Cronache dell'Inquisizione [Human Mage | DAI]

di nagrafantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raggi di sole su Haven ***
Capitolo 2: *** Musica nella valle ***
Capitolo 3: *** Fuoco e sangue ***
Capitolo 4: *** Le Furie ***
Capitolo 5: *** Insonnia ***
Capitolo 6: *** Dopo il caos ***
Capitolo 7: *** Lacrime disperate ***
Capitolo 8: *** Nel tuo cuore arderà ***



Capitolo 1
*** Raggi di sole su Haven ***


La brezza gelida stuzzicava la pelle, nonostante il sole alto in cielo.
Giusto la notte prima erano caduti soffici fiocchi di neve, lì ad Haven, ed il panorama era stato ricoperto da una fine coltre bianca.
In tempi più remoti la cittadella sarebbe stata avvolta dal silenzio dell'inverno, ma ormai quel periodo era passato. Ora i clangori delle spade che si scontravano, il risuonare del martello del fabbro all’opera e il vociare delle persone riempiva l’intera valle in cui Haven sorgeva.
Non era, dunque, una giornata normale per Ygrena.
Il cielo squarciato non presagiva nulla di buono, ed ella sapeva che la sola speranza di salvezza era riposta nella propria mano sinistra.
La mano di una maga dai lunghi capelli ricci e corvini, che ora il popolo definiva l’Araldo di Andraste.
Titolo altisonante.
Si passò una mano sulla fronte, sospirando pesantemente.
Cosa avrebbe dovuto fare? Vi era davvero l’intervento del Creatore dietro a tutti gli eventi? A che scopo?
Non trovava alcuna risposta appagante, inoltre i ricordi erano offuscati e non rimembrava i dettagli della morte della Divina Justina e dell'inizio di quello scempio. Avrebbe voluto essere d’aiuto, ma il buio dilagava nella mente. Percepiva il cuore pulsare forte nel petto, nonostante quel particolare giorno fosse immerso nella più completa tranquillità.
Josephine e Leliana si erano date appuntamento nella chiesa per discutere su certe faccende, Cassandra aveva approfittato del tempo sereno per scaricare le tensioni tirando di spada, mentre Varric e Solas si erano accucciati accanto ad un focolare per scaldarsi.
Ygrena era ferma sul gradinato del tempio, le braccia conserte e la schiena dritta, lo sguardo fisso sul paese circostante. Incontrò gli sguardi della gente. Si potevano distinguere il disappunto e l'ammirazione, entrambi connessi alle varie aspettative che Ygrena non sapeva se sarebbe stata in grado di concretizzare.
Scosse il capo e decise di muoversi, o persino i pensieri si sarebbero congelati nella neve.
Raggiunse il nano e l’elfo poco lontani.
Varric si voltò allegro e le strizzò l’occhio.
«Chi si vede!» esclamò.
«Ci stavamo giusto chiedendo se avessi intenzione di abbracciare il gelo, Araldo» commentò Solas, allungando le labbra in un sorriso lieto.
Ygrena si sedette in mezzo ai due e puntò gli occhi sul fuoco, che con il suo calore le invase il volto. Le guance si arrossarono e finalmente poté spiccicare parola senza battere i denti.
«Sono rimasta lassù a riflettere per parecchio tempo» realizzò.
Solas ridacchiò. «Nessuno di noi vorrebbe essere al posto tuo. Hai sulle spalle un grave fardello da portare»
«Non è il caso di rammentarglielo, Spiritone» fece Varric, osservando Ygrena con occhio critico. «Quel che ci vuole per te, è una bella bevanda calda e un po’ di buona compagnia. Non credi?»
Ygrena annuì lentamente. «In tempi di pace sarebbe l’ideale»
«Pace o non pace, ora ti sembriamo su un campo di battaglia?» domandò Varric.
Ygrena non riuscì a reprimere un sorriso. «No...»
«Bene, allora non fiatare e lascia fare al nano. Ah! Umani... sempre a lamentarsi dei propri problemi senza tentare di risolverli» brontolando, Varric si allontanò.
Solas inclinò il capo. «Dove stai andando, Figlio della Pietra?»
«A cercare del tè, una coperta e della buona compagnia, appunto. Non scappate!» rispose Varric, sparendo dietro l’angolo di una casa.
Solas scosse la testa, divertito.
Ygrena lo guardò. «Sembri piuttosto rilassato, per essere sotto la sorveglianza dell’intera Inquisizione»
Solas non perse quel cipiglio sereno. «Lo sono. Perché dovrei trascorrere i miei giorni nel terrore di venir richiuso in un Circolo? Ho le mie precauzioni, non posso far altro che assistere alle circostanze»
«Vorrei avere la tua stessa risolutezza» disse Ygrena.
Solas sembrò sorprendersi di tali parole. Per un attimo l’elfo esitò, puntando gli occhi azzurri sulla figura della maga accanto a lui, infine riprese a parlare con il solito tono di voce vellutato.
«Qualunque timore alberghi in te, riesci a mantenerlo celato agli occhi dei più. È un bene: la gente non deve vederti cedere»
«Io non voglio cedere... vorrei solamente capire quale strada prendere. Al contrario di Cassandra, Josephine e Leliana, mi sento impotente»
La voce di Varric sovrastò il dialogo. «Oh, quindi Ricciolino non è nell’elenco?»
Il nano era tornato e reggeva fra le forti braccia una pila di coperte.
Ygrena alzò gli occhi e affondò in quelli del Comandante Cullen, giunto insieme a Varric. Stranamente, per quell’occasione non stringeva fra le mani una spada e uno scudo, bensì un vassoio.
«Il nano mi ha detto che qualcuno desiderava un tè» fece Cullen, eseguendo un mezzo inchino col capo in segno di saluto.
Ygrena, un po’ imbarazzata per la circostanza, rispose solamente dopo essersi schiarita la gola un paio di volte. «Grazie, ma non intendevo recarvi disturbo, Comandante»
«Voglio assicurarmi che la nostra salvezza resti in forze» disse Cullen abbassandosi per appoggiare il vassoio.
Solas prese possesso della teiera e iniziò a versare la calda bevanda nelle tazze a disposizione. Varric, intanto, avvolse una coperta attorno a Ygrena e distribuì le altre, infine si accovacciò vicino all’Araldo.
«Beh, non state lì impalati!» disse Varric. «Continuate pure il vostro discorso. Cos’è che dicevi riguardo la tua poca autostima?»
Ygrena avvampò. «Non sapevo che i Nani avessero un udito così acuto»
«Mia cara, non conosci le estreme abilità di Varric» disse Solas, sarcastico.
Varric assorbì la battuta con una sonora risata.
Cullen, dopo aver dato un’occhiata alla situazione, fece un passo indietro.
«Bene, vedo che vi siete sistemati» proferì.
Varric lo guardò dal basso verso l’alto. «Quale parte del mio invito a farci compagnia non ti è chiaro, Ricciolino?»
Cullen sbuffò. «Ho molto da fare. Non posso starmene con le mani in mano»
«Eppure oggi persino Cassandra si sta rilassando. Ammesso che colpire un fantoccio di pezza si possa definire rilassamento» constatò il nano.
Cullen esitò.
«Siediti! Non ti stiamo chiedendo di andare in letargo per una settimana» lo incalzò ancora Varric.
A quel punto, Cullen cedette e si posizionò accanto al nano, avvolgendosi nella pelliccia rossa che lo contraddistingueva.
«Così iniziamo a ragionare» commentò Varric, tutto contento.
Solas si sporse leggermente verso Cullen. «Benvenuto tra noi, Comandante»
Cullen, abbandonate le remore verso i propri doveri, lasciò distendere il volto in un’espressione curiosa, sia nei confronti dell’elfo, sia in quelli della maga uscita dal nulla e destinata ad aiutare l’Inquisizione.
«Da quanto non vi fermate un attimo?» domandò timidamente Ygrena.
Cullen accettò una tazza di tè. «Non credo di fermarmi nemmeno mentre dormo. Non è facile guidare le forze militari in tempi così ardui. Molte reclute che giungono ad Haven non hanno mai imbracciato un’arma... motivare le nuove truppe e allo stesso tempo addestrarle al meglio è un compito che porta via ogni minuto che passa. Devo assicurarmi che l’Inquisizione possa diventare, un giorno, una potenza di cui andar fieri anche sul campo di battaglia»
Varric strizzò l’occhio. «Visto? Non diamo credito solo alle spie e ai diplomatici...»
Ygrena sbirciò Cullen, mortificata, e il Comandante accolse quella sua piccola svista di poco prima con un timido sorriso divertito.
«Cassandra, Josephine e Leliana sono fondamentali per il nostro movimento» confermò Cullen. «Non mi stupisco che svettino in primo piano, anzi. La cosa mi rende lieto»
«Quali nobili parole» commentò Solas.
Cullen lo guardò di sbieco e l’elfo sbuffò.
«Il cinismo di questi tempi finirà per ricoprire l’intero Thedas con la propria presenza»
Cullen non perse l’espressione perplessa. «Quella frase detta da un apostata suona alquanto singolare, dovete ammetterlo»
Solas non rispose e si limitò a bere il suo tè, seppure con un po’ di ribrezzo.
Ygrena lo notò. «Non ti piace il tè?»
«Diciamo che ci sono gusti migliori in circolazione» spiegò Solas.
«Credevo che quella smorfia fosse per il nostro Comandante!» scherzò Ygrena.
Cullen scoppiò in una risata e la donna se ne sorprese.
Da quando era entrata a far parte dell’Inquisizione, cioè da qualche settimana, non credeva di averlo mai visto ridere. Si scoprì a pensare che il volto di Cullen meritava più allegria, fosse solo per contrastare quella brutta cicatrice che, alla luce del fuoco, risaltava particolarmente.
Si riscosse da quei pensieri sfuggevoli e si vergognò per averli generati.
Cullen parve notare la sua remora e la guardò con una punta di preoccupazione negli occhi nocciola.
«Qualcosa non va, Araldo?» domandò.
Ygrena scosse la testa. «Nulla. Fa solo molto freddo»
Cullen addolcì lo sguardo. «L’inverno è appena iniziato, vi conviene trattarvi meglio e vestirvi pesante»
«Quanta premura!» lo stuzzicò Varric, che ricevette un’occhiataccia da parte del Comandante.
Solas ridacchiò. «Una premura che chiunque riserberebbe all’Araldo. In fondo, è la chiave per la nostra salvezza»
«Seriamente la considerate solamente l’oggetto che risolverà questo macello? È una persona, accidenti» fece Varric, sotto gli occhi stupiti di Ygrena.
Cullen la fissò, dispiaciuto. «Io... non intendevo...»
«Certo che non la considero un oggetto, Figlio della Pietra!» rispose Solas.
Ygrena decise di porre fine a quel momento imbarazzante. «Non mi dispiace essere considerata il vostro Araldo, non preoccupatevi»
Solas e Cullen si tranquillizzarono.
Varric guardo in su, rassegnato. «Beh, per me sei qualcuno che vale la pena di conoscere. Magari finirai in una mia storia, in futuro»
«Ne sarei onorata» disse Ygrena.
Varric sorrise. «I migliori eroi che ho conosciuto sono diventati prima di tutto miei amici»
«Nel caso del Campione di Kirkwall, è difficile non essergli amico» lo corresse Cullen.
Varric annuì e Ygrena si incuriosì. «Parlatemi di lui»
Varric l’accontentò e iniziò ad intrattenere la combriccola con alcune storie. Raccontò degli aneddoti vissuti in compagnia di Hawke, per poi spostare l’attenzione sul Quinto Flagello che si era abbattuto sul Ferelden una decina d’anni prima.
In quel frangente, Cullen si fece stranamente taciturno.
Ygrena intuì che non fosse il suo genere di discorso preferito e cercò di deviare il dialogo, per poi volgerlo al termine. Solas si alzò per tornare al proprio alloggio e Varric andò alla taverna.
Il sole stava tramontando e le prime stelle si intravedevano sulla volta celeste.
Ygrena sbirciò Cullen, rimasto lì a scaldarsi.
Ad un tratto, il Comandante le si avvicinò per guardarla chiaramente in volto, senza le fiamme del bivacco ad interferire.
«Contrariamente a ciò che ho dimostrato, mi interessa il tuo stato di salute» proferì. «Non deve essere stato facile ritrovarsi alla guida delle aspettative della gente da un giorno all’altro, quando prima il tuo mondo era pertinente al Circolo di Magi della tua città»
«Non mi aspettavo di essere capita» disse Ygrena.
Cullen si passò distrattamente una mano sul collo, abbassando lo sguardo. «La vita da Templare mi ha reso piuttosto duro nei confronti dei maghi, questo lo so...»
«Intendo dire che mi fa piacere la vostra comprensione» continuò lei, un po’ impacciata.
Il Comandante tornò a guardarla. «Come vi sentite?»
Ygrena ravvivò il fuoco con un incantesimo. Avvertì una sorta di timore proveniente da Cullen, ma non se ne curò e gli rispose.
«Sento che tutte le mie certezze sono state soppiantate da un evento catastrofico. Avevo la mia casa al Circolo, le mie amicizie, i miei libri, il mio potere. Avevo tutto ciò di cui un mago ha bisogno... e tutto è scomparso. Il Circolo si è spezzato ed ora, se non fosse per l’Inquisizione e il Marchio, starei vagando per le terre selvagge senza una meta»
Ygrena inspirò a fondo. L’aria fredda le penetrò nei polmoni come una lama ghiacciata.
«Che ne sarà di me, se sopravvivrò?» si domandò, più a se stessa che a Cullen.
Il Comandante, dal canto suo, ascoltò le parole della maga con grande attenzione e un dispiacere sincero, condiviso.
«A volte è proprio quando non abbiamo più certezze, che la vita si srotola davanti a noi»
Ygrena esitò e Cullen non aspettò alcuna risposta.
«Mi assicurerò che il vostro alloggio venga predisposto di un focolare. Non morirete di freddo stanotte, Araldo» disse Cullen, alzandosi.
Ygrena lo imitò e gli donò un timido sorriso. «Grazie, Cullen»
Le labbra sfregiate dell’uomo risposero al cipiglio di Ygrena. «Per ora è tutto quel che posso fare per voi»
Con un lieve inchino, Cullen si congedò e tornò al proprio lavoro.
Ygrena osservò i passi del Comandante allontanarsi, finché non sparirono oltre le porte più esterne di Haven, verso l’altopiano su cui le reclute tenevano gli allenamenti giorno e notte.
Una volta sola, Ygrena rincasò nella propria casupola, con il morale finalmente risollevato.

