FREEDOM: how the wind fell in love with the mountain

di DreamsofMartina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I, ME and MYSELF ***
Capitolo 2: *** My perfect life ***
Capitolo 3: *** My own worst enemy... (Ooops! I probably shouldn't have said that!) ***



Capitolo 1
*** I, ME and MYSELF ***


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Well, Let's start with, I suck at life and relationships

Non c’è molto da dire su questa storia, è la mia prima long su Jonas Brothers, di cui sono una grande fan (o fan attempata come amo definirmi ^^), il personaggio di Katherine è frutto della mia fantasia, tutto di lei è inventato tranne l’amore per i cavalli che anch’io coltivo da quando sono piccola e il suo essere testarda così profondamente radicato anche nella mia persona.

Un ringraziamento particolare va a Minako_86, il mio guru, perché senza il suo aiuto questa storia sarebbe rimasta nel dimenticatoio.

Grazie di tutto Minako_86 spero che continuerai ad assistermi!!!

Ah se non lo avete ancora fatto leggete “Gabrielle” e “Giorni Infiniti” le due Fiction di Minako_86, sono stupende!!!

E dopo questo vi lascio al primo capitolo, che sarà raccontato in prima persona da Kat, la storia si divide in due POV dal punto di vista di Kat e dal punto di vista di…. Beh lo scopriete nel prossimo chappy!!!

Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

I, ME AND MYSELF… .

 

 

“Ognuno scrive una storia nella propria testa che alla fine diventa la tua vita e se non la si scrive da soli allora qualcun altro la sta scrivendo per voi.”

 

 

Wyoming, molti lo definiscono “freddo” altri preferiscono “ghiacciato” si dice che non c'è molto da fare là a meno di non essere un cowboy o un cacciatore o entrambi: io preferisco chiamarlo “casa”.

Sono nata nel Wyoming, nella contea di Laramie, in una cittadina che conta non più di centocinquanta abitanti; sono cresciuta nel ranch di mio padre insieme a mia sorella maggiore Tess.

Non ho mai conosciuto mia madre, è morta prima che potessi raggiungere un’età tale da ricordarmela: tumore, mantenne il segreto per anni, visitando di nascosto il medico, celando la chemioterapia sotto un delizioso capello celeste.

Iniziai a lavorare nell’esatto momento in cui fui capace di reggermi in piedi, coltivavo, pascolavo il bestiame e salvavo vite: i mustang.

Li chiamano “selvaggi, figli del vento, padroni della natura” ed io li salvo, insieme a mio padre allestimmo una parte del ranch come ricovero per cavalli smarriti, col tempo lo convinsi ad allevare anche i Mustang, fu dopo che conobbi la mia anima gemella: Urja, una bellissima mustang selvaggia che salvai sulle montagne.

Decisi di domare quella fiera e apparentemente ingestibile giumenta, nel cui carattere mi specchiavo senza fatica. L’empatia che scaturì spontanea dal nostro incontro convinse anche mio padre che decise di salvare i mustang, i sopravvissuti sulle montagne, il ricordo vivente di quello che fu l’America e di quello che potrebbe ancora essere.

I mustang sono la mia linfa vitale, il motivo stesso per cui mi sveglio ogni mattina, sono il mio passato, presente e futuro; per me non esiste altro all’infuori di quello splendido manto e degli zoccoli scalpitanti nel fango.

O almeno così pensavo prima che mio padre ci presentasse Angela Isabelle Lynch.

Il ricordo di mia madre era volato via dal suo cuore, sostituito da lunghi capelli biondi, occhi azzurri e, in particolar modo, quindici anni di differenza.

Furono proprio quei maledetti quindici anni a causare lo sgretolamento della nostra famiglia; ci faceva lavorare tutto il giorno senza un attimo di respiro, finite le mansioni da svolgere al ranch ci dovevamo occupare della casa, mentre lei, fulgida nei suoi trentacinque anni, passava il tempo cavalcando con mio padre.

Ogni giorno che passava mio padre era meno nostro e più suo, fino a quando non lo convinse a vendere il ranch per comprare una villa a Cheyenne.

Fu in quel momento che la nostra famiglia ebbe definitivamente termine.

All’epoca io avevo appena compiuto sedici anni, Tess ne aveva venti; decidemmo di scappare la notte del diciotto aprile, l’anniversario della morte della mamma.

Quella notte io e Tess facemmo una promessa, non ci saremmo mai dimenticate l’una dell’altra.

Lei andò a vivere a New York da un’amica, io presi Urja e, grazie all’aiuto di Dean, il mio migliore amico, barattammo un passaggio per me e la mia mustang verso la California.

Mentre ero sul tir che ci portava verso la salvezza salutai per l’ultima volta le mie amate Rocky Mountains, il Dead Indian Pass dove salvai Urja, Laramie e una parte di me che sarebbe appartenuta per sempre al Wyoming.

Sono passati tre anni da quel giorno, ora ho diciannove anni e vivo nella città degli angeli, chi avrebbe mai pensato che una montanara come me si sarebbe ritrovata a vivere a Los Angeles.

Eppure è così, faccio l’addestratrice in un circolo ippico per cavalli da film, il direttore mi assunse grazie all’aiuto di un amico di Dean che lavorava lì, il quale mi presentò a lui che, dopo aver testato le mie potenzialità, decise di farmi lavorare come addestratrice; in cambio mi permise di tenere Urja nelle scuderie, procurandole tutto il necessario per mantenerla in forma.

Faccio fatica a ricordare la mia vita prima della California, molto è cambiato da quando sono qui, i miei capelli per esempio, non sono più lunghi come una volta, ma corti e scalati come quelli di un ragazzo, sono maturata e mutata, sono semplicemente diversa.

Nonostante sia cambiata, ci sono cose di me che sono rimaste immutate: sono sempre sprezzante nei confronti dell'autorità, ribelle e non sono disposta a rinunciare alla libertà senza combattere;

sebbene viva lontano dai ranch, non sono riuscita ad abbandonare il mio cappello a falda larga da cowboy, gli stivali alti e appuntiti e gli speroni rimuovibili.

Beh penso d’aver detto tutto.

Ah, comunque mi chiamo Katherine Mayer.

 

But wakin up on the range
Lord I feel like an angel
Free like I almost could fly
Drift like a cloud out over the badlands
Sing like a bird in the tree
The wind in the sage sounds like heaven singin
A song of Wyoming for me

                        (John Denver)

 

 

 

Il sabato sembra che Los Angeles si risvegli, i larghi boulevard sono straripanti di gente affetta dalla mania dello shopping e non è raro incontrare qualche vip, con il viso celato sotto un capello, intento a fare compere sperando di non essere investito dai paparazzi.

Quella, come tutte le mattine da ormai tre anni, ero diretta al centro ippico dove Mr Henry, il mio adoratissimo capo, mi attendeva per darmi, a detta sua, una notizia vitale per i futuri sviluppi della mia carriera. Mentre cammino mi guardo, sorrido come un scema, al solito indossavo una camicetta di lino bianca a mezze maniche, jeans lunghi strappati qua e là, stivali marroni a punta infilati sopra i pantaloni ed, immancabile, il mio capello color pelle da cowboy; è una specie un rituale per me vestirmi in questo modo, che molti definirebbero “old fashion”, in un certo senso mi  aiuta a non dimenticare i ranch del Wyoming e oltre tutto abiti così sono l’ideale visto il lavoro che svolgo.

Stavo percorrendo l’Ocean Drive quando sento il trillo inconfondibile del mio telefono, mi fermo e dalla tracolla di pelle estraggo il mio vecchio Motorola Star-Tac X nero, alzo con delicatezza l’antenna, che si è rotta già cinque volte, e rispondo: “Pronto!”

