-Mario. Mario! Svegliati che siamo in ritardo. Amoooreee.-disse lei con tono dolce, seduta accanto a lui sul loro letto disfatto. Erano in completo ritardo.
-MARIO! SVEGLIATI!-disse di nuovo con tono deciso strappandogli via le coperte e colpendolo con un cuscino.
-Non fare tutti questi sforzi: sei incinta!-disse preoccupato Mario alzandosi in fretta ed avvicinandosi alla dolce amata.
-Caro. Non preoccuparti per me...hai davanti a te tanti risvegli del genere.-disse lei, dandogli un bacio sulle labbra, prima di avvicinarsi al comodino e prendere il suo portagioie, contenente ogni genere di bigiotteria.
-Meno male! Come farei senza le tue cuscinate!-disse sarcastico, sdraiandosi di nuovo sul letto.
-Alzati che siamo già in ritardo!-
-Dammi cinque minuti.-
-No!-disse lei girandosi a guardalo trucemente.
-Ok.-rispose Mario, andando verso il bagno. Si stava facendo la barba, quando cominciò ad osservarla nella sua lunga decisione su quale paio di orecchini stesse meglio con il suo vestito di velluto verde acqua lungo fino alle ginocchia che le risaltava i capelli rossi attentamente sistemati in una treccia che dalla testa arrivava fin oltre le spalle.
-Che c'è?-chiese lei, notando che la stava fissando.
-Sei una visione, Ariel.-disse lui con un sorriso.
-Mi hai ricordato perché non mettevo mai nulla di tendente al blu al liceo.-disse lei.
-Peccato. Ti dona.-
-Grazie.-disse, ricambiando il sorriso. Posò il portagioie ed entrò in bagno a truccarsi.
-A proposito: credi che si noti?-chiese lei, girandosi su se stessa.
-Mmm...no stai benissimo. L'unica cosa che si nota sono le tue tette che sono meravigliosamente più grandi del solito.-disse lui, abbracciandola e dandole un bacio sul collo.
-Questa treccia ti sta benissimo.-disse Mario.
-Me l'ha fatta Rita, la vicina.-
-Ah è vero, non era una parrucchiera?-
-Sì. Mi ha perfino fatto le congratulazioni.-disse Erica.
-Davvero?-
-Sai...le nostre pareti sono davvero di cartone.-
-Già.-disse lui, pulendosi il viso e cingendole le spalle mentre lei si stava mettendo il mascara.
-Sei preoccupata?-chiese lui.
-No...solo che vorrei fare di tutto pur di andare a quel matrimonio...ma Isabella ha insistito quindi...-
-È tua cugina.-
-Lo so. Anche io le voglio un bene dell'anima, però non voglio rivedere la mia famiglia.-
-Capisco. Hai intenzione di dire loro del bambino.-
-No. Non è ancora il momento adatto.-
-Prima o poi lo dovranno sapere.-
-Lo so, ma prima lo deve sapere Davide.-
-È un peccato che non vengano nemmeno Davide e Francesco.-
-Dopo tutto quello che è successo credo sia il minimo. Mio padre ha completamente dimenticato Davide, come se non fosse mai esistito.-
-Se vuoi restiamo a casa dicendogli che siamo stati colpiti da una terribile malattia che ci ha fatto restare a letto!-disse lui.
-Una terribile malattia? E quale ti viene in mente?-disse lei divertita.
-Una terribile voglia di fare l'amore.-disse lui baciandola.
-Che malattia pericolosa.-disse ricambiando al bacio.
-Pericolosissima.-disse lui.
-No...aspetta. Per quanto io ne abbia voglia: dobbiamo andare al matrimonio...le ho promesso un quadro, non posso non andarci.-disse lei.
-Peccato. Comunque mi servirebbe un aiuto per questa tremenda malattia, tu mi puoi aiutare?-disse malizioso.
-Più tardi.-rispose lei.
-Andiamo.-disse con decisione Salvatore, mentre lei finiva di mettersi il rossetto.
-Un attimo.-rispose Cinzia.
