Sentimentalmente addormentato

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'occasione fa l'uomo ladro! ***
Capitolo 2: *** dichiarazione ***
Capitolo 3: *** che difficile guardarsi dentro ***
Capitolo 4: *** Una lunga notte ***
Capitolo 5: *** svegliarsi ***



Capitolo 1
*** L'occasione fa l'uomo ladro! ***


TITOLO: Sentimentalmente addormentato
AUTORE: Akane
SERIE: Il principe del tennis (il mio dominio si espande ancora!)
GENERE: sentimentale
TIPO: yaoi
RATING: giallo/PG13
PARTI: 5 capitoli
PERSONAGGI: MomoshiroXEchizen
MODO: POV dei due alternati
AMBIENTAZIONE: imprecisata… potrebbe andar bene dove siamo attualmente o subito dopo le finali d’accesso al torneo del Kanto.
DISCLAMAIRS: I personaggi non sono miei ma dell’autore che ne detiene ogni diritto….sig!
NOTE: non pensavo che mi sarei presa così per questo manga e per questi personaggi… se devo dir la verità Momo mi è piaciuto un sacco da subito e così sempre da subito ho visto come stava bene con Ryoma, solo che volevo aspettare di finirne qualcun’altra prima di mettermi a scrivere qualcosa di nuovo. Ad ogni modo ho progettato almeno 5 fanfic su questo manga su un po’ tutti i personaggi che mi piacciono sempre più. Vedrete che combino. Spero che piaccia anche a voi e che la mia visione delle cose yaoizzata non sia poi così diversa dalla vostra… bè, anche se così fosse pazienza, deve piacere a me! ;-P
Auguro comunque a tutti buona lettura. Baci Akane
DEDICHE: a tutti gli amanti di questo manga e in special modo a Parsifal che apprezza come me.
RINGRAZIAMENTI: a tutti quelli che leggeranno e commenteranno.

SENTIMENTALMENTE ADDORMENTATO

CAPITOLO I:
L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO!

/ Suddently I see – K T Tunstall/
Il rumore della pallina che batte più o meno regolarmente prima sul campo di terra rossa e poi sulle notre racchette, è ormai familiare.
Mi piace, mi fa sentire a mio agio, mi rilassa e sono sicuro che anche per lui sia lo stesso.
Però oggi mi sento più meglio del solito. Capita quando finiamo soli a giocare a casa sua… abbastanza spesso, tutto sommato. È bello perché nessuno fa davvero sul serio, non sono scemo e nemmeno lui.
Mi piace giocare così con lui, mi rilassa e mi dà un senso di intimità, non lo fa con nessuno, solo con me.
E la sua espressione.
È frequente quell’aria divertita mista a sadismo quando fa tennis, ma i suoi occhi quando incrocia i miei… bè quelli non li ha in nessun altro caso!
Ne sono certo.
Solo con me mostra il suo completo vero sé stesso. E quel sé stesso autentico è fantastico.
Credo che certi suoi lati siano in letargo, come ad esempio la sua vita sentimentale.
Poco importa.
Capisco che in quel senso è ancora immaturo e non ci pensa affatto, ma io non ho fretta, so aspettare. Appena arriverà al varco io sarò lì e non mi scapperà!
Intanto, ovviamente, stimolerò il suo lato dormiente.
Non mi perdo mai d’animo, io!
Tanto più che sono il solo vero amico che ha.
Con un colpo furbo lo costringo a tirarmi una palla alta, così andando a nozze, proprio come volevo, salto in alto con la mia solita agilità ed il mio sorrisetto divertito, poi faccio un potente dunk smash che lui ovviamente non prova nemmeno a prendere.
Ghigno soddisfatto mentre lui mi scocca un occhiata contrariata volta ad incenerirmi.
Stiamo per dire qualcosa ma la risata contagiosa di suo padre ci interrompe:
- Proprio un bel colpo, ragazzo! Mi piacerebbe giocare contro di te, ti va? –
Il signor Echizen batte le mani facendosi avanti dalla sua postazione all’ombra, non l’avevo notato ma a quanto pare ha visto tutto e dalla sua espressione sadica sembra più che altro che voglia continuare a studiarmi meglio. Non è un fattore di tennis, quello è solo il suo mezzo per conoscere approfonditamente chi ha davanti. Sembra più come se avesse già capito le mie intenzioni e volesse vedere se sono degno del suo adorato figlio.
Si che lo adora, è solo che lo dimostra in modo anormale!
Comunque non è scemo e vuole testarmi. Peccato che io non ho certo intenzione di farmi umiliare davanti a Ryoma. So bene chi è Nanjiro Echizen!
Ricambio il suo sguardo penetrante con un altro simile, altrettanto ironico e divertito, rimaniamo a guardarci alla pari per un attimo, quindi è Ryoma che si intromette con un tono supponente verso suo padre:
- Non rompere sempre con le tue partite del cavolo! – Sbaglio o questa era una punta di gelosia?
Il mio sorriso muta diventando compiaciuto e lo ringrazio mentalmente, mi ha tolto dall’impaccio. Sento poi il signor Echizen lamentarsi come un bambino:
- Ma questo è l’orario in cui di solito giochi con me! Io poi mi annoio, lo sai! –
- Affari tuoi! – Risponde prontamente l’altro.
Credo che Nanjiro gli abbia insegnato il tennis solo per divertirsi, come passatempo per sé stesso.
Ricordo bene la prima volta che l’ho incontrato. È stata quella in cui ho portato Ryoma a casa addormentato, dopo il primo giorno del torneo.
Era crollato al ristorante in cui eravamo, così siccome ero l’unico che era già stato a casa sua me lo sono caricato in schiena e l’ho portato. Ero anche a piedi, quel giorno. Era già capitato che andassi da lui ma non avevo mai parlato con suo padre, era sempre stato nascosto da qualche parte a fare non si sa bene cosa.
Suonai il campanello e venne ad aprirmi lui brontolando. Era sera tardi ormai però non sembrava troppo preoccupato per il figlio che arrivava solo in quel momento. Mi presentai e gli spiegai il motivo per cui Ryoma dormiva come un ghiro sulla mia schiena, gli dissi anche del suo occhio e lui rise facendo una battuta accattivante. Capii da chi aveva preso il figlio.
Rimasi un attimo inebetito a fissarlo, prima di rispondergli a tono ridacchiando a mia volta. Era un bell’uomo col suo fascino irriverente e in un attimo mi vidi Ryoma da grande rimanendone affascinato.
Mi dissi che non me lo sarei mai perso!
Non lo prese, mi condusse in camera sua e mi disse di lasciarlo nel letto. Pensavo fosse ucito e di essere solo col ragazzo, quindi adagiandolo nel letto mi soffermai un attimo nella penombra a guardarlo pensieroso. Gli scostai i capelli dal viso, gli tolsi le scarpe e la felpa, poi lo coprii. Continuai ad osservarlo immaginandolo qualche anno più grande, lo feci dopo aver visto suo padre e se fino a qualche giorno prima mi aveva solo incuriosito, lì compresi che mi piaceva davvero. E che quello era solo l’inizio.
Nonostante per la maggior parte deve ancora svilupparsi ed insieme sembriamo l’articolo ‘il’, abbiamo solo un anno di differenza e comunque nel tennis non è mai stato un problema, anzi.
Non posso farci nulla. Mi piace. Specie quando provoca a destra e a manca, o quando ha quell’aria sadica. È il mio tipo, voglio lui.
Quella volta quando uscii dalla camera mi trovai suo padre lì che mi guardava. Io sorrisi con faccia tosta e lui non disse nulla, solo un grazie per essermi preso cura del suo figlio rompiscatole. Lo fece con quell’aria perennemente indecifrabile, col suo sirrisetto malizioso impossibile da valutare.
Così feci un leggero inchino e me ne andai.
Ora ogni volta che vengo mi scruta e mi studia nei particolari, non mi stupisce che voglia giocare contro di me, adesso.
Però ammetto che è in gamba, a modo suo. Nonostante abbia capito qualcosa, a contrario di suo figlio che in quel senso dorme eccome, rimane perfettamente tranquillo e fa come niente fosse.
Non è normale.
In fondo sono un ragazzo che ha mire su suo figlio.
Mi incuriosisce proprio.
Voglio vedere come andrà avanti la storia.
- Ti fermi a cena? – La voce allegra e codiale della cugina di Ryoma ci interrompe, così torno alla realtà e con un gran sorriso contento accetto. Guardo il cielo, cavolo si è fatto tardi, è già ora di cena... effettivamente il tramonto e sulla sua fase conclusiva, crea una bella atmosfera... se non ci fosse di mezzo quel figo di suo padre!
- Bene, Ryoma, fagli fare una doccia, l’hai fatto sfiancare mica poco! Mettilo un po’ a suo agio e fa gli onori di casa come si deve! – Dice proprio lui. Detto da lui suona comico visto che non mi sembra tipo da preoccuparsi troppo per gli ospiti. Dopo di che mi lancia un occhiata complice velocissima e strizzandomi l’occhio dà una pacca sulla schiena di Ryoma che lo fissa male senza capire.
Questa poi!
Sembra che mi metta alla prova.
Sarà una serata decisamente interessante!”

/Lucky - Radiohead/
Che gli succede a quel debosciato di mio padre?
Non è da lui insistere per certe cose… a parte che non è mai così ospitale, nemmeno con le ragazze!
Guardandolo male cercando di capire cosa gli passi per la testaccia dura che c’ha, lascio perdere conducendo Momo senpai in casa. Gli mostro il bagno ed evito di commentare le uscite strane di mio padre, ormai ho smesso di cercare di capirlo.
- Ti lascio uno yukata di papà in camera mia, visto che i miei vestiti non ti andranno di sicuro. – Dico poi riportandomi all’ordine.
Non si è mai fermato a mangiare qua, sono anche contento… non ho mai avuto amici che cenassero da me… anzi, non ho proprio mai avuto amici.
- Grazie, non ci metterò molto. – Evita frasi stupide come: ‘spero di non disturbare’ e simili, non sarebbero da lui, sa che sono solo ipocrite. Se lo pensava non si sarebbe fermato ma comunque non è tipo da credersi un problema per qualcuno. È troppo egocentrico e mi piace per questo!
Ci sto bene, con lui, è sincero e alla mano e poi non cerca di fermarmi quando decido di fare qualcosa. Anzi. Mi incita ad andare fino in fondo.
Già, è proprio il compagno ideale!
Prendendo uno yukata comodo dall’armadio di mio padre lo appoggio in camera mia, sul letto, poi comincio a cambiarmi anche io. Mi laverò prima di andare a dormire.
Oggi è domenica ed in teoria non avrei avuto nessun allenamento, ma non è raro che Momo venga e che finiamo per giocare un po’ fra di noi.
È una persona con cui sto bene e mi stupisce il rapporto che sono riuscito ad instaurare con lui. Sembra che sia nato per lo più per sua volontà anche se ammetto che tutti gli altri della mia età che vogliono diventare miei amici, in realtà rimangono solo conoscenze.
Bè, loro non sono paragonabili a Momo.
Appena finisco di cambiarmi faccio per uscire ma vengo fermato dall’ombra sulla mia porta e dal calore che mi investe.
- Hai già finito? – Dico quindi alzando gli occhi su Momo che mi sorride con l’asciugamano legato alla vita, è tutto gocciolante.
- Ti avevo detto che sarei stato veloce! – Risponde quindi sorpassandomi ed entrando nella stanza. Mi giro a guardarlo, vedo che si dirige sicuro al letto e che prende lo yukata aprendolo con quella sua sicurezza che lo contraddistingue in ogni momento.
In realtà potrei anche andarmene però rimango inebetito a guardarlo come se mi avessero spento l’interruttore o tolto le batterie. Non capisco bene ma mi incanto a guardare il suo fisico che si dimostra decisamente atletico per essere di uno del secondo anno. Del resto quei dunk smash che fa non vengono dal nulla.
Deve avere una forza incredibile in quelle braccia… non mi farei mai prendere a pugni da lui!
Proprio mentre continuo a fissare le sue spalle e la sua schiena larga dove le goccioline gli corrono lungo la pelle chiara, si toglie disinvolto l’asciugamano passandoselo addosso per asciugarsi velocemente, quindi rimanendo un attimo completamente nudo, come nulla fosse, si concentra sul primo pezzo dell’indumento da indossare.
Ed ora perché non respiro? Quasi che mi viene un colpo!
Va bene che è la prima volta che lo vedo completamente nudo poiché a fine allenamento, negli spogliatoi, ci sono le docce singole e la privacy c’è comunque, però questo mi sembra esagerato, in fondo è un ragazzo come me. Più sviluppato, ma comunque come me!
Un momento, forse dovevo pensare anche all’intimo, magari gli dà fastidio stare senza nulla sotto… mentre penso a questo lui alza gli occhi su di me e mi parla, peccato che non lo senta veramente e che quindi mi ripeta la frase. Ehm, se gli dico ancora ‘cosa?’ mi prende per un idiota e mi chiede cosa ho, quindi è meglio che mi stringa nelle spalle e che faccia un espressione vaga.
Dai, Ryoma, controlla la tua mimica facciale!
- Eh… - Non è un gran risultato. Lo capisco dal fatto che lui rimanendo ancora nudo, con una parte dello yukata in mano, si dirige da me e sovrastandomi come al solito mi ripete con uno sguardo molto penetrante ed una luce di divertimento negli occhi. Anzi. Di malizia.
Cosa sta pensando questo qui?
- Non preoccuparti dell’intimo, con lo yukata non dà fastidio stare senza. Piuttosto, aiutami ad infilarmi sta roba… non lo metto mai! – Scandendo bene le parole come avesse a che fare con un imbecille.
Arrossisco violentemente, quindi afferrando il pezzo che mi porge lo alzo e lo guardo cercando di non fissare assolutamente il suo inguine che mi mostra con tanta disinvoltura.
- Ma che ne so di come si metta sta roba… mica l’ho mai indossato! – Così dopo averlo girato e rigirato fra le mani con un certo nervoso, l’alzo davanti al mio viso in modo da nascondermi per un attimo, quindi giro la testa di lato e sempre con la sensazione di essere più un pomodoro che altro, concludo: - Basta che ti sbrighi! – E se mi chiede perché gli dico…
- Perché? – Ecco, appunto…
- Perché si! – Stop!
Così non oso guardare che espressione ha, né sto attento se ridacchia o cosa. Sarà normale un po’ di pudore, no?
Uffa!
Quando me lo toglie dalle mani non smuovo la testa, lo sento trafficare quindi quando mi richiama ed io con coraggio rialzo gli occhi, finalmente lo trovo vestito.
Non pensavo fosse così faticoso ritrovarmelo del tutto nudo davanti. Che problema dovrebbe esserci? Sono proprio un idiota.
- Penso che il sotto vada così, dammi una mano col sopra… - è di schiena e sembra tornato tutto alla normalità, così prendo il laccio e glielo porto alla vita dopo aver tirato bene tutte le parti in modo che lo coprano come si deve. Già, è meglio che non dia di nuovo sfoggio di sé.
Meglio… insomma… può fare quello che vuole, no?
Bè, lasciamo stare. Faccio e disfo tutto da solo, non sono normale… sono proprio figlio di mio padre!
Alla fine mi trovo quasi ad abbracciarlo per sistemargli l’ultima parte intorno alla vita, lui tiene le braccia alzate e mi lascia fare, come se non fosse capace da solo… mi sa tanto di scusa.
Evito comunque di dire qualunque cosa e mi sciolgo subito da lui con un certo rammarico che non nego.
Ora è vestito, posso stare tranquillo.
Anche se non mi è chiara la natura di quest’agitazione improvvisa.
- Bene, possiamo andare. – Dice quindi dandosi un occhiata allo specchio. – Non mi sta mica male… non è uno yukata tradizionale da sera, infatti è più comodo, però ammetto che dovrei fare il modello. No? Tu che dici Ryoma? – Mi chiede girandosi di fianco, poi di schiena e poi tornando di fronte senza smetterla di fissarsi. Non lo sapevo così vanitoso!
Lo guardo anche io per dargli una risposta e ammetto che gli sta bene. Il nero, fra l’altro, gli dona.
- Mmm. – Mugugno infine, preferendolo ad un qualcosa di più chiaro.
In fondo non so proprio che dovrei dire.
Alla fine mi lancia uno sguardo malizioso che non so di nuovo interpretare, così noto che anche i suoi capelli sono ancora bagnati e gli stanno giù sulla fronte e non più sparati come di solito. Gli stanno pure bene.
Ma un momento, la finisco di pensare certe cose strane?
Adesso basta, Ryoma!
- Andiamo! – Dico solamente senza dargli soddisfazione alcuna, o almeno cerco.
Lo precedo dandogli le spalle e stringendo le labbra in segno di contrarietà verso me stesso.
Forse non ero mai stato così tanto con lui, non a casa mia, insomma. In quello che un po’ è il mio mondo. Non l’avevo visto così… intimo… dall’esterno è una cosa ma dall’interno magari fa tutto un altro effetto.
Devono essere così tutte le amicizie, quelle vere intendo… non ne so molto ma credo che sia così.
Mah… meglio non dannarsi troppo dietro a certe scemenze. Mi ha solo fatto impressione vederlo tutto nudo, nulla di che.
Bè, impressione non è il termine adatto, però se non si tratta di tennis non sono mai stato abituato ad interessarmi troppo di qualcosa. Questa è la prima che mi coinvolge che non centra con quello sport. Sarà questo.
È solo questione di abitudine.
Si, sicuramente è così!”

