You should be mine

di acqua00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paura dei temporali ***
Capitolo 2: *** Vi risulta? ***
Capitolo 3: *** Bentornato Lukey!!! ***
Capitolo 4: *** Fiesta per gatti ***
Capitolo 5: *** Preparativi ***
Capitolo 6: *** Viva i bomboloni :3 ***
Capitolo 7: *** Lavoruccio a maglia ***
Capitolo 8: *** Il lato tenero di Calum ***
Capitolo 9: *** Josef ***
Capitolo 10: *** Fotografie ***
Capitolo 11: *** La bustina ***
Capitolo 12: *** Bill ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Il caffè di nonna Pina ***
Capitolo 15: *** Patata con papion ***
Capitolo 16: *** Confessioni ***
Capitolo 17: *** Verità o verità? ***
Capitolo 18: *** Lacrime ***
Capitolo 19: *** Sgabuzzino ***
Capitolo 20: *** Lastra di giaccio ***
Capitolo 21: *** Houston, we have a problem ***
Capitolo 22: *** Cuoca ***
Capitolo 23: *** Audizione ***
Capitolo 24: *** Il tutto completa il niente ***
Capitolo 25: *** You should be mine ***



Capitolo 1
*** Paura dei temporali ***


Sta sera piove, come tutte le altre sere, ed io sono nel letto e cerco di addormentarmi, ma con tutta questa pioggia non ci riesco proprio quindi mi alzai e andai in cucina a bere un bicchiere d’acqua, quando notai che una piccola palla di pelo si è accoccolata ai miei piedi: è il mio gatto, Milkshake, me lo hanno regalato i miei nonni per il mio quindicesimo compleanno e, da allora, non riesco proprio a separarmi da lui; lasciai il bicchiere sul tavolo e presi Milk in braccio e andai alla finestra a guardare le gocce di pioggia che scendevano su di essa. Restammo  così per un po’ di tempo finché non vidi qualcosa illuminarsi dietro di me così misi il micio sulla poltrona cercando di non  svegliarlo e mi diressi verso quel bagliore. Notai che era arrivato un messaggio sul mio cellulare: Da Harry.
Harry è il mio migliore amico da quando eravamo all’asilo e mi ha sempre difeso dai più prepotenti tornando a volte a casa con i lividi per colpa mia e, per questo, gliene sono molto grata; lui conosce i miei difetti e le mie paure più oscure meglio di qualunque altro (anche più di mia mamma). Decisi di aprire il messaggio incuriosita da quello che poteva aver scritto:
-Scommetto che non riesci a dormire Nadd.-
Aveva proprio ragione, durante i temporali raramente riuscivo a dormire e, quelle volte che ci riuscivo, ricordavo sempre quando il mio papà ha abbandonato me e la mamma da sole; io avevo poco più di tre anni e, nonostante sia passato molto tempo, ricordo molto bene tutto ciò che è accaduto quella sera. Così risposi al messaggio di Harry:
-Hai indovinato-
Subito dopo mi arrivò la risposta:
-Vuoi a venire da me?-
-Certo. Dammi cinque minuti e arrivo.-
Buttai il telefono sul tappeto e corsi in camera mia, cercando di non svegliare la mamma e Milk, e andai a vestirmi. Aprii il mio armadio, afferrai la prima cosa che mi capitò fra le mani e la indossai velocemente; scesi le scale, afferrai il giubbino, le chiavi,  l’ombrello e uscii per andare a casa del mio migliore amico. Lui abita a cinque isolati da me quindi per raggiungerlo dovetti camminare un bel po’ cercando di evitare tutti gli schizzi delle macchine.
Il paesaggio in torno a me è buio, illuminato scarsamente solo dai fari posti al margine delle strade. C’è poca vita a quest’ora della notte dato che tutte le persone normali dormono in questo momento. Attraversai la strada per arrivare alla finestra della camera di Harry dato che se avessi suonato al campanello si sarebbero svegliati tutti.
Raccolsi un sassolino da terra e cercai di lanciarlo sulla finestra della sua cameretta, ma il primo tentativo andò a vuoto così ne presi un altro e lo tirai di nuovo su di essa facendo stavolta centro; Harry capì subito che ero io così andò alla porta e mi aprì. Quando entrai mi gettai nelle sue calde braccia cercando un po’ di conforto. Tentai di non piangere come una fontana, ma non ci riuscii e, quando il mio amico se ne accorse, mi sussurrò parole così dolci che ti fanno piangere ancora di più, così lui asciugò tutte le mie lacrime. Quando mi sciolsi da quell’abbraccio stupendo, mi tolsi il giubbino, andai in camera sua e mi distesi sul letto. Harry  mi seguì e si distende anche lui a pancia in su. Io poggiai la testa sul suo petto e mi lasciai trasportare con i pensieri in un mondo parallelo dove non esisteva il male, dove tutti andavano d’accordo, dove non esisteva la guerra... sentii Harry che mi accarezza piano i capelli e mi diceva che sono una ragazza forte che non ha paura di niente e, poco a poco, chiusi gli occhi e mi abbandonai in un sonno profondo.
 
 
Venni  svegliata dai raggi del sole che filtravano attraverso le tende della finestra  della camera di Harry. Strano oggi c’è il sole: in questi periodi raramente il sole si fa vedere dato che ci sono ventiquattro ore su ventiquattro le nuvole. Sentii qualcosa anzi qualcuno muoversi sotto di me, ho stranamente molto caldo e non è colpa del sole. Mi accorsi che Harry si è intrecciato a me durante la notte. Chissà perché. Comunque cercai di alzarmi dal letto senza svegliarlo ma aimè il tentativo fallì perché iniziò a fare versi e ad aprire gli occhi.
-‘Giorno dormigliona... hai dormito bene stanotte dato che eri avvinghiata a me?-
-Si, ho dormito be... no scusa, sei tu che ti sei avvinghiato a me ieri notte non il contrario!- dissi con una voce ancora assonnata.
-No cara, io ero sveglissimo e molto cosciente dato che non smettevi di parlare e muoverti in continuazione nel letto-
-Oddio scusami ma lo sai che io parlo nel sonno ma riguardo al movimento... questa cosa è nuova per me-
Da piccola mia mamma mi diceva sempre che parlavo mentre dormivo e, la maggior parte delle volte, non dicevo cose sensate. Una volta mamma mi disse che nel sonno blateravo qualcosa come: torta, palloncini, pizza, fenicotteri rosa e tanto altre cose senza un senso ben preciso.
-Non ti preoccupare baby tutto normale anch’io da piccolo facevo così, ma poi con il tempo è passato-
-Harry. Scendi a fare colazione o vuoi rimanere a letto tutto il giorno a poltrire?- disse la mamma di Harry.
-Si, ora arrivo mamma!-Ok. La mamma di Harry era sveglia ed io ora come facevo a uscire di qui?
-Haz, come faccio ora a uscire senza che i tuoi mi vedono?-
-Bella domanda. Che ne dici di restare finché non vanno a lavoro?-
-Stai scherzando spero. Mi spieghi quando farò colazione dato che ho fame più di un mammucanguro-
-Mammo che?!?-
-Mammocanguro. È un animale estinto da secoli dato che non faceva colazione-  Affermai molto convinta di quello che dicevo e nel frattempo guardai la faccia di Harry sempre più confusa.
-HAZ! O SCENDI ORA O VENGO LI’ E TI TIRO LE ORECCHIE FINCHE’ NON TI DECIDI A USCIRE DA QUEL MALEDETTO LETTO!- Disse Josie a suo figlio.
-Si mamma, ora scendo non ti preoccupare. Il mio stomaco reclama cibo!- Rispose Harry con tono scocciato.
-Allora Nadd, io scendo a fare colazione mentre tu resti qui e ti vesti. Ci sono dei vestiti che potrebbero andarti in quell’armadio. Vuoi che ti porto qualcosa in particolare dal piano di sotto?-
-Uno: i tuoi vestiti mi vanno larghi migliaia di chilometri. Due: si voglio una spremuta d’arancia se ce l’hai. Tre sbrigati che mia mamma fra poco si sveglia-
-Ok baby. Mi ingozzo di cibo, ne porto la parte restante a te e poi te ne vai ok?-
-Ok-
 
POV HARRY
 
Chiusi la porta alle mie spalle cercando di fare più rumore possibile per far capire a mia mamma che stessi scendendo e che mi doveva mettere il piatto in tavola. Scesi molto lentamente le scale con  la lentezza di un bradipo per andare in cucina a ingozzarmi di pancake con bacon e un bel bicchierone di latte e caffè.
Quando arrivai in cucina salutai tutti e mi sedetti al mio posto. Divorai tutto in un nano-secondo, e ne presi una parte per Nadia.
-Ma dove vai con quel cibo giovanotto?-Disse mia mamma molto arrabbiata dato che lei non sopporta che si porti il cibo in camera.
-Vado in camera mia dato che sicuramente fra mezz’ora avrò di nuovo fame- Mia mamma mi lasciò passare anche se non molto convinta.
Quando arrivai in camera, sentii Nadd che parlava al telefono con una persona
 
POV NADIA
 
Presi il telefono dalla borsa; riconobbi il numero e risposi.
-Ciao Nadd, che fine hai fatto? Ti sto aspettando da più di un quarto d’ora davanti casa tua!-
-Si Mike hai ragione. Ho avuto un contrattempo...-

SPAZIO AUTRICE

Questa è la mia prima ff e devo dire che in principio doveva essere un tema per la scuola riuscito sranamente bene che grazie alle mie amiche sparse in tutt'Italia è diventata una fanfic.
Devo rigraziare Nadd che ha acconsentito di dare il nome alla protagonista della storia e Mirr che mi fa usufruire di qualcosa moolto utile per aggiornare. 
Al prossimo capitolo
By

P.P.S. Potete lasciare una piccola recensionina per salvare l'estinzione del mammocanguro?

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Capitolo 2
*** Vi risulta? ***


Sentii qualcosa che si apriva quindi mi bloccai e dissi a Michael che lo avrei  più tardi. Mi accorsi che era Harry che mi ha portato una spremuta e un pancake per far colazione. Ma quanto mangia sto benedetto ragazzo?
-Grazie per avermi portato la colazione-
-Prego... perché ti sei fermata a parlare quando stavo per entrare?- Mi chiese Haz con un tono di domanda molto accentuato.
-No niente e che...- E ora che mi invento? Mica gli posso dire che insieme ai suoi amici sto organizzando una festa a sorpresa e che non abbiamo la più pallida idea di dove andare a festeggiare?!?
-Oggi devo andare insieme a mia mamma a comprare un nuovo vestito perché fra poco mio nonno fa settant’anni e, dato che non ho vestiti, forse è giunta l’ora di comprarne uno.- Speriamo che ci caschi...
-Bello. Posso venire anch’io con voi?- Spero che stia scherzando?!? Non ho mai sentito che un maschio vuole andare a comprare un vestito con una per... un attimo, mi è venuta un idea! Ora tiro fuori il solito discorsetto cioè che ci vorranno ore, che deve guardare ogni singolo abito che provi,... si me gusta.
- Se vuoi venire, vieni ma ti avverto potranno passare ore prima che tu riesca a toccare cibo-
-Ah... beh allora mi sa che dovrai andare da sola con tua mamma- Mi rispose con una faccia triste da cucciolo. In certi momenti assomiglia proprio a mio vicino di casa Michael.
Si è trasferito da poco qui in città e gli serviva qualcuno per farli fare la guida della città. Mi stava simpatico fin da subito; lui va pazzo per qualunque cosa sia sotto la voce CIBO. Ama mangiare di tutto! Una volta gli ho offerto il pane con il pesto, l’ha divorato e mi ha chiesto anche il bis! Cosa da pazzi.
- Harry, noi andiamo a lavoro! Mi raccomando non aprire la porta di casa a nessuno e soprattutto VAI A SCUOLA!- Urlò Josie dall’uscio della porta.
-Si mamma, non ti preoccupare vado a scuola-
Così la mamma di Haz uscì e ci lascò soli in casa.
-Allora...- Disse Harry – Se vuoi farti una doccia sai dov’è il bagno; invece se ti devi vestire e quindi toglierti i vestiti di ieri, puoi prendere qualcosa di mio.-
-Non so se non ti è chiaro. I TUOI VESTITI NON MI VANNO. SONO TROPPO GRANDI!- Gli dissi praticamente urlando.
- Ok, allora opti per la doccia?-
Ma quanto gli si è impappinato il cervello a questo qui oggi?
- Dopo che faccio la doccia, ci voglio i VESTITI. E io dove li prendo? Quindi per me è no-
-Va bene, giusto. Doccia uguale vestiti puliti. Registrato nel cervello. Quindi ora vai a casa?-
No scusate. Quando si fa la doccia non si mette vestiti puliti?
-No-
-Come no? E allora come fai a andare a scuola senza zaino? Quando ti vedrai con tua mamma? Ma soprattutto, come fai a farti la doccia?-
Ma che si è fumato questo prima di fare colazione? Shish?
- Prima faccio colazione altrimenti il mammocanguro che è in me muore. Poi vado a casa e mi preparo. Capito? O te lo deve mettere per iscritto?-
- No. Ho capito. Allora ci vediamo all’uscita da scuola come sempre Nadd?-
- Si ci vedremo fra sei noiosissime ore di scuola-
- Va bien. A plus tard mon amie.
-Oook. E da quanto tu sai parlare il francese?- Chiedo con una faccia molto interrogativa
-Da quando devo andare in Francia con mia mamma per comprare le baguettes-
-Spiegami. Tu devi andare in Francia per comprare solo il pane?-
-No, lì vive mio zio, e mia mamma vuole che io lo conosca perché si è fissata con questo fatto che devo conoscere tutti i miei parenti sparsi per il mondo.-
-Quindi noi no ci vedremo per un sacco di tempo?-
- In teoria si ma ti chiamerò tutti i giorni  per aggiornarti sulla situazione-
-E no hai pensato la fuso orario?-
- Giusto il fuso... sia maledetto chi l’ha inventato. E vabbè, poi ci organizziamo. Tanto mancano ancora più di cinque-sei mesi-
-Va bene. Allora io vado.- Risposi prendendo e divorando come una profuga il pancake.
Afferrai la mia borsa, scesi le scale e mi avviai verso la porta ma notai che mancava il mio giubbino.
-Haz, dov’è finito il mio giubbino?-
-Ah si, l’ho messo in camera mia dato che non volevo destare sospetti. Ora lo vado a prendere-
Così aspettai che Harry tornasse con il mio giubbino intanto partì la suoneria Jesus Of Suburbia dei Green day. Chiamata da Michael. Mi concessi un paio di secondi per ascoltare questa fantastica canzone poi risposi.
-Dimmi, ho poco tempo che c’è?-
-Riguardo a quella faccenda, quando ci incontriamo?-
-Non lo so. Tu quando puoi?-
-Boh... oggi pomeriggio va bene?-
-Si va bene. Ci incontriamo davanti casa mia alle cinque.-
-Ok. Che stai facendo in questo preciso istante?-
-Sto parlando con te e... devo andare. Si sta avvicinando il soggetto-
 -Ciao-
Riposi accuratamente (praticamente sbattendolo) il telefono nella borsa mentre Haz mi porse il giubbino tanto atteso.
-Prima ho sentito tutto di quello che dicevi al telefono perché ero nascosto dietro la colonna-
-Che?!?-  iniziai a sbiancare in volto e ora come faccio. Una festa a sorpresa non è più una sorpresa se il diretto interessato sa della sua esistenza.
-Hei vedi che ci vuole ancora un bel po’ di tempo a Halloween quindi o ridiventi rosa porcello o ti porto al pronto soccorso. Vedi che non ho sentito niente!-
Dopo questa affermazione ripresi immediatamente il mio colore naturale e gli risposi.
-Ok bene. Allora io vado. Ci vediamo- Dissi salutandolo e uscendo contemporaneamente dalla porta.
 
***
 
Finalmente è arrivata l’ultima ora in questa noiosissima scuola. Ora sto facendo epica con quel palloso professor Morrison. Dato che sto all’ultimo banco ho la possibilità di ascoltare la musica; quindi prendo un auricolare e me lo infilo nell’orecchio cercando di concentrarmi sulle parole della canzone, ma dopo dieci fottuti secondi il prof. Inizia a parlare e io sento più lui che la musica...
-La parola mito deriva dal greco mytos e significa racconto o narrazione. Vi risulta? Andiamo avanti...-
E così tre ore alla settimana per cinque anni devo sopportare il prof. Vi risulta? Che bella vita che faccio; ma poi, quelli della segreteria, proprio in questa classe dovevano mettermi?
-Signorina Shark le risulta che la parola mito al giorno d’oggi viene usata impropriamente?- Ma che cazzo. Proprio a me lo doveva chiedere!
-Si- Dico con voce non proprio convinta.
-Esatto. E ora mi dica, quanti erano gli aedi in quel periodo?- Chi erano chi? E mo chi sono sti tizi? Intanto mi giungono suggerimenti a destra e a manca (ormai anche i muri mi suggeriscono) tanto il professore è sordo.
-Tanti- Risposi provocando una risata generale
-Si signorina erano tanti ma quanti precisamente?- E che cavolo! E come se gli chiedessi quanti capelli ha sulla sua zucca pelata.
-Tremila-
-Ha indovinato. Veda che quando sta attenta le cose le vengono da dire spontaneamente! Allora, dato che tutti avete capito possiamo parlare del prossimo capitolo-
Nel frattempo mi arriva un piccolo aereoplanino di carta da qualcuno quindi alzo lo sguardo vedo che Ashton mi fa segno di leggerlo; quindi lo apro.
 
Allora a che ora ci vediamo per organizzare la festa?
 
Prendo una penna dal mio borsellino nero e gli rispondo.
 
Con Mike  ci dobbiamo vedere alle 5 davanti casa. 6 dei nostri?
 
Appallottolai il biglietto e glielo spedii. Trenta secondi mi arrivò la risposta
 
Ok alle 5 da te. A fra poco
 
Gli feci un cenno con la testa. FINALMENTE è suonata quella maledetta campanella così presi tutte le mie cose, le sbattei nello zaino e mi diressi fuori la porta. Appena misi un piede fuori qualcuno mi prese per il braccio e violentemente mi sbattè al muro.

SPAZIO AUTRICE
Mi scuso per il ritardo ma con la scuola e con tutti i problemi non ho potuto aggiornare.
In questo capitolo scopriamo che è Mike, e quale problema affligge Nadia e Michael... ma non solo loro. Dove faranno il compleanno? Dov'è finito Luke? Chi ha sbattuto la nostra "piccolina" al muro?
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e quelle che hanno messo la ff nelle seguite/preferite/ ricordate.
Nello scorso capitolo ho avuto 5 e dico 5 recenzioni. WOW non pensavo già di arrivare a questo numero al primo capitolo.
By

 

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Capitolo 3
*** Bentornato Lukey!!! ***


-Hei bambola, perché non giochiamo un  po’ insieme dopo la scuola?-
NO. Dimmi che non è lui; dimmi che non è Calum Hood. Lui è il bulletto della scuola e, come tale, ha sempre i suoi leccapiedi affianco. Mi ha preso di mira dalla seconda e, da allora, non fa altro che importunarmi tutti i giorni e in tutti i modi possibili ed immaginabili facendomi tornare a casa sempre con “qualche” livido.
-Ciao Hood. Da quanto tempo non ci si vede!- Cercai di dire in modo che non risultasse una battuta sarcastica. –Mi dispiace ma dopo la scuola devo andare con mia mamma a comprare un vestito per la festa di mio nonno.-
- Ah... e così vai a comprare un vestito. Mi raccomando sceglilo rosso, sexy e con una grande apertura sulla schiena così che io possa ammirare meglio quel fantastico culo- Mi rispose dandomi una “pacca” sul mio sedere che fra qualche minuto sarebbe stato tutto dolorante.
-No, mi dispiace. Il rosso è uno dei colori che odio di più al mondo- Risposi facendogli vedere che lui non mi comandava.
- Forse non ci siamo intesi quindi te lo ripeterò una seconda volta. Io PRETENDO un vestito corto, rosso, sexy e con una grande apertura sulla schiena così che io possa ammirare meglio quel fantastico culo. HAI CAPITO?-
- Non ti preoccupare. Avevo capito anche la prima volta ma non prenderò un vestito così dato che non rispecchia minimamente i miei gusti-
Detto questo Hood mi tirò un bel ceffone da lasciare il segno rosso della sua cinquina sulla mia guancia immacolata. Io tentai di non far riversare le lacrime al di fuori degli occhi dato che questo è stato uno dei più forti che mi ha tirato.
Calum fece una risatina malefica e mi disse:                      
-O fai come ti dico io o ti ritroverai la faccia nera; non per il mascara che ti cola ma dagli schiaffi che ti darò.-
E con quest’ultima frase fece un cenno ai suoi amici di andarsene.
Poco dopo uscì Ashton  dall’aula; mi vedette poggiata con la schiena al muro e iniziò ad avvicinarsi a me.
 
POV ASHTON
 
Sono appena uscito dalla classe di letteratura per andare a mensa quando vidi un piccolo corpo fragile accasciato contro il muro. Intuii che era Nadia quindi mi avvicinai a lei e mi sedetti anch’io con la schiena appoggiata al muro.
-Che fai?- Le domandai anche se sapevo già che era stato quel coglione di Hood a ridurla così. Lo fa tutti i santissimi giorni di scuola. Ormai questa cosa va avanti da un bel po’ di anni e io, sono sempre qui a consolarla.
-Se lo sai già, perché me lo chiedi tutte le santissime volte?- Mi rispose Nadd con una faccia molto sofferente; così la feci alzare, la presi sotto braccio e la portai in bagno.
 Ormai sono qui tutti i giorni tanto che le ragazze ci hanno fatto l’abitudine.
La prima volta che sono entrato con Nadia tutte le ragazze mi hanno tirato addosso tutto quello che avevano, faccio un esempio: rossetti, mascara, boccettine dello smalto e in seguito anche i pennellini, carta igienica (si, anche quella), spazzole... chi ne ha più ne metta, così quando sono uscito dal bagno sembravo una mummia variopinta con tanti lividi.
Presi Nadia e la feci appoggiare al muro mentre io chiesi in giro un po’ di fazzoletti per poterli bagnare con l’acqua e metterglieli sulla guancia arrossata.
- Carly, non è che hai un pochino di fazzoletti da prestarmi per Nadia?-
Ormai le chiedevo quasi tutti i giorni questi benedetti fazzoletti che, prima o poi, dovrò cambiare preda.
-Si, ce li ho. Quanti te ne servono?- Rispose con una faccia veramente scocciata.
-Tutto il pacco- Me li diede.
-Grazie, non so come ringraziarti-
E così mi avvicinai al lavandino per inumidirli e metterli sulla guancia di Nadia.
-Come va?- Le domandai sperando in una reazione migliore di quella di prima.
-Meglio grazie. Piuttosto dove lo facciamo questo maledetto compleanno per Harry?-
-Non ne ho la più pallida idea- Le risposi facendo una faccia degna di stare affianco alla statua del Pensatore.
-IDEA! Che ne dici se lo facciamo su Marte?-
-Ah, ah, ah. Molto divertente. Seriamente dove lo facciamo?-
-Che ne dici di farlo nel tuo garage?- Mi propose Nadd.
-In un garage?!? Stai scherzando spero.-
-Niente a fatto. Sono più che seria; il tuo garage è molto grande e si può addobbare-
-In effetti l’idea non è male ma come la mettiamo con i mie genitori, ma soprattutto dove la mettiamo la macchina?-
-Giusto, a questo non ci avevo pensato...-
-I tuoi genitori li puoi costringere ad andare a cena fuori così si portano la macchina-
-Esatto. E’ cosi che ti voglio Shark!-
Detto questo la abbracciai. Non uno di quei abbracci stupidi. Ma un abbraccio fatto a abbraccio.
 
POV NADIA
 
Uscii subito dal bagno e mi recai all’uscita della scuola per incontrare Haz. Appena misi fuori un piede dalla porta mi sento chiamare.
-NAADIIAA!!-
Conosco quest’urlo da gorilla e può essere soltanto...
- Chi si rivede! Lukey!-
Gli saltai in braccio come una cavalletta e mi appiccicai a lui come un koala; se non fosse stato così muscoloso, saremmo caduti tutti e due a terra.
-Vedo che questa lunghissima vacanza ha dato i suoi frutti!- Dissi tastando i suoi muscoli scolpiti.
-E non hai ancora visto niente...- Fece per togliersi la maglia ma io glielo impedii perché non volevo che tutte le persone di sesso opposto al suo guardandolo, le si aprivano la bocca e sbavavano vicino al mio Penguin.
-Sei impazzito?!? Non ti ricordi che siamo dentro una scuola piena di tro... ehm brave ragazze che farebbero di tutto per vederti senza maglia-
-Lo so, ma che ci posso fare, io sono fatto così. La cosa delle ragazze vale anche per te?-
Se gli dico di si, mi ammazzo; se gli rispondo di no mentirei...
-No. Lo sai che non mi sei mai piaciuto altrimenti a quest’ora ti avrei strapazzato di coccole e di sbaciucchi amorosi...-
- Mi stai già strapazzando di coccole dato che sei ancora attaccata a me e inizi veramente a pesare, riguardo ai baci potremmo rimediare subito.-
-Cosa sta pensando il tuo cervellino malefico Robert?-
E con quest’ultima frase scesi dal suo perfetto... no scusate corpo e poggiai i piedi a terra rendendomi conto che negli ultimi mesi Hemmings si è alzato un bel po’, in realtà ho appena notato un cerchietto nero posto sull’angolo del labbro inferiore... NO, IL MIO PICCOLO LUKEY HA DISOBBEDITO A MAMMA LIZ E SI E’ FATTO UN PIERCING?
-Vedi piccola Nadd, ora tu non mi puoi più prendere in giro riguardo alla mia altezzosa altezza dato che sarò cresciuto si e no di venti centimetri.-
-NON CHIAMARMI PICCOLA! E poi, come hai convinto tua madre a lasciarti fare quel piercing?-
- Ti piace, eh? Lo so, ammettilo dai, è troppo sexy. Prima tu sfottevi me, ora io sfotto te. Piccola, piccola, piccola...-
Ma siamo ritornati all’asilo? Ci stavamo sfottendo come due bimbi di tre anni!
-Dai presentami quel tuo amico che ci sta guardando con una faccia molto felice- Disse Luke penso riferendosi a Harry.
-Harry, me ne ero totalmente dimenticata! Muoviti Hemmings altrimenti potrai scordarti di conoscere il mio migliore amico-
-Ah, e così è lui il tuo famoso amico... sicuro che siete solo amici?-
-Si. Ora muovi il culo e seguimi.-
Lo presi per il polso o lo trascinai fuori la porta. Dato che aveva il passo più lungo del mio dovetti correre per non cadere.
Mi avvicinai a Harry e notai che aveva una faccia molto contrariata.
-Chi è quel tipo?- Domandò riferendosi a Luke.
-Buongiorno anche a te. Lui è il mio amico Luke. È tornato da un viaggio in Europa con i suoi genitori-
-Ciao- Rispose il pinguino imperatore a Harry tendendogli la mano. Lui la stinse e nel frattempo lo squadrò da capo a piedi.
-Ciao-
-E così tu sei il famoso amico di Nadd. Mi parla molto spesso di te e delle vostre avventure.-  

SPAZIO AUTRICE
 Hey girls... sono tornata con un nuovo capitolo e la suspance direi che non vi lascia mai *faccina cattiva*. Di che avventure sta parlando Luke? *faccina pervy* e vogliamo parlare di Calum e il suo vestitino rosso sexy?
vi lascio. Al prossimo capitolo tornerò a torturarvi!
 By

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Capitolo 4
*** Fiesta per gatti ***


-Io e Haz guardammo Luke in cagnesco. AVVENTURE?!? Ma che si è inventato questo pur di far ingelosire il mio amico.
-AVVENTURE!?-  Gli rispondemmo contemporaneamente così, senza pensarci, mi toccai il naso ed Harry fece lo stesso. Quando eravamo piccoli, io e il panda puccioso decidemmo insieme che se dicevamo la stessa cosa, nello stesso momento, dovevamo toccarci il naso.
-Si. Tipo quando Nadia ha salvato il gatto, com’è che si chiama... cacao, caffè, caffèlatte, ah si Milkshake che si arrotolava in uno yo-yo-
-Ah… quelle avventure!- E io che  avevo capito!!! Pensavo che parlasse di altre avventure (anche se non è successo mai niente); anche se una volta ci aveva provato e… vabbò, lasciamo perdere perché sono sicura che a voi non interessa.
-Allora Nadd dove si va…-
-Shhhh. Non dire niente. Beh allora io vado a casa a dar da mangiare a Milk dato che starà morendo di fame-
Mi incamminai verso casa, ma dopo aver fatto non più di un paio di metri qualcuno mi prese per il braccio e mi sbattè di nuovo contro il muro. E CHE CAVOLO! Ma che hanno le persone con i muri?
-I miei genitori vanno fuori, si può fare da me.-
-Ok… ma che avete voi maschi dato che mi stanno sbattendo da stamattina contro questo maledetto muro?- Gli domandai molto incerta.
-Mmm vediamo, l’arte del guardare i muri è molto diffusa tra i ragazzi di sesso maschile perché sono in astinenza di… come te lo posso spiegare, ah si di operazioni sessuali. Ti piace come definizione?-
-Si, direi che basta e avanza. Comunque per il compleanno non so se va bene perché avevo detto ad Ashton che lo facevamo nel suo garage. Verso le cinque vengono i ragazzi per metterci d’accordo e ho promesso che saresti venuto anche tu, sei dei nostri?-
-CI PUOI SCOMMETTERE BABY. Alle quattro vengo da te. Posso portare anche Luke?-
-Va bene, ma tu lo conosci?-
-No guarda. Io porto a casa tua una persona che non conosco così può stuprarti- Rispose sarcastico. –Certo che lo conosco. Abbiamo fatto il corso di chitarra insieme, non te l’ho mai detto?-
-Tu GORDON DEI MIEI STIVALI PERCHE’ NON MI HAI DETTO CHE HAI FREQUENTATO UN CORSO  DI CHITARRA SPECIALMENTE CON LUKE ROBERT HEMMINGS?-
-Uno non te l’ho detto perché volevo farti insieme a Luke una sorpresa e poi ci conoscevamo già di vista. Una sera, quando sono uscito con Ashton, lui ha portato Luke, un suo amico, e da li ci siamo conosciuti.-
-Ora ti lascio altrimenti il micio non ci vedrà più dalla fame.- Ed è così che Michael mi diede una Fiesta.
-Cosa ci faccio io con la brioche?-
-Dalla a Milk da parte mia. Hai detto che non ci vedeva più dalla fame e io ti ho dato una Fiesta.- Ma come devo fare con questo ragazzo…
-I gatti non possono mangiare le brioche. Mangiano cibo per gatti, croccantini, wiskas-
-E io che volevo fare un gesto gentile. Te la puoi tenere tu allora, ti sarà utile in qualche modo-
E con quest’ultima frase mi lasciò lì, senza salutarmi, chissà che ha oggi. Mi incamminai, di nuovo, verso casa e stavolta riuscii ad arrivarci senza che qualcuno mi sbatta al muro.
-Ciao ma, sono tornata!- Urlai a mia mamma dalla porta di ingresso; intano MIlkshake iniziò a strusciarsi contro le mie gambe perché voleva le coccole e il cibo. Sbattei lo zaino “delicatamente” sul tappeto e presi in braccio la pallottola di pelo.
-Lo so piccolo, lo so. Ora ti vado a preparare il pranzetto.- Mentre lo accarezzai, mi diressi in cucina e misi sul fornello la pentola dell’acqua per la pasta; aprii la mensola, presi i croccantini, li versai nella ciotola blu e
glieli misi per terra in modo che lui possa mangiare.
Finito con il gatto iniziai a preparare il mio pranzo. Aprii il frigo ma dopo tre attimi di secondo lo richiusi perché vedetti un post-it giallo di mia mamma attaccato ad esso. 
"MI HANNO CHIAMATO AL LAVORO. NON TORNERO' A CASA PRIMA DI UNA SETTIMANA. NON FARE UNA FESTA IN MIA ASSENZA!" Dopo aver letto l'ultima frase mi misi a ridere... Una festa ma no, ma che vuoi che succeda. Un attimo,  l'illuminazione divina è scesa sulla mia testolina.  LA FESTA di Harry! Altro che garage... Qui abbiamo una casa intera. Quando arriveranno i ragazzi glielo dirò; nel frattempo presi dal frigo un po' di salsiccia e funghi e li misi in padella. Aspettai che l'acqua bollisse e ci buttai le penne. Intento Milkshake aveva già finito il suo pranzo e si diresse sul divano per farsi una salutare dormita; lui ama dormire sulla poltrona... chi sa perché non dorme nella sua "cuccia". Scolai le penne e le misi nella pentola insieme ai funghi e la salsiccia per farli rosolare insieme... e voilà un bel piatto pronto in due minuti. Mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare; appena finii. misi tutto nel lavandino e andai in camera mia ad iniziare i compiti, ma come sempre, qualcosa mi interruppe.
Messaggio da Mike. Lo aprii e iniziai a leggere.
"Hei dolcezza siamo tutti fuori o ci apri o sfondiamo la porta con i calci."
Cacchio. Sono già le cinque! Certo che il tempo vola quando ascolti la musica e fai i compiti insieme. Andai  a aprire la porta e mi ritrovai davanti una barriera di persone.
-Non è che vi potete abbassare un pochino dato che non riesco a salutarvi come si deve?-
-Certo nanetta... per te questo e altro!- Rispose Ashton. E no... anche lui no!
Finalmente i grattacieli più alti di Sydney si abbarono così che io possa salutarli con un bell’abbraccio di gruppo.
-Basta piccola altrimenti no mi ritrovo più le ossa.- Ah Ash, il solito Ash… appena lo tocchi un pochino, subito ti dice che lo stai ammazzando.
-Ho buone notizie! Mia mamma mancherà per una settimana quindi la festa la possiamo fare qui.-
-Hai hei calma. Facci prima entrare, facci sedere offrici del tè e poi discutiamo di questo.- Ma sempre fame ha questo ragazzo?!?
Così li feci accomodare sul divano e Luke si mise in braccio Milk. E’ la dolcezza in persona; come fai a non volergli bene?
-Gradite un po’ di tè dolcezze?- Gli domandai. Ma si sono fatti la sguattera?
-No grazie. Ho appena finito di mangiare e sono strapieno- Rispose Ash. 
-No. Il mio stomaco ed il mio cervello dicono che se voglio far colpo sulle ragazze non devo esagerare con il cibo.- Ma è già magro! Tutti gli occhi si puntano su Michael.
-Ragazzi non mi guardate così… mi mettete in imbarazzo! Comunque per me è si.- Rispose tirando fuori una paletta. Ma dove l’aveva presa?
-Mike… ma dove l’hai presa quella paletta?-
-Era infilata sotto la poltrona così l’ho presa. Non ti serviva. vero Nadia?-
-Ecco dov’era finita! Quella è la paletta che abbiamo usato per giocare al gioco dei fazzoletti.-
-Gioco dei fazzoletti?- Mi domandarono tutti e tre in coro.
-Si. È una cosa che ha inventato mia mamma quando ero piccola per farmi passare il tempo.-
-Ooook. Ma quando arriva il mio tè?-
-Si Michael, ora te lo preparo.- Andai  in cucina e misi l’acqua nel bollitore; nel frattempo sentii i ragazzi che parlottavano.
 
