All'arrembaggio!

di lamalinconiadiroberta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** LEGGETE IMPORTANTE ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


FINITE LE ISCRIZIONI!

Mi dispiace ma il tempo è scaduto, anche per coloro che mi volevano mandare i profili. Ormai sono tutti costruiti, spero che seguirete la storia di questa nuova ciurma!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


~~ « Molti anni or sono visse un uomo che fu capace di conquistare ricchezza, fama, potere e tutto ciò che si può desiderare in questo mondo. Il suo nome era Gold Roger, il Re dei pirati. »

‘Io ho deciso, sarò il re dei pirati!’
Erano passati anni, da quando per la prima volta sentì la storia di Gold Roger e da quel momento aveva capito quale doveva essere il suo destino.

Marineford era lontana, ormai.
Sorrise, mentre continuava a remare verso ovest.
 Non sarebbe più tornata in quell’inferno, dove nascere significa essere un marine. Tutti i bambini, fin dal primo anno di età, venivano presi dai grembi materni per essere portati nell’Accademia Militare, dove incominciavano ad essere istruiti. Lì ti insegnavano che esisteva solo la Marina, l’unica potenza al mondo e che i rivoltosi erano gente pericolosa.
E così crebbe, con l’idea che i sogni fossero sbagliati e che essere della Marina era il massimo onore, la cosa giusta.
Pensò a suo padre e alla faccia che fece quando gli aveva detto che sarebbe fuggita via. Rise di gusto.

Ritirò i remi dall’acqua, la corrente era abbastanza forte da spingerla verso quello che sarebbe stato il suo destino.

 

‘Cazzo, ho fameeeee!’ Urlò lamentandosi come una disperata.
Erano passati due giorni e lei era rimasta lì, distesa nella scialuppa, osservando il tempo cambiare continuamente. Ad un certo punto sentì un tonfo e la barca cominciò a riempirsi di acqua. Un pezzo enorme di metallo l’aveva bucata, sfiorando il suo volto. Alzò lo sguardo, vedendo un enorme costruzione in metallo sulla quale era sbarcata. Era un porto.
‘Si mangia!’ Scese immediatamente da quelle assi di legno ormai rotte e si addentrò per la città.
Era un posto singolare, molto diverso da Marineford. Le persone camminavano allegre, soffermandosi alle bancarelle per comprare i vari cibi che mettevano in vendita; alcuni uomini suonavano cercando di attirare la sua attenzione; dei bambini giocavano con la palla.
‘Che pace!’
Continuò a camminare, cercando di calmare lo stomaco che continuava a borbottare. ‘Calma calma…. Ecco, una taverna!’

 


‘Signorina, ho notato che è qui tutta sola. Se vuole le posso fare compagnia…per sempre.’
Prese la sua mano, portandosela alle labbra con galanteria, mentre la rossa si scioglieva nella sua stretta.
‘In realtà è con me!’
Scappò via, cercando di non causare delle risse. ‘Forse dovrei andare a mangiare.’
Vide una piccola taverna in legno, la scritta diceva attento a quel porco!, ghignò per quella stupida battuta, sbattendo la porta alle sue spalle.
‘Salve vorrei qualcosa da mangiare!’
Si sedette vicino al bancone, su di uno sgabello un po’ troppo scomodo per i suoi gusti; le persone intanto cominciarono a sussurrare alle sue spalle.
Odiava quando accadeva. Sapeva che il suo volto era conosciuto, ma lo odiava comunque. ‘Non potete stare zitti voi!!’ Sbraitò voltandosi verso i tavoli alle sue spalle.
Sorrise  e si voltò, compiaciuto del risultato ottenuto.
‘Ehi tu! Come cazzo ti permetti di parlarmi così! Ma chi ti credi di essere?’
Un enorme bestione senza capelli gli si avvicinò; il suo fiato puzzava di alcool e pollo e i suoi denti neri erano incrostati di schifezze.
Accarezzò il suo braccio, sul quale c’era tatuata una frase e ghignò all’uomo, poi prese i suoi nunchaku e cominciò a muoverli verso l’uomo.
‘Oh che paura! Ora mi fai male con il tuo giocattolino!’


Alzò la testa dal piatto, ingoiando quel delizioso purè di patate. ‘Un altro perf-‘
Si fermò di soprassalto, colpita dalla scena che stava accadendo a 5 metri da lei: un ragazzo dalla pelle color caramello puntava un oggetto strano verso un uomo dalla stazza decisamente più grande della sua. Socchiuse gli occhi, passandosi la lingua sui denti.
‘Allora piccolino, posa quel giocattolo!’ disse quel tipo pieno di peli.
Il ragazzo non rispondeva, anzi sembrava incuriosito dalle parole del tipo di fronte a lui, sorrideva perfino; poi ad un tratto vide il barista alle sue spalle, che teneva un enorme boccale di vetro vuoto con una presa molto rigida. Ci mise un secondo ad assimilare e poi intervenne.


Si girò di scatto, attirato dalle urla strazianti dietro di se.
‘Freddo! Freddo!!’
Spalancò gli occhi, colpito da quell’essere tramutato in ghiaccio.’Ma che caz-?’
‘Attento!’ urlò qualcuno nell ‘ombra, mentre quel mostruoso ciccione cercava di colpirlo con un pugno, mancando il corpo tramutato in vapore.
‘Cosa?!’
Dopo cinque minuti il tipo si ritrovò a terra, colpito dai nunchaku del ragazzo. Le persone restarono ammutolite e lui ritornò al suo posto, toccando l’uomo ghiacciato di fronte a se.
‘Non credi di doverlo scongelare?’
La figura incappucciata che cercava di svignarsela dalla porta si ritrovò con le spalle al muro.
Sbuffò. ‘Basta che si bagna con l’acqua e si scongela.’ Prese i polsi del moro davanti a se e lo allontanò, sgattaiolando dall’ingresso.


‘Che noia, ci mancava solo che non finissi il mio pranzo!’
Ripensò a quel tipo e alla sua trasformazione in vapore, anche lui doveva aver ingerito un frutto del mare. Strinse a se la sua borsa, mentre si tirava il mantello fino al mento.
‘Dove vai?’
Ricordò la voce di quel tipo, innervosendosi ancora di più. ‘Non sono affari che ti riguardano!’
‘Che frutto hai mangiato?’
La ragazza lo prese e lo trascinò in disparte. ‘Ma sei scemo ad urlarlo così!!’
‘Almeno potresti farmi vedere il tuo volto.’
Esitò per un secondo, ma poi decise di abbassarsi il mantello.


Guardò il suo viso, piccolo e paffuto, con alcune lentiggini sul naso; i capelli ribelli-di uno strano colore viola scuro- erano tenuti indietro dalle orecchie, cadendo sulle scapole con leggerezza mentre un solo ciuffo le arrivava fino al mento dividendole le labbra rose; aveva un fisico magrolino, con poche forme e ricoperto di una maglia color bianco e un pantaloncino color blu. Aveva lo sguardo fiammeggiante e un espressione vispa e furba.
Sorrise, pensando che sembrava davvero una bambina, molto bella.
‘Ma quanti anni hai?!’
Ritirò subito quell’affermazione, perché si ritrovò un pugno in faccia. Indietreggiò incazzato. ‘Guarda che ti faccio del male, bambina!’
‘Senti idiota, se vuoi proprio saperlo ho 19 anni!’
‘Ecco appunto.’
E si ritrovò un altro pugno in faccia.
‘Ma sei scema?’
‘Levati dalle scatole.’
Cercò di divincolarsi, ma ebbe un lampo di genio e si fermò. ‘Tuuuuuu sei di queste parti, no?’sorrise maliziosa.
‘Non proprio.’
‘Ah..’
‘Delusa?’
‘Un pochino.’
‘Cerchi qualcosa?’
La ragazza lo guardò per bene, e capì che dopotutto sembrava un tipo affidabile.
‘Sai dove posso trovare una nave?’
‘UNA NAVE?!?’ Il ragazzo scoppiò a ridere, facendola ricredere.
‘Scusa, scusa. A che ti serve una nave?’ Riprese.
‘A navigare il mondo. Voglio diventare il re dei pirati!’
‘Regina, semmai.’
E lo colpì, ancora.
‘Non importa, grazie lo stesso.’
‘Ehi no. Aspetta, ti posso aiutare!’
‘Davvero?’
Il ragazzo la guardò dalla testa ai piedi, sempre più divertito da quel modo di fare ambiguo. Sembrava proprio una bambina.
‘Si. Ma prima mi presento: io sono Max Alive.’ Sorrise, mostrando i suoi denti bianchissimi che splendevano su quella pelle bronzea. Scostò il capo, lasciando che il pendente all’orecchio sinistro gli accarezzasse la guancia, mentre la luce attraversava il diamante all’orecchio destro.
Puntò i suoi occhi grigio scuro con un espressione insistente, negli occhi neri di lei. ‘E tu?’ Chiese allungando verso di lei la mano destra, lasciando intravedere la scritta sul braccio.
‘Indigo D. May- afferrò la mano tesa di Max-ma tu puoi chiamarmi May.’

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


~~« Molti anni or sono visse un uomo che fu capace di conquistare ricchezza, fama, potere e tutto ciò che si può desiderare in questo mondo. Il suo nome era Gold Roger, il Re dei pirati. »


‘Quindi sei di MarineFord?’
May seguiva Max entusiasta, la sua testa era solo rivolta alla nave con cui avrebbe percorso la Rotta Maggiore e affrontato avventure bellissime per poi finalmente arrivare nel Nuovo Mondo e trovare il One Piece.
‘Ci sei? Sto parlando con te! Guarda te se doveva essere pure una mezza scema!’
Dopo cinque secondi si ritrovò accasciato al suolo, massaggiandosi la testa dopo il pugno che aveva ricevuto.
‘Hai proprio delle brutte abitudini sai? E poi non dovresti essere così precipitosa, ricordati che io ho mangiato il frutto Vapor Vapor E che ho una grande abilità combattiva con i miei nunchak-‘
E si ritrovò di nuovo a terra con una mano sull’occhio.
‘Molto modesto-scherzò lei- comunque si, sono di Marineford.’
‘E allora non dovresti essere da qualche parte con la Marina in questo momento?’ ghignò lui.
‘Quanti anni hai?’
‘Ma mi stai ascoltando?’
May si guardò attorno, cercando di capire dove la stesse portando; facendo innervosire il ragazzo.
‘20’
‘E vorresti dirmi che sono una bambina?! Comunque, visto che ci tieni tanto ad avere una risposta, non penso sia importante dove sei nato o chi sei, l’importante è chi vuoi diventare.’ Gli sorrise, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo verso il luogo.
Max restò colpito. Lui sapeva bene cosa voleva dire seguire un sogno.
‘Dove stiamo andando?’ Continuò lei.
‘Lì.’ Indicò un enorme struttura bianca, che emergeva tra le piccole casette di quel villaggio; sul fronte un simbolo lo esaltava ancora di più.
‘Dove troviamo una nave pirata nel palazzo della Marina?!- May si girò fulminandolo- Mi hai portata qui per consegnarmi a loro, vero?!’ Alzò la mano destra, puntandola verso il suo cuore. ‘Non dovresti metterti contro di me..’

‘Ragazzina- Max le toccò la mano, osservandola divertito- non siamo qui per la nave, ma per i soldi. Non credo tu abbia abbastanza denari per comprare qualcosa? Giusto?! E non mi sembri la tipa che ruba…’
May si allontanò, voltandosi verso la struttura. ‘Se entro lì rubo lo stesso….-sospirò e sorrise al compagno-ma alla Marina!’

 

ALLARME ROSSO.
ALLARME ROSSO.
INTRUSI! INTRUSI AL PIANO 3! INTRUSI!

‘FOTTUTISSIMI LUMACOFONI!’ urlò Max correndo per i corridoi, mentre la ragazza con destrezza li congelava tutti ,per poi lasciare che il compagno li spaccasse con il suo nunchaku.
‘Ti ricordi da dove siamo entrati?’ chiese la ragazza stringendo il sacco pieno di berry.
‘Ehm…no.’
Si fermarono di botto. ‘Cazzo…’
‘Aspetta, lì ci sono delle scale!’
‘Ma da lì vengono le guardie!!’
‘Appunto! Questo significa che vengono dall’entrata!’
Max la guardò, quella ragazza era proprio pazza.
‘Andiamo dai.’
Corsero, mentre i rumori dei passi si facevano sempre più vicini.
‘ECCOLI SONO QUA!’
Furono circondati.
‘Bene, 600 uomini contro me e la bambina.’ La ragazza lo colpì.
‘Non mi conosci ancora testa a porcospino!’
I due cominciarono a lanciarsi delle fiammate con gli sguardi, quando gli uomini correvano per attaccarli.
Max tirò fuori i suoi nunchaku, giocandoci un po’ prima di colpirli uno per volta, con una tale destrezza da far paura. Sembrava un tutt’uno con quelle armi e molti degli uomini indietreggiarono, vedendo i loro compagni colpiti a sangue.
Si girò verso May:’Visto ragazzina?!’
Un secondo e la vide scivolare su lastre di ghiaccio che creava per camminare, creando enormi pungiglioni cristallini che perforavano il corpo a più guardie; altri venivano ghiacciati semplicemente con un tocco; altri cadevano a terra perché assiderati dal freddo che c’era in quella stanza. Intanto lui continuava ad affievolirsi come vapore, per poi ricomparire alle spalle delle guardie ed attaccarli.
‘Abbassati!’ urlò May e il ragazzo così fece, vedendo un enorme pezzo di ghiaccio appuntito volare verso dei tizi che lo stavano attaccando alle spalle.
Lui vaporizzò,per poi apparire accanto a May per dare un nuchaku in faccia all’ultima guardia che si stava avvicinando.
‘Sento delle voci, ne arrivano degli altri.’
Scesero le scale, notando una finestra aperta dentro una stanza. ‘Che idioti!’
Saltarono via e corsero, corsero e corsero fino ad arrivare al porto.
‘E’ stato divertente.’ Dissero assieme.
Rimasero due minuti appoggiati alla banchina, riprendendo fiato.
‘Dove la prendiamo la nave?’
‘Non la troverai qui. Almeno non una buona. C’è un’isola qui vicino conosciuta per le sue barche, ti do una mappa e segui la rotta.. Sono bravo a navigare’ rise.
 ‘Tu da dove vieni?’ chiese la ragazza.
‘Che c’entra ora?!’
‘Sono curiosa…da dove vieni?’
Il ragazzo si sedette, lasciando che le gambe penzolassero dal porto; lei fece lo stesso.
‘Un posto chiamato Shining Island.’
‘Sembra bello.’
‘Per niente. Il nome è un paradosso, sai? Si chiama Shining, ma in realtà è ricoperto da un’enorme cupola nera per via del clima mutevole che colpisce l’isola.’
‘E non è buio?’
‘No, c’è un sole artificiale.’
‘E come sei uscito fuori?’
Lui si voltò, accennando un movimento con gli occhi. ‘Uki. Questo era il nome-inspirò- della mia maestra. Sai..di nunchaku. Vedi lì, da dove vengo io, a volte decidevano di mandare qualcuno fuori dall’isola ad ‘’esplorare’’. La prima volta che lo proposero, io avevo 7 anni e fu lei a proporsi. Uki Ashima. Era davvero una donna bellissima, ma molto temuta per via del fatto che aveva ingerito il frutto Vapor Vapor. Fu la prima volta che la vidi e quindi decisi di scoprire se era davvero spaventosa come dicevano. Andai a casa sua e la spiai mentre guardava una foto di suo figlia, ugualissima a lei. E piangeva. Ed è allora che capii che quella donna dagli occhi bicolore non era pericolosa. Mi presentai da lei e le chiesi di insegnarmi ad utilizzare i nunchaku, e così fu. ‘
May ascoltava rapita, cercando di immaginare questa donna potente e bellissima prendersi cura di un Max molto più piccolo di allora.
‘Poi a 17 anni- continuò- proposero una seconda volta di uscire fuori . Uki si offrì e così anche io. Solo che fuori il tempo era orribile e proprio mentre sembrava che il peggio era passato arrivò la pioggia di lapilli e….-s’interruppe per un secondo- per salvarmi lei morì.’

Restò in silenzio, guardando verso il cielo cercando qualcosa.
‘Prima di morire ha lasciato il suo potere in una mela…’
Il vento gli accarezzò il volto, mentre May continuava a scrutare il suo sguardo perso.
‘Ho deciso!’ Urlò la ragazza.
Lui  voltò la testa con un espressione interrogativa sul volto.
‘Sei nella ciurma!’
‘SCUSA?’
‘Dai…hai detto che sei un bravo navigatore e inoltre combatti benissimo. Entra nella mia ciurma.’

