Keep your mouth for lying

di malpensandoti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 14 luglio 2013 ***
Capitolo 2: *** 25 luglio 2013 ***
Capitolo 3: *** 2 febbraio 2014 ***
Capitolo 4: *** 5 febbraio 2014 ***
Capitolo 5: *** 6 marzo 2014 ***
Capitolo 6: *** 7 marzo 2014 ***
Capitolo 7: *** 18 marzo 2014 ***
Capitolo 8: *** 31 marzo 2014 ***
Capitolo 9: *** 20 agosto 2014 ***
Capitolo 10: *** 21 agosto 2014 ***
Capitolo 11: *** 12 settembre 2014 ***



Capitolo 1
*** 14 luglio 2013 ***


chi non muore si rivede
e ho appena capito che questa pessima battuta da usare in questo contesto è ancora più pessima...
anywaaaaaaay, ciao a tutti!
nelle note finali di IFHY e tra i vari stati su Facebook, vi avevo accennato il fatto che avrei scritto ancora su quei dannati personaggi, no?
benissimo, ecco qui la raccolta di missing moments interamente dedicati alla coppia Frida/Harry!
durante la long, penso che la loro storia sia stata accennata abbastanza, ma non forse come meritava! d'altronde era una storia che riguardava altri personaggi, quindi perché non dare uno spazio solo per loro due?
non definirei questa storia una long, perché è una raccolata di momenti datati, collegati tra di loro il necessario. alcuni - come questo - si svolgono prima dell'inizio di IFHY, mentre altri durante e poi.
non ce ne saranno più di dieci, questo lo so per certo!
un paio di precisazioni prima di lasciarvi alla lettura:
  • il rating della storia è dato principalmente dalle tematiche che si andranno ad affrontare e soprattutto per questo primo capitolo. credo di non essermi spinta tanto oltre però;
  • questa storia è una raccolta di missing moments Harry/Frida nell'universo IFHY, che trovate a questo link, dubito che riusciate a capirci qualcosa senza prima aver letto l'intera long;
  • il titolo lo devo ai Crooked Colours e alla loro omonima canzone meravigliosa, che vi obbligo ad ascoltare !!!
  • ogni capitolo avrà la propria datazione, vi consiglio di leggere attentamente le date per capire la collocazione temporale


ho finito, penso!
spero che la storia possa piacervi come IFHY, fatemi sapere!
a presto,
caterina
 
 


 








keep your mouth for lying


 



