Father and Son

di Fluke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII - Epilogo ***



Capitolo 1
*** I. ***


Draco scopre che Astoria è incinta di mattina, dopo una notte non proprio serena.

 

È da un paio di settimane che gli incubi sono ricominciati, più o meno in corrispondenza con i ricorsi in appello dei Mangiamorte che erano stati processati insieme ai suoi genitori.
(E insieme a lui.)

E a peggiorare la qualità del sonno contribuisce anche il suo momentaneo trasferimento nella stanza degli ospiti, decisamente più scomoda della sua: avrebbe certamente preferito starsene nel suo letto insieme a sua moglie, ma non ha potuto far finta di ignorare il disagio impresso sul viso di Astoria ogni volta che lui si sveglia urlando e scalciando per colpa di qualche fantasma del passato.

E per quanto lei ci provi, per quanto lei non faccia altro che ripetergli che è al suo fianco, che va tutto bene, che sono entrambi al sicuro, che la Guerra è finita...non può capire. Non può neanche immaginare.

(Durante le notti peggiori non riesce neanche a rispondere alle vuote rassicurazioni della moglie: si alza di scatto dal letto e si tira su la manica del braccio sinistro, frenetico. Di tanto il tanto gli sembra che il Marchio sia diventato un po' più scuro, che si sia gonfiato.)

 

Quella mattina sono seduti uno accanto all'altro, intenti a fare colazione in silenzio, e se Draco fosse un attimo più lucido, riconoscerebbe all'istante il sottile nervosismo di Astoria: non accenna neanche a toccare il croissant davanti a lei, giocherella con l'anello di fidanzamento e non la smette di tamburellare le dita sul tavolo.

 

Draco è sul punto di alzarsi per andare a radersi, quando lei gli afferra il polso con fermezza, chiedendogli di risedersi.

Lui esegue, confuso, osservando perplesso la moglie, che lo guarda con gli occhi che brillano di un'eccitazione mal celata.

 

-Credo...credo di aver capito a cosa era dovuta la nausea di settimana scorsa, sai.

 

Draco rimane in silenzio per cinque minuti circa, pietrificato, lasciando parlare a ruota libera Astoria, che è eccitata e vagamente ansiosa, ma raggiante e, Dio, al massimo della sua bellezza.

 

E poi capisce, tutto d'un colpo: il messaggio arriva a destinazione.


Scoppia a ridere di pura felicità, per la prima volta in due settimane.

 

 

 

 

 

---> Note dell'autrice.

 

E chi l'avrebbe mai detto che un giorno avrei scritto una fic di più di un capitolo su Draco?

 

Ve lo dico io: fino a una settimana fa, nessuno.

 

Ma poi mi sono messa a rimuginare sulla dinamica Draco/Scorpius...e mi sono scoperta molto più interessata di quanto avrei mai potuto pensare (senza parlare che la mia sete di storie al proposito non è stata affatto soddisfatta).

 

E quindi eccomi qui, che vi propongo il primo capitolo di questo mio ennesimo progetto di cui vado piuttosto orgogliosa: segue lo sviluppo del rapporto tra padre e figlio.

Se tutto va bene, pubblicherò un capitolo al giorno, ed entro la prossima domenica, la storia sarà completa.

 

Spero vi interessi e vi piaccia, o che vi disgusti a tal punto che non riusciate a trattenervi dallo scrivere un commento scettico; non c'è nulla che detesti più dell'indifferenza.

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Capitolo 2
*** II ***


È mezzanotte passata e Draco, in piedi dalle quattro di quella mattina, non ha ancora avuto il tempo di chiudere occhio.


Chissà,  magari se non fosse tanto stanco riuscirebbe ad apprezzare l'ironia del fatto che la prima sera in cui Astoria decide di uscire da quando Scorpius è nato, per l'addio al nubilato di Daphne, è anche la prima in cui il figlio sembra decidere di voler passare la notte a piangere.

Il punto è che Draco non è stanco. 

È esausto.
Sfinito. Prosciugato.

E non può neanche prendersela con Astoria per averlo lasciato in balia di Scorpius, dato che è sfinita pure lei e che, davvero, si meritava una serata libera: è da quando il bambino è nato che sono entrambi a corto di energia, nonostante i neo-nonni (i genitori di Astoria soprattutto) siano entusiasti di aiutare.

Qualsiasi occasione di distrazione viene semplicemente colta al volo, fosse anche solo una corsa al supermercato Babbano, a un centinaio di metri di distanza da casa loro,  per comprare i pannolini o il latte.

(Il fatto che Draco e Astoria vivano tanto vicino a un paesino Babbano ha suscitato qualche obiezione da parte dei suoi genitori: suo padre è andato avanti a ribadire quanto la cosa avrebbe potuto esporre il bambino a un ambiente dannoso per la sua crescita per circa due mesi. Ha smesso di parlarne, e per un po' anche di andare a far loro visita, quando Astoria ha osservato freddamente che sapeva di gente cresciuta isolata tra  Purosangue che aveva subito danni certamente molto più gravi di quelli che Scorpius rischiava di correre.)

Sarà come minimo un'ora che Draco sta camminando avanti e indietro per la casa, cullando stancamente il figlio che rischia seriamente di sfondargli un timpano se continua ad urlare in quel modo.

-Aspetta di iniziare ad andare ad Hogwarts - borbotta Draco, esasperato - o di sposarti. O di comprare casa. O di avere un bambino. A quel punto che avrai voglia di piangere.

Continua a dondolare avanti e indietro per casa, decidendo, per pura disperazione, di iniziare a canticchiare a mezza voce una ninna nanna che si ricorda dalla sua infanzia.

(Ma che diamine ha che non va? Il pannolino è pulito, l'ultimo biberon gliel'ha dato neanche un'ora fa, le coliche...crede non ci siano, e tutti i suoi giocattoli preferiti sono a posto nel suo lettino. Cos'altro ci può essere?)

L'unico conforto è la certezza che prima o poi anche Scorpius cederà.

Dovrà pur dormire, no? È notte per tutti, dopotutto, anche lui si stancherà.