Max la guardò per un po’, poi tornò con lo sguardo al cielo. ‘D’accordo.’

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


~~
« Molti anni or sono visse un uomo che fu capace di conquistare ricchezza, fama, potere e tutto ciò che si può desiderare in questo mondo. Il suo nome era Gold Roger, il Re dei pirati. »
‘Sveglia dormigliona!’
Le urla del suo compagno di viaggio interruppero il bellissimo sogno che stava facendo. Aprì le palpebre, cercando invano di coprirsi dal sole che le pulsava sulla testa.
‘Muoviti su!’ le urlò Max.
‘Che succede?’ chiese ancora sbadigliando.
‘Siamo arrivati.’
May si alzò, sentendo ogni parte del suo corpo indolenzita. Aveva dormito per ore su di una minuscola scialuppa, condividendo quel piccolissimo spazio con un ragazzo molto muscoloso e tutti i suoi bagagli, ma almeno non era più sola.
‘Dove siamo?’ Chiese, risvegliandosi completamente.
‘Nel mare!’
La ragazza lo guardò con un’espressione divertita. ‘Che scemo! Torno a dormire…’
‘No aspetta! Guarda laggiù c’è qualcosa, il Log Pose ci sta indicando quell’isola.’ Max indicò lo strano orologio che aveva al polso, con una piccola lancetta rivolta verso il puntino in lontananza.
‘Log Pose? Non si usa la bussola?’chiese May incuriosita.
‘Vedi, la bussola non funziona nella Rotta Maggiore, questo perché il magnetismo è diverso per ogni isola, quindi c’è bisogno del Log Pose che indica la isola in cui dobbiamo andare e poi, prima di ripartire, deve registrarla completamente.’ Max accarezzò quel piccolo oggetto e lo fece ammirare alla ragazza.
‘Come si conoscono i tempi di registrazione?’
‘Beh….’
Un rumore assordante coprì le loro voci, sembrava una specie di allarme.
‘Max! Max guarda!’ May indicava un enorme oggetto a pochi metri da loro che si muoveva con grande velocità. Sembrava una nave, ma era troppo strano per esserlo.
‘Quello dovrebbe essere il treno di cui ho sentito parlare.’
‘Treno?’
‘Si è una specie di nave che serve a portare le persone da una parte all’altra e funziona meccanicamente.’
‘Uau…quanto fumo…’
‘Magari se lo prendessimo, potremmo andare di isola in isola facilmente.’
‘Non essere sciocco!-lo colpì May- siamo pirati e noi navighiamo con la nostra nave!’
‘NAVE?!?’ Il ragazzo si mise a ridere a crepapelle, facendole gesti per ricordarle che si trovavano una scialuppa.
‘ZITTO! Vedrai che dove stiamo andando troveremo quel posto-fece un sorriso a trentadue denti- Dove indica il Log coso?’
 ‘Log pose….e Verso Est.’Max indicò quel piccolo puntino che si faceva sempre più nitido.
Sempre di più.
Sempre di più.
Ad un certo punto entrambi restarono sbalorditi.
Davanti a loro un’imponente fontana le dava il benvenuto, lasciando che la sua acqua scorresse dalla cima fino alle pendici; su tutto il corpo del vulcano acquatico vi erano tante case colorate che arricchivano ancora di più il luogo. Il tutto era poggiato su di un’immensa pedana dove erano attraccate molte navi.
‘Magnifica! Testa a porcospino che ne diresti di provare a scendere giù per quella cascata?’
‘Se proprio devo, tu vieni con me- rispose a tono Max- bambinetta che ha ingerito il frutto GeloGelo.’
‘Touché. Ma dove siamo?’
‘Non ne ho idea...’
‘Ma come?! Pensavo sapessi tutto!’ Le fece eco la ragazza.
‘NON HO MAI DETTO UNA COSA DEL GENERE!’-sbuffò.
Una piccola imbarcazione da pesca -ma decisamente più grande della loro- costeggiava lungo il porto.
‘SCUSIIIIII?!- May si mise ad urlare, mentre Max si chiedeva se quella fosse davvero una femmina.
L’uomo sulla barca si girò, ascoltando la ragazza con noia.
‘Sa dove siamo?’ continuò lei.
‘Ma come?! Non la conoscete?- il tipo si alzò esterrefatto, lasciando andare la canna da pesca- questa è Water7!’

 

 

Entrarono per dove gli aveva indicato l’uomo, remando attraverso i canali/ strade che attraversavano la città.
‘Hai sentito quello? Ha detto che qui ci sono i migliori carpentieri della zona! EVVAI!’
Max lanciò uno sguardo arrabbiato alla compagna  che urlava di gioia. ‘Non urlare, mi fai fare una brutta figura con le ragazze.’ Indicò alcune donne sul marciapiedi e poi si rivolse a loro: ‘Signorine! Che raggio di luce che emanate!!’
May lo colpì:’Sei proprio un’idiota! Siamo qui per cose serie. Per il tuo Log coso e per trovare la nave e il nostro carpentiere! E poi anche io sono una donna, trattami con rispetto!’
‘Più che donna, sei un animaletto fastidioso con i capelli lunghi!’
‘TESTA A PORCOSPINO!’
‘VIOLETTA FASTIDIOSA!’
Cominciarono ad aggredirsi, mentre la barca continuava a navigare per il canale tranquillamente.

Dieci minuti dopo erano attraccati ad un piccolo porto, raccogliendo tutti i loro bagagli e i berry.
‘Dove credi che troveremo il nostro carpentiere?’
Max si chiese come quella ragazzina potesse passare dalla guerra alla pace in così pochi secondi. ‘Chiediamo in giro.’
Vagarono per tutta la città, ascoltando le diverse indicazioni e finendo, come sempre, per perdersi. Arrivati in un vicolo vuoto, di nuovo, May incrociò le braccia e sbuffò. ‘Ma tu non eri un navigatore?’
‘Un navigatore, appunto. E poi sta attenta che potrei lasciarti qua!’
‘E vai!’
Si separarono, entrambi furibondi, continuando a vagare per quel posto immenso senza dare importanza a dove stessero finendo.

‘QUELLA STUPIDA BAMBINA!’ Max si voltò, cercando di intravedere quella testolina nella folla e capendo che lui voleva essere un pirata, con quella stupida come capitano.
Cominciò  a cercarla, ma alcune donne dal seno prosperoso lo attrassero. ‘Bellissime- le accarezzò le mani- volete una mano con i vostri pacchi?’
Le due acconsentirono, rendendo il ragazzo estremamente felice e lasciandogli tra le mani degli immensi e pesanti pacchetti. ‘Tutto per due belle ragazze come voi.’
Svoltarono in un vicolo cieco, continuando a ridacchiare tra di loro. ‘Puoi posarli.’ Disse la rossa, poggiandogli una mano sul braccio.
‘Qui?’ Il ragazzo vide che non c’era nulla intorno a lui, sembrava tutto buio e vuoto.
‘Si, lasciali qui a terra.’- continuò la ragazza dai capelli ramati.
Max appoggiò i pacchetti a terra, per poi essere colpito con forza alla testa e cadere svenuto.

‘Svolti a destra, e vedrà un cartello con una testa di mucca sopra, di fronte c’è l’officina dei carpentieri.’
May seguì le indicazioni, strabiliandosi per l’immensità di quella testa di mucca che sorrideva e cacciava la lingua.
‘ECCOLO!’
Entrò dentro un enorme cantiere dove si sentiva chiaramente il suono del martello colpire dei chiodi. Tutti gli uomini si girarono, sentendo il campanello di entrata suonare.
‘UUUUH CLIENTE!’ Il tizio che aveva urlato, un uomo grassoccio e barbuto, le corse incontro sorridendole, mostrando la bocca sdentata.
‘Salve- May si ritrovò circondata da tutti quegli uomini sudati che le stringevano le mani- ehm, cercavo il vostro capo, c’è per caso?’
‘Non abbiamo un capo!’ risposero in coro.
‘No? E con chi posso parlare per chiedere una nave?’
‘AHHHHHH LA RAGAZZINA VUOLE UNA NAVE!’ ‘SISI ALLORA DOBBIAMO PORTARLO DA LUI!’ ‘MA LUI SI ARRABBIERA’ SE LO DISTURBIAMO!’ ‘MA E’ LUI CON CUI SI PARLA!’ ‘ E POI GUARDATE CHE CARINA, FORSE FARA’ UN ECCEZIONE’ ‘SISI PORTIAMOLA’
May fu spinta verso una piccola casetta e gettata al suo interno, mentre gli uomini ritornavano cantando ai loro lavori.
Il posto era buio, molto buio. Tastò le pareti, cercando qualche luce che potesse illuminare quel covo oscuro, ma trovò solo delle ragnatele e un legno freddo.
‘Chi sei tu?’
Una voce sibilò dall’ombra, interrompendo il silenzio. May si guardò attorno, cercando di vedere la persona dalla quale provenivano quelle parole. Se era davvero una persona.
‘Indigo D. May, e lei?’
Una piccola fiamma si accese in aria, rivelando il volto dell’interlocutore. ‘Leo Vincti.’

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


~~« Molti anni or sono visse un uomo che fu capace di conquistare ricchezza, fama, potere e tutto ciò che si può desiderare in questo mondo. Il suo nome era  Gol D. Roger, il Re dei pirati. »

Pallido, era il suo viso che la osservava in silenzio; gli occhi grigi la scrutavano dalla testa ai piedi e le labbra, serrate in un piccolo sorriso, sembravano mostrare un’espressione strana, piuttosto compiaciuta.
Aveva i capelli color corvino cortissimi, che risaltavano ancora di più su quel viso lungo ed etereo.
La sua voce dura e profonda, sembrava voler penetrare dentro i tuoi pensieri, e così fece, quando le sibilò ancora:‘Allora, perché sei qui?’
May deglutì, era molto bello. Una bellezza diafana, ma anche misteriosa e oscura; cercò di non farsi catturare da quel fascino chiudendo gli occhi, fino a quando non capì di essere in un silenzioso imbarazzo, e allora, parlò. ‘Per una nave!’
Riaprì gli occhi, trascinata dalla stretta della sua mano sul polso di lei, portandola verso l’esterno.
Il cantiere era davvero ben strutturato,  uomini muscolosi cantavano e lavoravano assieme, sembrando una sola persona; ma appena loro uscirono May capì che la sua presenza li incuriosiva, oppure li spaventava, ma non ci fece troppo caso e tornò al suo intento.
‘Ho bisogno di una nave resistente e forte, munita di cannoni; cabine; cucine ecc… e di una stiva di contenere i tesori. E soprattutto piratesca, con la bandiera di un teschio.’   Leo non la guardava, ma intanto assimilava tutto quello che lei gli diceva. ‘E poi se ci sarebbe qualche uomo disposto a far parte della mia ciurma…’
‘Non costruiamo navi per i pirati.- la sua voce era calma e pacata- solo per i mercanti.’
‘Ti pagherò.’
Leo cominciò a ridere, prima in modo tranquillo, poi sadicamente.’ Non voglio soldi.’

La sua testa continuava a bruciare, provocandogli leggeri spasmi appena riprese conoscenza.
Se la strofinò con una mano, sentendo un liquido uscirgli dalla nuca; osservò quel profondo colore rosso per qualche minuto, per poi pulirsi la mano sul pantalone.
Il pavimento duro di pietra sembrava rinchiuderlo dentro un circolo di solitudine; tutto attorno era buio e silenzioso.
Se non fosse stato per quel dolore allucinante, Max avrebbe scommesso di essere morto.
Ma non lo era, e questo era ancora peggio di morire.
Si alzò, trascinando i piedi verso le sbarre davanti a lui, ma non ci riusciva. Qualcosa gli afferrava la caviglia, impedendogli di andare più avanti di qualche centimetro. Al suo piede aveva attaccata un’enorme catena, alla quale estremità vi era una grossa palla irremovibile.
Per un secondo pensò di essere spacciato, ma poi si ricordò della sua capacità di trasformarsi in vapore; ci provò più volte, ma niente. Niente di niente.  ‘Ma cosa!?’
‘Senza che provi a scappare trasformandoti in una nuvoletta,pirata. Quella che hai al piede è una catena di agalmatonite, il che significa che tutti i tuoi poteri sono annullati.’ Un uomo sulla quarantina, dai baffi rossi e i capelli rasati, lo prese per il collo; lo guardò dritto negli occhi e lo picchiò, lasciando che si cadesse a terra con potenza.
Max si rigirò verso quel viso grosso e virile, il naso aveva un enorme gobba e le labbra erano quasi invisibili. Si portò una mano al labbro, sentendo il sangue scorrere dalla bocca.
L’uomo lo riprese a schiaffeggiare, ancora. Ancora. E ancora.
‘CHI CAZZO SEI?!’ Urlò Max in preda al dolore.
L’uomo gli diede una ginocchiata nello stomaco, bloccandogli la respirazione e ,poi, si avvicinò con le labbra al suo orecchio. ‘Te lo dirò solo una volta- sussurrò- dov’ è la tua compagna?’
Max allargò gli occhi, mentre tossiva cercando di riprendere fiato. May? Che ne sapeva lui di May?
‘Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?!- gli prese il volto e con forza l’obbligò a guardarlo negli occhi. ‘Allora lascia che te lo ripeta, DOVE STA QUELLA PUTANELLA CON IL POTERE GELOGELO?!’
‘Non lo so. - Lo fissò,gli occhi scuri per la cattiveria- E anche se lo sapessi, non penso te lo direi.’
Il mostro gli diede un'altra ginocchiata, facendolo accasciare al suolo e accompagnando il tutto con una serie di calci contro la sua schiena e il suo petto; Max non urlava per non dargli soddisfazione.
‘Allora- l’uomo si passò una mano sulla bocca, pulendosi della sua stessa bava e poi gli spostò il viso verso l’alto con il piede- questo ti ha convinto a parlare?’
‘Vaf…fan..culo.’
‘Bene, allora per te ci sarà la forca, pirata.’ Sputò sulla faccia del ragazzo, lasciandolo in quella gabbia, al freddo e solo.






‘SIGNOREEEEEEEEEE SIGNOREEEEEEEEEEEEEEEEEEEE’ Un uomo delle stesse fattezza di tutti gli altri carpentieri corse maldestramente verso Leo, inciampando un paio di volte e facendo cadere i vari fogli con la sua pancia.
‘Dimmi- si girò fulminandolo- che c’è?!’
‘Han..n..n..o t..t…t..ro..tro...’
‘Riprendi fiato e parla’ Sbraitò Leo.
‘HANNO TROVATO UN PIRATA!! E DICONO CHE CON LUI CE N’ERA UN ALTRO, SIGNORE! CI HANNO DATO QUESTO PER CERCARLI E SE LA TROVEREMO VERREMO RICOPENSATI E…E….’ Cominciò a fissare May, la quale gli tirò dalle mani le due pergamene.
Lesse tutto d’un fiato. Lei e Max erano ricercati. 50 milioni di berry lei e 30 milioni lui; poi ripassò nella mente quello che il buffo carpentiere aveva detto:avevano catturato Max e subitò cominciò a correre, lasciando il resto dietro.
 ‘Ma almeno lo sa dove sta andando?!’ ghignò Leo.