POV MICHAEL
 
-No ragazzi non va bene… ci vuole qualcosa di più appariscente.-
-Che ne dici di un numero di magia?- Tutti guardammo storto Ashton. –Dai un trucco di magia funziona sempre in questi casi.-
-No, ci vuole qualcos’altro. Mmm- Mi metto a pensare molto profondamente tanto che faccio un baffo al Pensatore.
-Che ne dite di una bella canzone?- Iniziò un mormorio di sottofondo. I ragazzi iniziano a parlottare tra di loro.
-Si per me…-
-No ma ora chi la compo…-
-Dai fatelo per…-
-Ehi ragazzi, cos’è questo mormorio di sottofondo?-
Oh no Nadia ma proprio ora doveva arrivare. Non poteva aspettare ancora cinque fottuti minuti.
-Di cosa state parlando?-

SAPZIO AUTRICE
Hi mie piccole cucciole di flamingo(?) sono tornata ocn un nuovo capitolo. Come vi sembra? Che cosa stanno borbottando i ragazzi? Lo scoprirete nel prossimo capitolo :P. Ma cosa hanno i ragazzi con i muri? Bho... non l'ho scopriremo mai *risata malvagia*
Al prossimio capitolo
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Capitolo 5
*** Preparativi ***


-No niente. Dicevamo che io mangio peggio di un maiale.-
-Si è vero. Lo hai mai visto mangiare?- La interrogò Ashton.
-Si e spero vivamente che non venga mai più a mangiare a casa mia! L’ultima volta che ha messo piede in qui  ha dovuto far cucinare a mia mamma un altro piatto di pasta perché oltre al primo, secondo, dolce e frutta aveva ancora fame. Immaginate potete.-
-Si e devo dire che dopo quel bel piattone di pasta ero veramente sazio.-
-Oddio l’acqua! Vado e torno in un secondo.-
-Fai con comodo-
E con questa ultima frase di dileguò in cucina.
-Per la canzone per me va bene. Chi ha la volontà di comporla?- Chiesi al tutto il gruppo.
-Io ho un mezzo testo composto un po’ di tempo fa; volendo potremmo usare quella ma la mia ispirazione mi ha lasciato.- Rispose Ashton.
-Ok la potremmo concludere insieme come fa più o meno?- Domandò Luke.
-Beh... diciamo che non me lo ricordo. Ah si da qualche parte dice: I like the summer rain, I like the sound you make... e poi boh. Non sono conosciuto per la mia brillante memoria.-
-Sembra carino allora quando ci vediamo?- Gli chiesi.
-Che ne dici domani dopo la scuola?- Propose Ash.
-Ok a casa mia alle quattro. Va bene per tutti?- Tutti annuirono e...
-Finalmete il mio tè! Ma lo hai fabbricato con la tazza e tutto?-
-Ah ah ah. Molto spiritoso. Si comunque l’ho fabbricato in questo preciso istante.- Nadia mi porse il mio tè e io iniziai a sorseggiarlo mooolto numerosamente, peggio di mio nonno quando beveva il brodo.
-Mike, ho capito che siamo tra amici ma ti dispiacerebbe fare un po’ meno rumore?- Chiese Nadd.
-Ok ma pensavo che non vi desse  fastidio. Cercherò di fare meno rumore.-
-Grazie Mike sei un vero amico. Riguardo al compleanno, lo facciamo a casa mia va bene?-
-Va bene. Dato che mancano non più di tre giorni vediamo di organizzarci. Mike tu che porti?- Mi domandò Luke.
-La roba da mangiare. Mia mamma fa tante cose buone e voglio condividerle con voi.-
-Ok. Ashton tu invece porterai... i palloncini e tutta quella roba li. Ti va bene?-
-Si. Luke tu che porti?.-
-Le bevande se per voi non è un problema.-
-Va bene. Ragazzi io penso alla musica e a sistemare la casa. Domani o sta sera come volete portatemi tutta la roba. Luke, puoi darmi una mano?-
-Certo baby!- E con questo le mandò un bacio volate che lei non accettò e mandò via.
-Mi hai offeso.- Fece gli occhi lucidi per simulare un inizio di pianto isterico.
-Ragazzi, prendetevi una stanza!- Affermò Ashton.
-State zitti o vi troverete con tanti graffi sulla faccia perché avete fatto svegliare Milk.-
-MIAO!- Luke passò il gatto a Nadia così che lui non potesse rovinarli la faccia e qualcos’altro.
 
POV NADIA
 
-Buono Milk buono. Non ti preoccupare, zio Mike non lo ha fatto apposta.-
-Miao?.-
-Si, ora te lo passo.- Posai Shake sulle gambe di Michael, nel frattempo mi andai a sedere sul tappeto dato che le poltrone erano tutte occupate.
-Ragazzi io vado che devo aiutare mia mamma a preparare il cibo. C’è qualche richiesta particolare?- Domandò Mike.
-Si si, io voglio i rustici! È da tento che non li mangio.- Chi sa quando è stata l’ultima volta che ho assaporato quei fantastici rustici.
-Ok allora io vado. Ash, Luke vi serve un passaggio?-
-Si grazie. È troppo buio per andare a piedi. Arrivederci a tutti.-
-Ciao e fate buon viaggio!- Perché li ho detto di fare buon viaggio se abitano a un passo da qui?
-A dios mon amour!- Un altro bacino volante. Ma che ha questo; da quando è partito non fa altro che mandare bacini volanti.
-Ciao.-
-Miao.- Anche Milk sta sentendo la mancanza di qualcuno in questa casa ma non ci posso fare niente. Mi andai a stendere sul divano e accesi la tv su qualche programma a caso ma, dato che non c’è niente di bello mi addormentai in un batter d’occhio.
 
Plik, plok, plik, plok... iniziò a battere più insistentemente la pioggia sul tetto e io iniziai ad avere freddo e a tremare.
-Addio. Io non sono fatto per vivere in questo posto, io sono nato per vivere all’aria aperta e non dentro un buco.-
-NOOOOOOO.- Sempre quel dannato incubo! Io non ce la faccio più a vivere con questo peso che mi porto da sempre.
-Non ti preoccupare. Ci sono io con te.- Che? Cosa? Chi? Harry! Mi abbracciai come un koala al mio migliore amico e iniziai come sempre a piangere come una fontana.
-Ssh, ssh non piangere dai; vieni qui che ti porto a letto.- Mi prese da sotto le gambe e pi portò fin sopra le scale poi nel mio letto. Qui mi adagiò come se fossi una bambola di cristallo.
-Come ha i fatto ad entrare?-
-Non ti ricordi? Mi hai dato le chiavi la prima volta che sei venuta a casa così che se non ti facevi vedere a casa, io sarei potuto venire da te.-
-Già, me ne oro completamente dimenticata.- Nel frattempo mi accarezzava i capelli così piano che io iniziai a contorcermi.
-Che hai?-
-Mi stai solo facendo il solletico.-
- E’ così quindi la mia Nadd soffre il solletico?!?- Perché gliel’ho detto perché? Ed è così che Nadia morì. Haz iniziò a farmi il solletico da tutte le parti e io iniziai a contorcermi peggio di un contorsionista.
-Ok, hai vinto ora basta.-
-Eh no. Devi soffrire dato che non me l’hai mai detto!-
-No basta, basta ti prego! Non c’è la faccio più.-
-Vabbene, solo perché sei tu.- Così finì di torturarmi e si distese come sempre a pancia in su.
-Che fai?- Mi chiese.
-La stessa cosa cha fai tu.-
-Cioè?-
-Guardo il soffitto.-
-Ma io non sto guardando il soffitto.- Mi giro e notai che in effetti stava guardando me.
-Perché mi fissi?-
-Perché sei stupenda di notte.-
-Quindi vuol dire che di giorno sono brutta?-
-No, non ho detto questo. Ho solo affermato che sei bellissima perché di notte i tuoi capelli cambiano colore.-
-CHE?!?- Ma quando mai i capelli cambiano colore la notte?
-Si, la notte hai delle sfumature bluastre.-
-Vabbò, se lo dici tu.-
-Tu sei sempre...- Non feci in tempo a sentire la risposta che cado in un sonno profondo.
 
TIRITITI, TIRITITI, TIRITITI.
Buttai con una manata giù la sveglia dal  comodino e mi strinsi per cercare un po’ più di calore da Harry ma... stavo stringendo a vuoto. Dov’è Haz? Che fine ha fatto? Girai la testa per vedere se si è alzato prima di me ma c’era  solo un peluche con in mano un bigliettino. Bigliettino?
 

SPAZIO AUTRICE
Hi piccoli cuccioli di mammocanguri! Sono tornata a rompervi con un nuovo capitolo. Avete già intutito che canzone è? Spero di no *risata malvagia* Qui vediamo che Mike beve come mio nonno e naturalmente porterà al compleanno le cosa da manigare.
La dolcezza di Harry è una cosa... WOW. Non so neanche come mi è venuto in mente.
Infine ringrazio:
Tutte coloro che hanno recensito i capitoli;
I lettori silenzisi;
L'alieno che è in mirr per aver inventato il fatto dei muri e dei nonni con otto braccia che metterò nei prossimi capitoli;
Tutte le mie fan dall'altra parte dell'Italia che mi danno l'ispirazione: Otta, Nadd e Mirr sotto casa.
Grazie di tutto. Senza di voi questo sarebbe solo un inutile tema. THENKS
Al prossimo capitolo
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E invece no!
Otta, questa è la tua fine! (e anche la mia)

 

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Capitolo 6
*** Viva i bomboloni :3 ***


  
Buongiorno Nadd, al tuo risveglio non ci sarò perché sono dovuto tornare a casa per un’emergenza. Ci vediamo direttamente a scuola; non passarmi a prendere.
BACI
Harry xx
Ps. Ti ha chiamato un certo Michael.
 
Michael? Perché ha chiamato di prima mattina? Boh. Nel frattempo scesi dal letto, mi infilai le pantofole e andai  in cucina a fare colazione. Presi una tazza dalla credenza e ci versai un po’ di latte e cacao; presi i biscotti, lo zucchero e mi sedetti a tavola. È così vuota la casa... ci vorrebbe qualcuno per riempirla.
DIN DONG, DIN DONG.
La porta. Chi potrebbe essere a quest’ora? Andai ad aprire e indovinate chi mi ritrovo davanti?!
-Che ci fai qui alle sette del mattino Luke?-
-Niente, avevo voglia di vederti.- Ed è così che mi diede un bacino sulla guancia.
-Hemmings... quella vacanza ti ha reso più sdolcinato del solito. Che ti succede?-
-Assolutamente niente. Ti ho solo portato dei bomboloni caldi e fumanti per fare colazione insieme, se poi non li vuoi... meglio per il mio stomaco.-
-Certo che li voglio, solo che ho già messo il latte nella tazza e stavo per cominciare a berlo.-
-Non fa niente. Oggi Milk farà colazione con il latte.-
-Non può mangiare il cacao.-
-Ma questi gatti non mangiano niente, ecco perché sono così magri. Hai visto il mio cane Chicco com’è diventato grande!-
-TU HAI UN CANE? E da quando? E poi perché ha il nome della marca dei giocattoli per i bimbi?-
-Mi piaceva il nome e poi non ci avevo pensato che avesse lo stesso nome di quella marca. Lo devo cambiare... che ne dici di Sean?.-
-Sean è un nome per un ragazzo, non per un cane. Invece che ne pensi di Bobo?-
-Si è orecchiabile. Deciso il nome per il mio cucciolo, o mi fai entrare a mangiare o mi fai entrare.- In effetti è ancora sull’uscio.
-Si scusa, entra- Lo feci entrare e accomodare sulla sedia del tavolo pranzo. Mi passò un bombolone che io divorai molto volentieri.
-Buono, dove l’hai preso?-
-Alla nuova pasticceria che si trova vicino casa.-
-E’ , buofiffimo. Mi fifi fome fi fhiama fosì fado a fendeli quando fasso di li?-
-Ok, hai presente casa mia?-
-Fi.-
-Entraci, gira a destra e poi a sinistra e trovi la cucina.-
-A casa...- Mandai giù il boccone. –Tua? Quindi gli hai fatto tu?-
-Magari! Ci ho provato e a tutto sembravano eccetto che dei cornetti. È stata mia mamma.-
-Di a Liz che adoro questi bomboloni.-
-Riferirò. Che fai?- Che domanda è? È logico che sto facendo la giocoliera con dei termosifoni.
-Sto pensando a quali vestiti devo indossare dopo che farò la doccia.-
-Se vuoi ti posso aiutare.-
-No grazie, non voglio che un maschio si intrufola nella mia stanza a frugare tra le mie cose.-
-Ok.- E’ stato più semplice del previsto. Meglio così.
-Bene, ora che hai finito di mangiare puoi anche andartene. Ciao- Gli dissi iniziando a spingerlo verso la porta. Mi sa che in un futuro molto remoto dovrò andare in palestra dato che non si sta spostando neanche di un millimetro.
-Forza piccola, dai che ci riesci a spostarmi da qui.-
-Non voglio usare tutta la mia forza con te. Non ne vali la pena quindi alza il culo da quella sedia e muoviti.-
-Si si, non ti scaldare. Ora me ne vado- Finalmente si alzò dalla sedia e si avviò verso l’uscita.
-Ciao, a oggi pomeriggio.-
-Ciao.- Chiusi la porta dietro di me e mi avviai verso il bagno per fare una bella doccia rinfrescante.
POV LUKE
Aspettai un paio di minuti dietro la porta prima di rientrare a casa di Nadia; appena non sentii più rumori, aprii la porta ed entrai. Sgattaiolai piano piano fino alla sua stanza e mi nascosi nell’armadio per farle fare un bell’urlo di paura quando mi vedrà. Nel frattempo presi il telefono e iniziai a giocare a Pac-man, è il mio gioco preferito da quando ero bambino. Dieci, venti, trenta minuti dentro questo armadio. Ma quanto ci mette per farsi una doccia?
- She looks so perfect standing there In my American Apparel underwear And I know now, that I’m so down. Your lipstick stain is a work of art I’ve got your name tattooed in an arrow heart And I know now, that I’m so down Hey Hey!- Da quando Nadia sa cantare così bene? E da dove l’ha presa questa canzone? Sbircio dalla fessura delle ante dell’armadio e vedo che indossa solo l’essenziale così apro di scatto l’anta e le dico.
-Da dove l’hai presa questa canzone?- Lei si girò di scatto e lanciò un urlo di quelli grandi per poi coprirsi con le lenzuola del letto.
-Hemmings, che cazzo ci fai nella mia stanza, soprattutto nel mio armadio?- Si è arrabbiata, proprio la reazione che volevo.
-Niente volevo solo ammirare cosa c’è nell’armadio delle donne.-
-E vieni nel mio armadio? Non potevi andare in quello di tua mamma? E poi perché ti interessa ciò che sta nei nostri armadi?-
-Voi donne mettete ci qualsiasi cosa e lo spazio non si esaurisce mai.-
-Se se va bene, ora ti voglio fuori da questa casa. Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ha la faccia più rossa di un peperone; si deve essere arrabbiata parecchio.
-Ciao.- La salutai e mi avviai verso la porta d’ingresso. Certo che sta proprio bene con quel reggiseno nero con dei disegnini bianchi e le mutande bianche con i disegni neri. Di solito a me non piace tanto l’intimo scoordinato, ma devo ammettere che su di lei sta davvero bene. Mentre vagavo tra i miei pensieri più oscuri sento qualcosa vibrare nella mia tasca; lo presi e senza vedere il numero risposi dato che, a quest’ora della mattina può essere solo una persona.
-Allora Hemmings, ce l’hai?-
-Si, non ti preoccupare. Te le porto oggi a scuola.-
-Ok.- Chiusi la chiamata e eliminai la cronologia così se qualcuno osa aprire il registro delle chiamate, non troverà niente di anomalo.
 
POV NADIA
 
Mi finisco di preparare e aggiungo al mio look un tocco di eylainer  nero e il mascara dello stesso colore. Oggi ho deciso di indossare una maglietta dell’Hard rock con sopra una giacca di jeans dato che fuori c’è un po‘ di vento e dei pantaloni neri con dei fiocchi sul retro nella parte terminante di esso. Preparai lo zaino, scesi le scale, salutai Milk ed uscii fuori. Appena feci cento metri, mi strinsi di più nella giacca perché faceva più freddo del previsto e iniziai camminare verso la scuola.
-NADIAAAA.- Mi girai e guardai dove è provenuto l’urlo.
-MICHAEL!- Mi buttai letteralmente su di lui e lo abbracciai talmente forte che mi stavo facendo male da sola.
-Buona piccola, che ti prende?-
-Niente, e che non volevo andare a scuola da sola e poi e da tanto tempo che non ci vediamo.-
-Giusto. L’ultima volta che ci siamo visti e stato ieri pomeriggio; ma in teoria tu non dovresti andare a scuola con Harry?-
-Si, ma oggi ha avuto da fare e non solo passata.-
-Ok quindi c’è ne andiamo insieme?-
-Ci puoi scommettere.- Durante la camminata nessuno dei due parlò molto dato che non avevamo niente da dirci.
Una volta arrivati a scuola, ognuno prese la propria strada andando nelle proprie classi.
 
***
La terza ora... finalmente. Tra dieci minuti dobbiamo andare a mangiare. Nel frattempo presi l mio diario e iniziai a scarabocchiarci sopra. Feci un cuore diviso in due e, da una parte scrissi Luke e dall’altra Harry.  Qualcosa mancò all’appello, dopo un quarto d’ora, delle mie cose infatti il diario non c’era. Mi guardai intorno e vidi che Calum lo stava sbirciando.
-Oh Luke, mio Luke, che fine hai fatto? Perché non sei più quello di prima?- Iniziò a leggere ciò che avevo scritto ad alta voce e tutti iniziano a ridere. Perché quando serve il prof non riporta all’ordine la classe? Perché non toglie il mio diario dalle sue grinfie? PERCHE’ LA VITA E’ FATTA DI PERCHE’?
Iniziai a diventare  piccola piccola e, le prime lacrime iniziano a solcare la mia faccia, ma il mio angelo custode fece la sua comparsa.
 
 
SPAZIO AUTRICE
Hiii peopleee! Che ne pensate di questo nuovo coso(?) intendo capitolo, non pensate male.
Perché Luke è entrato nella stanza di Nadia? Chi gli avrà fatto quella telefonata? Beh, io lo so *risata malefica* ma non ve lo dirò prima di un paio di capitoli. Cosa avrà di così importante Harry da lasciare la nostra piccolina da sola? Ma soprattutto mamma Liz fa degli ottimi bomboloni *go Liz go*. Comunque vogliamo parlare di Luke che gioca a Pac-Man? E chi sarà il suo angelo custode? Mike, Mike, Mike o Milk? (lo so che non vi eravate accorte del Milk) No vabbo, Maria io esco(?) la droga fa male.
Ora vi lascio altrimenti lo spazio autrice diventa più lungo del capitolo.
PS. Auguri Mikey!!! 
Al prossimo capitolo
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Capitolo 7
*** Lavoruccio a maglia ***


-Prof può uscire un attimo... ma che sta succedendo qui?-
Che Ashton sia fatto santo, immacolato, beatificato e chi ne ha, più ne metta.
-Nadia, ma che ti sta succedendo?- Si avvicinò a me, prese la sedia di Calum sfilandola da sotto il suo culo e contemporaneamente gli prese anche il mio diario; lo chiuse e me lo restituì.
-Grazie amico- Gli diedi un bacio sulla guancia per ringraziarlo maggiormente mentre lui mi stringeva nelle sue calde e muscolose braccia.
-Per te questo ed altro piccola.-
-HEI AMICO CHE TI E’ SALTATO IN MENTE? LO SAI CHE  A CALUM HOOD NESSUNO DEVE FARE SCHERZI.-  Gli urlò Calum spingendolo verso il muro.
-Uno non sono tuo amico. Due perché hai preso il diario di Nadd? Tre non provarmi più a spingermi contro il muro altrimenti Gino...-Iniziò a scoprirsi il braccio per mostrare il pugno chiuso a Hood. -Non starà più nella voglia di tirarti un pugno su quella tua testa bacata.-
-Uuuuuuh che paura! Perfino il mio pappagallo fa più paura di te.- E con questo Ash gliene diede di santa ragione. Intanto gli altri componenti della classe iniziarono a urlare “RISSA, RISSA”. Nel frattempo il prof si faceva i comodi suoi; ma che razza di “corpo docenti” inutili c’è in quest’istituto? Non c’è scritto infatti che ogni docente dovrebbe intervenire in caso di azzuffi fra alunni e lui che fa?!? Legge tranquillamente il giornale spensierato. Dovremmo fare seriamente una colletta per comprargli Amplifon.
-Ma che succede in questa classe? Non ho mai sentito nessuno fare questo baccano.- Il preside! Che sia fatto santo anche lui.
-Voi due, là dietro, che cosa state conbinando?- Barner iniziò ad avvicinarsi verso di noi quindi cercai di separare Ashton da quell’essere inutile di Hood.
-Ash finiscila altrimenti finirai in presidenza.- Gli urlai cercando di contrastare quel fracasso che si era formato in classe. Fletcher si difendeva molto bene dagli attacchi di Calum, ma l’ultimo riuscì a forzare la sua barriera facendo andare il pugno sullo stomaco; Ash si piegò in due per il dolore ma, a quando pare, aveva la forza sufficiente per un ultimo calcio nelle pa...rti basse di Calum che, di conseguenza, finì a terra.
-Così si fa amico!- Gli battei il cinque; intanto il preside inizia a riportare l’ordine in classe avvicinandosi velocemente al “luogo del crimine”.
-TU, TU E TU VENITE CON ME. GLI ALTRI POSSONO ANDARE A FARE RICREAZIONE.-
-Preside, ma perché con Hood dobbiamo venire anch’io e Irwin?- 
-Lui si stava azzuffando con Hood, e tu eri presente e gli incitavi a “combattere”.-
-Ma non è ve...-
-Taci o qualsiasi cosa che tu dica può essere usata contro di te.- Ma siamo in una scuola o in un commissariato di polizia? Ci dirigemmo verso la presidenza che traboccava di ragazzi. Ma quante vittime ha fatto oggi?
-Ragazzi, questi sono gli ultimi tre per oggi. Direi che potete andare; è stato tutto risolto.-
-VERAMENTE?!?.- Un bel coretto; dovremmo metterne su uno.
-Ah, ah, ah, no. Ci speravate vero? Su mettetevi a coppie così potrò stabilire la vostra punizione.-
-Ma preside, non tutti abbiamo commesso lo stesso reato. Non è giusto.-
-Zitta mocciosa, qui il capo sono io, e sempre io decido il da farsi. Dopo questa interruzione direi che possiamo iniziare.- Ma quando è crudele, da come me ne avevano parlato pensavo che fosse più gentile. Intento Hood iniziò ad avvicinarsi a me preceduto fortunatamente da Ash.
-Mi hai salvato il fondoschiena amico.-
-Hei Irwin, quella ragazza l’ho scelta prima io quindi o te ne vai o riprendiamo quella cosa lasciata in sospeso prima.- Mi girai verso Ashton e gli feci un no categorico con la testa e le mani.
-Dai amore, perché non vuoi scontare la tua punizione con me? Ci sarà da divertirsi!- Gli tirai un bel ceffone sulla faccia per farglielo capire meglio.
-Ma come ti sei permessa brutta stronza!-
-Basta Hood, smettila. Non ne vale la pena.- Disse qualcuno da lontano. Iniziai a scrutare tutte le teste presenti qua dentro e notai qualcosa che stonava con il resto.
-Ma quello non è... Luke!- Iniziai a chiamarlo e, dopo tre secoli, si accorse che ero io.
-Piccola, che ci fai qui?-
-No, che ci fai tu qui?-
-Nessi mi ha chiesto di portarle una cosa in bagno e il preside mi ha visto. Tu?-
-Sai le solite cose.-
-Quali solite cose?-
-Una rissa tra Hood e Ashton.-
-Ah, capisco. Vuoi far squadra con me?-
-Ok, aspetta lo vado a dire al ricciolino.-
-Torna subito mi raccomando.-
 
POV LUKE
 
-Ma che cazzo hai fatto, ti avevo chiesto di lasciarla in pace!-
-Non ti preoccupare amico, non ho potuto resistere. Lo sai che sul suo diario aveva disegnato un cuore a metà e ci aveva scritto da una parte Harry e dall’altra Luke?! Quindi vedi di fartela amica e finisci il lavoro altrimenti lo sai che  succederà.-
-Non ti preoccupare, porterò avanti ciò che mi hai chiesto ma NON TOCCARE PIU’ NADIA.-
-Wei, non provare mai più a usare quel tono di voce con me capito!?- Mi tirò uno schiaffo sulla faccia.
-Si ho capito. Ci si vede in giro amico.- Se ne andò senza salutarmi, come sempre.
 
POV NADIA
 
-Sono tornata Luke, che cosa ha detto il preside riguardo la nostra punizione?-
-Dovremmo andare nelle classi di prima e insegnare loro a lavorare a maglia.-
-LAVORARE A MAGLIA?!? Quella cosa che fanno le nonne?- Ma stiamo scherzando!? Neanche mia nonna lavorava a maglia; lei diceva che era una cosa da vecchie. –E a che serve a quelli di prima lavorare a maglia?-
-Che ne so, il capo ha detto così e io lo eseguo. Persa che una volta mi ha mandato in una classe piena di ragazzine con gli ormoni in subbuglio e mi ha detto di insegnarle a fare le unghie. Immagina puoi.- O Mio Dio! Non ce lo vedo proprio Luke che insegnava come mettere lo smalto alle bambine.
-Andiamo, non vedo l’ora di iniziare questa fantastica lezione.- Disse Luke sarcasticamente.
-Si muoviamoci.- Ci dirigemmo così lentamente alla classe che se avremmo fatto una corsa con delle lumache e dei bradipi, avrebbero vinto di gran lunga loro.
-Sei pronto?- Robert annuì poco convinto.
-Tre, due, uno...- Chiusi gli occhi e abbassai la maniglia della porta per poter entrare in quella classe.
-Buongiorno ragazze come va?- Wow, non è così che ma l’aspettavo. Tutte molto silenziose e timide, buono almeno non dovrò gridare per riportare l’ordine.
-Bene grazie.- Mi risposero educatamente.
-Allora mie care ragazze, io e lui dovremmo insegnarvi a lavorare a maglia, ma non ne ho la più pallida idea di come si faccia quindi cosa vi va di fare?- Tutte si guardavano tra loro per cercare una risposta.
-Hei tu ragazzo, vieni qui.- Luke chiamò un ragazzo che non avevo notato quando ero entrata.
-I..o?- Rispose con voce tremante.
-Si tu vieni qui, dimostriamo a queste femminucce cosa sappiamo fare noi maschi.-
-Oook.- Si alzò dalla sua sedia infondo alla fila e iniziò ad avviarsi verso di noi.
-Come ti chiami?-Domandai a quel povero ragazzino.
-Sean Bucket-
-Ok Sean, cosa vuoi fare? Giocare a carte, a biliardo, scrivere sui muri...-
-LUKE NON SI POSSONO FARE QUESTE COSE A SCUOLA.-
-Umh... si scusa, allora cosa vorresti fare?-
-A me piace giocare con i videogame signore.-
-Non mi chiamare signore altrimenti mi fai sembrare vecchio; chiamami Luke.-
-Va bene.- Il Pinguino iniziò a svuotare le tasche mettendo sulla cattedra tanti videogiochi diversi. Ma perché se li porta dietro? Ma soprattutto come fanno a entrarci tutti nelle tasche?
-Ok ragazze cosa vogliamo fare oggi?- Una ragazzina di non più di 14 anni si alzò e mi disse:
-Noi vorremmo imparare a conoscere meglio i maschi cioè cosa loro preferiscano che noi facciamo quando...- Iniziò a diventare tutta rossa in faccia... e ci credo!
-Beh si, ha capito, no?-
-Si non ti preoccupare, non c’è bisogno che tu vada avanti, ma siete sicure? Quest’argomento non è indicato per la vostra età ma se proprio volete...- Ma sono domande da fare?!? Io non ne ho la più pallida idea di come si faccia; forse dovrei far parlare Luke per avere un punto di vista maschile. Mi girai verso di lui e lo trascinai via dal ragazzo. Lo portai lontano da occhi indiscreti e gli dissi:
-Luke, c’è un piccolo problema in classe...-
 
 

SPAZIO AUTRICE
Hiiii Girls, sono di nuovo qui con il settimo capitolo si questa cosa... che ne pensate? Dato che non ho niente da dire ci vediamo al prossimo capitolo.
By
SCHERZAVO!!!
All'orologio in that capitol possiamo finalmente capire chi è questo maledetto/benedetto angelo custode che da un calcio nelle parti basse di Cal (alla faccia tua Calum!) *sono crudele lo so* Vogliamo mettere le lezioni di " come fare una maglia con dei faerri delle bis bis bis nonne" che poi diventa una lezione di... avete capito.
Noi nelle borse ci metiamo di tutto (anche una macchina, un tostapane, una  motosega...) Luke mette i videogiochi nelle tasche dei pantaloni!
Penso di aver finito.
Ringrazio tutti i miei recensori (lo so che siete femmine ma non so come si dice al femminile :P), i lettori silenziosi e chi ha messo la ff tra le preferite/ricordare.
Al prossimo capitolo
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Ps. Mia mamma sta facendo i cornetti, chi ne vuole un po'
Dato che non mi fa caricare la gif vi lascio qui :(

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Capitolo 8
*** Il lato tenero di Calum ***


-Dimmi.- E ora come glielo dico che la classe vuole affrontare un argomento non troppo da “scuola”.
-Le ragazze vorrebbero parlare di... educazione...-
-Sessuale?- Ma i maschi pensano solo a questo?
-Beh...si. Non è che potresti parlarne tu?-
-E il ragazzo?-
-Non ti preoccupare, a lui ci penso io.-
-E’ proprio di questo che mi preoccupo.-
-Ah, ah, ah.- Risposi in modo sarcastico incrociando de braccia sotto il seno. Luke mi guardò in modo molto, mooolto... come posso dire, avete presente quelle faccine di WhatApp con i sorrisetto da “ ti stuprerò mentre dormi” e quella sorpresa? Bene, ora mixatele e otterrete la faccia di Luke in questo momento.
-Mi fido di te piccola e vedi do non combinare casini mentre parlo con le ragazze.-
-Casini, IO?!? Sta piuttosto tu attento a non sovraccaricare il cervelluzzo di quelle povere fanciulle pure e caste con cose troppo “ censured”.-
-Se se, ora vai, sparisci dalla mia vista che il maestro deve lavorare.-Maestro? Ma stiamo scherzando? Mah. Comunque rientrai in classe e dissi alle ragazze che questa “lezione” la terrà il mio amico invece che io; così andai per prendere il ragazzo ma Luke mi bloccò il braccio.
-Eh no, lui ci serve come cavia umana.- Cavia umana?
-No, non voglio far traumatizzare questo povero ragazzo.-
-Ah voi donne, volete tutto, anche il mondo.- Feci segno al ragazzo di uscire con me dall’aula per poter giocare finalmente ai videogiochi che ho sottratto in segreto a Luke. Chi dice che alle ragazze non piace giocare con i videogame? Iniziammo a camminare per raggiungere l’aula delle proiezioni, accesi la tv, inserii il gioco nella playstation portatile e iniziammo a giocare.
 
