Welcome to the jungle

di malpensandoti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***



Capitolo 1
*** 0 ***





(0)


Come le ciminiere e le tigri






La voce di Chris Brown è così alta che probabilmente la signora O’Connell citofonerà un’altra volta per intimare di abbassare il volume.
Megan canticchia spensierata coi piedi nudi e i capelli rossicci che svolazzano da tutte le parti, scuote i fianchi a ritmo e sorride senza sbagliare una parola.
È giovedì sera e non hanno ancora mangiato. Non che loro mangino veramente, in casa praticamente sono solo in tre ed Emma non sa neanche come accendere il fornello, Megan è troppo pigra ed India ormai ci ha rinunciato perché si sa, “A voi due teste di cazzo non vi va mai bene niente!”
Siamo ai primi di aprile e ogni tanto il sole è tiepido, con quell’arietta fresca che fa sorridere mentre con i posaceneri cercano di non far volare le carte da poker sul tavolo in terrazza.
Emma è sotto la doccia da cinque minuti scarsi e Megan è davvero troppo contenta con il suo nuovo colore di smalto appena messo, continua a ballare tra il corridoio e il salotto, muovendosi con quella sensualità e talvolta con quel menefreghismo di cui solo lei è capace.
Capisce che il cordless di casa sta suonando solo perché vede lampeggiare la lucina rossa sul mobile della sala. Corre ad abbassare il volume della musica con un sospiro e poi risponde al telefono mentre si butta sul divano che hanno cambiato da poco.
“Pronto?”
“Megan!”
Sorride felice e gioca con una ciocca dei suoi capelli. “Hey, ragazza senza casa! Allora sei viva!”
Dall’altra parte della cornetta – e forse dall’altra parte del mondo – Dalia sbuffa sonoramente: “Lascia perdere – dice – Non ho neanche il tempo di respirare! Tra interviste, concerti e fans non so neanche che ore sono”
Megan ride e alza gli occhi al cielo. “Come se ti dispiacesse. – mormora – Dove sei, a proposito?”
“Barcellona – risponde Dalia – Faccio due concerti qui e poi parto per il Portogallo, Francia, Italia e Germania”
“Mhmh – Megan annuisce – E quando torni?”
“Ho una pausa di due settimane, ma pensavo di raggiungere Niall in America per qualche giorno e poi andare insieme in Irlanda dai suoi…”
Megan strabuzza gli occhi. “Oh! – esclama a voce alta, senza smettere di sorridere per la troppa contentezza – I genitori! Allora è una cosa seria!”
“Chiudi il becco” borbotta Dalia e si sa che è arrossita e che si sta mordendo le labbra.
L’amica scuote la testa e si mette a sedere con le gambe incrociate.
“Ci manchi” dice, dopo un po’.
Dalia sospira come quando inizia una canzone: “Anche voi, cazzo. È…diverso vivere tutto questo senza stare insieme. Vi sono arrivati i soldi?”
“Certo che ci sono arrivati – Megan sorride dolcemente – Cinquemila sterline non passano inosservate”
“È il minimo, sai? Dopo tutto quello che fate per me… - si sente una terza voce e poi Dalia che impreca – Merda, Meg. Devo andare. Saluta le altre, okay? Vi voglio bene!”
“Anche noi! Ciao”
Emma arriva in salotto qualche minuto più tardi, con il pigiama e i capelli umidi legati. Ha in mano il suo telefono e un pacchetto di sigarette. Con il capo fa cenno all’amica verso la finestra per la terrazza. “Ordiniamo la pizza e ci facciamo una canna?” propone.
“Tu chiama la pizzeria, io sento India”
E mentre Megan scrive velocemente sul suo telefono, non può fare a meno di continuare a sorridere per le sue nuove unghie e forse per qualcosa di più.
Quant’è bella la vita.






Olivia ha gli occhiali da vista in bilico sul naso mentre controlla gli esiti degli ultimi esami sul sito dell’università. Si morde il labbro ad intervalli regolari, poi lancia occhiate ansiose allo schermo ed infine a Felix, che sta giocando con un sonaglino sul tappeto del salotto.
Il piccolo ha gli occhi azzurri come quelli di Chase e anche i capelli scuri in procinto d’essere ribelli, per il resto ha gli stessi lineamenti di Olivia di quando era piccola.
Sorride spesso, mostrando la sua bocca sdentata e gli occhi luminosi, ed emette versi di apprezzamento e sgradimento per cui Louis Tomlinson impazzisce.
È vestito con una salopette di jeans, dei calzini pesanti e una maglietta a maniche lunghe che si è macchiata con nonsicacosa, e sta agitando il suo giocattolo con aria puramente divertita.
Olivia gli sorride amorevolmente e Felix fa un verso delizioso che la costringe a posare il computer e sedersi accanto a lui. Lo prende in braccio, lo bacia dappertutto e lo stringe forte mentre sente le dita piccoline che le attorcigliano i capelli, rilassandola.
Ha preso la lode all’ultimo esame, sì ma chissenefrega adesso che Felix è tra le sue braccia.




“Pronto?”
“Pizza e hashish. Ci stai?”
“Lo chiedi anche?”
“Hai ragione, scusa. Che pizza vuoi?”
“Possiamo saltare direttamente all’hashish? Sono appena stata da Harry che mi ha fatto assaggiare una cosa disgustosa alle zucchine…ho ancora lo schifo in bocca”
“D’accordo, d’accordo. Birra ne vuoi?”
“Quella sempre”
“Okay. Fai presto mon amour”
“Solo per voi”





Louis Tomlinson ha tagliato i capelli e adesso non ha più la scusa del ciuffo davanti agli occhi quando sbuffa. Megan passa dal suo dormitorio quattro volte a settimana e ci pensa lei, a farlo sbuffare - prima, dopo e
durante i baci, non si sa mai. Lui ha trovato un lavoro part-time come allenatore di una squadra di calcio di dodicenni, mentre i turni da Hamleys Toy Store li fa al mattino. Megan ogni tanto lo va a trovare, lui si arrabbia perché “Mi farai licenziare!” e insieme si chiudono nello sgabuzzino dei magazzini.
Niall Horan i capelli li sta facendo crescere – per la gioia delle fans – e ha appena fatto uscire il quarto CD che s’intitola ‘D’ e sa parecchio di
Dalia, che di album ne ha fatto uno solo e che, durante le interviste, quando le chiedono di parlare di Niall scuote la testa e dice che D sta per Dick, perché lui è una testa di cazzo. Ma poi scoppia sempre a ridere e lo fa con quegli occhi che hanno solo quelli che amano da fare schifo (schifo come Niall quando rutta, per intenderci).
Olivia è dimagrita e sulle smagliature ci mette la crema che le ha dato sua madre. E Felix è così bello che lei non può fare a meno di intasare Instagram di tutte le sue foto mentre mangia, mentre ride, mentre Chase lo prende in braccio e mentre dorme. Fotografa anche Chase, di tanto in tanto, ma quelle foto mica le pubblica. È troppo gelosa, perché lui è troppo bello e troppo
suo. Le tiene lì e fa finta di niente. Studia ancora, ed è sempre la più brava di tutti i corsi. E finché sarà così, i suoi genitori saranno ben lieti di riempirle la carta di credito. Ah, adorano Felix.
Emma tra le braccia di Liam ci sta ancora un po’ scomoda. Ma ci vuole tempo per lei, perché sapere che qualcuno ci tiene –
la tiene – così tanto fa sempre uno strano effetto e la scelta più facile è sempre quella di non crederci troppo per non restare a mani vuote. Litigano, vanno d’accordo, fanno l’amore, le selfie e poi litigano di nuovo.
Ci vuole tempo ma si sa che Liam Payne è qui per rimanere, il punto è vedere se Emma ha intenzione di fare la stessa cosa.
India si diverte un mondo, con Harry Styles. Insieme organizzano viaggi all’ultimo minuto, guardano film romantici dove piangono all’unisono e vanno a Camden Town mentre lei gioca con le sue dita grandi in metropolitana e lui le bacia una tempia.
Harry il suo romanzo non l’ha ancora pubblicato, in compenso ha fatto pace con suo padre e adesso di tanto in tanto partecipa ancora alle cene di sua madre.
Zayn Malik ha preso una licenza di sei mesi. Tre ne ha passati a Parigi, stipato nel monolocale di Candice, un po’ sul divano e un po’ sul letto. Tre ne ha passati stipato nel
suo, di monolocale. È confuso ed incazzato con se stesso perché ama qualcuno che lo ricambia senza riempirlo. L’amore di Candice è bello, dolce, ma non gli basta.
Non più, almeno.
Ed è la stessa sensazione di chi si è coperto di vestiti e ha lasciato le mani al gelo.

Si sta bene anche così, ma tremi comunque.

















E dopo un anno intero, eccoci qui un'altra volta.
Sono davvero troppo contenta di tornare a scrivere su questi personaggi, mi sembra di aprire una porta lasciata socchiusa per troppo tempo, e tornare a respirare l'odore di casa.
Avevo lasciato troppe 'i' senza puntini ed era giunto il momento di riempire tutti gli spazi vuoti che facevo finta di non vedere.
Quindi, beh, ciao a tutti. Di nuovo.
Non mi aspetto un successo così grande come per No church in the wild, sono cambiate una marea di cose in un anno, ma nonostante questo ho in mente grandi piani, che in una sola storia non riuscivano a starci.
La storia è ambientata circa un anno dopo la fine di No church, in aprile. Le nostre ragazze sono cresciute, Dalia è diventata famosa e Olivia una mamma a tutti gli effetti. Questo è solo il prologo, una piccola introduzione, ma avevo bisogno di stabilizzare le cose prima di complicarle ulteriormente.
Ad ogni modo, mi auguro con tutto il cuore che possiate amare questa storia e questi personaggi nella stessa maniera con cui mi avete supportato/sopportato durante No church.
Fatemi sapere le vostre aspettative, i vostri dubbi, ciò che vorreste che accadesse, qualsiasi cosa vi passi per la testa.
Questa storia è vostra, completamente. Ve la dedico e vi ringrazio per tutto.
Sperando di sentirvi come una volta, a presto :)
Caterina


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Capitolo 2
*** 1 ***




(1)








Dalia guarda fuori dalla finestra del suo hotel, Barcellona che si sveglia è come il rombo di un rumore che si scalda lentamente.

Il sole è già alto e i colori caldi della città le stanno facendo tornare la voglia di trovare un paio di jeans decenti e affrontare un’altra estenuante giornata lavorativa a contatto con gente che non conosce e non sopporta.
La sua chitarra è a terra, tra gli abiti e le scarpe, ancora dentro la custodia aperta.
La stanza dell’hotel è grande, lussuosa, con una carta da pareti floreale e i colori sulle tonalità del giallo per i mobili e le trapunte, il letto a due piazze, un bagno con il box doccia 3x3 e due – due! – lavandini.
Sospira, si strofina gli occhi ancora assonnati e si alza in piedi, camminando a piedi nudi in cerca di un paio di calze e qualcosa da mettersi per sembrare decente alla prossima conferenza stampa.
È strano, essere da sola. Dalia è tanto che non sperimentava questa sensazione, vivendo prima con cinque e poi con quattro ragazze ha imparato a trovare il suo spazio anche in mezzo agli altri e a condividere praticamente tutto, dai vistiti ai giorni di ciclo e beh…è strano.
Strano e diverso e forse anche un po’ deprimente.
Vorrebbe vivere tutto ciò che sta la circonda con la musica da ghetto di Megan in sottofondo, con le figuracce di Emma, la vitalità di Olivia e con le nottate a ridere e a bere assieme ad India.
Non che si stia minimamente lamentando, anzi! Dalia ama il lavoro che sta facendo. È famosa, f-a-m-o-s-a. Ha pubblicato un cd, ha un contratto e dei fans. Tantissimi fans. Su Twitter i suoi followers ammontano a ottocento mila e ogni giorno aumentano e lei non potrebbe esserne più fiera. È successo tutto così in fretta che quando si ferma a pensarci, prima di chiudere gli occhi e dormire, ancora le viene da piangere.
Il fatto è che è diverso girarsi e vedere che non si ha nessuno di fianco a solo dietro, gente che le parla di cose che lei non capisce mentre tutto quello a cui pensa è “Chissà che cazzo farebbero loro, adesso”.
Ma questa è la sua vita e a Dalia va più che bene così, per adesso.
Sono le otto e dieci quando esce dalla sua stanza, già vestita e truccata alla bell’è meglio. In corridoio incontra Joe, il suo agente. È appoggiato al muro e sta parlando al telefono fittamente, vestito rigorosamente di nero come al solito.
È un vecchio amico del settore di Niall, gliel’ha procurato lui stesso con la scusa del “Voglio assicurarmi che tu sia in buone mani”. E, in effetti, sotto questo punto di vista, Dalia non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Joe ha trentadue anni ma ne dimostra di più, è alto, con i lineamenti rigidi che gli danno l’aria sempre seria e professionale ma un orecchino al lobo e i capelli perennemente scompigliati, scuri come i suoi occhi. È un bravo manager e un ottimo amico, perché ha imparato a conoscerla in pochi mesi e perché è probabilmente l’unica persona di cui Dalia si fidi realmente, lì dentro.
Lo saluta con un gesto ancora assonnato, poi accende il telefono che ha in mano e controlla le email e gli ultimi messaggi ricevuti. Le prime sono praticamente tutte di ASOS, i secondi di Niall ed India.
“Alla buon ora, dormigliona – Joe riaggancia e la guarda con un cipiglio di finto rimprovero – Hai cinque minuti per fare colazione, poi ci aspettano in radio”
Dalia ha scoperto il sorriso del buongiorno, “Agli ordini, capo” sorride infatti, raggiungendo l’ascensore.

“Ti ricordi quando avevamo letto che ci si può sballare anche con i fili di banana abbrustoliti? Indovina ieri sera cosa abbiamo fatto! C’è un odore di merda in casa…e ci manchi. x”

“Buongiorno amore mio! Ho appena mangiato del pesce crudo e ho provato la birra alle erbe...hai idea di quanto faccia schifo? Chiamami appena puoi”






Olivia allaccia la cintura attorno al seggiolino di Felix, intento a sonnecchiare placidamente con la testa e penzoloni. Gli lascia un piccolo bacio sulla fronte alta e chiude lo sportello, mettendosi poi al posto del passeggero.
Chase le sorride, lasciandole una carezza sulla coscia, poi gira la chiave e mette in moto.
“Sei sicura che vuoi portarlo con te? – domanda, per l’ennesima volta – Posso tenerlo con me in negozio, lo sai. Non è un problema”
“Non ti preoccupare – ribatte Olivia con un sorriso – Megan non vede l’ora di rivederlo e poi non devo neanche studiare. Lo porto a fare un giro al parco e poi magari da tua madre, uhm?”
Lui guida lentamente, tra il traffico Joeutino della periferia abitata e il cielo che si schiarisce ogni minuto. Londra al Joeino è sempre fresca e la riconosci perché c’è la gente che ha ancora gli occhi assonnati dentro le divise da lavoro e i bicchieroni di caffè acquoso mentre si parla già al telefono.
I suoi tatuaggi sulle mani sono fermi sul volante, e gli occhi color ghiaccio non si muovono dalla strada, nonostante sorrida dolcemente e accarezza il ginocchio di Olivia con le dita che dovrebbero essere sul cambio .
“D’accordo – mormora poi, quando si ferma ad un semaforo – Chiamami se hai bisogno. Devo fare un paio di tatuaggi al Joeino e progettarne uno nel pomeriggio, non ho la giornata piena”
Olivia si sporge per aggiustargli il ciuffo scuro, lasciandogli libera la fronte. Si morde le labbra e vorrebbe baciarlo: “Sei molto bello quando ti preoccupi per noi” gli dice, con un sorriso.
Chase le lancia un’occhiata, alzando un angolo della bocca. Preme sull’acceleratore e riparte.
“Sto cercando di fare del mio meglio, lo sai” le confessa, sinceramente.
“Lo so – Olivia gli lascia una carezza sul braccio perché non può fare a meno di toccarlo – E ci stai riuscendo alla grande”
Il resto del viaggio è silenzioso, Chase li lascia all’angolo della via perché è senso unico e ci sono le telecamere, Felix apre appena gli occhi e li richiude sulla spalla di Olivia.
“Ciao piccola, a più tardi” la saluta Chase, baciando dolcemente entrambi.
Olivia fa i restanti metri per il suo ormai ex appartamento morsicandosi le labbra perché se lo vuole sentire addosso anche quando lui non c’è.
Arriva al palazzo, suona il campanello e attende circa tre minuti buoni prima che qualcuna si degni di aprirle – e se le immagina tutte e tre che litigano perché sono troppo pigre per alzarsi.
“Amore!” è la prima cosa che esclama Megan quando Olivia mette piede in casa, facendo sbattere la porta d’ingresso.
L’amica ha i capelli legati e una vestaglia leggera e trasparente, lunga fino ai piedi. Non le lascia neanche il tempo di respirare che subito prende in braccio Felix, svegliandolo del tutto.
“Ciao Meg! – esclama Olivia mentre si toglie il cappotto – Anche io sto molto bene, grazie per avermelo chiesto”
Megan rotea gli occhi verdi, mentre il bambino le mette le dita paffute sulle guance, ridendo e facendola ridere.
Le ragazze si spostano in soggiorno, dove India ed Emma stanno guardando una puntata di The Big Bang Theory mentre fanno colazione.
“Ciao!” esclama India con un sorriso.
Emma alza il cucchiaio verso di lei, e sembra che possa bastare.
Olivia le si siede accanto, baciandole una guancia, poi si sfila le scarpe e incrocia le gambe sul divano.
“Perché non chiedi a Louis di fare un bambino, Meg? – dice Emma, mandando giù un altro cucchiaio di cereali – Secondo me non vede l’ora”
Megan ha Felix in grembo, che gioca con la sua coda di cavallo e ride con la bocca senza denti e gli occhi grandi.
“Non ci penso neanche – risponde qualche istante più tardi, sistemandosi meglio sul divano – Con Louis l’unica cosa che condividerei in questo momento è la mia mano contro la sua faccia”
“Problemi in paradiso?” domanda Olivia, curiosa.
Megan fa una faccia strana, tipica di quando la situazione è grave. Allarga le narici e appoggia le gambe sul tavolino basso, sospirando: “È troppo geloso, cavolo – si lamenta – All’inizio scherzava e okay, ci stavo anche io. Poi magari facevamo sesso per risolvere tutto, ora adesso niente. È costantemente arrabbiato, litighiamo sempre e sembra che parlare con me sia un danno alla sua salute”
“Geloso di cosa?” Emma aggrotta le sopracciglia e sblocca il telefono, tenendo la tazza tra le gambe.
“Non lo so! – sbotta Megan, alzando appena gli occhi da Felix, che sta giocando coi suoi capelli impigliati in un elastico – Dice che non sopporta più il mio lavoro, che merito di meglio, che bla bla bla…”
Le sue amiche ridacchiano e Felix ridacchia a sua volta quando vede Olivia ridere spensierata.
“Qualcuno ha sentito Dalia?” domanda quest’ultima, afferrando il telecomando vicino ad Emma.
MTV trasmette la top 10 del mese, siamo alla quinta posizione e c’è Pharrell.
“Ha telefonato qualche giorno fa – risponde Megan, e fa la linguaccia a Felix, che ride – Ha detto che era a Barcellona e che non tornava a casa durante la pausa da…tutto quello che sta facendo, ecco”
“E dove va?” Olivia è perplessa e in un’altra circostanza sgriderebbe l’amica perché non vuole che Felix impari a fare le boccacce.
Megan le lancia un’occhiata maliziosa, ghignando: “Dai genitori di Niall – risponde – In Irlanda”
Oh! – Olivia spalanca gli occhi sorpresa, contenta – Quindi è una cosa ufficiale”
India ha i capelli che ormai le arrivano sotto al seno, mossi. Se li sistema con un gesto distratto della mano e poi mette i piedi sulle gambe di Olivia, appoggiandosi all’angolo del divano col bracciolo.
“Stando a quello che riporta il The Sun – mormora distrattamente – È una cosa più che seria. C’è scritto che hanno già progettato di andare a vivere insieme e di fare una vacanza a Parigi”
“Niall e Dalia? A Parigi? Soli? – Emma scoppia a ridere – Sì certo. Come minimo li farebbero scendere dall’aereo per terrorismo o qualcosa del genere”
Scoppiano tutte a ridere anche se da ridere c’è ben poco perché è una situazione ipotetica che potrebbe benissimo succedere.
“A proposito di Parigi. Zayn? – Megan continua a giocare con Felix – Qualcuno ha sentito Zayn?”
Olivia annuisce velocemente, poi appoggia il gomito sullo schienale del divano, toccandosi i capelli: “Torna per la fine del mese – risponde – Lui e Candice non se la stanno passando molto bene”
Emma sbuffa che sembra che rida: “Chi mai starebbe bene con una che neanche capisce se ti ama o no?”
“L’ultima volta che l’ho sentito io – si aggiunge Megan, e posa Felix sul divano accanto a lei – mi ha detto che voleva darle una specie di ultimatum, ma non so se poi l’ha fatto davvero”
“Alla fine sono problemi loro – India cerca di cambiare argomento perché si sta già innervosendo – Basta solo che uno dei due apra appena gli occhi”
È Felix, comunque, a rinfrescare l’aria tesa che si sta già respirando. Emette un verso eccitato e batte le mani piccole e paffute, guardando verso il televisore.
Alla terza posizione della top 10, c’è l’ultimo singolo di Dalia, ‘Between Us’.
Tutte e quattro spalancano gli occhi, India alza il volume dell’audio.
Il video è stato girato a Brighton, di sera. È tutto un alternarsi delle scene in cui Dalia cammina sul pontile ad altre dove si scorge la vita abituale di una coppia.
“Ma ci credete? – Olivia scuote la testa, emozionata come se fosse la prima volta che guarda quelle immagini – Dalia è famosa. Ce l’ha fatta, capite?”
“È assurdo – dichiara India, sorridendo – Quando non riesco a dormire ci penso sempre. È una superstar. Una che non sa caricare la lavastoviglie è una superstar”
Emma ride, scuotendo la testa e appoggiandosi alla spalla di Olivia. Guarda verso la tv e canticchia il ritornello con gli occhi orgogliosi, “Piccola stronza” mormora perché è troppo fiera di lei.








Sorpresa!
In realtà non avrei dovuto aggiornare oggi, chi mi segue su Facebook forse sa che adesso sono al mare e che il mio computer è esploso - ve lo giuro, è davvero esploso. Però fortunatamente esiste Dalila, a cui ho mandato tutti i capitoli già scritti su Facebook, e fortunatamente abbiamo messo l'ADSL nella casa al mare, perciò non avete dovuto aspettare il mio - tristissimo - ritorno dall'Inghilterra.
Ad ogni modo, leggendo il capitolo, mi sono resa conto di quanto queste ragazze siano cresciute, avete notato?
E' inutile che vi dica che i primi capitoli - per quanto riguarda le mie storie, ovvio - sono sempre più pallosi del solito, vero? Mi dispiace, ma sono molto lenta a far avviare le cose, ma spero di non aver deluso le vostre - alte, altissime! - aspettative. Comunque, già dal prossimo, le cose inizieranno ad evolversi man mano, come è giusto che sia.
Dal prologo sembrava che andasse tutto bene, e invece - ovviamente - i primi a cedere sono Megan e Louis, considerati da molti - e da me, anche - il top del top.
(sembra una cosa parecchio autocelebrativa, ma in realtà non era presunzione ahahah)
Abbiamo anche un piccolo punto di vista sulla grande vita di Dalia, e un viaggio tra la beatitudine di Olivia e Chase - che saranno presenti, non vi preoccupate!
Sinceramente? Mi aspettavo tutto, meno che un successo così grande solo per il prologo. Leggendo tra le recensioni che mi avete lasciato, sono rimasta a bocca aperta e con gli occhi lucidi. Mi sono emozionata, perché non pensavo davvero che No church fosse stata così amata, così tanto da voler un seguito. Vi ho letto innumerevoli volte, ormai le recensioni le so a memoria, le ho fatte leggere alle mie amiche e anche a mia madre. E quindi grazie, con tutto il mio cuore e la mia mente e le mie parole e tutto ciò che posso darvi.
Sapendo quanto ci tenete, ogni volta ho il terrore di fare un passo falso, sbagliato. Perciò spero davvero che il primo capitolo di questa storia vi sia piaciuto, e spero davvero di continuare a leggere altre recensioni, pareri, curiosità e tutto ciò che volete sapere.
Purtroppo non so quando aggiornerò, perché il 29 parto per l'Inghilterra due settimane e non vi garantisco di poter pubblicare prima. Cercherò un modo per limitare i tempi, promesso. E risponderò alle recensioni non appena avrò un attimo di tempo, il più presto possibile.
Vi ringrazio ancora, e vi auguro il meglio come tante di voi hanno fatto con me, siete preziose.
Sperando di non avervi deluse, a presto :)
Caterina




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Capitolo 3
*** 2 ***




(2)








C’è una signora che preleva, dall’altra parte della strada. Indossa una gonna lunga, rosso appariscente, e delle scarpe col tacco basso, un cappotto scuro e un capello elegante. Deve avere almeno una cinquantina d’anni e ha la borsa rosa che le pende da un braccio.
Le passano davanti un mucchio di persone, tutte di fretta, un gruppo di ragazzine che ridono, un paio di ragazzi che devono essere tedeschi e una donna di colore col pancione.
Passa un altro ragazzo, un uomo forse, con un cappotto nero e un paio di pantaloni slavati. Tiene lo guardo basso, serio, le mani in tasca e il passo veloce, impaziente. Quando sfiora il braccio della donna, ci mette un attimo, una frazione di secondo. Allunga le dita verso la borsa, tira finché la donna non si volta e si mette a gridare, liberando la tracolla in un gesto involontario. Lei si dimena, e l’uomo inizia a correre, facendola cadere a terra. La soccorrono subito altri passanti, mentre quella piange e trema.
Dall’altra parte della strada, India sta fumando una sigaretta e si sente impotente, ferma.
Si appoggia al muro dietro di lei, sospira pesantemente e getta la cicca ormai finita dentro al tombino, passa le suole degli anfibi sull’asfalto e si volta verso le porte automatiche di Tesco.
Harry ha i capelli più corti, tagliati da poco, le guance rosse e una sigaretta già infilata in bocca. Indossa un maglione rosso, un paio di jeans neri e delle scarpe da ginnastica. Le sorride subito non appena la vede, si china per baciarle le labbra e ha già capito che qualcosa la turba.
“Cos’hai?” le chiede, toccandole un fianco, cercando un contatto.
India si stringe nelle spalle, indifferente. Inizia a camminare come se nulla fosse, abbastanza lentamente da permettere ad Harry di non smettere di toccarla.
“Nulla di che – risponde, dopo un po’ – Mary Grace ha fatto più capricci del solito…mi sono rotta il cazzo di fare la baby-sitter, sai? – lo fissa, e lui sorride – E se tornassi a studiare?”
“Perché no? – dice Harry di rimando, socchiudendo appena gli occhi per via della luce bastarda che c’è e non c’è – Cosa ti piacerebbe studiare?”
“Un cazzo di niente – risponde India, più sincera che mai – La scuola non l’ho mai sopportata neanche alle elementari. Ma ero brava, sai? Anche se non sembra. Semplicemente non volevo fare l’università”
Lui la stringe un po’ più forte quando arrivano alla fermata della metro, le fa scendere le scale per prima e la tiene d’occhio da dietro, usando qualsiasi scusa per sfiorarla. India lo capisce e sa anche perché fa così. Non dice niente.
“Ti vedrei bene a legge” mormora Harry, dopo un po’.
Lui è seduto su una panchina del sotterraneo, con l’odore di chiuso e roccia. Lei gli è sulle ginocchia, con un braccio dietro il suo collo e una mano di Harry sulla coscia, protettiva.
“A difendere i buoni dalla giustizia?” ridacchia, guardandosi intorno.
“Già, forse…mi spieghi cos’hai? – Harry la scruta con le sopracciglia aggrottate – Cos’è successo?”
“Niente”
“Non è vero – ribatte subito, con un sospiro – Mi tocchi così solo quando hai paura e fingi indifferenza quando stai pensando a qualcosa d’importante”
E lei rotea gli occhi al cielo perché sapere che c’è qualcuno che ti conosce meglio di quanto non faccia tu stessa è sempre troppo stressante. Specie se ha quegli occhi e quelle fossette.
Scuote la testa, gli si spinge ancora più contro, sfiorandogli un orecchio.
“Niente – ripete, piano – È solo che ti amo”
Harry scoppia a ridere ma si sente che si è irrigidito. La presa sulla coscia della ragazza si fa più ruvida mentre lasciano passare la metropolitana e “Vaffanculo, India” blatera, girando la testa quanto basta per baciarla.





Megan fa un giro su se stessa, poi arriccia le labbra e sospira, guardandosi allo specchio con aria imbronciata.
Ha comprato un vestito in saldo da Topshop stamattina. È un tubino nero, stretto quanto basta, con una scollatura ampia dietro la schiena e lo scollo tra i seni ricoperto di pizzo trasparente.
Nel camerino le stava bene, adesso ha l’impressione che la faccia più grossa.
Si lecca le labbra e impreca, poi guarda verso il suo letto, zuppo di vestiti. Metterà a posto dopo, decide. Adesso non ha tempo, deve ancora truccarsi e trovare delle scarpe decenti.
Sono quasi le sei e lei ha appuntamento con Louis tra un quarto d’ora dopo una settimana di bisticci inutili e superflui.
Ceneranno in centro, in uno di quei ristoranti che si spacciano per italiani, vicino a Trafalgar Square.
Il campanello suona e Megan impreca, spalancando gli occhi.
“Em, vai tu! Dev’essere Louis” strilla verso il corridoio, poi s’infila un paio di tacchi dello stesso colore del vestito e inizia a truccarsi davanti allo specchio del cassettone di India.
Dall’ingresso si sentono delle voci, ma Megan capisce che non si tratta di Louis già da come la porta di casa viene chiusa. Louis è solito a sbatterla senza neanche rendersene conto, adesso invece viene quasi appoggiata, delicatamente.
Zayn.
Lo trova seduto sul divano del salotto qualche minuto dopo, quando ha finito di truccarsi e si sta infilando un orecchino pendente.
Le luci sono soffuse e la televisione è spenta, Emma è accartocciata nell’altro divano e tiene il telefono in mano, sorridendo di tanto in tanto quando Zayn le fa domande di pura formalità.
“Zayn – Megan sorride – Ciao! Che sorpresa”
Lui si alza in piedi di scatto. Indossa un maglione scuro, stretto in vita e sui polsi, un paio di jeans neri e degli anfibi. È dimagrito ancora e non si è fatto la barba. I suoi occhi sono stanchi e i suoi capelli più lunghi.
Si abbracciano volentieri, perché sono mesi che lui non mette piede in quell’appartamento e loro due sono ormai amici che si vogliono bene nonostante tutto – e nonostante tutti –.
“Ciao – dice lui, sorridendo quando si staccano – Sì, scusate. Sono piombato qui senza neanche avvisare”
Megan si passa una mano tra i capelli e scuote la testa: “Non ti preoccupare – gli dice con leggerezza – Quando sei tornato?”
Lui alza la manica del suo maglione, controllando l’orario: “Mhmh – scorce la bocca – Due ore fa? Forse qualcosa di più, non lo so”
Sembra parecchio provato e dio solo sa quanto sia stanco. Megan gli sorride e gli tocca un braccio, confortandolo. Si siedono di nuovo ed Emma lo osserva con una strana curiosità, senza parlare.
“Siete solo voi due?” domanda il ragazzo, guardandosi intorno e congiungendo le mani sulle ginocchia.
Megan annuisce: “India dovrebbe essere qui tra poco e anche Olivia con Felix. Mangi qui? Perché posso chiamare Louis e dirgli che…”
E vorrebbe davvero finire la frase, ma il campanello di casa suona, bloccandola e facendola sbuffare e poi sorridere. Louis ha un tempismo perfetto in ogni occasione.
Anche Zayn sorride: “Non ti preoccupare, Meg – dice – Volevo semplicemente passare a salutarvi”
La ragazza si alza in piedi per andare ad aprire, ma sente comunque Emma che – finalmente! – blocca il suo telefono e “Perché non mangiamo tutti insieme? Alla vecchia maniera?” propone.
Megan apre il portone di casa e poi la porta d’ingresso, annuendo a se stessa. Si può fare.
“Non ti preoccupare, Em – mormora Zayn, cordiale – Possiamo fare un’altra sera. Ero qui solo per vedervi, davvero”
“Facciamo adesso, invece! – Megan sospira di sollievo perché non è proprio serata per uscire – Chiamo India e le dico di portare Harry, avvisiamo Chase e Liam. Mangeremo per le otto, ma fa lo stesso”
“Fa lo stesso cosa?”
Louis Tomlinson fa la sua entrata sbattendo forte la porta, mormorando subito dopo un “Ops” poco convincente.
Megan lo ama da morire.
Indossa un paio di jeans chiari, arrotolati sulle caviglie piccole e che lasciano in bella mostra le sue scarpe di tela bianche, una felpa chiusa di un grigio slavato e una cuffia rossa che gli nasconde i capelli indomabili.
Lei fa scontrare prima le loro mani, poi cerca il contatto delle sue labbra sorridenti e sottili, toccandogli il collo magro e la barba appena accennata.
“Ma buonasera anche a te – Louis ride, accarezzandole un fianco – A cosa devo tutto questo entusiasmo?”
Megan si stacca da lui, conducendolo verso il salotto: “Cambio di programma – dichiara e Louis si toglie la cuffia, aggrottando le sopracciglia – Restiamo a casa”
“Come restiamo a casa?” lui la segue, accigliato.
Poi si accorge della figura seduta sul divano e spalanca gli occhi, sorpreso, allargando di riflesso le braccia: “Amico! – esclama, contento. Zayn si alza in piedi – Quando diavolo sei tornato?”
Si abbracciano come due uomini col cuore grande perché ormai sono diventati quasi migliori amici. A Zayn piacciono le chiacchiere e i commenti di Louis, Louis riesce a capire gli sguardi di Zayn.
“Sono a Londra da poco – spiega quest’ultimo, impacciatamente – Mi dispiace farvi saltare i piani, non era mia intenzione”
Louis fa un gesto incurante con la mano, poi si siede sul divano e allarga le ginocchia: “Vuoi scherzare? – ridacchia – Non ti preoccupare”
“Perfetto, allora! – Megan batte le mani, baciando la guancia insipida del suo fidanzato – Sento le altre, allora. Em, tu renditi utile e avvisa Liam”
L’amica rotea gli occhi al cielo e si alza in piedi: “Devo proprio?” si lamenta.
“Perché? Non lo vuoi?” le chiede Megan, voltandosi a guardarla.
Emma sospira e scuote la testa, afferrando dal mobile accanto alla finestra il suo pacchetto di sigarette con l’accendino: “Niente, niente – liquida in fretta la conversazione – Vado fuori a fumare”








Buon pomeriggio a tutti!
Sono davvero contenta di riuscire ad aggiornare! Sono tornata martedì notte dall'Inghilterra, dove mi sono venute una marea di idee per questa storia che non vedo l'ora di scrivere, anche se sono parecchio giù di morale per via della nostalgia. Voi come state?
Questo capitolo non è un granché, scusate, ma era necessario per tre cose principalmente. In ordine, la prima è il rapporto India/Harry e l'avvio della loro parte nella storia (la scena dello scippo è infatti molto importante!), il ritorno di Zayn (che, come ho già detto, ci sarà fin troppo) ed Emma, che sembra parecchio...Emma. Più del solito, ecco.
Nel prossimo capitolo si capirà meglio la situazione Emma/Liam e ci sarà la cena (come ai vecchi tempi!!).
Mi dispiace tantissimo per non aver ancora risposto alle vostre recensioni, ma queste due settimane sono state pienissime e adesso il mio pc è morto e quello fisso è davvero ma davvero lento. Mi collegherò il prima possibile da qualche parte e vi risponderò come meritate, promesso. Sappiate che vi ho portate anche in Inghilterra, e che prima di dormire vi ho sempre lette, grazie di cuore sul serio.
Fatemi sapere le vostre impressioni, i vostri pareri e le vostre teorie! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che le vostre vacanze stiano andando bene!
Per quanto riguarda le altre mie storie in corso, non le ho abbandonate, giuro. Devo solo mettere in chiaro le idee e scriverle. Aggiornerò presto, promesso.
Grazie ancora di cuore a tutte, un bacione immenso!
A presto,
Caterina




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Capitolo 4
*** 3 ***




(3)










Ordinano la bellezza di nove pizze nel ristorante in fondo alla via. Liam arriva verso le otto e venti con i cartoni bianchi ancora fumanti, India ha già apparecchiato insieme a Zayn e Felix dorme nella sua culla nella ex camera di Olivia.
“Avete ancora fame? – India si alza in piedi a cena finita e sembra che non riesca a stare insieme – C’è del gelato”
“Non c’è più” mormora Emma, in imbarazzo.
“Come non detto” borbotta la bionda e ritorna seduta, avvicinando la sedia contro quella di Harry, che le mette subito una mano sulla coscia.
“È fottutamente strano senza Dalia e Niall, ci avete pensato?” dice Megan davanti a loro, premuta contro la spalla di Louis mentre questo le accarezza i capelli.
“Già – concorda Olivia, vicino alla finestra – E ancora più strano è sapere che quei due guadagnano più di tutti noi messi insieme”
Concordano tutti insieme con una risata, poi Emma si accende una sigaretta e passa l’accendino in giro.
Liam le lancia un’occhiataccia, lei fa finta di non vederlo.
Louis a quel punto sospira pesantemente, stiracchiandosi un po’ e passando un braccio sulle spalle di Megan, che sorride e si morde le labbra.
“La settimana prossima arrivano in città le mie sorelle più mia madre – dichiara lui – Dovrò subirmi la bellezza di cinque donne. Figo, vero?”
“Puoi sempre chiamare Megan in tuo soccorso – sorride Liam, alzando le sopracciglia – Guarda la sua faccia, non vede l’ora di conoscere la tua famiglia”
E in effetti, il volto serio di Megan non è una delle sue espressioni migliori. Ha gli occhi spalancati e la bocca chiusa in un linea dura. Louis scoppia a ridere e l’abbraccia, baciandole le labbra e “Sta’ tranquilla” mormora.
“Non sei simpatico” sbuffa Emma a quel punto, guardando Liam con aria di sufficienza. Si alza in piedi, afferra il proprio telefono ed esce in terrazza, senza dire altro.
Il ragazzo appoggia i gomiti sul tavolo, improvvisamente provato, si sfrega gli occhi coi talloni delle mani e sospira pesantemente.
C’è un silenzio goffo, adesso.
“È successo qualcosa?” si azzarda a chiedere Olivia, mentre Chase da capotavola gioca con le sue dita, facendola fremere un po’.
Liam accenna un sorriso, inarca le sopracciglia e “Sono due settimane che si comporta così – dice e sembra stanco dieci anni – Risponde male, si comporta da bambina, mi evita…”
“Emma – dichiara India, piatta – Niente di più, niente di meno”
“Quando eravamo al liceo – si aggiunge Megan, con gli occhi scintillanti di chi ricorda – andava dallo psicologo, per questi comportamenti. Ha sempre avuto dei problemi coi suoi, specie con suo padre, che tutt’ora non sopporta…non so, Liam. Hai fatto qualcosa che non le è piaciuto?”
“Non ne ho la minima idea! – sbotta Liam – È questo il punto! Sembra che le dia fastidio, il fatto di stare insieme e…non lo so, è tutto un casino”
Olivia assume un’aria comprensiva perché con quei comportamenti di Emma potrebbe scriverci un best seller.
“Ci parlerò io, non ti preoccupare” lo consola poi, con un sorriso.
Liam ricambia il gesto, ringraziandola.
Harry si accende a sua volta una sigaretta, usando come scusa quella di allungarsi verso Megan e prendere l’accendino per avvicinare la sedia a quella di India.
“Dormi da me?” le sussurra all’orecchio, quando Chase inizia a parlare con Zayn da parte a parte del tavolo.
India non lo guarda ma annuisce velocemente, come se fosse una domanda scontata, retorica.
Zayn Malik è silenzioso, stasera. È a capotavola vicino a Liam, composto come sempre. È intervenuto quando doveva farlo, ha riso quando doveva ridere ed è rimasto in silenzio quando era necessario.
“Allora, Zayn – Chase lo osserva con curiosità, seduto esattamente davanti a lui – Come stai?”
Quello sobbalza appena perché si era aspettato tutto meno che una domanda diretta. Da parte di Chase, poi. Si sono incontrati praticamente tre volte con questa e ancora non l’ha inquadrato troppo bene.
Si stringe nelle spalle, cerca di essere il più pacato possibile mentre “Tutto bene, grazie – risponde – Sono contento di essere tornato a casa”
Olivia si alza con la scusa di dover controllare Felix ed India interviene nella conversazione, rubando ad Harry la propria sigaretta.
“Sei stato a Parigi?” domanda secca, senza giri di parole.
Megan alza gli occhi al cielo perché ci sono modi molto meno pratici per chiedere una cosa delicata come questa.
Zayn si lecca si inumidisce le labbra e fa un sorriso pigro, incerto: “Sì – risponde senza guardare nessuno in particolare – Sono stato a Parigi…per l’ultima volta, credo”
“Era ora!” si sente dalla terrazza, e Liam avvampa d’imbarazzo e si scusa al posto di Emma con un’occhiata.
“Mi dispiace, amico – borbotta Louis, sincero – Ma forse non era semplicemente quella giusta”
“Lo penso anch’io” Zayn sorride ma gli occhi sono fermi, spenti.
“Sei un ragazzo bellissimo – lo consola India, piatta – Hai tutte le carte in regola per trovare una ragazza che sappia tenerti stretto”
Harry si muove nervosamente sulla sedia, allargando le narici e voltandosi a guardarla con gli occhi socchiusi.
“Che c’è? – India scoppia a ridere e spegne la sigaretta dentro al suo bicchiere – Sei geloso? Ho solo detto la verità”
Anche Louis ridacchia, accarezzando la coscia nuda di Megan, scuotendo appena la testa: “Non ti capirò mai, India” riflette.
“Lei è senza filtro – dice la sua ragazza, guardando verso la bionda – Non come Dalia, che dice un sacco di stronzate e poi se ne pente, no. Lei dice quello che le passa per la testa perché pensa che sia giusto così”
È giusto così” ribatte India, con uno sbuffo.
Olivia ritorna dal salotto con il sorriso da mamma che indossa in questo periodo e che la invecchia ma le rende ancora più bella.
“Esiste il tatto, India – dice, accarezzando la spalla di Chase prima di sedersi accanto a lui – Una cosa per te sconosciuta, hai presente?”
India rotea gli occhi al cielo, poi si alza in piedi e raggiunge il corridoio.
“Vado a prendere il cambio per dormire a casa di Harry, il mio fidanzato – scandisce lentamente, sarcastica – Con cui scoperò stanotte e in quelle avvenire”
“India!” la riprende Olivia, mentre Harry scoppia a ridere.





A fine serata, Emma e Megan sonnecchiano nel letto della seconda, come ogni volta da quando in casa sono in tre.

Ascoltano Kanye West mentre entrambe controllano Facebook dal telefono e le ultime notifiche di Instagram.
Quando Megan lancia un’occhiata all’iPhone di Emma, aggrotta appena le sopracciglia e osserva il profilo delicato dell’amica, senza capire.
“Perché stai cancellando quelle foto? – domanda poi – Perché cancelli le foto di Liam?”
Emma sospira un po’, arriccia il naso e le labbra ancora piene di rossetto.
“Ho la memoria piena” borbotta.
“La memoria o qualcos’altro?” continua Megan, con un sorriso.
L’amica ridacchia, scuotendo la testa con esasperazione mentre continua a selezionare foto su foto.
“Mi sto stancando un po’, a dire la verità” le confida poi, a bassa voce.
“Come mai?” Megan si fa più attenta, mentre blocca il suo telefono e se lo poggia sul grembo.
Emma sbuffa, fermando i suoi movimenti e chiudendo gli occhi: “Lui è così diverso. E non ti parlo del ‘gli opposti si attraggono’ o stronzate varie…è come se mi stessi rendendo conto che non è quello che voglio”
“Non vuoi Liam?”
“Non voglio essere trattata come mi tratta lui! – sbotta, frustrata – Mi sento una bambina più che la sua fidanzata! Non accetta praticamente nulla di ciò che faccio e mi guarda con quell’aria da cane bastonato che dio santo, è snervante”
Megan si lecca le labbra, meditando su quello che dovrebbe dire. È raro che Emma riesca a confidarsi così tanto senza scoppiare a ridere o a piangere – o tutte e due le cose insieme.
“Non hai tipo…provato a parlargli o qualcosa del genere?” domanda quindi, scostandosi i capelli dal volto.
“Certo che ci ho provato! – esclama Emma, mettendosi seduta – Ma è…finiamo sempre per litigare e… - sospira – Fa lo stesso, non parliamone più”
A Megan verrebbe voglia di alzare gli occhi al cielo, tuttavia si morde il labbro e annuisce brevemente.
“Louis? – Emma adesso sorride, come se niente fosse – Come va con Louis?”
L’amica socchiude gli occhi e non sa cosa diavolo rispondere senza avere le iridi lucide. ‘Che quando si parla di Louis è un riflesso involontario, anche se e quando è incazzata nera.
Così “Ma che cazzo ne so – sbuffa, stanca – Quando ci vediamo è tutto perfetto, ma quando messaggiamo si trasforma nella creatura più pesante del mondo”
“Non scrivetevi più, no?” suggerisce Emma, con una punta di ovvietà nella voce e nello sguardo.
“Certo! Perché tu non hai un fidanzato che alla prima occasione ti fa una sfuriata di gelosia telefonica”
“Magari ce lo avessi!”
Scoppiano a ridere contemporaneamente, rendendosi conto di quanto sia strano essere così diverse e volersi così bene da fregarsene del fatto che, prima dell’alba, una delle due cadrà giù dal letto per colpa dell’altra.









Eccomi qui col nuovo capitolo :)
Rileggendolo non è assolutamente come pensavo di averlo scritto, vi capita mai? Ho l'impressione che sia un po' freddo, ma era un capitolo già pronto e non sono in grado di riscrivere le cose senza fare pasticciare, perciò...
Quanto sono belli Olivia e Chase? Io li adoro vi giuro ahaahah per non parlare di Louis, che va beh, per motivi ovvi già dal prossimo capitolo vi starà sulle palle ((((SPOILER!!!!))).
Ed è tutto veramente stranissimo senza Dalia, sono la prima che se n'é accorta. Lei e Niall erano una presenza pazzesca, e la tensione con Liam/Emma e Zayn è davvero insostenibile. Voi cosa ne pensate?
So che avrei dovuto rispondere alle vostre recensioni, ma questa settimana mi sono trasferita a casa dell'Arianna, no? E mi son detta "dai oh, così dal suo computer mi metto in pari" e invece no! Perché la sua rete internet è la cosa più lenta che abbia mai provato, quindi di conseguenza è meglio questo computer dell'era dei dinosauri.
Perciò vi risponderò presto, giuro.
Mi sento sempre un'insensibile quando non lo faccio perché mi sembra il minimo, quindi scusate prima che scoppi a piangere ahahaahah
E niente, il prossimo capitolo è il mio preferito di quelli scritti fino ad adesso, quindi spero di pubblicarlo presto!
Fatemi sapere tutto ciò che vi passa per la testa!!
A presto,
Caterina



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Capitolo 5
*** 4 ***




(4)








Lo studio della dottoressa Ingrid Dalton è al secondo piano dell’ospedale Saint Thomas, nel padiglione centrale.
È una stanza spaziosa, arredata nei minimi dettagli da una mano femminile, coi mobili chiari, una scrivania, un computer di ultima generazione e due poltrone comode, di pelle sintetica, poste l’una davanti all’altra sul tappeto persiano.
Ingrid Dalton è una psicologa in gamba per un posto precario come l’ospedale pubblico. Deve avere all’incirca cinquant’anni, ha i capelli corti e rossi e gli occhi grandi, scuri. Tiene le gambe accavallate nei suoi abiti eleganti e un fascicolo di fogli da cui stacca gli occhi solo per posarsi dentro quelli di India, senza smettere di scarabocchiare con la penna blu.

