Akira

di Mrs__Direction
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Caitolo 1 ***


Correre.
Era tutto ciò che potevo fare, i miei compagni erano stati uccisi, massacrati e io non avevo neanche avuto il tempo di vedere bene i miei nemici: combattere era fuori discussione.
Sentivo già la sensazione della morte, vi siete mai chiesti come sarebbe stato morire? Io me lo chidedevo da sempre… è adesso sapevo che non avrei aspettato molto per scoprirlo. Il sudore grondava dalla mia fronte, coperta dalla fascia del villaggio della Nebbia, ero stanca ma questo non mi impediva di correre con tutta la mia forza ma per quanto io continuassi… mi avrebbero raggiunta prima o poi.
Erano in tre, non li avevo visti bene, avevo iniziato a correre non appena avevo visto i loro vestiti: Una veste nera con delle nuvole rosse.
Ero riuscita a vedere che uno di loro aveva i capelli color argento e un sorriso assetato di sangue, un altro invece era una specie di enorme tartaruga e la terza era bionda coi capelli sulla faccia. Ma sinceramente non ci tenevo a scoprire le loro abilità, sapevo già cosa volevano: il demone dalle 7 code, si trovava dentro di me e lo avevo scoperto solo recentemente, mi era stato detto dal Mizukage, Mei… me lo aveva confessato quando l’Organizzazione Alba aveva cominciato a cercare le forze portanti, mi aveva detto che eravamo solo in quattro ancora liberi… Il tre code: un demone senza forza portante, Io, L’Otto code ovvero Killer Bee del villaggio della Nuvola e Naruto Uzumaki del villaggio della Foglia.
Non mi volta indietro neanche per un secondo, correvo da parecchio tempo ma avevo costantemente la sensazione che loro stessero per prendermi.
Ed avevo ragione.
Sentii un enorme rumore, subito dopo ci fu una grande luce e poi il buio più totale, ero morta? Cosi presto? Allora era cosi che ci si sentiva.

 
«Ti sei per caso dimenticato che la ragazza ci serve viva, razza di idiota!?» Sentii una voce roca e profonda, mi fece rabbrividire.
«Sapevo che non sarebbe morta, era tutto calcolato, Sasori.» Rispose qualcuno. Vedevo tutto offuscato: provai a muovermi ma un intenso dolore alla spalla mi riportò alla realtà, i miei polsi erano legati insieme ed il resto del mio corpo era legato ad un albero.
Quando la mia vista tornò vidi che due del organizzazione erano seduti a terra che litigavano, non avevano ancora notato che ero sveglia, li osservai bene.
Il biondino che avevo precedentemente scambiato per una ragazza si stava lamentando sul fatto che non aveva intenzione di uccidermi, era stato lui? Come aveva fatto?
Ma la cosa strana era che stava discutendo con una specie di enorme coso di legno, che pareva chiamarsi Sasori.
Il terzo era sdraiato a terra che mormorava qualcosa di molto simile a una preghiera, la sua veste era aperta e stringeva una collana in mano. Riuscii a distinguere il nome "Jashin" tra le sue parole. Ne avevo sentito parlare del culto di Jashin ma al momento non mi veniva in mente dove.
Provai ad allentare la morsa della corda dimenandomi ma un'altra fitta alla spalla mi fece gemere dal dolore, digrignai i denti, il ragazzo biondo mi guardò facendo una specie di spietato sorriso.
«Guarda un po' chi si è decisa a svegliarsi.» Disse con un tono ironico. «Te lo avevo detto che era viva!»
Digrignai i denti più forte provando nuovamente a liberarmi dalle corde, il dolore era lancinante ma non avevo intenzione di arrendermi.
«È inutile.» Disse il ragazzo avvicinandosi alla mia faccia, prendendo il mio mento tra le sue dita.
«Mh, ti ho un pò sfigurato la faccia, che peccato...» Aggiunse, io gli sputai dritto in faccia. Mi aspettai una reazione immediata da parte sua ma si limitò a pulirsi la faccia con la manica della veste e a mollarmi uno schiaffo ben assestato dritto sulla guancia.
Il ragazzo che stava pregando si era alzato e stava ridendo del biondo.
«Mi stai già simpatica!» Disse, rivolto a me.
«Hai deciso di esplodere giovane, Hidan?!» Si arrabbiò il biondo.
«Smettetela! Deidara, slega la ragazza. La strada è ancora lunga.» Disse la tartaruga gigante.






«Chi è che ti ha nominato capo?» Rispose Deidara, lamentandosi.. Ma non ostante quello venne a slegarmi lo stesso.
«Bravo Deidara, slegami.» Dissi io, adesso sapevo i nomi di tutte e tre... dovevo solo scoprire le loro abilità.
«Allora c'è l'hai la lingua!» Commentò Hidan.
Deidara mi slegò dall'albero ma i miei polsi rimasero legati.
Solo in quel momento mi accorsi che la mia maglia era piena di sangue nella zona della spalla.
«Sono ferita.» Dissi io. «Non vi servo viva? Se muoio io muore anche il demone.»










 Non ti preoccupare, durerai fino a che non ti togliamo il demone.» Disse Sasori.
«E poi?» Chiesi.
«Nessuno è mai sopravvissuto all'estrazione... Ma se ci riesci ti uccidiamo noi.» Disse Hidan.
«Molto rassicurante.» Commentai, mordendomi il labbro inferiore.
Non appena i tre Akatsuki furono pronti iniziammo a camminare, dovevo riuscire a escogitare una specie piano, ma non ero mai stata il tipo che meditava troppo sulle cose, ero una persona abbastanza impulsiva.
In questo momento Sasori mi stava puntando una specie pungiglione alla schiena, costringendomi a camminare, Deidara era davanti a me e Hidan accanto al biondo, stava parlando di quanto sarebbe stato conveniente per Deidara di convertirsi al Jashinismo e il ragazzo biondo subiva, provando a far capire Hidan che non si sarebbe mai converso.
«Se potessi ti avrei già ucciso.» Disse Deidara con aria arrabbiata. Hidan fece una risata e cambiarono argomento, io stavo zitta e Sasori non era molto di compagnia, si limitava a separare i due davanti a noi in caso di litigio.
Finché non decisi di parlargli.
«Perché sei una tartaruga di legno?» Chiesi, guardandolo.
«Non sono una tartaruga, questa è una marionetta.» Disse lui.
«Quindi sei umano in realtà.» Riflettei io, ad alta voce.