/Stranger in a strange land – Leon Russell/
- Hey, ma sei un campione a Mah Jong, ragazzo! - Esclama dopo l'ennesima mia vittoria il signor Echizen col suo consueto ghigno sulle labbra. È divertito dalla cosa ed in generale penso che gli sia piaciuta la serata. Effettivamente lo vedo molto attivo ma forse è una sua caratteristica.
- Grazie, ma io vi avevo avvertiti! - Rispondo prontamente con aria sorniona. È gratificante sentirsi fare dei complimenti, in ogni caso!
- Certo, ma nessuno ti aveva preso sul serio... - Dice quindi Ryoma alzandosi dal tavolino di gioco e stiracchiandosi con aria assonnata.
- E perchè mai... - Chiedo stupito. Lui risponde subito dandoci la schiena:
- Perché ne spari troppe! - Sgrano gli occhi stupito, quindi girandomi verso di lui chiedo:
- Ma dici sul serio? - Non pensavo di essere uno di quelli che ne spara una al secondo...
- Certo che si! - La risata di Nanjiro Echizen riempie il salotto in cui siamo, si diverte anche troppo in nostra presenza!
Sto per rispondere ma non trovando qualcosa di plausubile, l'occhio mi cade sull'orologio appeso al muro... ma non posso crederci, è già così tardi?
- Porca miseria, si è fatto tarissimo... cavolo, col Mah Jong finisce sempre così! Sarà meglio che vada! - Dico alzandomi in fretta e furia. Domani c'è scuola, gli allenamenti... dannazione, mi sono lasciato trascinare troppo da quest'atmosfera sclerata... che ero proprio io ad incitare per la maggior parte.
- Ma come, non è troppo tardi per andarsene in giro da soli? - La voce di Nanjiro, insiste affinchè lo chiami per nome anche se non è molto facile, interrompe la mia fuga verso l'uscita, non che me ne voglia andare però è veramente tardi. Mi giro mentre traffico con le scarpe che ho lasciato all'ingresso e rispondo come mio solitocon un tono alla mano ed allegro:
- Si figuri, sono abituato e poi so difendermi. Sono in bici, andrò dritto a casa... -
- Bè, a giudicare dal tuo dunk smash direi che è vero, però sei pur sempre un ragazzo... che padre incosciente sarei a farti andare via così... dopo una serata così piacevole, poi! - Qua tutti si fermano a guardarlo storditi, dal padre alla nipote a me e perfino il gatto. Non è da lui, non era solo una mia impressione, allora!
- No, dai, non voglio scomodarla, non serve che mi accompagni! - Dico quindi cercando di convincerlo. Solo con lui non ci starò mai! Chissà che mi fa, poi, per assicurarsi circa le mire che ho su suo figlio!
- Oh, non ci penso nemmeno! Ti fermerai qui a dormire! - Ora capisco cosa provano quelli che rimangono senza parole e di ghiaccio. Cosa cosa? Anche Ryoma e la ragazza sgranano gli occhi senza credere a quel che hanno sentito. Decisamente non è normale, allora non era solo una mia impressione. Che shock!
- Ehm... ecco io... non saprei... non voglio disturbare oltre... - Dico vago senza essere poi tanto convincente. Non mi sembra proprio tipo da essere così ospitale e preoccuparsi per qualcuno. Quella sera in cui Ryoma aveva fatto tardi non ha detto nulla, non era nemmeno in pensiero. Bè, mi sembra chiaro a questo punto... mi sta sfidando a mettere le mie zampe sul suo adorato figlioletto. Non capisco perchè... oddio, potrebbe anche essere una specie di benestare, come per dire che è d'accordo e che posso. Sarebbe anormale pure questo, però non so dare altre spiegazioni. Questo non è proprio a posto, comunque!
- Non disturbi, mi fa piacere che mio figlio abbia finalmente un amico! Pensavo che non fosse normale... - Alzo un sopracciglio... come si può interpretare un uscita simile, fatta da lui? Questo tizio continua a lasciarmi senza parole!
- Bè, in questo caso... - Dico guardandolo dritto negli occhi senza la minima esitazione, dopo essermi ripreso a dovere. - ... accetto volentieri! - Ed il sorrisetto malizioso e sicuro che alberga improvviso sulle nostre facce, è identico!
Voleva questo fin dall'inizio!
- Mah, per me... - Dice Ryoma alzando le spalle e riprendendosi a sua volta. - Ti preparo la camera degli ospiti... -
- Si vede che non hai mai avuto amici, Ryoma! Fallo dormire con te, no? - Suo padre non si smentisce ancora dandomi una risposta. Vuole che gli salti addosso, non ci sono altre spiegazioni. Bene, lo accontenterò!
Guardo il piccoletto con l'aria che mi si è stampata in faccia, quella poco raccomandabile insomma. Che tu sia pronto o no, mio caro, stasera faremo dei progressi! “

/Inhaler - Hooverphonic/
Il buio della stanza ci ingloba ben presto anche se in un attimo le luci di fuori ci aiutano ad abituare i nostri occhi e a vedere nella penombra.
Siamo entrambi su due futon messi a terra uniti, mio padre ha insistito per questa sistemazione per mettere più a suo agio il senpai, ma mi sembra una cosa sciocca... se gli avessimo dato la stanza degli ospiti forse sarebbe stato più comodo. Mah!
Èproprio strano, quello. Non lo capisco più... non è da lui insistere così per nessuno, specie se è un ospite. Di solito li fa scappare a gambe levate. Ok che Momo è diverso dagli altri, però per me è strana tutta quella sua preoccupazione. A volte si guardano come se fossero complici, sembra che si conoscano da secoli.
Ho l'insana sensazione di star perdendomi qualcosa, ma cosa posso chiedere a Momo?
Siamo girati l'uno verso l'altro ed entrambi non dormiamo ancora, lui ha la testa appoggiata sulla mano dal gomito piegato mentre io ce l'ho comodamente adagiata sul cuscino, ci guardiamo senza ancora parlare. Io ho un aria seria e naturale mentre lui, bè, anche, visto che la sua aria seria e naturale è ironica e maliziosa. Cosa pensa?
In questi momenti vorrei saperlo.
- Ehi Ryoma... - Sussurra poi.
- Mmm? - Chiedo osservando i suoi capelli che ormai si sono asciugati spettinati sulla fronte. È diverso dal suo solito look, sta bene anche così anzi... forse sta meglio.
- Non riesci a dormire? - Se vede che non dormo è ovvio che è perchè non ci riesco... che domande che fa...
- No, è un hobby lo stare sveglio a notte fonda! - questa è una delle mie solite rispostacce a cui lui è abituato e la risata che gli esce divertita la trovo diversa... come... non saprei. Sexy?
È questa la definizione?
- Perché non riesci a dormire? - Chiede poi senza mutare il suo tono e la sua espressione. Mi piace che mi parli così anche se siamo da soli, mi sembra più intimo del solito.
- E tu? - Attacco subito cercando una risposta plausibile.
- Mi sembra stranissimo dormire con te, è la prima volta. - La sua sincerità che semplifica ogni cosa mi tranquillizza così mi appoggio anche io sul gomito come è messo lui, metto la testa sul palmo della mia mano e con il viso alla sua stessa altezza, rispondo con un mezzo sorriso rilassato:
- Già, è così anche per me. -
- E' la prima volta che dormi con qualcun altro? - Sembrerebbe una domanda equivoca ma rispondo a quel che sembra intendere:
- Si e per te? -
- No, mi è capitato di fermarmi da qualche altro amico, compagni di scuola o di squadra. - Dialoghiamo un po' e lo facciamo come sempre senza imbarazzo né problemi, mi piace, si parla molto bene, nonostante normalmente io abbia problemi a conversare del più e del meno, infatti non sono famoso per essere loquace al di là delle sfide a tennis o delle provocazioni, con lui invece mi riesce benissimo.
Però mi sarebbe piaciuto essere il primo anche per lui. A questo pensiero sconnesso e senza senso arrossisco.
È questo avere un amico?
Ci si sente sempre così?
Non è male ma strano... forse devo solo abituarmi.
È sempre stato lui a fare il primo passo nei miei confronti, io l'ho unicamente assecondato ed alla fine si è creato un legame. Questo legame.
Come lo si può definire?
Amicizia...
- Che c'è? - Come fa a vedere il mio imbarazzo, ora? Non è mica il senpai Kikumaru che ha una vista da gatto!
- Nulla! - è qua che allunga il dito e con esso sfiora il mio viso, le mie guance e poi si sofferma sul mento che mi prende fra indice e pollice. Questo gesto inaspettato mi infonde tanti piccoli brividi.
- Ah si? Allora perché sei rosso? - A questo ovviamente vado ancora più a fuoco. Che sta insinuando?
Non sono abituato ad arrossire!
Che fastidio...
- Affari miei! - Sbotto secco per non farlo indagare. Non so nemmeno io perché sono imbarazzato!
Anche prima, quando l'ho visto nudo, mi sono sentito così ma ora...
Al ricordo del suo corpo completamente senza veli divento una maschera incandescente, me ne rendo conto quindi mi ritraggo istintivo e selvatico, poi mi giro dandogli la schiena e borbotto: - Buonanotte! - Senza aggiungere altro.
Spero che sia soddisfatto, chissà cosa gli passa per la testa in certi momenti. Anche se mi dispiace di aver interrotto quel contatto leggero.
Smettila di pensarci, sei solo uno sciocco. Non è nulla. Non è mai stato nulla. Non ho mai calcolato niente che non fosse il tennis, in fondo, devo cominciare ora a guardare altro?
E poi altro... cos'è questo altro?
È esattamente in mezzo a questo vortice confuso di domande che sento solo la sua mano sulla mia spalla che mi tira in modo da girarmi sulla schiena, la nuca sul cuscino e... - Buonanotte a te... - mi ritrovo le sue labbra sulle mie.
Caldo.
Morbido.
Non respiro più!
Mi accarezza con le sue e poi ad esse sostituisce la lingua che mi inumidisce dove tocca, infine si infila lentamente dentro a cercarmi. Io rimango immobile ed inebetito come un imbecille, non so cosa fare, come e se effettivamente io debba fare qualcosa. Questo è un bacio in piena regola... mi sembra di fondere ogni particella di me stesso, rimango impietrito a sentire, oltre alla sua bocca sulla mia che gioca languido con la lingua, anche una delle sue mani a lato del mio viso.
Che succede?
Che combina?
Che devo fare?
Questo, lo giuro, non me lo aspettavo proprio.
Dopo qualche secondo così si stacca e carezzandomi sia con la mano che con lo sguardo, uno sguardo caldo che mi fa di nuovo rabbrividire, mormora:
- A domani. - Poi torna a girarsi e stendersi comodamente per dormire. Almeno credo.
Non lo so.
Penso.
E mi lascia così, come nulla fosse, come se non facessimo altro che baciarci dalla mattina alla sera, senza dirmi altro, senza spiegarsi o che... ed io... ora?”

