il paradiso in un solo sorriso

di fottutosorrisoo
(/viewuser.php?uid=818577)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


io: “dove cazzo stai andando?” lui mi ignoro’ e se ne ando’.
Mi girai e rientrai in discoteca, mi feci largo tra la gente ubriaca che si muoveva alla cavolo lungo la pista e andai al bancone. Il barista venne subito da me e mi chiese: “cosa posso darti?”
Io:” qualsiasi cosa, basta che sia alcolica”
Barista:”tequila?”
Io:”okay grazie”
Barista:”è il mio lavoro”
Si allontano e io iniziai a pensare a quel cretino di matty, mi aveva in discoteca da sola. E perché? Perché mi ero arrabbiata che con tinuava a ignorarmi e sbaciucchiarsi con quella sgualdrina della sua fidanzata, il problema era lui che mi aveva invitata, senno si sarebbe sentito “solo”, povero ragazzo. E pensare che era pure il mio migliore amico, non gli avrei rivolto la parola per tanto di quel tempo… Barista:”ehi stai bene?”
Mi ricompoi e dissi:”sisi” presi latequila che mi aveva appena portato e la buttai giu, la gola inizio a bruciarmi e la testa a girarmi. Poggiai il bicchiere vuoto sul bancone e dissi:”un’altra” il barista mi guardo in silenzio per qualche istante e poi disse:”come vuoi” la seconda tequila fu devastante, soprattutto perche io non l’ ho mai retto l’alcool. Ero praticamente sbronza. Un uomo di mezza eta (non mi ricordo molto bene il suo aspetto) mi si avvicino e io gli dissi:”sai dov’è il… cesso?” lui sorrise e disse:”certo vuoi che ti accompagni?” io:”okay”
Mi aiuto a scendere dallo sgabello  e mentre mi accompagnava  in bagno mi diede un bicchiere e mi sussuro:”bevilo ti aiutera a stare meglio”.
Non vedevo molto bene e con le luci della discoteca era ancora peggio, quindi pensai che era acqua e la buttai giu in un sol sorso. Per come reclamo il mio fegato, capii che no era acqua…
“cos’era?” dissi io, ma forse per la musica troppo alta e per la confusione che facevano le persone lui non senti. Quando arrivammo ai bagni cercai quello delle donne ed entrai. Andai verso i lavandini, aprii un rubinetto e misi la faccia direttamente sotto il getto d’acqua. Quando mi rialsai vidi dal riflesso nello specchio lo stesso uomo che mi aveva accompagnata in bagno. Mi girai di scatto e lo guardai. Non era per niente curato, puzzava tantissimo, aveva la barba e i capelli unti, sporchi e faceva particolarmente schifo.
Io:”emm… non puoi stare qui”
Cercai di sorridere e di evitare di vomitare.
Mi mise una amno sulla guancia e l’altra sul mio fondoschiena, cercai di liberarmi dalla sua presa. Quell’uomo mi faceva schifo, era un pervertito.
“LASCIAMIII”
Cercai di urlare piu forte che potevo nonostante fossi ubriaca ma probabilmente nessuno degli altri ubriachi che era fuori dal bagno mi sentii. Allora cercai di divncolarmi tirando calci e corsi verso la porta ma lui mi blocco’ prima. Mi mise una amno sula bocca, mi porto dentro un gabinetto, chiuse la porta e inizio’ a baciarmi, io mi ribellai come potevo cercavo di allontanarmi il piu possibile da quel mostro e gli urlai:”ti sembro una puttana?!” lui rise e disse:”tutte voi donne siete delle puttane, servite solo per accontentare noi uomini”.
Ero sbalordita, con quale coraggio sosteneva quelle cose? Cerco di riavvicinarsi a me ma io lo spinsi, cercai la chiave che intanto era caduta ma lui mi colpi in testa con qualcosa.
Pervertito:”certo che sei dura di testa… beh cosi’ sara piu divertente hahaha”
Mi misi una mano dove mi aveva colpito e mi accorsi che perdevo sangue. Caspita, pregavo solo di sopravvivere, di tornare dai miei genitori, dal mio fratellino e dalla mia sorellona, volevo fare pace col mio migliore amico, volevo che tutto quello che stava accadendo fosse solo un incubo… ma purtroppo non lo era.
Mi tiro un’ altro colpo alla testa e a quel punto caddi sulle ginocchia, ero ancora piu intontita di quanto ero sbronza. Lui mi blocco nell’angolo e io del tutto priva di forze rimasi inerme. Le lacrime scendevano lungo le mie guance e tremavo come una foglia.  Lui mi mise le sue mani sudicie addosso e mi svesti, ormai completamente nuda davanti a quel porco, si calo i pantaloni e le mutande e incomincio il suo lavoro mentre io rimasi li a guardarlo come un’ ebete, svenni poco dopo e da li non ricordo piu altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2:
…sentii qualcuno che mi scuoteva, aprii gli occhi e mi trovai davanti il barista, ero ancora in quel maledetto bagno. Arrivo una cameriera con una coperta in mano e la passo al barista che mi aiuto a coprirmi, poi disse:”stai calma sta per arrivare un’ambulanza”