-No, ora. Andiamo.-disse prendendo con forza il suo braccio, facendo finire il rossetto contro la sua camicia. Cinzia lo guardò spaventata, aspettandosi il peggio. Arrivò solo uno schiaffo in piena faccia, che la stordì per qualche secondo.
-Puttana! Sei solo una stupida puttana!-disse con tono disgustato mentre si dirigeva verso la camera da letto.
Lei corse verso il bagno. Non doveva piangere, ma il dolore era forte e presto i suoi occhi si bagnarono di lacrime. Lei era una donna forte. Era una donna forte e le donne forti non piangono. Mai.
Erano quasi sulla porta quando si ricordò di aver dimenticato qualcosa.
-Merda! Il quaderno degli schizzi!-disse Erica, cercandolo nel salotto, spostando ogni rivista per trovarlo.
-E poi ti lamenti con me perché siamo in ritardo-disse Mario, sulla porta.
-Se tu non mi assillassi con le tue malattie.-rispose lei.
-Quale malattia?-chiese Davide, sedendosi sul divano accanto a Francesco.
-Nulla.-risposero all'unisono.
-Una terribile malattia che colpisce quasi tutti gli individui: la sessualite.-li prese in giro Francesco. Erica e Mario si guardarono arrossiti.-Sapete che i muri sono di cartapesta.-disse Francesco ridendo malizioso.
-Oh quella malattia...sai credo di avercela pure io.-disse Davide.
-Dopo ce ne occupiamo.-disse Francesco baciandolo.
-Trovato!-esultò Erica.-Passate una buona giornata.-disse salutandoli.
-Meglio di voi sicuramente. Salutami Isabella e Massimo e anche Cinzia.-disse Davide con amarezza.
-D'accordo. Statemi bene.-disse lei, uscendo finalmente da quell'appartamento.
Riuscirono in circa mezz'ora ad arrivare alla bellissima basilica di Sant'Eustorgio, dove si sarebbe celebrato il matrimonio. Fortunatamente la sposa non era ancora arrivata, pensò Erica tra se e se.
La chiesa era piena, vide ai primi posti sua sorella con Salvatore accanto a suo padre e sua madre.
Cinzia la vide e le fece cenno di venire da loro, ma Erica e Mario rifiutarono e si sedettero verso il fondo della chiesa.
-Se li devo sopportare, meglio che sia per il minor tempo possibile.-commentò Erica.
-Andrà tutto bene.-la consolò, cingendole le spalle con il suo braccio.
All'incirca dieci minuti dopo, una sua lontana parente entrò di corsa urlando: arriva la sposa, così da far mettere a sedere gli invitati.
Passarono solo dieci minuti dall'inizio della cerimonia che già si stava addormentando.
Le palpebre erano pesanti, le teste delle persone si fecero sfocate e gli occhi si chiusero. Dopo solo qualche secondo cominciò a russare abbastanza rumorosamente, tanto che Erica dovette dargli una gomitata nello stomaco.
-Ahia! Oh...merda...ops- disse Mario facendo ridere Erica che dovette mettersi una mano sulla bocca per non farsi sentire.
-Tua madre mi lincerà.-commentò lui a bassa voce.
-E non solo lei, conoscendo la mia famiglia!-rispose Erica
-Già, ma perché le cerimonie sono così noiose?-si lamentò Mario.
-Tu almeno non hai dovuto sopportare le messe domenicane fino ai diciotto anni! Resisti per un solo matrimonio.-
-Ci proverò. Comunque quanto manca?-chiese speranzoso.
-All'incirca cinquanta minuti.-
-Oh ca...volo!-piagnucolò.
Stava riguardando i suoi appunti da almeno un'ora e mezza ed aveva cominciato a vedere norme dappertutto.
-Davide prenditi cinque minuti di pausa. Non caverai un ragno da un buco se continui così.-disse Francesco che, senza farsi notare, aveva cercato annunci per tutto quel tempo, e quella era una scusa più per lui che per il compagno.
-Hai ragione.-rispose Davide stropicciandosi gli occhi.
-Vuoi un caffè?-chiese Francesco, che nel frattempo si era alzato ed avvicinato alla cucina.