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Capitolo 2
*** dichiarazione ***


IL PRINCIPE DEL TENNIS

*ecco un altro capitolo di questa fanfic che non sarà lungo. Qua abbiamo qualcosa di particolarmente difficile per il nostro Ryoma, abituato ad affrontare altri tipi di situazioni. Sapete… per fare sta fic mi sono detta: Ryoma e Momo come tutti, specie quelli della loro età, hanno ormoni e sentimenti… come sarebbero se si trovassero ad affrontarli?

Ho provato a fare del mio meglio rispondendo a questa domanda!
Altra cosa… nel manga per ora non hanno mostrato nulla riguardo un incontro fra Momo ed il padre di Ryoma, e non ho trovato nulla nemmeno negli spoiler che fin ora ho visto (di cui non inserisco nulla in questa fic), quindi mi sono limitata ad immaginare tutte le parti che riguardano dei loro incontri. Se le cose dovessero dimostrarsi diverse più avanti nel manga, pazienza… comunque li ho fatti così perché Momo è andato spesso da Ryoma, lo si vede in alcuni punti e lo si capisce in altri, e quindi sicuramente i due fenomeni devono conoscersi già a questo punto della storia. Che poi vadano o meno d’accordo è un altro paio di maniche, ma non fa nulla.
Ringrazio chi ha letto e commentato. Auguro buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO II:
DICHIARAZIONE

/The Passenger – Iggy Pop/
Con la mattina non si schiarisce un bel niente, sono al punto di partenza di stanotte, anzi, ancora più confuso.
Che significa baciarmi e mollarmi così come un fesso senza nessuna parola chiarificatrice?
Non sono mica una bambola che fa di me quel che vuole senza la fatica di spiegarsi!
Però a momenti arriverà l’ora di alzarsi per andare a scuola ed io mi sento già male.
Che gli dico quando apriremo gli occhi?
Anzi, come lo guarderò?
Ma che cavolo sto dicendo… non sono mica io che ho agito in modo strano ed incomprensibile, è lui semmai che deve preoccuparsi di cosa fare ora!
Io starò normale come al solito!
Così decidendo lascio suonare un po’ la sveglia in modo da farla sentire anche a Momo e risparmiare a me questo compito ingrato, poi con risolutezza apro gli occhi che gridano vendetta come anche la mia testa che già mi duole. Ho fatto la notte in bianco, devo averli rossi con le occhiaie. Pazienza. Mi passo le mani sul viso e poi mi alzo a sedere decidendomi a posare lo sguardo sulla sagoma largamente stesa accanto a me. Ha le braccia in alto aperte e le gambe anch’esse in una posizione buffa. Che modo di dormire. Si è anche scoperto tutto. So ogni singolo movimento che ha fatto stanotte, del resto se non ho dormito è ovvio!
Non si muove ancora. E dire che di solito sono io quello che ha il sonno pesante… ma non so affatto che tipo di sonno abbia lui, non ci ho mai dormito insieme. È stata la prima volta.
Come lo è stato anche il bacio.
Arrossisco improvvisamente a questo pensiero…
Eh no, eh? Già di primo mattino mi rifiuto!
Mi sbatto le mani sulle guance per riprendermi e cacciare il rossore per non so bene cosa, questo probabilmente sveglia finalmente il senpai che si gira pigramente verso di me con mezzo occhio aperto. Ha dormito ed anche bene, lui!
Come lo invidio!
- Che fai? – Chiede con voce roca quasi inudibile. A questo divampo ulteriormente come un imbecille!
Al diavolo!
Mi alzo in fretta e furia senza dirgli nulla, così mi infilo in bagno piantandolo in asso.
Se non trovo al più presto qualche risposta anche da parte mia, qua le cose finiscono male!
Non mi è mai capitato di sentirmi così, ho sempre badato unicamente al tennis e alle cose da ragazzi, non mi interessava altro… solo battere quello scapestrato di mio padre. Tutto lì.
Che stress… ma perché a me?
Perché ora?
Credo che sia normale, insomma… è un lato che si sveglia a tutti prima o poi e se non sbaglio sono nell’età giusta, ma preferivo rimanere nel mio mondo, al sicuro!
Bè, pazienza, non è il caso di esagerare, è una sciocchezza in fondo.
Si sta svegliando la mia sessualità, quindi reagisco in presenza di chiunque sia un minimo interessante.
Il senpai Momo è un bel ragazzo, ha un bel corpo… è normale che sia successo con lui per primo, mi si è piantato davanti nudo e poi stanotte mi ha anche baciato.
Oddio, è vero, mi ha baciato!
Dovrà rendermi conto anche di questo!
Credo sia tutto l’insieme ma non è il caso di agitarsi troppo, non sarebbe da me.
Prendo sempre tutto con filosofia, con sicurezza… sono sempre pronto a tutto ed anche quando vengo preso di sorpresa me ne faccio subito una ragione e mi adatto.
Sarà così anche ora, di qualunque cosa si tratti. Si.
Dopo essermi lavato con l’acqua fredda e sistemato un po’ i capelli per quanto decidano di starmi, esco dal mio rifugio tornando in camera e… bè, le mie buone intenzioni crollano come castelli di sabbia dal momento che me lo ritrovo di nuovo nudo che sta per reindossare i vestiti di ieri che avevamo messo fuori dalla finestra a far prendere aria.
Cavolo!
La pietra, confronto a me, è gomma!
- Hai finito col bagno? – Mi dice vedendomi rientrare. Mi sorride come niente fosse, non sembra affatto turbato. Lo osservo un attimo di sfuggita prima di rispondergli: ha i capelli tutti giù e scompigliati, le pieghe del lenzuolo ancora sulla faccia e un aria insonnolita che gli dona molto. Evito di guardare il resto del suo corpo nei particolari. A quanto pare la mia crescita non vuole saperne di darmi tregua!
- Si va pure… - E torna vestito, dannazione!
Dico facendo spallucce e girandomi dall’altra parte. Lo sento trafficare coi suoi vestiti, spero che se li sia indossato per uscire da questa stanza che se incontra mio padre che lo vede nudo non so che razza di idee si fa e poi non mi lascia più in pace!
Lo sento passarmi a fianco disinvolto per poi richiudersi la porta dietro di sé. Solo ora torno a respirare.
Non è normale.
Tutto questo non è normale.
Devo cercare di capire due o tre cose di questa fase che tutti passano, in cui io ci sono in pieno!
Si, ma come?
Non ne parlerò mai con nessuno. Cioè ne parlerei con lui ma visto che è stato un po’ l’iniziatore involontario, forse, non è il caso.
Mah… che ne so… qualche cosa farò… improvviserò. Mi viene bene!
Intanto cerchiamo di arrivare vivo a fine giornata, cosa che di solito mi riesce!”

/Talk – Coldplay/
Mi è venuto naturale, non ci ho pensato mica molto… mi è venuto di farlo e l’ho fatto prima ancora che lo pensassi e capissi che lo stavo facendo, ma sono contento perché è stato come avrei voluto: semplice, accennato, naturale. Volevo che capisse che non c’è nulla di male in un bacio fra noi due… e che mi piace, questo si. Ma non mi pare molto sveglio in questo senso, penso che dovrò spiegarglielo chiaramente.
Speravo che reagisse in qualche modo ma è rimasto di pietra e non credo abbia dormito per tutta la notte. A giudicare dai suoi occhi non l’ha fatto.
Mi dispiace, forse l’ho portato bruscamente laddove fino ad ora era stato alla larga con molta cura, ma prima o poi ci si deve scontrare con quella sua parte, è giusto.
Ad ogni modo è stato silenzioso e sulle sue per tutto il resto della giornata. Cioè più del solito, voglio dire… di solito con me parla, lo coinvolgo molto bene in tutto ciò che voglio, invece ora mi ha trattato come se fossi uno dei tanti X della squadra. Non lo faceva da quando è arrivato al club, all’inizio dell’anno. Sono preoccupato insomma!
Per il resto non va nemmeno in giro a provocare o a dire frasi acide, ironiche od insopportabili a destra o a manca. È proprio come se non ci fosse. Anche il suo tennis è assente, troppo debole, essenziale, senza nessuna carica combattiva o brillante.
Sono sconvolto.
Forse dovevo pensare meglio a come fargli capire certe cose.
Ora come minimo devo parlargli.
Ho aspettato la fine degli allenamenti pomeridiani in modo da dargli tempo di pensare e sfogarsi in qualche modo, se ne avesse avuto bisogno, ma vedo che è sempre peggio ed è meglio che gli dia una mano.
Però… prima di tutto voglio sapere una cosa.
C’è una domanda che ultimamente mi trovo sempre più a pormi.
Dopo che lui e Tezuka hanno giocato da soli una partita di confronto. È da allora che Ryoma è cambiato, ha cominciato a giocare per un sogno mentre prima era quasi per un dovere, una specie di ossessione, quasi un risentimento… non saprei spiegarmi. Come se prima inseguisse qualcosa di sbagliato. Come se giocasse per qualcosa di errato. Ora mi sembra che insegua un sogno, quello giusto. Ora gioca per qualcosa di corretto.
E' così dopo che ha giocato contro Tezuka.
Quindi voglio sapere una cosa da lui ed è questo il momento, prima che mi dichiari apertamente a lui.
Volevo aspettare che crescesse, che fosse pronto, che si svegliasse sentimentalmente parlando, ma vedo che non può più aspettare o finirà che non mi parla più.
Certo, dopo di questo potrebbe non parlarmi più comunque, ma almeno avrebbe ragione.
Penso di sapere la risposta alla domanda che voglio fargli, anzi, ne sono sicuro, però voglio parlarne con lui cosicché se ne renda conto anche lui stesso, ne ha bisogno.
Ha consapevolezza di sé solo per ciò che riguarda il tennis, quel ragazzo, per il resto no.
Provoca ed è sbruffone tanto che fa saltare i cinque minuti a chiunque, però c’è altro da fare e da prendere in considerazione. C’è altro in lui.
E se ne deve rendere conto.
Così detto fatto alla fine degli allenamenti, quando siamo entrambi vestiti e come al solito lo aspetto con la bici per il passaggio fino a casa, però lo vedo che mi saluto sbrigativo e tira dritto ignorando la mia attesa.
Alzo le sopracciglia incredulo, ma rimango inebetito un secondo poiché reagisco subito.
No, non funziona così mio caro!
- Ryoma! – Lo chiamo seguendolo mentre mi trascino la bici a mano. Lui rallenta appena il passo ma non si ferma, quindi mugugna un ‘mm?’ e non mi guarda nemmeno. Così non mi lasci altra scelta.
Con uno scatto deciso quanto la mia espressione risoluta, lo supero e gli blocco la via col mio mezzo. Siamo in strada ma non dobbiamo mica urlare, solo parlare. Va bene anche qua. Tanto più che ormai sono andati via praticamente tutti.
Nessuno ci sentirà.
La considerazione sul posto è giusto un attimo.
- Dobbiamo parlare, non credi? – Finalmente mi guarda ed è diretto come sempre, sembra non avere problema alcuno, nessuna paura. Bene, mi piace così.
- Ah si? – Dice quindi con noncuranza. Questo non mi rende le cose facili, aveva deciso per la via dell’indifferenza ma certe cose non possono essere ignorate, caro mio.
Non mi perdo d’animo, quindi mantenendo la mia espressione seria ma con un pizzico di enigma appena accentuato, ricambio il suo sguardo che sembra deciso e continuo.
- Si. Pensavo di aspettare che tu fossi pronto ma poi ho agito senza ragionarci più. – Evito di dirgli che il merito è anche di suo padre, penso che lo ucciderebbe… ed anche me. Cioè, mi fraintenderebbe. Quell’uomo mi ha solo acceso nei tuoi confronti, nulla di più, credimi. Mi ha fatto accelerare i tempi anche se ora, tornando indietro, forse tornerei al mio piano iniziale. Aspettare il tuo sviluppo!
Però… cavolo, abbiamo solo un anno di differenza, potrebbe anche essere come tutti quelli della sua età, come ero io l’anno scorso, e svegliarsi anche in quel senso, no?
- Mi hai baciato senza pensarci? Cioè baci gli amici normalmente per dargli la buonanotte? – Ehm, questo no… non voglio che tu sia così aggressivo. Certo, ti stai solo difendendo però così non va…
Distendo il mio viso in un sorriso di circostanza che vuole calmarlo ma non so quanto ci riesca. Non è proprio arrabbiato con me, solo seccato, credo.
- Non volevo dire questo. Sei il primo ragazzo che ho baciato. E normalmente gli amici non li saluto così. –
- Mi rincuora questo… vuol dire che sono privilegiato! – Ora dimostra un marcato sarcasmo tipico suo. Questo me lo aspettavo quindi non mi prende contro piede.
Riprendo l’aria di poco prima, quindi gli propongo di camminare e con calma ci avviamo. Io spingo sempre la mia bici ma non abbiano decisamente fretta. Credo che ci tenga anche lui a questo discorso.
- Prima però vorrei sapere da te una cosa. – Chiedo senza smettere di guardarlo, lui però mi dona solo il suo profilo poiché ha lo sguardo immerso davanti a sé, dritto ed alzato. Magari dentro sta passando l’apocalisse, ma dall’esterno riesce a mantenere sempre un certo tono. Mi piace anche per questo. Qua continuo senza aspettare la sua risposta. – Cosa provi per Tezuka? Vedo chiaramente che lui è diverso per te. Dopo che hai giocato con lui sei cambiato, sei più vivo… e lo guardi come se fosse… non so… il tuo salvatore. Cioè non lo fai in modo razionale e aperto, non credo che gli altri lo notino, ma io che non mi perdo un tuo particolare e che ti conosco un pochino più degli altri, me ne sono accorto. È speciale, per te, Tezuka. Ma come? Cosa provi? – Anche se forse avrebbe avuto più senso chiedergli cosa provava per me. Ma sono fatto così. Ho i miei modi.
Lui si ferma di colpo quindi mi guarda di scatto come a capire se sono serio, al mio sguardo deciso capisce che non scherzo, quindi riprende in considerazione tutte le mie parole ed io lo lascio ponderare un attimo. Non pensavo ci pensasse su, credevo mi dicesse che non sono affari miei e se ne andasse.
Rimango estremamente serio mentre lo fisso da questa vicinanza, quasi non fiato. Conta così tanto la sua risposta?
Di già?
Mi mordo nervosamente il labbro inferiore, quindi lui si decide a parlare rialzando gli occhi sui miei che non hanno mai smesso di cercare di leggergli dentro.
Quanto conta, di già, per me, questo ragazzo?”