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Capitolo 2
*** Musica nella valle ***


La musica della taverna riecheggiava in tutta la valle di Haven, donando allegria a quella notte puntellata di fredde stelle.
Da quando l’elfa Sera si era unita all’Inquisizione, l’atmosfera era diventata più festaiola e rumorosa, cosa che Cassandra disapprovava totalmente.
Ygrena pensava semplicemente che, in una situazione così incresciosa, un po’ di birra e qualche filastrocca in più non avrebbero fatto del male a nessuno.
Non si curò, dunque, di due reclute sbronze lungo la strada. Le sorpassò e salutò di sfuggita Varric, fuori dalla taverna a buttar giù sorsi di alcool in compagnia di altri agenti dell’organizzazione.
La maga percorse il sentiero, osservando distrattamente la neve ai lati, e si accostò alle gradinate. Pian piano, risalì il paese fino ad arrivare sul sagrato della chiesa.
Lì alcune chieriche di Andraste intonavano preghiere e canti in nome della sposa del Creatore. Silenziosamente Ygrena entrò nell’edificio e, come previsto, vide Cassandra e Vivienne, una nobildonna proveniente da Val Roayeux che aveva lasciato il suo palazzo per entrare a far parte dell’Inquisizione.
Ygrena si avvicinò timidamente.
Entrambe le donne avevano dimostrato di essere forti di carattere e spietate sul campo di battaglia; Cassandra con la spada e Vivienne con l’asta da mago. I loro sguardi erano differenti, ma trasmettevano lo stesso impeto verso il mondo che le circondava.
Vivienne fu la prima ad accorgersi della sua presenza.
«Vieni avanti, mia cara» disse, muovendo appena le labbra carnose.
Cassandra si voltò ed eseguì un mezzo sorriso. «Oh, sei tu Araldo»
Ygrena annuì. «Questa sera Haven è piuttosto agitata. Avevo bisogno di trovare un po’ di pace»
«Non mi stupisce» commentò Vivienne, senza nascondere un’espressione accigliata nei confronti del chiasso.
Cassandra si limitò a sospirare. «L’intervento di Jenny la Rossa sulla nostra taverna è stato devastante. Ma il morale dei nostri uomini è migliorato, da quando quella bettola si è concessa anche qualche sonata, oltre alle gare di tiro con l’arco. Prima o poi bandiranno Varric da quelle sciocche scommesse»
Ygrena non trattenne una risata. «È il loro modo di intrattenersi»
«Un modo che ritengo controproducente. Qualunque viandante è in grado di udire il vociare di Haven. E pensare a quanto fosse silenziosa, un tempo...» riprese Vivienne, incrociando le braccia.
Ygrena aveva compreso fin da subito che il modo migliore per mantenere una sorta di pace con Vivienne, era accondiscendere alle sue parole.
E fu questa la sua mossa. «Avete ragione, madame»
Vivienne la degnò di uno sguardo un po’ più terreno, a tratti quasi addolcito. «Grazie, mia cara. Adoro quando si esplicita l’evidenza»
Ygrena si voltò per nascondere un sorriso sornione e incontrò gli occhi di Cassandra. La Cercatrice non ebbe bisogno di parlare, bastò uno sguardo per lasciare intendere la propria approvazione nei confronti del comportamento di Ygrena.
«Io e l’Incantatrice stavamo parlando dell’Inquisizione» disse Cassandra.
Vivienne annuì lentamente. «Anche se questo è un posto decisamente dismesso, sono felice di notare che a capo dell’organizzazione ci siano delle donne forti e di degno rispetto»
«Lady Josephine esegue un lavoro egregio» confermò Ygrena.
Vivienne sospirò. «Mia cara, non dimenticare la principessa Penthagast»
Cassandra sgranò gli occhi. «Non sono avvezza a sentire questo appellativo. Vi prego, Vivienne, di adoperarlo solamente se necessario»
Ygrena si voltò verso Cassandra. «Non immaginavo fossi una principessa»
Cassandra la fulminò con gli occhi scuri. «Ciò che deve interessare sul mio conto, è che ho intenzione di portare avanti l’Inquisizione, con o senza le approvazioni dei più»
Ygrena allungò le labbra in un sorriso. «Anche io discendo da una nobile casata, non c’è bisogno di nasconderlo»
«Non è per causa tua che lo nascondo...» precisò Cassandra.
Vivienne si strinse nelle spalle. «Siete troppo modesta, Cercatrice. Quando un titolo pende sulla testa, è buona cosa utilizzarlo. A che servirebbe lasciarlo a marcire?»
«L’Inquisizione non sarebbe la stessa, se tutti sapessero le mie origini» disse Cassandra con cocciutaggine.
Vivienne scosse la testa. «Il prestigio aumenterebbe sicuramente, mia cara! Non essere cieca nei confronti del tuo potere»
«Non ho creato l’Inquisizione per prenderne il possesso. Sono qui per una causa comune a tutti» si impuntò Cassandra.
Ygrena, dal canto suo, non seppe che dire. Entrambe avevano le proprie ragioni e non aveva senso schierarsi.
Fece un passo indietro e, con la coda dell’occhio, notò un movimento fuori dalla chiesa. I portoni erano spalancati, le chieriche continuavano ad intonare i canti, immobili sulla neve, e la figura di Solas si aggirava placida sul sentiero di fronte al sagrato.
Ygrena si schiarì educatamente la gola e prese congedo. «Credo che tornerò ai miei alloggi. A presto, madame Vivienne»
L’Incantatrice dalla pelle color cioccolato la salutò con un gesto della mano. Cassandra eseguì un mezzo inchino con il capo e Ygrena poté finalmente fuggire da quella discussione spinosa.
Una volta fuori dalla chiesa, Solas arrestò il passo e si voltò verso di lei, come se avesse saputo del suo arrivo.
Non si mosse, si limitò a guardarla e a muovere la mano, in un gesto d’invito a seguirlo. Ygrena non esitò e si affiancò all’elfo, per poi percorrere parte del sentiero in silenzio insieme a lui.
«L’Inquisizione tenta di raccogliere tutte le personalità, ma non ha pensato a come tenerle unite» commentò Solas, quando la chiesa fu ormai lontana.
Ygrena fissava il ciottolato sotto di sé. «Ciò che importa, è che il Varco venga sigillato»
«Certamente, ma non è una questione così semplice e veloce da risolvere. Ci saranno tante altre serate chiassose, contrapposte alle smorfie di chi vorrebbe dormire in tranquillità» disse l’elfo.
Ygrena sbuffò una risata. «Se vogliono far parte dell’Inquisizione, faranno bene ad adattarsi»
«Ecco il punto. Quanti di loro si sapranno effettivamente adattare?»
«Non è un problema mio» rispose di getto Ygrena.
Solas esitò un istante, ponderando la risposta. «Già. Non è affar tuo»
«Intendo dire... non sono a capo dell’Inquisizione. Cassandra dovrebbe occuparsi di queste faccende. Io sono solamente qui per chiudere il Varco»
Solas si fermò. Ygrena lo imitò, perplessa, e rialzò lo sguardo per fissarlo. Il vento si era sollevato, ed esso si insinuò fra le vesti e i capelli, scuotendoli sotto il bagliore della luna.
Ygrena spostò una ciocca di capelli dalla fronte. «Ho detto qualcosa di sbagliato?»
«Tu non sei un semplice oggetto che, una volta usato, verrà buttato via. Te ne rendi conto?» domandò schietto Solas.
Ygrena sciolse le spalle. «Non ho idea di cosa sarà di me, dopo»
«Dovresti interrogarti su questo, invece» consigliò l’elfo. «Vuoi diventare un’eretica come me e viaggiare per l’intero Thedas con i Templari alle calcagna?»
«Per Andraste, no!» esclamò Ygrena, terrorizzata al solo pensiero.
«Allora ti conviene giocare bene le tue carte, Araldo. Il fatto che tu abbia la chiave per la nostra salvezza ti innalza su una posizione avvantaggiata rispetto a tutti gli altri maghi. Non gettare via le opportunità che l’Inquisizione ti offrirà»
«Parli come se dovessi andartene da un momento all'altro» disse Ygrena, cercando le pupille chiare di Solas.
Lui abbassò lo sguardo, leggermente rattristato, o almeno così sembrava.
«Non ci sarà sempre un’Inquisizione, per me. A differenza tua, io sarò considerato un apostata anche dopo tutto il mio aiuto. Per questo vorrei che tu possa scegliere, visto che ne hai la possibilità»
Ygrena non rispose.
Avvertiva una punta di dispiacere nei confronti di Solas.
Quell’elfo sempre posato e mai invadente aveva tutte le carte in tavola per garantirsi una vita all’insegna della conoscenza e dell’aiuto, eppure la persecuzioni dei maghi ribelli era messa in primo piano, rispetto a qualsiasi abilità o punto di forza.
Ygrena non poteva dire di conoscerlo, ma in quelle settimane di convivenza, sia ad Haven durante le pianificazioni, sia in viaggio per le missioni, si era fatta un’idea positiva su Solas.
Avrebbe voluto garantire per la sua gentilezza, in qualche modo.
Ma con quale autorità? Con che diritto?
Era una maga anche lei, dopotutto.
Per quanto Cassandra o Cullen fossero fiduciosi, non potevano nascondere il timore di fondo che muoveva tutti i cuori dei Templari e della gente senza poteri arcani: un mago libero era una minaccia, per sé e per il mondo.
Ygrena scosse il capo, immersa in quei pensieri, e non s’accorse dello sguardo penetrante di Solas soffermarsi sui suoi occhi nocciola.
«Araldo?» la chiamò con voce pacata. «Credo che nessuno si preoccupi realmente del tuo stato di salute. E per stato di salute, intendo quello mentale. È facile medicare un graffio, ma il trauma che hai vissuto? Decisamente non è così semplice»
Ygrena si riscosse, imbarazzata. «Oh, no. Stavo solo...»
Solas allungò una mano per poggiarla delicatamente su una spalla di Ygrena.
«Non preoccuparti. Anzi, perdonami» fece Solas.
Ygrena aggrottò la fronte, confusa. «Perdonarti per cosa?»
«Detesto ammetterlo, ma Varric aveva ragione: non dovrei girare il coltello nella piaga sul fardello che ti porti dentro»
La maga sorrise mestamente, tirando un lieve sospiro. «È giusto parlarne, invece. E tu puoi capire i miei sentimenti, data la tua natura»
«Tuttavia, non mi piace vedere la gente triste in momenti di pace. La luna di questa notte non si vedeva da tempi remoti, non sprechiamola» replicò Solas.
Ygrena si addolcì ulteriormente. «Che ne dici di andarla ad osservare su un punto più alto?»
Solas apprezzò quelle parole. «Ho già in mente dove. Vieni con me, Araldo!»
 
