Control / Traduzione Italiana [ON HOLD] di McPaola (/viewuser.php?uid=458247)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Mi trovavo sul bordo dell'edificio, le persone che accorrevano di sotto gridando. Non vogliono che salti. Dicono che ci sia un'altra via d'uscita. Mi dicono che tutto andrà meglio. E lo vorrei. Ma non c'è un'altra via d'uscita. Le cose non miglioreranno.
Mentre il vento scompigliava i miei capelli guradai giù. Il salto di trenta metri dalla cima di questo condominio fino a terra sembrava più corto di come pensavo sarebbe stato. Ma sembrava confortante. La dolce via di fuga: la morte. L'avrei accolta a braccia aperte. L'unico problema era fare il primo passo oltre il cornicione.
Mossi il piede destro in modo tale che sporgesse fuori per metà . La folla ansimò non appena la polizia si fece strada nel mare di gente. Uno tirò fuori un megafono, cercando di parlare con me. Ma non c'era alcuna possibilità che mi convincesse a cambiare idea. Avevo sognato tutto questo per tre anni. Ero sorpresa che fossi riuscita a resistere così a lungo.
Mossi il piede finchè non fu del tutto fuori dal cornicione. Il poliziotto mi stava pregando ormai. Le persone di sotto urlavano e piangevano. Stavo spostando completamente il mio peso sul piede destro. Mi sentivo lentamente scivolare sul bordo. Chiusi gli occhi e aspettai la caduta.
Venni spinta indietro bruscamente. Sbattei contro qualcosa di duro, paralizzandomi. Prima che fossi in grado di reagire, qualcosa mi venne messo in faccia. Provai a respirare. I miei occhi cominciarono a chiudersi così come il mio corpo cominciò a collassare.
Spazio Traduttrice
Come avete letto nella bio, questa è una traduzione, quindi la storia non mi appartiene. E' stata scritta da Kwrites su Wattpad in inglese (sotto metto il link del prologo originale nel caso interessasse a qualcuno)
So che questo capitolo è molto corto, ma i prossimi saranno sempre più lunghi.
Anche se per il momento non è successo molto, vi consiglio vivamente di leggere questa storia, perché merita veramente di essere letta. L'autrice è un vero e proprio genio, per questo ho scelto di tradurla. Non vi deluderà c:
Spero che a qualcuno possa interessare, e se vedrò che vi piace non aspetterò a pubblicare presto anche i prossimi capitoli, dal momento che ne ho già pronti un paio (:
Peace&Love
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Capitolo 2 *** Capitolo 01 ***
Capitolo 01
Mi sveglia su di un letto. La mia testa era ancora offuscata ed io ero
disorientata. Sbattei gli occhi furiosamente, cercando di portare le
mani alla faccia per massaggiarmela, ma non volevano muoversi. Girai la
testa e vidi le mie braccia sopra di me. Le seguii fino alla testiera
del letto. Ero legata.
Mi diedi una veloce occhiata intorno. La stanza era abbastanza luminosa
e semplice. Un letto, una finestra alla mia sinistra, una cassettiera,
di fronte al letto, e una porta a suo lato. C'era un armadio alla mia
destra e una figura seduta contro di esso con le gambe vicino al busto,
le braccia incrociate. Sbattei gli occhi più volte cercando
di mettere a fuoco la figura.
-"Sono felice che ti sia finalmente svegliata" disse. Era decisamente
un uomo.
-"C-chi sei?" chiesi con voce rauca
-"Mi chiamo Luke" mi informò. "Stai bene, Jemma?"
-"Come fai a conoscere il mio nome?"
-"So un sacco di cose su di te a dire la verità"
La mia bocca parve avere una mente tutta sua visto che
continuò a parlare nonostante io volessi che la smettesse.
"Sei una specie di stalker o qualcosa del genere?"
Luke rise leggermente. "No, non sono uno stalker. Diciamo che... sei
molto importante per me, Jemma"
-"Perché?" chiesi, cominciando a combattere contro il mio
buon senso. "Che ho fatto? Perché mi hai fermata mentre
stavo per saltare? E' di questo che si tratta?"
