Deafening Silence.

di Cercaminelmare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How did we end up like this? ***
Capitolo 2: *** I would ***



Capitolo 1
*** How did we end up like this? ***


                                                                    Deafening Silence

Sono le sette e mezza di un mercoledì sera, fuori il vento gelido si infrange sugli alberi facendone ondeggiare le fronde in modo sinuoso mentre il rumoroso traffico di Edimburgo in orario di punta riesce quasi a coprirne il fruscio incessante. L'interno 19 della palazzina B su Hill Avenue è stranamente tranquillo, forse perché tre delle quattro inquiline che vi risiedono sono tornate a casa per festeggiare in famiglia il natale. Lucia è tornata in Spagna da sua madre e suo fratello, Dalia è a Palermo con i suoi e la famiglia del ragazzo di una vita, mentre Angie ha preso l'autobus per Amsterdam qualche ora fa e ad Alexa, che ora è rimasta sola in quell'appartamento, il silenzio inizia a dare sui nervi. E' sdraiata sul divano con le gambe accavallate e i piedi che rimangono a penzoloni per via delle sue gambe troppo lunghe, come direbbe Dalia, il televisore sintonizzato su un canale a caso e lo stomaco che brontola dalla fame. Per questo, e solo per questo, sbuffa mentre con le dita digita e poi invia un messaggio all'unica persona che non vorrebbe proprio vedere ma è l'unica su cui, in casi estremi come questi, può contare.

" C'è troppo silenzio qui."

Sa per certo che se ne pentirà nello stesso istante in cui quelle mani forse un po' troppo grandi sfioreranno con finta casualità le sue, ma proprio non può farne a meno perché ormai sono le otto e l'aria è pesante e insopportabilmente silenziosa. Si convince di non essere troppo patetica perché in fondo anche se nemmeno due mesi fa lei gli abbia espressamente chiesto di uscire dalla sua vita, di non poterne più di quella situazione di stallo in cui erano rimasti impantanati, forse il suo profumo le manca un po' e magari ha davvero bisogno che la sua voce riscaldi e riempia quel silenzio vuoto. Con il labbro inferiore fra i denti pensa che se non è patetica forse è solo un' ipocrita, e lo capirebbe davvero se Harry suonasse alla sua porta solo per investirla con un fiume di parole decisamente poco carine. Avevano passato davvero dei bei momenti, la loro era un'amicizia che sembrava destinata a durare negli anni, il legame che li univa era senza pretese ma necessario. Ed era andato tutto alla grande finché una sera, per un bicchiere o due di troppo, lei aveva sentito gli occhi di Harry su di se in modo insistente e forse malizioso, le sue mani così calde sulla sua schiena e le sue labbra dannatamente morbide. La mattina seguente ricorda di aver trattenuto il respiro e un sorriso quando si era accorta dell'altro paio di gambe incastrate fra le sue, di una mano un po' troppo grande con il palmo aperto sul suo stomaco, del respiro di qualcun altro a mischiarsi col suo.

Per Alexa il silenzio è doloroso, le porta i ricordi amari di un'infanzia in cui i suoi genitori annegavano i loro problemi in discussioni mute, accuse e difese gridate con gli occhi ma senza mai una parola, fino a portare sua madre e suo padre ad una rottura definitiva, un divorzio che dura ormai da quindici anni. Per questo ha scritto ad Harry nella speranza che la raggiunga, nonostante la situazione imbarazzante in cui si erano trovati due mesi prima e a cui lei stessa aveva voluto mettere un punto. Harry era sempre stata la spalla su cui piangere, l'amico disposto ad aspettare i suoi interminabili ritardi, lo stesso che aveva spaccato il naso al ragazzo con cui aveva perso la verginità, quello che sapeva quando e come farle capire che stava sbagliando. E lei per Harry aveva fatto altrettanto, lo aveva stretto fra le braccia il giorno in cui suo nonno era volato in cielo, aveva perso il conto di tutte quelle volte in cui era andata a riprenderlo a qualche festa a tarda notte perché troppo ubriaco anche solo per fare un passo. Harry è quel tipo di persona che sceglie le parole con fastidiosa accuratezza, sempre alla ricerca dei dettagli più nascosti. Uno che parla poco ma è sempre attento, e lui nel silenzio ci sta bene. Quindi una persona sana di mente potrebbe chiedersi come mai una ragazza che detesta il silenzio riempia le sue giornate con chi ci ha costruito se stesso. Ad Alexa la risposta non è stata sempre chiara; ma ha imparato che il silenzio di Harry lo rimpiazza con qualcosa che va oltre le parole, come il profilo definito della sua mascella, il colore cupo dei suoi occhi quando qualcosa lo turba, le dita lunghe fra i capelli se è a disagio, gli occhi semichiusi sulle labbra incurvate all'insù quando pensa a qualcosa di divertente. Per questo da quando erano finiti a letto insieme lei aveva sentito cambiare qualcosa dentro di se, e dannazione era anche disposta a fare chiarezza su quei sentimenti che forse c'erano sempre stati ma che teneva nascosti giù infondo allo stomaco, si era anche accorta di come Harry aveva iniziato a ignorare ciò che era successo, a distogliere lo sguardo e irrigidire la mascella quando lei cercava di portare il discorso su quella notte.

Alexa chiude gli occhi e sbuffa quando il rumore della pioggia, che ha iniziato a cadere prima piano poi furiosa, le porta alla mente i ricordi amari di quella sera di due mesi prima.

Erano alla festa di compleanno di Dalia, la musica assordante e l'aria viziata l'avevano spinta ad uscire a prendere una boccata d'aria fresca. Ed era proprio lì fuori che aveva trovato Harry a fumare una sigaretta appoggiato alla portiera della sua auto, gli sorrise e iniziò a camminare verso di lui lentamente ma con determinazione. Quando oramai erano a pochi passi di distanza, Harry gettò a terra il mozzicone della sigaretta ormai terminata e si schiarì la voce, portando il suo sguardo su di lei e passando una mano fra i capelli. Quei gesti che lo caratterizzavano quando era nervoso erano per Alexa un segnale, per questo quando lo raggiunse gli si posizionò di fianco e si assicurò che le loro spalle si sfiorassero appena.

"Hey"

Harry prese un respiro profondo e rispose buttando fuori l'aria. "Hey"
Nel tono di voce il malcelato presentimento di una discussione.
Alexa si sentiva leggermente a disagio ma era determinata ad affrontare quel discorso per arrivare ad una conclusione, non ne poteva più di quella situazione di stallo, lei voleva chiarezza.

"Dobbiamo parlare."

Harry restò in silenzio per qualche minuto per scegliere, con cura, le parole da dire.

"No, se tu che voi parlarne e a me non va neanche di ascoltare."

Alexa morse l'interno della guancia infastidita dal suo comportamento infantile e decise di mantenere la calma.

"Voglio solo fare chiarezza, sapere se per te, insomma-"

Harry non le diede tempo di finire, si scostò di scatto e la guardò con così tanta frustrazione da farle tremare le gambe.

" Eravamo ubriachi ed è stato uno sbaglio"

Alexa incassò il colpo ma qualcosa nell'espressione di Harry le diede forza di ribattere, quel modo in cui teneva le spalle incurvate, le mani nelle tasche dei jeans neri e lo sguardo ora lontano da lei le suggerì che c'era di più.

" Perché  ti scaldi tanto se è stato uno sbaglio" lo punzecchiò. Il suo orgoglio non gli diede tempo di analizzare la domanda che disse quasi con rabbia

" E perché tu te la prendi per una scopata? Cristo Alexa, non possiamo lasciare tutto così e andare avanti, invece di cercare per forza qualcosa?"

