In profondità.

di AlexVause
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
Passi veloci si udirono calpestare il sentiero di ghiaia.
Una lieve brezza autunnale muoveva le fronde degli alberi ormai spogli.
Un proiettile.
Un tonfo.
Silenzio.
 
Era una tranquilla mattina d’ottobre.
Il sole, seppur lieve, rischiarava il cielo sopra il bellissimo parco nei pressi di Boston Common.
Il medico legale Dottoressa Maura Isles, stava esaminando un cadavere per conto del dipartimento di polizia.
Lei e l’amica Detective Jane Rizzoli avevano risposto a una chiamata, proveniente dalla centrale omicidi, la quale indicava il ritrovamento di una vittima d’arma da fuoco.
 Attorniate da diversi colleghi, per effettuare i rilevamenti dell’omicidio, Jane e Maura osservavano attentamente il corpo alla ricerca di eventuali indizi indicanti l’ora del decesso e identità della vittima.
- Janie, Janie…
Una sorta di bisbiglio concitato proveniente da un’autopattuglia attirò lo sguardo di entrambe le giovani donne.
- Mà! Che ci fai qui?
Jane si alzò dal punto in cui era accovacciata per avvicinarsi all’auto.
- Frankie mi ha dato un passaggio…sono rimasta a piedi con la macchina.
Disse Angela mortificata ma eccitata perché stava vedendo la figlia all’opera.
- Resta lì dentro, Mà!
Le ordinò la figlia con occhi severi.
- Jane, vieni a vedere.
Il medico legale richiamò a sé la collega, consegnandole il portafoglio appena trovato e ancora non aperto.
- Maschio bianco di circa 40 anni, più precisamente 42 ad ottobre.
- Oh Maur…sei meglio di CSI…hai capito tutto solo guardandolo?
Ironizzò la Detective sorridendo.
- Simpatica. No, Google. Scrive per il Boston Globe. Giusto ieri leggevo la sua rubrica riportante la sua foto. Con la sua carnagione questa tuta non gli rende giustizia. Ha un colore…
- Un po’ tardi per consigliargli di cambiare outfit, non credi?
- Uh, frequentarmi, dà un tocco di classe in più nella scelta dei tuoi vocaboli.
Sorrise canzonatoria Maura, ricevendo come risposta un’alzata di sopracciglio da parte di Jane.
- Che avrà voluto dire?
Rise Korsak, sergente ed ex partner di Jane nella omicidi.
Il medico legale continuava nel suo lavoro di routine, alla ricerca d’indizi che “raccontassero” di più sul cadavere.
- Ferita d’arma da fuoco…uhmmm…
- Uhmm? Finiti i vocaboli saccenti Dottoressa?
Fece eco Jane.
- Do ragione alla Doc…”saccente” come “vocabolo” non è da te, Jane.
Rise prendendo in giro la sorella, il neo detective Frankie Rizzoli, fratello di Jane.
- Apparentemente nessun ulteriore ferita, né segni che indichino lotta né difesa alcuna. L’autopsia mi aiuterà a stabilire se ci sono altri possibili indizi al momento non localizzabili…se non dopo un accurato lavoro…
- Quindi Sherlock?
Jane interruppe l’amica che si stava dilungando come al solito. Pure quello faceva parte della routine.
La Dottoressa tornò ad analizzare nuovamente il cadavere.
- Un solo colpo al cuore. Letale.
- Eh…Beh…
Borbottò la Detective commentando l’ovvio.
Maura si guardò intorno.
- Sparato da lontano. Tiro di precisione.
Dopo quell’affermazione la giovane Dottoressa s’immobilizzò.
Un sospetto la fece rabbrividire.
Notando l’insolito comportamento della collega e amica, Jane le si avvicinò accovacciandosi e posandole una mano sulla spalla.
La Dottoressa si riscosse dal pensiero formulando ad alta voce il dubbio che le premeva.
- Il Killer…
Maura stava sussurrando. Sguardo basso a guardare la vittima.
- Un cecchino secondo te?
Domandò bisbigliando Jane.
- Jane…
- Maura, mi stai preoccupando.
- Jane…deve essere ancora qui…
- Co…cosa?? Maur ne sei sicura? Con tutti questi poliziotti…
- Non più di dieci, in un parco molto grande…si può ovviare a tutto ciò se hai un fucile di precisione.
Korsak centrò il punto dopo aver sentito la conversazione, avvicinatosi alle due.
Maura era immobile.
La frase che le uscì in seguito fu un bisbiglio all’orecchio dell’amica che le era accanto.
- Credi che ci stia osservando Jane?
- Cosa ti fa pensare che sia qui?
Le domandò l’amica con sguardo serio.
- Gli indizi sulla scena, documenti e altro, non sono stati toccati…in più…il corpo…è ancora caldo…
Un solo colpo risuonò sordo in quel vasto parco.
La dottoressa Isles finì sdraiata al suolo sulla schiena, in un battito di ciglia.
- No! No,no,no,no…Maur!!
Il panico si fece spazio sul viso della detective.
- Cercatelo! Muovetevi!
Gridò ai colleghi il sergente Korsak.
Voci vicine, urlavano di mettersi ai ripari e prestare attenzione a eventuali spari.
Passi veloci sull’erba che si allontanavano.
- No, no, no Maur ti prego…
Maura giaceva a terra immobile.
Gli occhi chiusi.
Jane posò l’orecchio vicino al viso dell’amica per sentire se il respiro fosse assente.
Premeva la mano sulla ferita, all’altezza del cuore. Un colpo perfetto, letale.
Lacrime leggere sul suo viso.
- Maura…
Niente sangue.
Un ricordo non molto lontano solcò il mare di pensieri della Detective che, mani tremanti, cominciò ad aprire il cappotto e la giacca della dottoressa.
- Ti prego, ti prego. Dio Ti prego.
Un lampo di felicità abbagliò lo sguardo di Jane, alla vista del giubbotto anti proiettile.
Lo slacciò veloce per constatare che non vi sia ferita alcuna.
- Grazie!!
Le lacrime di dolore mutarono in pura felicità.
Maura Isles tossì, come senza fiato, aprendo gli occhi e mettendosi a sedere rapidamente.
Il respiro veloce e affannoso.
La Detective, abbracciò il Medico legale. La presa salda sulla collega stretta a se.
- Respira piano Maur…lentamente.
- Oh…che male…che…male…
Disse gemendo di dolore la giovane donna.
- Che spavento mi hai fatto prendere!
- Per…per fortuna…che non…non l’ho tolto. Non ho avuto tempo.
Passi veloci e respiro pesante, dietro a Jane, la fecero voltare.
- E’ scappato…abbiamo trovato solo questi.
Il poliziotto in divisa consegnò alla detective un sacchetto trasparente.
- Due bossoli…
Bisbigliò la dottoressa, stringendosi una mano al petto.
Nonostante della ferita non vi fosse segno, il colpo era stato talmente forte da farla svenire togliendole il respiro.
- Maur…scusami.
La Detective si fece improvvisamente timida, rammentando di aver spogliato la collega.
Maura sorrise.
- E di cosa…ti sei solo assicurata che avessi il giubbotto.
- Maura!!! Tutto bene??? Come stai bimba mia?
Un’allarmata Angela scese di corsa dall’auto pattuglia, appena l’allarme cecchino rientrò, per correre dalla dottoressa a terra.
Di nuovo sul volto del Medico Legale apparve un sorriso.
- Tutto bene Angela.
- Mi hai fatta preoccupare.
Ammise la donna stringendo la Dottoressa a sé.
Una volta riallacciato il giubbotto e ricomposto i vestiti, Maura tese la mano per farsi aiutare ad alzarsi.
- Jane…
- Oh certo!
Esclamò la mora afferrando la mano del Medico.
Nemmeno la Detective era a conoscenza di quale fosse la scintilla che in quell’istante le fece notare l’amica in modo diverso…
…Guardare ma non vedere…
Finalmente ora la “guardava” e la “vedeva”!
- Jane tutto bene?
Maura si accorse della serietà sul volto dell’amica.
Jane si riscosse dai pensieri.
- S…sì.
Tirò delicatamente a se la dottoressa per sollevarla da terra e farla alzare.
- Vieni Maur, dobbiamo proteggerti. Sali in auto.


Nota di Alex: Eccomi con la mia prima FF su Rizzoli & Isles. Spero che vi piaccia come capitoletto introduttivo.
Per chi già mi conosce sa bene quanto adoro incasinare le storie quindi tenetevi pronti :)
Commentate in tanti e fatemi sapere che ne pensate.
Grazie e alla prox :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Chapter 2
 
In obitorio regnava il silenzio.
Susie Chang, aiutante della dottoressa Isles, effettuava analisi di laboratorio.
Il cadavere del parco era stato fatto sistemare su tavolo autoptico pronto per l'autopsia.
Il Medico Legale capo del Commonwealth Massachusetts era nel suo ufficio. Lo sguardo perso davanti a sé.
Rimuginava su quanto accaduto poche ore prima, quando un lieve bussare alla porta la fece sussultare.
- Avanti.
Il tono della dottoressa risultò spento.
La testa di Jane fece capolino nell’ufficio dell’amica che, vedendola, sorrise.
La detective andò a sedersi sul divano indicando a Maura di raggiungerla.
- Come stai Maur?
- Sto bene. Il dolore è quasi svanito totalmente. Lo sento solo se inspiro a fondo.
Jane fece una smorfia. Ciò che era accaduto all’amica l’aveva ferita. Non sopportava vedere Maura soffrire.
- Hai bisogno di qualcosa?
- Sto bene Jane…
Disse sorridendo dolcemente all'amica.
- ...tranquilla.
La dottoressa aveva capito che l’accaduto aveva profondamente segnato la Detective oltre che se stessa.
- Sono qui...
La mora prese la mano di Maura.
- ...ti resterò a fianco giorno e notte.
- So che lo farai.
Un sorriso malizioso si dipinse sul volto della bella Dottoressa.
Sorriso che fece arrossire la persona seduta accanto a lei.
- Che ti succede Jane? Solitamente risponderesti con una delle tue solite battu...
Non riuscì a terminare la frase che Jane la tirò a sé per abbracciarla.
La strinse forte. Aveva paura.
Poche furono le volte che fu colta da tale sentimento.
Hoyt, Frankie che stava per morire, l'incidente nel parcheggio sotterraneo...e ora...
- Jane...
- Scusami...ho solo bisogno...dammi un attimo.
Restarono legate in quell'abbraccio, in silenzio alcuni minuti, fino a che non fu rotto dalla Detective.
- Credevo di averti persa. Eri lì...a terra.
- Jane...tesoro...
A quelle parole il cuore di Jane iniziò a correre.
La mora si lasciò inebriare dal suo profumo.
Perché il cuore correva impazzito?
L'abbraccio si sciolse.
Per un istante gli sguardi delle due giovani si persero l'uno nell'altro.
- Devo...devo procedere con l'autopsia.
- Certo. Io vedo di scovare quel bastardo!
- Jane...
- Si?
- Stai attenta.
La mora Detective sorrise e si diresse verso l'ascensore per salire negli uffici.
 