14 luglio 2013





Le sue compagne di classe delle medie dicevano che la prima volta ti lascia sempre qualcosa dentro, che sia rimpianto o felicità la cosa non importa. Le più coraggiose, quelle che lo avevano già fatto, parlavano del sesso come una boccata di erba. Ci sono volte in cui va bene e altre in cui fa abbastanza schifo, momenti in cui ne senti la necessità alternati ad altri in cui metterti in ginocchio ti sembra l'ultima cosa interessante.
Frida il sesso lo è venuto a scoprire attraverso i racconti di Rosie, tra un tiro di sigaretta e un'imprecazione. E fino a quel momento non le aveva mai fatto né caldo né freddo, non si sbilanciava mai troppo.
Semplicemente, non ci pensava.
Il quattordici luglio Wilma aveva dato la festa per i suoi diciotto anni che comprendeva gran parte di tutti i licei della città. Frida c'era andata con le sue compagne di fisica, perché Rosie era in Francia con i suoi e non aveva voglia di restare sola con Harry, percependo quell'attrazione calda che le faceva sempre tremare la voce un po' più del dovuto.
Lo aveva visto prima di bere tutti quei bicchieri di birra e lo aveva visto dopo, tra la folla in movimento della casa, mentre fumava una sigaretta insieme a qualche altro ragazzo che lei non aveva saputo riconoscere.
Si era fatta avanti, Frida, perché l'alcool era abbastanza da renderla sicura anche ai suoi occhi verdi. Gli ci era finita contro, rubandogli dalle dita la sigaretta e tenendo il ritmo della musica con il corpo, sorridendo sghemba nel vederlo sorpreso e appena imbarazzato.
Avevano ballato insieme, poi, e Harry era stato impacciato e goffo, ma l'aveva toccata quanto bastava e per lei la cosa non era stata un problema.
Si ricorda di essere scoppiata a ridere contro la pelle del suo collo, ed essersi stretta a lui con maggiore intensità. Gli aveva sfiorato le labbra con le proprie, a quel punto, e le guance di Harry si erano fatte più rosse quando il contatto si era approfondito.
Da lì in poi, Frida non sa bene come siano arrivati né al piano di sopra né nella stanza dei genitori di Wilma. Però sa che i capelli di Harry erano leggermente umidi per via della temperatura del salotto, e che i suoi movimenti, le sue mani e i suoi respiri, erano affrettati e inesperti.
Lei aveva sorriso, nel fermargli i polsi e vederlo con gli occhi spalancati, e aveva fatto un passo indietro, sedendosi sul materasso di quella camera chiusa a chiave.
Mi vuoi?” gli aveva chiesto, e si era morsa un labbro per fermare il respiro eccitato.
Harry aveva annuito velocemente, stringendo forte i pugni lungo i fianchi e guardandola con gli occhi arrossati, avidi.
Frida aveva iniziato a togliere dalle asole i bottoni della camicia che indossava e che le faceva da vestito, senza smettere di fissargli le pupille, per non perdersi quel momento così importante, e vederlo finalmente privo di muri.
Le mani di Harry sono ancora su di lei, in certi istanti, perché erano così pesanti da farla singhiozzare per l'intensità delle sue azioni. Le stringevano i seni mentre lui continuava a baciarla senza sosta, lasciandole piccoli segni sul collo niveo ogni volta che Frida gli graffiava i fianchi.
Quelle dita si erano poi infilate tra le sue gambe con una prudenza improvvisa, a scoprire un territorio inesplorato, senza smettere di guardarla negli occhi con la strada fuori a fare loro da luce, e comprendere dove osare di più e se fermarsi appena.
Quando Frida gli aveva arpionato l'avambraccio, nel buio di quella stanza, Harry si era chinato sulle sue labbra ansanti, “Qui? - le aveva chiesto, piano – Così? Ti faccio male?”
Lei avrebbe voluto rispondere, si ricorda, ma il piacere era così intenso da farle spalancare la bocca e mozzarle il fiato. Lui non l'aveva baciata, ma aveva continuato a toccarla con più intraprendenza, facendosi guidare dai piccoli tremiti del corpo sotto il suo.
Frida aveva sentito dire da molte che avrebbe provato vergogna davanti a occhi nuovi, che i suoi difetti si sarebbero triplicati, e che senza vestiti si è nudi per davvero. Sa di essersi imbarazzata, sì, ma per la forza con cui stava vivendo quegli istanti. Non era la mano fra le sue gambe a crearle disagio, e nemmeno gli occhi dilatati che la scrutavano con attenzione, ma ciò che le vibrava dentro, e quell'emozione così grande e intima da impedirle di non ansimare.