(Non sa quanto si sbaglia.
Scorpius continua a singhiozzare e ad urlare come minimo fino alle una e mezza, prima di iniziare a piagnucolare. Intorno alle due si assopisce sulla spalla del padre, ma non appena questo accenna a metterlo nel suo lettino, inizia ad emettere vagiti minacciosi.
Quando Astoria ritorna a casa, per le tre e mezza, li ritrova entrambi addormentati profondamente sul divano: la prospettiva di un'intera notte di silenzio, sola nel letto matrimoniale, la fa sfrecciare, più silenziosamente che può, su per le scale.)





 

---->Note dell'autrice:

Mai sottovalutare la fatica di sistemare una bozza durante la settimana scolastica. Dio, è sfiancante.

Sono onestamente troppo stanca per notare se ci sia qualche piccolo errore grammaticale, o per leggere il capitolo in maniera oggettiva per poter stabilire se vale qualitativamente qualcosa.

(Spero di sì, naturalmente!)

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Capitolo 3
*** III ***


-Dài, dài, dài...

-Scorpius, dammi un secondo...

Draco riesce a stento a riallacciare le stringhe di suo figlio, prima che questo gli baci rapidamente una guancia squittendo un "Grazie!" e si fiondi verso la quercia di Villa Malfoy, su cui i suoi cuginetti stanno già iniziando ad arrampicarsi.

Draco scocca un'occhiata esasperata alla madre, seduta accanto a lei, distogliendo per un attimo lo sguardo dal figlio.

(Sarà pure arrivato per ultimo, ma sta guadagnando terreno: è già arrivato ai primi rami.)

-Ti giuro, non so più che cosa fare con quel bambino. È un piccolo selvaggio.

Narcissa ride allegra, e Draco non può fare a meno di compiacersi della cosa: è bello rivederla sorridere. Era ora che tornasse ad essere serena, dopo la morte di suo padre.

-Può anche essere la tua fotocopia, tesoro - gli mormora con un tono di rassegnato affetto - ma Scorpius è quanto di più lontano ci possa essere da un Malfoy, sai.

Draco risponde ridacchiando, perché onestamente non c'è ragione di contraddirla. Saprebbe troppo di giustificazione, e perché giustificarsi?

(Una parte di lui è segretamente orgoglioso della cosa, sinceramente.)

A cinque anni, l'unica cosa che Scorpius ha in comune con i suoi antenati sono i capelli, di un biondo chiarissimo, e gli occhi grigi e brillanti.

Per il resto, non c'è traccia della fredda raffinatezza caratteristica della famiglia: Scorpius è energia allo stato puro.

Corre a perdifiato per la casa, per il giardino, per il parco attorno a Villa Malfoy urlando a squarciagola. Si lascia scivolare sul corrimano di qualsiasi scala a cui si trovi attorno, con grande terrore di Astoria. Si arrampica su qualsiasi superficie sembri propensa all'uso, persone comprese.

E poi ride di tutto, con la sua risata acuta, argentina. Dispensa baci, schioccati forte sulla guancia, a volontà. Si lascia coccolare, prendere in braccio e strapazzare dai nonni senza sollevare la minima  protesta.

Ed è generoso. 

(Forse un po' troppo.) 

Se vince un premio dopo un gioco con i cuginetti, finisce per cederlo a quello che scoppia a piangere dalla delusione.

Costringe i genitori, ogni volta che vanno in giro per Londra con lui, a lasciar cadere qualche moneta nel bicchiere di tutti i mendicanti che incontra.

E, Draco l'ha notato quando Scorpius aveva due anni e Astoria non aveva ancora deciso di vendere il loro ultimo elfo domestico, ogni mattina c'era una caramella lasciata sul tavolo della cucina. Poco distante dal ripostiglio dell'elfo.

-Papà! Papà, guarda!

Scorpius, seduto a cavalcioni su un ramo dell'albero, agita freneticamente una mano sorridendogli entusiasta: i cugini lo stanno guardando, chi eccitato e chi con una punta di invidia.

-Oh, dannazione...

Narcissa schiocca la lingua, dandogli un buffetto sulle spalle.

-Vallo a recuperare, prima che il ramo si spezzi...o che Astoria lo veda.

Draco si alza sospirando dalla sedia, dirigendosi in fretta verso l'albero.

(L'idea di Astoria che reagisce al figlio seduto a circa quattro metri di altezza da terra è effettivamente terrificante.)

-Scorpius, giù da lì! Ora!

Sa già che ci vorrà un bel po' prima che il figlio scenda, specie considerando il suo tono di voce, ben lontano dall'autoritario.

Semplicemente, non ce la fa ed essere serio con lui. È troppo facile da amare.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


-Ti viene mai da guardare Scorpius e pensare che ce la stiamo cavando tutto sommato bene?

-Draco, dormi.

-Come pensi ce l'abbiamo fatta a tirarlo su così?

Lei si gira verso di lui, con un grande frusciare di coperte: si stringe a lui, passandogli un braccio attorno alla vita. Draco riesce a notare nel buio gli occhi scuri di lei, aperti e sonnolenti.

-Suppongo perché gli stiamo dando tutto quello che non abbiamo avuto noi.








 

----->Note dell'autrice:

Ed ecco che introduco il personaggio di Scorpius.

Spero di aver in qualche modo chiarito che non voglio scriverlo come un personaggio problematico: voglio che sia felice e tranquillo (per ora), e voglio che l'approccio che Draco e Astoria abbiano nei suoi confronti sia estremamente pacifico. Voglio che siano genitori più presenti ed affettuosi dei loro. Voglio che guardino Scorpius e pensino che devono garantirgli quella serenità che a loro non è spettata (per dettagli sul background di Astoria: Pottermore).

Ah, Lucius è morto.

(Lascio in sospeso il perché e il per come. Sappiate solo che, nella mia visione, non è stato niente di violento o drammatico; dopo la guerra, i Malfoy cercano di starsene il più lontano possibile dai drammi e dai pericoli inutili.)