‘Bene bene, eccoti qui.’
‘Non avevo voglia di muovermi.’ Ironizzò Max, guardando quel lurido essere entrare e posizionarsi davanti a lui. Notò il simbolo della marina sulla sua maglia, e lo sguardo di chi pensa soltanto al denaro.
‘Ora vuoi dirmi dov’è la ragazza o vuoi morire e basta?!’
‘E tu che ne dici di lavarti un po’ i denti?!’
La curva all’insù dell’uomo, che doveva essere un sorriso, si trasformò in un muso rabbioso; lo prese per il collo e gli tolse la palla, lasciandogli la catena di agalmatonite al piede.  Poi lo trascinò lungo il corridoio, calpestando con forza il pavimento sotto di se. Max intanto si sentiva debole, ma non aveva paura. Il suo pensiero tornò alla maestra e alle sue parole di incoraggiamento, lei voleva che fosse forte e che si prendesse cura di sè. L’aveva delusa.
Mi dispiace, Uki.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


~~‘Doveva essere di qua! NONONO!- si passò una mano tra i capelli, lasciando che le ciocche violastre lasciassero la loro posizione di quieta razionalità.’DOVE CAZZO E’ QUESTA BASE MARINA DI MERDA?!’
‘Calma, calmati. Sei una ragazza, e le ragazze non parlano in questo modo.’
Leo spuntò da un angolo, camminando tranquillamente nel suo cappotto nero e nei suoi jeans aderenti.
‘Senti tu, ma non hai caldo con quel coso?Comunque non m’interessa.’ May cominciò a parlare tra se e se. ‘Dovrebbe essere a destra; o forse era verso ovest….oppure era più indietro a sinistra?!- si grattò il capo- Nono sono sicura sia a destra.’ Fece per andarsene, ma  Leo gli intralciò la strada.
‘Levati di torno!! Devo andare a salvare Max!’ Urlò May, cercando di sorpassarlo.
‘Usa i tuoi poteri per evitarmi, no?’
Lei alzò una mano,indecisa se seguire il suo incitamento o meno, ma capendo che non era il momento adatto, gliela appoggiò sulla spalla dandogli delle leggere pacche. ‘Fammi passare  e basta, ok?’
‘Ma non credo che quella sia la direzione giusta..’ Blaterò lui, spostandosi per lasciarla passare.
May si fermò, ragionando sull’utilità di quel tipo piuttosto ambiguo e poi prese una decisione. ‘Allora tu mi dici dove andare!’
‘Non puoi ordinare tutto alle persone, lo sai?’
‘…Perfavore.’ Implorò, guardandolo negli occhi.
‘Perché ti dovrei aiutare? Sei un pirata, no? Ti potrei consegnare alla Marina, lo sai?’
‘Ma non lo farai! Hai detto che non vuoi soldi…’
‘Sei molto sicura di te e hai ragione. ’ Leo sorrise.
‘Il tuo sorriso è a dir poco inquietante.’
‘Dici tutto quello che ti passa per la testa?!’
‘Portami dalla Marina e poi ti pagherò!’
‘Ho detto che non voglio soldi.’
‘E allora cosa vuoi?’
‘Perché vuoi fare il pirata?’
May lo guardò. Quel ragazzo era proprio strano, e spaventoso, ma allo stesso tempo molto interessante.
‘Perché è il mio sogno.-rispose lei- e tu lo hai un sogno?’
Leo si fermò, colpito dal modo semplice in cui lo aveva detto. Era convinta di quello che voleva e nessuno l’avrebbe fermata.
‘Vieni, seguimi. Il tuo amico è da questa parte.’
Prese a camminare con May che lo seguiva.
Era proprio un tipo strano.


Il contatto del sole fece tranquillizzare i muscoli del suo corpo, mentre le guardie lo trascinarvano all’esterno. Da quel posto poteva vedere l’acqua della cascata scorrere da vicino, poteva sentire le gocce sulla propria pelle risvegliarlo da quel coma vivente.
Poi davanti a se il patibolo, accanto tutte le sue cose. ‘I miei nunchaku…’
‘Vedi, sono clemente!- Parlò l’uomo della gabbia- Ti faccio dare un ultimo saluto alle tue cose.’ Sghignazzò e cominciò ad accarezzare con le sue mani enormi e luride le armi.
‘NON TOCCARLI!’
Max si stava infuriando. Poteva farlo pure a pezzi se voleva, ma non doveva assolutamente toccare le sue cose. I suoi ricordi. Uki.
‘Io faccio quello che cazzo mi pare. Mettetelo sul patibolo!’
Le guardie lasciarono le braccia di Max, liberandolo dalla loro presa e accasciandosi al suolo rigidi. E così fecero tutte le altre sentinelle presenti nell’arena.
Restò solo lo schifoso, impaurito mentre cercava di risvegliare gli uomini, trovandoli freddi e spenti.Un pensiero attraversò la mente di Max che capì subito: May.
E così anche quell’uomo, il quale prese uno dei due fucili, cercando lungo l’arena il volto che era impresso sui volantini dei ricercati. ‘Eccola!’urlò, prima di sentire una morsa gelata attaccargli il collo e percorrergli lentamente le vie sanguigne-passando di organo in organo- fino ad arrivare al cuore, congelandolo.
Max guardò felice il corpo freddo e pietrificato del vecchio; poi vide una cosa strana. In un attimo l’uomo si era ridotto in mille pezzi, e così tutti gli altri. Qualcosa di appuntito li aveva colpiti, tutti. Ma era una specie di lama, lontanamente simile ai ghiaccioli che produceva May.
Cominciò a suonare la sirena, mentre Max guardava all’orizzonte cercandola.
‘BU!’ gli urlò all’orecchio. ‘Non si lasciano i compagni di ciurma in difficoltà- sospirò- siamo una famiglia.’
Max rise, guardando quella testolina buffa comparire sotto il suo naso. ‘Sei proprio una bambina cretina!’
‘Vedi che ti lascio qui, sai?’
‘Fai pure…’
Qualcuno lo prese alle spalle, caricandoselo addosso,-assieme a tutte le sue cose- correndo verso il cancello.
Aveva i capelli molto scuri, color pece; il suo collo era sottile e le spalle squadrate erano abbastanza forti da reggere il suo peso.
May era accanto a lui, correndo.
‘Non sono un bambino come quella!- la indicò, urlando al suo trasportatore- Puoi lasciarmi!’
Il tizio che lo trasportava fece come Max gli aveva detto e finalmente poté guardarlo in faccia, ammutolendo osservando i suoi occhi grigio chiarissimo.
‘Bene, muori qua con le tue catene!’ Replicò lui.
Max si guardò la caviglia ancora intrappolata, che poco dopo il tizio pallido prese. Alzò una manica del suo cappotto, scoprendo un braccio meccanico che terminava con dita di metallo. Girò una manopola al gomito e le dita diventarono matite; poi pennelli; poi coltelli e poi chiavi. Ne infilò una nella serratura, aprendola e Max si rialzò in piedi.
Intanto gli uomini si facevano sempre più vicini.
May allora creò un enorme bolla di ghiaccio, che intrappolò i marines come topi, e poi corsero via, lasciandoli perire in quella sfera mortale.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


~~Avevano corso fino al cantiere nascondendosi in quella casetta- dove la mattina May aveva incontrato il carpentiere- non più buia, ma illuminata da una serie di candele che mostravano l’arredamento: tavoli di legno e fogli, ovunque. Niente strumenti, solo fogli dove erano  disegnato di tutto- navi; apparecchi meccanici; case; misurazioni precise e calcoli enigmatici; volti e corpi, studiati per bene, fuori e dentro.
‘Questa è un’anatomia molto precisa del corpo umano..’ disse May, osservando quel disegno perfetto alla luce.
Leo scrollò le spalle; il suo volto era indifferente, senza espressione, poi si  chinò su quella ragazzina e le tolse con gentilezza il foglio dalle mani, porgendogliene un altro dov’era raffigurata una nave, bellissima.
‘Uau. Ecco, perché non ce la puoi far costruire?’
Max si sedette a terra e, trovando uno straccio,lo bagnò e lo passò sulle sue ferite, pulendosi dal sangue mentre May gli porgeva il disegno.
‘E’ meglio per voi se lasciate la città.’ Leo sembrava serio, mentre riprendeva il foglio dalla stretta del ragazzo a terra.
‘Non finché non avremmo la nostra nave!’ May lo fulminò con lo sguardo; voleva la sua nave,a qualunque prezzo
Un colpetto bruscò interruppe la conversazione.
Leo camminò rigidamente verso la porta, per poi aprirla rivelando l’essere buffo di prima.
‘Che c’è Vogi?’
Vogi abbassò lo sguardo, guardandosi i piedi con fare intimorito e cercando di parlare. ‘Signore….ci sono ancora i pirati. Vendiamoli e così salveremo la nostra officina.’
Leo gli sbatté la porta in faccia, ritornando nella stanza come se nulla fosse successo.
‘Non vuoi aiutarci, ma non vuoi nemmeno venderci?!!’ Max, ancora a terra, si stava incominciando ad incazzare per quel comportamento distaccato.
‘Aspetta, se devi salvare l’officina e ti servono soldi, noi ti pagheremo. Dicci quanto ti serve!’ Continuò May, cercando di arrivare ad un compromesso.
‘Non voglio soldi, ma un patto. Volete la vostra nave giusto? La avrete.’
May non capiva che intenzioni avesse, ma almeno se ne sarebbe andata con quello che cercava.
‘Però- continuò lui- vorrei fare un vostro ritratto.’
‘Scusa?’ Max era allibito , mentre May sorrideva per la facilità della conquista.
‘Tutto qui?! Affare fatto, allora!’

‘E’ proprio un tipo strano..’
‘Dai Max, almeno ci costruisce la nave! Non vedo l’ora!!’
‘Si ma perché non accettare prima?’
‘AVREMO UNA NAVEEEEEEEEEEEEEEEEEE!’
‘Calmati tu….ma davvero io valgo meno berry di una bambina rincitrullita come te?’
May gli tirò un orecchio, chinando il capo in un sorriso nervoso. ‘Io sarò il re dei pirati, è ovvio che ho una taglia più alta!’
‘A proposito di taglie…- Leo era ancora lì, ascoltando quei due che tranquillamente farfugliavano in sua presenza- credo proprio che la sua-indicò May- sia aumentata di molto! La marina di Water7 è molto importante ed è anche molto forte.’
‘Forte?!- Max rise a crepapelle- Ma se siamo scappati sotto il loro naso…’
‘Parla quello che s’è fatto catturare e che stava per morire.’ Rispose May.
‘Ehi, io stavo aiutando delle ragazze…’
‘Appunto, RAGAZZE.’
‘So che non puoi capire, tu non sei minimamente vicina alla femminilità.’
May lo guardò di traverso, poi tornò a parlare con Leo. ‘Ma tu eri con noi…quindi anche a te sarà stata data una taglia!’
Il ragazzo in piedi intanto continuava a passare il dito sulla fiamma, che sembrava non toccarlo minimamente. ‘Si.’
‘A proposito- Max gli guardò il braccio meccanico che aveva cacciato durante la fuga- Ma quello come te lo sei fatto?’
‘Questo- si alzò la manica del cappotto, scoprendo quell’acciaio splendente che cominciava dalla spalla e finiva con delle dita perfette, da sembrare vere- l’ho costruito io. Per anni ho studiato la composizione degli arti e, allo stesso tempo, sviluppavo grandi scoperte in ambito scientifico e tecnologico. Un anno fa, mi amputai il braccio e lo sostituii con questa macchina perfetta. Può trasportare pesi enormi; entrare nell’acqua e non rompersi; le dita hanno 500 funzionalità diverse e lo continuo ad aggiornare.’
Il suo viso inespressivo, prese forma mostrando la soddisfazione e l’importanza che dava a quel suo braccio.



Era il quinto giorno che passavano a Water7, o meglio, era il quinto giorno che passavano in quell’officina.
Max si stava riprendendo dalle ferite, in realtà era già da tempo in piena forma, ma approfittava di quel momento di solitudine per allenarsi con i nunchaku; Leo era sempre chino sui suoi disegni, aveva detto che si sarebbe occupato del ritratto dei due solo quando la nave sarebbe stata pronta, la quale infatti era in via di costruzione; May invece spariva per delle ore, ritornando sempre tranquillamente per chiedere informazioni sulla sua nave.
Quella sera, poi, il suo arrivo fu molto sorprendente.
‘Max..’
Il ragazzo abbassò i nunchaku, interrompendo il suo allenamento per voltarsi verso quella ragazzina che ormai non si faceva vedere più. ‘Ci conosciamo?’ Ironizzò lui, ma lei non ci fece molto caso, poiché si alzò la maglietta, scoprendo quel piccolo reggiseno nero e urlandogli: ‘Guarda!’
Max però si era già coperto gli occhi, imbarazzato dall’accaduto. ‘Ma sei scema o cosa?’
Lei scoppiò in una fragorosa risata, guardando il suo amico comportarsi in quel modo, strano persino per lui.
‘Pensavo mi considerassi una bambina!’
‘Ma infatti lo sei- balbettò lui- Per questo non voglio sembrare un pedofilo!’
‘Non ti devi preoccupare, non ti volevo far vedere le tette.’
‘Ecco sei proprio un maschiaccio!’
Lei si rialzò la maglietta, indicando il tatuaggio che aveva proprio sopra il seno destro. Il simbolo della marina, cancellato.
‘Così sapranno che non sarò mai loro.’ Sorrise lei innocentemente, abbassandosi la maglietta.
‘AH!- lo guardò di nuovo- me ne sono fatta un altro.’
‘Ma si può sapere che testa hai?! Poteva catturarti la Marina!’
‘Non sono mica stupida come una certa persona, e poi non mi prenderanno mai. Te l’ho dettoooo.- Rispose a tono, indicandosi sopra il petto.
‘Comunque ti ho detto che ne ho fatto un altro!’
Si alzò la manica della maglietta, scoprendo la spalla. ‘Ho fatto tatuare il tuo nome!’
‘CHE!?’
‘Si, e farò lo stesso con tutto il resto della nostra ciurma!’
‘Ma ti rendi conto che potrebbero essere più di 100 nomi?!’
‘E allora? Io ho tanta pelle!’ Rise lei. ‘Ah a proposito. Me lo dici cosa hai tatuato su quel braccio?’
Max si alzò la manica, scoprendo una scritta che ricopriva tutto l’avambraccio destro.
‘Ogni stronzo che mi sfida è un uomo morto che cammina.’ Lesse May, prima di riscoppiare a ridere.
‘TU RIDI?! Di certo è molto meglio dei tuoi.’
‘Beh infatti è il tuo nome quello quello che ho scritto sulla mia spalla!’
Presero a rincorrersi, mentre uno sguardo li seguiva da lontano, per poi riprendere a disegnarli sulla sua tela. ‘Sono proprio un bel quadretto.’

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


~~Erano passati sette giorni e il Log Pose aveva finalmente registrato tutte le indicazioni dell’isola acquatica.
Ora sarebbero potuti partire, mancava solo la nave.
Max era nel prato, continuando a provare tecniche su tecniche contro il vento.
Ad un certo punto cominciò a nevicargli sulla testa. ‘Tu e questo frutto del DIAVOLO!’ Urlò voltandosi, trovando May che agitava un dito verso la sua testa.
‘Piano, ora arriva la bufera.’
Si era cambiata d’abito. Aveva un top scollato, sempre bianco, che le metteva in mostra i due tatuaggi; un pantaloncino color nero; i sandali neri e una collana con il simbolo di un timone.
‘Quella collana..’
‘Me l’ha fatta una dei carpentieri’ la accarezzò lei, per poi guardarlo con gli occhi illuminati sussurrando:’ è pronta.’
Corsero verso Leo.
Quel ragazzo era sempre silenzioso, ma ogni volta che avevano bisogno di una mano, anche se sembrava indifferente, era lì ad esserci. Come quando May era caduta in acqua, seguita da Max che voleva aiutarla; oppure la volta in cui lei era tornata a casa con un quintale di cibo che pensava fosse stato dimenticato per la strada; oppure quando uno dei carpentieri cercò di chiamare la Marina, trovandosi però colpito da una delle sue dita/armi metalliche. Era tenebroso, ma si prendeva cura di quei due che combinavano solo pasticci.
‘DOV E’???’ Urlarono in coro al ragazzo che alzò gli occhi al cielo al loro arrivo.
Poi fece cenno di seguirli, mantenendo una costante postura perfetta.
Immensa.
La nave risplendeva di un colore argenteo che la faceva sembrare ricoperta da neve. May toccò la superficie che sembrava graffiare e scalfire, ma che in realtà era morbidissima e vellutata. Alcune punte di ghiaccio si intersecavano, costituendo il bordo della nave, mentre le cabine  enormi si estendevano verso l’alto, posizionate a giravolta a ridosso di una grande scalinata. L’albero maestro poi, era di un bianco puro e le tele si adagiavano con leggerezza ad esso; a prua vi era un enorme vortice bianco, che terminava con la testa di un drago sorridente, ma allo stesso tempo feroce. Infine, sulla bandiera, un teschio sempre sorridente, con un cappello invernale buffissimo di colore viola.
‘Ecco a voi la ICED EYE.’

