Welcome to Gehenna

di Kimmi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una porta per Gehenna ***
Capitolo 2: *** Un sogno ***
Capitolo 3: *** Piani per il futuro ***



Capitolo 1
*** Una porta per Gehenna ***


Dinanzi ai miei occhi Shiro Fujimoto, o così era per la carta d’identità, per me era semplicemente ‘il vecchio’, a limite ‘il vecchiaccio’: sofferente e quasi ansimante; non sono più così convinto di potermi aggiudicare la libertà di considerarlo mio padre, pochi secondi or sono che ho scoperto la mia vera identità.
Forse, in fin dei conti esiste un briciolo di verità nelle parole della gente che da sempre mi apostrofa ‘demonio’. 
O così mi sto convincendo.
Uno schizzo di rosso caldo rivelatosi poi essere null’altro che sangue mi distrae da questi inconcludenti pensieri. Non sono mai stato un brillante pensatore, è quindi meglio che non mi deconcentri dalla realtà. Non più il rinomato Paladin, ma bensì Satana è ora al mio cospetto.
A modi treno S13 uno sghignazzo di quelli che non ci terrei mai a sentire mi perfora le orecchie da parte a parte. Odioso.
Ottengo finalmente la meglio su quella distrazione passeggera che già mi ritrovo con un altro fastidioso grattacapo tra le mani.
Non dev’essere solo una mia impressione… Ma l’abbazia si sta effettivamente distorcendo!
“Ohi…” prendo un poco di coraggio per biascicare quell’ignobile, piatto suono, e dopo una breve pausa d’intermittenza ne trovo altro abbastanza per continuare: “Dannato! Vedi di piantarla un po!
Puoi essere Satana, puoi essere Dio, ma molla il vecchio!”
Tra delle improvvise fiaccole blu che mi colgono impreparato e interdetto, scopro che non mi nuocono affatto e lascio accidentalmente scivolare il mio corpo a terra.
“Gwwiihihihihii!! Lascia che ti dia due dritte, figliuolo, demone problematico che non sei altro.”
Esattamente, dove vorrebbe arrivare?!
“Uh, bastardo!” tuono mettendo a dura prova le mie corde vocali più o meno potenti, ora che vengo acciuffato e trascinato di forza tramite il colletto della maglia.
“…”
Attonito. Io?
Sì!
Soprattutto scocciato, tra le cose! Scocciato di questo sgradito incontro. Un lato di me è però curioso, come se stimolato da qualcosa.
Uno specchio al mio fianco: noto che le narici mi si stanno dilatando in un modo innaturale, come per far sfociare tramite naso tutta questa frustrazione che mi sta gravando addosso, ho anche i capelli più selvaggi del solito e…
“Possibile che…?” bisbiglio tra me e me con un filo di voce, come se ne avessi persa del tutto.
Realizzo che le fiamme celesti provengono anche da me, e questo mi inquieta.
“Se io sono un demone, tu sei un’ipocrita!”
“Oooh!
Ipocrita e molto altro, figlio! Mai ci fu osservazione più esatta di questa!
A differenza che io non rinnego la mia identità, voglio dire, perchè dovrei?!
Gwahahhahaha!!”
Osservo il corpo del vecchio degradarsi sotto il tocco di Satana che l’occupa, senza prestare particolare attenzione alle parole di quest’ultimo. Fontanelle di sangue scorrono copiose e numerose lungo quel volto posseduto e malridotto.
Sto provando ad inserirmi in questa nuova realtà che mi si presenta davanti senza darci troppo peso. In realtà, non resisto oltre a vedere il vecchio conciato così.
Satana o chicchessia non la spunterà liscia.
Quel vecchio… dovevo ancora mostrargli il lato migliore di me!
Di fatto, purtroppo, vedo solo le mie insicure fiamme affini a quelle del demone, fiere dal canto loro.
Questa è la schiacciante e scomoda prova inconfutabile che per quante ne abbia sparate, non erano balle.
Come le fiamme si scansano noto qualcosa che dev’essere stato lì già da un pezzo ma che era impercettibile, se non per la sua aura.
Un portale, sembrerebbe.
Un momento: questo non significa nulla di buono!