«Non esattamente ma… potremmo dire cosi.»
«Ma...»
«Niente "ma", continua a camminare.. Non sprecherei fiato fossi in te.» Disse lui per poi ignorarmi totalmente per tutto il resto della camminata.
Ci furono  molte ore di cammino prima che il tramonto annunciasse che era tardi, dovevamo accamparci per forza da qualche parte e probabilmente i tre ragazzi pensavano la stessa cosa.
«Sono stanco morto! Possiamo accamparci qui, per la notte?» Chiese Deidara.
«Concordo.» Disse Hidan.
«Va bene.» Approvò Sasori. «Deidara, costruisci una prigione con la tua argilla... La taglia della ragazzina.» Comandò la marionetta.










«Come dici tu, capo.» Disse il biondino con un sorrisetto ironico.
«Io farò il primo turno di guardia, Hidan secondo e Deidara ultimo, partiamo domani all’alba.» Disse Sasori.
I tre si disfarono delle loro vesti da Akatsuki, Deidara si tolse la cintura.
Ed ebbi l'illuminazione: dovevo solo prendere un arma, in fondo non mi stavano prendendo molto in considerazione in questo momento cosi mi avvicinai inosservata alla cintura di Deidara. Cercai nelle sacche, c’è ne era una piena di argilla e una con le armi presi la prima cosa che mi arrivò in mano finché ciò che volevo: un affilatissimo kunai. Avevo ancora le mani legate, me lo infilai nei pantaloni, facendomi un taglietto sulla chiappa destra, ma non importava non era niente comparato alla mia povera spalla.
I tre ragazzi non si erano accorti di niente.
«Hai finito con la prigione, Deidara?» Chiese Hidan.
«Si.» Giuro che la sua mano aveva sputato una prigione in miniatura.
«Dovrei starci li dentro?» Chiesi.
Deidara fece un segno con le mani e la prigione diventò più grande, abbastanza grande perché io potessi starci senza problema. Hidan mi ci spinse dentro.
Non mangiarono niente… e di conseguenza neanche io... morivo di fame ma era meglio non lamentarsi.
I tre ragazzi stavano parlando, non potei fare a meno di ascoltare.
«Siamo cosi vicini al villaggio della foglia… Perché non catturiamo anche il nove code?» Chiese Hidan.
«Perché non ci è stato chiesto, Hidan.» Rispose Sasori.
«Ma se prendiamo anche Naruto, forse Pain ci lascerà un po’ di pace, non fa altro che mandarci in missione… se ne portiamo indietro due forze portanti forse ci concede un po’ di riposo.» Protestò il ragazzo. «Eddai… Deidara, tu sei con me, vero?»
«Mi dispiace ma.. no.» Rispose il biondino.
Iniziarono a litigare li ascoltai, ma non dissero niente di interressante e poi tramontò il sole.
Deidara e Hidan si addormentarono subito. Sasori, invece, faceva la guardia a me. Finché lui guardava i suoi compagni dormire io riuscii a tirare fuori il kunai dai miei pantaloni e liberarmi dalle corde senza che Sasori se ne accorgesse.
Non vedevo l'ora di uscire e scappare. Dovevo solo aspettare che il turno della marionetta finisse, lui era troppo ben coperto dal suo giocattolino perché io potessi riuscire a scalfirlo con un solo kunai.
Aspettai, pensando alla mia casa, nella terra della Nebbia... Non capivo perché volessi tornarci. Non c'era niente ad aspettarmi li. Niente amici, niente famiglia, niente di niente… Solo disprezzo e paura nei miei confronti.
Mi rattristati al pensiero, ero fortunata ad avere me stessa, ero sempre riuscita a convincermi che un giorno sarebbe cambiato tutto e solo quel pensiero mi faceva sentire meglio, se l’Organizzazione Alba avesse voluto solo prendere il mio demone allora li avrei lasciati fare senza problema, anzi, ne sarei stata più che felice ma, purtroppo, volevano anche uccidermi e questo non glie lo avrei lasciato fare.
Passarono ore, minuti o secondi… non ne ero sicura sapevo solo che era passato molto tempo, potevo solo aspettare e finalmente arrivò Hidan: era il contrario di Sasori… non solo non aveva nessuna armatura, ma neanche la maglietta! La chance perfetta.
Sasori andò a dormire e Hidan si sedette con la  schiena sulle sbarre, rilassato.
Risi mentalmente alla sua ingenuità, ma ancora più divertente fu che si addormentò in quella posizione, non mi prendevano molto sul serio.
Mi alzai in piedi, disfandomi delle corde, avevo un piano.
Le mie mani iniziarono a muoversi quasi autumaticamente facendo tutti i segni che servivano. Mi morsi il pollice, facendo uscire del sangue e sbattei la mano a terra.
«Tecnica del richiamo!» Un gatto ninja apparve esattamente dove avevo messo la mano.
«Nekomaki! Grazie di essere venuto.» Sussurrai, per non svegliare Hidan.
«Non c’è problema ragazza mia, come posso aiutarti? Miao.» Mi rispose il gatto.
«Ho bisogno che tu vada al villaggio più vicino ad avvertire che l’Organizzazione Alba ha preso il sette code devono mandare aiuto... sta sera proverò a scappare ma non sono molto sicura del mio successo.» Sospirai. «Non dobbiamo lasciare che gli Akatsuki ci prendano tutti, dobbiamo riuscire a salvare quanti più demoni possiamo, non sappiamo i loro scopi.» Le dissi, spiegandoli tutto.
«Ok, miao… Hai idea di dove siamo?»
«Gli ho sentiti parlare prima… dovremmo essere nei dintorni di Konoha.» Risposi.
«Ok, vado ad avvertirli, Miao.» Nekomaki iniziò a correre con passo felino, la vidi scomparire tra gli alberi… ero di nuovo “sola”.
Esaminai le sbarre: erano fatte di argilla, facili da rompere.
Feci i giusti segni con le mani per poi…
«Arte del Fulmine: Palmo di Tempesta.» La mia mano si illuminò ed era diventata più forte dell’acciaio e tagliente come mille rasoi. Ruppi le sbarre che mi bastavano per passare senza problema.
Ma ecco i problemi.
«Si può sapere cosa cazzo stai facendo?» Chiese la stanca voce di Hidan senza che lui si muovesse.
«S-scusa.» Dissi prima di piantargli il kunai di Deidara nel cervelletto. Lui cadde a terra.
Uscii dalle sbarre senza problema, iniziai a correre… non ci potevo credere: c’è la avevo fatta!