‘E’ proprio giunto il momento di partire.’
Il vento scompigliava i capelli di May, mentre cercava qualcosa verso l’orizzonte, appoggiata con i gomiti alla prua, lasciando che le mani le reggessero il viso perso in quell’azzurro infinito.
Max le stava accanto, stringendo con le mani i suoi nunchaku e poggiando una mano sulla spalla della ragazza. ‘Ai remi allora.’
‘Sapete già quale sarà la vostra tappa?’ Leo era appoggiato con la schiena accanto a loro, mentre guardava i suoi uomini fare gli ultimi ritocchi. ‘il vostro obiettivo dovrebbe essere il Nuovo Mondo, giusto?’
‘Giusto, ma penso che siamo ancora impreparati per lasciare il grande blu.’ Max gli si era avvicinato, accarezzandosi i capelli con una mano, mentre tendeva l’altra. ‘Grazie mille per la nave. ’
Leo non gliela presa, ma lo guardò con intesa. ‘Attenzione però a non distruggerla, la struttura è troppo complicata per essere copiata da qualcuno che non sia un uomo dei miei.’ Ridacchiò.
May si girò di scatto, con un lampo di genio negli occhi. ‘Ha ragione, abbiamo bisogno di un carpentiere!’ Urlò a Max, per poi guardare Leo cercando di supplicarlo.
‘Devi chiedere a loro, ma non so quanto siano disposti a lasciare casa.’
‘Ma io non voglio loro.- May gli girò attorno e poi gli si fermò sotto il naso- Entra nella mia ciurma.’
Max guardava senza fiatare, con l’espressione di chi non ha niente da obiettare.
‘Cosa vi fa pensare che io voglia lasciare Water7?’ Leo sembrava alquanto sorpreso, non aveva pensato a questa ipotesi. ‘E poi…non posso lasciare i miei uomini da soli.’
‘E’ davvero questo il problema?’ Avanzò May. ‘Io credo che ora potrebbe diventare complicato per te abitare qui, visto che la Marina ti ha puntato una taglia sulla testa…..,e  potrebbe essere complicato anche per la tua squadra.’
May sapeva di aver colpito un tasto dolente e sapeva di aver ragione, ma ancora non aveva capito il modo di fare dell’uomo che aveva davanti.‘Potresti disegnare tutto quello che vuoi. Conoscere il mondo e magari nuove specie di animali…cose mai viste! Poi a me stai simpatico, quindi ti voglio nella mia ciurma!’ Continuava lei.
‘Non se ne parla.- si voltò stringendo il pugno metallico- Ho spiegato a Max come attivare degli speciali congegni per rendere il viaggio più facile e la nave più resistente e abile. Ora scendo, buon viaggio.’ Attraversò il ponte, tornando dai suoi uomini che lo guardavano ammutoliti, avendo ascoltato tutto il discorso.
‘Bene, partiamo.’ May guardò il suo compagno. Nei suoi occhi si capiva che era molto delusa, ma non potevano fare nulla. Dovevano continuare il loro viaggio.

‘Allora, attivo il SnowJump che ci catapulterà direttamente nel mare. Emozionata?’
May era di fronte a lui, gli rivolgeva la schiena continuando a guardare verso l’oceano. Si avvicinò poi alla prua, salendo sopra l’enorme drago e non lasciando con lo sguardo il mare. Poi si voltò, un sorriso enorme sulle labbra e gli occhi luccicanti. ‘PARTIAMO!’
Max premette il pulsante situato al centro del timone e poi tirò la leva accanto, infine sbloccò una tessera. In un secondo si ritrovarono nel cielo, la nave era partita, creando un enorme scia di vento dietro di se; durò pochi secondi e poi ritornò tra le onde. Entrambi si girarono, Water7 era ormai lontana.
Appena la nave si era riassestata, il vento sembrava dirigere l’immensa imbarcazione direttamente da sola; Max lasciò il timone raggiungendo May che era ancora sul drago, si sedette al suo fianco e insieme guardavano l’orizzonte.
‘Sai- sussurrò lui- Mi dispiace che non si sia unito a noi.’
‘Anche a me..’
‘State attenti che se cadete in mare morite e perdete la nave.’
Una voce alle loro spalle li fece voltare, facendoli distogliere dal loro punto di osservazione.
‘LEO!!?’
‘Sei venuto??’
‘A quanto pare…’
Il ragazzo aveva al posto del braccio un’enorme elica, la mise in funzione e lo fece volare per una decina di secondi, poi la spense e con la manopola fece ritornare il braccio alla sua normalità. ‘Non volevo perdermi l’avventura.’ Aggiunse sorridente.
I ragazzi riguardarono verso il mare, pronti per nuove sfide.


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***



~~(Isola di Jaya)Mocktown- Wild Cherry
‘Bella donna, che ne direbbe di leggere anche a me i tarocchi?’
La donna fa un sorriso disgustato e, quando l’uomo ubriaco si mette a sedere davanti a se, comincia a mescolare le carte.
‘Allora che vede? Una bella scopata?’
Si passa le dita lunghe e affusolate, spostando il ciuffo bianco dagli occhi e poi mette al centro 3 carte. ‘Molta sfortuna e poca attività sessuale.’
‘BRUTTA TROIA!’ Tira la donna verso di se, stringendola per il colletto della sua camicetta nera.’ Vuoi vedere come ti sbatto qui davanti a tutti?’
La ragazza non muove un ciglio e fissa quell’uomo che la guarda con perversione.
‘Non è questo il modo di comportarsi.’ Un uomo alto,muscoloso, dai capelli e la barba rossa, prende il tipo per le spalle, sbattendolo contro la parete e facendolo svenire. La ragazza si risiede e ritorna a mischiare le sue carte.
L’uomo si accomoda di fronte a lei, con calma e raffinatezza, poggiando il suo braccio muscoloso sul tavolo mentre l’altro se lo porta dietro la nuca. Chiude gli occhi, ridacchia in modo garbato. Poi, guarda negli occhi quella ragazza dai capelli e gli occhi neri, con quello strano ciuffo bianco che le accarezza il sopracciglio sinistro.
‘Potresti leggere il mio di futuro?’ Chiede gentilmente.
La ragazza mischia le carte e ne poggia tre al centro.
‘A quanto pare io e te saremo uniti da qualcosa.’ Esala lei, poggiando la mano al centro della carta di mezzo.


Da qualche parte nel mare
‘Quindi questa Franky Family è la più importante nella tua città?’ May sgranocchia una carota, mentre Max assilla Leo di domande.
‘Diciamo. Il cantiere più importante è quello di Iceberg, il sindaco della città. Franky accoglie i reclusi. E’ un brav’uomo, anche lui ha delle braccia metalliche. ‘ Leo risponde, continuando a scarabocchiare sul suo quaderno.
‘Hai portato una nuova moda!’ Urla Max.
‘Mi dispiace che ora sei un ricercato..’ Continua May, ricordandosi che lui ha dovuto abbandonare la sua casa.
Leo scrolla le spalle. ‘Sono sono 10 milioni di berry.’
‘A proposito?! Sai a quanto ammonta la nostra?’ Chiede Max con un sorrisone in faccia.
Leo apre la sua valigetta e, tra i tanti fogli, ne tira fuori due con sopra disegnati i volti di May e Max.
• ALIVE MAX detto anche IL PIRATA STRATEGA o L’UOMO NUNCHAKU 45 milioni di berry.
‘WOW CHE SOPRANNOMI!’ Esulta il ragazzo, guardando il suo volto perfettamente ritratto sul volantino
• INDIGO D. MAY detta MANI DI GHIACCIO o LA REGINA DELLE NEVI 90 milioni di berry.
’90?! PERCHE’ COSI TANTI? QUELLI DELLA MARINA ERANO SCARSISSIMI E POI HANNO DATO UNA TAGLIA MISERA A LEO!!’
May esce dalla cucina, lasciando Max interdetto e Leo al suo disegno.
‘Credo che riguardi il suo passato- Leo continua a tracciare i contorni della mela, mentre parla al pirata stratega- ma non penso ne voglia parlare.’
La porta della cucina continua a sbattere, il vento non sembra cessare.



‘SVEGLIATEVI! ABBIAMO UNA ROTTA!’
May arriva dal suo navigatore, osservando il Log Pose che lui le indica. Intanto Leo è seduto sul tettuccio della cabina e continua a disegnare.
‘Dove andiamo Max?’
‘Verso Est, l’isola non dovrebbe essere lontana.’
‘Da quanto stiamo in mare? Una settimana?’
‘Due settimane e mezzo.’
‘Volano via come foglie…’ sospira May, guardando con avidità verso l’esterno della nave. ‘Chissà dove stiamo andando!’
‘E’ strano che non abbiamo incontrato altre navi.’ Dice May, guardando sempre attorno a se.
‘Effettivamente è vero, eppure dovremmo essere in una delle rotte principali.’ Max sembra allibito quanto l’amica.
‘In verità, c’è una specie di scudo a proteggere l’IcedEye. Nessuno può vederci e noi non possiamo vedere nessuno. Una sorta di campo magnetico.’
‘Ma come facciamo a schivare le navi se non le vediamo?!?’ Max guarda  Leo che però continua a tenere la testa sui suoi disegni.
‘Lo fa la nostra IcedEye.’ Risponde con lucidità nelle parole.
‘MA IO VOGLIO CHE LA NOSTRA NAVE VENGA VISTA!’
Leo finalmente si alza, avanzando verso il capitano con sguardo freddo. ‘Ora non possiamo. Non abbiamo cannonieri, ne rifornimenti per attaccare e, per quanto siano forti i vostri frutti o le vostre armi, la nave non reggerebbe.’
May sospira, ammettendo a se stessa che il ragazzo ha ragione.
‘Spera che nella nuova isola troveremo un cannoniere…’ La rincuora Max, mentre continua a tenere la rotta verso il punto indicato dal Log Pose.

Mock Town- WildCherry
‘Quindi le tue carte dicono che dovrebbe arrivare un cambiamento per entrambi.’
‘Non solo le carte.’ La sua voce tenebrosa si fa spazio tra i capelli rossi di lui, fino ad arrivare al suo cervello.’Io ho visto.’
‘Visto? Che intendi?’
Lei si alza, cercando di non attirare l’attenzione su di se, ma il suo seno prosperoso e la katana non le permettono ciò; gli fa cenno di seguirlo fuori, allontanandosi il più possibile e raggiungendo un porto solitario. Poi si ferma. Le braccia conserte attorno alla vita e la katana che sbatte al suono del vento, assieme ai suoi orecchini che raffigurano due sfere di cristallo.
‘Io ho il dono delle preveggenza.’
‘E che frutto del diavolo è?’
‘Non è un frutto del diavolo- continua lei, avvicinandosi a quello sconosciuto per poi sussurrare- Sono nata così. Ma, l’effetto è devastante. Posso  guardare nel futuro per molto tempo. Molto. Ma questo mi sfinisce, e quindi guardo solo per cinque secondi.’
‘E cosa hai visto?’ La sua voce è sempre gentile, su quella bocca matura e dura.
‘Capelli viola; dei Nunchaku; uno strano robot; sangue e macerie e poi….. un’isola.’
‘Isola? Quale?’

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


~~‘Ma sei sicuro che il Log Pose sta indicando un’isola?! Sono ore che continuiamo a navigare, ma non se ne vede nemmeno l’ombra!!’ Urla May esasperata.
‘Il Log Pose non sbaglia!’
‘Ma se ha preso a girare …e noi giriamo con lui. Mi sembra uno scherzo!’
‘Calma calma  - Max si gira verso Leo che li osserva divertito- ma forse il campo magnetico di cui hai parlato rende invisibile anche l’isola?’
Leo si alza, raggiungendo i due compagni. ‘Il campo magnetico rende invisibile solo ciò che si muove nell’acqua.’Dice in modo pacato,  osservando a sua volta la lancetta del Log Pose che sembra essere impazzita.’Clicca il pulsante blu sul fianco destro del timone.’ Conclude.
Max segue le sue indicazioni e, in un attimo, si ritrovano faccia a faccia con un enorme isolotto che galleggia ad un metro sopra il livello del mare. La cosa più bizzarra è che tutto, dalla terra;alle barche; alla cima delle case, è di un colore giallo acido.
‘Che razza di posto è questo?!’ Sbraita Max,notando che la lancetta del Log Pose si è finalmente calmata.
‘Scendiamo a scoprirlo.’ Sorride ironicamente May.
‘Come facciamo a scendere se quella COSA galleggia?!’
‘Ci saltiamo sopra!!’
‘Ma sei pazza?!’
Leo guarda divertiti i due che continuano a prendersi a pugni e poi spinge un pulsante che fa cade l’ancora. ‘Andiamo, forza.’
May guarda Max con superiorità e poi salta verso la riva; poi anche Max e infine Leo.
‘Questo posto è disabitato…’
I tre stanno percorrendo la stradina che divide a metà l’isolotto. Le case sono tutte chiuse, e non vi sono ne persone, ne animali a riempire il paesaggio.
‘Aspettiamo che il Log Pose registra e poi lasciamo questo posto bizzarro.’
Max si siede sul muretto, chiudendo gli occhi e assaporando la tranquillità; Leo si siede accanto a lui e comincia a disegnare sul suo quaderno.
‘Testa a porcospino; Signor Matita  io vado a fare una piccola escursione. Ci vediamo dopo.’ Dice May allontanandosi dai due.






‘Questo isolotto sembrava piccolo dall’esterno.’ Constata May,mentre di fa largo tra le varie case gialle che si formano una sopra all’altra, come se si volessero ammassare tutte assieme. Non ci sono alberi, ne piante, ne fiori. Solo case su case e qualche barca, sempre senza alcuna persona a custodirla.
May gira di nuovo a destra, sentendo un enorme trambusto provenire da una piccola stradina circondata da altre abitazioni. ‘Che odorino.’ Dice poi sniffando l’aria e percependo il profumo di cibo provenire da una casetta.
Entra di scatto in quel luogo, trovandolo vuoto.
E’ un piccolo bar giallo, con tavoli gialli e sedie gialle. ‘Mmm che buon odore.’
Il profumo viene dalle cucine, nelle quali entra. Un enorme pesce è posta su una griglia e in qualche pentola ci sono delle verdure che stanno cuocendo. ‘CHE FAMEEEE!’
Il pesce lo mangiavano anche sulla nave, ma nessuno dei tre sapeva cucinarlo bene e quindi si accontentavano di una cosa puzzolente troppo cotta e che probabilmente faceva venire il mal di pancia a tutti e tre.
May vede che il pesce stava ancora cuocendo e quindi, non sapendo quando doveva toglierlo dalla griglia, comincia a guardarlo aspettando. E aspetta. E aspetta. E aspetta, finché lentamente il pesce non diventa nero.
‘MA SEI IMPAZZITA!’
Una voce alle sue spalle si catapulta su di lei, spostandola di colpo per poi dirigersi sul pesce che continuava a cuocere. ‘COSA TI DICE LA TESTA?’ Urla quella figura, mentre toglie il pesce dalla griglia per poi pulirlo con cura.
May si alza, avvicinandosi a quel pesce che veniva riempito di limone e di diverse spezie. Poi accanto a questo, mette le verdure, aumentando il profumino delizioso e facendo brontolare lo stomaco della ragazza. ‘POSSO MANGIARLO?’ May si avvicina ancora di più al piatto, assaporando con il naso l’odore, continuando a guardare quella prelibatezza senza far caso al tipo accanto a lei.
‘Come sei arrivata qui?’
Un coperchio copre quella prelibatezza, distogliendo May dalla sua fame.
Emette un verso di delusione, guardando vero l’alto per cercare gli occhi dell’interlocutore.
Un uomo alto, dai capelli verdi lunghi racchiusi in un codino; gli occhi color cielo; una maglia gialla e dei pantaloni marroni; una borsa che gli penzolava lungo il fianco. Uno sguardo risoluto, di chi ha viaggiato il mondo e ha visto molto o forse troppo. Il suo occhio destro diviso da una cicatrice, che gli parte dall’attaccatura dei capelli fino ad arrivare al collo. Il naso, a patata, contratto in una smorfia.
‘Allora?’ Continua lui, appoggiando una mano sul bancone e imponendosi di fronte a lei.
‘Come pensi si possa arrivare su di un’isola?! Ora dammi quel cibo!’
‘Che ragazzina impertinente.- ride diabolicamente e poi sposta il piatto dietro di se, coprendolo con il suo corpo- Se lo vorrai dovrai combattere.’
‘Scusa?’
Il ragazzo si toglie la borsa dalla spalla e la appoggia sul tavolo, tirandone fuori due coltelli affilati. Poi si volta e, sciogliendo i capelli, dice: ‘Il mio nome è Cato Orazioda.’



‘Ma quanto tempo ci mette?!’ Max guarda il Log Pose che aveva ormai finito di registrare, poi si alza di scatto. ‘Dove potrebbe mai andarsene in questo posto desolato e minuscolo?’
‘Forse è sulla nave..’ dice poi, guardando Leo.
‘Aveva detto che sarebbe tornata da noi.’ Risponde l’amico, posando i fogli.
‘Quella bambinetta se ne sarà dimenticata!’ Max stringe gli occhi, poggiando le mani sulla testa.  Sapeva che si stava sbagliando. ‘Torniamo sulla nave.’ Disse infine, lasciando l’isola gialla.