Ti prego – Harry aveva intensificato il movimento delle sue dita lunghe, e la sua voce era uscita frammentata – Ti prego. Dimmi che sono il primo. Dimmi che non c'è stato nessuno prima di me”
Frida non era riuscita a rispondere, perché la sua bocca era talmente secca che l'unico modo per tornare a respirare era stato quello di baciarlo, accarezzandogli il collo e spingendo da un lato il tessuto della sua maglietta.
Harry si era spogliato piano, lasciando che lei lo toccasse e lo esplorasse come un regalo nuovo, mai aperto. Si era lasciato sfiorare le spalle ereditate dalla pubertà e i fianchi morbidi, la vita stretta e quella pelle da bambino coperta di una rara peluria bionda.
Quando le mani di Frida si erano posate sul tessuto della sua biancheria scura, Harry si era morso il labbro fino a farlo sbiancare e si era rifugiato col volto contro la pelle del suo collo, facendole venire la pelle d'oca un'altra volta.
Qui? – aveva riso appena lei, in un ansito al suo orecchio – Così?”
Lo aveva toccato lentamente, come una persona a occhi chiusi che cerca di capire che cosa ha tra le mani. Si era fatta coraggio grazie ai gemiti leggeri infranti contro i suoi capelli, e aveva sorriso nel sentirlo così fragile, con i muri sempre a dividerli improvvisamente distrutti.
La scarica di adrenalina è ancora così viva che quando i ricordi la investono, quasi non riesce a respirare.
Non era stato irruento, e Frida sapeva che il dolore è piuttosto normale le prime volte. Lo aveva accolto piano, cercando di non tremare troppo per non farlo preoccupare, e si era lasciata scappare uno sguardo commosso nel vedere che Harry era anche più ansioso di lei.
Non ti fermare” gli aveva detto, accarezzandogli il volto, e lui l'aveva guardata per trovarle qualche tipo di incertezza negli occhi.
Si era spinto senza mai andare oltre, cercando di controllare il movimento del bacino e quello del petto, ed era strano perché ogni volta il fastidio veniva sostituito a pezzi da qualcosa di più opprimente.
È così bello” gli aveva confessato, in un sussurro.
Harry le aveva baciato la fronte e stretto un seno tra le dita bollenti, facendola ansimare nel momento in cui lei aveva cercato di venirgli incontro con i fianchi.
Sei così bella” le aveva risposto, invece.
Frida ricorda anche il suo stupore, oltre al piacere e alla possessività, perché si era ritrovata a osservargli la mascella tesa, e i guizzi dei muscoli del collo alternati come un gioco. Gli aveva sentito le mani sul corpo, l'aveva sentito contro il bacino e tra le gambe. Dentro. E in quegli spiragli lucidi che la sua mente le concedeva, si era ritrovata a pensarlo diverso dal solito ragazzo impostato per cui aveva perso la testa, e che se era nuda lei, di conseguenza nemmeno lui possedeva ancora la sua tipica corazza.
Harry era inesperto, frenetico e ansante, i movimenti dei fianchi erano scoordinati e istintivi, e quando lei aveva sussultato più del dovuto, lui si era chinato ancora, ricurvo su di lei, a baciarle il mento e lo zigomo.
Sei calda – aveva respirato, nel suo orecchio – Sei mia
Frida non se lo ricorda l'orgasmo, quella notte, non è nemmeno sicura di averlo raggiunto, tutt'altro. Non per questo non è stato intenso, non per questo meno speciale.
È stato distruttivo, e duraturo. E se ci pensi l'orgasmo dura il tempo di perdere il controllo e il tempo di un bacio un po' più profondo. Le vertigini che Frida sente sono continue a distanza di mesi.
E se può far credere agli altri che sia solo freddo o solo brividi, ciò non esclude il fatto non che si siano.
Puoi scopare, e fare sesso e fare l'amore, la questione è sempre quella. Lei e Harry hanno condiviso qualcosa, qualcosa che è rimasto anche se entrambi lo ignorano. Anche se scappare è la soluzione più facile, anche se i cambiamenti fanno paura.
Frida è brava a fingere, o forse semplicemente è la gente che ha intorno a non vederla realmente per come è. Forse sono loro a non essere bravi a guardarla, come ha fatto Harry quella notte.
Chi fa sesso ha gli occhi lucidi da orgasmo, ma chi ama ha gli occhi diversi, stravolti. E fa tutto un altro effetto.

