Sentimentalmente addormentato di Akane (/viewuser.php?uid=27)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'occasione fa l'uomo ladro! ***
Capitolo 2: *** dichiarazione ***
Capitolo 3: *** che difficile guardarsi dentro ***
Capitolo 4: *** Una lunga notte ***
Capitolo 5: *** svegliarsi ***
Capitolo 1 *** L'occasione fa l'uomo ladro! ***
TITOLO:
Sentimentalmente addormentato
AUTORE:
Akane
SERIE:
Il principe del tennis (il mio dominio si espande ancora!)
GENERE:
sentimentale
TIPO:
yaoi
RATING:
giallo/PG13
PARTI:
5 capitoli
PERSONAGGI:
MomoshiroXEchizen
MODO:
POV dei due alternati
AMBIENTAZIONE:
imprecisata… potrebbe andar bene dove siamo attualmente o
subito
dopo le finali d’accesso al torneo del Kanto.
DISCLAMAIRS:
I personaggi non sono miei ma dell’autore che ne detiene ogni
diritto….sig!
NOTE:
non pensavo che mi sarei presa così per questo manga e per
questi personaggi… se devo dir la verità Momo mi
è
piaciuto un sacco da subito e così sempre da subito ho visto
come stava bene con Ryoma, solo che volevo aspettare di finirne
qualcun’altra prima di mettermi a scrivere qualcosa di nuovo.
Ad
ogni modo ho progettato almeno 5 fanfic su questo manga su un
po’
tutti i personaggi che mi piacciono sempre più. Vedrete che
combino. Spero che piaccia anche a voi e che la mia visione delle
cose yaoizzata non sia poi così diversa dalla
vostra… bè,
anche se così fosse pazienza, deve piacere a me! ;-P
Auguro
comunque a tutti buona lettura. Baci Akane
DEDICHE:
a tutti gli amanti di questo manga e in special modo a Parsifal che
apprezza come me.
RINGRAZIAMENTI:
a tutti quelli che leggeranno e commenteranno.
SENTIMENTALMENTE
ADDORMENTATO
CAPITOLO
I:
L’OCCASIONE
FA L’UOMO LADRO!
/
Suddently I see – K T Tunstall/
“Il
rumore della pallina che batte più o meno regolarmente prima
sul campo di terra rossa e poi sulle notre racchette, è
ormai
familiare.
Mi
piace, mi fa sentire a mio agio, mi rilassa e sono sicuro che anche
per lui sia lo stesso.
Però
oggi mi sento più meglio del solito. Capita quando finiamo
soli a giocare a casa sua… abbastanza spesso, tutto sommato.
È
bello perché nessuno fa davvero sul serio, non sono scemo e
nemmeno lui.
Mi
piace giocare così con lui, mi rilassa e mi dà un
senso
di intimità, non lo fa con nessuno, solo con me.
E
la sua espressione.
È
frequente quell’aria divertita mista a sadismo quando fa
tennis, ma
i suoi occhi quando incrocia i miei… bè quelli
non li ha in
nessun altro caso!
Ne
sono certo.
Solo
con me mostra il suo completo vero sé stesso. E quel
sé
stesso autentico è fantastico.
Credo
che certi suoi lati siano in letargo, come ad esempio la sua vita
sentimentale.
Poco
importa.
Capisco
che in quel senso è ancora immaturo e non ci pensa affatto,
ma
io non ho fretta, so aspettare. Appena arriverà al varco io
sarò lì e non mi scapperà!
Intanto,
ovviamente, stimolerò il suo lato dormiente.
Non
mi perdo mai d’animo, io!
Tanto
più che sono il solo vero amico che ha.
Con
un colpo furbo lo costringo a tirarmi una palla alta, così
andando a nozze, proprio come volevo, salto in alto con la mia solita
agilità ed il mio sorrisetto divertito, poi faccio un
potente
dunk smash che lui ovviamente non prova nemmeno a prendere.
Ghigno
soddisfatto mentre lui mi scocca un occhiata contrariata volta ad
incenerirmi.
Stiamo
per dire qualcosa ma la risata contagiosa di suo padre ci interrompe:
-
Proprio un bel colpo, ragazzo! Mi piacerebbe giocare contro di te, ti
va? –
Il
signor Echizen batte le mani facendosi avanti dalla sua postazione
all’ombra, non l’avevo notato ma a quanto pare ha
visto tutto e
dalla sua espressione sadica sembra più che altro che voglia
continuare a studiarmi meglio. Non è un fattore di tennis,
quello è solo il suo mezzo per conoscere approfonditamente
chi
ha davanti. Sembra più come se avesse già capito
le mie
intenzioni e volesse vedere se sono degno del suo adorato figlio.
Si
che lo adora, è solo che lo dimostra in modo anormale!
Comunque
non è scemo e vuole testarmi. Peccato che io non ho certo
intenzione di farmi umiliare davanti a Ryoma. So bene chi è
Nanjiro Echizen!
Ricambio
il suo sguardo penetrante con un altro simile, altrettanto ironico e
divertito, rimaniamo a guardarci alla pari per un attimo, quindi
è
Ryoma che si intromette con un tono supponente verso suo padre:
-
Non rompere sempre con le tue partite del cavolo! – Sbaglio o
questa era una punta di gelosia?
Il
mio sorriso muta diventando compiaciuto e lo ringrazio mentalmente,
mi ha tolto dall’impaccio. Sento poi il signor Echizen
lamentarsi
come un bambino:
-
Ma questo è l’orario in cui di solito giochi con
me! Io poi
mi annoio, lo sai! –
-
Affari tuoi! – Risponde prontamente l’altro.
Credo
che Nanjiro gli abbia insegnato il tennis solo per divertirsi, come
passatempo per sé stesso.
Ricordo
bene la prima volta che l’ho incontrato. È stata
quella in
cui ho portato Ryoma a casa addormentato, dopo il primo giorno del
torneo.
Era
crollato al ristorante in cui eravamo, così siccome ero
l’unico che era già stato a casa sua me lo sono
caricato in
schiena e l’ho portato. Ero anche a piedi, quel giorno. Era
già
capitato che andassi da lui ma non avevo mai parlato con suo padre,
era sempre stato nascosto da qualche parte a fare non si sa bene
cosa.
Suonai
il campanello e venne ad aprirmi lui brontolando. Era sera tardi
ormai però non sembrava troppo preoccupato per il figlio che
arrivava solo in quel momento. Mi presentai e gli spiegai il motivo
per cui Ryoma dormiva come un ghiro sulla mia schiena, gli dissi
anche del suo occhio e lui rise facendo una battuta accattivante.
Capii da chi aveva preso il figlio.
Rimasi
un attimo inebetito a fissarlo, prima di rispondergli a tono
ridacchiando a mia volta. Era un bell’uomo col suo fascino
irriverente e in un attimo mi vidi Ryoma da grande rimanendone
affascinato.
Mi
dissi che non me lo sarei mai perso!
Non
lo prese, mi condusse in camera sua e mi disse di lasciarlo nel
letto. Pensavo fosse ucito e di essere solo col ragazzo, quindi
adagiandolo nel letto mi soffermai un attimo nella penombra a
guardarlo pensieroso. Gli scostai i capelli dal viso, gli tolsi le
scarpe e la felpa, poi lo coprii. Continuai ad osservarlo
immaginandolo qualche anno più grande, lo feci dopo aver
visto
suo padre e se fino a qualche giorno prima mi aveva solo incuriosito,
lì compresi che mi piaceva davvero. E che quello era solo
l’inizio.
Nonostante
per la maggior parte deve ancora svilupparsi ed insieme sembriamo
l’articolo ‘il’, abbiamo solo un anno di
differenza e comunque
nel tennis non è mai stato un problema, anzi.
Non
posso farci nulla. Mi piace. Specie quando provoca a destra e a
manca, o quando ha quell’aria sadica. È il mio
tipo, voglio
lui.
Quella
volta quando uscii dalla camera mi trovai suo padre lì che
mi
guardava. Io sorrisi con faccia tosta e lui non disse nulla, solo un
grazie per essermi preso cura del suo figlio rompiscatole. Lo fece
con quell’aria perennemente indecifrabile, col suo sirrisetto
malizioso impossibile da valutare.
Così
feci un leggero inchino e me ne andai.
Ora
ogni volta che vengo mi scruta e mi studia nei particolari, non mi
stupisce che voglia giocare contro di me, adesso.
Però
ammetto che è in gamba, a modo suo. Nonostante abbia capito
qualcosa, a contrario di suo figlio che in quel senso dorme eccome,
rimane perfettamente tranquillo e fa come niente fosse.
Non
è normale.
In
fondo sono un ragazzo che ha mire su suo figlio.
Mi
incuriosisce proprio.
Voglio
vedere come andrà avanti la storia.
-
Ti fermi a cena? – La voce allegra e codiale della cugina di
Ryoma
ci interrompe, così torno alla realtà e con un
gran
sorriso contento accetto. Guardo il cielo, cavolo si è fatto
tardi, è già ora di cena... effettivamente il
tramonto
e sulla sua fase conclusiva, crea una bella atmosfera... se non ci
fosse di mezzo quel figo di suo padre!
-
Bene, Ryoma, fagli fare una doccia, l’hai fatto sfiancare
mica
poco! Mettilo un po’ a suo agio e fa gli onori di casa come
si
deve! – Dice proprio lui. Detto da lui suona comico visto che
non
mi sembra tipo da preoccuparsi troppo per gli ospiti. Dopo di che mi
lancia un occhiata complice velocissima e strizzandomi
l’occhio dà
una pacca sulla schiena di Ryoma che lo fissa male senza capire.
Questa
poi!
Sembra
che mi metta alla prova.
Sarà
una serata decisamente interessante!”
/Lucky
- Radiohead/
“Che
gli succede a quel debosciato di mio padre?
Non
è da lui insistere per certe cose… a parte che
non è
mai così ospitale, nemmeno con le ragazze!
Guardandolo
male cercando di capire cosa gli passi per la testaccia dura che
c’ha, lascio perdere conducendo Momo senpai in casa. Gli
mostro il
bagno ed evito di commentare le uscite strane di mio padre, ormai ho
smesso di cercare di capirlo.
-
Ti lascio uno yukata di papà in camera mia, visto che i miei
vestiti non ti andranno di sicuro. – Dico poi riportandomi
all’ordine.
Non
si è mai fermato a mangiare qua, sono anche
contento… non ho
mai avuto amici che cenassero da me… anzi, non ho proprio
mai avuto
amici.
-
Grazie, non ci metterò molto. – Evita frasi
stupide come:
‘spero di non disturbare’ e simili, non sarebbero
da lui, sa che
sono solo ipocrite. Se lo pensava non si sarebbe fermato ma comunque
non è tipo da credersi un problema per qualcuno.
È
troppo egocentrico e mi piace per questo!
Ci
sto bene, con lui, è sincero e alla mano e poi non cerca di
fermarmi quando decido di fare qualcosa. Anzi. Mi incita ad andare
fino in fondo.
Già,
è proprio il compagno ideale!
Prendendo
uno yukata comodo dall’armadio di mio padre lo appoggio in
camera
mia, sul letto, poi comincio a cambiarmi anche io. Mi laverò
prima di andare a dormire.
Oggi
è domenica ed in teoria non avrei avuto nessun allenamento,
ma
non è raro che Momo venga e che finiamo per giocare un
po’
fra di noi.
È
una persona con cui sto bene e mi stupisce il rapporto che sono
riuscito ad instaurare con lui. Sembra che sia nato per lo
più
per sua volontà anche se ammetto che tutti gli altri della
mia
età che vogliono diventare miei amici, in realtà
rimangono solo conoscenze.
Bè,
loro non sono paragonabili a Momo.
Appena
finisco di cambiarmi faccio per uscire ma vengo fermato
dall’ombra
sulla mia porta e dal calore che mi investe.
-
Hai già finito? – Dico quindi alzando gli occhi su
Momo che
mi sorride con l’asciugamano legato alla vita, è
tutto
gocciolante.
-
Ti avevo detto che sarei stato veloce! – Risponde quindi
sorpassandomi ed entrando nella stanza. Mi giro a guardarlo, vedo che
si dirige sicuro al letto e che prende lo yukata aprendolo con quella
sua sicurezza che lo contraddistingue in ogni momento.
In
realtà potrei anche andarmene però rimango
inebetito a
guardarlo come se mi avessero spento l’interruttore o tolto
le
batterie. Non capisco bene ma mi incanto a guardare il suo fisico che
si dimostra decisamente atletico per essere di uno del secondo anno.
Del resto quei dunk smash che fa non vengono dal nulla.
Deve
avere una forza incredibile in quelle braccia… non mi farei
mai
prendere a pugni da lui!
Proprio
mentre continuo a fissare le sue spalle e la sua schiena larga dove
le goccioline gli corrono lungo la pelle chiara, si toglie disinvolto
l’asciugamano passandoselo addosso per asciugarsi
velocemente,
quindi rimanendo un attimo completamente nudo, come nulla fosse, si
concentra sul primo pezzo dell’indumento da indossare.
Ed
ora perché non respiro? Quasi che mi viene un colpo!
Va
bene che è la prima volta che lo vedo completamente nudo
poiché a fine allenamento, negli spogliatoi, ci sono le
docce
singole e la privacy c’è comunque, però
questo mi
sembra esagerato, in fondo è un ragazzo come me.
Più
sviluppato, ma comunque come me!
Un
momento, forse dovevo pensare anche all’intimo, magari gli
dà
fastidio stare senza nulla sotto… mentre penso a questo lui
alza
gli occhi su di me e mi parla, peccato che non lo senta veramente e
che quindi mi ripeta la frase. Ehm, se gli dico ancora
‘cosa?’ mi
prende per un idiota e mi chiede cosa ho, quindi è meglio
che
mi stringa nelle spalle e che faccia un espressione vaga.
Dai,
Ryoma, controlla la tua mimica facciale!
-
Eh… - Non è un gran risultato. Lo capisco dal
fatto che lui
rimanendo ancora nudo, con una parte dello yukata in mano, si dirige
da me e sovrastandomi come al solito mi ripete con uno sguardo molto
penetrante ed una luce di divertimento negli occhi. Anzi. Di malizia.
Cosa
sta pensando questo qui?
-
Non preoccuparti dell’intimo, con lo yukata non dà
fastidio
stare senza. Piuttosto, aiutami ad infilarmi sta roba… non
lo metto
mai! – Scandendo bene le parole come avesse a che fare con un
imbecille.
Arrossisco
violentemente, quindi afferrando il pezzo che mi porge lo alzo e lo
guardo cercando di non fissare assolutamente il suo inguine che mi
mostra con tanta disinvoltura.
