Capodanno con sorpresa

di alberodellefarfalle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capodanno con sorpresa - Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capodanno con sorpresa - Capitolo 1 ***


Capodanno con sorpresa
 

Una coltre di neve, bianca, soffice e fredda ricopre tutto il paese. Questa notte un’abbondante nevicata ci ha permesso di svegliarci tutti imbiancati per l’ultimo dell’anno. Bello, romantico, caratteristico, ma questo vuole solo dire addio alla festa organizzata con i miei amici. Non ci aspettavamo di certo tutta questa neve, anche se ci troviamo in montagna. Sono tornata a casa per le vacanze di Natale. Io non vivo qui, ma nella città dove studio. Casa mia si trova in un piccolissimo borgo, quasi del tutto disabitato. È una villetta bifamiliare circondata da un ampio parco, che stamattina si è svegliato tutto imbiancato. La festa di capodanno era un’occasione per rivedere alcuni vecchi amici. Peccato che è stata organizzata in un paese a 20 km da qui. Con più di venti centimetri di neve e un tempo che sembra peggiorare di minuto in minuto, mi sembra proprio impossibile raggiungerli. Vuol dire che passerò il capodanno con i miei genitori, mio fratello, i miei zii e i miei cugini. “Mamma ...” urlo “Stasera che prepariamo di buono?” Tanto vale darsi da fare, no?
Dopo aver stabilito il menù con mia mamma e mia zia, attingendo abbondantemente dalla dispensa, mai vuota, per fortuna, esco fuori. Inizio a giocare a palle di neve con i miei due cani. Quanto mi manca tutto questo quando sono in città: l’aria fresca (ok, forse oggi è più che fresca), gli alberi, gli uccellini, i miei cucciolotti e la mia famiglia, ovviamente. Una nuova bufera di neve mi costringe a rintanarmi a casa. E mia madre la prende come buona occasione per chiudermi in cucina insieme a lei e zia per cominciare a cucinare. Non siamo tanto normali come famiglia, devo ammetterlo. Mancano 10 ore al cenone di capodanno e noi siamo in cucina come se dovessimo servire la cena tra pochi minuti. Per non parlare delle quantità: sembra quasi che avremo un esercito a cena. 
Dopo un pranzo veloce, approfitto della distrazione di mia madre per sgattaiolare fuori. In barba alla quasi tempesta di neve e armata di macchina fotografica, passo più  di un’ora a fare foto. La fotografia è una mia grande passione. Con le mani congelate e i piedi in ibernazione, decido di rientrare a casa anche per vedere il risultato delle mie foto. Alcune sono veramente carine e decido di pubblicarne qualcuna su facebook, per condividerla con in miei amici e augurare a loro un buon ultimo dell’anno. “Tesoro, ti decidi a darci una mano?” Ecco, era troppo bello per essere vero! Mia mamma sembrava essersi scordata di me e invece …
Tra una tartina e l’altra, un sugo e una costoletta da panare, ricevo i messaggi dei miei amici che avrei dovuto incontrare stasera, tutti bloccati ognuno a casa propria, per la felicità delle mamme. 
«Ciao Heidi, sembra che anche tu sia imbiancata.» Infarinando per bene il mio cellulare, oltre che gli involtini, leggo il messaggio di Lorenzo, mio collega. «E sì, stamattina ci siamo svegliati così.» e, sotto lo sguardo severo di mia mamma, ritorno ad occuparmi degli involtini. Cracco in confronto a lei sarebbe un innocuo angioletto della cucina.
 «Invece a me la neve mi ha sepolto stanotte.» leggo la risposta di Lorenzo dopo quasi un’ora. Pare che i preparativi volgano al termine e mia mamma ha deciso di lasciarmi libera. Io mi accoccolo di fronte al camino, ascoltando mio padre russare sul divano. 
«Come sepolto? Dove sei?»
«Ieri sera ero in viaggio per raggiungere degli amici e mi ha colto una bufera. Loro mi hanno consigliato di dormire in un agriturismo in zona e ripartire stamattina, ma la neve è troppa e resterò qui.»
«Mi spiace, spero che almeno tu possa mangiare bene e stare in compagnia.»
«Speranza vana. Viste le condizioni meteo hanno annullato tutto, perché i clienti non hanno potuto raggiungere il posto. Quindi solo soletto in camera. Non hanno nemmeno tanto personale.»
«Triste. Mi spiace, vorrei poter fare qualcosa.»
«Tranquilla. Cose che capitano. E dire che avevo visto le previsioni meteo, ma non immaginavo un tempo così.»
«Se ti può consolare, anche io ho dovuto rinunciare alla festa di fine anno con i miei amici. Qui la neve è troppo alta per mettersi per strada. Quindi cenone in famiglia. Non ti dico mia mamma come è felice. Mi ha praticamente schiavizzato tutta la giornata.»
«Ahahaha povera. Ma almeno sarai in compagnia e credo farai una cena degna di questo nome.»
«Cena è dire poco, hahaha. Dovresti vedere le nostre quantità. Comunque non è giusto che mi lamenti con te. Mi spiace proprio.»
«Mica è colpa tua. Doveva andare così.»
«Almeno posso tenerti compagnia in maniera virtuale. Ti va?»
«Certo che mi va.»
«Allora è deciso: passeremo l’ultimo dell’anno insieme.»
«Si! Allora che hai preparato per stasera?»
«Preparati. Antipasti vari: tartine con paté di olive, crema al formaggio e crema di funghi; spiedini con formaggio e uva; salame e prosciutto. Primo piatto: ravioli al ragù. Secondo: costolette di maiale, involtini di vitello e una quantità di contorni che non sto a dirti. Frutta e dolci.»
«Organizzate un matrimonio?»
«Quasi, ahahah! Tu invece cosa mangerai?»
«Non so ancora cosa prevede il menù. Spero qualcosa di buono. Almeno quello.»
«Vero. Ma cosa avresti dovuto fare, se non fossi rimasto bloccato?»
«Avrei dovuto raggiungere i miei amici. Avevano organizzato una festa in montagna. Loro sono partiti prima, io invece avevo un impegno di famiglia e mi sono messo in viaggio solo ieri sera. Troppo tardi per non beccare la tempesta di neve. E sono finito in questo agriturismo, disperso non so dove, in un paese, che nemmeno paese è. Che sfiga.»
«Non sei stato molto fortunato devo dire.»
“Mamma, io esco a fare due passi.” E mi precipito fuori. Il paesaggio innevato, illuminato da un flebile tramonto e dai lampioni che si accendono pian piano. Devo dire che non si sta rivelando un brutto fine anno. Anche perché è una buona occasione per parlare con Lorenzo. Lui di solito è molto più schivo.
«Già, mooolto sfortunato. Che fai adesso?» leggo il suo messaggio e sorrido. Se solo sapesse che mi batte il cuore all’impazzata al solo leggere il suo nome sullo schermo. Quanto sono stupida. Mi sono presa una super cotta per questo ragazzo che sembra non vedermi mai. 
«Sono scappata dalle grinfie di mia madre, hihihhi. Sto facendo una passeggiata. È uno spettacolo!»
«L’unica nota positiva è che il panorama è spettacolare anche qui. Sai, che mi è venuta un’idea? Esco pure io.»
Nel frattempo io ho raggiunto una piccola piazza, con la chiesolina, un albero di natale e qualche luce. La fontana al centro è ricoperta di neve e l’acqua è praticamente congelata. I lampioni sono ormai tutti accesi e io mi sento come in un film. Giro su me stessa, sicura che nessun folle mi sta guardando. Con le temperature sotto lo zero chi mai si sogna di uscire di casa, se non una folle come me. “Non ci credo, sei tu?” urla una voce e io, spaventata, mi distraggo, perdo l’equilibrio e faccio un bel tonfo a terra. “Oh cielo, ti sei fatta male?” alzo lo sguardo e spalanco la bocca per la sorpresa “E tu che ci fai qui?” ride divertito, mentre mi da una mano ad alzarmi. Io mi scrollo la neve di dosso. “La smetti di ridere. Mi hai fatto prendere un colpo.” Lui cerca di trattenersi  “Ok, ok la smetto.” Dice balbettando e asciugandosi una lacrima. “Allora, che ci fai qui?” chiedo curiosa “A quanto pare il posto sperduto dove sono finito è il tuo paese.” Gli do un colpetto sulla spalla “Smetti di prendere in giro il mio paese. Non ti sembra di essere finito in una favola? Dove lo trovavi un posto così?” e giro su me stessa per indicare cosa ci circonda “Hai ragione, Celeste. È un bel posto, peccato che sia sconosciuto e quasi irraggiungibile.” Ridacchia lui “Ma smettila. Tu l’hai raggiunto e ritieniti fortunato perché ci abito io.” Mi guarda con un sopracciglio sollevato. “Non fare lo scemo. Andiamo a recuperare le tue cose e vieni a casa mia. Un letto lo trovi e con un ospite in più a tavola almeno ridurremo gli avanzi sicuri di questa sera.”  Lo guardo accigliata. È proprio carino con il naso arrossato dal freddo e gli occhi azzurri che splendono.“Dici sul serio? Non è un problema? Non vorrei disturbare.” Lo spintono per scherzo “Non fare lo scemo, Lorenzo. Nessun problema. Su andiamo.” E no, questo capodanno si sta rivelando proprio niente male. 
Un capodanno con sorpresa!