POV LUKE
 
-Allora ragazze, questo argomento non è semplice da spiegare a parole perché di solito si fa solo pratica e basta, senza che qualcuno te l’ho spieghi.- Bell’inizio, pensai. Sono fiero di me; alcune ragazze si guardavano in torno, cercando di non guardarmi per l’imbarazzo; altre erano così attente che neanche l’arrivo di un serial killer che ballava la macarena in calzamaglia e serviva spaghetti dentro una bombola di gas con uno smile sopra le avrebbe mosse da quella sedia.
-Iniziamo dicendo che se il vostro partner, fidanzato, compagno chiamatelo come volete.-
-Stronzo, puttaniere, che non sa scopare bene.- Mi interruppe una ragazza non troppo “Good Girl”. Io le chiamo PUTROCCOLE cioè un mix tra: puttane, troie e zoccole. Semplice, inciso, corretto
-Signore, potrei andare in bagno?- Mi voltai verso quella voce e notai che una fanciulla aveva la faccia di un colorito verdastro. Probabilmente avrà fatto indigestione di qualcosa.
-Si vai, qualcuno vuole accompagnarla?-
-L’accompagno io.- Rispose la “Bad Girl”in verità non mi fidavo molto di lei ma, dato che nessuno si era offerto, vada per quella.
-Va bene, andate.- Così uscirono dalla classe. La ragazza che si sentiva male, prima di solcare la porta, mi ha guardato con uno guardo sofferente, tipo di rimprovero. Speriamo che abbia fatto la cosa giusta.
 
POV KATE
 
Chiesi al ragazzo che ci sta facendo supplenza se potevo accompagnare quella tonta di Denise al bagno così che io le possa fare una bella ramanzina su quello che mi ha fatto prima di entrare in classe stamattina.
-Va bene, andate.- Bene è fatta mi diressi fuori la porta per poi accompagnare silenziosamente Denise al bagno ma, appena aprì la porta, mi avventai si di lei per poi chiudere con un calcio la porta.
-Chiedimi scusa Dan.- Le dissi. È dall’inizio della scuola che la chiamo Dan perché per come si veste assomiglia più a un maschio che una femmina. Porta sempre gli stessi vestiti dall’inizio dell’anno; non proprio gli stessi ma lo stesso genere, non mette mai una gonna, non si trucca neanche se va ad una festa o se esce con qualcuno, sempre segregata in casa a fare chi sa che, insomma una persona senza una vita sociale. L’altro giorno l’ho pedinata e ho visto che si incontrava con qualcuno che le porgeva qualcosa di nascosto. Peso che sia droga o roba del genere me non la vedo una tipa da droghe dato che non ha quasi mai gli occhi rossi, tranne quando gliene do di santa ragione perché non so con chi sfogarmi.
-Per che cosa ti devo chiedere scusa stavolta?-
-Per che cosa!? PER CHE COSA?- Il mio timbro di voce si fece sempre più acuto, probabilmente quelle persone che giravano in corridoio mi avranno sentito.
-Questa volta non ho fatto niente, per che cosa mi devo scusare?-
-Dimmi Dan, è solo una mia impressione o hai messo i tuoi schifosi occhi su quel biondino che ci fa supplenza?- Chiunque adocchi quello che mi piace dovrà passare momenti non troppo belli della sua inutile vita.
-No, mi dispiace ma quel tipo non fa per me.- Mi rispose sfacciatamente. Ma chi si crede di essere?!? Come osa rispondermi così; questa gliela faccio pagare cara.
-Ah no?! Allora perché quando ho pronunciato il suo nome hai abbassato gli occhi?- Ti ho beccata Dan, non mi sfuggi più.
-No è che... si....- Lo sapevo, sei stata colta con le mani nel sacco! Iniziai a scuoterla e a sbatterla al muro, lei mi implorò piangendo ma io me ne fregavo perché ora ha fatto questo, domani non lo rifarà più come così tante altre cose.
-Basta, ti prego.- Mi disse con voce sempre più debole così, dopo altre tre o quattro volte che le ho fatto questo, la lascio stare e lei si accasciò sul pavimento e iniziò a tremare così la lasciai e mi diressi fuori senza guardare in dietro, senza rimpianti o rimorsi. Domani non ci riproverà più. A meno che ci arrivi a domani.
 
POV CALUM
 
 Invece di stare in cucina per lavare le pentole che usano da quando è nato Gesù, andai fuori per vedere chi c’era di interessante nel corridoio. Mmm... Jess, proprio la persona che volevo. La presi per i fianchi e la baciai, non un bacino semplice e innocuo, ma uno che ti fa diventare le gambe di gelatina e quindi non ti tieni in piedi per l’eccitazione. Iniziammo a camminare verso il bagno delle donne perché in quello degli uomini c’è sempre puzza di piscio di gatto; aprii la porta con un piede ma, appena mi spostai indietro per poter mettere Jennifer al muro, inciampo contro qualcosa.
-Ma che cazz...-
-Aaaaaaah, mmmh.- Urla soffocate di dolore giungono al mio orecchio. Questa voce mi sembra familiare, molto familiare. Mi giro e...
-DENY CHE FAI DISTESA PER TERRA.- Le urlai preoccupato ma, da lei, mi arrivavano solo mugolii.
-Dai Cal, lascia stare quell’insulsa ragazzina, terminiamo quello che avevamo iniziato.-
-Come l’hai chiamata?!? Vattene da qui, non farti più vedere per almeno una settimana.- E così se ne andò, l’asciandoci soli. Cercai di prenderla in braccio ma si irrigidì e si chiuse ancora più in se stessa.
-Che hai Deny?- Ancora mugolii. Non riusciva a spiccicare una parola.
-Che ti hanno fatto?- Le domandai sempre più preoccupato.
-Ka...t...e- E’ l’unica cosa che ha disse prima di chiudere gli occhi e smettere di tremare.
Panico.
Iniziai a scuoterla cercando di non farle del male ma lei non da segni di vita. Che le ha fatto questa Kate? Chi è? Iniziai a gridare aiuto in caso qualcuno mi sentisse. Si aprì la porta e qualcuno entrò in bagno.
Per fortuna.
-Che succede qui dentro?- Shark? Me la farò bastare.
-Nadia sono qua sotto.- Finalmente mi vide e si accoccolò per capire cosa succedeva.
-Che hai fatto a questa povera ragazza Hood? Ora fai anche vittime più piccole di dieci anni di te?-
-No, è mia sorella. Aiutami a portarla in infermeria, non ci riesco da solo.- Fortunatamente Nadia capì in fretta e, senza altre domande, mi aiutò a portare Denise in infermeria.
Aprii la porta e vedetti che non c’è nessuno, neanche la solita nonna premurosa che veniva di solito qui quando mancavano le dottoresse. Iniziai a disperarmi e a sudare freddo. Ora cime facciamo?
-Appoggiala sul lettino, mia mamma mi ha insegnato come fare il primo soccorso;da piccola ero continuamente in ospedale dato che soffrivo di attacchi cardiaci.- Le mie braccia si mossero da sole, non so perché ma in quel momento l’unica persona di cui mi fidavo era Nadia, la mia ancora di salvezza.
Si avvicinò a Denise e poggiò la sua minuscola mano prima sul suo polso, dopo sul suo petto; si girò verso di me e disse che se anche il suo battito cardiaco era debole, la ragazza chissà come riusciva a respirare e a fare qualsiasi altra cosa ma purtroppo aveva una contusione abbastanza profonda alla testa e quindi dovevamo portarla al’ospedale.
Non persi tempo, presi Deny dal lettino e la portai di corsa in macchina, Shark mi seguì a fatica dato che il mio passo era il doppio del suo. Arrivati al parcheggio lanciai le chiavi della macchina a Nadia che afferrò subito (che bei riflessi che aveva) e la aprì . Posai Denise sul sedile del passeggero e mi misi al volante con Nadia affianco; accesi la macchina e partii ad alta velocità da far premere ancora di più la ragazza al sedile che, per la paura, si manteneva anche al bracciolo. Dato che l’ospedale è lontano dalla scuola ho dovuto schiacciare il pedale dell’acceleratore fino ai 150 all’ora. Durante tutto il viaggio nessuno dei due parlò perché ognuno era immerso nei suoi pensieri.
 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Hei girls, coem vi sembra questo capitolo? Mi scuso per il ritardo perché giocando a pallavolo, mi sono storta il dito medio della mano destra, mi sono messa la stecca e quindi sono più lenta a scrivere. Sorry.

Parlando del capitolo

Vediamo il lato dolcioso di Cal che si preoccupa per la sorellina. Vi immaginavate che Denise fosse sua sorella? E la crudeltà di Kate pensate che sia troppo? Questo capitolo è fatto da molti POV ma, chissà perché, quello di Luke è sempre più corto. Secondo voi dovrei modificare qualcosa delle impostazioni della fanfic perché se vi piace, vorrei mettere anche altri parti come il POV KATE.

Al prossimo capitolo

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Ps. Sorratemi se ci sono errori di scrittura, ho controllato un paio di volte ma io non ne ho trovati. Se ci dovessero essere, non tiratemi dietro banane, acqua ghiacciata o qualcos’altro.

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Capitolo 9
*** Josef ***


Una volta arrivati all’ospedale Hood si diresse verso il pronto soccorso; dopo una veloce visita ci assegnarono il pallino rosso quindi ci fecero sorpassare tutti quelli che erano in fila prima di noi ricevendo qualche mandata a quel paese. Portarono direttamente Denise in sala operatoria e fecero aspettare noi due fuori dalle porte. Calum era visibilmente preoccupato per la sorella dato che continuava a fare avanti e dietro per il corridoio facendomi venire un po’ di mal di testa.
-Hood siediti, lo so che sei preoccupato ma rischi di far ricoverare anche me se continui a fare avanti e dietro per il corridoio e rischi di fare anche un bel fosso per tutte le volte che stai passando nello stesso punto.-
-Uff, va bene ora mi siedo.- Per fortuna non sembrava molto arrabbiato perché se avrei osato dirgli questa cosa mi sarei seriamente trovata su un letto di ospedale.
Una mezzoretta dopo, uscì un dottore da quelle temute porte per avvisarci che l’operazione era andata bene e che in questo momento la ragazza stava dormendo, nel frattempo l’avrebbero trasferita in una stanza e che potevamo andarla a trovare. Calum si avviò insieme ai medici che portavano Denise in stanza mentre io mi avviai verso la porta di uscita, ma una voce preoccupata mi chiamò.
-Grazie Nadia, senza di te non so che avrei fatto. Grazie.- L’ultima parola la disse come un sussurro, per paura che qualcun altro la sentisse. Non ho mai sentito la parola “grazie” uscire dalla labbra di Calum. Mi girai e mi diressi verso la porta scorrevole che conduceva al di fuori di quell’ospedale ma, di nuovo, quella voce mi fece fermare.
-Resta con me finché Deny non si sveglierà, per favore, fallo per lei non per me. Lo so che sono molto rude con te ma da quando ho perso mio fratello in un incidente d’auto non sono più lo stesso.- WOW. Ero letteralmente rimasta a bocca aperta, che cosa aveva detto Calum?! Oltre ad avere una sorella che nessuno conosceva aveva anche un fratello. Gli feci un cenno con la testa e iniziai a seguirlo silenziosamente riflettendo su ciò che aveva detto. Chi sa quanto aveva sofferto e pensi che questo fatto abbia risvegliato in lui i ricordi, ormai sepolti, di suo fratello.
Dopo che i medici avevano lasciato il letto nella camera, Calum prese una sedia e si andò a sedere vicino a sua sorella prendendole la mano; io mi posizionai in un angolino della stanza cercando di non dare molto fastidio.
-Perché proprio tu, perché non mi hai mai detto niente, perché sei sempre così silenziosa...-Hood sembrava molto disperato nel vedere sua sorella in queste condizioni, non l’avevo mai visto così. Iniziai a provare un po’ di dispiacere e compassione per lui; potei capire cosa sta provando. Quando mio padre se n’era andato, io rimasi in camera mia per molte settimane andando avanti solo con l’acqua, rischiavo di diventare anoressica ma, grazie a Harry che mi aveva aiutato ad affrontare il mondo, tutto questo era passato ed ora provavo solo disprezzo per quell’uomo che non meritava di essere chiamato padre.
-Vieni qui Nadia, io devo andare un attimo a casa a prendere tutto ciò di cui  ha bisogno Deny, resta con lei e avvisami se si sveglia.-
-Forse è meglio che io vada a casa tua così se tua sorella si dovesse svegliare la prima persona che vedrebbe saresti tu.- Non sapevo con quale coraggio stavo dicendo queste parole al ragazzo che per anni mi aveva fatto soffrire.
-Mmm, si hai ragione. Ecco le chiavi, la sua camera è al secondo piano in fondo al corridoio prima del bagno. Sai dove abito?- Certo che non sapevo dove abitava... chi aveva voglia di entrare a casa sua se sapevi che ti avrebbe stuprato insieme ai suoi amici da un momento all’altro!?-
-In verità no.-
-Ah.- Fece un sospiro e continuò a parlare. –Dopo il cinema imbocca la prima traversa, poi al primo incrocio gira a sinistra e vai al numero 45.- Lo disse così bene e in fretta che secondo me aveva dato il suo indirizzo a tutte le sue “scopate per un giorno”. Mi porse le chiavi e io le afferrai un po’ tremante.
-Allora a tra poco.- Mi diressi verso la porta scorrevole trasparente e afferrai la maniglia saldamente e cercai di aprirla ma senza alcun risultato.
-Ahahah, aspetta ti aiuto io.- Ma che stupida che ero! Giustamente non avevo visto il pulsante affianco la porta per sbloccarla... che figura di merda.
 
Camminai un bel po’ prima di arrivare al cinema. Cacchio quant’era lontana casa sua dall’ospedale. Quando aprii la porta notai un forte odore di... chiuso e muffa; ma da quanto tempo mancavano da casa? Boh chi se ne importava. Mi diressi al primo piano ed entrai in una stanza che non sembra affatto di una bambina di 14 anni. Girai la testa sulla sinistra e vidi appese alla parete tre poster di Niky Minaj con le tettone da fuori... che pessimi gusti che aveva, ma io vorrei capire come i genitori avessero dato il consenso ad appiccicare quel coso al muro. Girai un po’ per la stanza e chi sapeva perché il suo letto è rifatto alla perfezione; di solito i maschi non facevano mai il letto figuriamoci così bene... sopra la scrivania c’era una sua foto con una persona più grande e una pargoletta in braccio a Calum, sarà Denise. Uscii dalla stanza di Hood perché stavo perdendo troppo tempo a cazzeggiare invece di trovare dei vestiti per la piccola ammalata. Finalmente aprii la porta giusta e accesi la luce che, in un primo momento, mi aveva dato un po’ di fastidio.  Iniziai ad aprire i cassetti per cercare degli indumenti e... bingo! Ecco qui i pigiami, le maglie e i pantaloni; in un altro cassetto trovai i calzini; nel terzo invece le canottiere. Presi un paio di cose per ogni tipo e le piegai accuratamente sul letto, intanto cercai un borsone dove mettere i vestiti. Andai nel ripostiglio che avevo adocchiato quando sono entrata e presi un borsone da calcio da dentro una busta con dello scotch, chi sapeva perché è imballata così bene; presi i vestiti e li misi nel borsone cercando di non farli spiegazzare tanto. Quando stavo per aprire la porta mi accorsi di una piccola bambola di pezza dentro una casetta per Barbie, mi accoccolai e la raccolsi mettendo anche lei insieme ai vestiti. Scesi le scale, uscii e mi incamminai verso l’ospedale.
 
POV CALUM
 
La manina di mia sorella stava diventando sempre più calda così chiamai un dottore per saperne di più.
- Mi scusi, può venire un attimo in camera, la mia sorellina sta iniziando ad avere la mano più calda del solito.-
-Si... si ora vengo.- Entrammo insieme al dottore in camera ma Deny non c’era. Iniziai a spaventarmi non vedendo più la bambina sul letto. Pensavo di dover perdere anche lei, com’è successo a Josef. Aveva 17 anni quando un ubriacone gli andò a sbattere contro con la macchina; lui stava andando in bici ad una festa di un suo caro amico Paul. Passata la mezzanotte i miei si resero conto che stava sforando di un bel po’ al coprifuoco così decisero di andare a cercarlo iniziando dal luogo della festa ma, appena arrivati li, nessuno disse di averlo visto quindi i miei si iniziarono a preoccupare. Facendo la strada al contrario prendendo le viuzze buie di accorsero che un corpo giaceva a terra, immobile, dentro un giardino abbandonato; quando si avvicinarono per capire chi fosse, scoprirono che era Josef. Io soffrii molto per la sua mancanza, avevo solo 10 anni ma ero legato molto a lui.
Iniziai a gridare il nome di mia sorella quando una voce debole mi rispose.
-Perché urli tanto fratellone?- Deny. Deny. Il mio cuore perse un battito. Non se n’era andata, era semplicemente alla finestra ad ammirare il paesaggio. Per fortuna.
-Deny perché non mi hai detto niente, mi hai fatto prendere uno spavento!-
-Tu non c‘eri e il dottore cattivo chiedeva di te così io mi sono alzata a cercarti ma tu non c’eri così mi sono rimessa a letto, ma dopo un po’ di tempo mi iniziavo ad annoiare e, dato che non c’è la tv mi sono alzata a guardare il panorama. Chissà come sta Leila.- Leila era la sua bambola preferita, ce l’aveva da quando i miei zii gliel’avevano regalata quando era ancora un fagotto.
-Starà sicuramente bene, mr. Flamingo si prende cura di lei.-
-Mmm.- Tornò a guardare la finestra con la mente e gli occhi assenti, chissà a cosa stava pensando. La porta venne aperta e mi girai di scatto per vedere chi era, ma la ciocca di capelli che sfugge sempre alla coda è tipica di Nadia e infatti eccola lì a raccogliere la sciarpa verde acqua e rosa che le era caduta. Andai  verso di lei con un passo stanco e debole per prendere il borsone con i vestiti dentro ma... aveva fatto un grande errore...
-Perché hai preso proprio quel borsone?- Le domandai stranamente calmo. Quello era il borsone che usava mio fratello per andare agli allenamenti di basket. Aveva  fatto un grosso errore.
-E’ la prima cosa che ho trovato, che ha che non va questa sacca?-
-Niente.- Non volevo farle niente davanti mia sorella anche perché mi stava aiutando molto ora ,se le mettevo le mani addosso, Denise, sarebbe restata traumatizzata come me quando mio zio, il fratello di mamma, picchiava sua moglie.
-Bene.- Disse riferendosi alla piccola. –Ho una piccola sorpresa per te.- Tirò fuori Leila dal borsone; gli occhi di Deny si illuminarono sempre di più fino a diventare grandi come quelli dei cartoni manga.
-Leila!- Andò in contro alla bambola come se non la vedesse da secoli e l’abbracciò così forte che le imbottiture potrevano saltare da un momento all’altro.
-Grazie.- Diede un bacio sulla guancia a Nadia per ringraziarla; lei si abbassò per poterglielo permettere.
-Hai reso felice mia sorella portandole la cosa a cui tiene di più. Grazie.-  Quest’ultima parola non la dicevo molto spesso perché non avevo momenti per dirla, anche perché esse mi facevano sembrare un tipo sdolcinato. Nadia ricambiò la mia parola con un sorriso che non avevo mai visto comparire sul suo volto

SPAZIO AUTRICE
Hei girls... sono tornata con un nuovo capitolo che ve ne pare? Calum per il momento, e solo per il momento, è gentile con Nadd. La storia di Josef (detto Robert per il cugino di QUALCUNO anche se è il contrario) la storia della sua decaduta(?) non è il massimo ma non sapevo come continuare. Denise è dolcissima con il suo pupazzetto Leila e finalmente vediamo il nome di Harry comparire! Devo pernsare seniamente di fare qualche capiolo con il suo POV. Cacchio, più di 320 visualizzazini. GRAZIE. Penso di aver detto tutto.
Al prossimo capitolo
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Capitolo 10
*** Fotografie ***


 Era pomeriggio inoltrato quando iniziò a suonare insistentemente il campanello della porta così mi alzai e andai a vedere chi fosse.
-Ciao piccola, ho portato il necessario per il compleanno. Gli altri arriveranno fra poco.- Il compleanno... me n’ero completamente dimenticata. Lo feci entrare e accomodare sul divano dove poltriva come sempre Milkshake quindi Luke decise di sedersi sul tappeto vicino la tv.
-Ho  portato le bevande, intanto hai preparato i tavoli dove appoggiare tutto?- Emh, diciamo che avevo fatto tutt’altro eccetto che preparare i tavoli per il compleanno.
-Si...diciamo che ho iniziato a pensare la disposizione dei tavoli.-
-Bene, quindi dove li vorresti mettere?- Mmh, e ora dove li mettevo? La cucina era troppo piccola per tutti i tavoli, se li mettevo nel salone non si potrà più passare... ah si, nel giardino, era abbastanza grande per poterli mettere tutti.
-Che ne dici del giardino?-
-Si, ottima idea. Metto le bevande in frigo e ti aiuto a portare i tavoli fuori.-
-Grazie.- Andai in soffitta per iniziare a prendere dalla dispensa i tavoli da pic-nic dove avremmo poggiato tutto.
-Cazzo, ahia che botta!- Dall’ultima volta che avevo messo piede qui dentro il soffitto si era abbassato o ero io che mi ero alzata... impossibile, non mi sono alzata di un centimetro dalle medie quindi la mia teoria è... il soffitto si era abbassato e solo il gatto poteva tirare fuori i tavoli.
-Luke, mi dai una mano! Non riesco a prendere i tavoli... il soffitto è troppo basso per me.-
-E secondo te per me no dato che sono mezzo metro più alto di te?!?- Rispose urlando dalla cucina così che io potessi sentirlo.
-Fa niente, sei sempre più forte di me.- Mi costò molto ammetterlo ma era vero.
-Finalmente lo hai ammesso nanetta senza forza che non riesce a spostare una formica.-
-Hemmings, questa me la paghi.- Iniziai a correre verso la cucina per raggiungerlo ma lui non c’era però la porta del giardino era aperta. Mi diressi in giardino e vidi che stava tranquillamente disteso sull’erba a giocare con un piccolo fiore bianco che era cresciuto spontaneamente. Stano, di solito nel nostro giardino cresceva solo erba perché il terreno non era dei migliori. Quando ero piccola, al tempo in cui c’era ancora mio padre avevo cercato di piantare un piccolo ramoscello di rosa che mi aveva regalato mia nonna ma, dopo qualche settimana, appassì.
Presi la pompa blu di gomma attaccata al muro che mia mamma usava per “innaffiare” l’erba, aprii l’acqua e iniziai a bagnarlo come si deve; lui aprì di scatto gli occhi che mi attiravano sempre di più nel baratro infinito senza fondo e si alzò di scatto in piedi prendendomi la pompa anzi, direi strappandomela dalle mani e iniziò a farmi la doccia, cercai di scappare cercando di girargli intorno così che la pompa gli si arrotolasse intorno ma lui era stato più furbo di me perché iniziò a trascinarmi in un angolo così che io rimanessi in trappola. Ero imprigionata tra il muro della casa e il bordo del recinto, mi sentivo come se qualcuno mi avesse imprigionato, mi sentivo soffocare, iniziai a non sentire più la terra sotto di me. Sentivo una voce chiamarmi da lontano cercando di raggiungermi ma non riusciva ad avvicinarsi. La testa mi scoppiava per i troppi ricordi brutti perché quando qualcuno mi metteva ad un angolino la mia testa iniziava ad andare nel pallone totale così cercai di accoccolarmi su me stessa cercando di sopprimere il dolore ma invano, caddi in un sonno tormentato ma pieno di incubi, ricordando la prima volta che mia mamma mi ha iscritto a questa scuola e allo sguardo accattivante di un ragazzo che mi guardava male, ricordavo la prima discussione tra quell’essere e mia mamma al piano di sotto mentre io ero a letto, ricordavo quando nella mia vita ha fatto la sua comparsa Harry,...
 
POV LUKE
 
Cercai di spingere Nadia all’angolino tra la casa e la staccionata così che io possa bagnarla come si deve e, nel frattempo, farle un paio di foto che mi aveva chiesto Hood in cambio di soldi che servivano alla mia famiglia per farci mangiare. Non sembrava ma io e la mia famiglia in questo periodo non stavamo molto bene economicamente, mia mamma aveva incominciato a vedersi con un altro e, quando papà l’aveva scoperta, avevano iniziato a litigare e da allora non si erano più parlati ne guardati in faccia. Iniziai a vedere Nadia che si stava contorcendo dal dolore, distesa a terra e forse anche priva di vita così chiusi l’acqua e mi avvicinai a Nadd cercando di far meno rumore possibile. Mi sedetti sui talloni e appoggiai una mano sul suo petto per vedere se respirava intanto il gatto si era accucciato vicino al suo braccio cercando un po’ di calore. In questo momento sembravano un quadretto da immortalare ma, per compassione, spensi la mini macchina fotografica sul mio orecchio e portai dentro sia lei sia Milk, portandoli entrambi a letto e mettendo a Nadia vestiti asciutti. Mentre cercavo di infilarle la maglia suonò il campanello della porta ed io andai ad aprire. Erano i ragazzi. Pensavo che arrivassero più tardi, avevano detto che arrivavano verso le sei; alzai lo sguardo per guardare l’orologio e notai che erano le sei e dieci. Certo che il tempo passava in fretta quando eri preoccupato per qualcun altro. Scesi in fretta e vado ad aprire la porta per far entrare i ragazzi. Appena varcarono la soglia di casa Shark si guardarono intorno come se mancasse qualcosa all’appello.
-Luke... dov’è Nadia?- Con uno sguardo più attento videro che ero ancora bagnato fradicio, mi ero dimenticato di asciugarmi vestiti, maledetto me. –Come mai sei ridotto in questo modo?-Mi domandò Ash.
-Mmh, niente e solo che quando stavo fuori il giardino Nadd ha preso l’iniziativa di prendere la pompa e farmi una bella doccia.-
-A proposito di quella ragazza... dov’è in questo preciso istante?-
-E’ andata al supermercato più vicino per prendere dello tovaglie di carta da mettere sui tavoli.-
-Meglio per noi così potremmo organizzare meglio la sua festa.-
-Giusto. Vado a prendere i tavoli in soffitta... Ash vieni con me?-
-Perché chiamate sempre me?-
-Perché la soffitta ha il tetto basso e tu sei il più basso tra noi- Iniziò a sbuffare pesantemente, ma quando i ragazzi cominciarono a incitarlo, mi seguì.
-Dove sono i tavoli?-
-Di fronte a te, dietro quel materassino da mare giallo e blu.-
-Si gli ho visti, ora li tiro fuori.-
-Non saranno un po’ piccolini per poggiarci tutto quanto?-
-No, Nadia ha detto che lo spazio ci basterà.-
-Se lo ha detto lei...- Iniziammo a scendere i tavolini; per fortuna gli altri ci diedero una mano perché sono più pesanti di quanto credessi. Gli appoggiammo in giardino, uno affianco all’altro, poi ci sdraiammo sull’erba per abbronzarci un po’.
-Ragazzi, che facciamo ora?- Domandò Mike.
-Aspettiamo che la ragazza porta la tovaglia e iniziamo a mettere tutte le cose portate sopra di essi- Rispose Ash.
-Hei Luke, che ci fai qui fuori?- Nadia... in questo momento proprio non ci voleva.
-Aspettavamo che tu tornassi dal supermercato. Hai comprato tutto ciò che dovevi donna?-
-Eh?!- Nadia era molto confusa e pensai che avrebbe rovinato tutti i miei piani.
-Si la carta...-
-Ah si, l’ho messa in cucina, sopra il tavolo da pranzo. Ora vado a prenderla.- Per fortuna capì. Quella dormita che aveva fatto le era stata proprio di grande aiuto.
 
POV NADIA


Andai in cucina facendo un cenno a Luke di seguirmi.
-Che gli hai raccontato durante la mia assenza?-
-Niente, ho inventato una scusa per non far capire ai ragazzi che in quel momento non ti sentivi molto bene.-
-Mmh, va bene. Aiutami a sistemare la carta e il cibo sul tavolo dato che manca solo un giorno alla festa di Haz-
-Ok, andiamo.- Portammo tutto l’occorrente per la festa fuori e iniziammo ad addobbare l’esterno con festoni e palloncini che poi verranno gonfiati in un secondo momento.
 
POV HARRY
 
Era da secoli che non vedevo Nadia ma questo lo stavo facendo per il suo bene. Sto conducendo delle indagini riguardo quel suo amichetto, com’è che si chiama... Muke... Hooke... ah si Luke. La prima volta che la mia piccolina me l’ha presentato, non l’ho visto di buon occhio perché il suo sguardo aveva qualcosa che non andava così ho preso l’iniziativa di fare un po’ di ricerche sul suo conto ma, fino ad adesso, solo un buco nell’acqua.
 
SPAZIO AUTRICE
Hei girls buona domenica a tutte, ecco qui un altro capitolo di questa ff. Che ne pensate? Non ho potuto aggiornare prima perchè la scuola mi sta uccidendo e pernso che anche la settimana sprossima sarà lo stesso dato che avrò 5 verifiche di fila... :'(
Parlando del capitolo

Questo è un capitolo di passaggio eccetto l'ultima parte che ci fa capire che Harry è ancora vivo e un  po' di passato del vostro Luchino... finalmente si è capito perchè in un paio di capitoli precedenti Luke è entrato di nuovo in casa di Nadia ed è andato a nascondersi nell'armadio.
Penso di aver detto tutto
Al prossimo capitolo
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Capitolo 11
*** La bustina ***


POV HARRY

 

Sono appena uscito dal carcere dov’era stato rinchiuso Hemmings e devo dire che per quello che ha commesso, doveva essere tenuto nella cella per almeno un altro anno. Finalmente ho capito le sue intenzioni e per chi probabilmente lavora attualmente; purtroppo oggi è il compleanno di Nadia e me n'ero completamente dimenticato da quando sono così preso da questa faccenda. Quindi andai a casa sua facendo però prima un salto da me per cambiarmi e sostituire la tuta vecchia da lavoro di mio padre con una maglia blu, un jeans e una giacca gessata. Iniziai a correre pensando di essere in ritardo per la festa ma, quando aprii la porta per salutare Nadia, vidi qualcosa che non quadrava.

-Ragazzi, ma dov’è finita la festeggiata?- Hemmings si fece avanti per rispondermi e io gli lanciai uno sguardo assassino.

-E’ andata a comprarsi un vestito per la sua festa con Ashton perché voleva organizzare una festa a sorpresa per te, ma noi gliene abbiamo organizzato una per lei. Spero non ti dispiaccia.-

-No, non ti preoccupare, se la merita per tutto quello che ha passat... fatto.- Meglio dire al ragazzo meno cose possibili sul conto di Nadia così che lui non possa raccogliere molte informazioni da passare al suo capo.

-Chiuditi gli occhi altrimenti non entrerai mai!- Disse Ashton a Nadia, nel frattempo Michael andò a spegnere le luci della sala.

-E perché scusa... questa è casa mia e la festa è per il mio migliore amico, mi spieghi il senso di questo tuo gesto?-

-Tu fidati di me.-  Quando entrarono tutti e due in casa, Robertino iniziò a cantare tanti auguri a te seguito da tutti gli altri, io mi limitai solo a battere le mani non perché Nadd mi aveva fatto qualcosa, ma perché ero sconvolto dalle scoperte che avevo fatto.

-OH MY GOD. Voi avete preparato tutto mentre ero via a comprare il vestito? Ma questo non era il compleanno a sorpresa per Harry?-

-Diciamo che Harry ha dato la sua autorizzazione per fare questo per te.- Disse Hemmings.

-Oh Haz, sei un amico! Comunque auguri vecchio mio. Oggi sei ufficialmente vecchio.- Nadia iniziò a strapazzarmi di coccole tipo un panda morbidoso.

-Anche tu sei un anno più vecchia di ieri piccola Nadd. Comunque grazie.- La allontanai per ammirare il suo fantastico vestito. Era di colore bianco, semplice con una fascia in pizzo nera che le delineava il bacino. Per completare il look un paio di scarpe nere con il tacco non molto alto e un paio di orecchini a perle.

-Certo che stai proprio bene con indosso questo magnifico vestito.- Dopo il complimento Nadia iniziò a diventare verde...verde?!? iniziò a correre verso il bagno dando spintoni a destra e a manca per farsi strada tra la gente. Io la seguii per vedere se avesse avuto bisogno di un aiuto; stavo per raggiungerla, ma mi chiuse la porta in faccia per avere un po’ di privacy ma io, da bravo ragazzo, la aprii e notai che era coricata sul water con la sua faccia all’interno così cercai di scostare i suoi capelli per non farli spostare.

-Hei piccola, va tutto bene.- Cercai di rassicurarla ma le cose non andarono meglio dato che stava arrivando sua maestà il principe Hemmings.

-Ma che succede qui, tutti stanno aspettando la festeggiata per iniziare le danze. Dov’è finita?- Perfetto, come se non notasse che si trovava dietro di me, allora Nadd iniziò a fare versi per farsi vedere da Luke ma, erano così deboli che a stento la sentivo io. – Vabbè, se la vedi dille che l’ho cercata.-

-Ok.- Chiuse la porta dietro di se e se ne andò. –Piccola, come ti senti.- Cercò di parlare ma venne fermata da un altro conato di vomito. –Che è successo? Chi ti ha fatto questo?- Appena si calmò tentò di rispondermi.

-Non lo so. Oggi sono solo uscita con Ash per comprare un vestito per la tua festa e basta. Non è successo niente di che.- Era molto sincera. Nadd non mi ha mai mentito da quando ci conosciamo perciò penso che lei sia una persona responsabile e affidabile. –Poi siamo andati a prendere un caffè al bar li vicino e la cameriera mi ha dato una busta.- BUSTA?!? Che razza di persona da una busta ad una cameriera per farla consegnare ad una persone dentro il locale. Strano . Dato che si sentiva meglio la lasciai per godermi un po’ la mia festa dopo tutto il lavoro che stavo facendo. Anche i supereroi si meritavano una pausa ogni tanto.