Le parole di Harry la ferirono ma lei cercò di non darlo a vedere, questa volta fu lei a restare in silenzio, ma con lo sguardo che non abbandonava Harry neanche un istante, quando all'improvviso ebbe chiaro cosa in realtà lo innervosisse così
" Hai paura, di andare fino in fondo e di scavare nelle tue emozioni, paura di scoprire la verità, non é così? Di scoprire che forse qualcosa c'è davvero. "
Harry strinse i pugni e sembrò trattenersi dall'imprecare, ma Alexa era stanca ed aveva male ai piedi quindi si schiarì rumorosamente la voce, un chiaro invito a farlo parlare.
Fu allora che lui, più per rabbia che per altro, esclamò quelle parole di cui si pentì l'istante dopo
"Perchè non troverei niente Alexa, niente. È stato solo uno sbaglio, e per di più io ora sto vedendo una persona che mi piace davvero e non ho bisogno di incasinarmi di più. Quindi per favore smettiamola con questa cazzo di storia e rientriamo dentro, ho bisogno di bere qualcosa."
"Vai al diavolo Harry" disse lei con le braccia incrociate e gli occhi che pizzicavano pericolosamente.
Lui sbuffò esasperato dalla sua testardaggine "Smettila di fare la bambina, avanti rientriamo." fece qualche passo in direzione del locale aspettando di sentire il rumore dei tacchi di Alexa seguirlo, chiaramente intenzionato a chiudere lì quella conversazione. Percepì solo il rumore delle auto che transitavano poco più avanti in strada, allora si voltó a mezza faccia a cercarla con la coda dell'occhio. Era rimasta ferma immobile dove l'aveva lasciata, con le braccia scoperte incrociate sotto al seno e i capelli sciolti sulle spalle, il petto si alzava si abbassava velocemente, il labbro inferiore incastrato fra i denti come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Harry scosse la testa che gli pulsava e riprese a camminare.
" Sai cosa, va bene così. Non parliamone più, anzi non parliamoci affatto, non ne vale la pena. " disse assicurandosi che la sentisse, mosse qualche passo verso di lui che era fermo con una mano sulla maniglia della porta d'ingresso del locale.

"Che vuoi dire? Smettila con queste stronzate. Io voglio continuare a parlarti, come sempre."

disse senza guardarla. Alexa scorse nel tono di Harry una leggera ansia che l'aiutò a farsi forza per rispondergli.

" Ma io non ho più niente da dire, da dire a te." Harry fece per girarsi e correrle incontro per urlarle addosso tutta la sua frustrazione e che se solo fosse stata un uomo l'avrebbe di certo presa a pugni. Invece il suo orgoglio gli fece solo alzare le spalle e fare un passo dentro al locale dove venne stordito dalla musica e dall'aria viziata. Solo quando Alexa lo vide scomparire con la porta a chiudersi dietro le sue spalle si pentii di ciò che gli aveva detto ma non pianse, perché lei era altrettanto orgogliosa, prese un respiro profondo invece, e lasciò che le tornasse regolare prima di ravvivare i capelli con una mano e rientrare per recuperare la borsa e tornarsene a casa.

Il rumore della serratura che scatta le fa aprire gli occhi  di scatto, guarda confusa l'orologio che segna la mezzanotte e alza un sopracciglio mentre, con la schiena indolenzita dalla posizione scomoda, si tira a su e incrocia le gambe sul divano. Allunga il collo verso il suo cellulare, abbandonato sul tavolino, nessuna chiamata e nessun messaggio dalle sue coinquiline quindi non può che essere Harry, è l'unico a cui abbia affidato il suo secondo mazzo di chiavi. Il ragazzo apre la porta e infila le chiavi nella tasca della giacca beige che indossa mentre è concentrato sullo schermo del suo telefonino che gli illumina il viso accentuandone i tratti marcati ma armoniosi. Indossa dei jeans neri che gli fasciano le gambe magre e il beanie verde che lei gli aveva regalato il natale precedente, si accorge che Alexa lo sta osservando dal divano solo quando ripone il telefono nella tasca posteriore dei jeans.

" Non pensavo saresti venuto." dice con la voce ancora impastata dal sonno mentre si alza e muove qualche passo verso di lui.

" Pensavo che non avessi più niente da dire, da dire a me." ribatte, e tutta la rabbia mista all'orgoglio ferito che impregna il tono di Harry fanno deglutire nervosamente Alexa. Restano in silenzio per un po', lei che cerca con gli occhi tutti quei dettagli di cui non ne ha mai abbastanza ed Harry tiene lo sguardo fisso sul suo viso, indeciso se dirle che in realtà ha fatto dietro front ed è tornato a casa cinque volte prima di presentarsi lì.

" Mi dispiace Harry" ed è un sussurro che arriva chiaro alle orecchie del ragazzo, ma prima che lui possa ammettere di essere stato uno stronzo lei si schiarisce la voce ed aggiunge.

" Io sono così confusa da quello che è successo. Avevo bisogno di un amico con cui fare un po' di ordine, avevo bisogno che capissi, che lasciassi da parte il fatto che per te sia stato solamente uno sbaglio, e fare un po' di spazio a me. Lo sai che sono un disastro."

Harry scuote la testa nella vana speranza di nasconderle un sorriso, è stato proprio lui ad affibiarle quell'appellativo, senza alcun rimprovero nel tono di voce, quando ancora andavano alle elementari e lei ne combinava una dietro l'altra. Vederla così fragile con tutti i muri, che ha pazientemente costruito intorno a se, abbassati gli fanno dimenticare quanto fosse arrabbiato e ferito per la loro discussione.

" Lo sai che non lo negherò solo per farti piacere." risponde sarcastico facendola ridacchiare.

Lei sa di non doversi aspettare delle scuse da parte sua ma lo conosce da troppo per prendersela. Harry è fatto così, è quello che una vocina nella sua testa le ripete come un disco rotto.

" Vuoi un tè?" gli chiede sbadigliando e dirigendosi in cucina, separata dal salone spazioso grazie ad un piccolo bancone color castagna che riprendeva il tono del resto dei mobili.

" Qualcosa di più forte?"                         

Alexa storce il naso e scuote la testa " C'è della vodka alla menta in frigo, è di Angie ma serviti pure." gli risponde avviando il piccolo bollitore automatico fra il lavandino e il piano cottura.

Alexa afferra una tazza, in cui fa cadere una bustina di tè alla vaniglia, e un bicchiere di vetro per Harry che intanto sta svitando il tappo alla bottiglia vodka seduto a capo tavola alla sua sinistra. Quando l'acqua ha raggiunto il bollore spegne il bollitore e inizia a versarne nella sua tazza, beandosi dell'aroma di vaniglia che sale lento verso il suo viso, Harry ha già riempito fino a metà il bicchiere e lo butta giù tutto d'un fiato. Fa una smorfia di disgusto quando l'alcol gli scalda la gola e strizza gli occhi mentre lei apre il frigorifero da cui prende del latte e ne versa un po' nel suo tè per attenuarne l'aroma. Quando Harry riempie il bicchiere per la terza volta senza che non siano passati due minuti Alexa sospetta che ci sia qualcosa che lo turbi, per questo sorseggia lentamente il suo tè facendo attenzione a non scottarsi prima di schiarirsi la voce e cercare il suo sguardo per chiedergli " Va tutto bene?"

Lui resta in silenzio ma questa volta sembra soppesare fra le dita il bicchiere nuovamente pieno, lo sguardo fisso sul liquido trasparente e le labbra leggermente increspate. Ora Alexa non ha dubbi che ci sia decisamente qualcosa che non vada, fa uno sforzo e rimane in silenzio perché sa che Harry ha bisogno del suo tempo e riempirlo di domande lo porterebbe solo ad innervosirsi e chiudersi in se stesso.

Posa il bicchiere sul tavolo, dopo averlo svuotato in un fiato, e si schiarisce la gola.

" Si chiama Anna ed ha origini sud africane, le gambe lunghe e un bellissimo sorriso."

Alexa annuisce piano, le sta parlando di quella ragazza a cui aveva accennato durante il loro litigio "Fin qui mi sembra tutto okay."