Mock Town- Porto
‘Hai avuto un’altra visione?’ L’uomo gettò la sigaretta a terra, calpestandola con il piede ed esalando l’ultimo soffio di fumo che si era tenuto in bocca.
‘Si.’
‘E cosa hai visto questa volta?’
‘Sempre le stesse immagini….solo ,questa volta, ho visto uno sguardo e quell’isola…gialla.’
‘Ma sei sicuro che c’entra con noi? Entrambi?’
‘Non lo so. Ma è questo il mio presentimento.’
L’uomo si accese un’altra sigaretta, mentre la donna tornava a mischiare i suoi tarocchi.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


~~‘Io non voglio combattere con te.’
‘Non lo vuoi il tuo pesce?’ Dice Cato, indicando il piatto alle sue spalle.
May immagina quella prelibatezza nascosta e che continua a emanare un profumino delizioso, rinchiuso sotto il coperchio. La sua pancia brontola e immagina che anche Leo e Max abbiano fame.
Vede il ragazzo dai capelli verdi davanti a se, mentre gira i suoi coltelli nelle mani e la guarda con aria di sfida.
‘Tu sei un cuoco giusto?’ Chiede, mentre quest’ultimo alza uno dei due coltelli verso il suo volto.
Cato non risponde, avanza e cerca di colpirla con uno dei coltelli, ma lei si sposta e così si ritrova dall’altra parte della stanza. ‘Si, sono un cuoco.’ Risponde poi, girandosi verso quella figura esile che, con uno sguardo pensoso, sta vicino alla cucina.
‘E cosa ci fai qui?’
Cato ritorna in posizione, poi vede che lei non lo sta minimamente calcolando. ‘Vinci e ti darò le informazioni.’
‘Perché?’
‘Voglio vedere se sei un pezzo forte, tu sei quella di MarineFord no? Indigo D. May la sventura della Marina, no?’
May sbarra gli occhi, cercando di cancellare le immagini dalla sua mente. Poi, contrae i muscoli. ‘Cos altro sai di me?’
‘Solo di quello che si racconta tra i pirati.’
‘Tu sei un pirata?’
‘Ed ora anche tu..a quanto vedo.’
‘Dimmi cos’altro sai!’ Urla May, tendendo le mani verso il ragazzo.
‘Vinci e ti darò ciò che vuoi.’ Sorride innocentemente il ragazzo, tornando ad avanzare con velocità verso May.
Lei si scansa, mentre i coltelli le sfiorano i capelli tagliandone dei fili. Il ragazzo si gira di scatto, tornando in posizione. ‘Veloce…questa è la tua abilità? Scappare?’ Ridacchia ancora.
May appoggia una mano sul banco e involontariamente lo congela, lasciando Cato senza parole.
‘Eccola allora l’arma che spaventa la Marina…credo che ti alzeranno la taglia, solo sapendo che continui ad essere in vita.’
May respira profondamente, per poi congelare lentamente le lame che il ragazzo ha in mano, fino ad arrivare ai suoi polsi. Lui lascia cadere i coltelli, per poi avvicinarsi a May furtivamente e spingerla con forza contro la parete, creando un’onda d’urto che distrugge le mura del luogo e fa finire la ragazza all’interno di un’altra casa.
May cerca di alzarsi, spostando le macerie sopra di se e scuotendo la testa per poi ritornare con fatica in piedi.
‘Sei una tipa dura…’ Il ragazzo le si avvicina, toccandola nuovamente per poi farla rimbalzare contro l’altra parete, spingendola verso l’esterno.
May, affannata, riprende fiato e torna di nuovo in piedi, mentre il ragazzo si fa ancora vicino. Sempre di più.




‘Non è qui..’ Max esce dalle cabine, portandosi una mano tra i capelli.
‘E’ ancora sull’isola.’ Leo guarda verso il luogo giallo, cercando di vedere la testolina viola correre verso di loro.
Poi sentono un rumore. Come se qualcosa si fosse distrutto in tante macerie.
‘MAY?!’ Urlano entrambi, guardando verso una casa che sembra essere caduta in mille pezzi.



Una morsa di ghiaccio afferra i piedi di Cato, trascinandolo verso il suolo per farlo piegare. I rami ghiacciati si stendono verso tutto il corpo, bloccandogli i polsi dietro la schiena e intrappolandolo.
‘Ecco, questo volevo vedere.’ Dice lui, rabbrividendo per quel tocco gelido.
May si alza, spostandosi i capelli dietro le spalle e pulendosi le labbra dal sangue; cammina barcollante verso l’uomo a terra, cercando di tenersi ad una certa distanza per non essere toccata dalle sue mani.
Il ragazzo, però, tocca il ghiaccio che lo racchiude, per farlo poi schizzare in mille pezzi tutti attorno a se; infine si rimette in piedi, sorridendo vittorioso.
Un secondo vortice ghiacciato, però, lo rinchiude, creando mura spesse che lo chiudono come in una piccola scatola. Lui le tocca e anche queste si spezzano.
‘Mi dispiace tesoro, ma posso creare delle onde d’urto che fanno schiantare tutte le particelle con cui vengo in contatto contro una parete.’
Cato si riavvicina, mentre May resta impassibile davanti a lui.
La prende per un braccio, attirandola a se e poi…una morsa ghiacciata rinchiude entrambi, lasciando che l’onda d’urto provocata da Cato si rigetti su se stesso e su May, facendoli schiantare contro un’altra casa gialla.
May si rialza dalle macerie, aveva creato attorno al suo corpo una platina ghiacciata che l’aveva protetta. Cato, invece, resta piegato scricchiolando il collo e ridendo come un pazzo.
‘CHE CAZZO SUCCEDE QUA?!?’
I due ragazzi arrivano, vedendo il loro capitano sanguinante in piedi e un ragazzo dai capelli verdi coperto di macerie ridere come un pazzo.
‘E loro sono la tua ciurma?’
Cato si rialza, restando distante dalla ragazza che lo guarda impassibile.
‘Non voglio più combattere May, sei più forte.’
Lei storce le sopracciglia, avanzando vero il ragazzo che le sorride soddisfatto.
‘Allora quello che dicono è vero- continua lui- comunque ero solo curioso, tutto qua. Ora puoi avere il tuo pesce.’
May fa un sorrisone enorme e corre verso la cucina mezza distrutta.
‘PESCE!?’ Urlano increduli il navigatore e il carpentiere.



Mock Town
‘Non dovremmo andare  a cercare quest’isola…gialla?’
La ragazza distoglie lo sguardo dai suoi tarocchi, poggiandolo sul viso pacato dell’uomo.
‘Il destino ti avvolge, non puoi sfuggirne. Non c’è bisogno che lo andiamo a cercare, arriverà.’


Isola del gigho.
‘Quindi come sei finito qui?’
Cato guarda i tre divoratori di cibo, mentre poggia un piatto di patate arrosto davanti a loro.
‘La mia ciurma, l’ho abbandonata e sono finito qui creando un’onda d’urto che mi ha fatto rimbalzare.’
Si siede di fronte a loro, mentre questi continuano ad assaltare le prelibatezze.
‘Perché hai lasciato la tua ciurma?’ Continua May, con la bocca piena.
‘Perché erano degli assassini e depredavano città indifese. Poi mi ero stancato.’ Sorride, spostando dei pezzi di macerie caduti sul bancone.
‘SShe unno deehii miehi uohominhi lashasse lha mihia ciuhurmaha ioh nohn vohorrei piuhu rivedeherli.’ Continua la ragazza, mentre in bocca aveva una patata bollente con la quale non riusciva a parlare.
‘Soffiaci su prima di mangiarle!’ Urla Max, mentre addenta una carota.
‘Sono sempre così questi due?’ Chiede Cato, rivolgendosi a Leo, il quale con tutta risposta scrolla le spalle.
‘Comunque probabilmente hai ragione, ma io non facevo parte di quella ciurma. Ero solo di passaggio. Non sai quante ne ho cambiate…’ Ridacchia, guardando i tre che lo fissavano.
‘E ora che farai?’chiede Leo.
‘Aspetto che arrivi un’altra nave che mi prenda con se, del resto il cibo non mi manca ed è bello stare un po’ in solitudine.’
‘Ma perché qua è tutto abbandonato?’ May ha finalmente ingoiato il boccone, guardandosi attorno.
‘Non lo so, ma credo che prima fosse abitata…quando sono arrivato qui era già tutto vuoto. Poi ho trovato alcuni documenti che dicevano che quest’isola è l’isola del Gigho e che i suoi abitanti erano persone dalla pelle gialla.’
‘Incredibile..’
‘Forse saranno scomparsi con il tempo.’ Dice Max.
‘In realtà, io credo che siano stati sterminati….dalla marina. Vedi, gli abitanti di questa città erano soprattutto dei rivoluzionari, quindi..’
‘Capisco.’ Annuisce May, posando le mani sul bancone. ‘Comunque, hai detto che ti serve una ciurma no? Allora unisciti alla nostra, a noi serve un cuoco!’
‘Anche dopo che ti ho sfidato?!’ Ride lui.
‘Meglio, così so che sei un tipo in gamba. Poi potrai andartene quanto vuoi.’ Sorride lei, tenendo una mano.
‘Affare fatto.’ La prende Cato, stringendo l’accordo.
 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***



~~Avevano ripreso il viaggio, accogliendo Cato sulla nave e lasciando che si occupasse dei loro pasti. Trascorsero così altre settimane, tra Max e May che litigavano; Leo che continuava a scarabocchiare con le sue matite; Cato che sfornava sempre prelibatezze che pescavano prima nel mare. E pian piano si conoscevano tutti.
‘Il vostro obiettivo è il nuovo mondo, quindi?’
Sono tutti a prua, mentre il vento scompiglia i loro capelli e spinge la barca verso l’immenso blu. Cato guarda tutti e tre, notando quanto possano essere differenti eppure uniti.
‘Il mio, si.’ Risponde May, sorridendo.
‘E il vostro?’ Continua il ragazzo.
Max scrolla le spalle. ‘Io accompagno solo questa bambina per fare in modo che non si sperda- ride, notando lo sguardo arrabbiato di May- poi mi piacerebbe viaggiare il mondo e scoprire nuove isole.’
‘E tu?’ chiede al ragazzo silenzioso.
Tutti e tre si girano verso Leo, è sempre distante e non parla mai di se. Il ragazzo, infatti, sembra non voler rispondere; poi notando il loro sguardo curioso, decide di parlare. ‘Così.’
‘Cosa significa così? Ti sei presentato da noi senza dare spiegazioni!’ Max gli si avvicina, pretendendo risposte.
‘Basta Max- May gli poggia la mano sulla spalla e lo allontana da Leo- parliamo d’altro.’
‘Quando mi hai detto che potevo vedere il mondo e disegnarlo…e imparare nuove tecniche…allora ho deciso.’ Risponde inaspettatamente Leo, stendendosi completamente e appoggiando i palmi sotto la sua nuca.
May sorride, poi guarda Cato. ‘Tu invece? Continui a viaggiare ma non trovi una dimora..’
‘Neanche tu hai una dimora.’
‘Io ce l’ho, è questa nave.’ Ribatte lei, guardandosi attorno.
‘Perciò hai distrutto la tua?!’
May si alza, dando un calcio al ragazzo che cade a terra colpito, poi si rintana nella sua cabina lasciando Max e Leo spiazzati.
‘Scusa ma che intendevi?’
‘Lascia perdere testa a porcospino.’
Max lo colpisce a sua volte, e si arrampica sull’albero della nave a pensare.



Mock Town
‘Hai avuto una nuova visione?’
‘Si. Un nuovo volto.’
‘Bene, ma cosa significa questa carta?’
‘Il matto.’
‘Il matto?’
‘Si trova al centro, quindi occupa una posizione predominante nella faccenda. Chiunque sia, significherà molto per entrambi.’
‘Sigaretta?’
‘No, grazie.’

Nel mare, da qualche parte.
‘E’ ancora rinchiusa nella sua stanza.’Max si avvicina a Cato, mentre questo sta sbattendo le uova.
‘Dovrei portarle la colazione?’
‘Ma si può sapere cosa intendevi?’
‘Niente di importante. E poi credo che sia lei a dovertene parlare…’
‘CAVOLO!’ Max corre fuori la cucina, bussando con forza alla cabina di May.
‘Che vuoi?!’ Apre la porta bruscamente, con addosso solo una maglietta bianca che le arriva fino alle ginocchia.
‘IL LOG POSE!- indica l’oggetto- ABBIAMO UNA NUOVA ROTTA!’
‘Dov’ è diretto?’
‘Nord, questa volta.’
Il ragazzo si avvicina al timone e sposta la rotta verso Nord, mentre gli altri tre preparano le provviste per scendere.
‘Max, dovremmo trovare altri denari.’ Continua May, reggendosi all’amico.
‘Appena arriveremo, deprederemo qualche imbarcazione…magari della Marina.’ Ridacchia, mentre preme il pulsante dell’alta velocità indicatogli precedentemente da Leo.

Fascia di Bonaccia- Isola di Biancapenna
‘Mi dispiace, non sono riuscita a salvarla. Ma ora sono pronto: Borius Priminus mi ha allenato fin da piccolo; sono forte abbastanza. Ce la farò,madre. Io la troverò.’

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


~~Più si avvicinavano all’isola, più il mare diventava denso impedendo la navigazione. Sembrava un vero e proprio cumulo di pietra: niente vento; niente corrente. Un acqua immobile.
‘Dovremmo utilizzare i remi: questa mare è maledettamente  fermo!!’ Urlò Max, ai suoi compagni.
Leo gli si avvicinò, indicando delle leve arancioni al fianco del timone. ‘Tirale, si dovrebbero attivare delle eliche.’
Max eseguì l’ordine e la nave cominciò finalmente a muoversi, seppure molto lentamente.
‘Che posto è mai questo?!’ May guardava oltre la prua, aggrappata al dragone che dominava la nave. ‘Sembra una sorta di gelatina….non si muove nulla! L’aria è asciutta..’
Il sole picchiava sui loro volti e sembrava mancasse l’ossigeno, oltre che la vita, visto che non c’era l’ombra di un’isola all’orizzonte.
‘La bussola continua ad indicare verso nord, ma di questo passo ci vorrà un bel po’ per raggiungere l’isola.’ Commentò Max.
Cato e Leo si erano seduti all’ombra, il primo dormicchiava mentre il secondo riprendeva il suo disegno; May invece continuava ad osservare il mare, aggrappata al dragone; Max al timone, cercava in tutti i modi di aumentare la velocità.
Tutto era completamente calmo. Fin troppo calmo.
All’improvviso, un’ombra attirò l’attenzione del capitano, che si avvicinò con il viso verso il basso, cercando di scorgere il possessore della figura nera.
‘Ho visto qualcosa.’
‘Il mare è fermo: è impossibile! Il solo ti ha fatto avere un allucinazione.’ Commentò Max, spingendo il pulsante d’alta velocità che però non funzionava.
May non era convinta come il suo compagno, ma tornò ad osservare il mare.
Ed eccola di nuovo, un’ombra enorme.
‘L’ho rivista.’ Commentò con voce flebile, senza ricevere risposta.
Poi ci fu di nuovo la pace. E poi l’inferno.
L’immensa nave cominciò a dondolare, prima lentamente e poi con una forza assurda. L’acqua arrivò saliva e scendeva, assieme alla nave che cercava di ribaltarsi.
‘MA CHE CAZZO E’?’ Urlò Cato, svegliandosi e notando che tutti i suoi compagni cercavano di aggrapparsi a qualcosa di fermo.
D’un tratto la nave interruppe la sua danza mortale, tornando nella posizione di tranquillità.
‘Non è finita qui..’
A quelle parole, un enorme viso compiaciuto spuntò dall’acqua, mentre con degli artigli affilati reggeva la prua, facendo cadere all’indietro i suoi navigatori.
Era un viso grottesco. La faccia era completamente nera, con gli occhi bianco rossi e i denti che sprofondavano nel mare; le orecchie umane coprivano delle immense ali dorate e una coda che spuntava da dietro la testa. Era mezzo gatto, mezzo pesce, mezzo leone, mezzo aquila, mezzo uomo.
Poi lasciò la presa, continuando a fissare con sguardo famelico i ragazzi.
‘E tu chi sei?’ Chiese May, avvicinandosi verso il mostro.
Il mostro sorrise, allontanandosi di poco per poi entrare in acqua e uscirne con una posa eroica.
‘Il mio nome è Bonkulu e sono un re del mare. Il mutilatore, precisamente.’ Sorrise, ancora, sbattendo la coda verso l’IcedEye.
‘Devi essere estremamente delizioso….’ Commentò la ragazza, seguito dalle approvazioni dei compagni alle sue spalle.
‘Potrei farne un ottimo involtino…’ aggiunse Cato, pensando alle diverse spezie da aggiungere alla preparazione.
‘IO SONO UN RE DEL MARE! VOI SIETE LA MIA CENA!’ Sbraitò Bonkulu.
‘Non questa volta, scusa.’
Bonkulu fece un balzo, cercando di colpire nel mezzo la nave così da spaccarla, ma fu fermato dalla mano di Cato che la respinse, facendola volare di nuovo nel mare.
‘EHI! LA DOBBIAMO PRENDERE!’ Disse Max, lanciando uno sguardo di richiesta a May, la quale creò un enorme ponte ghiacciato che arrivava direttamente sul mostro.
Leo e Max lo percorsero, arrivando su Bonkulu, il quale era ancora stordito, e colpendolo il primo con dei coltelli super affilati; il secondo con i suoi nunchaku.
Bonkulu, tagliuzzato e mal ridotto, fu lanciato con un gesto ghiacciato sulla nave, per poi essere condotto di peso da Cato nella cucina.
‘PANCIA MIA FATTI CAPANNA!’ Urlò Max, ritornando assieme a Leo sulla nave , mentre quest’ultimo puliva le sue dita/pugnali.