/Wake up (make a movie) - Lostprophets/
Questa domanda mi ha spiazzato tanto che non mi accorgo di fermarmi, quindi guardo in basso, poi intorno ed infine, dopo aver rielaborato le sue parole, mi rendo conto che devo rispondere. Lo faccio solo perché si tratta di Momo.
Non so perché ma a lui mi sembra giusto rispondere.
Però quel che ha detto è vero, è mirato. Non sono cose campate per aria. È davvero molto acuto.
Non ho più percezione di me, però voglio rispondere così lo dirò anche a me stesso… già… ma poi dire cosa?
Non lo so nemmeno io. So solo che ha ragione a dire che Tezuka è stato determinante per me, ma non so assolutamente come e perché.
Cosa provo, poi, ancora meno.
Cosa gli dico, che non so?
Non ci ho mai pensato a queste cose...
Ad ogni modo è giusto che gli risponda qualcosa.
Non lo so bene perché, ma sento che devo.
Sospiro e facendomi forza rialzo lo sguardo sul suo. È teso, si vede. Tiene alla mia risposta.
- Io… - inizio cercando di essere deciso ma poi mi perdo ed il resto esce molto confuso e vago. - …non so… - la verità più disarmante che potessi tirare fuori.
Silenzio.
Ora deve dirmi lui qualcosa. Ora sono io che lo osservo con attenzione cercando di catturare ogni dettaglio.
Ora… lo vedo stringere i pugni, tirare tutti i muscoli del suo corpo teso, contrarre la mascella e indurire l’espressione insieme al suo sguardo.
Forse non è stata una buona idea quella di essere così sincero. Ma lo sono sempre, è un mio maledetto vizio.
- Ne sei innamorato? – Questa domanda a bruciapelo mi toglie di nuovo il fiato come ha fatto stanotte quando mi ha baciato.
- Cosa? – Mica ha detto una cosa simile… non so nemmeno io come prenderlo adesso.
- Hai capito bene. Ne sei innamorato? – Non so se i suoi buoni propositi iniziali di illuminarmi su quanto accaduto stanotte siano ancora tali o finiti chissà dove, ma spero proprio che tornino e che non mi lasci nel buio più totale. Che significa questa domanda?
Che significa reagire così?
- Perché sei arrabbiato? – e mi stupisco che la cosa che mi preme di più, ora, è questo. Sapere perché è arrabbiato.
Me ne sconvolgo mica poco ma lui trema mentre stringe le mani sui manubri, tutto il veicolo oscilla, se non si controlla potrebbe anche spaccarlo, con la forza che si ritrova. E spaccare me.
Spesso è così irascibile ed impulsivo…
Me ne rendo conto eppure così come me ne rendo conto, so anche che non mi toccherebbe mai con un dito per farmi del male.
Lo so.
Non so da dove mi arrivi questa certezza, ma ce l’ho e basta.
- Non lo capisci da solo? – La sua voce è bassa e penetrante, molto tesa, come se si trattenesse per non urlare. Non ne ho paura ma voglio sapere perché in questo momento è così.
- Se te lo chiedo vuol dire che non lo capisco. – Dico la prima cosa che mi esce e cerco di mantenere un tono normale. Forse è questo che lo innervosisce ulteriormente, quindi dopo un lampo nel suo sguardo che mi fa capire che ha passato il segno, eccolo che lo dice. E non urla perché in fondo del controllo ce l’ha ancora e sa che non è il luogo di urlare dicendo certe cose, però vorrebbe, oh, se vorrebbe.
- Tu mi piaci, io sto perdendo la testa per te e per quanto sciocco e masochista sia, le cose stanno esattamente così! Ma ora mi rendo conto che ho sbagliato e avrei dovuto aspettare che ti svegliassi un po’ e capissi cosa diavolo senti per le persone che ti circondano! –
Dopo di questo, ringhiato con un tono che mi ha messo i brividi poiché sembra che abbia urlato anche se non è così, non dice altro. Mi lascia il suo sguardo iroso penetrante che vorrebbe divorarmi, poi se ne va senza aspettare altro.
Mi pianta.
Mi dice una cosa simile e poi mi pianta così.
Ed io ora che dovrei fare?
Che devo pensare?
Che devo dire?
Dannazione, non mi ci sono mai trovato dentro a cose simili, perché diavolo ora mi ci ha buttato a forza?
Cosa si aspetta da me, ora?
Porca miseria, io gli piaccio… cioè… in QUEL senso?
E perché è arrabbiato con me?
E Tezuka?
È vero quel che ha detto?
Io innamorato… e di chi?
Mi innamoro anche io?
Pensavo che non dovessi farlo per forza… ma adesso mi rendo conto che qualcosa che non va c’è, o non starei così male e confuso.
Non capisco… non so proprio… e senza di lui con chi parlo, adesso?”

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Capitolo 3
*** che difficile guardarsi dentro ***


*Arriva un altro capitolo di questa fanfic. Le cose fra questi due non possono certo andare subito bene o sarebbe troppo noioso, così mi preoccupo io di movimentare un po’ la faccenda. Spero vi piaccia! Intanto… grazie a tutti quelli che hanno commentato e letto. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO III:
CHE DIFFICILE GUARDARSI DENTRO!

/Mad world – Gary Jules/
Doveva per forza spiattellarmi tutto così?
Non poteva aspettare un po’?
Non sono pronto per queste cose, non ci ho mai pensato, non ne sento il bisogno… a parte quando l’ho visto nudo ed ho reagito senza rendermene conto…
Mah!
Onestamente non penso sia ora, magari fisicamente qualcosa comincia a svegliarsi, credo sia normale, sono in quell’età, però mi sembra di poter vivere benissimo senza complicazioni sentimentali.
Sono faticosi i sentimenti e le emozioni in generale.
Certo ne provo, lo so bene, ma per lo più si tratta di rivalsa e combattività, odio perdere e farmi mettere sotto da chiunque quindi mi comporto in modo da stare sempre sopra gli altri. Questo è tutto.
Non ho mai contemplato la possibilità che un giorno mi sarei potuto innamorare, tanto più che non so come ci si dovrebbe sentire.
Il sentimento più grande che provo è quello dell’amicizia. L’unico che ho è Momo. O almeno credo sia solo amicizia.
Si ma per il capitano?
Momo in fondo ha ragione nel dire che non mi è indifferente. Non come lo possono essere gli altri della squadra. Insomma, ho una buona considerazione di lui, è ovvio, però da quando mi ha sconfitto mi ha acceso qualcosa dentro ed io non pensavo potesse esistere qualcosa di simile. Da quando la provo mi sento più vivo, mi piace giocare a tennis, lo trovo sensato… ora è tutto ciò che voglio fare.
Ed è merito suo.
Questo lo capisco bene.
Quello che non capisco è come si chiama quello che sento per lui.
E per Momo?
Me lo ha chiesto a bruciapelo, io non ci avevo mai pensato ma che ne so di come si chiamano certi sentimenti?
Fino a poco fa non pensavo nemmeno di provarne, non in modo particolare, insomma!
Che casino!
È tutta colpa sua!
Poteva aspettare!
Anche il fatto di dover fare i conti con la mia sessualità, non è uno scherzo.
Alla mia età sarà pure normale avere certe reazioni davanti a certe cose, però non credo che lo sia poi tanto se queste ‘certe cose’ sono di sesso maschile!
E poi io e Momo siamo amici, perché rovinare tutto così?
Che dovrei fare, ora?
Non so… non poteva trattarsi di una semplicissima partita di tennis?
Sarebbe stato così facile…
E' mentre cammino da solo come se mi fossi perso per una città sconosciuta, che una voce alle spalle mi fa sussultare distraendomi da questi pensieri caotici che mi fanno venire mal di testa.
- Echizen! Come mai a piedi, oggi? Momo ti ha piantato in asso? – Mi giro e alla voce calda e sfumata che sento, si accompagna il viso del senpai Fuji.
Non so se sentirmi rilassato o cosa ma forse non è male… cioè, lui è un tipo a posto, molto acuto. Forse se c’è uno che può aiutare le persone è proprio lui!
Per un istante rimango inebetito a guardarlo mostrando tutta la mia confusione, così mi raggiunge piegando la testa di lato. Ha la sua solita aria indecifrabile, se dovessi capire quello che pensa sarebbe impossibile.
Probabilmente non trova normale che io non sia con Momo ed anzi sia così… così come?
Come sono?
- Tutto bene? - Infatti mi chiede questo mentre mi rendo conto di dovergli dire qualcosa.
- Bè… non lo so di preciso… il senpai Momo era arrabbiato con me e se ne è andato da solo. – Non so nemmeno perché glielo dico. Sicuramente non gli interessa.
Sarebbero solo affari miei, in effetti. Normalmente rimarrei vago e basta ma ora… non ci riesco. Ho voglia di parlarne. Ne ho bisogno. Se mi chiedesse cosa mi succede o perché era arrabbiato, glielo direi.
Lo guardo senza vederlo realmente, la mia testa vola da Momo e a quello che mi ha detto.
Tezuka.
Cosa provo per lui?
Crede che ne sia innamorato, ma cosa so io di queste cose sentimentali e sdolcinate?
Come posso dire se lo sono se non so cosa sia l’amore?
- Posso chiederti come mai? – Ecco, me lo chiede con tatto e delicatezza, non è una domanda prepotente, non si sta imponendo. Non mi dà fastidio ma in questo momento a darmi fastidio sono solo io.
Stringo le labbra mentre scelgo cosa fare: glielo dico o no?
In condizioni solite non lo farei però ora non sono come sempre.
Ora mi sento molto confuso e non so guardarmi dentro, non so come si fa. Ed è proprio quello che dovrei fare.
Alla fine mi decido e abbassando il viso fisso gli occhi sul terreno che continuo a non vedere realmente, quindi parlo a voce bassa e poco convinta:
- Lui… pensa che io sia innamorato del capitano… - Ed improvvisamente dirlo non mi sembra così stupido. Mi sento un po’ più leggero dopo che l’ho detto ad alta voce, ma non è questo il nodo della questione, quello che mi fa sentire così… così giù… così confuso… così strano… va bene dirlo ad alta voce, però non è proprio questo quel che va detto.
- E come mai te lo ha detto? – Bè, le domande giuste sa farle eccome. Mi viene da pensare che ha sentito tutto e che sa già ogni cosa. Forse è così, in questo caso sta solo cercando di aiutarmi. Credo che voglia farmi riflettere.
Ma che importanza vuoi che abbia?
Sono riservato e penso che gli affari miei siano sempre miei ma a volte non ce la fai a seguire questo motto.
A volte hai veramente bisogno di orecchie che ti ascoltino e qualcuno che abbia il coraggio di esprimere quello che tu non osi.
Cosa mi direbbe se gli dicessi tutto?
Visto che normalmente ne parlo con Momo ma che ora non posso, e che con mio padre non ne parlerei mai, non mi sembra così assurdo dirlo a lui.
- Testualmente ha detto che sta perdendo la testa per me e che pensa di essere masochista. Comunque crede che io sia innamorato del senpai Tezuka ed è anche arrabbiato per questo. Non so, penso voglia una risposta da parte mia, visto che non ho emesso nemmeno una sillaba. – A questo punto mi fermo e sospiro. Ho anche parlato troppo, tutto sommato… forse avevo davvero bisogno di farlo. Però il peso, anche se è leggermente più piccolo, c’è ancora.
Non oso ancora guardarlo, forse ora mi sta fissando come se fossi un idiota, o magari con compassione… lo detesterei ma preferisco evitare qualsiasi sguardo. Ora come ora non mi va davvero di fronteggiare nessuno.
Stringo la sacca da tennis sulla spalla mentre mi rendo conto di aver proseguito nel cammino con lui a fianco. E finalmente parla, quasi non ne potevo più del suo silenzio.
Strano, vero?
- Se posso permettermi di dire il mio parere, quello che provi per Tezuka è una forte ammirazione e rispetto. Lui ha saputo accenderti, darti un obiettivo e dei sogni, cosa che fino ad ora, evidentemente, nessuno ti aveva dato. È per questo che ora lo guardi con altri occhi e ti piace. Ma non è nel senso che crede Momo. – Qua alzo gli occhi su di lui, guardo con sorpresa il suo profilo regolare e quasi delicato dove i lineamenti distesi ed enigmatici non mostrano ancora una volta quel che prova. Stiamo parlando di sentimenti fra ragazzi, non gli sembra strano? Gli ho appena detto che io piaccio a Momo e lui non ha fatto una piega, anzi! Questo mi risolleva, certo, ma mi fa pensare… come mai? – Sai, è un ragazzo molto istintivo e precipitoso… a mio avviso avrebbe dovuto aspettare un po’ per affrontare questo discorso. Ora sarai confuso ed è normale visto che in quel senso sei più indietro degli altri. – Mi fa un certo effetto sentirmi dire che sono indietro agli altri riguardo qualcosa. Normalmente sono davanti a tutti! – Del resto devi compensare in qualche modo il tuo eccellere nel tennis. Lì sei sopra la norma ma se lo fossi in ogni campo non saresti umano! – E' una teoria interessante e penso che quando tutto questo sarà chiarito, mi ci metterò a riflettere. Perché non posso stare sopra la norma in ogni settore? Bè, fino ad ora pensavo mi interessasse solo il tennis, finchè lì ero imbattibile, escludendo mio padre, il resto non contava. Ma capisco solo ora che non è così ed è una cosa brutale e improvvisa.
A questo punto forse dovrei dire qualcosa ma non so cosa, quindi me ne sto ancora zitto sperando che sia lui a parlare ancora e a illuminarmi un altro po’. In fondo non è stata una cattiva idea dirglielo.
- Se vuoi un consiglio dovresti parlarne con Momo e magari chiedergli tempo. Mi pare sia ancora troppo presto per te per affrontare certi argomenti e situazioni, vedrai che ti rispetterà. Farà fatica ma ti rispetterà e ti lascerà il tempo che ti occorre per far luce in te. –
Se le cose andassero davvero così come dice lui, farei la firma. Se con quel testone bastasse chiedergli tempo sarebbe tutto più facile, eppure qualcosa mi dice che non sarà così.
L’ennesimo sospiro mentre incurvo impercettibilmente le spalle e torno a guardare avanti. Ormai siamo al crepuscolo e la sera sta per arrivare, potrei anche rimandare tutto a domani e dormirci su, però… chi riuscirebbe a dormire?
Voglio essere sicuro che mi verrà a prendere e che sarà tutto come sempre.
- Grazie senpai. – Non accenno ad altro, così lui sorride con quel suo fare gentile e si ferma per prendere un'altra direzione mentre mi guarda accelerare la mia camminata.
- Echizen! – Mi chiama quando sono a diversi metri da lui, quindi mi fermo e mi giro scambiando con lui un ultimo sguardo. Ora i suoi occhi mi guardano davvero con quel suo fare inquietante e diretto, come quando fa sul serio. Rabbrividisco un attimo e mentre continua non smette di sorridere, cosa ancor più inquietante!
- Capisci di essere innamorato quando il tuo cuore ed il tuo corpo hanno la stessa reazione di quando giochi una partita lunga e difficile ma molto entusiasmante. –
E questo che vuol dire? Capisco di essere innamorato quando davanti ad una persona mi sentirò fisicamente stanco e sfinito? Ha senso?
Mio malgrado mi inchino in saluto e me ne vado.
Non si rimandano mai le cose che si possono fare subito.
Detesto aspettare!”