Harry deglutisce e sta per versarsi un altro bicchiere ma lo sguardo che lei gli riserva lo ammonisce silenziosamente quindi toglie il cappello e si passa distrattamente la mano fra i capelli, i muscoli delle spalle tesi come corde di violino.

"Ieri sera abbiamo cenato a casa sua e ho passato la notte lì, a colazione stavamo parlando della sua tesi di laurea e di quel bastardo del mio capo quando lei mi ha improvvisamente chiesto di andare a convivere."

Lei irrigidisce le spalle impercettibilmente ed Harry se ne accorge, per questo, aggiunge.

"Le ho detto che devo riflettere."

Alexa posa la tazza, ormai mezza vuota, sul bancone freddo e abbassa lo sguardo prima di chiedergli

"Gli hai raccontato cos'è successo quella sera?"

"No." taglia corto Harry.

La ragazza sente i nervi tendersi e si sforza di non sbuffare " Dovresti, lo sai."

Lui resta in silenzio ma è quella mano di nuovo fra i suoi capelli che fanno alzare un sopracciglio ad Alexa e le rivelano quanto sia teso.

" Dovresti, dato che lo reputi uno sbagli, e quindi privo di significato."

Forse si è spinta troppo oltre, lo capisce da come Harry serra la mascella e stringe i pugni sul tavolo " Non è questo il punto"

" Io credo il contrario"

Dice più per avere l'ultima parola e per farlo indispettire, può giurarci che quello guardo verde intenso stia cercando il suo per catturare qualsiasi sfumatura diversa in quegli occhi color nocciola, per leggerla dentro come solo lui ha imparato a fare, e carpirne i punti deboli da attaccare se necessario.

"Ti sbagli" il tono che usa è fin troppo familiare alle orecchie della ragazza, basso e roco quasi le parole gli avessero graffiato la gola ad uscire, nonché l'inevitabile inizio di un'altra discussione. Per questo incrocia le braccia al petto e ribatte alzando un sopracciglio per provocarlo, ancora una volta.

"Davvero?"

Harry batte i pugni chiusi sul bancone e scatta in piedi con foga tale da rovesciare la sedia che finisce rovinosamente a terra mentre Alexa sussulta sorpresa da quella reazione tanto esagerata, di solito è lui quello bravo a mantenere una maschera calma e invalicabile, a trattenere le emozioni per non dare agli altri la possibilità di arrivare alle sue debolezze.

" Hai proprio la testa dura - dice con il respiro veloce e gli occhi verdi in una burrascosa battaglia contro i suoi- Considerarlo uno sbaglio non vuol necessariamente dire che..."

Le parole che gli muoiono in gola per via della fastidiosa sensazione di essere rimasto nudo senza difese, a causa di tutte le emozioni che involontariamente svelano, Harry sospira rumorosamente e abbandona le braccia lungo i fianchi. Alexa invece crede di aver perso un battito, forse due, lo stomaco improvvisamente sotto sopra e le mani si tormentano, le labbra secche schiuse dalla disarmante verità che quel suo silenzio le sta regalando.

" Che sia privo di significato." Sussurra Alexa con le gambe a tremarle un po'.

Harry deglutisce e sposta lo sguardo verso il basso mentre si tormenta il labbro inferiore.

"Cosa hai provato?"

 “ Io.....ho dei ricordi confusi e sconnessi di quella notte, l'alcol ha offuscato tutto." Dice per evitare di rispondere direttamente alla domanda, lei invece ha il vivido ricordo di quelle labbra avide delle sue. Alexa vorrebbe dirglielo, dirgli che anche lei non ricorda lucidamente tutto, ma il calore che l’ha pervasa dalla testa ai piedi quando l’aveva guardato dormire tranquillo con la bocca rosea schiusa e  quella mano con il palmo aperto sul suo stomaco la fa avvampare al solo pensiero.

'Non ti ricordi proprio niente." dice più a se stessa che a lui a cui non sfugge quella sfumatura di delusione nella sua voce, e si limita a sospirare spostando lo sguardo ovunque tranne che su lei. Il silenzio ritorna asfissiante a impregnare l'aria mentre un' idea alquanto assurda si fa strada nella testa di Alexa, potrebbe rivoltarsi contro lei stessa ma è disposta ad accettarne le conseguenze e non importa quanto male le farà si ripete mentalmente, forse é così determinata perchè quelle labbra in fondo le conosce così poco ed è un peccato.

"Ti fidi di me?" gli domanda sorprendendolo.

Lui si limita a guardarla confuso alzando un sopracciglio quando, senza aggiungere altro o aspettare una risposta, lei inizia a muovere dei passi verso di lui arrivandogli di fronte.

"Alexa, cosa..." le parole gli muoiono sulle labbra quando le dita lunghe e affusolate percorrono lentamente il profilo della sua mascella. Harry strabuzza gli occhi incredulo e anche se il suo cervello gli sta gridando di allontanarsi da lei, ogni muscolo si rifiuta di compiere alcunché troppo preso da quelle dita che ora gli scostano i capelli dalla fronte. Harry quasi non si rende conto di star trattenendo il respiro come se avesse la testa sott'acqua. Alexa ha lo sguardo sulle labbra del ragazzo e quando lui le inumidisce piano, lei lo prende come un invito a farsi avanti annullando quella fastidiosa distanza tra i loro respiri. Le sfiora appena per poi premerle su quelle di lui, si alza leggermente in punta di piedi per riuscire ad assaporale meglio e a scaldarle con le sue, mentre dentro di se prega affinché Harry senta nelle ossa ció che la sta consumando. Lo bacia con dolcezza e si trattiene dal chiedere di più perchè le labbra di Harry non si muovono con le sue ed Alexa sente una morsa attanagliarle lo stomaco, la paura di aver avuto troppe pretese e la prepotenza del suo cuore che vorrebbe gridare di poter battere abbastanza forte per entrambi. Prima di lasciarle andare una volta per tutte gli sfiorale labbra un'ultima volta, poi tornando con i talloni a terra si accorge che Harry tiene gli occhi chiusi e ne approfitta per osservarlo bene, alla ricerca di qualcosa che le riveli cosa sta succedendo dentro di lui.
Silenzio, se all'inizio l'aveva considerato un rimedio, ora lui glielo stava imponendo di nuovo. Per questo gli concede qualche altro minuto, nella speranza che faccia qualsiasi cosa e spezzi quel silenzio pesante, prima di allontanarsi da lui dandogli le spalle, non vuole che veda i suoi occhi riempirsi di lacrime o che senta il suo cuore riempirsi di crepe.

Alexa si trattiene a stento dallo scoppiare in singhiozzi quindi accelera il passo diretta verso il bagno, ma è troppo presa da quella morsa alla bocca dello stomaco per notare i passi di Harry dietro di lei. Lui vorrebbe afferrarle il polso e attirarla a se per stringerla come quando erano bambini e lei si sbucciava il ginocchio al parco, ma i suoi passi sono stati troppo lenti, la convinzione con il quale ha allungato la mano verso il suo polso troppo debole. Alexa ha le spalle contro la porta, chiusa velocemente a chiave, le ginocchia al petto e le mani a coprirle il viso. Harry sospira silenziosamente e si maledice mentalmente poi passa una mano fra i capelli frustrato.

