo Fiorenzo, tra gli alti ufficiali romani non ci sono stolti, e secondo: non lo sai che tutti gli stranieri presenti nelle nostre legioni potrebbero ottenere la cittadinanza romana alla fine del servizio militare, se si comportano bene?-
Allora, l’altero elvetico parve perdere tutta la sua baldanza ed ammise la sua ignoranza in materia, rendendosi istintivamente simpatico ai suoi due compagni d’armi
:- Io… Beh… Non lo sapevo! Civis romanus io, Fiorenzo, un civis romanus dopo solo alcuni anni di permanenza nelle legioni?!- Si illuminò il giovane, per poi rabbuiarsi subito – Ma com’è possibile? Non so nemmeno leggere e scrivere in latino; le lezioni nel contubernum le tiene tutte Eligio a pagamento!- Concluse, con una smorfia che fece ridere i due di gusto
:- Per questo c’è rimedio, caro Fiorenzo: potresti cercare di chiarirti con Eligio, oppure… Ottavio, ma che fortuna tu sia qui- Ironizzò il Decano, avendo forse già premeditato tutto – hai in mano dei fogli, con un calamo ed uno stiletto adeguatamente appuntito; forza, siedi su quelle pietre col tuo nuovo amico e insegnagli almeno i rudimenti della nostra bella lingua latina… Prima però, venite a mangiare qualcosa!-
Non credendo alle sue orecchie, Ottavio fece per replicare, quando il suo comandante lo bloccò
:- Niente ronda pomeridiana per voi, oggi; Fiorenzo non ha colpe, e saprà meritarsi il suo insperato posto nel nostro contubernum, ad Eligio e agli altri non farà male lavorare un po’ più a lungo! Andate dunque a mangiare, adesso, poi potrete avere il pomeriggio libero!-
 
()()()
 
Quando, all’inizio della secunda vigilia, i compagni d’armi di Ottavio e del suo nuovo protetto tornarono nell’accampamento, trovarono i due già nella tenda con un piatto di zuppa in mano, intenti a ridere e scherzare.; Eligio però di scherzare non ne aveva nemmeno la lontana intenzione e, guardando in tralice il giovane patrizio, gli fece cenno di seguirlo.
Obbedendogli senza fretta, l’altro uscì nella notte sorridendo a Fiorenzo
:- Dimmi Ottavio, qual è il tuo problema?- Lo aggredì poi, poco dopo
:- Il mio problema, Eligio? Qua è il tuo, piuttosto: hai trattato molto male Fiorenzo oggi, ed il Decano ti ha giustamente punito!-
:- Non è questo, lo sai bene: le ronde non mi pesano, vorrei soltanto capire perché raccatti sempre le persone peggiori attorno a te: lupae, stranieri…-
Capendo finalmente dove il suo commilitone volesse andare a parare, Ottavio rispose con le parole più pacate che riuscì a trovate
:- Le “persone peggiori” che io mi trovo intorno, Eligio, sono valide esattamente come te e me, anzi, a volte anche più di noi… Tu stesso sei circondato da stranieri, qui nel campo, cui sotto pagamento dai lezioni di latino, mi pare!-
Punto sul vivo, l’altro si affrettò a replicare
:- Tutti coloro che mi pagano le lezioni sono dei liberti, vorrei ricordarti, non poveracci capitati per errore nel mio contubernum! E poi guardati: hai avuto come confidente una lupa e non ne hai mai goduto, quindi l’hai mandata via trovandole un lavoro onesto per prenderti un poveraccio da proteggere… Devi essere impazzito!-
:- Basta così! – Lo frenò Ottavio, a quel punto, stufo di tenersi tutto dentro- Lo sappiamo tutti nel campo che vivi “segretamente” ala greca con Bernardo, perché non hai il coraggio di lasciare tua moglie… Non mi risulta che il tuo amasio sia romano, ma se lo ami, perché ti nascondi?!-
Lasciando il suo commilitone ammutolito ed in preda ai suoi pensieri, il giovane si stava avviando rabbiosamente verso la tenda per tentare di riposare almeno un po’, quando proprio da lì vide il uscire il giovane greco, oggetto dell’ultima contesa; Ottavio lo seguì con lo sguardo e non potè reprimere un moto di tenerezza nel momento in cui Bernardo ed Eligio , mano nella mano, si allontanarono felici nella notte, dimentichi del mondo attorno a loro.
Rasserenandosi di colpo, il romano tornò con aria felice nel suo alloggio, e una volta sdraiatosi sul suo giaciglio, perdonò immediatamente l’amico legionario per le frasi razziste pronunciate poco prima, di certo dettate dallo sconforto di trovarsi imbrigliato in un matrimonio di convenienza nell’Urbe pur amando sinceramente un uomo; ora era pronto anche ad aiutarlo, se gliel’avesse chiesto col giusto spirito.
 