Sarebbe arrivata l’ora della battaglia.
Avrebbero dovuto svegliarsi di soprassalto in accampamento, destati dal ruggito di un Alto Drago.
I lupi avrebbero ostacolato i sentieri fra i boschi e le alture.
Ma non era adesso.

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Capitolo 3
*** Fuoco e sangue ***


«Così questa è l’Inquisizione»
La voce del Custode Grigio che aveva scelto di seguire la causa riecheggiò nell’accampamento.
Blackwall era il suo nome e Ygrena lo aveva trovato nelle Terre Centrali, mentre stava addestrando alcune reclute.
Era un uomo dalla folta barba nera e capelli dello stesso colore intenso, il portamento sicuro e lo sguardo determinato lasciavano intendere quanta esperienza avesse alle spalle.
Tuttavia, non aveva parlato molto dopo essersi unito al gruppo che Ygrena si era portata dietro da Haven. Sembrava voler studiare i comportamenti dei vari membri, prima di iniziare un qualsiasi discorso e, in seguito ad una cena succulenta a base di montone alla brace, finalmente Blackwall aveva deciso di proferire quella frase di circostanza.
Cassandra non esitò a rispondergli. «Sì, un’Inquisizione ancora agli albori»
«Nessuna grande causa diventa popolare senza un inizio» disse Blackwall, scrollando le spalle.
Varric corrugò la fronte. «Questa la devo inserire in qualche storia...»
Blackwall abbozzò un sorriso da sotto i baffi ben curati. «Siete uno scrittore?»
«Varric è famoso in tutto il Ferelden per i suoi libri» precisò Cassandra.
«Chiedo venia per la distrazione» fece Blackwall, atono.
Solas sogghignò silenziosamente, scambiando un’occhiata divertita con Ygrena, anch’ella sorpresa dall’impeto della guerriera nel prendere le difese di Varric.
Cassandra, dal canto suo, evitò di guardare il nano, immerso in una grassa risata.
«E questa andrà nella mia biografia, Cercatrice, quando e se ne scriverò una! Deve essere ricordata dai posteri!»
«Piantala, Varric!» tagliò corto Cassandra.
Blackwall si limitò ad osservare le reazioni del gruppo, platealmente sorpreso.
«Se siete voi coloro che ricuciranno il cielo, allora il Thedas può contare sulla riuscita di tale operazione»
Ygrena lo fissò, porgendogli la mano sinistra con il palmo rivolto verso l’alto. «Tutto dipende dal Marchio che ho qui»
Blackwall afferrò delicatamente il polso di Ygrena per studiare il segno arcano.
«Non ho mai visto nulla del genere»
«Quel Marchio dovrebbe essere in grado di riportare tutto alla normalità» spiegò Solas, accucciato sul suo giaciglio. «Ma non possiamo farlo senza l’intervento dei Maghi di Redcliffe, che ci hanno proposto un’alleanza»
«I Maghi? Perché non chiedere ai Templari? Se il cielo è squarciato e i Demoni spadroneggiano, non è aumentando il rischio che si risolverà il problema!» tuonò Blackwall.
Ygrena avvertì il tocco del Custode Grigio farsi più saldo, a quel punto si ritrasse con una sorta di timore reverenziale nei confronti dell’uomo.
Solas, al contrario, non si lasciò atterrire. «Templari che fingono di schierarsi con la Chiesa, per poi lasciare il campo di battaglia? Oh, certo, indubbiamente ci darebbero un ferreo appoggio...»
«Non fare di tutta l’erba un fascio, Solas» s’intromise Cassandra. «Sono sicura che qualche Templare capirebbe e si schiererebbe con l’Inquisizione»
«Lo stesso vale per i Maghi» ribatté Solas. «L’Araldo ha scelto di incontrare la Grande Incantatrice Fiona e, a mio parere, non vi è scelta più giusta»
Blackwall sbuffò.
Varric fischiettò una rapida melodia per richiedere l’attenzione. «Ehi, ehi! Non continuiamo a parlare di questo. Ormai la decisione è presa, o sbaglio?»
Ygrena ringraziò mentalmente le parole del nano. «Varric ha ragione. L’importante è che lo Squarcio venga richiuso»
«Confido nel tuo buonsenso, Araldo» disse Cassandra, osservandola con attenzione.
Blackwall tacque, con evidente sollievo per Solas, che si alzò e aggirò l’accampamento.
Incuriosita sui pensieri che sicuramente vorticavano nella mente dell’elfo, Ygrena lo imitò e lo seguì. La vegetazione era fitta, ma non lontana dalla strada per Redcliffe, ed era buona cosa utilizzare cautela nei movimenti.
Cercando di non causare troppo rumore, la donna si accostò a Solas, rimanendo leggermente indietro rispetto a lui. Uno squarcio fra i folti rami mostrava il sentiero battuto, e poi alte montagne al di là di esso. La luce della luna illuminava il passaggio, ma le ombre tetre celavano qualsiasi movimento.
«Sembra piuttosto risoluto, il Custode» disse Ygrena a bassa voce.
Solas si voltò appena per guardarla da sopra le spalle. «Come tutti i combattenti, è restio nei confronti della tua scelta. Sappi che in molti disapproveranno ciò che stai facendo»
Ygrena annuì lentamente. «I Templari non mi hanno convinto»
«Hai usato la tua testa e hai fatto bene» confermò Solas.
Ygrena sospirò pesantemente. «Perché lasciano a me il potere decisionale? Non sono a capo di nulla»
«L’Inquisizione è nata da un gruppo di persone dalla medesima devozione, ma con concetti di vita totalmente differenti. Non ci sarà mai un capo, fra loro» disse l’elfo.
«Cullen sembra in grado di dirigere l’organizzazione» obiettò Ygrena.
«Sul fronte di guerra senza alcun dubbio» spiegò Solas. «Ma senza Josephine o Leliana, quante speranze avrebbe di prevalere sugli avversari meno avventati? Un militante non avrà mai la pazienza per mediare accordi diplomatici o rischiare la pelle in un’impresa di spionaggio»
«Capisco. Le idee finiscono sempre per scontrarsi e nessuno ricava il ragno dal buco» realizzò Ygrena.
Solas sorrise. «Serve qualcuno in grado di determinare le decisioni. Non è semplice e, a quanto pare, si fidano di te»
«Spero di essere all’altezza» farfugliò Ygrena, palesemente preoccupata.
Solas non spense il suo sguardo. «Lo sei già»
«Devo dedurne che pure tu confidi in me» disse lei.
L’elfo abbassò lo sguardo e aprì la bocca per rispondere, ma improvvisamente un rumore lo distrasse da qualsiasi altro pensiero.
Un segugio mabari comparso dal nulla li aveva fiutati e si stava dirigendo nella loro direzione, seguito da alcuni Templari.
«Dobbiamo avvertire l’accampamento!» esclamò Ygrena.
«Non c’è tempo, ci sono addosso» confutò Solas, afferrando fulmineo il proprio bastone.
Con gesti rapidi e sinuosi, l’elfo tracciò un glifo a mezz’aria e lingue di fuoco magico si riversarono sul mabari, avvolgendolo come una coltre ustionante.
Il cane emise versi agghiaccianti, guidati dalla pura forza del dolore, e gli uggiolii si espansero per tutto il bosco, raggiungendo le orecchie di Cassandra.
«Cos’è stato?» si domandò, balzando in piedi.
Blackwall aveva già estratto la propria spada. «Nulla di buono, è sicuro»
Varric si lanciò nella fitta boscaglia, reggendo la fedele balestra Bianca fra le mani guantate. «Cosa state aspettando? Il vostro Araldo è in pericolo!»
I tre corsero più veloce del vento, fino a raggiungere il luogo dello scontro.
Ygrena aveva presto affiancato Solas nella battaglia. Dal bastone fuoriuscivano scosse e scintille, che colpivano i Templari a ritmo degli incantesimi lanciati dalla maga.
I lunghi capelli, ricci e neri, sobbalzavano ad ogni movimento delle braccia, a volte ricadendo proprio sugli occhi e ostruendole la vista.
I Templari erano troppi e presto li circondarono, e altri segugi mabari avevano fatto il loro ingresso nella foresta, ululando alla luna.
Spalla contro spalla, Ygrena e Solas tentarono di mantenere una sorta di distanza dai Templari, ma le loro lame fendevano le fiamme e nessun fulmine le spezzava.
Ygrena avvertì la ferita come un’esplosione di calore all’altezza del fianco destro. Portò le dita sul taglio profondo e avvertì il proprio sangue caldo colare giù, copioso come un fiume in piena.
«Stringi i denti, Araldo!» la incalzò Solas, schivando agilmente un fendente, per poi intensificare i propri incantesimi, sperando di dare appoggio alla compagna.
Ygrena avvertì un forte capogiro e dovette servirsi del bastone per mantenersi in piedi. La vista le si offuscò e, per un solo momento, credette che il Templare davanti a sé stesse per infliggerle il colpo di grazia.
Ma un quadrello lo trapassò e il nemico stramazzò a terra.
Ygrena sorrise. «Varric...»
Il nano fece capolino da dietro un cespuglio e sparò un altro dardo, stavolta verso le tempie di un mabari. Il cane morì sotto atroci sofferenze.
Da dietro le spalle di Varric giunsero Cassandra e Blackwall, gli sguardi minacciosi verso gli avversari. I Templari persero la posizione per tentare di difendersi dalla carica dei guerrieri e lasciarono libero Solas.
L’elfo si voltò un attimo e guardò Ygrena in volto.
La donna scosse la testa e si accasciò accanto al tronco di una quercia, incapace di resistere al bruciore della ferita, che le aveva lacerato le vesti e mostrava il ventre squarciato.
«La prossima volta che vai a passeggio di notte, Spiritone, fa’ in modo di non attirarti questi bastardi!» tuonò Varric, piazzandosi di fronte a Ygrena per farle scudo con il proprio corpo.
Solas non rispose, ma la potenza dell’ultimo incantesimo che lanciò fu oltre ogni limite conosciuto. Un’immensa palla di fuoco investì i due Templari rimasti e, quando si spense, dei nemici non rimase che cenere.
Cassandra rinfoderò la spada, ansimante e ricoperta di sudore.
Blackwall si era inginocchiato accanto ai cadaveri, per frugare nelle loro tasche alla ricerca di potenziali indizi.
«Come sta l’Araldo?» chiese Cassandra, attraversando a lunghe falcate la distanza che la separava da Ygrena.
Varric si era inginocchiato vicino alla maga, ormai svenuta, e le reggeva il capo.
«Non bene, temo» rispose il nano.
Cassandra crollò in ginocchio lì accanto e osservò la ferita. «È grave»
«Fatevi da parte» insorse Solas, accucciandosi al capezzale di Ygrena. Il volto dell’elfo era ricoperto di sangue e fuliggine, ma al momento non era il problema principale.
«Credi di poter fare qualcosa, Solas?» domandò ancora Cassandra.
Il mago aveva serrato gli occhi, concentrandosi sulla ferita di Ygrena. I palmi delle mani si muovevano lentamente poco sopra il taglio sul ventre della donna priva di sensi.
Cassandra socchiuse le labbra per porre altri quesiti, ma al tocco di Varric sulla spalla si zittì. Il nano spostò lo sguardo su Solas e sospirò pesantemente.
«Ir abelas, lethal’lan. Mala suledin nadas» sussurrò Solas in lingua elfica.
Dalle dita si sprigionarono lievi bagliori verde acqua, che penetrarono nella brutta ferita di Ygrena e iniziarono a rimarginarla. I tessuti vennero ricostruiti e la donna fu resa fuori pericolo.
Tuttavia, durante lo scontro, Solas aveva perso parecchie energie e non riuscì a terminare l’incantesimo alla perfezione. Il taglio sanguinava ancora e doveva essere ricucito.
«Portiamola all’accampamento, presto!» esclamò.
Blackwall non se lo fece ripetere e prese Ygrena in braccio, per poi seguire il gruppo verso i giacigli abbandonati con il fragore della guerriglia.
Il Custode Grigio adagiò piano il corpo esanime della maga sulle coperte che Cassandra si apprestò a stendere sul terreno. Varric si preoccupò di accendere il fuoco e di preparare un secchio d’acqua.
«Si riprenderà, non è vero?» azzardò a chiedere Cassandra.
Solas, intento a frugare nella propria bisaccia, non nascose un grugnito stizzito.
«Certo che si riprenderà. Ho una cosa da dirle» borbottò, tirando fuori ago e filo da una tasca interna dello zaino.
«Spostatela un po’ più verso il fuoco, devo vederla bene»
Blackwall e Cassandra eseguirono le direttive di Solas, poi lo lasciarono agire sulla ferita ancora aperta di Ygrena. Con una precisione che Cassandra non aveva mai visto in nessun essere umano, Solas medicò il taglio e lo disinfettò, poi avvolse il ventre di Ygrena nelle bende, accuratamente prese dagli attrezzi di pronto soccorso ed infine tagliò lo spago con i denti.
«Fatto. Si riprenderà presto. Deve»
Varric adagiò un panno umido sulla fronte della donna. «Per Andraste, questa non ci voleva»
«Se non fosse stato per Solas, a quest’ora saremmo senza una guida» constatò Cassandra.
«Come al solito, il suo titolo conta più della vita» sbuffò Varric, guardando Cassandra con una certa disapprovazione.
La Cercatrice sostenne l’occhiataccia. «Senza l’Araldo non c’è speranza, Varric, devi ammetterlo»
«Certo che lo ammetto, ma prima di tutto l’Araldo ha un nome. Si chiama Ygrena, ed è l’ennesima persona comune incappata nella leggenda senza volerlo. Non avrebbe mai dovuto ritrovarsi quasi ammazzata da degli sciocchi Templari vagabondi. A voi non interessa? Non vi importa prima della vita di questa persona e poi delle conseguenze del suo titolo?»
«La vita al Circolo di Magi l’ha ormai lasciata. Ora Ygrena è dentro la questione dell’Inquisizione più che ogni altro. Ha il potere di richiudere il cielo squarciato e di riportare l’ordine, ovvero la nostra priorità» si impuntò Cassandra.
Varric annuì sprezzante. «Già, e per farlo la portiamo con noi, in viaggi impossibili in mezzo alla natura selvaggia. Saggia decisione»
«È inevitabile, Varric! La gente ascolterà l’Araldo di Andraste, non il cantastorie di Kirkwall o un apostata amico degli spiriti» concluse Cassandra. «Il rischio di morire è il prezzo da pagare per le azioni che compiamo»
«Va bene, va bene... hai ragione tu» disse Varric, lasciando la conversazione per andare a coricarsi.
Blackwall osservava la scena poco lontano, mentre Solas si occupava di predisporre al meglio il giaciglio di Ygrena per quella notte.
«Non deve prendere freddo» commentò.
Cassandra, rimasta lì vicino, lo guardò. «Tu cosa ne pensi, Solas?»
«Da quando il mio pensiero ti interessa, Cercatrice?»
«Da quando ho capito che non sei una minaccia»
«Dirai lo stesso, una volta richiuso lo squarcio?»
«Solas... rispondi»
Solas scosse la testa, chino sul corpo di Ygrena. Stava infondendole alcune erbe aromatiche, per facilitarle la respirazione.
«Penso che l’Araldo abbia bisogno di riposo, senza altre energie negative. Ne ha avute troppe, in questi tempi, non credi?»
«Anche noi siamo scioccati dall’evento al Conclave»
«Non è la stessa cosa. Noi abbiamo assistito ad un evento come spettatori. Lei lo ha vissuto in prima persona, determinando parte del tutto, sopravvivendo alla morte per poter raccontare ai posteri cos’è successo» precisò Solas.
Cassandra sciolse i muscoli delle braccia. «Non ricorda nulla circa quel momento»
Solas fissò la Cercatrice. La testa calva era imperlata di sudore freddo e le sopracciglia erano increspate in un’espressione determinata. «Ma rammenterà, prima o poi, e allora porterà davvero ordine nel caos. Nel frattempo, rimane una ragazza trafitta da una spada dei vostri amati Templari»
Cassandra non seppe che rispondere e ammutolì, tuttavia non si spostò e restò a vegliare sul corpo di Ygrena insieme a Solas.
Era quasi l’alba, quando Ygrena riaprì gli occhi nocciola.
Con una smorfia sofferente, tentò di puntellarsi sui gomiti, ma fitte lancinanti la costrinsero a tornare sdraiata.
Solas si accostò a lei e si sedette. «Bentornata fra i vivi, Araldo»
«Cosa... cosa è successo?» farfugliò Ygrena, guardandosi attorno spaesata.
Cassandra entrò nel suo campo visivo. «Hai rischiato la vita combattendo contro un manipolo di Templari»
«Oh, giusto...» balbettò Ygrena, passandosi una mano sugli occhi.
«Devi ringraziare Solas, senza di lui sarebbe stato arduo aiutarti» confessò Cassandra.
Ygrena volse lo sguardo sull’elfo. «Grazie»
«Non sprecare fiato e riposa. Non ci muoveremo di qui finché non sarai in grado di rialzarti» disse Solas.
«Ma Redcliffe...»
«Non temere; fra un paio di giorni saremo in grado di affrontare i Maghi»
Ygrena inarcò un sopracciglio. «Ne sei certo?»
«Sì»
«Perché?»
«Perché mi fido di te» disse Solas.
La voce le morì in gola, inducendola a serrare le labbra. La donna indirizzò all’elfo un’occhiata piena di riconoscenza e, finalmente, si tranquillizzò.
Solas si chinò per rimboccarle le coperte, mentre Cassandra andava a riposarsi, sollevata nel sapere Ygrena fuori pericolo.