"Ho bisogno di tempo" sussurra e lei pensa di esserselo immaginato. I suoi passi si fanno sempre più distanti, Alexa incastra il labbro fra i denti al limite e con le lacrime a sfiorarle le ciglia lunghe, la porta d'entrata cigola e poi si chiude con un tonfo sordo. Solo quando sente il rumore familiare del motore della vecchia Chevrolet di Harry avviarsi, si concede di piangere con tutta se stessa, i suoi singhiozzi l'unica cosa rimasta a spezzare di nuovo quel silenzio insopportabile.
La mattina seguente Alexa si sveglia con un gran mal di testa, gli occhi che le bruciano per le lacrime cariche dei ricordi di ieri sera, con le gambe doloranti per la posizione scomoda si fa forza e si alza in piedi. Passa una mano prima sulla fronte e poi fra i capelli mentre tira su con il naso, è esausta quasi avesse dovuto scalare la montagna più alta del mondo. Il suo stomaco brontola mentre lentamente torna in cucina cercando di non pensare che fino a poche ore prima le sue mani fossero così vicine, le sue labbra sulle sue. Ignora lo sgabello ancora a terra, la bottiglia di vodka mezza vuota e il bicchiere abbandonato lì di fianco ma sospira e sorpassa il bancone diretta verso la dispensa, di fianco al frigorifero bianco, dalla quale estrae un pacco di biscotti al cioccolato che apre senza esitare o pensare a quelle calorie che le finiranno tutte sulle cosce, ma poco le importa. Sbuffa indispettita quando si accorge che di latte nel frigo non ce n'è neanche l'ombra e appunta mentalmente di doverne comprare almeno due bottiglie, con un biscotto fra le dita si avvicina al tavolino che si trova fra i due divani in finta pelle marrone, dove la sera prima aveva lasciato il cellulare. Alexa trova due messaggi e una chiamata persa da parte di Dalia, il primo messaggio è della compagnia telefonica mentre il secondo è di Angie, inevitabilmente Alexa volge lo sguardo alla bottiglia sul bancone che deve rimpiazzare prima del ritorno dell'amica ed evitare una discussione. Mentre apre il messaggio addenta il biscotto che finisce in tre morsi.

Messaggio da: Angie

"Buongiorno stronza"

Alexa sorride e scuote la testa pensando alla folta chioma bionda della sua amica e ai suoi occhi neri come la pece mentre torna indietro verso il pacco di biscotti per prenderne un altro, sbuffa e si decide ad alzare quel dannato sgabello quando gli cammina di fianco. Infila distrattamente il cellulare in tasca per avere le mani libere, accosta lo sgabello al tavolo e sospira. Il sorriso gli muore sulle labbra mentre gli occhi si riempiono di lacrime amare, di nuovo, quando si accorge del mazzo di chiavi abbandonato di fianco al bicchiere, e Alexa pensa che forse Harry lo ha lasciato li per sbaglio. Ma quando afferra le chiavi fra le dita si accorge che  il portachiavi a forma di H coperta di strass che lei stessa gli aveva regalato per prenderlo in giro è lì, mentre quello del viaggio insieme in Spagna è sparito. La consapevolezza che non sia solo una svista da parte del ragazzo la colpisce in pieno petto e le chiude lo stomaco, si tortura le labbra mentre cerca di trattenere le lacrime, con rabbia apre un cassetto a caso e ci getta malamente le chiavi per poi richiuderlo con forza. Afferra il cellulare, imprecando silenziosamente quando minaccia di scivolargli fra le dita, apre la conversazione con Angie e digita velocemente una risposta.

Messaggio a: Angie

Buongiorno un cazzo.

 

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Capitolo 2
*** I would ***


Sono passate cinque settimane da quella sera di cui Alexa, suo malgrado, ricorda ogni piccolo dettaglio; come l'intensità del suo sguardo e quelle labbra umide di vodka. Tre giorni prima erano iniziati ad arrivarle suoi messaggi, nel registro chiamate di perse ne contava tre di quel giorno e dieci nei due precedenti, tutte dal numero di Harry e che lei aveva inevitabilmente memorizzato. Nonostante l'enorme sforzo  lo aveva ignorato con un sospiro ed era andati avanti.

"Rispondi, cazzo per favore rispondimi. H "

Alexa deglutisce piano scrollandosi di dosso i ricordi, cancella il messaggio e decide di spegnere il telefono che infila distrattamente nella tasca della felpa con la quale dorme in serate fredde come quelle. Cerca con finto interesse di seguire il noiosissimo film che Lucia ha proposto e per cui ha insistito di vedere per tutta la durata del pranzo. Il mercoledì sera era diventata la loro serata, loro quattro in pigiama con del cinese d'asporto, del buon vino ed un film da commentare insieme, che in realtà finiva per essere seguito solo per metà e il resto del tempo era ovviamente impiegato a spettegolare.

"Dalia allora, me lo presenti Stuart, quel bel culetto del nuovo cameriere giù al tuo locale?" chiede Angie dopo aver sorseggiato del vino.

Lucia la zittisce con una mano completamente presa dal film, tanto da non notare il resto delle ragazze alzare gli occhi e sbuffare in risposta.

"Tanto lei è una spocchiosa e lui è davvero un rompipalle, fossi in lei non gliela darei neanche morta!" aggiunge poco dopo Angie trattenendo a stento una risata.

" Dovresti sciacquarti la bocca! Stai parlando della storia di Elizabeth e Darcy, Orgoglio e Pregiudizio è un classico di Jane Austen." ribatte Lucia scuotendo la testa che non ha colto la nota ironica nella voce dell'amica. Come spesso e volentieri succede Lucia prende tutto troppo sul serio.

" Scusa cara, ma non credo che al suo ragazzo faccia piacere, lui è altrettanto un bel culetto ma è abbastanza geloso." sussurra Dalia con un sorriso divertito sulle labbra sottili e rosee,ignorando lo sguardo scocciato di Lucia.

Angie strabuzza gli occhi e sbuffa frustrata " Che spreco!"

Passano appena dieci minuti quando la suoneria del cellulare di Dalia fa sbuffare nuovamente Lucia che, ormai rassegnata, spegne il lettore dvd. "Cosa vuole Niall a quest'ora, non dovrebbe essere al lavoro?" le domanda Angie sporgendosi verso di lei con un sopracciglio alzato, Dalia alza le spalle e risponde alla chiamata avvicinando il telefono all'orecchio mentre tre paia di occhi la fissano curiosi.

"Ehy, va tutto bene?"

Arcua entrambe le sopracciglia stupita e volge lo sguardo verso Alexa mimandole con le labbra il

nome di Harry. Alexa sente immediatamente le guance scaldarsi mentre scuote energicamente la testa in segno di negazione, senza lasciare lo sguardo dell'amica, Dalia preme il pulsante per attivare il vivavoce tenendo il telefono nel palmo aperto della mano per permettere alle altre di ascoltare.

" Scusa non riuscivo a sentirti bene Harry; ti serve qualcosa?"

Dopo alcuni secondi di silenzio, smorzato solo dalla musica ovattata che indicava loro si trovasse all'esterno pub in cui Niall fa il barista, Harry si schiarisce la voce cercando di mascherare i respiri veloci e impazienti, e risponde

"Volevo sapere se Alexa è di turno stanotte perchè non riesco a contattarla."

Alexa sente gli sguardi curiosi delle sue coinquiline spostarsi fugaci su di lei che in risposta alza le spalle cercando di tenere a bada le emozioni e mima a Dalia di inventarsi una scusa.

"Di solito non lavora di mercoledì ma sta coprendo il turno di un suo collega e in più penso che abbia dimenticato qui a casa il cellulare." Prima che Alexa possa intimarle di fermarsi lì Dalia aggiunge curiosa" Devo dirle qualcosa da parte tua?"

"No" risponde seccamente Harry prima di sospirare, la frustrazione del suo tono è fin troppo evidente.

" Dille solo che ho chiamato, per favore."

Harry non aspetta nessuna risposta e si limita a chiudere velocemente la chiamata.

Dalia posa il telefono sul tavolinetto di fronte a lei, mentre domanda ad Alexa seduta all'estremità opposta del divano

" Okay, cosa significa questo?"

"Niente." sussurra finalmente Alexa tenendo gli occhi bassi.

" Niente? Alexa, Niall ed Harry praticamente non si parlano, se ha avuto la faccia tosta di farsi prestare il cellulare e chiamare me qualcosa c'è. Insomma lo conosco da tre anni e il massimo che ho ricevuto da lui sono stati sorrisi forzati, per essersi abbassato a tanto sta volta dev'essere successo qualcosa di più di un semplice litigio." la voce di Dalia è alta ma preoccupata, Angie annuisce dimostrandosi d'accordo con l'amica e quando nota gli occhi lucidi di Alexa si morde le labbra per evitare di lasciarsi scappare parole scomode.