-
Ma che ne so di come si metta sta roba… mica l’ho
mai indossato!
– Così dopo averlo girato e rigirato fra le mani
con un
certo nervoso, l’alzo davanti al mio viso in modo da
nascondermi
per un attimo, quindi giro la testa di lato e sempre con la
sensazione di essere più un pomodoro che altro, concludo: -
Basta che ti sbrighi! – E se mi chiede perché gli
dico…
-
Perché? – Ecco, appunto…
-
Perché si! – Stop!
Così
non oso guardare che espressione ha, né sto attento se
ridacchia o cosa. Sarà normale un po’ di pudore,
no?
Uffa!
Quando
me lo toglie dalle mani non smuovo la testa, lo sento trafficare
quindi quando mi richiama ed io con coraggio rialzo gli occhi,
finalmente lo trovo vestito.
Non
pensavo fosse così faticoso ritrovarmelo del tutto nudo
davanti. Che problema dovrebbe esserci? Sono proprio un idiota.
-
Penso che il sotto vada così, dammi una mano col
sopra… - è
di schiena e sembra tornato tutto alla normalità,
così
prendo il laccio e glielo porto alla vita dopo aver tirato bene tutte
le parti in modo che lo coprano come si deve. Già,
è
meglio che non dia di nuovo sfoggio di sé.
Meglio…
insomma… può fare quello che vuole, no?
Bè,
lasciamo stare. Faccio e disfo tutto da solo, non sono
normale…
sono proprio figlio di mio padre!
Alla
fine mi trovo quasi ad abbracciarlo per sistemargli l’ultima
parte
intorno alla vita, lui tiene le braccia alzate e mi lascia fare, come
se non fosse capace da solo… mi sa tanto di scusa.
Evito
comunque di dire qualunque cosa e mi sciolgo subito da lui con un
certo rammarico che non nego.
Ora
è vestito, posso stare tranquillo.
Anche
se non mi è chiara la natura di quest’agitazione
improvvisa.
-
Bene, possiamo andare. – Dice quindi dandosi un occhiata allo
specchio. – Non mi sta mica male… non è
uno yukata
tradizionale da sera, infatti è più comodo,
però
ammetto che dovrei fare il modello. No? Tu che dici Ryoma? –
Mi
chiede girandosi di fianco, poi di schiena e poi tornando di fronte
senza smetterla di fissarsi. Non lo sapevo così vanitoso!
Lo
guardo anche io per dargli una risposta e ammetto che gli sta bene.
Il nero, fra l’altro, gli dona.
-
Mmm. – Mugugno infine, preferendolo ad un qualcosa di
più
chiaro.
In
fondo non so proprio che dovrei dire.
Alla
fine mi lancia uno sguardo malizioso che non so di nuovo
interpretare, così noto che anche i suoi capelli sono ancora
bagnati e gli stanno giù sulla fronte e non più
sparati
come di solito. Gli stanno pure bene.
Ma
un momento, la finisco di pensare certe cose strane?
Adesso
basta, Ryoma!
-
Andiamo! – Dico solamente senza dargli soddisfazione alcuna,
o
almeno cerco.
Lo
precedo dandogli le spalle e stringendo le labbra in segno di
contrarietà verso me stesso.
Forse
non ero mai stato così tanto con lui, non a casa mia,
insomma.
In quello che un po’ è il mio mondo. Non
l’avevo visto
così… intimo… dall’esterno
è una cosa ma
dall’interno magari fa tutto un altro effetto.
Devono
essere così tutte le amicizie, quelle vere
intendo… non ne
so molto ma credo che sia così.
Mah…
meglio non dannarsi troppo dietro a certe scemenze. Mi ha solo fatto
impressione vederlo tutto nudo, nulla di che.
Bè,
impressione non è il termine adatto, però se non
si
tratta di tennis non sono mai stato abituato ad interessarmi troppo
di qualcosa. Questa è la prima che mi coinvolge che non
centra
con quello sport. Sarà questo.
È
solo questione di abitudine.
Si,
sicuramente è così!”
/Stranger
in a strange land – Leon Russell/
“-
Hey, ma sei un campione a Mah Jong, ragazzo! - Esclama dopo
l'ennesima mia vittoria il signor Echizen col suo consueto ghigno
sulle labbra. È divertito dalla cosa ed in generale penso
che
gli sia piaciuta la serata. Effettivamente lo vedo molto attivo ma
forse è una sua caratteristica.
-
Grazie, ma io vi avevo avvertiti! - Rispondo prontamente con aria
sorniona. È gratificante sentirsi fare dei complimenti, in
ogni caso!
-
Certo, ma nessuno ti aveva preso sul serio... - Dice quindi Ryoma
alzandosi dal tavolino di gioco e stiracchiandosi con aria assonnata.
-
E perchè mai... - Chiedo stupito. Lui risponde subito
dandoci
la schiena:
-
Perché ne spari troppe! - Sgrano gli occhi stupito, quindi
girandomi verso di lui chiedo:
-
Ma dici sul serio? - Non pensavo di essere uno di quelli che ne spara
una al secondo...
-
Certo che si! - La risata di Nanjiro Echizen riempie il salotto in
cui siamo, si diverte anche troppo in nostra presenza!
Sto
per rispondere ma non trovando qualcosa di plausubile, l'occhio mi
cade sull'orologio appeso al muro... ma non posso crederci,
è
già così tardi?
-
Porca miseria, si è fatto tarissimo... cavolo, col Mah Jong
finisce sempre così! Sarà meglio che vada! - Dico
alzandomi in fretta e furia. Domani c'è scuola, gli
allenamenti... dannazione, mi sono lasciato trascinare troppo da
quest'atmosfera sclerata... che ero proprio io ad incitare per la
maggior parte.
-
Ma come, non è troppo tardi per andarsene in giro da soli? -
La voce di Nanjiro, insiste affinchè lo chiami per nome
anche
se non è molto facile, interrompe la mia fuga verso
l'uscita,
non che me ne voglia andare però è veramente
tardi. Mi
giro mentre traffico con le scarpe che ho lasciato all'ingresso e
rispondo come mio solitocon un tono alla mano ed allegro:
-
Si figuri, sono abituato e poi so difendermi. Sono in bici,
andrò
dritto a casa... -
-
Bè, a giudicare dal tuo dunk smash direi che è
vero,
però sei pur sempre un ragazzo... che padre incosciente
sarei
a farti andare via così... dopo una serata così
piacevole, poi! - Qua tutti si fermano a guardarlo storditi, dal
padre alla nipote a me e perfino il gatto. Non è da lui, non
era solo una mia impressione, allora!
-
No, dai, non voglio scomodarla, non serve che mi accompagni! - Dico
quindi cercando di convincerlo. Solo con lui non ci starò
mai!
Chissà che mi fa, poi, per assicurarsi circa le mire che ho
su
suo figlio!
-
Oh, non ci penso nemmeno! Ti fermerai qui a dormire! - Ora capisco
cosa provano quelli che rimangono senza parole e di ghiaccio. Cosa
cosa? Anche Ryoma e la ragazza sgranano gli occhi senza credere a
quel che hanno sentito. Decisamente non è normale, allora
non
era solo una mia impressione. Che shock!
-
Ehm... ecco io... non saprei... non voglio disturbare oltre... - Dico
vago senza essere poi tanto convincente. Non mi sembra proprio tipo
da essere così ospitale e preoccuparsi per qualcuno. Quella
sera in cui Ryoma aveva fatto tardi non ha detto nulla, non era
nemmeno in pensiero. Bè, mi sembra chiaro a questo punto...
mi
sta sfidando a mettere le mie zampe sul suo adorato figlioletto. Non
capisco perchè... oddio, potrebbe anche essere una specie di
benestare, come per dire che è d'accordo e che posso.
Sarebbe
anormale pure questo, però non so dare altre spiegazioni.
Questo non è proprio a posto, comunque!
-
Non disturbi, mi fa piacere che mio figlio abbia finalmente un amico!
Pensavo che non fosse normale... - Alzo un sopracciglio... come si
può interpretare un uscita simile, fatta da lui? Questo
tizio
continua a lasciarmi senza parole!
-
Bè, in questo caso... - Dico guardandolo dritto negli occhi
senza la minima esitazione, dopo essermi ripreso a dovere. - ...
accetto volentieri! - Ed il sorrisetto malizioso e sicuro che alberga
improvviso sulle nostre facce, è identico!
Voleva
questo fin dall'inizio!
-
Mah, per me... - Dice Ryoma alzando le spalle e riprendendosi a sua
volta. - Ti preparo la camera degli ospiti... -
-
Si vede che non hai mai avuto amici, Ryoma! Fallo dormire con te, no?
- Suo padre non si smentisce ancora dandomi una risposta. Vuole che
gli salti addosso, non ci sono altre spiegazioni. Bene, lo
accontenterò!
Guardo
il piccoletto con l'aria che mi si è stampata in faccia,
quella poco raccomandabile insomma. Che tu sia pronto o no, mio caro,
stasera faremo dei progressi! “
/Inhaler
- Hooverphonic/
“Il
buio della stanza ci ingloba ben presto anche se in un attimo le luci
di fuori ci aiutano ad abituare i nostri occhi e a vedere nella
penombra.
Siamo
entrambi su due futon messi a terra uniti, mio padre ha insistito per
questa sistemazione per mettere più a suo agio il senpai, ma
mi sembra una cosa sciocca... se gli avessimo dato la stanza degli
ospiti forse sarebbe stato più comodo. Mah!
Èproprio
strano, quello. Non lo capisco più... non è da
lui
insistere così per nessuno, specie se è un
ospite. Di
solito li fa scappare a gambe levate. Ok che Momo è diverso
dagli altri, però per me è strana tutta quella
sua
preoccupazione. A volte si guardano come se fossero complici, sembra
che si conoscano da secoli.
Ho
l'insana sensazione di star perdendomi qualcosa, ma cosa posso
chiedere a Momo?
Siamo
girati l'uno verso l'altro ed entrambi non dormiamo ancora, lui ha la
testa appoggiata sulla mano dal gomito piegato mentre io ce l'ho
comodamente adagiata sul cuscino, ci guardiamo senza ancora parlare.
Io ho un aria seria e naturale mentre lui, bè, anche, visto
che la sua aria seria e naturale è ironica e maliziosa. Cosa
pensa?
In
questi momenti vorrei saperlo.
-
Ehi Ryoma... - Sussurra poi.
-
Mmm? - Chiedo osservando i suoi capelli che ormai si sono asciugati
spettinati sulla fronte. È diverso dal suo solito look, sta
bene anche così anzi... forse sta meglio.
-
Non riesci a dormire? - Se vede che non dormo è ovvio che
è
perchè non ci riesco... che domande che fa...
-
No, è un hobby lo stare sveglio a notte fonda! - questa
è
una delle mie solite rispostacce a cui lui è abituato e la
risata che gli esce divertita la trovo diversa... come... non saprei.
Sexy?
È
questa la definizione?
-
Perché non riesci a dormire? - Chiede poi senza mutare il
suo
tono e la sua espressione. Mi piace che mi parli così anche
se
siamo da soli, mi sembra più intimo del solito.
-
E tu? - Attacco subito cercando una risposta plausibile.
-
Mi sembra stranissimo dormire con te, è la prima volta. - La
sua sincerità che semplifica ogni cosa mi tranquillizza
così
mi appoggio anche io sul gomito come è messo lui, metto la
testa sul palmo della mia mano e con il viso alla sua stessa altezza,
rispondo con un mezzo sorriso rilassato:
-
Già, è così anche per me. -
-
E' la prima volta che dormi con qualcun altro? - Sembrerebbe una
domanda equivoca ma rispondo a quel che sembra intendere:
-
Si e per te? -
-
No, mi è capitato di fermarmi da qualche altro amico,
compagni
di scuola o di squadra. - Dialoghiamo un po' e lo facciamo come
sempre senza imbarazzo né problemi, mi piace, si parla molto
bene, nonostante normalmente io abbia problemi a conversare del
più
e del meno, infatti non sono famoso per essere loquace al di
là
delle sfide a tennis o delle provocazioni, con lui invece mi riesce
benissimo.
Però
mi sarebbe piaciuto essere il primo anche per lui. A questo pensiero
sconnesso e senza senso arrossisco.
È
questo avere un amico?
Ci
si sente sempre così?
Non
è male ma strano... forse devo solo abituarmi.
È
sempre stato lui a fare il primo passo nei miei confronti, io l'ho
unicamente assecondato ed alla fine si è creato un legame.
Questo legame.
Come
lo si può definire?
Amicizia...
-
Che c'è? - Come fa a vedere il mio imbarazzo, ora? Non
è
mica il senpai Kikumaru che ha una vista da gatto!
-
Nulla! - è qua che allunga il dito e con esso sfiora il mio
viso, le mie guance e poi si sofferma sul mento che mi prende fra
indice e pollice. Questo gesto inaspettato mi infonde tanti piccoli
brividi.
-
Ah si? Allora perché sei rosso? - A questo ovviamente vado
ancora più a fuoco. Che sta insinuando?
Non
sono abituato ad arrossire!
Che
fastidio...
-
Affari miei! - Sbotto secco per non farlo indagare. Non so nemmeno io
perché sono imbarazzato!
Anche
prima, quando l'ho visto nudo, mi sono sentito così ma
ora...
Al
ricordo del suo corpo completamente senza veli divento una maschera
incandescente, me ne rendo conto quindi mi ritraggo istintivo e
selvatico, poi mi giro dandogli la schiena e borbotto: - Buonanotte!
- Senza aggiungere altro.
Spero
che sia soddisfatto, chissà cosa gli passa per la testa in
certi momenti. Anche se mi dispiace di aver interrotto quel contatto
leggero.
Smettila
di pensarci, sei solo uno sciocco. Non è nulla. Non
è
mai stato nulla. Non ho mai calcolato niente che non fosse il tennis,
in fondo, devo cominciare ora a guardare altro?
E
poi altro... cos'è questo altro?
È
esattamente in mezzo a questo vortice confuso di domande che sento
solo la sua mano sulla mia spalla che mi tira in modo da girarmi
sulla schiena, la nuca sul cuscino e... - Buonanotte a te... - mi
ritrovo le sue labbra sulle mie.
Caldo.
Morbido.
Non
respiro più!
Mi
accarezza con le sue e poi ad esse sostituisce la lingua che mi
inumidisce dove tocca, infine si infila lentamente dentro a cercarmi.