Arrivata al piano vide i suoi colleghi, Korsak e Frost, all'opera nella ricerca del cecchino.
Occhi puntati sugli schermi dei computer.
- Jane!
Passi veloci dietro di lei la fecero voltare.
- Ehi Frankie!
- Come sta Maura?
- Dice bene.
Il fratello le porse un giornale.
- Maura aveva ragione Jane. La nostra vittima: Arnold Reinz, anni 41...
- 42 ad ottobre.
Sottolineò la mora ricordando le parole dell’amica.
- Esatto. Scriveva per il Boston Globe.
- Ecco qui...
L’interruppe Frost, attuale partner di Jane nella omicidi, continuando a fissare il monitor del suo pc.
- L'articolo letto dalla Dottoressa, accennatoci stamane, risale a ieri. Ha fatto parecchi nomi fra: esponenti politici, capi di stato e imponenti aziende che si occupano di costruzioni varie ed eventuali.
Korsak s’intromise
- L'articolo riguardava il disboscamento di una vasta area verde, adiacente ad una zona rurale e al porto, per lasciar spazio ad un enorme centro commerciale.
Continuò Frost.
- Ciò frutterebbe guadagni anche al porto e alle fabbriche adiacenti.
Ne dedusse Jane.
- Sì ma perché colpire Maura?
Chiese il fratello della detective.
- La soluzione a questo enigma, Frankie, ho idea che ci sarà data con l'autopsia.
- Janieee ho portato i caffè.
L'arrivo di Angela con un vassoio di caffè, fu come una benedizione.
- Mà!
Esclamò la Detective spazientita. Odiava le intromissioni.
- Grazie Mà!
- Fortuna che su tre, ho almeno un figlio riconoscente.
Gettò un'occhiataccia da madre alla Detective che fece spallucce.
- Grazie Mà...
Jane fece eco a Frankie, prendendosi il caffè e porgendo i rimanenti ai colleghi.
- La ringrazio Signora Rizzoli.
- Per favore Frost...solo Angela.
- Mille grazie Angela, ne avevamo bisogno.
Ringraziò Korsak come se in mano avesse oro.
- Uno è per Maura. Come sta?
- Bene Mà...a detta sua.
Rispose Jane poco convinta.
- Dille che mi chiami per qualsiasi cosa le serva.
- Ora scendo e le inoltro il messaggio, così vedo se ha scoperto qualcosa con l'autopsia.
- Hey Janie...
Angela aveva preso in mano il giornale, prima esaminato dai Detective e poi poggiato sulla scrivania.
Lo guardava con attento interesse.
- ...non è Pike questo?
- Pike?
Domandò la Detective incuriosita, imitata dagli altri colleghi.
- Sì il Dottore strano che ha lavorato qui sostituendo Maura.
Angela porse il Boston Globe alla figlia.
I Detective contemporaneamente, avvicinarono le teste per vedere meglio l'articolo.
- Eh sì...sentite qui.
- Sembra un'intervista.
Dedusse il fratello sbirciando l’articolo nelle mani della sorella.
- Lo è Frankie...che pezzo di...
- Jane Clementine...
- Mà! Non ci provare!
Jane ammonì la madre, per poi riprendere a leggere.
- Sentite cosa risponde alla domanda "Abbiamo da poco superato il grande afflusso di Medical Examiner o Medici Legali, avvenuto lo scorso mese, in seguito al convegno organizzato dall'associazione Medici nel Mondo. Ci dica Professore, in linea di successione, sarebbe pronto a prendere il posto della Rinomata esperta Dottoressa Maura Isles, come Medico Legale Capo per la omicidi?" Certo che sì. La mia esperienza è sottovalutata e sono convinto che gioverebbe non poco a quel reparto.
- Figlio di ...
- Mà!
Esordì Frankie ammonendo la madre.
- Frankie, quando ci vuole...
- Scoperto qualcosa sul caso immagino.
Cavanaugh era silenziosamente arrivato alle spalle dei Detective.
- Sì, Signore. Korsak, per favore spiega cos'abbiamo trovato, io vado da Maura per vedere se ci sono progressi.
Informò Jane lasciando i colleghi e dirigendosi verso l’ascensore.
 
La Dottoressa era in piedi vicino al cadavere.
Esaminava un oggetto di piccole dimensioni. Non parve nemmeno essersi accorta che l’amica l’aveva raggiunta.
Jane porse la domanda esitante.
- Maur?
- Ehi...Jane...guarda.
- Cos'è?
Chiese prendendo in mano l'oggetto che le porse Maura.
- Micro SD.
Rispose la Dottoressa.
Mentre la esaminava Jane ebbe un dubbio, sulla provenienza di quella scheda, che la fece inorridire.
- Ewwww Maur non dirmi che l'aveva ingoiata! L'hai lavata spero o disinfettata o...ewwww!
- Ci ho sputato. E' risaputo che la saliva emessa dall'uomo ha proprietà disinfettanti. In mancanza d'altro al momento...
Rispose Maura molto seria e professionale.
Jane era shockata, non avrebbe mai pensato che l'amica avrebbe fatto una cosa simile.
- Davvero?
- No. Cioè Sì. Ma no. Scherzavo Jane.
La Dottoressa sorrise.
- Comunque sì, l’aveva ingoiata, ma c’è dell’altro.
- M’illumini dottoressa.
Disse Jane fingendo un’aria saccente e posando la SD in un contenitore trasparente. La Detective si guardò la mano un po’ schifata.
- Guarda questo.
Il Medico Legale scostò un lembo del lenzuolo che copriva il cadavere, facendo notare alla Detective un tatuaggio di piccole dimensioni. Sembrava un quadrato confuso.
- QR Code, anzi, meglio dire EZ Code.
- Come quello che si usa per linkare siti o codici?
Domandò Jane incuriosita.
- Esatto. Inventato in America il Quick Response Code è un codice a barre bidimensionale…2D Jane…composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema di forma quadrata.
- Ma pensa. Non quadratini messi a caso in un quadrato?
Ironizzò Jane sorridendo imitata dall’amica.
- Viene impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate a essere lette tramite smartphone. In un solo crittogramma sono contenuti 7.089 caratteri numerici o 4.296 alfanumerici.
- Non voglio sapere quante cose possono essere contenute nella tua testa. Ma come fai a ricordare tutto?
- Elasticità mentale?
Ipotizzò il Medico sorridendo.
- In questo caso, la nostra vittima, ha sfruttato il QR Code per immagazzinare informazioni celandole in un tatoo?
- EZ Code. Probabile. Non mi sbilancio se prima non l’abbiamo verificato.
- Sia mai.
Rise la mora facendo l’occhiolino alla Dottoressa.
- Perché lo chiami EZ Code se mi hai spiegato il QR Code?
Chiese perplessa Jane.
- Sfruttando la capacità di rilevazione e correzione d’errore Reed-Solomon, un tipo di codice lineare ciclico non binario…
- Maur, Maur…stai parlando con una persona normale e non con un robot. Spiega le cose in base alle mie possibilità di apprendimento.
- …ok…la faccio semplice. Sfruttando questo codice di rilevazione e correzione d’errore dei codici QR, li si possono modificare entro il limite della leggibilità, incorporando immagini, foto e dati senza perdere alcuna informazione utile alla lettura del codice. Il QR Code tatuato però è un brevetto francese, leggibile tramite ScanLife per Ios e Android. Indi per cui non è più QR ma diventa EZ Code sviluppato da Scanbuy Inc.
- Meglio se chiamo Frost. Mi è già venuto il mal di testa. Oh...tieni...
Jane porse all'amica il caffè.
- Perdonami, sarà freddo.
- Non importa.
Il Medico Legale sorrise alla Detective.
Lieve fu il contatto fra le loro mani, quando le dita s’incontrarono per prendere e cedere il bicchiere.
Una sottile carezza.
Il tempo sembrava essersi fermato, quando gli sguardi delle due si persero l'uno nell'altra, per poi riprendere a scorrere alla normale velocità.
- Devo...andare.
- Oh Jane...stasera metterete una pattuglia davanti casa mia?
Chiese la Dottoressa presa coscienza della realtà in cui si trovava.
- Se vuoi vengo a dormire da te.
Disse Jane con un timido sorriso.
Maura sorrise di rimando, ma i suoi occhi erano pieni di timore.
- Pranza con me Dottoressa?
- Sicuro Detective!
Risero all'unisono, dimenticandosi per un attimo di tutto ciò che le circonda.
- A dopo Jane.
- A dopo Maur.
 
Poco dopo che la Detective ebbe lasciato l’obitorio, Maura sentì un rumore alle sue spalle che la fece voltare.
Un uomo dall’aspetto atletico sulla trentina entrò nella sala autopsie.
Cappellino nero sul capo e abito nero, avanzò verso la Dottoressa con in mano alcuni fogli.
- Salve. La Dottoressa Isles, presumo.
Salutò l’uomo leggendo il badge sulla tasca del Medico Legale.
- Buongiorno. Sì. Posso fare qualcosa per aiutarla?
- Sì. Mi scusi se non ho bussato o altro. Sono nuovo qui e credevo d’essermi perso.
La Dottoressa sorrise.
- Non si preoccupi.
- Dovrebbe firmarmi il documento prestampato per la consegna del cadavere di stamattina. Come ho detto precedentemente, sono nuovo in questo mestiere e me ne sono dimenticato. Voglio dire…mi sono dimenticato di farle firmare il documento.
Vedendolo impacciato la Dottoressa lo fermò.
- Sono cose che accadono. Prego, appoggi pure il documento sulla scrivania.
Maura raggiunse il giovane con una penna e iniziò a compilare il foglio.
- Avete già scoperto qualcosa?
Chiese l’uomo curioso.
- È un caso aperto. Non posso parlarne.
- Capisco. Scusi la mia curiosità.
Il Medico fece un sorriso sincero per poi tornare alla compilazione del modulo prestampato.
- Una firma lì e tolgo il disturbo.
Rise l’uomo indicando con l’indice la riga dove il Medico Legale doveva porre la sua firma.
- Allergia al lattice.
- Cosa?
Chiese il giovane colto alla sprovvista.
- La sua, sulla mano, allergia al lattice. Non si è fatto dare in dotazione dei guanti sostitutivi?
- La Dottoressa è famosa per il suo spirito d’osservazione.
Sorrise Susie Chang entrando nella sala autopsie.
- Ah…ehm…come ho detto prima sono nuovo e non…
- Mi scusi non volevo metterla a disagio. Il primo giorno di lavoro mette agitazione a chiunque. Ecco fatto.
Si scusò la Dottoressa notando la crescente agitazione nel giovane.
- Grazie e mi scusi ancora per l’inconveniente. Buona giornata.
Ringraziò scusandosi l’uomo, ancora una volta, per poi congedarsi in tutta fretta.




Note di Alex: Ed eccoci con il secondo capitolo...la rete di misteri è appena iniziata :D
Grazie a tutti per le recensioni. Mi spiace se non sono riuscita a rispondere ad alcuni ma ultimamente ho pochissimo tempo per tutto.
Sono felice che nonostante le FF su R&I siano poche sono molto seguite. Grazie di cuore :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Chapter 3
 
- Che ordiniamo Maur?
Le due colleghe erano sedute a un tavolo del Cafè Divisione Uno, dove lavorava anche la madre di Jane.
- Tutto dipende da cos'ha nel menù Angela. Cos’avete scoperto?
- Allora, ricapitolando...la vittima ha scritto l'articolo di giornale che tu stessa hai letto, per illustrare una realtà alquanto "scomoda". Viene probabilmente assassinato per la Micro SD che ancora dobbiamo "ricostruire", perché semi danneggiata...sperando che non lo sia totalmente...
- Aspetta. Non puoi fare una teoria sulla Micro SD se prima non scannerizzi il tatuaggio. Non è stato fatto da molto tempo. L’inchiostro presenta la colorazione tipica di chi se l’è fatto fare da massimo 2 mesi. C’entra qualcosa, magari collegato alla SD.
La protesta del Medico Legale era più che corretta.
- Allora assassinato per informazioni che nascondeva e che probabilmente avrebbe divulgato.
Si corresse Jane.
- E tenta di uccidermi perché...
- Sei minuziosa, pretenziosa, pignola...
Maura sollevò un sopracciglio interrompendo l'elenco della collega.
- Faccio bene il mio lavoro intendi dire?
- Si Maur proprio così.
Jane rise dando una lieve spinta alla spalla della Dottoressa dinnanzi a lei.
Angela arrivò con in mano un blocchetto per le ordinazioni.
- Bimbe mie, che vi porto?
- Che ci proponi Mà?
Angela adorava Jane ma amava anche Maura come una figlia.
- Che ne dite se vi porto delle pennette con salmone e panna?
Al Medico Legale s’illuminarono gli occhi.
- Fantastico Angela!
- Perfetto Mà!
- Acqua ragazze?
- Naturale grazie.
Disse Maura sorridendo.
- Janie?
- Lo stesso.
- Arrivo subito.
La madre di Jane si allontanò entrando nella cucina del Cafè.
- Tornando a ciò che hai detto prima...per pensare ciò, il killer dovrebbe conoscere il metodo di lavoro del Dott. Pike oltre al mio.
- Uhm...quesito interessante Dottoressa! E le dirò di più...interessante è anche il nome da lei fornitomi in questo istante.
Disse Jane aggiustandosi degli occhiali da vista immaginari.
- Oh...perché Jane?
- Tu dimmi perché hai menzionato proprio lui.
Maura sbatté le palpebre più volte. La stava interrogando? Era sospettata di qualcosa? Non capiva.
- Beh...se qualcuno conosce o per lo meno è informato, sa che Pike è il mio diretto successore a ricoprire il ruolo di Medico Legale Capo della Omicidi di Boston.
- Un'altra cosa Maur...per sapere questa informazione, come, dove e perché si dovrebbe informare una persona?
- Semplice... se partiamo dal “Come e dove”: qualsiasi persona può trovare l'informazione nel Boston Globe o in una rivista medica oppure può esserne a conoscenza se la persona stessa facesse parte di un'associazione medica o polizia. Possiamo anche dire informata da terzi nel caso ponga domande.
Maura sorrise a Jane che rimase seria.
- Per quanto riguarda il “Perché”…questo lo sapremo solo con qualche informazione in più, a meno che non sia interessato di attualità nel campo medico...anche noi facciamo gossip...
- Oppure, se vuole commettere un omicidio e crede che la vittima abbia nascosto sulla propria persona qualche prova. La ringrazio Dottoressa.
La interruppe Jane e Maura, a quelle parole, sembrò confusa.
- Che vuoi dire?
- Pike è troppo poco minuzioso per soffermarsi a scannerizzare un QR Code…
- EZ Code.
La corresse Maura.
- …EZ Coso. Si limiterebbe solo a giudicarlo un tatuaggio di “Singolare fattura” senza verificare null’altro.
La dottoressa non rispose. Jane aveva colto il punto.
- Jane, a proposito della pattuglia…
- Sì?
- Non voglio che tu venga. Né tu né Frankie.
Lo sguardo di Maura si rabbuiò davanti allo stupore dell’amica.
- Ma…Maur perché?
Quella richiesta rattristò Jane.
- Non voi, altri ma non voi.
- Maur…
- Non voglio che vi capiti nulla Jane. Non lo sopporterei. Oddio…non sopporterei nemmeno che accadesse qualcosa di brutto ad altri…forse lo sopporterei un pochino di più…ma poco poco…oddio…sono un problema.
Una lacrima cadde fugace sulla sua guancia. Jane le prese dolcemente la mano.
- Non accadrà nulla se starò io con te.
- Janie! Che le hai fatto?
Domandò Angela contrariata, dopo averle raggiunte al tavolo.
- Mà! Per favore…
- Scusate. Eccovi servite. Buon appetito.
Angela diede un bacio sulla guancia della dottoressa. Aveva capito tante cose guardandole, osservandole. Riusciva anche a capire cosa affliggeva Maura, ma Jane…la sua adorata Jane…l’avrebbe aiutata, ne era certa.
- Andrà tutto bene Maura, vedrai.
Angela sorrise per poi tornare dietro al bancone del locale.
- Ehy Vaniglia!
- Oh no…Rondo…pure lui adesso.
Borbottò la Detective contrariata.
Il vagabondo informatore aveva visto Jane da lontano e si portò al tavolo delle due donne per dei veloci saluti.
- Uh noto con piacere che con te c’è anche la sexy Dottoressa! L’ho vista sa…la sua foto sul Boston Globe….uhm fantastica.
- Anche tu hai scritto sul Boston?
Domandò Jane stravolta.
- Mi avevano intervistata una settimana fa in quanto medico Legale Capo.
Rispose Maura innocentemente.
- E me lo dici solo ora?
- Jane, non credevo t’importasse…davvero.
- Tutto di te m’importa.
Sbottò la Detective stizzita.
Solo dopo aver detto quella frase si rese conto di ciò che le era uscito di bocca.
Perché Maura non le aveva raccontato dell’intervista?
Quante erano le cose che non le diceva?
- Oh, Jane, non l’ho fatto di proposito. Credimi.
- Scusami ma ho un caso da seguire.
Detto ciò Jane si alzò tornando in ufficio, senza nemmeno finire il pranzo.
Maura rimase interdetta dalla piega presa da quella conversazione.
- Ho detto qualcosa di sbagliato?
Domandò Rondo alla Dottoressa che non rispose.
Angela chiamò a sé il vagabondo che salutò Maura con un cenno della mano prima di allontanarsi.
Dopo aver dato all’uomo alcuni pacchi, timidamente, si avvicinò al Medico Legale che le dava le spalle.
- Le passerà, vedrai. Jane è fatta così.
Un lieve sorriso si dipinse sulle labbra della Dottoressa.
- Grazie Angela.
 