È ottobre e Rosie è pienamente convinta che nevicherà tra meno di un mese.

 

 




 

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Capitolo 2
*** 25 luglio 2013 ***


grazie di cuore per i commenti nel primo capitolo!
non odiate questi stupidi ragazzi d'ora in poi, sono solo umani e innamorati, la peggio razza.
a presto!
caterina
 




 
keep your mouth for lying


 



25 luglio 2013

 







Nel salotto di casa sua, Robin e suo padre Carl stanno guardando la clamorosa sconfitta del Real Madrid.
C'è un sole splendente oggi, e Frida è seduta all'aria aperta del giardino sul retro con gli occhi chiusi e l'espressione serena, occupando due sedie in modo tale che le sue gambe nude riescano ad acchiappare un po' di abbronzatura.
È il venticinque luglio e lei non vede l'ora di andare al mare con i suoi genitori, nella vecchia casa di famiglia, e allontanarsi da Bampton almeno per qualche giorno.
Il sole contro il volto è caldo, e lei sorride già all'idea delle guance arrossate e la pelle più scura.
La porta della cucina che dà sul giardino si apre, richiudendosi subito dopo con un tonfo un po' arrugginito. Ci sono dei piedi che scendono le scale appena cigolanti poi, e qualcuno che si schiarisce la voce.
Frida smette di sorridere, ma non si volta e non apre gli occhi, perché ha già capito.
Tuo padre ha detto che eri qui”
Ciao, Harry”
Lui la raggiunge piano, prendendo posto sulla sedia di legno accanto alla sua.
È buffo, e a Frida viene da sorridere, perché la prima cosa che gli sente dire da quando hanno fatto sesso è “tuo padre”.
Si schiarisce ancora la voce, lui, e probabilmente batte i palmi delle mani sulle proprie ginocchia per prendere coraggio e “Come va?” chiedere, indifferente.
Bene grazie. - Frida fa una pausa – E tu?”
Bene sì, bene”
Lei non replica, a quel punto, e socchiude appena gli occhi per guardarlo di sfuggita. Harry indossa un paio di Converse bianche, una maglietta scollata chiara e un paio di pantaloncini sportivi e firmati.
Lo guarda, e si ritrova a pensare all'ultima volta che lo ha fatto. Lui era nudo, tra le sue gambe, e la stava baciando con forza, toccandole il seno e sfiorandole le cosce spalancate.
Frida arrossisce, sentendo la pressione salirle dal ventre. Distoglie lo sguardo e richiude gli occhi contro il sole.
Non parlano per minuti interi, perché entrambi sanno di pensare alla stessa cosa.
Poi Harry sospira un po' più forte del dovuto e “Tu ti...ti ricordi?” chiede, piano.
La ragazza si sposta i capelli su una spalla, toccandosi il collo teso. Il sole sulla faccia diventa improvvisamente fastidioso e opprimente così come i suoi pensieri disconnessi.
Non lo guarda ancora, mentre risponde.
Certo che mi ricordo”
Lui non dice più niente, ma Frida è abbastanza sicura da sapere che si stia martoriando le mani, giocando con l'anello che indossa sempre nella mano sinistra e agognando disperatamente una sigaretta. Magari anche due.
Ma c'è il suo patrigno in casa, e non sarebbe corretto.
Lo conosce, Harry, così bene da immaginarsi alla perfezione tutti i meccanismi del suo cervello, e tutte le parole che vorrebbe dire, e quelle scuse inutili e false sul perché dopo essersi svegliata in quel letto, due ore più tardi, lei si sia rivestita da sola.
Perché lui non c'era.
Lo aveva cercato per tutta la casa, con la festa ancora in corso, fino a quando la realizzazione che l'avesse abbandonata le aveva fatto venire le vertigini.
Forse è meglio se non ricordassi...” mormora, tra sé e sé.
Spalanca gli occhi per guardarlo, e Harry volta di scatto la testa verso di lei, confuso, allarmato.
Come?”
Dovremmo fare finta di niente – gli spiega, scrollando le spalle – Ne risentiremmo e basta, no? La nostra amicizia risulterebbe imbarazzante...dovremmo scordarci di quella notte, eravamo ubriachi e basta”
Non penso riuscirei a scordarmi di quella notte” dice subito lui, troppo istintivo per potersi rimangiare tutto.
Smette di guardarla, puntando gli occhi sul prato e incurvandosi ancora di più.
Frida reprime la voglia di toccarlo mordendosi appena la bocca, per poi sospirare e chiedergli: “E cosa vorresti fare, allora?”
Sta cercando di andargli incontro, maledizione! Perché è così difficile da capire?
Lui si tocca il collo più volte, emettendo dei respiri più lunghi e rumorosi. Alla fine arriccia il naso dritto e si alza in piedi di scatto.
No, hai ragione – dichiara, il tono di voce quasi accusatorio – D'altronde abbiamo un così bel rapporto, io e te, che sarebbe davvero un peccato rovinarlo per una stronzata del genere, uhm?”
Il tuo sarcasmo mi ferisce” ribatte Frida, piatta.
Anche la tua apatia” risponde lui, risentito.
La ragazza allora sbuffa, roteando gli occhi al cielo. Si alza dalla sedia e lo fronteggia, socchiudendo appena le palpebre.
Vuoi ricordare, allora? - gli punta il dito contro, arrabbiata – Che c'è, Harry? Sei diventato improvvisamente coraggioso? Hai capito come si sta al mondo? Vuoi seriamente ricordare che puoi provare amore, qualche volta? Che con me stai bene, che mi vuoi? Vuoi ricordarti di quando eri dentro di me, di quanto mi hai amata, di quanto è stato bello? Hai finalmente le palle per farlo, eh? Ce le hai?”
Le vengono quasi le lacrime, a pronunciare tutte quelle parole. Non voleva essere così dura, non voleva fargli del male intenzionalmente, è solo che Harry non capisce, non riesce a farlo. È predisposto al pensiero che qualsiasi persona su questa Terra abbia lo scopo di ferirlo, di farlo crollare. Allora lui fa lo stesso con gli altri, per sopravvivenza.
Lo vede cedere dallo sguardo che le lancia, pieno di sofferenza, come una pugnalata improvvisa, decisa, mortale. Si tende come un violino e raddrizza la schiena a tentare invano di prepararsi al prossimo colpo.
Fottiti, Frida” sibila, chiudendo le mani a pugno per evitare di toccare il suo orgoglio sgretolato.
È un po' tardi, in effetti – lei ribatte, con un sorriso bastardo – Ci hai già pensato tu”
Harry abbassa lo sguardo, puntandolo sulle gambe della ragazza prima di respirare forte e iniziare a camminare verso la porta sul retro, sconfitto.
Chiudila bene, quando rientri – è l'ultima cosa che Frida gli dice, tornando seduta con una disinvoltura studiata – O entrano i ragni”
Lui segue il suo suggerimento, perché la porta sbatte rumorosamente.