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Capitolo 4
*** Le Furie ***


Redcliffe era caduta nelle mani di un pazzo furioso.
Dopo aver tenuto un colloquio iniziale con il Primo Incantatore Alexius, fuoriuscito dal nulla, Ygrena era stata informata da un giovane mago del Tevinter che l’usurpatore era invischiato con i Venatori, un gruppo di seguaci di Corypheus.
Prima di scegliere con chi allearsi, dunque, si era fatto ritorno ad Haven per progettare una strategia.
Ygrena sentiva ancora bruciare la ferita al fianco, nonostante Solas l’avesse medicata accuratamente in quei giorni, e Cassandra le suggerì di pensare prima ad una richiesta un po’ più leggera, per ritornare sulla questione dei Maghi e Templari una volta in forze.
La questione meno importante era un invito nella Costa Tempestosa da parte delle Furie; un gruppo di mercenari capitanati dal cosiddetto Toro di Ferro.
Non avendo mai sentito parlare di tali Furie, Ygrena si diresse verso il luogo dell’incontro con l’intenzione di conoscerle, insieme alla Cercatrice, Varric e Solas.
Non ci volle molto per giungere a destinazione e un potente acquazzone diede loro il benvenuto.
Varric alzò il cappuccio della sua giubba e sbuffò. «Per le chiappe di Andraste, cosa mi ha spinto fuori da Kirkwall?!»
Una risata cristallina riecheggiò nell’avamposto dell’Inquisizione nella Costa Tempestosa.
Varric si voltò e si stupì nel notare Cassandra osservarlo con gran divertimento.
«Che c’è? Sono un nano di città, io!» tuonò il briccone, ritornando a guardare davanti a sé.
Cassandra non perse il ghigno sarcastico che era affiorato sul suo viso sfregiato. «Nessuno ti ha chiesto di entrare nell’Inquisizione, anzi»
«Beh, non potevo immaginare che ci avrebbero mandati in posti dimenticati da Andraste» borbottò il nano.
Ygrena avanzò qualche passo, osservando come i propri stivali affondassero nel fango, bagnati fradici. La pioggia incessante non permetteva una buona visuale.
«Mi dispiace per Cassandra, ma oggi do ragione a Varric. Questo è senz’altro un posto dimenticato dagli dèi» commentò.
«Grazie, Ygrena» fece Varric, affiancandosi a lei.
Cassandra, dal canto suo, scrollò le spalle e passò in avanscoperta. «Andiamo a cercare questo Toro di Ferro»
«Temo che l’articolo sia compreso nel nome proprio, Cercatrice» precisò Solas. «Nel biglietto giuntoci hanno sottolineato IL Toro di Ferro»
Cassandra sbuffò. «Non mi importano tali sottigliezze»
«E poi lo scopriremo quando si presenterà» disse Ygrena, incuriosita.
Solas inarcò un sopracciglio. «Se è chi penso io, non so se avrà l’accortezza di presentarsi»
«Lo conosci?»
«No, ma conosco le genti che trarrebbero piacere per un nome del genere»
Ygrena non rispose, un tantino confusa, e si limitò a seguire Cassandra.
Era mattina e impiegarono tutto il giorno per attraversare parte del territorio. Non era ampio, ma il terreno accidentato non permetteva un’andatura spedita, e la pioggia induceva a procedere con cautela per evitare scivoloni.
Scivoloni che, purtroppo, Varric non si risparmiò.
All’ennesima caduta, il nano imprecò sonoramente contro tutte le divinità, esistenti o meno.
«Senti, la prossima volta portati dietro Sera, se proprio ti servirà un ladro!»
«Oh, no, ti prego!» fece Cassandra, con una smorfia disgustata. «L’ultima volta che l’abbiamo avuta nell’accampamento ha...»
«Non ricordarmelo» la interruppe Solas. «In genere cerco di tollerare i comportamenti altrui, ma in quell’occasione si è superato ogni limite»
«Temo che stessi già dormendo» disse Ygrena, grattandosi le tempie. «Illuminatemi!»
«Diciamo che ha dimostrato all’Inquisizione quanto possa essere abominevolmente sciatta» spiegò Cassandra, senza perdere tempo in parole meno colorite.
Ygrena ridacchiò. «Sera è molto esuberante»
Solas corrugo la fronte. «La nostra visione di esuberante è un tantino differente»
Ygrena lo guardò. «Ha una mira eccellente e credo ci possa tornare utile. Ci basti questo»
«Senz’altro hai ragione. Ma ricorda che, prima o poi, servirà un collante per tenere assieme tutte queste persone» aggiunse Solas.
Ygrena annuì lentamente, sbirciando poi Cassandra.
La Cercatrice la fissò di rimando, senza però indugiare oltre. Tornò a camminare con passo spedito, sfoderando la spada per tagliare alcuni rovi che ostruivano il passaggio.
Varric, rimasto per un attimo taciturno, tornò a parlare con una mano tesa sull’orecchio.
«Sbaglio, o c’è l’eco di una battaglia?»
«Non sento nulla» disse Ygrena, troppo impegnata a tirare un lembo della casacca rimasto impigliato in un ramo.
«È causa mia, Varric!» sbottò Cassandra, rinfoderando l’arma e assicurandosi di procurare abbastanza rumore da attirare l’attenzione sulla lama. «A volte mi chiedo come tu faccia ad essere così... così...»
«Fate silenzio un secondo!» tuonò Varric.
Cassandra si zittì e Ygrena osservò stupita il nano.
Solas pareva molto concentrato.
«Varric ha ragione» sibilò.
«Per una volta, Spiritone, devo ringraziarti» criticò Varric.
Effettivamente, oltre lo scrosciare dell’acquazzone, si udiva il rumore di acciaio contro acciaio in lontananza.
Cassandra increspò le sopracciglia e si lanciò in direzione del chiasso, seguita a ruota dal resto del gruppo. Corsero giù per una discesa e si ritrovarono sulla costa, costituita da una spiaggia acciottolata.
Le onde del mare impetuoso si scagliavano a riva, sovrastando il ruggito della battaglia.
Alcuni banditi stavano attaccando un gruppo di persone accampate lì vicino.
«Sono in minoranza, dobbiamo aiutarli!» gridò Cassandra, dirigendosi imperterrita verso lo scontro. Con poche stoccate, distrasse un bandito e porse l’attenzione verso di sé, in modo da permettere ad un’elfa aggredita di piantare il proprio pugnale nel ventre del nemico.
Ai fendenti di Cassandra si aggiunsero i quadrelli di Varric e le schegge di ghiaccio di Solas, mentre Ygrena aggirava il trambusto per capire meglio chi fosse più in difficoltà.
Una voce dura e dall’accento particolare la costrinse a girarsi per capire da dove provenisse.
«Ataash Qunari!»
Una figura mastodontica balzò oltre una schiera di banditi.
La pelle bronzea risaltava alla luce cupa di quella giornata temporalesca e le grandi corna conferivano all’individuo un aspetto spartano e minaccioso. Muscoli d’acciaio costituivano il suo ventre scoperto e le braccia. Nelle mani reggeva un’ascia degna di tutto rispetto.
Il qunari vorticò su se stesso e causò una rosa di cadaveri attorno a sé.
Ygrena non aveva mai veduto niente del genere e realizzò che nessuna lingua di fuoco magico avrebbe potuto competere con la forza sovrumana di un tale guerriero.
Tuttavia, si riscosse in fretta, non appena vide un bandito correre nella sua direzione e non aspettò a ricacciarlo indietro con un incantesimo stordente, infine lo colpì con una palla di fuoco, determinando la fine di una così miserabile vita.
Presto la spiaggia fu disseminata di corpi esangui e restarono in piedi le persone invase.
Il qunari lasciò cadere pesantemente l’arma a terra e si avvicinò ad una barca arenata poco lontano. Il gruppo che lo accompagnava lo imitò, senza neanche degnare l’Inquisizione di uno sguardo.
Ygrena cercò gli occhi di Cassandra e si strinse nelle spalle.
Gonfia di rabbia, la Cercatrice avanzò spedita verso la barchetta e si piantò proprio di fronte all’immenso qunari.
«Qui si mette male» sussurrò Solas a Ygrena.
«E non per Cassandra, tengo a precisare» fece Varric.
Ygrena incrociò le braccia e stette a guardare.
Il qunari alzò appena l’unico occhio buono. Infatti, portava una benda sull’incavo del secondo, probabilmente perso in guerra. Ora nelle grandi mani reggeva un boccale colmo di birra gelida, pronta per essere ingurgitata in un sol sorso.
«Chi abbiamo qui?» domandò con tono burbero.
Cassandra avrebbe potuto lanciare lampi dalle pupille, se solo ne avesse avuto la possibilità.
«Vi abbiamo salvati da un’incursione di banditi e ve ne siete andati. Con che razza di bruti e... ubriaconi... avremmo a che fare, se posso chiedere?»
Il qunari scoppiò in una fragorosa risata, che lasciò tutti di stucco.
«Scusate i modi di fare un po’ strani dei miei ragazzi. Dopo una battaglia come si deve, le Furie devono bere!»
«Ah, così voi siete le famose Furie» continuò Cassandra, indicando le persone sedute comodamente attorno al qunari.
«Sì, siamo noi. Uh, un’altra cosa: tecnicamente non ci avete salvati»
Cassandra trattenne l’ira a stento. «Bene, vi farà piacere sapere che l’Inquisizione è davanti ai vostri occhi»
Il qunari spalancò la bocca. «Per le mie corna, questa sì che è bella. Ehi, Furie! Date da bere all’Inquisizione! È per questo che siamo qui, no? Sedetevi, intanto»
Varric non perse l’occasione per un bel boccale di birra, mentre Solas si accomodò semplicemente per ripristinare le forze perdute durante lo scontro.
Ygrena, dal canto suo, si accostò a Cassandra per evitare che la guerriera perdesse il controllo.
«Non siamo venuti qui per bere!» sbraitò infatti la Cercatrice. «Abbiamo ricevuto un invito e intendiamo capire cosa volete comunicarci»
«Quanta fretta!» esclamò il qunari.
Ygrena si schiarì la gola e s’intromise. «Perdonatemi. Posso sapere il vostro nome?»
«Il mio? Certamente! IL Toro di Ferro al tuo servizio, ragazza. Ti conviene tenere al guinzaglio la tua compagna, se non vuoi che si morda la coda da sola» si presentò il qunari.
Varric e Solas si scambiarono un’occhiata divertita, mentre Cassandra sciolse le spalle.
«Vi offriamo il nostro supporto, sempre se decidiate di accettarlo» spiegò Il Toro di Ferro. «Siamo tipi forti, come avete potuto constatare»
Cassandra fece un passo indietro, sbuffando pesantemente. Si limitò a sbirciare Ygrena.
«Questo è vero. Ripongo la scelta a te, Araldo» disse.
«Oh, sei tu l’Araldo di Andraste!» domandò Il Toro di Ferro. «Temevo fosse questa sottospecie di macchina da guerra»
«Sì, sono io» confermò Ygrena con un mezzo sorriso. «Sembrate un gruppo in gamba, voi Furie. Cos’altro sapete fare?»
«Oh, beh... nel Qun quelli come me sono delle specie di spie. Posso garantirti vera lotta a sangue freddo e sotterfugi degni dei più silenziosi ladruncoli» spiegò Il Toro di Ferro.
Ygrena alzò il mento, soddisfatta della risposta.
Si girò un’ultima volta verso i compagni di viaggio.
Cassandra osservava il qunari con una strana espressione, a metà fra il disappunto e l’ammirazione. Solas non muoveva un sol muscolo del volto e Ygrena capì che non avrebbe pronunciato alcuna considerazione. Varric, d’altro canto, stava sghignazzando con un altro nano delle Furie e aveva iniziato a raccontare uno dei suoi innumerevoli aneddoti, circondato da alcune giovani promesse combattenti, che pendevano dalle sue labbra.
Ygrena si decise. «Verrete con noi. Haven accoglie tutti coloro che intendono unirsi alla causa»
«Questo si chiama parlare!» esclamò Il Toro di Ferro. «Vieni, bevi anche tu! E dopo Haven quale sarà la nostra mossa, capo?»
Ygrena si accomodò accanto al gigante e accettò un calice di birra. «Redcliffe. Andremo a trovare i Maghi»
«Mhm» Il Toro di Ferro si irrigidì. «Roba grossa, vedo» aggiunse.
«Stiamo agendo per l’Inquisizione, non per una scampagnata» disse gravemente Cassandra. «Se volete marciare al nostro fianco, dovrete lasciarvi alle spalle qualsiasi paura o perplessità. Non abbiamo bisogno di gente che non sa da che parte stare»
«Giusto, giusto» fece il qunari. «Bene, allora a Redcliffe! Brindiamo!»
Le Furie esplosero in un coro di acclamazioni e i boccali svettarono verso il cielo, poi fiumi di birra presero a scorrere nelle gole dei presenti, felici di aver prevalso un’altra battaglia.