Draco reagisce come un uomo di una trentina di anni può reagire alla morte precoce del padre: male. Ma ha una moglie che ama, un figlio piccolo da crescere e che adora e una madre a cui tiene moltissimo.

Soffre, naturalmente, e tanto: cerca però di andare avanti il prima possibile.


Comunque, vaghissimo spoiler: da domani Hogwarts! Vi accenno che le cose potrebbero complicarsi un secondo...riflettete sul perché.

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Capitolo 4
*** IV ***


-No, no, no! Non farlo, gli fai male!

Draco sospira, abbassando la molletta da bucato e rivolgendo un'occhiata condiscendente al figlio, mentre Hermes continua a soffiare rabbiosamente da dentro l'armadio di Astoria, che si è allontanata cinque minuti prima, a un passo dalla crisi isterica con le mani tutte graffiate, borbottando di castrazione o abbattimento.

-Se lo prendo per la collottola, non gli faccio male, Scorpius...gli metto soggezione e basta.

Il figlio lo guarda per qualche secondo, confuso e sconcertato, prima di sbottare.

-Non mettergli niente! È il mio gatto! Compratene uno tuo sei vuoi mettergli le mollette o le suggezioni!

 

È passato più o meno un mese da quando Scorpius si è comprato il gatto, con un paio di mesi di anticipo rispetto al suo ingresso ad Hogwarts.

Il suo cavallo di battaglia per convincere i genitori è stato "Se ci devo passare come minimo sette anni assieme, tanto vale che prendiamo confidenza, prima."

Draco e Astoria lo detestano: tanto quanto lui detesta loro.

Hermes (che diamine c'entri con la divinità greca quella dannata palla di pelo lo sa solo suo figlio) potrebbe anche essere definito carino: è un siamese enorme, per i suoi quattro mesi, con due enormi occhi azzurri e il pelo candidamente bianco.

 

(-Non è bellissimo? – mormora Scorpius, la faccia praticamente schiacciata contro la vetrina, prima di girarsi di scatto verso di lui, con aria supplichevole – Entriamo.)

 

Ma è del tutto fuori di testa.

A Draco basta allungare un braccio o una gamba verso quella bestia per fare in modo che quel coso gli salti addosso e inizi a morderlo e graffiarlo.

L'unico essere vivente con cui sembra effettivamente comportarsi in maniera tutto sommato normale, è Scorpius: non solo si lascia prendere in braccio senza la minima reazione, ma Astoria gli ha addiritura raccontato di una volta in cui l'ha visto dormire accoccolato a lui, facendo le fusa.
 

-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 

-Ma sei sicuro che tutti vengono Smistati, vero? Non è mai successo che qualcuno è stato mandato a casa dopo essersi messo il cappello? Vero?

Draco si fa un promemoria mentale di dire a suo suocero di andare a quel paese la prossima volta che lo vede. 

Sarà la centesima volta che Scorpius gli ha fatto quella stessa domanda. Nel giro di un'ora.

-Scorpius, era uno scherzo, te l'ho detto.

-Beh, non sono sicuro di afferrare l'umorismo del Nonno...

E lo dici a me.

-Senti, hai provato la tua bacchetta, no?

-Mmh.

-E ha funzionato.

-Beh, non ha fatto niente di davvero buono.

Draco sospira, cercando di farsi strada tra la folla di Babbani e stringendo distrattamente la mano del figlio.

-Ha fatto qualcosa, comunque. Sei un mago. Verrai Smistato. Punto.

Scorpius ricambia la stretta, forte, e annuisce con un'espressione pensierosa che proprio non gli si addice. Draco non crede di averlo mai visto tanto nervoso.

-Starai bene. Davvero. E adesso andiamo a vedere dove si è cacciata Mamma, okay?
 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 

-Buongiorno...

Astoria, i capelli legati in una coda scompigliata, gli rivolge un'occhiata di vago interesse, distogliendo lo sguardo dalla lettera che sta leggendo.

-Mi devi cinque galeoni.
 

Salta fuori che ha perso la sua scommessa su dove sarebbe stato Smistato Scorpius. 

Tassorosso.

(Draco scopre di non essere particolarmente sorpreso.)
 

-Insomma – sostiene Astoria rubandogli una forchettata di torta dal piatto, guardandolo serissima – l'ho sempre detto che non ce lo vedevo tra i Sepreverde.

-O tra i Corvonero.

-Appunto! C'è...casomai, si trattava di decidere tra Tassorosso e Grifondoro, ecco.

-Mmh.

Per circa un minuto, il silenzio è interrotto solo dal tintinnio della forchetta appoggiata sul piatto della torta e della tazza posata sul tavolo.

-Comunque...è un bene, dopotutto, sai?

Astoria gli rivolge un'occhiata interrogativa.

-Tassorosso, intendi?

-Mmh...è una Casa tranquilla. E ci sono meno probabilità che gli altri ragazzini gli diano troppo fastidio.
 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
 

Draco non si rende conto di quanto Scorpius gli sia mancato finché, due giorni prima di Natale, non si ritrova a King's Cross a prenderlo in braccio, stringendolo più forte che può.

-Mi sei mancato un sacco, Papi.

-Anche tu, ometto.

Scorpius si stacca dopo un bel po', rivolgendogli un'occhiata corrucciata.

-E Mamma?

-A casa con l'influenza.

 

-...e la nostra professoressa è molto, molto carina. E la Sala Comune è bellissima! Sembra piccolina, ma in realtà è davvero spaziosa, ed è un po' come la biblioteca del Nonno...è praticamente tutta in legno, e c'è tantissima luce e ci sono queste poltroncine comodissime e...e per entrare devi picchiettare sulla porta al ritmo giusto, non c'è una parola d'ordine, e se sbagli il ritmo ti viene buttato addosso un sacco di aceto!

Scorpius tace un momento, come a concentrarsi su altri dettagli da raccontare, mentre Astoria, sdraiata sul divano con il viso arrossato e un'aria esausta, scocca al marito un'occhiata supplichevole.

Dio, se Scorpius sa essere logorroico.