-"Sì e no" rispose dopo un momento. "Ti va di sentire una
storia?" dopo che non risposi continuò. "C'era una volta un
ragazzo che stava camminando lungo una strada di notte. Ma lui non era
come un ragazzino normale. Era più di quello. Lui era...
sovra umano, penso si possa definire così. Ad ogni modo
questo ragazzo percorreva la strada cercando di tornare a casa dopo una
lunga giornata di dolce far niente. Ad un tratto si imbatté
in tre ragazzi che si rivelarono apprezzare la collana che stava
indossando. Ma lui non aveva intenzione di dargliela vinta. Sua madre
gliela aveva regalata quando era nato. Così il gruppetto di
ragazzi gli si avvicinò e cominciarono a tirargli calci e
pugni finché non fu sconfitto e sanguinante. Ma il ragazzo
poteva fare cose che nessun altro poteva. Aveva poteri che nessuno si
poteva spiegare. E li usò, lanciando un ragazzo contro un
muro di mattoni solo perché aveva desiderato che succedesse.
Un altro venne spinto di schiena contro una cassa di legno e l'ultimo
venne sollevato in aria e rimase appeso a niente, perché era
quello che lo manteneva, il niente.
Poi una ragazza si imbatté in tutto questo, Era piccola con
i capelli scuri e dei grandi occhi marroni. Sembrava incapace di far
del male ad una mosca anche se lo avesse voluto. Stava urlando al
ragazzo di smetterla, pregandolo di lasciare i tre ragazzi da soli,
nonostante tutto quello che avevano fatto. E lo fece, con sua stessa
sorpresa. C'è qualcosa che ti suona familiare?"
Eccome. Quando cominciò a parlare dei ragazzi che vennero
scagliati in aria da una forza che nessuno poteva vedere mi venne
subito in mente quella volta in cui assistetti a una cosa del genere.
Non appena il mio cervello cominciò a ricostruire la scena,
la mia bocca riportò quello che accadde.
-"Vidi questo ragazzo alto e biondo" comincia quasi in un sussurro.
"Era circondato da questi tre ragazzi. Avrei voluto continuare a
camminare, ma uno di loro improvvisamente volò contro un
palazzo. Un altro andò nella direzione opposta, rompendo una
cassa e rimase disteso sulla schiena. E il terzo cominciò ad
elevarsi. Venne sollevato in aria, ma non riuscii a vedere come. Il
biondo in mezzo stava alzando la mano mentre l'altro andava su. Gli
camminai intorno fino a fronteggiare il biondo e vidi che i suoi occhi
stavano diventando bianchi. Spinsi il suo braccio pregandolo di
fermarsi. Lo avrebbe ucciso altrimenti. I suoi occhi si offuscarono e
lasciò cadere il suo braccio. L'altro ragazzo cadde a terra
come un sasso. Il biondo mi guardò dolcemente, prendendo la
mia mano ancora sul suo braccio. Poi indietreggiò e corse
via. Feci lo stesso una volta che se ne fu andato"
Luke rimase in silenzio per un momento mentre io rivivevo il ricordo
che avevo cercato di rinchiudere nel profondo della mia memoria. Si
alzò finalmente in piedi, ma lentamente. Camminò
verso di me e si sedette sul letto. Potevo vedere la sua faccia ora che
non era più seduto nell'ombra. I suoi capelli biondi erano
scompigliati all'insù. I suoi occhi blu fissavano i miei.
Non sembravano minacciosi, ma piuttosto premurosi e protettivi. Mi
rivolse un lieve sorriso mentre lo fissavo a bocca aperta. Non appena
poggiò una mano dove si trovavano le mie ginocchia i suoi
occhi brillarono leggermente.
-"Tu eri lui" sussurrai.
-"Tu eri lei" rispose.