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Capitolo 5
*** Insonnia ***


La notte oscurava il cielo.
Nonostante la luce inquietante dello Squarcio, a indicare la minaccia del Thedas persistente, la coltre celeste risultava comunque uno spettacolo. Miliardi di stelle puntellavano un blu tanto intenso, quanto misterioso e profondo.
Cosa poteva dire, il cielo, sui piccoli e insignificanti problemi degli uomini?
Assisteva alle guerre, agli amori, alle preghiere e alle minacce, ignaro del corso degli eventi, impassibile sul loro esito...
Gli occhi nocciola di Ygrena osservavano gli astri, persi in quei punti luminosi, mentre la mente vagava verso pensieri più grandi di lei e persino del mondo che la circondava.
La ferita stava guarendo di giorno in giorno, ma il dolore difficilmente l'abbandonava. Avvertiva spesso la pelle tirare nei tratti in cui Solas l'aveva ricucita e, durante alcuni movimenti, a stento stringeva i denti per sopportare le fitte e i bruciori.
Quella notte non riusciva a dormire e aveva scelto di lenire l'insonnia con una boccata d'aria. Si era avvolta con una spessa e morbida pelliccia ed era uscita dal proprio alloggio. Il vento invernale dentellava la pelle come una morsa e la neve sul terreno rendeva l'atmosfera eterea e fredda, come se tutto il panorama fosse irrigidito dal clima ghiacciato.
Ygrena si sedette su uno sgabello accanto alla porta d'ingresso e diede dapprima un'occhiata alla città in silenzio, per poi degnare unicamente il cielo della sua attenzione.
Haven era sprofondata nel buio e nel sonno già da molto tempo; persino la taverna era ormai chiusa.
Di lì a pochi giorni, l'Inquisizione avrebbe fatto ritorno a Redcliffe, per cercare di dialogare con il Primo Incantatore Alexius e scoprire se fosse stato possibile schierarsi dalla parte dei Maghi, dato che i Templari avevano dimostrato fin da subito la propria indignazione nei confronti di Cassandra e l'organizzazione da lei creata.
E, come al solito, Ygrena avrebbe ricoperto un ruolo essenziale: decidere per l'intera Inquisizione.
Con il mento rivolto all'insù, Ygrena si chiese perché.
La gente poteva anche credere che fosse stata salvata da Andraste, e che adesso intercedesse per lei, ma per quale motivo tale titolo includeva le direttive di un organo di cui non avrebbe nemmeno dovuto far parte?
Non che la cosa le dispiacesse.
Da una maga qualsiasi, destinata a divenire un'eretica per via dei circoli spezzati, si era aggiudicata le grazie delle persone e l'approvazione di guerrieri, incantatori, spie e diplomatici.
Tutto ciò la confondeva, nonostante riconoscesse una grande fortuna nell'aver scampato una vita di penitenze, vita che altri maghi liberi, invece, dovevano prepararsi a sopportare.
Un altro quesito che si stava ponendo Ygrena, era riferito allo strano atteggiamento adottato dai suoi compagni di avventure, divenuto pian piano sempre più reverenziale.
Cassandra l'aveva imprigionata e l'avrebbe volentieri fatta a pezzi, inizialmente, e ora non si stancava mai di accompagnarla durante le missioni, difendendola a spada tratta e riponendo fiducia nelle sue decisioni.
Leliana, più in sordina, lasciava intendere che la presenza dell''Araldo fosse per lei motivo di prestigio verso l'Inquisizione, oltre che una forte pedina nella grande scacchiera su cui giocava l'intero Thedas.
Josephine sembrava della stessa risma della Capospia e, via via che passavano i giorni, Ygrena notava questa approvazione in tutti i membri attivi dell'Inquisizione appena nata.
Cosa avrebbe significato?
Sarebbe morto tutto, una volta ricucito il cielo?
Che strade si sarebbero srotolate, in futuro?
Ygrena abbassò lo sguardo, portando le dita sulle tempie.
Troppi pensieri.
Inspirò a fondo, trattenendo il respiro per qualche attimo, giusto il tempo per riordinare la mente, poi espirò.
«Araldo...»
La voce calda e posata del Comandante penetrò nelle orecchie come una folata di vento tiepido; una piacevole carezza a suon di parole.
Ygrena si voltò lentamente, restringendo la vista per mettere a fuoco la figura di Cullen, appena rischiarata dai raggi della luna.
«La notte è avversa pure per voi?» domandò Ygrena.
Cullen lasciò il sentiero per accostarsi a lei. I passi precisi si fermarono a breve distanza da Ygrena, che non poté fare a meno di considerare l'alta stazza che distingueva il Comandante dal resto dei soldati.
La brezza serale si sollevò e inviò il dolce profumo di Cullen alle narici di Ygrena, che si inebriò della sua presenza.
«È difficile dormire, ultimamente» confermò l'uomo dai biondi capelli.
Ygrena scrollò le spalle. «Volete farmi compagnia?»
«Ne sarei lieto» fece Cullen, eseguendo un piccolo inchino.
Ygrena, invasa da un inspiegabile senso di benessere e adrenalina, si apprestò ad accendere una torcia e aggiungere una sedia lì fuori.
«Stavo ammirando le stelle» spiegò, invitando Cullen ad accomodarsi.
Lui obbedì di buon grado e mirò il cielo. La rossa pelliccia ondeggiava al ritmo delle correnti d'aria.
«Non hai freddo, Araldo?»
«Sì, ma stasera posso resisterlo, per questa luna»
Cullen annuì in silenzio.
Ygrena lo sbirciò. Ora, alla luce del fuoco acceso, poteva distinguerne chiaramente i lineamenti.
Notò gli zigomi arrossati del Comandante e si preoccupò.
«Voi avete freddo?»
Cullen la guardò e scosse il capo. «No»
«Perché siete insonne?» lo interrogò ancora Ygrena.
Cullen si portò una mano sul collo; un gesto ricorrente quando si sentiva impacciato. Ygrena aveva colto subito quella particolarità.
«I motivi sono tanti... e tutti diversi» si confidò Cullen.
Ygrena addolcì lo sguardo. «Provate a focalizzarne uno alla volta»
«Non è così semplice» replicò lui, abbozzando un sorriso.
Ygrena osservò le sue labbra muoversi in quel gesto e si concentrò sulla sua cicatrice.
«Allora dovete condividerne qualcuno. Io sono a vostra disposizione»
Cullen la guardò fugacemente. «Non voglio tediarti con i miei problemi. Ne hai già abbastanza per conto tuo. Anzi, meriti più attenzioni di me. Perché sei ancora sveglia?»
Ygrena sospirò. «Voi come vi sentireste, se da un giorno all’altro piombassero sulle vostre spalle delle responsabilità talmente importanti, da non sapere che pesci prendere?»
Il Comandante abbassò gli occhi. «Non è facile, lo so. Cassandra non si è risparmiata, chiedendoti di entrare a far parte dell’Inquisizione»
Ygrena annuì. «Nonostante questo, sono felice di essere qui»
Cullen tornò a sorridere. «Una felicità che ha il prezzo dell’insonnia, a quanto pare»
La donna rise sommessamente e non s’accorse delle occhiate di Cullen, intento a scrutarla nei suoi semplici movimenti.
Quando la maga tornò a fissarlo, il Comandante aveva già spostato la sua attenzione verso la volta celeste.
«In un certo senso ti capisco, Araldo. Uno dei miei tanti dilemmi interiori, è proprio il timore di non riuscire a condurre l’esercito»
Ygrena si sporse leggermente verso di lui, afferrandogli un polso con la mano destra. «State facendo un ottimo lavoro, da quel che vedo»
«Ti ringrazio, ma è una paura sempre crescente, man mano che passa il tempo» ammise Cullen, che non si scostò da quel lieve contatto.
Ygrena, dal canto suo, non si allontanò. «Siete un brav’uomo e l’Inquisizione può solo giovare del vostro contributo»
«Quanta fiducia! A malapena ne nutro così tanta in me stesso» scherzò Cullen.
Ygrena strinse la presa, lo sguardo severo. «Lo penso davvero. Dovreste darvi più credito, Cullen»
L’uomo sembrò sorprendersi di quelle parole e si zittì. Perse il cipiglio sarcastico, ma non il sorriso lieto che lo susseguì.
Guardò un’ultima volta la mano di Ygrena sul proprio braccio, poi l’afferrò delicatamente e la ripose sulle ginocchia della maga, puntando gli occhi nocciola in quelli di lei.
«Grazie, Araldo. Per quanto la mia parola possa essere insignificante... sono convinto che Cassandra abbia fatto la scelta giusta nel permetterti di rimanere» disse.
Ygrena non se l’aspettava e non trovò le parole adatte per una risposta immediata.
Ma Cullen parve ritenere il suo sguardo riconoscente più esaustivo di qualsiasi parola, a giudicare dalle labbra nuovamente allungate in un sorriso soddisfatto.
«Posso essere curiosa?» fece ad un tratto Ygrena.
Cullen corrugò la fronte. «Certo, immagino»
«Come vi siete procurato quella cicatrice?» domandò lei, non riuscendo a trattenersi.
Le dita del Comandante si sollevarono istintivamente sul labbro superiore.
«È successo a Kirkwall, durante la ribellione dei Maghi. Una storia che non sono mai disposto a raccontare...»
«Non è necessario. Ripeto, era semplice curiosità» lo fermò Ygrena.
Cullen inspirò profondamente. «Perdonami»
Ygrena scosse il capo. «Non dovete scusarvi. Né con me, né con nessun altro»
«Temo tu sia troppo buona, Araldo» commentò Cullen, rallegrato dalle parole confortanti della donna.
Ygrena tornò a ridere. «Dopo ciò che mi è successo, mi è difficile essere cinica»
«Caratteristica non da poco, devi riconoscerlo» fece Cullen.
Ygrena gli regalò un altro smagliante sorriso e il Comandante tentennò. Il fuoco illuminava i suoi occhi, lucidi e attenti, che restrinsero le pupille nell’osservare quel volto addolcito solo per lui.
Calò il silenzio, nel quale entrambi si scrutarono l’un l’altra, alla ricerca di qualcosa a cui non sapevano ancora dare un nome.
Alla fine, Cullen si schiarì la gola e si alzò. «La notte sta passando e domani avremo molte cose da fare. Ti conviene cercare di dormire, adesso... Araldo»
Si avvicinò e tese una mano.
Ygrena si convinse che l’intenzione del Capitano fosse donarle una carezza, ma fu solo fantasia. Cullen le afferrò una mano e l’aiutò a sollevarsi in piedi, come ogni buon cavaliere che si rispetti.
«Anche voi dovete riposare, Comandante» disse la donna.
Cullen assentì. «Tenterò, lo prometto»
L’uomo si voltò e tornò sul sentiero, avvertendo le occhiate di Ygrena dietro di sé. Prima di sparire nell’ombra della notte, si volse ancora una volta e cercò lo sguardo della donna, passandosi una mano sul collo, impacciato.
«Io...»
«Sì?» lo incalzò Ygrena, muovendo un passo verso di lui.
Cullen esitò, poi sbuffò. «Un giorno ti ringrazierò a dovere per... avermi ascoltato, stanotte»
«Ci siamo ascoltati a vicenda» constatò Ygrena.
Lui annuì e non rispose più; abbozzò un ultimo, timido sorriso e sparì nelle ombre, lasciando Ygrena sola con i propri pensieri e, finalmente, un barlume di sonno.
 

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Capitolo 6
*** Dopo il caos ***