Io rimango immobile ed inebetito come un imbecille, non so cosa fare,
come e se effettivamente io debba fare qualcosa. Questo è un
bacio in piena regola... mi sembra di fondere ogni particella di me
stesso, rimango impietrito a sentire, oltre alla sua bocca sulla mia
che gioca languido con la lingua, anche una delle sue mani a lato del
mio viso.
Che
succede?
Che
combina?
Che
devo fare?
Questo,
lo giuro, non me lo aspettavo proprio.
Dopo
qualche secondo così si stacca e carezzandomi sia con la
mano
che con lo sguardo, uno sguardo caldo che mi fa di nuovo
rabbrividire, mormora:
-
A domani. - Poi torna a girarsi e stendersi comodamente per dormire.
Almeno credo.
Non
lo so.
Penso.
E
mi lascia così, come nulla fosse, come se non facessimo
altro
che baciarci dalla mattina alla sera, senza dirmi altro, senza
spiegarsi o che... ed io... ora?”
|
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Capitolo 2 *** dichiarazione ***
IL PRINCIPE DEL TENNIS
*ecco
un altro capitolo di questa fanfic che non sarà lungo. Qua
abbiamo qualcosa di particolarmente difficile per il nostro Ryoma,
abituato ad affrontare altri tipi di situazioni. Sapete… per
fare
sta fic mi sono detta: Ryoma e Momo come tutti, specie quelli della
loro età, hanno ormoni e sentimenti… come
sarebbero se si
trovassero ad affrontarli?
Ho
provato a fare del mio meglio rispondendo a questa domanda!
Altra
cosa… nel manga per ora non hanno mostrato nulla riguardo un
incontro fra Momo ed il padre di Ryoma, e non ho trovato nulla
nemmeno negli spoiler che fin ora ho visto (di cui non inserisco
nulla in questa fic), quindi mi sono limitata ad immaginare tutte le
parti che riguardano dei loro incontri. Se le cose dovessero
dimostrarsi diverse più avanti nel manga,
pazienza… comunque
li ho fatti così perché Momo è andato
spesso da
Ryoma, lo si vede in alcuni punti e lo si capisce in altri, e quindi
sicuramente i due fenomeni devono conoscersi già a questo
punto della storia. Che poi vadano o meno d’accordo
è un
altro paio di maniche, ma non fa nulla.
Ringrazio
chi ha letto e commentato. Auguro buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
II:
DICHIARAZIONE
/The
Passenger – Iggy Pop/
“Con
la mattina non si schiarisce un bel niente, sono al punto di partenza
di stanotte, anzi, ancora più confuso.
Che
significa baciarmi e mollarmi così come un fesso senza
nessuna
parola chiarificatrice?
Non
sono mica una bambola che fa di me quel che vuole senza la fatica di
spiegarsi!
Però
a momenti arriverà l’ora di alzarsi per andare a
scuola ed
io mi sento già male.
Che gli
dico quando apriremo gli occhi?
Anzi,
come lo guarderò?
Ma che
cavolo sto dicendo… non sono mica io che ho agito in modo
strano ed
incomprensibile, è lui semmai che deve preoccuparsi di cosa
fare ora!
Io
starò normale come al solito!
Così
decidendo lascio suonare un po’ la sveglia in modo da farla
sentire
anche a Momo e risparmiare a me questo compito ingrato, poi con
risolutezza apro gli occhi che gridano vendetta come anche la mia
testa che già mi duole. Ho fatto la notte in bianco, devo
averli rossi con le occhiaie. Pazienza. Mi passo le mani sul viso e
poi mi alzo a sedere decidendomi a posare lo sguardo sulla sagoma
largamente stesa accanto a me. Ha le braccia in alto aperte e le
gambe anch’esse in una posizione buffa. Che modo di dormire.
Si è
anche scoperto tutto. So ogni singolo movimento che ha fatto
stanotte, del resto se non ho dormito è ovvio!
Non si
muove ancora. E dire che di solito sono io quello che ha il sonno
pesante… ma non so affatto che tipo di sonno abbia lui, non
ci ho
mai dormito insieme. È stata la prima volta.
Come lo
è stato anche il bacio.
Arrossisco
improvvisamente a questo pensiero…
Eh no,
eh? Già di primo mattino mi rifiuto!
Mi
sbatto le mani sulle guance per riprendermi e cacciare il rossore per
non so bene cosa, questo probabilmente sveglia finalmente il senpai
che si gira pigramente verso di me con mezzo occhio aperto. Ha
dormito ed anche bene, lui!
Come lo
invidio!
- Che
fai? – Chiede con voce roca quasi inudibile. A questo divampo
ulteriormente come un imbecille!
Al
diavolo!
Mi alzo
in fretta e furia senza dirgli nulla, così mi infilo in
bagno
piantandolo in asso.
Se non
trovo al più presto qualche risposta anche da parte mia, qua
le cose finiscono male!
Non mi
è mai capitato di sentirmi così, ho sempre badato
unicamente al tennis e alle cose da ragazzi, non mi interessava
altro… solo battere quello scapestrato di mio padre. Tutto
lì.
Che
stress… ma perché a me?
Perché
ora?
Credo
che sia normale, insomma… è un lato che si
sveglia a tutti
prima o poi e se non sbaglio sono nell’età giusta,
ma
preferivo rimanere nel mio mondo, al sicuro!
Bè,
pazienza, non è il caso di esagerare, è una
sciocchezza
in fondo.
Si sta
svegliando la mia sessualità, quindi reagisco in presenza di
chiunque sia un minimo interessante.
Il
senpai Momo è un bel ragazzo, ha un bel corpo…
è
normale che sia successo con lui per primo, mi si è piantato
davanti nudo e poi stanotte mi ha anche baciato.
Oddio,
è vero, mi ha baciato!
Dovrà
rendermi conto anche di questo!
Credo
sia tutto l’insieme ma non è il caso di agitarsi
troppo, non
sarebbe da me.
Prendo
sempre tutto con filosofia, con sicurezza… sono sempre
pronto a
tutto ed anche quando vengo preso di sorpresa me ne faccio subito una
ragione e mi adatto.
Sarà
così anche ora, di qualunque cosa si tratti. Si.
Dopo
essermi lavato con l’acqua fredda e sistemato un
po’ i capelli
per quanto decidano di starmi, esco dal mio rifugio tornando in
camera e… bè, le mie buone intenzioni crollano
come castelli
di sabbia dal momento che me lo ritrovo di nuovo nudo che sta per
reindossare i vestiti di ieri che avevamo messo fuori dalla finestra
a far prendere aria.
Cavolo!
La
pietra, confronto a me, è gomma!
- Hai
finito col bagno? – Mi dice vedendomi rientrare. Mi sorride
come
niente fosse, non sembra affatto turbato. Lo osservo un attimo di
sfuggita prima di rispondergli: ha i capelli tutti giù e
scompigliati, le pieghe del lenzuolo ancora sulla faccia e un aria
insonnolita che gli dona molto. Evito di guardare il resto del suo
corpo nei particolari. A quanto pare la mia crescita non vuole
saperne di darmi tregua!
- Si va
pure… - E torna vestito, dannazione!
Dico
facendo spallucce e girandomi dall’altra parte. Lo sento
trafficare
coi suoi vestiti, spero che se li sia indossato per uscire da questa
stanza che se incontra mio padre che lo vede nudo non so che razza di
idee si fa e poi non mi lascia più in pace!
Lo
sento passarmi a fianco disinvolto per poi richiudersi la porta
dietro di sé. Solo ora torno a respirare.
Non è
normale.
Tutto
questo non è normale.
Devo
cercare di capire due o tre cose di questa fase che tutti passano, in
cui io ci sono in pieno!
Si, ma
come?
Non ne
parlerò mai con nessuno. Cioè ne parlerei con lui
ma
visto che è stato un po’ l’iniziatore
involontario, forse,
non è il caso.
Mah…
che ne so… qualche cosa farò…
improvviserò. Mi
viene bene!
Intanto
cerchiamo di arrivare vivo a fine giornata, cosa che di solito mi
riesce!”
/Talk
– Coldplay/
“Mi
è
venuto naturale, non ci ho pensato mica molto… mi
è venuto
di farlo e l’ho fatto prima ancora che lo pensassi e capissi
che lo
stavo facendo, ma sono contento perché è stato
come
avrei voluto: semplice, accennato, naturale. Volevo che capisse che
non c’è nulla di male in un bacio fra noi
due… e che mi
piace, questo si. Ma non mi pare molto sveglio in questo senso, penso
che dovrò spiegarglielo chiaramente.
Speravo
che reagisse in qualche modo ma è rimasto di pietra e non
credo abbia dormito per tutta la notte. A giudicare dai suoi occhi
non l’ha fatto.
Mi
dispiace, forse l’ho portato bruscamente laddove fino ad ora
era
stato alla larga con molta cura, ma prima o poi ci si deve scontrare
con quella sua parte, è giusto.
Ad ogni
modo è stato silenzioso e sulle sue per tutto il resto della
giornata. Cioè più del solito, voglio
dire… di solito
con me parla, lo coinvolgo molto bene in tutto ciò che
voglio,
invece ora mi ha trattato come se fossi uno dei tanti X della
squadra. Non lo faceva da quando è arrivato al club,
all’inizio dell’anno. Sono preoccupato insomma!
Per il
resto non va nemmeno in giro a provocare o a dire frasi acide,
ironiche od insopportabili a destra o a manca. È proprio
come
se non ci fosse. Anche il suo tennis è assente, troppo
debole,
essenziale, senza nessuna carica combattiva o brillante.
Sono
sconvolto.
Forse
dovevo pensare meglio a come fargli capire certe cose.
Ora
come minimo devo parlargli.
Ho
aspettato la fine degli allenamenti pomeridiani in modo da dargli
tempo di pensare e sfogarsi in qualche modo, se ne avesse avuto
bisogno, ma vedo che è sempre peggio ed è meglio
che
gli dia una mano.
Però…
prima di tutto voglio sapere una cosa.
C’è
una domanda che ultimamente mi trovo sempre più a pormi.
Dopo
che lui e Tezuka hanno giocato da soli una partita di confronto.
È
da allora che Ryoma è cambiato, ha cominciato a giocare per
un
sogno mentre prima era quasi per un dovere, una specie di ossessione,
quasi un risentimento… non saprei spiegarmi. Come se prima
inseguisse qualcosa di sbagliato. Come se giocasse per qualcosa di
errato. Ora mi sembra che insegua un sogno, quello giusto. Ora gioca
per qualcosa di corretto.
E' così
dopo che ha giocato contro Tezuka.
Quindi
voglio sapere una cosa da lui ed è questo il momento, prima
che mi dichiari apertamente a lui.
Volevo
aspettare che crescesse, che fosse pronto, che si svegliasse
sentimentalmente parlando, ma vedo che non può
più
aspettare o finirà che non mi parla più.
Certo,
dopo di questo potrebbe non parlarmi più comunque, ma almeno
avrebbe ragione.
Penso
di sapere la risposta alla domanda che voglio fargli, anzi, ne sono
sicuro, però voglio parlarne con lui cosicché se
ne
renda conto anche lui stesso, ne ha bisogno.
Ha
consapevolezza di sé solo per ciò che riguarda il
tennis, quel ragazzo, per il resto no.
Provoca
ed è sbruffone tanto che fa saltare i cinque minuti a
chiunque, però c’è altro da fare e da
prendere in
considerazione. C’è altro in lui.
E se ne
deve rendere conto.
Così
detto fatto alla fine degli allenamenti, quando siamo entrambi
vestiti e come al solito lo aspetto con la bici per il passaggio fino
a casa, però lo vedo che mi saluto sbrigativo e tira dritto
ignorando la mia attesa.
Alzo le
sopracciglia incredulo, ma rimango inebetito un secondo
poiché
reagisco subito.
No, non
funziona così mio caro!
-
Ryoma! – Lo chiamo seguendolo mentre mi trascino la bici a
mano.
Lui rallenta appena il passo ma non si ferma, quindi mugugna un
‘mm?’
e non mi guarda nemmeno. Così non mi lasci altra scelta.
Con uno
scatto deciso quanto la mia espressione risoluta, lo supero e gli
blocco la via col mio mezzo. Siamo in strada ma non dobbiamo mica
urlare, solo parlare. Va bene anche qua. Tanto più che ormai
sono andati via praticamente tutti.
Nessuno
ci sentirà.
La
considerazione sul posto è giusto un attimo.
-
Dobbiamo parlare, non credi? – Finalmente mi guarda ed
è
diretto come sempre, sembra non avere problema alcuno, nessuna paura.
Bene, mi piace così.
- Ah
si? – Dice quindi con noncuranza. Questo non mi rende le cose
facili, aveva deciso per la via dell’indifferenza ma certe
cose non
possono essere ignorate, caro mio.
Non mi
perdo d’animo, quindi mantenendo la mia espressione seria ma
con un
pizzico di enigma appena accentuato, ricambio il suo sguardo che
sembra deciso e continuo.
- Si.
Pensavo di aspettare che tu fossi pronto ma poi ho agito senza
ragionarci più. – Evito di dirgli che il merito
è
anche di suo padre, penso che lo ucciderebbe… ed anche me.
Cioè,
mi fraintenderebbe. Quell’uomo mi ha solo acceso nei tuoi
confronti, nulla di più, credimi. Mi ha fatto accelerare i
tempi anche se ora, tornando indietro, forse tornerei al mio piano
iniziale. Aspettare il tuo sviluppo!
Però…
cavolo, abbiamo solo un anno di differenza, potrebbe anche essere
come tutti quelli della sua età, come ero io
l’anno scorso,
e svegliarsi anche in quel senso, no?
- Mi
hai baciato senza pensarci? Cioè baci gli amici normalmente
per dargli la buonanotte? – Ehm, questo no… non
voglio che tu sia
così aggressivo. Certo, ti stai solo difendendo
però
così non va…
Distendo
il mio viso in un sorriso di circostanza che vuole calmarlo ma non so
quanto ci riesca. Non è proprio arrabbiato con me, solo
seccato, credo.
- Non
volevo dire questo. Sei il primo ragazzo che ho baciato. E
normalmente gli amici non li saluto così. –
- Mi
rincuora questo… vuol dire che sono privilegiato!
– Ora dimostra
un marcato sarcasmo tipico suo. Questo me lo aspettavo quindi non mi
prende contro piede.
Riprendo
l’aria di poco prima, quindi gli propongo di camminare e con
calma
ci avviamo. Io spingo sempre la mia bici ma non abbiano decisamente
fretta. Credo che ci tenga anche lui a questo discorso.