Quindi – cerca di rimettere insieme i tasselli confusi di India – hai assistito da una rapina vera e
proprio, esatto?”
La ragazza annuisce velocemente, tesa.

Hai provato paura?”
Storce la bocca, inarcando le sopracciglia: “Ero paralizzata – risponde – Non riuscivo a muovermi. Non lo so, è stata una sensazione orrenda. Oltre al fatto che mi sentivo impotente, ho riflettuto di quanto possa essere…normale, ritrovarsi vittima di un episodio del genere”

Quindi hai avuto paura per te stessa” riassume la dottoressa, senza nessun tono specifico.
Penso di sì – sospira India – Sono tre giorni che non faccio altro che pensare a come avrei potuto essere io, quella donna in lacrime sull’asfalto. A come io ero, quella donna. Ogni volta che chiudo gli occhi, ogni stramaledettissima volta, rivedo Alec. E me lo sento ancora addosso ed è…terrificante”
Ingrid appunta qualcosa, annuisce e aspetta paziente che India finisca di parlare.

Mi chiedo come sarebbero andate le cose, se io quella sera avessi reagito. Forse lui si sarebbe fermato, forse saremmo ancora insieme” mormora, con la voce che si fa sempre più bassa fino a diventare un sussurro.
E forse non avrei mai incontrato Harry aggiungerebbe volentieri, se non le facesse così male anche solo pensarlo.
Ingrid finisce di scrivere qualche secondo più tardi, poi si alza in piedi e appoggia il suo blocco sulla poltrona, camminando dietro la scrivania.

Me lo ha dato una mia amica qualche giorno fa…” borbotta tra sé e sé, mentre cerca tra i cassetti.
Ne fa uscire un piccolo opuscolo colorato, che poi porge ad India con un sorriso, tornando a sedersi.
La ragazza lo apre, aggrotta le sopracciglia e legge velocemente i titoli più grandi, osservando i due schizzi di disegno posti ai lati.

È un corso di autodifesa personale – le viene incontro Ingrid – Due allenamenti a settimana per quattro settimane. È una palestra del centro, ma con la metro è ottima. Pensaci, okay?”
India ci ha già pensato in quattro secondi, anche se non lo dice. Annuisce e ringrazia.





La conduttrice del programma, Isabella, ha un accento davvero sensuale, mentre le porge le stesse identiche domande di sempre.
Dalia si sente parecchio figa con il trucco che le hanno fatto, con l’ombretto oro e chili di eyeliner, i capelli lisci e i jeans scuri che la slanciano sopra ai tacchi rossi.
Lo studio del talk show spagnolo è pieno di colori vivaci, lei è seduta su un divano azzurro mentre Isabella le sta davanti, dopo un tavolino da soggiorno, appollaiata comodamente su una poltrona bianca. È una ragazza di non più di ventisette anni, dalle forme prosperose e mediterranee e gli occhi vispi, curiosi.
Parla storpiando qualche parola, ma il suo inglese è decisamente migliore dello spagnolo precario di Dalia, che fa di tutto per continuare a sorridere.

Sei stata catapultata da un momento all’altro nel mondo della musica, vero?” chiede Isabella, e con la coda dell’occhio Dalia intercetta la luce di una telecamera accendersi. È sempre strano provare a far finta di non avere davanti decine di persone che lavorano apposta per te.
In realtà – inizia a rispondere, con la gola secca per l’emozione e la paura di sbagliare – non è andata proprio così. Finito il liceo ho subito iniziato a cercarmi qualche lavoretto nei pub, suonavo in giro per Londra quando venivo chiamata. La musica mi ha sempre accompagnata, è il mondo dello spettacolo quello del tutto nuovo, per me”
Isabella annuisce e sfoggia la sua faccia più comprensiva: “Immagino che sia difficile abituarsi a tutto questo” mormora.

Difficile, ma non impossibile – ribatte Dalia – La mia famiglia mi ha trasmesso il senso del dovere e della responsabilità. Attualmente vivo con tre delle mie migliori amiche. Forse la cosa più strana di tutte è lavorare senza loro accanto. Ho sempre condiviso tutto e adesso che sono in giro per l’Europa è diverso”
Per non dire deprimente, ma ovviamente questo non lo menziona. Non si sputa nel piatto in cui si mangia, dice sempre India.

Ti mancano?” domanda Isabella.
Dalia annuisce, con gli occhi appena un po’ più ludici ma no, non piangerà mai rischiando di rovinare quel meraviglioso trucco. Deve ancora farsi una selfie, per l’amor del cielo!

Tantissimo, ma non rimpiango niente. Amo il mio lavoro, con tutta me stessa. È quello per cui ho lottato, non lo cambierei per nulla al mondo”
E di Niall Horan? – Isabella si fa più pettegola, come se fosse la prima a chiederglielo – Che mi dici di voi due? Siete una coppia, no?”
Coppia. Che orribile suono e che orribile parola per riassumere tutto.
Sono molto più di una coppia, loro due.

Niall ed io siamo… - cerca di non cadere nel banale e di non allargarsi troppo. Parlare di tutto ciò senza una base sotto a farle da colonna sonora è imbarazzante. Le viene in mente il commento di Olivia – Niall ed io siamo noi, semplicemente. Non diamo etichette, non ci piace classificare qualcosa di così grande”
Qualcuno potrebbe pensare che sei stata, come dire – Isabella si finge pensierosa ma si sa dove vuole andare a parare – Agevolata dalla vostra relazione. Come reagisci a queste critiche abbastanza pesanti?”
Ormai non so più dove sbattere la testa – Dalia ridacchia appena – Non posso dire di non capire chi pensa a questa cosa. Probabilmente se io fossi dall’altra parte, sarei la prima a pensare di me un’arrampicatrice sociale con un brutto naso e un culo da paura – Isabella e qualcuno dietro le quinte scoppiano a ridere, rendendola un po’ più sicura – Ma ormai non ci faccio più caso. Voglio dire, è vero, è stato il famoso like di Niall su Instagram a farmi scoprire dalla sua casa discografica, ma per il resto? Voglio dire, è tutto qui? Anche se fossi arrivata dove sono solo grazie a lui, il resto di ciò che sono, le mie canzoni, i miei testi e la mia musica, varrebbero zero?”
Ottima osservazione” concorda Isabella, annuendo.
Ho già abbastanza paranoie senza che qualcuno metta il dito nella piaga. – continua Dalia – Ma occhio a non farvi beccare dalle mie amiche mentre sparlate male di me! – scoppia a ridere di riflesso – Sono assolutamente terribili su Twitter. Quando individuano qualcuno che mi insulta o parla di come Niall non mi meriti, sono le prime a difendermi con commenti stupidi come ‘Sì, già…intanto se lo scopa lei e non tu.’”
E questa affermazione strilla Megan! da tutte le parti che non c’è neanche bisogno di specificarlo.

Ti senti di dare ragione alle tue amiche?” Isabella sorride maliziosa e Dalia avvampa imbarazzata, schiarendosi la voce.
Prossima domanda?”







Megan è al ‘Lollipop’ con largo anticipo, oggi. Sono le quattro di pomeriggio e Stella, il suo capo, sta spiegando a lei e alle altre ballerine tutto ciò che dovranno fare per le prossime serate.
Sono sedute in cerchio, con gli sgabelli del bancone e Stella che le guarda negli occhi una ad una, con le iridi scure come i suoi capelli a caschetto.

Non siamo qui per condurre un film porno – dice, seria – E mi riferisco specialmente a te, Debbie. Non sei Miley Cyrus, la lingua tienila a posto”
Debbie ridacchia assieme alle altre, poi annuisce semplicemente.

Non dovete essere volgari – continua Stella – dovete essere sensuali e sapere intrattenere con il vostro corpo le persone che sono presenti…okay, questa sembrava un incitamento alla prostituzione – le ragazze scoppiano a ridere – ma non è quello che intendevo. Dovete far divertire, far capire che vi state divertendo, non portare quei poveri ragazzi sull’orlo di una sega adolescenziale”
Megan ride rumorosamente e Stella le lascia andare con un augurio sentito.
Dal fondo della sala vuota, qualcuno inizia a battere le mani, piano. La ragazza si volta di scatto, individuando la figura di Louis, ferma vicino al bancone.

Louis! – esclama, per poi raggiungerlo e ripetersi, stavolta con confusione – Louis? Che ci fai tu qui?”
Lui indossa un paio di jeans neri, tagliati sulle ginocchia, delle scarpe bianche e una giacca leggera di denim sopra una maglietta grigia attillata. Sembra divertito, vagamente soddisfatto.

Gran bel discorso” si complimenta.
Che ci fai qui?” chiede Megan di nuovo.
Louis si guarda intorno per qualche istante, poi finalmente abbassa gli occhi in quelli verdi della ragazza e “Sono venuto a trovarti – risponde, vagamente stizzito – È vietato? Venire a trovare la propria fidanzata sul lavoro?”

No, ma calmati” mormora Megan, facendo un passo indietro.
Sono calmo! – sbotta Louis, marcando bene le parole – Perché cazzo non dovrei essere calmo?”
Megan indurisce lo sguardo e serra i pugni. Non ha assolutamente voglia di ripetere le solite scenate che hanno tre volte a settimana.

Se sei venuto qui per litigare – dice infatti – puoi tranquillamente andare via. Non ho tempo da perdere”
Oh, certo! Quindi adesso sarei uno con cui tu perdi tempo”
Sai benissimo che non intendevo questo” la ragazza sbuffa, incrocia le braccia sul petto scollato e pensa al fatto che non sia possibile urlarsi contro per la maggior parte del tempo. Odia quando qualcuno alza la voce con lei. Le ricorda suo padre.
Louis si muove nervosamente, poi si passa una mano tra i capelli tirati indietro da un filo di gel e apre bocca per parlare. Non ci riesce, però, perché l’attimo dopo si sente un “Megan, va tutto bene?” che fa voltare entrambi verso il bancone del locale.
Cameron ha in mano uno strofinaccio e osserva la coppia con uno sguardo circospetto. È uno dei baristi del ‘Lollipop’, ha ventun anni e fa i turni con India. Ha gli occhi grandi e verdi, le ciglia lunghissime e il fisico marcato, con le spalle larghe e la faccia cosparsa da piccole lentiggini che addolciscono i suoi lineamenti marcati, i capelli rossicci e corti.
Megan gli rivolge un sorriso rassicurante, “Sì, Cam – gli risponde – Non ti preoccupare”

Sì, Cam – sibila Louis, marcando bene il nomignolo – Fatti i cazzi tuoi, mh?”
Louis!” sbotta Megan, voltandosi repentinamente nella sua direzione, gli occhi spalancati e l'espressione allibita.
Lui non la dà corda, tiene lo sguardo fisso alle sue spalle, verso Cameron, il quale ha l'angolo della bocca alzato in un sorriso di scherno.

Megan”
È la voce severa di Stella, la più preoccupante di tutte. Tiene le braccia incrociate, a lato della sala, lo sguardo serio e professionale. A Megan basta un'occhiata per capire il concetto. Con uno sbuffo seccato, afferra il polso di Louis e lo trascina fuori dal locale, finché il fresco primaverile non le fa venire i brividi sulle braccia scoperte. C'è il sole, in strada.
Lo guarda negli occhi, volendo semplicemente urlare. Lui tiene le mani dentro le tasche della giacca e le gambe divaricate, tese. Sembrano entrambi due bombe in prossimità dell'esplosione.
Quando esce, tuttavia, la voce di Megan è controllata, forzatamente calma.

Prova a rifare una scenata del genere davanti al mio capo e...” inizia seria, per poi essere interrotta subito dopo.
E cosa, Megan? - esclama Louis, arrivandole vicino – Cosa?”
La sta guardando.
No. La sta scrutando con talmente tanta forza da farla sentire a disagio per la prima volta dopo due anni di relazione. È arrabbiato, certo, ma dentro le sue iridi chiare c'è altro, qualcosa che in questo periodo inizia a fare le radici sulle mani di lui, sempre un po' più fredde, e tra le sue parole che si spezzano in piccole urla, in mezzo a quello che hanno costruito, come i muri bucati da piante rampicanti.
Le trema il labbro e non per via della felpa lasciata in camerino, e Louis sembra accorgersene perché un lampo di colpa gli fa vibrare le sopracciglia aggrottate, prima che la testardaggine abbia di nuovo la meglio. Sibila qualcosa molto simile ad un'imprecazione, poi le dà le spalle e inizia a camminare, lasciandola sola come il peggiore dei suoi incubi.
Megan inizia a piangere ancora prima di tornare dentro.


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Capitolo 6
*** 5 ***




(5)







Megan si soffia il naso, imprecando nel momento in cui nota la sua terra targata Chanel impregnata nei veli sottili. Si lecca le labbra e incrocia le braccia, in un inutile tentativo di difesa nel momento in cui le porte della metropolitana si aprono. La riproduzione casuale del suo iPod le ha regalato una sfilza infinita di canzoni di Notorious BIG, Chris Brown e Frank Ocean. Adesso ‘Nature Feel’ le sta praticamente trapanando le orecchie. Non abbassa.
Chiude gli occhi, e la metro ricomincia a tremare.
Sobbalza di scatto nel momento in cui qualcuno le picchietta la gamba accavallata. Con le palpebre alzate, riconosce la testa riccia di Harry, seduto accanto a lei. Le sta sorridendo, un po’ in imbarazzo. Lei si toglie le cuffie, ricambia il sorriso e spegne la musica.
Hey” la saluta lui, sistemandosi meglio sul sedile del corridoio.
Ciao” Megan abbozza un sorriso, fallendo miseramente forse, perché lui aggrotta le sopracciglia e la guarda con confusione.
Hai pianto?” le domanda poi, osservandole gli occhi rossi.
Lei, suo malgrado, allunga le labbra in una smorfia pigra. “Io non sono India, Harry” gli ricorda, con dolcezza.
Il ragazzo sembra capire il messaggio, annuisce brevemente, borbottando qualche scusa.
Poi però la guarda ancora, stavolta in modo diverso – Megan riesce a capire di cosa parli India quando descrive lo sguardo di Harry – e si morde il labbro inferiore, tentennando.
Non pensi a quanto si arrabbierebbe India, però – le dice – se sapesse che ti ho incontrato in metro in…queste condizioni e che non abbia fatto nulla per aiutarti?”
India non solo si arrabbierebbe, probabilmente gli spezzerebbe l’osso del collo o qualcosa del genere. Metaforicamente parlando, ovvio. Forse.
Megan ridacchia e alza gli occhi al cielo. “Ho litigato con Louis” spiega, guardandolo negli occhi.
Il ragazzo annuisce lentamente, si mastica la guancia dall’interno della bocca e “Come mai? – le chiede, per poi aggiungere subito dopo – Se posso saperlo, certo”
Perché è un idiota” risponde secca Megan, senza battere ciglio.
Harry ridacchia appena, e sembra che lo faccia anche la signora seduta davanti a loro, mentre si nasconde dietro il colletto del cappotto.
Vuoi che, tipo, gli parli o qualcosa del genere? – lui si finge serio, cercando di farla stare meglio – Potrei ricorrere anche alle mani, se necessario”
Megan ride di cuore, un po’ in imbarazzo forse, ed è il suo modo per dirgli grazie. “Sì, certo” mormora poi, sarcastica, e lancia un’occhiata al finestrino dietro di lei per controllare il mascara sulle guance.
Lui assume un’aria offesa, aggrotta le sopracciglia e spalanca gli occhi che alla luce della metro sembrano più scuri. “Non mi credi? – sibila – Avrò fatto a botte una marea di volte”
La ragazza annuisce e increspa le labbra: “Milioni di volte” lo beffeggia.
Non ho l’aria da cattivo ragazzo?”
Hai l’aria da sottomesso, in realtà”
Non lo dice con cattiveria – Megan non è per niente il tipo -, ma lui pare prenderla come un’offesa perché si fa serio di colpo e la osserva attentamente, cercando spiegazioni tra le lentiggini coperte dal fondotinta.
Cosa intendi?” le domanda, e la metro inizia a rallentare.
Mi riferisco a India – spiega Megan, giocando con una ciocca di capelli – Tu sei così…perfetto per lei. Ogni tanto mi parla di voi, e mi dice di quanto tu sembri trattenerti, di come tu abbia paura di farla spaventare. State insieme da due anni, Harry, ti conosce. Si fida”
Harry si sfila l’anello di metallo che ha sul medio della sinistra, prendendo a giocarci per scaricare la tensione. Ha la schiena ricurva, adesso, ed è d’intralcio alla gente che deve scendere. Si passa una mano tra i capelli e sospira in difficoltà.
Quindi mi stai cercando di dire che…” mormora, qualche istante dopo.
Osa, Harry – Megan gli sorride, incoraggiante – Sporgiti un po’ di più”
Parli, tipo, di…”
Rotea gli occhi, gli mette entrambe le mani sulle guance e si avvicina affinché solo lui – si spera – possa sentire.
Sesso, Harry. Sto parlando del sesso”






Il tavolo è abbastanza largo da non sentire la pressione del suo corpo, Emma si guarda intorno e osserva con finto interesse l'arredamento del ristorante, cercando di riempirsi di particolari per non svuotarsi di lacrime.
È come essere tornati all'inizio, solo molto peggio.
Fa scroccare tutte e dieci le dita smaltate di rosso, poi prova a lanciare un'occhiata davanti a sé, venendo bloccata dagli occhi liquidi di Liam, che la osservano come si fa coi quadri che non riesci a capire.
Smettila” lo ammonisce sgarbatamente.
Lui si apre in un sorriso pigro, “Sei una delle poche persone che conosco che rimane bellissima anche quando è triste”
Non sono triste” ribatte Emma subito, prendendo a giocare con la forchetta lucida.
E cosa, allora?”
Deglutisce nervosamente, distogliendo lo sguardo. Il ristorante italiano stasera è pieno, e accanto alla vetrata che si affaccia su Walton Street, c'è una coppia di anziani che si guardano negli occhi con amore, tenendosi la mano.
Sembra sempre tutto facile, quando qualcosa non ti tocca. Quando puoi evitarlo, quando non è necessario che tu stia lì a viverlo, a sentirlo. Sono solo sguardi, solo baci e solo mani, e sembrano tutti capaci finché poi non ci si prova davvero.
Emma non ne è capace.
Sono...stanca”
Liam non risponde subito, e lei è troppo codarda da guardarlo per capire la sua espressione. Non sa dove li porterà quel discorso, e probabilmente ha solo scelto le parole sbagliate. Ma c'è questo velo sopra di lei che non riesce a far filtrare nessuno spiraglio di luce e di aria, e non riesce a liberarsene senza che questo non le provochi altro dolore.
Vorrebbe stare meglio. Stare meglio.
Cosa ti aspetti che faccia, io?” chiede Liam, minuti più tardi.
Emma torna a fissarlo, distogliendo l'attenzione dalle dita ruvide dei due anziani. Il ragazzo ha il capo leggermente inclinato, una ruga gli increspa la linea delle sopracciglia. Il volto è serio, lo sguardo completamente fermo.
Io vorrei solo...” lei sussurra, boccheggia, abbassa la testa.
Non riesce a concludere senza che le lacrime non le inondino gli occhi. Vorrebbe semplicemente urlare, vorrebbe fare a pezzi tutto ciò che a sua volta fa a pezzi lei. I libri dell'università che ancora non ha terminato, la casa dei suoi genitori e tutto ciò che vi è dentro, il lavoro a tempo determinato che suo padre le ha procurato tre mesi fa, i vestiti, i trucchi, le sigarette, i legami, le parole, le parole.
Emma è stata programmata, non cresciuta. L'autodistruzione interna è un processo lento, graduale, silenzioso. I suoi genitori le hanno insegnato a nascondere il dolore, a zittirlo. Se non lo vedi, se non lo senti, può non esistere.
Sembra che passi una vita intera, poi Liam sospira e distanzia la propria sedia dal tavolo.
Ci ho provato, Em. - mormora – Ho provato a salvarti, a farti capire che noi due possiamo farcela. Tu non vuoi, non vuoi stare meglio e io...io non posso fare nient'altro”
Si alza in piedi, prende la giacca appesa alla sua sedia e se la infila nel tragitto per arrivare all'uscita.
Si è arreso.






Felix sonnecchia sul petto nudo e tatuato di Chase, mentre questo giocherella con i capelli di Olivia e tiene l'altra mano ferma sulla schiena del piccolo.
Lei ha il capo appoggiato alla spalla ossuta del proprio ragazzo e l'orecchio che quasi brucia per la durata della telefonata che sta avendo con Niall Horan. Se lo sapesse Dalia, probabilmente troncherebbe i rapporti con entrambi. Tende a essere un pochino gelosa. Un pochino tanto.
Non lo so, Niall – storce le labbra, pensierosa – Dalia odia le sorprese. Qualsiasi tipo di sorprese. Specie sorprese come questa. Insomma, non è una cosa da niente, lo sai vero?”
Dall'altra parte, in California, Niall sbuffa per la decima volta. “Mi sembra di sentire Louis, o mia madre – borbotta – Ascolta Ols, so che è una follia, ma io la amo, okay? E adesso che siamo entrambi super incasinati mi sembra il modo più pratico per, tipo, farle capire che voglio fare sul serio”
Mettendole un anello al dito?”
Esattamente. Mai sentita Beyoncé?”
Chase ridacchia nel cambiare canale, allargando appena i piedi sul tappeto nero.
Anche Olivia sorride, lascia una carezza tra i capelli di Felix e “Fai come vuoi, Niall – dice – Ma Dalia è parecchio stressata ultimamente. Fai in modo di essere a Londra, quando glielo chiederai”
Chiedere?” Niall è assolutamente sorpreso.
Non vorrai mica costringerla a sposarti” ribatte Olivia, indignata.
No?”
No, idiota! - sbotta – Anche se Dalia non è la persona più romantica del mondo, merita qualcosa di più di una pinta e un 'hey, piccola, ci sposiamo, sì eh?'” lo scimmiotta, facendo ridere Chase, che si china per lasciarle un bacio tra i capelli.
Ovviamente sarei stato più gentile – Niall adesso sembra infinitamente offeso – Dio mio, Olivia, per chi mi hai preso?”
Lei rotea gli occhi al cielo: “Devo mettere Felix a letto, fammi sapere poi cosa hai deciso”
D'accordo piccola, e grazie – l'irlandese sorride, si sente – Salutami il pargolo e quel figo del tuo fidanzato. Buonanotte!”
Olivia getta il telefono tra le pieghe del divano, e Felix sorride contro il proprio nome tatuato sul cuore di suo padre. Lei sorride di rimando – non può farne a meno – e lo prende in braccio. Il piccolo inizia subito a giocare coi suoi capelli. Ora forse riesce a capire da chi ha preso.
La mano di Chase le stringe la coscia, lasciandole una caretta languida. Lui si alza appena sul divano per incurvarsi su di lei, che di riflesso si morde le labbra per evitare di sorridere troppo.
E noi – mormora – quando ci sposiamo?”
Non ci pensare neanche” è la risposta maliziosa di Olivia, ghignante.
Gli lascia un bacio sulla guancia magra, poi si alza in piedi e si sistema Felix tra le braccia. “Lo metto a letto” sorride.




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Capitolo 7
*** 6 ***




(6)





È la prima volta che visita gli Stati Uniti. Non è ancora così famosa da potersi permettere così tanti fans oltreoceano, ma l'Europa per adesso va più che bene.
Los Angeles è assolutamente come l'aveva immaginata. Nel tragitto aeroporto – albergo, Dalia non ha fatto altro che guardare fuori dal finestrino del suv che Niall le ha prenotato, scattando qualche foto di tanto in tanto. Ci sono le palme, l'odore di salsedine e il sole che è un sole diverso da quello dell'Inghilterra.
Le tremano le mani, un po' perché prima del tour, il posto più lontano in cui è riuscita ad andare è stata la Scozia, un po' perché sta per rivedere Niall. Le viene da piangere.
È stanca, spossata dal viaggio e dal jet-leg, struccata e in tuta, ma non riesce a smettere di sorridere.
La macchina si ferma quaranta minuti più tardi, lei si infila i Ray-Ban scuri e ringrazia l'autista quando questo le apre la portiera.
L'entrata è al coperto, la porta a vetri dà sulla hall lussuosa e l'hotel è dipinto di un azzurro chiaro ed è sicuramente migliore di quelli a cui è abituata lei.
L'uomo che le viene incontro ha un sorriso cordiale, le dice che le sue valige verrano subito messe nella sua camera e le augura una buona permanenza, Dalia lo ringrazia e lo segue all'interno.
La hall è grande e tondeggiante, dalle sfumature di oro e con un piccolo salottino al centro. Lei riconosce subito la guarda del corpo di Niall e sorride di riflesso – non che due metri per centodieci chili siano difficili da notare, ecco.
Manny!” lo chiama, andandogli incontro.
Lui sta parlando con la ragazza della reception, appoggiato al bancone con fare svogliato. Si volta a guardarla e le sorride, assottigliando gli occhi piccoli e scuri. Se non lo conoscesse, Dalia ne sarebbe sicuramente spaventata. Ha gli zigomi marcati, i capelli di un nero pece e le mani enormi.
Dalia! - le va incontro, stringendola in un abbraccio leggero – Come stai?”
Stanca morta, – risponde, rendendosi conto di non essersi ancora tolta gli occhiali – ma sono contenta di essere qui. Niall?”
Manny indica l'ascensore a lato della hall. “Stanza 423, quarto piano. Sveglialo, per piacere – le consegna la chiave magnetica appena al suo collo – Tra due ore ha un'intervista, non me lo rovinare troppo”
Dalia arrossisce e lo spinge affettuosamente – senza ovviamente spostarlo di un minimo.
A più tardi!” lo saluta, con un sorriso.




Gli scatta una fotografia, prima di svegliarlo.
Niall, quando dorme, è stranamente serio, quasi imbronciato. È coperto da un piumone bianco, al centro del letto a due piazze della stanza. È a petto nudo, sdraiato sulla schiena mentre i capelli biondi gli coprono parte della fronte.
Dalia sorride, si morde il labbro inferiore, si toglie il maglione e appoggia la borsa sul divano giallo sotto alla finestra.
Si siede sul letto, le mani che iniziano ad accarezzargli il braccio nudo, fino ad arrivare alla scapola e poi al collo.
Niall grugnisce, e lei scoppia a ridere.
Dalia?” tiene ancora gli occhi chiusi.
Svegliati, idiota”
Lui alza una palpebra assonnata, e la guarda per diversi secondi, senza dire altro. Poi sorride e la riabbassa, ma la sua mano si alza in aria, come un invito.
Non ci penso nemmeno – esclama subito Dalia – Non mi sono fatta venti ore di volo per sentire il tuo alito di prima mattina”
Quanto sei stronza”
Niall scatta seduto l'attimo dopo, e lei non ha neanche il tempo di rendersi conto di quello che sta succedendo che subito le braccia abbronzate del ragazzo la trascinano sul letto, impedendole di muoversi.
Niall, porca puttana!” ma le viene comunque da ridere, contro la pelle del suo collo.
Taci, insensibile” ribatte lui, e chiude gli occhi.
Dalia sbuffa, ma si sistema lo stesso contro il suo corpo magro, gli cinge lo stomaco con un braccio, s'incastra alla perfezione.
Si addormentano subito.









Felix gattona sopra al tavolo del terrazzo, ma è furbo abbastanza da non avvicinarsi troppo ai bordi e restare comunque davanti a Olivia, che ha le braccia pronte per prenderlo in qualsiasi situazione.
Emma ha invece la decenza che fumare tenendo la sigaretta sotto al tavolo, lontano dal piccolo, ma è comunque troppo nervosa per evitare di finire il suo pacchetto di Marlboro Gold.
Questa vita fa schifo” dice, per la centesima volta.
Em...” la riprende Olivia dall'altra parte del tavolo, lanciandole un'occhiata preoccupata.
Vuoi forse dire il contrario? - esclama – Liam mi ha scaricato, e sono indietro di quattrocento esami dell'università, il mio capo è uno stronzo e...questa vita fa schifo, fa tutto schifo”
Megan esce in terrazzo in quell'istante, in mutande e reggiseno perché oggi c'è il sole come non si vedeva da tempo. Tiene il telefono in mano, e la felpa che Louis ha lasciato in casa qualche settimana fa le evita la pelle d'oca che è comunque del tempo inglese quello di cui si parla. Si siede accanto a Emma e sorride a Felix.
Secondo me – mormora poi – non devi lamentarti. Insomma, tu con Liam non ci stavi bene, lui lo ha capito. Stop. Ti ha fatto un favore”
Sì, ma Liam era... - perché è così difficile parlare ad alta voce? Emma scuote la testa – Fa lo stesso, questa vita fa schifo ugualmente”
Olivia prende in braccio Felix, facendolo sedere sulle sue gambe, poi rotea gli occhi al cielo. “Adesso che sei libera puoi darti alla pazza gioia senza neanche sentirti in colpa, cosa vuoi di più?”
Giusto! - Megan sembra avere un'illuminazione – Venerdì c'è la serata hip hop al Lollipop, e India ha il turno fino alle cinque quindi puoi tranquillamente ubriacarti. Ti faccio conoscere un po' di gente, ti guardi intorno e ti diverti. Ci stai?”
Emma spegne la cicca dentro al posacenere, poi annuisce brevemente: “Ci sto. Però mi fai salire sul cubo”
Megan batte le mani e “Top, top!” dice, felice.








La Fitness Center ha la hall non troppo spaziosa, con la moquette grigia e il bancone d'informazione tondeggiante, dove due ragazze sorridono con gentilezza alle persone che timbrano il badge sull'apposita macchina prima delle porte scorrevoli.
India stringe con più forza la borsa che tiene nella mano sinistra e si avvicina alla reception, la ragazza di colore alza gli occhi scuri su di lei e le sorride: “Sei qui per il corso di autodifesa?” le chiede, il tono amichevole.
La bionda annuisce, ricambiando il gesto. “Si vede molto?”
Non troppo, sono solo brava nel mio lavoro – la ragazza le fa l'occhiolino – Adesso ti faccio il badge per le lezioni, lo timbri alla macchinetta e poi scendi le scale. Gli spogliatoi femminili sono a sinistra. Quando sei pronta, entri in sala fitness alla fine del corridoio e chiedi di Sebastian. Tu sei – digita qualcosa sul suo computer e guarda lo schermo – India, giusto?”
Esatto”
Risponde alle domande che Francine – secondo la targhetta – le fa, poi prende il badge giallo che le viene consegnato e ringrazia.
Gli spogliatoi sono grigi e umidi di vapore, le docce sono in fondo sulla sinistra e i gli armadietti contro i muri hanno una tonalità di azzurro chiaro.
India non è mai stata fan della pelle troppo scoperta – sa di avere potenzialmente un bel fisico ma sa anche di essere fin troppo pigra per lavorarci -, le gonne le preferisce sempre lunghe e le maglie smanicate non esistono nel suo guardaroba. Si siede su una panca accanto alle docce, si sfila i vestiti e si guarda intorno, a disagio. C'è una signora seduta più in là che si asciuga i capelli mentre chiacchiera con altre due donne, entrambe in intimo. Ci sono tre ragazzine che come lei si stanno cambiando, e una signora anziana che parla velocemente con un'altra che invece si sta infilando le scarpe, con qualche difficoltà.
Non c'è nessuno che la stia guardando.
Le Nike fluorescenti le ha rubate da Emma perché solo Emma può essere così boor, mentre i pantaloncini li ha presi da Primark per l'occasione. La maglietta – neanche a dirlo – e quella di Jim Morrison che Harry ha preso a Camden a novembre. Infila il resto in un armadietto, digita il codice come Francine le ha spiegato e si avvia verso la sala fitness coi muscoli irrigiditi.
È un'enorme stanza senza finestre, con quattro condizionatori e i muri pieni di specchi. Al centro c'è una riga di tapis roulant, mentre ai lati le macchine si alternano. C'è anche gente, troppa gente.
India?”
Si volta di scatto, facendo un passo indietro. Davanti a lei, c'è un uomo alto almeno due spanne in più dei suoi 170 centimetri standard. È calvo, muscoloso, con le spalle ampie e il volto allungato, gli occhi piccoli e neri e le labbra sottilissime. Le sta sorridendo, ma la sua voce è troppo ruvida per farla stare tranquilla, ed è comunque l'uomo più gigante che lei abbia mai visto.
Cerca di fare del suo meglio mentre “Sebastian?” dice di rimando, alzando un angolo della bocca.
L'uomo annuisce e l'accompagna alla scrivania con computer che c'è dopo gli attrezzi coi pesi in fondo alla sala. La fa sedere sulla sedia rivestita e si siede a sua volta davanti lei.
Allora, - comincia, congiungendo le mani – parlami di te”
India si trattiene dallo spalancare gli occhi per la sorpresa, completamente spiazzata. Aggrotta le sopracciglia. “In che senso?” chiede.
Sebastian scrolla le spalle e lancia un'occhiata al chiasso che hanno intorno. “Dimmi quello che pensi dovrei sapere – spiega, con tono leggero – Le cose essenziali, chi sei, cosa fai nella vita e quello che vorresti imparare nel nostro percorso”
Lei ci pensa per qualche istante, facendo vagare lo sguardo. Alla fine si lecca le labbra e appoggia il gomito sul ginocchio accavallato sull'altra gamba. “Ho quasi ventidue anni, - dice – ho un ragazzo, più lavori, convivo con le mie migliori amiche e il mio ex fidanzato mi ha picchiata, una volta. Sono qui perché sono stanca di sentirmi così”
Così come?”
Debole”
Sebastian annuisce velocemente, impassibile. Scrive qualcosa sulla tastiera del computer e poi torna a guardarla. Non sembra per niente provato dalle parole di India, e anzi, sembra quasi che se le aspettasse un po'.
Il nostro sarà un percorso che coinvolgerà solo me e te – le spiega – Non inizieremo subito con l'autodifesa. Faremo qualche lezione di cardio, di attrezzi e potenziamento dei muscoli, per farti approcciare sia con me che col mio metodo. Quando ti sentirai abbastanza pronta da fidarti di me, cominceremo”
Si sente un po' più sollevata, meno sola. Lo ringrazia con un sorriso e annuisce leggermente.
Sebastian si sfrega le mani e le sorride di rimando: “Al tapis roulant, allora”










Buonaaaa domenica!
Dopo una serata pacchissima come quella di ieri sera, ho finito stamattina il capitolo.
Dunque, uhm, è stato bellissimo scrivere di Dalia e Niall ancora insieme, perché la loro coppia mi ha sempre fatta divertire molto nella sua semplicità.
La scena Emma/Megan/Olivia non è altro che un microbo spunto su quello che succederà poi, e sicuramente molte di voi - ancora - non capiranno nulla del comportamento di Emma, ma sono qui apposta, non vi preoccupate ahahah
E sono troppo emozionata anche per India perché, fin dai tempi di No church, ho sempre voluto scrivere qualcosa inerente alla palestra. Speriamo bene!
Il termine boor è un termine inglese che però in italiano non saprei spiegare molto bene...Tamarro? Qualcosa del genere, ecco ahahah
Sebastian, insieme al menager di Dalia, sono due dei tanti nuovi personaggi di questa storia, che spero continui a piacervi!
Purtroppo - o per fortuna - è cominciata la scuola e il mio tempo si è ridotto notevolmente e mi dispiace aggiornare a distanza di una settimana o altre, ma sono in mezzo a 56839 nuove one shot e milioni di pensieri che non riesco a pensare a nient'altro.
Ad ogni modo, se ci fosse qualcosa che non capite/condidete, sono sempre ben disposta a sentire i pareri di tutti!
Per chi segue IFHY, invece, penso dovrà aspettare ancora qualche giorno perché in questo momento odio quella storia per una serie di motivi ahahah scusate, davvero!
Sarei curiosa di sapere cosa ne pensate del nuovo capitolo e in generale della storia, non siate timidi!
Sperando che quello che scrivo continui ad appassionarvi,
A presto!
Caterina




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Capitolo 8
*** 7 ***





(7)





Forse Biggie aveva ragione, quando parlava di Nasty Girl.
Con le note della canzone che provengono dal bagno ancora pieno di vapore per via della doccia di Megan, India apre la porta di casa velocemente, individuando la persona che si trova dietro lo spioncino.
Louis Tomlinson è sopra allo zerbino che grida “WELCOME”, con le Vans nere puntate all'infuori e il giacchetto di jeans che gli fa le spalle più larghe. Sembra sorpreso di trovare India e non qualcun altro, e anche parecchio allarmato, in un certo senso.
“Il portone di sotto era aperto, così so...”
Non finisce la frase, perché la mano di lei si pianta contro la sua guancia ossuta il secondo più tardi, forte, spalancata, colpendolo con tanta enfasi da fargli girare la testa.
Louis, le mani ancora in tasca e gli occhi privi di espressione, annuisce brevemente e sospira, toccandosi l'aria martoriata.
“Me lo meritavo, sì” mormora.

“Assolutamente. – India fa un passo indietro, soddisfatta – Era da un po' che volevo farlo, in realtà”
Il ragazzo le sorride appena, poi si guarda intorno e “Posso entrare? Megan è in casa?” domanda, quasi imbarazzato. Non sembra neanche lui.
India gli dà le spalle, e per lui è abbastanza per farsi avanti e chiudersi la porta alle spalle. La segue fino al soggiorno, poi lancia un'occhiata al corridoio da cui provengono le note di Nasty Girl.
“Dev'essere in camera o in bagno, non lo so – India gli legge nel pensiero mentre afferra una borsa sportiva sul divano – Io sto andando in palestra ed Emma è al lavoro. Se succede qualcosa che non deve succedere, Louis, ti stacco le palle. Va bene?”
Per un attimo, un lampo di sorpresa passa nello sguardo chiaro del ragazzo, che studia a propria volta gli occhi sicuri di India. Non sta scherzando.
“Va bene” risponde, alla fine.
“Bene – lei si guarda intorno, cercando qualcosa che possa essersi dimenticata, poi lo supera e verso il corridoio grida – Megan, c'è il tuo fidanzato!”
Rivolge un'ultima occhiata d'avvertimento al ragazzo, che annuisce, poi torna all'ingresso, s'infila una felpa pesante ed esce nel momento in cui Megan fa capolinea in sala.
Ha ancora i capelli umidi, più scuri, che le sfiorano la vita piccola, gli occhi già truccati e la pelle pallida. Indossa una semplice maglietta lunga, che non le evidenzia assolutamente nulla ma che la rende lo stesso la più sensuale di tutte.
Louis sembra ammirarla per qualche istante, per poi sorridere leggermente, alzando una mano nella sua direzione.
“Hey” dice.

Lei ricambia il gesto, imbarazzata. È una settimana che non si vedono e solo adesso riesce a capire quanto diavolo abbia fatto male.
“Ciao – risponde, e fa un passo incerto verso di lui – Tutto bene?”
Louis prende un respiro profondo e “In verità, no – esala, sinceramente – È stata la settimana più brutta della mia vita e in più sono arrivate le mie sorelle e mia madre, le non hanno fatto altro che farmi sentire ancora più in colpa per, sai. Noi due”
Megan si avvicina ancora, mordendosi un sorriso vittorioso che forse rovinerebbe ciò che lui sta cercando di dire.
“Mi dispiace, Meg – il tono del ragazzo adesso è stanco, e si capisce che gli costa fatica ammettere di aver sbagliato – Non voglio giustificarmi o altro, ma mi conosci, ormai. Sai come sono fatto. Io...con questa cosa non riuscirò mai a conviverci senza dire niente. Non è colpa tua, è solo che... – si passa una mano tra i capelli come quando vorrebbe disperatamente una sigaretta – Odio saperlo. Odio vedere che tu sia lì, in mezzo a tutti quegli uomini che ti guardano e che possono toccarti. Non ci riesco. Mi viene il sangue al cervello, perché tu sei mia e basta”
Le viene la pelle d'oca, a sentire l'intensità con cui Louis pronuncia quelle parole. Le si mozza il respiro perché sono entrambi dei gran fifoni di cose dette ad alta voce, e sentirle così chiaramente, adesso, nonostante lei lo sappia a memoria, è tutta un'altra storia. È qualcosa di più profondo, qualcosa che tocchi, di materiale, qualcosa che può colpirti veramente e lasciare tracce.
“So che è il tuo lavoro, so che ami farlo e so che tu sostanzialmente non fai nulla di sbagliato – continua Louis, guardandola negli occhi – Ma non ci riesco. Semplice. Ci provo con tutto me stesso, ma ci sarà sempre questa schifosa paura di pensare che qualcuno si possa approfittare di te, che qualcuno ti possa toccare dove solo io posso farlo. Sei mia Meg, almeno quanto io sono tuo, e ti a...”
“Lo so – Megan lo interrompe di scatto, come se non riuscisse più a sopportare altro – Lo so. Anche io”
Lo raggiunge, circondandogli subito la vita per baciargli il mento e la mascella. Louis la stringe e tra i suoi capelli che sanno di fragola sembra che torni a respirare dopo giorni d'apnea.
“Grazie per aver capito il tuo errore – mormora lei, serena – Era importante per me”
“Grazie a te per avermi perdonato – ribatte Louis, condendosi una piccola risata – Sarei impazzito un altro giorno senza sentirti”
“Esagerato!” Megan ride e si appoggia al denim della sua giacca, ma sta pensando la stessa cosa.








New York è la sua città, Dalia lo ha capito nel momento in cui, sul jet-privato, ha aperto gli occhi e ha visto il cielo sereno, quasi meglio dell'addormentarsi contro la spalla ossuta di Niall e svegliarsi ancora più vicina a lui.

Adesso sono entrambi in hotel, nella hall immensa che è gremita solo di gente che lavora per loro.
Niall è seduto scompostamente sul divano, le Jordan sopra alla moquette lussuosa e i capelli scompigliati sotto al cappuccio della felpa rossa, a coprire il volto stanco ma non per questo meno allegro. Al suo fianco, Dalia parla al telefono da qualche minuto con Olivia. La sua spalla tocca la cassa toracica di Niall, in un inutile tentativo di dargli fastidio mentre questo discute con il suo manager, ma non ci riesce perché Niall se la tira contro lui stesso, sorridendo tra sé e sé senza guardarla.
A Londra, Olivia è invece nel suo appartamento, sola. Chase e Felix sono con Nonna Martha e lei ha rinunciato a studiare per il suo ultimo esame tre ore fa.
Adesso è seduta sul divano, coi piedi appoggiati al tavolino come al solito e gli occhiali sul naso dritto, mentre mordicchia una barretta al caramello e fa zapping col telecomando.
“...E stasera ceniamo sull'Empire State Building! Non è una figata? - esclama Dalia, come una bambina – Ho già impostato la suoneria come Empire State Of Mind per rendere l'idea”
“Fantastico, D! - risponde Olivia, felice per lei. Si ferma su America's Next Top Model – Scatta tante foto e mettile tutte Instagram!”
Ovviamente – Dalia sembra vagamente risentita – Per chi mi hai presa?”
L'amica ride in contemporanea con Niall, che adesso le sta pizzicando le calze sotto alla gonna per dispetto. Dalia gli stringe forte le dita ogni volta che riesce a beccargli la mano, ma non si sposta perché le sono mancate anche queste cose.
“Tu cosa faresti se Niall ti chiedesse di sposarlo?” domanda Olivia all'improvviso, facendole spalancare gli occhi.
E oh. È qualcosa di inaspettato. Dalia smette di ridere e lascia perdere la mano di Niall che le lancia una semplice occhiata prima di tornare a guardare Harvey seduto sulla poltrona. Lei si sposta appena, perché è qualcosa che l'ha sempre messa a disagio per una serie di motivi che non è in grado di elencare senza scoppiare a piangere come una bambina.
“Che cazzo di domande sono, Olivia” sibila poi, in risposta.
“Credo che Chase voglia chiedermi di sposarlo – spiega l'amica, giocando adesso con la zip della sua tuta rosa – e non ho la minima idea di cosa fare”
Dalia stringe le labbra, si guarda intorno in quell'immensa hall di quell'immensa città che diventerà presto la sua casa e poi dice: “Risponderei di no. Non adesso. Non ora. Mi fa...paura. Non ci voglio neanche pensare”
“E allora cosa dovrei rispondere io?”
“Sono due cose diverse – sospira – Voi avete un figlio insieme. Io l'unica cosa che sto facendo crescere sono i followers su Twitter. Sarebbe...controproducente”
Passa qualche secondo, prima che Olivia parli. “Hai ragione. Sono due cose diverse. Ci penserò, magari è solo una mia impressione. Ti lascio, stanno facendo la finale”
“Spero vinca Laura! - Dalia ritorna col sorriso – E fammi sapere!”
L'amica sorride. “Sicuro! Bye bye!”
Ed è una fortuna che Dalia poi si congedi per tornare in camera e cambiarsi – Le mie gambe sono grosse con queste scarpe! -.
Non lo vede il messaggio che fa incrinare il sorriso di Niall, qualche minuto dopo.


Non glielo chiedere!

Ols x











Buonasera a tutti!
Dunque, siccome sono un po' in ritardo e sono quasi le 9.30 PM, direi che passo subito alle cose essenziali.
Oggi, in classe, ho steso una piccola scaletta con le cose principali che succederanno nella storia e sono tipo una marea quindi pensate quanto tempo ancora dovrete sopportarmi ! ! !
Due, questo capitolo l'ho scritto di fretta e furia dopo aver finito i compiti e francamente non so come sia venuto. C'è però la riappacificazione di Megan e Louis (EVIVA) e un'altra scena di Dalia, che vedo va sempre per la migliore.
Ci terrei a farvi notare i piccoli dettagli, come per esempio la conversazione di Dalia/Olivia (incentrata solo su Dalia), il comportamento di India (lo schiaffo!!!!) e quello di Megan (arrendevole, of course).
Nel prossimo capitolo invece ci sarà sicuramente Zayn (per la gioia di tutte ahaha), Emma e Harry, e sarà un capitolo, spero, piuttosto particolare.
Poooooi, ho notato che la storia sta avendo un, mhm, diciamo calo? Non saprei neanche io come definirlo, ma sembra che non si stia piacendo più o non come prima, ecco.
Se così fosse, vorrei sapere perché! Non abbiate paura di confrontarvi, cioè io stra adoro quando mi scrivete dappertutto perché è sempre produttivo e gratificante sapere cosa pensano gli altri. Sono qui apposta! E mi dispiace rispondere alle vostre recensioni mille anni dopo, ma questo dannato pc non mi carica nessuna pagina in meno di 24 ore quindi ci metto sempre troppo, scusaaatemi!
Forse non sta soddisfando le vostre aspettative, forse vi siete semplicemente stufate, dunno. Ma vorrei che me lo faceste sapere, perché ci tengo!
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero di fare decisamente meglio nelle prossime volte!
Un baaaacio a tutte!
A presto,
Caterina










PS: !!!!! ASCOLTATE BIGGIE NASTY GIRL VIVA GLI ZOUIS BUONANOTTE !!!!