Lucia poggia una mano sulla sua coscia e aggiunge "Cos'è successo Al, ti va di parlarne?"

Alexa le guarda negli occhi una per una e quando torna a quelli verde chiaro di Lucia scoppia in lacrime iniziando a borbottare frasi sconnesse e apparentemente senza senso. Le braccia di Lucia l'avvolgono piano con fare protettivo mentre Dalia, impulsiva come sempre, aggiunge a denti stretti

"Lo ammazzo stavolta."

Angie si limita a scuotere la testa dispiaciuta e a sospirare rumorosamente

" Io prendo la vodka."

Alexa prende un respiro profondo dopo aver smesso di singhiozzare e accetta con un timido sorriso un bicchiere con tre dita abbondanti di vodka alla menta da parte di Angie che ne versa un po' anche il resto delle ragazze.

Osserva per qualche secondo il liquido trasparente oscillare nel bicchiere per poi buttarlo giù tutto d'un fiato e stringendo forte gli occhi quando l'alcool le brucia appena la gola.

" Siamo finiti a letto insieme."

"Oh cazzo" esclama Angie sorpresa ma si ammutolisce quando nota lo sguardo omicida che le sta regalando Lucia, quest'ultima la invita ad andare avanti a raccontare annuendo piano con la testa.

Alexa sorride forse all'immagine sfocata di quei momenti e prende un respiro profondo prima di fare un tuffo nei ricordi amari, le parole scivolano veloci via dalle sue labbra, incurante del mettersi totalmente a nudo davanti alle sue amiche.

Finisce di raccontare quando ormai la bottiglia è più che mezza vuota, ha osservato bene la reazione di ognuna di loro sorridendo un po' ad ogni imprecazione silenziosa di Dalia, allo sguardo preoccupato di Lucia e alle smorfie di Angie, e in quel momento si rende conto di quanto abbia legato con quelle ragazze, di quanto ci siano l'una per l'altra.

"Wow" esclama Angie che si copre subito la bocca con il palmo di una mano mentre sbadiglia.

Alexa alza le spalle in risposta e con gli occhi osserva l'orologio a muro che segna l'una di notte.

" Se insiste così tanto nel volerti parlare Al, dovresti dargli una possibilità." suggerisce cauta Lucia.

Dalia annuisce suo malgrado e anche Angie sembra concordare con le altre due

" Non voglio sentire nulla di ciò che ha da dirmi." ammette Alexa quasi in un sussurro prima di alzarsi in piedi e stiracchiare le gambe intorpidite.

" Che è uno stronzo lo sappiamo tutte, e sappiamo anche quanto sia testardo. Sinceramente non so quanto ancora lascerà che lo ignori, quindi fatti forza Al perchè sai che presto o tardi dovrai affrontare la situazione- dice Dalia alzandosi e posandole una mano sulla spalla- Dormiamoci su, avanti."

"Buona notte ragazze" dice Angie lasciando un bacio sulla fronte di Alexa prima di seguire Dalia nella stanza che condividono e chiudersi la porta alle spalle.

Lucia sospira ma sorride e la prende per mano "Andiamo a dormire" dice ad Alexa che le sorride di rimando e annuisce mentre muove i piedi lentamente, seguendo l'amica nella loro stanza.

"Cerca di dormire okay?" le suggerisce poi Lucia mentre tira il piumone azzurro fin sotto al mento e sospira tutta la stanchezza accumulata.

Lei si trattiene dall'alzare gli occhi al cielo e " D'accordo mamma." dice togliendo il cellulare dalla tasca della felpa per poi posarlo sul comodino che separa i due letti singoli.

Lucia ridacchia appena ma non risponde, pochi minuti dopo i suoi respiri si fanno regolari e Alexa scuote la testa pensando all'amica che lavora sei giorni a settimana come cameriera in uno squallido ristorante messicano, per otto ore, e con uno stipendio appena sufficiente a permetterle di pagare l'affitto e di vivere.

La ragazza si lega i capelli in una coda alta prima di infilarsi sotto le coperte e chiudere gli occhi, aspettando che la stanchezza si faccia sentire e il sonno l'accolga fra le sue braccia.

Sbuffa frustrata mentre si gira nuovamente fra le coperte, non riesce a prendere sonno perché non appena si rilassa un po' i ricordi le scorrono dietro le palpebre chiuse come un fiume in piena, e le parole delle sue amiche le ronzano nelle orecchie senza tregua. Riprova a chiudere gli occhi e a isolare la mente ma proprio non ci riesce, si gira verso il comodino per afferrare il cellulare e guardare l'ora ma alza gli occhi al cielo quando si ricorda di averlo spento. Lo infila nella tasca della felpa e decide di alzarsi per bere un bicchiere di latte, sua nonna gliene portava sempre per confortarla nelle notti in cui aveva gli incubi ed era troppo spaventata per chiudere gli occhi.

Socchiude la porta della stanza alle sue spalle mentre con passi silenziosi si dirige verso la cucina, dalla dispensa sopra il lavello afferra un bicchiere che posa sul bancone e apre il frigorifero scrutando fra i ripiani in cerca del cartone del latte. Si passa entrambe le mani sul viso quando realizza che di latte non ce n'è neanche l'ombra e maledice se stessa e le sue coinquiline per la loro scarsa considerazione nel rifornire settimanalmente il frigorifero. Sbuffando afferra una bottiglia d'acqua, riempie il bicchiere e la ripone al suo posto nell'anta del frigo che poi chiude piano. Sorseggia lentamente l'acqua che le rinfresca la gola e sfila il telefono di tasca per accenderlo, sospira di sollievo quando lo schermo si illumina con una leggera vibrazione.

Sono le tre e mezza del mattino, la batteria é solo al venti percento e il fatto che abbia ricevuto solo un altro messaggio da Harry, in tutto quell'arco di tempo, non fa altro che destabilizzarla di più.

"Smettila di fare la stronza

2:00 am"

Alexa all'inizio é confusa da quelle parole, ma più le rilegge più sente la rabbia montarle dentro fino a non provare nient'altro, é talmente fuori di se da stringere i pugni e immaginare di colpirlo sullo zigomo con tutta la forza che ha in corpo.

"Come si permette questo idiota- dice a denti stretti- ora gli faccio vedere io."

E senza pensarci due volte cammina svelta verso la sua stanza e accende la luce, dimenticandosi per un istante di Lucia che sbuffa e tira il piumone sugli occhi per ripararsi dalla luce. Alexa indossa velocemente le scarpe che afferra da sotto il letto, si alza in piedi e inizia a mordesi il labbro indecisa. Per un attimo pensa di indossare almeno dei jeans, ed essere più presentabile, ma le parole di Harry le fischiano nelle orecchie e quindi decide di infischiarsene degli orsacchiotti rosa sparsi sul suo pigiama.

"Posso prendere la tua macchina?" domanda all'amica mentre dall'armadio afferra un cappotto nero pesante e lo indossa sopra la felpa

"Ma dove cazzo vai?" sbotta bruscamente Lucia infastidita per esser stata svegliata in quel modo da Alexa che invece sembra fregarsene delle occhiaie che domani lei dovrà coprire con il correttore rubato a Dalia.

"Mi ha dato della stronza capisci, quell' idiota!" risponde Alexa con tono duro e le braccia strette lungo i fianchi, i pugni chiusi e le unghie smaltate che lasciano i segni sui palmi delle mani.

Lucia si alza a sedere accantonando l'idea di ignorare l'amica e tornare a dormire

"Le chiavi sono nella borsa a tracolla nera sopra la scrivania- dice strofinandosi gli occhi- ci vai conciata così?"

Alexa sfila le chiavi della Punto blu dalla tasca esterna della borsa e richiude la zip "Dovrebbe importarmene qualcosa?" ribatte ovvia a Lucia alza che le mani al cielo e abbassa il mento rassegnata.