“Che ingrata, invece di urlare e dirmi quanto ti sono mancata, ti limiti ad un semplice pronto!” disse una voce fin troppo femminile dall’altra parte dell’apparecchio.

Sorrido riconoscendola all’istante: “Tess! Quanto mi sei mancata!” dissi, forse troppo ad alta voce

“Sì, sì, sai Katy, come attrice sei penosa- disse provocando l’ilarità della sorella- allora, come se la passa la mia sorellina preferita?” mi chiese

“Ti ricordo che sono l’unica sorella che hai! Comunque va tutto bene, pensa che oggi ho un appuntamento speciale con il capo, dice che si tratta di una notizia che dovrà avere assoluta precedenza su tutto il resto!” ammisi divertita

“Hai capito! La mia sorellina fa progressi! Sono proprio felice che stia andando tutto a gonfie vele, ma anche io ho una notiziona per te, indovina chi verrà a Los Angeles martedì prossimo?”

All’udire quella notizia non riuscì a reprimere un gridolino di gioia: “Non ci credo! Ma come, quando?” chiesi rimasta a corto di parole

“Diciamo che Mme Hautaine, la direttrice della casa di moda dove lavoro, mi ha concesso un paio di giorni di vacanza e ho colto la palla al balzo!” mi disse allegra Tess

“E’ favoloso! Non vedo l’ora, così ti mostrerò il circolo dove lavoro e potrai rivedere Urja!” risposi euforica

“Non vedo l’ora anch’io di riabbracciarti, ma ora ti devo salutare qui sono le sei e se non mi sbrigo a vestirmi farò tardissimo a lavoro!”

“Le sei? Ti svegli così presto la mattina? Qui sono appena le nove!” dissi sbalordita, il fuso orario non mi è mai entrato in testa

Katy non tutti vanno a lavorare tardi come te, pigrona! Ora devo proprio andare, un bacione e a presto!” rispose mandandomi un bacio

“Per tua informazione io non sono pigra è il lavoro che inizia tardi! -urlai stizzita, poi mi ritrovai a sorridere- Conterò i giorni Tess! Un bacio!” dissi prima di chiudere la conversazione.

La notizia dell’arrivo di Tess  mi aveva resa felice, anzi di ottimo umore, tanto che iniziai a saltellare canticchiando il motto delle Cowgirls: “Cowgirl born, cowgirl bred, I’ll be a cowgirl till the day I’m dead!”

Svoltai l’angolo continuando a saltellare quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi venne addosso sbalzandomi per terra. Ero ancora seduta sull’asfalto del marciapiede cercando di riprendermi dall’urto appena avvenuto, quando una voce maschile mi urlò contro: “Vuoi stare più attenta! Mi hai quasi rotto il naso, te ne rendi conto o no?”

Ok, ero perfettamente cosciente del fatto di trovarmi dalla parte del giusto, chiusi gli occhi “Respira Katy respira, conta fino a dieci, uno, due, tre… o al diavolo!” mi alzai in piedi ritrovandosi di fronte all’idiota che mi aveva appena procurato, e ne ero totalmente certa, un bel livido nero sulle chiappe, notai con piacere che doveva avere più o meno la mia età, era alto su per giù un metro e ottanta e aveva un buffissimo tic dovuto ai capelli troppo lunghi che gli coprivano il viso; mi avvicinai quel tanto che mi bastò per trovarmi a pochi centimetri dal suo viso: “Senti un po’ Mr buone maniere, io ho svoltato l’angolo mantenendo la destra sei tu quello che camminava a sinistra! Onde per cui io ho ragione e tu torto! E non me ne importa un fico secco se il tuo bel faccino si è ferito, capito?” urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni terminando la mia arringa incrociando le braccia e mostrandogli un sorriso di sfida.

Notai che non reagì anzi, sulla sua faccia si dipinse un sorrisetto divertito che, in quel momento, avrei tanto voluto prendere a pugni: “Senti, senti, che parolone! Vedi di solito sono una persona calma ma oggi a causa della tua disattenzione intenzionale mi hai fatto fare tardi ad un servizio fotografico molto importante e se non arrivo tra circa… –guardò l’orologio che, non mi sorpresi affatto, era d’oro- cinque minuti, puoi considerarti una ragazza morta!” disse dandomi una piccola spinta con l’indice che, colta alla sprovvista, mi fece indietreggiare di un passo.

Ero al limite della sopportazione, sapevo che un minuto di più con quell’essere mi avrebbe fatto perdere quel minimo di auto controllo che a stento possedevo: “Per quanto mi riguarda puoi avere un servizio fotografico, una mostra o anche un discorso dal quale dipenderanno milioni di vite, se pensi di passarla liscia così ti sbagli! Mi devi delle scuse!”

Il ragazzo rise di gusto: “Senti non ho tempo da perdere con delle mocciose come te, per cui ti saluto!” disse salutandomi con la mano prima di sparire dietro l’angolo.

Ero furiosa, no ero il ritratto stesso dell’ira, gliel’avrei fatta pagare a quello schifoso figlio di papà, oh se l’avrei fatto!

Scesi dall’autobus con un diavolo per capello e superai a passo marziale l’enorme cancello di ferro con la scritta dorata “Malibu’s Horse Center”.

Costruito su uno dei più belli promontori di Malibu, il Malibu’s Horse Center ospita circa cinquecento cavalli, anch’io rimasi sbalordita quando me lo dissero, ma dopo tre anni ci fai l’abitudine. E’ considerato il più grande centro ippico della California con le sue dieci “dépendance” per cavalli, come ama chiamarle il capo, sei arene e centinaia e centinaia di ettari di colline incontaminate, tutte destinate a cavalli e cavalieri. Non è strano vedere qualche vip o “babbeo” come amo chiamarli io, passeggiare a cavallo o prendere lezioni per qualche film e, purtroppo devo ammetterlo, tocca quasi sempre a me occuparmene.

Cercando di far sbollire la rabbia mi diressi verso l’edificio centrale, sede della direzione, mi fermai davanti ad una porta dove erano state incise in oro (ci credereste mai?) le lettere “Mr Edward Henry”, bussai e attesi una risposta.

La sua voce da orso in letargo rispose dopo qualche secondo: “Avanti”

Entrai e mi sedetti in una delle poltrone di pelle rossa di fronte alla sua scrivania: “Salve Mr. Herny, mi aveva detto di venire subito qui non appena fossi arrivata.” dissi cercando di dissimulare i rimasugli di collera che ancora mi assalivano.

Mr. Hernry non era un tipo alto anzi, era più basso della norma, tarchiato e si ostinava a portare un orribile riportino biondo che ad ogni alitata sistematicamente gli ricadeva sulla spalla. Si considerava il fondatore e benefattore del centro che, senza le laute donazioni dei ricconi che lo frequentavano non sarebbe campato più di due mesi, era simpatico anche se nessuno era mai riuscito a ridere ad una sua battuta e non era troppo esigente sugli orari ma, cascasse il mondo, non permetteva a nessuno di abbassare la qualità dei servizi che il centro offriva, qualità che lui considerava “il fiore all’occhiello” del club.

Impiegò qualche minuto nel tentativo di tirare fuori da una tasca della giacca, che le eccessive dimensioni della pancia restringevano ad una sottiletta, il suo orologio da taschino; vi buttò un occhio poi mi squadrò con quel suo fare da intenditore: “Katherine almeno oggi che ti avevo avvertito di doverti dare una notizia importante potevi presentarti un po’ più elegante!” disse fermandosi a guardare gli stivali sporchi di fango

Sbuffai: “Lo sa che non amo i fronzoli e soprattutto quegli stupidi vestiti da “Via col vento” che mi limitano i movimenti, quindi perché si ostina a chiedermi sempre la stessa cosa?”