- Prima
però vorrei sapere da te una cosa. – Chiedo senza
smettere
di guardarlo, lui però mi dona solo il suo profilo
poiché
ha lo sguardo immerso davanti a sé, dritto ed alzato. Magari
dentro sta passando l’apocalisse, ma dall’esterno
riesce a
mantenere sempre un certo tono. Mi piace anche per questo. Qua
continuo senza aspettare la sua risposta. – Cosa provi per
Tezuka?
Vedo chiaramente che lui è diverso per te. Dopo che hai
giocato con lui sei cambiato, sei più vivo… e lo
guardi come
se fosse… non so… il tuo salvatore.
Cioè non lo fai in
modo razionale e aperto, non credo che gli altri lo notino, ma io che
non mi perdo un tuo particolare e che ti conosco un pochino
più
degli altri, me ne sono accorto. È speciale, per te, Tezuka.
Ma come? Cosa provi? – Anche se forse avrebbe avuto
più
senso chiedergli cosa provava per me. Ma sono fatto così. Ho
i
miei modi.
Lui si
ferma di colpo quindi mi guarda di scatto come a capire se sono
serio, al mio sguardo deciso capisce che non scherzo, quindi riprende
in considerazione tutte le mie parole ed io lo lascio ponderare un
attimo. Non pensavo ci pensasse su, credevo mi dicesse che non sono
affari miei e se ne andasse.
Rimango
estremamente serio mentre lo fisso da questa vicinanza, quasi non
fiato. Conta così tanto la sua risposta?
Di già?
Mi
mordo nervosamente il labbro inferiore, quindi lui si decide a
parlare rialzando gli occhi sui miei che non hanno mai smesso di
cercare di leggergli dentro.
Quanto
conta, di già, per me, questo ragazzo?”
/Wake
up (make a movie) - Lostprophets/
“Questa
domanda mi ha spiazzato tanto che non mi accorgo di fermarmi, quindi
guardo in basso, poi intorno ed infine, dopo aver rielaborato le sue
parole, mi rendo conto che devo rispondere. Lo faccio solo
perché
si tratta di Momo.
Non so
perché ma a lui mi sembra giusto rispondere.
Però
quel che ha detto è vero, è mirato. Non sono cose
campate per aria. È davvero molto acuto.
Non ho
più percezione di me, però voglio rispondere
così
lo dirò anche a me stesso…
già… ma poi dire cosa?
Non lo
so nemmeno io. So solo che ha ragione a dire che Tezuka è
stato determinante per me, ma non so assolutamente come e
perché.
Cosa
provo, poi, ancora meno.
Cosa
gli dico, che non so?
Non ci
ho mai pensato a queste cose...
Ad ogni
modo è giusto che gli risponda qualcosa.
Non lo
so bene perché, ma sento che devo.
Sospiro
e facendomi forza rialzo lo sguardo sul suo. È teso, si
vede.
Tiene alla mia risposta.
- Io…
- inizio cercando di essere deciso ma poi mi perdo ed il resto esce
molto confuso e vago. - …non so… - la
verità più
disarmante che potessi tirare fuori.
Silenzio.
Ora
deve dirmi lui qualcosa. Ora sono io che lo osservo con attenzione
cercando di catturare ogni dettaglio.
Ora…
lo vedo stringere i pugni, tirare tutti i muscoli del suo corpo teso,
contrarre la mascella e indurire l’espressione insieme al suo
sguardo.
Forse
non è stata una buona idea quella di essere così
sincero. Ma lo sono sempre, è un mio maledetto vizio.
- Ne
sei innamorato? – Questa domanda a bruciapelo mi toglie di
nuovo il
fiato come ha fatto stanotte quando mi ha baciato.
- Cosa?
– Mica ha detto una cosa simile… non so nemmeno io
come prenderlo
adesso.
- Hai
capito bene. Ne sei innamorato? – Non so se i suoi buoni
propositi
iniziali di illuminarmi su quanto accaduto stanotte siano ancora tali
o finiti chissà dove, ma spero proprio che tornino e che non
mi lasci nel buio più totale. Che significa questa domanda?
Che
significa reagire così?
-
Perché sei arrabbiato? – e mi stupisco che la cosa
che mi
preme di più, ora, è questo. Sapere
perché è
arrabbiato.
Me ne
sconvolgo mica poco ma lui trema mentre stringe le mani sui manubri,
tutto il veicolo oscilla, se non si controlla potrebbe anche
spaccarlo, con la forza che si ritrova. E spaccare me.
Spesso
è così irascibile ed impulsivo…
Me ne
rendo conto eppure così come me ne rendo conto, so anche che
non mi toccherebbe mai con un dito per farmi del male.
Lo so.
Non so
da dove mi arrivi questa certezza, ma ce l’ho e basta.
- Non
lo capisci da solo? – La sua voce è bassa e
penetrante,
molto tesa, come se si trattenesse per non urlare. Non ne ho paura ma
voglio sapere perché in questo momento è
così.
- Se te
lo chiedo vuol dire che non lo capisco. – Dico la prima cosa
che mi
esce e cerco di mantenere un tono normale. Forse è questo
che
lo innervosisce ulteriormente, quindi dopo un lampo nel suo sguardo
che mi fa capire che ha passato il segno, eccolo che lo dice. E non
urla perché in fondo del controllo ce l’ha ancora
e sa che
non è il luogo di urlare dicendo certe cose, però
vorrebbe, oh, se vorrebbe.
- Tu mi
piaci, io sto perdendo la testa per te e per quanto sciocco e
masochista sia, le cose stanno esattamente così! Ma ora mi
rendo conto che ho sbagliato e avrei dovuto aspettare che ti
svegliassi un po’ e capissi cosa diavolo senti per le persone
che
ti circondano! –
Dopo di
questo, ringhiato con un tono che mi ha messo i brividi
poiché
sembra che abbia urlato anche se non è così, non
dice
altro. Mi lascia il suo sguardo iroso penetrante che vorrebbe
divorarmi, poi se ne va senza aspettare altro.
Mi
pianta.
Mi dice
una cosa simile e poi mi pianta così.
Ed io
ora che dovrei fare?
Che
devo pensare?
Che
devo dire?
Dannazione,
non mi ci sono mai trovato dentro a cose simili, perché
diavolo ora mi ci ha buttato a forza?
Cosa si
aspetta da me, ora?
Porca
miseria, io gli piaccio… cioè… in QUEL
senso?
E
perché è arrabbiato con me?
E
Tezuka?
È
vero quel che ha detto?
Io
innamorato… e di chi?
Mi
innamoro anche io?
Pensavo
che non dovessi farlo per forza… ma adesso mi rendo conto
che
qualcosa che non va c’è, o non starei
così male e
confuso.
Non
capisco… non so proprio… e senza di lui con chi
parlo, adesso?”
|
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Capitolo 3 *** che difficile guardarsi dentro ***
*Arriva
un altro capitolo di questa fanfic. Le cose fra questi due non
possono certo andare subito bene o sarebbe troppo noioso,
così
mi preoccupo io di movimentare un po’ la faccenda. Spero vi
piaccia! Intanto… grazie a tutti quelli che hanno commentato
e
letto. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
III:
CHE
DIFFICILE GUARDARSI DENTRO!
/Mad
world – Gary Jules/
“Doveva
per forza spiattellarmi tutto così?
Non
poteva aspettare un po’?
Non
sono pronto per queste cose, non ci ho mai pensato, non ne sento il
bisogno… a parte quando l’ho visto nudo ed ho
reagito senza
rendermene conto…
Mah!
Onestamente
non penso sia ora, magari fisicamente qualcosa comincia a svegliarsi,
credo sia normale, sono in quell’età,
però mi sembra
di poter vivere benissimo senza complicazioni sentimentali.
Sono
faticosi i sentimenti e le emozioni in generale.
Certo
ne provo, lo so bene, ma per lo più si tratta di rivalsa e
combattività, odio perdere e farmi mettere sotto da chiunque
quindi mi comporto in modo da stare sempre sopra gli altri. Questo
è
tutto.
Non ho
mai contemplato la possibilità che un giorno mi sarei potuto
innamorare, tanto più che non so come ci si dovrebbe sentire.
Il
sentimento più grande che provo è quello
dell’amicizia.
L’unico che ho è Momo. O almeno credo sia solo
amicizia.
Si ma
per il capitano?
Momo in
fondo ha ragione nel dire che non mi è indifferente. Non
come
lo possono essere gli altri della squadra. Insomma, ho una buona
considerazione di lui, è ovvio, però da quando mi
ha
sconfitto mi ha acceso qualcosa dentro ed io non pensavo potesse
esistere qualcosa di simile. Da quando la provo mi sento più
vivo, mi piace giocare a tennis, lo trovo sensato… ora
è
tutto ciò che voglio fare.
Ed è
merito suo.
Questo
lo capisco bene.
Quello
che non capisco è come si chiama quello che sento per lui.
E per
Momo?
Me lo
ha chiesto a bruciapelo, io non ci avevo mai pensato ma che ne so di
come si chiamano certi sentimenti?
Fino a
poco fa non pensavo nemmeno di provarne, non in modo particolare,
insomma!
Che
casino!
È
tutta colpa sua!
Poteva
aspettare!
Anche
il fatto di dover fare i conti con la mia sessualità, non
è
uno scherzo.
Alla
mia età sarà pure normale avere certe reazioni
davanti
a certe cose, però non credo che lo sia poi tanto se queste
‘certe cose’ sono di sesso maschile!
E poi
io e Momo siamo amici, perché rovinare tutto così?
Che
dovrei fare, ora?
Non so…
non poteva trattarsi di una semplicissima partita di tennis?
Sarebbe
stato così facile…
E'
mentre cammino da solo come se mi fossi perso per una città
sconosciuta, che una voce alle spalle mi fa sussultare distraendomi
da questi pensieri caotici che mi fanno venire mal di testa.
-
Echizen! Come mai a piedi, oggi? Momo ti ha piantato in asso?
– Mi
giro e alla voce calda e sfumata che sento, si accompagna il viso del
senpai Fuji.
Non so
se sentirmi rilassato o cosa ma forse non è male…
cioè,
lui è un tipo a posto, molto acuto. Forse se
c’è uno
che può aiutare le persone è proprio lui!
Per un
istante rimango inebetito a guardarlo mostrando tutta la mia
confusione, così mi raggiunge piegando la testa di lato. Ha
la
sua solita aria indecifrabile, se dovessi capire quello che pensa
sarebbe impossibile.
Probabilmente
non trova normale che io non sia con Momo ed anzi sia
così…
così come?
Come
sono?
- Tutto
bene? - Infatti mi chiede questo mentre mi rendo conto di dovergli
dire qualcosa.
-
Bè…
non lo so di preciso… il senpai Momo era arrabbiato con me e
se ne
è andato da solo. – Non so nemmeno
perché glielo
dico. Sicuramente non gli interessa.
Sarebbero
solo affari miei, in effetti. Normalmente rimarrei vago e basta ma
ora… non ci riesco. Ho voglia di parlarne. Ne ho bisogno. Se
mi
chiedesse cosa mi succede o perché era arrabbiato, glielo
direi.
Lo
guardo senza vederlo realmente, la mia testa vola da Momo e a quello
che mi ha detto.
Tezuka.
Cosa
provo per lui?
Crede
che ne sia innamorato, ma cosa so io di queste cose sentimentali e
sdolcinate?
Come
posso dire se lo sono se non so cosa sia l’amore?
- Posso
chiederti come mai? – Ecco, me lo chiede con tatto e
delicatezza,
non è una domanda prepotente, non si sta imponendo. Non mi
dà
fastidio ma in questo momento a darmi fastidio sono solo io.
Stringo
le labbra mentre scelgo cosa fare: glielo dico o no?
In
condizioni solite non lo farei però ora non sono come sempre.
Ora mi
sento molto confuso e non so guardarmi dentro, non so come si fa. Ed
è proprio quello che dovrei fare.
Alla
fine mi decido e abbassando il viso fisso gli occhi sul terreno che
continuo a non vedere realmente, quindi parlo a voce bassa e poco
convinta:
- Lui…
pensa che io sia innamorato del capitano… - Ed
improvvisamente
dirlo non mi sembra così stupido. Mi sento un po’
più
leggero dopo che l’ho detto ad alta voce, ma non è
questo il
nodo della questione, quello che mi fa sentire
così… così
giù… così confuso…
così strano… va bene
dirlo ad alta voce, però non è proprio questo
quel che
va detto.
- E
come mai te lo ha detto? – Bè, le domande giuste
sa farle
eccome. Mi viene da pensare che ha sentito tutto e che sa
già
ogni cosa. Forse è così, in questo caso sta solo
cercando di aiutarmi. Credo che voglia farmi riflettere.
Ma che
importanza vuoi che abbia?
Sono
riservato e penso che gli affari miei siano sempre miei ma a volte
non ce la fai a seguire questo motto.
A volte
hai veramente bisogno di orecchie che ti ascoltino e qualcuno che
abbia il coraggio di esprimere quello che tu non osi.
Cosa mi
direbbe se gli dicessi tutto?
Visto
che normalmente ne parlo con Momo ma che ora non posso, e che con mio
padre non ne parlerei mai, non mi sembra così assurdo dirlo
a
lui.
-
Testualmente ha detto che sta perdendo la testa per me e che pensa di
essere masochista. Comunque crede che io sia innamorato del senpai
Tezuka ed è anche arrabbiato per questo. Non so, penso
voglia
una risposta da parte mia, visto che non ho emesso nemmeno una
sillaba. – A questo punto mi fermo e sospiro. Ho anche
parlato
troppo, tutto sommato… forse avevo davvero bisogno di farlo.
Però
il peso, anche se è leggermente più piccolo,
c’è
ancora.
Non oso
ancora guardarlo, forse ora mi sta fissando come se fossi un idiota,
o magari con compassione… lo detesterei ma preferisco
evitare
qualsiasi sguardo. Ora come ora non mi va davvero di fronteggiare
nessuno.
Stringo
la sacca da tennis sulla spalla mentre mi rendo conto di aver
proseguito nel cammino con lui a fianco. E finalmente parla, quasi
non ne potevo più del suo silenzio.
Strano,
vero?
- Se
posso permettermi di dire il mio parere, quello che provi per Tezuka
è una forte ammirazione e rispetto. Lui ha saputo
accenderti,
darti un obiettivo e dei sogni, cosa che fino ad ora, evidentemente,
nessuno ti aveva dato. È per questo che ora lo guardi con
altri occhi e ti piace. Ma non è nel senso che crede Momo.