In estate non esistono gli orari, e Frida lo sa bene perché lei a dormire ci va un po' quando le capita.
Per esempio, adesso che sono le 04AM in punto, lei è perfettamente sveglia chiusa a chiave nel buio della sua stanza, con il telefono premuto tra l'orecchio e il cuscino rosa pallido.
Si potrebbe anche aggiungere che il sonno arrivi davvero tardi, in questo ultimo periodo.
Non vedo l'ora di tornare – il sospiro di Rosie è plateale, inceppa la cornetta – I francesi sono delle teste di cazzo, lo sapevi?”
In effetti sì” ribatte Frida, con un sorriso.
Tu cosa mi racconti, invece? Sei silenziosa in questi giorni”
Mmh...”
La mora sospira e si morsica un labbro, stendendosi sulla schiena per guardare il soffitto nero, incerta.
Si potrebbe anche aggiungere che il motivo per cui non riesce più a dormire è perché addormentarsi da sola ha un altro sapore, dopo aver chiuso gli occhi contro il petto di Harry.
Che inguaribile romantica del cazzo.
È successo qualcosa? - riprova Rosie – Hai mangiato carne o peggio, comprato un pacchetto di sigarette?”
Sembra allarmata, nel finire la frase, il che fa sorridere appena Frida, che si porta una nocca alla bocca e la mordicchia appena.
Ho fatto sesso”
Rosie urla, urla tanto da disturbare il clima placido della sua stanza buia.
“Hai fatto cosa?” strilla, in un miscuglio di emozioni.

Sesso – ripete la mora, sempre piano – Con uno. Alla festa di Wilma”
Uno chi, Frida? Voglio sapere nome e cognome”
Non glielo dice, ovviamente. Ma questo perché sa di non essere stupida. Se Rosie venisse a conoscenza di ciò che è successo con Harry, metterebbe sicuramente i suoi due migliori amici in posizioni scomode, per niente facili da evitare. E non è il caso, non dopo quello che è successo quel pomeriggio.
Non ne ho la minima idea – risponde quindi – Ero ubriaca e triste”
Non ti ricordi proprio nulla?”
Le sue mani, il suo respiro, le sue parole. “Assolutamente niente. Però era carino”
Rosie fa una risata leggera e “Non ci credo che tu, tu, abbia perso la verginità in questo modo. Che fine ha fatto l'amore vero?”
Mi ha lasciato i segni sul collo. “Ma smettila. Alla fine sono contenta. È fatta, no?”
Puoi ben dirlo! - esclama la bionda – Adesso ci divertiamo come si deve, noi due. L'amore non fa mai bene”

Se solo quelle parole non si fossero rivelate vere, qualche mese più avanti.