- Dottoressa, la cercavo.
Susie Chang, sulla soglia dell’ufficio di Maura, aveva due fogli fra le mani.
La Dottoressa, intenta a scrivere il rapporto sull’autopsia, alzò lo sguardo verso la collega.
- Dimmi pure.
La donna entrò mettendosi al fianco del Medico Legale e porgendole entrambe i fogli che teneva fra le mani.
- Si ricorda il ragazzo che stamani è venuto a farle compilare il documento prestampato?
- Sì.
Rispose incuriosita la bionda Dottoressa.
- Ha mentito.
- Spiegati.
- Il documento era già stato firmato alla consegna del cadavere.
Maura si alzò di scatto dalla sedia.
- Devo andare da Jane!
 
- Che succede Frost?
Jane raggiunse il suo partner. Sembrava ci fosse un problema con qualcosa su cui lavorava.
- Qualcuno è entrato nel sistema di sorveglianza. Ha cancellato una registrazione delle telecamere dell’obitorio. Un lasso di tempo di circa 20 minuti.
Alla mora si strinse la bocca dello stomaco in una morsa.
Un rumore di tacchi fece voltare i detective.
- Maura, un lasso di tempo di 20 minuti nel tuo obitorio, ti dice niente?
- Jane non so di cosa tu stia parlando, visto che in obitorio ci passo gran parte della mia giornata, ma ho una cosa urgente da rife…
Il Medico Legale si pietrificò.
- Maura?
- 20 minuti hai detto?
Domandò la Dottoressa con sospetto.
- Sì…20 minuti.
- Jane, forse ho capito.
- Si sieda e ci riferisca ciò che sa.
Propose l’ex partner della mora.
Maura andò a sedersi su di una sedia accanto alla scrivania del tenente Korsak.
Frost, Jane e Frankie si avvicinarono per ascoltare meglio.
- È una cosa accaduta stamane. Jane, aveva lasciato l’obitorio da poco quando dietro di me ho sentito un rumore. Un giovane impacciato, vestito da portantino, mi chiese di firmare il documento prestampato che solitamente accompagna il cadavere. Non capita mai che ci dimentichiamo di firmare, ma se il corpo viene consegnato e io ancora non sono giunta alla centrale, qualche mio subordinato fa le mie veci compilando i campi richiesti e ponendovi una firma. Il documento viene poi registrato sul computer e allegato alla cartella del cadavere su cui segue autopsia. Il giovane mi ha chiesto se si era già scoperto qualcosa. Risposi che, essendo un caso aperto, non potevo parlarne. Lui non ha insistito. Quando mi indicò dove porre la mia firma notai un eczema allergico su entrambe le mani. Allergia al lattice. Suzie Chang mi è testimone perché aveva assistito a quell’ultimo scambio di battute prima che il ragazzo si agitasse ancor più e se ne andasse.
Dopo il nostro pranzo, Jane, sono scesa nell’obitorio e la Dottoressa Chang mi ha informata che il documento quel mattino era già stato compilato e registrato alle 9.36 AM.
- L’incontro con il portantino è stato alle?
Domandò Frost spostandosi verso il suo computer.
Il medico legale guardò il suo orologio da polso di Dior.
- Direi all’incirca alle 12.15 AM
Il giovane collega della mora digitò qualcosa sulla tastiera. Tutti sembrarono trattenere il respiro.
- Eccoci. Guardate.
Frost rese visibile il filmato su di uno schermo più grande in modo che tutti potessero osservare.
- Qui vediamo Jane lasciare l’obitorio. La Dottoressa da uno sguardo alla cartella della vittima e poi…
Il video si oscurò.
- Dalle 12.18 buco nero nella registrazione sino alle 12.38 in cui vediamo la dottoressa uscire dal proprio ufficio e dirigersi verso gli ascensori.
- Dobbiamo avvertire Cavanaugh.
Disse Jane risoluta. Ora più di prima sentiva che la sua amica era in pericolo.



Nota di Alex: Scusate il ritardissimo ma purtroppo sono stra a corto di tempo e questa mia prima FF su Rizzoli & Isles la voglio scrivere bene e con tutte le attenzioni necessarie.
Grazie a tutti voi che leggete e seguite. Siete una soddisfazione unica. Spero di non deludervi!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Chapter 4
 
Cavanaugh raggiunse il gruppo di detective a passo svelto.
- Venite tutti nel mio ufficio.
Li richiamò. Voce ferma e risoluta.
Frost, Korsak, Maura e i fratelli Rizzoli, entrarono nell’ufficio del principale chiudendosi la porta alle spalle. Sotto ordine del capo, il partner di Jane spense la telecamera che vegliava sull’ufficio in cui si trovavano. Una piccola scatolina nera con sopra una spia rossa, venne attivata dal Tenente capo della Omicidi.
Cavanaugh fece cenno ai Detective e alla Dottoressa di prendere posto davanti a lui per poi iniziare a parlare a voce molto bassa.
- È quasi certo che, chi ha cancellato parte del video di sorveglianza, abbia già attinto importanti informazioni riguardanti il caso che stiamo seguendo. Dobbiamo, per prima cosa, tenere sotto stretta sorveglianza la Dottoressa Isles e tutti i luoghi dove ella lavora e dove si trova la nostra vittima. Voglio controlli meticolosi su chi entra e chi esce da qui. Frost, fatti aiutare a mettere in sicurezza documenti, filmati e tutto ciò che si può raggiungere tramite rete o che può essere violato. Abbiate l’estrema cura di non parlare con nessuno di questo caso e soprattutto di non scrivere, registrare o immagazzinare dati sui computer riguardanti esso. D’ora in poi si torna alla classica carta e penna. Tenetemi aggiornato il più possibile. Occhi e orecchie aperti e operativi al 100%. Temo ci sia una talpa in questa divisione. Mi raccomando massima cautela verso telecamere e dati trasmissibili o manipolabili.
- Come ci regoliamo con la sorveglianza della Dottoressa Isles?
Domandò Jane preoccupata. Sentiva l’adrenalina scorrerle nel sangue mentre Maura si sentì solamente un enorme peso.
- Voglio che ogni cosa sia fatta da voi. Meno persone sono a conoscenza di tutto ciò e più facile sarà scoprire la falla nel sistema. Voi Rizzoli sarete i sorveglianti ufficiali della Dottoressa. Con Paddy Doyle in prigione non si può escludere un regolamento di conti, anche se non credo che c’entri con tutto ciò. Meglio essere comunque pronti a tutto. Frost, come procede il recupero dati delle scheda?
- Appena ho notato che qualcuno era entrato nel sistema di sorveglianza mi sono fermato. Continuerò sul mio portatile che possiede elevati sistemi di sicurezza.
Spiegò il giovane partner di Jane.
- Avete procurato uno scanner per il codice da leggere?
- Dovrebbe arrivare…
Jane s’interruppe guardando l’orologio.
- …a minuti.
- Benone. Fratelli Rizzoli, voglio che voi siate l’ombra della Dottoressa a partire da ora. Il portone che permette l’entrata nell’obitorio dai sotterranei è stato chiuso e bloccato. Il luogo è stato perlustrato. Può lavorare in sicurezza per ora.
- La ringrazio…anzi, dovrei ringraziarvi tutti.
Disse Maura un po’ impacciata.
- Aspetti a dire grazie. Lo farà quando l’assassino sarà in mano nostra. E ora, al lavoro.
Cavanaugh congedò i Detective. Maura andò verso la porta ma qualcuno l’afferrò per il braccio delicatamente.
- Non si preoccupi, Dottoressa Isles, tutto andrà per il meglio.
Il Tenente le sorrise rassicurandola per poi lasciare la presa.
Il Medico Legale fece un cenno d’assenso con il capo congedandosi.
 
La Dottoressa Maura Isles era nel suo ufficio per recuperare documenti da analizzare meticolosamente a casa.
L’ordine datole dal Tenente Sean era: “Si porti a casa tutto il necessario, così da poter sorvegliare personalmente tutto ciò che riguarda la vittima, il caso e ciò che lo concerne”.
Detto, fatto.
Jane e Frankie la attendevano fuori dall’ufficio. Stavano esaminando accuratamente l’obitorio alla ricerca di qualche cimice, microspia o telecamera che possa essere stata nascosta precedentemente dall’intruso.
- Ehi Jane.
Frankie richiamò l’attenzione della sorella intenta a guardare sotto la scrivania.
- Dici che a Maura posso interessare?
La Detective, a quella domanda, si alzò bruscamente battendo la testa sotto al tavolo.
- Ma che…
Si massaggiò il punto dolente fissando il fratello.
- …razza di domande fai?
- Che c’è, mi piace!
Sbottò il giovane guardando Maura di sottecchi.
- Smettila di pensare a lei e pensa a proteggerla invece.
Quell’ammissione da parte del fratello la irritò notevolmente. Gelosia?
- Se ci frequentassimo, con me sarebbe sempre al sicuro.
Frankie sorrise maliziosamente, immaginandosi come potesse essere baciare Maura Isles.
Il suo film mentale, però, venne interrotto bruscamente da una gomitata al fianco.
- E piantala!
Lo rimproverò scherzosamente Jane senza far notare il suo disagio interiore.
La Detective serrò la mascella cercando di non mostrarsi infastidita da quelle parole.
Appena Maura li raggiunse, tornarono al piano superiore dirigendosi da Frost.
- Lo scanner QR e EZ Code è arrivato. Dovrò lavorarci un bel po’ in modo da impedirgli la trasmissione di dati on-line. Con il permesso del Tenente, lo porterò a casa e cercherò di bypassare qualsiasi collegamento in modo che la trasmissione dati avvenga solo sul mio computer. Domani sarà operativo e provvederemo alla scannerizzazione. Nel frattempo lavorerò anche alla Micro SD.
Frost informò nel minimo dettaglio i presenti, prima che il Tenente li raggiungesse e lo interrompesse.
- Dottoressa, il corpo della vittima è stato messo in sicurezza. L’obitorio è stato posto sotto stretta sorveglianza così come la centrale stessa. Ogni persona che esce o entra sarà controllata, monitorata e registrata.
Cavanaugh aveva blindato la centrale di polizia.
- Ha fatto un lavoro eccellente, Tenente…tuttavia…
Iniziò Maura attirando su di sé gli sguardi dei tre colleghi al suo fianco.
- Tuttavia?
Domandò il capo della Omicidi di Bostron.
- …per ogni evenienza ho preferito fotografare in HD l’EZ Code. In questo modo se l’originale venisse danneggiato si può lavorare sulle foto scannerizzandone il tatuaggio impressovi.
- Eccellente Dottoressa.
La elogiò Sean Cavanoug.
- Brava Maura. Non credo siano così pazzi da rubare un cadavere ma, se in questa Divisione c’è davvero una talpa, qualcuno potrebbe danneggiare l’elemento chiave.
- Proprio per questo ho pensato di fotografare ciò di cui abbiamo bisogno.
- Ben fatto. Ora andate pure a casa. Per qualsiasi, e dico qualsiasi cosa chiamatemi.
Detto ciò il Tenente, congedò i suoi Detective. Questo caso meritava la massima attenzione, soprattutto perché c’era in gioco la vita della Dottoressa Isles e la reputazione della centrale stessa.
 