-Sarebbe perfetto, grazie.-
-Non ti dispiace non essere andato al matrimonio?-chiese Francesco mettendo la moka sul fornello.
-E sorbirmi le occhiatacce di mio padre e mia madre? No grazie, meglio lavorare a questo caso.-
-Di cosa si tratta?-chiese dopo qualche minuto di completo silenzio.
-Fallimenti di imprese, sai: debitori che non pagano, eccetera...-
-Sì. Capisco.-disse Francesco freddamente. Si chiese in quanto tempo la sua vecchia azienda avrebbe chiuso i battenti. No, doveva andare avanti, presto tutto si sarebbe sistemato.
-E se ci sposassimo?-chiese dopo qualche istante Davide, lasciando Francesco immobile, cosicché del caffè bollente finì sulle sue mani.
-Ahia.-
-Allora, che mi dici?-chiese speranzoso Davide, prendendo dello zucchero e del latte.
-Non credo che ne abbiamo la possibilità, almeno qui in Italia.-rispose Francesco.
-Lo so, ma se fosse possibile: tu mi sposeresti?-
-Sì. Io ti sposerei, anche se stiamo insieme da solo quattro anni.-disse Francesco, dando poi un bacio con tanto di lingua a Davide.-Perché me lo chiedi? Non avrai organizzato un matrimonio a Berlino, vero?-
-No, nulla. Era così per sapere.-mentì Davide. Negli ultimi tempi aveva visto un cambiamento nel compagno, gli sembrava spossato. Gli serviva una certezza: che Erica non sarebbe stata l'unica persona che gli fosse stata accanto.
Il matrimonio era finito. Erica e Mario erano stati tra i primi ad uscire dalla basilica, seguiti da tutti gli invitati ed infine dagli sposi, su cui venne lanciato del riso.
-Grazie mille a tutti per essere venuti!-disse Massimo.
-Ora noi ce ne andremo ai Navigli per le fotografie, voi andate a villa San Carlo. Ci vediamo lì tra circa un'ora...ah ecco: Mario ci dispiace tanto, ma ti rubiamo Erica per un po' di tempo. Ci vediamo dopo.-disse Isabella, entrando nella loro mercedes bianca ricoperta di striscioni con scritto: Oggi sposi: Isa e Max.
Arrivò alla villa dopo due ore. Rimase allibita dall'enorme bellezza della costruzione stile ottocentesca. Si chiese quanti anni avrebbe dovuto lavorare per affittare solo una stanza di quell'hotel.
-È magnifica.-
-Lo so. È il posto perfetto per sposarsi, poi devi vedere l'interno: è ancora più bello.-disse Isabella che era al settimo cielo.-Questo è il matrimonio che ho sempre desiderato.-
-Erica. Amore: finalmente sei qui.-li raggiunse Mario.-Mi sei mancata tantissimo.-disse lui, dandole un bacio.
-Madre o padre?-chiese
-Padre e cognato.-
-Oddio...come hai potuto sopravvivere?-chiese Erica, avviandosi mano nella mano con Mario verso l'interno dell'hotel.
-Non lo so, è stato davvero difficile. Perché tutta la tua famiglia si pavoneggia, i miei saranno un po' rustici, ma almeno non mi chiedono quanto guadagno!-
-Ti hanno chiesto quanto guadagni...sarà difficile arrivare alla fine.-disse Erica. Si fermarono a chiacchierare nella hall, che sembrava arrivare direttamente dal palazzo di Cenerentola.
-Tra poco inizia il pranzo. Facciamo così: mangiamo in fretta e poi ce la filiamo.-
-Mmm...che intraprendenza. Mi piace.-disse Erica maliziosa, dandogli un bacio.
-Anche a me.-
-Erica. Mario. Perché non venite a sedervi.-disse la madre di Erica.
-Certo.-dissero all'unisono avviandosi verso la bellissima sala del ristorante a cinque stelle. Le pareti erano ricoperti da una carta da parati color rame con rifiniture in oro; dal soffitto scendevano vari lampadari in vetro colorato provenienti direttamente da Murano.
-Sarà un pranzo molto lungo.-le disse Mario nell'orecchio, facendola sorridere.