–
Qua alzo gli occhi su di lui, guardo con sorpresa il suo profilo
regolare e quasi delicato dove i lineamenti distesi ed enigmatici non
mostrano ancora una volta quel che prova. Stiamo parlando di
sentimenti fra ragazzi, non gli sembra strano? Gli ho appena detto
che io piaccio a Momo e lui non ha fatto una piega, anzi! Questo mi
risolleva, certo, ma mi fa pensare… come mai? –
Sai, è un
ragazzo molto istintivo e precipitoso… a mio avviso avrebbe
dovuto
aspettare un po’ per affrontare questo discorso. Ora sarai
confuso
ed è normale visto che in quel senso sei più
indietro
degli altri. – Mi fa un certo effetto sentirmi dire che sono
indietro agli altri riguardo qualcosa. Normalmente sono davanti a
tutti! – Del resto devi compensare in qualche modo il tuo
eccellere
nel tennis. Lì sei sopra la norma ma se lo fossi in ogni
campo
non saresti umano! – E' una teoria interessante e penso che
quando
tutto questo sarà chiarito, mi ci metterò a
riflettere.
Perché non posso stare sopra la norma in ogni settore?
Bè,
fino ad ora pensavo mi interessasse solo il tennis, finchè
lì
ero imbattibile, escludendo mio padre, il resto non contava. Ma
capisco solo ora che non è così ed è
una cosa
brutale e improvvisa.
A
questo punto forse dovrei dire qualcosa ma non so cosa, quindi me ne
sto ancora zitto sperando che sia lui a parlare ancora e a
illuminarmi un altro po’. In fondo non è stata una
cattiva
idea dirglielo.
- Se
vuoi un consiglio dovresti parlarne con Momo e magari chiedergli
tempo. Mi pare sia ancora troppo presto per te per affrontare certi
argomenti e situazioni, vedrai che ti rispetterà.
Farà
fatica ma ti rispetterà e ti lascerà il tempo che
ti
occorre per far luce in te. –
Se le
cose andassero davvero così come dice lui, farei la firma.
Se
con quel testone bastasse chiedergli tempo sarebbe tutto più
facile, eppure qualcosa mi dice che non sarà
così.
L’ennesimo
sospiro mentre incurvo impercettibilmente le spalle e torno a
guardare avanti. Ormai siamo al crepuscolo e la sera sta per
arrivare, potrei anche rimandare tutto a domani e dormirci su,
però…
chi riuscirebbe a dormire?
Voglio
essere sicuro che mi verrà a prendere e che sarà
tutto
come sempre.
-
Grazie senpai. – Non accenno ad altro, così lui
sorride con
quel suo fare gentile e si ferma per prendere un'altra direzione
mentre mi guarda accelerare la mia camminata.
-
Echizen! – Mi chiama quando sono a diversi metri da lui,
quindi mi
fermo e mi giro scambiando con lui un ultimo sguardo. Ora i suoi
occhi mi guardano davvero con quel suo fare inquietante e diretto,
come quando fa sul serio. Rabbrividisco un attimo e mentre continua
non smette di sorridere, cosa ancor più inquietante!
-
Capisci di essere innamorato quando il tuo cuore ed il tuo corpo
hanno la stessa reazione di quando giochi una partita lunga e
difficile ma molto entusiasmante. –
E
questo che vuol dire? Capisco di essere innamorato quando davanti ad
una persona mi sentirò fisicamente stanco e sfinito? Ha
senso?
Mio
malgrado mi inchino in saluto e me ne vado.
Non si
rimandano mai le cose che si possono fare subito.
Detesto
aspettare!”
/Wake
up (make a movie) – Lostprophets/
“Forse
avrei dovuto aspettare, lo riconosco.
Anzi,
no, sicuramente.
Se ora
non mi parlerà più sarà tutta colpa
mia perché
non ho atteso il risveglio del ghiro, come mi ero prefissato.
Non
sono un idiota, so bene quali sono le strategie migliori da adottare
in determinati casi… è solo che fra il dire e il
fare c’è
di mezzo il Monte Fuji!
Gli ho
spiattellato brutalmente in faccia che è innamorato di
Tezuka
mentre io lo sono di lui. Non è stata una gran mossa ma
ormai
è fatta, basta così.
Se mi
parlerà ancora sarà un miracolo però
nella vita
nulla è mai detto!
Poso la
bicicletta nel garage e la chiudo col lucchetto.
Non
riesco a fare a meno di pensare a come gliel’ho detto. Sono
stato
troppo diretto e irruente, come mio solito. Quando mi trattengo
è
solo perché c’è qualcuno della squadra
con me che mi
placa prima che parta, altrimenti finisco sempre per fare qualcosa
che probabilmente non dovrei fare.
Già.
E il
fatto che ormai sia andata non mi consola, non è che mi
incentiva a non pensarci più.
Sospiro
sconsolato.
Forse
ho perso ogni possibilità con lui.
Se
avessi aspettato le cose sarebbero andate come avevo progettato ma
così ho cambiato tutto e mi sa che mi guarderà
sempre
come un alieno, altro che come al suo ragazzo!
-
Senpai Momo. – Una voce alle mie spalle mentre chiudo la
porta del
garage, mi fa sobbalzare.
Porca
miseria, non dirmi che i miracoli accadono realmente!
Mi giro
in fretta col cuore in gola e quando i miei occhi si posano sul suo
viso scontroso che mi guarda a qualche metro di distanza, ho un
sussulto.
-
Ryoma… - Mormoro a fior di labbra stupito. Forse non
andrà
così male come pensavo… se è qua non
può
essere davvero così disastroso, no?
Mi
avvicino lentamente ma mi sembra di camminare in un sogno,
istantaneamente l’ambiente circostante mi arriva confuso e
non noto
nulla che non lo riguardi.
Lo
scruto con attenzione e mi accorgo dello stato pietoso in cui
è.
È tutto sudato, pallido ma con le guance rosse e sembra che
sia affannato.
-
Sembra che hai corso i mille chilometri col diavolo a rincorrerti!
–
mi esce spontanea l’esclamazione, non ha un gran
bell’aspetto.
Lui
alza le sopracciglia in segno interrogativo, quindi confuso mi
chiede:
- Cosa
dici? – Ed io arrivandogli davanti, osservandolo meglio,
rispondo
sincero dimenticando per un momento tutto quello che è
successo prima fra noi:
- Sei
come quando fai una lunga partita difficile! – A questo
punto, non
vorrei sbagliarmi, ma mi sembra proprio che i suoi occhi si
illuminino capendo qualcosa che io, forse, non capirò mai se
lui non me lo spiega. Cosa non scontata visti i nostri recenti
precedenti!
- No,
non ho corso. – Dice solo questo ma non continua anche se so
che
c’è dell’altro.
-
Perché sei qua? – Chiedo cercando di non risultare
troppo
ansioso. Ryoma sembra svegliarsi e riscuotersi dai suoi pensieri,
quindi finalmente parla. Stringe i pugni e contrae i muscoli.
È
molto teso o forse solo arrabbiato.
Ha un
aria che non so decifrare del tutto. È cupo, confuso e
deciso
al tempo stesso, cosa impossibile visto che sarebbe una
contraddizione.
- Sono
qua per chiederti tempo per pensare a quello che mi hai detto.
–
Inizia così, quindi il nervoso comincia già a
salirmi.
Ha
ragione, dannazione, ma quanto devo aspettare?
Improvvisamente
mi ricordo perché non ho seguito il mio
‘piano’ e ho
accelerato i tempi!
Sembra
che non sarà mai pronto, dannazione. Io è ora che
ho
voglia di lui, di stringere il nostro rapporto. Non è
normale,
di solito si perde la testa per persone più grandi,
più
sviluppate, più… bè, insomma, tutto
l’opposto di
lui!
Serro
la mascella e indurisco l’espressione del mio viso. Lui lo
nota e
capisce che non sarà facile come forse aveva pensato. Mi
dispiace ma sono fatto così. Nemmeno tu sei uno che sa
aspettare e lo sai benissimo.
- Tu al
mio posto non aspetteresti. Detesti aspettare. Non sai proprio come
si fa. Perché io dovrei aspettare? Che cosa, poi? Una manna
dal cielo? È così tanto difficile ammettere
ciò
che provi per il capitano e per me? – Tanto lo so che per me
è
solo amicizia e che ho sbagliato, ho interpretato male i segnali che
mi hai dato mentre fin troppo bene quelli per Tezuka. Non
c’è
molto da dire.
Lui
sgrana gli occhi, non pensava avessi questa reazione ma parte subito
all’attacco senza farsi sopraffare. Allarga le braccia in
segno
d’impazienza e cerca di domare il tono della sua voce che
trema.
Solo che non so se trema per la rabbia o perché lo sto
ferendo. Anche lui può venir ferito?
Lui che
per non lasciarsi ferire reagisce sempre in modo da ferire di
più
chi ha davanti?
- Se
quello che hai detto prima è vero ora tu mi daresti tempo.
–
Se l’asciuga così e non ha tutti i torti
però sono
stanco. Sono davvero stanco di far tutto io in questo rapporto. Mi
sembra di essermi immaginato tutto, di essere un idiota.
- Come
puoi dubitarne? Pensi che te l’avrei detto rischiando di
rovinare
tutto? – Sono sempre più altero mentre gesticolo a
mia
volta, l’espressione mostra perfettamente il mio stato, mi
sto
arrabbiando di nuovo e non intendo mascherarlo.
-
Mettiti un po’ nei miei panni! Fino a ieri sera non
contemplavo
minimamente né la mia sessualità né i
miei
sentimenti! Mi limitavo a giocare a tennis per tagliare i miei
traguardi. Sono stato cresciuto con l’unico pensiero fisso
del
tennis. Cosa pretendi ora da me in un giorno? – Anche lui si
sta
seccando molto e fra un po’ urleremo tutti e due ma se
così
deve essere affinché qualcosa cambi, allora che sia.
Solo
che forse cambierà in peggio ed il merito sarà
prevalentemente mio. Perché sarebbe bastato che gli dicessi
‘si, aspetterò’.
Ma non
sono uno di quegli illusi che si vedono nei film e che se la beccano
sempre nel fondoschiena!
- E tu
nei miei ti ci metti? Sai da quanto aspetto che ti svegli? Non so
perché e se lo sapessi farei in modo di cambiare le cose, ma
da quando ho deciso di diventarti amico in me è scattata
quella scintilla e non sono un ipocrita che fa finta di nulla. Dovrei
aspettare che tu cresca e che cresca anche io, magari, ma non ne sono
capace. La mia è rimasta solo una sterile intenzione! Quel
che
provo per te è già al punto di non farmi
ragionare!
Come puoi chiedermi di aspettare ancora? Voglio solo sapere se mi
ricambi o se preferisci Tezuka, come ormai penso! – Duro,
incalzante, precipitoso e aggressivo come mio solito. Ecco qua, ho
alzato la voce, proprio come immaginavo!
I suoi
occhi mi dicono chiaramente che è rimasto colpito da questa
mia reazione, non gli avevo mai parlato così e forse
capirà
solo fra mille anni luce quel che gli ho detto, ma io non so davvero
più che fare. Ormai sono un fiume in piena i cui argini sono
straripati. Non mi fermo più, il ritmo è sempre
più
incalzante, il suono sempre più forte, un esplosione di
sensazioni e sentimenti. Mi fa male.
Mi fa
male perché sono sicuro che è tutto tempo perso,
che
stasera chiuderemo tutto.
E la
cosa mi fa impazzire, uscire di testa!
- Io
non so cosa provo, non sono pronto per provare qualcosa che vada al
di là dell’amicizia o dell’ammirazione.
Non so guardarmi
dentro, non l’ho mai fatto! Forse è vero, mi piace
Tezuka
nel senso che dici tu o forse no, ma ora non so risponderti con
sicurezza. Accettalo e basta e se non ti sta bene, se non sai
aspettare che mi chiarisca, allora arrangiati! – Questo
è
proprio quello che pensavo mi dicesse, se devo essere sincero. Me lo
aspettavo ma fa male. Fa male e non voglio che lo dica, che se ne
freghi così di me, che ciò che prova per me non
sia
nemmeno contemplato nel suo sfogo.
Non
voglio che fra noi sia così.
Nemmeno
quando ci siamo conosciuti la prima volta abbiamo litigato in questo
moso, siamo diventati subito amici perché così ho
voluto e quando mi sono accorto che mi interessava in modo anormale
non ho potuto più farci nulla. Ormai le cose erano andate.
Però
ora ho rovinato tutto. I miei timori diventano realtà.
Dopo di
questo non c’è più nulla da dirci.
Nulla.
Con la
sensazione di esplodere ulteriormente gli passo davanti
allontanandomi dal mio palazzo e da questo quartiere. Da lui. Me ne
vado invece di salire in casa, non ragiono più, disinserisco
semplicemente il cervello e prima di avere la tentazione di fargli
qualunque altra cosa, mi allontano il più in fretta
possibile.
Non mi segue ma rimane fermo là a guardarmi mentre me ne
vado
senza aggiungere altro.
Dopo
che gli ho urlato contro, che l’ho guardato con rabbia e che
ho
contribuito a rompere anche quel po’ che forse era rimasto,
cosa
dovrei fare?
Ora
mentre ogni passo mi brucia e mi ferisce perché vorrei solo
stare là e cancellare tutto.
Non
sono le parole che ci siamo detti, è la consapevolezza che
ho
sbagliato ogni cosa e che fra noi non sarà mai nulla,
nemmeno
fra dieci anni, forse.
È
semplicemente così.
È
finita ancora prima di cominciare.
Non
c’è
altro da dire, niente da fare.
Però
io ora sto male.
Davvero
male.
Dove
vado?”
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Capitolo 4 *** Una lunga notte ***
CAPITOLO
IV:
UNA
LUNGA NOTTE
/Never
think – Robert Pattinson/
“Leggo
il nome sul campanello accanto al cancello della casa che ho davanti
e sto fermo senza alzare il dito e suonare. Non sapevo dove andare e
cosa fare, ma mi è venuto spontaneo venire qua, non ci ho
nemmeno pensato. Le mie gambe si sono mosse da sole ed ora sto qua ad
aspettare che mi venga una buona scusa per giustificare al senpai la
mia presenza qua. Cosa gli dico, quando mi apre? Cosa gli chiedo?
Non
voglio tornare a casa, vedere i miei genitori e sentirli preoccuparsi
per me e per questo mio stato fuori dalla mia solita norma.
Non
sono mai così, sono sempre allegro, sorridente e scherzoso.
Arrivo a casa facendo un gran baccano e mi metto subito a mangiare...
ora tornerei e che farei?
Mi
chiuderei in camera, poi mia madre verrebbe a chiedermi che mi
succede ed io sarei sgarbato e non saprei cosa dirgli.
Non
posso dirgli che col ragazzo che mi piace va male... non sa nemmeno
che sono gay!