-Ah! Ecco! E appesa alla parete ci sono due immagini! Uno è di Tosca Tassorosso, e poi c'è la foto di un ragazzo che si chiamava...Sed-qualcosa, non mi ricordo bene...era un nome piuttosto lungo!

Draco sente un peso sfondargli lo stomaco. Nota Astoria irrigidirsi, per un istante.

-Cedric Diggory?

Scorpius annuisce allegramente.

-Ah ha! Ho fatto due conti e credo che siate stati tutti e tre a scuola insieme! Ve lo ricordate?

 

(Più che ricordarsi di Cedric Diggory, Draco si ricorda di quanto schifo abbia fatto l'estate subito dopo la sua morte.

Suo padre non è mai stato tanto cupo, assente. Sua madre non ha mai pianto tanto.

Si ricorda di una litigata in particolare, scoppiata dopo che lui era andato a letto: i suoi genitori avevano urlato come mai li aveva sentiti fare prima. 

 

-E COSA PENSI DI FARE SE LA FAMIGLIA APRE UN'INCHIESTA?

-ERA GIÀ MORTO QUANDO SIAMO ARRIVATI, NARCISSA!

-PERCHÉ? PENSI  POSSA LORO INTERESSARE? CI FARANNO A PEZZI, LUCIUS!

C'è qualche minuto di silenzio, in cui riesce a sentire i passi di suo padre per il salone e i singhiozzi di sua madre.

-Aveva diciassette anni, Lucius...aveva solo diciassette anni...

-DANNAZIONE, NON SONO STATO IO AD AMMAZZARLO!

-NON ME NE FREGA NIENTE! I DIGGORY NON HANNO MAI AVUTO NIENTE A CHE FARE CON...CON QUESTA MERDA! E IL FIGLIO È STATO UCCISO! TI RENDI CONTO IN CHE POSIZIONE HAI MESSO IL TUO, DI FIGLIO?

-COSA AVREI DOVUTO FARE?! )

 

Draco registra solo vagamente di avere stretto entrambe le mani in un pugno. Si sente le dita fredde, e sente il peso dello sguardo di Astoria, mentre si mette seduta sul divano, lentamente.

Circonda con dolcezza le spalle del figlio, rivolgendogli un sorriso un po' troppo forzato.

-Non molto, tesoro. Era un po' più grande di noi, e non eravamo nella stessa Casa.

-Ah...

Scorpius si zittisce un attimo, deluso, incrociando le gambe sul divano.

-Sotto la foto c'era scritto che è stato ucciso durante l'ultimo Torneo Tremaghi...da un certo Lord Vol-

-NON PRONUNCIARE QUEL NOME!
 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 

Astoria lo raggiunge in cucina, stanca e ancora evidentemente malata.

-Ehi.

-Ehi...

Si mette dietro la sua sedia, appoggiando le mani sulle spalle e posando il mento sulla sua nuca.

-Non avresti dovuto urlare in quel modo, Draco. L'hai spaventato.

-Mi sono già scusato, se ti interessa.

-E lui?

Draco alza le spalle.

-Ha deciso di dimenticarsi di tutto, a patto che domani lo porti a mangiare un pancake da Dorian's.

-Bene, bene...

Cade un silenzio pensieroso tra i due, prima che Astoria gli accarezzi leggera una guancia.

-Tesoro, prima o poi verrà a sapere di tutto quanto. Accettalo.





 

---->Note dell'autrice:

Iniziamo ad avvicinarci verso dove voglio avvicinarmi, e spero di starmi muovendo più o meno bene.

Apprezzo ogni singola recensione che mi lasciate, comunque: grazie davvero. E se doveste avere qualche curiosità sulla trama o su come immagino i personaggi, sono a vostra disposizione!

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Capitolo 5
*** V ***


-Papà?
-Mmh?
-Posso farti una domanda?

Draco è sdraiato sul divano, stanco morto: la gita punitiva a mangiare un pancake da Dorian's si è rivelata un pretesto per trascorrere l'intera giornata in giro per il centro di Londra. Escono per le nove di mattina e rientrano alle sei e mezza, comprando il perdono di Astoria con una scatola di ciambelle e una di biscotti allo zenzero.

(Nonostante la stanchezza, è stata davvero una bella giornata. L'atmosfera natalizia rende tutto decisamente molto più allegro.) 

Draco sospira, condiscendente, e solleva appena il braccio dal viso, per rivolgere a Scorpius un'occhiata interrogativa.
-Dimmi.
-Cos'è che hai disegnato sul braccio?

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Quando Scorpius è arrabbiato, non si mette ad urlare come farebbe Astoria. Nè si mette a sbattere qualunque cosa gli capiti sotto tiro, come farebbe Draco.

Quando Scorpius è arrabbiato, furioso, si contiene.
Parla con una voce bassa e fredda che non gli appartiene. La sua faccia diventa una maschera d'indifferenza. Le sue mani rimangono rigidamente incrociate sul suo petto.

E, Draco realizza, non è mai stato tanto arrabbiato con loro quanto in quel momento. Ora come ora, dimostra molti anni in più dei quindici che ha.

Appoggiato con la schiena al tavolo della sala da pranzo, gli occhi gelidi mentre guarda un punto qualche centimetro più alto rispetto alle teste dei genitori, seduti davanti a lui.

-Se avete qualcosa da raccontarmi – sibila – fatelo. Ora. Vorrei risparmiarmi l'umiliazione di un altro mio compagno di scuola che mi racconta aneddoti su come la mia famiglia abbia ucciso i suoi parenti.

-La tua famiglia – scandisce Astoria con tono calmo e di avvertimento allo stesso tempo – non ha mai ucciso nessuno.

Scorpius schiocca le dita, ridacchiando appena. 

-Bellatrix Lestrange. Mia prozia. Ha torturato alla pazzia i genitori del mio professore di Erbologia, e ammazzato i parenti del settanta percento della gente che si rifiuta di parlare con me non appena scopre il mio cognome.

Draco inizia inconsciamente a tamburellare le dita sul bracciolo della poltrona su cui è seduto. 

(La maggior parte dei suoi incubi è ancora popolata da Bellatrix e dalla sua risata: gli dà gli stessi brividi di un gesso che incide sopra a una lavagna.)