Ma, ovviamente, avevo cantato vittoria troppo presto. Un muscoloso braccio scoperto mi strinse per i fianchi puntandomi un kunai pieno di sangue alla gola.
«Stai andando da qualche parte?» Chiese una voce cupa, molto arrabbiata… la voce di Hidan.
«Ma non è possibile…» Dissi io, scioccata.
«Sorpresa?» Chiese lui. «Sono deluso... Non mi aspettavo che tu ci volessi uccidere cosi a sangue freddo... Sporca troia!» Ero ancora sotto shock. Hidan iniziò a premere di più il kunai sulla mia gola, del sangue scese, sporcandomi la maglietta. Era il kunai di Deidara, quello che avevo usato per "ucciderlo".
«Come fai ad essere ancora vivo?» Chiesi, non poteva essere possibile!
«Morire è da sfigati.» Rispose lui con un sorrisetto ironico.










Mi dimenai dalla sua presa ma lui non sembrava volermi mollare.
Non era morto la prima volta.. Se provavo a combattere contro di lui, adesso che era solo, potevo anche avere una chance.
Gli pestai il piede con tutta la mia forza per poi mollargli una gomitata ben assestata sulle
costole e riuscii a liberarmi.
«Ahia!» Disse lui.
Se avessi provato a scappare Hidan mi avrebbe seguito, svegliando Deidara e Sasori... Il fatto che loro dormivano era il mio unico vantaggio, non potevo buttarlo via… se fossero stati insieme mi avrebbero preso sicuramente, ma adesso che ci pensavo avevo anche il vantaggio che loro mi volevano viva.
Dovevo battermi con Hidan, era la cosa più intelligente da fare.
«Vuoi scappare, ragazzina?» Chiese, divertito.
«No.» Risposi io, con un sorriso.
Feci dei segni con le mani per usare una delle mie tecniche preferite:










«Arte del foco: Fiamma Sterminatrice!»
Formai un enorme muro di fuoco davanti a me, questa tecnica richiedeva un immensa quantità di chackra, ma era praticamente infallibile. Il muro cominciò ad avanzare verso Hidan, non si sarebbe fermato fino al mio comando. Pensai che Hidan fosse spacciato. Jashin solo sa quanto mi sbagliavo.
«Hai finito di sprecare chackra?» Chiese la sua voce, proveniente dalle fiamme, quando il muro si mosse oltre torvai Hidan senza neanche una piccola bruciatura sul suo corpo: non era possibile! Era immune anche alle fiamme? Digrignai i denti.
«Quindi usi l'arte del fuoco... Interessante.» Fece un sorriso da pazzo furioso, mi intimorì ma non risposi. «Sono immortale, ragazzina.» Disse lui. «Ma il dolore lo sento comunque.» Il suo sorriso si allargò e lui iniziò a correre verso di me con aria assassina.
«E adesso muori!» Gridò lui, non era più in sé… ed era seriamente spaventoso! Tirò fuori una falce a tre lame. Schivai i suoi attacchi con agilità, erano goffi e poco pianificati, era la sua sete di sangue a guidarlo, non stava ragionando! Schivai le sue mosse, provando a colpirlo a mia volta ma non ostante il fatto che era pazzo… era molto agile e riuscì facilmente a schivare.
Se continuava a venirmi addosso cosi mi avrebbe preso prima o poi... Dovevo usare il Ninjutsu, ma non riuscivo a fare segni con le mani finche dovevo schivare la sua falce a tre lame, mi staccai da lui, correndo… feci tutti i segni di cui avevo biosogno.
«Arte del fulmine: Palmo di Tempesta!» Gridai, mi fermai, Hidan era dietro di me, come mi aspettavo… Se non potevo ucciderlo potevo staccargli le braccia, in modo da renderlo innoquo. Mi scagliai su di lui, provando a scalfirlo con la lama, non riuscii a staccargli nienta ma gli feci un paio di ferite, ma lui non sembrava essersi fatto niente.
Decisi di smettere la tecnica, stavo solo sprecando chackra.
Mi ero distratta un secondo… la flace a tre lame di Hidan mi ferì la spalla ancora buona, non era niente di grave… ma lui sembrava soddisfatto.
Non avevo armi ed ero quasi senza chackra... Avevo solo la mia agilità.
Corsi verso Hidan per sferrargli un calcio, cosa al quanto stupida considerando che lui era armato e immortale, schivò il mio calcio sferrandomi un pugno sulla guancia....presi le mie  distanze e lo osservai, lui cominciò a ridere come un pazzo e fece l'ultima cosa che non mi aspettavo: leccò il sangue che aveva preso dalla mia spalla, lo guardai spaventata.
Si fece un taglio sulla mano e con quel sangue disegno un cerchio con dentro inscritto un triangolo e si piazzò al centro. La sua pelle divento nera, e bianca dove dovevano esserci le ossa… faceva paura.










«Atea! Non ti meriti la tua cazzo vita!» Gridò. «Quindi mi assicurerò di rendere la tua morte molto dolorosa.» Aggiunse prima di prendere una specie di asta appuntita.
Se la conficcò un po' sopra il cuore con una risata.
Un dolore lancinante mi invase nella stessa zona in cui Hidan aveva colpito. Caddi a terra con un urlo strazziato.
«Vai cosi sporca puttana! Urla e disperati!» Rise di nuovo, togliendosi l'asta dal petto.
Adesso sapevo la sua abilità, mi alzai in piedi, ignorando il dolore. Se li facevo del male avrei fatto del male anche a me stessa, dovevo trovare un modo, un modo qualsiasi per sopravvivere. I miei pensieri vennero interrotti da un lancinante dolore alla gamba, quel bastardo se l'era trapassata.
«Stai a terra, ragazzina!» Mi ordinò, fu molto difficile disobbidirgli. Mi alzai in piedi guardandolo con aria di sfida, non poteva comandarmi.
Ebbi un idea folle… ma poteva funzionare. Forse, se riuscivo a spingerlo fuori da qual suo simbolo avrei rotto l’incantesimo, era una follia… ma la sola cosa che potevo fare.
«N-Non prendo ordini da stronzi come te!» Urlai usando tutti i miei polmoni.
«Ah è cosi?» Disse lui, puntando l'asta dritta al cuore.
Mi rifiutavo di lasciarmi controllare da lui, non m'importava se morivo... L'avrei fatto con onore. Sforzando tutta me stessa iniziai a correre verso di lui, stava per trafiggersi il cuore.