Finalmente o purtroppo lascia la presa al mio colletto e a primo impatto dopo essere stato spinto verso quella strana mostruosità percepisco la sensazione di cadere come all’interno di sabbie mobili. Ovviamente più mi agito e più ci affogo dentro.
“Porta per Gehenna!
E’ il mio, nostro regno! Ci sei mancato taaaanto! 15 anni, 15 fottuti anni per aspettare pazientemente che tu marmocchio crescesti e rientrasti in possesso della Kurikara!”
“La… Soggiogatrice di demoni del vecchio?” Cosa accidenti dovrebbe centrare ora la katana che il vecchio mi ha lasciato, avvertendomi tra l’altro di non sguainarla mai.
Non è forse come regalare una caramella e farsi promettere di non mangiarla mai? Che cosa stupida!
“No, è tua, e sarebbe bene eliminarla.”
“Ah, un momento… No!”
Devo impedire che si sbarazzi della spada se voglio dare una interpretazione alle parole del vecchiaccio, e per riuscirci devo perlomeno tenerla da conto!
E’ abbastanza vicina perché io riesca a…
“Che fai?”
“Spiacente, i regali vanno tenuti con una certa cura.” tirando un sospirone di quelli enormi riprometto a me stesso di non lasciarla mai più nelle grinfie altrui, non sembrerebbe di così poco valore da permettersi di sbandierarla come finora ho fatto.
“Vuoi forse portare un’arma di sterminio contro i demoni a casa dei demoni?” pronuncia ogni parola talmente lentamente da sembrare uno sfottimento.
"In primo luogo non era mia intenzione prenotare un volo per Guhunna, secondo...." vengo interrotto: "G-g-guhunna?! Stai scherzandooo!? Gwahahahhaha!"
Che si prenda gioco di me a questo punto, l’essenziale è che io non cada nelle sue trappole. Voglio sguainare la Kurikara, scoprire di cosa si tratta e possibilmente anche qualche indizio su di me.
Peccato che io sia sprofondato un po troppo giù, ma in ogni caso… “Te le posso dare io, due dritte, papà!"

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Capitolo 2
*** Un sogno ***


“Sa-ta-na.” scandisco ogni sillaba.
Devo aver perso conoscenza e la prima cosa che mi balza in mente è quello… Sono davvero così irrecuperabile?
Grazie a tutte le sacrosante dormite del mondo sento il laccio del fodero della Kurikara abbracciarmi la caviglia, quindi dev’essere ancora qui con me.
Porto le ginocchia al petto per avvicinarmi e strattonarla via, se solo potessi, non vedo un accidenti!
In un primo momento ho l’impressione che il mio corpo stia lentamente fluttuando verso l’alto immerso in un’oscurità impenetrabile, ma solo in un secondo tempo percepisco una forte pressione scaraventarmi violentemente giù e sempre più giù, e tra la foga la spada libera la presa alla caviglia, e in questo modo la perdo.
Cosa ci sarà alla fine?
Sono quasi giunto a quella che sembrerebbe essere una spanna dal fondo che, d’improvviso, mi sveglio.
Di nuovo.
“Aaahh!
Ahhh…
Ah…” Ho un fiatone mica da ridere. Stavolta non mi trovo più a mezz’aria, sono invece adagiato su di un letto a mio avviso di esperto sonnecchiatore comodissimo come pochi al mondo, o ad Assiah, come piace dire ai fanatici e al vecchio. A proposito, lui dove sarà?
“Che sia il paradiso?” borbotto, mordendomi la lingua per via della mia semi-incoscienza e nonostante ciò, per mia grande sorpresa mi viene data risposta: “O molto probabilmente l’inferno…”
Tra tutto il sudore che mi ritrovo addosso mi giro goffamente in direzione di quella voce appena percepibile.
Chi c’è oltre a me? 
Una ammassata chioma di foglie arancioni…
Metto a fuoco quanto ho davanti e scopro che ci avevo visto giusto, o quasi: due codini di capelli ramati entrambi parecchio lunghi ricadevano all’altezza dei fianchi, apparentemente morbidi, in un qualche strano modo era una chioma anche quella; occhi marroni con riflessi adorabili, o forse era tutto merito della lampadina, ma quelle labbra erano un qualcosa di assolutamente naturale e, sì, desiderabile.
Una ragazza, o meglio, un demone mi siede accanto.