Fece svolazzare la mano, come se cercasse di scacciare una mosca: “Ah lasciamo perdere! Piuttosto passiamo alle cose importanti, ti ho chiamata qui perché oggi verranno tre ragazzi che non hanno mai cavalcato e tu dovrai occupartene!"

“Veramente oggi avrei una  lezione con il signor Jeff e….” non mi permise di finire la frase, lo odiai, ma diceva che quella di fermare le persone era una delle sue infinite facoltà, per quella volta lo lasciai fare.

“Ah lascia perdere Jordan, ci parlerò io con lui, questo affare è molto più importante ed è di vitale importanza che ti ne occupi tu!”

Alzai gli occhi al cielo: “E perché mai proprio io, anche Ray è molto qualificato!”

“Perché questi non sono tre ragazzi qualsiasi ma la boy-band più famosa del momento, sono gli idoli pop-rock di milioni di teenager sparse per tutta l’America!” disse con troppa enfasi, strozzandosi sul finale, dopo un paio di colpi di tosse e un bicchiere di wisky,  riprese: “I loro nome è Jonas Brothers!”

Scossi la testa, bene altri tre babbei che non sanno come spendere i loro milioni da seguire, forse avrei fatto meglio ad ascoltare i consigli del mio oroscopo, “riposo prolungato”, ma si sa, io non seguo mai i consigli.

“Allora ci stai?” mi chiese, facendomi largamente capire che non avrebbe accettato un no come risposta.

Maledissi me e la mia insolita quanto profondamente radicata propensione a fare sempre di testa mia, sopirai: “A che ora saranno qui?”

 

Not gonna be afraid
I'm gonna wake up feelin' beautiful today
And know that I'm okay
Cause everyone's perfect in unusual ways
You see now, now I believe in me

                             (Demi Lovato)

 

 

 






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Capitolo 2
*** My perfect life ***


New Page Beh, cominciamo con, faccio schifo nella vita e nelle relazioni

Ecco, per la gioia di tutti (beh si spera almeno ^^) il secondo chappy!!!!

Che dire 7 recensioni, non una ma 7!!!!

Ancora non ci credo, quando sono andata a vedere se qualcuno aveva letto la storia e mi sono ritrovata davanti una valanga di recensioni, ho chiuso la pagina sicura di aver sbagliato storia, poi sono rientrata su efp, ho letto il titolo e ho pensato: “strano il titolo di questa storia è proprio uguale a quello della mia!” (sono stupida vero???) in quel momento ho realizzato che era proprio la mia storia e l’urlo di gioia perso sia arrivato fino a casa dei Jonas!!!!!

Non so cosa dire se non GRAZIE, GRAZIE, INFINITAMENTE GRAZIE A TUTTI!!!!

E ora passiamo finalmente alle recensioni:

-Temperance_Booth: sono contentissima che tu sia la primaaaaa^^ Devo ammettere che anche io sono una fan di “Oceano di fuoco” (ammetto di averlo visto circa venti volte O.o).

Stai tranquilla in realtà dietro tutti quei lustrini e premiere si nasconde qualcos’altro^^

-Minako_86: (mi tappo le orecchie) ok il tuo urlo è arrivato puntualissimo XD

Scherzi a parte tutto quello che ho detto su di te è puramente vero^^

Ormai sei stata promossa “Capo redattrice” della storia (eh eh non te l’aspettavi vero?? XD).

Per cui Capo spero ti piacerà anche questo  chappy che, la tua scrittrice, ti ha prontamente inviato per una lettura in anteprima^^

-jollina la verde

: grazie mille^^ Joe, il figlio di papà? Forse…. Ma non rivelo nulla^^

Un bacio e alla prossima^^

-Reby94xx: waaaaaa anche tu adori i cavalli!!!! Sono la mia passione (faccio equotazione da circa 11 anni ^^) beh continua a seguirmi un bacio^^

-beautiful_disaster: grazie dei complimenti, non li merito affatto!!! Ho capito a quale film ti riferisci ma sinceramente non ricordo il titolo nemmeno io, comunque sì un po’ mi sono ispirata a quello, un po’ a fatti realmente successi^^  Che dire ormai sei diventata una Jonasmaniaca anche tu^^

-beautiful_disaster: Uau dalla ficcy di Minako, dovrò ringraziarla anche per questo XD

Beh sì ho provato a sconvolgere le cose, ho pensato perché non presentare prima il nuovo personaggio e lasciare nell’ombra quello conosciuto??? Ho detto conosciuto??? Mi sa che ho rivelato già troppo XD Oh vedrai questo è solo l’inizio, non sai quante cose succederanno XD

-agatha: ma grascieeee^^ vedrai che l’incontro avverrà moooolto presto^^ MA certo che l’ho messa tra i preferiti è stupendaaaXD

Ed ora vi lascio al secondo capitolo di Freedom!!!!

 

 

MY PERFECT LIFE

 

 

“Vanità, decisamente il mio peccato preferito.”

 

 

Beh, cominciamo con, faccio schifo nella vita e nelle relazioni. Tendo a rovinarle entrambe per le cose più semplici. Può sembrare che non abbia cuore o cose del genere, ma fidatevi ce l’ho.

Quando dico “ti amo”, lo dico sul serio, non butto al vento parole così.

Mi piace far sorridere e ridere le persone, è la mia specialità.

Avere un flirt? Immagino di sì. Dipende da chi sei.

È possibile dire quando qualcuno mi piace, perché rimango sveglio tutta la notte a parlare di cose stupide, come chi è più alto, nonostante sappia che sono io. Mi piace il colore blu. E' il mio preferito. Rispondo raramente ai messaggi, non mi fanno impazzire. Odio gli errori di ortografia.

Non mi innamoro di qualcuno molto facilmente. Ci vuole un po' di tempo. Mi sono preso qualche cotta di tanto in tanto. Ma tutto dipende.

Sono diciannovenne e single: lo odio ma ci devo convivere.

Immagino che mi possiate definire complicato, ma dipende tutto dal mio umore. Mi piace scherzare, ma so essere serio quando le circostanze lo richiedono. Correggo i piccoli errori che le persone commettono.

Cerco di rendere tutti felici, prima di essere felice io, in modo da sapere che il mondo è bello e che posso andare avanti a vivere la mia vita.

Quando rompo con qualcuno, ho un buon motivo. Nonostante non mi innamori molto facilmente, mi serve circa un’infinità per dimenticarmi di una persona, a meno che non mi ha fatto male davvero. Faccio parte di una band con i miei fratelli chiamata i “Jonas Brothers” sperando che abbiate sentito parlare di loro.

Il mio soprannome è Danger, perché cado spesso e le persone pensano che io sia pericoloso.

I miei fratelli probabilmente sono i miei migliori amici, abbiamo superato ogni scoglio insieme e posso fidarmi di loro ciecamente.

Direi che è tutto!

Ah, già, già, il mio splendido nome è Joseph Adam Jonas.

 

If you want me
You can't have me
Because you've got to
Understand me
Back off now, baby I'm a loner
You got a lot of things to see
I told you once before that
You better not take it from me

                                                            (Weezer - American Gigolo)

 

 

Io odio il sabato a Los Angeles, troppi negozi aperti “full time” che, di solito, e credetemi capita molto più spesso di quanto voi possiate pensare, sfoggiano enormi cartelli fluorescenti pubblicizzando svendite o saldi; troppa gente per le strade che, annoiata dalla solita vita, si ricorda, guarda caso proprio di sabato, di dover fare delle compere impellenti oppure di aver ricevuto un invito a sorpresa per qualche stupida festa; troppi paparazzi appostati con la telecamera in mano che raggiungono il Nirvana nell’esatto momento in cui ti riescono ad immortalare in quell’attimo, che magari è il primo e unico della tua vita, in cui ti sei distratto e hai commesso qualcosa di stupido.