- Maura, spiegami perché stai dando asilo all’intera famiglia Rizzoli.
Sbottò Jane contrariata nel vedere Tommy, il fratello minore, bighellonare nella casa di Maura.
- Jane, l’appartamento di Tommy è fuori uso per un paio di giorni. Non resterà a lungo. Mi ha chiesto se conoscevo qualcuno che poteva cedergli un divano per due notti e non potevo certo rifiutare.
Sorrise Maura alla collega e amica che la guardò incrociando le braccia al petto.
- Certo Santa Maura da Boston.
La bionda sorrise riuscendo ad ammorbidire, anche se di poco, l’espressione della mora davanti a sé.
- Ehi Doc!
La salutò Tommy al settimo cielo.
- Ti va una partita a scacchi con premio speciale?
Le domandò con un sorriso malizioso sul volto.
- E quale sarebbe il premio speciale?
Chiese innocentemente il Medico Legale notando il fratello più giovane di Jane farsi sempre più vicino al suo volto.
- Una cosa che…
- E gira al largo tu! Mà ti vuole in cucina.
Li interruppe la Detective con fare indelicato.
Maura sorrise allegramente nel vedere l’amica così scontrosa col fratello.
- Ecco, ascolta Jane e stalle alla larga.
- Ma che avete voi due! Sentite la primavera? Via, via, lasciate stare la povera Maura che è già indaffarata di suo anche senza avere voi due fra i piedi.
Angela prese entrambe i figli per le orecchie portandoli con sé in cucina.
- Usate, piuttosto, le vostre energie per aiutarmi.
- Ho chiuso tutti gli scuri. Qui con noi sarai al sicuro Maur.
Le sorrise Jane accarezzando la spalla dell’amica. La sua mano scivolò sul braccio e prima che il contatto terminasse, la mano di Maura si posò sulla sua.
- Grazie Jane…devo ringraziarvi tutti.
- Ragazze, è pronto in tavola. Su, su, sennò si raffredda.
Angela le chiamò a gran voce dalla cucina e le due si avviarono verso il tavolo per sedersi.
- Maura, ho tenuto un posticino qui.
La informò Tommy con un sorrisone.
- Magari preferisce stare accanto al termosifone, vieni Maura, accanto a me c’è proprio una sedia libera.
Intervenne Frankie.
Jane sospirò stremata dalla situazione mentre Maura sorrideva divertita ai fratelli Rizzoli.
- Janie, vieni ad aiutarmi a portare i piatti in tavola.
La Detective alzò gli occhi al cielo.
- Sarebbe stata una lunga, lunghissima serata.


Nota di Alex: Piccolo capitoletto intermedio :D Che succederà?
Staremo a vedere...
Gazie a tutti voi e alla prox :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Chapter 5
 
Maura sorrideva divertita e Jane, al contrario, non lo era per niente.
- Maura, bambina mia, siediti accanto a Frankie. Dobbiamo pur sistemare questo giovanotto.
Angela rise di cuore mentre Jane la fulminò con lo sguardo.
Che stava succedendo in quella casa? Si chiese la mora alzando gli occhi al cielo.
- Ehi Mà, perché non accanto a me?
Protestò Tommy contrariato.
- Maura è una ragazza seria e tu sei troppo scapestrato. Ma ti voglio bene lo sai.
Frankie e la Dottoressa risero dopo aver visto la smorfia sul viso del giovane dinnanzi a loro.
- Vado un attimo…
Jane lasciò la frase a metà estraendo il cellulare dalla tasca e portandosi verso la camera degli ospiti.
Subito dopo Maura fece lo stesso.
Susie Chang l’aveva chiamata per informarla che all’obitorio tutto era tranquillo e che le analisi sul sangue della vittima erano state analizzate. Tutto nella norma. Nessuna traccia o indizi sull’assassino presenti sugli indumenti. Come appurato in precedenza, ora era certo che un cecchino aveva ucciso Arnold Reinz e la polizia era giunta sul posto prima che l’assassino potesse avvicinarsi al cadavere.
Maura riattaccò, così come Jane.
- Era Cavanaugh. Alla centrale tutto tranquillo. Tu?
La Detective indicò il telefono ancora stretto nella mano dell’amica.
- Susie. Ha confermato che non vi è traccia dell’assassino sugli indumenti. Il cecchino ha sparato e noi siamo arrivati ancor prima che avesse modo di avvicinarsi.
- Oppure, è stato intenzionale.
Ipotizzò Jane guardando Maura.
- Che vuoi dire?
- Che forse è stato proprio l’assassino a chiamarci, in modo da poterti colpire mentre analizzavi la vittima.
Il silenzio calò su di loro che sembrarono riflettere su ciò che era appena stato detto dalla Detective stessa.
- Non è da escludere.
Ammise Maura con tono preoccupato.
Jane si avvicinò stringendola a sé.
- Lo prenderemo Maur.
La Dottoressa affondò il viso nell’incavo del collo dell’amica.
Riusciva a sentire il profumo dei suoi lunghi capelli neri.
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo, lasciandosi andare in quell’abbraccio.
Sapevano benissimo entrambe che non potevano rimanere così in eterno.
Maura si scostò e, nel farlo, si ritrovò con il viso vicinissimo a quello dell’amica.
I loro occhi s’incatenarono e i loro cuori cominciarono a correre all’unisono. Perché? Sembrò una domanda postasi da entrambe.
Un gesto inaspettato colse la Detective di sorpresa. Il Medico Legale le accarezzò una guancia mentre gli occhi si posarono sulle labbra. Fu impercettibile quell’avvicinamento ma, ahimè, venne disturbato dalla voce di Angela che le richiamava alla realtà.
- Si fredda tutto, qui.
Le due donne sembrarono risvegliarsi uscendo da quel mondo divenuto loro e solamente loro per qualche istante.
Maura sorrise e Jane, con un gesto del capo, le indicò la cucina.
 
La cena passò in tranquillità tra risate e battute divertenti fra i fratelli Rizzoli. Sembrò che, almeno in quel momento, la tensione degli avvenimenti passati fosse stata accantonata.
- Cena ottima Angela. Ti ringrazio.
Si complimentò Maura sorridendo.
- Grazie mille Maura, gentilissima come sempre. Se solo si potesse mettere un po’ di te sulla mia Jane…sarebbe un risultato ottimo.
La Detective tossì. A quelle parole, la sua fantasia galoppò facendole andare di traverso la birra.
Il Medico Legale rise di gusto nel vedere l’amica in apparente difficoltà per delle semplici parole.
- Ridi perché immagini Jane femminile, Doc?
Chiese Tommy sghignazzando.
- Diciamo di sì. Lascia che ti aiuti a sparecchiare Angela.
Si offrì Maura alzandosi in piedi.
- No, no, mi aiuta Janie.
- Veramente, dovrei parlare con Jane di alcune cose.
- Uh ma Frankie è un ottimo ascoltatore.
- Mà!
La rimproverò la Detective. Questo suo ostinarsi a far stare Maura con il fratello non le piaceva.
- Personali, Angela.
Rispose con tono serio la Dottoressa che aveva smesso di sorridere.
La donna sì irrigidì.
- Nulla di grave spero.
- È tutto ok.
Sorrise Maura notando che, forse, aveva usato un tono troppo serio.
Angela sospirò sorridendo mentre la Dottoressa fece un cenno con il capo all’amica, che la seguì in camera.
- Jane, è tutto il giorno che sei strana. Ho per caso fatto qualcosa di male? Detto qualcosa che ti ha ferita?
La Detective guardò Maura negli occhi. Prese un respiro profondo e si buttò.
La mora prese il viso della Dottoressa fra le mani. Tocco lieve e gentile come se fosse dannatamente fragile.
Aveva paura in quel momento ma non si sarebbe più tirata indietro. Non poteva reprimere ancora quei sentimenti che le mozzavano il fiato.
Jane sentì il cuore correre impazzito e fu allora che chiuse ogni distanza fra le loro labbra.
Un bacio dolce, delicato, come il soffio di una brezza primaverile sulla pelle.
Lentamente la Detective si scostò. Il timore del rifiuto, sul volto dell’amica, la investì.
Maura invece sorrise accarezzando una guancia di Jane che aveva abbassato lo sguardo.
La Dottoressa la guardò dolcemente prima di stupire ogni aspettativa della mora ricambiando quel bacio con più intensità.
In quel gesto vi era impresso tutto ciò che celavano inconsapevolmente da molto tempo.
Jane, trasportata da quella passione, spinse delicatamente Maura a ridosso del muro.
Le loro mani iniziarono ad esplorarsi avide, bisognose di quel contatto che avevano sempre desiderato.
Emozioni uniche che crescevano sempre più.
Il suono del campanello e una voce familiare le interruppe. Dovevano raggiungere l'ospite.
Il Tenente Sean Cavanaugh era in piedi nel salotto della casa di Maura.
Angela chiacchierava allegramente con lui finché la Dottoressa e la figlia non li raggiunsero.
Frankie era accanto al divano. Con un gesto Maura indicò la sala da pranzo.
- Sono venuto a informarvi riguardo le ultime novità.
Disse poi porgendo un foglio con sopra dei nomi.
- Qui, troverete un elenco di tutte le persone citate nell’articolo scritto dalla vittima sul Boston Globe.
Come ben saprete, sono tutti stati accusati di ricatti e ogni meschinità al fine di ottenere con ogni mezzo un terreno su cui edificare un centro commerciale. Domani inizieranno gli interrogatori.
- Tra questi c’è qualcuno che è stato un tiratore nell’esercito o sportivo?
Chiese Jane con tono serio.
- Lieto che tu me l’abbia chiesto. In questo elenco ci sono dieci tiratori scelti che, negli anni ’80, hanno preso parte al progetto “Ghost”.
Maura a quel nome sospirò.
- Doc...ne sai qualcosa?
 Frankie guardava la Dottoressa e amica sospirare nuovamente.
- Il progetto “Ghost” prese vita nel 1983. Esso consisteva in un’unità speciale di cecchini addestrati in arti militari come camuffamento, ricognizione, infiltrazione e osservazione, atti ad operare in missioni Top Secrets delle quali non si ha informazione alcuna.
Dotati di pistola, pugnale e armi di supporto quale C4 o puntatori per coordinamento attacchi guidati, stabilirono un record di tiro a distanza con i propri Barrett M82.
L’operazione “Ghost” si concluse nel 1998 con la cancellazione e distruzione di qualsiasi documento ne riportasse informazioni o traccia di ogni sorta.
- Dannazione.
Sbottò Jane. Ora sì che era preoccupata.
- Però…
La Dottoressa attirò nuovamente l’attenzione su di sé.
- …i componenti di quest’operazione, in data odierna, avranno minimo cinquant’anni. Il ragazzo che è venuto con la scusa del farmi firmare il documento era molto impacciato e giovane.
- A che pensa Tenente?
Chiese Frankie notando l’uomo farsi pensieroso.
- Non credo che dei veterani specializzati compiano un atto simile…sono molto più convinto che sia qualcuno che è stato addestrato, per passatempo può anche darsi, e molto più giovane. Dato il record di tiro stabilito e la durezza dell’addestramento di una tale squadra, un errore “fatale” come lasciare in vita la Dottoressa non sarebbe di certo stato tollerato.
- In poche parole, avrebbero sparato alla testa e non al cuore.
Concluse Jane serrando la mascella dalla rabbia.
- Il che, per tutti noi, è un bene.
- Come fa ad essere un bene se vogliono Maura morta?
Chiese Angela duramente.
- Perché il giovanotto compirà passi falsi, cosa che un veterano di certo non fa.
- Ma cosa c’entrano dei veterani con un centro commerciale?
Domandò Angela con tono irritato.
- Questa è un’altra cosa che dobbiamo scoprire.
  - Fatemi capire…un veterano può ricattare e manipolare per soldi ma non può aver tentato di uccidere Maura?
- Angela, il colpo sparato era preciso…senza dubbio…ma era dritto a cuore. Un veterano dell’esercito non escluderebbe mai la possibilità di un giubbotto anti-proiettile, cosa che in questo caso è successa.
La donna sospirò. Era arrabbiata perché qualcuno voleva fare del male a una persona a lei cara, e Maura…era a tutti gli effetti parte della sua famiglia.
- Capisco.
- Ora riposatevi. Domani apriremo la “Caccia” all’assassino.
Detto ciò, il Tenente si congedò.
- Riposarsi…sembra facile.
Borbottò Angela andandosene in cucina.
- Ehi, vi va di guardare un film?
Propose Tommy per spezzare la tensione.
- Sì dai, fanno The Ghost Ship, la Nave Fantasma.
Rispose Frankie leggendo il palinsesto.
- Se volete scusarmi, io andrei a riposare. Oggi è stata una giornata davvero pesante.
- Tranquilla Doc, non devi dire nulla.
Tommy le fece l’occhiolino bevendo un sorso di birra.
- Buon riposo e per qualsiasi cosa sono sul divano.
- Grazie a tutti voi, apprezzo molto ciò che state facendo per me.
- È un piacere Doc.
Ammiccò sorridendo Tommy.
Jane tirò un cuscino in faccia al fratello che fece spallucce.
- Ti accompagno. Notte Mà!
Alzò la voce la Detective perché Angela la sentisse dalla cucina.
- Notte bimbe mie.
Le salutò la donna abbracciando Maura con l’affetto di una madre per la figlia e tirando nell’abbraccio pure Jane.
 