AUGURI A TUTTI! Veramente da me c'è stata un'abbondante nevicata che ci ha bloccati a casa, anche io ho dovuto annullare la festa, ma avrei voluto che la seranta andasse in altro modo. Come già detto, probabilmente aggiungerò un altro capitolo, ma non è detto. Potete immagiare il proseguimento come meglio credete, anzi se avete qualche idea fatemelo sapere. Ah si, la mia famiglia è esattamente così: si cucina per un esercito e per giorni interi. Non vi dico quanto mangiamo per queste feste. Altro da dire? No! Ah si: Lorenzo (e chiunque tu sia nella realtà) datti na mossa!!! Dedicato a tutte le Celeste romantiche e sognatrici. BUON 2015!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capodanno con sorpresa

Capitolo 2


Nel breve tragitto verso casa, racconto a Lorenzo qualcosa del mio paese. Molto poco in effetti. Nessun monumento particolare, nessuna storia antica, ma molti aneddoti. Giunti a casa, lui guarda curioso la costruzione che gli sta di fronte. “Qui ci abitano i miei genitori e i miei zii e cugini. La casa è su due piani: sotto noi, sopra loro.” Annuisce, guardandosi intorno “Domani ti mostro il giardino e preparati a una bella lotta a palle di neve.” Rido io. Improvvisamente uno dei due cucciolotti (ok, forse sono un poco più che cucciolotti), vedendomi fuori, si avventa su di me per giocare e mi fa cadere. È il secondo tonfo che faccio a terra. Se continuo così mi ritroverò qualche bel livido sul fondo schiena. “Soraya!” urlo inviperita contro il mio pastore maremmano. Lei per risposta uggiola dispiaciuta e scodinzola. “È inutile che chiedi scusa. È questo il modo di comportarsi? Mi hai fatto male.” lei si avvicina, pronta per leccarmi “Ah ah, no! Sai che lo odio.” Lei china il capo e mi guarda adorante. Come si fa? Le accarezzo il pelo bianco e le lascio leccare la mano. Poi la faccio spostare e mi alzo. Lorenzo ridacchia divertito “La smetti di sghignazzare e mi dai una mano?” lui allunga il braccio verso di me, mentre tenta di soffocare una risata, cosa che non gli riesce molto bene, quando nota come sono conciata. “Sappi che mi vendicherò. Di tutti e due!” minaccio, puntando il dito una volta su Lorenzo e una volta su Soraya, che per risposta abbaia allegra. Lorenzo le da una grattatina dietro le orecchie, che contribuisce a rallegrarla ancora di più. “Vi siete coalizzati?” chiedo, posando le mani sui fianchi e guardandoli torva. “Si. È un esemplare molto bello. Non mi avevi detto che avevi un cane.” Dice, mentre continua a coccolare Soraya. Alta quasi 80 cm, è la piccola dei due pastori maremmano che fanno da guardia a casa. “Non è sola. Da qualche parte deve esserci il maschio, Vasco. Lui è un poco più grandetto, ma è meno coccoloso e giocherellone di Soraya. Deve essere per questo che non si è fatto vedere. Su entriamo, altrimenti moriremo congelati, anche perché la qui presente signorina mi ha fatto bagnare.” Lorenzo annuisce e si accoda a me. “Preparati …” dico all’ultimo secondo prima di aprire la porta di casa “ … Sono pazzi!” lui ridacchia e scuote la testa. Povero illuso, non sa ancora cosa l’aspetta.
Scatta la serratura e il calore di casa ci investe. “Prego, accomodati. Dammi il giubbotto.” Spingo Lorenzo dentro casa e gli lascio posare la borsa con i suoi abiti alla base dell’attacca panni. A quella penseremo dopo. “Finalmente, Celeste! Ma dove eri finita? Ci sono un sacco di cose da fare ancora.” Urla mia madre dalla cucina “Mamma …” rispondo io, ma giunge mio padre, indispettito “È pazza, quella donna è pazza. E quando si mette con zia …” si blocca vedendo che non sono sola “Oh, abbiamo ospiti.” Sorride a Lorenzo, che si sporge per stringergli la mano “Mi scusi per l’intrusione, ma sua figlia ha insistito. Piacere, sono Lorenzo, un collega di Celeste.” Mio padre stringe la mano “Piacere mio, ragazzo. Io sono Carlo. E, tranquillo, nessun disturbo.” Sorride mio padre “Tesoro, tesoruccio …” urla a mia madre, che odia quando mio padre la chiama, melenso, così “Carletto, ti odio quando fai così!” risponde lei dalla cucina. “Abbiamo ospiti!” dico io prima che comincino ad insultarsi, bonariamente si, ma mettendomi in estremo imbarazzo con Lorenzo. La bomba è stata sganciata e mia mamma risponde immediatamente, catapultandosi all’ingresso. Con il grembiule rosso e il cerchietto in testa, si asciuga le mani in uno strofinaccio. Io mi scosto un poco e poggio una mano sulla spala di Lorenzo “Mamma, lui è Lorenzo, un mio collega, nonché amico.” Dico, spintonandolo verso di lei. La sua faccia è impagabile. Dov’è la mia macchina fotografica quando serve? Si riscuote in fretta e stringe energicamente la mano a Lorenzo. “Benvenuto in casa nostra. Scusaci per le urla, ma mia figlia e mio marito devono aver perso l’educazione da qualche parte.” Dice, tenendo la mano di Lorenzo tra le sue ed osservandolo bene, annuendo. Deve apprezzare quel che vede. “Mamma! – Cecilia” diciamo, seccati io e papà. “Non si preoccupi signora. È un piacere conoscerla. Mi scuso io per l’intrusione, ma sua figlia ha insistito tanto.” Dice sorridendo Lorenzo e a mia mamma quasi sfugge un “OH” di meraviglia. I suoi occhi brillano. Lorenzo ha steso mia mamma e l’ha azzittita con un sorriso. Un miracolo! Un autentico miracolo. Certo, devo proprio ammettere che Lorenzo ha un bel sorriso e ogni volta un “OH” di meraviglia vorrei potermelo far sfuggire anche io. Sorrido a mia mamma, immobile come una statua. Come vorrei immortalare questo momento. “Niente scuse, Lorenzo. Volevi