"Vedi di non farti imbambolare dalle sue scuse" l'avvisa con tono apprensivo la ragazza dagli occhi verdi e stanchi.

" Non gli lascerò dire una parola, lo riempio di insulti e torno a casa."

le risponde avviandosi verso la porta della stanza.

"Hey- dice Lucia richiamando l'attenzione di Alexa che si ferma sulla soglia per rivolgerle un sopracciglio alzato- spegni la luce."

Lei annuisce e preme l'interruttore alla sua sinistra "Ah scusa se ti ho svegliato Lu, mi dispiace."

Il vaffanculo di Lucia arriva ovattato alle orecchie di Alexa che scuote la testa ma le sorride grata,anche se non può vederla, per essere parte della sua vita.

Afferra le chiavi di casa dal mobiletto vicino all'ingresso quando con la coda dell'occhio scorge la bottiglia di vodka mezza vuota abbandonata sul tavolino ed è tentata di farsi un altro bicchiere, anche due, ma scuote la testa dandosi mentalmente della stupida. Ha bisogno di tutta la lucidità che possiede per affrontare Harry, per evitare di soffermarsi e perdersi fra dettagli del suo viso che giura a se stessa di aver dimenticato, fingendo di non poterli elencare uno ad uno.

Si chiude la porta alle spalle e scende velocemente le scale.

Appena mette piede fuori dall'edifico il vento gelido le sbatte sulle guance facendole salire i brividi lungo tutta la schiena, con gli occhi si abitua alla luce giallastra tenue dei lampioni e dopo pochi minuti trova l'auto di Lucia, posteggiata alla sua sinistra sull'altro lato della strada. Dopo aver guardato sia a destra che a sinistra si affretta ad attraversare la strada e ad entrare in macchina per accendere il riscaldamento al massimo, poi sistema il sedile e lo specchietto nella quale scorge le occhiaie appena accennate e diverse ciocche di capelli sfuggite alla coda alta. Scuote la testa e avvia il motore ingranando la prima marcia e uscendo dal parcheggio con un sospiro risoluto.

Ci vogliono ben venticinque minuti e due semafori rossi prima che Alexa arrivi di fronte l'edificio che ospita l'appartamento di Harry, al terzo piano, nella periferia est di Edimburgo. Lungo tutto il tragitto ha cercato di elencare a mente una lunga e varia lista di insulti da rivolgergli, mentre li ripassa meticolosamente a mente posteggia l'auto qualche metro più avanti rispetto al portone d'ingresso e spegne il motore. Prende un respiro profondo e deciso mentre scende dall'auto e infila le chiavi della macchina nella tasca del cappotto dove tiene anche quelle di casa, incrocia le braccia sotto il seno spingendo i propri passi sull'asfalto fino al portone dell'alto palazzo grigio topo. Quando la porta a vetro riflette la sua immagine pallida e stanca, china la testa di lato incastrando il labbro inferiore fra i denti. Per un istante la sua determinazione vacilla e inizia ad essere rimpiazzata da una sensazione di panico che le gela il sangue nelle vene, e pensa a cosa cazzo le sia saltato in mente.

Si costringe a chiudere gli occhi e a controllare il respiro,riporta alla mente le parole di Harry e si aggrappa di nuovo alla rabbia che le monta dentro, ora o mai più sussurra a se stessa per farsi coraggio.

Il portone, che di solito è lasciato aperto di giorno, viene tenuto chiuso di notte. Fortunatamente le basta tirare velocemente la maniglia prima verso di se e poi spingere verso l'interno affinché la vecchia serratura scatti. Un piccolo trucco imparato due anni prima quando aveva riportato a casa Harry dal ventunesimo compleanno di Zayn, ed era talmente ubriaco da dimenticare le chiavi di casa nella macchina del suo amico Liam che l'aveva accompagnato alla festa.

Entra nel piccolo atrio dalle pareti color crema e inizia a salire gli scalini a passi silenziosi ma svelti, quando raggiunge il pianerottolo del terzo piano prende un profondo respiro prima di continuare fino a fermarsi davanti la porta senza spioncino che ospita l'appartamento di Harry. Risoluta allunga la mano chiusa in pugno e bussa per tre volte, poi fa un passo indietro e aspetta. Dopo qualche minuto ritenta, leggermente infastidita, batte più forte e serra le labbra in una linea stretta. Aspetta un altro paio di minuti prima di sbuffare e bussare ripetutamente alla porta incurante dei poveri inquilini negli altri appartamenti di quel piano.

La serratura scatta velocemente e Alexa rimane con il pugno a mezz'aria quando Harry spalanca la porta borbottando un "Chi cazzo é che rompe a quest'ora"

Si strofina gli occhi con il dorso della mano e impiega qualche secondo per mettere a fuoco la figura che ha di fronte "Alexa?" dice spalancando le palpebre sorpreso. Indossa semplicemente un paio di pantaloni da ginnastica grigi e Alexa deve fare appello a tutte le sue forze per distogliere lo sguardo dal suo torso definito e portarlo al suo viso.

"Sei tu lo stronzo Harry" dice a denti stretti cercando di non alzare il tono di voce, lo guarda negli occhi verdi e leggermente arrossati dal sonno e tiene le mani chiuse in pugno lungo i fianchi per evitare che lui le veda tremare.

Lo sguardo di Harry si indurisce appena, avvicina le sopracciglia in un cipiglio confuso e sta per ribattere qualcosa ma Alexa, che non ha alcuna voglia di starlo a sentire,si volta senza esitare e inizia a camminare verso le scale. Harry fa un passo in avanti per riuscire ad afferrarle il gomito ma Alexa strattona il braccio in avanti facendogli perdere la presa, scende appena tre gradini quando sente le dita del ragazzo chiudersi sul suo polso trattenendola "Devo insultarti per far si che tu la smetta di ignorarmi?"

Alexa non gli risponde a voce ma si limita a lanciargli un occhiata gelida ed alzare un sopracciglio infastidita, strattona il braccio invece e "Vaffanculo"

Harry sbuffa e apre la bocca ma la richiude immediatamente impedendosi di ribattere qualcosa di pungente e rovinare l'occasione di poterle finalmente parlare.

"Devo parlarti" le dice con tono controllato indicando con la mano libera il suo appartamento. Negli occhi castani di Alexa Harry cerca una piccola sfumatura più calda e familiare a cui appigliarsi per convincerla a starlo a sentire, e deglutisce quando vede il suo sguardo incupirsi appena e allontanarsi dal suo.

Alexa vorrebbe mandarlo al diavolo e tornarsene a casa di corsa ma le sue dita attorno al polso, il verde attento dei suoi occhi e il profilo teso della sua mascella le fanno dimenticare per un secondo tutto il resto, quindi sbuffa

"So già che me ne pentirò"

Harry le lascia il polso con un sospiro e si volta incamminandosi verso il suo appartamento senza aggiungere una parola, e Alexa pensa di esserselo immaginato il sollievo in quegli occhi verdi che le sono mancati fin troppo.

La ragazza lo segue piano e si chiude la porta alle spalle, arriva al centro del bilocale di Harry e incrocia le braccia sotto al seno, in attesa.

Il ragazzo le da le spalle, il respiro accelerato le suggerisce che stia cercando le parole giuste quindi lei lascia correre lo sguardo sull'arredamento semplice ed essenziale di quell'appartamento e si sofferma per un po' sul divano nero a due posti su cui erano soliti stare sdraiati per ore a guardare vecchie repliche di Friends. Distoglie lo sguardo e sospira impaziente, Harry la sta guardando ora ed è strano che lei non si sia accorta di quegli occhi così verdi su di sé, le sembra anche che si sia fatto più vicino ma forse é solo davvero stanca della fastidiosa distanza fra loro.

"Io e Anna abbiamo chiuso." Harry le risparmia tutto il resto, le urla di Anna, i suoi perché e le risposte vaghe di Harry, poi le sue lacrime ferite, il suo sguardo afflito mentre si chiudeva la porta dell'appartamento di lui alle spalle, mentre chiudevano la loro storia.