 

 

 

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Capitolo 3
*** 2 febbraio 2014 ***


terzo capitolo! 
questo è ambientato tra l'ultimo capitolo di IFHY e l'epilogo, in quel lungo complesso di tempo in cui le cose sono andate a rotoli veramente!
quanto mi fa piacere sapere che l'idea vi piaccia!
fatemi sapere! e per qualsiasi cosa, mi trovare su ask.fm!
a presto
<3




 







keep your mouth for lying
 
 


2 febbraio 2014





 
 
 
Frida si schiarisce la voce, passando le suole dei suoi anfibi contro l'asfalto per calmare il nervosismo. Aguzza la vista e poi sospira, abbassando appena la testa.
Non c'è il sole neanche oggi, nota. Il Weed senza Rosie e il suo profumo costoso non è che un parco come tutti gli altri, con gente tutta uguale, in giorni che sono sempre gli stessi.
Non che esca più di tanto, ecco. Il minimo indispensabile per andare a scuola e restare in vita, sì.
Ma va bene, perché ha riscoperto i piaceri dello stare in casa, e della lettura, dell'aiutare sua madre con la cena e del guardare i film di Tarantino con suo padre il venerdì sera.
Non le crea problema passare più tempo con sé stessa, semplicemente la rende...triste.
È triste, perché ha perso tutto e non ha la forza di rimboccarsi le maniche e andare avanti.
Si siede su una panchina di ferro gelato, infilando le mani dentro alle tasche del giaccone. Fa un freddo cane, e lei si è dimenticata la sciarpa e le chiavi di casa.
Nei momenti in cui è sola, Frida è così disperata da ritrovarsi con la mente sempre agli stessi momenti, a crogiolarsi le dita per non aver taciuto o per non aver detto di più.
Se non fosse stata così stupida, quella dannatissima sera, forse al suo fianco avrebbe ancora Harry. E adesso starebbero fumando una sigaretta insieme, parlando sottovoce, quel tanto che basta per capirsi. Lui guarderebbe lontano, verso gli alberi nudi, mentre lei avrebbe ancora il diritto di osservarlo con attenzione e domandarsi a cosa stia pensando, che cosa vorrebbe dire.
Lo ha fatto scappare come una scema, perché i Ti amo, per i tipi come Harry, sanno di minaccia, di gabbia. E Frida lo sa, e lo sapeva anche mentre glielo diceva piangendo. Lo avrebbe aspettato.
Lo sta aspettando.
Da quando Rosie se n'è andata, Frida non fa altro che aspettare. Che sia un messaggio sul cellulare, qualcuno che voglia uscire con lei, domande semplici, se sia ancora viva, se stia bene. Il problema è che non c'è più nessuno, e questo è angosciante.
Si lecca le labbra e sospira ancora.
"Frida"
Alza la testa di scatto, accennando subito un sorriso morto quando riconosce il ragazzo davanti a lei.
Zayn ha un'espressione incerta, insicura. La sta guardando come si guardano le cose rotte, a cercare di capire quali punti sfiorare per non frantumarle a terra.
"Ciao" gli dice, sentendo freddo.
Il ragazzo fa un passo avanti, vestito dei suoi jeans scuri con una giacca mimetica, poi tira fuori dalla tasca destra un pacchetto di Marlboro Gold, e glielo allunga.
Frida sorride davvero a questo punto, sfila una sigaretta e aspetta che lui gliela accendi, sedendosi al suo fianco.
"Allora..." Zayn inizia, senza sapere bene cosa dire.
"Allora" ripete lei, e prende a respirare un po' più forte ora che sa di non essere sola.
"È un po' che non ci vediamo, mhm?" il ragazzo la guarda con la coda dell'occhio, passandosi una mano tra i capelli bruni.