forse passare l’ultimo dell’anno solo in agriturismo? Qui non darai sicuramente fastidio.” Mia mamma annuisce, dandomi ragione “Ben detto, Celeste. Accomodati, fai come se fossi a casa tua. Per noi è un piacere averti qui. Celeste, vai a preparargli la camera e fargli sistemare le sue cose e poi …” mi osserva bene “Ma che hai combinato?” Lorenzo ridacchia “Prima Lorenzo e poi Soraya mi hanno atterrata e questo è il risultato.” Mia mamma passo lo sguardo prima a me e poi a Lorenzo, curiosa. “Non dire scemenze. Vatti a cambiare quanto prima. E mi vieni a dare una mano, dopo aver mostrato la camera a Lorenzo. Io e la zia abbiamo ultimato le preparazioni, ma poi abbiamo bisogno di aiuto per sistemare la tavola e decorare la torta.” Ecco ritornata la mia dolce, tenera e dittatoriale mammina. Prendetela e presentatele un programma per una cena con più di quattro persone e si trasforma così. Senza contare che le è arrivato un nuovo, sconosciuto ospite, nonché bel ragazzo, possibile fiamma della sua figliola (Da come lo ha guardato so cosa ha pensato mia mamma, la conosco. Peccato che si sbagli in pieno!). Non oso immaginare come stia adesso. Ci studia qualche secondo ancora “Chissà se basteranno le cose?” sospira afflitta, dirigendosi in cucina “Cecilia, non essere melodrammatica. Hai cucinato per un esercito.” La redarguisce mio padre “Accomodatevi ragazzi. Adesso scusatemi, ma vado a sistemare alcune cose, prima che ritorni ad urlare il mio personalissimo capitano.” Io e Lorenzo ci guardiamo e scoppiamo a ridere “Io te l’avevo detto che erano pazzi e ancora devi conoscere il resto della famiglia. Senza contare che dovrai prepararti a un bel interrogatorio. Non vorrai credere che si limitino così? Su, andiamo. Ti preparo la stanza e poi ti mostro casa.” Dico avviandomi. “Davvero non c’è di bisogno, mi basta un divano …” blocco le sue proteste “E tu credi che ti lasceremmo dormire così? Su, vieni.” Afferra la borsa e mi segue in silenzio. Lo accompagno per un lungo corridoio alla fine del quale si trova una stanza che usiamo per gli ospiti, con un semplice letto matrimoniale, un armadio e un comò con specchio. Semplice, minimale, elegante. Tiro fuori le lenzuola bianche e profumate e le stendo sul letto. Lorenzo mi da una mano a sistemarle, insieme al piumone bianco con disegni arabeschi giallo oro. Dal fondo dell’armadio tiro fuori due coperte “Se ti serviranno stanotte, te le poggiò qui.” dico, mentre le sistemo su una poltroncina color giallo senape, unico punto di colore insieme al drappeggio delle tende, dello stesso colore, ma più tenue. I mobili sono in legno chiaro, mentre il letto è impreziosito da una testata in ferro battuto color bronzo. Gli lascio posare la borsa dentro l’armadio e poi lo guido fuori per fargli fare un piccolo giro della casa. Gli mostro in successione la camere dei miei genitori e quella di mio fratello, sul lato destro del corridoio e poi a sinistra il bagno e, la porta successiva,la mia camera da letto. Non è cambiata molto da quando ho lasciato casa dei miei genitori per andare a studiare fuori. Ho solo eliminato qualche poster di troppo. Per il resto è tutto uguale: mobili bianchi con l’unica eccezione per una scrivania in legno scuro; foto alle pareti della mia famiglia e dei miei amici; due quadri di mia fattura; il letto ad una piazza e mezza con testata in ferro battuto bianco e pareti rosse, sì proprio rosse. Ero una ragazzina eccentrica, devo ammetterlo. Lorenzo sorride “Posso?” mi chiede e io annuisco, facendogli segno di entrare. Lui studia curioso la miriade di foto appese un po’ ovunque. Il giro turistico per la mia infanzia e poi adolescenza viene interrotto dall’arrivo alquanto rumoroso di mio fratello e dei miei cugini. “Su, ti presento il resto della mia famiglia.” E lo trascino fuori. Dopo essersi beccati una bella sgridata da parte di mia zia per aver bagnato tutto l’ingresso, mio fratello Roberto e i miei cugini Samuele e Ivan, più piccoli di noi di qualche anno, trascinano Lorenzo di fronte al camino per iniziare una partite a carte. Io li guardo sorridendo, mentre mia zia si affianca a me “Complimenti, Celeste, è proprio un bel ragazzo. Ma papà non gli ha ancora fatto il terzo grado?” scuoto la testa. A quante domande dovrò rispondere stasera? E quante volte dovrò spiegare alla mia famiglia che Lorenzo non è il mio ragazzo? Sbuffo spazientita. “Mi stupisco di mio fratello. La sua unica figlia porta a casa per la prima volta un ragazzo e lui non lo bracca?” dice divertita “Zia, non c’è bisogno di mettere in imbarazzo Lorenzo e me con assurde domande. Io e lui siamo solo amici e l’ho invitato solo perché è rimasto bloccato in agriturismo, colto alla sprovvista da una tormenta di neve ieri sera. Avrebbe dovuto raggiungere i suoi amici non so bene dove, ma non ci è riuscito. È mio amico e, una volta scoperto che era qui, non mi sembrava carino lasciarlo solo l’ultimo dell’anno. Quindi niente domande, vi prego.” A metà della mia arringa ci ha raggiunti mia mamma “Tesoro, tranquilla. Non ti metteremo in imbarazzo con il tuo ragazzo. Almeno noi no. Dovrai spiegarlo alla nonna quando arriva e chiederle di non strapazzarlo troppo.” Guardo contrariata mia mamma. Quale parte di “Non è il mio ragazzo” non ha capito? Sbuffo prima di spingerle entrambe verso la cucina e chiudere la porta per ultimare questi benedetti preparativi. Sono certa che prima che scocchi la mezzanotte io esploderò. Buon ultimo dell’anno, Celeste.
 