Ho già detto di odiare il sabato? Sì, lo so, sono ripetitivo, ma com’era quella cosa dei latini che ripeteva sempre la mamma e che io, chissà perché poi avrei dovuto farlo, non ho ascoltato? Ah sì “Repetita iuvant” o qualcosa del genere, insomma per essere concisi: odio uscire il sabato.

Già, eppure oggi, uno splendido, soleggiato ed eccessivamente affollato sabato mattina, mi ritrovo a passeggiare, o meglio correre, per i larghi viali di Beverly Hills.

Corro perché i miei adorati fratelli, che stimo e ammiro, sono partiti senza di me, so già cosa vi state chiedendo, come possono il dolce Nick e il romantico Kevin lasciare a piedi il proprio fratello?

Beh credetemi possono, possono e l’hanno fatto, d’accordo forse non avrei dovuto passare un’ora e quarantacinque sotto la doccia, ma ehi sono Joe Jonas, il protagonista dei sogni proibiti di milioni di ragazze americane, il fidanzato ideale, un sex simbol ed essere così bello e famoso è un lavoro sporco credetemi.

Quindi eccomi qui, il grande Joe Jonas ridotto ad un maratoneta senza fiato, ad un impiegato qualunque costretto a correre per non arrivare in ritardo in ufficio, ad un barbone senza automobile… ad una star che non è una star!

Insomma, non si è mai vista una persona famosa che si presenta a lavoro senza un Suv, una limousine, o una Jeep! Altrimenti non sarebbe una persona famosa!

Eppure io, Joseph Adam Jonas, sto qui a correre come un cretino, senza fiato, rischiando di sudare, dico sudare, io che devo sempre essere perfetto e impeccabile, e come se non bastasse rischio anche di sporcare i miei vesti firmati che, tra l’altro, mi sono costati un capitale, ma anche di rovinare la pettinatura che mi ha richiesto trenta minuti!

E, tanto per essere precisi, rischio solo arrivare in ritardo al servizio fotografico più importante della mia carriera! Ma vi rendete conto?

Continuo a correre con la paura costante che i pantaloni e le scarpe, entrambi bianchi, potessero diventare improvvisamente marroni, o peggio neri, o peggio del peggio bucarsi, mi ritrovai a pensare a quanto fosse in realtà sporca la città di Los Angeles, lo so, lo so a volte vaneggio, ma in una situazione del genere non trovo alternativa migliore.

Mi fermo per riprendere fiato, poi ricomincio a correre, se possibile più stanco e spompato di prima, abbassai lo sguardo per scrollare della polvere che rischiava di rovinare il mio preziosissimo giacchetto mentre svoltai l’angolo, qualche istante dopo alzai gli occhi appena in tempo per vedere una ragazza saltellare, ma troppo tardi per poter evitare la collisione.

Mi sentii colpire al naso e feci appena in tempo ad appoggiarmi al muro per evitare di cadere, portai le mani al naso dolorante, ci mancava anche il naso rotto, lo tastai più volte e mi risollevai notando che era apposto. Guardai i vestiti, apposto anche loro, poi mi diressi infuriato verso la ragazza, me l’avrebbe pagata sia per lo spavento che mi era costato dieci anni di vita, sia per la sua stupida disattenzione che mi sarebbe costata un certo e ormai inesorabile ritardo sul set, e Joe Jonas non è mai arrivato in ritardo.

“Vuoi stare più attenta! Mi hai quasi rotto il naso, te ne rendi conto o no?” le urlai contro completamente accecato dalla rabbia, scostando un ciuffo ribelle che mi aveva coperto gli occhi.

La vidi chiudere gli occhi e respirare, rimasi un attimo perplesso, era strana forte la ragazza, poi la vidi alzarsi e fermarsi a pochi centimetri dalla mia faccia: “Senti un po’ Mr buone maniere, io ho svoltato l’angolo mantenendo la destra sei tu quello che camminava a sinistra! Onde per cui io ho ragione e tu torto! E non me ne importa un fico secco se il tuo bel faccino si è ferito, capito?” urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni incrociando le braccia e mostrandomi un sorriso di sfida.

Mantenere la destra? E per quale arcana legge del codice stradale? Anche perché non ho mai sentito parlare di un “codice del buon pedone”, e se mai lo scriveranno sarò lieto di apporvi una firma. Sorrisi, la ragazza vuole la guerra, e guerra avrà, Joe Jonas non ha mai perso una battaglia e non inizierà certo oggi.

 “Senti, senti, che parolone! Vedi di solito sono una persona calma ma oggi a causa della tua disattenzione intenzionale mi hai fatto fare tardi ad un servizio fotografico molto importante e se non arrivo tra circa… -guardai per l’ennesima volta l’orologio notando, con rabbia, che il ritardo era ormai assicurato- cinque minuti, puoi considerarti una ragazza morta!” dissi dandole una leggera spinta con l’indice che, con mia somma soddisfazione, la fece indietreggiare di un passo.

“Per quanto mi riguarda puoi avere un servizio fotografico, una mostra o anche un discorso dal quale dipenderanno milioni di vite, se pensi di passarla liscia così ti sbagli! Mi devi delle scuse!”

Audace la ragazza e anche un po’ troppo insistente, non se lo vuole proprio ficcare in quella testaccia che io ho ragione, anche solo per il semplice fatto di chiamarmi Joe Jonas, e lei ha torto.

Guardai l’orologio, mi sarebbe piaciuto continuare quell’allegra discussione, ma forse c’era ancora una remota speranza di arrivare in orario, e non avevo alcuna intenzione di lasciarmela scappare: “Senti non ho tempo da perdere con delle mocciose come te, per cui ti saluto!” dissi salutandola sfacciatamente con la mano prima di ricominciare a correre.

Mi chiesi se quella ragazza mi avesse riconosciuto “Naaaa!” pensai, era troppo arrabbiata per fermarsi a riflettere su chi avesse di fronte, per un attimo mi domandai se non fosse stato meglio essere riconosciuto, almeno avrei evitato quell’insulsa discussione e mi sarei anche beccato un paio di scuse ben meritate, ma ormai era andata come era andata ed era inutile rimuginarci sopra.

Ero ancora perso nei miei pensieri quando vidi spuntare da lontano la sagoma dello studio fotografico, guardai l’orario, le dieci e dieci, beh dopotutto quello che era successo a causa della brillante idea dei miei fratelli, dieci minuti di ritardo erano il minimo che potessero concedermi, e vi assicuro che me l’avrebbero concesso.

Entrai ansante nello studio e mi cimentai nella ricerca della sala dovrei avrei dovuto trovare i miei fratelli, passai accanto ad uno specchio, mi fermai, feci retromarcia e mi ci specchiai: notai con piacere che i capelli erano apposto, idem per i vestiti, odorai le ascelle, beh non erano proprio al profumo di rose, mi voltai cercando un deodorante che trovai abbandonato su uno scaffale, lo presi “E’ ancora pieno! Yes!” pensai spruzzandomelo qua e là.

Mi specchiai un’ultima volta sistemandomi la maglietta prima e la giacca poi “Joseph come al solito sei perfetto!” mi dissi riprendendo a camminare.

Vi siete mai chiesti perché un vip non entra mai in uno studio fotografico da solo? Ve lo dico io, perché questo posto è un vero e proprio labirinto! Ma dico io, dei cartelli da seguire no? Eppure non ci vorrebbe tanto, un bel cartello rosso con scritto “Studio Jonas sempre dritto tra cinque metri” e passa la paura e anche la “miperdonellostudiofotograficofobia”!

Invece niente nemmeno uno stupido ometto a cui chiedere indicazioni, finirò con lo spendere il resto dei miei giorni in uno stupido corridoio pieno di polvere e scaffali arrugginiti!