Eccomi di nuovo cosciente, cosciente dell’aura che emana questa tipa.
Schiarendomi la voce: “Ehm... Davvero l’Inferno?” cerco di vagare con lo sguardo, prima un’occhiata fulminea nella sua direzione, poi passo in rassegna soffitto, pavimento…
“Quello che è necessario tu sappia è che sei in considerevoli guai.
Quanto all’Inferno… in realtà ti trovi a Gehenna.”
Guhunna, me lo sentivo!
Alla fine... che la Kurikara fosse qui con me era giusto un bel sogno e ancora una volta me la sono lasciata sfuggire. A fatica mi alzo in piedi e…: “Ehi, come ti chiami?”
“Prima dillo tu!”
Bene…: “Io sono Rin.” Aspetto una sua risposta: “Umi.” che prontamente arriva bella secca… Umi mi invita a rimanere a letto e forse ha ragione, ma per quanto mi dispiaccia rompere il mio record di 11 ore di fila di sonno voglio alzarmi e non starmene semplicemente con le mani in mano sotto le coperte: sono a Guhunna dopotutto, cosa faccio?!
Faccio appena in tempo a far ricrollare la testa sul cuscino che mi ricordo della spada che mi era stata affidata per proteggermi.
Dubito quest'ultima cosa in quanto non appena la avevo sfiorata per la prima volta avevo capito che mi avrebbe portato solo guai essere responsabile di una cosa simile, anche se a pensarci bene non l'ho mai sguainata.
“Umi, perché non parliamo un’altra volta, sulla Terra magari!” mi rimetto in moto e finalmente riconosco la mia scaltrezza che solitamente si fa viva nei momenti cruciali.
Uscendo da quelle quattro mura che parevano essere di un ospedale la vedo sospirare e la coda adagiarsi a terra, come rassegnata.
Devo ricredermi sulla mia idea di ospedale: sarà stata un’eccezione di quella stanza, nel caso fosse un ospedale sarebbe sicuramente di qualche personalità ricca e potente.
No, dai, ma che ospedale ed ospedale...!
Non so come orientarmi per la dispersività e varietà del luogo e guardandomi intorno, nonostante il lusso il tutto ha un tocco incline al macabro. Decisamente un ricco dai gusti discutibili.
Dunque mi trovo a Guhunna e sto cercando un modo per scappare, ma se sono in un’altra dimensione l’unico modo è ritrovare quel portale. Facile a dirsi quando sono stato trascinato qua giù senza spiegazioni e molto probabilmente ho il mondo contro.
Incredibilmente non mi pare di notare immense differenze dalla realtà a cui ero abituato.
Certo, il fatto di essere confinato in questa residenza non mi permette di farmi un grande idea di che aria tiri qui, ma in fondo sento di essere spaesato fino ad un certo punto.
La cosa maggiore è che la mia fiamma più importante, la mia fiamma di speranza non si è ancora esaurita. Questo mi porterà lontano, penso.
A Guhunna… uhmm… ci saranno altri demoni?
Poi la tipa… Umi… Beh, niente male!
A questi pensieri le guancie mi arrossiscono violentemente, forse perché nel fissare una statuina nuda sanguinante appoggiata su di un bordo sporgente nel corridoio nella mia testa faccio uno strano collegamento alla demone Umi e penso a lei.
Quasi sentendomi trasgressivo opto per la rottura della finestra per farmi strada al di fuori dalla residenza e risalendo la cima di un albero tra i più alti mi guadagno della panoramica dell’ignoto posto, come passando da trasgressivo ad avventuriero che si è perso e cerca anche il più insignificante degli indizi per rimettersi sui suoi passi.
Il perimetro della costruzione è incorniciato da una qualche distesa verde, ma tirando fuori un minimo di senso dell’orientamento dovrei riuscire a superarla e tagliare direttamente fuori per farmi un po di cavoli miei e due calcoli.
Tra l’incertezza su come possa passarsela in questo momento il vecchio, come e dove, la voglia che mi preme nel fare il culo a strisce a Satana che se ne esce con cose come ‘il tuo papà’ e sempre peggio via dicendo… mi sento quasi solo e in balia di me stesso quando, come dal nulla, appare quella Umi appena conosciuta: “Non provare a scappare, non adesso! Prima seguimi che ti porto dal signore di noi demoni, Satana, che dopotutto è tuo parente, voglio dire... tuo padre…”
Penso di averle trasmesso un efficace messaggio tramite le mie sopracciglia crucciate in quanto smette di parlare di Satana.