Angolo Autrice: si sono tornata.!Mi andava continuare questa storia e, come avete capito, non finisce qui. Non sarà una storia lunga, mancano forse due capitoli o addirittura uno, ma mi piaceva vedere come procedevano le cose tra i due, immersi nella famiglia di Celeste. Siete pronti per il resto HIHIHI. Io si. Mi sto divertendo a scrivere questa breve storia, così come spero diverta a voi leggerla. Vi ringranzio di tutto e fatemi sapere cosa ne pensate. Buon ritorno all'atmosfera natalizia, ai pranzi, alle feste, ai parenti ecc. Triste sessione di esami vai via!!! Spero che con queste parole sia riuscita a farvi sorridere un po'. Un bacio e a presto (esami permettendo).
PS Ci tenevo a segnalarvi una raccolta di one-shot che sto pubblicando. Si chiama "Amore in corsia". se vi va passate a leggere e lasciatemi un commento. Ci tengo molto. Un bacio e grazie sempre di tutto.
PS Vorrei ringraziare di cuore le due persone che mi hanno lasciato una recenzione al capitolo precendente. Mi ero dimenticata di quanto fosse bello ricevere recenzioni su EFP. Grazie!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Siete pronti per continuare la serata?
Come se la caveranno i nostri eroi?
BUONA LETTURA
 