 

POV NADIA

 

La festa stava arrivando alla fine e tutti iniziavano ad andare a casa; ho cercato di non ubriacarmi ma, con quella cosa con cui era intinta la lettera, non ci riusii infatti ora non sapevo neanche cosa stessi dicendo a Luke.

-Luchino, facciamo l’amore io e te?-

-Mi piacerebbe molto, ma lo preferisco fare quando tu sia cosciente delle tue azioni.-

-Dai, non ti capiterà mai un’occasione come questa.-

-Ho detto di no. vai a letto.- Iniziai a toccarlo in modo molto non poco casto e arrivai a sfiorarli quella parte di pantalone.

-Stai ferma o potrei cambiare idea e non voglio.-

-Ma io si.- Si fermò un po’ a ragionare per poi dire le paroline magiche.

-Ma si dai, infondo cosa c’è di male.- Mi prese per mano e mi portò nella mia camera per completare l’opera che avevo iniziato giù in salotto. Mi distese sul letto e...

 

POV LUKE

 

Nadia mi domandò se potevo farlo con lei ma non mi sembrava che stesse nelle condizioni per poter affrontare questo grande passo ma, a me servivano i soldi e un paio di foto così probabilmente aumenterebbero il proprio valore quindi che male c’era di divertirsi un po’ con lei?

 

POV MICHAEL

 

Sentii un qualcosa di molto strano provenire dalla stanza di Nadia così andai a casa sua e iniziai a suonare insistentemente al campanello ma nessuno mi apriva quindi ndai sul retro e cercai di vedere cosa stava succedendo li dentro sbirciando dalla finestra e vidi che Nadia era sotto le coperte...tutto sembrava normale tranne per il fatto che c'erano dei vestiti per terra. VESTITI PER TERRA?!? Ma avevo visto bene ci sono dei vestiti in quella camera? Cercai di aprire la finestra e per fortuna ci riuscii al primo tentativo, grazie a dio che non la chiudeva a chiave. Andai a sedermi sul letto e notai che a dosso non aveva praticamente niente così la coprii subito con le lenzuola. Per fortuna non era la prima volta che vedevo un corpo altrimenti non sapevo che cosa mi sarebbe successo, probabilmente il mio amichetto “non ci avrebbe più visto dalla fame”. Le misi una mano sulla fronte e mi accorsi che era bollente. Probabilmente aveva qualche decimo di febbre. In questi casi non sapevo veramente che fare dato che quando mi sentivo male, pensava a tutto mia mamma; prensi il suo cellulare e chiamai Harry. Anche se non lo conoscevo di persona, da come guardava Nadia, pensai che sarebbe stato una persona affidabile.

-Nadia in questo momento non posso parlare, puoi chiamare più tardi?-

-Mi dispiace ma non sono Nadia, sono Mike, un suo amico. Potresti venire a casa sua dato che non si sente molto bene?-

-COS’HA LA MIA BAMBINA?!?- Domandò furioso.

-La sua fronte scotta molto e io non so che fare.-

-Resta li, veglia su di lei, non lasciarla da sola, ora arrivo.- Chiuse la chiamata e io mi sedetti sul letto cercando di far calare la febbre di Nadd ma senza ottenere risultati.

 

Circa una mezzoretta dopo suonò il campanello della porta e andai ad aprire, mi ritrovai davanti un ragazzo un po’ più alto di me con i capelli scuri e dagli occhi marroni. Supposi che sia Harry; lo feci entrare e lui salì, con una grande dimestichezza, le scale che conducevano nella stanza della povera ragazza. Si fermò a per un attimo davanti alla porta e vide il disordine dei vestiti sparsi per terra.

 

POV HARRY

 

Vestiti. Vevevo tanti vestiti sparsi per la camera di Nadia, mi girai verso colui che portava i capelli verdi e che fra poco sicuramente diventerà pelato e gli dissi.

-Cosa hai fatto alla mia bambina?-

-Niente, quando sono arrivato  ho già trovato tutto così.-

Andai verso Nadia, misi la mano sulla sua fronte e notai che era più bollente dell’acqua a 100°C.

-Vai in cucina e prendi una bacinella non molto grande con dell’acqua tiepida all’interno, quando Sali le scale gira a sinistra e vai a prendere degli asciugamani in bagno.- Diedi degli ordini a Michael e lui sparì dalla mia vista. Spostai la coperta per far indossare a Nadia qualcosa di più pesante dato che probabilmente aveva freddo e vidi che era completamente nuda. NUDA?!? Che cosa le aveva fatto Michael? Giurai che questa me l'avrebbe pagata quella sottospecie di persona colorata.

 

 

SPAZIO AUTRICE

Hei girls scusatemi per il ritardo ma questa è stata una settimana faticosa e ho scritto si e no un paio di righi al giorno. SORRY :’(

PASSANDO AL CAPITOLO

Lo so che probabilmente (ma solo probabilmente) mi tirerete tutte le cose possibili e immaginabili per quello che ho fatto succedere a Nadia ma, diciamo che questo fatto ha scatenato una rabbia molto rabbiosa (?) in Harry che andrà ad uccidere Mike dato che non sa che è stato Luke.

Luke è crudele e si approfitta di una ragazza ubriaca per avere un po’ di soldi. Diciamolo. È uno stronzo. Chi ha potuto drogare la lettera secondo voi? Perché ci sono i vestiti di Nadia buttati per terra nella sua stanza? Provate ad indovinare (so che non indovinerete mai).

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Capitolo 12
*** Bill ***


Mi svegliai di soprassalto dato che sentivo che qualcuno mi sta accarezzando i capelli. Nessuno lo faceva perché a me non piaceva essere toccata li perché mi faceva ricordare quando mio padre mi accarezzava mentre mi raccontava una storia per farmi addormentare. Presi il polso e lo spostai lontano da me, da i miei capelli, dal mio corpo.
-Sono io, non ti spaventare. Dormi piccola mia, domani sarà un giorno migliore per tutti.- Haz...mi mancava la sua voce che mi coccolava, mi mancavano le sue carezze anche se a me non piacciono molto, mi mancavano le sue mani, mi mancava il suo respiro... mi mancava tutto di lui. Anche se l’ultima volta che l’avevo visto era stato ieri sera alla festa, non ricordavo nulla di quanto era accaduto. Stupida memoria a breve termine. Mi strinsi ancora di più nelle coperte perché avevo molto freddo; Harry lo intuì e andò nell’armadio per prendere la mia coperta preferita, quella rosa con i conigli, me l’aveva regalata mia mamma quando avevo finito la terza elementare, come premio.
Finalmente il calore avvolgeva il mio corpo. Mi addormentai, ma questa volta è un sonno senza sogni, senza ricordi.
 
POV LUKE
 
-Si ok, fra trenta minuti sono da te.- Chiusi la telefonata e andai in macchina per andare nel luogo che mi aveva indicato un leccaculo di Hood; non ci ero mai andato, ma se non avevo capito male, lì la roba era più costosa ma di ottima qualità. Prima di parcheggiare, andai al bancomat per prelevare i soldi.
 
Per fortuna era andato tutto bene. Erano anche “più gentili” di quanto credessi. I soldi che avevo ricevuto in cambio erano veramente tanti, molti di più di quanti me ne dava Hood. Ora stavamo apposto per un mesetto, ma dopo dovevo riprendere a fare foto altrimenti io e la mia famiglia moriremmo di fame.
 
POV NADIA
 
Mi svegliai di nuovo, ma nell’aria c’è qualcosa di diverso. Musica. Sentii degli strumenti musicali e delle voci cantare.
- I like the summer rain, I like the sound you make, we put the world away, we get se disconnetted, you are my getaway, you are my favourite place, we put the world away, we get so disconnetted.- WOW non avevo mai sentito qualcuno cantare cosi, ma soprattutto non avevo mai sentito qualcuno cantare per me. –Hands around my waist, you’re counting up the hills across the sheets...- Mentre cantavano questo pezzo, Luke iniziò ad avvicinarsi a me. –And I’m a falling stars, a glimmer lighting up these cotton streets  I admit I’m a bit af a fool for playing by the rules but I’ve found my sweet escape when I’m alone whit you.- Iniziai a piangere come una fontana. Oddio. Per farmi commuovere così questa canzone era veramente bella.
-Stai bene?- Mi domandò Luke.
-Si sto benissimo, la vostra canzone è bellissima, ma manco qualcosa...-
-Cosa?- Dissero tutti e tre in coro.
-Non lo so, ma sento che qualcosa non va bene... ci vuole tipo una batteria.-
-Mi spieghi come la suoniamo la batteria qua dentro? Ma soprattutto come la portiamo?-
-Bo, e io che ne so. Comunque la canzone è bellissima. Perché non ne scrivere delle altre?-
-Ci porta via un sacco di tempo per mangiare la pizza.- Rispose Michael.
-E anche le banane.- Concluse Ashton.
-Non potete fare tutte e due le cose contemporaneamente?- Si guardarono tutti per un attimo poi scossero la testa tutti e tre in senso di negazione.
-Ok, cambiando argomento, non è che qualcuno ho visto Harry?-
-No, io non l’ho visto. Non so voi, ragazzi?-
- Io da questa mattina perché mi ha aperto la porta di casa per entrare No io è da ieri che non lo vedo.- Rispose Mike.
- Io da ieri. - Disse Ash. Tutti ci girammo a guardare Luke.
-Perché mi fissate tutti? Che ho fatto di male?-
-Quando dai visto l’ultima volta Harry?- Gli domandai.
-Mmm... alla tua festa mi sembra, ma non ne sono sicuro.-
-Come mai lo cerchi?- Mi chiese Luke.
-Perché mi manca, non fa niente... per oggi starò solo con voi. Ogni tanto fa bene uscire un po’ con altri amici non è vero?-
 
POV HARRY
 
È praticamente un giorno intero che non vedevo la mia bimba ma questo lo facevo per lei e per riportare quel delinquente nel suo habitat naturale: il carcere. Dopo altre indagini avevo scoperto che quel “bel faccino con un piercing” Hemmings, non solo aveva dei precedenti per spaccio di droga, superamento del limite di velocità di molto, ma era accusato anche di aver  quasi ucciso una ragazza dopo averla stuprata e, se non sbaglio, la sua prossima vittima sarà proprio Nadia. Per mia sfortuna e per sua fortuna, non avevo ancora capito per chi lavora, ma prima o poi lo scoprirò. In questo momento stavo andando a casa mia per mettere insieme tutte le prove raccolte e vedere a che punto ero arrivato.
Mettendo in ordine le carte, feci cadere casualmente una foto mia e di Nadia da piccoli. Eravamo una bella coppia, come se ora non lo fossimo, in quel tempo la mia piccola bambina stava soffrendo molto a causa della mancanza del padre ed io ero diventato come un secondo padre per lei anche se ho solo quattro anni di differenza. Il nostro rapporto è sempre stato bellissimo certo con alti e bassi, ma ce la siamo sempre cavata. Iniziò a squillarmi il telefono così lo presi dal comodino e risposi.
-Hei capo, ti ho fissato un appuntamento con il tizio che dirige il carcere per approfondire la parlata che avete fatto l’altra volta riguardo al biondino.-
-Jason, ti ho detto cinquanta miliardi di volte che non mi devi chiamare capo, comunque grazie.- A dir la verità più che un investigatore privato Jason era più un amico su cui contare, dopo Nadia ovviamente. –Quando dovrei rientrare lì dentro?-
-Fra mezz’ora.-
-COSA?! Ma stai scherzando?-
-No capo, sono serissimo. È troppo presto per te?-
-Mh, no ora vado, ciao.-
Presi la moto di mio padre (così farò prima) e andai di nuovo in quel posto putrido e fatiscente per parlare con Bill, il responsabile di quella cosa chiamata carcere di detenzione.
-Buongiorno signor. Keep come sta?-
-Bene giovanotto. Tu dovresti essere il signorino  Miller mi segua da questa parte, andiamo nel mio ufficio.- Perché questo tizio aveva anche un ufficio? Lo seguii mentre i detenuti sbattevano tutto ciò che avevano a disposizione in quelle sudice celle contro le sbarre. Bill aprì una porta verde che presunsi sia del suo ufficio ed entrammo. Al primo impatto con questo nuovo ambiente rimasi completamente spiazzato perché quel posto era molto più pulito di quanto mi aspettassi. Tende alle finestre, un computer sulla scrivania probabilmente legato alla videosorveglianza, un tappeto, due sedie e dei trofei. Mi accomodai sulla sedia che si trovava sulla mia destra e Keep fece lo stesso sedendosi sulla sua sedia di pelle nera.
-Allora signorino, cosa è venuto a fare in questo carcere?-
-Dovrei chiederle di un detenuto di un paio di anni fa.-
-Non si potrebbe perché esiste la privacy e poi i nostri registri dopo un tot. di anni vengono bruciati-
-La prego signore, con le sue informazioni potremmo salvare la vita ad un’innocente ragazza su cui il soggetto ha messo gli occhi.-
-Mi sembra un’affermazione molto valida per sbirciare nel passato di qualcuno. Mi dica nome e cognome del sospettato-.
-Luke Rober Hemmings signore.- Mentre digitava il suo nome di fermò di colpo e mi guardò dritto nelle palle degli occhi. –Che succede Mr. Keep?-
-Come si fa a non scordarsi Hammings.- L’ultima parola la disse con un tono di diprezzo.
-Come mai?-
-Quella sottospecie di persona ha... stuprato mia figlia. Non so come sia stato rilasciato, ma io non decido niente; il mio capo dice ed io obbedisco.-
-Mi dispiace signore, se vuole torno...-
-No, va bene così. Quel che doveva succedere è successo, ora mia figlia è grande ed è più attenta di prima. Ora iniziamo la tua ricerca giovanotto. Se mi è concesso sapere chi è la ragazza che sta prendendo di mira quel figlio di puttana? Oh mi scusi, ma davanti a certe persone non riesco a frenare i termini-.
-Non si preoccupi signore, questo nome è adatto a lui. Io direi di iniziare con la data del suo arresto e se ci sono degli articoli nel vostro archivio che parlano di lui.-
-Certamente. Ogni carcerato ha un suo curriculum dove teniamo archiviate le loro cose. Per piacere mi segua.- Mr. Keep si alzò dalla sedia e mi fece cenno di seguirlo nei sotterranei.
 

 

SPAZIO AUTRICE

Hei girls... come va? Finalmente è arrivato questo maledetto capitolo, scusate per il ritardo ma in questa settimana mi sono ammazzata con la scuola. Tornando a noi, finalmente scopriamo il cognome di Haz! *gira per casa con le bandierine e il fischietto che usano i bimbi per le feste di compleanno* MILLER anche se non mi ispira molto il cognome penso che suoni bene. Anche si signor Bill ha un cognome... Keep, ma che cacchio avevo in testa mentre scrivevo il capitolo?

Avete capito che canzone cantano i nostri tre amici? Per me Luke rimane uno stronzo.

Qui scopriamo le intenzioni di Luke oltre a fare le foto “della natura morta” e cosa vuole fare a Nadia e cosa ha già fatto alla figlia di Bill.

Al prossimo capitolo

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Capitolo 13
*** Scoperte ***


Nei sotterranei c’erano non una, due, tre file di scaffali, ma migliaia file di scaffali tutti con sopra centinaia cartelline verdi dove c’era scritto vita, morte e miracolo dei carcerati. Ci fermammo davanti uno scaffale in metallo nero; questo era diverso da tutti gli altri perché era in metallo invece che in legno anche perché conteneva meno cartelle ma più fogli.
-Eccoci qui, siamo arrivati nell’angolo riservato ai criminali che hanno commesso reati più gravi.- Ecco spiegato tutto. Keep iniziò a cercare la cartella di Hemmings, dopo trenta secondi la trovò e la prese in mano soffiandoci un po’ sopra dato che aveva la polvere; la aprì e iniziò a cercare i fogli che a me servivano. –Trovato. Questo è il foglio che le interessa?- Disse mostrandomi un foglio ancora bianco.
-Si, è lui. Posso prenderlo?-
-Mi dispiace ma no. Questo è un documento ufficiale e nessuno può averlo.- Mi rimproverò.
-Ma da nessuna parte c’è scritto che non si possono fare fotocopie...-
-Lei è astuto signor Miller. Si, penso che le fotocopie si possano fare.- Mi porse il foglio che io accettai “volentieri”.
Appena uscito dal carcere andai a casa per fare una fotocopia di quel documento per poi riportarlo a Bill.
 
POV CALUM
 
Dopo l’incidente in bagno che aveva procurato a mia sorella un trauma cranico, le stetti sempre più appiccicato così che nessuno possa di nuovo farle del male. Ormai ero diventato un fratello super premuroso; anche quando andava in bagno a casa l’aspettavo dietro la porta.
In questo momento si stava riposando nella sua cameretta ed io ero in salone per guardare la televisione. Eravamo tornati nella casa di mia madre. Prima soggiornavamo da mia zia perché il questa casa c’erano molti ricordi, ma da quando Nadia aveva fatto il suo ingresso, tutto aveva un odore diverso. Tutto odorava di lei.
-Fratellone, non ho più sonno; posso venire lì con te?- Denise si era svegliata. Stringeva tra le braccia Leila, la sua bambola preferita.
-Si vieni.- Cambiai il canale della televisione dato che stavo vedendo un combattimento, misi un canale con i cartoni. –Deny, io devo andare a fare la spesa perché il frigo sta piangendo, resta qui e non aprire a nessuno.-
-Ok fratellone.- Presi il giubbotto e uscii di casa per andare al supermercato più vicino.
 
POV ASHTON
 
-Ragazzi, devo dire che la canzone che abbiamo suonato a casa di Nadia ha fatto un successone, non ho mai visto quell’espressione sul suo volto.- Tutti annuirono contemporaneamente.
-Non so a voi, ma tutto questo lodare mi ha messo appetito quindi io andrei a mangiare.-
-Mich ma se sono le cinque del pomeriggio!- Certo che questo ragazzo mangiava più di Obelix, altro che cinghiale intero, qui ci voleva un’intera macelleria.
-Da quando mi chiamo Mich?- Domandò con una faccia moolto contrariata.
-Da quando tutti i chiamano Michael o Mike, noi ci vogliamo distinguere dalla massa quindi abbiamo deciso di chiamarti Mich.-
-Mah, contenti voi... contenti tutti.-  Detto questo si allontanò uscendo da casa e andando alla rosticceria qui di fronte. Nel frattempo anche Luke se n’era andato chi sa dove, senza avvisare. Questo ragazzo fa tutto di fretta, non ha un attimo di pace. Ero rimasto da solo nel garage dei miei quindi mi misi la chitarra intorno al mio corpo e iniziai a strimpellarla un po’.
-I need to find you, ‘cause without you I’m a lost boy...- Queste parole mi tormentavano a un po’ di giorni, non sapevo perché; le avevo sognate, ma non sapevo perché. Orami i sogni che facevo erano insensati, non avevano un senso, in realtà non avevano mai avuto un senso. Lasciai la chitarra per terra e i miei piedi incominciarono a muoversi da soli, non sapevo dove mi stessero portando, ma io li seguivo, loro seguivano il mio cervello. Il mio cervello non seguiva nessuno.
Mi fermai davanti una casa di qualcuno. Chi sa di chi era quella casa. La mia mano formò un pugno e iniziò a bussare perché i miei occhi non avevano trovato il campanello. Il mio cervello aveva detto agli occhi di non cercare il campanello. Non c’era nessuno così la mia mano aprì la porta senza il consenso del cervello. Quello che vidi mi sorprese molto, c’erano vestiti sparsi ovunque, piatti ancora da lavare, tre dita di polvere sui mobili. I miei piedi iniziarono a camminare verso il tavolo da pranzo, anch’esso coperto da centinaia di cose, trovai un pezzo di un giornale di un paio di anni fa, lo presi e iniziai a leggere.
 
25/12/2010
 
Si pensava che, almeno nel giorno natalizio, ci sarebbero state delle tregue invece sono stati uccisi due ragazzi di 17 e 14 anni con un’arma da fuoco non ancora identificata. Si suppone che i due cadaveri siano Josef Hood e Luke Robert Hemmings. Il primo trovato a 100 metri da una macchina che si suppone l’abbia investito prima di essere sparato; il secondo cadavere è stato ritrovato il una siepe dietro una casa non molto lontana dal primo corpo. Speriamo che per il nuovo anno non ci saranno più vittime e che questi vandali vengano arrestati. Per oggi è tutto...
Poi c’era uno stappo prima delle ultima parole.

 
POV NADIA
 
Dopo che i ragazzi erano andati via, mi alzai e andai a farmi una bella doccia rilassante. Aprii l’acqua e mi immersi in quel caldo che ti faceva dimenticare ogni cosa.
Finita la doccia, mi asciugai e passai a lavare Milk; anche se lui, a differenza di  tutti i gatti, amava l’acqua infatti gli facevo  almeno un bagnetto al mese, così feci una pista di croccantini dalla cucina fino al giardino che lui seguii molto volentieri. Appena arrivato a destinazione, lo presi in braccio e lo trasportai fino alla bacinella che avevo preparato. Per fortuna Milk è un gatto che collabora e che non graffia. Iniziai a lavarlo con molta calma, lui si lasciava lavare da ogni parte. A volte lo sentivi miagolare per dirti che gli piaceva. Finito con il bagnetto iniziai ad asciugarlo con il phone. Ora era bello e immacolato. Appena rientrai dentro casa suonò il campanello che io andai ad aprire. Mamma.
-MAMMA! Mi sei mancata! Da quanto tempo che non ci vediamo! Come stai? Perché non mi hai chiamato?-
-Aspetta un attimo bambina mia, una cosa alla volta. Aiutami a scaricare le valigie dalla macchina così poi parliamo.-
-Certo mamma.- Iniziai a togliere tutte le valigie dalla macchina e a lasciarle dentro casa. Mia mamma intanto si era buttata sul divano per la stanchezza e Milk le saltò addosso, anche lui felice di vederla.
-Si Shake, anch’io sono contenta di vederti, vedo chela tua padroncina di ha appena finito di lavare. È stata brava?-
-Miaao-
-Sono felice.- Mia mamma iniziò ad accarezzare il gatto dato che  le sue macchie marroncine erano ben pulite. A lei non piaceva accarezzare i gatti quando erano sporchi. Una volta finito con tutte le valigie, andai in cucina per prendere un bicchiere di latte per lei.
-Tieni mamma, sarai sicuramente stanca, perché non vai a riposare qui ci penso io.-
-Grazie figliola, ma riesco ancora a fare qualcosa. Non ti sbarazzerai così presto di me. Detto questo mi rincorse per tutta la casa cercando di farmi il solletico, intanto il latte che era destinato a mia mamma se lo stava bevendo il micio che si stava di nuovo sporcando tutto.
-Basta, basta ti prego! No c’è la faccio più.- Dissi ormai contorta.
-Va bene, solo perché sei tu.-  Queste erano le parole che disse l’ultima volta che Harry aveva dormito da me. Quanto mi manca... che fine avrà fatto?
-Che hai Nadia, da un momento all’altro hai cambiato espressione.- Mi domandò mia madre.
-Uhm, no niente non ti preoccupare. Ora vai a dormire, altrimenti domani ti sveglierai alle 11.-
-Certo capo.- Quanto odiavo quando le persone mi chiamavano capo, mi fanno sembrare un’agente dell’FBI.
Mi distesi sul letto e mi infilai le cuffie nelle orecchie e feci partire la riproduzione casuale.
 
POV HARRY
 
Orami solo la notte io e Nadia potevamo vederci così, con le chiavi che mi aveva dato, aprii la porta e salii in camera sua. Era distesa sul letto con le cuffie ancora nelle orecchie così gliele tolsi e la misi sotto le coperte non prima di averle fatto indossare il pigiama. Mi sedetti affianco a lei e iniziai a raccontarle il resoconto della mia giornata. Si era girata abbracciandomi, forse sapeva che io ero qui. Pr fortuna non si svegliava, questo voleva dire che era immersa nei suoi sogni. Le diedi un bacio sulla fronte per poi andarmene, per vederla la notte successiva sperando di trovarla sveglia per poterle parlare di ciò che avevo scoperto su Hemmings.
 
SPAZIO AUTRICE
Hei girls come state? Buon Natale a tutte! *distribuisce regali a palate* scusate per l'ennesimo ritardo ma il mio cervello era andato in blocco e non produceva più niente anche perchè ho revisionato tutti e dico TUTTI i capitoli.
PARLANDO DEL CAPITOLO
Sinceramente, l'unica parte di cui vado fiera è il pov di ashy ashy. Da molto tempo non parlavamo più di questo povero ragazzo che ha fatto una super scoperta in "una casa qualunque" l'articolo diceva che Luke era morto allora perchè è ancora in circolazione? Ma che centra il fratello di Calum? Avete riconosciuto le parole che canta Ash? Ho tagliato un po' di pezzi della canzone per prendere la parte "più importante".
Finalmente è tornata la mamma di Nadia! *suonano le campane a festa*. Ed Harry, quel povero ragazzo non ho un attimo di pace.*facciamo una colletta per comprare un po' di tempo per questo ragazzo*
Al prossimo capitolo
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Capitolo 14
*** Il caffè di nonna Pina ***


Un nuovo giorno era all’orizzonte, e io mi sentivo più carica che mai. Nella stanza c’era un profumo diverso da quello di sempre, sembrava il profumo di Harry. In effetti questa notte l’avevo sognato che mi parlasse... mah. Scesi dal letto e andai a fare colazione con mia mamma.
-‘Giorno ma, come stai?-
-Bene grazie, quella bella dormita che ho fatto è stata fantastica. Da quanto tempo che non dormivo così.-
-Mamma, vuoi che ti prepari la colazione?- Le domandai senza accorgermi che aveva già preparato tutto lei.
-No, ho già fatto io, grazie del pensiero comunque. Ha chiamato la nonna e ha detto che l’è finito il caffè e devo andarglielo a comprare; quindi verso le dieci ho intensione di uscire.-
-No mamma, tu sei ancora stanca, vado io al posto tuo.- Le proposi.
-Ma che figlioletta adorabile... va bene, mi hai convinto. Sulla mensola ti lascio i soldi e la marca del caffè che devi comprare al supermercato vicino il cinema.- Come mai dovrei andare in un supermercato così lontano dato che ce’nera uno sotto casa?
-D’accordo, vado a vestirmi e esco.- Salii le scale che portavano nella mia stanza, aprii la porta e ci trovai dentro Ashton. ASHTON?! Che ci fa questo in camera mia? Da dove era entrato?
-Ciao Ashton, che ci fai in camera mia?-
-Dovevo dirti una cosa che ho scoperto ieri mentre passeggiavo da solo.- La cosa sembra più seria del previsto dato che sulla sua faccia non c’era ombra di sorriso e, di solito, il sorriso ce l’aveva sempre stampato in faccia.
-Dimmi.- Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e Ash fece lo stesso; si aggiustò gli occhiali dato che erano scesi fino alla punta del naso tanto che sembrava mia nonna.
-Ieri, mentre passeggiavo allegramente, mi sono fermato davanti ad una casa; senza pensarci due volte abbassai la maniglia  e andai vicino al tavolo da pranzo dove c’era un pezzo di giornale strappato, e sopra un articolo che ti potrà interessare.- Dopo aver detto quest’ultima parola, estrasse dalla tasca posteriore dei jeans un foglio di giornale tutto stropicciato. Io rimasi esterrefatta.
-Tu hai VIOLATO UNA PROPRIETA’ PRIVATA?! Non me lo sarei mai aspettato da te!- Non vedo proprio che un bravo ragazzo come lui violi una “propriété privè”. Mi porse il pezzettino di giornale e io iniziai a leggere.
Una volta finito non sapevo più cosa dire... Luek Hemmongs MORTO? E poi chi era quest’altra persona Josef, mai sentito parlare. Spostai il mio sguardo su Ashton; lui aveva gli occhi bassi e la testa persa in chi sapeva quale mondo parallelo.
-Ash, che vuol dire questo foglietto?- Gli domandai impaurita.
-Non lo so ma sicuramente riguarderà il passato oscuro di Luke.-
-Vuoi un consiglio? Vallo a portare dove l’hai trovato, dimentichiamo tutto-
-Si, forse hai ragione.- Prese il foglietto, se lo mise in tasca e aprì la porta.
-NO fermo! Così mia mamma ti scoprirà, esci da dove sei entrato.-
-Si, hai ragione.- Si sperse dalla finestra, si lanciò sull’alberò di fronte e scese. Da quando un essere umano riusciva a saltare da una finestra ad un albero? Boh.
Mi finii di vestire, scesi le scale, presi i soldi e uscii. Dato che avrei preso la patente a breve, invece della macchina, dovevo andare a piedi fino al supermercato. Nel frattempo mi misi le cuffie nelle orecchie e feci partire la playlist.
 
POV DENISE
 
Il fratellone non tornava a casa da ieri, da quando aveva detto che sarebbe uscito per riempire il frigo; dato che avevo fame mi misi il giubbino e uscii di casa per andare al supermercato per prendere una merendina. Superai il cinema ed entrai nel negozio, andai spedita verso lo scaffale delle merendine e ne presi uno scatolo. Appena girai l’angolo sbattei contro una signora.
-Mi scusi, non ho visto dove mettevo i piedi.- Cal mi aveva insegnato che quando andavo a sbattere contro le persone mi dovevo scusare sempre.
-Denise?- La signora mi chiamò e io alzai la testa per vedere chi fosse. Era la ragazza che mi aveva portato Leila in ospedale. Lei era una brava ragazza.
-Si, sono io ciao.-
-Ciao.- Mi rispose –Come mai sei qui tutta sola?-
-Avevo fame e mio fratello non è tornato a casa da ieri sera.- Di lei mi fidavo.
-Sai dov’è andato Calum?-
-Si, doveva andare al supermercato per andare a fare la spesa, ma non è più tornato.-
 
POV NADIA
 
Strano, perché doveva lasciare sua sorella da sola a quest’età? Sicuramente non poteva rimanere a casa da sola, feci una cosa che mi venne del tutto spontanea.
-Ti va di venire a pranzare a casa mia per pranzare così che non ti sentirai più da sola?-  Mi sembrava più che gentile invitarla a casa per stare con qualcuno. Lei iniziò a farmi un sorriso da 32 denti e annuì felice.
-Ne sarei grata signorina.-
-Se mi dai del lei mi fai sembrare vecchia, chiamami Nadia.-
-Ok... ti posso chiamare sorellona? Ho sempre voluto una sorella, ma purtroppo da quando vivo solo con mio fratello, nessuno mi dedica tanta attenzione come stai facendo tu in questo momento.- Come si faceva a non amare questa fanciulla. Era la grazia in persona. In effetti anch’io avrei voluto un fratellino più piccolo così che, nei momenti morti, ci saremmo divertiti insieme.
-Certo,chiamami come vuoi.- Denise sorrise ancora di più di quanto avesse fatto prima. La presi per mano e andammo a finire le compere che mia mamma aveva detto di fare.
Arrivate alla cassa la piccolina mise le mani in tasca per poter pagare le sue merendine ma io la fermai.
-Sono le mie merendine, quindi le pago io. Cal ha detto che nessuno doveva pagare per noi se ce lo potevamo permettere.- Hood... ma cosa insegno a questa bambina, qualche volta ci vuole un po’ di gentilezza.
-Non ti preoccupare, le regole sono state fatte per essere infrante.- In questo momento non c’era frase più azzeccata di questa.
Una volta finito di pagare, ci dirigemmo a casa di mia nonna per portarle il caffè.
-Deny, ora andiamo a casa della nonna perché le devo lasciare una cosa.- Lei annuì stringendomi ancora di più la mano. – Di cosa hai paura?- Le domandai.
-La mia nonna era cattiva con me. Mi dava le botte.- Ma in che famiglia era capitata la bambina? Mi accoccolai arrivando alla sua altezza e le dissi.
- Amore, questa è la nonna migliore del mondo che ogni nipote desidererebbe.- Sembrava che la paura l’abbandonò così insieme bussammo alla porta.
-CHI E’?- Rispose mia nonna dall’interno della casa.
-Sono io nonna, ti ho portato il caffè.-
-Alleluia, lo sai che la mia giornata non può incominciare senza quel dannato coso.- Quando venne ad aprirci la porta, inizialmente non notò la presenza di Denise, forse perché non indossava gli occhiali. – Su, entra cara... ma chi c’è qui con te?-
-E’ la sorella di un mio amico, si chiama Denise.- La parola “amico” l’avevo detta sforzandomi molto perché non potevo dirle: lei è Denise, la sorella del puttaniere che si scopa le ragazze anche davanti ai prof e che ti fa male, Hood. Così come tutte le nonne iniziò a tirarle le guancie e a baciarla dappertutto.
-Buongiorno signora.- Disse Deny stringendo sempre di più la mia mano per la paura.-
-Buongiorno piccola, come va?-
-Bene grazie, e lei?-
-Come sempre, le giornate senza quel coso che non riesco a pronunciare perché ho un buco nella dentiera sono sempre di più. A proposito Emilie, mi hai portato il coso?- Da quando sono nata, si ostina a chiamarmi Emilie perché voleva che mia madre mi chiamasse così, ma per fortuna si oppose vivamente.
-Si nonna, ti ho portato il caffè.- Glielo diedi e la salutammo dicendo che avevamo ancora tante cose da comprare.
-Era brava la signora.-
-Te lo avevo detto Deny, ora andiamo a casa, si è fatto tardi altrimenti non cuciniamo mai.- Lei annuì.
 