Erica si chiese a cosa stesse pensando Isabella quando aveva posizionato gli invitati, perché mettere lei e Mario con Cinzia, Salvatore ed i suoi genitori non era stata una grande scelta. Erano seduti da solo pochi minuti ed avevano già ricevuto abbastanza occhiatacce.
-Erica ti sta benissimo quel vestito.-disse gentilmente sua sorella Cinzia.
-Grazie.-rispose Erica.
-Anche la collana di perle è bella cara, ma si vede lontano un miglio che è bigiotteria.-disse sua madre, interrompendo la conversazione.
-Mario: perché tu ed Erica non vi sposate?-chiese Salvatore, con sguardo derisorio.
-Noi stiamo bene così, poi un matrimonio è fuori dalla nostra portata, soprattutto se organizzato in un posto del genere.-disse Mario.
-Beh...è questo quello che succede a voler essere artista. Magari fossi diventata avvocato.-disse il padre.
-Tu hai già un figlio avvocato, papà.-
-Non parlare di Davide. Lui non è più...-disse il padre, ma venne interrotto da Cinzia, che sapeva a cosa stava portando quella discussione.
-Io devo andare ai servizi...Erica mi accompagni?-chiese lanciandole uno sguardo insistente. Erica capì il segnale al volo e si alzò in fretta dalla sua sedia.
-Come hai fatto a sopportarli per così tanto tempo?-chiese stupefatta mentre entravano in bagno.
-Beh...basta non ascoltarli.-disse Cinzia, entrando nel bellissimo bagno, che non era da meno rispetto a tutte le altre stanze.
-Ma tu l'hai fatto, quando hai scelto l'università oppure quando hai sposato Salvatore...-
-Io amo medicina, e anche Salvatore.-mentì lei, soprattutto sull'ultima parte.
-Scusa, ma tu hai sempre seguito i loro consigli, mentre io e Davide siamo le pecore nere.-disse Erica, rifacendosi il trucco. Senza pensarci poggiò una mano sulla pancia e l'accarezzò.
-Io vi ho sempre invidiati.-disse Cinzia, uscendo dal bagno e lavandosi le mani. La notò e la guardò stupita.
-Cosa c'è? Ho qualcosa che non va? Trucco?-chiese Erica, girandosi verso lo specchio.
-Sei incinta!-disse Cinzia, abbracciandola.
-Cosa...come hai fatto?-chiese Erica, stupita.
-La mano sulla pancia, e ti ho visto come guardavi il menu...poi le tue tette sono molto più grandi rispetto a due mesi fa, alla festa di fidanzamento di Isabella e Massimo.-disse Cinzia, tenendola stretta stretta.-Sono davvero felice per voi.-
-Grazie...anche io lo sono, per tu e Salvatore...a che settimana sei?-
-Alla dodicesima...ma parlare di me non è importante...tu sei raggiante. Se vuoi ti prenoto dalla mia ginecologa: è bravissima, ed ho un sacco di libri da prestarti.-disse Cinzia, entusiasta per la sorella, ma amareggiata per quello che succedeva a lei.
Tornarono in fretta al tavolo, Mario la guardò allarmato.
-Stavo chiedendo a Mario come mai avesse scelto il mestiere dell'insegnante.-disse il padre.
-Amo insegnare, amo essere a contatto con alunni, amo il mio mestiere, ho sempre desiderato fare l'insegnante.-
-Ma ora non sei un insegnante a tutti gli effetti, sei un...supplente.-disse sua madre con disgusto.
-A Mario offriranno sicuramente un posto fisso.-disse Erica.
-Si ma Erica, la crisi...come farete? Noi abbiamo un tetto fiscale...ma voi: tu stai con un supplente e sei una cassiera.-
-Noi ce la caveremo mamma. E se questo è un pretesto per farmi la carità: dammi i soldi che mi spettano.-
-Erica: non è gentile parlare alla propria madre in questo modo.-la giudicò Salvatore.
-Chiudi quella bocca prima che ti faccia male.-disse Mario, stringendo la mano tesa di Erica.