«È cosi!» Urlai, spingendolo, con tutta la mia forza fuori dal suo triangolo.
Si ficco la sua dannata asta nel cuore, non sentii dolore… era un buon segno, immagino. La pelle di Hidan era tornata del suo colore naturale, mi sentivo uno straccio, ero atterrata su di lui, mi scansai immediatamente, dovevo solo mantenere le distanze, forse avevo abbastanza chackra per un paio di tecniche… non avevo intenzione di arrendermi.
“Hai bisogno di un aiutino?” Chiese una voce, proveniente da dentro di me.
“Scordatelo.” Risposi, pensandolo… non bastava la battaglia con Hidan, dovevo anche litigare con il mio stupido demone.
“Devi solo allentare il sigillo, ti aiuterò.” Non credevo a una parola di ciò che diceva… non ci si poteva fidare!
“Lasciami stare!” Gridai, nella mia mente.
“Come vuoi, prova solo a non morire.” Disse.
«Dovevo ucciderti più velocemente…» Disse Hidan, alzandosi a terra. «Non ho neanche bisogno della mia tecnica, adesso… sei cosi debole!» Iniziò a camminare verso di me, era grondante di sangue.
 Le ginocchia mi tremavano.. Avevo perso troppo sangue, le forze mi mancavano. Hidan caricò il colpo, voleva trafiggermi con la sua asta appuntita, indietreggiavo ma la mia vista era offuscata non riuscivo a distinguere niente, provai a fare dei segni con le mani ma non avevo abbastanza forza.
«Hidan!» Sentii una voce venire dagli alberi… qualcuno fermò il braccio di Hidan, ero salva, fu cosi che mi lasciai cadere a terra... “Nekomaki, confido in te” fu il mio ultimo pensiero prima di perdere i sensi.

***************

Ciao a tutti, allora... io sono Maddalena, grazie di aver letto fino a qua, mi fa molto piacere! :) Come probabilmente avete capito questa FanFiction è sugli Akatsuki.. più o meno, spero che vi piaccia. Sarebbe motivante a continuare se lasciaste una recensione.. vi avverto che questa Fan Fiction non parla solo del organizzazione Alba ma anche di quelli di Konoha... Spero vi piaccia, ciaooo <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Aprii lentamente gli occhi, ero sdraiata a terra… tutto intorno a me era sfocato e buio.
Un forte dolore alla gamba mi fece spalancare gli occhi: era buio l’unica luce era quella delle braci di un ormai quasi spento fuoco che si trovava accanto a me. Questo significava che non era passato molto tempo dalla mia battaglia con Hidan.
Una dolorosa fitta alla gamba mi fece gemere dal dolore.
«Stai calma, adesso ti fascio anche quella sul petto.» Quella voce… apparteneva a uno di quei tre bastardi, era un ricordo sfocato finche non lo misi bene fuoco: il biondino!
Era concentrato nel fasciarmi la gamba, quanto avrei voluto protestare, ma non ne avevo la forza.
Era così semplice: dovevo solo alzarmi, tirare un pugno a Deidara e correre via... Ma il mio corpo non aveva nessuna intenzione di muoversi, la gamba faceva malissimo.
«N-non sono m-morta....» Balbettai con una voce roca che non sembrava neanche la mia, non avevo abbastanza forza neanche per parlare normalmente.
«Ringrazia me per questo.» Rispose, adesso sapevo anche chi era stato a fermare Hidan.
«Dovevi lasciarmi morire.» Gli dissi, digrignando i denti.
«Ci servi viva.» Rispose lui, senza togliere lo sguardo da ciò che stava facendo.
Non risposi, lui legò la fasciatura… era cosi fottutamente stretta, faceva cosi male che mi sono dovuta mordere il labbro per non urlare.
«Riesci a tirarti su? Devo ricucirti la ferita sul petto.» Lo guardai con un'espressione vuota.
Sbuffò.«Ti aiuto io.» Stavo per alzarmi io ma il biondino mi aveva già messo una mano dietro la schiena tirandomi su.
Lo guardai, aveva dei lineamenti quasi femminili, gli occhi erano azzurri, aveva tutti i capelli in faccia, la fronte era coperta dalla fascia del villaggio della roccia con un taglio nel mezzo. Non stava indossando la sua veste da membro dell’organizzazione Alba, notai poco dopo che era ciò che stavo usando come cuscino prima di essere tirata su.
«Dovresti toglierti la maglietta.» Arrossii, era meglio se  questo lo facevo da sola, non avevo bisogno del suo aiuto, se veramente voleva aiutarmi in qualche modo mi avrebbe lasciata scappare.
Mi tolsi la maglietta… mi costò un po' di dolore ma non importava.
Deidara fece un sorriso malizioso, abbassò lo sguardo sul mio reggiseno, feci una smorfia di disprezzo ma lo lasciai fare.
Finito di guardarmi, Deidara bagnò la ferita, per togliere il sangue il quale non gli lasciava la visuale della ferita. Non appena ebbe finito si mise al lavoro con ago e filo e fu li che le vidi: aveva delle bocche sulle mani! Che cosa disgustosa... Non commentai, ma la cosa mi aveva al quanto disgustata.
La ricucitura fu dolorosa ma non mi lamentai, finito tutto mi fasciò la ferita con una benda bagnata, come con la gamba.
«Per un po' non potrai camminare, l’osso della gamba è fratturato...» Commentò Deidara, più a se stesso che a me, mi aiutò a rimettermi la maglietta.
«Sei un medico ninja?» Chiesi, guardandolo. Lui rise alla mia domanda per poi tornare a guardarmi.
«Io sono un artista.» Disse, con un sorriso orgoglioso.
«Disegni?» Gli chiesi, infondo potevo conoscerlo meglio, se diventavo sua “amica” sarebbe stato a mio vantaggio. Dovevo scoprire le sue abilità e i suoi punti deboli. Lui guardo le braci per poi spostare gli occhi al cielo con un sorriso sincero.
«L’arte è un istante di effimero splendore, è energia, creatività, movimento! Qualcosa che suscita forti sentimenti dentro di noi, un momento breve ma magico… non si può scordare la vera arte. È come un esplosione.» La sua voce era piena di emozione, alzai un sopracciglio in segno di confusione ma in realtà ero d’accordo su ciò che aveva detto, sembrava cosi devoto all’arte, scossi la testa come per farci uscire ciò che aveva detto… non potevo ammirare un nemico. Tolse lo sguardo dal cielo guardando me. «Ma come ogni bravo artista… so anche disegnare.» Aggiunse, tornando serio.