***
-Grazie mamma di Nadia, il pranzo era veramente squisito.- Disse Denise riferendosi a mia mamma.
-Sono contenta piccolina. Ne vuoi un altro po’?-
-Si grazie, mai nessuno aveva cucinato così bene. Di solito a casa mangiamo solo cibi surgelati perché Cal non ha il tempo per cucinare.- Mia mamma andò in cucina per prendere altro cibo per la piccola divoratrice di pasta. –Ahaha. Oddio, come mangi mi ricordi un mio amico.- Deny mi guardò storto per mooolto tempo.
-Perché?-
-Lui mangia più di ippopotamo si chiama...- Il suono del citofono mi distrasse. –Aspetta un attimo, vado a rispondere.- Mi avvicinai alla porta e la aprii. Indovinate chi c’era davanti?!

SPAZIO AUTRICE
Hi glirll, come va la vita? E' la prima volta dopo secoli che aggiorno in orario *esulta di gioia* intanto vi auguro un buon 2015. Il prossimo capitolo non so qunado lo posterò dato che il 30-31-1 non sono a casa perchè i miei genitori hanno deciso di passare un capodanno fuori.
HO FINITO DI ROMPERVI LE PALLE... PASSIAMO AL CAPITOLO
Calum ha lasciato da sola Deny che, è andata a prendere qualcosa da mangiare e CASUALMENTE la trova Nadia e la porta a casa. Chi sarà quel "bell'imbusto" che ha suonato alla porta? A chi secondo vuoi quò assomiigare Denise quando mangia? *ovvio, a me!*. La nonnina non riwsce a pronunciare caffè anche se non so perchè *ho fatto rima* dato che *altra rima* riesce a pronunciare tutte le parole *ok, lo so, sto dieventando pazza*
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Capitolo 15
*** Patata con papion ***


-MICHAEL!!- Che puntualità; stavamo proprio parlando di lui ed eccolo qui. Gli feci segno di avvicinarsi al tavolo per presentarle la mia nuova amica.
-Chi è questa bella bambina?- Le domandò squadrandola da capo a piedi. Lei aveva la bocca sporca di sugo e, non appena se ne accorse dato che il “capellone” se n’era accorto, prese subito un fazzoletto che era vicino il suo piatto e si pulì.
-Lei è una mia amica, è la sorella di Ho...Calum.- In un primo momento Mike non percepì quello che avevo detto, ma in un secondo momento, mi guardò con una faccia da “perché hai qui la sorella si quel puttaniere psicopatico?”. –Denise era al supermercato da sola e l’ho invitata a mangiare a casa così che non aspettasse il fratello da sola a casa.- Michael guardò Deny e le tese la mano che lei stinse volentieri.
-Sei simpatico con quei capelli, li posso toccare?- Domandò la piccolina a Mike. Lui si abbassò così che lei potesse toccarli. –Sono morbidi, ma stai diventando pelato come mio nonno.- Denise dopo aver detto questo diventò tutta rossa per la vergogna e gli chiese subito scusa per ciò che aveva detto.
-Non ti preoccupare piccola, lo vedo anch’io che sto diventando pelato.- Baby Hood sorrise. Ed ecco che mia madre faceva la sua comparsa con un altro piatto di pasta con i wurstel.
-Signora, non è che ne potrei avere anche u po’ anch’io?- Domandò Mike con una faccia da panda stuprabile.
-No, ricordo l’ultima volta e mi dispiace, ma ti devi mettere a dieta ragazzo; si incomincia a vedere la pancetta.- Le rispose mettendogli una mano sulla sua pancia.
-A che mese sei?- Domandai a Michael.
-Umh? Ah al terzo se proprio ti interessa.- Tutti anche la piccolina iniziammo a ridere a crepapelle.
-A casa non ridiamo mai come adesso, anzi, mi sa che è la prima volta che rido così.- Chi aveva tolto la vita a questa bambina? Vorrà dire che Big Hood se ne doveva fare una ragione e che Deny doveva trasferirsi da me.
-Sono felice che tu ti stia divertendo, perché Nadd non la porti a casa di Ash? Quante risate che possono fare quei due tanto che i vicini dovranno tirarli i bastoni dietro per farli stare zitti.- In effetti non era una cattiva idea.
-Allora è deciso. Nel pomeriggio andremo tutti e tre a casa di Ashton.- Confermai.
-Che buffo nome Ashton... Ashtonno, una nuova marca di tonno prossimamente presente in tutti i supermercati al costo di 5 dollari al pezzo e 20 la scatola.- Deny si stava divertendo a cambiare tutti i nostri nomi. –Michel, una nuova lega presente sul mercato da domani, in tutte le concessionarie Opel.- Iniziammo a ridere tutti quanti, anche mia mamma. Da ora il Nichel aveva un fratello Michel. –Nadmideni, una nuova marca di cappotti inventata da tutti noi.- Non riuscivamo più a fermarci dal ridere, intanto mia mamma aveva già sparecchiato la tavola.
 
Eravamo a casa di Ashton già da mezzora e le risate non finivano mai, ormai si era affezionata a tutti noi e non penso che scorderà facilmente la giornata passata insieme.
-Hei amore mio! Che ne pensi di questo?- Disse Ash tirando fuori dalla tasca una patata con un papion fucsia. Deny allora cominciò a ridere come se non ci fosse un domani, coinvolgendo anche noi tutti.
-Hei, che ne dici se ti faccio sentire qualcosa alla chitarra?- In effetti anch'io avevo voglia di ascoltare il suono della chitarra. Ashton prese la chitarra che si trovava sulla poltrona e iniziò a strimpellare qualche nota. -Denise wants another slice, Deny wants another slice, Pizza Pizza.- Buona la pizza, è da tanto che non la mangiavo.
 
Era arrivata la sera, io e Mike avevamo accompagnato Denise a casa; per fortuna Hood aveva avuto la decenza di tornare. Chi sa perché aveva tenuto nascosto a tutti l’esistenza della sua sorellina.
Avevo finito di cenare quindi andai a letto, ma dato che erano ancora le otto, decisi di iniziare i compiti per il lunedì; mi sedetti alla scrivania e aprii il libro di storia per studiare il primo paragrafo, ma dopo dieci minuti mi addormentai sul libro con  la luce accesa.
 
POV HARRY
 
Entrai a casa di Nadia per farle il resoconto della giornata, ma ero arrivato troppo tardi perché stava già dormendo beatamente sulla scrivania ancora con la luce accesa quindi la spensi e presi Nadd in braccio per portarla a letto. La spogliai e le feci indossare il pigiama; mi distesi come sempre sul letto a pancia in su e iniziai a parlarle.
-Ormai non so come comportarmi con Hemmings dato ch…- Dei rumori provenienti da fuori. Mi alzai di scatto e mi catapultai fuori a controllare cos’era stato. Ashton. Che diavolo ci faceva a quest’ora di notte in piedi?
-Cosa ci fai qui?- Gli domandai.
-Potrei chiederti la stessa cosa. Comunque stavo cercando proprio te. Ti devo parlare, è urgente.- Dal volto che aveva, capii che doveva trattarsi di qualcosa di serio; lo seguii fino ad una casa mal ridotta, con i ferri portanti fuori e con le crepe che scendevano fino alle finestre, con l’intonaco che si staccava solamente guardandolo. Ashton arpii la porta e mi fece cenno di seguirli, si fermò di colpo.
-Qui ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti.- Tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans un pezzo di giornale stropicciato, me lo porse e incominciai a leggere.
-MA CHE DIAVOLO! Che è questa roba?- Mi girai verso Fletcer e lui alzò le spalle.
-Per questo te l’ho fatto vedere, cosa vuol dire?-
-Non lo so, ma quello di cui sono certo che Hemmiongs non è morto e che è una persona per cui è meglio che si sappia poco.- Su una cosa io o Ashton eravamo d’accordo. Dovevamo scoprire cosa nascondeva quel farabutto.
 
POV MICHAEL
Quella ragazzina era davvero simpatica, magari io avessi avuto una sorella così purtroppo mi era toccato la sorella più rompiballe del mondo Honey... miele, che poi tanto mielosa non era perché mi rubava sempre il puff blu, quella “poltrona” comodissima che la potevi sbattere dove vuoi tanto non si faceva niente.
-MICHAEL HAI FINITO CON IL MOCHO?- Sospirai, quella sottospecie di scopa floscia per lavare a terra era davvero stressante, una volta per quanto l’avevo strizzata forte, si era rotto il cosino dove si strizzava e ho dovuto rimetterci la paghetta per comprarne uno nuovo a mamma e per far star stare  zitta mia sorella che non aveva neanche  dieci anni per non farle dire niente a mamma.
-Si mamma, mi manca solo l’angolo sotto la scrivania!- Quant’era insopportabile, la mamma era lei quindi a lei toccavano le faccende anche se avevo l’età sufficiente per farle da me.
-Hai fatto il letto prima di lavare a terra?-Merda. Lascio cadere il mocho per terra e vado a fare il letto mettendo solo le coperte sopra il cuscino.
-Si mamma, l’ho fatto.- FINITO. Avevo finalmente finito di lavare il pavimento con la scopa floscia. Portai questo coso nella camera della mia adorata sorella Adolf Hitler che stava giocando con le sue amichette ad acconciare i capelli a Ken. Povera bambola, anch’io avevo passato questa fase di mia sorella di “parrucchiera per un giorno”... proprio per un giorno, da un anno intero. Mi avevano fatto le treccine alla frangia, mi avevano messo i bigodini della nonna ai capelli della nuca e mi avevano fatto girare per casa in questo modo con gli amici di mia mamma che mi guardavano storto; il giorno dopo mi sono svegliato con la frangia con il frisé e i boccoli. Immaginate. –Mamma ha detto che devi lavare il pavimento. Muoviti.- Stavo per chiudere la porta, ma mia sorella disse:- Non posso, ci sono le mie amiche e poi sono troppo piccola per farlo. Ti ricordi l’ultima volte?- Me lo ricordavo benissimo, aveva bagnato anche le coperte del letto con quel coso.
-Prima o poi dovrai imparare.- MI fece una linguaccia; chiusi la porta e scesi le scale per andare a guardare un po’ di televisione con mio padre.
-Hei figiolo...- Iniziò mio padre. –Dato che ora sei grande dobbiamo parlare di una cosa.- Oddio, so già di cosa vuole parlare, sesso sicuro e quelle cose la.- La zia ha bisogno di aiuto, lo sai che non si sente molto bene quindi ti vorremmo chiedere questo...- Si avvicinò anche la mamma e si sedette sul bracciolo della poltrona.- Dovresti andare a vivere da lei per un periodo, noi non possiamo a causa di tua sorella; non vogliamo lasciarla da sola con te.- Volevano mandarmi in Turchia da mia zia pazza? Questo voleva dire lasciare i miei amici, Nadia, il suo adorabile gatto, la scuola (anche se non mi dispiaceva molto).
-Mi dispiace ma no. Con lei non c’era lo zio?-
-E’ morto un paio di mesi fa.- Perché nessuno me lo aveva detto, non che mi stesse simpatico quel soggetto.
-Comunque io non lascio la mia vita per andare da quella svampita della zia.- Mi alzai dal divano e uscii di casa. Non sapevo dove stavo andando...
 
Ormai era scesa la sera e mi serviva un posto per dormire, girovagai ancora un po’ fino ad arrivare a casa di Ashton, speriamo che mi possa ospitare per qualche notte a casa sua. Suonai il campanello con la speranza di trovarlo a casa. Niente. Indietreggiai fino ad arrivare al marciapiede quando una porta si aprii.
-Chi è?- Forse l’avevo svegliato, chi sa che ora era.
-Hei Ash sono io, posso fermarmi a casa tua per un po’?-
-Come mai?-
-Ho litigato con i miei.- Lui si scostò dalla porta per farmi passare.
-Fai piano. La madre e il padre dormono.- La madre e il padre... ma era addormentato di brutto. Salii le scale cercando di fare meno rumore possibile. Ash mi indicò una porta sussurrando.
-Vai a dormire la, sono troppo pigro per darti il mio letto.- In fondo lo capisco, una persona che ospita un’altra persona alle tre di notte a casa sua minimo io lo manderei a dormire in bagno.
-Notte Ashy.-
-Notte Mich.- E così tutti e due andammo a dormire sperando che domani... cioè oggi, sarebbe stato un giorno migliore.
 
SPAZIO AUTRICE
Hei girl come va la vita? Sono tornata a rompervi le ball. Dato che ci siamo vi auguro una buona Befana e che vi porti tante TAnte TANte TANTe TANTE caramelle.
PASSANDO AL CAPITOLO
Denise mangia come Mich... ma chi non mangia come Mich soprattutto quando davanti a vuoi avete un piatto di PIZZA SUCCULENTE CON LA MOZZARELLA CHE FILA *sbava per tutta la stanza* o quando c’è una TORTA CON LA PANNA O LA CREMA AL VOSTRO GUSTO PREFERITO ok sto sclerando. Ashton si coalizza con Harry per scoprire il passato di Luke da oggi diventaranno...Ashrry o Harton, la nuova banda di detective. Per quanto riguarda Mich... non ho niente da dire, ma diciamo NO “all’andata” di quel povero ragazzo in Turchia.
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Capitolo 16
*** Confessioni ***


POV LUKE
 
Ormai mi avevano colto con le mani nel sacco, non potevo fare più niente se non dire la verità così mi sarei tolto anche un peso dallo stomaco.
-Confesserò tutto... tutto ebbe inizio quella notte, quella dannata notte..- Come si fa a non dimenticarsene.- Io e mio fratello gemello, si gemello avete capito bene, stavamo andando alla festa di una persona che conosceva Josef, il migliore amico di Fred. Josef era il fratello di Hood... si aveva un fratello anche lui, ci eravamo messi d’accordo per incontrarci a casa nostra dopo cena così che saremmo potuti andare insieme alla festa. Tutto passava liscio come l’olio, ma al ritorno Josef decise di fermarsi perché aveva bucato la ruota della sua bici..- Perché ad una festa in piscina era andato in bici? Non lo capirò mai.- Fred andò ad aiutarlo dato che stavamo nell’orario del coprifuoco, ma una macchina li andò a battere contro. Io arrivai troppo tardi per salvarli e il telefono non prendeva quindi non potevo fare niente spostai il corpo di Josef nell’aiuola per nasconderlo un po’ e la stessa cosa feci con mio fratello perché non volevo che qualche giovane si spaventasse alla loro vista quindi dovevo sperare in una macchina che notasse i due corpi a terra. Le ore passavano e nessuna macchina si era fatta viva, i nostri genitori non davano segni di vita, ma trenta secondi dopo vidi dei fanali che stavano avanzando così mi buttai in strada nella speranza che essa si fermasse infatti così successe. Scesero i nostri genitori e andarono ad abbracciare i due cadaveri stesi sull’asfalto. Nessuno mi aveva degnato di uno sguardo; quando si accorsero della mia esistenza mia mamma mi chiese chi dei due era perché a distanza di sedici anni non aveva ancora imparato a distinguerci nonostante portavamo vestiti e taglio di capelli diversi. Io risposi che era Luke perché avevo molti debiti da saldare così che, pensando che io ero morto, mi avrebbero lasciato stare. Nel frattempo i genitori di Josef non si erano accorti che a pochi metri dal loro figliolo c’era un’altra persona, chiamarono il 000 il numero dell’ambulanza per far ricoverare il loro figlioletto per vedere se c’era qualche speranza. I miei genitori invece chiamarono direttamente il tizio delle pompe funebri per far preparare una bara. Poco dopo la morte di mio fratello cambiai di nuovo nome, usando il mio vero nome, naturalmente i miei genitori sanno che sono ancora Fred Hemmings e non Luke Robert Hemmings... e questo è quanto.- Tutti avevano una faccia da morti. Non parlavano chi sa perché.
 
POV ASHTON
 
Ero rimasto davvero esterrefatto da quello che aveva dichiarato Hemmings, forse era vero, forse no, ma questo “racconto” ti lasciava davvero senza parole. Hood oltre a nasconderci una sorella viva ci aveva nascosto anche che aveva un fratello defunto, Robert aveva detto che aveva un fratello gemello... ma una cosa non me la spiego...
-Se sul registro del carcere sei registrato come Luke Hemmings, tuo padre come ha fatto a pagare se sapeva che tu eri Fred?- In effetti non aveva molto senso la storia di Luke.
-Ho chiesto a Bill se poteva registrarmi con un altro nome così che se mio padre avesse pagato la cauzione, non avrebbe sospettato niente.- Tutti guardammo Keep dato che ci doveva delle spiegazioni. Oh si che ce le doveva dare. Lui iniziò a guardare da tutte le parti eccetto che la nostra. Fu Harry a prendere parola.
-Allora Keep, cosa non ci avevi raccontato?- Tutti fissammo Bill per sapere perché ci aveva nascosto questo fatto così importante...
-Si... dovete sapere che...- Iniziò a torturarsi le dita, sembrava veramente nervoso .- Ogni detenuto. Quando viene portato qui, gli viene chiesto come vorrebbe essere registrato; però nei registri abbiamo il loro vero nome e cognome.-
-Ora si spiega tutto...-Harry aveva una faccia veramente stressata, chi sa da quanto tempo non faceva un sonno decente.
-Grazie Keep, ci tenga informati se succedesse qualcosa di anomalo, noi andiamo... riguardo a te Luke..-Mi avvicinai di più alle sbarre per potergli parlare in “privato”- Perché non ce l’hai detto, ti avremo aiutato..- Mi girai e presi Harry per il fianco così che potessimo andare in macchina dato che dormiva in piedi. – Andiamo amico mio, ora ti porto a casa.- Una volta raggiunta la macchina, mi misi al posto del guidatore anche se non avevo la patente perché se Haz avesse guidato, saremmo andati a sbattere contro un albero.
 
-LUKE HA FATTO CHE!?- Ero andato da Nadia a raccontarle tutto anche se non mi sembrasse il momento adatto, ma prima lo sapeva, meglio era per la mia coscienza.
-Hai capito bene, quello che noi credevamo nostro amico in realtà si è rivelato un criminale.- Nadd era sempre più disperata, si accasciò sul letto sventolandosi la mano per farsi aria. Era distrutta anche se erano ancora le cinque del pomeriggio. –Mi dispiace, oltre ad aver perso un amico, abbiamo perso un membro della band.- La madre di Nadia entrò in camera per portarci la merenda a base di centrifuga di arancia e un po’ di biscotti.
-Amore, ti senti bene?- Domandò riferendosi alla figlia.
-Mamma...- Io scossi la testa dato che nessuno, a parte noi, doveva sapere su Luke, per fortuna mi vide.- Si sto bene, forse fra poco avrò il mio periodo...- Ma che razza di scusa era?! Però sembrava funzionare.
-Vi lascio soli.- Lasciò il vassoio sulla scrivania e uscì dalla camera cercando di non sbattere la porta.
-Ashton per favore, lasciami da sola, devo pensare a tutto ciò che mi hai detto.- Così la lasciai in balia dei suoi pensieri.
 
POV CALUM
 
Dato che dovevo uscire a fare un paio di “servizietti” chiamai Nadia per farla venire a casa. Segreteria telefonica. Le avevo detto che mi doveva rispondere nel caso in cui l’avrei chiamata... andai da Deny e le dissi che doveva mettersi il giubbino perché volevo fare una passeggiata con lei.
-Dove andiamo?.-
-In un posto speciale, vedrai, ti piacerà molto.- Presi le chiavi e uscimmo dalla casa. Purtroppo non sapevo dove abitava quella donna così dovetti chiedere a Denise se si ricordava la strada per andare a casa sua.
-Ma perché lo vuoi sapere?- Ma quant’era curiosa questa bambina, dopotutto ha preso tutto da suo fratello...
-Perché ti porterò a giocare con Milkshake a casa della tua nuova amica.-
-E non è tua amica? E poi chi è Frullato?.- Scoppiai in una risata che non avevo mai fatto prima.
-Non Frullato, ma Milkshake, è il gatto di Nadia, è tutto pelosetto  ed  è bianco con delle macchie color caffè proprio come piace a te.-
-Siiiii io amo i gatti marroni, però che nome buffo!.- Per fortuna si era dimenticata della prima domanda che mi aveva fatto.
Suonai al campanello e mi venne ad aprire una signora che suppongo sia sua mamma.
-Salve signora, c’è Nadia in casa?- Mi squadrò da capo a piedi, poi salì le scale e andò a chiamare sua figlia, nel frattempo ci fece accomodare in salotto. Quando mi girai, vidi una Nadia che sbadigliava e si stropicciava gli occhi come una bambina.
-Chi è?-
-Sono dei tuoi amici che ti cercano.- Appena mi vide, fece quasi un salto in dietro. Ci potevo scommettere che l’avrebbe fatto. Quando si girò Denise per salutarla mi guardò con uno sguardo di rimprovero.
-Hei Deny cosa ci fai tu qui?-
-Cal ha detto che posso giocare con il gattino, dov’è?- Mi piace mia sorella, va direttamente al punto come il sottoscritto.
-Penso che stia dormendo, appena si sveglia verrà sicuramente a cercarmi.- Deny iniziò a fare una faccina triste così Nadia andò a sedersi vicino a lei. –Non ti preoccupare, che ne dici se prima facciamo merenda?- La piccola corse in cucina da sua mamma per farsi preparare un panino. Intanto Nadia si girò verso di me e mi guardò, ma io riuscii a prendere parola prima di lei.
-Perché non mi hai risposto, che ti avevo detto riguardo la segreteria telefonica?-
-Stavo dormendo, non posso stare ai tuoi ordini ventiquattro ore su ventiquattro.- Lasciai l’aria che stavo trattenendo. Perché stavo trattenendo il respiro?
-Cambiando discorso, ti devo lasciare Denise come avrai potuto vedere forse anche per sta notte. C’è un posto dove può dormire?- Ci pensò un po’ su prima di rispondermi.
-Si, può dormire in camera mia, io starò sul divano.-
-Perfetto, allora a dopo.- Uscii di casa non sapendo se e quando sarei tornato.
 
POV NADIA
 
Ma vedi un po’ a questo... mi lasciava Deny senza dirmi niente... andai in cucina per poter fare anch’io merenda.
-E’ buonissimo, posso venire a fare qui merenda tutti i giorni?-
-Certo amore.- Nel frattempo Milk si era svegliato e Deny iniziò a chiamarlo così che lui potesse venire.
-Hei Milk... ma perché non vieni qui a giocare con me?-
-Lui è un po’ timido con le persone nuove. Vediamo se lo chiamo io viene qui.- Come avevo pensato, era saltato sulle mie gambe per poter essere accarezzato. –Deny fai piano.- Iniziò ad accarezzarlo e il gatto lo gradì molto tanto che quando saltò sulle sue gambe, la piccolina fece un urletto.
 
SPAZIO AUTRICE

Hei glirs... è da una settimana che non ci vediamo, sono in ritardo cronico lo so. Non avevo idee per continuare il capitolo, ma poi la madonna mi è apparsa e mi ha fatto accendere la lampadina.
PASSANDO AL CAPITOLO
Hemmings aveva un fratello gemello che è morto nell’incidente insieme al fratello di Hood, Josef. Sinceramene questa parte e anche un po’ incasinata per me, ma nei prossimi capitoli cercherò di spiegare tutto. Anche il povero Keep è un pochino complice di Luke, ma soprattutto Calum non sa che Luke aveva un fratello e che di conseguenza non sa che insieme a suo fratello era morta un'altra persona.
Possiamo ancora notare la dolcezza di Deny che manifesta nei confronti di MIlkshake...

Grazie per tutte le visualizzazioni che sta ottenendo la fanfic, per alcuni sono poche, ma per me sono davvero tante e sono felice che la mia storia in 16 capitoli abbia gai 59 recensioni. GRAZIE  a chi mette la storia tra le preferire/ricordate e per chi mi mette addirittura come AUTORE PREFERITO.
GRAIZIE
Dopo avervi rotto le palle, penso di aver finito.
al prossimo capitolo
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Capitolo 17
*** Verità o verità? ***


Lunedì... il giorno che più odiavo perché sarei dovuta andare a scuola. Mi buttai giù dal letto e mi
schiaffai sotto la doccia ancora intontita; una volta vestita con jeans blu un po' usurati dal tempo, una maglia nera con una tartaruga (che tra l'altro era il mio animale preferito) e delle vans grigi, scesi a fare colazione con mia mamma con del latte e caffè, addentai un cornetto, presi lo zaino, salutai mia mamma ed uscii di casa per avviarmi verso quella cosa che chiamano comunemente "scuola". Ormai  me ne andavo da sola perché Harry, dopo il bigliettino che mi aveva lasciato quella mattina, non si era fatto più vedere.
-Hei aspettamiii!!- All'inizio non feci caso a chi aveva urlato quelle parole perché pensavo che si riferissero a qualcun'altro invece mi sbagliai poiché sentii una mano che si poggiava sulla mia spalla animando. Girai la testa per vedere chi mi aveva toccato ed... HARRY?! Che ci faceva lui qui dato che abitava dall'altra parte del paese?
-Haz, ma che fine hai fatto? Non ti vedo da giorni!- Esclamai sorpresa. Lui iniziò a parlare con il fiatone.
-Sono stato impegnato sia di giorno sia di notte. Andiamo a scuola insieme?- E che domanda era?
-Certo e me lo domandi pure!- Durante il tragitto ci raccontammo tantissime cose, lui mi aggiornò sulla mia squadra di basket preferita dato che l’ultima partita non l’avevo potuta vedere. Io sentivo  che mi teneva nascosto qualcosa, ma non ci badai molto sicuramente era qualcosa di meno importante. Io gli raccontai di Denise, della serenata che mi avevano fatto i ragazzi... . Purtroppo il tempo era passato così velocemente che non mi accorsi che ero arrivata davanti la scuola; ci salutammo e andammo tutti e due nelle rispettive classi dato che la campanella stava per segnare l’inizio delle lezioni. Sfogliai il mio cervello per vedere che materia avevo il lunedì: prima ora storia, seconda e terza matematica, terza e quarta educazione fisica e l’ultima ora... epica. Che giornata di merda che avrei avuto, avevo scordato la sacca a casa ciò vuol dire che avrei dovuto aiutare il prof a sistemare tutto quando i ragazzi avrebbero finito di fare palestra, mi dovevo sopportare di nuovo il “vi risulta?”, matematica faceva schifo almeno per me perché non sapevo ancora se due più due faceva quattro o cinque; l’unica materia decente era storia. Mi piacevano molto le date e tutta quella roba li, mi piaceva studiare tutto ciò che i nostri antenati avevano fatto anche se le decapitazioni e quelle robe li mi facevano ancora senso.
 
Tre ore erano già passate, l’ora di palestra era insopportabile con tutta quella puzza di sudore dato che nessuno (neanche i bidelli) si degnava di aprire una finestra. Mi sedetti per terra, vicino il muro dato che non avevamo le scalinate come tutte le palestre normali. La lezione era cominciata, io misi le cuffie nelle orecchie così non sentivo quel dannato fischietto che suonava ogni tre secondi che dava il tempo agli esercizi; erano passati non più di dieci minuti che mi sentii togliere un auricolare così, quando lo presi per rimetterlo al suo posto mi venne bloccato il polso, girai la testa di scatto. Hood. Da quando avevo lezione con quella sottospecie di persona? Mi fece segno di togliermi anche l’altra cuffietta perché voleva parlarmi.
-Allora, come mai mia sorella era da te?- Mi domandò con una voce mooooolto arrabbiata e contraria.
-Uno. NON LASCIARE MAI PIU’ DA SOLA TUA SORELLA  A CASA. Due. Lei era scesa per prendere qualcosa da mangiare dato che tu non arrivavi con la spesa e l’ho incontrata al supermercato così l’ho invitata a casa a mangiare con noi. Questo è ciò che devi sapere, ora se non ti dispiace, vorrei sentire in pace la musica; avremo tempo per parlare dato che neanche tu fai educazione fisica.- Caso strano mi diede ascolto e mi lasciò sentire la musica in santa pace.
-Allora voi due sfaticati, sapete che vi aspetta quindi muovete quelle chiappe.- Sempre molto raffinato il prof. Mi alzai, tolsi la polvere dai jeans e iniziai a raccogliere i birilli che avevano usato per fare allenamento, ma come dio comanda, non si può stare un attimo in pace infatti...
-Ora tu mi spieghi per filo e per segno cosa avete fatto voi due ieri.- Alzai gli occhi al cielo ma mi ricordai che se lo avrei fatto la mia faccia non sarebbe stata ancora così rosa. –Faccio finta di non aver visto niente solo perché hai riportato Denise sana e salva a casa senza un graffio... ora che mi ricordo, cos’era quella patata che aveva in mano Deny questa mattina?- Una patata?! Ahhh lui voleva dire La Patata, quella di Ashton...
-Si, ci siamo divertiti a giocare con le patate di mia mamma, non mi ero accorta che ne aveva tenuta una per ricordo.- Meglio non dirgli che siamo andati a casa di Ash e che Michael l’aveva sfidata a mangiare un piatto di pasta in meno di tre minuti.
-Poi mi ha raccontato anche di un certo Ashtonno, Michel  e Nadmideni?- Oddio, perché gli aveva detto anche questo? Deny, cosa avevi combinato...
-Si, abbiamo cercato dei nomi su internet e quelli più buffi gli abbiamo modificati.- Speriamo che ci cascava, ti prego...
-Direi che hai fatto un ottimo lavoro, non avevo mai visto Denise così contenta..- Hood si avvicinò a me e io di conseguenza mi allontanai, ma mi prese di nuovo per il polso. E che cavolo! Sto polso alla fine glielo devo regalare. –Non scappare, senti voglio proporti un patto, io cerco di non alzare più le mani con te, ma tu promettimi che verrai a casa a badare più spesso a Deny dato che starò molto tempo fuori casa.- E questo che voleva significare, io dovevo badare alla piccola? Anche se non mi dispiaceva molto presi la decisione più giusta per tutti e due.
-Va bene, ma se violi il patto te lo puoi sognare, capito?- Gli puntai la “testa” del birillo contro il petto, e che petto... no Nadia no, non puoi, ricordati cosa ti ha fatto... giusto non dovevo perdere il controllo; smisi di fissare il suo petto e iniziai a pulire con la scopa la palestra.
 
POV HARRY
 
Finalmente ero riuscito a incontrare Nadia da sveglia e a parlarle, ma non avevo potuto dirle niente di Hemmings dato che io e Ashton vorremmo prima esserne certi di quello che aveva fatto. Oggi ci dovevamo incontrare dopo la scuola per andare di nuovo in quella casa diroccata dove il riccio aveva trovato quel pezzetto di giornale sospetto.
Andai  a casa, mangiai di fretta e mi catapultai nel giardino dove mi aspettava Ashton. Prendemmo la macchina di mio padre per andare in quella casa. Una volta arrivati notammo una luce accesa. Strano. Spingemmo di poco la porta più avanti per vedere chi fosse entrato. Non credevo ai miei occhi. LUKE ROBERT HEMMINGS era in quella casa che guardava beatamente la televisione. Era troppo tranquillo. Con un gesto della testa, io e Ashton entrammo di soppiatto in casa Luke era steso sulla poltrona con un pacco di patatine sul grembo. Sembrava che non toccasse cibo da giorni; con un segno di Ashton ci avvicinammo alla sedia perché volevamo spaventarlo per poi tendergli una trappola. Ashton picchiettò il dito sulla sua spalla, inizialmente Hemmo non se ne accorse, ma un attimo dopo girò di scatto la testa nella nostra direzione sgranando gli occhi, si alzò dalla sedia e ci puntò una pistola contro.
-Ah, siete voi...- Mise via la pistola nei suoi pantaloni e ci fece segno di sederci cosa che noi non accettammo. Presi le manette, rubate a mio padre, e gliele misi attorno i polsi per bloccarli. -Cosa significa questo?!- Ashton spinse Hemmings fuori la porta fino alla macchina; prima di chiudere lo sportello mise la chiusura per i bambini così che non poteva aprire lo sportello dall'interno. Salii al volante e feci partire la macchina con un rombo. -Harry, Ash ma che state facendo?- Luke ci riempiva di domande ma avevamo deciso di spiegarli tutto in quel "famoso" carcere.
 