Maura era distesa sul letto. Guardava il soffitto.
Una miriade di pensieri vagava nella sua mente.
Jane, in quell’istante, uscì dal bagno. Maglietta “Boston Police” a maniche corte e pantaloni lunghi blu.
La Detective notò l’amica sospirare.
- Sei preoccupata Maur?
Chiese la mora raggiungendo la Dottoressa e sdraiandosi al suo fianco.
- Pensavo a quel ragazzo. E se fosse stato lui?
Domandò Maura voltandosi verso l’amica.
- Dovresti andare a fare un identikit.
- Già fatto.
Sorrise Maura fiera del suo essere così zelante.
Jane si accigliò.
- Non me l‘hai detto.
Il tono duro.
- Con tutte queste pessime notizie, Jane, credimi che non l’ho fatto apposta. Volevo…
La donna bionda sospirò.
- …almeno per stasera volevo provare a dimenticare tutto. Perdonami.
Jane comprese e si avvicinò stringendola a sé.
Maura si inebriò del profumo della mora. Un brivido le corse lungo la schiena a quel contatto.
- Lo troveremo Maur.
La voce di Jane era così bassa, vellutata come una carezza.
Poco dopo la mora si scostò guardando la Dottoressa negli occhi. Il suo cuore mancò di un battito.
- E…riguardo a noi?
La Detective scostò una ciocca di capelli dal viso della donna che aveva di fronte.
- Vediamo come va?
Aggiunse poi con un sorriso.
- È tutto così strano…
- Sta cercando di studiare la cosa, Dottoressa?
La mora sorrise nuovamente per poi rattristarsi alla consapevolezza di un dubbio che la colpì violentemente.
- O…hai ripensamenti?
Maura abbassò lo sguardo senza rispondere.
- Capisco.
Jane sentì come un pugno nello stomaco. Quel silenzio la ferì.
Si voltò dando le spalle alla collega.
Nella stanza calò il silenzio.
Chiuse gli occhi cercando di trattenere un groppo alla gola.
Fu in quell’attimo che sentì le braccia di Maura stringerla da dietro e la fronte della bionda poggiarsi alla sua schiena.
- Non voglio sbagliare con te, Jane…ho…paura.
Jane si voltò lentamente abbracciando Maura dolcemente.
- Di così hai paura?
- Di sbagliare, di ferirti, di rovinare tutto. Sei l’unica, a questo mondo, che non voglio perdere.
La Dottoressa si strinse in quell’abbraccio donato dall’amica.
I loro cuori parvero battere all’unisono.
- Sono qui, Maur, e ci resterò sempre.



Nota di Alex: Eeeeee un momento carinoooo fra le dueeee :D
Spero vi sia piaciuto. Ma i guai purtroppo sono appena all'inizio.
Un grande grazie a tutti voi che mi seguite :)
Alla prox :D

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Chapter 6
 
Era ormai pomeriggio inoltrato.
Maura era nel suo ufficio mentre Jane stava interrogando i vari sospettati. L’Avrebbe raggiunta appena aveva in mano qualcosa di tangibile su cui lavorare.
La tensione la stava facendo impazzire così, decise di sedersi sul divanetto e mettersi a leggere un libro preso su Amazon qualche settimana prima.
- Ci stai riuscendo?
Una domanda che riscosse dai pensieri la Dottoressa. Quella voce le fece vibrare il cuore.
- A fare cosa?
- A rilassarti.
Jane si sedette a fianco di Maura che chiuse il libro sulle proprie ginocchia.
- Quando sei tesa, tendi a leggere un libro.
Spiegò la Detective sorridendo.
- A dir la verità no. Ho troppi pensieri per riuscire a rilassarmi. Ciò non toglie che, magari…provandoci funzioni.
Jane le circondò le spalle con un braccio, stringendola a sé.
- Siamo ancora in alto mare. Tutti sembrano avere un alibi di ferro. A questo punto non ci resta che attendere il ritorno in patria del Tenente Coleman, uno dei sospettati, partito per l’Iran due giorni fa. È l’unico ad avere un nipote che potrebbe fare al caso nostro…e che al contempo sembra essere svanito nel nulla.
- E Frost, a che punto è con la SD e il Decodificatore di EZ Code?
Chiese Maura sospirando.
- Sta ultimando il tutto. Sarà da te fra circa un’ora.
Il telefono della Detective vibrò.
- Rizzoli. Arrivo subito.
L’espressione di Maura fu abbastanza eloquente da far comprendere a Jane ciò che voleva sapere.
- Era Korsak. Devo chiamare l’aeroporto di Washington.
Le due donne si alzarono e la mora diede un casto bacio sulle labbra di Maura.
- Ti va di cenare con me?
Il Medico Legale sorrise.
- Certamente. Ci vediamo dopo che Frost sarà passato.
Jane sorrise a sua volta voltandosi e andando verso la porta. Improvvisamente si fermò sulla soglia dell’ufficio.
- Cosa stavi leggendo Maur?
La Dottoressa aprì il libro leggendo una frase che l’aveva colpita.
- “Mai mi sarei sognata di incontrare una persona come te.
Mai mi sarei sognata di aver paura di perderti.

Ora lo so, ora lo sento.
Mi hai rubato il cuore insinuandoti in me lentamente.
Non andartene mai. Ne sarei perduta.”
Quelle parole lasciarono senza respiro la mora. Il cuore ebbe un sussulto e in un attimo chiuse le distanze fra le loro labbra.
Un bacio passionale, ricco di parole mai dette.
Una carezza sul viso di Maura. I loro sguardi incatenati.
- A dopo.
Sorrise Jane seppur triste nel dover lasciare la donna davanti a sé.
- A più tardi Jane.
 
- Come potete notare, queste nuove tecnologie ci stanno aprendo un “Mondo di possibilità”. Le funzionalità per questo genere di codici sono molteplici, pur variando in base alla versione dello smartphone, come:  visitare URL, inviare o salvare appuntamenti in calendario, comporre o inviare e-mail o messaggi di testo, effettuare chiamate dirette ad altri numeri di telefono, combinare funzioni di codice in un unico menu, salvare i contatti nella rubrica, giocare alla lotteria, utilizzare funzioni di e-couponing tramite codici promozionali…e via dicendo.
Le facce dei Detective erano stabiliate.
Jane, Frankie, Korsak, Frost e il tenente Cavanaugh erano attentissimi nell’ascoltare Maura.
- Come mi stava spiegando Frost prima che ci raggiungeste, questo non è un normale smartphone per la decodifica dei Code, ma è stato elaborato in modo tale da non trasmettere dati di ogni sorta e essere il più sicuro possibile. Ora, vedremo cosa cela la nostra vittima nel suo tatuaggio.
Il Medico Legale assieme a Susie Chang, si misero all’opera con lo scanner.
Dopo circa un minuto, una serie di numeri, lettere e spazi vuoti venivano ripetuti in modo disordinato tanto da rendere perplesse entrambe le Dottoresse.
- Frost, può per favore…
Senza che Maura finisse la frase, il Detective capì di avvicinarsi.
- Sta andando troppo veloce per poter capire qualcosa. Devo provare a rallentarlo.
- Riesci a scaricare quel materiale per poterci lavorare?
Chiese Jane che sentiva di essere nuovamente a un punto morto.
- Ci posso provare.
- Va bene. Frost, lavoraci il più possibile per rendere utilizzabile e comprensibile ciò che abbiamo appena visto. È sicuramente un indizio importante e fondamentale, ma ora è assai inutile. Jane, tu resta con la Dottoressa. Se ho bisogno ti chiamo.
- Sì Signore.
Acconsentì la mora.
-Voglio concludere l’indagine e catturare la persona che ha fatto questo.
Disse infine Cavanaugh indicando il cadavere sul tavolo autoptico per poi congedarsi.
- Questo è un enigma che si fa sempre più complesso.
Sospirò Korsak prima di tornare al piano superiore.
- Che ne dici Maur…andiamo a cena?
Propose Jane notando la collega pensierosa.
- Sì…tanto al momento non possiamo fare altro.
Rispose frustrata Maura andando verso gli ascensori.
 
Mentre stavano cenando al Caffè Division One, Frost arrivò a passo svelto puntando dritto verso le due donne intente a conversare.
- Ok…ho rallentato quello strano assemblamento di numeri, simboli, lettere e spazi vuoti. Vorrei un suo parere Dottoressa.
L’uomo le porse lo Smartphone.
- Potrebbe essere…
- …scrittura ASCII?
Frost terminò la frase iniziata da Maura.
- Sì, concordo appieno. Tutto sta, nell’immediato futuro, assemblarli e vedere cosa questo codice compone e ci vuol mostrare.
- Forse, rallentandolo sino a scattarne diversi fotogrammi, riusciremo a capirne qualcosa. Che ne pensa?
- Direi che è un’ottima idea Frost!
Esclamò il Medico Legale con un sorriso.
- Non resta che darmi da fare.
- E allora vai.
Jane indicò la porta, al collega, ridendo. Il giovane partner la prese in parola congedandosi.
- Sento che finalmente, seppur piano piano, le cose si stanno smuovendo.
Sorrise Maura all’amica.
- Unendo le nostre forze, lo prenderemo, te lo assicuro Maur.
 
- I fotogrammi sono stati catturati e stampati. Ora non resta altro che metterli nel giusto ordine.
Frost informò i presenti.
Maura, vedendo la quantità di fogli sul tavolo si sedette.
- Sarà un lavoro assai lungo.
Sospirò poi frustrata.
- Ma cosa sono questi sci?
Chiese Jane impacciata nel ricordare almeno una parte di quello strano nome.
- ASCII, Jane.
Sorrise la Dottoressa.
- Allora…ASCII o American Standard Code for Information Interchange, altrimenti detto Codice Standard Americano per lo Scambio di Informazioni, è un codice per la codifica di caratteri.
Supponendo che tutti questi caratteri rappresentino un’immagine, come spero che sia, si tratterebbe di arte ASCII. L'arte ASCII è un mezzo artistico molto in voga negli anni passati, che si basa principalmente sui computer come supporto di presentazione; consiste di immagini prodotte componendo i 95 caratteri ASCII. Immagini d'arte ASCII possono essere create con ogni editor di testo, e sono talvolta usate in combinazione con i linguaggi di programmazione per produrre programmi per computer il cui testo forma un disegno o un’immagine.
Spiegò Maura accuratamente.
- Quindi, non resta che vedere cosa ne esce?
Chiese Frankie un po’ perplesso.
- Esattamente.
- È un lavoro che pensate di riuscire a svolgere?
Domandò il Tenente con un pizzico di preoccupazione.
- Sarà difficile, ma se Frost mi aiuta, insieme possiamo riuscirci. Non nego che ci vorrà del tempo.
Ammise la Dottoressa guardando nuovamente la quantità di fogli sulla scrivania del Detective.
- Bene…dirigetevi nel seminterrato. Di spazio ce né. Per qualsiasi cosa chiedetemi pure. Buon Lavoro.
La ringrazio Sean. Sorrise il Medico Legale prendendo i fogli con sé e dirigendosi verso gli ascensori.
 