Scorpius li sta ancora scrutando, in attesa. 

-Qualcun altro che vi viene in mente? Perché, per il momento so di lei e...so di mio nonno, e delle sue nobili attività da Mangiamorte. E so che la nonna faceva anche lei parte del giro.

-Non parlare dei tuoi nonni in quella... 

-E so di mio padre.

Cade il silenzio, in cui Draco sente risuonare nelle sue orecchie il tono a metà tra il confuso e il deluso nella voce di suo figlio. Per un attimo, ne è paralizzato.

Poi la rabbia inizia a montare: per un attimo contempla l'idea di alzarsi e andarsene, perché non ha proprio voglia di parlare di niente. Ma nel momento stesso in cui sta per mandare il comando dal cervello alle gambe, Astoria allunga una mano verso la sua, stringendola.

Resta.

Gli ci vuole tutta la forza per dominare il proprio tono di voce, prima di rivolgersi a Scorpius.

-Bene. E cosa ti avrebbero detto, di preciso?

-Di preciso, niente, o non sarei qui.

Scorpius lo guarda a lungo, accigliato, prima di continuare.

-Ma mi fido di te. Voglio sentire tutta la tua versione.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Draco si puntella sui gomiti, la stanchezza che lascia rapidamente posto a un vago senso di panico.

-Perché me lo stai chiedendo? 

Scorpius si siede sul tappeto davanti a lui, iniziando a giocherellare con un filo penzolante del suo maglione.

-È per una cosa che è successa a scuola...un mio compagno stava disegnando quella stessa cosa sul banco, e non so come il professore di Erbologia se n'è è accorto, e ti giuro Papi, è scoppiato un casino. 

-Un casino?

Scorpius annuisce solennemente. 

-Ah ha. Il prof è andato fuori di testa, e l'ha mandato in Presidenza e ha contattato i genitori. E...credo sia in punizione per il resto dell'anno. Però poi mi sono ricordato del fatto che tu ce l'hai tatuato sul braccio e non ho capito molto cosa c'era di male. 

Draco esita qualche secondo prima di rispondere.

-Scorpius, ti ricordi di quando eri andato a chiedere a Mamma se potevi farti tatuare sulla gamba un galeone da pirata e lei ti ha detto che sarebbe stato davvero brutto e che un giorno te ne saresti pentito?

Scorpius si infuoca tutto a quelle parole.

-Guarda che è un'idea fantastica e... 

Draco solleva il braccio interessato per fermarlo, senza riuscire a trattenere un sorriso.

-Ometto, te lo assicuro. Te ne saresti pentito.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Pochi giorni dopo il rientro a scuola di Scorpius, dopo delle vacanze di Natale piuttosto tese, arriva a casa un biglietto per Draco. 
 

"Sono ancora arrabbiato per tutto il tempo in cui avresti potuto raccontarmi tutto e non l'hai fatto.

Ma ti voglio credere, e voglio che la gente cominci a vederti come ti vedo io. Vedrò di fare qualcosa al riguardo.

 

Un bacio."

 

(Draco infila il biglietto nel portafoglio, dopo averlo piegato precisamente in quattro. E lì rimane.)

 

 

 

 

 

---->Note dell'autrice:

 

Okay, siamo a metà strada.

 

Bacio entrambe le guance a te, lettore/lettrice. Forte. E se hai qualche pensiero da esprimere...commenta, davvero.

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Capitolo 6
*** VI ***


Scorpius trascorre tutto l'agosto dopo il suo settimo anno ad Hastings, impegnato a frequentare il corso di introduzione alla laurea di Guarigione: dalle lettere che Draco ed Astoria ricevono, non colgono altro che un estatico entusiasmo, lo stesso che lo caratterizza da quando ha ricevuto i risultati dei suoi M.A.G.O.

(Nell'apice del suo orgoglio, Astoria ha liberato un'intera parete del salone da quadri e fotografie, solo per appenderceli).

Il corso è fantastico, i compagni sono fantastici, i professori sono fantastici, il cibo è fantastico, la stanza è fantastica e il mare è più che fantastico.

Ricevono come minimo cento foto alla settimana che riprendono il cielo, i compagni di stanza, la sua ragazza e ogni luogo turistico gli capiti di visitare.

(Ne ricevono anche cinque di un lampione, che li lascia piuttosto perplessi. È il lampione più normale che abbiano visto: non c'è scritto niente, non c'è appeso niente. È...solo uno stupido lampione.)

Il giorno in cui torna a casa, abbronzato e con una valigia in più rispetto a quella con cui era partito, tutto sembra un po' meno fantastico.

-L'iscrizione ai corsi di settembre è a numero chiuso, e valutano chi prendere in base a com'è andata ad agosto. – sospira lui – Quindi...si tratta di aspettare, ora.

E l'attesa è logorante, Draco e Astoria riescono perfettamente a vederlo: è dai suoi sedici anni che Scorpius si è lanciato nel progetto di diventare Guaritore, escludendo in maniera categorica qualsiasi vicinanza con il Ministero.
 

( -Se dovessi mai prendere in considerazione il Ministero, le cose andrebbero in due modi: – fa loro presente con tono casuale, come se la cosa non lo toccasse nemmeno – o sarei un raccomandato, o mi odierebbero tutti. Oppure una combinazione delle due cose.

Li guarda, e per un momento appena, traspare una nota d'incertezza nel suo sguardo.

-Voglio...iniziare da capo. Da zero. Ha senso?

Draco accenna un sorriso di incoraggiamento.

-Decisamente. )
 

E Scorpius non ha un piano B: se non venisse ammesso, nessuno ha la più pallida idea di cosa deciderebbe di fare.

(E ogni discussione con lui al proposito va a finire con una scrollata di spalle e un seccato "Non ne ho idea.")

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Sono tutti e tre seduti al tavolo della cucina, impegnati a scrutare la busta appoggiata esattamente al centro del tavolo, in un silenzio quasi religioso.

Draco lancia un'occhiata al figlio, il mento appoggiato sul tavolo e lo sguardo fisso sulla lettera.