POV LUKE
O i ragazzi si erano rimbambiti o avevano perso a qualche scommessa. In questo momento giocavano al gioco del silenzio dato che quando gli formulavo una domanda, non mi rispondevano mai e Harry mi guardava storto dallo specchietto retrovisore.
Dopo una decina di minuti, eravamo arrivati in un posto che conoscevo benissimo, ero stato rinchiuso qui per un paio di mesi finché il mio paparino exstramigliardario non aveva pagato la cauzione. Ricordavo molto bene Bill Keep, il padre di quella ragazzina... come non si può scordare una cosa del genere, devo dire che era stata bravissima.
Harry scese dalla macchina seguito da Ashton, e io credevo che fossimo amici. Che amici di merda. Mi spinsero dentro quell’orripilante struttura che puzzava di piscio di gatto e aspettammo davanti l’ingresso qualcuno... e chi doveva essere Keep. Appena mi vide, fece una faccia disgustata, come se a pranzo aveva mangiato limone, mi prese per il braccio e mi sbatté nella cella che adoravo tanto, dove avevo fatto le incisioni sul muro e dove avevo tentato di scavare con un cucchiaio da zuppa putrida per cercare di evadere senza l’aiuto del mio schifoso padre.
-Ora sta sicuro che la cauzione non te la riesce a pagare nessuno giovanotto.-
-Ma si può sapere che ho fatto?- Meglio mantenersi sulle difensive, vediamo cosa hanno scoperto i miei “amici”.
-Intanto stai facendo delle foto a Nadia, ti ho visto durante la sua festa e Ash dice di averti visto con un mini aggeggio sull’orecchio. Poi sei condannato a dieci anni e sei mesi di reclusione perché hai molestato Nadia. Inizialmente credevo che fosse stato Michael, ma con uno studio più approfondito..- Disse guardando Keep – Ho scoperto che sei stato tu, ne vuoi ancora?- Harry iniziava a sfottermi allora io non ci vidi più e gli tirai un pugno in piena faccia.
-Come hai osato lurido pezzen...-
-Basta Haz, non ne vale la pena di arrabbiarsi con lui.- Parole sagge Ashton, parole sagge.
-Una cosa mi devi spiegare però... quel pezzo di giornale che abbiamo trovato sul tavolino diceva che eri morto, come lo spieghi?-
 
SPAZIO AUTRICE
Dato che vi voglio tanto bene, ho pubblicato un giorno prima (anche se non so se ci sarei riuscita domani dato che riaprono le scuole) buona befana a tuttiiiiiii e soprattutto, non ingozzatevi di caramelle altrimenti mamma Liz vi rincorrerà per tutta la casa con una ciabatta in mano!
PASSANDO AL CAPITOLO
FINALMENTE Luke viene sbattuto dentro! *sia ringraziato il cielo*, Nadia ha stretto un patto con Hood *troppo bello chiamarlo per cognome, Hood, Hood...* secondo voi ha fatto bene o male? Nadd che sgrida Hood... solo tre lettere T O P. Quale sarà la spiegazione di Luke a quello che gli ha chiesto Haz... scopritelo nel prossimo capitolo.
Nello scorso siete state un pochino misere con le recenzioni... a me piacciono ugualmente sia che siano belle sai brutte, voglio sapere cosa ne pensate, consigli, o cosa vorreste che succerebbe nel prossimo capitolo... conunque GRAZIE PER LE 650 VISITE. Grazie. Ho finito di rompervi i Maroni.
Al prossimo capitolo
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Capitolo 18
*** Lacrime ***


Le otto, le nove... Hood non si era ancora fatto vivo quindi mi toccava dormire sulla poltrona con una coperta. Dopo aver fatto cena con dei wüstel e patatine (molto salutare lo so) andammo tutte e tre a guardare la televisione, verso le dieci meno venti Denise si addormentò e la mamma la portò in braccio nel mio letto per farla riposare; presi la coperta più pesante che avevamo e coprii il mio corpo con essa e, come se non ci fosse due senza tre iniziò a piovere a dirotto come se non ci fosse un domani, mi strinsi ancor più nel piumino sperando che da un momento all'altro sarebbe apparsa quella testa riccioluta, ma ciò non accadde e dato che non avevo proprio voglia di vestirmi, cercai di superare questa notte senza che qualcuno mi consolasse.
 
-NADIA SVEGLIATI, MI DEVI PORTARE A SCUOLA!- Qualcuno con la forza di un mammocanguro mi stava scuotendo per farmi svegliare, ma non volevo abbandonare quel bellissimo sogno che stavo facendo su Ash anche se il giorno prima mi aveva veramente fatta arrabbiare... Luke un fratello e per di più gemello! Secondo me era ubriaco anche se era ancora pomeriggio. -NADIA SONO QUASI LE OTTO E LA CAMPANA SUONA ALLE OTTO E MEZZA QUINDI O TI ALZI O NON VADO A SCUOLA E IL FRATELLONE SI ARRABBIERÁ MOLTO!- Mi sembrava di sentire la voce di Deny... cazzo Denise, me n'ero completamente dimenticata! Buttai la coperta a terra ed andò a finire sulla groppa del gatto che stava camminando tranquillamente per la casa, povero gatto quante ne passava ogni giorno, andai in camera e mi infilai i vestiti di ieri dato che non avevo tempo per cercarne degli altri, scesi lo spazzolino e il dentifricio  dato che mi sarei lavata i denti a scuola; ingurgitai il latte direttamente dal cartone, presi Denise dalla manina e la portai a scuola. Anche se aveva già undici anni, tutti la consideravamo una bambina di quattro anni perché era troppo tenera, era la sorellina che tutti desideravano e giustamente a chi "veniva affidata"? Ma naturalmente all'uomo più senza emozioni del pianeta! Sia lodato il cielo la campana era appena suonata e per fortuna io avevo solo dieci minuti di ritardo perché giustamente le persone che frequentavano le superiori entravano prima di quelle delle medie. Stronzi.
 
La giornata scolastica era FINALMENTE e con finalmente intendo cinque ore di lezioni insopportabili con spostamenti d'aula ogni quarantacinque minuti e persone che ti salutavano perché sbagliavano persona; il letto mi reclamava dato che probabilmente mi stava tradendo con il cuscino, un’improvvisa chiamata mi distrasse dai mie pensieri, strascinai il mio dito dallo schermo per rispondere.
-Pronto? Chi parla?-
-Sono io, senti ti devo dire una cosa.- Luke... come faceva a chiamarmi se Ashton aveva detto che era stato messo in prigione.
-L..Luke?!- Dissi con voce un po’ malferma.
-Si sono io, puoi venire qui ti voglio parlare.-
-Ma con che cosa stai chiamando?-
-Ho diritto ad una telefonata, così ho chiamato te, per favore potresti venire diciamo...subito?- IO? In quel posto...?
-Luke io devo andare a casa e poi non so neanche dove sei.-
-Non ti preoccupare, chiedi se ti può accompagnare Ashton, per favore.- Ad una vocina del genere, nessuno riuscirebbe a resistere così acconsentii. Chiusi la sciamata per farne una ad Ashy, mi rispose al secondo squillo, gli raccontai tutto e mi diede il suo consenso a patto che lui potesse assistere alla nostra conversazione.
 
-Diglielo mi raccomando.- Luke era stato molto preciso con me, voleva che io dicessi la verità a Hood, Luke non voleva che Calum potesse ricordare solo ciò che gli era stato detto. Una volta usciti, Ashton fece un sospiro di sollievo dato che quel posto lo metteva in ansia.
-Portami a casa di Hood, per favore.- Anche se ero molto insicura di ciò che stavo facendo, meglio dirglielo quando c’era Denise così che non mi avrebbe fatto niente. –Si sono siura, o ora o mai più.-
Una volta messa in moto la macchina, Ash accese la radio così che l’abitacolo della macchina potesse riempirsi di quelle fantastiche note. Ma aspetta un attimo... perché aveva un sorriso da ebete sulla faccia? E poi, quello che stava cantando (anche se sottovoce) mi sembrava...
-Ashton, ma che vuol dire questo?-
-Finalmente te ne sei accorta lumaca, è un piccolo cd con un paio di tracce di me che cantavo da piccolo mentre mio padre suonava il piano. Ti piace?-
-E me lo domandi pure? Certo! Che domande sono... ma dove l’hai trovato?- La sua voce era così melodiosa e allo stesso tempo “dura” come se fosse autoritario su qualcosa. Aw... piccolo Ashy canta.
-Stavo  rispolverando camera mia quando qualcosa aveva attirato la mia attenzione, quindi l’ho preso e quando lo inserii nello stereo mi accorsi che ero io che cantavo perchè  la mamma aveva fatto il mio dolce preferito.- E con questa atmosfera ci dirigemmo a casa di quel soggetto. Una  volta arrivata, non ero più sicura delle mie azioni e, tremante, aprii lo sportello della macchina e lui se ne accorse e mi lanciò uno sguardo di rassicurazione. Nonostante lui sapeva ciò che mi faceva Hood, pensava che questa cosa gliela dovevo dire perché forse avrebbe sistemato qualcosa tra il “nostro rapporto”. Suonai al campanello e mi venne ad aprire una Deny tutta piangente.
-Denise, cosa succede?- La bambina mi prese per mano e mi portò dentro, poi si accoccolò contro di me ed iniziò a parlare.
-Quando mi hai portata a casa Calum mi ha rimproverato non so per quale motivo, non gli avevo fatto niente. Ora se ne andato e non so dov’è. Mi ha fatto tanto male.- Disse mostrandomi la ferita che aveva sul braccino sinistro. Iniziò a singhiozzare e le lacrime iniziarono a scendere dal suo bellissimo viso; io le accarezzai i capelli e le dissi che lo avremmo trovato, nel frattempo andammo in cucina e iniziai a medicare la sua ferita attorcigliandole una garza con del disinfettante.
-Brucia!- Urlò Deny.
-Lo so amore, ma così passerà più in fretta.- Lei annuì e si tirò giù la manica della maglia che avevo alzato precedentemente. –Andiamo a cercare tuo fratello.- Ci infilammo i cappotti, presi le chiavi di riserva di casa sua e uscimmo. Presi il mio telefono e cercai di rintracciare il telefono di quello smidollato con il numero che mi aveva dato la piccola. Serve a qualcosa fare informatica. Dato che eravamo a piedi, camminammo fino al posto che ci diceva il satellitare. Una discoteca. E che doveva essere... anche se era davvero troppo presto; di solito le discoteche aprono verso le dieci di sera non le sei di pomeriggio. Entrammo e non vedemmo nessuno quindi proseguimmo fino dove indicava il segnale. Una camera. Si sentivano dei...gemiti?! –Deny, che ne dici di aspettare fuori mentre io vado a cercare Calum nella stanza?-Lei annuì debolmente e si ansò a sedere su una sedia vicino alla scalinata. Nel frattempo io bussai alla porta nella speranza che mi sentissero altrimenti sarei entrata anche se stavano facendo... quello che stavano facendo e non mi importava di ciò che potevo vedere dato che Denise veniva prima di tutto e poi, prima o poi, l’avrei fatto anch’io. Però più poi che prima. Bussai un'altra volta ma niente quindi abbassai la maniglia ed entrai. Quello che vidi era molto... molto può bastare. I due “piccioncini” si misero subito le coperte addosso e la persona che stava a destra del letto indossò qualcosa che io non riuscii a vedere. Per fortuna. Io corsi fuori da quell’incubo e presi fiato, ma caddi all’indietro dato che la porta era stata aperta. Stupita forza di gravità. Io non avevo il coraggio di guardare in alto per la vergogna quindi la persona iniziò a parlare.
-Che ci fai tu qui?- Hood. Avevo azzeccato la stanza allora. La tecnologia non fallisce mai soprattutto se è nelle mani di Nadia Shark. Alzai gli occhi per guardarlo in faccia e iniziai a parlare non prima che Hood mi tirasse un bel ceffone in pieno viso. Ecco. Me lo sarei aspettato. Non è cambiato niente tra di noi, allora io decisi di giocare sul pesante così feci un segno a Denise di avvicinarsi per poter vedere che mostro era suo fratello. Appena la vide Calum restò esterrefatto. –Perché lei è qui?- Decisi di giocare a l gioco del silenzio. Presi la bambina dalla mano e iniziammo ad andarcene quando una mano stringe fortemente la mia spalla. –Ho detto che ci fa lei qui.- Era veramente arrabbiato. Cercai di liberarmi dalla sua presa d’acciaio e corremmo via verso l’uscita,  dato che era in boxer non ci seguì ma sapevo che l’indomani non avrei avuto scampo.
-Hai visto che fa tuo fratello?- Dissi guardando Denise negli occhi.- Tuo fratello non è un uomo corretto. Tutti gli uomini non sono corretti. Vedi come ti trattano?- Le prime lacrime solcavano sul mio viso e stavolta la mia amichetta mi consolava.
- Lo so. Non è la prima volta che lo vedo così. Quasi ogni giorno torna a casa in questo stato. Penso che anche ieri abbia fatto lo stesso, ormai mi sono abituata a questa vita.- Ormai non ce la facevo a trattenere le lacrime così ci sedemmo sulla prima panchina e scoppiai in lacrime. Lei mi accarezzava i capelli, come se lei fosse l’adulta. Una volta sfogata tutta la mia rabbia, andammo al parco a prendere uno zucchero filato dato che per i gelati faceva troppo freddo. Io lo presi di colore bianco, invece Deny rosa. –E’ buono.- Disse in senso di apprezzamento. Non lo aveva mai assaggiato così decisi che era venuto il momento che avrebbe conosciuto tutte le cose che non aveva mai assaggiato in  vita sua come i crackers con la nutella. Una volta finito andammo a casa di Ashton, ci voleva una bella risata per tutte e due dopo ciò che era successo quest’oggi.
 
POV CALUM
 
Denise aveva visto ciò che avevo fatto a Nadia, ma soprattutto aveva visto ciò che avevo fatto. Ora la mia vita non aveva più un senso. Una volta che se n’erano andate via, tornai dentro la stanza per completare ciò che avevo iniziato.
-Mi dispiace, il nostro accordo è saltato dato che i patti erano che tu non avessi  avuto visite durante quello che facevamo. Perfetto. Ora l’unica cosa che mi era rimasta era la droga. Presi i miei vestiti, e uscii da quel posto in cui mi aveva portato per la prima volta mio cugino Jeffrey. Da quel giorno, almeno una volta a settimana, sono qui dentro fino ad oggi. Uscii senza pagare e camminai fino a sera, cercando di calmare i miei pensieri. L’indomani Nadia me l’avrebbe pagata cara e non come le altre volte. Questa volta sarei stato moto più duro di quanto io abbia già fatto con lei.
 
SPAIZOS AUTRICES
Hei glirs... eccomi qui a rompervi le ball. Diciamo che come dice zia Gertrude (chiunque essa sia) prima il piacere e poi il dovere, quindi prima il capitolo e poi lo studio di storia per la verifica che non ho voglia di fare
PASSANDO AL CAPITOLO
Come dice chiaramente l’espressione inglese go at bitches, possiamo affermare che Calum go at bitches e non significa che Calum è andato in spiaggia (magari) ma che è andato a puttane (lo dico per le poveri ignoranti come me che hanno 5 in inglese). Chiudiamo questa parentesi e diciamo che Nadia e Denise, ma soprattutto Nadia che vede quei due fikificare e poi Calum che fa male sia alla piccolina sia a Nadia... no, non glielo concedo. Deny non aveva mai assaggiato lo zucchero filato e i cracker con la nutella... ma che mangia sta bambina.
Ci vediamo al prossimo capitolo
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Capitolo 19
*** Sgabuzzino ***


Ormai la piccolina dormiva da me, mangiava a casa mia, giocava da me perché a casa di quello squilibrato io non la riportavo più, non dopo aver visto cosa faceva quando mancava.
-Mi manca Cal...- Disse Denise. Lo so che le mancava, ma per nessuna ragione al mondo, anche se mi offrivano un milione di dollari avrei accettato.
-Lo so amore, ma mi ha detto che devi restare ancora un pochino a casa mia perché lui in questi giorni è super impegnato.  Vedi la parte positiva, Milk è contento di averti qui dato che gli dai da mangiare appena te lo chiede.-
-E’ vero Milkshake è davvero cuccioloso, poi lo posso portare a casa?-
-No cara, lui deve restare qui, se vuoi puoi venirlo a trovare tutti i giorni che vuoi.
-Siiiii, vado a letto, sono stanca, buonanotte Nadia, notte micio.- E così andò a dormire sperando che domani sarebbe tornata a casa; anch’io decisi di andare “ a letto” presi una coperta dall’armadio e la misi sulla poltrona per poter dormire.
 
-Dai svegliati, siamo sempre in ritardo e i prof mi sgridano.- Uff. un altro giorno all’orizzonte e come al solito ero in ritardo. Andai in bagno, mi vestii e uscimmo di casa in fretta e furia. Per fortuna incontrammo Harry con la macchina così ci diede un passaggio.
-Mi raccomando, fai la brava e stai attenta.- Dissi a Denise.
-Si mamma..- Rispose in modo sarcastico.- Starò attenta.- Si allontanò da noi raggiungendo i suoi compagni per entrare a scuola, nel frattempo io entrai con Haz a scuola e ci lasciammo vicino quella cosa che si poteva definire mensa. Un qualcosa mi prese per il polso e mi portò da qualche parte nella scuola, supposi un uno sgabuzzino dato che era pieno di scope.
-COME HAI OSATO PORTARE DENISE LÌ DENTRO. COME HAI OSATO RINTRACCIARMI, MA SOPRATTUTTO PERCHE’ L’HAI FATTO?!- Hood continuava  a sputarmi addosso e io non ce la feci più così tentai di scappare, ma giustamente la porta era chiusa così diedi un calcio...lì a Calum e tentai di urlare e scuotere la porta così che qualcuno potesse sentirmi. –Non ti preoccupare piccola, sono tutti a pranzo e nessuno potrà sentirci.- Oh no, questa era la mia fine, la mia prigione, il mio carcere, la mia tomba e chi ne ha più ne metta. Mi girai verso lui e gli dissi le uniche parole che riuscivo a tirar fuori dalla mia bocca ormai muta.
-Perché mi hai dato uno schiaffo d’avanti a Denise, perché hai picchiato Denise,  perché hai fatto piangere Denise.- Ero riuscita a far restare quel verme senza parole così continuai dicendogli tutto il fatto che mi aveva detto di dirgli Luke riguardo la morte di suo fratello. Rimase di nuovo senza parole, mi spaventai appena fece uno scatto e aprì la porta per andarsene così uscii e andai di corsa tra le braccia di Ashton
 
POV CALUM
 
Ero veramente sconcertato e senza parola da quello che mi disse Nadia, andai in macchina per andare nel carcere perché Hemmings mi doveva spiegare un bel po’ di cose.
-Ma tu non  dovresti essere a scuola?-
-Taci. È vero quello che mi ha raccontato la ragazza riguardo la notte dell’incidente?- Cercavo di rimanere il più calmo possibile, non volevo fare una sceneggiata davanti a tutti.
-Si è vero, te l’avrei detto, ma tu non mi hai fatto parlare.-  Ma quanto era... vabbè lasciamo perdere. Me ne andai a casa, dovevo schiarirmi le idee. Di solito ora sarei andato in quella “discoteca” ma diciamo grazie a Shark che mi ha fatto cacciare. Grazie Shark. Appena entrai, andai in cucina e presi dal frigo una bottiglia di birra, da quando tempo che non bevevo, che bella sensazione; ora che ci penso avevo smesso di bere per qualcosa in cui centrava quella ragazza, ma non ricordo precisamente il motivo. Presi il telecomando della televisione e la accesi su un canale qualsiasi, dovevo distrarmi. In teoria ora avrei avuto inglese, ma dopo tutto chi se ne frega della scuola, ci se ne frega se prendo bei voti solo in chimica dato che quella persona che chiamo padre mi aveva insegnato tutto e per fortuna che nessuno lo sapeva, chi se ne frega se passavo tanto tempo a bere fino a ridurmi uno straccio ambulante, chi se ne frega che piaccio solo alle troie e non alle persone serie come N...essuno, chi se ne frega della vita tanto gli ottant’anni gli avrei raggiunti presto.
 
POV ASHTON
 
Vidi una massa di capelli che ondeggiava nella mia direzione. Capelli scuri come nessun’altro. Nadia. Aprii le mie braccia pronte per accogliere quel corpicino e per asciugare tutte le lacrime da quella faccia.
-Ash io ho cercato di spiegarglielo ma...- Cercava di dire fra un singhiozzo e l’altro.
-Non ti preoccupare, sai com’è fatto quel bastardo.- Portai Nadia fuori di qui anche se mancava ancora l’ultima ora che aveva in comune con voi sapete chi, ci andammo a sedere in macchina, accesi la radio che in quel momento trasmetteva la mia canzone preferita e Nadd incominciò a raccontarmi tutto ciò che era successo. –NADIA SHARK tu hai fatto cosa!? Sei andata a cercarlo! No, no, no questo è il grande errore che hai commesso.- Lei scavalcò il posto dove c’erano le marce e si mise sopra di me abbracciandomi e stringendomi il collo come se volesse strozzarmi.
-Lo so, ma Denise lo cercava e non potevo accontentarla.-
-Ah il cuore, è sempre stato il tuo punto debole...- Aspettammo che l’ultima campana suonasse dato che dovevamo riportare Denise a casa con noi. Nadia scese dalla macchina per farsi vedere dalla piccolina, una volta vista, ritornarono tutte e due perché potessi accompagnarle a destinazione.
-Grazie, allora poi ti chiamo più tardi per farti sapere com’è andata.- Disse Nadia prima di scendere dalla macchina.
-Ok, ci vediamo allora.- Fu l’ultima cosa che dissi prima di riaccendere il motore della mia macchina. In teoria non potrei guidare, ma i controlli della patente avvengono una volta ogni morte di papa.
Andai a casa e mi sedetti a tavola per poter mangiare con i miei genitori dato che fra una mezzoretta sarebbero andati a lavorare.
-Allora giovanotto, oggi ci è arrivata una chiamata dalla segreteria della scuola e ci ha informati che tu sei stato coinvolto in una rissa e ti assenti spesso nelle ore di inglese. Confermi?- Che rissa? Ah si, quella avvenuta con Hood quando aveva preso il diario di Nadia e le lezioni... si sa che tutti gli alunni saltano un po’ di ore ogni tanto.
-Mamma, la rissa è avvenuta molto tempo fa e l’ho fatto per difendere una mia amica, invece per le ore... non mi sentivo molto bene quindi ero andato a stendermi sul prato.-
-E dicci figliolo, questa ragazza è almeno bella?- MA AVEVO SENTITO BENE?! MIO PADRE CHE MI CHIEDEVA SE ERA UNA RAGAZZA BELLA!
-Caro, non è questo il momento e il luogo per parlare di questi fatti, poi a te che interessa?- Beccato papà. Mi fece un segno che per lui ( e si doveva interpretare) ci dovevamo vedere dopo nel garage per discuterne. Mia madre si girò verso di me e continuò a parlare.- Voglio crederci figliolo, ora mangia che si raffredda.- Disse riferendosi al piatto di un “cibo non definito di un colore molto sospetto” che avevo avanti a me. Presi la forchetta e la infilzai in quel qualcosa e iniziai a masticare. Era veramente pessimo, ma chi aveva cucinato...mia nonna? Feci una faccia di apprezzamento nei confronti della mamma altrimenti si sarebbe offesa.
 
POV MICHAEL
 
-Tesoro vuoi anche il dolce?- Domandò mia mamma.
-Certo, e me lo chiedi pure.- Erano buoni i dolci che faceva la mamma, secondo me poteva aprire anche una pasticceria.
-Non ti riferivo a te ladro notturno di gelato, ma a tua sorella. Allora lo vuoi?- Beccato. Ma come facevano? Forse avevano installato delle telecamere davanti al frigo.
-Certo mamma, lo sai che il gelato alla panna e fragole con i pezzetti di cioccolato mi piace.- Rispose mia sorella guardando verso la mia direzione. Lo sapeva che quello erano i miei gusti preferiti. Stronza. Anche se era inizio autunno il freddo non si faceva ancora molto sentire; un buon gelato non guasta mai l’appetito. Strisciai la sedia sul pavimento per potermi alzare e andare in camera mia a “fare i compiti”.
-Dove vai ragazzo? Lo sai che ci si può alzare da tavola quando tutti hanno finito.-
-Lo so ma, come puoi vedere siete al dolce e io non lo mangio quindi vado in camera.- Con uno sbuffo mia mamma acconsentì così, con passo pesante, salii le scale per andare in camera mia.
Poggiai la testa sul cuscino e misi le cuffie nelle orecchie, feci partire la riproduzione casuale e mi addormentai.
 
-MICHAEL GORDON CLIFFORD!- Chi è che mi chiamava con il mio nome intero? Mia mamma, e chi doveva essere. MIA MAMMA. Cazzo. Ero nei guai fino al collo. Mi alzai di colpo e mi tolsi le cuffiette.
-Si ma?-
-Cosa stai facendo? Io ero venuta a dirti che ti avevo perdonato per aver mangiato il gelato e tu cosa fai!? DORMI invece di FARE I COMPITI. Ora ragazzo scordati il dolce e il secondo primo per almeno una settimana.- Finito di sbraitare come un cavallo, chiuse la porta dietro di se lasciando la stanza fredda. FREDDA? Ma se la finestra era chiusa! L’avrà aperta la mamma, ma qualcosa mi fece cambiare idea quando vidi un bigliettino sopra la mia scrivania.

SPAZIO AUTRICE
Hei girl... lo so sono in ritardo, potete tirarmi dietro tutto ciò che volete anche dei tostapani. HO PRESO 7- ALLA VERIFICA DI STORIA *fa i salti di gioia* ringraziamo tutti il banco che mi ha aiutato.
PASSANDO AL CAPITOLO
Finalmente Mike fa la sua apparizione e trova un bigliettino sulla scrivania, di chi sarà mai? Calum e Nadia... nello sgabuzzo... lasciamo perdere.
Nadia è sempre in ritardo con la scuola e ormai Denise vive a casa sua (come minimo) dopo quello che ha fatto Calum anche se gli manca un pochino.
devo andare, ci vediamo al prossimo capitolo.
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Capitolo 20
*** Lastra di giaccio ***


Scusate se vi rompo all'inizio del capitolo, vorrei che quando vedete i simboli ** mettiate (se siete fan di Ed Sheeran) Lego House o se siete fan degli 1D litttle things o story of my life per creare l'atmosfera adatta. Purtoppo non posso mettervi il link perchè il mio internet fai capricci. ci vidiamo allo spazio autrice.
 
POV MICHAEL
Chi minchia aveva messo quel bigliettino sulla scrivania? Mi alzai dal letto e andai a prendere quel pezzo di carta che giaceva la sopra, lo aprii e lessi ciò che c'era scritto.
Incontriamoci al solito posto
At
Chi cacchio era AT? E poi che solito posto e che ora? Buttai il biglietto nel cestino e mi andai a distendere di nuovo sul letto, presi il cellulare e controllai le notifiche. Un messaggio. Lo aprii e lo lessi.
Puoi venire a casa? Devo andare in un posto e non posso portare Denise con me.
Nadia... Scesi dal letto (di nuovo), aprii la porta, scesi dalle scale, dissi a mamma che sarei tornato la sera, aprii la porta e varcai la soglia della casa di Nadia.
-Io ti lascio la piccola, mi raccomando, portala a letto per le dieci altrimenti non si sveglia.- Dopo aver annotato tutto quello che aveva detto, lei uscì lasciandoci da soli così andai sulla poltrona e accesi la televisione.
-Ho fame... Mi prepari qualcosa?- Chiese Denise. E adesso che le preparo, non ero mica un cuoco! Andai in frigo e presi una mela e la sbucciati, gliela porsi e lei la rifiutò.
-Non mi pace la mela, Nadia mi preparava sempre un toast con il prosciutto e formaggio fuso.- Ok la cosa stava prendendo una brutta piega, io NON sapevo fare un toast. Presi del pane dalla dispensa e feci delle fettine da mettere nel tostapane. –Non con il pane, con il pancarré.- Questa ragazzina mi stava facendo salire il nazismo. Cercai in tutte le mensole e gli scaffali, ma non riuscii a trovare questo maledetto pancarré, la vidi che rideva di sottecchi  così mi avvicinai a lei e le presi quel dannato coso dalle sue mani che nascondeva dietro di se.
-Questa me la paghi piccolina.- La rincorsi per tutta la casa con il pacco del pancarré in mano agitandolo come se fosse una scopa, rischiavo di perdere tutti i pezzi  della confezione sul pavimento e inciamparci sopra.- Ferma qui che ora ti acchiappo!- Le urlai, ma lei non si fermava, e come correva...sembrava che doveva partecipare a una maratona. Finalmente si fermò vicino la poltrona per prendere fiato e io colsi l’occasione per prenderla e portarla in cucina. –Ora tu resti qui buona buona mentre io ti preparo il toast.- Si sedette sulla sedia e aspettava con calma questo dannato toast. Una volta pronto glielo misi davanti, lei lo prese e iniziò a morderlo con gusto. Potevo diventare tranquillamente un cuoco di prima qualità tipo Gordon Ramsay, il nome c’era già dovevo solo cambiare il cognome.
 
POV NADIA
 
Avevo deciso che dovevo parlare a tutti i costi con Hood e quello che faceva, non importava come l’avrebbe presa, non potevo continuare così, volevo uscire da questo guscio, non volevo essere quella persona che subiva tutto senza reagire, non volevo più essere quella persona che torna a casa piena di lividi e piangente perché qualcuno l’aveva fatta male, insomma non volevo essere più quella persona.
Iniziai a cercarlo per tutta la città, ma non lo vidi iniziai a perdere la speranza, ormai si era fatta sera e dovevo tornare a casa, non potevo lasciare Mike con la bambina tutto il giorno. Appena girai l’angolo della mia casa, vidi una figura che stava sdraiata per terra sul marciapiede, neanche sulla panchina a poca distanza da lui/lei; mi avvicinai per vedere chi fosse. Non l’avessi mai fatto. Ormai la ricerca di Hood era finita perché era la, inerme, immobile, come se fosse morto; mi avvicinai con cautela e lo scossi un pochino con il piede. Niente. Mi abbassai al suo livello e lo scossi con la mano cercando di essere più delicata possibile anche se non se lo meritava affatto. Non rispondeva. Così feci la scelta più sbagliata della mia vita, lo presi di peso e lo trascinai letteralmente fino casa. Era pesante per essere così magro. Suonai al campanello dato che avevo le mani impegnate quindi non potevo prendere le chiavi nella borsa, mi venne ad aprire Denise e, appena vide il fratello in quello stato, iniziò a piangere, feci segno a Mich che doveva portarla di la e poi doveva aiutarmi a portare il corpo in camera. Salimmo le scale con Hood sulla spalla, più che salimmo...Michael salì con Hood sulla spalla, lo lasciò sul letto e se ne andò giù a consolare Deny. Nel frattempo io presi la borsa dell’acqua calda (per fortuna l’avevo fatta riscaldare prima dato che avevo un mal di pancia tremendo) e gliela misi appiccicata al suo corpo. Iniziò ad avere un colorito migliore e io tirai un sospiro di sollievo. Un attimo PERCHE’ STAVO TRATTENENDO IL RESPIRO!?. Hood si girava nel letto da un quarto d’ora e non sapevo il perché continuava a chiamare il nome di una certa Evangeline, quando si sarebbe svegliato gli avrei chiesto chi era sta tizia.
 
Dato che Hood non si era ancora svegliato e non sapevo dove far dormire Denise, chiesi alla persona colorata che era con me se potesse farla dormire da lui e disse che non c’era nessun problema. Intanto mia mamma era ritornata dal lavoro e avevamo cenato insieme, presi una piccola porzione di pollo dal mio piatto e la nascosi così che anche quella persona in camera mia potesse mangiare dato che, dall’ultima volta che l’avevo visto era dimagrito un po’, i suoi muscoli non erano come quello di una volta.
-Mà, io vado a letto, oggi è stata una giornata pesante.-
-Ok, sogni d’oro amore.-
-Grazie, anche a te.- MI alzai dalla sedia e andai direttamente in camera senza passare per il bagno, avevo voglia di vedere come stava quell’essere. Si era tutto scoperto, la maggior parte delle coperte erano finite epr terra così gliele rimboccai, misi la cena in un piccolo piattino di plastica che avevo preso senza che mia mamma se ne accorgesse e mi distesi affianco a lui, per fortuna il mio letto era a una piazza e mezza e Calum aveva occupato poco spazio. Cercai di addormentarmi, ma con questa pioggia non ci riuscivo proprio, uscii dal letto e misi pigiama grigio con dei baci stampati sopra, andai di novo a letto e stavolta una forza superiore al mio cervello, maledetto cuore, mi fece abbracciare quella persona distesa nel mio stesso letto, accanto a me che mi teneva compagnia.
 