 
Capodanno con sorpresa

Capitolo 3

 
Dopo aver apparecchiato e messo in frigo la torta, mi avvicino al tavolo dei giocatori di carte, accanto al camino scoppiettante. La sala che fa da salone e sala da pranzo, molto ampia, con le pareti arricchite da foto di famiglia e quadri, è riscaldata da un grande camino, di fronte al quale si trovano due divani e un grande tappeto quadrato. Accanto si trova un tavolo, adibito per queste feste a tavolo da gioco, mentre alle spalle, quello grande è apparecchiato per dieci persone. Mia mamma ha tirato fuori “Il servizio buono”, mentre a centro tavola io mi sono occupata di sistemare delle candele, tra pigne, pungitopo e vischio. In fondo alla stanza, in un angolo, l’albero di Natale rende l’atmosfera più romantica e magica. Poco oltre la parete di divisione c’è la porta d’ingresso e due archi dividono la sala da un corridoio ampio, continuazione dell’ingresso, munito di panca ed attaccapanni, sulle quali si aprono tre porte: una della cucina, rustica, con mobili in legno chiaro e molto colorata, nonché molto confusionaria al momento; una del bagno patronale, dalle tonalità del giallo; e una verso il corridoio delle camere da letto. Sorrido scorgendo mia nonna e mio padre fare il loro ingresso in salone, mentre mio zio è già arrivato da qualche minuto, arricchendo il tavolo dei giocatori. “Scusa, Lorenzo. So che stai perdendo alla grande, ma vorrei presentarti mia nonna.” Lorenzo, per risposta, mi fa la linguaccia e si alza. Ci dirigiamo verso mia nonna. La bacio sulle guance e l’abbraccio. “Nonna, vorrei presentarti il mio amico Lorenzo.” Lei lo studia attenta e poi lo bacia sulle guance, come ha fatto con me. “Preparati.” Sussurro tra i denti a Lorenzo. Mia nonna non lo lascerà in pace “Che bel ragazzo, Celeste.” Mi sorride, poi mi guarda attenta e critica “Ma che ti è successo? Come sei conciata? Faresti meglio ad andarti a cambiare.” Annuisco e, dopo aver sussurrato un “Buona fortuna!” a Lorenzo, scappo in camera per cambiarmi, dopo una bella doccia. Sequestrata da mia mamma, non ho fatto in tempo a cambiarmi prima e adesso i vestiti bagnati si fanno sentire. Non avrei dovuto lasciare Lorenzo in balia della mia famiglia, ma non posso fare altrimenti e comunque dovevo pur vendicarmi in qualche modo per la sua coalizione con Soraya. Ridacchio sotto la doccia, sputacchiando poco dopo un po’ d’acqua che ho bevuto come una scema. Asciugati i capelli ricci e molto ribelli, indosso un morbido maglione bianco e i jeans scuri. Ai piedi metto gli stivaletti rossi con il tacco. Mi ravvio i capelli, sempre indomabili, e mi passo il rossetto color carne sulle labbra e contorno i miei occhi nocciola con una matita nera. Ritorno dagli altri e ritrovo Lorenzo praticamente sequestrato da mia nonna, seduto sul divano accanto a lei. Poveretto, chissà come lo ha torturato. Sarà il caso di salvarlo o lo faccio penare ancora un po’? “Lorenzo.” Ma sì, salviamolo adesso. Lui solleva il capo e si blocca a guardarmi. Gli occhi azzurri sembrano brillare, evidente effetto del camino e mi sorride. Si alza fluente ed elegante e mi raggiunge. “Sei bellissima.” Sussurra prima di darmi un bacio fresco e delicato sulle guance, che si imporporano e il cuore, brutto traditore, accelera i battiti. “Grazie.” Borbotto imbarazzata. Oltre le sue spalle, vedo mia nonna annuire soddisfatta e sbuffo. Sarà una lunga serata!
Io e Lorenzo ci aggreghiamo al tavolo da gioco, consapevoli, almeno io sì, che quello sia il posto meno spinoso della serata. Eluderemo le domande almeno per un po’. Sbuffo e Lorenzo mi guarda cercando di capire cosa mi prende. Sollevo le spalle, volendo evitare il discorso di fronte a tutti e lui annuisce. Ritorniamo a seguire la partita di carte. Per poco, perché mia mamma richiama tutti per farci mettere a tavola. Io mi precipito in cucina per darle una mano, insieme a mio papà e a mia zia, mentre mio fratello si occupa di riempire i bicchieri per il primo brindisi della serata. Sia lodato Roberto! Scolo il contenuto frizzante tutto in un colpo. Ho bisogno di rilassarmi prima dell’inizio dell’interrogatorio. Insomma, adoro la mia famiglia, la amo con tutta me stessa, ma Lorenzo mi piace e non vorrei che mi mettessero in imbarazzo con la loro solita invadenza. So che si preoccupano per me, so che lo fanno per la loro figliola, ma a volte possono essere pesanti, soprattutto perché magari Lorenzo non è abituato a una famiglia così. Nonostante ci conosciamo ormai da due anni, non so come sia la sua famiglia. So che ha una sorella, ma lui non parla molto del rapporto che ha con i genitori. E se fossero freddi e distaccati? Sai che bel colpo immergersi nella mia di famiglia che è tutto fuorché fredda e distaccata. Posato l’ultimo piatto, mia mamma prende posto a capo tavola, accanto a Lorenzo. Io mi ritrovo da un lato lui, dall’altro i miei zii, mentre di fronte ci sono la nonna, accanto a papà, a capo tavola anche lui, i miei cugini e mio fratello, a fianco di mamma. “Auguri!” Alza il calice mio padre e noi insieme a lui, anche se il mio è già vuoto. “Sai che non si brinda con il bicchiere vuoto?” ridacchia Lorenzo. “Allora rimediamo.” e lo riempio nuovamente “Auguri e grazie per la bella serata.” Mi sussurra prima di far tintinnare i nostri bicchieri. Mi guarda con un sorriso luminoso stampato sulle labbra e io sento il cuore perdere un battito. Ha ragione mia nonna: è proprio un bel ragazzo.
A discapito di tutte le mie aspettative, la cena prosegue tranquilla, tra una chiacchiera e uno scherzo, un brindisi e l’arrivo dei ravioli. Amo la mia famiglia, il calore che sanno donare, le risate che ci fanno fare, la capacità di mettere a proprio agio chiunque e farlo sentire parte integrante di tutto. Nonostante a volte mi sembra che siano troppo invadenti, troppo chiacchieroni, stasera più che mai mi rendo conto che sono persone meravigliose e se chiacchierano troppo, si interessano e si prodigano per gli altri lo fanno solo perché dimostrano affetto sincero e genuino. Sono fortunata, molto fortunata. So che non tutti possono permettersi di passare delle belle feste, condite di sorrisi e amore incondizionato, circondati dal calore di una famiglia come la mia. Mia mamma continua a rimpinzare Lorenzo, che accetta tutto con un sorriso. È rilassato, si vede e, come me, si sta godendo la serata. Si volta a guardarmi e mi mostra uno splendido sorriso che illumina i suoi occhi. Trattengo il fiato a questo spettacolo, ma per fortuna (o sfortuna) c’è mio fratello a levarmi d’impiccio. “Un brindisi al nuovo arrivato in famiglia.” Io lo fulmino con lo sguardo e cerco di raggiungere le sue gambe con il piede, ma lui è pronto a scansarsi e a risparmiarsi un bel livido. Divento paonazza e ritorno a guardare Lorenzo, mimando uno “Scusa.”. Lui solleva le spalle e ridacchia un poco imbarazzato, ma ugualmente alza il calice e lo fa sfiorare con quello di mia mamma e mio fratello. Io Roberto lo ammazzo, per dire (forse). “Allora, giovanotto. Raccontaci come hai conosciuto la mia nipotina.” Si ci mette pure mia nonna. Avevo esultato troppo in fretta, pensando che avessero deciso di abbandonare l’ipotesi interrogatorio. “Nonna …” protesto io. Lorenzo mi poggia una mano sulla coscia e sussulto di sorpresa e imbarazzo “Tranquilla, Celeste. Allora, come ho conosciuto sua nipote? Mi faccia pensare. All’università sicuro. Per i primi due anni ci siamo praticamente ignorati, poi non so come è successo, ci siamo ritrovati a chiacchierare, a essere seduti vicini e ora eccoci qui. Credo che la svolta sia stata …” ci riflette, mentre io l’osservo con il cuore in gola e il fiato sospeso. Chissà se si ricorda quando ci siamo presentati, nonostante parlassimo già da qualche giorno? Io me lo ricordo, eccome se me lo ricordo. Di lui ricordo molte cose, anche le più piccole e, agli occhi di molti, insignificanti. Associo a Lorenzo giorni, emozioni, canzoni, momenti e … “Fu colpa di un libro!” esclama felice e io sussulto. Se lo ricorda. Distoglie lo sguardo da quello di mia nonna per puntarlo sul mio, sorpreso, felice e non so che altro. So solo che il cuore mi batte forte nel petto e sento le guance andare in fiamme. Io annuisco per confermare. Ormai tanto vale essere sinceri, almeno un pochino, e ammettere che anche io ricordo quell’episodio “Ricordi pure tu, Celeste?” Ritorno ad annuire per risposta. “Eravamo disperati per una materia che ci sembrava impossibile. Ne avevamo già parlato. Un giorno tu avevi un libro con te e io ti chiesi se me lo prestavi per consultare una cosa. Mentre chiacchieravamo e ci scambiavamo opinioni …” continuo io “ … ci siamo resi conto che, nonostante avessimo parlato per giorni, non ci eravamo presentati. Scoppiammo a ridere e …” mi sorride e ritorna a guardare mia nonna “ … ed eccoci qui!” ridacchia, abbassando lo sguardo. “Bella storia.” Commenta mia nonna. “Galeotto fu il libro!” sussurra Lorenzo e io gli do una spallata amichevole, mentre non ho mai smesso un solo secondo di guardarlo. Lui solleva lo sguardo su di me e mi sorride, un po’ imbarazzato. Imbarazzato? Perché? Che significa? Cosa significa aver ricordato questa cosa per lui? Mi da un buffetto sul naso, mentre io strabuzzo gli occhi, ancora più sorpresa, e lui si fionda sul bicchiere e ne ingolla il contenuto. Decide mia madre di interrompere questo strano, quanto sorprendente, momento, annunciando l’arrivo dei secondi. Il tavolo viene imbandito di piatti e gli ospiti sospirano afflitti per dover rinunciare a parte delle prelibatezze, già troppo pieni e sazi. E ancora mancano dolci e frutta. “Dio, ma quanto avete cucinato?” chiede, sorpreso, Lorenzo. Io ridacchio, mentre gli porgo un piatto con funghi ripieni. “Te l’avevo detto che mia mamma non si trattiene in questi casi.” Mia mamma mi fulmina con lo sguardo, ma io decido di ignorarla. “Capisco perché ti abbia sequestrato oggi. Ma, devo dire, che ne è valsa la pena. È tutto squisito.” Ora fulmino lui “E tu vendi la mia libertà così? Bell’amico che sei!” e scoppiamo a ridere, mentre ci serviamo con carciofi e involtini. Lorenzo mi ruba una carota dal piatto e io gli bacchetto la mano con la forchetta. Sembriamo due bambini e … e sono felice come una bambina. Gli sorrido e lui si illumina, sorridendo a sua volta. Riempie i nostri bicchieri con del vino e propone un brindisi tutto per noi. “Buon ultimo dell’anno, Celeste.” Sussurra, facendo avvicinare i nostri bicchieri e lasciando sfiorare le nostre mani, mentre gli occhi restano incatenati a comunicare in una lingua tutta loro. “Buon ultimo dell’anno, Lorenzo.” 