-C'è, ti mandando una lettera anche quando ti rifiutano?

-Ah ha.

-Carino, da parte loro.

Rimangono immobili per un altro paio di minuti, prima che Astoria sbotti.

-Avete in programma di rimanere qui seduti ancora a lungo? Perché mi sto annoiando.

Scorpius le rivolge appena uno sguardo, di fredda condiscendenza, prima di risponderle.

-Tutto il mio futuro è scritto dentro quella busta, Ma'. Mi sto solo...preparando, psicologicamente.

Lei sbuffa, seccata.

-Tesoro, il tuo futuro è già stato scritto in quella lettera. Non è che cambierà, se la fissi per un minuto o per tre ore.

Rimane a fissare il figlio per un altro minuto circa e, non vedendo nessuna reazione, scatta in avanti, rapida, e afferra la lettera, strappandola da sotto gli occhi di Scorpius.

-No, no, no, no!

-O la apri tu ora, o la apro io.

-Mamma, ridammi quella lettera!

Astoria alza appena le sopracciglia, osservando attenta il figlio.

-Ti offro una scelta. Vai in camera tua, la leggi da solo, e poi ci dici. E se tra cinque minuti non sapremo ancora niente, ti giuro, me la riprendo e la apro tra un mese.

Sotto la prospettiva di quella minaccia, Scorpius sembra impallidire un po'. Esita, prima di borbottare un incerto "Va bene."

Astoria, come promesso, gli riporge la lettera.

-Cinque minuti, Scorpius. Mi raccomando, dipende da te.

Lui le rivolge un'ultima occhiata di rancore prima di iniziare a salire le scale, calcando per bene il tallone sugli scalini.

Non appena sentono la porta chiudersi di camera sua con un tonfo, Astoria sospira, esasperata, risedendosi al suo posto.

-Quanto scommetti che non la aprirà fino a stasera.

Per qualche minuto, rimangono entrambi chiusi in un silenzio pensieroso, lei che tamburella nervosamente le dita sul tavolo e Draco che continua a scoccare occhiate alla scala, in attesa.

-Comunque – osserva lui – anche se non dovesse venir preso, non sarebbe un grosso problema.

Astoria gli rivolge uno sguardo perplesso.

-Ah no?

-A Londra ho visto che un McDonald stava cercando personale.

Astoria scoppia in una risata stanca, a cui si unisce anche lui. Stanno ancora ridacchiando, quando sentono il tonfo di qualcosa che cade, e un urlo.

-SÌ, SÌ, SÌ!

(A quanto pare, quel McDonald può aspettare ancora un po'.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

----->Note dell'autrice:

Non posso negare quanto sia compiaciuta del buon responso che sto ricevendo, ragazze/i.

C'è, mi ricordo di quando avevo scritto Afterlife, ed ero in estasi perché "wow, 10 persone stanno seguendo la mia storia e ho 14 recensioni! Sono diventata famosa!!"

E adesso...mmh. Diciamo che mi sono resa conto di quanto mi fossi sbagliata.

Che dire?

Ogni recensione che lasciate e ogni numero in più che noto tra i preferiti, i da ricordare e i seguti mi danno lo stimolo a sorridere e a scrivere con un po' più di motivazione. Quindi...grazie, davvero.

(E continuate a commentare! Per me non è un piacere...di più.)

((Altri due capitoli, ed è finita.))

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Capitolo 7
*** VII ***


A quarantasette anni, Draco diventa vedovo. A ventuno, Scorpius orfano.

Astoria ne ha quarantasei quando muore, senza il minimo preavviso, sulla via del ritorno per casa dopo una serata fuori per conto suo.
 

Quando ricevono una notifica di allerta dall'ospedale, Draco è impegnato a cercare di tenersi sveglio per aspettarla, rovistando per la cucina alla ricerca di qualche bustina di té avanzata e sfogliando pigramente delle riviste trovate in giro, e Scorpius è a letto.
 

A distanza di mesi, ripensare a come si sia sentito in quel preciso istante, o nel momento in cui è andato a svegliare il figlio, ordinandogli di alzarsi, subito, è strano per Draco.

È come se una nebbia avesse ingoiato tutto.

L'unica costante è un senso di stordimento. Di svuotamento.
 

(Nel nulla in cui quella serata si trasforma nella sua mente, a Draco rimane qualche immagine. L'assurda combinazione del cappotto nero sopra al pigiama di Scorpius. La sala d'aspetto dell'ospedale, illuminata a giorno. Il monosopracciglio del medico che era venuto a parlare con loro. La marea di fogli che aveva dovuto firmare. Daphne che corre verso di lui, i singhiozzi che la scuotono, e che lo stringe in un abbraccio troppo stretto.)
 

Sua madre e la famiglia di Astoria iniziano a radunarsi a casa loro il giorno dopo, dando una mano con l'organizzazione del funerale.

(Una voce nella sua testa gli urla che non ci può essere un funerale, non si può organizzare un funerale per una donna di neanche cinquant'anni, non per Astoria. Deve fermare tutto.)

Scorpius offre anche lui una mano dove può, nonostante tutti tentino affettuosamente di allontanarlo: è lui che si occupa di rispondere a tutte le lettere e telegrammi, ringraziando tutti per l'empatia e la vicinanza, è lui che sceglie i fiori da mettere sulla bara (papaveri, i suoi preferiti) ed è lui che scrive l'elogio funebre, intuendo quanto la cosa metta a disagio chiunque altro.
 

E poi arriva il giorno del funerale.

(Un giorno soleggiato e con appena un accenno di vento. Le sarebbe piaciuto.)

Tutti gli invitati, tra cui c'è gente che Draco è sicuro di non aver mai visto, si premono attorno a loro due, e piangono loro addosso, e li stritolano in abbracci e fanno vuote constatazioni su quanto buona fosse Astoria, su quanto bella, su quanto simpatica, su quanto adesso sia in un posto migliore e su quanto siano tutti terribilmente scossi.