-Buongiorno dormigliona.- Mi strinsi ancora di più nelle coperte, non volevo proprio uscire da quel caldo. Spalancai gli occhi quando una persona, e supposi Hood, mi prese in braccio portando una mano sotto le mie spalle e alla piegatura delle ginocchia, lanciai un urletto di sorpresa e allo stesso tempo di paura, terrore, perché Calum mi stava tenendo in braccio senza farmi niente, mi sentivo come...protetta fra le sue braccia, come se fossero quelle di Harry. Appena abbassai lo sguardo vidi che indossava solo i boxer, quindi lo alzai di scatto diventando paonazza. –Sono andato a farmi una doccia, spero che non ti dispiaccia.- E se mia mamma l’avesse visto?
-Ma, ma...- Cercai di dire qualcosa, ma l’unica cosa che uscì dalla mia bocca furono solo dei ma, insignificanti ma, inutili ma.
-Ma?-Disse Hood cercando di farmi continuare ciò che avevo iniziato.
-Ma, dov’è finita la carne che avevo messo nel piatto?- Domanda intelligente.
-Pensavo che fosse mia quindi l’ho mangiata, comunque era ottima.- Un complimento da parte di Hood anche se riferito alla carne e a chi l’aveva cucinata cioè mia mamma. Non mi resi conto di essere ancora in braccio a lui così tolsi una gamba dalla sua presa infernale, ma lui come risposta me la riprese. – Eh no, ora sei mia.- ORA SEI MIA. Tre semplici parole che mi frullavano nella testa. Tu ora sei mia. Tu ora sei mia. Si ripetevano in continuazione. –Hei, terra chiama Nadia, Nadia!- Girai di scatto la testa nella sua direzione, non mi resi conto di star guardando la parete piene di foto con i ragazzi e Harry ovviamente, le sue foto erano le più belle. Hood alzò gli occhi e vide dove stavo guardando io, abbassò lo sguardo e mi chiamò di nuovo, ma io ero troppo impegnata a guardare le foto...Naida, da quando mi chiamava per nome?
-Si scusami andiamo a fare colazione.- Da quando usavo la prima persona plurale di un verbo con un soggetto simile? Mi portò fino alla cucina tra le sue braccia forti, misi le mie braccia attorno al suo collo e poggiai la testa sul suo petto nudo. Era comodo. Era veramente comodo. Purtroppo il contatto finì quando mi mise a terra, inizialmente avevo un po’ di instabilità infatti Calum mi dovette afferrare altrimenti sarei caduta sicuramente. MAMMA. Non ci avevo pensato per niente. Cercai di spingere il ragazzo su per le scale prima che mamma lo vedesse, ma come al solito non riesco a spostare nessuno di un peso superiore al mio ovvero una quarantina di chili.
-Cosa fai? Io voleva andare a mangiare.- Disse con una faccia da cucciolo. Un secondo. Da quando la faccia la faccia di cucciolo stava così bene sul suo volto?
-Sai com’è anch’io ho una mamma e fra poco si sveglierà anche lei.-
-Non ti preoccupare, se ne andata già da un bel pezzo diceva che era stata chiamata a fare il turno di mattina oltre a quello del pomeriggio.- Ah, e com’era che non me l’aveva detto? Boh. Andammo in cucina per fare colazione, nessuno parlò, nessuno osò fiatare, tutti e due eravamo immersi nei nostri pensieri, appena saremmo andati un camera, gli avrei detto cosa dovevo dirgli ieri.
Finito. Ora dovevo affrontare la parte più difficile della giornata, la parlata con Hood. Gli feci cenno di seguirmi e, silenziosamente, andammo in camera, mi sedetti sul letto presi coraggio e iniziai a parlare. **
-Ascoltami, non voglio che continuiamo in questo modo, io non posso e soprattutto non voglio tornare a casa tutta dolorante, piena di lividi; non voglio vedere Ashton che mi cura dalle mie ferite, ormai in quelle quattro mura del bagno ci passo tantissimo tempo al giorno, e io non voglio continuare così, voglio che tu cambi, fallo per me...anzi no, per Denise. Lei mi chiede sempre dove tu sia e io le rispondo che stai arrivando a prenderla, ora però non ci crede più, sa che non ritornerai più come una volta, anche se lei non ricorda Josef, sa che prima eri più gentile con lei e con gli altri, quando quel giorno ti ha visto darmi uno schiaffo, non voleva più vederti per il resto della sua vita. Una bambina di undici anni non può dire questo, è ancora troppo piccola per queste cose e spero che non le dica mai, neanche quando sarà vecchia. Ecco. Ti volevo dire solo questo.- Alzai lo sguardo dato che guardavo a terra e vidi un Calum diverso dal solito, un Calum che piangeva, un Calum che era stato ferito, un Calum sconvolto, un Calum che non voleva più andare avanti, poi fece la cosa più inaspettata di tutte, si abbassò al mio livello e mi abbracciò; non un abbraccio “inutile”, un abbraccio che trasmetteva le emozioni che provava in quel momento, la tristezza, la solitudine di quella persona. Quando decise di sciogliere quell’abbraccio stupendo, vidi delle lacrime che scendevano dal suo volto. Non le avevo mai viste scorrere sul suo volto così, con il pollice, le asciugai. Mi fissava negli occhi, il suo marrone contro il mio verde, mi perdevo dentro quegli occhi che ti tiravano nel baratro più assoluto. Altro che Luke...Calum era una persona che può essere recuperata, Calum era una persona di cui tutti avevano paura, anch’io ne avevo, ma quando lo impari a conoscere sapevi che non era così, sapevi che dietro quella lastra di ghiaccio c’era un cuore che cercava di uscire, ma non ci riusciva perché il suo calore era insufficiente, aveva bisogno di qualcuno che con un phon lo aiutasse a sciogliere quella lastra del dolore e far rinascere l’amore.

SPAZIO AUTRICE
Come va la vita? Sono tornata a rompervi le ball con questo nuovo capitolo che ho iniziato a scrivere questa mattina e, dato che mi sentivo buona, l'ho fatto un pochino più lungo.
PASSANDO AL CAPITOLO
In teoria non succede nietne di che tranne dopo il POV NADIA. finalmetne gli dice ciò che gli doveva dire da tempo, lui piange perchè...ve lo dirò nel prossimo capitolo; nel frattempo dorme la notte in sieme a lui e non ha incubii. MISTERO. Inizia a chiamarlo Calum invece che Hood e... si abbracciano e non so neanche io come minchia ho fatto a scrivere l'ultima parte, il ghiaccio, il cuore...certo che le canzoni di sottofondo stimolano la scrittura!
Al prossimo capitolo
By

Ps. Vi consiglio di leggere la fa Two è davvero bellissima a me personpersonalmente mi ha fatto piangere. Non me lo ha chiesto l'autrice (dato che la storia l'ha finita all'inizio del 2014)
 

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Capitolo 21
*** Houston, we have a problem ***


 
Quando mi sciolsi da quell’abbraccio, un vuoto venne a crearsi dentro di me, come se mancasse qualcosa. Finalmente avevo capito. Quel voto che sentivamo io e Milk era quello di una persona, non di una persona qualunque, ma di Calum. Non riuscii a stare più di un altro minuto senza il calore del corpo di qualcuno così, mentre si alzava, misi le mani intorno al suo collo così che, una volta in piedi, io mi trovai alla sua altezza e abbracciata a lui, volevo dargli un bacino piccolo piccolo, ma non mi sembrava il momento adatto, lui poggiò il suo mento sulla mia spalla e io lo abbracciai ancora più di prima e rimanemmo così ancora per molto tempo.
-Hei piccola, ho capito che mi vuoi bene, ma se non vuoi saltare anche la seconda ora ti conviene staccarti.- Piccola, piccola...non mi era mai piaciuto quel nomignolo, ma quando lo dicevano le sue labbra sembrava una cosa bellissima, il “piccola” che mi diceva adesso era molto differente da come lo diceva prima, quando mi chiamava perché si voleva sfogare con qualcuno. Iniziavo ad amare il soprannome piccola, mi faceva sentire protetta, bassa, ma protetta. UN ATTIMO CHE AVEVA DETTO?! Che se non mi sarei sciolta avrei saltato la seconda ora di lezione? Girai la testa sul comodino dove avevo un orologio e intravidi un 8.50. Scesi di scatto dal suo corpo caldo e andai in bagno a lavarmi i denti, una volta finito, aprii l’armadio e presi i primi vestiti che mi capitarono fra le mani. Nel frattempo Calum rideva, e come se rideva!
- E tu che hai da ridere?!- Gli dissi guardandolo con una faccia divertita.
-Niente, sto ammirando il panorama...- Panorama!? Ma che panorama e panorama, glielo facevo vedere io il panorama. Iniziai a togliermi la maglia facendo la musichetta sexy di sottofondo. –Vai così baby!- Ah...appena i maschi vedevano la pelle di qualcosa, iniziavano a delirare.
-Eh no, ora tu ti vesti qui, mentre io vado in bagno, e NON PROVARE AD USCIRA DALLA STANZA CAPITO!- Uscii dalla mia camera e andai di nuovo in bagno per poter finire i servizietti.
TOC, TOC
E te pareva che non poteva restare per cinque secondi in una camera da solo.
-Che c’è?-
-Posso vestirmi con te, mi sento solo di là.-
-Ma ASSOLUTAMENTE no!- Tu dai un abbraccio ad uno e lui crede che eravate già fidanzati.
-Uff.- Con questa espressione andò a cambiarsi in camera.
Appena finii, andai nella mia stanza per poter controllare a che punto era Calum. Aveva finito, era perfetto e sistemato anche se aveva addosso i vestiti del giorno precedente; presi lo zaino e cercai di scendere le scale per andare fuori, ma non riuscii nel mio intento dato che Hood mi prese per il braccio e mi avvicinò sempre più a lui fino a che i nostri sguardi non erano “incollati”, si avvicinò sempre di più alla mia faccia e io ero praticamente in panico dato che non sapevo cosa fare fatto che non avevo mai baciato nessuno anche se avevo diciassette anni da un pochino, Calum mise le sue mani dietro la mia nuca e  avvicinava piano piano la mia faccia a quella sua fino a che le nostre labbra non si toccarono in un semplice bacio. Mi sorprese tutta la delicatezza che stava usando in questo momenti, questo voleva dire che il mio piccolo phon stava compiendo il suo lavoro, lentamente, ma lo stava facendo. Una volta che ci staccammo,  intrecciò le sue dita nelle mie così che non ci potessimo mai separare. Scendemmo le scale, salutammo Milk, presi lo zaino e ci incamminammo per andare a scuola seppur in ritardo. Quando arrivammo, i ragazzi che erano fuori cin guardarono in modo strano dato che una persona stava camminando affianco a lui senza che quest’ultimo le facesse male, ma soprattutto quella persona stava tenendo per mano IL  ragazzo in questione, da brava ragazza che sono mandai tutti a quel paese perché LORO non conoscevano il vero Calum Hood, ma solo Hood che faceva male a tutti. Una volta attraversata la scuola, ci dovemmo separare dato che io avevo storia e lui inglese.
-Ci vediamo vicino le porte della mensa all’ora di pranzo.- Disse. Io annuii e staccai la mia mano dalla sua non prima di avergli dato un bacio,  poi andai nell’aula dove si teneva la seconda ora delle mie lezioni del lunedì, a fianco al mio banco vidi spuntare una testolina piena di ricci biondi. Ashton. Per fortuna che lui era qui, dovevo fargli il resoconto di tutto ciò che era accaduto nelle ventiquattro ore precedenti.
 
POV ASHTON
 
Entrai in classe e mi sedetti al banco vicino a quello di Nadia, appena si accorse della mia presenza dato che aveva poggiato la testa sul banco, mi fissò  negli occhi; questo voleva dire che mi doveva dire qualcosa di importante. Prese dallo zaino un foglio e una matita e iniziò a scriverci qualcosa. Dopo circa un quarto d’ora mi diede il foglio e iniziai a leggere non prestando attenzione a ciò che il professore diceva.
 
Non volevo tenerti nascosto niente dato che sei quella persona che fa tutto per me,volevo dirti una cosa a cui sei libero di non credere.
Ieri sera ero uscita da casa per andare a cercare Hood e l’ho trovato per terra così l’ho portato in camera. Quando il giorno dopo si è svegliato, gli ho detto tutto quello che pensato di lui e mi ha abbracciato. Lui non è come credi, Calum ha un lato nascosto che neanche io conoscevo così ora sto provando a conoscerlo meglio.
Non ti arrabbiare è stata una mia scelta.
Nadd xx
Ps. Non criticare un libro dalla copertina perché quello sbaglio, può cambiarti tutta la vita.
 
Il foglio era bagnato, tanti piccoli puntini che sbavavano l’inchiostro, Nadia doveva aver pianto quando aveva scritto questa cosa, però dopo tutto quello che le aveva fatto io non penso che lo dovrebbe perdonare dato che quando la picchiava, toccava a me consolarla e riparare ai suoi sbagli, alle sue macchie, ai suoi lividi, ai suoi sfoghi. Mi girai verso Nadia e vidi che aveva lo sguardo basso, stava scrivendo gli appunti che scarabocchiava  il professor Fick alla lavagna, solo lei riusciva a capire cosa c’era scritto. Avrei parlato con Hood alla fine della lezione per vedere se era tutto vero quello che mi aveva scritto la ragazza.
-Bene ragazzi, studiate da pagina cento a cento dieci, per oggi è tutto.- Il professore si dileguò dopo aver detto l’ultima frase. Non mi accorsi neanche che la campanella era suonata e che ero l’unico ancora in classe così presi i miei libri e uscii, intravidi con lo sguardo la figura di Hood e gli andai in contro. Appena gli misi una mano sulla spalla, si girò di scatto e mi tirò un pugno in piena faccia io mi allontanai da lui mettendomi le mani dove mi aveva colpito.
-Se fai così anche con Nadia, te la toglierò subito e non mi importa cosa dirà.- Ora che avevo avvertito il “ragazzo” mi sentivo più tranquillo. Per fortuna avevo l’altro corso in comune con Michael così gli avrei potuto chiedere perché non si era presentato al solito posto.
 
-Mike, perché non sei venuto in garage quando ti ho lasciato il biglietto sulla scrivania?- Sembrava molto perplesso, ma poi gli si accese una lampadina.
-AH..quindi sei stato a lasciarmi tu il foglio, come ho fatto a non capirolo, At, Ashton...amico hai cambiato firma prima era Ash x come mai l’hai sostituita, mi piaceva quella vecchia.-
-A me non tanto comunque ti dovevo dire che Luke è stato messo dentro perciò dovremmo cercare un altro membro della band, che ne dici se lo scrivessimo in bacheca? Poi andrò a trovarlo, se vuoi venire con me...ora taci dato che è appena entrato la Banana- La “banana” come la chiamavamo noi, era un figlio dei fiori che vestiva sempre di giallo e che ci insegnava matematica.
Tre, due, uno...
-Yeee, finalmente è finita l’ora, io lo sapevo che il conto a rovescio funzionava sempre.- Esultai. Insieme a Mich ci dirigemmo verso l’entrata della mensa.
-Ciao Nadd, aspetti Hood?- Lei si girò e mi regalò un sorriso stupendo.
-Si, guarda che lo puoi chiamare anche Calum…non morde mica sai.- Fece una risata trattenuta.
-Se vuoi posso aspettare con te.-
-Non ti preoccupare, sarà qui a mometi.- Entrai nella mensa seguito da Mike e andammo verso il bancone del cibo per poter mangiare quella schifezza ch echiamavano cibo.
-Allora Nadia e Calum fino alla fine si sono messi insieme?- LUI LO SAPEVA?!
-Tu lo sapevi e non mi aìhai detto niente?- Sembrava un cucciolo bastonato.
-Si…aspettavo che te lo dicesse lei comunque, cos’è questa storia di Hemmings?- Gli raccontai tutto, tralasciado però i particolari. –Lo sapevo che c’entrava lui quel giorno quando ho trovato Nadia nuda nel letto, tu saresti troppo buono per poterle fare qualcosa.- UN attimo…LUKE HA FATTO COSA A NADIA?
-Senti, pensa tu ad affiggere il “cercasi chitarrista” io devo andare in  carcere a fare un discorsetto a quel depravato.
 
-Perché non mi hai detto nulla riguardo lo stupro di NADIA?- Mi faceva male dire la parola stupro, ma questo era l’unico termine per descrivere ciò che aveva fatto.
-Pensavo che non te ne importasse niente…me lo potevi pure dire che ti interessava quel fatto…- Iniziavo ad odiare profondametne questo ragazzo, fino al midollo.
-COME NON TI NO DETTO NIENTE!! TI AVEVO DETTO CHE MI DOVEVI DIRE TUTTO QUELLO CHE AVEVI FATTO A NADIA, TU LE HAI TOLTO LA…- Le parole mi mancavano, anche se sapevo cosa dovevo dire.
-Intendi verginità?- Ma con quanta menefregagine diceva queste parole.
-Si, proprio quella…ora l’unica cosa che ti auguro è quella di morire bruciato all’inferno tra le tue mensogne e bugie.- Me ne andai completamente diverso da come ero entrato, prima poteva anche salvarsi, ma ora non era più nella mia lista di amici. Per la fretta avevo dimenticato di prendre la macchina a scuola così ora mi toccava fare tutta la strada a piedi per andarla a riprendre.
 
POV NADIA
 
L’incontro con Calum alla mensa era stato quasi piacevole anche se tutti mi fissavano con uno sguardo che diceva “che minchia ci fa una ragazza con Hood” oppure “Hood si è trovata un nuovo giocattolo” e cose simili.
All’uscita della scuola vidi Michael che correva nella mia direzione, fece un micro saluto a Hood per poi girare la testa dalla mia parte.
-Houston,  we have a problem.-

SPAZIO AUTRICE
oggi vado di fretta quindi nietne colori e farò un piccolo resoconto.
Nadia ha detto tutto a Ashton e lui non l'ha ammazzata, Michael ha capito chi gli ha mandato il biglietto e Ash ha scoperto qualcosa su Hemmo
Ci vediamo al prossimo capitolo
By

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Capitolo 22
*** Cuoca ***


Guardai Michael con uno sguardo pieno di punti interrogativi, che problemi avevamo?
-Ora che Luke se ne andato abbiamo un chitarrista in meno, quindi mi devi aiutare a cercarne un altro.- Giusto, ora la band era formata da due componenti... ma questa cosa si poteva chiamare band?
-SI giusto, io non conosco nessuno che suoni la chitarra...- Alzai il mio sguardo verso quello di Calum. –E tu conosci qualcuno?- Mike fissò Hood che a sua volta fissò me, si abbassò fino ad arrivare alla mia altezza e mi confessò che lui suonava il triangolo allora scoppiai a ridere, intanto il ragazzo di fronte a me non capiva nulla.
-Se vi serve un bassista, io posso procurarvene uno.- Rispose Cal a Michael. Gli occhi di quest’ultimo si illuminarono come se gli avessero regalato una nuova chitarra per natale.
-DAVVERO!? Non è che lo puoi portare alle “prove” così che vediamo cosa sa fare?-
-Ok riferirò, a che ora e che giorno si fanno?-
-Verso le cinque ogni lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato...anzi no, il sabato si esce tutti insieme.-
-Scusa, ma non facevi prima a dire tutti i giorni tranne la domenica?- Gli domandai ridendo un pochino sotto i baffi, non che io ce li avessi.
-Hai ragione, non ci avevo pensato...- Riferendosi a Calum disse.- Tu porta il tuo amico oggi a casa mia, Ashton sarà entusiasta di avere un nuovo componente della band. Ciao!- Dopo averci salutato con la mano se ne andò saltellando come un canguro.
-In verità io non conosco nessun’amico che suona il basso.- Mi dichiarò Hood. Rimasi a bocca aperta, aveva mentito al mio amico? E così stava cercando di cambiare... mi sa che dovrò aumentare la potenza del phon. –Sono io che suono il basso.-  No aspettate Calum NonFaccioMaleAdUnaMosca Hood sa suonare il basso? Lo guardai e lui rideva come se non ci fosse stato un domani. Quanto era bello Calum che rideva, non l’avevo mai visto così spensierato. Mano nella mano andammo a casa di Michael per prendere Denise e portarla a casa sua.
-Può venire anche lei a pranzo con noi?- Domandò la piccolina al capo.
-Non lo so, chiedilo a lei.- Lei si girò verso di me e fece gli occhi da cucciolo e come si faceva a non resisterle.
-OK, ok vengo.- Presi la mano di Denise come fece Calum e insieme ci avviammo verso casa loro. Durante la passeggiata Deny riempiva di domande Hood; gli chiedeva dove fosse stato o cosa avesse fatto durante la sua assenza, ma lui le rispondeva sempre “dopo”. Quando arrivammo, andai in cucina, presi la pentola con l’acqua e la misi sul fuoco. –Cosa volete mangiare?- Domandai a quei due pigroni che erano sulla poltrona.
-Pasta in brodo...pasta al sugo.- Risposero nello stesso momento. Ridemmo tutti quanti.
Dato che il clima era freddo, optai per il brodo; presi un dado alle verdure per fare il brodo (stranamente ne avevano uno) e lo misi a sciogliere nell'acqua, nel frattempo presi la pentola della pasta, la riempie d'acqua e la misi sul fuoco.
-Come mai non hai buttato la pasta?- Mi chiese Denise.
-Perché devo aspettare prima che l'acqua bolla e dopo potrò far cucinare la pasta.-
-Ma Calumny mette la pasta...- Lo disse come se fosse stata delusa
-Il tuo fratellone non sa cucinare dato che se si mettesse la pasta prima che l'acqua prende il bollore, essa si appiccica come se for masse una palla.- E lei mi voleva paragonare a Hood...
-Ecco perché una volta abbiamo giocato a palla pugni era con la pasta!- Ah, nel frattempo l'acqua aveva preso bollore quindi misi la pastina dentro. - Posso girare io?- Domandò la piccola.
-Certo.- Sì avvicinò a me, prese il mestolo e iniziò a mescolare la pasta finché una goccia d'acqua bollente non le colpì il braccio.
-Ti sei fatta male?- Calum premuroso era qualcosa di indescrivibile.
-Ti preoccupi sempre troppo, metti il braccio sotto l'acqua corrente, vedrai che passerà.-
-Ma in questi casi bisogna mettere la pomata!- Preciso, Calum TROPPO premuroso.
-La pomata si mette quando ti ustioni il braccio, questa è una semplice scottatura.-
- Se lo dici tu...- La portò nel bagno per lavarsi un po’, nel frattempo accesi la tv e continuai a cucinare.
-NOTIZIA DELL’ULTIMA ORA! Una cella del carcere cittadino è stata presa di mira da dei giovani che, a colpi di un’arma non ancora identificata, sono riusciti a rompere il muro e a far scappare il prigioniero! Chiunque lo trovasse è pregato di dirlo, il suo nome è Luke Hemmings, ripeto Luke...- La televisione venne spenta da Calum. Mi girai verso di lui, lasciai il mestolo nella pentola, andai in una stanza a caso e mi chiusi dentro a piangere. Come poteva essere scappato, ora cosa poteva fare? Speravo proprio che non andasse ad importunare un’altra ragazza; sapevo cosa mi aveva fatto il giorno del mio compleanno anche se ero ubriaca fradicia, sapevo fin dove si sarebbe spinto con le altre ragazze anche se quando avevo chiesto ad Ashton di raccontarmi anche i particolari lui aveva negato dicendo che erano troppo brutti, sapevo in che condizioni erano la sua famiglia, potevamo anche aiutarlo se ce l’avesse detto, ma lui aveva deciso di prendere la cattiva strada. Ero raggomitolata su me stessa, stringevo con le mani le gambe, premevo la mia testa sulle ginocchia cercando di non versare una lacrima per quella persona che reputavo mio amico, che mi aveva fatto ridere, anche innamorare.
-Posso entrare piccola?- Calum. A differenza di Luke, lui mi aveva chiesto aiuto, anche se non espressamente, io avevo deciso di dargli un’opportunità anche dopo tutto quello che mi aveva fatto.
-Voglio rimanere da sola per favore.- Non avevo voglia di vedere nessuno in questo momento. Sentii la serratura scattare, com’era possibile dato che avevo chiuso la porta a chiave? Quando entrò, aspettò un po’ prima di sedersi a terra. –Come hai fatto ad entrare?- Era l’unica domanda che riuscivo a formulare in quel momento.
-Semplice.- Era l’unica cosa che mi disse, e io mi accontentavo.; infondo nessuno riusciva a perdere il vizio così in fretta. Poi una cosa inaspettata successe. Sentii che le mani di Calum mi attiravano a se, che giravano il mio corpo in modo che potessi sedermi sulle sue gambe; automaticamente misi la testa tra la sua spalla e l’incavo del suo collo e iniziai di nuovo a piangere, lui accarezzava lentamente i miei capelli. In principio io dovevo aiutare lui a uscire dal baratro, ma mi sa che la situazione si era capovolta, ero io quella da salvare, era lui quello da salvare, erano Calum e Nadia ad essere salvati, eravamo noi a essere salvati. Ci saremmo salvati a vicenda. Quando le lacrime avevano deciso di smettere, alzai la testa e guardai quel ragazzo che avevo di fronte, mi avvicinai sempre di più lui fino ad arrivare a una distanza di circa cinque centimetri dalla sua bocca, ma la paura ebbe il sopravvento su di me e mi fermai di colpo, non compivo io le mie azioni, ma qualcuno al posto mio. Cuore, caro cuore, la devi smettere di coalizzarti con il cervello contro di me. Calum intuì la mia paura quindi decise lui di annullare la distanza fra noi; io restai immobile, maledetta me che non sapeva baciare una persona, ma con il tempo si impara no? L’unica cosa di cui ero sicura e che dovevo chiudere gli occhi altrimenti non avrei “goduto” il SUO bacio. Era meglio del primo, riuscivo a capire cosa mi voleva trasmettere; sicurezza, conforto, solitudine, cambiamento, amore molto amore, comprensione e tante altre cose che non riuscivo neanche a descrivere. Le lacrime erano un mio segno di riconoscimento,  una volta che avevo iniziato non riuscivo più a smettere, piansi di nuovo, nessuno mai mi aveva dimostrato quest’effetto, forse neanche Harry. Le mie lacrime scorrevano, erano un pozzo senza fondo, non finivano mai. Loro bagnavano le NOSTRE labbra ancora incollate, Calum si staccò, solamente per riprendere fiato, poi fece come aveva fatto precedentemente, si avvicinò a me, ma stavolta fu lui a fermarsi aspettando che anch’io facessi la mia parte, nel frattempo mi asciugava con il pollice tutte le lacrime che scendevano. Presi coraggio e mi avvicinai a lui, togliendogli le mani dal mio viso per poterle intrecciare nelle mie.
 
POV CALUM
 
Questi erano stati i baci più belli che avevo dato, non come quelli che avevo dato alle “scopate della scuola” così le chiamo, o a qualche gioco stupido, questo era come se fosse il VERO PRIMO BACIO, dato alla ragazza che mi ha fatto impazzire e cambiare in meglio, che è riuscita a capire cosa provavo, lei era LA ragazza, timida, paurosa, bellissima, diversa, bellissima, amabile, bellissima, testarda, bellissima, che faceva le cose a modo suo, ma soprattutto bellissima. Fui il primo a staccarsi da quel bacio bellissimo, pieno di significato; restammo così per un po’, senza dirci niente, solamente a guardarci negli occhi. Quando mi alzai, lei si alzò con me dato ch avevamo le mani unite da una “colla”. Andammo in cucina e non appena ci avvicinammo al tavolo, Denise ci venne in contro correndo e rischiano di inciampare nel tappeto, per stringerci e stritolarci.
-Vi voglio bene, fratellone e sorellona!- Era la reincarnazione della gioia con le gambe. Mettemmo tutti e due una mano dietro la sua schiena per stringerla in un abbracciaccio, intanto le nostre mani dietro la ragazza si unirono come le altre due.
-Ragazzi, la pasta si sta scuocendo nella pentola...quindi se non voleste mangiare il brodo con il pane devo andare a scolare.- Interruppe Nadia.  Feci una piccola risatina.
-No problem, ci ho pensato già io.- Affermò Denise. Nadia rimase senza parole e anch’io dato che Deny aveva scolato la pasta senza l’aiuto di nessuno. Vedendo la mia faccia, Nadia scosse la testa e rivolgendosi a me disse.
-Sta crescendo, ormai non ha più otto anni, ma undici, dovresti lasciarle un po’ più di corda.- Purtroppo aveva ragione, come sempre d’altronde.
 
-Era buonissimo il brodo, ma dove hai imparato a cucinare?- Le domandai una volta andati nella mia stanza.
-Da nessuno, quando mia mamma andava a lavorare e mio padre ci aveva lasciate, mi portava dalla nonna e lei sapeva cucinare solo i pasti dei suoi tempi così un giorno, decisi di preparare io, così...ora sono quella sono.- Una cosa si era fatta scappare mentre parlava “e mio padre ci aveva lasciate” ero convinto che avesse tutte e due i genitori. Questo mi confermava che sapevo veramente poco della mia nuova ragazza e che il suo passato, era forse doloroso quanto il mio.

SPAZIO AUTRICE
Hei glirl! Sono in ritardo lo so, ma capitemi...la prof di italiano ci ha dato da ripassare tutto il programma fatto fino ad ora, e sono morta. Mi scuso se la parte del bacio non è come ve l'aspettavate  cioè più... non lo so neanche io, ma cepitemi..........non è facile scrivere con la borsa dell'acqua calda sulle gambe(?) Non so ancora quanti capitoli fare ancora (anche se secondo me sono ancora pochi) ditemi voi se devo continuare ancora per un po' o finire entro un paio di capitoli. POI la mia mente diabolica sta pensando ad un'altra fanfic con Nora e Patch, i protagonisti del libro "il bacio dell'angelo caduto" (il mio preferito) che fanno i figli che sono Luke e Mich o qualcosa del genere e Vee e suo marito che non ricordo come si chiama Ashton e Calum, anche se non so cosa uscirebbe dall'unione di un angelo caduto e una Nephlim...DOPO AVERVI ROTTO LE BALL,
PASSIAMO AL CAPITOLO
Calum incontrerà i ragazzi per un "provino", Luke è scappato dalla prigione e non si sa perchè, Nadia lo scopre e se ne va in una stanza e Calum la consola baciandola, Denise è...Denise, e Cal scopre una piccolissima parte della vita della sua RAGAZZA. Non è dolcissimo Hood?
Ci vediamo al prossimo capitolo
By

PS. So che a voi non ve ne fregherà un cazzo, ma ho raggiunto più di 850 visualizzazioni. THANKS, DANKE, GRAZIE!
 

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Capitolo 23
*** Audizione ***


POV CALUM
 
-Dai Nadia svegliati, devo andare alle “audizioni”, e non so dove abita il tuo amico.- Nadia si era addormentata nel mio letto dopo pranzo e anche se questa vista mi piaceva molto, dovevo andare a fare i provini per la band. Non ero molto sicuro di voler andare, ma mi dovevo distrarre in qualche modo; ormai non suonavo da secoli il basso che ero riuscito a comprare da solo con i miei risparmi, probabilmente andava accordato. Durante il sonnellino di Nadd, lo avevo ripreso per strimpellarlo un po’ e vedere cosa mi ricordavo dall’ultima volta; gli accordi me li ricordavo ancora, i movimenti non erano fluidi come una volta, ma me la cavavo, probabilmente dovevo anche cantare. Non mi piaceva cantare da quanto Josef era scomparso, ma dato che Nadia assisterà, lo farò per lei, per scusarmi per tutti questi anni, per ricucire tutte le sue ferite e scommetto che ne aveva molte.
-Mh...lasciami dormire, non voglio svegliarmi, vacci da solo a casa di Michael.- Si era svegliata finalmente.
-Buongiorno dormigliona! Come ben sai, non ho la più pallida idea di dove possa abitare il tuo amico.- Forse l’avevo convinta dato che si stava stiracchiando.
-Va bene, ti accompagno,  anche perché dovrei andare a casa dato che il gatto non ha fatto pranzo e credimi, potrebbe distruggere mezza casa se qualcuno non lo facesse mangiare!- Mentre sua maestà si stava alzando dal letto, presi gli spartiti per terra e li misi dentro la custodia del basso; quando chiusi la zip, Nadia era già pronta, con le scarpe ai piedi e il trucco aggiustato. Mi piaceva quando si truccava, ma era più bella al naturale.
-Allora andiamo? Vado a chiamare Denise, dato che non può rimanere a casa da sola, nel frattempo tu prendi il suo giubbino e mettilo sulla sedia della cucina.- Restava lì, ferma, perché non si muoveva?
-Parola d’ordine?!- Ma che cazzo? Parola d’ordine, ma dove stavamo nei servizi segreti?
-Adabra cadabra!- Lei rideva...
-Ritenta, sarai più fortunato.
-Sim salabim!- Ora rideva a crepapelle.
-Naa, sei lontano.-
-GRAZIE!- Mi girai verso la piccolina che mi aveva aiutato. Non sapevo come ringraziarla.
-Solo perché in lei scorre il tuo stesso sangue e ha il tuo stesso cognome, va bene.- Una volta finiti tutti i preparativi, uscimmo per andare a casa di Michael. Avevamo preso per mano Denise così che le potevamo fare l’altalena anche se era diventata pesante. –Siamo arrivati.- Dichiarai.
-Mich ha una bella casa, mi ha fatto dormire nel suo letto.- Naturalmente Calum non sapeva questi particolari, infatti mi guardò storto, come se volesse rimproverarmi. Suonai al campanello e mi venne ad aprire Honey, sua sorella; Denise corse con lei in camera sua per giocare, mentre noi ci accomodammo sulla poltrona per aspettare i ragazzi.
 
POV ASHTON
 
-Muoviti pigrone! L’amico di Hood arriverà a casa di Michael a momenti e noi dobbiamo ancora accordare gli strumenti!- Mike era venuto a casa mia dato che non voleva sentire gli schiamazzi della sorella e come al solito si era addormentato sulla poltrona.
- Io già l’ho accordato, ora fammi dormire ancora un pochino, sono solo le tre.- Mi sa che era nel mondo dei sogni.
-Vedi che sono le cinque e dieci!- Scattò in piedi e si mise sull’attenti.
-Sono pronto capo, guidami e io andrò in qualunque posto lei voglia...tranne in cantina.- Un momento prima era nel mondo dei sogni, un momento dopo era più sveglio di un pesce.
-Tu inizia a uscire, io vado a prendere la chitarra DALLA CANTINA.-
-NO , perché tieni quella povera bimba insieme ai topi e agli scarafaggi?- Ah, era un caso perso.
-Non avevi detto che facevi tutto ciò che ti dicevo?-
-Ah giusto, si signor capitano, ora esco.- Prese la sua chitarra e uscii dalla porta, nel frattempo andai in cantina dove c’era mio padre che guardava un film sul maxi schermo con gli amici (la nostra cantina è un cinema in realtà) e presi la chitarra che stava poggiata al mobile di faggio della nonna.
 