 
Importante: chi mi conosce di persona, sa quanto amore ho nei confronti del mondo odierno, in cui la cosiddetta “globalizzazione” permette ogni giorno la circolazione di genti, merci ed idee di tutti i tipi da un Paese all’altro.
La scelta di ambientare questa FF ai tempi dell’Impero romano rispecchia appunto questo mio amore; nella nostra epoca non abbiamo inventato nulla, anzi!
Molti privilegi (ad esempio le tessere di piombo consegnate ai senatori, che davano accesso gratis a spettacoli teatrali e non solo, di cui parlerò più avanti nella storia) ce li portiamo dietro da sempre, così come da sempre esistono persone totalmente oneste e votate al bene comune, somiglianti ad Ottavio.
Il nostro mondo è però spesso punteggiato da vere e proprie contraddizioni, che ci minacciano direttamente; vorrei pertanto dedicare questo particolare capitolo, in cui Ottavio discute di integrazione, alla memoria di Rahyaneh, una giovane 26enne iraniana, giustiziata tramite impiccagione nel carcere di Teheran cinque giorni fa… Quella poveretta è rimasta in cella cinque anni, pur avendo ucciso l’uomo che la voleva violentare appena 19enne solo come legittima difesa: la giustizia del suo Paese  non le ha creduto, ed ora lei non c’è più.
Per liberarla, tutti i Capi di Stato mondiali (Papa Francesco incluso) avevano fatto appello: non è servito.
Sapete già dove mi trovo, mentre la mia best sta postando questo capitolo, e pregherò per quella giovane musulmana con tutto il cuore presso la Madonna, da cristiana quale sono,  perché la pace, a mio modesto parere, si costruisce anche così! A presto, Devilgirl89.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 – parte 1 “Discorsi impegnati e visite misteriose” ***


Note. Cari lettori, finalmente dopo alcuni mesi di stop, torno a pubblicare la mia amatissima fan fiction ambientata nell’Impero romano… Ringrazio tutto voi, ed in particolare chi mi ha recensito come Luce_Della_Sera: Spero continuerete a seguirmi come sempre (le visite vanno infatti benissimo, di ciò vi ringrazio molto) e vi fornisco altri termini per poter meglio interpretare questo capitolo -à
Hora secunda: dalle 07 alle 08
8 aurei: 800 sesterzi (un sesterzio valeva circa 0.65 €)
Hora decima: dalle 15 alle 16
Peristilium: giardino esterno della domus
Calcei: calzari
Hora quinta: dalle 10 alle 11
Macellum (o Macellum Magnus): il principale mercato alimentare di Roma e dell’Impero, posto sul Colle Celio.
Eventuali termini latini non specificati, sono presenti nei glossari dei capitoli precedenti.

 
Capitolo 4 – parte 1 <> “Discorsi impegnati e visite misteriose”

Roma, Idi di Aprile 
 
Ottavio Sestio Lucullino a Marco Sestio Lucullino.
Ave fratello.
Ti scrivo dopo aver concluso una lettera per la nostra amata cognata Gaia Secondina. Il suo dispaccio è mi è giunto stamattina, il tuo ieri; spero anche io che Bruno si rimetta in fretta, ho assicurato a sua moglie la vicinanza di tutta la nostra familia.
 Mi felicito per la riapertura del Tempio di Marte Ultore e ringrazio tutti voi delle vostre preghiere. In mia assenza, e con Bruno ferito in Hispania l’unico uomo di casa oltre al nostro amato padre, sei tu, dunque veglia sulla mamma, su Sestilia, su tutte le serve e naturalmente su Lidia. Se dovesse nuovamente ammalarsi, convincila a farsi curare e tienila d’occhio, per favore.
Qui la vita scorre tranquilla, ho inviato Gwendolyn presso l’ex decano Liceio a Massalia. Lo ricordi? E’ un ottimo amico di nostro padre, la prenderà in casa come cosmetica personale di sua moglie, per poi donarle finalmente la libertà tra un anno al massimo.
Era una lupa, ma non l’ho mai toccata, te lo giuro, e ammetto di sentire la sua mancanza come amica, ogni tanto.
Le ho donato 8 aurei del nostro patrimonio; sono certo che nostra madre verrà a saperlo e spero ne sia felice.
All’hora decima partirò per una ronda pomeridiana, ma prima scriverò a Liceio per assicurarmi che Gwendolyn sia giunta presso la sua domus senza incidenti. Glielo devo, è una brava ragazza e aveva un debole per me.
Ave atque vale, e compra un regalo da parte mia sia a Sestilia che a Lidia per i loro rispettivi compleanni:sono lontano fisicamente, ma col cuore non ho mai lasciato l’Urbe.
Tuo, Ottavio.”