Draco lascia che sia Scorpius a rispondere. Scorpius che, vestito e pettinato di tutto punto, regala sorrisi grati e mesti a tutti e offre parole vuote quanto quelle che riceve su quanto siano entrambi così lieti di ricevere ciascuno di loro in un giorno così triste.

Dà al pubblico quello che vuole ricevere.

(Dopo un po' Draco si allontana, smettendo di ricevere gli invitati e facendosi sostituire da Daphne. Se rimanesse, finirebbe con il tirare un pugno a qualcuno.)
 

L'elogio non è né troppo breve né troppo lungo.

È perfetto.

Sincero, affettuoso, toccante e anche comico, in alcuni punti, riuscendo a strappare risate vaghe tra il pubblico molto spesso.

La voce di Scorpius non trema neanche una volta.

Draco realizza distrattamente solo in quell'istante che, da quella notte, il figlio non ha mai pianto. Sembra solo più pallido, assente. Un po' smunto, forse, ma per il resto lo stesso ragazzo sorridente di sempre.

(-Stai attento a Scorpius – gli sussurra Narcissa dopo il funerale, stringendolo in un ultimo abbraccio prima che torni a casa – Tra poco crollerà.)

 

E dopo due settimane di una forzata e fintissima serenità, Scorpius effettivamente crolla, nel giro di una sola giornata.
 

Inizia di mattina, quando barcolla in cucina e gli borbotta che non sta troppo bene e che pensa non andrà al tirocinio, per quella giornata.

A mezzogiorno, è chino sulla tazza del water mentre Draco gli regge la fronte, impegnato a rigettare quel poco di colazione e cena che ha nello stomaco.

(Sta scottando.)

E, per tutto il pomeriggio, rimane a letto, nascosto sotto le coperte e ranicchiato su sé stesso più stretto che può. Alterna periodi sempre più brevi di lucidità ad altri di sonno. Trema come una foglia.
 

Il delirio inizia verso sera.

Si sveglia quando Draco appoggia un bicchiere d'acqua e una pastiglia sul suo comodino. Si gira verso di lui e lo guarda perplesso, lo sguardo annebbiato, come se non lo riconoscesse.

Gli chiede se per caso non ha visto sua madre in giro. È una donna alta, castana e con gli occhi scuri.

-È uscita...ma c-ci sta mettendo tanto a tornare...mi...mi sto preoccupando...

Draco non sa con quale forza riesca a trovare il modo per dire a Scorpius che non sta tornando, che se n'è andata per sempre, che c'è stato un funerale. Ma lo fa comunque.

(Qualcosa dentro di lui lo supplica di non farlo, di dirgli che sua madre ha mandato un messaggio per avvisare del ritardo, che sta tornando, che lui non ha nulla di cui preoccuparsi.)

Scorpius lo guarda accigliato, come se stesse prendendo in considerazione le sue parole, prima di mettersi a ridacchiare, incerto.

-S-smettila di scherzare...non era vero, era s-solo un...un brutto sogno...

Draco decide di non insistere con la storia, almeno finché il figlio non sarà più lucido. Lo lascia borbottare avvertimenti sul non alzare il riscaldamento dopo aver acceso una radio, "o la casa esplode", annuendo indifferente mentre continua a tastargli la fronte.

(La febbre non sta scendendo.)
 

Scorpius si riaddormenta continuando a mugugnare cose senza senso. Si risveglia un'ora dopo per un attacco di tosse, scattando seduto: secca, sembra gli stia graffiando la gola.

Gli ci vuole qualche minuto per calmarsi: quando l'attacco finisce, si gira verso il padre, seduto accanto a lui con una mano sulla sua schiena.

(Ha gli occhi ancora lucidi dalla febbre, ma sembra essere un po' più in sé.)

-Hai un aspetto orrendo.

(Appunto.)

-Fossi in te, mi guarderei allo specchio.

Scorpius non accenna neanche vagamente un sorriso. Non reagisce proprio. Si limita a fissarlo, completamente inespressivo, per quella che sembra essere un'ora, prima di emettere un lungo sospiro. Appoggia la fronte alle ginocchia , non dicendo niente per qualche minuto, prima che la sua voce non arrivi a Draco come un sussurro.

-Pa'?

Draco continua a massaggiargli la schiena, più lentamente.

-Dimmi.

-Credo di stare realizzando solo ora che Mamma è morta.

La sua mano si ferma sulla spalla. E la stringe, forte.

-Mi dispiace.

Scorpius annuisce e alza le spalle allo stesso tempo, in un gesto stranamente goffo, infantile, sempre con la testa sulle ginocchia.

E poi inizia a piangere.




 

-----> Note dell'autrice:

Non ho mai capito cosa volesse dire il detto "anche i ricchi piangono" ma...sì. 

Anche i ricchi piangono.

(Ho scritto questo capitolo con un anticipo di circa un paio di giorni. Ho trovato dolorosamente ironico il fatto che abbia iniziato a ricevere solo ora apprezzamenti nei confronti del personaggio di Astoria.)

((Ultimo capitolo domani!!))

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Capitolo 8
*** VIII - Epilogo ***


Astoria e Draco non sono nemmeno fidanzati quando fanno l'amore per la prima volta.

Sono un po' più che amici, sono ad una festa e hanno bevuto entrambi un po' troppo.

Eppure, quando finiscono, non sentono il panico di chi ha commesso un errore: si sentono in pace.

(Lui anche un po' sonnolento, a dirla tutta.)

Rimangono stretti l'uno a l'altra, guardandosi negli occhi in perfetto silenzio: quelli di lei scintillano al buio, mentre si morde un labbro, sorridendo.

-Ti capita mai di fare qualcosa e sentire dentro di te quanto sia giusto?

Draco scoppia a ridere, divertito.

(Non si ricorda dell'ultima volta che ha riso con così tanta leggerezza. Non si ricorda dell'ultima volta che si è sentito così...libero.)

-Riferimenti a cose e persone esistenti puramente casuali, eh?

Astoria ridacchia, e si stringe un po' più vicina a lui. Appoggia la testa al suo petto, all'altezza del cuore, mentre lui inizia ad accarezzarle distrattamente i capelli.