Senza accorgermene avevo iniziato a singhiozzare.
Io:”q-quel…m-mostro m-mi…”
Barista:”shhh… stai tranquilla” mi abbraccio e disse:”la polizia lo prendera, non sara facile dimenticare cio che ti è accaduto, ma adesso devi solo pensare alla tua salute”
Anche lui sembrava scioccato quanto me, per cosi dire.
Sempre piu gente si riuniva intorno a me, certi mi  guardavano e si bisbigliavano qualcosa, certi mi chiedevano se stavo bene, altra gente era ubriaca e non ci faceva neanche caso, tutte quelle persone che mi stavano attaccate mi toglievano il respiro quando poi ad’un tratto sentii delle sirene in lontananza. L’ambulanza era arrivata e io stavo perdendo di nuovo i sensi.
Mi svegliai. Ero su un letto, ero in ospedale. Seduto vicino al letto c’era il barista della discoteca dove ero stata…ecco si…
Comunque aveva ancora la divisa e mi guardava poi all’improvviso disse:
”scusa ma ho usato  il tuo cellulare per chiamare i tuoi, dovrebbero essere qui a momenti”
Io:”fa niente…”
Barista:”non ricomiciare a piangere, per ora sei al sicuro”
Aveva ragione, stavo piangendo, ancora. Pero con lui mi sentivoal sicuro anche se sapevo che era una cosa provvisoria, perhcé se quel maledetto non fosse finito in galera io non sarei mai stata al sicuro, non sarei piu stata sicura di mee delle mie capacita. D’un tratto mia madre e mio padre entrarono come delle furie e si avvicinarono, mia madre non la smetteva un secondo di piangere e singhiozzare, proprio quello di cui avevo bisogno, dovevo consolare la persona che doveva aiutarmi, fantastico. Era la cosa migliore che mi fosse mai capitata. Pero ero anche un po sollevata, avevo la miafamiglia al mio fianco, ero viva. Stavo tirando avanti, stavo sopravvivendo. Pero ero lo stesso terrorizzata, e se quel maniaco mi avesse cercata? Quei pensieri alla mentee subito il malumore torno.
Papa:”stai bene bambina mia?”
Io annuii e cercai di sorridergli, non volevo farli preoccupare piu di quanto non lo fossero gia. Mio padre stava per aggiungere un’altra cosa ma subito arrivo lui il mio migliore amico e appena mi si avvicino e mi abbraccio.
Stefano:”scusami, scusami è tutta colpa mia. Non avrei mai dovuto lasciarti sola in quella discoteca. Non avrei  mai dovuto. Sono stato uno stupido irresponsabile”
Io:”l’importante è che sono ancora viva”
Stefano:”chi è quel bastardo che ti ha toccata? Giuro che se lo trovo lo gonfio di botte e…”
Mio padre lo interruppe e disse:”giovanotto modera i termini. Tu devi sparire, subitoé successo tutto per colpa tua…” cercai di interromperlo e dissi:”non è vero papa!” ma lui ignorandomi continuo dicnedo:”dovevi prottegerla…” cercai di interromperlo e dissi:”non è vero papa” ma lui ignorandomi continuo dicendo:”dovevi proteggerla e non l’hai fatto” lo spinse fuori dalla stanza e prima che se ne andasse stefano si giro verso di me alzando la mano. Mi avrebbe contattata lui.
Io e il mio migliore amico usavamo sempre dei codici per comunicare fin da quando eravamo piccoli, cosi da non farci beccare da nessuno, e in uel caso aveva usato uno dei nostri codici.
 Guardai verso la sedia in cerca del barista per ringraziarlo ma la sedia era vuota.
Io:”mamma sai se il ragazzo che era seduto su quella sedia se ne è andato?”
Mamma:”tesoro suquella sedia non c’era nessuno, stai delirando forse è meglio che ti riposi. Noi rimarremo qui con te fino all’ora in cui potrai finalmente uscire”
Io mi rannicchiai e iniziai a pensare. No, non poteva essere. Il barista c’era veramente, quel ragazzo mi era stato veramente vicino.
Quando finalmente uscii dall’ospedale e tornai a casa con i miei genitori ricevetti una chiamata da stefano.
Io:”ehi… ciao rosie”
Stefano:”ci sono li tuoi, vero?”
Io:”si non è stato per niente piacevole”
Stefano:”capisco, ti va se ci vediamo? Questo pomeriggio al boschetto alle 16.00?”
Io:”chiedo ai miei ti faro sapere”
Stefano:”okay ci sentiamo cucciola”
Quando riattaccai mi girai verso i miei e dissi:”potrei andare a casa di rosie?”
Papa:”e va bene, pero ti accompagnamo noi a casa sua. A che ora?”
Io:”allle 16.00”
Non avevo per niente paura ad uscire con stefano. Lui era in grado di proteggermi, per strada aveva fatto a botte e coinvolto in situazioni…pericolose… diciamo, e in molti lo rispettavano.
Stefano:”eccomi, quindi?”
Io:”si posso. Pero davanti alla casa di rosie. I miei non vogliono che io esca di nuovo con te, quindi ho raccontato una bugia”
Stefano:”okay allora a dopo”
E poi riattaccai….

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3034947