 

Il senatore Lucullino lesse la lettera appena giunta dalla Gallia con una strana emozione nel cuore; gli era stata consegnata da Claudio all’hora secunda, direttamente nel cubiculo coniugale, e una volta fattosi vestire dai suoi servi personali, l’uomo stava dirigendosi verso il peristilium della domus, per meglio riflettere sulle gentili parole vergate da suo figlio. Quando vide Lidia venirgli incontro, però, cambiò immediatamente idea e decise in fretta il da farsi
:- Buongiorno, Domine!- disse sorridendo la giovane, trovandoselo davanti in tenuta senatoria: toga bianca, mantello rosso e calcei con la lunetta d’avorio.
:- Buongiorno, Lidia! – rispose lui di rimando- vedo che sei già vestita ed attiva… Molto bene: chiama pure tuo fratello e seguitemi, oggi andremo assieme al mercato, così la lista della spesa ve la darò direttamente io dopo la seduta in Senato._
Stupita, ma in cuor suo felicissima di poter passare del tempo col padre del suo amico lontano, la ragazza si affrettò ad accontentarlo ed in pochi istanti i tre furono pronti per la loro escursione mattutina.
Non appena ebbero percorso dieci passi, il senatore finse però di aver dimenticato un importante rotolo di papiro contenente un breve discorso da pronunciare in Aula e Flavio si offrì di andarlo a recuperare in sua vece; questo diede modo a Guido Sestio di continuare da solo la passeggiata in compagnia della vernacula
:- Ascolta Lidia…- esordì infatti poco dopo, non sapendo bene come continuare
:- Sì, domine?-
:- Ecco… ho appena ricevuto un dispaccio dal fronte: Ottavio è in salute, per fortuna, ed ha dolci pensieri per tutti noi!-
Sorridendo, visibilmente euforica alla notizia, la giovane rispose :- Oh, grazie di avermi informato, senatore… Tua moglie può stare serena anche questo mese, allora!-
:- Sì, ma non è questo l’importante; ti ho inviata a seguirmi per un motivo ben preciso stamattina…-
Lo sguardo incuriosito che ricevette in replica convinse l’uomo a proseguire senza indugi :- Il periodo di leva militare può cambiare un uomo in maniera molto pesante: mio figlio scrive lettere molto pacate, è vero, eppure chi ci dice come sta veramente?-
Oltremodo confusa da quelle parole, Lidia non sapeva cosa dire, perché non si era mai soffermata troppo a pensare quelle brutte cose; il senatore dovette intuirlo, e cercò di darle ulteriori spiegazioni :- Insomma, sto cercando di dirti che mio figlio potrebbe essere radicalmente diverso da come lo abbiamo sempre conosciuto: potrebbe aver preso con sé una donna, aver avuto figli da lei, o vivere alla greca con un suo compagno d’armi, se non peggio!-
:- Peggio?- tornò a chiedere a quel punto la serva, iniziando finalmente a capire – Stai cercando di dirmi che potrebbe aver usato violenza su una o più donne? Lui… lui non lo farebbe mai! O tu sai qualcosa in merito?-
L’euforia iniziale era ormai un vago ricordo, e la voce flebile di Lidia mosse a pietà l’altero dignitario, che l’abbracciò con calore, prima di tornare a parlarle :- No, stai tranquilla: al momento non ho motivi di pensarlo, però è mia ferma intenzione scrivere quanto prima al decano Avito… Sarebbe il capo del reparto cui è stato assegnato Ottavio nella legione, e lo conosco piuttosto bene di fama; non mi lesinerà informazioni, ne sono certo!-
Rincuorata da quelle frasi, e sicurissima in cuor suo che il decano avrebbe confermato la completa integrità morale del giovane legionario, lei si stava apprestando a rispondere, quando da lontano si udì una voce familiare esclamare :- Senatore, il tuo rotolo!!!!!!!!- e da un angolo, poco dopo, i due videro sbucare un Flavio agitato ai massimi livelli.
Una volta arrivato presso di loro a mani vuote il ragazzo, terreo in volto, disse :- Non ho trovato il tuo rotolo, mi dispiace!-
Ma invece di urlargli rimproveri, il domine fece l’occhiolino a Lidia e, battendo una mano sulla spalla di Flavio, rise dicendogli :- Stai tranquillo, il discorso ce l’ho già tutto in mente… Ho solo colto l’occasione di passeggiare per qualche minuto da solo con la tua sorellina senza dare troppo scandalo e spero non sia un problema!-
:- Ovvio, non lo è, ma…-
:-Tua sorella potrà informarti a dovere tra non molto, adesso devo andare – rispose sbrigativamente l’uomo, con lo sguardo rivolto al Foro- cosa ne direste di aspettarmi all’hora quinta nei pressi dei primi banchi del Macellum? Faremo acquisti prima di rientrare, mentre nel frattempo potreste andare a far visita al vostro amico Saverio, e poi assieme a lui andare a far visita a quel giudeo di vostra conoscenza!-
Stupita dalle conoscenze del padrone riguardo la loro vita privata, Lidia avrebbe voluto saperne di più, ma in quel momento Guido le fece cenno di tacere :- Ci sarà tempo per capire; intanto, se ci tieni davvero a mio figlio, mantieniti pura in attesa del suo ritorno, se capisci cosa intendo. Valete!-
:- Sì, certo: come tuo figlio si sta mantenendo puro  al fronte, senatore!- Si sentì in dovere di ironizzare Flavio di rimando, nel momento stesso in cui il dominus varcava la soglia del Senato.
 