Angolo Autrice: Ognuno ha il proprio modo di festeggiare un esame. Io scrivo. HIHIHI ok sono felice. Andiamo avanti ... che ve ne pare del nuovo capitolo? Ne manca solo uno alla fine e ... mmm no no non vi anticipo niente. Spero vi sia piaciuta fin qui la storia. Grazie mille a tutti e soprattutto a chi ha recensito. Mi ha fatto tanto piacere leggere le vostre parole. Vi ricordo di nuovo la mia raccolta "Amore in corsia". Passate a leggere!!!
Alla prossima! Baci bacini bacetti!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Epilogo ***


 
Questo capitolo era pronto da più di una settimana, doveva uscire per San Valentino, ma proprio sul più bello la connessione mi ha abbandonato. Fate finta di essere a giorno 14 febbraio, era il mio regalo per voi, che possiate trovare l'Amore quello vero prima o poi e di essere ricambiati, che mi sono accorta che non è proprio una cosa immediata e scontata XD
BUONA LETTURA
Ci vediamo alla fine

 
Capodanno con sorpresa

Capitolo 4

Lasciando la tavola imbandita di dolci e frutta, ci precipitiamo fuori per aspettare il nuovo anno e vedere i giochi d’artificio. Muniti di bicchieri e spumante, controlliamo gli orologi. Mancano due minuti alla fine dell’anno e all’inizio di quello nuovo. Penso a cosa è stato questo anno per me e non posso che ritenermi soddisfatta: sono andata avanti nei miei studi, ho deciso che specializzazione fare, ho conosciuto nuove persone, fatte esperienze. Ho sofferto, sì, ma anche quello mi è servito ad essere dove sono ora, ad essere la persona che sono ora. Mi guardo intorno e sorrido. Sono felice. Cosa posso volere di più? Ho una famiglia che mi adora e che mi vuole bene, che asseconda i miei desideri e mi da una mano a realizzarli. Sono qui, intorno a me, ad aspettare l’arrivo di un nuovo anno, che, sono sicura, sarà ricco di emozioni, qualunque esse siano. Ci sono i due miei cucciolotti, che si sono avvicinati a noi felici, pronti per festeggiare pure loro. E poi, al mio fianco, c’è lui, Lorenzo. Un mio collega, un mio amico e, per me, molto altro. Non so se mai avrò il coraggio di dirgli quello che provo. A volte mi sembra tutto così grande che ho paura di rovinare tutto. Ma sono felice comunque. Sono felice di averlo a fianco come amico, come confidente, come collega e sono felice di averlo qui con me stasera. Cosa volere di più che passare una serata come questa con la persona di cui ci si è innamorati? Sia ringraziata la tempesta di neve. Neve, bianca e soffice, che ci circonda e fa sembrare tutto come in una fiaba.  “A che pensi?” mi chiede Lorenzo “A quello che è stato e a quello che ci aspetta.” Gli sorrido. Ispira profondamente e controlla l’orologio “Manca un minuto. Sembra di essere immersi un mondo di favole.” Annuisco “Grazie per la splendida serata. È stato tutto perfetto, non avrei mai potuto immaginare un ultimo dell’anno migliore. Alla fine dovrò ringraziare la tormenta di neve e la mia imprudenza nel non voler ascoltare le previsioni meteo.” Sorride “Non ringraziarmi, Lorenzo. Sono felice di aver passato questa serata con te e la mia famiglia.” Parte il conto alla rovescia. 10 … 9 … 8 … “7 … 6 …” ci uniamo entrambi agli altri. Mi concedo l’ultimo sguardo alla mia famiglia, tutta di fronte a me, tutti avvolti da capotti e sciarpe, con in mano un bicchiere, pronti per il brindisi. Lorenzo si avvicina ancor di più e mi circonda le spalle con un braccio. Sussulto. 5 … Urlano gli altri, mentre io sembro aver perso la voce. Guardo Lorenzo e mi sorride, mi sorride con una luce intensa a illuminargli gli occhi “4 …” sussurra, non smettendo mai di guardarmi. Sembra quasi che i suoi occhi possano oltrepassarmi l’anima, leggere tutto quello che provo e sento in questo momento. 3 … Come un eco lontano sento gli altri, mentre io mi sento come in una bolla, dove sento solo il battito del mio cuore, forte, veloce. 2 … Siamo l’uno di fronte all’altra, vicini, troppo vicini. Sento il suo respiro infrangersi sul mio viso e posso specchiarmi nei suoi occhi. Tremo. 1 … E ci baciamo. Le labbra le une sulle altre, non come è stato nei miei sogni, ma ancora meglio. Incuranti di tutto e tutti, non ci stacchiamo e approfondiamo il bacio, che ci accompagna per i primi secondi nel nuovo anno. Un nuovo anno, un nuovo inizio, cominciato come mai avrei creduto. La sua lingua sfiora la mia timida e non mi tiro indietro. Sa di vino e di lui, solo di lui. Ci separiamo solo quando mio padre giunge a riempire i bicchieri e ci augura “Buon anno” abbracciandoci. Mi fa l’occhiolino e si dedica alla nonna che mi guarda sorridente. Io e Lorenzo siamo come storditi. E ci credo! Ci scambiamo gli auguri con il resto della famiglia, che non risparmia baci e abbracci, per entrambi. Poi ci concediamo il privilegio di vedere gli ultimi colori dei giochi d’artificio, che illuminano il cielo. Sorseggiamo lo spumante, mentre gli altri cominciano a rientrare. Noi restiamo fuori ad osservare un cielo ormai scuro, se non per qualche rada stella. Siamo vicini, l’uno di fianco a l’altro. Il naso freddo, le guance rosse e il respiro che si addensa nell’aria, creando nuvolette bianche. Non so chi si muove per primo, forse lo facciamo insieme: intrecciamo le mani. Dita fredde tra dita fredde e un respiro tremulo che sfugge al nostro controllo. “Buon anno, Celeste.” Sussurra “Buon anno, Lorenzo.” E gli lascio un timido bacio sulla guancia, come se fosse una cosa troppo grande, come se pochi minuti prima non ci fossimo scambiati qualcosa di più profondo. Resto qualche secondo di troppo a lasciare sfiorare il mio naso sulla sua guancia, ad ispirare il suo odore così buono, che sa di cannella e sa di neve e sa di mandorle e miele. Lorenzo sa di casa, di casa quando si festeggia Natale. Sorrido. “Su, entriamo, altrimenti congeleremo.” Me lo trascino fino alla porta di casa, ma Soraya e Vasco ci bloccano il passaggio. Scoppiamo a ridere, facendo fuoriuscire un po’ di tensione. Accarezziamo la testa ad entrambi, beandoci del pelo morbido e caldo e auguriamo loro buon anno.
Lorenzo mi aiuta a sfilare il giubbotto, dopo aver tolto il suo. Mi prende per mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo avessimo sempre fatto. Ci avviciniamo a mamma che ci porge due piattini con la torta. Quando ci rendiamo conto di avere le mani intrecciate, ci stacchiamo, un po’ imbarazzati. Mia mamma ci sorride, felice. Ci sediamo sul divano, di fronte al camino scoppiettante, e mangiamo la torta. Mi volto a guardare Lorenzo, con il viso concentrato sul fuoco e ridacchio. “Che c’è?” mi avvicino e gli tolgo uno sbafo di cioccolato bianco all’angolo della bocca. I nostri occhi restano incatenati e io mi blocco. Lui afferra il mio polso e si porta la mia mano sulle labbra, leccando il cioccolato. “Lorenzo …” sussulto. Qualcosa di addensa nel mio petto. Mi lascia un bacio sul palmo della mano e mi sorride. Un sorriso sincero, sicuro, felice, in grado di scaldarmi il cuore e di accelerare i battiti. “Giochi in coppia con me?” Annuisco e ci uniamo al tavolo da gioco, dove già gli altri hanno preso posto.
 