“Non è mia intenzione rimanere qui, ci guadagnassi qualcosa!” non è che io sia intenzionato a darle retta, alla fine anche lei è un demone; e io?
“Invece vedrai di seguirmi, e se proprio non posso convincerti a parole non mi lasci scelta!” si fa seria come mi sembra sia il suo solito carattere da quel poco che l’ho conosciuta, però non penso comunque che sia un buon segnale se pure mi dichiara sfida con quell’aria: io non sto giocando a casa mia, nel mio territorio.
Che certezza ho che contro un demone puro uno un po umano e un po demone come me la scampi? Sono forse così, io?
Un momento…
Non ho nemmeno la certezza di essere in parte umano… punto uno.
Punto due: la Kurikara.
“Hai piuttosto visto una katana? La avevo appresso con me.”
La mia unica certezza sono, purtroppo, le fiamme.
“Si tratta proprio di questo, testone! Se mi seguirai potrai vederla. 
Discorso diverso averla indietro… Intesi?”
“Allora cosa aspettiamo, andiamo subito dove dobbiamo andare!”
La sua ultima frase mi sfugge e lei, alla mia, mi rivolge una occhiata che esprime tutta la sua perplessità nei miei confronti.
Come un cane portato a passeggio decido di andarle dietro e starmene buono, mi prenderò le mie occasioni di fare il cavallo selvaggio più avanti.
E così eccomi di nuovo all’interno, ma in fondo… è per la Kurikara!
“hehe…” All’idea mi sfuggono dai denti dei risolini, ma per fortuna Umi non ci da importanza.
Speriamo mi condoni tutte le mie stranezze tenendo presente che è la mia prima, e spero ultima volta a Guhunna. Non mi perdona? Pazienza!
Non so nemmeno se sia il caso di legare con un demone, oh, aspetta... NO!
Quando attraversiamo il corridoio che sembrerebbe essere il più importante lei rallenta il passo ed entrambi oltre il portone a noi dinnanzi possiamo udire delle voci imponenti discutere tra di loro.
“Un nuovo signore per Gehenna?! Perché mai! Vuole forse prendersi delle ferie, Satana, nostro signore?”
“HIEIEHHAAH” A quella frase segue un numeroso ed inquietante coro di quelle indesiderabili risate.
“Ho tutto tranne lo sbatti… ‘Signor Satana di quiii’, ‘Signor Satana di lààà’; dovrei sdoppiarmi, ma per mia fortuna ho un erede, non esattamente valido ma, beh…”
“Sta forse dicendo che non vuole più il suo potere? Che stronzata, oggi non è Pesce d’Aprile, Signore! Però ci sa fare con gli scherzi, e nel caso fosse serio potrei io…” Io ed Umi non udiamo oltre da quella voce se non il rumore di qualcuno che collassa.
“Che linguaccia biforcuta, cara gente! Ecco cosa succede se però la usate contro le mie idee.
Semplicemente non ho più l’ispirazione nelle cose e poi, seriamente, io vostro Signore devo darvi spiegazioni? Tsk tsk, impara la tua lezione, demone defunto, e voialtri demoni vivi fate lo stesso!”
Entriamo.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Piani per il futuro ***


Entriamo e nello spalancare l'antico portone che sta su per chissà quale forza siamo come investiti da un mulinello di fiamme azzurre.
Vedo Umi indietreggiare cautamente per non rimanerne coinvolta, mentre io non mi curo se mi sfiorino o meno in quanto ho imparato che su di me hanno un effetto pressochè nullo.
A darci il benvenuto nella peggiore tra le stanze della residenza demoniaca c'è colui che è responsabile della mia presenza in questa dimensione, Satana, che siede ad un trono dallo schienale imponente in modo inverosimile.
"Eehi, guarda chi c'è!" con un cenno mi invita a prendere posto su una delle sedie collocate a casaccio in queste rivoltanti quattro mura, in cui peraltro ci sono altri tre demoni, o per meglio dire due: uno ha preso posto inerme sul pavimento e quella specie di sbuffo di fumo caloroso emanato dal suo corpo mi pizzica le narici.