«È una specie di… hobby?» Chiesi.
«L’arte è il mio ninjutsu, il mio hobby, la mia felicità, l’unica cosa che conta.»  Rispose lui. «Comunque… non ho intenzione di rivelarti le mie abilità.» Disse, aveva già capito le mie intenzioni. Digrignai i denti. Se l’arte era il suo ninjutsu… poteva essere per quello che avevo trovato dell’argilla nella sacca accanto a quella delle armi!
Deidara rise. «È divertente… parlare di arte con una ragazza di cui non so neanche il nome e che probabilmente non ci capisce niente.» Commentò Deidara. Sospirai.
«Mi chiamo Akira.» Dissi. «Probabilmente non capisco l’arte in modo profondo come te… ma sono bravina a disegnare.»
«Il fatto che sei “bravina” non ti rende un artista… un aritista è colui che ama ciò che fa’.» Disse lui.
«Mi diverto a disenare.» Risposi io facendo spallucce.
«E che cosa disegni?» Chiese l’artista, curioso… mi sembrava quasi di stargli simpatica.
«Di tutto.» Risposi. Lui sorrise, divertito.
«Ad esempio?» Chiese.
«Non lo so… ho dei flash nella mente e disegno ciò che mi appare.» Guardai il fuoco, pensierosa. Ci fu un lungo momento di silenzio.
«A che clan appartieni?» Mi chiese, come se gli interessasse qualcosa. Lui voleva solo il mio demone per poi uccidermi a sangue freddo, lo sapevo benissimo… ma in fondo, se suscitavo la sua simpatia avrebbe potuto anche lasciarmi scappare.
«Non lo so… so solo che appartengo al villaggio della nebbia.» I suoi occhi azzurri si piantarono nel nero dei miei, con curiosità. Restammò così per un po’ ma poi digrigani i denti, i suoi occhi si spalancarono, come se avesse visto un mostro dentro di me, ma non disse niente.
«Non importa...» Disse lui. «Mi dispiace che ti teniamo lontano dall’arte… so cosa significa, non poter disegnare, scolpire e cose cosi.» Mi sorrise, una lieve luce iniziò a illuminare la foresta in cui ci trovavamo il sole stava sorgento da sopra le montagne.
«Dovresti riposarti… è l’alba e quel coglione di Hidan ti ha ridotta davvero male. La prossima volta pensaci due volte prima di provare a scappare.» Mi disse, guardando verso il sorgere del sole. Lo imitai, scrutando l’orizzonte.
 «Sono troppo sveglia per dormire.» Feci una pausa di qualche secondo. «L’alba è magnifica.» Commentai.
«Concordo, è come l’arte della natura.» Rispose Deidara.
Il sole era sorto solo per metà, colorava le nuvole e il cielo di un arancione acceso era un contrasto di colori, era bello sapere che in una giornata tutto iniziava in modo cosi bello.
Guardai il volto di Deidara, illuminato dai primi raggi del caldo sole, era carino… ma a me non importava. Voleva solo il mio demone, stava provando a mandarmi fuori strada facendo il gentile ma non ero cosi facile da ingannare.
Ci fu un lungo silenzio, il sole era già del tutto sorto.
«Meglio svegliare Sasori e Hidan… c’è ancora molta strada da fare.» Mi venne un brivido solo al pensiero di dover vedere Hidan o di dover sentire la sua voce da pazzo furioso un’altra volta. Quel ragazzo mi spaventava a morte, com’era possibile che non morisse mai? Deidara si alzò in piedi, stiracchiandosi.
«No… Deidara, per favore.» Lo guardai con uno sguardo preoccupato, afferrando i suoi pantaloni per fermarlo. Lui rispose con uno sguardo confuso. «Solo cinque minuti…»
«E va bene.» Feci un sospiro di solievo. Deidara si fece scappare una risata divertita. «Hai paura di loro?» Mi chiese.
«No.» Arrossii. Deidara mi guardò divertito. «Solo di Hidan.» Aggiunsi, mordendomi il labbro.
«Io avrei più paura di Sasori, se fossi in te.» Disse Deidara. «L’unica abilità di Hidan è quella dell’immortalità, non è niente di troppo speciale.»
«Ma come è possibile?» Chiesi io.
«Hidan prende la sua immortalità da tutti i sacrifici che regala al suo adorato Jashin.» Mi spiegò il ragazzo, sapevo che non mi avrebbe detto niente di lui stesso ma dei suoi compagni forse si, potevo provare a sconfiggere loro. «Se un giorno si stufasse di ammazzare la gente con quel suo stupido rituale idiota, tornerebbe mortale… ma dubito che smetterà, ha tutta l’aria di uno che si diverte a uccidere.» Continuò.
Anche tu. Rispose la mia mente… Deidara aveva un’aria pericolosa e non sapevo nulla di lui se non che era un’artista e che sapeva creare prigioni di argilla.
«Senti… mi dispiace ma devo legarti di nuovo.» Disse Deidara. Sospirai, ma gli consegnai le mie mani senza porre resistenza… non potevo scappare finche avevo la gamba rotta, questa proprio non ci voleva.
Me le mise dietro la schiena, legandole ma non erano strette come l’ultima volta. Subito dopo camminò fino a dove si trovavano Hidan e Sasori. Iniziò a scuotere Hidan.
«No… ancora cinque minuti! Sono stanco.» Si lamentò.
«Ti faccio esplodere se non alzi il culo.» Rispose Deidara.
«Ok, ok…» Rispose lui con un grugnito. Si tirò su, aveva i capelli scompigliati e le occhiaie sotto gli occhi violetti. Sbadigliò sonoramente per poi alzarsi.
Deidara si spostò verso la marionetta di Sasori e iniziò bussarci sopra.
«Svegliati Sasori, dobbiamo andare.» Disse il biondino. «Non vuoi uscire per un po’ da quella tua maledetta marionetta? Solo per vedere il sole.» Chiese. Mi aspettavo una risposta brusca tipo “scordatelo” oppure “lasciami stare”… non conoscevo bene Sasori ma mi aspettavo comunque qualcosa del genere ma non mi sarei mai immaginata di vedere la marionetta aprirsi per rivelare un ragazzo con i capelli e gli occhi rossi. Non sembrava tanto pericoloso, anzi. Quella sua marionetta lo faceva sembrare molto peggio senza mi sembrava quasi indifeso, ma lo sapevo benissimo che le apparenze ingannano, doveva essere uno chinobi molto forte. Il mio sguardo passò a Hidan, si stava infilando la sua uniforme da Akatsuki, mi lanciò un’occhiata assassina per poi guardare Deidara.