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Capitolo 9
*** 8 ***




(8)







Andare in palestra le piace da impazzire, anche se sembra strano. L'ambiente è ottimo e in più Sebastian è un bravo mentore, oltre che un uomo sempre disponibile. Ogni giorno l'allenamento diventa più intenso e lungo, ma India riesce a far coincidere il tutto con i turni del Lollipop e con quelli come baby-sitter, perché se c'è una cosa che Sebastian le ripete spesso è che bisogna avere sempre tempo da dedicare a se stessi. E lei si sente forte, in queste vesti, si sente una persona completamente diversa e anche molto più bella a livello fisico. Si è affusolata, e sta togliendo quelle fastidiose maniglie sui fianchi dovute ai troppi BigMac.
Quel giovedì pomeriggio, nel guardarla dall'alto alla sua terza serie di addominali, Sebastian allarga appena le gambe muscolose e dice: “Non chiudere i gomiti – e poi – Che tipo è il tuo ragazzo?”
India blocca il movimento della sua schiena e gli punta gli occhi contro, lui però scuote la testa e “Continua” le ordina. Lei allora riprende a salire senza troppa fretta, cercando di sentire nettamente i muscoli guizzare per lo sforzo mentre l'uomo tiene il conto battendo la suola della sua Nike sul pavimento in linoleum.
Cinque, sei, sette.
“Harry è una persona che accetta ma non si accontenta – risponde la ragazza, cercando di controllare il respiro – I suoi genitori sono tipo, ricchi sfondati, ma lui vive in un monolocale di Brixton perché non voleva fare l'università. Ed è una persona che ha un sorriso per ogni situazione, e scrive così bene da poter far piangere anche uno come te – diciotto, diciannove – E ha una farfalla tatuata sullo stomaco”
Venti.
Appoggia la schiena a terra con i respiri affannosi, poi torna a guardare gli occhi attenti di Sebastian. “E io odio le farfalle, mi fanno paura. Ma quella è l'unica che toccherei per sempre”
E non c'è bisogno di spiegare la metafora e tutto ciò che ci gira intorno. Sebastian ha capito, perché gli parte un sorriso tenue, in qualche modo divertito, poi rilassa le spalle e borbotta: “Altre venti, adesso”





Megan ed Emma sono uscite di casa con l'intenzione di trovare un qualcosa di elegante per la cena con la famiglia Tomlinson di stasera, ma si sa che le metro di Londra possono confondere e quindi non è colpa di nessuna delle due se adesso si trovano a Camden Town in cerca di qualche piercing finto da mettere solo per Instagram.
Il tempo è stabile, limitatamente bello e fresco, e anche se non c'è così tanto sole, Emma indossa comunque gli occhiali a specchio, la sua Stella nuova e le Air Jordan nere.
Megan è sicuramente più sobria nei suoi boyfriend chiari, ma l'apparenza inganna anche adesso perché nella sua testa sta già pensando ai capelli rosa, i prossimi che si farà.
Sono sulla via principale, immersa come al solito da turisti, commercianti africani e ragazzi promoter, e stanno camminando a braccetto, adocchiando qua e là qualche bancarella espositiva particolarmente carina.
“Allora, - Megan arriccia le labbra scarlatte di rossetto e alza gli occhi verdi al cielo – C'è Charlotte, Felicité, Daisy e Phoebe, che sono gemelle, solo che Pho- no, Daisy ha una cicatrice sul mento. Ah, e la mamma si chiama Johannah, ma odia essere chiamata signora Tomlinson, meglio Jay, ma solo se lo concede lei”
Emma annuisce con aria disinteressata, guardandosi intorno, “Ma quindi come ti vesti?” le chiede poi, e l'altra fa un sospiro sconsolato e scuote la testa.
“Vedo se in casa abbiamo qualcosa di non troppo appariscente o altro – risponde – Non penso che i miei soliti abiti vadano bene per una cena di famiglia”
Emma si ferma davanti a un negozio di magliette di personaggi famosi, osserva con interesse la faccia di Kanye West sulla stoffa bianca e chiede scusa al tizio che le va contro per sbaglio.
“Vedrai che India ha qualcosa – dice, poi si volta finalmente verso di lei e dietro le sue lenti colorate sembra abbia visto una visione celestiale – Ci facciamo un tatuaggio?”
Megan si scosta i capelli ramati dalle spalle, ridendo. “Sì, certo – esclama, sarcastica. Quando vede il broncio della sua migliore amica smette di sogghignare e riprende – Sei seria?”
Emma annuisce, più che seria. “Ho voglia di fare una stronzata”
“Tu dovresti scopare di più e basta – la riprende Megan, con una scossa del capo come se fosse vagamente delusa – La vita da single non ti fa bene”
Scoperei – ribatte subito Emma, punta nell'orgoglio, mentre il gruppo di ragazzi che passano in quel momento scoppia a ridere nella loro direzione – se il mio fidanzato non mi avesse lasciato perché sono una pazza sfigata con una vita di merda, ma siccome il signor Viva I Bambini ha scelto di non restare con me, devi accontentarti delle mie crisi e porta puttana voglio farmi un tatuaggio. Adesso”
Megan la guarda con l'espressione perplessa e sospesa, tentennando sui suoi pensieri come se stesse cercando di capire se fa sul serio o meno. Poi guarda verso la fine della strada, a destra, tra i piccoli borghi dove sa esserci quello che fa per loro.
“Va bene – acconsente poi, ma la sua schiena ha un tremito di adrenalina pura – Cosa ci tatuiamo, però?”
Emma sorride vittoriosa e la riprende a braccetto, dicendo: “Lo so io”





Il messaggio che ha trovato di Harry non le ha dato tempo e modo di farsi una sana doccia rinfrescante. India ha risposto al suo Sono qui fuori con un frettoloso Sto arrivando, iniziando a spogliarsi negli spogliatoi della palestra. Si è rinfrescata la parte superiore del corpo, imbrattandosi di sapone e deodorante sul lavandino, e poi ha semplicemente infilato il reggiseno pulito e il maglione blu, lasciandosi addosso i collant che piacciono un sacco a Megan perché “Sia benedetto il tuo culo, India.
Harry l'aspetta all'entrata, appoggiato al muro di fianco alle porte scorrevoli. Indossa un paio di jeans neri e strettissimi e i suoi anfibi che ha comprato nuovi dopo quasi sei anni. La sua giacca verde bosco gli fa le spalle ancora più larghe, e i suoi capelli indomabili sono tirati indietro alla bell'é meglio.
Quando la vede, alza la testa dal telefono e le sorride, spostandosi dalla parete ma senza andarle incontro. India gli sorride di rimando, stanca ma felice, coi capelli sciolti e spettinati e il volto struccato e pallido.
“Sono orribile” è la prima che gli dice, quando lo raggiunge, la borsa tenuta all'altezza gomito.
“Sei meravigliosa, invece” è la risposta immediata di Harry, che s'infila le mani in tasca e si china per lasciarle un bacio delicato sulle labbra. India gli sorride, denti contro denti, e si concede di chiudere gli occhi per sentire il sapore di mentolo delle sue sigarette e il suo odore di dopobarba, fresco, virile.
Escono fuori dalle porte insieme, e il cielo è sorprendentemente chiaro, di un grigio quasi bianco.
“Come stai?” chiede Harry, prendendole il borsone dal braccio per tenerlo tra una mano, come se non pesasse nulla.
India incrocia le braccia al petto e si guarda le scarpe gialle che seguono una linea dritta sull'asfalto che il suo baricentro instabile non riesce a capire, poi scrolla le spalle e vorrebbe una sigaretta.
“Sebastian mi ha chiesto di te, oggi – risponde – E la signora bionda dello spogliatoio ha fatto pace con suo marito con una sana scopata, l'ha detto alla sua amica”
Harry aggrotta le sopracciglia, ma non commenta. India lo vede farsi serio di colpo per poi sorriderle ancora, lievemente. “E cosa ti ha chiesto, Sebastian?” riprende il discorso, fermandosi al semaforo prima delle scale per la metropolitana.
“In generale – India chiude gli occhi contro la sua spalla e vi ci appoggia la guancia, stanca morta – E io gli ho risposto che sei cattivo e che mi picchi”
“Non scherzarci sopra, India”
Tono serio, gli riesce a vedere gli occhi attenti anche se i suoi sono chiusi.
“Quanto sei noioso”
Nessuno dice più niente fino a quando non stanno aspettando la metro sottoterra. India sa che Harry non si abituerà mai a questa cosa, non riuscirà mai a conviverci serenamente senza tentennare o trattenere il respiro più del dovuto mentre fanno l'amore e la cicatrice bianca sul suo collo è priva di qualsiasi nascondiglio. E lo capisce, davvero, ma non lo accetta. È lei, è un suo problema, e può scherzarci sopra. Può farlo perché è ancora sulla sua pelle, perché sa cosa si prova, e perché il dolore si affievolisce un po'.
C'è tanta gente, alla fermata, e l'aria di chiuso e piscio è spazzata via dal sapore di ferro delle rotaie e di roccia fredda. Lei sta guardando gli ultimi messaggi sul groppo comune di Whatsapp, dove Megan strilla a gran voce che Ha paura di venire rapita dalla famiglia Tomlinson ! ! ! e dove Emma invece ha inviato due foto che però in assenza di campo non riescono a scaricarsi.
All'improvviso, Harry si muove nervosamente di fianco a lei, sfiorandole il gomito con il braccio e schiarendosi la voce.
“Li usi per allenarti?”
India alza la testa, intercettando gli occhi del suo ragazzo. “Cosa?”
“Quei pantaloni – lui distoglie lo sguardo per posarlo dietro alle spalle della ragazza, allargando le narici – Li usi in palestra?”
Lei annuisce e aggrotta le sopracciglia, risponde: “Sì, perché?” E poi si gira e capisce.
Sotto all'arco di mattonelle blu, c'è un ragazzo che le sta palesemente guardando quel benedetto sedere, senza nemmeno preoccuparsi di non farsi vedere.
Harry lascia cadere il borsone a terra e “Se non la smette subito giuro su Dio che...” mastica tra i denti, ma si è già mosso. India gli blocca saldamente il polso con tutte e dieci le dita, a metà tra il divertito e lo stupore.
Non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere. Sa che Harry è un tipo geloso, glielo ha dimostrato più volte, ma non in questo modo.
E forse non dovrebbe, ma la lusinga quasi, il fatto che lui sia così arrabbiato così palesemente.
Non si sta trattenendo, ed è una cosa completamente nuova, quasi eccitante.
“Harry” lo richiama per ricevere l'attenzione dei suoi occhi furiosi, che tornano su di lei come pioggia ghiacciata. Le viene da sorridere, dannazione!
“Harry – ripete, appoggiandogli le mani sulle guance fredde, occhi contro occhi – Non è niente. Va tutto bene”
Sotto i suoi palmi si sente la mascella di lui che si irrigidisce, come per contraddirla. Poi le sue braccia toniche le afferrano i fianchi e la schiena, tirandosela contro senza cattiveria, ma con una sfumatura possessiva che per la maggior parte delle volte rimane coperta da altro.
La giacca di Harry le crea uno scudo protettivo dove lei trova il coraggio necessario per tornare a sorridere.





Louis è venuto a prenderla con la macchina rossa verso le sette, il che per un inglese medio è fin troppo tardi, ma il discorso per loro, che mangiano alle dieci di sera, non conta. In macchina hanno ascoltato la radio in modo superfluo, perché Megan era fin troppo impegnata a tenere le mani impegnate col telefono per non farsi prendere dall'ansia e quelle di Louis invece erano un po' sul volante e un po' sulla sua coscia, a tranquillizzarle i pensieri.
L'ultimo messaggio prima di riporre il cellulare nella pochette è quello di Emma, che sul gruppo di Whatsapp che entrambe condividono con India, chiamato USELESS BITCHES, scrive un entusiasmante Ho trovato un grinder bianco sotto al divano e la vita è bella”.
Il ristorante dove Louis la porta è appena fuori città, e ha l'insegna scritta in corsivo sopra alla porta d'ingresso elegante. Lui ferma la macchina nel parcheggio riservato e le lancia un sorriso rassicurante.
Stasera le sembra ancora più bello del solito e , se lo ripete sempre, ma è la verità. Indossa un paio di jeans chiari e stretti, delle Vans nere e un maglione pallido, in contrasto con la pelle perennemente abbronzata del suo collo magro e del viso spigoloso. I capelli sono tenuti fermi da qualche dita di gel, e le sue guance sono lisce, rasate da poco.
Toglie il fiato.
Megan è alta come lui stasera grazie ai suoi tacchi 10 centimetri targati Zara, e porta un vestito nero senza scollo e senza maniche, che scende morbido sui fianchi senza mettere in evidenza nessuna curva. Ha legato i capelli in una coda alta, optando per degli orecchini di Claire's che Emma le ha gentilmente rubato quel pomeriggio.
Lo prende a braccetto, cercando di placare i nervi quando lui la lascia entrare per prima, mormorandole un “Sei una regina” che la fa arrossire un poco, perché è pur sempre Louis e lei è pur sempre innamorata.
(sempre sua)
Il ristorante ha un che di famigliare, le pareti sono di un rosa salmone mentre i tavoli hanno le tovaglie nere, il soffitto è altissimo e illuminato da lampadari pendenti.
Lei si guarda intorno finché non sente la mano di Louis afferrarle le dita smaltate di rosso. Le sorride lievemente e fa un cenno col capo. “Sono lì” le dice.
Mentre si avvicinano al tavolo, Megan ripete a bassa voce ciò che India e Olivia non fanno che ripeterle tutti i giorni da una settimana a questa parte.
Non bestemmiare.
Ringrazia sempre.
Sii gentile.
Sorridi.
Non bestemmiare.
Non dire parolacce.
Sorridi.
Sorridi.
Non bestemmiare.
Fa un respiro profondo, aggrappandosi alla mano del suo ragazzo come se fosse l'unica stabilità di quel momento, poi la lascia andare e sorride.
È un passo avanti.
Al tavolo accanto all'acquario incassato alla parete, sono sedute cinque donne che li fissano con espressioni diverse. Johannah, a capotavola, è l'unica che si alza in piedi, abbracciando il figlio come se non lo vedesse da secoli, baciandogli entrambe le guance e lasciandogli l'ombra del rossetto rosa.
“Ciao a tutte, - Louis fa un sorriso che ha una sfumatura diversa da quelle a cui Megan è abituata – Lei è Megan. Meg, lei è mia madre Johannah”
La donna che le si piazza davanti è in carne, con il seno messo in evidenzia dalla scollatura a barca del suo vestito viola e i capelli più scuri di quelli del figlio, tenuti fermi da una spilla dietro la testa. È bellissima, particolare, coi lineamenti come quelli di Louis e gli occhi ancora più chiari. Le sorride, abbracciandola ed esclamando: “Quanto ho sentito parlare di te, Megan! Non ne hai idea”
La ragazza si muove impacciata ma cerca di restare lucida. Sorride e non sa cosa rispondere.
Louis le viene incontro ad abbraccio finito, posandole una mano sulla schiena e invitandola a sedere accanto a Phoe- Daisy. Cicatrice sul mento.
“Loro sono Charlotte, Felicité, Daisy e Phoebe – il maggiore dei Tomlinson indica le sue sorelle mentre si accomoda – Lei è Megan, la mia fidanzata”
Felicité, seduta davanti a Megan, si appoggia con uno sbuffo alla sedia dietro di lei e “Come se non lo sapessimo – dice, poi la guarda negli occhi, con le iridi quasi grigie – Lou non fa altro che elogiarti come se fossi una dea”
Megan continua a sorridere perché non sa proprio cosa cazzo dire. Sembra un'idiota.
“Si chiama amore, Fizzie – ribatte Charlotte a quel punto, seduta accanto alla sorella, mentre sbatte le ciglia allungate da chili di mascara e si tocca i capelli biondi e bellissimi – Ma per una donna metà uomo come te sono concetti troppo difficili”
“Come se tu fossi tanto più esperta! - esclama Felicité, come punta da uno spillo – Non hai neanche diciotto anni e già ti atteggi come se avessi l'età di mamma!”
“Mi stai dando della settantenne?”
“Ragazze! - Johannah interviene, ma ha un sorriso divertito tanto quanto quello di Louis – Adesso basta, scegliete cosa volete ordinare e state zitte”
Roteano entrambe gli occhi chiari al cielo, facendo sorridere Megan che inizia a sentire dolore alla mascella e forse dovrebbe parlare, no?
Louis le stringe le dita sul tavolo con conforto, mentre dall'altra parte, Daisy le picchietta il braccio e la fa abbassare alla sua altezza, per mormorarle all'orecchio: “Mi piacciono i tuoi capelli” come se fosse un segreto.
Megan ama i bambini dolci. “Anche a me piacciono i tuoi” le risponde allo stesso modo, facendola ridere con l'apparecchio ai denti.
La cena procede senza imbarazzo, al contrario delle aspettative di Megan. Le sorelle di Louis sono anche più schiette di lui, ma sono simpatiche, specie le più piccoline, che continuano a riempirla di complimenti. Johannah è una donna intelligente e disponibile, a cui piace chiacchierare un sacco, la fa sentire a proprio agio con un sorriso, la fa sentire accettata.
Quando Daisy e Phoebe iniziano a dire di voler andare in bagno, finito il secondo piatto di patatine fritte, Johannah lascia il tavolo con loro, dando modo a Megan di intavolare una conversazione con le più grandi, la mano di Louis adesso ferma sulla sua coscia.
“Quanti anni avete?” chiede semplicemente, rendendosi conto di non ricordarselo davvero.
Charlotte inarca le sopracciglia. “Io ne faccio diciotto a novembre – risponde – Lei sedici”
“Ah, sedici! - Megan sorride – L'età dei pomp- Merda. No, scusate, io-”
“Tranquilla, - Felicité fa un gesto vago con la mano, tranquillizzando il suo balbettio – lo puoi dire, non mi scandalizzo”
“Felicité!” esclama Louis, scioccato.
“Oh, andiamo! - ribatte la sorella – So cosa sono i pompini Louis, me lo ha insegnato Lottie”
“Siete disgustose – il fratello scuote la testa con forza – Non voglio neanche sentirle queste cose”
Megan scoppia a ridere, con l'imbarazzo che le colora le guance e la mano che corre a stringere il ginocchio di Louis.
Ancora non gli ha detto del tatuaggio.











Ciao a tutti!
Spero di essermi fatta perdonare del ritardo con questo capitolo esageratamente lungo per i miei standard!
Come state?
Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Partiamo dal principio: Sebastian. So che è ancora presto, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di lui, perché anche se può sembrare un personaggio non troppo importante, avrà il suo perché.
Poooooi, Emma. Megan&Emma, matte come dei cavalli ahahah avete una possibile idea su cosa si possono o non si possono essere tatuate?
Emma sta reagendo assolutamente malissimo alla rottura con Liam, e questo è il suo modo di dimostrarlo.
Spero (!!!) che la scena di Harry e India vi abbia fatto capire quanto lui stia cercando di lasciarsi andare con lei, proprio come gli aveva suggerito Megan.
E il comportamento di India - la sua battuta di cattivo gusto al semaforo - lo avete capito? In realtà non so se è chiaro, perché spiegarlo a parole è sempre difficile. E' il suo modo di stare meno male, in pratica.
Megan impacciata con le ragazze Tomlinson è qualcosa che mi sono sempre immaginata fino ai tempi di No church, compreso il finale ahahahah
So che vi avevo promesso il ritorno di Zayn, ma ho riflettuto e ho constatato che sarebbe stato troppo precoce, e invece ho voluto dedicare questo capitolo per dare una visuale più chiara prima di scombussolare tutto ancora, EVIVA
Ho un po' trascurato questa storia, ma adesso che l'altra long sta per finire, avrò più tempo per scrivere! Speriamo bene!!
Fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie di cuore a tutte veramente! Siete meravigliose <3
Un bacione e buon week-end!
A presto,
Caterina






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Capitolo 10
*** 9 ***




(9)







Si vedono tutte e tre insieme solamente la mattina dopo.
Megan non si è fermata al dormitorio di Louis, troppe cose da studiare e troppa poca voglia di dormire. Si sono dati la buonanotte davanti al portone di casa, assolutamente imbarazzati e felici allo stesso tempo. È andata bene, sì. Lo hanno ripetuto quattro volte, prima di baciarsi. Ci speravano entrambi ma ci credevano un po' meno, ma è andata bene.
Emma è crollata sul divano alle nove di sera davanti a Boys Don't Cry, svegliandosi alle undici di mattina con il frastuono di India che, appena tornata da casa di Harry, ha messo sul fuoco l'acqua per il tea.
Si stropiccia gli occhi pesanti, raggiunge il bagno e inizia a svegliarsi veramente solo dopo essersi lavata la faccia e tolto il trucco del giorno prima, esultando tra sé e sé perché finalmente questa sera andrà a ballare e perché oggi è pur sempre il suo giorno libero della settimana.
Quando raggiunge la cucina, sia India che Megan stanno facendo colazione, la prima seduta sul bancone accanto al lavello e l'altra coi piedi a penzoloni sul tavolo.
“'Giorno” sbadiglia India, tra le mani il suo disgustoso green tea senza zucchero.
“Buongiorno” dice Emma, e guarda subito Megan, che sembra risvegliarsi completamente.
Si sorridono a vicenda, complici come poche volte.
Megan si alza di scatto, raggiunge Emma ed entrambe fissano India, che aggrotta le sopracciglia e non capisce.
“Cosa?” domanda.
Emma scoppia a ridere ancora prima di alzarsi la maglietta. Lo fanno in contemporanea, mostrando la pelle chiara del profilo dei loro corpi sinuosi. Mostrando il tatuaggio all'altezza del seno.
India spalanca gli occhi, inizia a tossire convulsivamente e “Porca puttana! - esclama, fine come sempre – È una foglia di marijuana?”
“Bellissima, non è vero?” dice Emma, orgogliosa, abbassandosi di nuovo l'indumento.
“Quando cazzo le avete fatte?” continua la bionda e sembra sconvolta.
Ieri pomeriggio – risponde Megan con un sorriso, tornando alla sua posizione iniziale con le sue fette biscottate integrali col cioccolato sopra – Eravamo a Camden, siamo andate da Chase che non ci ha fatto pagare praticamente nulla, 50 sterline entrambe”
“L'idea è ovviamente venuta a me – tende a specificare Emma, aprendo il frigorifero alla ricerca del bacon – Non c'era nessuno allo studio, e ci ha messo pochissimo. Le dobbiamo ripassare tra qualche settimana, ma per il resto sono venute benissimo”
India annuisce, non sta né sorridendo né sembra contenta. “Sì – dichiara, il tono incolore – Sono molto belle”
Non sembra importare più di tanto.
“Il prossimo... - Emma si siede a tavola, e ha in mano una semplice mela – Una bella frase alla Kanye West sul braccio”
Megan fa una faccia schifata. “Non ci pensare neanche – dichiara – Io direi qualcosa in giapponese o cinese. Tipo 'Vaffanculo', così da dire a tutti che significa amore o cose simili”
L'altra ride, e India si alza in piedi, infilando la tazza dentro alla lavatrice con gesti veloci.
“Vado al Lollipop a vedere se hanno bisogno per stasera, poi vado dalla psicologa – dice, passandosi le mani sulle cosce nude come se stare in quella stanza stesse diventando difficile – Ci vediamo più tardi, okay?”
Megan le manda un bacio volante, Emma sporge la guancia e “Ciao, ciao” la salutano, insieme.





Sono le due del mattino quando India vede Zayn Malik appoggiato al bancone del Lollipop.
È stata una giornata del cazzo quella di oggi e l'ultima cosa che desidera è stare il quel buco infernale a servire alcolici uno dietro l'altro. Vuole solo andare a casa di Harry, sotto il suo piumone bianco, e stringerglisi contro. Piangere, magari. Stare zitta, ascoltare il rumore del petto sotto il suo orecchio, percepire le dita fredde contro la schiena bollente. Vuole stare male accanto a lui e basta.
Zayn Malik è sbarbato, coi capelli leggermente più lunghi sistemati da una passata di gel. Indossa una maglietta bianca con lo scollo largo, e si sta guardando intorno con una certa freddezza, come se lo avessero costretto a stare lì o qualcosa del genere.
India sa che lui è probabilmente il tipo meno predisposto alle chiacchiere – il suo volto serio ne è una prova tangibile -, tuttavia non sopporta lo stesso il doversi avvicinare e sporsi verso di lui per sentire il suo ordine. Ma sono amici, per l'amor del cielo.
Quando volta la testa nella sua direzione, gli occhi liquidi di Zayn si spalancano per la sorpresa, poi lui si apre in un sorriso abbozzato, senza troppe pretese. “Hey, India” le dice, e sono abbastanza vicini perché la ragazza gli senta la voce aperta.
India muove le sopracciglia per ricambiare, e al ragazzo sembra bastare. Ha la faccia di uno che ha bisogno di un Cuba Libre, lei glielo prepara in qualcosa come quindici secondi.
Zayn le sorride di nuovo, stavolta sincerità.
E sta per afferrare il bicchiere che ha davanti, con la mano destra, quella dove c'è infilato un anello di metallo con una pietra verde, quando altre dita, più piccole e curate, smaltate di un rosa fluorescente, arpionano il vetro con avidità.
Emma prima beve metà del liquido alcolico, facendo sbattere il ghiaccio sopra al labbro superiore, poi scoppia a ridere e si appoggia completamente alla spalla del ragazzo, che s'irrigidisce e spalanca gli occhi verso India, come se potesse dargli un qualche tipo di spiegazione.
E questo è il motivo per cui nessuno dovrebbe essere amico del barista di un locale. E il motivo per cui India non dovrebbe essere amica di Emma (volendo), ma questo è un altro discorso.
La bionda scuote la testa e sbuffa, scoprendo ancora una volta che la vita fa abbastanza schifo quando le tue migliori amiche sono ubriache marce e a te non è consentito di bere neanche una Diet Coke.
“Zayn, Zayn, Zayn! - Emma sembra ritrovare la forza per urlare e alzare la testa dalla spalla del ragazzo, rivolgendogli uno sguardo curioso – Dove l'hai lasciata la mia verginella preferita?”
Il ragazzo le afferra entrambi gli avambracci, facendola stare in piedi con la forza mentre India serve un'altra ragazza.
“Em, ciao – le dice, aggrottando le sopracciglia e avvicinandosi al suo volto per non urlare più del dovuto – Non hai bevuto un po' troppo?”
Lei cerca di liberarsi dalla sua presa, ma lui è comunque un soldato e lei comunque una bambina ubriaca. Inciampa sui suoi tacchi grigi, appoggiando di riflesso la mano sulla spalla ossuta di Zayn e scoppiando a ridere.
“Sciocchezze, sciocchezze! - strilla – Sto benissimo, sì!”
India rotea gli occhi al cielo e prende un altro ordine, volendo a tutti i costi lasciar perdere. In questo momento, odia sia Zayn che continua a guardarla come per chiederle aiuto, che Emma, che se ritornerà in pista finirà nelle pagine delle persone scomparse entro domani.
Anche Sebastian e la dottoressa Dalton hanno notato il umore pessimo. E India era a tanto così dal piangere in entrambe le situazioni, perché oggi è un giorno di merda e lei si sente completamente inutile.
Da quando Dalia è in tournee e Olivia si è trasferita da Chase, sono sempre state loro tre. C'è un rapporto particolare, tra lei, Emma e Megan. Insieme non risparmiano mai nessuno, e hanno gusti abbastanza simili, e sono tutte e tre delle coglione che non hanno mai voglia di stirare, ma sono tre.
E il fatto che si siano fatte due tatuaggi uguali, il fatto che ne stiano progettando altri, il fatto che non l'abbiano interpellata né consultata, è abbastanza schifoso da farla sentire sola.
E lei sola vuole starci solo con Harry.
Quando torna con gli occhi verso la scena di prima, al fianco di Zayn compare Megan, stretta nella sua jumpsuit nera e bellissima come sempre. Emma continua a muoversi quasi istericamente, cerca di liberarsi dalle dita di Zayn, chiuse sul suo polso, mentre lui parla con l'altra ragazza senza alcuno sforzo.
Alla fine, Megan fa un sorriso riconoscente e gli bacia le guance lisce e magre, poi pizzica il fianco di Emma e “Acqua e pane!” grida come avvertimento. L'altra allora inizia a fare il suo monologo su come i carboidrati di sera non vadano mangiati mentre Zayn la trascina fuori dal locale con una tranquillità disarmante, come se non fosse una ragazza imbevuta d'alcool ma una valigia vuota.
Megan si volta verso India, rivolgendole un sorriso smagliante. India china la testa e serve un altro ragazzo.






Dopo quasi mezz'ora di viaggio in taxi, si trovano tutti e due davanti al portone dell'appartamento di Brixton, Zayn con un braccio sulla vita di Emma e lei che ancora parla della dieta che ha seguito al primo anno di liceo.
Il ragazzo sorride, vagamente intenerito, e le chiede se ha per caso le chiavi.
Lei chiude gli occhi concentrata, arriccia il naso e le labbra e poi alla fine annuisce solennemente, alzando la mano dove tiene stretto il suo iPhone. Ci impiega qualche secondo di troppo per togliere la cover rosa di gomma e prendere l'unica chiave nascosta tra il telefono e la propria custodia.
“Bravissima” dice Zayn, e apre il portone.
Fanno le scale appiccicati, con lui che fa un gradino e l'aiuta a fare lo stesso e lei che si appoggia al muro e ride per quanto è imbranata.
Sul pianerottolo, Zayn deve sapere che tengono una chiave sotto alla mattonella mobile che c'è sotto allo zerbino, perché lascia la presa sul corpo della ragazza giusto per chinarsi. Ed è comunque un tempo troppo lungo per qualcuno che è ubriaco e indossa un paio di Louboutin. Emma si fa scivolare come un peso morto contro la parete del corridoio, lasciando ciondolare la testa.
Zayn ridacchia, prende la chiave e poi si china di nuovo, stavolta davanti alla ragazza. Le prende il mento tra le mani e “Andiamo in casa, uhm?” le chiede, dolce.
Lei emette un gemito di protesta e strizza gli occhi rossi.
“Ti odio” gli dice, offesa.
Zayn sta al gioco. “Come mai?”
“Perché tu sei così bello – risponde Emma, come un lamento – e tutta la mia vita fa schifo e tu ti stai prendendo cura di me come faceva Liam e...e lui mi manca tantissimo e Candice non ha mai capito un cazzo”
Le sue mani tremanti stringono il viso magro del ragazzo l'attimo dopo, e l'attimo dopo lei si sta spingendo contro di lui, in una sorta di disperazione che fa solo vittime.
Le loro labbra si sfiorano urgentemente prima che Zayn le stringa i polsi e si ritiri indietro.
“Emma – la chiama piano, un sussurro lieve, quasi doloroso – Adesso basta, calmati”
La ragazza scoppia a piangere contro i palmi delle sue mani, come se si stesse vergognando di tutto.
“Tu la ami ancora – singhiozza, la fronte appoggiata alla spalla del ragazzo – E stai male come me. E allora lo amo ancora anche io, e non è giusto!”
Non lo sente sospirare, ma percepisce le sue braccia stringerla con delicatezza, e il bacio contro la fronte gelata come ad aggiustare quello che c'è dentro la sua testa.
Zayn le scosta i capelli per mormorarle all'orecchio: “Andrà meglio”











Buona domenica a tutti!
Ho deciso che aggiornerò una volta a settimana lo stesso giorno, adesso che l'altra mia storia è conclusa ho più tempo per scrivere su questa.
Devo solo decidere quale giorno...
Ad ogni modo, ecco qui il nuovo capitolo!
Spero che adesso abbiate capito il perché del ritardo della comparsa di Zayn, serviva per accentuare il comportamento di Emma in questo periodo!
Sempre bello come il sole lui ahahah cosa ne pensate? Siete rimaste un po' così-così?
Il tatuaggio che Emma e Megan si sono fatte se l'è fatto mia sorella assieme alla sua migliore amica, ho deciso di scriverci su perché veramente, merita!
Sono anche curiosa di sapere cosa ne pensate dei pensieri di India, non so a voi ma a me capita un mucchio di volte di sentirmi messa da parte un po' da tutti, spero di aver reso al meglio la questione!
Ah, ho cambiato la struttura dei capitoli, così che anche da mobile si possano leggere con facilità (almeno spero!)
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto, e vi ringrazio ancora una volta per continuare a seguire questa storia e farmi sapere i vostri pensieri, è la parte che ricompensa i periodi bui!
Grazie, grazie davvero di cuore!
Fatemi sapere!
A presto,
Caterina





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Capitolo 11
*** 10 ***



 
(10)

 



 
 
 Se Megan ha avuto una vita complicata negli ultimi mesi, affogando le sue frustrazioni nei fast-food e nelle birre a marchio italiano, la colpa è di quella carta rosa che adesso tiene in mano con tanto di quell'orgoglio da farle scordare la faccia cadaverica stampataci sopra.
Fortunatamente c'è Emma a ricordarglielo, perché, altrimenti, a cosa diavolo servirebbe l'amicizia?
“Non penso di averti mai vista più brutta di così, in una foto” le dice, passando dietro al divano e sporgendosi appena per guardare la patente di Megan, seduta a gambe incrociate coi capelli legati.
Questa le lancia un'occhiata storta, poi sospira rassegnata e “Lo so, cazzo – esclama – Il bello è che quel bastardo non me l'ha neanche fatta rifare! Voglio dire, un po' di comprensione?”
“Per lo meno ce l'hai” la consola India, uscendo dalla cucina con in mano una barretta di cereali.
Emma annuisce, guarda l'ultimo messaggio su Facebook da parte di sua sorella e poi “Esatto! - afferma – Quando io passerò un esame, uno qualsiasi, sarà quello antidroga”
Scoppiano a ridere tutte e tre, anche se probabilmente è la verità più assoluta.
Di martedì sera c'è ormai la tradizione di guardare American Horror Story tutte insieme. Sul tavolino basso ci sono già le cartine lunghe e i grinder pronti, le bottiglie di birra e le bollette da pagare entro domenica.
“Domani lavoro tutto il giorno, merda” dice India nel sedersi sull'altro divano, alzando gli occhi al cielo.
“Io penso che domani mi licenzierò, invece” ribatte Emma, e si tuffa accanto a Megan.
“Come?” le chiede la bionda, e lei alza le spalle con indifferenza.
“Mi sono rotta le palle di quel lavoro, non fa per me – spiega – E poi ci sono dentro solo grazie a quello stronzo di mio padre. Chiederò a mia cugina se ha qualche cosa da farmi fare da Zara, meglio pulire i cessi che leccare il culo”
India ridacchia stupita e Megan concorda, “Giusto così” e annuisce per enfatizzare il concetto.
“Chiedi se c'è qualcosa anche per me, allora – la bionda arriccia le labbra – Meglio pulire i cessi che il culo di un bambino”
“Che aforismi stasera! - Megan spalanca gli occhi e si allunga per prendere una bottiglia di birra – La vostra finezza è qualcosa che mi stupirà sempre”
“Senti da che pulpito viene la predica! - esclama India, ridendo – Tu metti in mezzo i lavori di bocca a cena con la famiglia del tuo ragazzo”
Emma emette un verso imbarazzante, nel ridere, e subito si copre la bocca e ghigna più forte.
Quando Megan ha raccontato quell'episodio, lei lo ha scritto su un post-it e lo ha appeso al frigo. Accanto alla calamita che Olivia e Chase hanno portato l'anno scorso da Parigi, c'è un foglietto rosa con l'inconfondibile ed elegantissima calligrafia di Emma, che dice: Se sei triste, pensa alla cena di Megan con la famiglia di Louis.
È un ottimo rimedio per il malumore.
La sottoscritta alza gli occhi al cielo e “Me lo rinfaccerete a vita, sapevo che non avrei dovuto dirvi nulla”
India le manda un bacio e volante. “Già, non avresti dovuto”
 
 
 
 
 
Felix è malato.
Solo qualche linea di febbre e la gola rossa, ma il suo visino è pallidissimo e fa fatica a tenere gli occhi aperti. È in braccio a Olivia, che, seduta sul divano accanto a Chase, gli sta mormorando delle frasi per distrarlo e farlo addormentare, tenendolo stretto. Odia vedere il suo cucciolo in quello stato.
Chase è invece assolutamente più rilassato, perché quando era più piccolo si è dovuto prendere cura dei suoi due fratelli minori ed è convitissimo di sapere come funzionino queste cose. Un po' di coccole, qualche bacio e tanto risposo, per lui sono la cura ideale per l'influenza.
Stanno guardando un film sulla BBC, e nessuno ha ancora tirato in ballo l'ultimo esame di lei, dato qualche giorno prima e di cui è ancora ignoto il voto.
E prima che qualcuno possa anche solo pensare di dirlo, Lingue e Culture Moderne non è una puttanata.
Sarebbe dovuta andare a casa delle altre, ma non avrebbe mai lasciato Felix malato, non è ancora diventata quel genere di madre.
“Emma è davvero brava a disegnare” dice Chase di punto in bianco.
Olivia aggrotta le sopracciglia e si volta a guardarlo, senza capire.
Lui le sorride e il suo braccio tatuato la stringe sulle spalle, mentre spiega: “Quando è venuta con Megan in negozio, mentre aspettava il suo turno, si è messa a scarabocchiare su una pubblicità di una rivista quasi totalmente bianca. Ha fatto una specie di mandala assolutamente complesso e accurato. Non lo so, tu lo sapevi?”
Olivia fa mente locale, accarezza la schiena di Felix e poi annuisce.
Emma ha sempre avuto quella mano ferma con cui nasci e basta. Quando era più piccola, sua madre le aveva fatto fare un corso di pittura per qualche anno, e si ricorda che gli schemi per lo studio India se li faceva fare sempre da Emma, che era ben disposta a sprecare i pomeriggi a fare tutto meno che studiare per se stessa.
Non è mai stata una cosa coltivata, però. Compiuti i sedici anni, Emma ha smesso il corso e da allora non ha più disegnato niente, se non le caricature di Dalia qualche sera per ridere.
“Da piccola era brava – risponde quindi – Potresti chiederle di darti una mano in negozio, allora”
Lo dice con una nota sarcastica, il sorriso giocoso. Chase non sembra scherzarci più di tanto, perché le sue labbra si stringono in una linea dura e “Ha una mano ferma ed è molto precisa – ribatte, serio – Potrebbe fare un po' di pratica, qualche corso e la certificazione, per il resto sarebbe perfetta”
A quel punto, Olivia si trattiene dallo scoppiare a ridere solo per via di Felix.
“E tu pensi davvero che ci sia gente disposta a mettere la propria pelle nelle mani di Emma? - esclama, guardando il proprio compagno con la faccia allibita – Stiamo parlando della stessa Emma?”
Chase arriccia il naso e “Quanto sei simpatica – borbotta, chinandosi per baciarle una guancia e poi le labbra – Dovresti fidarti della tua amica”
Olivia, che non si lascia sciogliere neanche dai 'Ti amo' – e lui questo lo sa bene -, sbatte le palpebre perplessa e “Ripeto – dice – Parliamo della stessa Emma?”
“È una ragazzina, Olivia – Chase sospira e si stiracchia, prende in braccio Felix che respira appena più forte e chiude gli occhi – Crescerà”
Lei non è assolutamente d'accordo, e la innervosire il fatto che il ragazzo parli di cose così importanti in modo così scontato. Non la conosce Emma, non può capire.
“Tu lo sai perché venerdì ha vomitato sulle scarpe di Zayn? - esclama a quel punto, dura – Perché Liam Payne ha messo una foto insieme a una ragazza su Twitter. Ora, tu dimmi, ti sembra qualcosa di normale?”
Chase alza gli occhi al cielo, sbuffa. “Probabilmente è ancora innamorata”
“La fai facile, tu! - Olivia perde le speranze – Se provi a dirle una cosa del genere è più che certo che prima di tiri uno schiaffo e poi si metta a gridare. E mi dispiacerebbe se ti rovinasse quel bel faccino, dopo che ho faticato tanto per riaverlo”
Con l'ultima frase toglie la tensione che si è creata e ne fabbrica una nuova, più elettrizzante, sensuale. Chase sorride, si sporge per baciarla piano e lei si lascia baciare, lentamente, posando le mani sul suo collo per poi ridere e “C'è tuo figlio, qui” fargli presente, contro le sue labbra.
Il ragazzo fa schioccare la lingua, gli occhi grandi di chi ha davanti tutto il mondo.
 
 
 
 
Sono gli ultimi giorni in America, e Dalia è talmente triste che potrebbe addirittura piangere, se non fosse che all'after party del concerto di Ed Sheeran c'è così tanta gente famosa da farle rischiare un articolo sul blog di Perez Hilton e no, non è proprio il caso.
Niall è al suo fianco, in mano un bicchiere di birra e l'altra appoggiata sul fianco di lei, entrambi che parlano con il protagonista della serata.
Dalia è amichevole, un po' brilla, continua a sorridere, ad annuire e a parlare di cose che nemmeno lei capisce.
E nella sua testa è tutta una bestemmia grande e un Sono amica di Ed Sheeran, porca puttana!
Potrebbe addirittura lasciare la sua carriera di cantante, a questo punto. Il sogno di una vita lo ha già realizzato, e su Instagram ha circa settantamila likes.
Potrebbe, ovviamente, ma non lo fa. Non è ancora così commerciale da vendersi per una selfie con Ed Sheeran.
Alla settima imprecazione di Niall – le ha contate perché ogni volta le piace prendersi la libertà di colpirlo in un punto diverso del corpo -, il telefono dentro ai suoi jeans chiari inizia a vibrare.
Lei si congeda ed esce nel corridoio del backstage, leggendo sullo schermo “Home”.
“Pronto?” parte subito col sorriso.
“Ho la patente!”
Deve allontanare l'iPhone dall'orecchio, perché l'urlo di Megan è così forte che perfino i due uomini a qualche metro di distanza da lei si voltano a guardarla.
Cazzo, ma è fantastico! - e chissenefrega, le parolacce le hanno fatte apposta per essere usate in questi casi – Devo comprarti una macchina, allora?”
“Una Porshe nera opaco, grazie! - strilla ancora Megan, contenta come poche volte – E i sedili di pelle maculata! E ah, il volante zebrato!”
Si sente India, di sottofondo, che dice: “Viva l'ambiente!”
“Ovviamente a metano! - Megan ribatte, quasi offesa – Ci tengo all'ecologicamento”
“Ecologia, Meg, ecologia” Dalia alza gli occhi al cielo, disperata.
“Sì, quella roba lì. Allora, come stai?”
“Benissimo! - risposta immediata – Quando farò il tour americano anche io, sempre che Ariana Grande non decida di rubarmi tutti i fans, dovete per forza venire con me! Questo posto è la mia vita”
“Mi sembra ovvio! - esclama Megan – Dove sei adesso?”
“Al concerto di Teddy, a Las Vegas”
Qualcuno dall'altra parte inizia a strillare e poi a lamentarsi. È ancora India. “Lo chiama Teddy!”
“Lo chiami Teddy! - ripete Megan – Quante cazzo di cose sono cambiate?”
Se lo chiede tutti i santi giorni. Dalia annuisce a se stessa, prendendo a camminare lentamente. “Davvero! Ah, è poi ho conosciuto Taylor Swift. È simpatica!”
“No, questo non lo accetto”
Ancora India.
“Non è il mio genere – borbotta invece Megan – Quando incontri Chris Brown dagli il mio numero di telefono, okay?”
È seria, davvero seria.
“Sarà fatto! - Dalia ride, e per un attimo vorrebbe averle lì accanto a lei – Adesso vado, prima che Niall si ubriachi come ieri sera. Salutami le altre, Meg! E anche Louis!”
“E tu chiedi a Niall quale marca di tinta usa, va bene? Ciao!”