()()()
 
:- Ma come ti è venuto in mente? Provocare in quel modo il padrone: fortunatamente non ti ha sentito! Forza, torniamo indietro a cercare Claudio, così daremo anche un senso alla giornata di Saverio.-
Adirata col fratello maggiore per aver osato criticare l’integrità del suo amico patrizio, Lidia si stava avviando di corsa verso la domus, quando lui la raggiunse e tirandola per un braccio le fece cenno di fermarsi :- Scusami! – esordì- ma non vedo perché tu debba mantenerti pura se Ottavio…Oh, certo! – aggiunse poi, arrossendo- devi mantenerti pura cosicché il padroncino Marco non dovrà più dare dispiaceri al tuo adorato legionario: Claudio legge tutti i dispacci in partenza e in arrivo, tu stessa li conosci a menadito e sai cosa intendo, vero?-
:- Sì, lo so cosa intendi, e so anche che non avalli la mia ultima “follia”: tanto piacere, ci penseranno Marco, Claudio e Saverio a me!-
Ormai rassegnato a subire in silenzio, Flavio si sentì oltremodo preoccupato per quella sorella così audace da girare persino di notte nella Suburra, in compagnia di tre giovani uomini, nessuno dei quali suo parente diretto!
Erano quasi arrivati nei pressi della domus dei Sestii alle pendici del Campidoglio, quando i due fratelli incontrarono Claudio
:- Ave, miei cari! Già di ritorno a quest’ora?-
Spiegandogli in breve le loro intenzioni, i servi si videro immediatamente seguire dall’intendente: Saverio era per lui la più potente calamita al mondo.
Durante il non breve tragitto verso il Macellum Magnus, Lidia ebbe modo di far loro presente lo strano discorso che il dominus le aveva fatto poc’anzi, scatenando una discussione pacata ma viva tra cugini
:- Beh, non ha tutti i torti a metterti in guardia! – replicò Claudio- lo stesso senatore ne avrà viste di ogni tipo, da giovane in Britannia: a quel tempo non era ancora romanizzata e forse anche lui prima di andare nelle legioni era diverso, no?-
: Indubbiamente è così- rincarò la dose Flavio, cui quel discorso iniziava a dare sui nervi- nessun legionario, per quanto integerrimo, resiste al fascino dei bottini di guerra…-
:- Basta così, fratello!- intervenne a quel punto Lidia, già stufa di dover discutere coi suoi congiunti- In ogni caso, il senatore ha detto che a breve scriverà al decano Avito in Gallia e si farà dare ragguagli in merito… Dai, affrettiamoci: Saverio ci attende dentro il suo banchetto; vuoi accompagnarci quando saremo lì, Flavio caro? O preferisci attenderci in giro?-
:- Beh, vi attenderò stando attento al banco, così Saverio non sarà costretto a chiudere l’attività mentre sarete via, va bene?-
:- Oh, certo che va bene!- fece a quel punto l’intendente, felice della soluzione – Ma bada a non mangiarti tutti i lupini lessi, ci tengo molto! Grazie, Flavio: non mi aspettavo questo favore.-
:- Figurati, è un piacere: il vostro amico in comune non mi è poi così simpatico, dopotutto… Divertitevi e state attenti a mia sorella!-


 

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