«Sicura di stare bene, Araldo?»
Era la terza volta che qualcuno le poneva quella domanda.
Ora era stato il turno di Solas, accovacciato accanto a lei.
In realtà, Ygrena non capiva perché l'elfo fosse presente.
Ricordava di essere giunta a Redcliffe con la compagnia di Varric e Il Toro di Ferro, poi il giovane mago del Tevinter, che rispondeva al nome di Dorian, si era unito al gruppo per argomentare con il Primo Incantatore Alexius, per ottenere un'alleanza con i Maghi.
Infine, il caos. Si era scoperto che Alexius non era altro che un pazzo traditore, servo del nemico che l'Inquisizione doveva distruggere e alleato con i Venatori per puri scopi personali.
Ygrena e Dorian erano stati catapultati in un futuro immaginario, nel quale l'Antico, così sembrava appellarsi il nemico, aveva prevalso e l'Inquisizione fallito miseramente.
Dorian, con non poco sarcasmo, aveva spalleggiato Ygrena nell'impresa di riportare il tempo al presente.
Il Toro di Ferro e Varric erano stati catturati e i Venatori avevano somministrato loro uno strano tipo di lyrium, di colore rosso; sostanza che portava alla pazzia.
Sarebbero sicuramente morti, se Dorian e Ygrena non avessero ristabilito l'ordine.
Dopo la riuscita della missione, il presente era ritornato ad esistere e Alexius era stato catturato dai seguaci di Leliana; inoltre la legittima Prima Incantatrice Fiona aveva stretto la mano all'Araldo, in segno di pace e alleanza.
Successivamente, Ygrena aveva perso i sensi per i troppi sforzi.
Si era ridestata nell'avamposto dell'Inquisizione, poco fuori Redcliffe, e sia Varric, sia Il Toro di Ferro avevano chiesto delle sue condizioni, ma non aveva avuto le forze fisiche e mentali per rispondere; infine Solas era apparso nel suo campo visivo, pacato e silenzioso come sempre.
«Le è successo qualcosa» fece il qunari, storcendo il naso.
Solas scosse il capo. «Ha solo bisogno di riprendersi, ma deve anche sforzarsi di tornare fra i vivi. Araldo, per favore, cerca di parlarmi»
L'elfo era seduto a gambe incrociate e teneva il mento di Ygrena poggiato su un palmo, mentre l'altra mano reggeva un sacchetto di piante aromatiche.
Varric chinò il capo. «Questa non ci voleva. Se non sarà più in grado di parlare, Cassandra non la scamperà, stavolta. Troppa gente si è messa nei guai per colpa sua»
«Senza l'Araldo la speranza è vana, Varric» sentenziò Solas.
«Oh, questo è il genere di frase che evito sempre di ripetere» replicò secco il nano.
Il Toro di Ferro si strinse nelle larghe spalle. «Forse le serve qualcosa di un po' più... decisivo, invece di quelle quattro pianticelle»
«No, non mi pare il caso» dichiarò l'elfo dal capo calvo.
Dorian, che aveva seguito il gruppo, sedeva poco lontano e, dopo quel battibecco, decise di entrare nel discorso.
«Noto con piacere che le idee vengono condivise e apprezzate, qui»
«Io apprezzo le idee altrui. Sul condividerle, è un altro paio di maniche» disse Solas.
Il Toro di Ferro guardò Dorian. «Mi associo»
Solas lo sbirciò con sufficienza. «Mi permetto di dissentire. Il Qun scavalca le idee altrui per convertirle alla propria società. Io sono attuo niente di tutto questo»
Il qunari sputò a terra e non rispose.
Dorian, invece, inarcò le sopracciglia e allungò le labbra in un sorrisetto soddisfatto. Incrociò le braccia e si accostò a Ygrena.
«Hai perso la lingua? Eppure non sembravi tanto quieta, nel futuro distorto»
Ygrena voltò pian piano lo sguardo verso il mago del Tevinter.
Deglutì e finalmente avvertì la gola liberarsi di una sorta di peso che non esisteva, una specie di nodo ingarbugliato in attesa di essere sciolto.
Si schiarì la voce un paio di volte, supportata dagli impacchi di Solas.
L'elfo continuava a tenerla ferma per il mento, in un tocco leggero, quasi etereo.
Quando comprese che Ygrena stava per biascicare qualche parola, Solas sorrise.
«Torna fra noi, lethal'lan»
Ygrena annuì lentamente. «Un giorno...» tossì. «Un giorno... mi spiegherai... cosa vuol dire... quella parola...»
Solas non trattenne una soffice risata. «Quando sarà il momento, lo saprai. Per ora concentrati sull'essere viva»
Varric tirò un sospiro di sollevo. «Siano lodate le chiappe di Andraste»
Ygrena si mise a sedere, aiutata da Solas, e guardò il nano e il qunari poco distanti.
Varric le strizzò l'occhio e Il Toro di Ferro eseguì un saluto con la mano.
«Ehi, boss! Ci fai prendere i colpi grossi! Dovrai pagarmi da bere per tutto questo»
«Sarà un piacere, Bull» sussurrò Ygrena, sorridendo. «Dov'è Alexius?»
«In catene, come quell'idiota si merita» rispose Dorian, osservandosi distrattamente le unghie. «Una volta ritornati ad Haven, deciderete che farne»
Ygrena sospirò pesantemente. Il destino di Alexius non era nelle sue mani.
O almeno, non ancora.
Ygrena rimase interdetta e si rabbuiò. Cosa significava essere l'Araldo di Andraste? Quali conseguenze esistevano?
«Hai compiuto la tua missione, Araldo» disse Solas, quasi come se avvertisse i suoi pensieri.
Ygrena tornò sdraiata e guardò il cielo scuro della sera. «È fatta»
«Le tue gesta sono degne di nota» confermò l'elfo.
Ygrena lo scrutava con perplessità.
Lasciò passare alcuni minuti, poi pose la domanda che le ballonzolava in testa.
«Che ci fai qui?»
Solas chinò docilmente il capo verso di lei. «Sono rimasto indietro, con il reparto di cerusici. Temevo in qualche conseguenza, in seguito all'alleanza, e come vedi ho fatto bene a prevenire»
«Sembra che il tuo destino sia assistermi ogni volta che il mio corpo perde i sensi» scherzò lei.
Solas assorbì la battuta con un altro sorriso. «Se questo mi porta ad aiutare qualcuno, perché no?»
Ygrena gli rivolse uno sguardo colmo di riconoscenza. «Grazie, Solas»
Solas eseguì un mezzo inchino e rimase in silenzio.
Fu Dorian a spezzare la quiete.
«Giusto per sapere, cosa si mangia ad Haven?»
«Non lo vuoi davvero sapere, amico» fece Varric.
Dorian storse il naso. «Perfetto, un buon motivo per mettersi a dieta»
Varric scoppiò a ridere e versò da bere, poi distribuì i boccali e si sedette nuovamente accanto a Il Toro di Ferro, intento a rimirare le stelle in cielo, immerso in una quiete che solo i Qunari potevano possedere.
Ygrena si sistemò nel suo giaciglio e cercò di fare mente locale sul luogo in cui si trovavano e sulle conseguenze della missione svolta. Tirò su le ginocchia e le avvolse con le braccia, poggiando il mento su di esse.
«Problemi con la memoria?» chiese Dorian, accucciandosi impetuosamente lì vicino.
Solas osservò di sbieco il mago del Tevinter e decise di congedarsi.
Ygrena rimase sola con Dorian e lo sbirciò. «Pian piano ricordo ogni cosa»
Dorian pose una mano sulla sua spalla. «Ammettilo: senza di me saresti ancora persa nel tempo!»
Ygrena annuì. «Lo so. Grazie, Dorian. Non potevo desiderare un compagno migliore»
Il mago esitò, anche se per un brevissimo istante, ma tanto bastò a Ygrena per capire che non si aspettava una gentilezza simile.
Dorian, sperando di dissimulare quell’attimo di smarrimento, tornò alla carica.
«Ottima risposta. Beh, se posso continuare a seguirti, potrai godere della mia superba bellezza anche durante il presente!»
Ygrena non trattenne una risata. «Non aspetto altro...»
«Il sarcasmo trapela in queste parole» criticò Dorian.
Ygrena sospirò divertita. «Non ti sto prendendo in giro. Mi fido di te»
«Fai presto a fidarti delle persone, Araldo» constatò Dorian.
Ygrena si sporse leggermente verso di lui, per guardarlo meglio nella penombra. «Mi hai salvato la vita. Se avessi voluto uccidermi, ci avresti pensato nel futuro distorto»
Dorian scosse la testa. «Ti ho salvato la vita perché c'era anche la mia in gioco»
«Eppure mi hai seguita. Avresti potuto andartene. Invece sei qui,  il che prevede che tu rischi la vita per la causa dell'Inquisizione...»
«Chi ti dice che non stia semplicemente attendendo il momento giusto per agire?»
Ygrena ammutolì, ma non demorse. Cercò le pupille nere del mago e si assicurò di non lasciarsele scappare. «No, non sei qui per fare del male»
Dorian aggrottò la fronte. «I casi sono due: o sei una donna dallo spiccato acume, o sei un'ingenua»
«I tuoi occhi hanno visto giorni più felici. Chi ha quello sguardo... non può più fare male a nessuno, se non per una buona causa»
Colpito e affrontato.
Dorian non replicò e Ygrena allargò il sorriso.
Guardò la figura del mago nella luce del bivacco. La pelle scura risaltava a quel bagliore, e il profilo singolare lo rendeva un individuo a tratti affascinante e a tratti talmente tormentato, da dissipare qualsiasi altro sentimento. Ygrena voleva capire cosa lo turbasse, ma non era adesso quel momento.