Bè,
in realtà mi piacciono anche le ragazze...
Comunque
non posso dirle nulla.
Ogni
volta che il mio umore è nero per qualche motivo,
spontaneamente me ne vado a zonzo per la città ed evito casa
mia, magari vado a giocare a tennis da strada ma non torno mai a
casa.
Questa
è una di quelle volte però ormai è
sera, è
ora di cena ed io ho lo stomaco vuoto... non ho fame, ho un mattone
dentro, però qualcosa devo fare e allora suono il campanello
una volta per tutte, mi verrà qualcosa da dire!
Poco
dopo dal citofono la sua voce familiare e gentile mi risponde
chiedendomi chi sono ed io parlo dopo un attimo di esitazione,
dicendo il mio nome.
Allora
con stupore mi saluta e mi dice di entrare, infatti il cancello si
apre insieme alla porta di casa.
Mi
accoglie la sua figura alta e snella insieme ad un sorriso cordiale
che però non tradisce la muta domanda su cosa io ci faccia
qui
a quest'ora...
- E'
successo qualcosa? - Appena mi guarda con più attenzione,
davanti a lui, lo capisce subito. Così mi fa sgusciare in
casa
e mentre aspetto a togliermi le scarpe guardo a terra.
Come mi
sento a pezzi!
- In
realtà si... - Mormoro col tono tipicamente scoraggiato.
- Ti va
di parlarne? - Il mio silenzio gli fa capire che al momento non ci
riesco, ma il problema è che non so come impostare il
discorso, cosa dirgli di preciso, come spiegargli tutto quello che
è
accaduto fra me e Ryoma. Non è mica tanto facile... non mi
ha
scaricato, non stavamo nemmeno insieme, però per ora non
vuole
stare con me perché non sa cosa vuole e cosa prova; io sono
sicuro che sia innamorato del capitano e lui di rimando si è
anche arrabbiato con me.
No, non
è decisamente facile da spiegare... come la prenderebbe il
senapi?
Penso
che fra tutti sia il più indicato, in fondo è
chiaro
come il cielo che sta con Kikumaru... non ci sono dubbi, insomma.
-
Vieni, intanto accomodati, hai cenato? Noi stavamo per farlo... dico
ai miei di aggiungere un posto, non ci sono problemi... - è
ancora molto gentile e dolce, ha un aria così matura e
sicura
che gli invidio. Io sono tutto l'opposto, come ci si può
innamorare di me? Io faccio scappare le persone!
- Non
ho molta fame e poi non voglio disturbare... solo che... - Mi
interrompo rendendomi conto che non voglio che mi mandi via e che ho
bisogno di lui, di parlargli, di ascoltarlo; così mi faccio
forza e con maggior fermezza alzo lo sguardo su di lui, finalmente
incrocio i suoi occhi che non hanno mai smesso di guardarmi e parlo:
- Senpai Oishi, ho bisogno di parlare con qualcuno. -
Il suo
sorriso si allarga ed è caldo:
- Ma
certo, vieni, andiamo in camera mia. - Allarga un braccio in
direzione della sala accanto all'ingresso in cui siamo e poi il
corridoio.
- Ma
no, tu mangia pure, io aspetto, non voglio... -
- Non
fare storie, Momo. Vieni e basta. Va benissimo così,
davvero.
-
Così
annuisco e una volta scalzo mi avvio verso la direzione che ha
indicato. I suoi sono in cucina e con un inchino di saluto e di scuse
proseguo verso quella che mi dice essere la sua camera. Una volta
dentro mi invita a sedermi da qualche parte ed io mi accomodo sulla
sedia davanti alla scrivania, in punta, con ogni parte di me teso e
pronto a scappare, ogni cosa di me trapela nervosismo a partire dalle
mani che mi torco per finire con il labbro inferiore che mi
mordicchio.
Non è
da me essere così ansioso, sono sempre molto sicuro di me,
so
sempre cosa dire e come... ma ora mi sembra di essere un altro.
Oishi
si siede sul letto verso di me, non siamo distanziati poi molto,
è
una camera dalle medie dimensioni molto in ordine e luminosa.
-
Allora, che ti succede? - Vedendo il mio nervoso cerca di spingermi
alla confidenza, bè lui è un tipo che ispira
molta
fiducia, più volte mi è capitato di parlare con
lui ed
è sempre stato molto utile. Mi segue molto e da come mi
allena
mi fa capire che crede parecchio in me e nelle mie capacità,
ed io lo so benissimo.
Sospiro,
così passandomi le mani sul viso appoggio i gomiti sulle
ginocchia e il mento ai palmi, infine mi decido con un aria che sento
smarrita e non da me:
- Mi
sto innamorando di Ryoma. - Non ci sono molti modi per dirlo, in
fondo, e lui conosce i miei. Non si aspetterebbe troppi giri di
parole. Non fa una piega, non spegne la sua espressione dolce e
aperta al dialogo, quel lieve sorriso di fiducia, quindi aspetta che
prosegua perché lui sa che c'è dell'altro. - Lui
è
ancora addormentato in quel senso, volevo aspettare che crescesse un
po', però non ce l'ho fatta e senza ragionare l'ho baciato,
quindi mi sono dichiarato e gli ho anche chiesto brutalmente cosa
provasse per me, dicendo chiaramente che penso che lui sia innamorato
del capitano Tezuka. Ed ora, dopo che ho litigato con lui, so di aver
sbagliato tutto e di averlo perso... - Smetto di parlare stupendomi
di averlo fatto più facilmente di quanto avessi immaginato,
così mi trovo a trattenere il fiato, alzare appena il viso
dalle mie mani e a guardare il senpai che mi ricambia senza alcuno
schifo nello sguardo.
Cosa
pensa?
Come
l'ha presa?
Con una
tensione crescente che va alla bocca del mio stomaco contorcendomelo,
lo fisso diretto ed ansioso di sentire cosa ha da dirmi.
Lui sa
che io mi aspetto qualcosa anche se non ho fatto nessuna domanda
esplicita, così dopo aver riflettuto un po' ed essersi
assicurato che io non voglia dire altro, interviene con la sua tipica
calma adulta.
- Bè,
te ne sei accorto anche tu... hai avuto troppa fretta. Non era ancora
pronto per una cosa simile... - Ed è ora, mentre continua a
parlare, che io mi rendo conto che il sollievo maggiore non sono per
le sue parole, né per il tono ma solo per il fatto che non
sia
orripilato da me, che gli sembri normale la confessione che ho fatto,
che vada bene. - Però ora che è successo devi
dargli
tempo. Per me non è perso nulla e per cominciare sono sicuro
che non sia innamorato di Tezuka, l'ammira molto, lo rispetta, lo
tiene molto in considerazione, cosa rara per lui, ma non ne
è
innamorato. Deve solo far luce in sé stesso, però
tu
non devi fargli pressione. - Si appoggia con le mani dietro di
sé,
al letto, quindi accavalla le gambe e aspetta che io risponda in
qualche modo. È sereno, è molto sereno, come se
ricordasse qualcosa che è accaduto a lui poco tempo fa,
molto
simile a questo. Mi conosce bene, sa come sono fatto e cosa vorrei
fare, che gli metterei ancora più pressione ma al tempo
stesso
mi capisce, mi capisce profondamente, non mi giudica e non mi accusa.
Mi accetta e mi consiglia cercando di placarmi e tranquillizzarmi.
Così
mi decido a parlare ancora, esprimendo l'ultimo dubbio, il
più
grande in fondo:
- Cosa
dovrei fare, ora? - Sentire che per lui nulla è perso e che
a
Ryoma non piace il capitano in quel senso, mi dà molto
sollievo, mi ha aperto un po' l'animo, mi sento un pochino
più
leggero ma non è ancora sufficiente. La parte più
dura
dovrò farla io, domani, davanti a lui.
Perché
un chiarimento finale ci sarà di sicuro e sarà
inevitabile poiché giusto.
- Per
me domani dovresti andare da lui, scusarti della fretta che gli hai
messo e con calma dirgli che gli darai tutto il tempo che gli serve
per capirsi. - Si ferma un attimo, continua a scrutare ogni
inclinazione del mio viso che lentamente si distende anche se rimane
con un fondo di tristezza e sofferenza, mi drizzo sulla sedia, mi
appoggio allo schienale e riprendendo a torcermi le dita comincio a
dondolare le gambe. Sono ancora nervoso, ma meno di prima.
Merito
del senpai.
- Per
uno che pensava solo al tennis e che sentimentalmente era
più
indietro di quelli della sua età, la situazione in cui l'hai
brutalmente messo è molto difficile. Ha solo bisogno di
tempo,
tutto qua. Vedrai che andrà tutto bene. -
Mi
sembra di essere il suo fratello minore, un fratello a cui vuole
molto bene e cerca sempre di proteggere e correggere. Non mi
lascerà
mai perdere, anche se sbaglierò sarà sempre
lì,
pronto ad indicarmi l'errore e poi la strada migliore da prendere
dopo.
Sapevo
che avevo fatto bene a venire qua.
Del
resto quando agisco senza pensare, anche se a volte non sembra, le
cose vanno sempre bene.
Devo
solo aspettare che le azioni affrettate con Ryoma diano il loro
frutto.
Lo
daranno.
Devo
crederci.
Assolutamente.
Non c'è
scelta.
Sarà
così.
L'ha
detto anche Oishi e lui non si sbaglia mai!
Sospiro
di nuovo e questa volta con ancora un po' più di leggerezza,
quindi fermo mani e gambe e tornando lo sfacciato di sempre chiedo:
- Posso
fermarmi a dormire qua? Sai, se torno a casa con questo umore mia
mamma mi tormenta e certe cose non posso dirgliele... -
Lui
sorride con un fondo di divertimento, quindi si alza e mi tira il
telefono:
-
Avvertila, però... e poi vieni di là a mangiare!
-
Non è
un ordine ma ‘5mmeno qualcosa su cui si può
discutere, così
rispondendogli con un altro sorriso, non in piena forma ma pur sempre
un sorriso è, prendo il telefono che mi ha tirato e alzando
la
mano nel segno militare di saluto, dico squillante:
-
Sissignore! -
Lui
ridacchia scuotendo il capo, quindi esce e mi lascia solo per la
telefonata.
Guardo
la porta che si è richiusa e torno serio e pensieroso.
Chissà
se è come ha detto lui.
Io devo
crederci perché altrimenti domani non riuscirò di
certo
ad andare da Ryoma a dirgli tutte quelle cose.
Sarà
così.
Andrà
tutto bene.
Devo
crederci. “
/I
cought myself – Paramore/
“Mi
ha piantato qua, in asso, di nuovo, per l’ennesima volta,
dopo
avermi tirato la patata bollente. Ed io ora secondo lui che dovrei
fare?
Dannazione!
Quando
fa così ho la grandissima tentazione di andare là
e
prenderlo a racchettate!
Stringo
convulsamente il borsone con la racchetta da tennis che sto reggendo
sulla mia spalla, contraggo i muscoli del mio viso mostrando un
espressione liberamente irosa, quindi stringo le labbra in segno
stizzito e assottigliando gli occhi nella direzione in cui è
sparito mi volto e vado via diretto in quella opposta.
Via,
lontano da lui o davvero gli tiro il Twist Serve più potente
che abbia mai fatto!
Perché
io riesco a perdere così facilmente la mia pazienza e a
seccarmi fino a questo punto?
Devo
imparare a lasciar perdere, porca miseria!
No, io
devo sempre rispondere ad ogni provocazione, nessuno con me la passa
liscia, però affronto la situazione a modo mio, punto
laddove
so di essere forte.
Qua…
qua dove devo puntare?
Non
posso risolverla con una partita di tennis… oh, come lo
vorrei,
però…
Dopo
una miriade di sbuffi mi ritrovo in centro città avvolto nel
buio della sera.
A casa
mi daranno per disperso e onestamente non me ne frega molto.
Non ci
penso minimamente a tornare là, con mio padre che mi
scasserà,
vorrà giocare, mi farà il terzo grado, mi
romperà
le scatole, mi prenderà in giro, non mi lascerà
in
pace… no, non ci torno!
Me ne
starò qua finché non mi passa, anche tutta la
notte se
serve, non me ne importa!
È
tutta colpa di Momo, poteva aspettare, perché non ha
accettato
la mia richiesta?
Che mai
gli avrò detto, poi?
Gli ho
chiesto tempo, non era una cosa ragionevole?
Ma che
vada a quel paese, anche lui!
- Ehi,
piccoletto… che ci fai qui tutto solo a quest’ora?
Hai perso la
strada di casa? – Una voce sbruffona e sconosciuta mi
raggiunge
subito dietro di me facendomi voltare già con un espressione
irritata, non è serata per nessuno, giratemi alla larga!
Stringo
di nuovo la cinghia del borsone con tutto il necessario per il
tennis. Racchetta e pallina sono a portata di mano, non ci metto
nulla a sistemare chiunque.
E forse
non è male sfogarmi con qualche idiota!
È
molto più alto di me ed anche grosso ma a farmi esitare un
istante non è questo bensì il fatto che come lui,
a
circondarmi, ce ne siano altri quattro!
Che
palle!
Incupisco
la mia espressione senza mostrare il minimo segno di paura, quindi
questi seccatori non mollano, pensano di potersi divertire un
po’ e
mi si avvicinano ulteriormente ridacchiando:
-
Guarda guarda… il moccioso non ha paura! Bisogna spiegargli
due
cosette su come va il mondo ad un certo orario… che ne dite
ragazzi? - Gli altri pecoroni sghignazzano spalleggiandosi come dei
menomati mentali; no, non sono in vena. Non sopporto normalmente
nessuno, figurarsi ora.
Non
parlo, non proferisco parola, non è da me, non parlo quasi
mai
in questi casi. Preferisco agire.
Quindi
apro la cerniera del borsone che ho in spalla e appena prendo in mano
la pallina realizzo che sono troppo vicini, così
stringendola
fra le dita volto loro le spalle e li ignoro andandomene come se
nulla fosse.
Sicuramente
mi verranno dietro e non accetteranno questo atteggiamento ma allora
io sarò alla giusta distanza per fare liberamente quel che
voglio.
Facendo
finta di avere Momo davanti a me, naturalmente.
Questo
è il mio piano architettato velocissimamente senza un
particolare approfondimento, ho la mente prevalentemente ottenebrata
dalla rabbia per quell’idiota là quindi non
ragiono molto,
lo ammetto.
Sono
completamente proteso verso di lui e quel che mi ha detto.
E
fatto.
Però
proprio quando ho mosso qualche passo vengo smentito dalla presa
ferrea sul mio braccio, dunque mi chiamano: - Ehi, non abbiamo mica
finito! – e mi strattonano girandomi di nuovo verso di loro.