Spazio Traduttrice
Eccomi qui con il primo
capitolo! Ho visto che il prologo ha ricevuto un centinaio di
visualizzazioni, quindi ho deciso di continuare a postare e che lo
farò tutte le domeniche :) tranne la prossima
perché sarò in Inghilterra con la scuola c:
Comunque cosa pensate del capitolo? So che ancora non succede
molto e che non è molto lungo, ma già il prossimo
capitolo sarà parecchio più lungo :)
Vorrei ringraziare tutte le belle personcine che hanno messo la storia
nelle preferite/seguite/ricordate e chi ha lasciato una recensione (vi
risponderò fra pochissimo, promesso)
Ok, non ho nient'altro da dirvi se non di farmi sapere se vi sta
appassionando con una piccola recensione OuO
Peace&love
Link della versione originale di Kwrites ---> http://www.wattpad.com/29588384-control-%C2%BB-l-h-prologue
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Capitolo 3 *** Capitolo 02 ***
Capitolo 02
Cercai
di mantenermi a debita distanza da lui, ma con scarsi risultati. I
lacci sulle mie mani mi tenevano ferma. Raggomitolai le gambe e le sue
mani caddero, così come il suo sorriso.
-"Sei tutto quello che ho, Jemma. Non lo farei se fossi in te" mi
minacciò.
-"Lasciami andare" domandai cercando di evitare che la mia voce
vacillasse. "Voglio andare a casa"
-"Jemma, non penso che tu capisca quello-"
-"Portami a casa!" urlai.
Luke era seduto sul bordo del letto, che in un attimo
cominciò a scuotersi violentemente. I suoi occhi stavano
diventando bianchi e il suo braccio destro si stava alzando, la sua
mano aperta rivolta verso il letto.
-"Farai quello che ti dico!" gridò.
-"Luke!" piansi sopra il forte rumore. "Luke, smettila!"
-"Non puoi lasciarmi, Jemma!" urlava, ma la sua faccia sembrava
indecisa. Delle lacrime stavano cominciando a scendere lungo il suo
viso.
-"Non puoi tenermi qui" gli dissi.
-"Perché no? Stavi comunque cercando di ucciderti. Non puoi
andartene"
Le luci cominciarono a tremolare, la porta cominciò ad
aprirsi e a chiudersi, così come le ante dell'armadio e i
cassetti. Il letto si muoveva sempre di più.
-"Luke per favore!" strillai, le lacrime scendevano lungo le mie guance
e cadevano giù dal mio mento. "Luke mi stai spaventando! Ti
prego basta! Luke!"
I suoi occhi cominciarono a sbiadire e il suo braccio lentamente si
abbassò. Le luci rimasero fioche, la porta e i cassetti
tornarono lentamente e cautamente al loro posto. Il letto smise di
tremare. Ero rimasta accovacciata contro la testiera del
letto, cercando di usare le braccia come scudo.
-"Sono davvero dispiaciuto" sussurrò Luke, del tutto
distrutto. Le sue guance erano bagnate da lacrime. Non sarei mai uscita
da qui.
-"Non esserlo" fu tutto quello che gli dissi.
Stava per toccarmi la gamba, ma la spinsi via verso di me. Fece
scivolare giù la mano "Vado a prenderti del cibo" decise.
Camminò verso la porta, ma si fermò. Si
girò, i suoi occhi bianchi ancora una volta. Alzò
la mano ed io sussultai. Le corde sui miei polsi si allentarono e li
abbassai. Mi formicolavano a causa del sangue che ricominciò
a scorrere. Quando guardai di nuovo la porta, la vidi chiusa e Luke era
andato.
Decisi di stiracchiarmi le gambe. Mi alzai dal letto e mi guardai
intorno nella piccola stanza. Non c'era molto da guardare in
realtà. Aprii la cassettiera e vidi che era interamente
riempita con le cose di Luke, finché non guardai la parte
inferiore e notai che era vuota, eccetto per una foto. Ero io, seduta
su una panchina fuori da scuola. Stavo guardando distrattamente verso
chissà dove con un curioso sorriso sulla faccia. Non riuscii
a richiamare alla memoria cosa successe quando venne
scattata, così la rimisi a posto e chiusi il cassetto.