«DeiDei, si può sapere perché cazzo dobbiamo camminare?» Chiese. «La tua meravogliosa arte ci può far volare…» La parola “meravigliosa” fu marcata da molto sarcasmo. Deidara lo fermò con uno sguardo parecchio arrabbiato.
«Ci sono due semplici ragioni, idiota, una è che non volevamo far sapere alla ragazzina le nostre abilità.» Disse Sasori, guardando Hidan in modo irritato. Deidara stava ancora provando a calmarsi dal sarcasmo del suo compagno. «E secondo, siamo vicini al villaggio della foglia, ci conoscono, noi e le nostre abilità. Riconoscerebberò il, emh… come chiamarlo? Il… “ninjutsu” di Deidara.» Concluse Sasori facendo spallucce.
«Ninjutsu? Non è semplice ninjutsu! È arte!» Si lamentò il biondino. Sasori alzò gli occhi al cielo.
«Non puoi chiamare arte quei tuoi cosi di argilla.» Ribattè Sasori.
«Ma smettetela, fa schifo la fottutissima arte di tutti e due… Possiamo mangiare? Io ho fame!» Chiese Hidan, intromettendosi, i due lo guardarono con disprezzo ma presero dei panini dalle loro sacche… Sasori mi slegò per lasciarmene mangiare uno, potrei giurare di averlo visto sorridere. Fu solo in quel momento mi accorsi della fame che avevo. Finita la breve colazione mi rilegarono le mani ed era ora di rimettersi in viaggio.
«La puttanella non può camminare… chi la porta?» Chiese Hidan. Deidara e Sasori si fermarono a guardarlo con aria di rimprevero.
«Tu l’hai ferita, tu te la porti.» Rispose Sasori.
Deidara mi lanciò uno sguardo per poi anuire. Hidan sospirò e mi prese a sacco di patate, la giornata non avrebbe potuto iniziare in modo peggiore.
 
NEKOMAKI P.O.V.
 
Riuscivo a vedere i portoni di Konoha! C’ero quasi, stavo correndo… non potevo lasciare la mia amichetta umana in balia dell’organizzazione Alba, dovevo assolutamente avvertire qualcuno.
Arrivato all’entrata uno dei ninja che la sorvegliava mi fermò.
«Chi sei? Cosa vieni a fare nel Villaggio Della Foglia?» Mi chiese.
«Stai parlando con un gatto, idiota!» Gli disse l’altro.
«Sono un gatto ninja, so parlare. Miao.» Dissi io. Il primo ninja fece la linguaccia al suo amico, ma dove ero capitato? «Sono qui perché devo assolutamente vedere l’Hokage.» Dissi.
«Perché?» Chiese il secondo.
«Lo dirò all’Hokage il perché, miao.» Risposi io.
«E va bene, ti porto da lei.» Rispose.
Iniziò a camminare, adentrandosi nel villaggio lo seguii velocemente, mi portò davanti a un edificio al centro della città per poi dire a una ragazza coi capelli rosa di portarmi dall’Hokage.
«Si, subito.» Rispose lei con un sorriso, doveva avere l’età di Akira, pensai che potrebbero diventare amiche se mai si dovessero incontrare. Mi portò dentro per poi bussare a una porta.
«Signorina Tsunade, posso entrare?» Chiese, aprendo la porta.
«Cosa succede, Sakura?» Chiese la signora seduta al tavolo dove doveva esserci l’Hokage, ma chi era? Non sarà mica lei? Non poteva avere le tette cosi enormi. Mi accorsi dopo del ragazzo in piedi davanti alla signora.
«Oh, mi dispiace… ho interroto una discussione?» Chiese Sakura.
«No, non ti preoccupare, me ne stavo per andare… che succede?» Chiese il ragazzino con tono pacato, aveva le mani immerse nelle tasche e lo sguardo di un menefreghista i suoi capelli erano raccolti in una coda che lo faceva sembrare un ananas.
«Entra pure Sakura.» Disse la signora. Nessuno si era accorto di me, allora feci un sonoro “Miao”. Tutti abbassarono lo sguardo per guardarmi.
«È arrivato un gatto ninja, l’ho solo scortato dentro, non ho idea di perché sia qui.» Disse Sakura facendo spallucce.
«Capito, cosa succede?» Chiese la signora, rivolta a me. Ormai avevo capito che doveva essere l’Hokage.
«Io sono Nekomaki e sono stato portato qui da una mia cara amica, ha usato la tecnica del richiamo.» Risposi io. «Era qui vicino al villaggio della foglia… lei è la forza portante del gatto a sette code, miao.» Sgranò gli occhi.
«Ma il sette code appartiene al villaggio della nebbia, cosa ci fa qui a Konoha?» Chiese l’Hokage.
«Lei non sapeva di essere vicina a qui, è stata rapita dall’organizzazione Alba… è riuscita a chiamarmi finche i tre shinobi dormivano. Miao.» Risposi, con un sospiro.
«Cosa?!» Sbottò lei. Il ragazzo ananas aveva sgranato gli occhi.
«E il villaggio della nebbia lo sa?!» Chiese l’Hokage.
«Dubito, per quel che so io lei era in missione prima di essere rapita, miao.» La ragazza coi capelli rosa digrignò i denti.
«Manderò qualcuno, adesso.» Disse. Guardò il ragazzo ananas.
«Shikamaru, ho bisogno che mi formi una squadra, in fretta!» Gli disse. Il ragazzo annuì.
«Nekomaki, giusto? Puoi dirmi come erano fatti i tre chinobi che erano con lei?» Mi chiese il ragazzo. Ripensai a poche ore prima… li avevo visti di sfuggita ma un occhiata ero riuscito a dargliela.
«Uno di loro ha i capelli biondi che gli coprono il viso.» Dissi io.
«Deidara…» Disse Tsunade. «Abbiamo un libro con i loro nomi, fotografie da ricercati e tutte le loro abilità, lo conosco a memoria.»
Shikamaru si mise una mano sul mento, probabilmente lo conosceva anche lui.
«Un altro era una specie di tartaruga di legno, miao.» Dissi.
«Sasori.» Disse Sakura.
«E l’ultimo l’ho visto di schiena ma aveva i capelli argento ed era petto nudo.» I tre si guardarono.