Stavo per gettare la spugna quando sentii una voce anche fin troppo familiare: “Nicky hai avuto notizie di Joe?”

Seguii il suono di quella voce ad arrivai di fronte lo “Studio 5”, dove i miei due cari fratelli si sbellicavano dalle risate inventando storie assurde su cosa mi fosse successo.

Entrai puntandogli un dito contro: “Voi….” Non feci in tempo a terminare la frase perché fui colpito alla schiena da una pacca che sarebbe dovuta risultare affettuosa e che, in quel dato momento, finì per urtarmi ancora di più.

“Joseph finalmente! Ti stavamo dando per disperso, pensa che Nicky già stava facendo le prove per l’intervista di addio!” fu Kevin a parlare, uno dei miei fratelli, quello più grande e riccio mentre Nick se la rideva allegramente. Nicholas è il mio secondo fratello, quello piccolo…. e riccio!

Ok, ok, lo so, vi ho solo confuso le idee e in questo momento vi starete chiedendo come si faccia a distinguerli, beh Kevin è quello alto qualche centimetro più di Nick e Nick è quello alto qualche centimetro meno di Kevin. Ok, così non funziona!

Va bene, riproviamo, Kevin è il più maturo, quello che sa sempre qual è la cosa giusta da fare, mentre Nick compone le canzoni, suona la chitarra, il piano e la batteria, beh penso che abbiate capito no?

Cerco di liberarmi dalla fraterna stretta di Kevin e li guardo: “Se non fosse stata per la vostra brillante idea di mollarmi a piedi davanti casa, tutto questo non sarebbe successo!” dico stizzito scatenando ancora di più le risa dei due. Mi guardo i vestiti, mi tocco la faccia, no, non sono un pagliaccio, quindi per quale accidentaccio di motivo continuano a ridere quei due stupidi!

“Lasciamo perdere va, tanto con voi non si può nemmeno essere seri!” dico mentre con un sonoro sbuffo sprofondo su una sedia.

“Ma dai Joe, non prendertela così! E’ solo che sei buffo quando ti arrabbi!” dice Nick tra una risata e l’altra.

Kevin, da bravo fratello maggiore, cerca di darsi un contegno, senza però ottenere grandi risultati: “Dai Nick, Joe ha ragione non dovevamo lasciarlo a piedi così!”

Sorrisi, beh per una volta mi trovavo d’accordo con mio fratello e c’era anche una bella soddisfazione a dirlo, stavo per ringraziarlo quando aggiunse: “Ma questo non vuol dire che non sia stato uno scherzo fantastico e super riuscito!” disse ricominciando a ridere.

Ok resetta tutto, punto primo odio i miei fratelli, punto secondo mediterò vendetta e credetemi sarà crudele.

Dopo circa dieci minuti smisero di ridere e si sedettero accanto a me: “Ehi Joey, sei ancora arrabbiato?” mi chiese Nick

Non risposi, ma mi limitai a girarmi dall’altra parte.

In compenso Nick inclinò la testa in modo da trovarsi di fronte a me: “Joe lo sai che non volevamo offenderti e che tu ci metti un secolo in bagno! Perdonato?” mi chiese con quella faccia da cane bastonato alla quale non riuscivo mai a resistere e che lui sapeva funzionasse sempre, e del resto, è il mio fratello preferito!

Lo abbracciai e sorrisi: “Perdonato Nick! Ma non succeda mai più altrimenti ti ritroverai calvo!”

Per tutta risposta Nick finse di essere terrorizzato e si mise le mani tra i riccioli scuri: “No! Ti prego, tutto ma i capelli no!” disse scoppiando a ridere, seguito a ruota da me e da Kevin che aveva assistito alla scena.

Lo so cosa vi state domandando e tutto l’odio, la vendetta tremenda, il sangue, le viscere… e… beh siamo fatti così, litighiamo ma non riusciamo ad rimanere arrabbiati l’uno con l’altro più di cinque minuti, perché in fondo siamo fratelli no!

Ma questo non vuol dire che mi sia dimenticato della vendetta, ah no, quella resta e a dire il vero ho anche qualche idea!

Passato qualche minuto entra il fotografo che ci intima di prendere posto sul set, ci guardiamo sconsolati e saliamo sul palco allestito a simulare uno studio di registrazione, beh ve l’ho detto io, quello della star è un lavoro duro e faticoso.

Non so quanto tempo è passato, mi massaggio la faccia che rischia di pietrificarsi a forza di rimanere nella stessa identica posizione, ma dico io e questo dovrebbe essere il fotografo famoso che concede solo a pochi eletti un servizio fotografico: ma se è più di mezz’ora che sto in piedi nella stessa identica posizione, mentre lui scatta foto tutte indiscutibilmente uguali?

Sospiro per l’ennesima volta mentre lui, il vecchio babbione…come si chiama… il fotografo sorride, guardando il centesimo scatto uguale, poi, forse per grazia divina, ci annuncia di cambiare posizione e di andarci a sedere sul divano.

Io mi ci lascio letteralmente cadere sopra, mente Nick e Kevin reprimono una risata, scuoto la testa: “Io non ne posso più, se ci fa rimanere per più di cinque minuti in questa -ci guardai: io sdraiato da un lato del divano, Kevin dall’atro e Nick nella nostra identica posizione in bilico sullo schienale- posizione, se così si può chiamare, giuro che gli prendo la macchia fotografica e ci ballo sopra il Tip-Tap o il Flamenco se preferite!”

Kevin e Nick risero: “Dai Joe resisti, altri dieci minuti massimo e abbiamo finito!” disse Kevin

“Ah e a proposito ti ricordi del video musicale che dobbiamo girare!” mi chiese Nick

“Video musicale, ma quale video musicale?” urlai beccandomi un’occhiataccia dal fotografo babbione che mi accusò di avergli rovinato un preziosissimo, e il secondo uguale per inciso, scatto.

Abbassai la voce: “Ma di quale video parli?” sussurrai a Nick

“Ma sì quello di “Sorry”, è una settimana che ne parliamo!” mi rispose

Pensai un attimo, che cosa ho fatto in questa settimana? Feste, sala di registrazione, feste, Disney Channel’s Studios, feste, interviste e ancora feste. No, proprio non lo ricordavo, poi, illuminazione, un paio di giorni fa a colazione Nick parlava di qualcosa, che cos’era… mi sa che era proprio il video ma io… stavo pensando a cosa mettermi per la festa!

“Ah sì “Sorry” hai ragione, e quindi?” chiesi mentendo

“Come “quindi?”- Nick sospirò- e ti ricordi che avevamo pensato di ambientarlo nel vecchio West?”

“Sì che me lo ricordo!” dissi, questa volta ricordandomelo davvero, beh che c’è, qualcosa me la ricordo pure io!

“Ecco vedi, io e Nick abbiamo pensato che potremmo impersonare dei Cow Boy! Non sarebbe una cattiva idea no?” aggiunse Kevin

“I Cow Boy? Perché non li fate voi, io invece sarò il bandito misterioso e affascinate!- dissi teatralmente- Suona bene no?”

Nick si diede una manata sulla fronte e scosse la testa: “Joe non dobbiamo girare il seguito di “Zorro il bandito mascherato”  ma un video musicale!”

“E va bene, va bene, non prendertela così! Ho capito che vuoi fare anche tu Zorro, ma se ci tieni tanto puoi fare la moglie, Zorra!”

Nick scosse la testa esasperato: “E’ senza speranza! Ti prego Kev parlaci tu!”