"Già. Sì – Frida tentenna, guarda la propria sigaretta per evitare di sentire i suoi pensieri confusi – Non esco molto, in effetti"
Lo vede annuire e poi arricciare appena le labbra. Si soffia il naso con un fazzoletto tirato fuori dai jeans stretti e poi "Puoi uscire con noi, se ti va" le propone, fissandola.
Frida volta la testa di scatto, ed è talmente piena di speranza da sentirsi prossima alle lacrime. "Dici davvero?" mormora.
"Sì, certo – Zayn fa spallucce, e non capisce il peso delle sue parole – Non sarà il massimo del divertimento ma..."
"No, va benissimo – lei lo interrompe subito, quasi avesse paura di sentirlo rimangiarsi tutto – Io...grazie, davvero"
Il ragazzo le sorride a denti scoperti, socchiudendo appena gli occhi. "Non ti preoccupare" le risponde, e le sfiora appena il ginocchio chiuso dentro il denim scuro, come una carezza amichevole.
Frida stende le labbra e non si ritrae, ma cambia discorso perché è abituata a smettere di parlare quando le situazioni si fanno emotive. Basti pensare a Harry, a Rosie.
"Come sta Liam?" domanda, prendendo una boccata di sigaretta,
"Sta bene, sì – Zayn ha quello sguardo, di chi ama e ha, possiede È preoccupato per Niall, ma ormai lo siamo tutti"
Le lancia un'occhiata, come a cercare di capire la sua reazione. Frida non si scompone minimamente, perché forse non lo sapeva, ma in cuor suo se l'era immaginato.
"Capisco" mormora, sovrappensiero.
"Voi due non...non vi sentite più, giusto?" s'azzarda a chiedere lui, piano.
La ragazza scuote la chioma scura. "Per me è già morto" risponde, neutra.
"Già...non sei l'unica a pensarla così – risponde Zayn, e forse intuisce quanto la faccendia sia delicata, perché cambia argomento – E il tuo...ehm, Harry come sta?"
Frida abbassa la testa sulla ghiaia. "Sta bene"
"Sei sicura?"
"Certo, perché?"
"Perché l'ho visto con una, prima"
E ah, ecco la botta. Frida stringe i pugni dopo aver lanciato il mozzicone di sigaretta.
È come quando ti fanno presente un difetto che possiedi e che sai di possedere. Lo sai, dannazione. Però è diverso, perché è diverso sentirlo da qualcun altro, sentire che non vai bene, che non è abbastanza quello che puoi dare.
Lo sai, certo che lo sai. Lo sa anche Frida di essere una stupida, e di non riuscire a renderlo felice, ma non c'entra. Perché nelle convinzioni c'è sempre quella parte, che magari viene fuori solo alle due del mattino, che ti porta a dubitare di chi sei, e di quello che credi. Si chiama speranza, e brucia, sì, ma è anche il dolore a tenere in vita le persone, farle muovere.
Non è Harry con una, è Harry che non è con Frida, è Harry che sceglie qualcuno di migliore, chi sa dargli di più.
Aspettare è qualcosa che le riesce bene, perché Frida è una che dà spazio e tempo. E segretamente lo aspettava tutte le volte, magari in una telefonata, in un messaggio breve, un piccolo segno che dimostrasse che ci fosse speranza.
Adesso non c'è più niente, nemmeno la voglia di piangere.
"Erano carini insieme?" domanda a bassa voce, il tono di voce straziato, il sorriso che cerca di tenerla a galla.
"Frida..."
"Sì, Zayn. Lo so"
"Lei non è te"
Alza la testa per guardarlo, e lo vede tentennare. Forse si è accorto delle macerie che si porta dietro nonostante tutto.
"È questo il punto" dice Frida, e la speranza e la speranza è morta insieme a lei. 