Lascio
andare la pallina ma non muovo un muscolo, rimango con le mani lungo
i fianchi ed un espressione irritata e cupa che dice tutto. Non sono
molto socievole di natura, ora men che meno.
Il
punto è che dovrei fare qualcosa, avere paura, dire una cosa
sensata almeno… ma non mi esce nulla ed anzi rimango con
questo
atteggiamento strafottente.
-
Questo non ci piace, lo sai? – Ringhia un altro mentre mi
circondano. Paura… rispetto alla situazione in cui mi ha
cacciato
Momo, questa è una barzelletta!
Ho
problemi ben più grandi, ora!
Non mi
abbasso nemmeno a dire di lasciarmi in pace.
Sono
insetti e dal mio sguardo capiscono ciò che penso infatti
quello che mi tiene alza l’altra mano serrata a pugno pronto
per
colpirmi ma con piacere noto che non si infrange con il mio viso.
Momo?
Con una
certa fretta e ansia mi trovo a spostare gli occhi sulla causa del
suo arresto e noto chi non mi sarei mai e poi mai aspettato di
incontrare proprio ora.
Il
capitano Tezuka!
E la
delusione si impadronisc di me.
Con un
aria estremamente severa ma sempre sul gelido andante, tiene il polso
del ragazzo e osservandolo dall’alto della sua statura, lo
supera
di qualche centimetro, gli intima di lasciarmi in pace e di
andarsene.
Non fa
altro, nessuna minaccia. Non ascolto nemmeno bene le parole esatte
che usa visto che la confusione mi attanaglia proprio ora.
Perché
dovevo incontrare proprio lui e proprio in questo stato
d’animo
terribile?
Preferivo
i teppisti!
In un
istante questi si dileguano lasciandomi da solo con lui che mi fissa
sempre dall’alto della sua statura e sempre come se avesse
davanti
uno sbaglio della natura, ma magari questa è solo una mia
impressione visto quanto ho pensato a lui in queste ultime ore per
colpa di Momo.
Sospiro
contrariato ricomponendomi, quindi distolgo lo sguardo dal suo che
è
molto diretto e penetrante ed io più nervoso di prima mi
mordicchio il labbro e apro e chiudo le dita.
Da cosa
deriva questo stato d’animo, ora?
- Che
ci fai qua a quest’ora? Dovresti essere a casa… -
In qualità
di capitano è normale questa domanda, specie dopo che mi ha
salvato da un pestaggio assicurato!
Che
problema ho, ora?
È
lui?
O
piuttosto è perché è lui e non qualcun
altro?
Che io
in realtà sperassi in un intervento di Momo, come di solito
succede?
Bè,
mi sembra ovvio, ormai...
Arriva
nei momenti giusti e mi salva da quelli con cui non me la caverei col
tennis perché non ne capiscono nulla oppure
perché sono
sprovvisto di pallina e racchetta.
Ma che
ne so, in fondo… ora so solo che sto male, che sono nervoso,
che
non mi piace questa situazione e che sto davanti a Tezuka che aspetta
una spiegazione che non so dargli.
Anzi.
Non
voglio dargli.
-
Perché non sei a casa? –
Ripete
con un pizzico di impazienza in più di prima.
Se mi
piacesse lui come dice Momo sarebbe così facile, ma come lo
capisco?
Come si
capisce chi mi piace?
Basta
che il mio corpo abbia inspiegabili accelerazioni, come è
avvenuto prima con Momo, per un istante?
Mi
sembra una cavolata, mi sembrano cose così
stupide…
- Non
sono dell’umore per andarci! – Rispondo con
sincerità
senza pensarci troppo.
Non
nascondo mai ciò che penso, non sarebbe da me in fondo.
Non mi
vergogno di nulla di quel che mi succede.
Anche
se ho qualche problema coi miei sentimenti!
- No? –
Mi chiede con una punta di scetticismo.
Non lo
sto guardando in faccia ma so che avrà alzato impaziente il
sopracciglio e si aspetterà qualche parola in più.
- No!
Io… - A questo punto forse è meglio dirgli
qualcos’altro…
e perché? Perché dovrei? Chi è lui per
prendersi
qualche spiegazione? È solo il mio capitano di tennis ma ora
non siamo a scuola o al club… perché dovrei
dirglielo?
Dirgli cosa, poi? Io non mi confido mai con nessuno, sono sempre
fatti miei… - … ho litigato con Momo
e… - Che diavolo sto
facendo? Perché parlo così piano, esito
così
tanto e non oso guardarlo negli occhi?
Anzi…
perché la mia voce… - … non posso
reggere anche mio padre…
- trema…?
La mia
voce trema?
Non mi
è mai successo.
Cos’è
questa sensazione terribile che mi opprime dentro e cresce e sale
sempre più?
Sembra
voglia arrivare fino agli occhi e se esce cosa succede?
Cosa
sarà, allora?
È
voglia di piangere?
È
questa?
Non
l’ho mai provata, non lo so… ma se è
questa è
terribile ed insopportabile, umiliante…
Dio,
come si resiste?
-
Vieni, casa mia non è lontana. – Non dice altro,
non mi
offre nulla, solo mi dice di andare a casa sua. Di andare con lui a
casa sua.
Se Momo
avesse ragione dovrei sentirmi al settimo cielo, felice, essere
contento di seguirlo, di stare con lui da solo, è stato lui
a
dirmelo, lui che non vuole lasciarmi solo.
Lui che
ha capito il mio umore nero.
Appunto,
è lui ad aiutarmi anche se con un semplice gesto come
offrirmi
rifugio invece che rispedirmi a casa a calci in culo.
Lui.
Lui che
mi ha salvato e difeso, che ha risolto la mia situazione e che ora
sta con me.
Non
Momo.
A
questo punto, mentre lo seguo avviarsi a passo normale verso casa
sua, sento il mio mento ed il mio labbro tremare leggermente,
così
come il mio respiro.
Non ho
mai guardato così tanto in basso come ora. Quando cammino
guardo sempre in alto, sto dritto e non abbasso mai gli occhi.
Ora mi
sento così pesante e strascicato…
Così
a pezzi.
Così
stanco.
Nemmeno
la rabbia di prima, c’è più.
È
tutto sparito così.
Non mi
servirà fargli nessuna domanda, chiedergli nessuna opinione.
Non mi
servirà.
Solo
passerò la notte in un posto in cui sarò lasciato
in
pace e domani andrò da Momo a dirgli… dirgli
che… che cosa
gli dirò, quando lo vedrò?
Che
farò?
Mi
sentirò meglio?
Peggio?
Magari
gli dirò quello che vorrei dirgli ora… ovvero che
avrei
voluto fosse stato lui ad aiutarmi e a seguirmi.
Che non
mi avesse piantato in asso e che non si fosse arrabbiato con me.
L’ho
ferito?
Si è
stufato di me e del mio letargo sentimentale?
È
finita ancora prima di iniziare?
Oh,
come contano ora queste cose… ora che ho realizzato che se
ne è
andato e non è tornato indietro, mi ha piantato.
È
arrabbiato con me.
Conta
così tanto, ora, che lui sia arrabbiato con me?
Così
tanto?
Vorrei
solo che fosse lui, qua, ora, al posto del capitano Tezuka.
Vorrei
solo questo… “
|
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Capitolo 5 *** svegliarsi ***
*Ragazzi,
questa è la fine della storia, vi avevo detto che non era
lunga e che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo.
L’ho scritto
di getto, dopo l’influenza che ho avuto in questi giorni e
spero
che 40 di febbre mi abbiano giovato e che siate soddisfatti di
ciò
che è uscito.
In
realtà ne ho in programma altre su questo manga, ma su altre
coppie, però aspetterò l’ispirazione
giusta, sapete
che funziono così.
Ringrazio
tutti quelli che hanno seguito la storia e in particolare: Sooshiki,
Nike87, The_Smoking_Bomb, Kalos, Ayumi Suruwatari, Mao18, Skadi,
Lanchan, Ilion13 e Parsifal. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Per
questo ultimo capitolo vi auguro buona lettura. Baci Akane Ci
sentiamo in giro con nuove storie!*
CAPITOLO
V:
SVEGLIARSI
/Auto
rock – Mogwai /
“Guardo
il campanello del cancello della sua casa circondata da un giardino
immenso ed un campo da tennis, inghiotto. Sbircio fra le finestre di
quella che dovrebbe essere la sua camera ma non vedo movimento.
È
mattina presto, sono uscito prima del senpai per poter avere tutto il
tempo che voglio per parlare con Ryoma, ma ora che sono qua mi sento
così idiota.
Il
coraggio per un istante mi manca.
Se lui
arrivasse ora sarebbe tutto più facile in fondo. Sospiro.
Nella vita le cose facili mi annoiano, l’ho sempre
detto… lo
dimostra il fatto che mi sono scelto uno come quella testaccia dura!
Mi do
uno schiaffo sulla guancia per riprendermi e senza sentire un gran
dolore schiaccio il campanello con sguardo concentrato e determinato.
Ce la
posso fare, nonostante tutte le parole che sono volate nel nostro
litigio, nonostante vorrei solo stare con lui e non concedergli
tempo, nonostante…
- Si? –
Una voce femminile di quella che potrebbe essere una governante mi
risponde un po’ assonnata e sottovoce, credo che dormano
ancora
tutti… ma è davvero così presto?
-
Salve. Scusi tanto per l’ora, ma per caso Ryoma è
già
sveglio? Sono un suo amico… - Mi prenderanno per un pazzo ma
poco
importa. In questa agitazione che mi cresce dentro non sento nemmeno
un po’ di imbarazzo per quel che sto combinando!
Sono
troppo sfacciato?
Lo so,
grazie!
- No,
Ryoma stasera ha dormito da un suo amico, un compagno del club di
tennis… - Cavolo!
Questa
proprio non me l’aspettavo!
Da chi
diavolo può essere andato?
Chi mai
si oserebbe ospitarlo?
Anzi,
da chi si abbasserebbe ad andare se non da me?
- Ok,
grazie, non fa nulla… -
Così
dicendo mi giro e me ne vado trascinando la mia solita bici.
Che
stress… dov’è? Non riesco proprio ad
immaginare da chi
possa essere andato… non è con nessuno in buoni
rapporti
tanto da chiedere ospitalità. Non è da lui!
Che gli
è successo?
Mentre
mi incammino senza nemmeno montare sulla bici, mi avvio verso la
scuola sperando di trovarlo là ad allenarsi…
magari è
stato a giocare a tennis tutta la notte ed era solo una scusa quella
del compagno.
Spero
quasi sia così.
A
quest’ora non ci sarà nessuno nemmeno
là, meglio
così.
È
rimasto così scosso da non tornare a casa?
Non
sono stato male solo io, allora. Avrei dovuto immaginarlo e andare
subito da lui a cercarlo, chissà cosa ha combinato. Si
sarà
messo nei guai, avrà attaccato briga con qualcuno di sicuro.
Sarà
pieno di bugne in un angolo della città!
Vabbè,
lui con la sua racchetta e la sua pallina sa difendersi bene, non
è
il caso di preoccuparsi così, lo so bene, ma vorrei
ugualmente
sapere dov’è, averlo trovato subito…
voglio parlargli,
voglio dirgli se mi può scusare per avergli messo fretta ed
essermi comportato da egoista senza considerare affatto lui ed il suo
punto di vista, ho peggiorato da solo la situazione ed ora magari non
vorrà più parlarmi.
No, non
voglio che sia così.
Anche
se voglio stare con lui, assurdamente, sono disposta a dargli tempo.
Mi costa, mi brucia, mi pesa, ma mi pesa ancora di più
chiudere del tutto ogni rapporto con lui per aver sbagliato ed
affrettato le cose.
Se
vuole dormire ancora un po’ che dorma, ormai sa cosa provo,
aspetterò… anche se mi è difficile,
sarà una
sfida, anzi, una tortura, ma non è impossibile. Posso
farcela
se voglio davvero stare con lui. Glielo dirò.
Glielo
devo dire.
E
mentre giro per le vie come se fossi passato sotto ad un treno,
l’ansia cresce in me. Penso a lui, a cosa voglio dirgli, a
quanto
farò fatica a non fare quel che vorrei davvero. Non ce
l’ho
ancora qui e lo vorrei...
C’è
come una tensione nell’aria, qualcosa di vago e di strano,
non
saprei proprio definirlo.
Alzo
gli occhi al cielo e lo vedo terso, il sole comincia lentamente a
salire diventando più chiaro e splendente rispetto al rosato
di prima. Non c’è un atmosfera suggestiva, gli
uccelli
cinguettano come sempre e sembrano allegri ma il mio umore è
davvero in tempesta. Sono così teso… come se un
ritmo
crescesse battendo in me, nella mia testa, nel mio animo.
Quando
lo vedrò riuscirò a dirgli tutto?
O
seguirò come al solito il mio istinto e
l’abbraccerò?
Voglio
toccarlo… ne sento il bisogno.
Ieri
sera avevamo degli sguardi così scuri ed arrabbiati. Ci
siamo
feriti.
Non
voglio che sia più così fra noi.
Mai
più.
Dopo di
questo voglio che in qualche modo le cose si sistemino.
Ryoma,
dannazione, sbrigati a farti trovare!
Imbocco
il cancello già aperto della scuola e vado a posare la mia
bicicletta. Eccomi qua… mi drizzo con il borsone degli
allenamenti
in spalla e mi giro verso i campi da tennis e gli spogliatoi, dietro
l’edificio scolastico che si staglia innanzi a me.
Se lui
è là finalmente lo vedrò e
potrò
parlargli, così questa sensazione terribile che mi fa
impazzire se ne andrà. Qualunque cosa esca da queste mie
labbra non sarà peggio di quanto ho già fatto
fin’ora.
Spero… spero che ci sia… anche se
all’idea di rivederlo dopo
tutto quanto successo, mi crea un ulteriore nodo.
Nemmeno
per una partita difficile sto così, sono proprio ridicolo!
Andiamo,
razza di idiota, fatti valere!
Sii il
solito Momo!
Hai una
reputazione da difendere!”
“Sono
sgattaiolato via dalla casa del capitano Tezuka molto prima
dell’alba
e passato da Momo, la madre assonnata mi ha mandato a quel paese
dicendo che non ha dormito là.
Bè,
lui poteva aver dormito da mille persone, è amico di mezzo
mondo… l’idea di fare una caccia al tesoro mi ha
scocciato e così
sono venuto subito qua, a scuola, a sciogliere questa dannatissima
tensione che mi divora e mi fa impazzire.