Alexa cerca di mascherare lo stupore limitandosi ad annuire e puntando lo sguardo ovunque tranne che su lui.

"Come mai?" non si trattiene dal chiedergli per poi aggiungere con finto sarcasmo "Non aveva le gambe lunghe e un bellissimo sorriso?"

Harry scuote la testa e alza gli occhi al cielo trattenendo forse un sorriso forse una risposta pungente.

" Ci ho messo un po', ma ho capito che non ho bisogno né del suo sorriso, né delle sue gambe, non é ciò che voglio"

"E cos'è che vuoi Harry?" gli chiede Alexa con un sorriso amaro sulle labbra piene.

"Vorrei poter ricordare" e quello di Harry è quasi un sussurro, basso come il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia, Alexa inclina la testa di lato quasi se lo fosse immaginato " Ricordare cosa?" chiede quindi sinceramente confusa.

" Il profumo della tua pelle," e mentre lo dice quello che le rivolge non é un semplice sguardo, è come se i suoi occhi verdi stiano consumando i suoi. Alexa sente il calore assalirle le guance e spalanca la bocca alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa, ma le parole le muoio in gola quando Harry le si ferma di fronte, le dita delle mani le formicolano ed è costretta a chiuderle in pugno per evitare di portarle sulla fronte del ragazzo e scostare quei capelli decisamente troppo lunghi.

" I tuoi capelli sparsi sul cuscino- le scosta dietro l'orecchio una ciocca sfuggita all'elastico lento della coda di cavallo in un gesto così spontaneo quanto disarmante- l'espressione buffa del tuo viso mentre dormi" Harry piega le labbra in un piccolo sorriso divertito a cui fanno compagnia quelle fossette che Alexa vorrebbe tanto baciare, continua a guardarlo in silenzio frastornata dalla verità legata a quelle parole, di tutte le cose che avrebbe voluto urlargli contro non ne ricorda neanche una. Il viso di Harry è pericolosamente vicino al suo, tanto da permetterle di percorrere con gli occhi tutti quei dannati dettagli che le mancano e che conosce a memoria, cosí vicino da avere il suo respiro caldo a pizzicarle le guance.

Alexa sposta lo sguardo sulle sue labbra umide "Sei uno stronzo" borbotta l'unica cosa che la sua mente riesce a formulare. Il sorriso di Harry si allarga "Questo l'hai già detto" rimarca la sua voce roca in un sussurro prima di premere le sue labbra su quelle di Alexa.

La ragazza allaccia le braccia dietro il collo di lui alzandosi leggermente sulle punte per arrivare alla sua altezza, per assaporare meglio quelle labbra sottili e morbide. Harry le circonda la vita per sostenerla e la bacia piano, con delicatezza, come se avesse fra le dita la cosa più fragile al mondo. Lui non lo non ammetterebbe a voce alta neanche sotto tortura, ma tutto di lei gli é mancato più di quanto si aspettasse, quelle settimane per lui erano state un inferno. All'inzio aveva semplicemente barcollato nel caos con i piedi impigliati nei sentimenti e nell'orgoglio. Poi un sera mentre era in un anonimo pub su Cherry Lane e aveva la mente offuscata dall'alcool si era ritrovato a spulciare fra i ricordi e si era reso conto che lei era una presenza fissa in tutti i momenti importanti, una parte fondamentale del suo io. Era stato in quel momento che la consapevolezza di ciò che davvero provava nei suoi confronti l'aveva colpito con un tale impeto da mozzargli il fiato in gola. Nei giorni successivi si era imposto di resistere l'impulso di non tornare da lei di corsa e baciarla, stringerla, guardarla sbuffare, per non buttare all'aria gli sforzi fatti per fare un po' d'ordine nella sua vita. Come prima cosa aveva lasciato Anna, poi aveva aspettato impaziente che Alexa rispondesse alle sue chiamate ed era stata quella la parte più difficile per lui, aspettare e darle del tempo per rimettersi in piedi dopo il modo in cui l'aveva trattata. Dannazione era stato sul punto di mandare all'aria tutti i suoi sforzi la maggior parte del tempo, sopratutto nelle sere più buie e fredde con la pioggia a picchiare contro le finestre della sua stanza. Per fortuna era riuscito a trattenersi e finalmente, seppur giocando sporco, aveva avuto modo di dirle tutto quello che lo logorava ormai da troppo tempo.

"Perché hai lasciato le chiavi a casa?" riesce a domandargli Alexa respirandogli sulla bocca schiusa. Harry afferra fra i denti il labbro inferiore della ragazza mordendolo piano, ignorandola, ma quando cerca di nuovo di baciarla lei si tira indietro per guardarlo negli occhi con un sopracciglio alzato "Rispondimi"

Harry sospira infastidito per quella distanza imposta e ricambia lo sguardo della ragazza "Perché dovevo schiarirmi le idee, e avere libero accesso al tuo appartamento sarebbe significato potermi presentare da te in qualsiasi momento e dio solo sa cosa avrei potuto combinare." La malizia delle ultime parole di Harry lampeggia nei suoi occhi macchiandoli di una sfumatura di verde più scuro, simile a quello del sottobosco fitto  tipico delle montagne scozzesi.

"E perché hai tolto il porta chiavi?" non si trattiene dall'aggiungere Alexa

Harry alza gli occhi al cielo "Possiamo parlarne dopo" il tono roco e basso é quasi supplichevole mentre cerca di zittirla stringendola a se e posando di nuovo le labbra sulle sue. " Voglio saperlo ora" dice Alexa allontanando il viso di scatto,  premendogli i palmi aperti sul petto definito per tenersi lontana dal suo viso. Harry sbuffa sonoramente, e lei trattiene a stento un sorriso compiaciuto, lo sta stuzzicando deliberatamente solo per il piacere di farlo, perché fra loro due non potrebbe essere altrimenti.

"Perché é attaccato alle chiavi  della macchina, contenta?" Alexa ridacchia facendogli la linguaccia come una bambina dispettosa quando fa i capricci.

"Sei insopportabile" ribatte pizzicandole i fianchi.

"Carini questi orsacchiotti" le mormora sulle labbra stuzzicandola a sua volta, Alexa allontana il viso quel poco per avere ancora il suo respiro a solleticarle le guance e per abbassare lo sguardo sul suo pigiama, alza un sopracciglio e "Sta zitto" dice prima di avvicinarsi di nuovo al suo viso per sfiorare con le labbra umide il profilo della mascella definita, il collo sulla quale si sofferma qualche secondo in più appena sotto la curva della mascella definita per poter percepire il battito ritmico del suo cuore, fino ad arrivare alla clavicola dove ha tatuato una G che sta per Gemma, sua sorella. Se c'era qualcosa di Harry che Alexa non aveva ancora capito a pieno erano di certo i suoi tatuaggi, a macchiargli di inchiostro le braccia, il petto e il bacino. Ne aveva collezionati cosi tanti col passare degli anni  da arrivare a farle perdere il conto, Alexa sapeva solo il significato di quelli che lui le aveva permesso di conoscere e quando lei gli aveva chiesto qualcosa in più  lui aveva semplicemente cambiato discorso.  Assorta in quella riflessione non si era accorta del respiro di Harry, rumoroso e impaziente, delle sue braccia stringerla ancora di più a lui fino a farle odiare gli strati di stoffa che dividono i loro corpi da quell'unione che entrambi i loro cuori  bramano. La mano di Harry si muove impaziente sotto il suo mento e la costringe  a far scontrare di nuovo le loro labbra, non c'e traccia della delicatezza iniziale, Harry le carezza le labbra con la lingua prima di baciarla di nuovo con la bocca aperta e desiderosa. Alexa risponde senza esitare, altrettanto estasiata dal trasporto della passione che scorre nel sangue di entrambi. 