 


Buona domenica a tutti quanti!
Penso che aggionerò di questo giorno d'ora in poi, è più comodo per me, non so. 
Ad ogni modo, ecco qui il nuovo capitolo! Come vi è sembrato?
Mi sono presa qualche libertà d'autrice ahahaha la prima sono gli anni di università per la facoltà di Olivia, la seconda le pratiche per praticare il mestiere di tatuatore e la terza Ed Sheeran :))))))))))))))))))))))))):
Un sacco di voi mi hanno chiesto se, dopo Zayn, tornerà anche Candice. Beh, vi posso assicurare che Candice ci sarà !! Non lascio le cose incomplete stavolta, non vi preoccupate. 
Questo capitolo penso lo si possa definire "la quiete prima della tempesta", infatti da qui in poi penso proprio che ci sarà la giungla ahahaah 
Non succede niente di troppo entusiasmante, eppure è fondamentale vedere il processo di cambiamento che anvrà ognuno dei personaggi. 
Ho una pressione addosso che non vi dico ahahahaha mi sembra sempre di rovinare No church in the wild con questo seguito, ne sono convinta al 10% cioè EVIVA
Se avete qualcosa da dirmi, qualsiasi cosa (anche sapere la tinta di Niall!!), ditemelo! So che ci metto anni interi a rispondere alle recensioni, ma le leggo sempre, più volte, perché i pareri esterni di chi magari non sa ancora, sono fondamentali.
Quindi, potete anche insultarmi ehhh, però sappiate che sono molto permalosa ahahahaah
E niente, fatemi sapere! 
Vi ringrazio ancora una volta per continuare a seguirmi, e vi ringrazio, a voi 411 persone, che mi tenete tra gli autori preferiti!!!!! 
Come direbbe il mio prof di latino, ce vi stimo una cifra xd
A presto!
Caterina





 


 

 
 

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Capitolo 12
*** 11 ***



 
(11)



 





Megan è seduta sul rialzamento della console, i piedi a penzoloni e i capelli sciolti, lunghi sulla schiena. Tiene le mani sui bordi e si guarda intorno con curiosità e indifferenza, perché non le piace come stanno sistemando il Lollipop, anche se Stella ha assicurato che verrà un capolavoro al cento per cento.
Cameron sta dando una mano ai lavoratori insieme a JD, l'addetto ai conti del locale, Zayn, arrivato ormai da qualche ora, ed Emma, perché in fondo in fondo, è rimasta una piccola scout.
Megan si è fermata cinque minuti fa, e non ha ancora ripreso da quando ha capito che una delle sue unghie in gel si è spezzata, togliendole la voglia di continuare.
Ci sono varie impalcature per istallare nuove luci sul soffitto, hanno tolto tutti i cubi da ballo e stanno riverniciando il bancone di un bianco quasi fastidioso. Il brusio che si sente è velato dalla parlantina concitata di Emma che sta spiegando a Zayn perché ieri mattina si sia licenziata.
“Vedi, io non volevo fare quel lavoro, capisci? - sta dicendo, coi vestiti imbrattati di polvere e pittura e il rullo bianco in una mano – Io voglio fare qualcosa che mi piaccia e mi soddisfi”
Zayn sorride e annuisce, immergendo pennello nel barattolo di vernice, mettendo in risalto la pelle delle braccia scoperte dalla canottiera grigia che porta.
“E cosa ti piace fare?” chiede quindi, di fianco alla ragazza.
“Non lo so! - lei spalanca gli occhi, sembra siano arrivati finalmente al centro della questione – Voglio dire, mi piacciono tantissime cose ma non c'è quella per cui farei i salti dalla mattina alla sera. E quindi m'incazzo, perché penso che abbia ragione quell'imbecille di mio padre quando mi dice che non combinerò mai niente nella vita. Dovrei essere a casa a studiare, capisci? Invece sono qui a dipingere i muri di un club notturno con tutte le energie possibili”
Zayn la osserva, sbalordito, e forse capisce che quello è il discorso più lungo che gli abbia mai fatto da quando si sono conosciuti, da sobria. Quindi si gira verso Megan, appena più in fondo, e sinceramente curioso le chiede: “Ma è fatta?”
Quella scrolla le spalle, perché Emma è una perennemente fatta anche senza necessariamente fumare. Si ricontrolla l'unghia del medio destro, quasi a sperare che si sia improvvisamente aggiustata, e sospira rassegnata quando vede che non è cambiato nulla. Poi fa un sorriso a Cameron, in canottiera bianca e pantaloni beige, che si appoggia al gradino con la schiena e le offre una sigaretta. Megan non l'accetta perché sta fingendo di smettere di fumare, però lo ringrazia lo stesso e “Come se l'avessi presa” gli dice.
Il ragazzo ha i capelli rossi impolverati e una pennellata bianca sul collo, lei lo osserva far scattare la fiamma dell'accendino e inalare il fumo. Ha un modo diverso di fumare rispetto a quello di Louis. Louis è calmo, leggero, si gusta il sapore delle sue sigarette al mentolo senza prenderla troppo sul serio, come se non avesse nient'altro da fare e allora tirasse fuori una paglia per ammazzare il tempo. Cameron invece è più intenso, chiude gli occhi quasi a calmarsi, stringe la sigaretta talmente forte da piegarla appena, tenendola tra il pollice e l'indice della destra.
“La tua amica è parecchio strana” inizia poi, due boccate più avanti.
Lo sguardo di Megan, prima posato sulla pelle pallida di lui, corre a cercare la figura di Emma, che adesso è in piedi su una scala di metallo a ricoprire la parete dietro al bancone di bianco, mentre Zayn tiene saldamente le gambe dell'oggetto per evitare di farla cadere.
Sospira, sorride. “Dovresti vederla quando è ubriaca”
Cameron ride e getta fuori il fumo. “Penso di averla vista a una serata un paio di volte... Non è quella che è salita sul bancone tre mesi fa?”
E oh!, come dimenticarsi quella meravigliosa serata.
“Proprio lei – afferma Megan – Emma è un po' così, ma da quando il suo tipo l'ha mollata...”
Megan, ti sento”
“...è completamente andata” conclude, senza nemmeno guardare verso la ragazza in questione, che si è voltata verso di lei e le sta lanciando uno sguardo offeso.
Cameron annuisce e alza la mano dove tiene la sigaretta, spiegando: “Vado a finirla fuori, vieni con me?”
“Per oggi passo – risponde subito la ragazza – Il mio fidanzato sta arrivando a prendermi, vado a cambiarmi”
“Oh, il tipo dell'altro giorno? - Cameron accenna un sorriso – Credevo volesse picchiarmi, sai? Era proprio incazzato”
Megan si morde le labbra per non replicare che , lo avrebbe fatto. Opta per i mormorii disconnessi del tipo: “No, insomma. Cioè. Tipo. No...?” ma non ci crede neanche lei.
“Louis è un po' irascibile delle volte” riprova poi, con un sospiro.
“L'ho notato – risponde il ragazzo, passandosi la mano libera dietro al collo niveo – Non farti mettere i piedi in testa da un tipo così, però. Sarebbe uno spreco”
Le lancia un ultimo sorriso storto, poi le dà le spalle e si avvia verso l'uscita.
Megan rimane con le labbra socchiuse, senza capire bene cosa voglia dire ciò che ha appena sentito.
Le viene in aiuto Emma, ancora sulla scala, che alza il pennello sporco in aria e trascina le vocali, canticchiando: “Vuole portarti a letto”
Zayn nasconde la sua risata contro la spalla, mentre Megan manda letteralmente a fanculo entrambi.






Davanti alla Rick Hansen Public School, India si ritrova a pensare a quanto deve essere monotona la sua vita. A ventidue anni buoni e passati, è ancora qui ad aspettare che Callum, che ormai frequenta la prima media, esca da scuola per portarlo a casa e poi alla lezione di pianoforte.
Lei a tredici anni poteva restare giorni interi a casa da sola, possibile che questi ragazzini non sappiano nemmeno dove sbattere la testa?
Le classi delle elementari escono qualche minuto prima, e India nella mischia scorge un volto conosciuto, che sta allacciando le scarpe a un bambino paffuto.
Quando si rialza dall'asfalto del cortile esterno, Liam Payne stringe la mano alla madre del marmocchio e le sorride salutandola.
India gli si avvicina, perché non c'ha proprio un cazzo da fare.
“Liam”
Lui, vestito con una camicia dei grandi magazzini e pantaloni scuri, si volta a guardarla, coi capelli più lunghi e i primi segni di una barba incolta.
Le sorride e le dice: “Sei qui per farmi il culo?”
Lei si guarda intorno per accertarsi che nessun bambino li stia ascoltando e poi “Farti il culo quando so che hai ragione? - esclama, aggrottando le sopracciglia – Suvvia, non è nel mio stile”
Liam ride e la osserva con più attenzione. “Sei dimagrita” commenta.
India fa un gesto incurante con la mano e “Come se non lo sapessi – borbotta – Ascolta, sono veramente incazzata per essere qui in questo momento, sono tre giorni che non vedo Harry e oggi non riesco neanche a stare in piedi da quanto sono stanca. Cos'hai intenzione di fare?”
Chiara, diretta e concisa. India non cambia neanche i modi di fare. Liam la guarda e sembra veramente confuso, aggrotta le sopracciglia spesse e “Cosa intendi?” le chiede.
Lei sbatte le palpebre più volte e allarga gli occhi, sbalordita. Non è possibile.
“Vuoi farmi credere che hai lasciato veramente Emma?”
“Non voglio fartelo credere, India – ribatte lui, pacato – È così e basta. Non eravamo fatti per stare insieme”
India sbuffa e alza gli occhi al cielo, poi gli colpisce un bicipite, facendolo urlare per la sorpresa. Sta prendendo gusto nel picchiare i fidanzati bastardi delle sue migliori amiche, anche se il sogno di una vita sarebbe un calcio nelle palle a Niall Horan per essere sempre così esuberante. E per non averla ancora portata a un concerto di Ed Sheeran.
“Dovresti smetterla di leggere libri di Nicholas Sparks – dice a Liam, guardandolo massaggiarsi il punto leso – Voi uomini non capite proprio un cazzo, e tu hai sbagliato tutto”
“Scusami?”
“Hai cercato di cambiare una persona, per l'amor del cielo! - esclama – Con che coraggio, poi? Per tutta la vostra relazione non gliene hai fatta passare una, era un continuo rimproverarla per qualsiasi cosa facesse, un farla sentire un'idiota e una stupida. Per cosa? Per avere accanto una persona falsa, una persona che soffre? Emma è una bambina, su questo siamo d'accordo tutti, ma poi? Hai mai pensato a quello che avrebbe potuto darti se solo tu non ti fossi fermato all'apparenza? Tu volevi una persona che non era Emma, mentre lei ha bisogno di essere se stessa. Si cambia col tempo, Liam. Pensi che io sia la stessa di quando ho conosciuto Harry? Che Megan fosse così responsabile anche prima di conoscere Louis? I cambiamenti li fai per stare bene, non deve esserci nessuno a importi qualcosa per cui non sei pronto. Per questo non capisci un cazzo”
E la soddisfazione che prova nel finire il discorso, è tale da farla sorridere. Perché sono poche le cose che India preferisce fare quando sta male, e una di queste è sicuramente condividere il dolore con qualcuno sbattendogli in faccia la realtà effettiva. E c'è gente che non lo accetta, come faceva Candice o come fa Louis, e gente che si lascia colpire e colpire forte, come Harry.
Liam incassa il colpo come un animale ferito, i suoi occhi si fanno più liquidi, la bocca rigida e le spalle pesanti.
“Come sta?” è quello che le chiede, quando i ragazzi delle medie iniziano a uscire.
“Ha bisogno di aiuto” gli risponde India, schietta.
Intercetta la testa biondiccia di Callum, fa un passo indietro e “Devo andare – blatera – Pensaci”
Liam annuisce, ancora scuro e serio in volto. Si lecca le labbra e alza una mano per salutarla, come se avesse perfino perso le parole.
Ed è una cosa che succede spesso, quando si parla con India.





Quando alle sette e venti torna a casa, la prima cosa che sente, appoggiando le chiavi sul mobile, sono le seguenti parole: “Sono delle puttane”
India sorride, perché è sempre una gioia tornare a casa e trovare questo clima di pace e amore.
Si toglie la giacca di jeans appoggiandola sull'appendiabiti dell'ingresso e poi raggiunge il salotto, dove Megan ed Emma hanno entrambe i piedi nudi sul tavolino e la seconda sta chiudendo una canna più lunga del solito.
“Che succede?” domanda quindi, guardandole.
L'iPod collegato alle casse riproduce Never Gonna Leave This Bed dei Maroon 5, volume tredici, e Megan ha in testa l'ennesima maschera che promette l'allungamento dei capelli.
Entrambe si voltano nella sua direzione e “Tu lo sapevi che Dalia ha invitato Olivia a Dublino?” le domanda Emma, il telefono in mano e il sopracciglio inarcato.
“Che?”
“Per 'festeggiare la laurea' – la ragazza virgoletta le parole con le mani – E indovina chi me l'ha detto? Mia madre! La mamma di Olivia l'ha chiamata stamattina per chiedere come va il viaggio di mia sorella in Canada e sembra che le abbia detto che è quasi certo che sua figlia sia passata col massimo dei voti e che non veda l'ora di partire. Ovviamente mia madre mi ha fatto il culo al telefono perché faccio schifo anche a cucinare. Divertente, vero?”
India sbatte le palpebre perché non realizza. Devono passare almeno una trentina di secondi prima che si renda conto del fatto che Emma non stia scherzando.
E torna, allora, l'alleanza delle tre ragazze inutili del gruppo. Bastava mandare un messaggio nella chat comune su Whatsapp per far capire, basta semplicemente parlare e invece sembra sempre una cosa scontata di questi tempi, come se non fosse più importante. E sì che si cresce, si matura e si va per la propria strada, ma attenzione a chi si lascia indietro. 
“Che razza di puttane” commenta India, scuotendo la testa e buttandosi sul divano accanto a Megan.







 

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Capitolo 13
*** 12 ***



 
(12)
 




 


 Il raggio di sole che arriva dalla piccola finestra sopra al lavabo s'infrange sulla tazza di tea ormai raffreddato che c'è sul tavolo.
Londra fuori dai vetri segna le quattro e dieci del pomeriggio, India nel tempo riesce a perdersi ogni volta che è nell'appartamento di Harry, come una costante.
Tiene le gambe appoggiate al bracciolo del divano, un piede lì contro e l'altro che si muove ritmicamente fuori dal bordo del rivestimento verde pallido.
Lui le è seduto affianco, composto, le gambe appena divaricate e il posacenere in bilico sul ginocchio mentre aspira la sigaretta e mordicchia il filtro come d'abitudine.
Guardano Scarface per la tredicesima volta, ed entrambi sussurrano senza voce i dialoghi che sanno a memoria, coinvolti come qualcosa di mai visto.
E con le persiane chiuse, i raggi del sole che filtrano dai buchi, il fumo che si disperde e Al Pacino giovane almeno di trent'anni, qualsiasi cosa è al proprio posto.
India ha la testa appoggiata contro la coscia di Harry, la volta appena per guardarlo e “Hai fame?” gli domanda, piano.
Lui fa per appoggiare il posacenere per terra e lei ne approfitta per sedersi normalmente e fissarlo di nuovo.
“No – risponde Harry, leccandosi le labbra – ma c'è il tuo tea in cucina”
Lei annuisce come se se ne fosse dimenticata e si alza in piedi, lanciando un'ultima occhiata alla televisione, dove Al Pacino e Michelle Pfeiffer si sono appena sposati.
Quando arriva in cucina, la tazza bianca ha completamente smesso di fumare e lei ha completamente perso la voglia di berla. La lascia lì, si sistema la manica della sua maglietta azzurra e “Sicuro di non voler niente?” chiede ad alta voce.
“No – lo sente risponderle, col medesimo tono – ma vieni qui”
India esce dalla minuscola cucina dell'appartamento e aggrotta le sopracciglia tornando in salotto.
“Cosa”
Harry è in piedi adesso, e ha uno sguardo completamente diverso da quello di prima, la sua figura è rigida e dominante, come se improvvisamente si fosse irrobustito o alzato di qualche centimetro.
“Vieni qui” ripete, con un sorriso appena accennato.
India fa un solo passo avanti, un po' incerto. Poi ci ripensa e dice: “Vieni tu”
E dagli occhi del ragazzo, capisce che non aspettava altro che sentirselo dire. La raggiunge piano, senza fretta, ad assaporare ogni centimetro che si annulla tra di loro, fino a guardarsi da vicino e sentire i respiri eccitati bocca contro bocca.
Lei alza la testa ancora prima di sentirgli le mani sotto al tessuto della maglietta, sporgendosi sulle sue labbra perennemente screpolate dal freddo.
Harry la bacia lentamente, e il ritmo è diverso rispetto a quello delle sue dita affusolate che già sono appoggiate contro il i suoi fianchi, i pollici a premere contro le ossa così di lasciare un ricordo.
India lo lascia fare, e il suo cervello che non riesce a spegnersi, analizza i loro movimenti come un territorio ancora inesplorato.
La conferma arriva l'attimo successivo, quando le sue mani si alzano verso il petto di Harry e lui le blocca subito, stringendole i polsi, accompagnandole di nuovo lungo il corpo.
“No – mormora, la voce bassa e secca dal fumo – Faccio io”
E c'è da scegliere se sia una rassicurazione o una minaccia. India fa un respiro profondo e negli occhi di lui scorge una luce più intensa, ma che non preoccupa e non fa paura. È in buone mani.
(nelle mani di lui)
Serra le palpebre e arretra di un passo quando lo sente avanzare lentamente mentre riprende a baciarla, stavolta con le mani a incastrarsi tra i capelli e gli zigomi bianchi. Contro la lingua esperta di Harry, India percepisce il proprio respiro aumentare fino a farle quasi perdere l'equilibrio e farla ansimare per l'eccitazione divampata lungo tutto le ossa. Si aggrappa ai fianchi di lui per evitare di cadere e il ragazzo pare prenderla come una sfida perché il secondo più tardi le sta mordendo il labbro inferiore. Non fa male, non lo farebbe mai. Ma è eccitante e incontrollato, qualcosa che non ti aspetti.
Lei si lascia sfuggire un lamento sorpreso e quando la sua schiena si appoggia alla parete dello stipite per la cucina, si sente tutto meno che in trappola.
Fermi, in piedi, Harry diventa improvvisamente più sicuro ed esperto. Solletica la pelle sopra al bottone dei jeans neri di lei mentre con la bocca le marchia il collo, facendola ansimare forte e poi sorridere per il solletico che i suoi capelli le fanno contro l'epidermide della clavicola.
E lei si sente andare a fuoco, e capisce che non riesce più a capire per quanto si sta facendo tutto più irrefrenabile, marcato. Le esce un gemito a bocca aperta quando quella di lui le si chiude contro la pelle arrossata, mordendogliela appena, Harry approfitta di quel momento per infilarsi con una gamba in mezzo alle sue cosce per farsi sentire ancora di più, agitando il bacino ritmicamente.
India sa che l'eccitazione diventa impazienza e poi paura nel momento in cui si ritrova con gli occhi serrati a mordergli la spalla lasciata scoperta da un indumento troppo largo. Paura di non saper aspettare.
“Harry...”
Lui non si ferma, lo si sente con le sue mani frenetiche a toglierle la maglietta e a cercarle i seni con le labbra senza necessariamente slacciarle i ganci dietro la schiena, chinato quasi sulle ginocchia come se, nonostante tutto, comandasse ancora lei.
Le dita di India finiscono tra i suoi capelli arruffati mentre cerca di non fare troppo rumore. Apre gli occhi, deglutisce e lo guarda.
Harry – ripete, la voce ruvida, arrugginita per via dell'emozione – Per favore”
Lui alza il capo, gli occhi lucidi, le labbra sulla sua costola pallida e il respiro pesante che fa rabbrividire la pelle bagnata dai baci. Si guardano, e c'è quell'intimità che fa tremare, quella che sai potrà esserci solo con una persona, quella che ti spoglia nonostante gli scudi che ti crei.
Harry ritorna in piedi piano e non smette di fissarla negli occhi neanche quando le sue mani slacciano i suoi pantaloni e poi quelli di lei. Non smette di respirarle contro e di guardarla anche mentre le fa scivolare l'intimo dalle gambe e fa lo stesso col suo nero, che cade contro il pavimento freddo.
India si lascia guidare, si alza sulle punte dei piedi per farsi afferrare saldamente le cosce nude, aperte. Se lo spinge contro, imprecando per la maglietta che non riesce a farle sentire la pelle tesa della schiena ampia di Harry e affonda nel piacere di quell'intrusione mentre lui affonda dentro di lei, lasciandole i segni per la forza con cui le stringe le gambe nel sollevarla.
“È...” India boccheggia e non riesce più a parlare.
“Lo so”
“Harry” lo richiama, e il piacere è tale da farle venire gli occhi lucidi.
“Sono qui. Sono qui”
È intenso, è passionale, sono cose da pelle d'oca. Capisci che l'amore tra persone che si sanno completare fino a questo punto, l'amore tra chi non si arrende, ti spoglia di qualsiasi cosa. Ed è la stessa cosa che ha fatto Harry in questi anni e che fa tutte le volte. La spoglia, la lascia completamente nuda, senza niente a poterla proteggere se non lui stesso, le sue braccia toniche per prenderla e farla aggrappare come adesso.
E lei che si lascia spogliare è la risposta a quelli che non riescono a capire che non c'è nessuno in grado di cambiarti ma sei tu che scegli di farlo per chi ne vale la pena. E forse domani le faranno male le cosce a furia di tenerle spalancate, e le faranno male le scapole per il fastidio del muro gelido, e pruderanno quei posti dove lui l'ha toccata e l'ha stretta forte.
E non sarà il dolore che sa di ricordo, di esperienza, ma il dolore simile a qualcosa che manca, qualcosa che non è dove dovrebbe essere. Perché non ne hai mai abbastanza, e ogni volta, ogni maledetta volta che Harry la sfiora, la tocca, ogni volta che la fa venire e ogni volta che le ordina di non chiudere gli occhi, India capisce che c'è solo un posto dove lui dovrebbe sempre essere.
Ed è lei.









 



Buonasera a tutti!
Allora, la volta scorsa non mi sono fermata nell'angolo autrice perché non ne ero in grado emotivamente, però sappiate che un po' mi è mancato scrivere qui ahahaha
Non è che ho molto da dire su questo capitolo, su Facebook in molte avete scelto per una scena India/Harry e io ho cercato di accontentarvi anche se.....faccio abbastanza schifo a scrivere questo genere di cose!
So che va beh, si può pensare che questa cosa sia solo da abbellimento, giusto? E invece no! Avevo il terrore di scrivere questa scena e di conseguenza stavo tirando per le lunghe l'intera storia, ma adesso che mi sono decisa, direi che poi capirete perché è così importante!
Mi dispiace se è venuta una schifezza sicuramente molto meno a come l'avevata immaginata, penso di aver sminuito tutto e oltre, ma, ripeto, mi considero davvero scarsa a descrivere queste scene, perdonatemi!
Vi ringrazio per la pazienza e l'amore che mi date sempre e che mi fa venire sempre il sorriso, siete assolutamente fantastiche!
Fatemi sapere di questo capitolo, specie perché così riesco a capire dove come perché sbaglio!
Vi mando un baaaaacione enorme!
A presto,
Caterina




 

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Capitolo 14
*** 13 ***



 
(13)




 

India ha ancora le mani che tremano e non trovano il buco della serratura. Deve fermarle un secondo, controllare di nuovo il respiro e poi mangiarsi un sorriso.
Quando riesce finalmente a entrare in casa, c'è un insolito odore di dolce, simile a quello che trovava alla domenica mattina quando sua madre si sperimentava in cucina mentre le sue figlie ancora dormivano.
Appoggia la giacca sull'appendiabiti e poi la borsa per terra, si schiarisce la voce e vorrebbe davvero saper smettere di sorridere.
“Amiche mie?”
“In cucina!”
Fa passi lenti, si passa le mani tra i capelli ancora umidi di una doccia condivisa e poi arriva dove la voce di Megan l'ha chiamata.
Emma è completamente imbrattata di farina, ha i capelli legati e arruffati, il grembiule verde macchiato e le dita che mescolano con energia l'impasto che c'è sulla tavola. È concentrata, precisa, fa quasi paura.
Megan invece sembra appena sbocciata, una bambina che guarda per la prima volta qualcosa di meraviglioso. È seduta sul ripiano accanto al lavabo e ha un sorriso grande, sincero, i vestiti tutti rosa e il mento appoggiato sul ginocchio.
“Brioches!” esclama quando India varca la soglia della cucina.
La bionda annuisce lentamente e aggrotta le sopracciglia, quasi a capire il senso della scena.
Da quando Emma cucina?
Poi sorride di nuovo, perché in questo momento non gliene frega niente.
“Oh santo cielo! - Megan spalanca gli occhi e si porta una mano alla bocca, scioccata – Tu hai appena scopato alla grande!”
Emma si blocca a quel punto, perché improvvisamente l'impasto sembra una cosa secondaria. Entrambe guardano India, che arrossisce come non mai e annuisce ridendo imbarazzata.
“Visto? - dice ancora Megan, verso Emma – Te l'avevo detto che Harry non era gay”
Quella concorda con una scrollata di spalle e riprende a impastare, spostandosi con un movimento del polso i capelli sfuggiti dall'elastico.
India fa un passo avanti e prende una sigaretta dal pacchetto che c'è sul frigorifero, appoggiandosi alla parete sotto all'orologio bianco. “Pensavate che Harry fosse gay?” domanda, e fa un tiro.
Emma la incita a riflettere: “Pensaci un po'. Scrive, indossa quegli orribili anfibi, rinuncia ai soldi, ascolta Ed Sheeran, quando ci parli di voi dici sempre che è sensibile...uno inizia a farsi delle domande, a un certo punto”
La bionda rimane zitta per qualche secondo, poi scoppia a ridere e “Siete voi che siete delle teste di cazzo insensibili – dice, portandosi la sigaretta alla bocca e saltando sul ripiano accanto al frigo – E alle vostre domande, posso rispondere che non è assolutamente gay. Non dopo quello che è successo contro il muro del salotto, o sul pavimento. O sul divano, e vicino alla finestra. Per non parlare della doccia...”
“Era ora” sospira Megan, contenta.
Emma invece sbuffa e prende tra le dita l'impasto, appoggiandolo sul piatto lì affianco per poi coprirlo con il panno umido che tiene sulla spalla. Si pulisce le mani sbattendole più volte tra di loro e le appoggia sui fianchi, leccandosi le labbra.
“Che palle – esordisce poi, voltandosi verso le sue migliori amiche – devo andare a un colloquio di lavoro”
“Un altro?” chiede Megan.
“Sì. È tipo il quarto nel giro di tre giorni. A quanto pare, sembro non andare bene neanche per piegare dei cazzo di vestiti da Zara. Di questo passo mi darò in mano a qualche pimp
Potrebbe essere seria.
“Meglio la prostituta che la baby-sitter, fidati” ribatte India.
“I bambini mi ricordano Liam Payne – bofonchia Emma, arricciando il naso – E comunque, se va male anche questo, giuro su Dio che mi impegno e finisco l'università come si deve”
“Non esagerare adesso” la riprende India, leggermente allarmata.
Quella alza gli occhi al cielo e “Vi ringrazio per il supporto” esclama sarcastica.
Megan ride e controlla che le sue unghie siano intatte. Da quando le si sono spezzate al Lollipop, ha la fobia che possa succedere ancora. Poi sembra improvvisamente ricordarsi di una cosa e dice: “A proposito di università, qualcuno ha sentito Olivia?”
“E per dirle cosa? - le risponde subito Emma, con la fronte aggrottata – 'Ciao Olivia, sei pronta per andare a Dublino per il tuo viaggio grandioso di cui nessuno ci ha parlato?'”
Si solleva il lenzuolo dove si nascondono gli oggetti vecchi in garage e si alza la polvere che dà fastidio. Da quando hanno scoperto tutto dalla madre di Emma, i rapporti con Olivia e Dalia si sono notevolmente ridotti. E questo fa male, perché se da una parte ci sono loro tre con le loro motivazioni, dall'altra parte nessuna delle due si è ancora fatta viva.
“Secondo me dovremmo chiarire e basta” mormora Megan.
“Chiarire che cosa? - interviene India – Il fatto che sono talmente stronze da non coinvolgerci nei loro piani? Possono benissimo passare vacanze intere da sole, ma che abbiano almeno la decenza di farcelo sapere"
“Esatto! - esclama Emma, per poi imprecare quando vede l'orario appeso alla parete – Porca puttana, sono in ritardo!”
“Parti già bene!” le grida dietro la bionda, quando scatta verso il bagno.
E la questione finisce lì.



 
 
 
Megan sta spulciando l'ultima edizione di Vogue. Seduta sul divano con lo smalto arancione, sottolinea con la biro rossa i nomi degli stilisti che più le interessano, evidenziandone i particolari e lo stile. Emma è uscita da una buona oretta e India è in camera che dorme.
Da quando il Lollipop è in fase di ristrutturazione, ha molto più tempo libero da passare a non fare assolutamente nulla. E viene addirittura pagata!
Louis non le risponde da ieri sera, e la cosa sta iniziando a infastidirla. Megan odia essere ignorata, soprattutto via messaggio, è qualcosa che la manda fuori di testa. Il suo ragazzo è stressato per l'università, in questo periodo, e il tempo per vedersi è limitato nei week end e nelle poche ore che lui non passa in biblioteca. Le manca parecchio, a essere sincera.
Stanno insieme da tanto di quel tempo che il non averlo tra i piedi per più di due giorni è strano, troppo strano. E il fatto che non le risponda ai messaggi la infastidisce.
Volta pagina, e il campanello suona.
Sbuffa, quasi intenzionata a non rispondere neanche. L'ultima volta che si è disturbata nell'alzarsi dal suo meraviglioso posto e andare ad aprire, il postino aveva avuto la faccia tosta di dirle di aver sbagliato citofono.
Poi il campanello suona ancora, ed è costretta a riporre la rivista sul tavolino e alzarsi.
“Sì?”
“Scendi!”
È Olivia.
“Sali tu!” esclama a sua volta.
“Devo farti vedere una cosa che non passa dalle scale – ribatte l'amica, la voce meccanica – Muoviti!”
Non sembra cattiva, solo tremendamente eccitata.
Megan aggrotta le sopracciglia e s'infila la prima giacca che trova appesa all'ingresso, per poi mettersi gli stivaletti che Emma lascia sempre davanti alla porta e prendere le chiavi sul mobile lì affianco, uscendo nel corridoio del condominio.
Quando esce in strada, diverse rampe di scale dopo, deve incrociare le braccia al petto per l'aria fresca e socchiudere gli occhi a causa  della luce del sole a cui non è abituata.
Olivia indossa un cappotto lungo e scuro, e ha i suoi soliti occhiali da studio che le riempiono il viso tondo e sottile. Ha un sorriso enorme, e Chase che fuma al suo fianco.
“Cos'è che non passava dalle scale?”
Il ragazzo sorride e getta la sigaretta dentro al tombino sul marciapiede, indicandole con un cenno del capo il parcheggio che c'è dopo il fast food turco.
“Vieni, vieni” Olivia le afferra la manica della giacca e prende a trascinarla verso le strisce pedonali di una Brixton lavorativa, mentre Chase, assolutamente più tranquillo, le segue con un sorriso malizioso sul volto pallido.
“Vuoi farmi prostituire nel parcheggio della zona? È quello quello che vuoi dirmi?”
“Ma figurati! - strilla Olivia, e continua a camminare a passo svelto – Molto meglio!”
Megan sbuffa appena, perché quel gioco ha già iniziato a stufarla. Per non parlare del fatto che fino a prova contraria è ancora in grado di camminare e che essere trascinata per la via come una bambina non è il suo hobby preferito. Ci starebbe una battuta sul genere di India, a questo punto. Un qualcosa simile a “Bella questa giacca, Olly. La porti con te a Dublino?”, ma non è il suo stile, e non è ancora diventata così bastarda.
Quando entrano nel parcheggio non troppo pieno, circondato da una staccionata di ferro, Olivia si blocca di scatto, sorridendo ancora.
“Guarda un po'” le dice, lasciando la presa sul suo polso.
Megan non capisce subito. Aggrotta le sopracciglia e le lancia un'occhiata curiosa e sospetta, senza comprendere. Poi intercetta il suo suo sguardo, e lo segue.
Davanti a loro, è parcheggiata una Chrysler Pt Crouiser grigio metallizzato, meravigliosa, semplice...
“Mia?” domanda, con la gola secca.
Olivia annuisce e lancia un'occhiata d'intesa a Chase. “Non avevi detto a Dalia che volessi una macchina? Beh, ecco qui”
“Stai scherzando?” Megan spalanca gli occhi, e le sue mani hanno uno spasmo involontario.
“Quella bastarda è piena di soldi, adesso! - esclama Olivia – Cosa vuoi che sia, una macchina?”
“La vita!”
Si susseguono scene particolari, che comprendono un pianto isterico di Megan nel momento in cui apre la portiera del guidatore e il suo scoppio di risata l'attimo dopo, mentre saltella intorno alla sua macchina come una bambina con l'albero di Natale.
Ha una macchina, una cazzo di macchina tutta per lei. Non ci crede, non ci può credere.
Pesca dalla tasca del pantaloni il telefono e compone il numero di Dalia ricordandosi di addebitarle la chiamata.
La telefonata dura poco, giusto il tempo di ringraziarla e insultarla per poi piangere e ringraziarla ancora. Dalia ride, sminuisce la cosa e il viaggio a Dublino passa improvvisamente inosservato, perché non ha senso rovinare un momento così bello per una cosa del genere.
Quando riattacca, Megan ha ancora gli occhi lucidi e un'improvvisa voglia di guidare.
Si volta verso Olivia e Chase, che hanno perso improvvisamente i loro sorrisi. La ragazza ha lo sguardo cupo e il telefono tra le mani, lui osserva lo schermo con confusione e sembra non capire.
“Perché quelle facce? - esclama Megan, facendo un passo avanti – Vi siete scordati di avere un bambino e lo avete lasciato a casa da solo?”
Olivia si morde le labbra e tentenna appena in difficoltà, pare aver perso di colpo tutto il buonumore.
“Candice mi ha appena detto che è atterrata – biascica, dopo un respiro un po' più lungo – Atterrata. A Londra”
Dopo quello, nella testa di Megan prende spazio una serie infinita di frasi sconnesse, ben diverse da quelle che ha mormorato a Dalia neanche due minuti fa. Sono le parole di una persona che non capisce e che si sente esclusa, messa da parte e poi presa in giro. Perché? Ma. Ma. Ma. Come? Come. Come? Ma soprattutto chi e chi.
Chi cazzo lo sapeva che Olivia fosse ancora in contatto con Candice?
“Perché lo ha detto a te?” domanda, a bruciapelo.
“Ci sentiamo. Ogni tanto” risponde Olivia, lentamente.
“Cioè tu mi stai dicendo che...” Megan si interrompe nel momento in cui sente la rabbia riempirle lo stomaco. Non ne vale neanche la pena, e di certo non esploderà davanti alla sua meravigliosa macchina.
“Facciamo un giro?” propone poi.
Chase sorride, già con un'altra sigaretta tra le dita. “Pensavo non lo avresti mai chiesto”
 
 
 
 
 
Emma passeggia piano, seguendo una linea immaginaria con le sue decolletté nere, le mani infilate nella sua pelliccia sintetica e lo sguardo corrucciato, puntato sulle foglie giallastre di Hyde Park.
“Se non ti prendono, sono solo degli idioti”
Accenna un sorriso alle parole calde di Zayn, che al suo fianco fuma una sigaretta chiesta a una turista francese qualche minuto fa.
“Quando hanno visto la mia pelliccia, hanno fatto una faccia di quelle che faccio io quando Dalia torna da Zara – bofonchia lei, e alza la testa per guardarlo – Come minimo domani mattina avrò il WWF sotto casa o qualcosa del genere”
Il ragazzo scoppia a ridere, mordendosi appena la lingua coi denti dritti e bianchi.
È pomeriggio e il parco è pieno di persone, c'è ancora il sole e loro due passeggiano sulla strada principale, senza una vera e propria meta.
Il periodo di pausa di Zayn dura quattro mesi complessivi, ed Emma è già terrorizzata a morte per quando ripartirà per la caserma di Bristol e poi in missione vera e propria. Vuole bene a Zayn, soprattutto da quando ha capito che è disperato almeno quanto lei.
“È finta però, giusto?” le domanda all'improvviso, preoccupato.
“Certamente! - esclama – Da quando Liam Payne mi ha versato il caffè addosso, ho il terrore di uscire di casa con qualcosa di importante”
Dovrebbe sorridere, a questo punto, perché è quello che fanno le persone normali nel ricordarsi avvenimenti come questi, un po' buffi e un po' nostalgici. Ma Emma non è una persona normale e lei al posto di sorridere vorrebbe tanto piangere, perché improvvisamente capisce che gli alberi e i sentieri e le panchine che ha intorno sono le stesse della prima volta in cui si sono incontrati. E lei camminava veloce, con Kanye West nelle orecchie, e non aveva neanche voglia di respirare.
E poi è arrivato Liam, che ancora Liam non si chiamava, e le aveva rovinato la giornata e prima ancora il cappotto firmato. E le aveva chiesto scusa, le aveva detto di non averla vista. È una combinazione particolare di parole, adesso che ci pensa. Si chiede se Liam l'abbia poi mai vista davvero, se l'abbia guardata per quello che lei era e non cercando quello che non è mai riuscita a dargli. In inglese si rende molto bene l'idea, basta cambiare una parola per far saltare una storia d'amore. 
Looking at you.
Looking for you.
Si passa una mano tra i capelli e sospira, mandando giù i rimorsi e i rimpianti.
Zayn si ferma di scatto, leccandosi le labbra e lanciandole uno sguardo preoccupato.
“Parlando del diavolo...”
Il diavolo indossa un paio di Jordan bianche e dei jeans neri, una camicia a scacchi rossa e una giacca leggera, di un grigio chiaro. È seduto su una panchina e tiene i gomiti sulle ginocchia, la testa incassata tra le mani.
“No”
Emma lo vede e entra nel panico, completamente. Spalanca gli occhi e per un attimo non riesce a connettere né il luogo né la situazione in cui si trova. Per un attimo, le sembra di respirare in una vita che non è la sua, osservando gli occhi preoccupati di Zayn senza identificarne bene forma e nome.
Poi torna sé stessa, e allora bestemmia.
“Mi ci hai portato di proposito, vero? - lo accusa, e le circolano talmente tante emozioni che non riesce neanche a definire il tono della voce – Tu lo sapevi!”
“Me lo ha chiesto lui – si difende Zayn, calmo – E penso che voi dobbiate chiarire la situazione, Em”
“Non c'è niente da capire. È finita e basta”
“E perché allora stai tremando come una foglia?”
“Perché... - boccheggia, arrabbiata – Oh, ma vaffanculo!”
Zayn sorride, e le stringe le mani per confortarla, sul volto un'espressione dolce, quasi paterna.
“Parlaci, Emma – mormora – Lui vorrebbe solo questo da te. E se non vuoi parlargli, ascoltalo e basta”
Lei tentenna sui tacchi a spillo, la paura di non farcela la fa vacillare anche se è alta dodici centimetri in più. Si può allungare e stringere, colorare e perdere dei pezzi, ma Emma è sempre una bambina con il terrore negli occhi.
Fa un respiro profondo e “Io e te abbiamo chiuso” dice, ma Zayn sorride perché ha capito.
“Non c'è di che” risponde, lasciando andare la presa sulle sue mani.

 








 


 

Perdonate il ritardo nell'aggiornare!
Ho avuto un periodo di pace interiore dopo aver pubblicato questa cosa, spero possiate capire ahahaha
è il compleanno di mia madre e non riesco ad allungarmi nelle chiacchiere, e mi dispiace lasciarvi col fiato sospeso (se è così), ma Emma e Liam meritano di più di un finale di capitolo!
Candice isssss back, per la gioia di molte! 
Come sempre, grazie e grazie di cuore per tutte le recensioni e il supporto! Siete dei cuori <3
Fatemi sapere, e buon weekend a tutte quante!
A presto,
Caterina

 

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Capitolo 15
*** 14 ***



 
(14)










La prima cosa a cui riesce a pensare, quando Liam alza lo sguardo su di lei, sono i capelli del ragazzo.
Sembrano più chiari, e sono sicuramente più corti rispetto all'ultima volta che si sono visti. A ristorante. Quando lui l'ha scaricata.
Poi guarda i suoi occhi, che hanno quella sfumatura di incertezza inusuale, e capisce che per quanto la situazione può essere scomoda, è pur sempre vera.
Fa un passo avanti, e quelli che ne susseguono sono ancora più instabili. Lui si alza in piedi in un attimo, passandosi le mani sui jeans per poi infilarle nelle tasche della giacca e accennare a un debole sorriso quando sono abbastanza vicini da sentirsi.
“Ciao, Emma”
“Ciao?” il suo saluto esce fuori con così tanta incertezza da sembrare una domanda. Si schiarisce la voce e ci riprova, deglutendo e respirando forte: “Ciao, Liam. Come...come stai?”
Come si sta senza una persona come me?
“Sto bene – risponde lui, per poi aggiungere – Sto abbastanza bene, sì. E tu? Tu come stai?”
Lei tentenna appena, aggrottando le sopracciglia e stringendo il tessuto della sua pelliccia tra le mani, in un tentativo di difesa involontario.
“Io sto bene” dice, a bassa voce.
“Non mentirmi”
Il tono di Liam è dolce, delicato, forse è lo stesso che usa con i suoi bambini nell'insegnare l'alfabeto o qualcosa del genere. Le vengono subito gli occhi lucidi, e deve puntarli per terra per evitare di piangere.
“E tu non dirmi cosa fare” ribatte, cocciuta.
Lo sente ridere, tra il brusio del parco e il vento fresco. Poi individua le sue Jordan entrare nel proprio campo visivo, e percepisce una mano fredda a stringere piano il suo polso destro, accarezzando la pelle venosa e pallida.
“Siamo alle solite – lui sorride, la presa che adesso sfiora le dita della ragazza – Puoi guardarmi negli occhi, per lo meno?”
Emma ritrae la mano e la nasconde dentro alla tasca della pelliccia, e già sente quanto il contatto con lui le manchi. Alza lo sguardo e lo fissa senza un'espressione imprecisa.
“Non ho bisogno di un padre, Liam – esclama – Il mio è più che sufficiente”
“E di che cosa hai bisogno?” ribatte lui, paziente.
“Non usare questi giochetti alla India con me! - lei fa un passo indietro e gli punta il dito contro, improvvisamente coinvolta – Tu mi stai chiedendo adesso cosa voglio, dopo avermi lasciata!”
“Perché volevo che capissi! - anche Liam alza il tono adesso, e ci sono due signore che dall'altra parte del sentiero allungano le orecchie per ascoltare – Volevo che imparassi a stare bene con te stessa, Emma! Come diavolo faccio a stare con te quando tu per prima non riesci a capire quale sia il problema? Non posso correre dietro a una persona che non vuole farsi aiutare, ci ho provato a venirti incontro, ma tu...”
“Ma io? - lo interrompe lei, spalancando gli occhi – Tu hai provato a venirmi incontro? E come? Facendomi sentire la pecora nera della relazione continuamente? Rimproverandomi ogni volta? Guardandomi con quello sguardo che dice 'Stiamo insieme ma preferirei che tu fossi un'altra' e che usi ogni cazzo di volta mentre parliamo? È questo il tuo modo di aiutarmi? Il tuo modo di rendermi felice?”
“Stai parlando come fossi solo io la causa di tutto quello che ci è successo – la riprende Liam, serio. Si passa una mano tra i capelli e si guarda intorno, sembra leggermente a disagio nel realizzare di essere su suolo pubblico – Non nasconderti dietro le mie colpe, Emma. Non tentare di trovare una giustificazione al tuo comportamento, assumiti le tue responsabilità una volta tanto”
“Beh, anche tu! - Emma stringe i pugni, si sente andare a fuoco – La parte del fidanzato spezzato puoi anche risparmiartela. Tu dovevi solo...io avevo bisogno che tu volessi me, solo me. Non la persona che non diventerò mai. Ma questo non lo hai mai capito, perché era più facile fingere che io non volessi raggiungerti piuttosto che pensare di star percorrendo la strada sbagliata”
“E tu perché hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo? - Liam alza la voce, diventa arrabbiato come poche volte mentre fa un passo indietro e rischia di colpire un ragazzo in tenuta da jogging – Al posto di parlare di stronzate, perché non hai mai parlato di noi?”
“Perché non era il noi che volevi tu!”
Altre accuse, e il pensare che lavarsi via il sangue della vittima strofinando sulla maglietta sporca sia un buon modo per scordarsi di aver ucciso.
“Io volevo solo stare con te”
Il sussurro di Liam è incolpante, ferito e basso. La guarda, e sembra non conoscerla per niente.
“E guarda un po' che fine abbiamo fatto” ribatte Emma, con un sorriso arrendevole.
Quella fine che spezza ciò che è iniziato in quello stesso posto. Sono strane le coincidenze, lei si ritrova a pensare, nel sorpassarlo per uscire dal parco e prendere il primo autobus che può trovare.
Ha gli occhi lucidi, e due ragazze francesi che dal chiosco dei panini la guardano con occhi compassionevoli. E poi ti chiedi perché le persone come Emma non parlino mai sul serio.





India sbatte la portiera della macchina, gettando il borsone nero sui sedili posteriori.
“Non prendere la strada di ieri – dice, e subito le sue dita corrono ai tasti della radio – Sebastian mi ha detto che è meglio se alla rotonda di Lamberth Road via dritto”
Megan arriccia le labbra e mette in moto il motore, poi annuisce e “Si può fare” risponde.
India si mette la cintura e appoggia un piede contro il cruscotto, guadagnandosi un'occhiataccia che chiaramente ignora.
“Guarda quanto sono magre” mormora, e si tocca le cosce dentro i jeans chiari.
L'amica alza appena il volume di Juicy e annuisce brevemente, restando concentrata sulla strada.
“Sebastian ti fa lavorare parecchio, sì” concorda, con un sorriso malizioso.
India la guarda con la bocca spalancata e l'espressione sbalordita, poi le dà un colpo al braccio e scoppia a ridere.
“Sebastian potrebbe essere mio padre! - esclama – Ed è il mio personal trainer, idiota”
“Io non ho detto nulla – si difende Megan, senza smettere di sorridere – Stai facendo tutto da sola”
Canticchiano a bassa a voce entrambe, poi, fino a quando Megan si morde il labbro e sospira.
“Lo dobbiamo dire a Emma?”
“Cosa?” India si volta a guardarla, aggrottando le sopracciglia.
“Che è tornata Candice – risponde – Che Olivia lo sapeva. Che si sono tenute in contatto per tutto questo tempo. Glielo diciamo?”
“Non sono fatti nostri, Meg – India si guarda nello specchietto del suo sedile, distratta – Se Olivia è così furba da fare queste cose senza dirlo a nessuno, allora può avere anche le palle di parlarne con Emma. E poi se le diamo un'altra botta del genere dopo il viaggio a Dublino è probabile che vada fuori di testa completamente”
“Hai ragione, sì”
In realtà, non è che poi Megan sia convintissima. Si sente una gran bugiarda, e anche molto ipocrita. Il fatto è che il loro gruppo si sta rompendo e non c'è nessuna che stia impedendo la cosa. È come un lavarsene le mani comune, un non ci pensare moltiplicato per cinque.
È...triste.
“Ho chiamato Dalia, oggi” India riprende il discorso, come a ricordarsi improvvisamente.
Megan si volta a guardarla per una frazione di secondo e poi torna sulla strada inclinando appena la testa. “Ah sì? E che ti ha detto?”
“Di lasciare un messaggio dopo il bip. C'era la segreteria telefonica. Anche ieri c'era la segreteria. Ho mandato un messaggio a Niall. È buffo, perché sai cosa mi ha detto? 'Impossibile che non ti risponda, sta sempre a messaggiare con Olly!'”
Il suo tono è puramente sarcastico, l'accento londinese che si trasforma in quello volgare e aperto dell'irlandese a sottolineare il concetto.
Le mani di Megan si stringono al volante con appena più forza, mentre lei deglutisce e “Cosa vuoi dire?” domanda, a bruciapelo.
“Voglio dire che potrebbe anche scrivermi dopo aver visto le mie chiamate, e dire 'Ciao India, sì, sono ancora viva'. Non penso le venga un'infezione se digita quattro parole”
“Pensi che ti stia ignorando?”
La bionda fa un sorriso bastardo. “Penso che stia ignorando molte cose importanti, in realtà”
“Mi ha appena regalato una macchina, India” le fa presente Megan, le sopracciglia aggrottate.
“Proprio per questo – spiega lei – Credo che si sia montata la testa fin troppo. Voglio dire, ci sta che adesso sei famosa, che il tuo fidanzato ti dedica un album in prima classifica, che conosci quelle persone che sogni di scoparti la notte, okay? Ci sta. Ma, andiamo Meg, una macchina?”
“Secondo me sei fuori strada, davvero”
India apre bocca ma non trova le parole adatte. Lei sa quello che sta cercando di dire, ma è difficile parlare così di una persona come Dalia.
“Hai presente tutti i discorsi che faceva su quanto le celebrità di oggi le stessero sul cazzo? - dice, gesticolando – Tutte quelle lagne su come quella se la tirasse e di come quell'altra fosse stonata? Del fatto che fosse impossibile spendere così tanti soldi per un vestito? Degli spocchiosi agli MTV Music Award che vincevano premi non meritati? Ecco. Questo è quello di cui sto parlando. Lei è una di loro, lei è...uguale a tutti gli altri. E questo è...brutto”
“Secondo me esageri” ripete Megan, senza neanche pensarci.
India si morde la lingua per non replicare che probabilmente la carrozzeria di quella macchina la distrae un po' troppo dalla realtà. Perché Dalia può essere dall'altra parte del mondo come in guerra, ma non esiste che non guardi il telefono. Mai.
Rimangono in silenzio finché Megan non si ferma all'angolo con la via della palestra di India e accosta in seconda fila con le quattro frecce.
“Ci vediamo stasera” la bionda ripesca il borsone e le lascia un bacio sulla fronte, aprendo e richiudendo la portiera.