Camminai verso la porta e misi la mano sul pomello. Lo girai, ma era
chiusa a chiave. Ovviamente. Luke non voleva che me ne andassi, quindi
perché mai l'avrebbe lasciata aperta? Sospirai e mi morsi il
labbro superiore, camminando verso l'armadio. Aprii un'anta e
guardai dentro. Era buio, quindi non potevo vedere molto. Non c'era
nemmeno una luce all'interno. Richiusi l'anta e tornai a sedermi sul
letto.
Sembrò esser passata un'eternità quando Luke
aprì la porta ed entrò. Aveva un cartone di pizza
in mano. Si sedette di fronte a me sul letto, incrociando le gambe.
Aprì il cartone e mi passò una fetta insieme ad
un tovagliolo che aveva in tasca.
-"Grazie" borbottai, prendendogliela dalle mani e dandole un morso,
-"Scusa per prima" disse e le sue guance diventarono
rossastre.
Scrollai le spalle, ma non dissi niente. Era decisamente lontano
dall'essere okay, ma non volevo dirglielo. Non volevo agitarlo
più di quanto non avessi già fatto.
-"Ma hai visto quello che hai fatto?" mi chiese.
Scossi lentamente la testa, masticando il pezzetto di pizza
meticolosamente prima di ingoiare. "Che ho fatto?"
-"Tu mi
hai fatto smettere" mi fece notare. "Nessuno è mai stato in
grado di farlo"
-"Nemmeno la tua famiglia ci è mai riuscita?" mi domandai.
-"Non capisco perché sia proprio tu, però"
continuò. Immaginai che semplicemente non avesse
sentito la mia domanda. Ero stata abbastanza silenziosa quando gli
avevo parlato dopo tutto. Ero terrorizzata dal fatto che potesse
prendersela di nuovo con me. "Non ti avevo mai incontrata prima di
quella notte. Perché proprio tu?"
Luke studiò la mia faccia, i suoi occhi azzurri mi
attraevano. Non potevo guardare altrove, non importa quanto duramente
ci provassi. Mi guardò dolcemente, l'angolo della sua bocca
si stava curvando in un leggero sorriso. Riuscii finalmente a guardare
da un'altra parte, le mie labbra leggermente dischiuse. Mi
stavo domandando la stessa cosa che si stava domandando lui.
Perché ero io l'unica persona che era in grado di tenerlo
sotto controllo?
-"Sai, potrei portarti fuori ogni tanto" rifletté guardando
distrattamente dietro di me. "E' solo che non vorrei che scappassi"
Si stava comportando come se mi possedesse. Cos'aveva questo ragazzo
che non andava? Sapevo solo il suo primo nome e che poteva, in qualche
modo, fare cose strane. Qual era il suo scopo?
-"Tu non mi possiedi" sputai fuori ma la mia voce era ancora
molto bassa.
Annuì. "E' vero, ma comunque non te ne puoi andare"
Il mio scoppio di coraggio mi fece sentire ancora più
ribelle. "Non puoi controllarmi"
-"Oh" disse con un sorriso furbo. I suoi occhi brillarono con monotonia
mentre spostava cautamente la pizza sul pavimento. Alzò la
mano verso di me e mi spinse verso il suo corpo, attraendomi a
sé come se fossi legata da una corda invisibile. Ero seduta
proprio davanti a lui tanto che le nostre ginocchia si toccavano. "Ma
io posso"
Spazio Traduttrice
Prima di tutto ci terrei a
scusarmi per il ritardo ma, come vi avevo già annunciato, ho
avuto due settimane molto impegnate e quindi non ho avuto tempo per
aggiornare.
Ad ogni modo oggi ci sono riuscita e d'ora in avanti dovrei essere
puntuale, per cui ogni domenica sera dovrei pubblicare un nuovo
capitolo.
Siamo ancora agli inizi, quindi per il momento non accade niente di
eclatante, si scopre solo che tipo di relazione nasce fra Luke e Jemma.