/Wake up (make a movie) – Lostprophets/
Forse avrei dovuto aspettare, lo riconosco.
Anzi, no, sicuramente.
Se ora non mi parlerà più sarà tutta colpa mia perché non ho atteso il risveglio del ghiro, come mi ero prefissato.
Non sono un idiota, so bene quali sono le strategie migliori da adottare in determinati casi… è solo che fra il dire e il fare c’è di mezzo il Monte Fuji!
Gli ho spiattellato brutalmente in faccia che è innamorato di Tezuka mentre io lo sono di lui. Non è stata una gran mossa ma ormai è fatta, basta così.
Se mi parlerà ancora sarà un miracolo però nella vita nulla è mai detto!
Poso la bicicletta nel garage e la chiudo col lucchetto.
Non riesco a fare a meno di pensare a come gliel’ho detto. Sono stato troppo diretto e irruente, come mio solito. Quando mi trattengo è solo perché c’è qualcuno della squadra con me che mi placa prima che parta, altrimenti finisco sempre per fare qualcosa che probabilmente non dovrei fare.
Già.
E il fatto che ormai sia andata non mi consola, non è che mi incentiva a non pensarci più.
Sospiro sconsolato.
Forse ho perso ogni possibilità con lui.
Se avessi aspettato le cose sarebbero andate come avevo progettato ma così ho cambiato tutto e mi sa che mi guarderà sempre come un alieno, altro che come al suo ragazzo!
- Senpai Momo. – Una voce alle mie spalle mentre chiudo la porta del garage, mi fa sobbalzare.
Porca miseria, non dirmi che i miracoli accadono realmente!
Mi giro in fretta col cuore in gola e quando i miei occhi si posano sul suo viso scontroso che mi guarda a qualche metro di distanza, ho un sussulto.
- Ryoma… - Mormoro a fior di labbra stupito. Forse non andrà così male come pensavo… se è qua non può essere davvero così disastroso, no?
Mi avvicino lentamente ma mi sembra di camminare in un sogno, istantaneamente l’ambiente circostante mi arriva confuso e non noto nulla che non lo riguardi.
Lo scruto con attenzione e mi accorgo dello stato pietoso in cui è. È tutto sudato, pallido ma con le guance rosse e sembra che sia affannato.
- Sembra che hai corso i mille chilometri col diavolo a rincorrerti! – mi esce spontanea l’esclamazione, non ha un gran bell’aspetto.
Lui alza le sopracciglia in segno interrogativo, quindi confuso mi chiede:
- Cosa dici? – Ed io arrivandogli davanti, osservandolo meglio, rispondo sincero dimenticando per un momento tutto quello che è successo prima fra noi:
- Sei come quando fai una lunga partita difficile! – A questo punto, non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra proprio che i suoi occhi si illuminino capendo qualcosa che io, forse, non capirò mai se lui non me lo spiega. Cosa non scontata visti i nostri recenti precedenti!
- No, non ho corso. – Dice solo questo ma non continua anche se so che c’è dell’altro.
- Perché sei qua? – Chiedo cercando di non risultare troppo ansioso. Ryoma sembra svegliarsi e riscuotersi dai suoi pensieri, quindi finalmente parla. Stringe i pugni e contrae i muscoli. È molto teso o forse solo arrabbiato.
Ha un aria che non so decifrare del tutto. È cupo, confuso e deciso al tempo stesso, cosa impossibile visto che sarebbe una contraddizione.
- Sono qua per chiederti tempo per pensare a quello che mi hai detto. – Inizia così, quindi il nervoso comincia già a salirmi.
Ha ragione, dannazione, ma quanto devo aspettare?
Improvvisamente mi ricordo perché non ho seguito il mio ‘piano’ e ho accelerato i tempi!
Sembra che non sarà mai pronto, dannazione. Io è ora che ho voglia di lui, di stringere il nostro rapporto. Non è normale, di solito si perde la testa per persone più grandi, più sviluppate, più… bè, insomma, tutto l’opposto di lui!
Serro la mascella e indurisco l’espressione del mio viso. Lui lo nota e capisce che non sarà facile come forse aveva pensato. Mi dispiace ma sono fatto così. Nemmeno tu sei uno che sa aspettare e lo sai benissimo.
- Tu al mio posto non aspetteresti. Detesti aspettare. Non sai proprio come si fa. Perché io dovrei aspettare? Che cosa, poi? Una manna dal cielo? È così tanto difficile ammettere ciò che provi per il capitano e per me? – Tanto lo so che per me è solo amicizia e che ho sbagliato, ho interpretato male i segnali che mi hai dato mentre fin troppo bene quelli per Tezuka. Non c’è molto da dire.
Lui sgrana gli occhi, non pensava avessi questa reazione ma parte subito all’attacco senza farsi sopraffare. Allarga le braccia in segno d’impazienza e cerca di domare il tono della sua voce che trema. Solo che non so se trema per la rabbia o perché lo sto ferendo. Anche lui può venir ferito?
Lui che per non lasciarsi ferire reagisce sempre in modo da ferire di più chi ha davanti?
- Se quello che hai detto prima è vero ora tu mi daresti tempo. – Se l’asciuga così e non ha tutti i torti però sono stanco. Sono davvero stanco di far tutto io in questo rapporto. Mi sembra di essermi immaginato tutto, di essere un idiota.
- Come puoi dubitarne? Pensi che te l’avrei detto rischiando di rovinare tutto? – Sono sempre più altero mentre gesticolo a mia volta, l’espressione mostra perfettamente il mio stato, mi sto arrabbiando di nuovo e non intendo mascherarlo.
- Mettiti un po’ nei miei panni! Fino a ieri sera non contemplavo minimamente né la mia sessualità né i miei sentimenti! Mi limitavo a giocare a tennis per tagliare i miei traguardi. Sono stato cresciuto con l’unico pensiero fisso del tennis. Cosa pretendi ora da me in un giorno? – Anche lui si sta seccando molto e fra un po’ urleremo tutti e due ma se così deve essere affinché qualcosa cambi, allora che sia.
Solo che forse cambierà in peggio ed il merito sarà prevalentemente mio. Perché sarebbe bastato che gli dicessi ‘si, aspetterò’.
Ma non sono uno di quegli illusi che si vedono nei film e che se la beccano sempre nel fondoschiena!
- E tu nei miei ti ci metti? Sai da quanto aspetto che ti svegli? Non so perché e se lo sapessi farei in modo di cambiare le cose, ma da quando ho deciso di diventarti amico in me è scattata quella scintilla e non sono un ipocrita che fa finta di nulla. Dovrei aspettare che tu cresca e che cresca anche io, magari, ma non ne sono capace. La mia è rimasta solo una sterile intenzione! Quel che provo per te è già al punto di non farmi ragionare! Come puoi chiedermi di aspettare ancora? Voglio solo sapere se mi ricambi o se preferisci Tezuka, come ormai penso! – Duro, incalzante, precipitoso e aggressivo come mio solito. Ecco qua, ho alzato la voce, proprio come immaginavo!
I suoi occhi mi dicono chiaramente che è rimasto colpito da questa mia reazione, non gli avevo mai parlato così e forse capirà solo fra mille anni luce quel che gli ho detto, ma io non so davvero più che fare. Ormai sono un fiume in piena i cui argini sono straripati. Non mi fermo più, il ritmo è sempre più incalzante, il suono sempre più forte, un esplosione di sensazioni e sentimenti. Mi fa male.
Mi fa male perché sono sicuro che è tutto tempo perso, che stasera chiuderemo tutto.
E la cosa mi fa impazzire, uscire di testa!
- Io non so cosa provo, non sono pronto per provare qualcosa che vada al di là dell’amicizia o dell’ammirazione. Non so guardarmi dentro, non l’ho mai fatto! Forse è vero, mi piace Tezuka nel senso che dici tu o forse no, ma ora non so risponderti con sicurezza. Accettalo e basta e se non ti sta bene, se non sai aspettare che mi chiarisca, allora arrangiati! – Questo è proprio quello che pensavo mi dicesse, se devo essere sincero. Me lo aspettavo ma fa male. Fa male e non voglio che lo dica, che se ne freghi così di me, che ciò che prova per me non sia nemmeno contemplato nel suo sfogo.
Non voglio che fra noi sia così.
Nemmeno quando ci siamo conosciuti la prima volta abbiamo litigato in questo moso, siamo diventati subito amici perché così ho voluto e quando mi sono accorto che mi interessava in modo anormale non ho potuto più farci nulla. Ormai le cose erano andate.
Però ora ho rovinato tutto. I miei timori diventano realtà.
Dopo di questo non c’è più nulla da dirci.
Nulla.
Con la sensazione di esplodere ulteriormente gli passo davanti allontanandomi dal mio palazzo e da questo quartiere. Da lui. Me ne vado invece di salire in casa, non ragiono più, disinserisco semplicemente il cervello e prima di avere la tentazione di fargli qualunque altra cosa, mi allontano il più in fretta possibile. Non mi segue ma rimane fermo là a guardarmi mentre me ne vado senza aggiungere altro.
Dopo che gli ho urlato contro, che l’ho guardato con rabbia e che ho contribuito a rompere anche quel po’ che forse era rimasto, cosa dovrei fare?
Ora mentre ogni passo mi brucia e mi ferisce perché vorrei solo stare là e cancellare tutto.
Non sono le parole che ci siamo detti, è la consapevolezza che ho sbagliato ogni cosa e che fra noi non sarà mai nulla, nemmeno fra dieci anni, forse.
È semplicemente così.
È finita ancora prima di cominciare.
Non c’è altro da dire, niente da fare.
Però io ora sto male.
Davvero male.
Dove vado?”