L'Irlanda è ghiacciata, e parecchio verde e grigia. È Niall che guida dall'aeroporto fino a Mullingar, concedendole il lusso di appisolarsi qualche ora sul sedile del passeggero.
È una cittadina piccola e colorata, con le strade ampie e gli edifici bassi. La parte residenziale è molto simile a qualsiasi quartiere nella periferia inglese, e Dalia è comunque troppo ansiosa per pensarci.
“E se non piaccio ai tuoi? Mi lasci?”
Niall si apre in sorriso, ma non la guarda. “Certamente. Il giudizio di papà Bobby è essenziale”
Lei gli colpisce un braccio, facendolo ridere.
“Non sei divertente! - strilla – Cazzo, ti sto confessando le mie paure più grandi e tu mi prendi in giro così? Che razza di fidanzato sei?”
“Paure inutili – lui ribatte – Piacerai a loro tanto quanto piaci a me”
“Merda”
Arrivano nel vialetto di una piccola villetta a schiera rossa che il cielo è già scuro. Dalia fa un respiro profondo, aggiustandosi alla bell'é meglio i capelli per poi imprecare quando si accorge di non essersi rifatta il trucco nel bagno dell'aeroporto.
Niall è il primo a scendere, ma non raccoglie le valige nel bagagliaio. Si sporge da fuori per suonare il clacson un paio di volte e poi chiude la propria portiera, lanciandole uno sguardo che illumina.
Dalia, con i genitori, non è che abbia proprio un gran rapporto. È una persona abbastanza esuberante, e anche parecchio loquace e accondiscendente.
Il problema è che non riesce a trovare le proprie mezze misure. E quindi passa per quella che strilla troppo, a volte, oppure quella che lecca culi su culi o quella che parla parla e dice una marea di stronzate.
E questi sono i genitori di Niall, l'uomo (l'uomo...Niall uomo è parecchio strano da dire) della sua vita. Deve andarci piano, o rischia di scusarsi per andare in bagno e tentare il suicidio nel posto più sperduto dell'Irlanda.
Scende dalla macchina, stringendosi nella giacca di pelle e sospirando l'ennesima volta. Afferra la mano che Niall le porge e lo guarda per ringraziarlo, lui si china appena e le lascia un bacio sulla bocca secca.
“Andrà bene” scandisce, con un sorriso.
Alla porta di quella villetta, c'è un uomo alto e magro, coi capelli corti e brizzolati e gli occhi di un azzurro chiaro, quasi trasparente. Ha lo stesso sorriso di Niall, e diverse rughe sul volto arrossato.
“Bobby!” esclama il ragazzo, e corre ad abbracciarlo forte.
Dalia guarda la scena con un sorriso e le braccia incrociate, leggermente più indietro rispetto al fidanzato per lasciare loro lo spazio necessario. I suoi genitori sono tornati in Galles quattro anni fa, quando lei è diventata abbastanza indipendente da mantenersi da sola e suo fratello Michael ha compiuto sedici anni. Si rende conto che le mancano, nonostante i messaggi di sua madre che le ricorda che è sempre la sua bambina.
“Tu devi essere Dalia”
L'uomo si stacca dalla spalla del figlio, gli occhi lucidissimi, e la guarda con un sorriso amorevole, tendendole una mano.
Dalia fa un passo avanti e gliela stringe imbarazzata, sorridendogli a propria volta.
“È un piacere conoscerla” mormora.
“Anche per me – risponde Bobby, e guarda il figlio – Niall non fa altro che parlare di te”
Frasi standard, ma lei in cuor suo prega perché sia vero.
“Dalia è assolutamente la cosa migliore che mi sia mai capitata – esclama Niall, cingendole le spalle con un braccio per farla entrare in casa – Dopo il calcio, il cibo, la musica, la chitarra, Robert De Niro, la birra, Megan Fox...”
Dalia non smette di sorridere, mentre si guarda intorno in quel piccolo corridoio e segue la schiena di Bobby verso la cucina. Il suo gomito colpisce il fianco di Niall così forte che lui si blocca di scatto ed emette un respiro strozzato, curvandosi su sé stesso.
Lei sorride più ampiamente. “Ha davvero una casa graziosa, signor Horan”





Burger's King è l'unico posto a renderla felice, in questo momento.
Emma appoggia la testa contro la superficie del loro tavolo, e cerca di non pensare ai milioni di germi che la stanno infettando.
Seduto davanti a lei, Zayn le sorride, le passa una mano tra i capelli impigliati tra di loro e le accarezza una guancia dolcemente.
“Lo sai che non è finita” le mormora.
“Lo so, lo so”


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Capitolo 16
*** 15 ***


 

 
(15)







 
Il reparto di pediatria ha le pareti di un azzurro chiaro ricoperte da personaggi Disney degli anni '90. La sala d'aspetto è tappezzata di colori e fogli bianchi, e c'è un insolito odore fresco, di fiori e dolciumi.
Sulle gambe lunghe di Chase, Felix guarda le figure del piccolo libricino che il padre tiene tra le mani, affascinato e contento.
“Questa è una tigre – l'uomo dice, indicando l'immagine dell'animale – Sai dirlo? Tigre
Il piccolo borbotta qualcosa, cercando di riprodurre la “R” il più possibile, per poi guardare il padre e ridere ad alta voce, battendo le mani paffute.
Olivia, seduta lì affianco nella sala d'aspetto, lancia al figlio un'occhiata dolce, accarezzandogli una guancia.
“Ti saluta mia madre” le ricorda Chase all'improvviso, tirando fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto di carta per pulire la bocca bagnata di Felix, che aggrotta le sopracciglia, contrariato.
“Ah sì? Beh, saluti da parte mia” risponde Olivia, sistemandosi sulla sedia piccola.
“Sai, – continua lui – ha di nuovo tirato in ballo la storia del matrimonio...”
E oh, è l'unica cosa che riesce a pensare lei, sospirando appena.
Non è la prima volta che Chase cerca di intavolare questa conversazione, e non è la prima volta che usa la scusa di sua madre per parlarle come si deve.
Olivia sa che si sposeranno, ovviamente sarà così. Il fatto è che – se Dio vuole – ha appena terminato gli studi, e dovrà cercarsi un lavoro e rimboccarsi le maniche un'altra volta. Il matrimonio è qualcosa di esagerato, in questo momento. Non ha bisogno di altre preoccupazioni nella sua vita.
Questo però, Chase non vuole proprio capirlo e così si ritrovano quasi tutte le sere con conversazioni che finiscono con “Forse non mi ami abbastanza” e lei che sbatte la porta della loro stanza finché lui non ha il coraggio di entrare e stendersi nel letto a chiederle scusa.
“È davvero così importante?” chiede Olivia, voltandosi a guardarlo.
“Beh, mia madre è una donna di chiesa e...”
“Non per tua madre, Chase – lo interrompe – Per te. Per te è davvero così importante?”
Lui si inumidisce le labbra, a quel punto, e Olivia lo conosce abbastanza da saperlo in difficoltà, sorpreso e senza parole.
Chase sospira pesantemente e si appoggia allo schienale della sedia, voltando pagina del libro. Ribatte: “E per te? Non è importante?”
“Beh, non così tanto – risponde Olivia, schietta – Non adesso, per lo meno”
“E quando?” lui si fa più nervoso, socchiude appena gli occhi azzurri e si inumidisce le labbra un'altra volta.
Prima che lei abbia il tempo di ribattere, l'infermiera esce dalla stanza del dottor Samuels e richiama la coppia con un sorriso.
Entrambi si alzano in piedi, a quel punto, e Olivia si sistema appena i capelli per poi prendere Felix tra le proprie braccia.
Non a caso, il primo messaggio inviato a Dalia, quella mattina, è stato: “Non vedo l'ora di venire a Dublino”









Il bagno, quando Megan si trucca, sa di piastra bollente e cosmetici costosi.
Sono quasi le sette di sera e in casa ci sono solo lei e India, e lo stereo in soggiorno ancora dà la riproduzione casuale dell'iPod di Emma che però è di nuovo fuori con Zayn, alla ricerca disperata di qualcuno che prenda “Ho fatto la baby-sitter un paio di volte e mi piace disegnare” come un curriculum lavorativo sufficiente.
Megan è davanti allo specchio dei due lavandini, intenta a ripassare la riga di eye-liner sopra l'occhio chiaro, mentre India è seduta sul gabinetto chiuso e tiene il ritmo della musica bassa con la testa.
“Non mi sembri contenta della riapertura del Lollipop” borbotta Megan a un certo punto, arricciando il naso quando nota che la striscia nera destra è più spessa della sinistra.
“Fare la barista a vita non rientra nella mia top ten, se questo è quello che vuoi dire” ribatte India, incrociando le gambe.
L'altra fa un sorriso, soddisfatta del suo lavoro, e si ripassa un'altra volta le guance col fard.
“Allora aspetta che Harry pubblichi un libro, – propone poi, passando al rossetto – chiamalo daddy e fatti mantenere”
India scoppia a ridere e arrossisce appena, scuotendo la testa con esasperazione per poi “Quanto sei cogliona” dire, senza parole.
“Sto semplicemente prendendo il lato positivo della faccenda – Megan si sistema i capelli sciolti e poi il reggiseno di pizzo – Questa sera c'è la nuova apertura, ci sarà un sacco di gente, Louis e i suoi amici compresi. Sarà divertente, vedrai”
“Forse per te! - ribatte India – Io me ne starò dietro a un cazzo di bancone a vedere la gente ubriacarsi e aspettando solo il momento in cui potrò finalmente dormire. E ah, resto da Harry, stanotte”
“Allora faccio venire Louis qui” Megan annuisce brevemente e fa un ultimo sospiro.
Poi il campanello suona, ed entrambe alzano gli occhi al cielo dicendo “Vai tu” in contemporanea, come una gara.
“Ci vado sempre io!”
“Ma devo ancora mettermi lo smalto!”
“Ma se gliele facciamo mangiare, le chiavi, secondo te capisce che le deve prendere tutte le volte che esce di casa?”
India impreca e si alza in piedi, uscendo dal bagno e arrivando all'ingresso come una donna ai lavori forzati. Non si premura neanche di controllare al citofono, perché solo Emma è così stupida da suonare ancora a casa sua. Piuttosto l'aspetta a braccia incrociate davanti alla porta aperta, in attesa di farle il culo l'ennesima volta.
Come se sapesse ciò che sta per succedere, l'iPod smette di riprodurre la playlist ormai terminata, e la ragazza capisce che se solo avesse risposto al citofono, prima di aprire, probabilmente non si sentirebbe così stupida e sorpresa.
Perché quella che entra dalla porta dell'ingresso non è nient'altro che Candice. Quella Candice.
Quella stessa Candice che ha tagliato i capelli, che ha imparato a truccarsi appena un po' di più e che indossa vestiti eleganti e costosi, come una donna adulta.
E fa un po' ridere la scena, se invece guardi India, che porta solo quel vecchio maglione rosso e le sue pantofole viola.
“Candice...” è l'unica cosa che riesce a dire.
L'altra sorride appena, chiudendosi la porta alle spalle e guardandosi intorno. “Ciao, India – non glielo dice mica, che le è mancata. È probabile che sia una bugia – Come stai?”
“Io sto... - India non riesce nemmeno a capire quello che sta dicendo, perché la realizzazione di avercela lì davanti agli occhi non ha ancora raggiunto il suo cervello – Io sto bene...Candice è passato...”
“Tanto, lo so – la mora la interrompe, e fa un sorriso impacciato – Sono stata a Parigi fino all'ultimo esame, poi il lavoro mi ha presa più del dovuto e ho accumulato un paio di settimane di ferie...adesso rimango in città fino a venerdì prossimo, poi parto coi miei per festeggiare il loro anniversario in Madagascar”
India deglutisce e non sa proprio da dove partire. Non è il tipo da scuse finte, è piuttosto schietta e diretta anche nel farti capire che se non ti ha scritto è perché semplicemente non voleva farlo.
Il problema è, che gira e rigira, quella che ha davanti non è il classico tipo che può incontrare il venerdì sera in un bar a Soho, anzi. È Candice, la sua migliore amica, quella che era solita a scandalizzarsi per ogni storia sul sesso e che vestiva sempre di bianco.
Apre bocca per prendere aria e la richiude quando si sentono i passi di Megan dal corridoio.
“Emma, puoi deciderti a prendere... - compare all'improvviso così come si blocca, gli occhi spalancati e sorpresi – Candice”
Quella fa un passo avanti e alza una mano in segno di saluto. “Ciao Megan, spero di non aver disturbato”
Megan lancia un'occhiata a India, quasi a farle capire i suoi pensieri. Entrambe sembrano indecise, come se stessero valutando quale strada percorrere per rimanere illese.
“Nessun disturbo” dichiara poi, ma non è vero perché la sua voce è tesa, piena di incertezze.
“È passato un bel po' – Candice fa un sorriso, come se la cosa le facesse piacere – Abbiamo tanto da raccontarci, immagino”
Si sentono le chiavi che dal pianerottolo tintinnano e vengono infilate nella toppa della porta, che si apre sulle parole concitate di Emma e la risata di Zayn.
India sente Megan dire: “Cazzo” e non c'è parola che possa rendere meglio i suoi pensieri.
Candice si volta nel momento in cui gli occhi dei due nuovi arrivati si alzano verso di lei, e la loro espressione e i loro movimenti sono come quelli di Megan nemmeno due minuti prima.
Rimangono fermi, immobili e pallidi come statue, mentre forse nella loro testa prende tutto a girare senza sosta.
India, che è tanto empatica quanto una brava osservatrice, sente sulla propria pelle il dolore di Zayn, quello di un soldato che ha perso un altro tipo di guerra.
Lui è il primo dei due che reagisce, perché fa un passo indietro e poi un altro, volandosi di scatto come se perfino vederla fosse così fatale.
“Zayn!” Emma si riprende quando non lo sente più al proprio fianco, chiamandolo sul pianerottolo, invano.
“Cazzo” si sente Megan dire ancora.
Non riesce a vedere il volto di Candice, ma può mettere le sue Louboutin sul fuoco, che non è cambiato di una virgola.
Emma stringe i pugni, a quel punto, con gli occhi lucidi per la rottura del suo equilibrio. Senza dire una parola, entra in casa lasciando la porta aperta, sorpassando tutte e tre le ragazze per concedersi di piangere chiusa nella sua stanza.
E India non può che guardare Megan e sorridere, incredula, come quando pensi che non può essere, che non è assolutamente vero. Cose del genere restano lontano dalla loro realtà, che è un casino immenso ma comunque mai così tanto doloroso. Perché sono andate avanti, anche se con difficoltà, anche se c'è ancora il letto vuoto, anche se certi giorni è più dura.
È un filo che si spezza, un muro di cemento in mezzo alla strada.
Vorrebbe dire: “Ma con che coraggio sei ancora qui?” e invece le viene solo da essere gentile, perché è empatica, perché è Candice e Candice non è cattiva. È furba, e sa chi è che viene prima di tutti.
Lei stessa.
“Forse è meglio se torni un altro giorno” le mormora, quasi dispiaciuta.
Candice annuisce velocemente, nel guardarla, ma è contrariata e si vede.
“D'accordo – dichiara, toccandosi i capelli – Scusate se...Ci vediamo, allora”
Esce dall'appartamento con quella sicurezza con cui se n'è andata un anno e mezzo fa.
“Cazzo” ripete Megan poi, per la terza volta.












Ad America's Next Top Model hanno appena eliminato la sua preferita. Olivia è sinceramente dispiaciuta, e con la pagina web aperta sul Looking for a job di Londra, cerca di colmare quel silenzio pesante della casa.
Per lo meno, questo finché qualcuno non inizia a bussare forte alla porta d'ingresso, facendola sobbalzare leggermente.
Olivia appoggia il pc per terra e si alza in piedi, sistemandosi i capelli per poi lanciare un'occhiata al corridoio e capire se Felix si sia svegliato oppure no. Arriva all'ingresso, guardando nello spioncino come Chase le ha ripetuto di fare un milione di volte.
Apre la porta, e Zayn sembra tirare un sospiro di sollievo, schiarendosi la voce.
“Zayn? - lei lo guarda confusa, leggermente allarmata – Che ci fai qui?”
“L'ho vista, Olly” le risponde, a fatica.
Lei allora spalanca gli occhi e “Vieni dentro” dice, spostandosi per farlo passare.
“Chase non c'è – spiega poi quando si siedono sul divano – Abbiamo discusso, oggi, quindi non so dove sia. Ma credo che dovesse andare al compleanno di un suo collega o qualcosa del genere”
Zayn annuisce, inglobando più aria possibile. Sembra veramente scosso, e anche più magro del solito. Appoggia i gomiti sulle ginocchia e si prende la testa tra le mani, passandosele tra i capelli bruni.
“Cosa è successo?” domanda Olivia poi, dolcemente.
“Ho accompagnato Emma in giro per la città, oggi – inizia a spiegare lui, dopo un sospiro – E quando siamo tornati, lei era lì. Lì, in piedi nel suo vecchio appartamento, a guardarmi come se fossi...come se non fosse stato nulla
“Forse è solo quello che hai percepito tu” mormora lei, e gli appoggia una mano sulla spalla ossuta.
Olly – Zayn si volta a guardarla – Conosco Candice, so cosa significa quello sguardo. Quando ci siamo lasciati, a Parigi, lei...lei aveva la stessa identica espressione, capisci? Io so che un amore può morire, cazzo!, vedo l'amore morire ogni giorno col mio lavoro. Solo che è...ingiusto, perché ho fatto di tutto, per lei. Ho sopportato la lontananza e le sue incertezze, e non è bastato. Non è bastato”
C'è talmente tanta sensibilità, nella sua voce, che Olivia si ritrova a stringerlo forte senza nemmeno rendersene conto. Perché Zayn ama così tanto quella ragazza da non darsi pace, da perdonarla nonostante tutto, da volerla ancora. È una dolce tortura, una lenta autodistruzione.
“Allora non ti merita” gli mormora, contro il petto.
Dopo quell'affermazione, l'aria si intensifica, cambia forma. Si guardano negli occhi, vicini come non lo sono mai stati, intimi come non dovrebbero essere, e scatta quell'elettricità che cerca di accendere una scintilla pronta a scoppiare e fare delle vittime.
Si respirano contro, e Olivia sa solo che gli occhi di Zayn, a questa (non) distanza, sono più chiari, hanno un colore diverso. Un colore forte, che le rimane in testa anche quando serra le palpebre e sente le sue labbra sulle proprie.
Si baciano velocemente, come se fossero due amanti presi dalla passione e dalla fretta, ma sono solo due persone che hanno trovato la via di fuga più vicina.
Olivia sa che è sbagliato, dannazione se è sbagliato! Ma è anche il suo autocontrollo che va a puttane, e il suo tornare bambina, con gli errori che non è più autorizzata a fare.
Forse Zayn invece è solo alla ricerca disperata di qualcuno che lo voglia per tutte le pecche che una persona come lui può avere. Qualcuno che ribalti la medaglia, che gli baci le ferite di guerra che Candice non è riuscita a rimarginare.
Si fermano a vicenda quando capiscono di essersi spinti oltre. Lui china la testa colpevole, “Mi dispiace tanto” sussurra, alzandosi in piedi.
Quella sera, Olivia abbraccia forte Felix, svegliandolo, e piange.

 

 

 

 

 








 

Ciao a tutti!
Beh, che dire, alla faccia del capitolo! Sono un sacco di parole per i miei standard, ma ho pensato che ogni cosa avesse bisogno del proprio spazio. Quando si scrive di così tanti personaggi, risulta davvero difficile bilanciare tutti, perciò sono abbastanza soddisfatta di aver messo l'accento su altro.
E' tornata veramente Candice! E so che può sembrare un personaggio cattivo e antipatico, ma tramite i pensieri di India, ho cercato di farvi capire il più possibile i suoi pensieri. Candice non è più una protagonista, perciò il suo punto di vista vero e proprio non ci sarà più, ma sarà un alternarsi di interpretazioni da parte delle altre.
Anche le coppie perfette hanno i loro problemi, proprio come Chase e Olivia! Mi dispiace rovinare la quiete di questi due personaggi, ma penso che quando si vogliono prendere decisioni così importanti e quando si vive una realtà del genere, incertezze e sbagli come questi siano comprensibili. Forse non perdonabili, e forse il bacio con Zayn ne è la prova, ma insomma, chi non bacerebbe Zayn Malik???????? ahahahaah
Spero che il messaggio del perché sia arrivato forte e chiaro! In realtà la scena di questo bacio ce l'avevo in mente da un sacco di tempo (inizialmente Zayn doveva baciare Megan, ma poi ho pensato che con tutti i problemi che lei e Louis affronteranno non si meritano anche questa cosa ahahahah), e spero di averla resa il più credibile possibile!
Nel prossimo capitolo, ci sarà tanto di Louis Tomlinson  e anche di Niall Horan, evivaaaaa ahahaah
Sono indietrissimo nel rispondere alle recensioni, e mi dispiace davvero tanto! La scuola mi uccide e tra tutti questi progetti che mi frullano in testa non so più come viverla bene, mi dispiace molto!
Vi rispondo, promesso :)
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto e vi leggo sempre!
Un bacione a tutte e buon week-end <3
A presto,
Caterina

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** 16 ***



 
(16)











La stanza del dormitorio di Louis è lunga, con una finestra di fronte alla porta d'ingresso e la moquette grigia. Alle pareti gialle pallide ci sono diverse fotografie riguardanti gli anni passati, la scrivania è in disordine e il letto è sfatto.
Louis è seduto sulla sedia con gli occhi socchiusi e la tuta blu, e sta revisionando il suo ultimo lavoro con una fastidiosa concentrazione che non fa altro che alimentare gli sbuffi di Megan, seduta a gambe incrociate sul materasso.
“Faremo tardi, Louis” riprova, forse per la centesima volta.
Lui non le risponde ancora e lei, ancora, rotea gli occhi e sbuffa. È lì da una buona mezz'ora e non si sono praticamente neanche guardati in faccia.
Louis – lo chiama, scocciata – Non posso arrivare tardi”
“Allora vai, no?” ribatte lui, stizzito.
Non si è nemmeno degnato di alzare gli occhi verso di lei, dandole la schiena.
Megan spalanca la bocca, sentendo allo stomaco quella scarica di sensazioni che la fa sentire piccola e inutile. Sola.
“Volevo andare con te...” sospira, la voce bassa.
“Sto facendo cose molto più importanti di una stupida serata, Megan – borbotta ancora Louis, scorbutico – Ti ho detto che sarei venuto, no? Allora lasciami in pace, adesso”
E lei sa con tutto il cuore che il modo in cui la sta trattando non è che la conseguenza dello stress scolastico, che non dovrebbe prendersela, che lui la ama tanto e tutte quelle cose da persone normali. Ma Megan è orgogliosa, e più che orgogliosa, pensa di essere una persona forte.
Quindi “Fanculo, Louis” sibila, alzandosi di scatto dal letto e afferrando velocemente la borsa.
Ancora una volta, lui non allunga la testa fuori dal suo compito, nemmeno quando la porta sbatte.
E Megan sa di aver fatto la cosa giusta, sì. Ma pensa di essere forte, anche se non la è.
Quindi non è colpa sua se i suoi occhi sono già lucidi e in macchina dovrà irrimediabilmente rifarsi il trucco.








Quando dall'altra parte della cornetta qualcuno risponde, India è così sorpresa da non riuscire a parlare per qualche secondo.
Si alza dal sedile dell'autobus e scende in strada, guardandosi leggermente intorno per capire se sia la fermata giusta o meno. Quando riconosce l'insegna del Lollipop, completamente cambiata, fa un respiro profondo e si ricorda della telefonata in corso.
“India? Ci sei?”
“Oh, sì. - risponde – E tu?”
La voce di Dalia è tranquilla quando dice, ovvia: “Certo che ci sono”
“Davvero? - ribatte India, iniziando a camminare – Non sembra, in questi giorni”
“Come?” adesso è confusa.
“Ti ho chiamato un sacco di volte”
“Sono stata impegnata, India”
“Sì – la bionda fa un sorriso lascivo, si guarda gli anfibi e saluta con un cenno del capo Ben, il bodyguard di colore che si sta fumando una sigaretta, in attesa che il locale apra – Eri molto impegnata a messaggiare con Olivia”
“Come?”
“Penso che tu abbia sentito benissimo” ribatte India, e non perde il sorriso.
Attraversa il corridoio buio d'entrata ancora deserto e osserva il lavoro finito.
La sala centrale è completamente bianca, e sembra molto più spaziosa. C'è il palco della consolle più alto e i cubi circondano l'ambiente, senza ingombrare la pista. C'è già Cameron dietro al bancone che pulisce qualche bicchiere con tranquillità e gli inservienti che finiscono di pulire per l'apertura. Stella è al telefono e ha l'aria corrucciata, come se quello di cui sta discutendo non le piacesse granché. India saluta tutti con un gesto secco della mano e si rintana dietro la porta che dal bancone porta all'ala riservata al personale.
“Cosa stai cercando di dirmi, esattamente?” sbotta Dalia a quel punto, e lei quasi si era scordata un'altra volta di essere al telefono.
“Che sei una stronza – risponde, piatta – Questo lo capisci?”
Nonostante tutto, sono – o erano – migliori amiche, India sa quali sono i punti deboli di Dalia. E lei, da brava giocatrice e ottima provocatrice, fa di tutto per punzecchiarli e dar fastidio, in cerca di una reazione.
“Che cosa ho fatto?” Dalia non chiede, ma alza la sua corazza e usa il tono che la difende, forte e scorbutico.
“Mi stai evitando, porca puttana! - India appoggia la sua borsa sulla panca dello spogliatoio e alza gli occhi al cielo – Sono giorni che provo a chiamarti, e so che hai quel cazzo di telefono in mano dalla mattina alla sera. Puoi dirmi che sei impegnata e okay, ci sta, sei la nuova Justin Bieber inglese, buon per te. Ma sono la tua cazzo di migliore amica, ti ricordi?”
“Non pensavo che...”
“Tu non pensi mai a un cazzo, giusto? - la interrompe subito – Però con Olivia non ti fai problemi a parlare, o sbaglio? Puoi tenere buona Emma con le borse di Chanel e Megan con una macchina, ma resti comunque una stronza”
“Ho una cazzo di carriera da portare avanti, nel caso non te fossi resa conto – Dalia iniza ad alzare la voce – Ho avuto mesi infernali in cui neanche sapevo come cazzo mi chiamassi, e mi stai facendo la predica perché non rispondo ai tuoi stupidi messaggi? Ho ben altro da fare che ricordarmi di...”
“Di me, giusto?” India fa un altro sorriso incredulo, arrendevole.
Può sentire i pensieri di Dalia anche dall'altra parte del mare, e i sensi di colpa sommergerla tutta. Ma non basta, non ci si rimangia le parole, non con India. Glielo ha insegnato Harry.
“Non...non intendevo dire questo” mormora Dalia, e si schiarisce la voce.
“Fate tante foto tu e Olivia a Dublino – ribatte India – Buona serata”
Riattacca, a quel punto, e si sente così male da scoppiare a ridere per non scoppiare a piangere. È così tutto schifosamente frustrante a pensarci, perché è Dalia. È Dalia, quella per cui darebbe la vita in qualsiasi momento. E non è giusto che stia andando tutto a rotoli.
Nei suoi pensieri egoistici, per un attimo, India pensa a quanto vorrebbe che la carriera della sua migliore amica non fosse mai iniziata. E averla ancora lì, e sentirla cantare e imprecare a momenti alterni, come da routine.
Si ricompone prendendo un respiro profondo, per poi leccarsi le labbra e voltarsi.
Megan è sulla soglia della porta, gli occhi lucidi e il sorriso tirato, di una persona che sta soffrendo ma guai a lei se lo dimostra.
“Che schifo, eh?” dice.
India le si avvicina piano, e le pare così piccola e fragile da sentirsi in dovere di curarla, aggiustarla. L'abbraccia forte, baciandole una tempia e facendole il solletico al collo per via del respiro.
Restano così per un po', e non c'è bisogno di dire niente.







Dalia è seduta sul letto a una piazza e mezzo della piccola stanza di Niall, dai colori neutri e un poster a grandezza naturale di Beyoncé appeso sulla porta.
Tiene lo sguardo fisso sulla moquette, e non riesce a parlare.
Lui entra nella camera portandosi dietro l'alone di doccia e il profumo di shampoo maschile e limone. Indossa solo un asciugamano stretto in vita e delle pantofole arancioni. Il suo petto nudo è magro, stretto e pallido, lui si gratta la pancia e le si ferma davanti, guardandola con confusione.
“È morto qualcuno?” le chiede poi, le sopracciglia bionde aggrottate.
Dalia alza la testa verso di lui, a quel punto, e ha l'espressione tesa e anche arrabbiata. “Dico, che tatto, Niall Horan! - esclama – La tua sensibilità mi spaventa”
“Non pensavo che nel vocabolario delle persone ciniche ci fosse la parola 'sensibilità' – ribatte lui, con un sorriso – Ha il nostro stesso significato, almeno?”
“Oh, ma vaffanculo” sibila lei, e si sdraia di schiena sul materasso, gemendo con esasperazione.
Lui rotea gli occhi al cielo, perché è fin troppo abituato. Apre i cassetti del suo mobile grigio e s'infila i primi boxer neri che trova.
“Seriamente – riprova poi, e appoggia l'asciugamano sulla scrivania – Che cosa è successo?”
Dalia appoggia le mani sulla pancia, fissando il soffitto e mordendosi il labbro inferiore. Senza rossetto rosso è tutto un altro mondo.
“Secondo te, io sono una stronza?” chiede invece, ignorandolo.
“Assolutamente sì”
“No, non stronza stronza. Intendo stronza stronza
“E c'è differenza?” domanda Niall ingenuamente, e s'infila una felpa nera, sedendosi sul letto.
“Non lo so – lei sospira – A questo punto penso di sì. Mi ha appena chiamato India, e mi ha dato della stronza. E non era come quando me lo dici tu, e poi dopo facciamo sesso. Era...sei stronza, non ci sei, cose così. Mi è venuto in mente il litigio con Candice, quando le ho detto praticamente le stesse cose”
“E adesso come stai?” Niall allunga una mano, inizia ad accarezzarle l'interno coscia fasciato dai jeans. Piano, lento, casa.
“Non voglio essere una stronza” mugugna lei, imbronciata.
Il ragazzo fa una piccola risata, e appoggia la schiena al materasso per guardarla negli occhi, e i suoi, pensa Dalia, sono belli che belli è riduttivo.
“Se ti può consolare, mia mamma dice che sei un fiore sbocciato nella mia vita”
Lei arrossisce perché non può essere altrimenti, e allunga goffamente una mano per accarezzargli il volto e “Quanto sei imbecille” dirgli, con un sorriso.
“Devi tenermi così come sono” ribatte Niall.
“Già, lo so. Che peccato”
E lo bacia.









Alle 2:17 AM scatta la sua pausa sigaretta. Megan scende dal suo cubo dando il cambio a Rebekka e si fa largo tra la folla cercando di non perdere di vista l'obiettivo tabacco. Cerca Louis con lo sguardo, perché sa che lui è lì, da qualche parte. Lo ha visto quasi un'ora fa con i suoi amici d'università, l'espressione tesa e gli occhi vigili sul suo corpo sinuoso.
Quando arriva al bancone, vi ci si appoggia con rabbia, facendo leva quanto basta per afferrare il pacchetto di Camel al mentolo vicino al lavandino e fare un cenno d'intesa a India, che è nel bel mezzo di una preparazione di quattro shot.
Il suo vestito, all'aria notturna inglese, non la scalda quanto basta. È un tubino nero smanicato, con un grosso scollo sulla schiena e tra il solco dei seni. Megan aspira una boccata di fumo ed è come rinascere.
Ben sta ancora facendo entrare delle persone, e il bracciale rosa che ha al polso inizia a darle fastidio.
“Non hai una sigaretta anche per me?”
Si volta di scatto sul marciapiede, spalancando gli occhi su quelli di Cameron. Lui porta una camicia nera qualche taglia più grande e un paio di jeans chiari. Le sta sorridendo e una mano pallida è già allungata verso di lei, in attesa.
Megan china appena la testa da un lato e si chiede come potrebbe essere, se solo fosse innamorata di una persona che non sia Louis. Gli occhi chiari di Cameron hanno un qualcosa di fanciullesco e puro. Le sue lentiggini, i suoi capelli rossi, perfino la sua postura ricorda un ragazzino di diciassette anni scarsi. Potrebbe essere divertente stare con qualcuno del genere. Se solo non avesse perso la testa per un bastardo...
“Cosa mi dai, in cambio?” torna bambina anche lei, allora, perché è il suo gioco preferito.
Lui sembra quasi arrossire, mentre risponde: “Non lo so, cosa vorresti?”
Valentino ha appena lanciato una nuova collezione...” lei borbotta, alzando le spalle infreddolite.
Cameron aggrotta le sopracciglia: “Chi è Valentino?”
Megan inorridisce e “Lascia perdere” sibila, scuotendo la testa.
Chiaramente non potrà mai nascere niente tra di loro.
Lui ride e si avvicina per prendere una sigaretta, appoggiandole una mano sul fianco per chinarsi affinché lei gliela accenda quando ce l'ha tra le labbra. Ed è probabilmente la cosa più sbagliata che potesse fare.
Megan vede di sfuggita la figura di Louis l'attimo prima che lui spinga Cameron, facendogli quasi perdere l'equilibrio e la presa sulla sigaretta.
“Louis!” esclama, facendo un passo indietro di riflesso.
Il suo ragazzo ha gli occhi arrossati e la postura incerta, la guarda quel che basta per farle capire che sia ubriaco e poi si concentra di nuovo su Cameron, che fissa la sigaretta a terra con enorme dispiacere.
“Lo sapevo, cazzo!” esclama Louis, ad alta voce.
“Non è successo niente” dice Megan, ferma.
“Non è successo niente? - lui spalanca gli occhi e fa un passo nella sua direzione, e lei non capisce se sia per la situazione o per il tempo, ma inizia ad avere paura – Aveva la sua cazzo di mano su di te e non è successo niente?”
“Oh, allora hai capito che stiamo insieme!” ribatte lei, sarcastica.
Louis prende un respiro profondo, stringendo i pugni e inumidendosi le labbra, come se stesse facendo uno sforzo immenso per calmarsi.
“Non iniziare” la rimprovera.
A quel punto, Cameron commette il suo secondo errore della serata.
Interviene.
“Senti, amico – dice – Non c'è bisogno che le parli in questo modo. Non è successo niente”
Louis lo raggiunge con due falcate, spingendolo un'altra volta con rabbia, il respiro incredibilmente veloce e lo sguardo possessivo, geloso.
“Non devi neanche nominarla, hai capito? - sibila – Smettila anche solo di guardarla, di parlarle. Non è roba per te”
E non c'è due senza tre, in fondo.
Il terzo clamoroso errore di Cameron è quello di ridere e dire: “Altrimenti?”
Perché il pugno che Louis gli tira dritto sul naso l'attimo dopo, fa in modo che il sangue prenda a cadere a gocce grosse sull'asfalto e sulla bocca, ed ha un colore molto più scuro dei suoi capelli.
Sta male, stona.

Si sente l'osso che s'incrina, e la bestemmia di Louis che gli stringe il colletto della camicia pronto a scaraventarlo per terra.
Megan sente il corpo pesante, e il cervello molto più lontano dal resto dei suoi movimenti. Non riesce a capire, non connette, è tutto troppo veloce, troppo terrificante. Riesce a malapena a sentire la propria voce chiamare “Louis!”, prima che uno degli amici d'università del suo ragazzo lo afferri per la schiena e lo costringa ad allontanarsi.
“Va bene, Lou, ne ha avute abbastanza – gli sta dicendo, cercando in tutti i modi di calmarlo – Adesso basta. Basta
Louis si libera con rabbia dalla presa, imprecando. I suoi respiri sono scatti nervosi, come se non riuscisse a dettare il ritmo del proprio petto. Abbassa lo sguardo glaciale sul marciapiede e si volta, mormorando un “Fanculo” mentre prende a camminare instabilmente verso il parcheggio.
Il suo amico lancia un'occhiata quasi imbarazzata a Megan, che non capisce, e poi lo segue senza fiatare.
“Cazzo” Cameron sputa per terra e si tasta il naso, sporcandosi le mani di sangue.
Lei inizia a tremare, a quel punto, perché le situazioni che non combaciano nella sua testa la rendono nervosa e insicura. E rischiano di farla impazzire. E quello che non comprende, per Megan non è altro che la realizzazione di quanto in realtà sia piccola e stupida.
Non riesce a fare nulla, perché c'è così tanto dentro di lei da non lasciarla quasi respirare.
Con le lacrime agli occhi, realizza di essere rimasta così sola da non aver altro che i brividi alle braccia, come un oggetto dimenticato.








Buon sabato a tutti!
Capitolo lungo e corposo, eviva!
Partirei dai veri protagonisti di questo capitolo: Louis e Megan. Molte di voi nelle recensioni mi hanno scritto "menomale che questi due non hanno ancora problemi" o cose del genere, e mi dispiace veramente perché sono davvero nella merda anche loro!
Louis è stressato per la scuola e per i fatti suoi e Megan capisce ma non comprende fino in fondo, e allora entrambi scoppiano. Cameron ci è finito in mezzo per caso alla fine, sarebbe capitato con qualsiasi altro ragazzo presente su questa terra, Louis ha solo beccato il momento sbagliato.
Di Dalia invece cosa ne pensate? Perché alla fine il problema di questa amicizia tra tutte e cinque è la comunicazione che manca. In questo capitolo volevo far emergere questo aspetto, perché con i pensieri di India, Dalia sembra una menefreghista, mentre in realtà, nel suo sfogo con Niall, non è assolutamente così!
Questo capitolo è ambientato la stessa sera di quello precedente, e come potete vedere non c'è nessun accenno del bacio di Olivia e di Zayn, e questo per lo stesso motivo di prima: la comunicazione. Olivia non ha fiatato, e di conseguenza le altre non lo sanno.
Spero di aver reso il più chiaro possibile questi passaggi, perché per me sono davvero essenziali, che siano nella storia o nella vita reale!
Credo di aver detto tutto, sì.
Vi ringrazio di cuore per continuare a leggere e farmi sapere ciò che pensate del capitolo, siete dei soli <3 <3 <3
Fatemi sapere i vostri pareri su Dalia, su Megan e su Louis, ci conto!
Buon weekend e un baaaacione immenso!
A presto,
Caterina


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Capitolo 18
*** 17 ***



 
(17)



 



Olivia si rigira stanca nel letto, facendo un sospiro e posando il polso sulla fronte fredda.
Sente le labbra bruciare, dolorose. Di tanto in tanto le sfiora con le dita, quasi a capire se sia successo realmente o meno. Ed è strano, straziante, perché è come se sentisse il sapore di qualcun altro che non le appartiene, il desiderio lancinante di sparire, chiudere gli occhi e non esserci più.
Non dura molto, comunque. Giusto il tempo di scoppiare a piangere un'altra volta.
Chase torna per le 3AM, e lei dà la schiena alla sua parte del letto, chiusa dentro un abbraccio protettivo, gli occhi sigillati nonostante il buio.
Lui, come al solito, non accende nessuna luce, se non quella del corridoio che tiene accesa anche mentre è in bagno. L'appartamento è piccolo e lungo, se Olivia stesse veramente dormendo, nessun rumore sarebbe in grado di svegliarla.
Sente il cuore batterle forte per l'intensità della vergogna, l'arrendevolezza che la sta sconfiggendo.
Lui s'infila sotto le coperte minuti più tardi, facendo un respiro soddisfatto. Si gira nella direzione della ragazza e allunga appena il braccio quanto basta per strisciare sul materasso e sentire i corpi vicini, stretti.
Olivia strizza le palpebre fino al fastidio, in un inutile tentativo di controllare il respiro e il tremito delle labbra. Potrebbe scoppiare a piangere per la quarta volta da un momento all'altra.
Lo percepisce dietro di lei, il suo braccio spigoloso contro il fianco, i suoi sospiri leggeri a contatto con la pelle del collo e i piedi ghiacciati che solleticano le caviglie bianche.
“Mi dispiace” sussurra, e la bacia appena sotto l'orecchio.
Olivia non replica, perché non è così coraggiosa. Lascia intendere che si sia già addormentata per poi sentirlo lontano quando Chase scioglie la presa sul suo fianco e si allontana con un sospiro.
Dispiace anche a lei.
 



 
 
 
Si svegliano presto entrambi alla domenica mattina, è un'abitudine comune.
Harry si alza per primo solitamente, e prepara la colazione per tutti e due. India rimane a letto ancora per un po', poi s'infila la prima maglietta che trova – forse quella che lei stessa ha tolto a lui la notte prima – e lo raggiunge.
Fuori c'è un sole ancora freddo, e la luce in quel piccolo salotto è pallida, chiara.
India tiene un ginocchio nudo contro il bordo del tavolo e l'altra gamba appoggiata sulla sedia bianca. Sta girando il caffè dentro alla tazza grigia, e sorride appena, lo sguardo rivolto sulla superficie di legno nonostante in testa abbia tutt'altro.
Alza appena gli occhi poi, e guarda Harry che la sta osservando con curiosità, il diario aperto e la biro nera nella la mano lunga. Ha l'espressione concentrata, in sorriso lascivo, la fossetta destra bene in vista e gli occhi grandi a studiarla con attenzione.
“Cosa?” gli domanda lei, e si scosta una ciocca bionda dal volto.
Lui risponde dopo qualche secondo: “Qual è la cosa che più ti piace?”
“A proposito di cosa?”
“A proposito di me”
India spalanca appena gli occhi, ridacchia. “Sei così insicuro?”
Lui non perde l'espressione divertita, mentre ricurva appena la schiena e “Mi serve per quello che sto scrivendo” spiega, alzando le spalle.
India arriccia le labbra, aggrotta le sopracciglia.
Ci sono un'infinità di cose che ama da impazzire di Harry, tanti piccoli dettagli che a occhio nudo sono difficili da riconoscere.
L'espressione che fa quando è innervosito, il tono di voce delle due del mattino, l'odore sulle magliette e sul collo, le mani tra la pelle, dietro le ginocchia, il respiro pesante, i fianchi stretti e quando ride che sembra un bambino. Le sue parole che fanno venire le vertigini, il tocco sapiente, le labbra secche, la calligrafia, le poesie di Neruda, le canzoni di Ben Howard, il suo appartamento, le volte in cui perde l'autocontrollo e allora si lascia andare davvero. Le sue paure, il sorriso, i polsi, le braccia forti.
“Quello che più mi piace di te è la tua voglia – risponde allora, il sorriso quasi strafottente, obliquo, gli occhi socchiusi a studiare l'espressione sorpresa di Harry – La macchia chiara che hai sul polso, vicino alla mano”
Lo sguardo verde di lui si sposta sul punto indicato, sfiorandolo con le dita come se non lo avesse mai notato prima d'ora.
“E perché?”
India inclina la testa. “Perché appartiene a me”
Harry non risponde a quel punto, e sembra talmente scosso da tenere la bocca socchiusa, senza parole. La guarda, con quello stesso sguardo spiazzato (spiazzante) con cui è solito a guardarla sempre, con cui la osservava prima di tutto, tra gli scaffali ingombranti di Tesco.
Aggrotta le sopracciglia, deglutisce e china la testa, iniziando a scrivere con foga sul diario.
“Tu appartieni a me” dice all'improvviso, col tono quasi accusatorio, come se la stesse correggendo.
India fa un sorriso grande e stupido mentre si accende una sigaretta dal pacchetto sul tavolo, le sopracciglia inarcate quasi a dire: “Ma dai?”
 


 
 
Megan ed Emma stanotte hanno dormito nello stesso letto a una piazza. Si sono date tanti calci e altrettante gomitate, ma hanno anche pianto, e hanno riso. Insieme.
Quanto è stupido piangere per un uomo, si son dette, e quand'è che impareranno a stare al mondo come si deve?
Verso le cinque si sono alzate e hanno visto l'alba con una canna rollata qualche giorno prima e rimasta sul tavolino del soggiorno. Rannicchiate sul terrazzo, con i bozzoli di coperte a ripararle, si sono guardate negli occhi rossi, spenti. Sono scoppiate a ridere per la stupidità della situazione, i nasi congelati e i capelli sfatti.
“Ma dove cazzo vogliono andare due come noi?” ha esclamato Megan, scuotendo la testa.
Emma invece ha annuito, sospirato e guardato in alto, verso il cielo ancora scuro. “Ti rendi conto che non c'è una cosa che vada bene, in questi giorni?”
“Perché siamo sfigate – Megan ha spento la canna nel posacenere e si è stretta nelle spalle – Ora capisco perché Dalia non ci ha invitate a Dublino”
“No, non ci ha invitate perché è una puttana”
“Già, sì. Anche”
Emma si è rigirata il telefono tra le mani per qualche istante, poi ha chiuso gli occhi e appoggiato il collo sullo schienale dietro di sé.
“Sai, - Megan esordisce, qualche minuto dopo – sono questi i momenti in cui capisco di non valere niente. Io senza Louis...mi disintegro, non esisto più. Penso alla bella vita, tipo, sesso droga e Chris Brown, ma poi...”
“Poi ti ritrovi qui, a guardare l'alba di domenica mattina perché non sai più dormire e capisci di quanto ti stai buttando via...di quanto stai perdendo. Di chi. – Emma ha due occhi che non sembrano neanche i suoi – Già, sì. Conosco la sensazione”
Megan arriccia le labbra secche adesso, col pensiero corre a tutte le domeniche mattine in cui si è svegliata nel letto piccolo della stanza di Louis, in mezzo alle sue braccia, tra le sue gambe da calciatore, a sfiorargli la schiena perfetta, i contorni spigolosi del volto.
È sicuramente colpa del vento, se riprende a piangere.
Emma le dà la schiena, la sente singhiozzare e allora volta la testa di scatto, preoccupata.
Si guardano ancora, e ancora scoppiano a ridere.
“Non stavo così male da quando Candice se n'è andata” ride, e si asciuga gli occhi.
“Chissà che fine ha fatto, a proposito” biascica Megan e fa la stessa cosa.
“Sarà morta”
“Non esagerare”
“Per come ha trattato Zayn, le starebbe bene – sbotta Emma, protettiva come una mamma – Mi ha raccontato di come si sono mollati, sai?”
“Ah sì? - Megan si fa più attenta – E cioè?”
“In sintesi, lei gli ha detto che è troppo giovane per una relazione di questo genere. Ovviamente dopo due anni, e ovviamente quando lui prenota voli su voli per Parigi”
“E lui che è ancora follemente innamorato...” scuote la testa contrariata.
“Come noi, eh?” Emma fa un sorriso, e poi impreca perché è la verità.
“Vaffanculo” ride Megan, e torna a piangere.
 