Presto però la storia prenderà una svolta
decisamente diversa e arriveranno anche gli altri personaggi c:
Spero vivamente che il secondo capitolo sia di vostro gradimento e mi
piacerebbe molto sapere cosa ne pensate (:
Vorrei comunque ringraziare tutte le belle personcine che recensiscono
e quelle che hanno messo la storia fra le preferite/ricordate/seguite :3
Peace&love
Link della versione
originale di Kwrites ---> http://www.wattpad.com/29588384-control-%C2%BB-l-h-prologue
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Capitolo 4 *** Capitolo 03 ***
Capitolo 03
-"Luke" sospirai quando il suo fiato mi colpì il volto. "Ti
prego"
Un sorriso gli si formò in viso. "Pensi che ti farei del
male intenzionalmente? Divertente"
Gli rivolsi uno sguardo interrogativo. "I-io non capisco"
Portò lentamente una mano al mio mento, i suoi occhi si
schiarirono dal nero al blu. Trasalii leggermente al suo tocco.
Mi accarezzò la guancia col pollice mentre con la
lingua si leccava il labbro superiore studiando la mia faccia.
-"L'ultima cosa che vorrei, Jemma, è farti del male" mi
disse.
Scossi la testa. "Mi stai facendo del male tenendomi prigioniera qui"
La sua espressione cambiò improvvisamente. Gli occhi gli si
riempirono di tristezza e mi allontanò da sé. Mi
ritrovai finalmente in grado di muovermi. Quando mi controllava era
come se ci fosse una specie di forza che mi teneva ferma a seconda di
ciò che voleva lui. Quella sensazione se ne era appena
andata. Mi sentii meno forzata, ma non mi tiraii indietro. Guardai il
ragazzo stressato davanti a me.
-"Lo so" sospirò appoggiando la testa alla testiera del
letto. "E' la parte peggiore di questa faccenda"
-"Perché non mi lasci andare?" gli chiesi.
-"Non posso, Jemma!" gridò, portando la sua testa avanti e
indietro facendo tremare il letto. "Non posso. Mi dispiace"
Per una volta, fui io a toccarlo. Quando la mia mano entrò
in contatto con i suoi stretti, jeans neri sembrò rilassarsi
un po'. "Non puoi spiegarmi il motivo?"
Sospirò profondamente puntando i suoi occhi su di me. Mise
la sua grande mano callosa sopra la mia prima di guardare nuovamente da
qualche altra parte.
-"Non so perché sono così" cominciò.
"Non ho alcun ricordo prima dei tre anni. Il primo ricordo che ho
è di me nella casa di mia madre con i miei due fratelli e
mio padre. Ero un bambino normale. Ma poi, quando compii quindici anni,
non fui più lo stesso. Cominciai a diventare più
aggressivo. All'inizio pensai fosse una cosa di famiglia. Mio padre
poteva arrabbiarsi parecchio alle volte. Dovette iscriversi ad un corso
di gestione della rabbia, ma non fu molto efficace. E un giorno, io..."
La sua voce si interruppe ed i suoi occhi si riempirono di lacrime che
minacciavano di scendere lungo le sue gance. Mi ritrovai ad avvicinarmi
al ragazzo che mi aveva rimprigionato solo poche ore prima. Si trattava
solo di ore? Per quanto tempo ero stata lì?
-"Luke" dissi dolcemente il suo nome. "Va tutto bene."
Annuì prendendo un profondo respiro. "Mio padre
picchiò mia madre. Mi arrabbiai così tanto. Non
mi resi nemmeno conto di quello che stavo facendo. Era come se qualcosa
avesse preso il controllo su di me. Mia madre non mi si voleva nemmeno
avvicinare. I miei fratelli provarono ad abbassare il mio braccio, ma
non voleva muoversi. Alla fine, Ben e Jack riuscirono ad allontanarmi
con tutta la loro forza. Tutto ciò, però, non
fece che rendermi ancora più arrabbiato. Mi voltai verso i
miei fratelli ed ero sul punto di strangolare anche loro. Mia madre
cominciò a piangere e gridare affinché la
smettessi. Prima che me ne resi conto, stavo guardando i miei fratelli
indietreggiare abbracciati a mia madre piangendo. Mio padre era disteso
in un giardino lontano venti metri da me. Corsi via"
Luke sembrava così vulnerabile mentre le lacrime scivolavano
lungo le sue guance. Sniffò asciugandole con il dorso della
mano. Improvvisamente quell'adolescente sembrò essere un
bambino di cinque anni. Mi ci avvicinai asciugandogli le lacrime con il
pollice. Lasciai la mia mano sinistra sulla sua guancia. Lui sorrise
avvicinandosi ancor di più.