‘Secondo voi ce ne saranno degli altri?’ Chiese May, addentando la coscia di Bonkulu cucinata a puntino.
‘DELIZITIOSOOOOO!!’ ‘SUBLIMEEEEE!’
‘Credo proprio di si.- rispose Leo, l’unico che aveva sentito la ragazza, poi addentò un pezzo di carne- Tantho peehr tuhtto il teehempo cheeh ci voohorrà per ahrivahare!’
‘Chompchomp E’ VERO! Chompochomp EVVAI!!’

La mattina dopo, riposati e soddisfatti dell’abbondante cena, si svegliarono con le urla di May che arrivavano da fuori. ‘RAGAZZI VEDO L’ISOLA!’
Tutti corsero, trovando un immenso mare vuoto, con un solo minuscolo puntino all’orizzonte.
‘Ci vorranno altre ore…May…’
‘Che significa! Almeno c’è!’ Disse, dirigendosi verso il suo posto preferito, guardando speranzosa l’obiettivo.


Mock Town
‘Secondo me, non verrà nessuno.’
‘Devi avere pazienza. Ci vorrà ancora molto tempo.’
‘Ma non possiamo raggiungerli noi?’
‘Arriveranno, fidati Willy.’
‘Mi sono fidato fin troppo in vita mia..’

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


~~‘Voi avete per caso dei cappotti?!’
La ciurma guardò dinanzi a se: un’isola completamente ricoperta di bianco.
‘Non è neve.’ Disse May, poggiando i piedi a terra.
Ed infatti l’isola non era bianca per via della neve, bensì la terra e gli alberi erano completamente bianchi, come se nascessero così.
‘E’ morbidissima!’ la ragazza si distese, rotolandosi lungo tutto il prato. ‘Sembra di stare sulle nuvole!!’
Max la seguì a ruota e anche Cato; Leo ,invece, cominciò a studiarne la consistenza, molto simile alla nave, ma completamente naturale e cominciò a prendere appunti sul suo taccuino.
‘Andiamo a vedere cosa c’è dentro!- urlò il capitano, alzandosi in piedi per poi voltarsi verso l’amico pallido- tu non vieni?’
Leo non le rispose e quindi gli altri capirono che era preso dai suoi pensieri e si diressero verso l’interno dell’isola.
‘Il Log Pose sta cominciando a registrare.’ informò Max ‘Sembra desolata…’
‘Io credo che sia questo a renderla così affascinante.’ Sospirò May, passando le dita attraverso le foglie di quei pini albini.
Poi si tolse le scarpe, volendo sentire il morbido contatto dell’erba sotto i piedi. ‘E’ davvero magnifico..’
‘Mettiti le scarpe, ti puzzano i piedi!’ Scherzò il navigatore.
‘STAI ZITTO TU, TESTA A PORCOSPINO!’
‘IO NON HO LA TESTA A PORCOSPINO!’
‘INVECE SI!! DIGLIELO CATO!’
Cato cominciò a sbellicarsi dalle risate, ascoltando le inutili conversazioni di quello che doveva essere il capitano e del navigatore. ‘Voi due siete davvero un quadretto divertente!’
Un ramo si spezzò, interrompendo la loro discussione.
‘Avete sentito?’ sussurrò il cuoco, guardandosi attorno.
Silenzio.


Isola di BiancaPenna(Fascia di Bonaccia)
‘IO NON HO LA TESTA A PORCOSPINO!’
‘INVECE SI!! DIGLIELO CATO!’
Quelle voci interruppero la sua solita caccia pomeridiana,facendolo tornare verso il bosco buio.
‘Hai sentito Bor? Sono qui per prendere gli altri miei due fratelli….ma questa volta non mi sfuggiranno!’
‘Bravo Singarti! Ma, va avanti tu, io ti aspetto qui!’
‘Sei il solito fifone! Dopo che hanno catturato Raaka non potrò mai più perdonarli! Io dev-‘ ma calpestò un ramo di pino, facendosi scoprire dai suoi nemici.
‘Cazz-!’
Guardò attraverso la sua mascara, scorgendo delle figure ammutolirsi in un secondo.
Due ragazzi, entrambi alti, uno muscolo e dalla pelle color caramello e gli occhi brizzolati; l’altro con il corpo magro, due coltelli nella sua cintura e i capelli verdi raccolti in un codino. Poi vide meglio. In mezzo a loro una ragazzina dalla corporatura esile, con i capelli viola scuro e due tatuaggi, uno sopra il petto, mentre il secondo sulla spalle, e poi uno sguardo….vispo e tenace. Era piccola,  ma il suo sguardo diceva il contrario.
Tutti e tre erano molto diversi dai rapitori di Raaka, ma erano sempre degli intrusi, in casa sua.
‘Singarti…’
‘Bor, resta qui. Li catturerò e mi farò dire dove si trova mia sorella.’



Isola di BiancaPenna
‘Sembra non ci sia nessuno…’ commentò infine Cato, spezzando il silenzio.
Ma tutti e tre si lanciarono un’occhiata, sapevano che c’era qualcuno a seguirli.
Continuarono a camminare, mentre con la coda dell’occhio osservavano alle loro spalle.
‘Dannazione!’ disse ad un tratto May.
‘Che c’è?’
‘Non credo che qui ci sia la Marina, no? A noi servivano soldi!’
‘Ti sembra questo il momento di parlarne?- Max si portò una mano alla fronte- E comunque, non credo ci servano a qualcosa qui..’
‘Ha ragione Max. In questo posto non c’è nessuno.’
‘Guardate!’ disse May, avvicinandosi ad un albero.
‘NON CI STAVI ASCOLTANDO?’ sbraitarono entrambi.
‘Gli alberi non hanno radici…’
‘Ancora non ci ascolta.’ Max emise un sospiro di noia e poi tornò ad ascoltare May.
‘Si estendono vero l’alto come grattacieli. Sembrano vere e proprie case.’
‘Effettivamente è vero, inoltre sembrano anche senza vita. Come se esistessero solo per bellezza e non facessero parte della terra.’
‘Non ci sono nemmeno degli animali da cucinareee!’ si lamentò Cato.
Una freccia lo colpì vicino al viso, graffiandogli la guancia e distogliendolo dai suoi pensieri. ‘Merda!’



Isola di BiancaPenna
‘Non ci sono nemmeno degli animali da cucinareeee!’
‘Brutto stronzo! Ti vuoi pure mangiare i miei fratelli!?’
Il ragazzo impugna l’arco, prendendo la mira e respirando profondamente. Inspira. Espira. E scocca. La freccia lo colpisce di striscio, facendolo soltanto mugugnare.
Sente altre voci provenire da quegli esseri strani e chiassosi. ‘Allora non siamo soli..’ dice la ragazza.
‘Max perché sottolinei le ovvietà?!’
‘Allora quel ragazzo dalla pelle arancione si chiama Max.’ Sussurra tra se e se.
‘Singarti, è meglio se ti nascondi…potrebbero vederti.’
‘Con questo travestimento mi confondo tra gli alberi, non ti preoccupare.’
Qualcosa di gelido gli tocca la gamba, trascinandolo verso il basso e lasciando che cada sull’erba soffice.
‘Cazzo.’







 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


~~MOCK TOWN
‘Dovremmo restare qui ancora a lungo.’
‘Parlami un po’ di te allora!’
La ragazza guarda quell’uomo maturo e robusto, dai toni gentili e pacati.
‘Allora? Da dove vieni Cassandra?’
La ragazza esita un po’, continuando a guardare la carta del matto che continua ad uscire fuori dal mazzo.
‘Vengo da un’isola chiamata Wingred, situata nel Mare Settentrionale.’
‘Anche io vengo dal Mare Settentrionale,un’isola di nome Ultts.’ Ride in modo buffo, continuando a mantenere la sua posizione da gentiluomo.
‘Ultts...mai sentita.’
‘E dove hai imparato quest’arte?’
La ragazza si passa la lingua sulle labbra, coperte dal rossetto rosso scuro; poi comincia a ticchettare l’unghia nera sul tavolo. ‘Sono nata con il dono di leggere il futuro...e sono stata presa sotto l’ala protettrice di una donna con questa abilità, fino a quando lei non è morta e ha lasciato a me il suo sapere e il desiderio di trovare i tarocchi ancestrali.’
‘Ed è stata lei ad insegnarti a combattere con quella?’ Le indica la katana, racchiusa dalla fodera abbellita di simboli che ricordano i tarocchi, che lei tiene stretta a se.
‘Si..era una donna molto forte.’ Sorride con sincerità.
‘Penso che anche tu lo sia.’ Dice lui, ridendo nuovamente in quel modo che ricorda tanto un padre con i figli.
‘Qual’ è la tua storia invece Willy?’ dice, scoprendosi dal mantello misterioso con cui si allontanava da tutti.
‘Io? Beh, ti ho già detto che provengo da Ultts. Vedi, sono cresciuto in quella città con la mia famiglia: mio padre, un ex pirata; mia madre e mia sorella gemella. Mio padre creò una specie di associazione e io ne facevo parte…solo che mia madre e mia sorella se ne andarono, poiché erano contrarie a questa cosa. Molto tempo dopo, mia sorella tornò, dicendo che nostra madre era morta e che voleva far parte della famiglia. Ma…due anni dopo, durante un meeting, si scoprì che mia sorella e mia madre erano della Marina e la stessa Marina arrivò uccidendo tutti, tra i quali anche mio padre. Ho lasciato la mia città, proprio perché cerco vendetta..contro la marina.’ Serra le labbra in un espressione dura e chiude gli occhi.
La ragazza mischia le carte e ne tira fuori una: una donna seduta su di un trono, coperta da un mantello rosso, sul capo una corona e nella mano destra tende verso l’alto una spada.
‘La giustizia.’ Dice Cassandra con fermezza.
 

( Questo capitolo è una sorta di vignetta dove volevo spiegare i due personaggi presenti a Mock Town che sono...ancora...in attesa e.e; la storia continuerà al prossimo capitolo!!)

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Capitolo 16
*** LEGGETE IMPORTANTE ***


~~Angolo autrice!!
Era disperata. Aveva tante cose da fare: assegni per casa; interrogazioni; compiti in classe…sembrava impossibile, ma ce l’aveva fatta.
AVEVA PORTATO IN SALVO L’ANTICO VASO
*urla di sottofondo*

OK NO LOL
Questo piccolo angolo è per spiegare più o meno ciò che sta avvenendo, parlando anche del mondo di One piece, visto che non sono sicuro di essere COMPLETAMENTE chiara.(alcune persone mi hanno detto di dover spiegare un pochino le cose e perciò lo faccio)
Allora,
Il mondo(di onePiece) è soprattutto composto da mare e da isole, l’unico vero continente divide il mondo a metà(come il meridiano) e viene chiamato LINEA ROSSA, dividendo così il mondo in due parti: il mondo conosciuto(formato dal mare settentrionale;occidentale;meridionale;orientale) e il magnifico supercalifragilidichespiralitosissimo NUOVO MONDO.(*suonano trombe trionfanti*)
L’unico modo per arrivare nel nuovo mondo, proprio perché è inaccessibile visto il continente(soprattutto montagnoso) è quello di percorrere la Rotta Maggiore, una fascia di mare parallela alla linea rossa, incorniciata da due FASCE DI BONACCIA.
Ora ora ora, vi starete chiedendo(se non avete mai letto i manga/se non avete visto gli anime/se non ricordate nulla), COME CAVOLO CACCHIOLINA SI ENTRA NELLA ROTTA MAGGIORE SE E’ TUTTO BLOCCATO?
Eh si, non pensate di attraversare le facce di bonaccia e il gioco è fatto EH, proprio perché quelle due strisce di mare pullulano di mostri mariniiiiiii(così come abbiamo visto nel capitolo precedente, anche se lo hanno battuto facilmente SONO TROPPO FORTI).
Il continente poi blocca i  mari…quindi come fanno i pirati? Beh, vi è un luogo, all’inizio della rotta maggiore, conosciuto come REVERSE MOUNTAIN. Lì confluiscono tutti i mari (infatti ci sono ben 4 correnti diverse) e da lì si entra nella rotta maggiore.
CLARO?
Bene, ma questo non vale per i nostri ‘’eroi’’, perché loro partono già dalla rotta maggiore( May viene da MarineFord), e quindi è molto più complicato perché insomma…..PERCHE’ L’HO FATTA PROVENIRE DA MARINEFORD??!!?!?!??!?!? SONO UNA SCEMA!
Anyway, ho deciso di fargli percorrere ugualmente la rotta maggiore, prima a ritroso e poi in avanti, verso il nuovo mondo. Ora vi starete chiedendo: ma che fessa che è questa, non potrebbe entrare direttamente nel nuovo mondo?!?
Come se non mi fosse più facile! Certo che lo so…
Solo che devo rendere complicata la rotta e poi hanno il Log Pose e questo oggettino fa di testa sua, quindi andranno dove dice la ‘’bussola’’(a meno che non ci sia un Orso Bartolomew che li lancia con la nave verso l’ultima isola che non svelo qual è per non spoilerare!) e quindi…seguite l’avventura!
Bacioni                          


PS: Se avete altre domande recensite e se volete riempirmi di male parole…lo capirò. Ma spero non succeda LOL. Al prossimo capitolo!!




 

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Capitolo 17
*** Capitolo 15 ***


~~Isola di Biancapenna
‘Ero sicura di averlo preso.’
‘May, ti sei confusa con questo ramo…’ dice Max, sbandierandole il ramo di pino avvolto dalla mano ghiacciata.
‘A meno che non sia riuscito a scappare’ ipotizza Cato.
‘E’ impossibile uscire da una trappola del genere.’
Si guardano attorno, ma il silenzio pervade quel bosco chiaro dove l’unica luce proviene dal biancore del posto. Continuano a camminare, poco convinti dell’accaduto.
Isola di BiancaPenna
‘Per poco mi prendevano.’ Il ragazzo, accucciato sul ramo, guardava nervosamente gli stranieri camminare. ‘Ma cos’era quella cosa assurda? Un’arma?’
‘Quello, ragazzo mio, era ghiaccio. Uno di quei tre deve avere ingerito il frutto Gelogelo?!’
Il fantasmino dagli occhi verdi, esce dalle sue spalle, con l’aria ancora spaventata e cercando sempre di nascondersi dietro il ragazzo.
‘I frutti del mare di cui mi hai parlato?’
‘Esatto. Se non fosse stata per la tua abilità e per il fatto che hai le gambe secche, non saresti mai sfuggito a quella morsa. Ti avrebbero catturato, e poi avrebbero trovato me e mi avrebbero condotto in un carcere e fatto marcire lì dentro o…PEGGIO MI AVREBBERO FATTO CHISSA’ QUALI ESPERIMENTI! MALEDETTI PIRATI!’
‘Non ti piacciono i pirati?’ dice una voce alle spalle, facendo inciampare e cadere Singarti dall’albero.