«Potrebbe essere Hidan.» Disse Shikamaru. «Ok…»
Il ragazzo si accucciò a terra unendo le mani per formare una specie di cerchio, chiuse gli occhi, ero confuso, nessuno parlò così seguii l’esempio… lui rimase così per un paio di minuti. Poi aprì gli occhi.
«Deidara non è bravo nei combattimenti ravvicinati, qundi ho bisogno di qualcuno di molto veloce e forte come Rock Lee e il maestro Gai.» Fece una pausa. «Sasori usa le marionette e il suo stesso corpo è una marionetta ha un solo punto debole, il cuore… ho bisogno di qualcuno di preciso e veloce: Kakashi e Neji sarebbero l’ideale, Neji mi serve anche per riuscire a trovarli e per la stessa ragione richiedo Kiba.» Sospirò. «In quanto a Hidan, non bisogna avvicinarsi, è mortale nei combarrimenti ravvicinati e  se riesce a ottenere anche solo una goccia del tuo sangue non c’è scampo… io sono la persona adatta e… dovrebbe venire anche Ino, la sua tecnica potrebbe essere utile.» Guardò Sakura. «In caso la ragazza fosse ferita ho bisogno anche di te, Sakura.»
«E Naruto?» Chiese l’Hokage.
«Non sarebbe saggio portarlo con noi, l’organizzazione Alba ha bisogno anche del nove code, in caso la spedizione andasse male non solo avrebbero la ragazza ma anche Naruto.» Rispose Shikamaru.
«Shikamaru, lo conosciamo entrambi… se Naruto lo scopre che andiamo in missione contro l’Organizzazione Alba non ci sarà modo di farlo restare qui.» Disse Sakura.
«Proveremo a tenerglielo nascosto.» Rispose il ragazzo. «In caso lo scopra… verrà con noi, potrebbe servirci il suo aiuto.»
«Kakashi, Gai, Rock Lee, Ino, Neji e Kiba.» Tsunade anuì. «Andate ad avvertirli… dovete partire immediatamente.»
«Riusciresti a tornare dove erano accampati la tua amica e gli Akatsuki?» Mi chiese Shikamaru.
«Certo, miao.» Risposi io.
«Ok, Sakura… io avverto Neji, Kiba e Ino. Tu vai da Lee, Gai e Kakashi, Nekomaki, vieni con me… è meglio che tu faccia subito amicizia con Hakamaru. Ci troviamo ai cancelli tra dieci minuti.» Fece un sorriso ironico. Sakura annuì e uscì con passo spedito.
«Salvate il sette code.» Disse Tsunade.
«Non si preoccupi, non falliremo.» Shikamaru uscì e io lo seguii.
«Chi è Hakamaru? Miao.» Chiesi, lui fece una risatina rimettendo le mani nelle tasche.
«Lo vedrai… stiamo andando proprio da Kiba.» Rispose lui, il resto della camminata fu silenziosa. Fin quando non arivammo alla porta di una casa. Shikamaru bussò e ad aprire fu un ragazzo con i capelli arruffati e dei triangoli rossi disegnati sulle guance… conoscevo quei segni. Voleva dire che era parte del clan… Oh merda.
«Non mi avevi detto che il ragazzo era un Inuzuka! Miao!» Mi lamentai io, Shikamaru rise e sentii un abbaio da dentro la casa. Rabbrividii.
«Hey, ciao Shikamaru… cosa succede?» Chiese l’Inuzuka.
«Stiamo per partire per una missione e devi venire con noi.» Gli disse Shikamaru. «Preparati, ok? Tra dieci minuti all’entrata del villaggio, ti spiegherò tutto quando saremo tutti lì.» Shikamaru sorrise e fece per andarsene.
«Chi è quel gatto?» Disse Kiba con disgustp, non dovevano piacergli molto i gatti ma in fondo…era un Inuzuka.
«L’idea di conoscere il tuo cagnolino non entusiasma neanche me, miao.» Dissi io, indignato. Shikamaru sospirò, alzando gli occhi al cielo.
«Tra dieci minuti all’entrata, sbrigati. Nekomaki, andiamo.» Seguii Shikamaru lontano da li.
«Non mi piace, miao.» Dissi io. Shikamaru rise.
«Ovvio che non ti piace, puzza di cane!» Rispose lui.
Camminammo fino a un’altra casa e Shikamaru bussò.
Una ragazza con lunghi capelli neri ci aprì… aveva gli occhi viola chiarissimi, era molto carina.
«Ciao Shikamaru! Cosa fai qui?» Chiese lei.
«Hey Hinata, Neji è qui?» Rispose lui.
«No, Neji è in missione…» Shikamaru imprecò. «Perché?» Chiese lei.
«Allora dobbiamo cambiare i piani…» Fece una pausa. «Hinata abbiamo bisogno che tu venga con noi per una missione, è urgente, ti spiegheremo tutto più tardi. Ci troviamo tra dieci minuti all’entrata del villaggio.»
«Ok, capito!» Rispose. «A dopo.» Chiuse la porta.
«Ultima nella lista è Ino, andiamo.» Disse Shikamaru, lo seguii senza protestare.
La casa di Ino non era lontana da quella di Hinata, ci mettemmo solo cinque minuti a raggiungerla.
Shikamaru bussò.
«Inoichi.» Disse quando un uomo di più o meno 30 anni con i lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri aprì la porta. «C’è Ino a casa?» Chiese Shikamaru con un sorrisetto nervoso.
«Si… è in camera sua.» Rispose l’uomo con aria sospettosa. «La vado a chiamare.»
Ci lasciò soli, di nuovo.
«E’ convinto che io provi qualcosa per sua figlia… può essere molto impabrazzante certe volte.» Sorrise Shikamaru.
«Ed è vero, miao?» Chiesi io, incuriosito.
«No.» Capii subito che diceva la verità, non era andato sulla difensiva o cese simili, era tranquillo. «Ma siamo grandi amici, quindi suo padre pensa che ci sia qualcosa.» Disse lui facendo spallucce.
«Shika!» Sentii una voce da dentro la casa e una ragazza coi capelli biondi sulla faccia uscì abbracciando Shikamaru, facendolo quasi cadere.
 «Ino! Stai attenta!» Protestò lui. Lei rise e poi si staccò.
«Che succede?» Chiese con un sorriso, poi abbassò lo sguardo e mi vide.
«Oh. Mio. Dio.» Disse lei con la bocca aperta. «Ma quanto sei carino!» Gridò, con un grande sorriso. Le sorrisi a mia volta.
«Grazie, miao.» Era totalmente incantata da me.