“Ma che ho detto?” chiesi con fare innocente

“Più che altro è quello che non hai detto! Ma lasciamo perdere, dunque Joe l’idea è quella di essere dei Cow Boy che si innamorano di una ragazza e le fanno mille promesse, che so un matrimonio felice, dei figli, occuparsi della famiglia, ma che poi, a causa degli obblighi a cui devono adempiere, non mantengono. La ragazza in un primo momento accetta tutte le dimenticanze dei Cow Boy che, con mille scuse, le fanno sempre nuove promesse mai mantenute; ma, il giorno in cui i Cow Boy si vogliono proporre a lei, pronti finalmente a mantenere le promesse, la ragazza non c’è più, è scappata via lasciando solo una lettera. Beh che ne pensi?” mi chiese Kevin

“Penso che sarebbe stato meglio il seguito di Zorro!” lo pensai ma non lo dissi

“Non lo so Kev c’è qualcosa che non mi convince, ma nel complesso è carina davvero!” non mi andava di fare il guastafeste e, sinceramente, ero anche troppo stanco per farlo, per cui mi limitai a dire ciò che si volevano sentir dire, ricevendo come risultato un sorriso da parte di Kevin.

“Bene, perfetto! Allora non ti dispiacerà sapere che abbiamo lezione di equitazione subito dopo il sevizio fotografico!” disse eccitato

“Non affatto! Mi piace fare equi… cosa?” Fermi tutti, non mi staranno per caso dicendo che dovrò imparare a montare uno di quei cosi pelosi sempre pieni di mosche? No, non parla affatto, io sono Joe Jonas mica uno di quei bovari che vivono tra il…letame! No, no, no, no lo farò mai!

“E va bene!” non chiedetemi perché ho accettato, ok ve lo dico, ma non ridete! Se non avessi accettato mi avrebbe chiuso l’acqua calda a vita e la mia povera pelle ne avrebbe risentito troppo, mi sarebbero incominciate a spuntare le piaghe per il freddo, avrei perso le dita, le smagliature… forse quelle vengono con il sole, oh va bene avete capito, insomma non ho potuto non accettare.

Nick e Kevin mi abbracciarono: “Lo sapevamo fratellino che avresti accettato!”

Anche il fotografo babbione era contento, anzi ci ha perfino proposto di fare un servizio fotografico a cavallo!

Per cui non solo mi si prospetta una giornata in mezzo alla melma e al letame tra quei cosi puzzolenti, ma c’è anche la remota, forse non tanto remota, possibilità di dover fare un servizio fotografico seduto per più di mezz’ora su uno di quei così pelosi con le mosche che banchettano con il mio inestimabile corpo!

Ok, è definitivo, io odio il sabato a Los Angeles!

 

If you hate this
Oh, I can't blame you
Cause I'm hurting
So I'll flame you

I've seen this game before
My love walks right to your door
There ain't no hope for me anymore
Ah ha ha ha... yeah

(Weezer - American Gigolo)

 

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Capitolo 3
*** My own worst enemy... (Ooops! I probably shouldn't have said that!) ***


Maledissi me e la mia insolita quanto profondamente radicata propensione a fare sempre di testa mia, sopirai: “A che ora saranno qui

Pfiu! Finalmente sono riuscita ad aggiornare la ficcy e, proprio qui sotto vi aspetta il tanto agognato terzo capitolo che, senza il prezioso e tempestivo aiuto  del Capo, sarebbe stato un disastro!!!

Lo so che probabilmente mi vorrete uccidere per l’abissale ritardo (voi con seghe circolari tra le mani: “Dici!?”) ma è stato periodo di esami all’università e non ho avuto modo neanche di accostarmi al pc a causa della mole di lavoro da fare!!!!

Ma alla fine eccomi qui sana, salva e, soprattutto, con il vostro capitolo bell’e pronto!!!!

Diciamo che questo e il prossimo saranno un po’ due capitoli di transizione che, lo so possono magari risultare un po’ noiosi, sono importanti per la piega futura che prenderà la storia.

Detto questo passo subito ai vostri splendidi commentucci:

Minako_86: come al solito un grazie stratosferico per tutto quello che fai per me!!! Mi sembra inutile a questo punto parlare della mail “dispersa” e dei miei orrori che quindi non sono stati corretti, possiamo dire che ci siamo rifatte alla grande con questo capitolo!!!! Fammi sapere se la canzone che ho scelto ti piace (devo ammettere che è stata dura questa volta! =]) è “Never underestimate a girl” di Vanessa Hudgens. Beh, penso sia tutto!!! Per qualsiasi cosa hai la mia mail e non ti fare remore a mandare un messaggio. Ah ecco!!!  Sono contenta che ti sia piaciuta la shottina/sorpresa!!! Per gli errori che hai trovato (ottimo lavoro Capo come sempre sei efficientissima ^^), non potevo fartela leggere se volevo che rimanesse una sorpresa, così ho optato per il male minore, qualche erroruccio ma di certo il suo scopo la raggiunto!!!!

agatha: tranquilla Joe non sarà per sempre Danger, spero!!! (me crudele =] solo un pochino però ^_______^) Per quanto riguarda i vestiti da Cow Boy bisognerà aspettare ancora un po’ per il momento ti puoi godere la loro nuova divisa (non dico di più lo scoprirai leggendo il chappy ^-^)!!!

Reby94xx: grazie mille per il commento!!! Lo so che Joe può risultare un po’ “esagerato” riguardo se stesso ma vedrai, vedrai che non sarà sempre così!!! ;)

Maybe: grazie per le bellissime parole, devo ammettere che Joe/Zorro sarebbe carino con lo spadino e il cavallo nero (*.* me persa a fantasticare…). Per quanto riguarda l’incontro lascerò decidere a te!!! Per i verbi ci sono stati lacuni problemi, prontamente risolti in questo chappy!!!

sbrodolina: ah abbiamo uno detective tra di noi!!! Mi dispiace ma sulla misteriosa ragazza del video non posso dire niente!!!! Grazie mille e ecco il chappy!!!

Beh non mi resta che salutarvi, ringraziare ancora una volta il Capo (me tua debitrice a vita lo sai!! =]) e lasciarvi al terzo capitolo!!!!

Buona lettura a tutti!!!!

 

 

 

 

It takes a girl to understand
Just how to win
She knows...She can
I think it's clear
Who wears the pants
What boy...could stand...a chance

 

Maledissi me e la mia insolita quanto profondamente radicata propensione a fare sempre di testa mia, sopirai: “A che ora saranno qui?”

Mr. Henry, questa volta, guarda l’orologio a muro, che si sia finalmente rassegnato di fronte all’impossibilità di possedere un orologio da taschino? Mi ritrovo a pensare prima di ricevere la sua risposta: “Diciamo che… dovrebbero essere a momenti!”

Avete presente la faccia di Will coyote con gli occhi fuori dalle orbite quando si accorge, fateci caso, sempre all’ultimo istante che il masso gli sta cadendo in testa? Beh la mia espressione all’udire le parole di Henry è più o meno la stessa, poggio la testa sullo schienale della poltrona dove sono seduta, cercando di fare mente locale ma, quelle parole mi rimbombano ancora in testa, “a momenti!” aveva detto, questo vuol dire che…

“Sellare i cavalli!” la frase mi perfora le orecchie facendomi ridestare dai miei pensieri scuotendo la testa

“Cosa?” chiedo ancora disorientata

Mr. Henry sbuffò: “Stavo dicendo che forse dovresti sellare i cavalli visto che i nostri ospiti stanno arrivando! Ma che ti prende Katherine, oggi hai la testa da un’altra parte!”

Vorrei ben dire: primo, mia sorella mi verrà a trovare tra un paio di giorni e non so ancora dove la farò dormire, ma questo è un problema secondario; secondo, sto ancora meditando vendetta contro quel ragazzo che mi ha quasi uccisa questa mattina… mi sembra logico che io abbia la testa da un’altra parte!