 
 
 
 
India fa un respiro a bocca aperta e strizza le palpebre, passandosi una mano sul collo.
La sala fitness di domenica pomeriggio è sempre piena, e Sebastian non è mai stato un fan dell'allenamento con troppi rumori di sottofondo.
Forse è per questo che, non appena lei finisce la sessione di squat davanti allo specchio, l'uomo si guarda intorno con faccia contrariata per poi sfoggiare un sorriso.
“Sei già stanca?” le chiede.
India inarca le sopracciglia: “Per chi mi hai presa?” domanda.
Non hanno nemmeno fatto venti minuti di allenamento.
“Bene – lui annuisce – perché oggi facciamo qualcosa di diverso”
La ragazza vorrebbe, ma non chiede nulla. Sebastian la conduce fuori dalla sala e lungo il corridoio, fino alle stanze per i corsi da casalinga milf.
In una di queste sale c'è...
“Facciamo pugilato?” esclama India quando varcano la soglia, analizzando con un'occhiata scettica l'arredo.
Ha tutta l'aria di essere uno spazio riservato al pugilato, al kik boxing e a tutti quegli sport alla Million Dollar Baby. C'è decisamente più silenzio qui.
Al centro c'è un ring dai contorni verdi, e tutt'intorno pendono sacchi neri targati Nike e attrezzature tipiche per l'allenamento muscolare. Il clima è diverso, più serio, e gli specchi sono praticamente inesistenti. Non c'è più alcuna canzone di Enrique Iglesias di sottofondo, ma solo l'eco di colpi fasciati da guantoni.
Sebastian si volta verso di lei con un sorriso accattivante, indicando il ring vuoto. “Oggi impariamo a difenderci” spiega.
Lei annuisce brevemente e con la testa è già alle sensazioni che proverà. Se solo fosse sciolta come Megan, in tutto quello che fa, probabilmente smetterebbe di pensare così tanto. Ed è forse una sua caratteristica che non cambierà mai, perché per quanto India ci provi, il non pensare indica debolezza, ed è un pretesto per essere una vittima.
Sebastian le fa indossare i guantoni, le insegna le cose basi per la difesa, come tenere i piedi e le gambe, lo sguardo concentrato e le braccia alte ma non troppo.
India sente un'adrenalina diversa, eccitazione pura. È un nuovo percorso, e una meta che ha raggiunto con costanza, solo lei.
Il suo lato egoistico viene fuori anche adesso, quella cattiveria benefica che le fa credere che col cazzo che sarebbero riusciti a farlo tutti.
 
 
 
 
 
Megan non era mai stata nell'appartamento di Liam Payne, ma non è così brutto come Emma diceva.
È piccolo, ma elegante e moderno, dai colori sul bordeaux e una televisione lunga e costosa.
Si guarda intorno con una certa difficoltà, mentre cerca di capire perché semplicemente non sia restata a casa a finire di vedere White Collar.
Quando Liam ha mandato un messaggio a Emma, quel pomeriggio, entrambe erano sedute sul divano a mangiare cereali dalla scatola per fare un dispetto a Dalia. Emma ha tentennato, è impallidita e poi ha ricominciato a piangere come una bambina.
A quanto pare, Zayn è arrivato a casa di Liam nel cuore della notte molto ubriaco, addormentandosi in tre minuti scarsi all'ingresso per poi svegliarsi alle quattro del pomeriggio, sfatto e arrabbiato.
Adesso sta facendo una doccia rigenerante nell'unico bagno dei 50 metri quadri scarsi, mentre Emma discute animatamente col padrone di casa vicino alla finestra del salotto.
“Cosa diamine avrei dovuto fare?” esclama lui, vestito di una tuta sportiva e coi capelli rasati da qualche giorno.
“Chiamarmi prima! - sbotta Emma, struccata – Dovevi avvertirmi non appena è venuto qui”
“Non ha dieci anni, Emma” lui sbuffa appena.
“Dovevi farlo lo stesso!”
“Ti sei innamorata di lui?”
Reazioni simultanee di migliori amiche da sempre. Megan scoppia a ridere vicino al divano nello stesso momento in cui scoppia ridere Emma davanti a Liam, che però non scherza.
Nel suo tono c'è una certa diffidenza, si potrebbe dire gelosia, sempre che Liam Payne sia capace di provarla.
Sono buffi, si ritrova a pensare Megan, nell'osservarli. Sembrano quelle coppie divorziate che si vedono nei film, che litigano per i giorni in cui vedere il figlio e in realtà si amano ancora tantissimo.
E che scusa di merda quella di usare terzi per vedersi. Ma Emma è stupida, e questo non lo capisce.
“Sei geloso?” lo beffeggia poi, e lui sbuffa ancora.
“Questo spiegherebbe perché ti importa così tanto di lui” spiega, come un bambino cocciuto.
Emma lancia un'occhiata a Megan dall'altra parte del salotto, quasi a capire se Liam faccia sul serio o no. Poi i passi dal corridoio interrompono la conversazione.
Zayn ha i capelli scompigliati ed è vestito come ieri, ma ha gli occhi umidi e arrossati, il volto pallido e lo sguardo spento, indifeso.
Accenna un sorriso quando vede le due ragazze, si gratta la nuca e “Mi dispiace – mormora – Non volevo disturbarvi, ma Liam ha insistito tanto e...”
“Sì, ti capisco” dice Emma, e il ragazzo sorride.
“Non ti preoccupare, Zayn – esclama invece Megan, e truccata così tanto nessuno capisce quanto stia male – Mangiamo fuori?”
“Chi? Noi?” Emma indica la stanza.
“Ovviamente. E guido io” la sua migliore amica fa l'occhiolino a Zayn e si avvia verso l'ingresso.
Liam ed Emma rimangono soli per qualche istante, improvvisamente imbarazzati dentro quelle mura conosciute.
Lei sente la loro vicinanza improvvisamente restringersi, e lui che fa quel misero passo avanti per lo sfioramento delle loro mani.
È un tocco famigliare, una presa leggera, delicata. Le sfiora le dita e china la testa per guardarla, perché anche se Emma è alta è comunque in panico, con gli occhi giù.
“Non ti ho dimenticata” mormora Liam, nel tono di voce un sorriso.
“Non devi farlo” sbotta lei, ancora prima di rendersene conto.
La manda fuori di testa, il pensare che lui possa andare avanti, passare oltre.
Il ragazzo annuisce e sospira. “Lo so”

 








 


Ciao a tutti!
Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere, non avete idea!
Fortunatamente ce l'ho fatta! Ma procediamo con ordine:
i miei poveri Olivia e Chaseeeeeeeeeeeeeee :( Lei è assolutamente spezzata, e si è arresa ancora prima di lottare, avete notato? Il suo distacco con Chase inizierà a essere più evidente, soprattutto visto la sua partenza per Dublino!! In effetti ci sono davvero tante cose che questi due dovrebbero dirsi, dal matrimonio al bacio con Zayn....si vedrà!
Per quanto riguarda India e Harry, in realtà può sembrare una scena SUPER fluff aaha ma in realtà Harry è veramente insicuro! Lo si capisce dalla sua domanda, o meglio, non lo si capisce perché lui è Harry ahahah ma vi giuro che tutto avrà una risposta più avanti! 
Ah, e non sottovalutate il nuovo allenamento di India, sarà una delle gocce che farà traboccare tutto :)
Emma e Megan io le amo, ve lo giuro! Per le altre ragazze sono due mondi a parte e spesso è difficile essere così unite con loro due (vedi India e la storia del tatuaggio), ma quando sono sole sono una meraviglia, perché sono così tanto complicate che riescono a ritrovarsi. 
Per non parlare di quanto siano dei bambini Emma e Liam! Fanno entrambi i grandi, ma in realtà non sono altro che cocciuti e immaturi. 
Penso di aver detto tutto, ma se avete dubbi o perplessità fatemelo sapere tranquillamente!
Vi ringrazio di cuore, voi che seguite la storia e voi che la commentate!
Siete dei soli <3
A presto,
Caterina



 

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Capitolo 19
*** 18 ***



 
(18)


 


 
La patatine di Subway sono un ottimo modo per dimenticarsi chi è che si ha davanti.
La sala è piena di gente, e c'è un caldo quasi insopportabile. O meglio, questo è ciò che pensa Emma nell'addentare l'ennesima patatina fritta.
Il loro tavolo è stipato contro il muro, e Zayn sembra tutto meno che voglioso di fare conversazione. Tiene la testa chinata sul suo vassoio, per niente intenzionato a mangiare quel panino pieno di cipolle.
Di tanto in tanto Liam gli lascia una pacca sulla spalla magra, come a confortarlo, lui ricambia con un accenno di sorriso e torna a restare immobile, chiuso nel suo dolore.
Emma vorrebbe stringergli le mani perché lo capisce, cazzo se lo capisce. Non può, però, perché lo sguardo di Liam ancora adesso riesce a farla sentire una stupida, anche mentre in silenzio ascolta qualcosa che non le interessa, mentre lo guarda di sottecchi, fa finta di niente.
È innamorata, questo si sa ormai da tempo, sì. C'è tutta l'altra parte che manca, la voglia di stare insieme, di capirsi, di raggiungersi a metà strada.
È una situazione imbarazzante, con Megan che continua a fare domande su domande per smorzare il clima e nessuno che sembra volerla seguire.
Emma sospira, sbatte appena gli occhi.
“Volevamo andare al concerto di Beyoncé, vero Em? - sta dicendo Megan con un sorriso, mentre Liam rifila l'ennesima pacca sulla spalla di Zayn – Abbiamo un amico che conosce uno che...”
“Lo stai facendo di nuovo”
Il tono di Emma è così intenso che perfino Zayn alza la testa di scatto, gli occhi appena spalancati per la sorpresa.
Liam aggrotta le sopracciglia scure, sembra non capire ciò che la ragazza gli ha appena detto. Ritrae la mano dalla felpa dell'amico e “Come dici?” le chiede, gentile.
“Lo stai facendo di nuovo – ripete Emma, il respiro più affrettato – Quello...quello sguardo. Lo stai guardando come guardi me, come...come se fosse l'ultima ruota del carro. Come se...no, scusa. Lui ti fa pena”
“Emma” la richiama Megan, con urgenza.
“No, Meg. Ti prego – Liam accenna un sorriso mentre alza una mano – Continua, Em. Voglio sapere”
Emma si alza di scatto dalla sedia, prende il cappotto appeso alla sedia e poi la borsa, facendo lo slalom tra i tavoli pieni finché non è fuori dal locale.
Non ha intenzione di sentire quel cazzo di tono un'altra volta. Lo odia dannazione, lo odia così tanto da sentirsi andare a fuoco e poi tremare, così tanto da non capire dove stia andando, che diavolo stia facendo.
Perché è sempre così difficile stare con Liam? Perché non possono essere come India e Harry, o come Olivia e Chase? Perché deve sempre far tutto così male e poi così schifo?
Nemmeno si rende conto di essere in mezzo alle strisce pedonali di Portobello Road finché non sente una mano stringerle il polso con forza e tirarla sul marciapiede, prima che una macchina le passi davanti suonando il clacson.
Non c'è nemmeno il tempo per metabolizzare quello che sarebbe potuto succedere che Emma si ritrova con gli occhi lucidi a guardare quelli arrabbiati di Liam, il respiro spaventato, fuori controllo.
“Che diavolo ti salta in mente, Emma? - esclama lui, e se lei fosse un po' meno in bilico, forse capirebbe che è solo preoccupato, che la vuole al sicuro – Vuoi farti ammazzare? È questo quello che vuoi?”
Lei si stringe nelle spalle con le braccia incrociate, respingendo il respiro pesante. “Che ti importa” mormora, le guance infreddolite.
Liam gonfia il petto e chiude gli occhi per un attimo. La guarda di nuovo, serio e furioso come poche volte.
“Smettila, Emma” la rimprovera, il tono di voce che perde del tutto la sfumatura scherzosa di qualche minuto prima.
“Beh – lei accenna una risata sarcastica – fammi smettere tu, allora”
Il ragazzo fa un passo avanti, a quel punto, ed è così determinato da lasciarla senza fiato l'attimo dopo.
Emma sente il suo sospiro tra le labbra, le mani che le stringono il volto e il suo corpo caldo che la ripara dal clima della sera.
Liam non è mai scomposto, difficilmente perde quella patina di calma che lo distingue. Sulla sua bocca c'è il sapore allarmato di averla vista in mezzo alla strada, sbadata, stupida. Nel bacio che si scambiano, Emma sente la preoccupazione di lui toccarle le guance, quella punta di disperazione che fa serrare le palpebre a entrambi.
“Non ce la faccio più”
Si sente l'amore in un abbraccio nostalgico, un abbraccio muto che non vorrebbe ma colpisce e fa prigionieri e vittime.
Abbraccio pesante che vuole solo guarire e aggiustare e invece crea speranze e poi le distrugge.
Abbraccio che si scioglie come neve sul fuoco e che lascia solo bruciature e poi cicatrici.
C'è amore, manca tutto il resto.
 
 
 
 
 
L'Irlanda è ghiacciata, questo Dalia glielo aveva detto.
Olivia odia il freddo, ma per le amiche questo e altro, no?
La vede seduta nella sala d'aspetto del Dublin Airport, infilata dentro una pelliccia chiara e un paio di jeans neri.
Olivia trascina il suo trolley blu fino a sentire il braccio formicolare, poi lo butta per terra con tutta la tranquillità di questo mondo e “Non mi saluti nemmeno?” esclama, un po' scettica.
Dalia alza gli occhi dal telefono e poi li spalanca, alzandosi in piedi per buttarsi tra le braccia della sua migliore amica.
“Porca puttana, - ripete, come un mantra – porca puttana sei tu, sei qui. Sei qui!”
“Sono qui – mormora Olivia, stringendola più forte – Sono qui”
E non c'è posto migliore in cui vorrebbe essere.
 
 
 
 
Il caffè non le è mai piaciuto troppo, India ha iniziato a berlo solo dopo il primo anno del liceo, perché matematica era troppo difficile per lei e a quel tempo poteva permettersi solo quello come calorie mattutine.
Anche adesso che è cresciuta, storce sempre la bocca al primo sorso caldo e amaro, Harry glielo fa trovare al mattino con già due cucchiai di zucchero bianco.
È appoggiata al bancone di Starbucks, con lo stipendio di fine mese che le ha riempito la carta di credito e la voglia di tirarsela un po', evitando l'acqua sporca di Costa per quella più costosa.
Il ragazzo dietro la macchina del ghiaccio ha il grembiule grigiastro e capelli chiari, di un biondo spento.
Si volta con il suo bicchiere in mano, e lei già gli sta guardando il volto ben definito e gli occhi sottili, azzurro sporco.
È abbastanza alto, le spalle strette e le dita affusolate, una bella bocca carnosa, il naso piccolo.
Legge “India” ad alta voce sul bicchiere e lei alza appena una mano, facendosi vedere.
Ed è allora che il ragazzo la guarda, leggermente sorpreso, poi i suoi occhi si allargano e lui sorride. “India - ripete, stavolta con convinzione - Gran bel nome”
Lei ridacchia, anche se non dovrebbe.
“Grazie” dice, prendendo in mano la bevanda.
“Ti si addice – lui continua – Non ti conosco, ma...ti sta bene, sembri proprio...India”
La ragazza si sente avvampare, perché lo sguardo che lui le sta rivolgendo la sta mettendo quasi in imbarazzo.
È la sensazione maliziosa che danno i suoi occhi azzurri, fintamente innocenti. La sta guardando come se fosse nuda, già spogliata. C'è una scarica di desiderio che si disperde tra le linee nordiche del suo volto.
“Grazie” ripete India, e proprio non sa come comportarsi.
Se solo fosse successo prima, probabilmente si sarebbe paralizzata. Avrebbe respirato forte, fatto un passo indietro, sentito la paura di qualcosa non ancora successa, la paura di non sapere come difendersi.
Adesso si sente solo lusingata da quelle attenzioni, forse un po' impacciata, ma è contenta e non lo nega.
“Sei di queste parti? - lui chiede – Non ho mai visto una così bella ragazza di prima mattina in un postaccio come Brixton”
Sono appena le otto e quaranta, il locale è deserto e lei si scorda di dire di essere appena tornata dall'appartamento del suo ragazzo.
“Abito qui vicino” risponde, e con l'indice traccia il contorno del bicchiere.
Entra una ragazza di colore insieme al suo ragazzo, mano nella mano.
“Spero di vederti presto allora, India” lui fa un altro sorriso grande, negli occhi la stessa voglia di prima.
Lei fa un passo indietro, si morde il labbro giusto perché non sa cosa dire, ancora.
“Sono Jackson, a proposito” il ragazzo alza una mano nella sua direzione, scuotendola appena.
India annuisce, gli sorride e “Buona giornata” dice, prima di voltargli le spalle.
E se continua a sorridere anche sull'autobus non è un reato, giusto?
 
 
 
 
Megan continua a camminare a testa alta, la sigaretta che pende tra le dita mentre con l'altra mano cerca il telefono che suona nella borsa.
C'è il sole questa mattina, e in casa si è svegliata da sola. Emma è fuori con sua cugina americana e India sarà sicuramente in palestra.
Il marciapiede è deserto, se si escludono le parrucchiere che fuori dai loro negozi fumano in silenzio.
“Pronto?” dice Megan, quando finalmente riesce a trovare il telefono.
“Meg, ciao” è Dalia.
“Hey” mormora, il tono smorzato.
È cattiva a pensare di riagganciare? Non ha per niente voglia di parlare con lei.
“Tutto bene? Niall mi ha detto che tu e Louis avete litigato...” il tono di Dalia è cauto, come se avesse paura di colpire un po' troppo a fondo.
“Sì” risponde secca Megan, e si ferma al semaforo.
“Quindi come stai?” ripete l'altra.
“Come vuoi che stia?”
“Perché non mi hai detto niente?”
Riprende a camminare, perché si sta arrabbiando e in strada non c'è nessuno. “Ascolta, Dalia. Non mi va di parlarne” esclama, il tono di voce scocciato.
“Non vuoi parlarne in generale o non vuoi parlarne con me?” chiede Dalia a quel punto, e sembra aver capito.
Megan sospira. “Non lo so”
E davvero, non lo sa. È Dalia, maledizione.
“È per Olivia? Perché non vi abbiamo detto niente?”
“No – scuote la testa come se potesse vederla – Sono...tante cose”
E dentro di sé, vorrebbe solo che tornasse la sua vecchia migliore amica. Quella che non molla, che non si arrende nemmeno quando perde. Vorrebbe che le dicesse di non preoccuparsi, che insistesse, che le facesse capire che c'è, anche adesso, adesso.
È solo che poi Dalia sembra fare un respiro stanco, dicendo: “Va bene” come se la cosa non le interessasse così tanto, come se per lei andasse veramente bene così.
E Megan ne ha le palle piene di umiliarsi per qualcuno che non ha chiaramente voglia di perdere tempo per lei. Riaggancia, con i messaggi mandati a Louis che non hanno ancora avuto una risposta.
Ed era più che ovvio che prima o poi anche lui si sarebbe stancato di lei. Succede sempre.
Il punto è che più ci si aggrappa a qualcuno, più farà male sentirlo andare via.
 
 
Ti prego, Louis. Rispondimi. 











 


Buone feste a tutti!
Mi dispiace tanto per la piega angst che sta prendendo questa storia...ma penso che il dolore sia parte integrante della crescita di qualcuno, e queste ragazze stanno crescendo, sì!
Sono così contenta di aver introdotto il personaggio di Jackson, voi cosa ne pensate? 
E di Dalia e Megan? ma soprattutto di Liam ed Emma??????????
ahahah scusate, devo proprio scappare!
Vi ringrazio per continuare a seguire la storia, e spero che il capitolo - anche se è una schifezza - vi sia piaciuto!
A presto, e buon anno nuovo <3 <3 
Caterina



 

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Capitolo 20
*** 19 ***



 
(19)


 


 
Emma rigira lo spumante dentro al bicchiere di cristallo, osservando il liquido con le labbra arricciate e il broncio sul volto truccato a dovere. Quando decide che è il momento per annebbiarsi un po' di più, butta giù quel vino con un semplice sorso, sbattendo le palpebre subito dopo per l'intensità dell'alcool.
L'immenso appartamento dei suoi genitori è colmo di gente importante, vestiti firmati e sorrisi un po' fasulli, di circostanza.
Lei indossa un abito italiano bianco, di pizzo, con le maniche lunghe e la gonna a tubino sulle cosce snelle. Girovaga tra le mura del salotto e della sala da pranzo con indifferenza, guardandosi intorno come se quella non fosse la casa dove è cresciuta ma un semplice mucchio di opere d'arte che non la soddisfano.
I suoi cugini di secondo grado americani hanno la pelle abbronzata e siedono sul divano con disinvoltura, ridendo e scherzando tra di loro. Emma li odia, ma solo perché li invidia tremendamente.
Suo padre non le ha ancora rivolto parola, ma lei sente comunque i suoi occhi sulla schiena, a giudicarla perché ha saltato la sessione di esami un'altra volta, perché si è licenziata, perché semplicemente è persa.
Raddrizza le spalle e adocchia l'ennesimo cameriere in smoking con il vassoio pieno di bicchieri.
“Emma”
Si volta di scatto, facendo quasi cadere la lampada giapponese di sua madre. Spalanca gli occhi sbalordita e squadra da capo a pieni la persona che ha davanti.
Harry? - esclama – Che cosa..?”
Lui abbozza un sorriso, infila le mani nelle tasche dei suoi pantaloni dritti e scuri. Porta una camicia bianca, abbottonata fino al petto e con le maniche sui gomiti tatuati. Non ha nessun pezzo di stoffa tra i capelli, ma in compenso qualche passata di fissante gli tiene indietro quei ciuffi bruni, lasciando libera la fronte e il volto chiaro.
“Ecco dove ti avevo già visto! - lei continua, collega i pezzi – Tu sei il figlio di Styles, di quel Styles!”
“Già – lui sospira, alza le spalle – purtroppo sì”
Si sente meno sola, adesso. Lei e Harry non saranno migliori amici, ma si conoscono. Si vogliono bene, in un certo senso.
Harry afferra due bicchieri dal vassoio di un cameriere che gli corre di fianco e accenna alla porta finestra che dà sul giardino del retro. “Mi mostri casa tua?” le domanda.
“Tu conosci già casa mia – Emma ribatte subito – Questa è solo...merda”
Lui ride e “Conosco la sensazione” mormora.
Fuori entrambi forse si pentono di non aver indossato qualcosa di più pesante. C'è buio, il cielo è di un insolito viola scuro e il vento soffia piano, ma c'è ed è comunque freddo.
Si siedono sotto il piccolo gazebo che la mamma di Emma ha voluto a tutti i costi e Harry tira fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette e un accendino, offrendogliene una.
Lei accetta, perché questa serata sarà molto lunga.
Restano in silenzio per un po', fino a quando la ragazza non finisce anche quel bicchiere di spumante.
Poi dice: “Di tutte le persone che avrei potuto incontrare a una serata di beneficenza di mia madre, tu eri l'ultimo della lista”
E le guance iniziano a pizzicarle, segno che l'alcool sta dando i suoi risultati.
Lui continua a fumare lentamente, sfoggiando un sorriso e un paio di fossette: “È il bello del mondo, no?”
“Sì. Forse”
Si sente osservata anche dai suoi occhi verdi, adesso. Emma fissa la siepe buia davanti a lei, aspirando piccole boccate per ritardare il rientro in casa.
Harry ci mette diversi minuti per trovare le parole adatte e chiederle “Stai bene?”
Lei lo guarda a sua volta: “Cosa ti ha detto India?” domanda invece.
“Che non stai bene”
“E perché me lo chiedi?”
“Perché voglio sentirlo dire da te”
Appoggia il gomito sul tavolo di metallo pitturato di bianco, si massaggia la tempia con la mano libera e poi sospira, rabbrividisce.
Ha pianto tutto il tragitto in taxi, non piangerà anche adesso.
“Perché interessa così tanto sapere come sto? - esclama, un sorriso ironico – Parliamo di altro, andiamo. Per esempio, come va con India?”
Harry ridacchia, scuotendo appena la testa come se Emma gli avesse confermato ciò che pensa, l'espressione esasperata e divertita.
“Con India va tutto bene” risponde poi, pacato.
“Sì, certo” lei sbuffa e lui ride.
“Cosa? È vero!”
Emma arriccia le labbra, spegne la sigaretta tra i buchi del tavolo, giusto per indispettire sua madre.
“Non è quello che dice lei” insinua poi, e lo vede subito in difficoltà, incerto. È quasi buffo.
Si allunga per prendere anche il suo bicchiere ancora pieno e lo svuota in tre sorsi secchi.
“Cosa dice lei?” le chiede Harry, la voce rauca, priva di sorrisi.
Le guance le si infiammano, i brividi salgono fino al collo e poi sulle gambe. Emma sorride e sente la testa pesante, fa difficoltà a capire quello che succede e quello che succede solo nella sua mente.
“Se posso darti un consiglio – biascica poi, e il tono con cui escono le sue parole la fa ridere – Prendetevi una pausa”
“Come?” lui domanda subito.
“Non proprio una pausa – si affretta a chiarire la ragazza – Ma, insomma...lei sta sbocciando e, mhm, ha bisogno dei suoi spazi per sbocciare, no?”
“Emma, non ti seguo”
“Hai presente due palline? - lei gesticola, cerca di restare seria – Ecco, sì. Immagina...immagina una pallina che si avvicina sempre di più all'altra...a un certo punto si incontrano, no? Ecco. Se la prima pallina continua ad avanzare, si...si muove anche l'altra, giusto? Sì...tu sei la pallina numero uno, già. Se continui a spingere, pallina numero due si allontanerà sempre di più”
Si stupisce di quanto la stronzata appena detta abbia un senso. Dovrebbe mandarla a Megan, se solo sua madre non le avesse confiscato il telefono a inizio serata come una bambina.
“E questo...questa cosa – Harry la fissa, davvero le sta dando retta? - questa cosa te l'ha detta India?”
“Mh mh” Emma annuisce e chiude gli occhi.
E, a essere sinceri, non ha capito assolutamente niente di quello che lui le ha appena chiesto. Sta annuendo ai suoi pensieri, al fatto che dovrebbe fare la filosofa per questi consigli così profondi.
Harry non lo sa, e nessuno dei due sa che poi, questo, sarà l'inizio della fine.
 



 
 
 
È l'ultimo concerto di Niall Horan in Irlanda prima di toccare tutte le altre città più importanti dell'Europa.
Questo vuol dire che le cose si fanno in grande un po' per tutti, e per una come Dalia questo vuol dire solo una cosa: alcool.
Perché può anche essere diventata famosa, può riempire un'arena inglese e firmare autografi, ma certe abitudini non cambiano.
Festeggiano in una delle discoteche più importanti della capitale, tra i vecchi amici del cantante, staff e gente che sa come divertirsi.
Si è messa quei famosi tacchi presi a New York, alti quanto basta per farla traballare  e vergognosamente costosi, e quel vestito rosa lungo fino alle cosce e con lo scollo su tutta la schiena. Balla in mezzo alla pista, senza dare retta a nessuno, con gli occhi lucidi per via di quell'immensa bottiglia di vodka alla pesca che è ancora al tavolo e Olivia lì al suo fianco, che si muove con una disinvoltura che non credeva nemmeno più avere. Da quanto non va in discoteca?
Lei indossa un vestito più sobrio di quello della sua migliore amica, un semplice tubino nero con delle décolleté che le stanno facendo rimpiangere le Converse ma non ha intenzione di fermarsi.
Le era mancata così tanto questa sensazione sulla pelle, perfino il caldo asfissiante e i corpi ammassai. Olivia ha sempre amato andare a ballare, in un modo puro, senza alcuna malizia. Non è mai stata tipa da scopate nei bagni o limonate in mezzo alla pista, ma ha sempre trovato altri modi – molto più igenici – per divertirsi lo stesso. È la spensieratezza, il chiudere gli occhi con sotto una canzone martellante, sapere di non dover pensare ad altro che non siano le proprie gambe. È la mancanza di problemi, la stanchezza che scompare a ogni mossa, qualsiasi cosa che riguardi esclusivamente lei.
Non ha bevuto più di due bicchieri – entrambi sotto l'obbligo di Niall - tuttavia si sente in una dimensione che confina col paradiso, ne è più che certa.
Dalia di bicchieri ne ha bevuti molti di più, e ora balla con gli occhi spalancati e l'espressione concentrata fissa su un punto davanti a lei. È una danza meccanica la sua, sembra perfino che non segua nessun ritmo che non sia quello nella sua testa. Fa quasi paura.
È cambiata tanto, Olivia lo ha capito subito. È sempre la sua migliore amica, ma è la stessa persona con chiunque. Ed è...strano per una come Dalia. Perché è una che si nasconde, una che si mostra veramente con quei quattro gatti che riescono a starle dietro nonostante tutto. Adesso è una faccia falsa continua, quel trucco duraturo inciso sotto pelle come un tatuaggio. Olivia non la giudica però, perché per quanto possa sforzarsi di capirla, non potrà mai comprendere ciò che si prova a fare parte del mondo dello spettacolo. E lei la ama anche così, e le è eternamente grata per averla portata via da Londra per qualche giorno.
La situazione degenera quando Olivia nota un ragazzo puntare la schiena scoperta di Dalia, fino ad arrivarle da dietro e appoggiarle le mani sui fianchi, esibendo un ghigno determinato.
E, per intenderci, non è assolutamente un brutto ragazzo, anzi. Ma non è Niall, che continua a bere e ridere al tavolo, e questo è abbastanza per Olivia da cercare gli occhi di Dalia, allarmata.
Quando poi la sua migliore amica si appoggia al petto del ragazzo, lei smette completamente di ballare.
Dalia sta per chiudere gli occhi come a rilassarsi, arrivano due flash che qualcuno potrebbe scambiare per le luci e Olivia impallidisce, afferrando con forza il polso magro dell'altra per spintonarla via.
Ritornano al tavolo, dalla parte rialzata del locale, dove Niall e due suoi amici stanno facendo una gara di shot.
Dalia si getta sul suo fidanzato con ancora addosso quell'espressione seria e indecifrabile, cogliendolo alla sprovvista. Lui le ride contro le labbra e prende a baciarla con foga, spingendosi all'indietro sul divanetto e afferrandole il ginocchio per portarsela dietro. Lei chiaramente se ne frega del vestito che quasi lascia vedere il pizzo della sua biancheria e s'immerge tra le braccia pallide di Niall, toccandogli le guance e il collo.
Si sente la risata sguainata degli amici di lui e il sospiro di Olivia, che pesca dalla tasca a zip del suo vestito il telefono e legge il messaggio di Candice, di due ore prima.
Ho parlato con Zayn. È finita definitivamente”
E se qualcuno può scambiare quei flash per le luci psichedeliche della discoteca, beh, non è detto che poi lo siano davvero.
 



 
 
“Pronto?”
“India? Sono Liam”
“Oh”
“Ti disturbo?”
“No, figurati. Stavo solo leggendo un po' in attesa che torni Megan. Hai bisogno?”
“Non so se Emma ti ha detto che ieri noi-”
“Sì, me lo ha detto. Continua”
“Vorrei...penso di aver capito il problema. Sai, tutto ciò che mi hai detto tu me lo ha detto anche lei. Io...voglio davvero risolvere le cose. Voglio risolvere Emma, mi spiego?”
“Vai avanti”
“Pensi che sia una buona idea se le proponessi di, che so, vedere uno psicologo? Ho paura che pensi che le stia dando della pazza o qualcosa del genere. Ma c'è questa amica di mia madre che credo possa veramente aiutarla. E sì, insomma, volevo-”
“Fallo”
“Davvero? Pensi che sia okay per lei?”
“Tu provaci. Emma non è scema, lo sa di aver bisogno di quel genere di aiuto. Le serve semplicemente qualcuno che la costringa ad allungare una mano per farsi tirare su. Fallo”
“Perfetto, allora. Io...grazie, India, davvero. E scusa per il disturbo”
“Finché si tratta di Emma, puoi chiamare anche alle quattro del mattino”
“Me lo ricorderò. Buona serata!”
 
 



 
Il campus universitario comprende due parchi, un palazzo abbastanza alto, una biblioteca e una caffetteria.
Megan è seduta sul marciapiede davanti alla porta d'ingresso del dormitorio maschile, con le ginocchia al petto e il pellicciotto sintetico di Zara che dovrebbe scaldare ma non lo fa.
Batte i denti ma solo per il nervosismo, perché è lì da dieci minuti e ancora non si è decisa a fare la mossa successiva.
Non sa nemmeno se vuole farla, a questo punto, perché sarebbe la dimostrazione di quanto abbia perso la testa per quell'uomo. Ed è difficile da ammettere, anche a sé stessa.
Poi però passa un gruppo di studenti rumoroso, e lei non li vede perché continua a far finta di messaggiare. Uno di loro la squadra per qualche secondo, qualcuno fa commenti di apprezzamento sulle sue gambe e altri ridono, fino a salire le scale del palazzo ed entrare.
Sei minuti di orologio dopo, Louis Tomlinson è davanti a lei.
Porta quella felpa dell'Adidas un po' vecchiotta e dei pantaloni della tuta pesante che finiscono dentro un paio di calzini bianchi, le Vans ai piedi e un cappello di lana grigia nonostante non faccia per niente così freddo.
La raggiunge velocemente, con una sorta di nervosismo nel modo di camminare che non gli si addice, che non è da lui.
Megan si alza in piedi col petto che quasi scoppia.
“Che ci fai qui?” le domanda subito, e alla luce del lampione si iniziano a scorgere particolari che prima in lontananza non erano evidenti.
La barba chiara da tagliare, gli occhi stanchi, le occhiaie scure.
“Dobbiamo parlare” spiega lei, coraggiosa.
Louis si guarda intorno per diversi secondi, poi dice: “E di cosa?”
“Dimmelo tu! - Megan rotea gli occhi al cielo e incrocia le braccia al petto – Vuoi far finire tutto così? Senza una parola?”
Lui spalanca gli occhi, colpito. “Finire?” chiede, cauto, come se avesse sentito male.
“Cosa?” lei scatta.
“Perché parli di una fine?”
“Perché non farlo?”
Louis sospira pesantemente poi, grattandosi una guancia ispida: “Vuoi farla finire?” domanda, il tono stanco morto.
“No! Ma tu...”
“Megan, ho bisogno di capire – la interrompe alzando la voce, l'espressione seria, gli occhi chiari che la stanno distruggendo – Io...io ti amo, cazzo. Ed è dura, perché mi fai andare fuori di testa. Tutto di te mi manda in crisi, mi fai provare cose che non ho mai sperimentato e non riesco...non riesco più a gestirmi”
Il suo tono non è accusatorio, non le sta dicendo che è colpa sua tutta quella situazione, Louis non è così codardo. È una tonalità miserabile, di un uomo spezzato. Un tono fiacco, che cerca di non traballare per via delle lacrime. È triste.
Megan deglutisce, e la sua voce esce stridula per il pianto che da lì a poco farà.
“Mi hai trattata come carne da macello, quella sera – sussurra, guardando le finestre del palazzo – Come se fossi un cazzo di oggetto...una bambola. Non è il mio lavoro a farmi sentire una puttana. Sei stato...sei stato tu”
Gli occhi di Louis si allargano di nuovo, e la mano con cui ha colpito Cameron si apre e si chiude in modo quasi involontario. L'aria si fa improvvisamente pesante, gelida. Lei non lo guarda, aspetta.
“Mi dispiace – si sente dire poi – Non era mia...non volevo farlo. Non lo farei mai. Credo di essere esploso, non mi ricordo niente di quello che ho detto, so solo che ero arrabbiato con tutti quanti. Non...non sei un oggetto, Megan. Sei una delle cose più importanti della mia vita, ma non sei un oggetto”
Sincero, perché Louis è un bambino che sa quando smettere di scherzare.
Megan annuisce velocemente e tira su col naso, sbattendo le palpebre. Torna a fissarlo, “Hai ancora bisogno di capire?”
Louis fa cenno di sì col capo, quasi colpevole. “Non voglio perderti” le dice, e lei non comprende se sia una spiegazione o una giustificazione.
In ogni caso non può fare nient'altro che mormorare “Okay” e abbassare la testa, prendendo a camminare verso la propria macchina parcheggiata.
India quella notte, tornata a casa, le dirà: “Non devi perderti neanche tu”

 

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Capitolo 21
*** 20 ***



 
(20)




 
Dalia arriccia le labbra prima di sbattere le palpebre. Mugugna, si stiracchia e poi apre gli occhi assonnati, voltandosi tra le coperte bianche del letto. È sorpresa quando non sente alcun corpo caldo a fermarla dall'altra parte del materasso. Aguzza la vista, alza appena il capo e Niall non c'è.
La stanza dell'hotel è grande e silenziosa. Sulla moquette sono raccolti solo i suoi vestiti, l'anta dell'armadio chiaro è spalancata, vuota. Il sole entra dall'immensa vetrata che si affaccia sul centro di Dublino e qualcosa sta ronzando nella sua testa fino a spaccare i timpani.
Ha decisamente bevuto troppo la notte scorsa.
Il rumore persiste finché Dalia non è abbastanza cosciente da capire che si tratta del suo telefono sul comodino. È Joe, il suo agente.
“Dove accidenti sei?” sbraita, arrabbiato.
Lei si passa una mano sulla fronte e la sua voce le sembra lontana, troppo lontana per comprenderla. “Che?”
“Dalia, non sto scherzando. Dove sei?”
Perché Joe la sta chiamando a quest’ora? E perché con questo tono? Dovrebbe essere in pausa, accidenti!
“Sono...sono...sono a Dublino! - risponde, e si stropiccia un occhio – Dove dovrei essere?”
“Dimmelo tu – ribatte l'uomo – Visto che sembravi così eccitata ieri sera, potresti essere ovunque”
Cosa? “Mi hai fatta controllare, Joe?” esclama, allibita.
Si è alzata del tutto adesso, e il suo sguardo è confuso, si guarda intorno come aspettandosi una risposta dai quei mobili costosi.
Joe fa una risata sarcastica. “Se consideri la gente che ti ha fotografato ieri notte spalmata addosso a un tipo che non era Niall, allora sì, Dalia, ti ho fatta controllare!”
Lei proprio non capisce. La testa fa un male cane, si è appena svegliata e le cose di Niall sembrano essersi vaporizzate dalla camera. C'è qualcosa che non va.
Si alza dal letto, arriva al bagno e poi si guarda allo specchio. Che merda.
“Non capisco, Joe – mormora – Di cosa stai parlando?”
“Ti basta aprire qualsiasi social network – lui ringhia – Svegliati come si deve e fammi sapere. Dobbiamo rivolvere questo casino prima che la situazione peggiori”
Riaggancia prima di darle altre spiegazioni. Dalia osserva se stessa allo specchio, confusa e stordita.
C'è qualcosa che proprio non le torna. Ed è strano perché si ricorda di aver passato la serata a bere e a ballare addosso a Niall, con lui che faceva la medesima cosa. Sono tornati in hotel poi, e poi hanno fatto sesso senza capirci niente. Non è successo nient'altro.
Vero?
Ha una ventina di messaggi che non ha voglia di leggere, qualche chiamata persa di Olivia e una di sua madre. Si sistema i capelli, si lava la faccia e poi fa pipì mentre controlla Twitter.
È impressionante il numero delle sue menzioni, scorre con le dita e continuano ad aumentare a vista d'occhio, come impazzite. Ci sono domande e parole messe lì tanto per fare scena, ma soprattutto ci sono degli insulti, parecchi insulti. Tantissimi insulti. Passano dal semplice “Stronza” - Dalia lo considera un complimento a dire la verità, è quello che è – e arrivano a parole più pesanti. Le danno della puttana senza cuore, approfittatrice, falsa, bugiarda, brutta, inutile.
Aggettivi che sono già arrivati in passato, perché è comunque un nome il suo, ma mai così, in questa maniera così violenta.
Le viene da piangere, e di nuovo non capisce.
“Che cazzo succede” esclama ad alta voce, poi torna nella stanza col telefono in mano, scorrendo come un fulmine tra le menzioni finché non la trova.
È una foto scattata la notte prima, leggermente sfocata e buia per via delle luci della discoteca. C'è lei appoggiata a un ragazzo moro che la tiene per i fianchi. E non è sicuramente Niall. E lei è sicuramente nella merda. Non si ricordava quel dettaglio della serata.
Il mal di testa riprende a martellare incessante e la consapevolezza di quanto sia profonda la sua fossa la colpisce all'improvviso, facendola scoppiare a piangere.
Si sente ingannata da se stessa, perché lei sa che non tradirebbe mai Niall.
Il fatto è che adesso non ne è più così tanto sicura.
E non ne è più nemmeno sicuro lui, perché le sue cose sono sparite, la valigia nell'armadio non c'è più e così anche il suo odore, il suo semplicemente esserci.
Ordina a Olivia di raggiungerla in stanza per piangerle contro la spalla e Dio, non piangeva così tanto dalla prima vera litigata con Niall, quando India le aveva detto di fare la cazzo di donna e risolvere la questione. Megan le aveva fatto le unghie mentre Emma tentava in tutti i modi di farla sorridere, su quel divano di un appartamento che l'ha vista crescere e che adesso a malapena ricorda.
Dio se le mancano.
Olivia continua a dirle che non l'ha tradito, non lo farebbe mai. Si è solo lasciata andare un po' troppo, e qualche stronzo ha ripreso quel breve attimo di distrazione facendolo diffondere sul web.
Dalia ama Niall.
E ha probabilmente mandato in fumi la sua carriera e la sua relazione in un colpo solo.
“Chiamalo, D. - Olivia le asciuga gli occhi con le dita leggere – Magari è solo arrabbiato”
“Una persona solo arrabbiata non sparisce così – lei ribatte, la voce bassa per il pianto – Il suo aereo era alle quattro di pomeriggio e sono le undici del mattino, capisci? Ha lasciato la stanza anni prima, senza neanche salutarmi”
“Non è andato via da molto – le spiega l'amica, senza demordere – Ci sono ancora delle persone della sua crew in hotel”
“Ho fatto un casino. L'intero mondo mi odia. Niall mi odia”
“Non ti odia. E chissene frega del mondo intero”
“Ho bisogno di India”
“No – Olivia le appoggia una mano sulla guancia, irremovibile – Hai bisogno di calmarti. E di chiamare Niall. Ti prego, chiamalo”
Dalia annuisce, si tocca i capelli, respira veloce.
Che merda.
 
 
 
 
 
La madre di Mary-Kate ha la giornata libera oggi. Questo significa che India non lavora, e se non lavora ha più tempo per stare in palestra.
Sebastian le ha insegnato a concentrarsi, a stimolare i riflessi. Sembrano cose banali, ma servono tanto, specie quando l'intero corpo brucia dal nervosismo, teso come un violino.
È un corso che la coinvolge molto di più di una qualsiasi serie di flessioni a vuoto, sembra quasi che ne abbia bisogno. Cerca di fare del proprio meglio nonostante la pressione e la difficoltà aumentino a ogni allenamento. Sebastian parla tantissimo, usando quel tono potente da quasi la intimorisce, ma non molla, perché non è una perdente. Non più.
Tiene la spalla ancorata al muro, mentre finisce la sigaretta e guarda con attenzione dall'altra parte della strada.
Si sente l'inizio della primavera attraverso l'aria fredda e il sole tiepido che riesce a scaldare un po', i marciapiedi sono affollati e lei è di buon umore.
Harry esce dalle porte scorrevoli di Tesco qualche minuto dopo, allo scoccare di mezzogiorno, per la pausa pranzo. Indossa un maglione grigio stretto sui fianchi e i soliti jeans neri, stretti dappertutto. La fanno sorridere quelle scarpe giallo fluorescente, India getta il mozzicone nel tombino e attende di essere baciata.
“India”
Harry non la bacia. Piuttosto tentenna, sembra fin troppo in difficoltà.
“È il mio nome” lei fa un sorriso pigro, poi incrocia le braccia.
C'è sicuramente qualcosa che lo sta facendo preoccupare, India non è stupida. Lo capisce dal modo in cui lui si tortura il labbro inferiore, i capelli, la manica del maglione. Harry non è un codardo, per questo non smette di guardarla negli occhi nemmeno in questa situazione.
Forse spera che lei capisca.
“Cosa c'è che non va?” gli chiede allora, e si sorprende nel sentire quanto la sua voce traditrice venga fuori più acuta del normale.
Lui rimane in silenzio per qualche altre secondo, smette di muoversi.
Poi dice: “Forse dovremmo prenderci una pausa”
Ed è strano come il copione di una serie tv scadente possa fare così male se a dirlo è qualcuno che ami veramente. Una frase come un'altra, detta con un tono insicuro e occhi messi peggio, detta senza convinzione non perché non la si pensi realmente ma perché si è i primi a temerla.
India gli occhi li spalanca, perché vorrebbe disperatamente aver capito male. Sbatte le palpebre, il suo respiro ha un fremito, i brividi ostacolano il calore del corpo. È tutto ghiaccio.
“Mi stai lasciando” non suona come la domanda che in realtà è, perché non ce n'è comunque bisogno a questo punto.
“No, no – Harry scuote la testa con violenza, come se il loro pensiero gli facesse male – Sto solo...dico solo di prendere le distanze...io penso che entrambi abbiamo bisogno dei nostri spazi”
“Quindi mi stai lasciando”
“Prendo le distanze”
“E non è la stessa cosa?” lei beffarda come sempre sente gli occhi pizzicare.
“Lo faccio per noi” lui finge di essere la persona forte che non è mai stato, ma che comunque non ha mai nascosto.
A sentirlo, suona anche più patetica di una qualsiasi scaricata in televisione.
India si stringe nelle spalle come si stringe qualcosa per evitare che si frantumi.
“Hai... - deve deglutire per poter continuare, la sola idea è in grado di distruggerla – Hai un'altra donna?”
Harry fa un passo avanti di riflesso, allungando un braccio. “Certo che no! Io vorrei solo...”
“Non toccarmi”
E allora si pietrifica, perde perfino quell'insicurezza nel volto. È paralizzato, mentre la osserva fare un passo indietro, evitare il suo tocco, le sue mani.
“Non...non sto rompendo con te, India” mormora, la voce bassa, gli occhi liquidi.
Se ne è già pentita in partenza, ma India non la controlli come lei non controlla le sue parole. È istintiva, e questo non sempre lo puoi mettere tra i pregi.
“Hai ragione – fredda, distaccata, quella di prima – Sto rompendo io con te”
Ha un'incredibile voglia di piangere nel voltargli le spalle.
 
 
 
 
Olivia fa un respiro profondo, accettando la chiamata.
“Chase”
“Olly – lui sospira, sembra sollevato – Ho provato a chiamarti stamattina”
“Ho visto – lei risponde, scosta la tenda della camera di Dalia e guarda Dublino che si annuvola – Mi dispiace, Dalia ha tipo combinato un casino...”
“Sì, ho letto – Chase risponde subito – Mi dispiace, uhm. Sta bene?”
Olivia lancia un'occhiata verso la sua migliore amica, che è alle prese con l'ottantesima chiamata senza risposta a Niall, seduta sul letto.
“Non proprio – mormora quindi, a bassa voce – Ma dobbiamo essere positive, no? Tu come stai? Felix?”
La freddezza di quella conversazione è a dir poco imbarazzante. Sembrano due estranei obbligati a parlare. Olivia si chiede se anche lui avverta quell'altro tipo di distanza, nonostante il mare.
“Felix sta bene, chiede sempre di te – sembra che lui abbozzi un sorriso – È da mia madre, io sono ancora in negozio”
“Torno tra un paio di giorni, comunque. Qui la situazione è diventata...complessa
“Va bene, allora. Torno al lavoro. Ci sentiamo”
Olivia chiude gli occhi, e per un attimo quasi sente le labbra di Zayn sulle sue. È doloroso fare finta di niente mentre tutto intorno a te crolla.
“D'accordo. Allora ciao – tentenna appena, si morde la bocca – Chase?”
“Dimmi” lui dice subito, speranzoso.
“Niente, scusa. Ciao”
Restare a guardare quello che rimane delle fondamenta su cui hai impiantato tutto.
Compresa te stessa.
 