-Ok, sei pronto a scoprire un nuovo membro dei Toast Bruciati?- Parlò Mich.
-Toast Bruciati? E questa da dove esce?- Per lui anche un computer aveva la forma di un toast.
-E’ il nome della band, l’ho scelto io. Ti piace?- Era proprio un caso perso. Uscì dalla tasca posteriore le chiavi per entrare in casa, sentivo delle voci che arrivavano dal salotto. Erano Nadia e Calum... ma non doveva portare un suo amico?
-Hei ragazzi, finalmente siete arrivati, era da secoli che vi aspettavamo.- Nadia e la sua pazienza possono vincere la gara del silenzio.
-Ma, non dovevi portare un tuo amico?- Disse il ragazzo colorato a quella persona che sedeva accanto a Nadia.
-Beh, sono io la persona, io sono amico mio.- Ma che spiritoso...
-Seguici.- Dissi freddo e staccato. Non mandavo ancora giù l’idea che la mia amica uscisse con...quell’essere.
-WOW.- Nadia. In effetti era la prima volta che veniva nella sala prove. Avevamo tante casse e cavi, così che le chitarre si potessero sentire fino a Parigi.
-Allora, puoi poggiare la custodia li..- Indicai un posto vicino agli attrezzi del padre di Michael.- Poi ti diamo cinque minuti per prepararti, dopo vorremmo sentirti suonare e cantare.-
-Va bene, cinque minuti mi basteranno.
 
POV CALUM
 
Ok, ce la potevo fare, dopotutto dovevo far finta che nella stanza ci fossero solo Josef e la mia piccola. Piccolo respiro e...via. Poggiai le dita sulle corde del basso, ormai si muovevano da sole, tante vote che avevo suonato quella canzone nell’ultima ora, guardavo solo lo sguardo di Nadia. Era esterrefatto...
I dedicate this song to you
The one who never sees the truth
That I can take away your hurt, Heartbreak girl
Hold you tight straight through the day light,
I’m right here when you gonna realise that I’m your cure, heartbreak girl...
In verità ero io il ragazzo dal cuore spezzato, da quando se n’era andato il mio fratellone, ma con la ragazza suonava meglio.
I bite my tongue but I wanna scream out
You could be with me now
But I end up telling you what you wanna hear,
But you’re not ready and it’s so frustrating
He treats you so bad and I’m so good to you it’s not fair.
And when the phone call finally ends
You say, “I’ll call you tomorrow at 10,”
And I’m stuck in the friend zone again and again,
I dedicate this song to you
The one who never sees the truth
That I can take away your hurt, Heartbreak girl
Hold you tight straight through the day light,
I’m right here when you gonna realise that I’m your cure, heartbreak girl,
I know someday it’s gonna happen
And you’ll finally forget the day you met him
Sometimes you’re so close to perfection,
I gotta get it through your head that you belong with me instead.
Avevo finito la canzone, mi sentivo liberato. Nadia stava piangendo, Ashton e Michael erano sbalorditi.
-Devo dire che sei meglio di quanto credessi.- Dopo questa confessione i due uscirono dalla stanza per decidere l’esito, lanciando da soli me e Nadd. Mi avvicinai a lei, abbandonai il basso a terra, la feci alzare per potersi sedere sulle mie gambe. Appoggiò la testa sul mio petto e quando sentii la mia maglia che si bagnava, capii che questa ragazza aveva molte cose dentro e che le sue lacrime non sarebbero mai finite. MAI. Le accarezzai i capelli e misi il mio mento sulla sua testa, ma lei alzò di poco la testa per farmelo togliere. Restammo così finche Michael e Ashton non tornarono.
-Allora, con la decisione unanime, abbiamo deciso che...potrai far parte della “band” a patto che tu lasci stare Nadia perché ha sofferto molto per colpa tua.- La ragazza alzò di scatto la testa, si asciugò le lacrime, li prese per il braccio e li portò fuori per fare una chiacchierata. Io ero da solo qui, con un corpo che mi mancava.
-NO RAGAZZI NO, LUI E’...- Lei iniziava ad alzare la voce.
-ABBASSA LA VOCE!- LE urlò Ashton. Dopo una decina di minuti, rientrarono. Nadia si sedette di nuovo su di me e i ragazzi si fermarono a poca distanza dagli strumenti.
-Ah...- Bene, l’inizio con il respiro...- Allora, Nadia è una prepotente, in senso buono, quindi il nostro verdetto è...-

SPAZIO AUTRICE
hei glirsssssss, ho aggiornato in tempo e la cosa non accadeva da secoli. Mi piace troppo lasciarvi con il fiato sospeso...il potere della sospanse! Ormai sto quasi arrivando a 900 visite... cazzo. Non ho parole... siete fantastiche e per ringraziarvi vi regalo una patata...ok, lasciamo perdere, ogni capitolo sta avendo tante visualizzazioni e colgo l'occasione per ringraziare S_V_A_G che da quando ha letto questa ff, ha recensito tutti i capitoli. Grazie lettrici silenzione, che leggete ancora questa cosa di quest'autrice che prende 5.5 ai temi. GRAZIE. THANKS. DANKE. MERCI. DANKJEWEL. GRACIAS.
PASSANDO AL CAPITOLO
Ho scelto quella canzone perchè è l'unica che Calum ha scritto da solo e anche perchè era figa in quel cotesto. Denise è sempre dolciosa...ma Ash un po' di meno...
Ci vediamo al prossimo capitolo come sempre.
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Capitolo 24
*** Il tutto completa il niente ***


POV CALUM
 
Tutti e due annuirono, ciò voleva dire che potevo far parte della band; mi dissero che dovevo presentarmi il giorno seguente alla stessa ora per iniziare le prove e per imparare tutte le canzoni che avevano composto fino ad ora. Dato che Denise si stava divertendo con Honey la lasciammo giocare, nel frattempo eravamo andati in un bar a festeggiare.
-Sono contento per te, anche se i ragazzi non si fidano ancora, ti vogliono dare una possibilità.- Disse Nadia alzando il bicchiere per brindare.
-Sono felice per loro, da quando mio fratello...- Mi resi conto che le stavo rivelando troppe cose del mio passato così mi trattenni però Nadia mi mise una mano sulla guanci e mi incitò a continuare, ma io non mi sentivo ancora pronto quindi lei mi diede un bacio casto a fior di labbra, mi prese la mano e mi portò in camera sua, dove tutto era cominciato. Mi sedetti sul letto, mi tolsi le scarpe e incrociai i piedi sulle lenzuola di cotone celeste chiaro con dei piccoli orsetti, lei fece lo stesso, ma si appoggiò alla spalliera e così cominciai a raccontare tutto, dal principio dei tempi. – Ed infine il fatto più importante che ha rivoluzionato completamente la mia vita, sei tu piccola, ora non so perché sono su questo letto a raccontarti tutto, non so perché mi fido di te, ma qualcosa di te mi spinge a farlo. Fatto sta che mi sono innamorato di te da quando hai portato i vestiti in ospedale quando mia sorella si era fatta male, da quando ti prendi cura di lei come se fossi una seconda mamma, sia per me che per lei. Grazie per tutto quello che stai facendo e non smettere mai altrimenti io te lo farei rifare a forza; non ho mai visto Denise così felice. Ti amo e non lo dico perché me lo hanno obbligato a dire in una scommessa, te lo dico perché è quello che sento veramente per te. Ti amo. E se dopo tutto quello che ho detto te ne vuoi andare perché hai paura di me fallo pure, ma per piacere non dirlo a nessuno.- Non pensavo di aver fatto mai tante frasi così articolate e piene di tutto ciò che volevo dire da anni. Nadia era sconvolta ero sicuro che da un momento all’altro mi avrebbe cacciato a calci da casa, invece quello che fece mi sconvolse molto. Si mise a cavalcioni su di me e mi abbracciò, in un primo momento rimasi impietrito, ma poi mi sciolsi e l’abbracciai a mia volta, le sue lacrime salate mi bagnavano la maglietta.
-Mi dispiace, non sapevo perché facevi così e ora che ti sei aperto con qualcuno, facendo portare il tuo peso anche a qualcun altro così che sulle tue spalle non si assumessero tutto il peso. Mi dispiace per tutto quello che hai passato e perché ti comporti in questo modo, tutto quel male che hai ricevuto lo hai fatto  a qualcun altro per sfogarti senza parlare, ma forse non ti sei accorto che tua sorella ti voleva aiutare, ma dato che non ce la faceva ha chiesto aiuto a me e penso che insieme, stiamo facendo un bel lavoro.- Sentii il sorriso della ragazza sulla mia spalla mentre diceva l’ultima frase.
-Hey, vedi che non devi essere tu a piangere, ma io per tutto quello che ho fatto, certo che la tua riserva di lacrime non finisce mai?!-
-Per tanti anni tenevo tutto dentro e non dicevo niente a nessuno, mi mostravo felice, facevo sorrisi falsi, poi quando la sera calava sbattevo la testa sul cuscino cercando di dimenticare tutto quello che mio padre aveva fatto, se piangevo mi sentivo debole così mi limitavo a dare cuscinate al muro per poi crollare sfinita; anche Harry non ha saputo colmare questa cosa, ma da quando tu sei entrato nella mia vita ho cercato di smettere di sacrificare i cuscini e versare tutto fuori.-
 
POV NADIA
 
Non so da quale forza riuscii a tirar fuori tutto quel coraggio e non so quale forza sia riuscita a farmi dire tutto il mio passato, tutto quello che aveva fatto mio padre, quando ho incontrato per la prima volta Harry, quando mia nonna mi ha regalato Milkshake, fino a quando ho incontrato lui a scuola e me ne sono innamorata persa.
-E anch’io sono qua, su questo letto a raccontarti la mia vita fino ad oggi. Ed ora ho proprio voglia di far l’amor...- Mi sa tanto che avevo detto quelle cose senza pensarci. Perché diavolo stavo dicendo che avevo una voglia matta di far l’amore con lui, e perché volevo che la prima volta fosse lui?
-Cosa stavi dicendo scusa?- Mi dispose Calum con un sorrisetto che non prevedeva nulla di buono sulla sua faccia.
-Caro mio, stavo dicendo che non vedevo l’ora di far l’amore con il micio di sotto.-Scoppiammo in una fragorosa risata.
-E così mi tradisci con Milk, ok fai pure, ma non venir da me quando ti scaricherà con un’altra micetta.-
-Oh, stanne sicuro!- E tra una risata e l’altra Hood iniziò a baciarmi, a stendermi sul letto e a togliermi i vestiti poi... poi è storia.
 
Passammo una bellissima serata dato che avevo chiesto a Michael se si potesse occupare di Denise ancora per poco e lui mi disse che era felice con Honey e che sarebbe rimasta volentieri a giocare con lei. Cercammo di cenare a lume di candela, ma con il gatto che continuava a spegnerla avevamo deciso di cenare alla luce delle lampadine.
-Ho passato una splendida serata, grazie, ma ora devo proprio andare grazie per la cena...- Mentre lo diceva, io lo spingevo fuori dalla porta. –Come mai mi inciti ad andare via? Non mi vuoi più vedere?- Domandò facendo gli occhioni da cucciolo.
-No caro, certo che ti voglio sempre con me ma, Deny si sarà addormentata a casa di Mike dato che sono le dieci della notte quindi se non la volessi portare in braccio fino a casa ti conviene sbrigarti.-
-Mi sa che hai ragione allora ci si vede domani.- Chiusi la porta, ma dopo tre secondi Calum suonò al campanello.
-Hey, ti sei dimenticata del mio bacio della buona notte!- Si mise già pronto con le labbra a “cuoricino”, ma io gli diedi un bacio sulla guancia. –Perché?- Era veramente tenero! Così non riuscii a resistergli e lo baciai anche sulle labbra, lui mise le mani sui miei fianchi e io nei suoi capelli, sapevo che voleva approfondire quel bacio, ma ero stanca e Denise aspettava quindi mi staccai controvoglia, gli augurai una buona notte e andai a dormire.
 
Un odore di uova e pancetta mi svegliò. Mia mamma era tornata. Scesi dal letto con un sorriso stampato in faccia e andai a fare colazione senza badare a mettere le ciabatte grigie con i fiocchi rosa.
-Giorno mà, come stai?-
-Bene grazie, c’è qualcosa che dovrei sapere?- Domandò lei incuriosita.
-No perché?-
-Hai un sorriso stampato in faccia che non vedevo da secoli, cos’hai combinato quand’ero via?- Che mamma curiosa.
-Niente.- Presi una forchetta e iniziai a mangiare quella buona colazione che aveva preparato. Da quanto tempo che non mangiavo in quel modo! Mi alzai da tavola e andai a vestirmi. Scelsi un golfino beige, un jeans nero e delle Nike da mettere ai piedi. Il freddo si stava avvicinando e ciò voleva dire che le vacanze si stavano avvicinando. Andai in bagno, lavai i denti, misi un po’ di mascara, presi lo zaino, ma mi ricordai che avevo dimenticato di fare i compiti e andai nel panico più totale. Cazzo. Decisi di lasciare tutti i quaderni a casa facendo finta di averli dimenticati a casa, scesi le scale, accarezzai Milk e aprii la porta per andare a scuola.
Una macchina nera era sul vialetto e scese qualcuno. Non avevo mai visto quella macchina in vita mia; ne uscì un ragazzo alto (per me) con degli occhiali da sole sul volto, feci un sorrisetto quando capii di chi si trattasse. Hood.
-Madam, sarei lieto di accompagnarla a scuola.- Disse porgendomi la mano che accettai volentieri.
-Ma certo Sir.
 
Quando entrammo insieme a scuola, tutti mi guardarono male dato che avevo una mano intrecciata a quella di Calum. O ci facevano l’abitudine, o ci facevano l’abitudine.
Una volta in classe presi tutto l’occorrente per la lezione cioè diario e penna e comincia a scrivere frasi sdolcinate, quando mi imbattei del cuore diviso in due che avevo disegnato un po’ di tempo fa lo cancellai e al suo posto disegnai un cuore gigante con su scritto HOOD.
-Bene bene, e così che la signorina Shark invece di ascoltare la lezione, disegna sul diario. In presidenza SUBITO!- Ma quanto erano stressanti i professori di oggi. Mi accomodai sulle sedie davanti la presidenza, inserii le cuffie nel cellulare e ascoltai la musica dato che il presiede non era ancora arrivato.
 
I dedicate this song to you
The one who never sees the truth
 
Ma questa non era la canzone che aveva cantato Calum alle prove, perché ce l’avevo sul telefono? Continuai ad ascoltarla finche la voce alla fine della canzone disse.
-Ho preso l’iniziativa di mettere la nostra canzone sul tuo telefono. Cancellala se non i piace.-
CANCELLALA SE NON TI PIACE!? Ma stiamo scherzando! Questa canzone era bellissima e mai l’avrei cancellata dal mio telefono, anche se gli alieni avrebbero invaso il pianeta e avrebbero dichiarato guerra ai salmoni. Quella era la nostra canzone d’ora in poi.

SPAZIO AUTRICE (CHE PIANGE)
Hei genteee sono tornata dopo 10 giorni più o meno e ho visto che sono tre mesi che sto scrivendo sta cosa qua... devo annunciarvi che questo era il penultimo capitolo ( siete libere di tirarmi forni a microonde) e che nell'ultimo ci sarà un salto temporale di qualche mese. Dopo farò una piccola pausa per capire cosa esce fra un angelo caduto ed un Nephilm, ma a voi non importa.
PASSANDO AL CAPITOLO
Le audizioni sono andate bene, Hood e Shark hanno rivelato il loro passato oscuro e hanno fatto bunga bunga, anche se Nadia non sa che quella non era la sua prima volta...*andiamo a casa di Hemmings con forconi e fiaccole*. La mamma ha intuito qualcosa ( perchè lei non sa quello che ha fatto la figlia...ceeerto) Cal è stato così dolce che ha registrato lui che cantava e l'ha messo sul telefono di Nadd e da ora in poi questa sarà la loro canzone.
SIAMO ARRIVATI QUASI A 1000 VISITE AL PRIMO CAPITOLO!!!!!!!!
Ci vediamo al prossimo capitolo
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PS. Mia mamma ha fatto le chiacchere, chi le vuole?

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Capitolo 25
*** You should be mine ***


Ormai erano passati quattro mesi da quando Calum era stato ammesso alla band, il nostro rapporto si stava solidificando sempre di più quindi ci saremmo sposati a breve. Scherzo. L’avevo presentato a mia mamma come ragazzo ufficiale praticamente ora viveva a casa mia dato che da lui erano solo in due e Denise aveva bisogno di una mamma e perché no, anche di una sorellona che l’aiutava con i compiti mentre il fratello pazzo preparava un frullato in cucina.
Luke era stato dato per disperso, le ultime sue tracce erano state trovate vicino il porto; chi sa dove era finito, una volta aveva il posto più importante del mio cuore,  ma da quando mi aveva violentato (purtroppo me lo aveva detto Calum controvoglia) l’unica cosa che potevo fare era lasciare un fiore appassito sulla sua tomba quando sarebbe morto. Cambiando argomento, oggi era il penultimo giorno di  scuola prima delle vacanze invernali e ciò voleva dire...festa a casa di Calum, cioè festa a casa mia organizzata da Cal senza l’approvazione di mia mamma, ma questi sono solo dettagli; mentre stavo pensando a questo ero nel letto a sognare io e Calum sonounpandadolciosobatuffolosoasiatico Hood mentre ci baciavamo nel nostro posto, si perché ora avevamo un posto.
 
*flashback*
 
-Dai chiudi gli occhi spiona!- Come tutti i pomeriggi, io e quell’essere figo che ora abitava in casa mia, uscivamo a fare una passeggiata per rilassarci dopo i compiti.
-Ma perché? Dove mi stai portando?-
-E’ un segreto piccola.- E con questo mi diede un casto bacio sulla guancia e mi coprì gli occhi con le sue mani enormi. –Attenzione, ci sono degli scalini da scendere.- Mi avvertì. Infatti dopo un paio di passi sentii il vuoto sotto il piede destro così capii che dovevo scendere.- Un profumo diverso da quello della città mi invase le narici, era lavanda, vaniglia e il profumo dei pini; cercai di togliere le sue mani dal mio viso, ma lui fece più presa di prima. –E no piccola, non siamo ancora arrivati.- Come no? Quello era l’odore più buono che io avessi mai odorato, molto meglio dei tester delle profumerie. Dopo trenta passi svoltammo a destra e dopo dieci a sinistra. Sentivo Calum sempre più caldo e sudato anche se era molto strano dato che eravamo luglio. Lui aprì due dita per farmi dare una sbirciatina veloce, non ero sicura di quello che avevo visto perciò misi le mie mani su le sue e gliele tolsi a forza. Quello che vedetti mi lasciò senza parole. C’era un piccolo prato con una piccola cascata, alimentata probabilmente dai ghiacciai che si stavano sciogliendo dopo le lunghe nevicate delle settimane scorse, che scendeva bagnando le rocce che si trovavano sul bordo del fiumiciattolo limpido, ma la cosa che più mi piaceva di più era la piccola casetta di legno con gli infissi dipinti di rosso carminio e delle piccole pianticelle di fiori selvatici sul piccolo balconcino del piano superiore, usciva del fumo dalla canna fumaria questo voleva dire che Calum era venuto prima per accendere un bel fuocherello accogliente. Voltai lo sguardo verso quel dio greco che faceva una pippa ad Apollo e lo baciai come se non ci fosse un domani, tra un bacio e l’altro il dio diceva.
-Calma piccola...-Bacio.- Sono contento...-Altro bacino.-Che ti piaccia...-Un altro bacio che non guastava mai a nessuno.-Me l’hanno data i miei zii per...- Ultimo bacio.- Il regalo dei miei sedici anni.- Scherzavo, non era quello l’ultimo bacio.- E io l’avevo abbandonata, ma ci sono ritornato un paio di settimane fa per metterla a nuovo con i ragazzi.- Altro piccolo bacino.-E sono contento che ti piaccia, ma se continui a baciarmi tra una frase e l’altra, potremmo inaugurare il letto...- E secondo voi che cosa stavo facendo ora...bacio naturalmente.
-Sono felice di inaugurare il letto con te, piccolo.- Un sorriso da ebete spuntò sulla mia faccia. Presi la sua mano, la intrecciai alla mia e lo portai dentro.
 
*fine flashback*
 
Purtroppo una voce bellissima mi strappò dal mio bellissimo sogno.
-Hey amore, o ti svegli o ti butto giù dal letto a suon di baci.- Ma perché esisteva la scuola?
-Mh, mh, se proprio devi, preferisco la seconda.-
-Sei sempre la solita, dai muoviti, Denise è già in piedi e tua mamma mi ha detto di dirti che per colazione c’è il bacon e la pancetta che ti piace tanto!-
-Vedi che non ci casco, hai detto che ci sono i bacon e la pancetta.-
-Si, e con questo?!-
-Sono la stessa cosa! E poi mia mamma oggi ha il turno di mattina quindi non dire balle.-
-Come fai a scoprirmi sempre? Comunque o ti alzi o ti alzi decidi.-
-Scelgo la terza.- Dissi convinta, ma quando sentii Cal che sghignazzava capii che era stata una brutta scelta.
-L’hai voluto tu piccola.- Mi prese in braccio, aprii la porta e mi lasciò a piedi nudi sulla neve.
-AHAHAHAHAH! MA SEI IMPAZZITO!?-Gli urlai contro rifugiandomi in casa e mettendomi di nuovo a letto per scaldare i piedi.
-Tu hai detto la terza scelta e io ti ho accontentato, che c’è di più semplice.- Quando faceva lo stronzo mi faceva arrabbiare, in senso buono però. Quindi con tutta la buona volontà che c’era in questo mondo, mi alzai e andai all’armadio per prendere i vestiti, dato che c’era la neve optai per un pantalone in velluto bianco e una felpa con tante chiavi nera; come al solito, Calum guardava tutto di buon gusto sorridendo a ogni mia mossa “sexy”. Una volta finito andai in bagno, lavai i denti e misi un po’ di mascara nero per dare un colore a questa giornata bianca.
-Sono pronta, possiamo andare.-Avvisai tutti.
-Andiamo su, lo sapete che i professori non tollerano i ritardi.- Questa volta era stata Denise a parlare.
-Si andiamo, comunque e per colpa di Nadia se arrivassimo in ritardo.- Mi guardò Cal.
-Hey, ti ricordo che sei stato tu a buttarmi sulla neve!- Risposi incrociando le braccia sotto il seno così che Hood sarebbe stato invidioso delle mie tette.
-Si si, come sempre è colpa mia, ora muoviamoci altrimenti faremo veramente tardi.-
 
Quinta e penultima ora di questa stressante giornata nonché l’unica ora che avevo in comune con il cinese...ehm kiwi-neozelandese . Mi sedetti al mio solito posto ovvero  nella fila centrale nel secondo banco e, come volevasi  dimostrare, Calum si sedette affianco a me. Dato che il professore non era ancora arrivato, prese la sua sedia e la spostò vicino alla mia così che potessimo stare ancora un po’ insieme.
-Allora ragazzi, oggi parliamo delle molecole dell’acqua.- Il professore era entrato in classe con una vecchia televisione ancora con il registratore delle cassette. –Vedremo un video che vi spiegherà cosa succede se mettiamo l’acqua in una vasca.- Ma ci aveva preso per poppanti?
-Forse si riempie?!- Disse qualcuno dalle ultime file provocando la risata generale della classe, con Hood compreso.
-Esatto Miss. Morgen. Dato che lei lo sa già, ci può dire cosa si può fare nella vasca?- Ma scherziamo? Che razza di professore avevamo?
-Ci si fa il bagno?- Mentre lei rispondeva al prof. Calum disse al mio orecchio.- Ci si può fare l’amore, ecco cosa faremo nel nostro posto oggi.- ODDIO. Ma avevo sentito bene? Iniziai ad avvampare e come se non bastasse, il professore se ne accorse.
-Signorina Shark cosa le succede...qualcuno la porti in infermeria!- Addirittura? Solo perché una persona diventava rossa in viso doveva andare in infermeria?
-L’accompagno io professore.- E chi doveva essere?! Ma Hood certamente. Mi prese per mano, aprii la porta e mi portò in infermeria per farmi distendere sul lettino marrone.
-Allora...-Iniziai imbarazzata.- E così tu vorresti che noi facessimo qualcosa con la vasca che dobbiamo ancora inaugurare.- Che bel discorso profondo, in tutti i sensi.
-Si.- Perfetto, dritto al sodo. Ciò voleva dire che era convinto di quello che voleva. Dato che volevo stuzzicarlo un po’ stetti al suo gioco.
-E quando lo vorresti fare?-
-Il prima possibile, anche dopo scuola.- Ok, forse avevo sottovalutato un pochino la “gravità della faccenda”.
-Mi dispiace, ma devo studiare dato che anche l’ultimo giorno il prof Morrison interrogherà.- Sbuffai. Ma perché non ci volevano far godere a pieno i giorni pre-vacanza?
-Chi?! Non l’ho mai sentito.- La sua faccia in questo momento era epica. Aveva un sopracciglio più su dell’altro e mi guardava come se volesse dire  “e questo da dove esce adesso?”
-Mi risulta... ti ricorda qualcosa?- Ne avevamo discusso un po’ di tempo fa quando all’ultima verifica di italiano avevo preso cinque più e lui voleva andare dal prof e farmi cambiare il voto.
-Ahahahaha quel Morrison! Ora si che ricordo. Comunque, non devi studiare mica tutto il...- Sentimmo degli strani rumori provenienti dall’aula affianco alla nostra. Feci un po’ di mente locale e mi ricordai che affianco all’infermeria c’era il bagno delle ragazze. Mi alzai dal lettino in fretta e furia senza badare di mettermi di nuovo le scarpe che ci sa come Hood mi aveva sfilato perciò ora vagavo per la scuola con i calzini rosa con i conigli. Calum mi precedette, entrò nel bagno sbattendo la porta, ma si fermò di scatto; inizialmente non capii perché, ma quando vidi quello che stava succedendo non credetti ai miei occhi.
 
POV CALUM
 
Una ragazza stava picchiando Denise. Il mio cuore perse più di un battito. Dopo un ultimo pugno dato alla mia sorellina la ragazza uscì dal bagno sfacciatamente. Deny era piena di lividi neri che rovinavano il suo volto candido, la raccolsi da terra e la portai in macchina come quella volta. Avevo dimenticato quel ricordo, quando era accaduto esattamente la stessa cosa. Nadia mi aveva aiutato con la piccolina, mi aveva aiutato a portarla in ospedale. Era da li che avevo iniziato a vederla sotto un’altra luce.
Nadia mi seguì in macchina e insieme partimmo per l’ospedale, di nuovo. Anche questa volta fu ricoverata d’urgenza, le avevano attaccato tanti piccoli tubicini alla pelle, io volevo seguirla, ma il medico me lo impedì. La stavano portando in sala operatoria. Iniziai ad andare sotto e sopra per i corridoi, irrequieto, Nadia si era seduta su una poltroncina rossa in sala d’aspetto.
Un’ora.
Due ore.
Denise non ancora usciva da la dentro, perciò decisi di sedermi anch’io e prendere la mano della mia ragazza per consolarmi. Esattamente tredici minuti dopo uscì un medico, io mi affrettai a raggiungerlo per sapere l’esito.
-Allora, durante l’operazione il suo cuore si è fermato un paio di volte, ma per fortuna siamo riusciti a non farlo fermare del tutto. Purtroppo ha riportato gravi danni oltre al viso, allo stomaco, alle braccia e alle gambe, praticamente è stata fortunata, il suo corpo ha saputo resistere molto bene hai colpi ricevuti. Però c’è una microfrattura sia al radio che alla tibia,ma con il tempo si aggiusteranno, nel frattempo le abbiamo ingessato sia il braccio che la gamba.- Giuro che tutte le spese mediche gliele facevo pagare a quella ragazza.
-Possiamo entrare?- Ormai sentivo pizzicare agli occhi. No. Calum Thomas Hood non piange mai. Ancora mano nella mano ci dirigemmo nella camera dove avevano messo Denise.
-Vi lascio da soli, tornerò per portarti il pranzo.- Nadia ci lasciò da soli. Solo io e lei come i vecchi tempi.
 
Sentii qualcuno che mi stringeva debolmente la mano così alzai la testa e vidi che la mia sorellina si era svegliata. La strinsi così forte che lei mi disse che le stavo rompendo le altre ossa.
-Buongiorno dormigliona.-Si era svegliata, per fortuna.
-Giorno.-
-MI dici come si chiama la ragazza che ti ha ridotto in questo modo?-
-Kate, si chiama Kate, è nella mia stessa classe di storia. È lei che mi fa sempre questo, l a storia va avanti da un anno più o meno.- Giurai che dovevo ammazzare quella ragazza, in senso metaforico. Presi il cellulare e controllai l’ora. Le 3.24 di notte, era davvero passato già tutto questo tempo? Un piccolo corpo si muoveva su una sedia collocata vicino la porta, mi alzai e feci un po’ di luce con il cellulare su quella persona. Nadia. Doveva essere rimasta dopo che mi aveva portato il pranzo. Augurai la buona notte a mia sorella e presi Nadia in braccio così che potessimo andare a casa così che lei si sarebbe svegliata in un letto.
 
I raggi del sole che filtravano dalla finestra mi svegliarono. Ero nel letto ancora vestito con Nadia che dormiva profondamente, mi dispiaceva svegliarla, ma dovevo farlo se volessimo andare a scuola.
 
Trenta minuti dopo eravamo rasati e profumati, ehm rasati solo per me. Augurammo buon mattino a sua mamma e uscimmo di casa per incastrare quella ragaz... per andare a scuola.
 
Terza ora. Non eravamo ancora riusciti a scovare quella delinquente, chi sa come riusciva sempre a sfuggirci.
-Hey Cal..- Nadia attirò la mia attenzione.- Non è per caso quella la ragazza?- Girai la testa nella direzione ch e indicava la mia amica e finalmente la vidi. Era poggiata agli armadietti, scherzava e rideva con le amiche, ma quando ci videro subito si ammutolirono.
-Non siete d’accordo anche v...- Una delle ragazze ci indicò e lei si girò subito, ma non fece in tempo a fare un giro completo che la afferrai per il braccio e la trascinai dal preside.
-E’ lei che ha fatto male a mia sorella.- Gli disse. Lui la scrutò attentamente, prese il telefono, compose un numero e iniziò a parlare.
-Finalmente l’abbiamo acchiappata, ora potete venire e portarla via.- Mise giù la cornetta del telefono e rivolgendosi a Kate disse.
-TU, PICCOLA INSOLENTE, NON E’ LA PRIMA VOLTA CHE QUALCUNO CI RECLAMA IL TUO COMPORTAMENTO, ORA SARAI PORTATA IN COMMISSARIATO E PAGHERAI TUTTE LE SPESE CHE HANNO DOVUTO SUBIRE LE TUE VITTIME, FINO ALL’ULTIMO PENNY.- Finalmente qualcuno le aveva dato una bella sgridata.
 
Questo pomeriggio avevano dismesso Deny perché ritenevano che ora stava bene e poteva riprendere la sua vita precedente anche se con due compagni al braccio e alla gamba. La lasciammo a casa sotto le cure di Milk e della mamma di Nadia, mentre noi andavamo a casa di Harry.
 
POV NADIA
 
Harry ci aveva chiamati tutti a casa sua così ci incontrammo tutti a casa di Michael per andare in seme a casa sua.
-Ragazzi, io non prevedo nulla di buono.- Disse Ashton.
-Io neanche.- Dicemmo in coro. Calum suonò al campanello e Harry venne ad aprirci, ci fece segno di seguirci in camera.
-Allora Nadia, ti ricordi che ti avevo detto che mia madre si era fissata di farmi vedere tutti i parenti che avevo?.- Annuii, forse avevo già capito quello che intendeva. –Ecco, devo partire per la Francia domani mattina.- Fissai, anzi fissammo Harry con una faccia sbigottita.
-Tu.. c..o..s...a?-Perfetto, ora non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto.
-Si mi dispiace.- Disse guardando in basso. Mi staccai dalla mano di Calum per andarlo ad abbracciare.
-Mi mancherai..-Tirai su con il naso..-MI raccomado, portaci tante baguette come souvenir.-
-Hey non piangere, tornerò sai. Non mi rapiranno gli alieni.- Mi allontanai da lui per far spazio agli altri per salutarlo. Una volta finito, mi prese in diparte e mi disse.
-Ormai c’è qualcuno oltre a me che ti consolerà durante i temporali...ricordati, non giudicare un libro dalla copertina.- E con queste parole ci lasciammo, per fortuna questo non era un addio, ma un rivederci.


THE END
 
SPAZIO AUTRICE
Mi dispiace porre fine a questa storia, mi ci ero affezzionata, ma tutto prima o poi finisce. Ho voluto fare questo capitolo più lungo degli altri perchè mi andava...Mi prenderò una pausa autrice per scrivere una fanfic perciò ora scriverò un ultimo spazio autrice per il momento
PASSANDO AL CAPITOLO
Kate fa di nuovo la sua comparsa... qualcuno la può uccidere per favore? Ve gusta il loro posto speciale? ci ho messo i secoli per descriverlo Tutto finisce com'è cominciato, non so se vi ricordavate di quando Harry ha detto a Nadia che doveva andare in Francia nei primi capitoli... perciò ecco qua. E ora il momento dei ringraziamenti.
Ringrazio S_V_A_G e miry_funnysummer aver recensito tutti i capitoli
alydagreen, Carashton, carlottamatucci, Lilith Hendrikv ,Marinina123 ,miry_funnysummer per aver messo la storia tra le preferite
Ilovepizzand5sos, irene_nene, miry_funnysummer per aver messo la ff tra le ricordate
Babbuccia 1234, Carashton, clary_fray90, gaiett, I need Haz, irene_nene, Laura2000, Lol9393, miry_funnysummer, Valentinatale, Vale_Caleo 2000 per averla messa tra le seguite.
E per ultimo, ma non meno importante i lettori silenziosi; anche se non si fanno sentire si fanno vedere dal numero delle visualizzazioni di ogni capitolo
Ci vediamo alla prossima storia.
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