Prima o poi Dorian si sarebbe schiuso, nonostante la verace parlantina nascondesse il suo lato docile.
Ma Ygrena era brava a scovare gli animi celati dietro le scorze fittizie, e avrebbe aiutato Dorian a sentirsi meglio. Glielo doveva.
L'uomo la fissava stranito, quasi con timore.
Ygrena allungò un braccio e gli afferrò una mano. «Benvenuto tra noi»
Dorian scrutò a fondo la mano di Ygrena sulla sua. Era bianca e morbida.
Perfetta per l'Araldo di Andraste.
«Sono sicuro che potrò solamente giovare di questa esperienza» sussurrò.
Si allontanò e si alzò in piedi, rivolgendo un ultimo sguardo alla donna. Le labbra allungate in un piccolo cenno riconoscente.
Alla fine, come se tutto fosse tornato in moto dopo un periodo di stallo, Dorian si stiracchiò rumorosamente.
«Bene! Mi avete detto che la sveglia è all'alba? È ora che vada, o dovrete portarmi in braccio... Anche se per il qunari non dovrebbe essere un'impresa»
Il Toro di Ferro sbuffò e Dorian si rintanò in una delle tende dell'avamposto, mentre Varric e Solas presero posto accanto Ygrena. La donna si era accasciata nel giaciglio, piuttosto assonnata, seppure avesse dormito per tutto il periodo di ripresa dal ritorno al presente.
Il nano le rimboccò le coperte.
«Tutto è bene quel che finisce bene, non è così?» farfugliò Ygrena.
Varric annuì lentamente. «Tutto ciò che stai compiendo sembra essere più un miracolo, che una bella storia...»
«Un semplice miracolo, o l'abilità di una vera donna?» domandò Solas.
Ygrena sospirò pesantemente. «Non so decidermi»
«Non è necessario, Araldo» fece Solas, chinandosi su di lei per ravviarle una ciocca di capelli dietro le orecchie tonde.
«Ora pensa a riprenderti. Domani ci aspetta il viaggio di ritorno»
«Sono curioso di sapere cosa dirà Cassandra» fece Varric.
«Io sono più preoccupato del giudizio del nostro Comandante» obiettò Solas.  «È risaputo il suo odio verso i Maghi»
La stretta al cuore che si impossessò di Ygrena fu la causa di un'emicrania lancinante. «Avete ragione, è meglio dormire» tagliò corto.
Varric e Solas la fissarono, per un momento interdetti, poi l'elfo addolcì lo sguardo e si alzò, facendo segno a Varric di seguirlo.
Lasciarono in pace Ygrena, che s'addormentò con mille e più pensieri contorti.

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Capitolo 7
*** Lacrime disperate ***


Cosa possono gli uomini, quando l'ira del cielo si avventa su di loro?
Come può la mente concepire pensieri razionali, mentre il caos esplode in grida disperate, fumo, sangue e lacrime?
E morte. Troppa morte.
Questo pensava Ygrena, seduta nell'atrio della Chiesa di Haven.
Accoccolata su se stessa, la donna teneva la schiena poggiata sul grande portone serrato.
Schizzi di sangue macchiavano il tappeto e le mattonelle, i gemiti dei feriti riecheggiavano fino alle sue orecchie, e le urla delle vittime rimaste fuori a combattere dilaniavano il cuore della maga.
Ygrena sentiva calde lacrime scorrere sul volto, ma non si lasciò scappare neppure un singhiozzo.
Il capo chino e le braccia conserte sul ventre, come un agnello in attesa del colpo di mannaia.
Braccata nel suo stesso pianto, e nella paura generale.
Spacciati. La guerra era in atto, e avrebbero perso dal principio.
Chissà come sarebbe stato morire, pensò lei.
Avrebbe fatto male? Oppure sarebbe stato come addormentarsi?
Andraste si sarebbe rivelata, o sarebbe finito tutto in cenere?
Mesi e anni spesi a studiare e sviluppare se stessa per cosa? Dimenticare tutto una volta trafitta da una spada?
Scosse la testa, indecisa su cosa credere.
Pian piano, aprì le palpebre, finora chiuse, e si guardò attorno.
Cassandra discuteva con Liliana e Josephine, lanciando di tanto in tanto occhiate a Vivienne, attiva ad ascoltare il dibattito.
Il Toro di Ferro sedeva su uno sgabello, taciturno, affiancato da Sera, che dimostrava la sua preoccupazione con una serie di imprecazioni piuttosto colorite.
Blackwall si muoveva avanti e indietro, incurante degli sguardi che gli inviavano Dorian e Varric.
L'unico che sembrava mantenere una sorta di autocontrollo era Solas, chino sul Cancelliere Roderick, gravemente ferito. Accanto ai due c'era Cole, uno strano ragazzo giunto quel giorno, appena in tempo per avvertire del pericolo in arrivo a valle.
Era stato di grande aiuto, anche se aveva dimostrato di non essere del tutto umano, e ciò aveva destato indubbiamente le perplessità generali.
Tuttavia, ora il problema principale era ben più grande di quel semplice ragazzo particolare.
Solas si girò e la vide lì seduta per terra.
«Araldo...»la chiamò.
Ygrena lo fissò, ma non rispose.
L'elfo sospirò e si avvicinò. «Non disperare»
«Ho appena visto gente innocente morire senza scopo. Come posso stare tranquilla?» replicò la donna.
Solas si accovacciò per guardarla negli occhi.  «Non tutto è perduto»
«Come fai a esserne certo?»
«Non puoi mai sapere cosa accadrà fino al suo avverarsi. Magari sopravvivrai, almeno tu, e potrai portare la pace nel Thedas. Credimi, Araldo... non gettare la spugna» sentenziò Solas.
Ygrena non riusciva a smettere di piangere. «Non voglio essere un'eroina, se è questo il prezzo»
Solas ammutolì. Si sedette al suo fianco e aspettò con lei.
Ygrena avvertì il profumo di bosco dell'elfo e ciò la confortò un poco. Sospirò pesantemente e cercò di arrestare il flusso di lacrime, che impetuoso fuoriusciva dagli occhi.
Stava giusto strofinando la manica della camicia sulla faccia, quando da un corridoio sbucò Cullen, il quale la individuò dopo un momento di smarrimento e la raggiunse di corsa. «Araldo! La nostra posizione non è buona. Potremmo caricare gli ultimi trabucchi, ma sarà una carneficina»
Ygrena si sforzò di mettersi in piedi. Cullen la fissò. Notò il pianto che l'aveva colta e, nei suoi occhi nocciola, il Comandante trasmetteva un grande dispiacere nel saperla così triste e distrutta.
«Non c'è una via di fuga?» chiese Solas.
Cullen scosse il capo. «No»
Solas abbassò lo sguardo.
Ygrena strinse i pugni. «Tutta quella gente...»
«Ygrena... Araldo» balbettò Cullen, azzardando un passo verso di lei. «Non puoi cedere adesso»
«Se i trabucchi sono la nostra unica speranza, allora andrò con lei!» esclamò Cassandra.
«Non lascerò Ygrena da sola contro i Templari» disse Varric, imbracciando la balestra Bianca.
Solas ispirò a fondo. «Se aspettare di morire è l'unica soluzione, al confronto, farò la mia parte»
Cullen annuì. «Moriremo. Ma possiamo decidere come»
«Tipica frase di chi non ha nessuna considerazione di sé!» sbottò Dorian. «E voi sareste un Templare?»
«Se litighiamo fra noi, non raggiungeremo nulla!» si intromise Josephine. «Se davvero stiamo per perdere le nostre vite, come potete discutere?»
«Non posso lasciar correre frasi del genere!» replicò il mago del Tevinter.
Cullen aggrottò la fronte e tentò di placare gli animi, ma diede solamente vita a nuove provocazioni.
Si sollevò un'immensa litigata, che sembrava non avere mai fine, e Ygrena si domandò se avesse dovuto davvero congedarsi dal mondo con un sottofondo simile.
Credette di impazzire e, se non fosse stato per Cole, probabilmente avrebbe davvero perso il senno.
Il giovane dallo strano cappello chiese l'attenzione e, incredibilmente, riuscì a ottenerla.
«Il Cancelliere desidera condividere un'informazione. Sono certo che vi sarà di aiuto... e lui potrà andarsene in pace»
Tutti esitarono, a quelle parole all'apparenza sconnesse.
Il Cancelliere si mosse lentamente; i respiri rantolanti non presagivano nulla di buono, ma riuscì a spiccicare qualche parola.
«C'è un sentiero nascosto. Vi porterà via dalla città. In salvo»
«Sapevate questo! Come?!» fece Cassandra.
«È un pellegrinaggio che Andraste indica. Andate...»
Cole obiettò. «Non sta ancora morendo. Potrà aiutare. Sa dove condurvi!»
Cassandra guardò Leliana e Josephine, poi si volse verso Cullen.
Il Comandante si appellò a sua volta a Ygrena.
«E il drago? Non faticherà a trovarci!» gridò Sera.
«Già, ma i Trabucchi potrebbero servire!» spiegò Blackwall.
Ygrena si convinse.
«Il drago è mio. Lo abbatterò col trabucco principale»
L'intera Inquisizione trattenne il respiro.
Cullen scuoteva il capo, le sopracciglia increspate e volto incredulo.
«E quando la montagna crollerà... che ne sarà di te?»
Ygrena alzò il mento e stette in silenzio.
Il Comandante si accostò ancora a lei. «Magari troverai un modo. Puoi resistere!»
Si guardarono un'altra volta negli occhi.
Spesso le decisioni più importanti richiedono un grande sacrificio.
Una vita per l'intero Thedas.
La sua.
Ygrena aprì il portone e corse.
Più veloce del vento.
Incurante del freddo.
Incurante di lui, l'Antico.
 