«Io sono Ino! Tu sei?» Chiese sempre sorridendomi.
«Nekomaki, un gatto ninja.» Risposi.
Shikamaru si schiarì la voce, per riportarla all’attenzione.
«Oh scusa… dimmi tutto Shikamaru!» Gli disse lei.
«Abbiamo una missione, è una scocciatura, ero appena tornato da un’altra.» Si lamentò lui. «Comunque è una cosa urgente, ci troviamo tra cinque minuti ai portoni del villaggio, ok?» Chiese Shikamaru. Ino esultò.
«Finalmente! Era da una vita che non andavo in missione.» Disse lei, emozionata.
«Non sarei cosi felice… questa missione è particolarmente pericolosa, spiegherò tutto dopo.» Ino annuì.
«Ok, a dopo Shika!» Disse lei. «E ciao Nekomaki!» Sorrise un’ultima volta chiudendo la porta.
«E adesso?» Chiesi.
«Adesso si aspetta ai portoni.» Rispose.
Fu una corta camminata per arrivare ai portoni, il villaggio era grande ma tutto pareva cosi vicino.
Arrivati ai portoni Shikamaru si sedette a terra cominciando a guardare le nuvole e sospirò.
«Quanto vorrei essere una nuvola…» Disse. «Non fanno mai niente, ci guardano da lassù, invece noi dobbiamo sempre faticare.» Sospirò nuovamente. «Che scocciatura.»
Mi sembrava un ragazzo parecchio pigro, come faceva ad essere un ninja?
Ripensai ad Akira, anche lei era pigra ma con un po’ di allenamento era riuscita a cambiare totalmente, ma non ostante questo amava comunque riposarsi.
«Andresti d’accordo con lei, miao.» Commentai.
«Con la forza portante?» Chiese lui.
«Non chiamarla cosi, lo detesta, miao… si sente come se la gente la odi solo per quello, si chiama Akira comunque.» Risposi io. Shikamaru sorrise.
«La forza portante delle nove code è uno dei miei migliori amici, non sono il tipo che giudica le persone solo da quello.» Rispose lui.
«Buon per te, ragazzo, miao.» Risposi, Akira sarebbe dovuta vivere qui… almeno non sarebbe stata sola, come al villaggio della nebbia. «Quanti anni hai?» Chiesi io.
«Sedici.» Rispose lui.
«Anche Akira.» Dissi io, solo a pensare al fatto che era prigioniera dell’organizzazione Alba mi faceva male al cuore… se moriva non me lo sarei mai perdonato, l’aiutavo ad allenarsi da quando aveva imparato la tecnica del richiamo. Dopo tutto il tempo che aveva passato ad allenarsi per diventare più forte ed evitare cose come questa era stato inutile? Non volevo crederci, lei non aveva mai avuto nessuno vicino, neanche un maestro, solo me. Per lei ero come un maestro ma allo stesso tempo amico e familiare e lei per me è come una sorella più piccola.
Vidi un gruppo di persone avvicinarsi, erano in tre.
Una dei tre era la ragazza di prima, Sakura… era insieme a due ragazzi, uno aveva una maschera che gli copriva la faccia dal naso in giù e l’altro era biondo. Li vide anche Shikamaru.
«Cosa cazzo ci fa qui Naruto?» Disse a se stesso, alzandosi in piedi e andando incontro al gruppo, lo seguii.
«Shikamaru, mi dispiace… si stava allenando col maestro Kakashi e non sono riuscita a convincerlo a non seguirci.» Si giustificò Sakura, mortificata.
«Naruto, perché sei qui?» Chiese Shikamaru.
«Non lascio Sakura e il mio maestro andare in una missione senza di me… a proposito, di che missione si tratta?» Chiese il ragazzo, grattandosi il collo in segno di confusione.
«Una missione a cui non puoi partecipare.» Rispose Shikamaru.
«Perché?» Chiese Naruto. Shikamaru pensò per un secondo.
«Perché… non è alla tua altezza! Tu sei troppo forte per venire in una missione come questa!» Disse con un sorriso palesemente falso.
«Perché avreste biosgno del maestro Kakashi, allora? Lui è un Jonin.» Shikamaru impallidì.
«Naruto....» Disse Sakura «Se resti qui prometto che quando torno andiamo insieme a mangiare del Ramen e potrai persino chiamarlo un appuntamento!» Disse lei, provando ad aggiustare il fatto di averlo lasciato venire qui.
«Se mi proponi cosi tanto per restare qui deve essere una cosa seria!» Ecco, aveva solo peggiorato le cose.
«Naruto, tu resti qui e basta.» Disse Kakashi.
«Ma… Maestro!» Digrignò i denti. «Ho almeno il diritto di sapere perché?!» Gridò.
«Naruto, lo stiamo facendo perché ci teniamo a te.» Rispose Sakura. Lui la guardò, confuso e arrabbiato.
«Se vieni con noi, c’è il rischio che tu venga catturato dall’Organizzazione Alba ed è una cosa che dobbiamo assolutamente evitare!» Disse Shikamaru. Naruto rimase a bocca aperta solo a sentir nominare l’organizzazione. Fu lì che capii perché non volevano che venisse il ragazzo: era la forza portante del nove code!
Proprio in quel momento arrivarono due tizi vestiti con una specie di calzamaglia verde insieme a Hinata e Kiba con un enorme cane bianco. Mancava solo Ino.
«Maestro Gai? Rock Lee? Kiba? Hinata? Ma in quanti dovete andare?!» Chiese Naruto.
Hinata arrossì, Lee, Gai e Kiba lo salutarono. Il cane mi abbaiò in faccia, rabbrividii.
«E’ una missione difficile ma sono sicura che ci riusciremo anche senza di te, Naruto.» Disse Sakura. «Ti prometto che torneremo tutti, vivi.» Continuò lei.
Ed ecco che era arrivata anche Ino.
«Scusate il ritardo, mi sono persa qualcosa?» Chiese.
«No, non preoccuparti.» Gli disse Shikamaru per poi tornare a Naruto. «Non abbiamo tempo per questo, Naruto!»
«Non ho intenzione di andarmene.» Disse lui. «Non finche so che cosi tanti miei amici stanno rischiando la vita!»
Kakashi sospirò.
«Naruto, ma quanto sei testardo?!» Gridò Sakura, arrabbiata.
«Non abbiamo tempo per questo, Naruto… verrai anche tu.» Disse Kakashi.
Shikamaru sospirò.
«Ok, adesso vi spiego tutto.» Disse.

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