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Capitolo 4
*** Una lunga notte ***


CAPITOLO IV:
UNA LUNGA NOTTE

/Never think – Robert Pattinson/
Leggo il nome sul campanello accanto al cancello della casa che ho davanti e sto fermo senza alzare il dito e suonare. Non sapevo dove andare e cosa fare, ma mi è venuto spontaneo venire qua, non ci ho nemmeno pensato. Le mie gambe si sono mosse da sole ed ora sto qua ad aspettare che mi venga una buona scusa per giustificare al senpai la mia presenza qua. Cosa gli dico, quando mi apre? Cosa gli chiedo?
Non voglio tornare a casa, vedere i miei genitori e sentirli preoccuparsi per me e per questo mio stato fuori dalla mia solita norma.
Non sono mai così, sono sempre allegro, sorridente e scherzoso. Arrivo a casa facendo un gran baccano e mi metto subito a mangiare... ora tornerei e che farei?
Mi chiuderei in camera, poi mia madre verrebbe a chiedermi che mi succede ed io sarei sgarbato e non saprei cosa dirgli.
Non posso dirgli che col ragazzo che mi piace va male... non sa nemmeno che sono gay!
Bè, in realtà mi piacciono anche le ragazze...
Comunque non posso dirle nulla.
Ogni volta che il mio umore è nero per qualche motivo, spontaneamente me ne vado a zonzo per la città ed evito casa mia, magari vado a giocare a tennis da strada ma non torno mai a casa.
Questa è una di quelle volte però ormai è sera, è ora di cena ed io ho lo stomaco vuoto... non ho fame, ho un mattone dentro, però qualcosa devo fare e allora suono il campanello una volta per tutte, mi verrà qualcosa da dire!
Poco dopo dal citofono la sua voce familiare e gentile mi risponde chiedendomi chi sono ed io parlo dopo un attimo di esitazione, dicendo il mio nome.
Allora con stupore mi saluta e mi dice di entrare, infatti il cancello si apre insieme alla porta di casa.
Mi accoglie la sua figura alta e snella insieme ad un sorriso cordiale che però non tradisce la muta domanda su cosa io ci faccia qui a quest'ora...
- E' successo qualcosa? - Appena mi guarda con più attenzione, davanti a lui, lo capisce subito. Così mi fa sgusciare in casa e mentre aspetto a togliermi le scarpe guardo a terra.
Come mi sento a pezzi!
- In realtà si... - Mormoro col tono tipicamente scoraggiato.
- Ti va di parlarne? - Il mio silenzio gli fa capire che al momento non ci riesco, ma il problema è che non so come impostare il discorso, cosa dirgli di preciso, come spiegargli tutto quello che è accaduto fra me e Ryoma. Non è mica tanto facile... non mi ha scaricato, non stavamo nemmeno insieme, però per ora non vuole stare con me perché non sa cosa vuole e cosa prova; io sono sicuro che sia innamorato del capitano e lui di rimando si è anche arrabbiato con me.
No, non è decisamente facile da spiegare... come la prenderebbe il senapi?
Penso che fra tutti sia il più indicato, in fondo è chiaro come il cielo che sta con Kikumaru... non ci sono dubbi, insomma.
- Vieni, intanto accomodati, hai cenato? Noi stavamo per farlo... dico ai miei di aggiungere un posto, non ci sono problemi... - è ancora molto gentile e dolce, ha un aria così matura e sicura che gli invidio. Io sono tutto l'opposto, come ci si può innamorare di me? Io faccio scappare le persone!
- Non ho molta fame e poi non voglio disturbare... solo che... - Mi interrompo rendendomi conto che non voglio che mi mandi via e che ho bisogno di lui, di parlargli, di ascoltarlo; così mi faccio forza e con maggior fermezza alzo lo sguardo su di lui, finalmente incrocio i suoi occhi che non hanno mai smesso di guardarmi e parlo: - Senpai Oishi, ho bisogno di parlare con qualcuno. -
Il suo sorriso si allarga ed è caldo:
- Ma certo, vieni, andiamo in camera mia. - Allarga un braccio in direzione della sala accanto all'ingresso in cui siamo e poi il corridoio.
- Ma no, tu mangia pure, io aspetto, non voglio... -
- Non fare storie, Momo. Vieni e basta. Va benissimo così, davvero. -
Così annuisco e una volta scalzo mi avvio verso la direzione che ha indicato. I suoi sono in cucina e con un inchino di saluto e di scuse proseguo verso quella che mi dice essere la sua camera. Una volta dentro mi invita a sedermi da qualche parte ed io mi accomodo sulla sedia davanti alla scrivania, in punta, con ogni parte di me teso e pronto a scappare, ogni cosa di me trapela nervosismo a partire dalle mani che mi torco per finire con il labbro inferiore che mi mordicchio.
Non è da me essere così ansioso, sono sempre molto sicuro di me, so sempre cosa dire e come... ma ora mi sembra di essere un altro.
Oishi si siede sul letto verso di me, non siamo distanziati poi molto, è una camera dalle medie dimensioni molto in ordine e luminosa.
- Allora, che ti succede? - Vedendo il mio nervoso cerca di spingermi alla confidenza, bè lui è un tipo che ispira molta fiducia, più volte mi è capitato di parlare con lui ed è sempre stato molto utile. Mi segue molto e da come mi allena mi fa capire che crede parecchio in me e nelle mie capacità, ed io lo so benissimo.
Sospiro, così passandomi le mani sul viso appoggio i gomiti sulle ginocchia e il mento ai palmi, infine mi decido con un aria che sento smarrita e non da me:
- Mi sto innamorando di Ryoma. - Non ci sono molti modi per dirlo, in fondo, e lui conosce i miei. Non si aspetterebbe troppi giri di parole. Non fa una piega, non spegne la sua espressione dolce e aperta al dialogo, quel lieve sorriso di fiducia, quindi aspetta che prosegua perché lui sa che c'è dell'altro. - Lui è ancora addormentato in quel senso, volevo aspettare che crescesse un po', però non ce l'ho fatta e senza ragionare l'ho baciato, quindi mi sono dichiarato e gli ho anche chiesto brutalmente cosa provasse per me, dicendo chiaramente che penso che lui sia innamorato del capitano Tezuka. Ed ora, dopo che ho litigato con lui, so di aver sbagliato tutto e di averlo perso... - Smetto di parlare stupendomi di averlo fatto più facilmente di quanto avessi immaginato, così mi trovo a trattenere il fiato, alzare appena il viso dalle mie mani e a guardare il senpai che mi ricambia senza alcuno schifo nello sguardo.
Cosa pensa?
Come l'ha presa?
Con una tensione crescente che va alla bocca del mio stomaco contorcendomelo, lo fisso diretto ed ansioso di sentire cosa ha da dirmi.
Lui sa che io mi aspetto qualcosa anche se non ho fatto nessuna domanda esplicita, così dopo aver riflettuto un po' ed essersi assicurato che io non voglia dire altro, interviene con la sua tipica calma adulta.
- Bè, te ne sei accorto anche tu... hai avuto troppa fretta. Non era ancora pronto per una cosa simile... - Ed è ora, mentre continua a parlare, che io mi rendo conto che il sollievo maggiore non sono per le sue parole, né per il tono ma solo per il fatto che non sia orripilato da me, che gli sembri normale la confessione che ho fatto, che vada bene. - Però ora che è successo devi dargli tempo. Per me non è perso nulla e per cominciare sono sicuro che non sia innamorato di Tezuka, l'ammira molto, lo rispetta, lo tiene molto in considerazione, cosa rara per lui, ma non ne è innamorato. Deve solo far luce in sé stesso, però tu non devi fargli pressione. - Si appoggia con le mani dietro di sé, al letto, quindi accavalla le gambe e aspetta che io risponda in qualche modo. È sereno, è molto sereno, come se ricordasse qualcosa che è accaduto a lui poco tempo fa, molto simile a questo. Mi conosce bene, sa come sono fatto e cosa vorrei fare, che gli metterei ancora più pressione ma al tempo stesso mi capisce, mi capisce profondamente, non mi giudica e non mi accusa. Mi accetta e mi consiglia cercando di placarmi e tranquillizzarmi.
Così mi decido a parlare ancora, esprimendo l'ultimo dubbio, il più grande in fondo:
- Cosa dovrei fare, ora? - Sentire che per lui nulla è perso e che a Ryoma non piace il capitano in quel senso, mi dà molto sollievo, mi ha aperto un po' l'animo, mi sento un pochino più leggero ma non è ancora sufficiente. La parte più dura dovrò farla io, domani, davanti a lui.
Perché un chiarimento finale ci sarà di sicuro e sarà inevitabile poiché giusto.
- Per me domani dovresti andare da lui, scusarti della fretta che gli hai messo e con calma dirgli che gli darai tutto il tempo che gli serve per capirsi. - Si ferma un attimo, continua a scrutare ogni inclinazione del mio viso che lentamente si distende anche se rimane con un fondo di tristezza e sofferenza, mi drizzo sulla sedia, mi appoggio allo schienale e riprendendo a torcermi le dita comincio a dondolare le gambe. Sono ancora nervoso, ma meno di prima.
Merito del senpai.
- Per uno che pensava solo al tennis e che sentimentalmente era più indietro di quelli della sua età, la situazione in cui l'hai brutalmente messo è molto difficile. Ha solo bisogno di tempo, tutto qua. Vedrai che andrà tutto bene. -
Mi sembra di essere il suo fratello minore, un fratello a cui vuole molto bene e cerca sempre di proteggere e correggere. Non mi lascerà mai perdere, anche se sbaglierò sarà sempre lì, pronto ad indicarmi l'errore e poi la strada migliore da prendere dopo.
Sapevo che avevo fatto bene a venire qua.
Del resto quando agisco senza pensare, anche se a volte non sembra, le cose vanno sempre bene.
Devo solo aspettare che le azioni affrettate con Ryoma diano il loro frutto.
Lo daranno.
Devo crederci.
Assolutamente.
Non c'è scelta.
Sarà così.
L'ha detto anche Oishi e lui non si sbaglia mai!
Sospiro di nuovo e questa volta con ancora un po' più di leggerezza, quindi fermo mani e gambe e tornando lo sfacciato di sempre chiedo:
- Posso fermarmi a dormire qua? Sai, se torno a casa con questo umore mia mamma mi tormenta e certe cose non posso dirgliele... -
Lui sorride con un fondo di divertimento, quindi si alza e mi tira il telefono:
- Avvertila, però... e poi vieni di là a mangiare! -
Non è un ordine ma ‘5mmeno qualcosa su cui si può discutere, così rispondendogli con un altro sorriso, non in piena forma ma pur sempre un sorriso è, prendo il telefono che mi ha tirato e alzando la mano nel segno militare di saluto, dico squillante:
- Sissignore! -
Lui ridacchia scuotendo il capo, quindi esce e mi lascia solo per la telefonata.
Guardo la porta che si è richiusa e torno serio e pensieroso. Chissà se è come ha detto lui.
Io devo crederci perché altrimenti domani non riuscirò di certo ad andare da Ryoma a dirgli tutte quelle cose.
Sarà così.
Andrà tutto bene.
Devo crederci. “