 

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Capitolo 8
*** Nel tuo cuore arderà ***


I passi affondavano incerti nell’immensa coltre di neve.
Buio, gelo, solitudine...
Le ore si perdevano in un tempo indefinito e così i secondi, i minuti e gli stessi giorni.
Grossi fiocchi discendevano dal cielo, imperterriti nella loro corsa verso la terra, verso il mondo dei viventi. Lenti, ricadevano su ogni cosa e incuranti se quel qualcosa fosse vivo o inanimato, buono o malvagio.
Così come si posavano sul naso di Ygrena, si sarebbero soffermati sul volto demoniaco di Corypheus.
Neve, neve candida che inghiottiva fauna e flora nella sua morsa di gelo, rivelandosi tanto ostile quanto fastidiosa.
Mentre arrancava a fatica nella desolazione più totale, Ygrena pensò che tutto quel freddo fosse addirittura più spietato del Prole Oscura che l’aveva cacciata nella storia dell’intero Thedas.
Una spada trafigge e uccide quasi all’istante.
La bufera si porta via la vita in modo subdolo; lento e calcolato, privando di cibo e acqua per giorni, lasciando la vittima al proprio destino agonizzante.
E quando si è talmente stanchi di affrontare la tempesta, essa accoglie le anime perse in cerca del sonno per donar loro un riposo eterno.
Ygrena lo sapeva bene, ma non aveva intenzione di morire per mano dell’inverno, dopo essere scampata a Corypheus e il suo drago.
Le palpebre le calavano spesso, ma si sforzava di mantenersi sveglia e le vesti erano logore e rigide, così gelide al tocco da impedirne la sensibilità. La maga girovagava alla cieca in quel luogo dimenticato da Andraste, inseguendo tracce e impronte sparpagliate, prive di indicazioni precise sull’ubicazione del resto dell’Inquisizione.
L’unica certezza, era che la salvezza aveva abbracciato qualcuno, ma presto la donna se ne dimenticò. Era troppo impegnata a concentrarsi sull’istante che stava vivendo, per evitare di sprofondare nel buio della morte.
Via via che il tempo passava e la mente si irrigidiva, Ygrena rischiò addirittura di rimuovere interi ricordi sui suoi compagni, così escogitò un modo per mantenerli e, allo stesso tempo, impedire a se stessa di dormire: ripeté più volte i loro nomi.
Nella bufera di neve, sotto il vento che ululava tetro, la maga chiamò forte le persone che l’avevano sostenuta fino a quel momento; tutti coloro che erano stati in grado di guardare oltre i suoi poteri magici, per ritenerla qualcosa di più importante, come l’Araldo di Andraste.
Gridò e pianse, perché se vi era una sottospecie di famiglia su cui poteva contare e con la quale sarebbe valsa la pena esalare l’ultimo respiro, essa era proprio l’Inquisizione.
Ed ora rischiava di non sopravvivere senza nemmeno congedarsi con un ultimo saluto.
I fiocchi entravano nella gola, ma subito si scioglievano grazie all’alito caldo di Ygrena, persa in urli disperati che facevano a gara con le correnti d’aria, pesanti quanto un carico di pietre sulla schiena.
Quanto avrebbe voluto sedersi accanto a un fuoco insieme a quel mascalzone di Varric, o con la silenziosa presenza di Solas. Persino le risposte secche di Cassandra, o le eloquenti alzate di sopracciglio di Vivienne avrebbero rallegrato il cuore di Ygrena.
La donna si nascose gli occhi bagnati di lacrime dietro le braccia per cercare di vederci meglio, e per asciugarsi prima che le ciglia stesse potessero congelarsi.
Non si scorgeva l’orizzonte e la piana pareva desolata; di tanto in tanto si notavano piccole macchie di vegetazione e Ygrena si accostava per perlustrare le zone, trovando spesso resti di bivacchi ormai consunti.
Una volta adocchiò una penna d’oca seppellita quasi interamente dalla neve. L’aveva raccolta con mani tremanti e rigonfie, raschiando distrattamente l’oggetto con le unghie spezzate, e poi studiata attentamente con un mezzo sorriso stampato sul volto.
Sì, quella penna apparteneva al suo scrittore preferito e di certo non l’avrebbe abbandonata nella tempesta.
Fu costretta a lasciare presto l’accampamento per via del tempo atmosferico, peggiorato inesorabilmente, e si dispiacque di non aver avuto il tempo di perlustrarlo a dovere. Magari, avrebbe scoperto altri oggetti.
Si tenne stretta la penna sul petto, invocando il favore di Andraste, e proseguì a capo chino; con i lunghi capelli corvini sobbalzanti lungo i fianchi.
Intanto altri giorni passarono e la strega aveva terminato quel poco cibo trovato nella botola in cui era caduta, in seguito l’avvento della valanga causata dal trabucco a Haven.
Aveva salvato la sua vita, ma aveva seppellito la città.
Il destino è crudele.
Le forze erano esigue; si rese conto che non sarebbe andata molto lontano, in quelle condizioni.
Fece un rapido giro di sguardi nel circondario e si avvicinò a due abeti poco distanti. Appoggiò una mano sul tronco della pianta più vicina, senza avvertirne la consistenza, e abbassò lo sguardo alla ricerca di qualsiasi nuovo indizio.
Vide un ennesimo falò spento e si accostò, chinandosi per cercare oggetti... con un pizzico di fortuna, forse stavolta avrebbe trovato un ciuffo della pelliccia di Cullen.
Ripensò agli occhi nocciola del Comandante e un nuovo calore la invase, permettendole di rimettersi in piedi anche se a mani vuote. O meglio, fra le dita reggeva un pezzo di legno carbonizzato; un gesto folle che l’aiutò a ricordare di essere ancora in una realtà concreta e vivente.
Si macchiò le mani di carbone e giocherellando con il legnetto riacquistò parte del tatto perduto nelle ore precedenti. Ma ad un tratto, s’accorse di aver scoperto un indizio fondamentale.
Il materiale era tiepido.
Tastò con maggiore attenzione e si rese conto di non essere stata colta dall’illusione: qualcuno era stato lì da poco tempo.
Forse c’era ancora speranza...
Si voltò verso la direzione da percorrere e si avviluppò nel mantello strappato, per poi riprendere la marcia con una carica rinnovata. Nel petto, il cuore pulsava all’impazzata e trasmetteva sentimenti positivi, di speranza e aspettative.
Persino il potere arcano si stava ricaricando pian piano, lo avvertiva tramite piccoli formicolii sui palmi e lungo le braccia.
Quel giorno la tempesta si era placata, ma la stanchezza non aveva lasciato la pianura insieme alla neve cadente e il vento rigido. Le ginocchia scricchiolavano e le gambe procedevano quasi come se avessero vita propria; ma Ygrena avanzò e raggiunse un ammasso di rocce che costituivano un alto pendio.
La maga poggiò una mano sulla parete del massiccio e seguì una gola che discendeva verso una valle per lei sconosciuta.
Vide una luce e allungò il passo, costringendo il corpo a svolgere incarichi troppo pesanti entro le sue possibilità e fu per questo motivo che la vista si affievolì poco a poco, mentre si lasciava cogliere impreparata dalla sonnolenza.
Crollò a terra, sfinita, e chinò il capo sul petto come a indicare la resa nei confronti dell’inverno.
A quanto pareva, aveva vinto lui.
 
«Là! È lei!»
«Sia lode al Creatore!»
«Dobbiamo portarla dal fuoco, subito! Oh, povero Araldo...»
«Va’ ad avvertire Madre Giselle, Josephine»
«Detto fatto»
«Comandante...»
«Lascia fare a me, Lady Cassandra. È finita»
«Sì. È finita»
 
Voci. Voci conosciute.
Gli occhi si socchiusero e le pupille scure si mossero per cercare la fonte di quei suoni, improvvisamente così dolci e benvoluti all’udito.
«Questo è un sogno...» farfugliò Ygrena, appena mise a fuoco l’immagine di Cullen.
«Lieto di essere nei tuoi sogni, Araldo, ma questa è la realtà. Un ultimo sforzo» rispose il Comandante.
Ygrena si sentì sollevare da due forti braccia, che la tennero stretta anche durante la camminata. Avvertì il respiro caldo dell’uomo poco lontano dal volto e i sensi si risvegliarono con grande sollievo.
«Cullen...»
«Riposa, Ygrena. Hai fatto tanto per noi, ora meriti un po’ di pace»
Quella voce. Finalmente percepiva di nuovo quella voce...
Chiuse le palpebre per godere appieno delle sensazioni che si stavano riprendendo a piccoli intervalli. La dormiveglia e la stanchezza accumulata l’avevano completamente stordita, ma fu certa che Cullen l’avesse portata in un accampamento in cui erano presenti i membri dell’Inquisizione sopravvissuti alla catastrofe di Haven.
Udiva il clangore delle armature dei soldati e i sussurri delle spie di Leliana, nonché le invocazioni delle sacerdotesse della chiesa.
Ygrena sorrise, anche se non stava guardando ciò che accadeva attorno a sé.
Poi, tutto fu silenzio. Comprese che Cullen si stava abbassando e successivamente si rese conto di essere distesa in un giaciglio, coperta da pellicce morbide e calde.
«Prendetevi cura di lei, in attesa del mio ritorno» si assicurò Cullen.
«Nessun problema, Ricciolino. Sarà in buone mani»
Ygrena allungò ancora le labbra.
«Varric...» disse debolmente.
Due passi pesanti presagirono la presenza del nano. «Sono qui, mia cara, ma ti suggerisco di risparmiare il fiato per quando starai meglio»
«Varric ha ragione, Araldo»
Solas. Morbido come il velluto giungeva il suono delle sue parole.
Doveva essere un sogno. Non poteva essere vero tutto ciò che stava accadendo.
Un focolare acceso, gli amici accanto a lei, le sue ragioni di vita rinate.
«Sono viva?» domandò.
Solas le rimboccò le coperte. «Presto lo sarai... ora, dormi»
Bastò una carezza, e il sonno la catturò.

 

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