- La mia idea era di posizionare una telecamera sul soffitto in modo da poter osservare, in tempo reale ovviamente, ciò che stiamo componendo sul pavimento. Da vicino, concorderà sicuramente con me Dottoressa, ci risulterebbe impossibile capirne il significato e rallenterebbe il lavoro.
Propose Frost reggendo fra le mani una piccola telecamera.
- L’immagine verrà trasmessa sul monitor qui di fianco.
Maura era intenta a guardare i vari fogli con su scritti numeri e lettere.
- Sono messi in ordine per fotogramma?
- Certamente.
- Allora proviamo a tenerli in quest’ordine. Sicuramente, appena poggiamo la prima fila, riusciremo ad avere una linea guida per costruirlo in modo corretto e completarlo.
- Ha già un idea, Dottoressa?
Maura sembrò frugare nella propria mente alla ricerca di informazioni utili.
- I fogli sono 72. Una forma geometrica elementare, per comporre una data immagine con questo numero di fogli, non può essere che un rettangolo. Ho bisogno di carta e penna Frost.
Disse d’un tratto Maura alzandosi dalla sedia ove era seduta.
- E di dare un’occhiata al tatuaggio. Qualcosa ci è sfuggito e sono certa che la soluzione l’abbiamo dinnanzi ai nostri occhi.
- Io, nel frattempo, installo la telecamera.
Informò Frost mentre vedeva la Dottoressa allontanarsi.
 
Nel suo ufficio, Cavanaugh stava guardando i monitor. Le telecamere inquadrarono Frost e il Medico Legale parlare e poi Maura allontanarsi dal seminterrato.
Il Tenente spostò lo sguardo verso il monitor che inquadrava l’uscita dell’ascensore e il corridoio che portava all’obitorio.
Di lì a poco la Dottoressa oltrepassò le porte automatiche dirigendosi verso il proprio ufficio. Prese una cosa che somigliava a un block notes e una penna.
Sean spostò nuovamente lo sguardo verso il monitor dell’obitorio, dove sembrava essere diretto il Medico Legale.
Il tenente, in quell’istante, notò un lieve sfarfallamento sullo schermo.
Guardò con attenzione la Dottoressa uscire dal suo studio.
Sarebbe dovuta apparire nel monitor che mostrava l’obitorio ma non accadde nulla.
-Rizzoli!
Chiamò Cavanaugh richiamando l’attenzione della Detective poco distante.
- Tenente, qualcosa non va?
Chiese Jane preoccupata raggiungendo il Principale della Omicidi alla scrivania.
- L’uomo le fece cenno di avvicinarsi.
Maura sembrò aver dimenticato qualcosa ed era tornata nel proprio ufficio. Prese una cartella
dall’archivio e poi uscì nuovamente.
Gli sguardi dei Detective si spostarono nel secondo monitor per vedere la Dottoressa entrare nell’obitorio, che confinava con il suo ufficio ma, ancora una volta, nulla avvenne.
- Maura!
Esclamò Jane precipitandosi verso l’ascensore.
 
Il medico Legale uscì dal proprio ufficio entrando nell’obitorio. Un rumore le fece alzare lo sguardo.
Tutto attorno a lei sembrò tranquillo.
Fece qualche passo verso la cella mortuaria dove era situata la vittima dell’omicidio.
Un secondo rumore attirò la sua attenzione.
Si voltò ma era sola. Scosse la testa e afferrò la maniglia del portellone in acciaio.
- Non ti muovere.
Maura a quella voce si pietrificò.
- Cosa vuoi da me?
Chiese la Dottoressa tentando di modulare la propria voce e lasciar trasparire freddezza anziché timore.
- Lei è troppo zelante. Non posso rischiare oltre.
L’uomo era nascosto nella penombra.
- Maura!
Gridò Jane entrando nell’obitorio e cogliendo di sorpresa sia l’amica che l’intruso.
- Jane attenta!
Ma quell’avvertimento andò a vuoto.
L’uomo uscì dall’ombra bloccando la Detective da dietro e iniettandole qualcosa, con una siringa, al collo.
La mora crollò a terra e l’intruso se ne andò.
Cavanaugh, Korsak, Frankie e alcuni poliziotti corsero dietro all’assalitore.
Maura si precipitò dall’amica a terra.
- Jane…
La Detective dormiva profondamente.
La donna inginocchiata al suo fianco tirò un sospiro di sollievo.



Nota di Alex: Il mistero s'infittisce :P
Cosa starà pensando Maura? Quale altro segreto celerà quel tatuaggio?
Stay Tuned mie lettori preferiti :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Chapter 7
 
Mentre Jane dormiva sotto l’effetto della sostanza somministratale dall’aggressore, Maura con l’aiuto di Susie Chang, fece un prelievo di sangue all’amica per analizzare la sostanza iniettatale.
Dopo qualche minuto i risultati furono pronti.
- Che le hanno dato?
Chiese Frankie preoccupato.
Maura sospirò contenta.
- Tranquillo, è un blando sedativo. Si sveglierà presto.
Terminò la frase con un sorriso e il fratello della mora si rilassò.
- Che cosa cercava, nel tatuaggio della vittima?
Domandò Korsak al Medico Legale intenta a coprire la collega, sdraiata sul divano dell’ufficio accanto all’obitorio, con un plaid.
- Questo.
Maura mostrò la foto del tatuaggio al Detective.
Sotto il disegno a inchiostro dell’EzCode c’era una data.
- 09 Agosto 1972.
Lesse la Dottoressa.
- Crede sia un indizio su come costruire l’immagine?
Chiese Frost incuriosito.
- L’anno 1972 non può esser stato messo a caso. Infatti 72 è il numero esatto dei fotogrammi. 09 può essere uno dei lati e agosto, quindi 08, può esser l’altro.
- Tutto sta a sapere da quale dei due lati cominciare.
- Ogni foglio, appartenente al fotogramma, è numerato per poterli tenere sempre nell’ordine di comparsa…giusto?
- Esattamente.
Annuì Frost.
- Allora possiamo tentare entrambi gli schemi. Abbiamo poco margine d’errore se l’interpretazione della data è giusta.
Jane iniziò a destarsi attirando l’attenzione del Medico Legale e dei tre Detective rimasti al suo fianco.
- Maur…cos’è successo? Stai bene?
- Tu piuttosto, come ti senti?
Chiese di rimando la Dottoressa con tono preoccupato.
- Io…bene.
- Adesso anche noi. L’aggressore ti ha sedata.
- Ma a te non ha fatto nulla vero Maur?
Jane stringeva l’avambraccio dell’amica che le si era seduta accanto sul divano.
- No…i tuoi colleghi sono arrivati in tempo, ma non sono riusciti a prenderlo.
La mora serrò la mascella.
- Sarebbe opportuno se ti riposassi Jane.
- Non ti preoccupare…
Disse la mora mettendosi a sedere.
- …se inizio a stare male, ho il mio medico di fiducia a portata di mano.
- E chi sarebbe?
Chiese Maura perplessa.
- Tu Maur…tu.
- Oh…ma io non…
- Le tue cure saranno sufficienti.
Sorrise Jane alzandosi.
Un lieve bussare attirò l’attenzione dei presenti. Susie Chang era alla porta.
- Prego Susie.
La invitò Maura cortesemente.
- Dottoressa, le analisi sugli abiti della vittima hanno riscontrato la presenza di un oggetto metallico nell’imbottitura interna.
- È stato estratto, qualsiasi cosa esso sia?
Domandò il Medico Legale incuriosita.
- Lasciano a lei questo compito.
- Allora procediamo.
I Detective assieme alla Dottoressa e alla collega di laboratorio, si diressero nella sala autopsie.
Susie Chang porse a Maura, la borsa contenente gli indumenti del giornalista ucciso.
Con cura, gli abiti vennero stesi su di un tavolo autoptico dove, con una macchina apposita, si riuscì a intravvedere l’oggetto metallico celato.
Con un bisturi, Maura, sezionò il tessuto trovandovi al suo interno una piccola tasca contenente una chiave.
La Dottoressa la porse all'amica, che seguì tutta l’operazione al suo fianco.
- Sembra la chiave di una cassetta di sicurezza. Frost…
Disse Jane imbustando con cura l’oggetto per poi porgerlo al partner.
- …trova la sua provenienza.
- Vado subito.
Avvisò l’uomo dirigendosi assieme a Korsak e Frankie, verso gli ascensori.
- Vieni su con noi, vero?
Domandò Jane preoccupata.
Maura sorrise dolcemente.
- Andiamo.
 
- Dal numero di serie inciso sopra, risulta che la chiave appartiene a una cassetta di sicurezza. Precisamente a quelle presenti nel complesso di Harrisone Ave.
Annunciò Frost.
- Praticamente a qualche isolato, dal parco del Boston Common, dov’è stata trovata la vittima.
Puntualizzò Jane.
- Secondo voi, è possibile che sia stato seguito?
Domandò Korsak.
- Dal killer dici?
Chiese a sua volta Jane per carpire il pensiero del collega.
- Magari da un complice. La stessa persona che, appena il giornalista esce dal complesso, corre a chiamare il killer che si apposta nel parco.
- Beh, è fattibile. In fondo, la vittima per rincasare, poteva tagliare per il parco. Abitando in River Street , proseguendo in linea retta su essa, c’è una strada che taglia completamente il Boston Common.
Continuò Cavanaugh che si era intromesso nella conversazione.
- Frankie e Korsak domattina, come prima cosa, andate a Harrison Ave e interrogate gli impiegati che stanno a stretto contatto con le cassette di sicurezza. Voglio una lista completa di chi lavora nel complesso e loro compiti nel dettaglio. Procuratevi anche i nastri delle telecamere di sorveglianza.
- Sì signore.
Risposero i due Detective all’unisono.
- L’arrivo del Tenente Coleman è previsto per domattina intorno alle 9.00 al Boston Logan International Airport. Mentre loro…
Cavanaugh indicò Korsak e Frankie.
-…saranno a Harrison Ave, tu Jane interrogherai il Tenente. Dobbiamo scoprire, dove si trova il nipote nella maniera più assoluta.
- Lo stesso che ha manomesso le telecamere del sotterraneo e dell’obitorio, poco prima di entrare in scena. Guardate qui.
Frost mandò il filmato delle due telecamere di sorveglianza, sul maxischermo.
Ciò che si vide fu un lieve sfarfallio e nulla più.
- Ciò che ha fatto, è stato mandare in repeat una registrazione già effettuata dalla telecamera stessa. Infatti, come potete notare…
Frost lanciò il video che riprendeva Maura nel proprio ufficio.
- …in questa ripresa, dovrebbe vedersi la Dottoressa entrare nell’obitorio e invece…
Nel video non si vide nulla, solo la sala vuota.
I Detective non dissero una parola.
- Ora, tornatevene a casa. Domani sarà una giornata piena per tutti noi.
Li congedò Cavanaugh con una nota di amarezza nella voce.
 
- Ciao Mà!
- Janie, Maura, come state? Com’è andata? L’avete preso?
Angela tempestò di domande le due giovani appena entrate nell’appartamento.
- No, Angela…ma stiamo avviandoci verso una soluzione.
Rispose Maura gentilmente, sorridendo. Non era il caso dire cos’era accaduto.
- Mà, noi dobbiamo ancora mangiare.
- Sto facendo le scaloppine ai funghi.
- Buonissime!
Esclamò la mora togliendosi la giacca e seguendo la madre in cucina.
- Mi aggrego al commento di Jane. C’è un profumino.
Maura le seguì andando a lavarsi le mani.
- Ti serve una mano Angela?
- Oh sì…se vuoi puoi infarinare le bistecche.
- Mi metto subito all’opera all’ora.
Jane sorrise nel vedere com’era bello il rapporto che c’era tra Maura e Angela…qualcosa però la riscosse dai propri pensieri.
Il campanello suonò.
Jane, stringendo la pistola al proprio fianco, guardò prima dalla finestra per poi andare ad aprire la porta rilassata.
- Frankie, entra.
Sbuffò la sorella vedendo il sorrisone ampio del fratello.
- Guarda chi ho trovato? Stava per venire a trovarti.
Frankie si scostò rivelando qualcuno che la irrigidì.
La Detective rimase a bocca aperta.
- Casie...
- Sei sempre più bella.
Nell'udire quella voce, il mondo di Maura le cadde addosso, come investita da un camion di paure.
Angela squadrò il volto della Dottoressa. Fu proprio in quell’istante che capì ogni cosa.
- Uhm, che profumo. Che c’è di buono Mà? Ciao Doc.
Frankie sorrise alle due donne ai fornelli, sbirciando cosa stavano cucinando.
- Vuoi...vuoi entrare?
Fece un cenno d’invito, la bella Jane, spostandosi dalla porta per far entrare l'ex compagno.
- No...veramente vorrei che uscissi tu...una cena...non ti chiedo nulla di più.
A quella richiesta, la mora, non seppe cosa dire.
In quell’istante era bombardata da sentimenti contrastanti, ma decise che il dovere verso Maura doveva venire prima di tutto.
- Abbiamo in corso un’indagine problematica.
- Ti chiedo solo un’ora del tuo tempo.
Disse Casey con tono di supplica.
- Sto io con Maura, Jane.
Intervenne Frankie per rassicurare la sorella.
- Rimarremo nelle vicinanze.
Puntualizzò Casey nel caso Jane dovesse essere reperibile.
- O...ok.
Jane era confusa, ma dentro di sé voleva andare e Maura lo sapeva.
- Ti passo a prendere fra un'ora?
- Va bene...
- A dopo allora.
L’uomo sorrise chiudendosi la porta alle spalle.
- Maur...era Casey...vuole che vada a cena.
- Sì...ho sentito.
Rispose con tono secco la Dottoressa.
- Maur?
- Vado a prendere il vino bianco per le scaloppine.
Maura si lavò le mani, prese le chiavi della propria cantina e uscì.
- Sono un'idiota.
Borbottò Jane tristemente.
Ad Angela non rimase che sospirare. Non voleva intromettersi fra loro due, anche se era palese la sua tristezza nel vedere la figlia commettere un simile errore.