/I cought myself – Paramore/
Mi ha piantato qua, in asso, di nuovo, per l’ennesima volta, dopo avermi tirato la patata bollente. Ed io ora secondo lui che dovrei fare?
Dannazione!
Quando fa così ho la grandissima tentazione di andare là e prenderlo a racchettate!
Stringo convulsamente il borsone con la racchetta da tennis che sto reggendo sulla mia spalla, contraggo i muscoli del mio viso mostrando un espressione liberamente irosa, quindi stringo le labbra in segno stizzito e assottigliando gli occhi nella direzione in cui è sparito mi volto e vado via diretto in quella opposta.
Via, lontano da lui o davvero gli tiro il Twist Serve più potente che abbia mai fatto!
Perché io riesco a perdere così facilmente la mia pazienza e a seccarmi fino a questo punto?
Devo imparare a lasciar perdere, porca miseria!
No, io devo sempre rispondere ad ogni provocazione, nessuno con me la passa liscia, però affronto la situazione a modo mio, punto laddove so di essere forte.
Qua… qua dove devo puntare?
Non posso risolverla con una partita di tennis… oh, come lo vorrei, però…
Dopo una miriade di sbuffi mi ritrovo in centro città avvolto nel buio della sera.
A casa mi daranno per disperso e onestamente non me ne frega molto.
Non ci penso minimamente a tornare là, con mio padre che mi scasserà, vorrà giocare, mi farà il terzo grado, mi romperà le scatole, mi prenderà in giro, non mi lascerà in pace… no, non ci torno!
Me ne starò qua finché non mi passa, anche tutta la notte se serve, non me ne importa!
È tutta colpa di Momo, poteva aspettare, perché non ha accettato la mia richiesta?
Che mai gli avrò detto, poi?
Gli ho chiesto tempo, non era una cosa ragionevole?
Ma che vada a quel paese, anche lui!
- Ehi, piccoletto… che ci fai qui tutto solo a quest’ora? Hai perso la strada di casa? – Una voce sbruffona e sconosciuta mi raggiunge subito dietro di me facendomi voltare già con un espressione irritata, non è serata per nessuno, giratemi alla larga!
Stringo di nuovo la cinghia del borsone con tutto il necessario per il tennis. Racchetta e pallina sono a portata di mano, non ci metto nulla a sistemare chiunque.
E forse non è male sfogarmi con qualche idiota!
È molto più alto di me ed anche grosso ma a farmi esitare un istante non è questo bensì il fatto che come lui, a circondarmi, ce ne siano altri quattro!
Che palle!
Incupisco la mia espressione senza mostrare il minimo segno di paura, quindi questi seccatori non mollano, pensano di potersi divertire un po’ e mi si avvicinano ulteriormente ridacchiando:
- Guarda guarda… il moccioso non ha paura! Bisogna spiegargli due cosette su come va il mondo ad un certo orario… che ne dite ragazzi? - Gli altri pecoroni sghignazzano spalleggiandosi come dei menomati mentali; no, non sono in vena. Non sopporto normalmente nessuno, figurarsi ora.
Non parlo, non proferisco parola, non è da me, non parlo quasi mai in questi casi. Preferisco agire.
Quindi apro la cerniera del borsone che ho in spalla e appena prendo in mano la pallina realizzo che sono troppo vicini, così stringendola fra le dita volto loro le spalle e li ignoro andandomene come se nulla fosse.
Sicuramente mi verranno dietro e non accetteranno questo atteggiamento ma allora io sarò alla giusta distanza per fare liberamente quel che voglio.
Facendo finta di avere Momo davanti a me, naturalmente.
Questo è il mio piano architettato velocissimamente senza un particolare approfondimento, ho la mente prevalentemente ottenebrata dalla rabbia per quell’idiota là quindi non ragiono molto, lo ammetto.
Sono completamente proteso verso di lui e quel che mi ha detto.
E fatto.
Però proprio quando ho mosso qualche passo vengo smentito dalla presa ferrea sul mio braccio, dunque mi chiamano: - Ehi, non abbiamo mica finito! – e mi strattonano girandomi di nuovo verso di loro. Lascio andare la pallina ma non muovo un muscolo, rimango con le mani lungo i fianchi ed un espressione irritata e cupa che dice tutto. Non sono molto socievole di natura, ora men che meno.
Il punto è che dovrei fare qualcosa, avere paura, dire una cosa sensata almeno… ma non mi esce nulla ed anzi rimango con questo atteggiamento strafottente.
- Questo non ci piace, lo sai? – Ringhia un altro mentre mi circondano. Paura… rispetto alla situazione in cui mi ha cacciato Momo, questa è una barzelletta!
Ho problemi ben più grandi, ora!
Non mi abbasso nemmeno a dire di lasciarmi in pace.
Sono insetti e dal mio sguardo capiscono ciò che penso infatti quello che mi tiene alza l’altra mano serrata a pugno pronto per colpirmi ma con piacere noto che non si infrange con il mio viso.
Momo?
Con una certa fretta e ansia mi trovo a spostare gli occhi sulla causa del suo arresto e noto chi non mi sarei mai e poi mai aspettato di incontrare proprio ora.
Il capitano Tezuka!
E la delusione si impadronisc di me.
Con un aria estremamente severa ma sempre sul gelido andante, tiene il polso del ragazzo e osservandolo dall’alto della sua statura, lo supera di qualche centimetro, gli intima di lasciarmi in pace e di andarsene.
Non fa altro, nessuna minaccia. Non ascolto nemmeno bene le parole esatte che usa visto che la confusione mi attanaglia proprio ora.
Perché dovevo incontrare proprio lui e proprio in questo stato d’animo terribile?
Preferivo i teppisti!
In un istante questi si dileguano lasciandomi da solo con lui che mi fissa sempre dall’alto della sua statura e sempre come se avesse davanti uno sbaglio della natura, ma magari questa è solo una mia impressione visto quanto ho pensato a lui in queste ultime ore per colpa di Momo.
Sospiro contrariato ricomponendomi, quindi distolgo lo sguardo dal suo che è molto diretto e penetrante ed io più nervoso di prima mi mordicchio il labbro e apro e chiudo le dita.
Da cosa deriva questo stato d’animo, ora?
- Che ci fai qua a quest’ora? Dovresti essere a casa… - In qualità di capitano è normale questa domanda, specie dopo che mi ha salvato da un pestaggio assicurato!
Che problema ho, ora?
È lui?
O piuttosto è perché è lui e non qualcun altro?
Che io in realtà sperassi in un intervento di Momo, come di solito succede?
Bè, mi sembra ovvio, ormai...
Arriva nei momenti giusti e mi salva da quelli con cui non me la caverei col tennis perché non ne capiscono nulla oppure perché sono sprovvisto di pallina e racchetta.
Ma che ne so, in fondo… ora so solo che sto male, che sono nervoso, che non mi piace questa situazione e che sto davanti a Tezuka che aspetta una spiegazione che non so dargli.
Anzi.
Non voglio dargli.
- Perché non sei a casa? –
Ripete con un pizzico di impazienza in più di prima.
Se mi piacesse lui come dice Momo sarebbe così facile, ma come lo capisco?
Come si capisce chi mi piace?
Basta che il mio corpo abbia inspiegabili accelerazioni, come è avvenuto prima con Momo, per un istante?
Mi sembra una cavolata, mi sembrano cose così stupide…
- Non sono dell’umore per andarci! – Rispondo con sincerità senza pensarci troppo.
Non nascondo mai ciò che penso, non sarebbe da me in fondo.
Non mi vergogno di nulla di quel che mi succede.
Anche se ho qualche problema coi miei sentimenti!
- No? – Mi chiede con una punta di scetticismo.
Non lo sto guardando in faccia ma so che avrà alzato impaziente il sopracciglio e si aspetterà qualche parola in più.
- No! Io… - A questo punto forse è meglio dirgli qualcos’altro… e perché? Perché dovrei? Chi è lui per prendersi qualche spiegazione? È solo il mio capitano di tennis ma ora non siamo a scuola o al club… perché dovrei dirglielo? Dirgli cosa, poi? Io non mi confido mai con nessuno, sono sempre fatti miei… - … ho litigato con Momo e… - Che diavolo sto facendo? Perché parlo così piano, esito così tanto e non oso guardarlo negli occhi?
Anzi… perché la mia voce… - … non posso reggere anche mio padre… - trema…?
La mia voce trema?
Non mi è mai successo.
Cos’è questa sensazione terribile che mi opprime dentro e cresce e sale sempre più?
Sembra voglia arrivare fino agli occhi e se esce cosa succede?
Cosa sarà, allora?
È voglia di piangere?
È questa?
Non l’ho mai provata, non lo so… ma se è questa è terribile ed insopportabile, umiliante…
Dio, come si resiste?
- Vieni, casa mia non è lontana. – Non dice altro, non mi offre nulla, solo mi dice di andare a casa sua. Di andare con lui a casa sua.
Se Momo avesse ragione dovrei sentirmi al settimo cielo, felice, essere contento di seguirlo, di stare con lui da solo, è stato lui a dirmelo, lui che non vuole lasciarmi solo.
Lui che ha capito il mio umore nero.
Appunto, è lui ad aiutarmi anche se con un semplice gesto come offrirmi rifugio invece che rispedirmi a casa a calci in culo.
Lui.
Lui che mi ha salvato e difeso, che ha risolto la mia situazione e che ora sta con me.
Non Momo.
A questo punto, mentre lo seguo avviarsi a passo normale verso casa sua, sento il mio mento ed il mio labbro tremare leggermente, così come il mio respiro.
Non ho mai guardato così tanto in basso come ora. Quando cammino guardo sempre in alto, sto dritto e non abbasso mai gli occhi.
Ora mi sento così pesante e strascicato…
Così a pezzi.
Così stanco.
Nemmeno la rabbia di prima, c’è più.
È tutto sparito così.
Non mi servirà fargli nessuna domanda, chiedergli nessuna opinione.
Non mi servirà.
Solo passerò la notte in un posto in cui sarò lasciato in pace e domani andrò da Momo a dirgli… dirgli che… che cosa gli dirò, quando lo vedrò?
Che farò?
Mi sentirò meglio?
Peggio?
Magari gli dirò quello che vorrei dirgli ora… ovvero che avrei voluto fosse stato lui ad aiutarmi e a seguirmi.
Che non mi avesse piantato in asso e che non si fosse arrabbiato con me.
L’ho ferito?
Si è stufato di me e del mio letargo sentimentale?
È finita ancora prima di iniziare?
Oh, come contano ora queste cose… ora che ho realizzato che se ne è andato e non è tornato indietro, mi ha piantato.
È arrabbiato con me.
Conta così tanto, ora, che lui sia arrabbiato con me?
Così tanto?
Vorrei solo che fosse lui, qua, ora, al posto del capitano Tezuka.
Vorrei solo questo… “

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Capitolo 5
*** svegliarsi ***


*Ragazzi, questa è la fine della storia, vi avevo detto che non era lunga e che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo. L’ho scritto di getto, dopo l’influenza che ho avuto in questi giorni e spero che 40 di febbre mi abbiano giovato e che siate soddisfatti di ciò che è uscito.
In realtà ne ho in programma altre su questo manga, ma su altre coppie, però aspetterò l’ispirazione giusta, sapete che funziono così.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia e in particolare: Sooshiki, Nike87, The_Smoking_Bomb, Kalos, Ayumi Suruwatari, Mao18, Skadi, Lanchan, Ilion13 e Parsifal. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Per questo ultimo capitolo vi auguro buona lettura. Baci Akane Ci sentiamo in giro con nuove storie!*

CAPITOLO V:
SVEGLIARSI

/Auto rock – Mogwai /
Guardo il campanello del cancello della sua casa circondata da un giardino immenso ed un campo da tennis, inghiotto. Sbircio fra le finestre di quella che dovrebbe essere la sua camera ma non vedo movimento.
È mattina presto, sono uscito prima del senpai per poter avere tutto il tempo che voglio per parlare con Ryoma, ma ora che sono qua mi sento così idiota.
Il coraggio per un istante mi manca.
Se lui arrivasse ora sarebbe tutto più facile in fondo. Sospiro. Nella vita le cose facili mi annoiano, l’ho sempre detto… lo dimostra il fatto che mi sono scelto uno come quella testaccia dura!
Mi do uno schiaffo sulla guancia per riprendermi e senza sentire un gran dolore schiaccio il campanello con sguardo concentrato e determinato.
Ce la posso fare, nonostante tutte le parole che sono volate nel nostro litigio, nonostante vorrei solo stare con lui e non concedergli tempo, nonostante…
- Si? – Una voce femminile di quella che potrebbe essere una governante mi risponde un po’ assonnata e sottovoce, credo che dormano ancora tutti… ma è davvero così presto?
- Salve. Scusi tanto per l’ora, ma per caso Ryoma è già sveglio? Sono un suo amico… - Mi prenderanno per un pazzo ma poco importa. In questa agitazione che mi cresce dentro non sento nemmeno un po’ di imbarazzo per quel che sto combinando!
Sono troppo sfacciato?
Lo so, grazie!
- No, Ryoma stasera ha dormito da un suo amico, un compagno del club di tennis… - Cavolo!
Questa proprio non me l’aspettavo!
Da chi diavolo può essere andato?
Chi mai si oserebbe ospitarlo?
Anzi, da chi si abbasserebbe ad andare se non da me?
- Ok, grazie, non fa nulla… -
Così dicendo mi giro e me ne vado trascinando la mia solita bici.
Che stress… dov’è? Non riesco proprio ad immaginare da chi possa essere andato… non è con nessuno in buoni rapporti tanto da chiedere ospitalità. Non è da lui!
Che gli è successo?
Mentre mi incammino senza nemmeno montare sulla bici, mi avvio verso la scuola sperando di trovarlo là ad allenarsi… magari è stato a giocare a tennis tutta la notte ed era solo una scusa quella del compagno.
Spero quasi sia così.
A quest’ora non ci sarà nessuno nemmeno là, meglio così.
È rimasto così scosso da non tornare a casa?
Non sono stato male solo io, allora. Avrei dovuto immaginarlo e andare subito da lui a cercarlo, chissà cosa ha combinato. Si sarà messo nei guai, avrà attaccato briga con qualcuno di sicuro.
Sarà pieno di bugne in un angolo della città!
Vabbè, lui con la sua racchetta e la sua pallina sa difendersi bene, non è il caso di preoccuparsi così, lo so bene, ma vorrei ugualmente sapere dov’è, averlo trovato subito… voglio parlargli, voglio dirgli se mi può scusare per avergli messo fretta ed essermi comportato da egoista senza considerare affatto lui ed il suo punto di vista, ho peggiorato da solo la situazione ed ora magari non vorrà più parlarmi.
No, non voglio che sia così.
Anche se voglio stare con lui, assurdamente, sono disposta a dargli tempo. Mi costa, mi brucia, mi pesa, ma mi pesa ancora di più chiudere del tutto ogni rapporto con lui per aver sbagliato ed affrettato le cose.
Se vuole dormire ancora un po’ che dorma, ormai sa cosa provo, aspetterò… anche se mi è difficile, sarà una sfida, anzi, una tortura, ma non è impossibile. Posso farcela se voglio davvero stare con lui. Glielo dirò.
Glielo devo dire.
E mentre giro per le vie come se fossi passato sotto ad un treno, l’ansia cresce in me. Penso a lui, a cosa voglio dirgli, a quanto farò fatica a non fare quel che vorrei davvero. Non ce l’ho ancora qui e lo vorrei...
C’è come una tensione nell’aria, qualcosa di vago e di strano, non saprei proprio definirlo.
Alzo gli occhi al cielo e lo vedo terso, il sole comincia lentamente a salire diventando più chiaro e splendente rispetto al rosato di prima. Non c’è un atmosfera suggestiva, gli uccelli cinguettano come sempre e sembrano allegri ma il mio umore è davvero in tempesta. Sono così teso… come se un ritmo crescesse battendo in me, nella mia testa, nel mio animo.
Quando lo vedrò riuscirò a dirgli tutto?
O seguirò come al solito il mio istinto e l’abbraccerò?
Voglio toccarlo… ne sento il bisogno.
Ieri sera avevamo degli sguardi così scuri ed arrabbiati. Ci siamo feriti.
Non voglio che sia più così fra noi.
Mai più.
Dopo di questo voglio che in qualche modo le cose si sistemino.
Ryoma, dannazione, sbrigati a farti trovare!
Imbocco il cancello già aperto della scuola e vado a posare la mia bicicletta. Eccomi qua… mi drizzo con il borsone degli allenamenti in spalla e mi giro verso i campi da tennis e gli spogliatoi, dietro l’edificio scolastico che si staglia innanzi a me.
Se lui è là finalmente lo vedrò e potrò parlargli, così questa sensazione terribile che mi fa impazzire se ne andrà. Qualunque cosa esca da queste mie labbra non sarà peggio di quanto ho già fatto fin’ora. Spero… spero che ci sia… anche se all’idea di rivederlo dopo tutto quanto successo, mi crea un ulteriore nodo.
Nemmeno per una partita difficile sto così, sono proprio ridicolo!
Andiamo, razza di idiota, fatti valere!
Sii il solito Momo!
Hai una reputazione da difendere!”