-"Questo è il motivo per cui ho bisogno di te" disse in un
affettuoso borbottio. "Riesci a capirmi così bene"
-"So com'è sentirsi nel modo in cui ti senti." gli assicurai.
Gli occhi di Luke si incastrarono nei miei. Prese la mia mano dalla sua
faccia portando le punte delle dita alle sue labbra. "Non puoi avere
idea di quanto fossi terrificato quando ti ho vista su quel tetto."
Questo mi riportò alla domanda di prima. per quanto tempo
ero stata lì? Ma i miei pensieri vennero portati da
tutt'altra parte quando sentì il fiato di Luke
sulle mie dita, le sue labbra che le sfioravano leggermente. Dovetti
chiudere gli occhi per poter pensare lucidamente.
-"Luke" dissi ma la voce mi tremava. Mi schiarii la gola. "Per quanto
tempo sono stata via?"
Scrollò le spalle guardando la mia mano ancora sotto la sua.
"Tre giorni"
Spazio Traduttrice
Scusate se aggiorno a quest'ora, mi ero
quasi dimenticata... Perdonatemi :c
Comunque, in questo capitolo si scopre qualcosina in più
sulla vita di Luke e anche della sua irrascibilità. Tutto
qui... sì, in effetti non è esattamente uno dei
più avvincenti, ma vi posso assicurare che fra poco le cose
prenderanno una decisa svolta.
Ringrazio tutte le belle personicine che recensiscono e che hanno messo
la storia fra le preferite/seguite/ricordate :3
Fatemi sapere cosa pensate del nuovo capitolo!
Peace&love
Link
della versione originale di Kwrites ---> Link
P.s. Non sono sicura che aggiornerò domenica prossima dato
che sarò via per Pasqua, ma la settimana successiva lo
farò sicuramente :)
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Capitolo 5 *** Capitolo 04 ***
Capitolo
04
Strattonai la mia mano dalla sua
quasi cadendo giù dal letto quando mi dimenai per toccare il
pavimento in legno con i piedi. "Tre giorni?" strillai
andando verso la finestra.
-"Io non lo far-" Luke provò a protestare.
Non appena spostai le tende e premetti la mano sul vetro scuro una
scossa mi attraversò. Inciampai all'indietro e caddi contro
il letto per poi finire sul pavimento, tenendomi la mano. Mi sentii
come se il cuore avesse smesso di battere.
-"Sati bene?" mi chiese Luke correndo verso di me.
Mi allontanai da lui attaccandomi al muro vicino al letto. "Avevi detto
che non mi avresti fatto del male"
Rimase fermo cercando di mantenere la sua faccia priva di emozione.
"Devo fare quello che devo fare per tenerti qui"
-"Volevo solo vedere se c'era luce fuori!" gridai. Mi rimisi in piedi
faticosamente. Non riuscivo a sentire nessuna parte del mio corpo a
causa della scossa, ma misi fermamente le mani sul petto di Luke per
spingerlo indietro. "Portami a casa!"
-"Jemma, non lo farei se fossi in te" mi consigliò Luke
facendo un passo indietro.
-"Non mi interessa!" urlai facendo di nuovo un passo verso di lui.
"Riportami a casa!"
Luke non disse nemmeno qualcosa. All'improvviso i suoi occhi ripresero
vita quando portò il suo braccio in alto e verso il letto.
Sbattei contro la testiera del letto e mi mancò il fiato.
Mentre tossivo violentemente, delle corde si legarono ai miei polsi
ancora una volta. I suoi occhi spenti tornarono al loro blu originale.
Sembrava lacerato dentro. Parte di lui odiava farmi questo, ma lo
faceva lo stesso.
-"Sei un mostro" la mia voce venne fuori rauca e debole a causa della
mancanza d'aria. "Ti odio"
-"Anche io" affermò girando i tacchi e lasciandomi da sola
nella stanza.