-Spero sia tutto per colpa dei Mojito di prima – mormora lei – Ma ho come la sensazione di voler passare il resto della mia vita con te.

-Anche io.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

A Scorpius ci vuole una settimana prime di riprendersi del tutto dal virus, o da qualsiasi cosa fosse, che si è beccato; ma, sotto l'ordine di Draco, aspetta un'altra settimana prima di riprendere con il tirocinio.

In quelle due settimane, stanno costantemente uno dietro all'altro, accertandosi che stiano entrambi relativamente bene: lo fanno in maniera tranquilla, silenziosa. Non hanno bisogno di dirsi molto.

E poi decidono di tornare alla solita routine.

Di andare avanti, in qualche modo.

È...dura. Il peso dell'assenza di Astoria non si alleggerisce mai.

(È dappertutto: nell'eccessivo silenzio, nel block notes lasciato distrattamente sopra il buffet della cucina, nel posto sul divano che occupava solo lei e che entrambi lasciano accuratamente libero.)

Spetta a loro abituarcisi.

(-È letteralmente come con una cicatrice – gli fa notare distrattamente Daphne – non si richiuderà mai.)

I mesi trascorrono. E poi gli anni.

Scorpius si laurea e inizia a lavorare al San Mungo. 

Suo suocero muore.

L'ultimo figlio di Daphne entra ad Hogwarts, e la famiglia guadagna il primo Grifondoro in cinquant'anni.

Il supermercato a un centinaio di metri da casa loro chiude per bancarotta.

Narcissa vende Villa Malfoy, finalmente, per trasferirsi nel centro di Londra.

Hermes si accoppia con una gatta del vicinato e diventa padre di una colonia di micetti (che, per la grande delizia di Scorpius, assomigliano in maniera terrificante al padre).

E, qualche mese dopo essere andati a convivere, Scorpius e la sua ultima ragazza organizzano una cena per le loro famiglie e, sfruttando il giardino immenso della casa dei genitori di lei, annunciano il loro fidanzamento.

 

Senza che Draco se ne renda troppo conto, il mondo continua a girare.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

È una bambina.

Scorpius glielo urla al cellulare che gli aveva regalato il Natale precedente ("Pa', ti giuro che è molto meglio dei gufi."), in preda all'eccitazione. E alle lacrime, con grande probabilità.

Draco raggiunge l'ospedale in fretta, e non riesce a trattenere un sorriso notando Scorpius, appena fuori dal reparto maternità. Ha le guance rosse, i capelli completamente arruffati e la camicia a scacchi tutta stropicciata.

-Sembri appena uscito da un manicomio, lo sai?

Scorpius scoppia a ridere e gli corre incontro, gettandogli le braccia al collo. Lo stringe in un abbraccio tremante.

-Non...n-non ci credo.

-Nemmeno io.

Rimangono stretti l'uno all'altro per chissà quanto, prima che Scorpius si stacchi e afferri per il polso il padre, trascinandolo verso la stanza.

-Dài, dài, dài! Muoviti, prima che arrivino gli altri!

("Gli altri" sarebbero i nonni materni, suppone Draco. A un anno dal matrimonio, non è ancora sicuro che a Scorpius piacciano troppo i suoi suoceri.)

La madre è evidentemente stanca, ma sta bene ed è solo poco meno entusiasta del figlio. Draco le porge le congratulazioni, baciandola sulle guance, prima che Scorpius si intrometta.

-Pa'! Guarda, guarda!

Gli si avvicina, portando un fagottino tutto rosa tra le braccia: la tiene come se fosse fatta di vetro, sussurrandole che va tutto bene, amorino, che adesso andiamo a conoscere il nonno, ti va, ma certo che ti va cuore del mio cuore.

La transizione della bambina da lui a Draco è estremamente lenta: Scorpius si muove con una cautela che non gli appartiene, ed entra praticamente in panico quando la passa al padre.

-Okay...piano, piano, piano...

Draco, le braccia già in posizione, gli scocca un'occhiata condiscendente.

-Scorpius, lo so come si tiene in braccio un bambino.

Sua moglie, dal letto, li osserva divertita.

-Molto probabilmente, stava parlando a sé stesso.

Finalmente, Draco riesce a prendere la bimba tra le braccia, e la inizia a cullare lentamente. Scorpius rimane attaccato al suo fianco, appoggiandosi alla spalla del padre per poter sbirciare meglio il visetto arrossato e rugoso della figlia.

-È la cosa più bella che abbia mai visto. Vero?

-Già...

La bambina si agita un po' nel sonno, e una manina compare dal bozzo di coperte. Scorpius emette un verso di pura delizia.

-Guarda le sue ditine...È così piccola, Papà...

-Scorpius, è perfettamente normale.

-...così tanto piccolina...

Scorpius continua a contemplare la piccola per qualche altro istante, prima di sollevare lo sguardo sul padre e sorridergli raggiante.

-E adesso anche io sono membro del club dei Papà.

-Non dirmelo, che ci credo a stento.

Scorpius ridacchia, stancamente, prima di cadere in un silenzio tranquillo, sereno.

-Nome?

-Beh...stavamo pensando a Violet.

Draco accenna un sorrisetto, senza distogliere lo sguardo dalla piccola.

(Neanche ventisette anni fa, era più o meno nella stessa posizione.)

((Dio, sembrano essere volati.))

-Mi piace.

 

 

 

 

----->Note dell'autrice:

Ed eccoci qui. Caput.

Colgo l'occasione per rispondere a una domanda che mi è stata posta più di una volta: la New Generation non compare al massimo del suo splendore, più che altro perché non vedo nessun motivo per cui Scorpius, Rose, Albus e gli altri debbano necessariamente relazionarsi.

(Non nego, però, la bellezza di un Rose/Scorpius. Il nome della bambina, Violet, può essere interpretato come una possibile e vaghissima allusione all'identità della madre. Per chi vuole.)

Grazie a tutti voi che avete recensito, seguito, preferito o ricordato: siete stati il mio motore per spingermi a scrivere, giorno dopo giorno.

Personalmente...sono orgogliosa del risultato. Voi?

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