Sono sgattaiolato via dalla casa del capitano Tezuka molto prima dell’alba e passato da Momo, la madre assonnata mi ha mandato a quel paese dicendo che non ha dormito là.
Bè, lui poteva aver dormito da mille persone, è amico di mezzo mondo… l’idea di fare una caccia al tesoro mi ha scocciato e così sono venuto subito qua, a scuola, a sciogliere questa dannatissima tensione che mi divora e mi fa impazzire.
Gioco a tennis, che altro dovrei fare?
Non so fare altro.
O dormo, o mangio, o provoco qualcuno, o gioco a tennis.
Ora gioco a tennis.
E lo faccio da molto, la pelle è madida di sudore, la maglietta tutta attaccata alla schiena ormai è strafonda come i miei capelli che gocciolano sul mio viso imbronciato e tetro.
Scaravento di continuo la pallina contro il muro sempre più veloce, in una maniera quasi micidiale, nemmeno si vede il mio braccio, a momenti, per la forza e la velocità che ci metto, sembro un pazzo e faccio crescere il ritmo di proposito man mano che i miei battiti aumentano l’agitazione per Momo.
Penso a ciò che dovrei dirgli ed ho buio, penso che però non voglio non dirgli nulla, non voglio che rimaniamo arrabbiati, non mi piace aver litigato con lui, non voglio che smettiamo di parlarci, voglio che riprendiamo a rivolgerci la parola e a giocare insieme e a fare tutto quel che facevamo prima. Non voglio che cambi nulla, da prima, ma forse ormai è tardi, ci siamo detti qualcosa di troppo ed in malo modo.
Forse ormai abbiamo disfatto tutto.
E quando arrivo a questo punto la contrarietà e l’angoscia si impadronisce di me. Non voglio che sia così.
Non deve essere così.
Voglio rivederlo e dirgli…
E dirgli…
Che cavolo gli voglio dire?
Torniamo come prima?
Ma come eravamo prima?
Mi è piaciuto il suo bacio, mi ha fatto piacere, in fondo, la sua dichiarazione, il mio ego ne ha gioito. Ma io?
I miei sentimenti?
Ne ho anche io, come tutti?
È il momento di guardarli e ascoltarli?
Davvero?
Non ho mai pensato seriamente a questa eventualità, preferivo giocare a tennis.
Ed ora che lo sto facendo e che non trovo pace in queste assurde azioni di colpire una stupida pallina in continuazione con una stupida racchetta, mi sento proprio io, lo stupido!
Uno stupido che fa la cosa sbagliata ed io odio fare la cosa sbagliata!
Voglio che non mi manchi nulla di ciò che voglio, voglio lottare per raggiungerlo ed un giorno afferrarlo con le mie mani, grazie ai passi che ho mosso con le mie gambe, con le mie forze. Ma cosa cazzo voglio?
Cos’è che voglio?
Si tratta solo di capire questo…
Che qualcuno mi illumini.
E la tensione aumenta insieme al ritmo, a questo martellare, a questi battiti, a quest’ansia, a questo tutto.
Poi la figura a bordo recinzione mi fa fermare ogni ritmo, ogni tensione, ogni ansia, ogni tutto.
Perdo la pallina che schizza via lontano da me e la racchetta scivola nel terreno dalla parte opposta mentre il mio corpo si raggela bloccandosi all’istante.
Sembro una statua e l’espressione del mio viso dev’essere quella di un fantoccio con gli occhi troppo grandi e sproporzionati.
Li sgrano oltre l’inverosimile ma penso di avere un allucinazione mentre sto qua fermo e lo guardo.
Lui è lì.
Momo.
Non è vestito, non ha una racchetta in mano e nemmeno una pallina. Nulla.
Sta solo lì a guardarmi con un aria seria e concentrata. Cosa pensa?
Cosa prova?
Vuole ancora stare con me?
Perché me lo sto chiedendo?
Mi sembra così importante saperlo… se lui vuole ancora stare con me allora io potrei… magari…
Lo realizzo mentre lo vedo ora, dopo ieri, dopo stanotte, dopo ora.
E mi rendo conto di non aver respirato da molto!
Forse sono impallidito anche per questo.
Lascio che le goccioline di sudore percorrano il mio viso ed il mio collo, dimentico tutto e lo vedo camminare con passo sicuro verso di me.
È il momento.
È davanti.
Ci guardiamo dritti negli occhi ed il cuore mio sembra impazzito. Ha tutto ripreso a correre come un matto, in me, specie la mia mente che spara mille parole al secondo senza farmene capire nemmeno una.
Io devo parlargli, dirgli qualcosa. Volevo vederlo, stamattina, l’ho cercato. Volevo che ieri sera fosse stato lui a salvarmi e quando ho visto che così non era mi sono sentito deluso.
Questo. Posso partire con questo.
E poi dove vado?
Ho la gola atrofizzata, non si muove nemmeno un muscolo, mi pare anche di andare a fuoco.
Non mi sono mai sentito più stupido di così.
Volevo vederlo e parlargli ed ora che finalmente ce l’ho qua a pochi centimetri da me, so solo guardarlo con questa faccia da pesce lesso!
Sono un imbecille!
Ma finalmente lui parla. Apre la bocca ed io ho un ansia micidiale. Cosa sta per dirmi? Mi sta scaricando? Non vuole più nulla da me?
No, non voglio che sia così.
È solo un pensiero istintivo ma penso che sia la mia risposta a tutto.
- Ryoma, volevo scusarmi per la fretta che ti ho messo in questi giorni, non avrei dovuto fare nulla di tutto ciò che ho fatto, ma ormai è successo e quindi vorrei che per lo meno ci pensassi seriamente alla possibilità di… ecco, provare a stare con me, tutto qua. Ti do tutto il tempo che ti serve per pensarci e abituarti all’idea. Però voglio che smettiamo di piantarci il muso, non ne posso più… - ha esitato molto nonostante la sicurezza e la chiarezza delle sue parole, ci ha pensato tutta la notte, sapeva cosa dirmi ed ha avuto il coraggio di dirmelo. Gli brucia non imporsi e non fare quel che vuole, come ha sempre fatto.
Oddio, ma io da quando lo capisco e lo conosco così bene?
Arrossisco violentemente.
Sono proprio un idiota.
Per quanto tempo non ho visto ciò che era chiaro davanti ai miei occhi?
Mi metto una mano sulla bocca senza pensarci mentre realizzo che lui vuole provarci ancora, con me, che non si è stufato, che non l’ho ferito troppo, che mi aspetta… un momento.
Aspetta cosa?
Io ho già capito quel che cercavo di capire.
Ho aperto gli occhi, sto vedendo, sto comprendendo, è così cristallino che quasi mi metto a ridere per la mia idiozia.
Il rossore aumenta e mentre un tremore strano invade ogni cellula del mio corpo, lui nota questa specie di scoppio che sta per avvenire e impallidisce preoccupandosi.
Si chiederà se non sto per impazzire.
Però… non sono molto bravo a parole, preferisco mostrare quanto valgo coi fatti.
In questo settore non ho esperienza, non sono affatto bravo, ma voglio davvero cimentarmi, ora più che mai.
È arrivato il momento e non vedo con chi altri se non con lui.
- Non vorrei nessun’altro che te. – Lo dico seguendo il mio pensiero, cosa che lui non conosce. Quindi irrigidendosi alza un sopracciglio interrogativo.
- Che stai dicendo? –
Tolgo la mano dalla bocca e smaschero un sorriso che mi viene spontaneo da dentro, qualcosa che forse non ho mai fatto e le mie labbra non ricordano proprio. Mi sembra strano, è un sorriso sciocco ma mi vene naturale.
- Non vorrei nessun’altro che te per addentrarmi in questo nuovo campo sconosciuto. – Per me è una considerazione chiarissima, ma forse per lui no.
- Ryoma, sei stato tutta la notte ad allenarti? Sei sonnambulo? Sragioni? Che stai dicendo? – Oppure è lui l’idiota che non è molto sveglio come sembra…
Spegnendo subito il sorriso scemo che mi era affiorato sulla bocca, lo guardo minaccioso, sembra riconoscermi e darmi più affidamento così, quindi prendendolo per il colletto della maglietta lo avvicino a me abbassandolo. L’ho davvero a pochissimi centimetri, sentiamo i nostri respiri addosso.
Occhi negli occhi.
La sua luce maliziosa non c’è ancora ma presto tornerà.
- Voglio provare a stare con te, brutto idiota! – Così forse lo capisce.
Anzi, senza nessun forse.
Sta zitto.
Elabora immobile, poi ecco finalmente che si illumina ed il suo sorriso surclassa il mio di prima facendomi arrossire di nuovo peggio di un aragosta. Questo si che è imbarazzante!
Ma quando mi abbraccia sollevandomi da terra mi rendo conto che c’è qualcosa di peggio.
- Momo! – L’ammonisco cominciando a prenderlo a pugni, senza successo, sulla schiena, cercando quindi di staccarmi per farmi mettere giù!
Non le sopporto queste cose, dannazione!
Se ci vedessero, poi!
Ride, la sua risata è rumorosa e viene dallo stomaco e scuote ogni parte di sé. È davvero imbarazzante.
Smettila di essere così felice, cretino!
Ma lentamente mi accorgo di smettere di respingerlo ed anzi mi sorprendo a circondare il suo collo con le mie braccia e a sprofondare imbarazzato ma contento il viso sereno nell’incavo.
È bello.
È una bella sensazione.
Lui che mi stringe così la vita sollevandomi, essere completamente fra le mani di un altro e fidarsi ciecamente, sentirsi apprezzati, voluti, desiderati per quello che si è e non perché si è i migliori o lo ho battuto in qualcosa.
Qua non ci sono vincitori o perdenti ed è bellissimo così, mi sembra strano, fuori da ogni logica ma è bello.
Non pensavo che innamorarsi fosse così.
Magari non lo sono ancora, magari sono solo sulla strada buona, ma per prima cosa voglio provare a fare una cosa.
L’idea mi riempie ancora di rosso le guance, le orecchie, la fronte, il mento ed ogni parte di me, ma lo faccio.
Con timidezza alzo il viso e lui si ferma, non ride e mi guarda senza spegnersi, quindi capendo cosa voglio provare a fare mi lascia. Sta immobile, non si perde un centimetro di me, come se io fossi la cosa migliore che gli potesse capitare.
Questo mi dà una buona spinta. Non penso di esserlo davvero, vista la mia inesperienza e il fatto che più belli di me ce ne sono, ma lui mi vede così e non mi mentirebbe mai, nemmeno quando doveva farlo non ne è stato capace.
Con la fiducia piena annullo i miei pensieri e anche se mi vergogno molto, lo faccio.
Appoggio le labbra sulle sue così come ha fatto lui con me quella volta ed imitandolo in tutto, aspetto che le dischiuda insieme alle mie, le combaciamo ulteriormente girando i volti e quando abbiamo un miglior accesso, titubante infilo la lingua e in breve trovo la sua ad accogliermi a metà strada, con dolcezza mi accarezza e mi insegna a muovermi dentro le nostre bocche.
Ho chiuso gli occhi e sono completamente concentrato sul bacio, non considero più nulla dell’esterno, non so nemmeno in che stato sono, cos’altro sto facendo, dove sono le mie mani. Oh, non so davvero nulla, solo che le nostre lingue si stanno muovendo insieme, lentamente, senza fretta, con dolcezza e calma.
Siamo diversi dal solito, è nuovo, strano ma terribilmente bello.
Penso che se fosse qualcun altro mi farebbe schifo ma l’idea di farlo con lui, lui che mi stringe ancora e non mi lascia andare, mi da pace e non mi agita, anzi.
Devo dire che mi scalda.
È un calore che parte del basso ventre e si espande in ogni angolo di me stesso.
È solo un bacio, ma le forze mi abbandonano peggio di una partita intera.
Il sudore si era asciugato ma mi sembra di essere accaldato più di prima e l’affanno non mi fa respirare regolarmente.
Ecco di nuovo quello che diceva il senpai Fuji.
Come se avessi fatto una partita stancante e massacrante.
Lo stato in cui sono e mi sento è quello.
Sfinito ma appagato.
Sudato, senza forze, agitato, col batticuore, tremante e assetato, ma felice. Completamente felice e soddisfatto.
Caldo, un caldo mi avvolge dentro e fuori, sto bene, non vorrei altro, non vorrei che finisse.
Sarà un cammino fatto di passi, ma quando giungerò in cima sono sicuro che nulla sarà meglio di quello che proverò là.
Nulla.
Sono contento.
Mi sono svegliato, finalmente.
Grazie Momo, proviamoci insieme. “

Ma che vincessi io non c’erano mica dubbi!
Chi ne aveva? Io no!
Mi dico tante cretinate mentre con gioia e desiderio finalmente lo bacio e l’abbraccio, ne avevo una voglia matta e non ne capisco il motivo, tutti perdono la testa per il capitano Tezuka o per Fuji, io invece per uno più piccolo di me, non sono affatto normale ma mi piace anche così.
Quando questo bocciolo fiorirà me lo invidieranno tutti, ma sarà solo mio poiché l’avrò ‘accudito’ io facendolo sbocciare meravigliosamente!
Non so come sia possibile, cosa mi abbia attirato di lui, perché e come. Semplicemente è successo e quando pensavo non sarebbe mai accaduto nulla fra noi, che avrei dovuto aspettare un eternità il suo risveglio, lui ha aperto gli occhi.
Finalmente.
Ed ora non posso far altro che gioirne ed essere profondamente felice, come non mi ci sono ancora sentito.
Strano, è davvero strano.
Spero solo che duri a lungo, ancora.
Mi è piaciuto un sacco che avesse voluto baciarmi lui, provarci, io l’ho lasciato fare e poi l’ho condotto.
Sarà sempre così, il nostro rapporto, fino a che non gli avrò insegnato tutto e lui potrà applicare da solo. Allora io me la godrò ancora di più e sarà fantastico!
Con un sorriso interiore poiché non voglio interrompere il bacio, mi muovo andando verso il muro accanto alla recinzione di rete, quindi ci appoggiamo e scivolo seduto a terra, me lo sistemo fra le gambe che si chiudono intorno a lui, quindi più comodi e in disparte, continuo a baciarlo senza interromperci.
È l’inizio e non vedo l’ora che prosegua, onestamente!
Finalmente il cucciolo addormentato si è svegliato!”

FINE

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