******
Mi ero ridotta a parlare da sola dopo due ore trascorse a canticchiare
canzoni a caso seduta sul letto. Non potevo nemmeno stendermi
perché mi tiravano le giunture delle spalle. Ma mi stavo
annoiando e mi era difficile continuare a tenere gli occhi aperti.
Come se avesse potuto leggere i miei pensieri, Luke si
intrufolò nella stanza guardandomi con un'espressione
più dolce rispetto a prima. "Come stai?"
Invece di rispondere alla sua domanda sbadigliai. Annuì e
sogghignò prima di incamminarsi verso l'armadio.
Tirò fuori una maglietta con collo a v nera e un paio di
pantaloni della tuta grigi. Mi guardò con una debole luce
negli occhi mentre scuoteva l'indice e faceva cadere le corde un'altra
volta. Mi fece cenno di avvicinarmi ma restai dov'ero. Fu solamente
quando aprì la porta e mi indicò di uscire che
decisi di seguirlo.
-"Puoi farti una doccia se ti va" disse aprendo la porta del bagno.
"Questi sono per te da indossare. Ti aspetterò in camera."
Luke tornò nella stanza in cui ero stata rinchiusa. Non
chiuse la porta prima di sedersi sul letto. Entrai nel bagno prima che
mi vedesse mentre lo fissavo e che mi chiedesse se avevo bisogno di
aiuto. Mi assicurai che la porta fosse ben chiusa prima di spogliarmi
dei miei vestiti e di andare sotto l'acqua bollente. Lasciai che
l'acqua mi lavasse, facendomi sentire temporaneamente più a
mio agio. Facevo sempre la doccia quando mi sentivo stressata. Mi
faceva semplicemente sentire meglio.
Ripensai a quando ebbi quel momento cuore a cuore con Luke solo poche
ore prima. Era incredibile come semplicemente facendo gli occhi da
cucciolo fosse in grado di ipnotizzarmi. Lo facevano sembrare
più piccolo di dieci anni ed era come se lo volessi aiutare
nonostante il fatto che lo avessi conosciuto oggi. Era come se fosse in
grado non solo di controllarti fisicamente, ma anche mentalmente.
Decisi finalmente di uscire dalla doccia prima di addormentarmi.
Strofinai velocemente le goccioline dalla mia pelle e strizzai quanta
più acqua possibile dai miei capelli. Mi misi il reggiseno e
le mutande prima della maglia e dei pantaloni che mi aveva dato Luke.
Aprii la porta facendo riempire la stanza umida con l'aria fredda che
veniva dal corridoio. Luke non si era mosso da quando ero entrata nel
bagno. Mi guardò quando entrai.
-"Dà qua" disse tendendo la mano per prendere i miei vecchi
vestiti. Glieli allungai e andò verso l'armadio, buttandoli
dentro prima di chiudere l'anta. "Okay, allora dormirai qui. Va bene?"
Annuii stanca, senza prendermi il disturbo di mettere in discussione il
fatto che avrei preferito dormire a casa mia. Entrai lentamente nel
letto mentre Luke manteneva le lenzuola in modo tale che io mi ci
potessi infilare sotto. Sprofondai fra le coperte, rigirandomi un po'
per mettermi comoda.
-"Mi dispiace, ma devo chiudere a chiave la porta" disse Luke "ma
ritornerò domani mattina"
Non appena si girò per uscire trovai la voce. "Te ne vai?"
Si voltò bruscamente, preso alla sprovvista dalla mia
improvvisa interazione. "Be, sarò semplicemente di sotto."
Mi guardai nervosamente intorno nella stanza buia. "Ho paura."
sussurrai con voce debole.
-"N-non pensavo volessi che restassi con te"
Annuii guardando gli occhi di Luke illuminarsi, ma in una maniera
differente. Sembrava semplicemente più felice quando ammisi
che volevo che restasse con me.
Non avevo intenzione di dormire in questo posto sinistro tutta sola.