‘E’ svenuto?’
‘Non lo so, mica sono un medico?! Io faccio il cuoco!!’
‘E io sono un navigatore? E allora??’
‘Zitti voi due. Ma non erano due le voci?’
‘Forse parla da solo…’
Le voci che lo circondano, gli riportano alla mente la sua casa; la sua famiglia. Il manto bellissimo di sua madre a cui si aggrappava sempre assieme ai suoi fratelli, per giocare. Lo avevano accolto, quei lupi, ed erano tutto ciò che voleva. Doveva trovare sua sorella. Doveva uccidere quei draghi celesti!
Apre gli occhi, alzandosi di scatto e cercando di scappare. Ma non può: è circondato. Ed è solo…
Borius si sarà nascosto da qualche parte-pensa.


Isola di BiancaPenna
 A terra un animale strano con la testa di lupo e il corpo di uomo, guarda con rabbia i tre pirati, ringhiando e posizionandosi come per attaccare.
May si piega, cercando di fissare negli occhi l’animale e muovendo una mano verso il suo volto.’ E’ una mascher-‘
Questo la graffia sul volto e si ritrae, sfuggendo alla sua mano.
In sottofondo, ululati e versi di lupi si avvicinano sempre di più. L’animale davanti a loro ghigna di vendetta.
Max e gli altri restano inermi, aspettando la mossa del loro nemico, che intanto gli gira attorno come per fiutare la preda.
Poi sbraita: ‘LEI DOV’E’!’
La sua voce, piena di rabbia e risentimento, sembra aggredirli con tutta la forza possibile.
‘Chi?’ Chiede Cato annoiato, incrociando le braccia attorno al suo busto.
May si siede a terra, guardandolo mentre continua ad analizzarla dalla testa ai piedi; nota le sue orecchie umane, nascoste da quelle lunghe corna che definiscono la maschera. Max si piega sulle ginocchia, ascoltando con gli occhi chiusi.
‘LO SAPETE BENISSIMO!’
‘In realtà no!’ Dice innocentemente la ragazza, sorridendo con sincerità.
Il lupo allora le salta addosso, immobilizzandolo con un braccio, mentre con l’altro le punta contro il viso un grosso machete che ha tirato fuori dalla fodera alle sue spalle.
Max e Cato restano senza fiato, rendendosi conto che May non agisce. ‘Non scherzare con noi, mostro..’ minaccia il cuoco.
‘Non penso sia un mostrò dice May, immobilizzata sotto il corpo del metalupo.
Un ramo di ghiaccio spunta dal terreno, alzandogli la maschera e scoprendo il volto dell’aggressore.
Ha una pelle chiarissima; gli occhi dorati, con un taglio allungato e a forma di nocciola; due triangoli rossi che gli percorrono le guance,fino al mento spigoloso; i capelli celesti gli ricadono a riccioli, formando una frangetta che gli accarezza le sopracciglia e una bocca contratta dalla quale spuntano canini affilati; all’orecchio destro un pendolo con un diamante.
Resosi conto che gli manca la maschera, il ragazzo avvicina la lama alla gola di May, cominciando a graffiarla e a farle uscire del sangue, ma lei resta ferma e non fa niente, continuando a guardarlo negli occhi per cercare di capire cosa pensa. Max e Cato, intanto, si ritrovano una banda di lupi alle spalle che ringhia e si prepara al combattimento.
‘Ragazzi non combattete contro quei lupi!’ Li avverte la ragazza, ancora sotto le grinfia del ragazzo dai capelli blu.
I due annuiscono. I lupi non sembrano essere cattivi, solo spaventati.
Il ragazzo si distanzia da lei e così i lupi si fermano dall’attacco; poi si avvicina a loro e comincia a emettere versi strani, ricevendo altri versi in risposta dai lupi.
‘Questo è matto.’ Sussurra Max ai due, mentre May si rimette in piede guardando lo spettacolo.
‘Lupi bianchi.’ Dice lei, con meraviglia.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 16 ***


~~
Isola di BiancaPenna
Alcuni lupacchiotti gironzolano cercando di acchiapparsi le code; altri lupi, più grandi, camminano attorno, scambiandosi lunghi sguardi d’intesa e gesti con il muso.
Il ragazzo lupo, davanti a loro, cammina silenzioso, conducendoli in quel piccolo picco di montagna dove diverse tane si aggregano assieme.
Entrano, poi, dentro una piccola dimora calda, dove vengono invitata a sedere.
Dal buio un pirata con i capelli biondi e i baffi lunghi e sottili, si avvicina ai tre sorridendo gagliardamente e ridendo con forza.
‘Ohohoh, hai portato ospiti vedo!’dice il pirata che vola e Max e Cato cominciano ad urlare spaventati, aggrappandosi dietro le spalle di May che non si era resa conta dell’uomo. Poi si gira, e lo saluta con una mano. E così fa il fantasma.
‘E’tuo amico?’
Singarti la guarda e annuisce, tornando a cercare nella tana buia.
Alle spalle del pirata appare una donna, bellissima, mora e anch’ella sorridente, la quale appoggia prima la mano su una spalla del compagno e poi si avvicina i tre ospiti, guardando con attenzione May, mentre intanto Max e Cato continuano a piagnucolare come bambini.
‘Pensavo foste coraggiosi..’sussurra May agli amici, intimorita ma non spaventata dai due esseri davanti.
‘MA SONO FANTASMI!’ Urla il cuoco.
‘PERCHE’ DIAVOLO HAI PORTATO DEI PIRATI QUA DENTRO, E LO SO CHE ANCHE QUEL BIONDO OSSIGENATO E’ UN PIRATA, MA ORA NE SONO DI PIU’! MANDALI VIA! SONO DEGLI INTRUSI E PER DI PIU’ HANNO MANGIATO I FRUTTI DEL DIAVOLO! MANDALI VIAAAAAAAA!’
Un fantasmino dal naso rosso e gli occhi verdi, entra di getto, cercando di nascondersi dai ragazzi e urlando verso Singarti, il quale si gira sorridendogli, per poi raggiungere gli ospiti.
‘Cos’è questa?’ Chiede May, avvicinandosi all’oggetto poggiato da Singarti sul piccolo tavolino al centro  davanti a lei.
‘NO MAY NON TI ALLONTANARE!’ Urla Max, continuando a tremare con Cato alla vista del terzo fantasma.
‘Tranquilli, sono innocui- dice piano lui- Questa collana era di mia sorella.’
‘Ma allora non eri l’unico umano a essere qui.’
‘ANCHE NOI SIAMO DEGLI UMANI SAI!’ Urla il fantasma dal naso rosso, offeso.
‘Borius, calmati, sembrano diversi da quelli che l’hanno rapita...- ritorna poi a guardare May- No, mia sorella è un lupo. Loro e gli spiriti sono la mia famiglia. Qualcuno…-fa un lungo respiro prima di riparlare- ha rapito Wahya, mia sorella.’
‘Capisco. Sai chi?’
‘I draghi celesti.’ Dice il fantasma donna, sedendosi accanto a Singarti.
Max e Cato continuano ad urlare disperati, ma vengono interrotto da due pugni di May e tornano in silenzio.
‘Io sono Califfa e prima di morire ero una strega.’ Dice lei, in tono profondo e sensuale. ‘Quello che si lamenta è Borius Priminus, il padre adottivo di Singarti. Era un astronomo e ha lavorato per molto tempo per i draghi celesti, prima di morire a causa dei pirati.’
‘ODIOSI PIRATI’ aggiunge Borius.
‘Io mi chiamo Samal ohohoh- si avvicina il fantasma dai capelli biondi a Cato e Max, spaventandoli ancora- Che bello vedere pirati come me ohohoh!’
‘Scusate la domanda- interrompe le presentazioni May- ma chi sono i draghi celesti?’
‘I GRANDI DISCENDENTI DEI VENTI RE, CREATORI DEL GOVERNO MONDIALE! ALTRO CHE LURIDI COME I PIRATI!’
‘Borius, se lo dicessi lontano dall’ombra saresti più convincente…- Califfa torna a parlare ai tre- è un tipo molto fifone.’
‘FIFONE A CHI?!’ Esce allo scoperto, avvicinandosi alla strega.
‘Piacere,io sono May.’ Dice, avvicinandosi al fantasma che per lo spavento ritorna nel buio.
‘May…’ sussurra Singarti, per poi zittirsi di nuovo.
‘Indigo D. May, sono il loro capitano.’ Sorride lei, indicando gli altri due fifoni della stanza.’ Loro invece, non lo sembrano, ma sono molto forti.  Uno è l’uomo erba e l’altro è testa a porcospino.’
‘A CHI HAI DETTO UOMO ERBA?’ ‘A CHI HAI DETTO TESTA A PORCOSPINO?’ urlano entrambi in coro.
‘Io sono Cato Orazioda e sono un grande cuoco che ha solcato mari per anni…prima d’incontrare questi qua.’
‘Max Alive e se posso dire…-guarda la strega e gli si avvicina con fare galante- voi siete proprio una bella donna.’ Cerca di prenderle una mano, ma non riuscendoci, ride e torna spaventato accanto a May.
‘C’è anche Leo, un altro nostro compagno.’ Conclude lei.
‘SIETE SOLO IN QUATTRO?!’
‘Per ora si..’ ride, passandosi una mano tra i capelli.’ Cerchiamo nuovi compagni naturalmente. Comunque, non sembrano così meravigliosi, se hanno rubato la sorella di Singarti.’
‘Devono essere cambiate le cose da quando c’ero io.’ Aggiunge Borius, sempre in lontananza. ‘Erano degli uomini magnifici, grandiosi e leali. Non so perché abbiano fatto una cosa del genere.’
‘Borius ha un’idea confusa dei draghi celesti. In realtà sono vili e si approfittano del loro ‘’rango’’. Portano un enorme bolla perché vogliono separarsi dalla gente comune e non respirare la loro stessa aria.’ Dice Califfa in tono freddo.
‘Ohohoh anche io li ho conosciuti ohohoh. Ha ragione la strega ohohoh, sono solo dei montati ohohoh.’
‘NON E’ VERO!’ Urla Borius.
‘Ohohoh ti hanno abbandonato ai pirati senza battere ciglio ohohoh.’
Borius si ammutolisce, lasciando per qualche secondo che la stanza si riempia del silenzio di tutti.
‘Io devo trovare mia sorella.’ Afferma infine Singarti, rompendo lo stato del momento.
‘Allora unisciti a noi! Troveremo tua sorella!’



Mock Town
‘Cassandra,sembri spaventata.’
‘Tutt’altro.’
‘Che hai visto?’
‘I draghi celesti.’

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 ***


~~‘Siamo pronti a salpare!!’ Urla May,dopo che il suo navigatore le ha fatto notare che il Log Pose ha registrato l’isola.
Tutti salgono sulla nave dove Leo li sta aspettando in compagnia dei suoi fogli da disegno.
‘NON CI CREDO CHE VAI CON I PIRATI!’ Borius guarda Singarti avviarsi verso la nave con sulle spalle alcune delle sue cose.
‘Borius, smettila, lascialo viaggiare.’ Califfa gli poggia una mano sulla spalla, sorridendo al ragazzo che silenzioso li guarda.
‘Ohohoh fa buon viaggio! E ricordati di divertirti ohohoh!’
Singarti fa un cenno leggero con la mano, guardando da lontano la sua famiglia di lupi che ululano a lungo.
‘La troverò mamma, te lo prometto.’ Sussurra, per poi salire sul ponte per raggiungere i ragazzi che lo stanno aspettando.


Dopo vari giorni di navigazione in quelle acque ferme, sono finalmente giunti nel mare con la corrente e la navigazione comincia ad essere meno difficile. Singarti se ne sta silenzioso nella sua camera, mentre gli altri fanno i loro lavori.
‘Penso che dovremmo pulire la nave.’ Commenta Mary, guardando in giro.
‘Siamo nel mare! Non ha bisogno di essere pulita!’
‘Ovviamente ne ha bisogno! E poi- si gira guardando in direzione della stiva- l’acqua scarseggia ed anche il cibo…dobbiamo trovare un nuovo luogo dove attraccare.’
‘Sto aspettando che il Log Pose segnali una rotta infatti. Magari incontrerò qualche bella donna sulla prossima isola…’
Max si ammutolisce, dopo che May gli ha tirato un pugno in faccia.
‘Capitano..’
‘Visto almeno lui è rispettoso..- ridacchia verso il navigatore, per poi ascoltare Singarti che è appena uscito dalla sua stanza- comunque preferisco essere chiamata May.’
‘Io…qual è il mio compito sulla nave?’
‘Mmmm..’
‘Samal mi ha detto che sulla nave devi avere un ruolo e vorrei essere d’aiuto, visto che mi offrite un passaggio.’
May gli sorride.’ Prendi esempio da lui Max…Comunque cosa sai fare? Apparte, naturalmente, usare quel grosso machete e l’enorme alabarda che ti sei portato con te.’
‘Sono uno shamano.’
‘Parli con gli spiriti?’
‘Si..- guarda a terra con fare imbarazzato- e poi ho anche una grande conoscenza in astronomia. O almeno, quello che mi ha raccontato Borius.’
‘Beh, penso che ora che viaggerai scoprirai ancora di più- gli si avvicina prendendogli la mano- anche perché credo che l’unico modo per sapere davvero le cose, sia quello di scoprirle.’
Il ragazzo la guarda colpito e Max gli da un colpetto sulla spalla mentre May si allontana, raggiungendo Leo. ‘Si, lo so, è un po’ matta ma almeno credo sia un buon capitano.’ E torna al volante, mentre Singarti continua ad osservare il capitano che disturba il ragazzo tenebroso, mentre questo sta disegnando.
‘A tavola!’  E tutti felicemente seguono Cato nella cucina.

Mock Town
‘Ancora nulla?’
‘Sempre le stesse immagini, li sento solo molto vicini.’
‘Bene.’