Mi trattengo dal fare una scenata, al suo posto predo un bel respiro: “Preferirei sentire prima i babb... ehm, ragazzi, la scelta dei cavalli dipende molto da cosa devono fare dopo le lezioni!” mi mordo la lingua sperando che non si fosse accorto della mia mezza gaffe.

“Sì penso che tu abbia ragione, sarà meglio parlare prima con i RAGAZZI.” dice calcando la voce su quest’ultima parola, facendomi ampiamente capire che si era accorto della mia “mancanza di tatto” come amava definirla.

In quel momento Betty e i suoi zuccherosi centosettantacinque kili varcano, non senza qualche problema, la porta dell’ufficio. Betty è la segretaria di Mr. Henry, una donna sulla cinquantina che ama definirsi in leggero sovrappeso e che indossa tailleur con minigonne, più propriamente definite pezzi di stoffa viste le minuscole dimensioni, dai colori allucinanti correlati da scarpe con tacchi talmente alti che anche un trampoliere ci penserebbe due volte prima di infilarle. 

Betty arriva alla scrivania visibilmente affannata, la vendetta dei tacchi penso, cerca di darsi un contegno, o meglio prova a darsi un contegno: “Mr. Henry le persone che attendevate sono di là che vi aspettano!” dice tutto d’un fiato

Mr. Henry balza in piedi con la grazia di un elefante che balla il twist e Betty fa appena in tempo a scostarsi, salvandosi dall’essere scaraventata addosso al muro, anche se, secondo me, il suo leggero sovrappeso avrebbe ampiamente attutito il colpo.

“Andiamo Katherine, abbiamo degli ospiti da ricevere!” mi dice superando la poltrona dove sono seduta.

Mi alzo calandomi il cappello in testa e seguo Mr. Henry che, arrivato alla porta dell’ufficio si volta squadrandomi per l’ennesima volta: “Ma che male ho fatto io per meritarmi un Cow boy sporco di fango anziché un’istruttrice normale?” si lamenta ricominciando a camminare

Bla-bla-bla…” penso seguendolo, la giornata è appena cominciata e questa era già la seconda volta che si lamenta per il mio abbigliamento, aggiungiamoci pure le pop-star internazionali che hanno deciso di provare l’ebbrezza dell’equitazione proprio oggi… il risultato? Una lunga, lunghissima giornata.

Usciamo dall’edificio e noto una Hybrid nera parcheggiata al centro dello spiazzo antistante gli uffici, un uomo sulla cinquantina scende dall’auto dirigendosi verso di noi, Mr. Henry lo abbraccia affettuosamente, come si fa con un vecchio amico: “Paul, vecchio mio, piacere di incontrarti finalmente! Non stavamo più nella pelle dalla voglia di fare la vostra conoscenza!!! ”

Parla per te, io avrei preferito mille volte fare lezione a quel vecchio maniaco di Jeff, lenta passeggiata di quarantacinque minuti al passo, due o tre palpate di culo, passatemi l’espressione, e via! Niente di più facile! Ma no, dobbiamo fare lezione alle giovani pop star che non hanno altro da fare che spendere soldi per un paio di lezioni di equitazione che, passato il capriccio momentaneo, finiranno nel dimenticatoio. Vedo Mr. Henry abbracciare lo sconosciuto e scuoto la testa, per lui ogni cliente del centro ha la disgrazia di essere considerato suo amico, senza contare che la maggior parte li conosce il giorno stesso del loro arrivo, ma questa, come dice lui, è un’altra storia.

“Lascia che ti presenti Katherine Mayer, il gioiello più prezioso del nostro centro, la nostra migliore istruttrice, sarà lei a seguire i ragazzi nel loro allenamento!”

Da quando in qua sono diventata il gioiello più prezioso del centro? E dov’è finito il solito e monotono “uno dei nostri migliori istruttori”? Non ci rimugino sopra più del dovuto e decido di godermi quell'irripetibile momento di gloria, sorrido stringendo la mano a Paul: “Molto piacere, sono sicura che otterremo degli ottimi risultati!”

“Bene, era quello che volevo sentire! Se mi scusate un attimo vado a chiamare i miei ragazzi!” dice allontanandosi da noi per dirigersi verso l’auto nera.

Beh almeno una cosa l’ho scoperta, Paul deve essere il padre dei tre babbei e, a dirla tutta, mi sta anche simpatico, mi sa proprio che questa volta ho sbagliato le mie previsioni, dopotutto con un padre del genere quei tre non dovrebbero essere poi così male.

Vedo da lontano i tre ragazzi scendere dall’auto, sarebbe superfluo dire che sono fratelli vista l’inconfutabile somiglianza con il padre, stanno parlando o forse discutendo, da dove mi trovo è difficile distinguere le voci l’una dall’altra, ma posso affermare con certezza che c’è qualcosa che non va, visto che uno dei tre incrocia le braccia al petto visibilmente arrabbiato.

Non ho tempo a sufficienza per ragionarci su perché qualche secondo dopo li vedo avvicinarsi a noi. Paul si ferma di fronte a me e al capo: “Signor Henry questi sono i miei figli, Nicholas, - dice indicando un ragazzo riccio, di sì e no sedici anni, che sorridente ci stringe la mano - Kevin, - il più grande, o quello che a me sembra il più grande, fa un passo avanti ripetendo lo stesso gesto del fratello - e Joseph!” termina indicando il ragazzo imbronciato che udendo il suo nome alza il viso.

Lo guardo in faccia e rimango pietrificata, no non può essere lui, è probabilisticamente impossibile che sia lui, è indubbiamente senza ombra di dubbio che non può essere lui, intuisco che il ragazzo deve aver pensato lo stesso perché contemporaneamente ci puntiamo l’indice uno contro l’altro e urliamo: “Tu, che cosa ci fai qui???”

 

She might be the president
Make all the rules
Don't try to win the game
You're only gonna lose
Now girls you know we got it
Got it going on
We've been trying to tell them all along
Listen up guys
Take a little sound advice

 

Ok, c’è una probabilità del cento per cento che il ragazzo che ho di fronte è il deficiente che mi è venuto addosso questa mattina, ora sì che la giornata si fa emozionante!

Mi volto verso Mr. Henry che mi fredda con lo sguardo, realizzo troppo tardi di aver commesso un errore irreparabile: mai dare confidenza ad un cliente che non conosci da almeno tre lezioni.

Mi volto lentamente verso il ragazzo-il-cui-nome-che-non-dimenticherò-per-il-resto-della-mia-vita-o-almeno-fino-a-quando-la-mia-vendetta-non-sarà-compiuta-è-Joseph e sfoggio il mio più finto sorriso: “Perdona la mia mancanza di tatto, è un piacere averti qui, yuppie, urrà!” dico atona, continuando imperterrita a sorridere.

La recita sembra aver funzionato, perché Mr. Henry ricomincia a parlare con Paul: “Bene Paul, direi che è meglio lasciare i ragazzi a Katherine mentre noi andiamo nel mio studio a discutere la parte burocratica!”

I soldi che gli spillerai faresti meglio a dire, penso tra me e me, mentre Paul saluta i ragazzi, ma i miei pensieri vengono subito interrotti dalla voce del capo che mi sussurra in un orecchio: “Vedi di fare del il tuo meglio Kate e vedi di non ripetere la scena di prima, perché non ho alcuna intenzione di perdere un cliente a causa dei tuoi problemi personali, chiaro?”

Percepisco chiaramente il tono da ultimatum nella sua voce, mi volto verso di lui e lo fisso: “Cristallino capo, cristallino!” rispondo seria

“Molto bene allora! - poi si volta verso Paul e sorride come se niente fosse e gli circonda le spalle con il braccio - Paul stiamo perdendo anche troppo tempo e, come dico sempre io, il tempo è denaro! Allora da dove vogliamo cominciare?” la sua voce si perde mano a mano che si dirigono verso l’ufficio, fino a diventare un’eco lontano.