-Non importa Salvatore...lo sapevo...tutta una questione di soldi per te.-
-No...sei tu che hai parlato di crisi, e se sei preoccupata: dai a me e a Davide il nostro fondo fiduciario altrimenti taci noi ce la caviamo. Mario andiamocene.-disse Erica alzandosi. Lei avanzò per qualche metro, poi tornò al tavolo.
-La cosa peggiore è che avrò un figlio con i vostri stessi geni! Mi fate schifo!-disse lei, allontanandosi.
-È stata tutta colpa mia. Avevi ragione...dovevamo starcene a casa.-disse Mario preoccupato, salendo in macchina.
-Non è stata colpa mia. La discussione con i miei genitori era inevitabile.-disse Erica avvicinandosi alle sue labbra per dargli un bacio, quando sua sorella picchiettò al finestrino della macchina.
-Mi dispiace per quello che è successo con Salvatore...non doveva mettersi in mezzo. Comunque se hai bisogno di libri, o aiuto: chiedi pure a me. È stato bello rivederti.-disse Cinzia, abbracciandola.
-Che bello essere soli.-disse Francesco, messo a cavalcioni sul divano sopra Davide.
-Già...dovrebbero partecipare a più matrimoni.-disse, baciandolo con la lingua.
L'atmosfera si stava facendo...bollente, Davide stava massaggiando la schiena a Francesco, cominciò a tirargli su la maglietta quando sentì la chiave girare nella serratura.
-Oh...cavolo.-disse Francesco, rimettendosi seduto e sistemandosi la maglietta, mentre Davide accendeva la televisione.
-Siete tornati presto.-disse Davide, mostrando un falso sorriso.
-Beh...sai come sono fatti mamma e papà. Dopo che mamma ha cercato di fare la carità mi sono alzata e me ne sono andata, però gli ho involontariamente detto di essere in dolce attesa.-disse Erica, togliendosi il cappotto e le scarpe.
-Aspetta...tu sei incinta?-chiese stupito Davide.
-Oh...sì è vero che dovevo dirtelo.-disse lei, entrando in camera.
-Sorellina: vieni subito qui!-le disse Davide con tono deciso. Lei ritornò preoccupata in salotto, conosceva quel tono dalle superiori, quando suo fratello la sgridava perché usava il suo computer.
Lei gli fece lo sguardo da cucciolo smarrito, di solito aveva sempre funzionato.
-Da quanto tempo lo sapevi?-
-Una settimana.-
-Mario lo sai?-
-Sì, lo sa...l'ha scoperto perfino Fra.-disse Erica. Francesco le volse uno sguardo glaciale.
-Tu lo sapevi?-chiese Davide. Forse era questo che mi nascondeva, si chiese.
-Sì...ma...ne parleremo dopo.-disse Francesco.
-Beh...sorellina: abbracciami. Non posso credere che diventerò zio...dovremmo festeggiare...voi avete già mangiato?-
-No...voi?-chiese Mario.
-Noi...oh...no...vi stavamo aspettando.-disse Francesco, guardando complice Davide.
-Allora: usciamo.-disse Erica, riprendendo la sua roba.-Voi non venite?-chiese, accorgendosi che Davide e Francesco erano ancora seduti.
-Sì. Arriviamo.-disse Francesco alzandosi e preparandosi. Davide aspettò che Mario uscisse dalla porta e si avvicinò a Francesco.
-Comunque tu: sei stato davvero perfido a non dirmi nulla di questa storia.-disse Davide, malizioso.
-Oh...lo so.-
-Dopo ne subirai le conseguenze.-disse Davide, dandogli un bacio con la lingua.
-Non vedo l'ora.-disse Francesco.
-Siete pronti?-chiese sua sorella.
-Oh: sì. Arriviamo.-ed uscirono insieme. Passarono un paio d'ore fantastiche, divertendosi e chiacchierando. Uniti più che mai.
Nda
Mi spiace di aver messo così tanto a scrivere, ma non ho proprio avuto tempo e questo è stato un capitolo davvero lungo.
Comunque: spero che la storia vi piaccia. Per il pranzo: so che può sembrare strano, ma capita che siano liti del genere tra genitori e figli.
MuttigMaggie.
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