Nota di Alex: ed ecco che le cose si complicano in tutti i sensi :D
Adoro lasciare suspance :P
Vi ringrazio tanto che continuate a seguire la mia storia. Alla Prox :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Chapter 8
 
Quando il Medico Legale rincasò, volutamente dopo un’ora e mezza, Jane era già uscita.
In fondo, la cantina era proprio sotto casa sua ma non sarebbe riuscita ad affrontare lo sguardo dell’amica né voleva vederla uscire con Casey.
Entrando in casa e vedendo solo Angela e i fratelli Rizzoli, sentì una stretta al cuore.
- Ti ho tenuto la cena in caldo Maura.
La voce della madre di Jane si udì dalla cucina.
- No, grazie…ho del lavoro da fare. Vado nel mio studio. Scusate.
Detto ciò la Dottoressa si congedò andando a rifugiarsi nei propri pensieri.
Si sedette alla scrivania. Accese il portatile e controllò la posta.
Niente di nuovo, solo inutile pubblicità.
Decise di fare ciò che sapeva fare meglio in quei momenti: Shopping online.
Nemmeno guardare foto su foto di vestiti e scarpe le servirono a distrarsi dal pensiero di Jane e Casey.
Un lieve bussare si udì alla porta. Angela.
- Sei sicura che non vuoi proprio nulla, bimba mia?
- Grazie Angela, sto bene così.
Sorrise Maura, seppur a fatica.
- Sai…per quel che vale, non mi è mai piaciuto quello.
Udire quelle parole fu come se, in Maura, fosse scattata una molla.
L’autocontrollo della Dottoressa, franò bruscamente, facendola scoppiare in un pianto senza controllo. Fu più forte di lei tanto da non riuscire a trattenersi.
Angela d'altro canto non seppe che fare, se non prenderla fra le sue braccia e consolarla...abbraccio da cui il Medico Legale fuggì.
- Scusami...scusami davvero…
Si scusò la Dottoressa, mortificata per esser scivolata via da quel gesto di tenerezza.
- …ma…sai, il lavoro e lo stress...
La madre di Jane prese la mano di Maura, in silenzio senza dire nulla.
- Maura, tu sei la cosa più bella che sia mai capitata a mia figlia, e Jane è troppo furba per lasciarsi scappare Te.
Maura alzò il viso.
- Come lo sai?
- Vi osservo.
- Scusami...
- E di cosa? Di rendere felice mia figlia? Non chiedere scusa.
Angela accarezzò la mano al Medico Legale.
- Mangia qualcosa bimba mia...ti farà stare un pochino meglio.
- Perdonami, ma non riesco. Vado a letto. Sono davvero stanca.
- Va bene Maura. Riposa e vedrai che domani andrà tutto per il meglio.
 
Passarono circa due ore da quando Jane era uscita.
Maura era già a letto da un po’ ma di certo non riusciva a chiudere occhio.
- Posso stare qui con te?
Una voce…la sua voce, la fece tornare alla realtà. Non l’aveva nemmeno sentita entrare.
- Certo.
Le rispose in un sussurro.
Jane si sdraiò accanto al Medico Legale, cingendola con le proprie braccia e tirandola a sé.
La stanza piombò nel silenzio più totale che sembrò un fardello assai pesante per entrambe.
- Casey mi ha chiesto se mi vedo con qualcuno. La mia risposta è stata “Sì”. Poi mi ha chiesto se ne sono innamorata…
A quella successiva domanda seguì nuovamente il silenzio.
Maura deglutì. La paura le attanagliava lo stomaco.
Tentò di parlare ma non le uscì nemmeno un suono.
- Cos’hai risposto?
Riuscì infine a chiedere cercando di ingoiare quel nodo alla gola.
La Detective accentuò l’abbraccio ma Maura si scostò voltandosi a guardarla.
Gli occhi lucidi.
- Ho risposto di Sì...perché è vero, sono innamorata di te.
Il Medico Legale cinse Jane in un abbraccio che ricambiò sorridendo.
- Non pensare mai più che possa lasciarti. Sei tutto per me Maur e lo sei sempre stata…dovevo solo capirlo.
 
Il mattino seguente passò velocemente alla centrale di polizia.
- Ed ecco la lista dei dipendenti del complesso di Harrison Ave. Per esaminare il contenuto della cassetta di sicurezza serve un mandato.
Informò Korsak.
- L’abbiamo già ottenuto. Jane e Frost sono andati sul posto a requisire anche i filmati della sicurezza.
Cavanaugh aveva agito prontamente.
- Ciò significa che Jane ha già interrogato il Tenente Coleman.
- Esattamente Vince. Alibi di ferro, come già sapevamo. A proposito del nipote, invece, risulta che gli ha insegnato a sparare sin da quando era piccolo e perché il desideri del giovane era entrare nell’esercito come tiratore scelto ma è stato esonerato.
- Motivo?
Chiese Frankie incuriosito.
- Fattore psicologico.
La Dottoressa li raggiunse con in mano una cartella.
- Dal test sulla personalità affrontato durante la visita di leva da Joshua Jr Coleman, nipote del Tenente Christopher Coleman, è risultato alto e determinante il fattore della sociopatia. L’esonero è stato dato in quanto la Sociopatia o altrimenti detta disturbo antisociale di personalità, viene collocata dal manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali all’interno dei disturbi di personalità del “Cluster B”.
Cluster B o Gruppo B è caratterizzato da comportamenti “emotivi” o “drammatici”, oltre che da mancanza di empatia e altruismo da parte del soggetto.
Maura, come il solito, era stata molto eloquente.
- Quindi abbiamo a che fare con un sociopatico armato in grado di imbracciare, senza  indugio e con precisione, un fucile da cecchino? Perfetto.
Ironizzò abbattuto Frankie. Ora era davvero preoccupato per la sorte di Maura.
- Cos’ha detto il Tenente riguardo il nipote? Domicilio eccetera.
Korsak sperava in un aiuto da parte di quell’uomo che però non avvenne.
- Il Tenente ha allevato il nipote dopo la morte del fratello, padre del ragazzo già orfano di madre dalla nascita. Dopo questa “Diagnosi” scaturita dalla visita di leva, parlò con il nipote di possibili cure. Tutto ciò alimentò litigi che sfociarono nella “fuga” di Joshua dalla casa dello zio. Da quel giorno non l’ha più rivisto.
Spiegò Cavanaugh in un riassunto dell’interrogatorio durato alcune ore.
- Non ci voleva.
Sbottò Vince frustrato.
- Non ha più avuto contatti di alcun tipo, con il nipote?
Chiese Maura pensante.
- Nessuno, a detta sua.
Alcuni passi diretti verso di loro attirarono l’attenzione su chi stava arrivando.
- Abbiamo il contenuto della cassetta di sicurezza…
- …e i nastri della videosorveglianza.
Frost terminò la frase iniziata da Jane, che si avvicinò all’amica sfiorandole la mano con la sua.
- Che avete trovato?
Jane porse una busta trasparente con dentro un foglio elencante cinque nomi e conseguenti date.
Cavanaugh era perplesso. Bastò uno sguardo verso Frost perché il giovane comprendesse le intenzioni del capo della omicidi.
- Cerco subito a cosa corrispondono questi nomi e le date.
Disse poi mettendosi alla scrivania.
- Userò il mio pc così nessuno può vedere cosa cerco.
- La micro SD?
Chiese poi Jane ricordandosi della scheda.
- È lì. Sta ultimando il processo di ricostruzione e decodificazione. Manca poco.
Rispose Frost con un sorriso.
- Dovrei scendere nell’obitorio.
Maura informò i presenti.
- Ti accompagno.
Si offrì Jane ottenendo il consenso da Cavanaugh. Le due si congedarono portandosi verso gli ascensori.
 
- Cosa cerchi nel computer?
- Guardo se mi è sfuggito qualcosa.
Jane si guardò intorno prima di avvicinarsi all’orecchio con le proprie labbra.
- Sei bellissima oggi.
La voce così bassa e sensuale dell’amica le fece venire un brivido lungo la schiena.
Maura si voltò sorridendo alla Detective.
Le due si guardarono negli occhi e il Medico Legale le accarezzò una guancia scostandole i capelli dietro l’orecchio.
- La telecamera?
- È sopra la nostra testa. Non riescono a vederci a ridosso del muro.
Le parole di Maura furono un bisbiglio mentre tirava a sé l’amica baciandola dolcemente.
Jane era al settimo cielo e la faccia buffa che fece, scatenò una risata da parte della Dottoressa…risata che si spense subito.
- Casey...
- Maur...avevamo già chiarito questo punto o sbaglio?
Domandò la mora con sguardo corrucciato.
- E' Qui.
Jane si voltò all'istante verso la porta dell'obitorio, staccandosi dall'abbraccio con Maura.
L'ufficiale dei Marines era pietrificato.
- Casey...
La Detective cercava qualche frase non troppo dolorosa, per spiegare ciò che il Marine aveva visto.
- E pensare Maura, che ho sempre avuto paura di te. Sin da quando stavo con Jane tu, in un modo o nell'altro, riuscivi sempre a portarmela via o a distrarla da me. E ora...ora me l'hai portata via d'avvero.
- Casey...
Jane ci riprovò.
- No Jane...non serve spiegare nulla. Ero sicuro che un giorno sarebbe successo. Speravo solo, non ora. Ero venuto qui a chiederti un'altra possibilità per noi. Pur sapendo che stai con un altro…ho voluto provarci comunque…ma contro Maura, io non posso competere. Addio Jane.
Detto ciò Casey, lasciò sulla scrivania della Dottoressa Chang il mazzo di fiori per Jane e se ne andò.
Jane abbassò lo sguardo. Non avrebbe voluto che l’uomo assistesse a quella scena…non voleva fargli male ulteriormente.
I suoi pensieri furono distratti dalla vibrazione del proprio cellulare.
- Rizzoli. Arriviamo.
 
- Allora…dall’archivio i nomi e le date coincidono con persone scomparse.
Iniziò Frost per poi interrompersi. Un suono aveva attirato la sua attenzione.
- La micro SD ora dovrebbe essere funzionante.
Disse poi digitando qualcosa sulla tastiera.
- Mostraci ciò che contiene.
Ordinò Cavanaugh autoritario.
- Subito.
Il giovane digitò qualche altro codice e sullo schermo comparvero immagini di articoli di giornale.
- 15 Agosto 2009. “Primo ostacolo nella costruzione del centro commerciale, opera della Double M costruzioni. Il proprietario del terreno, il critico gastronomico Frank Miller, ha ingaggiato battaglia contro i finanziatori del progetto”.
Maura lesse a tutti il primo articolo di giornale. Frost cambiò immagine.
- 3 Gennaio 2012. “A quasi tre anni dalla scomparsa di Frank Miller, il critico gastronomico, sembra proprio che la costruzione del noto centro commerciale venga messa costantemente alla prova. Il gruppo “Uniti per la salvaguardia dell’ecosistema”, capitanato da Robert Johanson e Patrizia Foster, minaccia una guerra contro il disboscamento dell’area verde per la creazione dell’ampio parcheggio. Riusciranno a scamparla anche stavolta i finanziatori della struttura?”.
- Aspetta un attimo…il primo nome della lista trovata nella cassetta di sicurezza è proprio Frank Miller.
Puntualizzò Jane leggendo il piccolo foglio nella busta di plastica trasparente.
- Scomparso il 23 Agosto 2009. Poi Jane scommetto che a seguirlo sono proprio Robert Johanson e Patrizia Foster.
Ipotizzò Korsak.
- E, infatti, eccoli qui scomparsi entrambi l’8 Gennaio 2012.
Aggiunse poi.
Alcune nuove immagini si videro sullo schermo.
- Sono tutti documenti. Estratti conto, elenco finanziamenti…nessuno di questi approvato. Qualcosa non quadrava nei conti, a quanto pare.
 Disse Jane leggendo le intestazioni e le diciture.
- Guardate…
Indicò Maura puntando il dito verso la firma posta alla fine di ogni documento.
Con lo sguardo poi lesse il prossimo nome della lista.
- …sono tutti firmati da Scott Finnegan, Assessore alle Finanze del Massachusetts.
Continuò la Dottoressa.
- Scomparso il 28 Aprile 2013.
Puntualizzò Korsak.
- 24 Settembre 2014. “Dallo stop del 18 Aprile 2013, i lavori per il centro commerciale Albatros sono ripresi alla velocità della luce. Un nuovo ostacolo, però, si para davanti a questo gigantesco complesso. Il dirigente capo e fondatore della Double M Costruzioni, Morgan Morrison, si oppone al processo di completamento della struttura. Voci di corridoio, giunte alle nostre orecchie, annunciano il ritiro da parte del giovane titolare a causa di alcune indiscrezioni cui è venuto a conoscenza. Sarà vero? Se sì, quali saranno? ”.
Lesse Maura.
- Morgan Morrison, scomparso il 27 Settembre 2014.
Disse Jane.
- Possibile, che a nessuno fosse venuto in mente di collegare le persone scomparse ai finanziatori del centro commerciale?
Sbottò poi la mora che iniziò a innervosirsi.
- Ricapitolando, abbiamo: Frank Miller, proprietario del terreno su cui è stato edificato il centro commerciale Albatros, scomparso il 23 Agosto 2009 in seguito alla sua protesta che non permetteva l’inizio dei lavori. Robert Johanson e Patrizia Foster, attivisti del gruppo ambientalista, scomparsi l’8 Gennaio 2012 dopo aver tentato di dichiarare guerra contro il disboscamento per il parcheggio. Scott Finnegan, Assessore alla Finanza, scomparso il 28 Aprile 2013, dopo aver rifiutato molti dei documenti e quindi si può dire un rigetto del finanziamento e infine Morgan Morrison, Fondatore della Double M Costruzioni, scomparso il 27 Settembre 2014, forse dopo aver scoperto qualcosa di strano.
Jane sospirò dopo aver fatto il punto della situazione.
- Soldi sporchi, persone scomparse, omicidi…abbiamo tanti di quei reati su cui investigare…fin troppi.
Disse Frankie frustrato.