E’ arrivata la tua ora tesoro, penso, prendendo un bel respiro e voltandomi verso i tre ragazzi in attesa. Mi avvicino a loro senza degnare Joseph di uno sguardo: “A quanto pare io sarò la vostra istruttrice, il mio nome è Katherine, ma potete chiamarmi tranquillamente Kate o Katy fate un po’ voi. Bene, detto questo passiamo alle cose serie, io non ho ancora fatto sellare i cavalli perché in primo luogo volevo sentire le motivazioni che vi hanno spinto ad iniziare delle lezioni di equitazione, così da poter scegliere i cavalli più adatti a voi!” dico tutto d’un fiato, facendo un bel respiro alla fine.

E’ Nicholas, il più piccolo, a rispondermi: “La cosa è abbastanza semplice a dir la verità, Kate, abbiamo deciso di ambientare il video della nostra ultima canzone nel Far West, da qui abbiamo realizzato che ci servivano delle lezioni di equitazione per poter interpretare al meglio i nostri personaggi!” dice sorridendo.

Mi piace questo ragazzo, diretto e conciso, non potrei chiedere di meglio; penso un attimo a quello che mi ha detto, ragionando sulle razze di cavalli che possediamo qui al centro: “Bene, ho i cavalli che fanno per voi!” dico risoluta, facendo segno ai ragazzi di seguirmi mentre mi dirigo verso le stalle accompagnata da uno sbuffo sonoro di Joseph.

Mi fermo davanti al box ventisei dove un cavallo marrone e bianco con le macchie nere scalpita nitrendo: “Questo cavallo è di razza Appaloosa, usata prettamente nel Far West, il suo nome è Petch! - poi mi volto verso un gruppo di ragazzi – Alex, Meg, Josh, ci sono il ventisei, il ventinove e il trentadue da sellare!” il tre ragazzi mi fanno un ok con le dita e si mettono subito a lavoro, io intanto proseguo il giro, fermandomi al box successivo, dove alloggiava un cavallo bianco a macchie marroni: “Numero ventinove, anche lui di razza Appaloosa, si chiama Stardust!”

Vedo i ragazzi sorridere soddisfatti e questo mi risolleva in parte il morale, ormai irrimediabilmente rovinato dalla presenza di Joseph, poi mi accorgo di essere arrivata all’ultimo box della lista dove ci attende un cavallo dalla folta criniera rossiccia: “Ares, Frisone puro sangue – lo accarezzo e sorrido- è un testone di prima categoria ma se preso per la gola è un budino!”

“Si vede che ti piacciono i cavalli!” mi dice Kevin

Sorrido: “E non hai ancora visto niente!” dico facendo scoppiare tutti a ridere tranne, ovviamente, Joseph che imperterrito non proferisce parola.

“Bene ragazzi ora che le presentazioni sono fatte, dovete andare a cambiarvi, le tenute sono già pronte in quella che sarà la vostra stanza per il periodo che passere qui. Emily! - mi volto e vedo la ragazza che, all’udire il suo nome, si avvicina a me, l’abbraccio – Emily vi accompagnerà alla vostra stanza, ci vediamo qui tra un quarto d’ora per cominciare la lezione! – guado Emily e le consegno una chiave - Stanza 46B secondo edificio.” le dico, lei mi fa un cenno di assenso e fa segno ai ragazzi di seguirli.

Tiro un sospiro di sollievo, sta andando tutto bene per il momento, penso dirigendomi a passo veloce verso l’ultimo box, mi fermo e vi entro, sorrido e accarezzo la stupenda cavalla al suo interno, iniziando a sellarla: “Urja a quanto pare avremmo un bel po’ da fare in questi giorni! - lei emette un sonoro sbuffo - Su non fare così, ti prometto che quando sarà tutto finito andremo a fare una cavalcata solo io e te, come ai vecchi tempi, che ne dici? - le chiedo dandole una carota e ricevendo come risposta una leggera nasata sulla mano, l’accarezzo sorridendo - Siamo d’accordo allora!” dico mentre la faccio uscire dal box dirigendomi verso Alex, Meg e Josh che tenevano per le briglie i tre cavalli appena sellati.

Nicholas, Kevin e Joseph arrivano poco dopo, vestiti di tutto punto, stivali, pantaloni, bustino paraschiena e cap: “Bene ragazzi a questo punto mancano solo i cavalli, scegliete pure a vostro piacimento quale dei tre volete!” dico indicando i cavalli sellati.

Nicholas si avvicina spedito verso Petch e si fa consegnare le briglie, Kevin sceglie Stardust e lo accarezza dolcemente, mentre Joseph si avvicina ad Ares e lo accarezza come se si conoscessero da anni, sorrido, ci avrei scommesso che avrebbe scelto quello più difficile da cavalcare, beh almeno mi godrò uno spettacolo a dir poco esilarante.

Nicholas si avvicina con Petch e accarezza Urja: “E questa bellezza dove la tenevi nascosta?” mi chiede sorridendo.

Ricambio il sorriso: “Nicholas questa è Urja, lei è di razza mustang ed è la mia cavalla! - mi volto verso gli altri – Allora cominciamo, primo passo: montare a cavallo! Prima vi mostro io come fare, poi voi fate lo stesso! Allora mi posiziono alla sinistra del cavallo e infilo il piede sinistro nella staffa - imito quello che ho appena detto - poi con uno slancio rimango in piedi sulla staffa, porto la gamba dall’altra parte e il gioco è fatto! - dico mostrando ciò che ho appena detto per poi scendere di nuovo avvicinandomi ai ragazzi - Bene ora tocca a voi!”

Salgono tutti e tre al primo colpo, Kevin e Nicholas con qualche problema mentre Joseph monta a cavallo con naturalezza, come se lo avesse già fatto un milione di volte. Rimango sorpresa e sorrido, è la guerra che vuoi, e guerra avrai!

Mi avvicino ad Urja e la sento scalpitare, controllo che non ci sia nessuno in giro, le levo la sella e monto a pelo, notando soddisfatta la faccia meravigliata di Joseph.

Mi avvicino ai ragazzi: “Pronti?” chiedo

Kevin mi fa un cenno di assenso mentre Nicholas si avvicina: “Prontissimi capo! Ah, chiamami pure Nick è meno serio sai!” dice sorridendo

“Perfetto allora andiamo!” asserisco

Kevin mi guarda dubbioso e spaventato al tempo stesso: “Emh dove staremmo andando di preciso?”

“A fare la vostra prima passeggiata! Ma come non ve l’hanno detto? Io non insegno nel recinto!” dico sorpresa all’udire quell’affermazione

Kevin deglutisce sonoramente: “Ah, niente recinto! Bene la mia prima caduta sarà in aperta campagna, non posso desiderare niente di meglio!” dice facendo ridere tutti

Passo in testa e, affiancando Joseph, gli sussurro: “Ti darò filo da torcere mio caro!” sorrido pregustando la mia vendetta quando la sua voce mi arriva all’orecchio: “Mai quanto te ne darò io, bellezza!” mi volto e lo vedo sorridere accanto a me.

Tallono Urja: “Seguitemi e mi raccomando niente stupidaggini e niente uscite dalla fila!”

Mentre vado al passo sorrido, uno a uno Joseph, siamo pari per il momento, ma goditelo finché puoi, nessuno è mai riuscito a battermi e sta certo che tu non sarai il primo.

Uno a uno Joseph, uno a uno.

 

Never underestimate a girl
Gets anything she wants
She's never gonna stop
Never underestimate a girl
She's always got a plan
The world is in her hands

                                        (Vanessa Hudgens)

 

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