 
 
“Mi ha appena scritto Liam”
Megan gira il volto struccato e arrossato verso l'altro divano, dove Emma tiene le gambe incrociate e il telefono in mano.
“Era ora – esclama – Cosa?”
“Vuole parlarmi, dice che è urgente. Urgente tipo 'sono gay', secondo te?”
“Non saprei. Pensi sia gay?”
Beh – Emma inarca le sopracciglia – con quelle dimensioni sarebbe dav-”
“Non dire altro!” Megan si tappa le orecchie e vorrebbe vomitare.
L'altra ride, poi torna seria di botto. Ma è un sollievo vedere la propria migliore amica far finta di stare bene. Megan è forte, nonostante tutto.
“Forse ha un'altra” Emma riflette, arricciando le labbra.
“Liam? Un'altra? Sarebbe molto più probabile la storia dell'omosessualità, visto che ti guarda con degli occhi che...” a Megan viene da piangere un'altra volta, la sua voce s'è spezzata.
Emma le fa un sorriso di circostanza, perché anche se sa cosa stia passando, il suo lato protettivo fa in modo che l'empatia non la sfiori nemmeno. È strano, ma è un modo per non farsi ancora più male.
“Se è gay riprendo a studiare” dichiara, per farla tornare a ridere.
Funziona. “Per Dio!” esclama Megan, cambia canale e lascia i The 1975 col nuovo singolo.
Anche Emma ride, sente il peso della situazione affievolirsi tra le sue mani.
Risponde a Liam brevemente, perché non vuole illudersi più di quanto già non faccia abitualmente.
Megan le chiede qualche minuto dopo: “Cosa siete, adesso?”
Lei non sa cosa dire. Mormora: “Innamorati. Sfigati” e all'amica sembra andare bene così.
Fanno zapping col telecomando finché non trovano un documentario sulla BBC a proposito dei serial killer inglesi, che è comunque meglio di niente.
India entra in casa sbattendo la porta forte, facendole sobbalzare. Fa quasi cadere l'attaccapanni, impreca a bassa voce e tira su col naso, arrivando in salotto con passi pesanti.
“Indovina chi mi ha- Cos'è successo?” Emma s'interrompe subito e spalanca gli occhi, allarmata.
India piange, è sfatta e pallida. Si asciuga le guance con i polsi, sembra persa.
“Harry mi ha lasciata” dice atona, senza nemmeno fermarsi.
“Perché?” le chiedono contemporaneamente.
“Non lo so – è la risposta che arriva, già dal corridoio – Volete tatuarvelo?”
La voce si fa cattiva, sprezzante. È la colla che la fa restare in piedi.
Sbatte la porta di camera sua, chiude le finestre, gli scuri. Chiude tutto fuori.
Sotto alle coperte il freddo è bastardo, perché viene da dentro, perché non smette non smette non smette.
 
 
 
 
Niall non le risponde per l'intero giorno.
Dalia rimane in quella lussuosa stanza d'hotel, a piangere su quei costosi cuscini, a pensare a quanto poi della carriera non gliene freghi niente se non c'è nessuno a cui dedicare i ti prego, stringimi delle sue canzoni.
E che preferirebbe quel materasso a una piazza di quel microscopico appartamento, e sentirlo accordare la chitarra nelle notte insonni.
Ora capisce cosa intendeva lui quando parlava di com'è avere tutto e non avere niente.
 

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Capitolo 22
*** 21 ***



 
(21)

 
 



Niall risponde solo il giorno dopo, mentre Dalia si sta soffiando il naso arrossato.
Non dice nulla, semplicemente alza la cornetta e rimane in silenzio, forse in attesa che lei inizi.
“Parlami” Dalia mormora, la voce spezzata in più punti.
È inutile dire che non abbia dormito, che Olivia abbia passato la nottata nella sua stanza e che gli insulti sui social network si siano triplicati.
Joe è furioso.
05:32 PM, 23 secondi. Niall risponde. “Non ho niente da dire”
“No, cazzo! - lei esclama subito, artiglia il cuscino che tiene in grembo con forza – Non fare finta di niente”
“Credimi, Dalia – il tono di Niall assume un'insolita sfumatura cattiva, affilata. Non gli dona affatto – Non riuscirei a fare finta di niente nemmeno se lo volessi”
“So di aver sbagliato-”
“Queste stronzate con me non funzionano – lui la interrompe – Tu non...non hai idea di quello che...sono così incazzato che...non posso, mi dispiace. Non riesco a parlarti, non-”
“Non è successo nulla! - Dalia spalanca gli occhi, le mani che prendono a tremare per la disperazione con cui cerca di farlo ragionare – Devi credermi, tu lo sai! Sono innamorata di te e-”
“E questo è il tuo modo di dimostrarlo, vero?” Niall esclama, la voce cattiva ma rotta, come se stesse cercando di non piangere.
Lei inizia a balbettare, si sente schiacciata e poi spezzata in due. Vorrebbe fargli capire che sa di aver sbagliato, sa di essere stupida, ma che comunque lo ama, ha imparato.
Il fatto è che l'angoscia del momento la paralizza, perché Dalia è più che pessimista, è catastrofica, e per lei non esistono le mezze misure, le solite litigate tra fidanzati, no. Esiste Niall che la lascia, esiste il vuoto che sentirà dopo, pari a quello che è venuto prima e moltiplicato volte su volte.
“Ti prego...” le sembra l'unica cosa sensata da dire.
“Non so nemmeno più chi sei – Niall sospira piano – Credevo...credevo che le tue amiche stessero esagerando, sai? Poi...adesso capisco”
“Sono sempre io, Niall” ma è una bugia e lei questo lo sa.
“Non voglio...non voglio sentirti adesso, Dalia. Ho bisogno di pensare a tutto meno che a quella cazzo di foto”
“Mi dispiace” dice ancora, chiudendo gli occhi, sperando che basti.
Il ragazzo riattacca ancora prima che Dalia finisca di parlare, facendola scoppiare a piangere ancora. E si sente così stupida per essere così debole. È immaturo il suo modo di reagire a una sconfitta – alla perdita, tuttavia non riesce a farne a meno. È come se qualsiasi cosa toccasse proprio lì, nel punto che brucia di più, quello che fa più male, quel dolore insopportabile che fa venire gli occhi lucidi solo al pensiero.
Dalia è una megalomane, questo si sa da anni. È nella sua natura intensificare qualsiasi cosa, d'altronde scrive.
Quindi se ride la vedi ridere forte, tanto da piegarsi in due per via delle costole.
Il problema è che quando piange, la situazione è la stessa.
“Voglio tornare a casa” sussurra, contro la spalla di Olivia.
 
 
 
 
Le spalle di Liam le sono sempre piaciute tanto, così come le sue mani, le sue guance e la sua voce.
Emma si ritrova con il mento appoggiato al palmo della mano quasi per caso, troppo presa dal colore degli occhi che la stanno guardando per capire veramente che è una situazione difficile, che forse dovrebbe abbassare lo sguardo.
Sono dentro una caffetteria non lontana da Oxford Street, lui ha fatto lezione solo al mattino e delle lezioni di Emma è un po' che non si sente parlare. Liam ha preso una cioccolata calda, lei un caffè al ginseng che quella psicopatica di sua cugina le ha fatto assaggiare qualche giorno fa.
“Sei molto bella, oggi” lui esordisce, appoggiando i gomiti sul tavolo nero.
Lei gira il cucchiaio dentro alla tazzina bianca e smette di guardarlo. “Non mi sono nemmeno truccata – dichiara subito, con uno sbuffo – Sotto al maglione ho ancora il pigiama, sai?”
Liam sorride dolcemente, soffia sulla cioccolata. “Non m'importa – dichiara – Non hai bisogno di quella roba”
“Mio dio, Liam – Emma ride, si sorprende di come le venga spontaneo – Sei il solito melodrammatico, neanche fosse droga o qualcosa del genere”
Lui ride di rimando, non commenta. Invece dice: “Grazie per essere venuta” col tono sincero, quasi fragile.
Emma scrolla le spalle, beve un sorso di caffè. “A casa non si sta bene come prima, - si giustifica – sai, Louis ha tipo mollato Megan, Harry ha tipo mollato India e-”
“Harry ha lasciato India? Sei seria?” la interrompe Liam, sbattendo le palpebre.
“Già – lei annuisce, negli occhi ancora il l'impotenza nel vedere come la propria migliore amica si stia spezzando – È un periodo proprio di merda, sì”
“Nulla vieta di uscirne fuori” riflette il ragazzo, aggrottando le sopracciglia folte.
Emma fa cenno di sì un'altra volta, finisce il liquido scuro nella propria tazza. Rimangono in silenzio ancora, e ancora lei si ritrova a pensare alle sue spalle. Non ha mai tenuto il conto di quante volte le abbia morse, graffiate, baciate.
“A proposito di questo, - lui la richiama qualche secondo dopo – volevo parlarti di una cosa. Una cosa...importante
Adesso come minimo le dice che è omosessuale ed è solo grazie a lei che lo ha scoperto. Cazzo, dovrebbe smetterla di parlare continuamente di cazzate con Megan, la cosa sta degenerando.
Emma si schiarisce la voce, invitandolo a continuare.
“Credo di aver capito – Liam dice, cauto – So di averci messo davvero tanto, ma ho capito finalmente. E mi dispiace. Voglio che funzioni, stavolta sul serio. E penso che sia giunto il momento di farci, sai...aiutare
È serio, ma è diverso. Non è di quella serietà che la spaventa, quella da cui s'è sempre nascosta, quella che lo ha fatto sempre apparire distante. Adesso lo può sentire, accanto a lei, dopo tutto quel tempo in cui hanno entrambi fatto finta di nulla. È diverso, ma è migliore.
Emma rimane in silenzio, in attesa.
“C'è questa donna, amica di mia madre – Liam riprende, qualche istante più tardi – che penso possa davvero aiutarti. No, aspetta!, lasciami finire. Non sto dicendo che tu sia pazza, Emma. Non ti considero quel genere di persona, vorrei solo che...che ci provassi. Solo a parlarle, non è una dottoressa, è solo una psicologa che aiuta i ragazzi. Non sei obbligata, ma...voglio che tu stia bene. E ora non stai bene, nonostante tu possa negarlo”
Non si guardano negli occhi, e a entrambi sembra forse una scena che hanno già vissuto, già trattato. Lei che fissa fuori dalla vetrata della caffetteria e lui che si tormenta le mani per il nervosismo e qualcos'altro.
Ed è buffo pensare che dopo quel tempo passato a rincorrersi e a mentirsi, siano comunque ancora qui a combattere. A modo loro, certo, ma conquistando piano piano nuovi terreni, piccole vittorie. È una prospettiva nuova, insolita.
Oggi non sono vinti ma vincitori.
Sono proprio questi pensieri a farla deglutire forte, guardarlo negli occhi e semplicemente sentirsi al sicuro.
“Come si chiama, questa donna?” gli chiede.
Liam è sorpreso quanto lei, scoppia in un sorriso che coinvolge guance denti pupille e cuore e le cerca le mani sul tavolo.
Può andare bene.



 
 
Ci sono tante voci nella sua testa.
C'è quella che le dice di proseguire, quella che la incita a non guardare il semaforo, quella che vuole che torni indietro, quella che invece pretende che lei si fermi.
India non capisce, non vuole capire, non riesce nemmeno a ricordare con quale forza sia andata a lavorare, con quale forza non abbia ancora pianto oggi. Ha addosso le occhiaie di una notte infernale e un paio di jeans vecchi, quel maglione che ora le sta un po' troppo grande e un volto vuoto, privo di colori.
Si ferma sul marciapiede all'improvviso, facendo quasi sobbalzare il ragazzino che le va addosso.
Entra.
A quest'ora, Starbucks è molto più affollato. Le tocca fare la coda dietro a un uomo in giacca e cravatta per cinque minuti prima di poter ordinare l'ennesimo bicchierone di caffè della giornata. Al bancone c'è una ragazzina mora dall'accento mediterraneo, le fa un sorriso caldo e passa il bicchiere targato India al ragazzo delle macchine.
Lei lo riconosce subito.
Jackson finisce di servirla passandole il caffè con un'espressione prima sorpresa e poi maliziosa, con quella punta un po' sbruffona di chi ha il coltello dalla parte del manico.
Le sorride, dice: “È bello rivederti”
Ed è asettico il modo in cui lei gli risponde, il modo in cui lo guarda, il semplice modo che ha di respirare.
Harry probabilmente se ne sarebbe accorto.
“Lavoro al Lollipop – dice di scatto, nel momento in cui ricomincia a sentire i propri pensieri – Vuoi vedermi ancora? Sono lì, stasera”
“Il mio coinquilino è fissato con quel locale – esclama Jackson, del tutto dimentico degli altri ordini - È un appuntamento, questo?”
India s'irrigidisce, nella sua testa scattano meccanismi involontari che comparano il tono di voce mellifluo che lui usa con quello basso e profondo di...
“Non ci sperare – lei ribatte, deglutisce. Non vuole pensare. Non vuole pensare – Faccio solo pubblicità al mio posto di lavoro”
Il ragazzo ride, bello e sicuro come non mai. “Vedrò di esserci solo per te e il tuo stipendio”
India non risponde, impugna con più forza il bicchiere caldo ed esce dal bar.
Nella sua testa adesso circola quella voce che le ricorda di quanto la situazione sia familiare. Di come lui sia la persona sbagliata.
 


 
 
 
La nuova passione di Megan è il green tea, Zayn però preferisce il tea alla vaniglia.
L'appartamento è silenzioso, si sentono solo i fumi delle loro tazze e lui che parla e s'interrompe a ogni pensiero, come se volesse ma avesse paura.
“Non è stato un addio melodrammatico o cose di quel genere – Zayn si passa una mano tra i capelli, seduto al tavolo della cucina – In realtà, penso lo sapessimo entrambi che fossimo, sai, al capolinea. Lei mi ha semplicemente detto che non era più innamorata, io che non avevo intenzione di andare avanti in una relazione a senso unico. Così...”
Il tono che usa è così debole che a Megan spezza il cuore già frantumato. Si siede sul bancone come al solito, soffia sulla tazza e “Mi dispiace, Zayn” mormora, sincera.
Lui fa un sorriso storto, piccolo. “Non è colpa tua – ribatte – Ed è stato meglio così. Voglio dire, qualche settimana ancora e tornerò in caserma, magari addirittura in missione. Era un...un pensiero fisso che non mi lasciava in pace, no? Adesso fa male, sì, ma va bene”
“Lo so, ma mi dispiace lo stesso – dice ancora Megan, beve un sorso di green tea – E sei stato troppo buono con Candice, non se lo merita”
Lui alza le spalle con leggerezza. “La amo – risponde semplicemente – O forse l'amavo, non lo so. In ogni caso, vorrei solo che fosse felice”
La sincerità di quelle parole la spiazza. Le fa strano sentire come un abbandono possa lasciare tracce di amore, da qualche parte. I suoi sanno solo di rimpianti e sbronze.
Megan si ammutolisce e beve ancora.
“Con Louis, invece? Avete risolto? È un po' che non lo sento” 
“Ci siamo presi una pausa – spiega – Ma non quel genere di pausa. Voglio dire, torneremo insieme. Certo che lo faremo”
Zayn le sorride con amore. “Ci conto, perché eravate la mia coppia preferita”
“Lo sapevo! Sapevo che non fossi così hipster da preferire India e Harry” Megan ride, fa quasi cadere il tea e si sente più stabile dopo tanto tempo.
Torneranno insieme.
“India e Harry? Nah – lui arriccia il naso – Al massimo Dalia e Niall. Erano in televisione, a proposito. È un gran casino”
“Già – Megan sospira – Questo gruppo è così...fottuto che quando va male a una, la vita fa schifo per tutte. Nemmeno Olivia e Chase stanno bene, sai?”
Zayn abbassa gli occhi a quel punto, un velo di pentimento gli fa stringere i pugni scheggiati.
“Penso di sapere il perché”






 

 



 

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Capitolo 23
*** 22 ***



 
(22)



 
 

Megan si sveglia nel letto di Olivia col telefono che sotto al cuscino prende a vibrare fastidiosamente. Ha gli occhi pesanti e qualche macchia di fondotinta che stamattina alle cinque s'è dimenticata di togliere. Sbatte le palpebre e sbadiglia rumorosamente, prima di stiracchiarsi e afferrare ciò che l'ha svegliata.
È Louis, e lei ora sorride come se avesse dormito molto di più di quattro ore scarse.
Era da tanto che non sentiva quel brivido in mezzo alle scapole, quell'eccitazione che fa arrossire le guance e stirare i muscoli del viso.
Devono stare insieme.
“Pronto?” si schiarisce subito la gola, rauca per il sonno.
“Ciao – lui sta sorridendo, potrebbe metterci la mano sul fuoco – Come stai?”
Bene – Megan risponde di scatto, è troppo strano sentire la sua voce dopo tutto quel silenzio – Tu come stai?”
Si sente una ragazzina inesperta, non capisce che quello con cui parla è l'uomo della sua vita. O forse lo sa e questo la spaventa.
“Anche io, grazie. Ieri ho...i miei esami sono finiti. Adesso devo aspettare ottobre e poi ho concluso. Per sempre”
“È magnifico” commenta Megan, mordendosi il labbro inferiore.
“Sì, già – Louis fa una risata bassa, piccola, ma che la riempie come qualcosa di prezioso e immenso – Potremmo tornare a fare tutto quel sesso, adesso. Mi manca”
E oh!, eccolo qui il suo ragazzo!
Megan scoppia a ridere e si sente rinata, viva. Lo ama, e vuole stare con lui per sempre.
“Ti manca solo quello? Potrei offendermi, sai” ribatte, con voce vellutata, portandosi tra le dita qualche ciocca scomposta.
Si tira a sedere sul materasso, appoggiandosi con la schiena alla testata nera del letto. Il materasso di Olivia è il più comodo, ma Megan è sempre stata troppo piccola e troppo pigra per spostarlo nella propria stanza.
Stanza che è rimasta chiusa a chiave, stanotte. Sul legno scuro, India s'è premurata di lasciare un post-it rosa evidenziatore: “Non mi sto uccidendo, giuro!”
Forse ha semplicemente bisogno dei suoi spazi, Megan non gliene fa una colpa. Ed era comunque troppo stanca per ragionare quando è tornata a casa, s'è semplicemente sdraiata nel primo letto libero che ha trovato mentre Emma dormiva già profondamente sul divano.
Ed eccola lì, la risata squillante e aperta del suo uomo. Louis le perfora i timpani, la fa tornare a casa. Dice: “Potrebbero mancarmi anche i tuoi sorrisi – e aggiunge – E le tue gambe. Dio, le tue gambe!”
Megan scende dal materasso, si morde il labbro un'altra volta e arrossisce. I complimenti di Louis non sono rari, tuttavia sono sempre veri, col suo accento marcato e l'inconfondibile impronta della sua persona.
Il pavimento è freddo, lei si sente andare a fuoco.
“E mi manca anche la tua voce – il tono di lui si fa appena più basso – Quella che hai ora, appena sveglia. E quella che fai quando vuoi qualcosa a tutti i costi, quella dopo un bacio”
“Louis” lo chiama, ferma in corridoio.
C'è del bisogno, nella sua intonazione.
“Ho capito – lui la interrompe, riprende le stesse parole che ha usato quella sera davanti al proprio dormitorio – Ho capito di essere stato uno stronzo. So che non dovevo trattarti così, non ho scusanti valide per tutto ciò che ho fatto, ma. Ho capito. E ho capito che voglio te. Sempre te”
Le potrebbe scoppiare il cuore o il petto intero che non le interesserebbe. Megan ha negli occhi così tanto amore da sentirli bruciare, li deve sbattere un paio di volte per riprendersi. Fa un respiro grosso, di quelli che fanno tornare a galla.
“Dio mio, Louis...io ti-”
“Anche io”
“...così tanto che...vaffanculo! Devo essere arrabbiata e invece non ci riesco”
“Solito fascino di noi del nord” Louis torna il finto sbruffone di sempre, sono i due soliti bambini innamorati e non c'è niente di più giusto in questo.
Sospirano entrambi di sollievo, si danno appuntamento per il giorno dopo.
Megan poi sorride allo specchio di uno dei lavandini del bagno.
Il mattino ha l'oro in bocca.
 
 


 
“Mi stai dicendo che Olivia ha baciato Zayn?”
“No, ti sto dicendo che Zayn ha baciato Olivia”
Emma sbatte le palpebre con forza, cerca di capire quello che il suo cervello delle dieci in punto si rifiura di apprendere.
Megan finisce di spalmare la fetta biscottata integrale con la marmellata di fragole e lancia un'occhiata all'amica dall'altra parte del tavolo della sala.
“E fa differenza?” domanda questa, dopo un momento di silenzio.
“Secondo quello che mi ha detto lui ieri pomeriggio, – risponde Megan, arricciando le labbra – Ha detto che è durato pochissimo, che erano entrambi tristi e così via. Non penso che ci siano sentimenti in mezzo o stupidate simili”
“Non capisco perché non me l'abbia mai detto” commenta allora Emma, leggermente imbronciata.
Si accende la prima sigaretta della giornata e stiracchia la schiena.
“In realtà non voleva dirlo nemmeno a me – confessa l'altra e addenta la fetta biscottata in piccoli morsi – Sai com'è Zayn, solo dopo dieci minuti sono riuscita a farlo parlare. Mi dispiace per lui, non si merita di stare così male”
“Nemmeno Chase – dice Emma subito, guardando fuori dalla finestra del bancone per notare che il cielo si sta annuvolando – Non capisco perché Olivia sia così codarda da scappare dai propri problemi in questo modo”
Megan rimane in silenzio, poi, e lei alza lo sguardo dalle proprie unghie smaltate di azzurro per guardare gli occhi allibiti dell'amica, che è ferma immobile a fissarla.
Okay, lo capisco – si corregge allora, con uno sbuffo – Ma è stupida lo stesso”
“Ti ricordo che hai fatto la stessa cosa per più di un anno”
“Sì, ma io sono io – ribatte, come se avesse realmente un senso – Olivia invece è...lei è Olivia! Non può scappare così”
Megan vorrebbe ribattere, si nota dallo sguardo scettico che assume. Però sta in silenzio e manda giù l'ultimo boccone, girando poi il suo green tea con il cucchiaino.
“Dovremmo svegliare India? Sai, prima che faccia un'altra scenata di gelosia o qualcosa del genere” chiede Emma, qualche minuto dopo.
Megan ride appena e si sente in colpa perché lo fa. “Lasciamola dormire ancora” risponde poi.
Non passa molto prima che dal corridoio una porta si apra, facendo uscire dei passi veloci, frettolosi. La figura che sbuca in soggiorno non è assolutamente India, anzi.
È un ragazzo ben piazzato, biondo, coi vestiti stropicciati e le guance arrossate. Le nota solo quando riesce a infilarsi la Nike nera, smettendo di saltellare sul pavimento. E forse ritrovarsi quattro occhi spalancati non è proprio il miglior risveglio per uno che chiaramente sta scappando.
Si schiarisce la voce e accenna un sorriso bianco. “Voi dovete essere le coinquiline di India” indovina, stupidamente.
“E tu chi sei?” scatta subito Emma, scettica.
“Jackson – si presenta lui, facendo un passo avanti senza avvicinarsi – Piacere di conoscervi. E buona colazione, sì”
“Caffè?” gli chiede Megan, come se lo stesse studiando con attenzione.
Un altro sorriso pallido, stanco. “No, grazie. Devo scappare – Jackson indietreggia fino all'ingresso, afferra quella giacca nera maschile che nessuna aveva notato e apre la porta – Buona giornata”
Esce prima che abbia modo di essere interrogato da Emma, che adesso fissa Megan quasi a capire se si sia inventata tutto o se invece ciò che ha appena visto sia vero.
Lo chiedono direttamente a India, che arriva in salotto l'attimo successivo, con una semplice maglietta addosso e i capelli raccolti, in disordine.
“Te lo sei scopata?”
“Devi dirci nulla?”
“Cos'è successo alla mia migliore amica?”
“Alla nostra, vorrai dire”
La nuova arrivata scoppia a ridere senza allegria, stropicciandosi gli occhi per poi sedersi scompostamente sulla sua sedia libera, davanti alla finestra.
Placatevi – esclama – Non mi è successo nulla. Non è successo nulla in generale”
Emma vuole così tanto sapere come è andata che le offre addirittura una sigaretta. “In che senso, scusa?” domanda quindi.
“Non abbiamo fatto sesso – spiega India, il tono di voce che torna piano piano privo di colore, intensità – Ha solo dormito nel tuo letto, Megan. Era così ubriaco che non si ricordava il suo indirizzo, così l'ho portato qui. N0n ci ha neanche provato”
“E ti dispiace?” s'informa Emma.
“Non lo so – la bionda mordicchia il filtro tra i denti, scrolla appena le spalle – Avrei voluto riuscire a...a starci
“Non hai bisogno di Harry” l'altra dice ancora di getto, mentre Megan è in silenzio.
È una bugia, India questo lo sa e questo lo sanno tutti.
Voleva dimostrare a se stessa il contrario, invece. Voleva dirsi forte, coraggiosa. Che un uomo non ti completa se i pezzi sono tutti al proprio posto.
Stanotte non ha pianto, però ha capito di non essere intatta. Di essere di nuovo al punto di partenza, con quella freddezza nello sguardo che rispecchia il gelo che lui s'è lasciato dietro.
India ha imparato a difendersi da quello che c'è fuori, ma quello che arriva da dentro ancora non ha il coraggio di sconfiggerlo. E se non combatti, muori.
Il telefono di Megan vibra sul tavolo, facendo traballare il cucchiaio. La ragazza lo afferra velocemente – forse spera sia ancora Louis – e poi aggrotta le sopracciglia.
“Che c'è?” fa Emma.
“Dalia e Olivia atterrano stasera alle dieci – spiega – Chiedono se possiamo andare a prenderle. Possiamo?”
“In quale aeroporto?”
“Gatwick”
“Cazzo! – Emma sbuffa – Ovviamente è il più lontano”
Megan rotea gli occhi al cielo, poi fissa India che fissa il fumo. “Allora? Andiamo?”
“Ma sì – la bionda si alza in piedi con la sigaretta che pende dalle labbra – Chissene frega”
Ritorna in camera senza dire nient'altro, mentre Emma inarca le sopracciglia e sospira: “E vada per Gatwick”
 
 

 
 
L'aereo atterra alle undici e venti, e Dalia è così arrabbiata da pestare i piedi perfino a un ragazzino, mentre trascina la propria valigia grossa e rosa sul pavimento lucido dell'aeroporto.
Megan, Emma e India sono sedute al piano terra, tra le sedie di metallo davanti a Costa.
India è la prima che si alza, stendendo le gambe dentro i jeans neri e facendo rumore con la suola degli anfibi.
Fa un sorriso storto, ma guarda solo Olivia.
Dalia si arrabbia ancora di più.
Woah – Megan commenta le espressione di entrambe – Bentornate a casa, eh”
Olivia si ferma appena dietro Dalia, tra le luci artificiali della sera. “Se tu mi lasciassi parlare” accusa poi, stringendo il manico della valigia.
Megan ci mette qualche secondo a capire che non parla con lei.
Dalia si volta di scatto. “Tu messaggi con Candice! – esclama, ad alta voce – Che cazzo dovresti dire? Dopo tutto quello che è successo, tu continui a sentirla!”
“Non siamo amiche! – s'impunta Olivia – Ma non posso nemmeno fare finta che non esista! Andiamo, Dalia!, fai l'adulta”
“L'adulta? – quella fa un passo indietro, allibita fino all'ultima doppia punta. Megan di riflesso allarga le mani, pronta a fermarla – Io dovrei fare l'adulta? Tu che scappi dal tuo ragazzo e da tuo figlio! La tua migliore amica Candice sa che ti sei baciata il suo ex o hai deciso di nascondere anche questo piccolo particolare?”
È successo tutto per caso, davvero. Il telefono di Olivia era a schermo in su sul tavolino dove hanno fatto colazione quella mattina, Candice le ha fatto un semplice In bocca al lupo per il viaggio! che Dalia ha però letto prima di lei. È nata una discussione, perché con Dalia difficilmente non si urla. Poi da lì il silenzio in aereo e l'esplosione a Londra, appena atterrate.
Olivia non crede assolutamente di aver fatto qualcosa di sbagliato, è abbastanza adulta da poter parlare con chi più ne abbia voglia, tuttavia mentirebbe se dicesse che le parole di Dalia non facciano male.
Il problema è che ha ragione, dannatamente ragione. È scappata dal problema come se potesse annientarlo, come una vigliacca. È che per una volta – una sola volta ancora, voleva tornare la ragazzina di un tempo, senza università, senza uomini e senza figli. È una vita che non le appartiene più, una vita che non vuole che le appartenga ancora. Ma devi pur tastare il fondo, prima di capire che non è il tuo posto. Lei lo ha capito solo lontana dalla sua routine.
Vuole tornare a casa, perché sente la mancanza di ciò che è la sua vita ora. Il suo meraviglioso bambino, il suo uomo, il piccolo appartamento, l'odore di inchiostro, quello che è solo loro.
Non vuole litigare, non è il tipo. Calma, controllata, dice: “Non penso che tu possa giudicarmi, visto quello che è successo”
“Possiamo andare, per favore?” interviene India, scocciata.
C'è una tensione bastarda, che fa ridere per l'inadeguatezza se ti chiami Megan o Emma e che fa arricciare le labbra se invece sei Dalia e il tuo ragazzo ancora non risponde. È strano trovarsi insieme dopo tutti quei mi manchi, voglio tornare a casa, siete voi la mia casa e vedere che non c'è nemmeno un abbraccio freddo, fasullo. Vedere quanto le persone per cui daresti un braccio non hanno nemmeno la voglia di guardarti negli occhi, la voglia di toccarti, di dirti che ci sono, nonostante tutto. Sono qui.
A India viene un'irrefrenabile voglia di piangere, mentre cammina verso le porte scorrevoli e poi verso la macchina nel parcheggio a pagamento.
Emma finisce in mezzo nei sedili posteriori, a dividere Olivia da una parte e Dalia dall'altra. Megan guida in autostrada con il buio pesto e la sosta al McDrive in testa da quando ha messo in moto. C'è Drake di sottofondo, e la fronte di India contro il finestrino freddo. È – ovviamente – l'unica con la cintura.
Olivia la richiama dopo mezz'ora di silenzio. “Cos'è successo con Harry?”
“Mollati – risponde, piatta – Sai, abbiamo bisogno di spazio
Emma smette di digitare sul telefono.
“In che senso?” domanda ancora Olivia.
“Voleva una pausa, delle cazzo di distanze”
Emma si schiarisce la voce, chiude gli occhi e sotto le sue palpebre sembra passare il mondo.
“Merda” commenta.
Megan distoglie gli occhi dalla strada per puntarli appena nello specchietto retrovisore. “Cosa?”
Quella si morde le labbra con forza fino a farle sbiancare. “Potrei aver detto qualcosa ad Harry”
India e Dalia si voltano nella sua direzione contemporaneamente, mentre alla guida, Megan cerca di rimanere concentrata.
“Parla” ordina India, il tono violento, furioso.
“Non l'ho fatto di proposito – Emma si difende subito, gli occhi spalancati dal panico – Ti giuro, India! Volevo solo che...che capisse quanto sei speciale e che-”
“Emma, parla!”
“Gli ho detto che avevi bisogno dei tuoi spazi, adesso che ti stai formando
Le parole pronunciate non le ricorda, ha nella testa spezzoni di una conversazione umidiccia d'alcool e nel cuore i sensi di colpa per quegli occhi grigi che la stanno fissando tra i quei sei vetri che chiudono la notte fuori.
India si muove nervosamente sul sedile, è scomoda per via della posizione e della cintura, tuttavia non se la slaccia.
“Cosa cazzo hai fatto?” esclama, con la voce che non ammette assolutamente nulla.
“Mi dispiace!” Emma si stringe di riflesso nelle spalle, come per proteggersi da sola.
“E pensi che questo basti? Dio, sei così stupida!”
La migliore arma di difesa è l'attacco, questo lei lo sa fin troppo bene.
“Ragazze...” Olivia mormora, cercando inutilmente di calmarle.
“Non volevo!” ritenta Emma.
“Ma lo hai fatto!”
“Ragazze...”
“Tu sta' zitta! – interviene Dalia, come punta da uno spillo – Hai già fatto abbastanza casini”
Olivia alza gli occhi al cielo, in quel modo che fa imbestialire un po' tutti. “Anche tu, da quello che mi risulta”
“Mi dispiace così tanto, India”
“Hai rovinato tutto!”
“Forse se la prossima volta evitassi di strusciarti addosso a chiunque!”
“Tenete a bada i vostri fidanzati, non si sa mai che Olivia sia in vena di limonare anche con loro!”
“Sei una bambina!”
“Mi dispiace!”
È un brusio che Megan sta facendo difficoltà ad apprendere. Nella sua testa le urla si attutiscono col suono accelerato della sua macchina, sempre più potente, sempre più rombante. La strada è lunga e buia, le macchine paiono solo puntini rossi lontani e lei trova il conforto in quella situazione disperata solo col suono del suo gas.
Non si accorge del numero sul cruscotto, né delle mani che prendono a sudare per via dei brividi istintivi. È come se l'unica via di fuga in quel momento fosse paradossalmente il pedale spinto all'inverosimile.
Dura un paio di secondi, tempo di ricollegare i neuroni stanchi e affamati e notare i fanali posteriori della macchina davanti alla sua così vicini da identificarne la sfumatura rossa.
È l'ultima cosa che riesce a ricordare, prima di perdere il controllo.

 

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Capitolo 24
*** 23 ***



 
(23)
 
Tu vivi per me

 




La sensazione è quella di aver preso un pugno dritto nell'occhio destro, perché la palpebra fa fatica a chiudersi e se lo fa, il dolore è fastidioso.
Fastidioso, diverso da quello che invece è sulla fronte, quei dieci punti che sotto alla garza bruciano da morire.
Il respiro è pesante come il suo corpo seduto sulla barella del corridoio del secondo piano, quel materasso basso e sterilizzato dove l'infermiera l'ha fatta accomodare quando s'è rifiutata di restare al pronto soccorso, piano terra.
Ha gli occhi spalancati per quel terrore di sbattere le palpebre e sentire l'urlo lacerante di Dalia prima che tutto venisse risucchiato. Respira dalla bocca per non sentire la puzza di sangue e asfalto contro le labbra un'altra volta.
La madre di Emma è ingrassata dall'ultima volta che l'ha vista, e suo padre sembra sempre più vecchio, sciupato. Siedono entrambi sulle poltroncine blu, con le mani congiunte e i volti pallidissimi, immobili come statue. Il padre di Dalia continua a fare avanti e indietro con le scarpe da ginnastica per l'intero corridoio, fermandosi di tanto in tanto per lanciare occhiate disperate verso la porta dove il dottore che lo ha rassicurato un'ora fa è sparito ormai da un po'.
Chase e Zayn sono seduti nella medesima posizione, gambe incrociate e braccia rigide, sguardi bui e tatuaggi coperti da maglioni pesanti e colorati.
Louis rimane fermo a poca distanza dalla barella, con gli occhi vigili e affilati come i lineamenti del suo viso arrossato di preoccupazione come quello di Liam che guarda per terra, le braccia muscolose strette al petto come per uno scudo.
India ha la gola così intrisa di paura che respirare le richiede uno sforzo enorme, riduce tutte le possibilità al suo corpo di fare altro, come piangere o urlare.
Odia gli ospedali. Non ci vuole stare lì.
La prima volta che si ricorda d'esserci stata era per andare a trovare Dalia, in seconda superiore. Era svenuta a scuola perché non mangiava da qualche giorno e India era talmente spaventata da scoppiare a piangere ogni tre minuti scarsi.
La seconda volta, escludendo i prelievi del sangue, è stata dopo che Alec è scappato da casa propria, lasciandola senza vita.
La terza volta è stata quando tutto quel vuoto che lei aveva dentro ha iniziato a riempirsi coi colori di Harry.
Poi è nato Felix, Dalia si è slogata il polso inciampando sul ghiaccio e Megan aveva bisogno di sostegno durante un vaccino.
Gli ospedali non le piacciono.
Non le piace la sensazione di ferro che ha in bocca, quel sangue caduto da qualche gengiva durante l'impatto che adesso non le dà modo di pensare lucidamente.
Il dolore alla fronte, l'occhio livido, il collo che tira anche nei più semplici movimenti, l'odore forte di qualcosa che non va.
India ricollega tutto in modo sbagliato ma plausibile.
Può sentire ancora le sue mani violente addosso.
Serra la presa sul lenzuolo leggero che ha tra le dita, le palpebre che si chiudono di scatto prima che il cemento scheggiato di vetri sia ancora sulla sua guancia.
Si alza con un balzo tremante e istintivo, sorprendendosi del fatto che le sue gambe sia ancora in grado di tenerla in piedi. I capelli impigliati tra di loro tengono il suo viso coperto dagli occhi preoccupati di chi cerca di capire ma non ci riesce. Non può.
Perché per India è sbagliato che sia l'unica a essere lì, a essere nella condizione di camminare mentre le sue migliori amiche tengono ancora gli occhi chiusi da qualche parte in quelle dannate stanze.
Sta impazzendo, perché non è giusto. Perché le vuole lì, al proprio fianco, perché il semplice pensare di non poterle vedere le chiude il petto in una morsa mortale.
Non riesce a pensare a cosa sarebbe disposta a dare per sentire Dalia accendersi una sigaretta e litigare con Emma perché non gliene rubi una dal proprio pacchetto, per vedere Olivia e Megan parlare di quando andranno finalmente a Tomorrowland “a costo di vendere il culo”, per sentirsi in salvo, al sicuro.
Sapere che andrà tutto bene.
Mani possessive sul suo collo, il gelo del vetro di un bicchiere che lacera la pelle e Megan che le fa le unghie e si lamenta ridendo di quanto sia incapace nel prendersene cura.
L'occhio che piange e sembra sanguinare da quanto brucia e Dalia che la stringe forte con la scusa di ridere troppo per riuscire a stare in piedi.
Il labbro spaccato in più punti che è l'unica cosa che riesce a non farle perdere i sensi ed Emma che ti farebbe sorridere anche in mezzo al caos di una giornata vuota.
L'umiliazione col terrore di non potersi più rialzare e Olivia che con mani gentili accarezza le guance e dice: “Andrà tutto bene”
India si lascia sfuggire un singhiozzo sordo, camminando per scappare da quelle immagini strazianti che sicuramente saranno i suoi incubi e le sue sedute dallo psicologo per i prossimi due anni.
Il problema di quando riesci a spiccare il volo dopo essere partito da zero è che se poi inciampi, il fondo è ancora più in basso perché la caduta è più violenta.
Questo lei lo sente sulla sua pelle graffiata, tra i pensieri disconnessi come i propri movimenti.
Si appoggia al muro freddo con occhi vuoti, privi di colore. Il petto stringe i polmoni fino a mozzarle il respiro. Fa sospiri ansanti, che rotolano fuori come privi di forza.
Poi va in panico, completamente.
Si sente impotente, perché vorrebbe urlare addosso a Louis di lasciarla andare, di non toccarla. Lui vuole solo aiutare, certo, ma sta peggiorando la situazione e questo non lo capisce.
Il suo tono allarmato tradisce le sue parole, dice: “India, va tutto bene” e lei non lo sente se non addosso, mentre la tocca con mani che non riconosce, che non vuole.
La presa violenta sulle sue braccia mentre Alec urla e la risata lenta di Harry contro la guancia arrossata.
È come avere tutti i sensi bloccati e percepire dita estranee su tutto il corpo, una sensazione di terrore che non le fa che desiderare di morire.
Si maledice di aver messo la cintura di sicurezza, non ci vuole stare lì non ci vuole stare non ci vuole stare.
Si fa tutto buio mentre le mani di Alec sono ancora sul suo collo, mentre lui ancora urla e lei ancora ha paura.
Paura di non farcela.
Paura di non sopravvivere.
Paura di non vederle più.
Quelle dita che la stanno soffocando col semplice fatto di essere sbagliate si frantumano come sospiri contro il vento.
C'è un altro tocco, più pesante e irruento, più doloroso ed efficace. Giusto.
Il suo corpo si tende a quelle mani familiari. È un istinto, è lui.
India ha il tempo di alzare appena la testa verso il suo volto chiaro prima di sentire le braccia di Harry attorno al gelo dentro di lei. È ferrea la sua presa: non la lascerà andare via.
È l'ennesima goccia che fa scoppiare il tutto. India emette un gemito disperato prima di piangere forte, singhiozzando contro la sua spalla fino a morsicarla.
Harry è ovunque, tra i suoi capelli e contro il petto, la fronte e il collo, se la trascina addosso con più forza per appoggiare la schiena al muro e scivolare piano lungo la parete.
Cadono insieme, come fatti dalla stessa pelle. Lui continua a stringerla come se la paura che se ne vada gli facesse aumentare la potenza, lei si sistema contro di lui perché è la cosa giusta da fare.
Harry la circonda tutta, con le gambe incrociate e le braccia rigide, dure. Le dita accaldate dalla fretta di essere lì le toccano la guancia umida e fredda, lui si china ancora di più e lei percepisce chiaramente il suo ordine vestito da sussurro.
“Mi senti? Respira”
È quello che ha pensato lei quando ha aperto gli occhi e tra i resti di quella macchina ci ha visto Megan, la testa sanguinante e il volto pallido come un lenzuolo. Le sue dita non hanno risposto ai comandi della sua mente, avrebbe voluto così tanto avvicinarsi a lei da pensare di impazzire.
Respira, Megan.
“Sono qui. Ci sono io. Respira, India”
La cover del telefono di Emma era affianco al suo braccio intrappolato contro la portiera. Sentiva ancora il suono dell'impatto e quello del suo cuore. L'ultima cosa a cui ha pensato prima di affogare in quella quiete martellante è stata la soddisfazione nel sapere che finalmente il telefono della sua migliore amica avrebbe smesso di vibrare per ogni stupidata di qualche social network.
“Amore mio? Respira”
Il primo è sempre il peggiore, India gli attacchi di panico li ha sempre trovati devastanti per quello che succede dopo. Il primo respiro sembra una tortura, i suoi polmoni bruciano da impazzire. Lei d'istinto alza le braccia per stringere il collo su cui sta cercando di sopravvivere, mentre Harry serra una mano sulla sua nuca e le sfiora la palpebra livida con la bocca, sta attento a non toccare i punti freschi sulla fronte. Ha le labbra che tremano.
“Ho giurato a me stesso che non ti avrei mai vista così, quindi ti prego – ripete – respira
India fa quello che ha sempre fatto in quei giorni, quello che era abitudine prima.
Chiude tutto fuori, ma rimangono solo loro.
Amore mio, respira.
“Bravissima, così. Ci sono io”
Tu.
 


 
 
Emma è la prima a svegliarsi.
La sua gamba è ingessata perché il ginocchio s'è spezzato con la botta, ma i dottori dicono che poteva andare peggio, considerato la sua posizione e il fatto che non indossasse cinture di sicurezza.
Il suo polso è fasciato e lei non smette di sbattere le palpebre, come se la luce artificiale della camera le desse fastidio.
Le infermiere le fanno domande semplice mentre il medico controlla pupille e reazioni, ma nel complesso sta bene. Ha una forte emicrania e tanta voglia di dormire, non vuole che nessuno la disturbi se non India.
Vuole solo India.
Si guardano per qualche secondo, una sdraiata in mezzo a rumori meccanici e cuscini scomodi e l'altra in piedi rigida con la porta chiusa alle spalle.
La voce di Emma è roca e bassa quando dice: “Sei viva” con gli occhi pieni di lacrime.
“Sei viva” ripete India, il tono stravolto dalla voglia di piangere.
“Le altre?”
“Sono vive”
Emma annuisce lentamente, il volto pallido e quel taglio sulla guancia la invecchiano di anni. Si lascia scappare un singhiozzo che sembra farle malissimo.
“Mi dispiace” piange, col petto che cerca di non tremare.
India scuote la testa con violenza, non osa avvicinarsi per il terrore che sia solo un sogno.
“Non fa niente, non fa niente”
È un mantra che entra nella testa di entrambe. Non fa niente, perché sei qui e respiri. Sei viva.
“Ti voglio bene” esclama Emma all'improvviso, con le pupille arrossate dalle lacrime.
“Ti voglio bene” ripete India, e trova la forza di avvicinarsi.
Dormono come dormono a casa, su un materasso che stavolta riesce a contenere tutte e due.
Strette, legate.
Fanno lo stesso sogno, quello dove cadono nel vuoto e c'è puzza di sangue e morte.
Quando India si sveglia, le basta stringere le dita per sentirla al proprio fianco. Emma dorme profondamente e sembra una bambina.
Non sono neanche le sei di mattina, il corridoio è ancora più deserto di prima e c'è Zayn che le sta sorridendo a bruciapelo seduto su una delle poltroncine, Harry di fianco a lui con gli occhi chiusi e le braccia incrociate.
“Dalia e Megan si sono svegliate da poco – mormora – La caviglia di Olivia è come nuova”
È come tornare a galla.









 


Non avete idea di quante lacrime abbia versato per questo capitolo, è stato un'altalena di emozioni che non saprei nemmeno descrivere.
Come al solito, il risultato lo trovo mediocre, per nulla soddisfacente.
Spero che la prima parte sia abbastanza chiara, nonostante tutto il casino che capita nella testa di India!
E' da un po' che non mi fermo nello spazio autore, in effetti ho sempre paura di rovinare il capitolo parlando a vanvera, come adesso.
Ad ogni modo, ci tenevo a ringraziare dalla A alla Z tutte le persone che continuano a scrivermi e a seguire la storia nonostante tutto.
Siete delle stelle meravigliose!
Grazie di cuore per tutto <3
A presto,
Caterina


 

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Capitolo 25
*** 24 ***



 
(24)
 


 
Emma sbatte le palpebre pesantissime e cerca di non pensare alla sensazione di prurito che le intrappola l'intera gamba, osservando con aria timida la figura seduta sulla sedia dove nemmeno tre minuti fa c'era appollaiato suo padre.
Liam sembra parecchio impacciato e stanco, non ha ancora spiaccicato parola e continua a torturarsi le dita come per calmarsi. Il cipiglio preoccupato sul suo viso fa fatica a stendersi, non la guarda e questo a lei dispiace.
Dice: “Non sono morta” quasi a ricordarglielo.
Lui alza di scatto la testa, allargando gli occhi castani nella sua direzione.
“Cosa?” le domanda subito, il tono pieno di emozioni.
“Non sono morta – Emma ripete – Vi state tutti preoccupando per nulla, davvero. Possono succedere queste cose”
Probabilmente parla così perché non ha ancora chiaro come saranno le prossime settimane con il gesso alla gamba e respiro ancora incerto per la paura.
Lui la guarda con uno sguardo indecifrabile, sorpreso e basito come se avesse davanti un'opera d'arte o un morto che cammina. Poi si mette a sorridere, borbottare tra le spalle larghe che “Addirittura un incidente! Non ce la faremo mai ad andare d'accordo, io e te. Per una volta che ci avviciniamo come si deve, eccoci in ospedale”
Emma ride con lui, prima piano perché non capisce e poi a voce alta, facendosi male. Sembra uno sfogo a tutte le emozioni che l'hanno colpita nelle ultime ore, le butta fuori con le lacrime agli occhi per il divertimento e la paura e il sollievo di esserci ancora.
Ridono insieme, guardandosi negli occhi, due bambini timidi e rossi al primo appuntamento.
Nelle pupille c'è scritto chiaramente, e la solita frase fatta dice che l'amore lo riconosci sempre.
Loro si amano, infatti.
È un nuovo inizio.
 