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 18 ***


~~Il viaggio procedeva bene. Il vento trasportava la IcedEye, che fluttuava su quella parte d’oceano della Rotta Maggiore.
In tranquillità passavano le giornate sulla barca, lasciando che il tempo scorresse e li facesse conoscere meglio. Erano indisturbati. Questo per via di quello strano campo magnetico che May, un giorno, decise di far togliere.
‘Voglio incontrare i pirati.’ Disse.
‘Scema! Scontrarci con pirati, ci rallenterebbe solo la rotta!’
‘Fino ad ora non ne abbiamo incontrato nessuno, voglio vederli!’
‘Sei una bambina.’
‘Testa a porcospino.’
May e Max continuavano a discutere, prendendosi talvolta a capelli e sputando fuoco e fiamme.
‘Penso che May abbia ragione, cioccolatino.’ Commentò Cato, mentre si pettinava i suoi capelli verdi.
‘CIOCCOLATINO A CHI?! TESTA DI CAVOLO!’
Leo e Singarti guardavano: il primo sempre seduto al solito posto; il secondo sdraiato ad osservare i movimenti delle nuvole, ma interrotto da quella brusca conversazione.’
‘Visto?!’ May indicava Cato, avendo accolto il suo gesto di approvazione. ‘Come farò a diventare il re dei pirati se nessuno ci conosce?!’
‘Se ti uccidono prima di arrivare nel Nuovo Mondo non lo diventerai mai.’
‘Stai sottovalutando la mia forza?’ Alzò la mano May, facendo un segno verso di lui.
‘E tu la mia.’
‘Finitela.- Leo si frappone tra i due, spingendo il pulsante per disattivare il campo- Lei è il capitano, spetta a lei decidere.’
May sorride vittoriosa, mentre un enorme palla blu compare, mostrandosi ai loro occhi e distraendoli tutti, per poi chiudersi lentamente verso l’alto. La ciurma guardò oltre la nave, nel mare vuoto. Nulla. Non vi erano altre navi, né della marina, né dei pirati. May sospirò delusa, mentre si allontanava verso il drago per stendersi sopra e schiacciare un pisolino.
‘E’ decisamente una bambina.’ Concluse Max.
Cato gli sorrise, portandosi le ciocche pettinate dentro un codino e facendosi uno chignon. ‘ Sarà per quella D. maledetta.’
‘D.?’
‘Non la sai la storia?’domandò Cato, attirando l’attenzione di Leo e Singarti. ‘Nessuno di voi tre sa della D.?’
‘Ora che ci penso- disse Max grattandosi i capelli- lei si chiama Indigo D. May. Pensavo fosse qualche specie di secondo nome o gioco di parole..’
Singarti e Leo si avvicinarono, scrutando da lontano la testolina viola addormentata.
‘Che storia è?’ chiese il carpentiere.
‘In realtà non si sa..ma si racconta tra i pirati che la D. sia una sorta di simbolo. Lo stesso Gol D. Roger ce l’aveva.’
‘Gol D. Roger?!’ Singarti sembrò spaesato.
‘Non conosci la storia?! Beh..penso che come pirati sia d’obbligo che voi la sappiate, anche perché stiamo accompagnando la persona che vuole seguire le sue orme.’ Cato indicò la ragazza sdraiata sul drago argentato.
‘In che senso?’ Anche Leo era rimasto senza parole.
‘Molto tempo fa un uomo intraprese una grande avventura, diventando il più forte tra i pirati e giungendo nel nuovo mondo, fino a conquistare il fatidico ONE PIECE. Gol D. Roger, il re dei pirati. Ma poco dopo quello stesso uomo fu processato, perché la sua grandezza aveva creato scompiglio tra la popolazione che aveva cominciato a ribellarsi e a solcare il mare, sfidando la marina. Era un nemico, e lo eliminarono. E prima di morire sorrise, rivelando che il One Piece esisteva e dando inizio all’era dei pirati.’
‘ Quindi, conquistando il One Piece, divieni direttamente il re dei pirati. E’ questo che May cerca?’
‘Ogni pirata vuole qualcosa: soldi; fama; potere e il One Piece. Si, credo che May sappia che deve trovare quel tesoro, ma non credo lo faccia per i soldi o la fama.’
Tutti annuirono.
‘Una bambina non può pensare a queste cose; solo a unicorni e favolette.’ Ridacchiò Max, alleviando la tensione.
‘Ma io non capisco…come mai ha questa D.?’Leo era sempre più confuso.
‘E chi lo sa- scrollò le spalle Cato- Ma dovrebbe portare a grandi cose..’
‘Raccontaci di più, del mondo.’ Disse Singarti ‘ Credo che i miei insegnanti mi abbiano nascosto qualcosa.’
‘QUEI FANTASMI?!’ Rabbrividì Max, mentre il ragazzo innocentemente annuiva.
‘Non so altro.’ Cato si passò una mano tra i capelli, ridendo stupidamente.
‘Quello cos’è?’ Leo guardava all’orizzonte: qualcosa era fermo nell’acqua.
‘Un’isola?’ Cato guarda Max che, con il mano il Log Pose, scuote la testa negando; tutti si avvicinano verso il bordo della nave, cercando di vedere.
‘Andiamo a vedere cos’è.’ Max torna al timone, girando con forza, voltando la prua verso l’oggetto che lentamente si avvicina.
Singarti si avvicina a May, che continua a dormire tranquillamente, cominciando ad osservare il suo volto riposato che le ricordava tanto la sorella lupa.
Cato si avvicina e chiama la ragazza per farla svegliare. ‘Pirati.’
May apre gli occhi, sorridendo e saltando verso i due compagni. ‘BENE! Dove?’
‘Non ne siamo sicuri in realtà, ma c’è qualcosa all’orizzonte.’ Leo indica il puntino a cui si avvicinano.
‘Sembra troppo piccolo per essere una nave pirata..’ commenta lei,  stringendo gli occhi per cercare di vedere meglio.
‘Effettivamente potrebbe essere semplicemente una cassa.’ Commenta Leo, appoggiandosi con le mani al parapetto della nave.
‘E MAGARI C’E’ DENTRO DELL’ACQUA! O ANCORA MEGLIO DEL CIBO!’ Urla Max in lontananza.
‘Rifornimenti, magnifico! Preparati a far scendere una rete, allora!’ Dice la ragazza, prendendo tra le braccia i compagni accanto a lei.
 


‘A me non sembra una cassa.’
Dentro la rete un ragazzo- con alcuni pezzi di legno e un enorme borsone- svenuto e completamente fracido.
May gli alzò i capelli color blu elettrico che gli accarezzavano le guance, comprendo gli occhi e proteggendolo dall’acqua salata.
‘E’ morto?’ domanda Cato.
‘Sembra che stia dormendo..- gli mise una mano davanti al naso, cercando di sentire il respiro- respira infatti. Portiamolo in una stanza.’
Max lo prese in braccio, seguito da Singarti e Cato, per poi dirigersi tutti e cinque verso la cabina.
‘Penso tu debba uscire.’ Max guardò May, cercando di pararsi davanti ai tre che stanno spogliando il ragazzo.
‘Ma sai che me ne importa che è un maschio. Voglio vedere se è ferito!’ Protestò lei, mentre il navigatore la trascinava fuori la stanza.

 


Il materasso comodo lo avvolgeva in un candido abbraccio. Gli sembrava di essere a casa, con la sua famiglia. Akiko.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE:
Scusate l’assenza di questi due giorni e la scarsità delle pubblicazioni, ma ho avuto molti impegni e si prospetta una seconda settimana uguale. Spero di riuscire a pubblicare, in caso contrario vero il weekend. Comunque spero vi piaccia  Se avete domande, scrivetemi.

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Capitolo 21
*** Capitolo 19 ***


~~‘Vieni con me.’ Quella voce calda lo scostò dai cupi pensieri. La donna gli porgeva la mano, sorridente, mentre il ragazzino piangeva silenzioso sotto l’albero. Aveva dieci anni, quando trovò una famiglia adottiva. Aveva dodici anni, quando scoprì che quella famiglia era la sua biologica.
Si svegliò di soprassalto, mentre la fronte, grondante di sudore , pulsava continuamente. Cercò nella sua borsa, notando una fasciatura pessima attorno al suo braccio ferito. Prese un piccolo contenitore, da cui bevve un sorso, e poi afferrò altre fasce che sostituì a quelle che aveva, stringendo con cura, dopo aver pulito per bene il sangue.
‘Si è svegliato?’
Una voce femminile proveniva dall’esterno della cabina. Era dolce e non troppo acuto. Molto spontaneo.
Non ricevette risposta. Ma sentì dei passi avvicinarsi alla porta, e dei colpetti richiamarlo all’attenzione.
‘Sei sveglio?’
‘Lascialo stare. Se vede te, svegliandosi si spaventa.’
Una voce maschile ridacchia, seguito poi da un enorme tonfo e da un lamento. ‘Cavolo May, vacci piano!’
May?!
‘Oh gli hai preparato una minestra Cato, ottimo!’
‘Si, vuoi portargliela tu?’
Sente un verso di esitazione e poi dei passi allontanarsi. Altri colpetti alla porta, questa volta più forti.
‘E’ permesso?’
Il ragazzo si alza, stringendo a se la borsa e osservando la figura dai capelli verdi entrare con tranquillità, poggiare la minestra sul tavolo, dare un’occhiata veloce al braccio del ragazzo e ,infine, uscire senza dire una parola.
Il ragazzo si rimette seduto, guardando quel piatto caldo emanare un profumino invitante. ‘No, sta volta non ci casco.’
Apre leggermente la porta, guardando tre persone a prua parlare animatamente. ‘Bene.’ Esce in silenzio,guardandosi attorno  alla ricerca di una scialuppa di salvataggio.
‘Non ne troverai qui.’
La voce profonda e sinistra lo avverte.
Il ragazzo, alto dalla pelle chiarissima e gli occhi grigi, lo osserva freddo. Sembra spaventoso.
‘Voglio andarmene.’
‘Non dovresti almeno salutare, prima?’ L’altro ragazzo dai capelli verdi li raggiunge, seguito a ruota da un tizio color caramello con i capelli a spazzola e un ragazzo con i capelli ricci e azzurri che , però, si tiene in disparte.
‘Non vi conosco.’
‘Almeno ringraziare?’ Continua il cuoco.
‘E di cosa? Non vi ringrazierò di niente.’
‘Lasciatelo andare, se è questo che vuole.’ La voce femminile li fa voltare tutti. Una ragazza dai capelli color viola scuro sorride ai suoi compagni. Qualcosa, nel suo sguardo, gli fa venire la pelle d’oca.
‘May.’
‘Tu conosci il mio nome- la ragazza si volta, sentendosi chiamata dopo che si stava allontanando- ma noi non sappiamo il tuo.’
Stringe gli occhi, incorniciati dalle sopracciglia folte.
‘Gli prendo la scialuppa dalla stiva.’ Commenta il ragazzo spazzola, lanciando uno sguardo d’intesa a May.

Prende con facilità la barca, poggiandola sulla spalla e accarezzandosi i capelli con la mano libera.
‘Se fosse per me ti riempirei di schiaffi.’ Commenta Max.
‘Fallo, allora.’
Ridacchia divertito.
‘Lei è il capitano?’
Lo guarda, cercando di studiarlo e di capire cosa intende con LEI, poi scrolla le spalle. ‘Si, quella bambina è il nostro capitano.’
‘Parli tu, signor caramello.’
Alza gli occhi al cielo. ‘Che hai in quella borsa Dice, indicandola mentre la stringeva al suo petto.
‘Cose mie.’
‘UNA NAVE PIRATA!’
Il ragazzo sale le scale, lasciando la barca, seguito dall’altro in fretta.
‘Che succede?’ Chiede, andando verso gli altri.
‘Guarda.’
May fa cenno a Singarti di passargli il binocolo. Una barca color lilla sgargiante ricoperta da brillantini, si avvicina con fare trionfante.
‘Oh no..’ Sospira il ragazzo.
‘Che succede?’ Chiede Cato.
‘Ci devi delle spiegazioni.’ Commenta Leo.
Tutti lo osservano, mentre il ragazzo continua a fissare l’enorme nave in lontananza.

‘Vengo da un’isola chiamata Isola di Drum, o anche Isola Invernale. Sono stato trovato da una famiglia, che poi ho scoperto essere la mia. Un giorno, però, la Marina ha appiccato un incendio..perchè voleva liberarsi di me e mia sorella…e i miei genitori sono morti. Mia sorella è scomparsa. Quei pirati mi hanno catturato, sapevano anche loro del mio potere e volevano utilizzarmi come cavia, ma sono riuscito a scappare. E poi sono molto abile nelle medicazioni…quindi mi volevano sfruttare.’
‘Questo potere…in cosa consiste?’
‘Mi trasformo, diciamo.’
Si girano tutti verso la nave. ‘Sono forti?’ Chiede May, speranzosa.
‘Abbastanza.’
Max si strofina il braccio con un ghigno e accarezza i suoi nunchaku; Cato afferra i coltelli che porta nel suo marsupio; Leo scopre il braccio metallico,liberandolo dalla manica della camicia; Singarti sfodera il machete e l’alabarda, che tiene sulle spalle.
‘Bene.’ Commenta infine May, sorridendo in modo sadico  e ghiacciando l’aria intorno.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 20 ***



~~‘Quella nave ci blocca il passaggio!’
‘Yolloy, informa il capitano! Yolloy.’
‘CHE CAZZO SUCCEDE?!’
‘Capitano yolloy, una nave è sulla nostra rotta yolloy!’
‘BRUTTI BASTARDI! PASSAMI QUEL BINOCOLO! UNA STUPIDA RAGAZZINA AHAAHAHAH LA BUTTEREMO GIU’ CON UN SOLO CANNONE QUELLA BAMBOLINA! ASPETTA UN SECONDO…..BRUTTO STRONZO!’
‘Yolloy che succede capitano? Yolloy.’
‘QUEL BASTARDO CHE E’SCAPPATO, ECCOLO LA! AHAHA PENSAVA DI SFUGGIRE AHAAH! PREPARATEVI AL COMBATTTIMENTO!’
‘Si signor capitano!!!’

Aris osservava la ciurma attendere in silenzio. Ognuno di loro era concentrato e, stranamente, contento. Per un attimo pensò che fosse il momento giusto per darsela a gambe. Effettivamente nessuno se ne sarebbe reso conto, se non troppo tardi, ed era più sicuro che avevano più intenzione di combattere che di seguirlo. Fece per dirigersi verso la scialuppa, lasciata indietro, per poi fermarsi deciso. Avrebbe combattuto. Dopotutto era una cosa che gli piaceva, fin troppo. E quella stronza non lo avrebbe messo alle strette, di nuovo. ‘TI SFONDERO’ DI BRUTTO!’ Urlò verso la nave in avvicinamento.
Max e Cato scoppiarono a ridere, cogliendo pesantemente il doppio senso. Anche Singarti sembrava aver compreso e si passò una mano imbarazzato tra i capelli, avvicinandosi a Leo che sorrideva malizioso. May continuava a osservare il nemico pensierosa.
‘Che c’è?’ Chiese Max, notando la reazione della maggior parte di loro.
‘Davvero non te ne sei reso conto?!’ Max lo guardò allibito.
‘Di cosa mi dovevo rendere conto?’
Il cuoco e il navigatore scoppiarono nuovamente in una fragorosa risata e poi, reggendosi e cercando un contegno, tornarono a pensare al loro obiettivo.
‘Hanno dei viveri su quella nave?’ May era del tutto assente alla conversazione.
‘Mi sembra anche dell’oro , pietre preziose!’
‘E acqua?’
Singarti annuì, lasciando che il desiderio di sete trasparisse sul suo volto.
‘Molte casse!’
‘PERFETTO! Visto? Non abbiamo bisogno di attraccare per forza da qualche parte!’
Tutti strinsero saldamente le loro armi. ‘E’ ora.’
 
La baronessa continuava ad attorcigliarsi i riccioli rossi che le cadevano sul seno moscio, che lasciava scoperto per essere osservata. L’anatra gigante di nome Yolloy le venne incontro, reggendo nel becco il fiore che la donna prese per poi infilarsi nei capelli sporchi. E poi rise. In modo sadico e rigoroso, lasciando che la sua voce tuonasse nel mare. ‘SARA’ INCREDIBILMENTE FACILE!’ Prese il binocolo, stringendolo con i suoi guanti di lino e osservò attentamente. ‘CHE BEI RAGAZZI! AHAAH! LI CATTURERO’ E LI FARO’ DIVENTARE MIEI SCHIAVI SESSUALI AHAHA!’ ‘Yolloy, baronessa, yolloy siamo vicini ormai yolloy!’
‘BRAVO PENNUTO! CATTURATELI E PORTATEMI LA TESTA DI QUELLA RAGAZZINA!’

Ormai la nave viola dallo stile ottocentesco era vicina, Max gettò l’ancora. ‘Pronti?’ May sorrise ai suoi compagni, notando Aris leggermente il disparte, poi portò la mano verso il petto e con un gesto rapido e deciso lasciò che un enorme ponte ghiacciato si creasse di fronte a loro, collegando le due navi. Urla di spavento arrivarono dalla parte opposta. ‘IL FRUTTO GELOGELO!’ ‘AIUTO!!!!’
E la ciurma di May partì all’attacco.
Singarti brandiva le sue due armi, colpendo tutti gli uomini che poco dopo si trasformavano i spiriti che chiedevano perdono; Cato stringeva i coltelli affilati, tagliuzzando alla julienne le armi degli altri e creando onde d’urto che spingevano le persone in mare; Leo aveva trasformato il braccio in una pistola e, mantenendo una postura diritta, colpiva i nemici che cercavano inutilmente di assaltarlo. May era rimasta sul ponte, osservando la scena e poi guardando Aris che gli si avvicinava.
‘Non vai?’ disse lui.
La ragazza sorrise. ‘Stavo aspettando te.’
Un attimo e Aris si illuminò. La sua pelle si ricoprì di una corazza piena di scaglie verdi, fino a giungere a due enormi ali resistenti. Una coda e due corna lunghe e affilate facevano abbandonare completamente l’aspetto umano al ragazzo. Un drago.
Aris prese il volo, sbattendo le ali e facendo varie acrobazie, mostrandosi alla ragazza poco sbalordita.
‘Niente male!’ E anche lei si lanciò verso la battaglia.



MOCK TOWN
‘Non voglio essere pessimista…ma questi qui potrebbero anche non venire proprio.’
‘Se non ti fidi delle mie previsioni, puoi anche andartene.’
‘Mi fido. Non voglio solo stare qui, ad aspettare, per il resto della mia vita. Ho altro da fare.’
‘Intendi: distruggere la marina?’
‘Proprio così.’
‘Puoi andare, non sei obbligato a restare.’
Willy guardò Cassandra che tornava a mischiare le sue carte, dopo aver posato con calma il bicchiere di gin accanto alla sua katana. Poi si sedette, aspettando che la ragazza gli mostrasse nuovamente il destino.
Il matto. Ancora.









ANGOLO AUTRICE.
Scusate il ritardo, davvero. Devo dire la verità: ho scritto più volte questo capitolo, ma non mi convinceva mai sul serio e quindi lo cancellavo e cancellavo e cancellavo….scusate davvero! Proverò a riprendere quota, soprattutto durante queste mini vacanze! A presto e fatemi sapere cosa ne pensate! Baci!!

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