Noto Umi mettersi in disparte come un gatto in un angolino, e all'inizio sono un po riluttante nel sedermi dove mi è appena stato indicato, dopo poco lo faccio... ritrovandomi prontamente a terra con le gambe per aria.
"Riuscirai mai ad essere meno allocco, figlio? E ora siediti per davvero, così parliamo."
Da questa insolita prospettiva vedo Umi portarsi una mano sul viso come segno di rassegnazione, spero non nei miei confronti, poi finalmente mi siedo una volta per tutte, nonostante non sia esattamente in vena di sostenere una conversazione con Satana.
"Dunque... da dove vogliamo cominciare?
Ah, la Kurikara andrà più che bene, o sbaglio!?" In questo modo attira la mia attenzione.
Certo che potrebbe almeno degnarsi di mostrarsi per quello che è invece di apparire come una ignota figura circondata da uno stormo di ombre a tratti azzurre, a tratti più scure tendenti al blu fondale marino. O molto probabilmente non ci dovrei tenere a vederlo per quello che realmente è.
Dunque secondo nostro incontro, seconda volta che non posso identificarlo, che rabbia!
Mi chiedo allora come riesca a destreggiarsi nel mondo umano... ma il dubbio svanisce in fretta al ricordo di quello che è successo al vecchio che senz'altro non sarà stato l'unico a subire tutto ciò.
Nell'istante in cui decido di spiccicare parola vengo interrotto da un irrefrenabile e potente starnuto, quel cadavere mi sta dando la nausea.
E' davvero così sgradevole il cadavere di un demone? Qualora potessi deciderlo, preferirei morire da essere umano...
"La hai tu, non è vero, bastardo!?" cerco quasi di essere gentile, senza successo.
"Mmmhh... Era forse questa?" ed ecco che i due demoni notati in precedenza tornano utili, andando in direzione del trono sorreggono ognuno un'estremità di un fodero inconfondibile.
Scherza? 
E' ovvio che si tratta della Kurikara.
"Ora..." prostrandosi al suolo la depositano e si ritirano "...se fosse per me sarebbe già bella che sparita, ma...!"
Vorrei avventarmi sulla mia legittima arma, ma mi trattengo dal farlo perchè dubito che me la restituisca così facilmente avendo qualcosa per la mente, inoltre per riappropriarmi della Kurikara dovrei abbassarmi al suo cospetto nel prenderla, proprio come facendogli un inchino. Non sia mai!
"Anche una divinità come me non può sempre fare secondo i propri impulsi."
"E con questo cosa vorresti dire?" senza connettere il cervello sono già coinvolto nella conversazione: non devo perdere il controllo, non devo perdere io controllo, non devo perdere il controllo!
"Ebbene, mi è stato chiesto dal più odioso tra gli esorcisti, no, parliamo in larga veduta: dal più odioso tra gli umani..." quando pronuncia quel nome nella stanza tutto muta: la mia espressione, a ruota quella di Umi, e per concludere Satana raccoglie da terra la spada ai suoi piedi e la sguaina. Vengo avvolto dalle mie stesse fiamme non appena la spada viene liberata dal fodero.
"... che tu impari ad utilizzare quest'immondizia al fine di riuscire a proteggere te stesso per tuo conto, e per farlo sarebbe stata scelta una umana tra i discepoli più efficienti, o in questo caso prosperosi del tuo caro Paladin, gahhahaha!!"
"TaaciIII!" balzo dal posto e mi scaglio sul bersaglio della mia frustrazione, perche è questo ciò che  sento. Lui, che con pari, se non addirittura maggiore velocità e riflessi si scansa, prende a passeggiare descrivendo cerchi attorno alla sedia dov'ero seduto all'inzio.
Volevo colpirlo. 
Non so bene come avrei potuto fare, ma sentivo che volevo colpirlo davvero.
E' stata però una fortuna che lui stesso abbia evitato che ci fronteggiassimo, cosa avrei fatto altrimenti?
Devo dare più spazio al ragionamento, ma come al solito l'istinto vuole prevalere.
"Lasciami finire, idiota! 
Qui nessuno ha la voglia, nè il tempo, tanto meno le qualifiche per impartitri un decente utilizzo della spada.