"Creiamo nuovi ricordi" sussurra Harry inspirando rumorosamente, Alexa che non si è resa conto di aver tenuto  gli occhi chiusi spalanca le palpebre, stupita dalla scelta delle sue parole, per scontrarsi con i suoi occhi di quel verde cosi scuro e intenso intriso di desiderio.  Senza interrompere il contatto visivo, inizia a sfilare il cappotto lasciandolo cadere ai suoi piedi, le sue dita si spostano sulla zip della felpa quando quelle di Harry le coprono e le accompagnano nei movimenti lenti e logoranti fino a a che la felpa non raggiunge il cappotto sul pavimento.

"Questa volta voglio ricordarmi tutto" la voce bassa e il tono graffiato  dalla verità dietro l' accento strascicato del Cheshire  provocano alla ragazza un brivido freddo lungo tutta la spina dorsale.

Alexa sfila la felpa e la lascia cadere a terra, le dita di Harry le accarezzano i fianchi e tremano appena quando raggiungono l'orlo della cannotiera bianca che in pochi secondi raggiunge il resto dei vestiti a terra. Con una mano le scioglie i capelli che le ricadono disordinati sulle spalle, gli occhi di Harry percorrono ogni centimetro di pelle rimasta esposta; le spalle, lo stomaco, i fianchi. Poi sempre con una lentezza estenuante fa cadere le spalline del reggiseno grigio, le sue mani grandi e calde slacciano la clip con delicatezza, e quando anche il reggiseno finisce a terra lasciandola esposta ai suoi occhi ad Alexa viene la pelle d'oca per l'intimità di quei gesti che aveva sempre sperato di condividere con lui. Lo sguardo attento di Harry si sposta prima sul suo viso poi sulla propria mano, con l'indice le accarezza lo zigomo e poi inizia a scendere  giù sul mento leggermente a punta, segue il profilo del collo slanciato e la curva della clavicola appena sporgente, fino ad arrivare alla curva tondeggiante del seno piccolo, su cui chiude la mano a coppa. Alexa si morde il labbro con forza quando l'altra mano traccia lo stesso sentiero sul suo corpo, provocando brividi di piacere su ogni centimetro di pelle nuda che viene a contatto con le sue dita e trattiene involontariamente il respiro quando superano il suo seno e tracciano il profilo teso e morbido del suo stomaco, Alexa trattiene il respiro mentre le dita di Harry le sfiorano l'elastico dei pantaloni. Alza gli occhi verdi e impazienti su quelli di Alexa, la richiesta di un permesso silenzioso, lei si inumidisce le labbra e allaccia le braccia dietro il suo collo mentre Harry piega leggermente le ginocchia  e le afferra le coscie da dietro aiutandola ad allacciare le gambe lunghe attorno al suo bacino. Alexa si stringe a lui e la sorprende il modo in cui il suo corpo aderisca a quello tonico e slanciato del ragazzo, di come senta il suo cuore battere contro il proprio. Harry percorre  a passi lenti il piccolo corridoio che porta alla camera da letto, Alexa lascia dei baci piccoli e fugaci sulla sua clavicola moriddicchiandola piano e beandosi del profumo della pelle di Harry, un misto di sapone e tabacco. Lui invece le lascia un bacio fra i capelli prima in entrare nella camera da letto e chiudersi la porta alle spalle con  un colpo deciso del piede.

I raggi di un sole timido filtrano dalla finestra svegliando Harry che sbatte le palpebre e apre gli occhi infastidito dall'improvvisa fonte di luce. Volta il viso alla sua sinistra per controllare l'ora dall'orologio digitale sul comodino stropicciandosi gli occhi con una mano, sono appena le sette e mezza del mattino. Quando volta il viso dalla parte opposta scorge Alexa, dorme con la bocca piena e  rosea socchiusa e le braccia piegate sullo stomaco nudo, i capelli disordinatamente sparsi sul cuscino e le lenzuola stropicciate fra le gambe lunghe le coprono a malapena il bacino. Harry si solleva leggermente sul gomito per osservarla meglio, con gli occhi percorre ogni centimetro di pelle nuda e candida. I ricordi della sera precedente si fanno strada nella sua mente come un fiume in piena, si morde distrattamente il labbro ripensando al calore dei loro corpi incastrati come pezzi congruenti dello stesso puzzle, le sue dita fra i capelli e la sua bocca sussurrare il suo nome mentre il piacere si diffondeva in lei totalizzante e le imporporava le guance piene.

Le ciglia di Alexa fremono leggermente per chissà quale sogno che le riempe  le palpebre chiuse. Harry si prende tutto il tempo per guardarla dormire, si perde fra le curve e il candore di quel corpo caldo, e improvvisamente ha di nuovo voglia di perdersi dentro di lei e poi ritrovarsi fra le sue braccia, con il viso premuto sul suo petto e le sue mani sulla sua schiena, e stringersi fino non distinguere più dove finisca il proprio corpo e inizi  il suo.

Impaziente come un bambino la mattina di natale avvicina il viso al suo solleticandole la guancia con il naso, Alexa arriccia il naso infastidita e apre un occhio per rivolgergli un'occhiata leggermente spaesata, la voce impastata dal sonno

"Cosa c'è?"

Lui non le risponde ma si limita a sfiorarle la coscia con le dita, disegnando figure astratte sulla sua pelle. Il leggero sfregare dei suoi polpastrelli ruvidi contro la propria pelle le provoca un brivido che si  diffonde in ogni cellula del suo corpo, svegliando i suoi muscoli ancora intorpiditi dal sonno. Alexa lo guarda assottigliando gli occhi divertita " Harry?"

"Alexa" risponde lui con la voce resa più roca dal sonno e gli occhi verdi scintillanti di malizia.

Alexa ridacchia piano e rotea gli occhi al cielo mentre si gira su un fianco per dargli la schiena. Harry alza un sopracciglio e le afferra la spalla facendola di nuovo girare verso di lui "Non fare la stronza",  lei lo guarda e cerca di imitare l'espressione contrariata che irrigidisce i tratti del suo viso per poi scoppiare a ridergli in faccia, consapevole di quanto ciò lo infastidisca. La sua reazione non tarda ad arrivare, prima che lei possa protestare Harry le afferra i fianchi e la tira a se stringendola  fra le braccia, poi  le scivola sopra fino a coprire il suo corpo con il proprio.

"Solo tu riesci a farmi incazzare di prima mattina" Alexa gli fa la linguaccia mentre cerca di divincolarsi dalla sua presa senza troppa convinzione. Harry abbassa il viso per sfiorare le  labbra con le proprie, la distanza che separa i loro respiri è quasi ridicola

Prima che possa baciarla Alexa volta di scatto il viso  facendo scontrare le labbra di Harry con la sua guancia. 

Il ragazzo sbuffa infastidito, mentre lei scoppia a ridere. Quando distrattamente porta lo sguardo sui numeri che lampeggiano sull'orologio digitale la risata le muore in gola e una sensazione di panico le riempie i polmoni

"Oh cazzo Lucia mi ammazza!"

Harry che ha osservato curioso il suo repentino cambio di umore la guarda confuso mentre lei invano cerca sgusciare dalla sua presa.

"Harry spostati devo tornare a casa di corsa"

"Ma io ti voglio" borbotta a se stesso contrariato mentre le scivola di fianco e la guarda alzarsi in tutta fretta.

Harry si tira su a sedere, la segue con lo sguardo in silenzio e con un sorriso divertito sulle labbra mentre la ragazza si affanna ad infilare l' intimo e poi i pantaloni,  abbandonati la sera precedente ai piedi del letto, imprecando fra i denti.

"Mi dici che ti prende per favore?"

Ma Alexa è già corsa nel soggiorno, per questo capisce solo metà della risposta che gli grida di rimando; Lucia-auto-lavoro o qualcosa del genere. 

Harry si strofina il viso con entrambe le mani, sta per alzarsi in piedi per raggiungerla e cercare ci capirci qualcosa quando sente la porta del suo appartamento sbattere. Scuote la testa per poi lasciarsi cadere a peso morto sul cuscino "Che stronza."

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