Roberto, Ivan e Samuele si sono dileguati dopo aver vinto tutti i giochi possibili. Sono andati dai loro amici chissà dove. Gli zii sono andati ad accompagnare la nonna e poi rientreranno a casa loro, mentre mamma e papà stanno finendo di mettere a posto le ultime cose, prima di andare a letto. Auguro a entrambi la buona notte, quando rientro in salotto, dove ho lasciato Lorenzo a leggere un libro. Mia mamma non ne ha voluto sapere di farsi aiutare anche da lui. “Un ospite è un ospite!” ha detto.
Mi siedo accanto a Lorenzo, sul divano. È così bello. Avvolto nel suo maglione grigio, gli occhi concentrati sulle parole stampate, i riflessi del fuoco a illuminargli il viso, le labbra che mormorano qualche sillaba. Sorrido. Lui si volta a guardarmi e chiude il libro. “Allora?” solleva le spalle “La più tosta è stata tua nonna: ha approfittato della tua assenza per chiedermi chi ero, cosa facevo e che intenzioni avevo con la sua nipotina.” Non sembra offeso, solo esasperato al ricordo delle domande. Scoppio a ridere, sollevata e, devo ammetterlo, divertita. “Lo sapevo che mia nonna avrebbe dato il meglio di sé.” E mimo le virgolette alle ultime parole. “E tu, brutta traditrice, mi hai lasciato in sua balia solo soletto?” Si avvicina minaccioso e comincia una lotta all’ultimo solletico. Chi avrebbe mai detto che il serio Lorenzo sarebbe finito a fare una lotta di solletico, sul divano di casa mia, l’ultimo dell’anno? “Dovevo … dovevo vendicarmi per la tua coalizione con Soraya.” Sbuffo tra una risata e l’altra. Lorenzo si contorce sotto le mia dita. Non mi sono certo data per vinta. Spalanca gli occhi sorpreso. “A si?” E ricomincia con un'altra dose di solletico, a cui io mi arrendo sfinita e con i crampi allo stomaco. Sbuffo, allontanando dal viso una ciocca di capelli e mi rendo conto di essere praticamente stesa sul divano, con Lorenzo quasi sopra di me. Anche lui si ferma e mi guarda, o forse ci guarda. Mi sembra di sentire le rotelline del suo cervello girare a velocità inaudita. “Fermati.” Dico seria, puntando un dito sulla sua fronte, come se volessi spegnare tutto con un pulsante immaginario. Mi prende per mano e mi solleva contro di sé. Mi poggia un bacio sulla fronte e mi trascina a terra, sul tappeto. Con le spalle appoggiate al divano, mi fa accoccolare tra le sue gambe e poggiare la testa sul suo petto. Il suo maglione mi solletica una guancia e io sbuffo, lasciando fuori uscire una puntina di tensione che sembra ormai aver preso posto fisso nel mio petto. Attorciglia una ciocca di capelli sul suo dito e sollevo lo sguardo per guardarlo. Mi da un bacio sul naso e io d’istinto chiudo gli occhi, beandomi del suo respiro sulla pelle, delle sue morbide labbra. “Lorenzo?” sussurro, imbarazzata ed estremamente tesa “Fermati.” Mi ordina, come io ho fatto con lui. Annuisco, non sapendo fare altro e rimaniamo così: in silenzio, di fronte al camino, io tra le sue braccia, la mia mano poggiata sul suo petto a sentire il cuore pulsare, forte e nitido, sotto le mie dita. Immerge una mano nei miei capelli e mi spinge contro di sé ancora di più. “Li ho sempre amati.” Mi dice in un sussurro così carico di emozioni e sensazioni che è in grado di mandarmi totalmente in confusione, più di quanto io non sia già. “Da quando ti ho vista la prima volta all’università. Celeste, sai che ti ho incontrata il primo giorno del primo anno?” lo guardo curiosa e lui, per confermare, annuisce. “Sei stata una delle prime persone che ho visto, ma ero così teso che faticavo a spiccicare parola, poi ci siamo persi di vista, fino a quando …” … fino a quando non ho cominciato a sedermi vicino a lui. Se solo sapesse che c’era ben poco di casuale nello scegliere i posti. “Celeste?” lo guardo, riscossa dai miei pensieri “Dimmi.” Ma, a dispetto di tutto, non parliamo. Ci guardiamo e ci baciamo: labbra contro labbra, respiri contro respiri, sapori contro sapori, lingue contro lingue. Le sue mani restano intrappolate nel mio groviglio di capelli. Mi accarezza la cute della testa fino alla nuca, mi spinge contro di sé. Un tuono ci fa sussultare e ci stacchiamo ansanti. Gli occhi lucidi, le gote rosse e un sorriso mozza fiato sul suo volto. Io chino la testa un po’ imbarazzata, ma lui con due dita me la solleva e mi da un bacio a stampo. Come due ragazzini. Io mi sento una ragazzina. “Mi piaci, Celeste, e tanto e ti prego: niente domande e pensieri stasera. Godiamoci questa notte, poi domani parleremo.” Annuisco e sorrido. Mi alzo da terra e gli porgo una mano. Mi guarda curioso “Nevica di nuovo.” Mano nella mano, ci dirigiamo di fronte la grande finestra, accanto all’albero di Natale. Sembra una favola: i fiocchi di neve, candidi e soffici, hanno ripreso a cadere fitti, aggiungendo neve alla neve. Poggio la testa sul petto di Lorenzo e lui mi avvolge le braccia intorno alla vita, cullandomi, seguendo una melodia immaginaria, bellissima. “Mi sa che dovrò restare per qualche giorno.” Sussurra “Già.” E sorrido al solo pensiero “Sei pronto per affrontare ancora la mia famiglia?” ridacchio divertita “Non sono così male, dai. Certo, mi sono spaventato quando tuo padre mi ha bonariamente preso in disparte per comunicami di stare con le mani a posto e che lui ha un sonno leggero.” Mi volto a guardalo scioccata “Mio padre?” annuisce convinto “Per non parlare di tuo fratello che mi ha minacciato di trovarmi in capo al mondo se ti faccio del male.” Scuoto la testa sconsolata. “Tranquilla, mi ha offerto una serata di soli uomini, con fiumi di alcol, nel caso in cui sarai tu a … meglio non dirlo, ma hai capito.” Annuisco convinta, conoscendo bene le assurde, quanto imbarazzanti, metafore di mio fratello. “E io pensavo di dover avere paura di mia madre. Domani mi sentiranno.” Sbuffo indispettita. Lorenzo ridacchia e si gratta la nuca imbarazzato. “Che ti ha detto mia mamma?” chiedo seria “Emm … che sarà felice di organizzare il matrimonio e di occuparsi dei nipotini.” Divento paonazza “Cosa?” gracchio imbarazzatissima “Sì, più o meno ha detto così.” e scoppia a ridere. Lo guardo sconvolta. “Come hai fatto a non scappare? Scusami. Ti saremo sembrati dei pazzi e … io domani li uccido!” Lorenzo mi blocca e mi stringe per la vita, mi guarda e mi sorride “Non avrei rinunciato per niente al mondo alla tua famosa torta.” Lo guardo sconvolta “E a passare la serata con te. Ti vogliono bene e lo fanno per te. È il loro modo di dimostrare il loro affetto.” Sbuffo “Potrebbero essere più discreti, però. Dio, Lorenzo, scusami. Mi sento mortificata.” Scuote la testa “Non hai motivo.” E mi da un buffetto sul naso “Sei troppo tranquillo, caro mio. Conta che dopodomani arriveranno il resto di zii e cugini e sono tutti cugini maschi … mooolto protettivi nei miei confronti. Sai com’è, sono l’unica Femmina della famiglia!” dico allusiva. Mi guarda sconvolto, solo per qualche secondo, poi sorride, scuote le spalle e mi bacia. Un bacio profondo, totalizzante, romantico, in grado di accelerare ancor di più i battiti del mio cuore e di sentire il suo in perfetta sincronia con il mio, come a creare una melodia, al suono della quale le nostre labbra danzano.
Restiamo in salotto a parlare, scherzare e baciarci. Quando ormai la notte volge al termine per far posto all’alba del primo giorno dell’anno, decidiamo di andare a letto. Mano nella mano, come siamo stati per tutta la serata, ci incamminiamo verso le nostre camere. Ci fermiamo di fronte alla mia e ci guardiamo per un tempo indefinito. Sorridiamo come due scemi e ci baciamo di nuovo. “Non avrei mai potuto desiderare un capodanno migliore di questo.” Mi dice sulle labbra e io pronta faccio le sue di nuovo mie. Sospiro nell’allontanarmi. Mi mancheranno in queste ora, ma domani saranno di nuovo mie, almeno credo e spero. Ho paura, una paura folle, ma non posso ignorare gli sguardi che ci siamo lanciati, i baci che ci siamo dati, il suono dei nostri cuori. Per questa sera, per questa notte, mi accontento di questo. Domani, o meglio oggi, come promesso, parleremo e sarà quel che sarà. Non credo potremo continuare ad essere solo amici. Insomma, è evidente che ormai siamo più di questo. Ma adesso non è tempo delle domande e dei dubbi. “Nemmeno io avrei potuto desiderare un capodanno migliore.” Annuisce “Dovremo ringraziare la tempesta di neve.” Sorrido “Mi è sembrato di essere in una favola.” Sono sincera. Non credo che ci sia favola più bella di quella che racconta la nostra notte di capodanno, con tanto di bacio di fine anno e inizio di quello nuovo. “Già.” Soffia sulle mie labbra, prima di rifarle sue con foga. “Buona notte, Celeste e buon anno.” Mi accarezza dolce una guancia “Buon anno, Lorenzo e sogni d’oro.” Un bacio a stampo e si allontana per chiudersi nella sua stanza. Sospiro e mi intrufolo nella mia, prima di afflosciarmi contro la porta. Un sorriso ebete sulle labbra e il cuore a mille. Questa è stata una delle notti più belle della mia vita. Fra qualche ora, alla luce del nuovo giorno faremo chiarezza su tutto. Non so chi siamo e chi saremo, ma adesso voglio solo crogiolarmi nel ricordo di queste ore.
Chi avrebbe mai immaginato che una tempesta di neve mi avrebbe portato un capodanno con sorpresa?