Imparerai come usarla nel mondo umano, dove i maestri sono più pazienti, per conto di uan certa Shura Kirigakure, ha la novantesima di seno, non avrai problemi a riconoscerla. Ovviamente ti sarà concesso del tempo limitato, che ne dici di 666 ore per stare sulla Terra? Hahahha no, facciamo 666 minuti! Così va meglio!"
"Ehi ehi, frena un attimo!" penso di aver perso il filo del discorso.
"E se non vorrai bruciare in una sola volta quei minuti preziosi ti converrà andare là e venire indietro gradualmente. Vedremo come te la caverai, nel frattempo mi dovrai fruttare informazioni su Assiah, chiaro!?"
Una terza voce interferisce: "Se è necessario potrei occuparmen-!"
Uhg, Umi, non ne sarei così convinto.
"Potrebbe rivolgerti la Kurikara contro, è inesperto, lascia che del lavoro più grande se ne occupino quei disperabilmente cretini degli esorcisti!"
Che poi... esorcisti? 
Credo di sapere vagamente di cosa si tratti, deve avermi spiegato qualcosa mio fratello Yukio a riguardo, quando notò che cominciavo ad avere dubbi sul ruolo del vecchio in quella chiesa, ma com'è normale che sia non ricordo nulla delle sue parole...
Dopo aver fatto roteare la katana a modi bambino che traffica con le forbici, la ripone improvvisamente. La punta della lama non è l'unica cosa a sparire: di riflesso svaniscono pure le mie fiamme.
Mi chiedo se in qualche modo dipendano dall'arma che, tutto d'un tratto, mi ritrovo tra le braccia. Che nostalgia!
"Perchè?" chiedo con un filo di voce, troppo sconcertato per alzarla.
"Mi avrai ascoltato quando parlavo dei tuoi 666 minuti per allenarti con la tettona? Sì, no, mah..."
Ah, sì, Shura la tettona!
Non l'ho mai incontrata ma dal suo appellativo sembrerebbe grande! O forse... con altro di grande... uh...
"Ehi, un momento! Perchè mai vorresti che diventassi più forte?"
"Rin, vieni..." Umi mi afferra per una manica e io mi lascio trascinare fin al di fuori della stanza, udendo infine un 'Chissà!' dalla bocca di Satana.

"Sei stato incredibile! Tenere testa a Satana in quel modo!" mi dice lei tutta eccitata a bassa voce non appena siamo al di la della porta. "Però...forse avrei dovuto avvertirti!" e adesso si incolpa di qualcosa che non afferro bene.
"Ehi! Non capisco bene cosa intendi maa... mi avevi detto che mi avresti portato dov'era la mia katana, e così è stato, ora è perfino di nuovo con me!" a questa mia voluta rassicurante affermazione accompagnata da un sorriso lei arrossisce, e dentro di me so che ora è più calma.
"Rin, senti, non ti garantisco che il tuo vero padre abbia in mente qualcosa che ti farà piacere, di te mi è stato detto ben poco, però, se in qualche modo io potessi esserti utile, anche nel più misero modo, chiamami!" detto ciò, dopo avermi consegnato un curioso talismano che a prima vista sembrerebbe monouso, mi fa l'occhiolino e si dilegua, e per una volta è lei a lasciarmi... con la bocca asciutta, forse?
Uno solo...
Questo significa che non intende degnarmi della sua presenza per più di una volta? Non vuole essere scocciata più del dovuto? Non me ne rendo nemmeno conto, ma sto già componendo i suoi kanji sul foglio tramite una penna trovata su di un ripiano vicino. Il talismano d'improvviso si sposta dalle mie mani e s'innalza in una danza nell'aria, e sento: "MA SONO QUI!"
Ops... Umi era solo in fondo al corridoio... Pazienza!
Questo mi ha permesso di verificare una cosa.
L'inchiostro sparisce non appena il nome è stato scritto e lascia non una traccia, non un segno, non uno sputo di ciò che è stato scritto, e diventa quindi riutilizzabile, come mai usato.
Non è una persona disgraziata, lo sapevo. Il disgraziato sono io.
Oh, aspetta... Umi, alla fine, non è nemmeno una persona.









 

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