 
 
 
Felix dorme sulla poltroncina verde accanto alla finestra, con la guancia spalmata sui jeans neri di Chase mentre il padre passa le dita tatuate tra i suoi capelli.
Olivia ha appena finito di parlare al telefono con sua madre, che da Parigi già cerca voli low-cost per imbarcarsi e atterrare a Londra. Ha provato a convincerla a restare in Francia – Non è niente, mamma. Sto bene, giuro, ma sua madre è testarda e protettiva come non mai: non le fai cambiare idea nemmeno per mille sterline.
Ora Olivia sospira, chiudendo la chiamata e giocando col telefono di Chase per qualche istante, chiedendosi se sia il caso di guardarlo anche solo negli occhi.
Lui la sta fissando, con quello sguardo preoccupato che lo fa sembrare più sciupato e vecchio, lei odia vederlo così e si sente in colpa perché la colpa è solo sua.
E non per quanto riguarda l'incidente – tecnicamente, è colpa di Megan, ma di loro due, del loro amore, di quello che si può ancora salvare.
Perché è di questo che si tratta, perché Chase non si merita tutto quello che lei ha combinato.
Così “Devo dirti una cosa” esala, schiarendosi subito la voce per via del tono raspo con cui ha parlato.
Alza gli occhi dal lenzuolo per guardarlo in faccia e vederlo inumidirsi le labbra e sospirare appena, senza smettere di accarezzare la testa di Felix.
“Lo so già – dice poi, semplicemente – Me lo ha detto Zayn”
Il petto di Olivia esplode di brividi, si sente mancare la terra sotto i piedi nonostante la posizione e la situazione. Il respiro accelera subito, mosso da quelle semplici parole. È la fine, pensa.
Chase interpreta il suo silenzio e continua: “La sera stessa in cui sei partita – spiega, e sembra che abbia la bocca impastata – È venuto a casa e mi ha detto cosa è successo”
“Vuoi lasciarmi?” il labbro di Olivia trema, mentre glielo chiede.
Lui fa un sospiro dentro un sorriso tenue, scuote la testa lentamente e blocca le dita.
“Non ho intenzione di farlo – mormora poi, un tono mellifluo che fa quasi paura – So come sono andate le cose, e ti conosco. Quindi so perfettamente perché lo hai fatto, e so a cosa hai pensato mentre lo facevi”
È interessante il modo con cui evita di dirlo a voce alta, lasciandolo sottinteso come se in questo modo diminuisse il dolore scaturito dalle azioni.
Si alza lentamente dalla poltrona, facendo appoggiare la testa di Felix al bracciolo. Fa un respiro grande e si passa una mano tra i capelli bruni, leccandosi le labbra.
Parla piano, ma il tono è un misto chiaro di emozioni.
“Se mi dispiace? – esclama – Cazzo, se mi dispiace. Se sono arrabbiato? Ho pensato per qualche secondo di picchiarlo, quando me lo ha detto. All'inizio è stato straziante, continuavo a dirmi che non poteva essere, che tu non eri così, che non lo avresti mai fatto”
“Mi dispiace” gli occhi di Olivia sono ancora intatti, ma ciò non significa che non stia piangendo.
“Lo so – lui ribatte secco, sospira ancora – Dispiace anche a me, cazzo. La cosa che...che non riesco a sopportare è che tu non me lo abbia detto. Tu non mi hai mai detto che stavi male, che c'era qualcosa che non andava, non mi hai mai detto nulla e io ho interpretato tutto in modo sbagliato. Potevamo superarla, se solo tu ti fossi fidata di me”
“Non si tratta di questo – Olivia cerca di spiegarsi, stringendo tra le mani il lenzuolo – Sai che io-”
“È questo il punto! – Chase la interrompe alzando la voce, per poi riabbassarla subito dopo – Io non so più nulla di te, Olivia. È dura, perché fino a questo momento pensavo di averti accanto e invece ora capisco che tu non c'eri. Avrei dovuto capirlo che non eri felice, e mi dispiace essere stato troppo preso da me stesso, ma tu dovevi semplicemente parlarmi, non scappare come se le cose in quel modo fossero più semplici”
Erano più semplici, infatti – lei si passa una mano tra i capelli ancora sporchi d'asfalto e vetri rotti e deglutisce – Per lo meno all'inizio. Avevo di nuovo la mia vita, quella vecchia che pensavo mi mancasse e...Dio, mi sento una persona orribile”
Come diavolo ha potuto anche solo pensare di potersi mettere al primo posto anche adesso?
“Non la sei”
“Ma c'era qualcosa che non andava – continua, sentendo il petto bruciare – Ero lì, a divertirmi come un tempo, eppure. Non c'ero davvero. Volevo solo tornare a casa e sentirmi di nuovo al mio posto”
Olivia non sopporta i sentimenti detti ad alta voce, specie quando a parlare è lei. Hanno un che di distruttivo e finto, come una fotografia che non dà l'idea dell'immenso che hai davanti.
Adesso bisogna rimboccarsi le maniche, però, e ammettere di aver sbagliato. E Olivia lo sa, che non si cresce un figlio se non si cresce a propria volta.
Non vuole giustificare quello che ha fatto, crede che mai riuscirà a perdonarsi di aver baciato un'altra bocca. Eppure, in un punto impreciso, il suo cuore si scalda alla consapevolezza dell'amore che Chase prova per lei. All'amore dentro quella stanza, quelle quattro mura dove c'è semplicemente casa sua.
“Mi dispiace” ripete, abbassando gli occhi.
“Anche a me”
“Ma ti amo, e voglio che le cose tornino come prima”
Lo sente abbozzare un sorriso. “Anche io”
Non sarà facile, ma sarà il posto giusto.
 
 
 
 
 
Megan piange silenziosamente, senza singhiozzare. Tiene la guancia contro il cuscino ormai umido del letto mentre sente le dita leggere di Louis accarezzarle le lacrime per spazzarle via.
“Non è colpa tua” le ripete, per l'ennesima volta, senza smettere di sfoggiare quel sorriso piccolo che distrae dagli occhi torbidi e spaventati.
Lei continua a rimanere zitta, a guardare un punto che non è lui e a sentirsi persa.
“Poteva capitare a tutti, non è successo nulla – Louis riprova, passandole ora una mano tra i capelli lunghi e sul collo pallido, cercando di non toccare le piccole ferite che costellano il volto e le braccia – Qualche osso rotto non fermeranno le tigri che siete voi”
Con la mano destra, Megan si sfiora appena la fasciatura al polso della sinistra, come un gesto involontario.
“Piccola, va tutto bene”
“Avrei potuto ucciderle”
Il suo tono è glaciale, freddo come le sue dita e il suo corpo. È un pensiero che non la lascerà dormire la notte per il resto dei suoi giorni.
Non ricorda assolutamente nulla di ciò che è successo prima e dopo lo schianto, se non una vaga voglia di spegnere tutto.
Ma avrebbe potuto ucciderle. Potevano morire, e sarebbe stata tutta colpa sua.
Non riuscirà mai a conviverci.
“Non è successo” lui ribatte, calmo.
Poteva, però”
“E allora? – Louis si avvicina quel tanto per dare le spalle alla porta chiusa e aumentare l'intimità del momento, soffiandole sul volto quelle parole che sanno di caffè – La vita è fatta così, e tu non puoi crogiolarti pensando a quello che poteva succedere. Pensa a quello che invece è successo, a quello che hai ora. State tutte bene, e tu sei qui con me”
“Avrei potuto non esserci”
Smettila – il tono di Louis si trasforma in un ordine, una preghiera – Basta, adesso. Non è colpa tua, capito? È stato un incidente...nel vero senso della parola”
E quanto sei stupido, le verrebbe da dire. Invece Megan si ritrova semplicemente a sorridere con le lacrime, perché nonostante tutto Louis sa farla stare bene, e non è cosa da poco.
Louis la vede sorridere e sorride a sua volta, baciandole la guancia umida.
“Ti amo – sospira – E supereremo anche questa”
 
 
 
 
 
 
Dalia apre gli occhi nel momento in cui sente la porta cigolare leggermente. È sotto morfina o cosa?
“Sto sognando?” domanda, stordita come non mai.
Niall fa un sorriso ampio, vero. Chiude la porta dietro di sé e si avvicina piano dentro quella tuta sportiva che gli dà l'aria da ragazzino.
“Fai ancora sogni su di me? – ribatte – Credevo ti fosse passata il periodo fan-artista”
No, non sta sognando.
Lei muove le labbra per cacciarsi in gola quel sapore amaro che le invade la bocca, è ancora stanca morta nonostante abbia dormito da quando suo padre l'ha lasciata riposare.
Decide di lasciar perdere, almeno per adesso.
“Che ci fai qui? Credevo fossi in tour...credevo mi odiassi”
“Potrei mai odiare un faccino come il tuo?” Niall esclama, sedendosi sul materasso all'altezza dei suoi fianchi.
Lei si schiarisce la voce, di nuovo quel senso di completezza solo a sentirlo lì vicino. Solo a sentirlo e basta.
“Niall, sono seria”
E nella sua testa già a formarsi le paranoie sui capelli, sul trucco, sulla faccia stravolta che sicuramente ha adesso.
In fondo, Dalia è sempre Dalia.
“Anche io – lui risponde, alzando le spalle – Anzi, facciamo così. Ti odio”
Sulla sua faccia pallida e stanca passano centinaia di pensieri che gli tirano i lineamenti fino a farlo arrabbiare.
Prima che Dalia dica qualcosa, lui riprende: “Ti odio, perché mi hai fatto preoccupare come uno stronzo. Hai...hai idea di come mi sia sentito dopo che India mi ha chiamato? Che, tra l'altro, lasciamelo dire, è proprio una bastarda, il tono che ha usato è stato da vera infame”
Lei combatte con l'istinto di prendendo a sberle o baciarlo fino a farlo stare zitto. Le mancava il sentirsi al sicuro con qualcuno che sapesse amare la sua parte peggiore come se fosse la cosa più preziosa di tutte.
“Per tutto il viaggio in aereo non ho fatto altro che pensare a quanto sarei morto se ti fosse successo qualcosa. Ho scritto una cosa come quattordici canzoni e credo che se l'etichetta non mi licenzia adesso non lo farà mai più. Non rifarlo di nuovo, Dalia. Ti avverto”
Adesso la guarda seriamente, con gli occhi in tempesta e l'emozione che fa vacillare il suo tono di voce. Dalia è così grata per tutto che potrebbe mettersi a piangere come una bambina.
Il fatto è che non sarebbero Niall&Dalia se lei non trovasse un pretesto per litigare.
“Io non c'entro niente! – esclama, stizzita – Se ti fossi degnato di rispondere a qualche cazzo di telefonata, forse non avresti fatto un volo pieno di sensi di colpa!”
Lui si alza in piedi di scatto e stringe forte i pugni.
“Credi che sia per questo? – dice, a voce alta – Credi che...che abbia avuto una paura fottuta solo per una stupida litigata? Cazzo, potevo...potevo perderti! E cosa mi sarebbe rimasto, eh? Niente, cazzo! Quindi ti odio, sì, perché ti amo così tanto che... - prende un respiro profondo, chiude gli occhi – che senza di te non sono nulla”
Le azioni che si susseguono sono poche, semplici. Dalia scoppia a piangere come una bambina, come se quelle parole – quello che è lui – l'avessero colpita talmente forte da farla spaventare e farle male. Si copre il volto con le mani e sente la schiena tirare come se avesse una lama che trapassa la pelle.
Non le importa, non più.
È difficile credere a chi ti ama, più facile a chi semplicemente lo dice. Possono sembrare la stessa cosa, ma Dalia ci vive con le parole e sa che molto spesso non bastano.
Ti amo è solo ti amo, in fondo. Non c'è niente di romantico, niente che possa cambiare il mondo.
Prova a dire ti amo urlando, con le lacrime agli occhi per il dolore, per la paura che possa essere l'ultimo ti amo, con il cuore che pompa sangue gelido che non si ferma, coi pugni serrati e la gola secca, arida.
Prova a dire ti amo con una carezza, un bacio sulla pelle d'oca di un ventre bollente, tra un sussurro e una presa di posizione, mentre due corpi si sentono vicini dopo tanto tempo.
Fa tutto un effetto diverso, sembra tutt'altra cosa. Cambia il mondo.
Prova a fare come Niall, che già si asciuga gli occhi perché lei è fragile e ha bisogno di aiuto, che si siede di nuovo accanto a lei e le bacia i capelli e la fronte, che le toglie dal volto quelle mani piccole e pallide per stringerle tra le dita e sentire che ancora il cuore batte.
Non c'è bisogno di aggiungere altro.
 
 


 
India è seduta sul muretto prima dell'insegna verde dell'ospedale, una sigaretta che sta fumando il vento di quel pomeriggio e lo sguardo rivolto negli occhi di Harry, che le sta davanti in piedi e guarda verso la strada con l'espressione persa.
È dovuto andare a lavorare quel giorno, ma è tornato il prima possibile, incontrandola fuori dalla struttura mentre lo aspettava.
Lei gli fa quella domanda che ha in testa dalla notte scorsa e che non le sta lasciando nemmeno il tempo di pensare a qualcos'altro.
“Cosa intendevi?”
Harry porta gli occhi verdi su di lei, leccandosi le labbra. Ha i capelli dentro una cuffia blu elettrico e il fisico chiuso in una giacca nera, un maglione grigio e un paio di jeans strappati sulle ginocchia. È bianco come chi non ha chiuso occhio, come chi non riesce a prendere sonno.
La osserva per qualche istante, poi fa un passo avanti e le appoggia una mano grande sulla coscia, in un gesto apparentemente casuale che serve solo a capire quanto lontano può spingersi.
“Quando?” domanda, quando lei non s'irrigidisce.
“La scorsa notte – India spiega – hai detto che hai giurato a te stesso che non mi avresti mai vista così. Così come? Cosa significa?”
Le sue dita hanno uno spasmo rigido sul tessuto dei jeans, Harry la guarda con una certa sorpresa, come se non si fosse aspettato che lei ricordasse.
Come se si potesse scordare qualcosa del genere.
Poi il suo sguardo assume un che di incerto, le sue iridi si stringono appena.
“Faccio spesso questo sogno – dice – È un sogno che ho da quando Megan mi ha parlato di Alec. C'è questa stanza completamente bianca, e ci sei tu con un altro uomo. Nella mia testa ha i capelli neri e gli occhi chiarissimi, è alto e ha le mani bianche, venose. Lui inizia a parlarti, ti dice delle cose oscene e tu...tu stai zitta”
Il suo tono si inceppa appena, fa un respiro profondo e nei suoi occhi India ci vede solo disperazione.
“Sei immobile, hai uno sguardo che supplica e invece non dici niente. Lui continua a urlare come se tu gli rispondessi, finché...inizia a toccarti, ti stringe come se fossi fatta di burro. Io sono lì, capito? Continuo a guardare tutto senza la possibilità di fare niente, perché qualcosa mi tiene inchiodato al pavimento. Dentro la mia testa vorrei che finisse e invece è come se fossi costretto a guardare. Quando mi sveglio è sempre troppo tardi e ho talmente tanta voglia di...di spaccare qualsiasi cosa che quando sento che sei nel letto con me ho paura di farti male”
“Non lo faresti mai, Harry” lei gli dice, ma non è per rassicurarlo. È una constatazione.
Lui respira a narici aperte, pianta entrambe le mani sui fianchi di India e annuisce, stringendo le dita quanto basta per farle schiudere le labbra.
Annuisce: “Lo so. Ma in quei momenti è difficile ragionare lucidamente”
La fronte di India cade contro la sua clavicola, su quell'osso sporgente su cui s'è appoggiata milioni di volte.
Respira.
Sente la sua mano stringerle i capelli mentre le bacia una tempia e si avvicina.
“Sono così stanca” lei sussurra, con gli occhi bagnati.
“Va tutto bene”








 

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Capitolo 26
*** 25 ***



 
(25)



 



India ha il braccio intorno alla vita di Olivia, che invece le accarezza i capelli biondi con le dita calde, toccandole di tanto in tanto la guancia che non è posata sul suo petto.
Ci sono sei letti nella stanza, quattro occupati e due da riempire. Ci è voluta la mano ferma – e potente – di Ivan Buster per farle stare tutte insieme negli ultimi giorni di ricovero, ma è successo e va bene così.
Megan la mano ancora non riesce a muoverla, dovrà subire un intervento chirurgico per l'osso, però è serena. Perlomeno da questo punto di vista.
La caviglia di Olivia di tanto in tanto manda scariche di dolore lancinanti, eppure lei stringe i denti e ascolta le parole speranzose della dottoressa Portman che non fanno che ripeterle che starà bene.
Emma dovrà portare il gesso per un mese intero e a lei la cosa non cambia molto, almeno smetterà di cercare lavoro inutilmente.
Dalia ha rassicurato i suoi fans sui social-network per qualsiasi cosa sia successa: tra un paio di giorni la dimetteranno dall'ospedale. Non berrà mai più, anche.
È un po' come una domenica a casa, quando India e Megan portavano i loro materassi sul tappeto della stanza di Olivia e Dalia e tutte e cinque passavano il pomeriggio ad ascoltare Frank Ocean in mezzo a quella cappa di fumo allucinante.
Solo che ora sono al secondo piano di un ospedale, con due di loro che non riescono nemmeno ad alzarsi e senza sigarette.
Dannazione!, senza sigarette.
È Megan quella che parla dopo quel lungo silenzio iniziato dopo che India è entrata nella camera e s'è sdraiata senza nemmeno pensarci sul letto di Olivia, facendo ben attenzione a non sfiorarle la caviglia.
“Mi dispiace. Vi giuro che...mi dispiace. Non penso che riuscirò mai a...”
Megan è emotiva, piange molto spesso. Ha ancora gli occhi arrossati, è stanca e pallida, senza trucco sembra quasi ghiacciata. La sua voce s'incrina spesso ultimamente, anche adesso mentre sdraiata su quel materasso duro guarda in alto e cerca di non singhiozzare.
“Non è colpa tua – esclama subito Dalia, sul letto accanto al suo – Tu non c'entri niente, anzi”
“Guidavo io, Dalia”
“E allora? – interviene Olivia, nel materasso davanti a quello di Megan – Siamo morte? No, stiamo tutte bene. Siamo ammaccate, è vero, ma-”
Megan scoppia a piangere subito dopo, senza lasciarle il tempo di finire la frase. Si copre il volto con il braccio sano e singhiozza in modo quasi disperato.
Le altre si allarmano subito, “Perché piangi?” le chiede Emma, spaventata.
L'altra non riesce a rispondere, India è tentata dall'alzarsi finché non collega e realizza.
Allora scoppia a ridere.
“La tua macchina? – dice, alzando appena la testa dal petto di Olivia – Piangi per la tua macchina?”
Megan geme, annuisce e si dispera ancora di più. “La mia bambina!”
Dalia sembra essere più tranquilla ora che sa la causa del suo pianto, le sorride con amore e poi “Te ne compro milioni di macchine – dichiara, incurante – Oh dio, sempre che qualcuno mi voglia ancora dopo tutta la merda in cui mi sono cacciata”
“Tu e Niall state ancora insieme?” le chiede India, senza troppi giri di parole.
Il suo sorriso si allarga. “Assolutamente
“E allora che cazzo t'importa del resto, scusa?” la bionda continua, vuole arrivare dritta al punto.
“Da quando quel resto paga le bollette, amore”
“Touché”
Emma si guarda il gesso bianco che le fascia la gamba, arriccia le labbra e per un attimo esce da quella stanza, con i suoi pensieri sempre distanti, quasi inconcepibili. Mentre Megan si riprende e Dalia inizia a spiegare la storia con Niall a Dublino, lei tace.
“...quindi è successo che sono stata una stronza – la cantante conclude in modo del tutto tranquillo, perché qui non è in televisione o in radio, non c'è nessuno dietro le quinte che con gli occhi le dice di sorvolare determinati argomenti – Una grande stronza...”
“Colossale, direi” ribatte India, saccente.
“...con tutti – Dalia continua – Mi sono...fatta prendere dal successo e dal fatto che fossi figa e vi ho trattate di merda. Quindi scusate, davvero”
Nel dirlo ha gli occhi vaganti e le mani che torturano il lenzuolo, è in imbarazzo e ha paura.
Vorrebbe una sigaretta.
Megan si gratta una guancia, sente le pupille secche. Dice: “Scuse accettate, almeno per quanto mi riguarda. Sei stata una stronza, ma posso capire. Insomma, era il tuo momento, no?”
“Esatto – esclama Olivia – Avrei voluto prenderti a sberle un paio di volte, ma vale lo stesso anche per me. E già che ci siamo, scusatemi perché sono scappata così dal nulla, perché mi sono isolata e non vi ho detto nulla su Zayn...”
È qualcosa che non si cancellerà ma dalla sua pelle, anche se potrà andare avanti e non pensarci, ci saranno sempre i sensi di colpa. E da quelli, lei ora sa, non si sfugge.
“Io vi perdono tutte – India si mette seduta con un sospiro, i punti sulla fronte iniziano a prudere – Direi che non c'è nessuna completamente innocente. Quindi vi perdono, e scusate”
Il fatto è che bene o male in cinque pensano la stessa identica cosa.
Quando il tuo corpo avverte un'assenza, una mancanza, scattano vari processi in grado di farti imparare a conviverci, magari riempirla senza però farla andare via del tutto. È come il vento gelido che batte sempre e solo nello stesso punto: all'inizio è dolore, poi fastidio e poi i sensi si annullano, quella parte di pelle è come se non esistesse più.
Ecco, sì, ora prova a tornare intatta, coperta – protetta – dopo così tanto tempo. Tocca venire a patti con compromessi, tocca abbassare la testa appena appena per tornare ad abbracciarsi forte, a toccarsi come una volta senza pensare male, senza credere che sia tutto finto.
Sono cinque ragazze, cinque giovani donne che da bambine sono diventate grandi insieme, con loro funziona così, in amore funziona così.
Questo è amore.
L'emozione che circola in mezzo al sangue è quella di un respiro profondo dopo un periodo senza battito, è quella di aver ritrovato di nuovo il posto giusto, le persone adatte.
India potrebbe iniziare a urlare a questo punto, scoprire il tatuaggio che Megan ed Emma si sono fatte insieme e intavolare una scenata degna di questo nome. Se non lo fa è perché non ne vale la pena, perché sono di nuovo una famiglia e in famiglia le cose vanno così, a volte c'è bisogno di sbagliare, a volte solo di spazi, di qualcosa di nuovo.
Non si lasceranno alle spalle il dolore di quello che è successo, non dimenticheranno e forse non smetteranno mai di soffrire del tutto. Perché non sono perfette, sono umane, il rancore fa un po' parte di loro.
Invece staranno zitte, come India in questo momento. Litigheranno ancora, ancora si insulteranno e andranno via, ma.
È ciò che si fa con le persone che si amano.
India ha capito che non ha bisogno di un tatuaggio, è già piena di segni sulla pelle che ricordano le sue migliori amiche.
“India? Stai piangendo?”
“Sta zitta, Dalia”
“Abbiamo fatto piangere India!”
Scoppiano tutte a ridere, anche la bionda che ha le lacrime sulle guance e il respiro corto per quanto sia l'amore che sta provando in questo momento.
Niente sarà mai pari a questa sensazione.
 
 
 
 
 
“Sapete a cosa stavo pensando?”
“Tu pensi?”
“Ah ah – Emma alza gli occhi al cielo, ma sfoggia un sorriso – Come sei simpatica, Meg”
Quella la guarda dal suo letto, sono esattamente nella stessa posizione di un'ora fa, solo che India ora è sul letto di Dalia e quasi si addormenta.
“A cosa stavi pensando, Em?” chiede Olivia, evitando come sempre la polemica.
Emma si stiracchia per quanto la gamba glielo conceda, poi inizia a spiegare: “Vi ricordate quanto alle superiori volevamo creare una marca di vestiti tutta nostra?”
“Come dimenticarlo! – esclama subito Dalia, appoggiata a quei sei cuscini dietro la sua schiena – Candice era andata fuori di testa, per quel progetto”
“Così ho pensato – continua Emma, dopo aver annuito appena e guardato negli occhi tutte – Perché non lo facciamo veramente? Adesso, dico”
“Perché siamo sfigate? – ribatte Megan, sarcastica – Insomma, non sono cose che si decidono da un giorno all'altro. E poi cosa facciamo noi?”
Non intende assolutamente essere offensiva, ma Emma ammutolisce lo stesso e scrolla le spalle come ogni volta che chiude una conversazione.
C'è un silenzio di riflessione, poi la voce assonnata di India.
“Non è una cattiva idea”
E lei non è di certo Emma, se India dice che non è una cattiva idea, forse è davvero così. Forse ci ha pensato seriamente.
“Cioè?” Dalia le lancia un'occhiata curiosa.
“Cioè investiamo, come fa il mondo intero – dice, senza aprire gli occhi. È sdraiata di fianco, tiene le mani sotto la guancia – Se non una linea ufficiale, un negozio, magari anche solo online. Olivia ed io ci occupiamo della gestione delle cose burocratiche, dei soldi, dei diritti, dell'estero e dei finanziatori. Emma e Megan per tutto ciò che riguarda la parte creativa, lo stile, ciò che c'è da seguire per vendere. Dalia invece fa da pubblicità, stile Beckham con l'Adidas, per intenderci. Lei potrebbe finanziare il progetto, lo si presenta a qualcuno che conta nell'industria e se il lavoro parte, inizia l'attività. Niall conoscerà qualcuno, no? Giusto per essere ancora più raccomandate”
“Cazzo – commenta Megan, ha già gli occhi che sognano – E credi che funzionerà?”
“Da qualche parte bisogna pure iniziare”
“Cazzo” questa è Emma, a tutto questo non ci aveva pensato ma, cazzo!, potrebbe funzionare.
“È un'idea geniale – Olivia rimane in silenzio, poi il suo volto sembra illuminarsi perché la sua laurea almeno non andrà a puttane – Un'idea geniale!”
“Se funziona, vi compro davvero un milione di macchine” esordisce Dalia, la voce che trema un po'.
India ridacchia: “Se funziona, le macchine le compriamo noi a te”
Le hanno affrontate davvero tutte adesso.
E nonostante tutto guardale ancora qui, insieme.







 

Piccola precisazione!
Le ragazze hanno fatto pace, ma non sarebbe credibile se tutte si lasciassero subito alle spalle il fatto di essersi comportate male, no?
L'amicizia per loro funziona così, è essenziale, per questo si vengono incontro, smettono di essere sempre testarde: perché sanno già cosa si perderebbero a litigare ancora.
Non sono false, né bugiarde, ma umane, vere. Sono persone, e sono imprecise, piene di difetti.
Ma credo che sia proprio questo il motivo per cui siete ancora qui a leggere di loro, vero?
Il capitolo incentrato su di loro era d'obbligo, siccome l'ultimo!
Ci vediamo per l'epilogo!
Grazie di cuore a tutte, davvero!
A presto,
Caterina

 





 

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Capitolo 27
*** 26 ***



 
(26)

 
Siete tutto quello che ho




 

Il sole diventa sempre più caldo a ogni estate che passa, Londra diventa bollente per via dell'asfalto caldo e dell'aria mediterranea che i turisti si portano dietro.
India continua a farsi la stessa domanda da un po', specie quando i capelli le pesano sul collo e sulle spalle.
Chi è che si sposa ad agosto?
Dalla campagna si vedono i grattacieli piccoli e neri, il Tamigi che taglia la città e qualche volatile che sta raggiungendo il mare.
È diversa l'aria che si respira in mezzo alla natura, India lo capisce solo in questi momenti, quando chiude gli occhi e riempie i polmoni di fresco, qualcosa di nuovo.
La panchina di legno su quella collina è diventata il suo nuovo luogo preferito sulla Terra ed è così contenta, nonostante tutto, che sorride da sola, quasi ridacchia. Il vestito floreale che indossa è corto e rosso sgargiante, la fa sembrare una bambina e accentua l'abbronzatura meritata di una settimana in Spagna. I capelli sono sempre più lunghi e sempre più mossi, svolazzano grazie al venticello fresco che si sente solo all'ombra di quella quercia gigante.
“Sapevo che ti avrei trovata qui”
Si volta appena, facendo un sorriso furbo. Con la coda dell'occhio lo vede fare gli ultimi passi in salita per poi sedersi sulla panchina accanto a lei.
“Davvero?” gli domanda, guardandolo negli occhi.
Harry annuisce e sorride, quelle fossette sono sempre un invito a sfiorargli il volto coi polpastrelli. “Ti immaginavo con una sigaretta, però” mormora, grattandosi appena una tempia.
India gli sistema il colletto della camicia bianca sbottonata sul collo abbronzato – che è già perfettamente in ordine – e arriccia la bocca, osservandolo da sotto le ciglia nere di mascara.
“Ho dimenticato il pacchetto in macchina” risponde semplicemente ed entrambi ridono un po'.
Poi Harry posa le mani sulle sue cosce nude e si avvicina, respirandole piano sulle labbra per poi sfiorarle appena, senza fretta. Traccia una scia leggera sulla guancia e sull'osso della mascella fino toccare il collo con un bacio silenzioso. Le sue dita stringono la sua pelle piena di brividi, facendole il solletico e facendola sorridere. India gli accarezza i capelli e le guance, poi appoggia l'orecchio sulla sua clavicola e sospira.
È il suo posto preferito.
Stanno zitti ad ascoltare il mondo che si muove, quella solitudine condivisa che forse non capirebbe nessun altro, quel gioco di gesti che hanno inventato loro.
“E noi? – Harry sussurra contro il suo orecchio – Quando tocca a noi?”
India chiude gli occhi e respira.
“Mi sposeresti?” domanda, con un sorriso un po' incredulo.
Sente le dita di lui districarle i nodi biondi sulla schiena e poi farle il solletico sulle braccia nude.
“Ti sposerò” risponde, dopo qualche secondo.
 
 
 
 
 
Megan sospira soddisfatta alla vista del tendone perfettamente arredato: lei ed Emma hanno fatto un ottimo lavoro.
Beh, loro e il wedding planner, certo.
La navata è costituita da un tappeto bianco che si conclude con un arco di legno dipinto e decorato con margherite grandi e appariscenti. Le tende chiare e l'odore dei fiori appoggiati sulle sedie messe in riga per gli invitati rendono l'atmosfera quasi fiabesca.
“Non dovrebbe girare tutta sola con quel vestito, signorina. È pericoloso”
Scoppia a ridere, voltandosi verso l'entrata del tendone. Fa una piccola piroetta e la gonna di quel vestito rosso svolazza appena. “Ti piace?” domanda.
Louis fa un sorriso con gli occhi famelici, avanza di un passo e le prende una mano portandosela alle labbra.
“Se mi piace? – ribatte, mentre le bacia le nocche, senza interrompere il contatto visivo – Certo che mi piace. Mi piacerà molto di più stasera, quando sarà sul pavimento della nostra stanza”
A quelle parole, sembra che Megan arrossisca. O forse è per via dello sguardo di quegli occhi azzurri, quello che è come una seconda pelle, quello che quasi non lascia respirare. Forse è per via delle dita libere di lui che adesso le accarezzano il fianco con desiderio, rimarcando un possesso inviolabile.
“La stanza che ancora non ha un letto? – ride, togliendo la mano dalla sua presa per appoggiarla sulla guancia liscia per l'occasione – Intendi quella stanza?”
Anche Louis ride, la leggerezza di quello scambio di battute è pari alla tensione che c'è in fondo al cuore, quella che il cuore ancora lo fa battere per qualcun altro, forte.
“Non prendere in giro la nostra casa, ci sono ancora delle cose da fare, cose da mettere-”
“I mobili, per esempio”
“...ma verrà benissimo, sono molto positivo a riguardo” lui conclude, con un sorriso divertito.
“Verrà benissimo perché è nostra” Megan ribatte, le sue braccia ora a circondargli il collo.
“Riesci a crederci? Mia madre non fa altro che piangere ogni volta che mi chiama” il tono di Louis è ancora pieno di emozioni contrastanti.
Lei lo stringe più forte e sorride: “Sì, lo so – risponde – Chiama anche me”
“Voglio che funzioni, questa cosa – lui dice subito dopo, di fretta – Voglio farla funzionare. Sono passi importanti, ma io ti-”
Megan adesso sì che è imbarazzata, gli bacia la bocca velocemente e ride come una bambina: “Come se non lo sapessi! Anche io, anche io! E funzionerà, vedrai. D'altronde, se ha funzionato per loro – e con un cenno indica il piccolo altare in legno – Funzionerà anche per noi”
Louis l'abbraccia, il suo sorriso s'infrange contro i capelli perfettamente sistemati della ragazza che cerca di non macchiargli la camicia con il mascara, mentre preme la guancia contro il tessuto.
Battono i cuori.
 
 
 
 
 
 
 
Emma fuma una sigaretta in silenzio, con la mano alta e il gomito appoggiato al braccio della sedia, appena fuori il tendone.
È davvero soddisfatta del colorito della sua pelle, Miami in agosto è da sempre il posto migliore del mondo.
Tiene una gamba appoggiata su quelle di Liam, che con gli occhiali da sole e i capelli schiariti e più lunghi ricorda vagamente un attore degli anni '80. Lui non fuma, la guarda e basta e sorride come si può sorridere davanti a un'opera d'arte la prima volta in cui si vede dopo una vita studiata tra i libri di scuola, come se ti sorprendesse sempre nonostante tu possa conoscerla a memoria.
“Questi vestiti sono stupidi” Emma esclama all'improvviso, socchiudendo appena gli occhi truccati di rosa per assaporare la brezza leggera del giorno.
“Perché?” le domanda Liam, coprendo la caviglia della ragazza con una mano calda, familiare.
“Perché questo non è un matrimonio – risponde lei, cercando di non distrarsi – I matrimoni hanno le damigelle con vestiti monocolore, e si celebrano in chiese, non in tendoni come se fossimo in campeggio nell'estate della seconda media”
Lui ride appena a quelle affermazioni, le sue dita le stanno facendo il solletico sul polpaccio e con quella camicia azzurra, sembra ancora più affascinante del solito. Più uomo, di una virilità di cui lei è sempre stata gelosa, possessiva.
“È così che ti piacerebbe il tuo matrimonio? – le domanda poi, con la voce studiatamente controllata – Vestiti bianchi e chiesa?”
Quel tipo di comportamento è stato uno delle prime cose di cui Emma ha parlato nelle sedute con Caroline, qualche mese prima. Il fatto che lui voglia arrivare sempre in punti più profondi toccando semplicemente la superficie, facendo in modo che sia lei ad aprirsi, lei a venire a galla. Domandare qualcosa per voler come risposta molto di più.
All'inizio è stata dura, perché Emma la pressione non sa come reggerla, sa scatenare sempre il peggio di lei e questo non è mai stato il modo giusto per affrontare la loro relazione. Caroline l'ha fatta ragionare: se Liam si comporta così è perché ha paura che lei se ne vada, perché tasta piano il terreno per non scivolare, incerto, insicuro. Emma ha imparato a riconoscere la paura dell'abbandono, quella che ha anche lei dopo un litigio, una breve distanza.
Quindi per questo che ora semplicemente ride, inarcando le sopracciglia e dicendo: “Conosco questo comportamento”
Liam sorride colpevole, passandosi la mano libera tra i capelli, scompigliandoli appena. “Non ci pensi mai?” le chiede allora, diretto.
Lei alza le spalle e fa l'ultimo tiro di sigaretta, spegnendola sotto il bracciolo della sedia per poi tenere in mano il filtro e torturarlo finché non si disintegra del tutto. “Ci penso, sì – ammette, senza guardarlo – Ma siamo ancora giovani. O meglio, io sono giovane”
Liam arriccia appena le labbra, la sua mano si ferma di nuovo sulla caviglia piccola: “Non volevo metterti fretta, ma capire a che punto siamo arrivati”
Emma piega la testa e lo guarda negli occhi, mentre sul suo volto compare un sorriso imbarazzato.
“Siamo al punto in cui andiamo finalmente da qualche parte, non ti sembra un gran traguardo?” esclama.
Liam allora ride e “Il migliore di tutti” risponde, sincero.




 
Olivia ha in braccio Felix e un sorriso contento mentre spiega agli invitati appena arrivati come raggiungere il tendone della cerimonia.
La giornata di oggi dà ai suoi capelli una sfumatura rossastra che insieme al vestito che indossa la rende ancora più luminosa.
Le è stato affidato quel compito perché per Penelope, la wedding planner, lei era l'unica in grado di gestire cose del genere. Nessuna si è lamentata, e ora sa il perché.
C'è caldo, perché col mondo che va a rotoli anche l'Inghilterra scotta, e il continuare a sorridere a gente estranea è faticoso dopo un po', ma Olivia sa che comunque che questo giorno è speciale, non c'è spazio per i capricci sui tacchi e sul trucco fastidioso alle ciglia.
Perfino Felix è calmo, divertito, perfino lui sembra capire.
“Dallo a me” si sente dire, dopo aver salutato la madre di Louis e tutta la famiglia Tomlinson.
Olivia si volta, incontrando la figura slanciata di Chase, che ha le maniche della camicia alzate sui gomiti e i tatuaggi delle braccia al contatto con l'aria fresca di campagna, quel nome tatuato sulla pelle che appartiene al bambino che adesso stringe forte, baciandogli i capelli.
“Va tutto bene?” le domanda poi.
Olivia si stiracchia appena, annuendo e facendo un sorriso. “Benissimo, e tu?” gli chiede di rimando.
Chase le bacia la fronte e i capelli, appoggiandole una mano sulla vita per poi sorridere a chi sorride a quella scena.
“Anche io – risponde dopo – Stanno arrivando tutti, ho visto un sacco di gente. Un sacco di gente famosa
“Sì, io ho stretto la mano a Ed Sheeran e credo che sia stato il momento più bello della mia vita” lei riflette, arricciando il naso.
Quando alza gli occhi verso quelli di lui, li trova sbalorditi, così ride e “Sto scherzando! – esclama – Il momento più bello della mia vita è stato quando mi ha addirittura abbracciata
“Olivia...”
Lei ride più forte a quell'espressione tesa, mentre Felix fissa entrambi e non capisce.
“Sei davvero così geloso?” domanda, appena appena soddisfatta.
Chase ha la mascella rigida, fa un respiro profondo e risponde: “Ti fa così ridere il fatto che io possa essere geloso di te? È un uomo anche lui”
“Lo so, ma lui è...Ed Sheeran – enfatizza il concetto spalancando le palpebre – Tutti gli uomini del mondo dovrebbero essere gelosi di lui”
“Non mi stai rendendo le cose più facili, sai?” lui sbuffa, si inumidisce le labbra.
Olivia gli va incontro, cingendogli la vita con un braccio e appoggiando la testa sulla sua spalla per poi accarezzare le dita piccole di Felix.
“Scusa – ridacchia, lasciandogli il segno del rossetto sul collo – è che questa atmosfera mi rende felice”
Lui si scioglie, rilassa le spalle, sorride: “Vuoi sposarti anche tu?” insinua.
Olivia alza la testa per guardarlo negli occhi, quel calore di famiglia è in grado di farla tremare come il freddo dell'anello incastrato all'anulare.
Ancora?” ribatte.



 
 
 
Il braccio di suo padre è saldo, possente. Fanno passi piccoli per evitare di cadere, con gli occhi di tutti addosso come a un concerto.
Il corpetto valorizza il suo seno, e questo a Dalia piace parecchio, considerando la sua seconda veramente scarsa.
Ha il respiro che trema, il sorriso che serve per non piangere e gli occhi che stanno ben aperti e sono emozionati quanto quelli dell'uomo che, al suo fianco, la sta reggendo.
Non ci sono pensieri dentro la sua testa, è un brusio confuso voci e note che si accavallano senza essere scandite sul serio, immagini sopra ad altre che rendono quella camminata irreale, inimmaginabile.
La prima cosa che le viene in mente in modo chiaro, quando è abbastanza vicina, è il fatto che dopo anni riesce a vedere Niall Horan con un abito elegante. Quella cosa la fa sorridere e piangere, perché vuol dire che è tutto vero.
Niall ha quel sorriso, quello di una mattina di primavera, mentre lei apre gli occhi e lui è lì a fissarla, mentre su un aereo lui guarda fuori dal finestrino e tra le nuvole sembra leggerci qualcosa in grado di farlo emozionare fino alle iridi lucide. Ha quello sguardo che parla, molto di più di una qualsiasi litigata o canzone, quello sguardo che lei capisce, sente.
Le sue amiche in fila sono probabilmente la cosa più bella che Dalia abbia mai visto, con quei vestiti tutti uguali e i volti che cercano di contenere le emozioni.
Suo padre ferma la camminata, le bacia la fronte con dolcezza e allunga il braccio verso Niall, che afferra la mano di lei con quella goffa dolcezza e le sorride con amore.
Ha il volto stravolto dalla gioia, le guance rosse inverosimilmente e le dita che tremano.
“Porca troia” sussurra, e Louis al suo fianco ride.
“Ce l'hai fatta a sposarmi” lei ribatte, a bassa voce.
Il prete davanti a loro si schiarisce la gola, qualcuno ride più forte.
Niall fa un sorriso orgoglioso e “Ti amo anch'io” conclude, facendo in modo che la cerimonia inizi.



 
 
 
 
Ovviamente il discorso spetta a India.
Anche perché, con quel vino che gira, lei sembra l'unica di loro ancora in grado di parlare senza balbettare. Sposa inclusa.
Prende parola alzandosi semplicemente in piedi, schiarendosi la voce e facendo un sorriso furbo con il bicchiere di champagne in mano.
La sala da pranzo del residence che hanno affittato per l'intera giornata è grande, arredata di tavoli con tovaglie bianche e fiori veri, costosi. Gli sposi danno le spalle alla vetrata che si affaccia sul tendone allestito per la cerimonia e sono seduti accanto ai rispettivi genitori, imbarazzati e brilli com'è giusto che sia.
Dalia guarda la propria migliore amica con gratitudine, come se il semplice gesto di alzarsi e parlare sia abbastanza per dimostrare il loro volersi bene.
India sente la mano di Harry sul retro del ginocchio, quando inizia a parlare in mezzo alla sala zitta.
“Se ci si pensa bene, questa storia ha davvero dell'incredibile. Voglio dire, Dalia e Niall sono...opposti. Davvero, non hanno nulla che li lega, che li faccia sembrare una coppia, a vederli da fuori. Ma basta davvero poco, per capire che non ci sia niente di più giusto, nella loro relazione. Dalia era una fan di Niall, girava per casa con le lacrime agli occhi ogni volta che lui faceva uscire una canzone, quando qualcuno parlava e lui era in radio, iniziavano litigate assurde in cui scomparivano cd di Chris Brown e Kanye West per vendetta”
“Me lo ricordo!” si sente Megan che ride, come tutti.
“Dalia è...credo che non esista persona più complicata di lei. Ha tante di quelle cose che non riesce a dire che ancora oggi fatico a credere di conoscerla così bene. Con Niall invece vai d'accordo per forza, ti basta bere una birra e parlare di calcio, per fare in modo che vada tutto liscio. Anche esteticamente non hanno niente in comune. Eppure se li osservi bene, ogni tanto puoi vedere la stessa faccia divertita di lui anche mentre lei ride, gli stessi occhi, la stessa espressione. Di tanto in tanto, il vocabolario di Niall si riempie di imprecazioni che possono avere il marchio solo di Dalia, e qualche volta lei ha gli stessi modi di fare goffi di cui forse si è innamorata. Loro sono...l'amore, nel termine più corretto che ci sia. Perché sono veri, litigano sempre, hanno una sintonia perfetta perché hanno imparato a cambiarsi col tempo, senza nemmeno accorgersene. E sono felice che dopo tutto ciò che abbiamo passato, lei abbia trovato qualcuno in grado di capire quanto sia fortunato ad averla”
“Quindi, Horan – questa è Emma, che parla sulle ginocchia di Liam – Se la fai soffrire, ti veniamo a staccare le palle”
C'è un applauso generale, fischi e risate. Niall scoppia a ridere e Dalia a piangere, poi i ruoli si invertono e va tutto bene così.
 

 
 
 
 
È il tramonto ormai, il mucchio di tacchi è accanto alla panchina mentre tutte e cinque guardano il panorama dalla collina che India ha scoperto quella mattina.
La bottiglia di champagne sta facendo il giro delle loro bocche come una di birra in una domenica sera davanti a un film con Leonardo DiCaprio, adesso ce l'ha Olivia che sbatte le palpebre e dice: “Sicura che sia consono per una sposa evadere dal proprio matrimonio?”
Dalia accanto a lei alza le spalle che il vestito lascia scoperte. “A chi importa? Ormai sono sposata, no?”
“Vi ricordate quando passavamo ore in terrazzo a guardare il cielo?” domanda Emma poi, seduta sul terreno accanto a India.
“A fantasticare sul futuro, – ricorda Megan, la testa appoggiata sulla spalla di Olivia – a fumare canne su canne e a pensare di essere giovani per sempre”
“Beh, qualcosa però si è realizzato – Olivia riflette – La FTS sta avendo successo”
“Ci credo! Siamo dei cazzo di geni. È una linea di moda che andrà in alto, ve lo dico io” esclama Emma, annuendo con vigore.
Finora è solo un negozio online, ma Dalia è abbastanza famosa da aver pubblicizzato bene.
La prima cosa che hanno comprato tutte insieme? L'appartamento di Brixton.
“Chi era la ragazza con Zayn, comunque?” dice India, dopo aver sorriso.
“Un'amica di sua cugina o qualcosa del genere – Olivia le passa la bottiglia e intanto le risponde – Non so se stiano insieme o meno, ma lui sembra felice”
“Finalmente”
Poi cade il silenzio come lentamente cade la luce, il sole all'orizzonte. Per un attimo hanno di nuovo vent'anni, di nuovo contro le piastrelle della terrazza sognano uomini che non esisteranno mai e storie d'amore che a loro non potranno mai capitare.
E invece.
Questo contrasto piace a tutte senza nemmeno saperlo. Il fatto che ora nel guardare il cielo ci sia il sole, la luce che spazza via i giorni bui, quelli in cui ad alzarsi si faceva fatica.
È sempre lo stesso cielo che le ha viste crescere, lo stesso di domani, di sempre.
“Sono cambiate un sacco di cose” mormora Dalia.
Dirlo con l'abito da sposa addosso enfatizza il concetto, lo rende concreto.
India fa un respiro lungo. “Non questa – dice – Non noi”
Non il fatto che senza di voi non esisto più.
“Non noi” ripetono le altre, come ad assaggiare il sapore che ha.
Non c'è bisogno di aggiungere altro, il cielo sa già tutto.
È una bella giornata.








 



Cos'altro posso aggiungere?
Grazie di cuore se siete arrivate qui dopo due lunghissime storie, se nonostante i momenti grigi i morti vi siete fidate di me.
Spero di non avervi deluse.
Grazie di cuore per i vostri commenti, grazie per l'amore e il tempo che mi avete regalato, grazie perché siete le lettrici migliori che potessi mai trovare.
Grazie per aver amato, odiato e capito i miei personaggi, le persone che stanno dietro a tutto ciò vi devono molto anche inconsapevolmente.
Come dico sempre, non prendetela come una fine, è semplicemente un nuovo inizio :)
Fatemi sapere, per l'ultima volta, se vi va!
Ci vediamo presto!
Caterina


 
 

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