Angolo Autrice: Allora oggi ho fatto un altro esame, dite: che ce ne importa? Niente, volevo solo rendervi partecipi. Parlando seriamente, sono felice di aver scritto questa piccola storia. Era ispirata alla mia notte di capodanno e avrei tanto voluto che andasse proprio così, ma invece niente. Dovevo in qualche modo fare uscire questo desiderio e farlo realizzare da qualche parte in un mondo qualsiasi e ho scelto efp. Vi ringrazio per avermi tenuto compagnia in questi giorni ed essere tornati con me alla dolce atmosfera natalizia, in questi tempi di esami è stata la migliore delle cure. Ovviamente mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate di questo finale, spero sia di vostro gradimento.
Poi, vi segnalo sempre la mia raccolta "Amore in corsia" che credo presto si arricchirà di nuovi racconti.
Andiamo ai progetti; sto provando a scrivere una FF. Sapete che non è il mio genere ma ci sto provando, in realtà non so se mai vdrà la luce, forse era uno sfogo da esami. Vedreme. Se sarà così sarete i primi a saperlo. E in fine sto lavorando a una nuova originale. Voglio scrivere un po' perchè il prossimo sarà un semestre duro e se comincio a pubblicare non voglio lasciarvi per mesi ad aspettare, quindi voglio raccogliere un po' di materiale prima di iniziare. Tenetemi d'occhio!!! 
Adesso vi saluto e vi mando un grosso bacio. A presto, spero.
Chiara

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