Nota di Alex: Eccomi con la complicazione di questo caos :D Lo so che mi odiate ma vi ringrazio moltissimo perché siete in tanti ad apprezzare questa storia. Grazie di cuore e alla prox :*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Chapter 9
- Aspettate un attimo.
Maura sembrò stranita da qualcosa. I suoi occhi divennero due fessure. Guardò alcuni fogli rinvenuti nella cassetta di sicurezza del giornalista e ne esaminò uno in particolare. Sembrava più robusto di una normale pagina A4 di stampante.
Alzò il foglio mettendolo contro luce e, stando attenta a non distruggerlo totalmente con il tagliacarte, riuscì ad aprirne un lembo estraendone un appunto.
C’erano sette nomi datati  10 Gennaio 1996.
- Sono nomi. Sette per la precisione, datati 10 Gennaio 1996.
Avvertì la dottoressa.
- Frost, puoi vedere cos’è accaduto in quella data?
Chiese Cavanaugh  al giovane che si mise subito all’opera con il proprio computer.
Entrando nel database della Polizia, comparve una lista di persone scomparse e tra questi alcuni studenti, sette, frequentanti all’epoca la Boston Public High School of Massachussetts.
- Riesci anche a vedere se hanno un archivio online dell’anno 1996?
Domandò Jane attirando su di sé l’attenzione dei colleghi.
- Che hai in mente?
Chiese Frankie incuriosito.
- Solo supposizioni per ora, ma stando a qualche veloce calcolo, il nipote del Tenente Coleman dovrebbe aver avuto la loro età all’epoca della scomparsa di quei giovani.
Spiegò poi la mora.
- Dici che frequentasse la Boston Public?
S’intromise Maura.
- Per dirlo bisogna prima vederlo.
- Giusto Jane.
Ammise la bionda Dottoressa.
Tutti guardarono il monitor a schermo piatto davanti a loro.
- Niente. Per gli annuali previo anno 2000 bisogna recarsi presso la Biblioteca della Boston Public.
Riferì Frost ai colleghi.
- Sapete già cosa fare.
Fu un ordine indiretto quello di Cavanaugh. Frankie e Jane eseguirono nell’immediato prendendo un auto e recandosi nella scuola assieme a Maura.
 
Arrivarono alla Boston Public dirigendosi immediatamente alla biblioteca.
- Il Tenente Coleman ci ha fornito una foto del nipote.
Avvisò Jane.
- Se presente negli annuari, il mistero s’infittisce.
Aggiunse Korsak.
- Ho come il sospetto che tutto inizi da qui.
Bisbigliò Maura, dando voce ad un pensiero che le ronzava nella mente.
Una giovane ragazza, con occhiali dalla montatura spessa e capelli castani raccolti in una coda, li accolse.
Jane si presentò subito mostrandole il distintivo e introducendo i propri colleghi.
Senza protesta alcuna, la ragazza indicò loro uno scaffale e avvisò il preside della scuola della loro presenza.
In uno degli annuari del 1995/1996, classe dei diplomandi, trovarono una pagina dedicata ai sette giovani scomparsi. Del nipote del Tenente nessuna traccia.
La mora prese l’annuario dell’anno precedente ma nemmeno lì c’era una foto del ragazzo. Senza lasciarsi andare allo sconforto, controllò la stessa classe negli annuari precedenti ma senza alcun risultato.
- Niente di niente.
Sbottò poi frustrata.
- Magari non hai controllato la classe giusta.
Sentenziò Maura passandole un annuario.
- Classe del terzo anno, Joshua Jr Coleman.
Lesse la Dottoressa.
- Bocciato il primo anno 1991/1992 per non essersi integrato, Joshua Jr Coleman ha saltato l’anno scolastico successivo causa morte dei genitori e conseguente affidamento allo zio, il Tenente Christopher Coleman. Si è diplomato nel 1998 con il massimo dei voti, nonostante la media scolastica dal 1991 al 1996 sia sempre stata sotto il 5.
Una voce maschile li informò di tutto ciò. Il Preside della Boston Public li aveva raggiunti.
Un uomo di media statura, capelli bianchi sui sessant’anni.
- Salve, sono il Preside Charles Dobois. Conoscevo quei ragazzi perché vi ho avuto a che fare nel mio primo anno di lavoro. L’anno scolastico 1991/1992 è stato quello in cui mi hanno assegnato a questa scuola.
Jane, Frankie e Maura si presentarono.
- Sa se per caso ci fossero screzi fra lui e i sette ragazzi scomparsi?
Domandò Frankie come prassi.
- Quel gruppo di ragazzi, parlo di quelli scomparsi, erano tremendi. I classici bulli che perseguitavano chiunque. Ricordo una zuffa fra loro e Joshua. Trovarono il giovane Coleman chiuso in un bidone della spazzatura.
Li informò il preside.
- Temo che, se vorrete consultare i fascicoli personali nell’archivio, abbiate bisogno di un mandato.
Aggiunse poi quasi combattuto.
- Ha più sentito parlare di Joshua negli anni successivi?
Chiese Jane incuriosita. Cercava di ottenere più risposte possibili.
Il Preside sospirò scuotendo il capo.
- No purtroppo.
- La ringrazio per la sua disponibilità.
Disse la mora stringendogli la mano.
- Per qualsiasi domanda sapete dove trovarmi.
Aggiunse poi l’uomo prima che i Detective e la Dottoressa si congedassero.
 
Una volta tornati alla centrale, informarono Cavanough sulle scoperte appena fatte.
Riferirono la chiacchierata fatta con il preside e ciò che crebbe nella mente dei Detective e della Dottoressa, fu un dubbio pressante.
- E se fosse stato lui a far scomparire quei giovani?
Ipotizzò Frankie.
- Beh il dubbio c’è.
Rispose Jane pensierosa. Maura non proferì parola, il che era strano.
- Maur a che pensi?
- Ho un sospetto a cui ancora non posso dar voce.
Disse la Dottoressa rivolgendosi poi a Frost.
- Puoi dirmi su cosa è stato costruito il Centro Commerciale Albatros?
A quella domanda da parte della bionda il Detective mosse velocemente le mani sulla tastiera e, dopo qualche minuto, trovò i risultati.
- Nulla, solamente un vecchio parco giochi abbandonato. Passo la foto sullo schermo alla parete.
La foto che Frost mostrò ai colleghi non era altro che qualche panchina in disuso, uno scivolo rotto e un’altalena con dell’edera che vi si arrampicava rendendola inutile.
- Capisco. Puoi dirmi se il Centro Commerciale ha un parcheggio sotterraneo?
Il Detective acconsentì e mostrò un disegno grafico al monitor del grande televisore.
- Come potete vedere, il parcheggio sotterraneo c’è. I negozi vi sono costruiti sopra. Il giardino all’entrata, invece, è stato solo ricoperto da pavimentazione e arricchito con una fontana, un’aiuola rettangolare posta in modo trasversale e qualche panchina.
Frost informò i presenti e, sia la Dottoressa che Jane, alzarono un sopracciglio perplesse.
- Posto un po’ strano per mettere un’aiuola. Soprattutto vedendo che nel progetto originale non c’era…ma quello è un dettaglio trascurabile.
Sbottò la mora anticipando Maura che, come aprì la bocca la richiuse.
- Prima di dar ordine di un’indagine con il radar dobbiamo sapere di più su Joshua e i sette ragazzi scomparsi. Interrogate i compagni di classe sia di Joshua che degli altri e richiamatemi il Tenente Coleman. Voglio fargli qualche altra domanda.
Con questi nuovi ordini Jane e Frankie si apprestarono a tornare alla Biblioteca del Boston Public, per poter dare a Frost tutti i nome degli alunni che hanno frequentato la classe del sospettato e delle vittime. Korsak invece si apprestò a chiamare il Tenente Coleman.
 
Maura  era nel laboratorio. Un poliziotto a guardia dell’entrata che dava sul parcheggio sotterraneo, servì a dare più protezione alla Dottoressa che, dopo aver salutato la sua collega Chang, si chiuse in ufficio ad osservare i fogli in codice ASCII stampati e numerati sul retro da Frost.
Si alzò dal divano e andò nella stanza riadattata alla composizione di qualsiasi cosa potesse comparire da quei fogli. Seguì il suggerimento dettato dal tatuaggio “9 Agosto 1972”
- Tutto coincide. Se formo una fila orizzontale di 9 fogli e una verticale di 8…
Parlava fra sé Maura mentre distribuiva a terra le pagine numerate, seguendo il suo schema.
- Dottoressa.
La voce di Frost provenne dalle sue spalle.
La Dottoressa si voltò a cercarlo, poi vide la radio lasciata sul tavolo dal collega di Jane.
- Frost?
Chiamò la donna con gli ultimi fogli in mano.
- Guardandola dal monitor posso dire che sta riuscendo bene nel suo intento. Lo schema sembra essere esatto e ne sta uscendo un QR Code.
La informò l’uomo dagli uffici sovrastanti.
- Ancora con sto coso?
- Jane?
Disse Maura cercando di non lasciarsi sfuggire una risata.
- Eh…ti guardo e vedo solo un mucchio di macchie.
Sbottò la mora probabilmente accanto al collega.
Questa volta la Dottoressa rise.
- Poggio gli ultimi fogli e salgo.
Detto ciò la bionda posò a terra le ultime pagine e dopo l’approvazione di Frost, via radio, prese l’ascensore e li raggiunse.
 
- Era proprio fissato con questi cosi.
Borbottò Jane scuotendo il capo e causando una risata divertita in Maura.
- È un modo valido per nascondere ciò che si vuol celare ad occhio altrui.
Sentenziò la Dottoressa sorridendo.
- A…ha.
La canzonò la mora che, poco dopo, si lasciò distrarre da una donna che sembrava essersi persa.
- Posso esserle d’aiuto?
Chiese gentilmente alla persona davanti a sé.
- Cerco la Detective Jane Rizzoli per il caso di omicidio Peter Sullivan.
Rispose la donna tenendo in mano alcuni documenti.
-Salve, sono io Jane Rizzoli, si accomodi. Mi avevano avvisato che dovevamo dare un’occhiata ad alcuni documenti.
Mentre la mora si congedò per sistemare le carte per un caso che sarebbe andato in tribunale il giorno successivo, il distretto ricevette una chiamata.
Dottoressa Isles, altro Rizzoli, c’è stato un omicidio in Fay Street. Due volanti sono già sul posto.
- Ci rechiamo subito là.
- Dottoressa, mentre voi sarete impegnati con i rilevamenti, mi appresto a decifrare il QR Code ricostruito da lei. Al vostro ritorno avremo tutto pronto.
Maura e Frankie salutarono Frost e Korsak diretti nel posto del ritrovamento del cadavere.
Arrivati al luogo dell’omicidio, trovarono una volante parcheggiata. Le portiere del guidatore e passeggero erano spalancate.
Frankie aprì la porta facendo entrare la Dottoressa prima di chiudersela alle spalle.
Il caseggiato in cui si trovavano sembrava una vecchia fabbrica disabitata.
Momentaneamente dei due poliziotti non c’era traccia.
Maura si guardò intorno alla ricerca di un corpo da esaminare ma, ciò che vide, fu solo buio totale dopo un lancinante colpo alla testa.


Nota di Alex: scusate tanto l'attesa ma ho perso tutti gli appunti che avevo su questa fic e altre. Ora la riprendo regolarmente. Scusate ancora e un grazie a chi mi ha sempre seguita fino ad ora :)

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