Ero troppo stanca per dare importanza al fatto che la mia vita fosse
nelle mani di un ragazzo di cui non sapevo ancora né il
cognome né l'età. Pensai semplicemente che se mi
aveva detto che non aveva intenzione di farmi del male, allora mi
andava bene.
Luke mi disse che sarebbe tornato subito poco prima di scomparire lungo
il corridoio con in mano un paio di pantaloncini da basket blu marino.
Quando tornò quelli erano l'unica cosa che aveva addosso. Il
suo ventre tonico era ben in mostra e se non fossi stata
così stanca, probabilmente mi sarei focalizzata proprio su
di esso. Tirò i suoi vestiti nell'armadio scuro prima di
camminare verso l'altro lato del letto e di infilarsi sotto le coperte
affianco a me. Spense la luce immergendo la stanza nel buio.
Mi girai sul fianco in modo tale da fronteggiarlo anche se non potevo
vederlo. "Luke?" chiesi.
-"Mhmm?"
-"Qual'è il tuo cognome?" domandai senza nemmeno pensare.
Era semplicemente qualcosa che avevo in mente.
-"Hemmings" rispose. "E il mio vero nome è Lucas."
-"Lucas Hemmings" ripetei, sentendo il modo in cui il suo nome usciva
dalla mia bocca. "Quanti anni hai?"
-"Diciassette, come te."
Detto ciò rimase in silenzio ed io feci lo stesso. Ero
abbastanza stanca per addormentarmi, ma troppo spaventata per farlo.
Non potevo nemmeno vedere Luke. Si sarebbe potuto alzare e andarsene
senza che io me ne rendessi conto. Cercai, sotto le coperte, di trovare
Luke con la mia mano. Quando essa toccò la sua calda mano,
lui mi strinse gentilmente le dita.
-"Tutto bene lì?" chiese. Potevo sentire il sorriso nella
sua voce.
-"Volevo solo assicurarmi che tu fossi ancora qui." gli dissi.
-"Non me ne vado, Jemma." mi assicurò. Muoveva le sue dita
lungo il mio braccio, procurandomi la pelle d'oca.
Mi avvicinai a lui, ma non abbastanza da far toccare i nostri corpi. Ma
lui doveva avermi sentito muovere perché stese il braccio e
mi avvolse, avvicinandomi a lui. Odorava di colonia, pino e di qualcosa
di metallico. Ma profumava di buono. Feci un respiro profondo che si
trasformò in sbadiglio.
-"Voglio comunque andare a casa." constatai. Ero mezza addormentata e
dicevo tutto quello che mi passava per la testa.
-"Lo so." disse accarezzandomi i capelli.
-"Non ho ancora capito se sei un mostro" ammisi "alle volte sei
così gentile. Metti su quella faccia ed è come se
mi venisse voglia di aiutarti. Sei... sei come un... come un cucciolo o
qualcosa del genere..." la mia voce si affievolì.
Luke sghignazzò. Sentii il suo petto vibrare e il suo
respiro mi colpì parte del volto. "Un cucciolo?"
-"Mmm." risposi.
-"Jemma, dovresti dormire." stava ancora ridendo. "Non sai quello che
stai dicendo."
-"Sì invece." protestai vivamente. "Sei un cucciolo. Solo un
cucciolo carino, perso, innocente, rotto e incomparabile."
Mormorò piano ripensando a quello che gli avevo appena
detto. "Perso e rotto" disse infine. "Queste due le hai dette giuste."
Spazio Traduttrice
Non potete avere idea di
quanto mi dispiace... Davvero, sono mortificata per averci messo tutto
questo tempo ad aggiornare, ma con la scuola agli sgoccioli trovare il
tempo di mettermi al computer e scrivere è stato
praticamente impossibile.
Messe da parte le mie scuse, in questo capitolo vediamo che Jemma e
Luke cominciano ad avvicinarsi un pochino di più.
Personalmente amo l'ultima battuta di Luke, è troppo dolce
c:
Ringrazio tutte le persone che in questa lunga assenza non mi hanno
abbandonata e chi ha recensito. Grazie mille :3
Spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana (:
Link
della versione originale di Kwrites ---> Link
Peace&love
McPaola
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