Gioco a
tennis, che altro dovrei fare?
Non so
fare altro.
O
dormo, o mangio, o provoco qualcuno, o gioco a tennis.
Ora
gioco a tennis.
E lo
faccio da molto, la pelle è madida di sudore, la maglietta
tutta attaccata alla schiena ormai è strafonda come i miei
capelli che gocciolano sul mio viso imbronciato e tetro.
Scaravento
di continuo la pallina contro il muro sempre più veloce, in
una maniera quasi micidiale, nemmeno si vede il mio braccio, a
momenti, per la forza e la velocità che ci metto, sembro un
pazzo e faccio crescere il ritmo di proposito man mano che i miei
battiti aumentano l’agitazione per Momo.
Penso a
ciò che dovrei dirgli ed ho buio, penso che però
non
voglio non dirgli nulla, non voglio che rimaniamo arrabbiati, non mi
piace aver litigato con lui, non voglio che smettiamo di parlarci,
voglio che riprendiamo a rivolgerci la parola e a giocare insieme e a
fare tutto quel che facevamo prima. Non voglio che cambi nulla, da
prima, ma forse ormai è tardi, ci siamo detti qualcosa di
troppo ed in malo modo.
Forse
ormai abbiamo disfatto tutto.
E
quando arrivo a questo punto la contrarietà e
l’angoscia si
impadronisce di me. Non voglio che sia così.
Non
deve essere così.
Voglio
rivederlo e dirgli…
E
dirgli…
Che
cavolo gli voglio dire?
Torniamo
come prima?
Ma come
eravamo prima?
Mi è
piaciuto il suo bacio, mi ha fatto piacere, in fondo, la sua
dichiarazione, il mio ego ne ha gioito. Ma io?
I miei
sentimenti?
Ne ho
anche io, come tutti?
È
il momento di guardarli e ascoltarli?
Davvero?
Non ho
mai pensato seriamente a questa eventualità, preferivo
giocare
a tennis.
Ed ora
che lo sto facendo e che non trovo pace in queste assurde azioni di
colpire una stupida pallina in continuazione con una stupida
racchetta, mi sento proprio io, lo stupido!
Uno
stupido che fa la cosa sbagliata ed io odio fare la cosa sbagliata!
Voglio
che non mi manchi nulla di ciò che voglio, voglio lottare
per
raggiungerlo ed un giorno afferrarlo con le mie mani, grazie ai passi
che ho mosso con le mie gambe, con le mie forze. Ma cosa cazzo
voglio?
Cos’è
che voglio?
Si
tratta solo di capire questo…
Che
qualcuno mi illumini.
E la
tensione aumenta insieme al ritmo, a questo martellare, a questi
battiti, a quest’ansia, a questo tutto.
Poi la
figura a bordo recinzione mi fa fermare ogni ritmo, ogni tensione,
ogni ansia, ogni tutto.
Perdo
la pallina che schizza via lontano da me e la racchetta scivola nel
terreno dalla parte opposta mentre il mio corpo si raggela
bloccandosi all’istante.
Sembro
una statua e l’espressione del mio viso dev’essere
quella di un
fantoccio con gli occhi troppo grandi e sproporzionati.
Li
sgrano oltre l’inverosimile ma penso di avere un
allucinazione
mentre sto qua fermo e lo guardo.
Lui è
lì.
Momo.
Non è
vestito, non ha una racchetta in mano e nemmeno una pallina. Nulla.
Sta
solo lì a guardarmi con un aria seria e concentrata. Cosa
pensa?
Cosa
prova?
Vuole
ancora stare con me?
Perché
me lo sto chiedendo?
Mi
sembra così importante saperlo… se lui vuole
ancora stare
con me allora io potrei… magari…
Lo
realizzo mentre lo vedo ora, dopo ieri, dopo stanotte, dopo ora.
E mi
rendo conto di non aver respirato da molto!
Forse
sono impallidito anche per questo.
Lascio
che le goccioline di sudore percorrano il mio viso ed il mio collo,
dimentico tutto e lo vedo camminare con passo sicuro verso di me.
È
il momento.
È
davanti.
Ci
guardiamo dritti negli occhi ed il cuore mio sembra impazzito. Ha
tutto ripreso a correre come un matto, in me, specie la mia mente che
spara mille parole al secondo senza farmene capire nemmeno una.
Io devo
parlargli, dirgli qualcosa. Volevo vederlo, stamattina, l’ho
cercato. Volevo che ieri sera fosse stato lui a salvarmi e quando ho
visto che così non era mi sono sentito deluso.
Questo.
Posso partire con questo.
E poi
dove vado?
Ho la
gola atrofizzata, non si muove nemmeno un muscolo, mi pare anche di
andare a fuoco.
Non mi
sono mai sentito più stupido di così.
Volevo
vederlo e parlargli ed ora che finalmente ce l’ho qua a pochi
centimetri da me, so solo guardarlo con questa faccia da pesce lesso!
Sono un
imbecille!
Ma
finalmente lui parla. Apre la bocca ed io ho un ansia micidiale. Cosa
sta per dirmi? Mi sta scaricando? Non vuole più nulla da me?
No, non
voglio che sia così.
È
solo un pensiero istintivo ma penso che sia la mia risposta a tutto.
-
Ryoma, volevo scusarmi per la fretta che ti ho messo in questi
giorni, non avrei dovuto fare nulla di tutto ciò che ho
fatto,
ma ormai è successo e quindi vorrei che per lo meno ci
pensassi seriamente alla possibilità di… ecco,
provare a
stare con me, tutto qua. Ti do tutto il tempo che ti serve per
pensarci e abituarti all’idea. Però voglio che
smettiamo di
piantarci il muso, non ne posso più… - ha esitato
molto
nonostante la sicurezza e la chiarezza delle sue parole, ci ha
pensato tutta la notte, sapeva cosa dirmi ed ha avuto il coraggio di
dirmelo. Gli brucia non imporsi e non fare quel che vuole, come ha
sempre fatto.
Oddio,
ma io da quando lo capisco e lo conosco così bene?
Arrossisco
violentemente.
Sono
proprio un idiota.
Per
quanto tempo non ho visto ciò che era chiaro davanti ai miei
occhi?
Mi
metto una mano sulla bocca senza pensarci mentre realizzo che lui
vuole provarci ancora, con me, che non si è stufato, che non
l’ho ferito troppo, che mi aspetta… un momento.
Aspetta
cosa?
Io ho
già capito quel che cercavo di capire.
Ho
aperto gli occhi, sto vedendo, sto comprendendo, è
così
cristallino che quasi mi metto a ridere per la mia idiozia.
Il
rossore aumenta e mentre un tremore strano invade ogni cellula del
mio corpo, lui nota questa specie di scoppio che sta per avvenire e
impallidisce preoccupandosi.
Si
chiederà se non sto per impazzire.
Però…
non sono molto bravo a parole, preferisco mostrare quanto valgo coi
fatti.
In
questo settore non ho esperienza, non sono affatto bravo, ma voglio
davvero cimentarmi, ora più che mai.
È
arrivato il momento e non vedo con chi altri se non con lui.
- Non
vorrei nessun’altro che te. – Lo dico seguendo il
mio pensiero,
cosa che lui non conosce. Quindi irrigidendosi alza un sopracciglio
interrogativo.
- Che
stai dicendo? –
Tolgo
la mano dalla bocca e smaschero un sorriso che mi viene spontaneo da
dentro, qualcosa che forse non ho mai fatto e le mie labbra non
ricordano proprio. Mi sembra strano, è un sorriso sciocco ma
mi vene naturale.
- Non
vorrei nessun’altro che te per addentrarmi in questo nuovo
campo
sconosciuto. – Per me è una considerazione
chiarissima, ma
forse per lui no.
-
Ryoma, sei stato tutta la notte ad allenarti? Sei sonnambulo?
Sragioni? Che stai dicendo? – Oppure è lui
l’idiota che
non è molto sveglio come sembra…
Spegnendo
subito il sorriso scemo che mi era affiorato sulla bocca, lo guardo
minaccioso, sembra riconoscermi e darmi più affidamento
così,
quindi prendendolo per il colletto della maglietta lo avvicino a me
abbassandolo. L’ho davvero a pochissimi centimetri, sentiamo
i
nostri respiri addosso.
Occhi
negli occhi.
La sua
luce maliziosa non c’è ancora ma presto
tornerà.
-
Voglio provare a stare con te, brutto idiota! –
Così forse
lo capisce.
Anzi,
senza nessun forse.
Sta
zitto.
Elabora
immobile, poi ecco finalmente che si illumina ed il suo sorriso
surclassa il mio di prima facendomi arrossire di nuovo peggio di un
aragosta. Questo si che è imbarazzante!
Ma
quando mi abbraccia sollevandomi da terra mi rendo conto che
c’è
qualcosa di peggio.
- Momo!
– L’ammonisco cominciando a prenderlo a pugni,
senza successo,
sulla schiena, cercando quindi di staccarmi per farmi mettere
giù!
Non le
sopporto queste cose, dannazione!
Se ci
vedessero, poi!
Ride,
la sua risata è rumorosa e viene dallo stomaco e scuote ogni
parte di sé. È davvero imbarazzante.
Smettila
di essere così felice, cretino!
Ma
lentamente mi accorgo di smettere di respingerlo ed anzi mi sorprendo
a circondare il suo collo con le mie braccia e a sprofondare
imbarazzato ma contento il viso sereno nell’incavo.
È
bello.
È
una bella sensazione.
Lui che
mi stringe così la vita sollevandomi, essere completamente
fra
le mani di un altro e fidarsi ciecamente, sentirsi apprezzati,
voluti, desiderati per quello che si è e non
perché si
è i migliori o lo ho battuto in qualcosa.
Qua non
ci sono vincitori o perdenti ed è bellissimo
così, mi
sembra strano, fuori da ogni logica ma è bello.
Non
pensavo che innamorarsi fosse così.
Magari
non lo sono ancora, magari sono solo sulla strada buona, ma per prima
cosa voglio provare a fare una cosa.
L’idea
mi riempie ancora di rosso le guance, le orecchie, la fronte, il
mento ed ogni parte di me, ma lo faccio.
Con
timidezza alzo il viso e lui si ferma, non ride e mi guarda senza
spegnersi, quindi capendo cosa voglio provare a fare mi lascia. Sta
immobile, non si perde un centimetro di me, come se io fossi la cosa
migliore che gli potesse capitare.
Questo
mi dà una buona spinta. Non penso di esserlo davvero, vista
la
mia inesperienza e il fatto che più belli di me ce ne sono,
ma
lui mi vede così e non mi mentirebbe mai, nemmeno quando
doveva farlo non ne è stato capace.
Con la
fiducia piena annullo i miei pensieri e anche se mi vergogno molto,
lo faccio.
Appoggio
le labbra sulle sue così come ha fatto lui con me quella
volta
ed imitandolo in tutto, aspetto che le dischiuda insieme alle mie, le
combaciamo ulteriormente girando i volti e quando abbiamo un miglior
accesso, titubante infilo la lingua e in breve trovo la sua ad
accogliermi a metà strada, con dolcezza mi accarezza e mi
insegna a muovermi dentro le nostre bocche.
Ho
chiuso gli occhi e sono completamente concentrato sul bacio, non
considero più nulla dell’esterno, non so nemmeno
in che
stato sono, cos’altro sto facendo, dove sono le mie mani. Oh,
non
so davvero nulla, solo che le nostre lingue si stanno muovendo
insieme, lentamente, senza fretta, con dolcezza e calma.
Siamo
diversi dal solito, è nuovo, strano ma terribilmente bello.
Penso
che se fosse qualcun altro mi farebbe schifo ma l’idea di
farlo con
lui, lui che mi stringe ancora e non mi lascia andare, mi da pace e
non mi agita, anzi.
Devo
dire che mi scalda.
È
un calore che parte del basso ventre e si espande in ogni angolo di
me stesso.
È
solo un bacio, ma le forze mi abbandonano peggio di una partita
intera.
Il
sudore si era asciugato ma mi sembra di essere accaldato più
di prima e l’affanno non mi fa respirare regolarmente.
Ecco di
nuovo quello che diceva il senpai Fuji.
Come se
avessi fatto una partita stancante e massacrante.
Lo
stato in cui sono e mi sento è quello.
Sfinito
ma appagato.
Sudato,
senza forze, agitato, col batticuore, tremante e assetato, ma felice.
Completamente felice e soddisfatto.
Caldo,
un caldo mi avvolge dentro e fuori, sto bene, non vorrei altro, non
vorrei che finisse.
Sarà
un cammino fatto di passi, ma quando giungerò in cima sono
sicuro che nulla sarà meglio di quello che
proverò là.
Nulla.
Sono
contento.
Mi sono
svegliato, finalmente.
Grazie
Momo, proviamoci insieme. “
“Ma
che vincessi io non c’erano mica dubbi!
Chi ne
aveva? Io no!
Mi dico
tante cretinate mentre con gioia e desiderio finalmente lo bacio e
l’abbraccio, ne avevo una voglia matta e non ne capisco il
motivo,
tutti perdono la testa per il capitano Tezuka o per Fuji, io invece
per uno più piccolo di me, non sono affatto normale ma mi
piace anche così.
Quando
questo bocciolo fiorirà me lo invidieranno tutti, ma
sarà
solo mio poiché l’avrò
‘accudito’ io facendolo
sbocciare meravigliosamente!
Non so
come sia possibile, cosa mi abbia attirato di lui, perché e
come. Semplicemente è successo e quando pensavo non sarebbe
mai accaduto nulla fra noi, che avrei dovuto aspettare un
eternità
il suo risveglio, lui ha aperto gli occhi.
Finalmente.
Ed ora
non posso far altro che gioirne ed essere profondamente felice, come
non mi ci sono ancora sentito.
Strano,
è davvero strano.
Spero
solo che duri a lungo, ancora.
Mi è
piaciuto un sacco che avesse voluto baciarmi lui, provarci, io
l’ho
lasciato fare e poi l’ho condotto.
Sarà
sempre così, il nostro rapporto, fino a che non gli
avrò
insegnato tutto e lui potrà applicare da solo. Allora io me
la
godrò ancora di più e sarà fantastico!
Con un
sorriso interiore poiché non voglio interrompere il bacio,
mi
muovo andando verso il muro accanto alla recinzione di rete, quindi
ci appoggiamo e scivolo seduto a terra, me lo sistemo fra le gambe
che si chiudono intorno a lui, quindi più comodi e in
disparte, continuo a baciarlo senza interromperci.
È
l’inizio e non vedo l’ora che prosegua, onestamente!
Finalmente
il cucciolo addormentato si è svegliato!”
FINE
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