 

 

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Capitolo 4
*** 5 febbraio 2014 ***


spero abbiate passato un buon Natale!
con qualche giorno di ritardo, ecco a qui un nuovo capitolo! 
grazie a Veronica per continuare a sopportarmi e grazie a tutte voi che continuate a leggere la storia!
fatemi sapere, e buon anno nuovo!
a presto,
caterina


 



keep your mouth for lying
 
 


5 febbraio 2014






 
Zayn mantiene la sua parola, e quel venerdì sera, Frida evita di restare intrappolata da una maratona di Modern Family con i suoi genitori.
S'infila quella vecchia maglietta di pizzo nera che Rosie ha rubato a Brighton in gita scolastica e scopre con un certo orgoglio che i suoi jeans preferiti sono diventati più larghi sui fianchi e in vita.
È pur sempre una soddisfazione femminile.
La sorella di Louis Tomlinson dà una festa per i suoi diciotto anni, nella casa che appartiene al patrigno ma che ormai non usa nessuno.
Sono le undici ormai, e Frida cammina sola sul marciapiede illuminato, scacciando i sassi piccoli che riesce a riconoscere.
È strano andare a una festa da sola, riflette. Quando erano ancora in tre – loro tre – era più che normale uscire di casa, vedere il pick-up di Harry parcheggiato nel vialetto e sentire gli Arcade Fire suonare sempre lo stesso cd, Funeral, il suo preferito.
Si chiede se lui adesso faccia così con qualcun'altra, se quello che riservava solo a lei – quelle mani, quello sguardo, le parole, i sospiri – sia di un'altra persona, un altro corpo.
Deve fermarsi un attimo, chiudere gli occhi e respirare forte, perché l'idea che Harry stringa nello stesso modo qualcuno che non sia lei, le appesantisce il petto fino a impedirle di camminare.
Si schiarisce la voce poi, e fa un sorriso cinico, rivolto al nulla che è la sera che la circonda.
Attraversa tutto il quartiere residenziale in pendenza, poi supera la scuola elementare e la strada principale che porta al centro. Cammina veloce, fingendo che ci sia qualcuno a seguirla per togliersi dalla testa l'idea di voler disperatamente compagnia.
Quando riconosce la figura magra di Zayn, appoggiato al semaforo, Frida accelera il passo finché non gli è davanti, il sorriso ora contento, le mani fredde e il respiro pesante.
Lui alza gli occhi dalle sue Nike grigie e le sorride di rimando, chiuso dentro a una giacca che lei pensa aver visto anche adesso a Liam, qualche volta.
Sono una di quelle coppie, allora.
“Ciao” dice Frida, entusiasta.
Zayn è più contenuto, ma si vede che la vuole lì, con lui. Le fa cenno di riprendere a camminare e poi “Ciao, Frida – risponde, pacato – Mi fa piacere che tu sia venuta”
“Mi fa piacere che tu mi abbia invitata – ribatte lei, e accetta la sigaretta che lui le porge – Non vado a una festa privata da un po' di tempo”
“Questa ti piacerà – Zayn accenna una risata al solo pensiero – È targata Tomlinson. Le feste di Louis e di sua sorella sono in assoluto quelle che preferisco”
Frida annuisce, e nelle sue parole trova una scarica di adrenalina in grado passarle tra le vertebre della schiena, facendola sorride un po' di più.
 
 
 
 
In cucina incontra due sue compagne di matematica e Liam, che le rivolge un sorriso asettico, le mani già infilate in quelle di Zayn.
Frida si guarda intorno, osservando con curiosità l'arredamento minimo, i colori neutri e i mobili in legno scuro, vecchi.
“È un po' che non ti si vede al di fuori della scuola” esordisce Annabeth, quella con le guance grosse, mentre Frida afferra sul bancone una bottiglia di birra americana già aperta.
Lei annuisce e cerca di ricordare il titolo della canzone che sta facendo vibrare i muri del salotto. Dev'essere 50 Cent, ma non ne è sicura.
“Sai, - Annabeth continua, lanciando uno sguardo complice alla sua amica – la gente iniziava a preoccuparsi”
Frida aggrotta le sopracciglia per educazione, perché è più che palese il fatto che non gliene freghi assolutamente niente di quello che le stanno dicendo.
“Si dice che tu stia frequentando brutti giri” mormora a quel punto Ronnie, quella che in matematica fa anche più schifo di Frida.
“Brutti giri? - Louis Tomlinson allunga una mano per afferrare una bottiglia di birra dietro la schiena di Frida e si sistema nella stessa posizione – Stai dicendo che sono un brutto giro? È un po' maleducato, sai?”
Annabeth avvampa l'attimo dopo, e Frida cerca di non scoppiare a ridere in faccia per la sua espressione terrorizzata. Ora capisce tutte quelle L scritte durante matematica sulla copertina del quaderno.
“Io non...” inizia, la voce tremante, ma il ragazzo la interrompe con un gesto plateale della mano, stringendo le spalle di Frida con un braccio.
“Non voglio sentire altro – dichiara, il tono fintamente severo – Penso di essere stato ferito abbastanza”
Le vedono andare via con le guance rosse e i volti mortificati, poi Frida scoppia a ridere come non faceva da tempo e “Grazie” dice, guardandolo negli occhi.
Lui scrolla le spalle con noncuranza. “Quando vuoi” le sorride, prima di farle l'occhiolino e congedarsi: “Vado a vedere se la casa regge ancora”
“A più tardi” lo saluta lei, scuotendo appena una mano.
 
 
 
 
È quando si decide a lasciare la conversazione che sta avendo con Zayn e Liam per andare in salotto, che Frida capisce quanto può far male.
Vicino alla finestra dalle tende tirate, all'angolo per evitare occhi troppo curiosi, Harry sta parlando con una ragazzina bionda.
E non stanno solo parlando, no.
Le mani di lui sono incerte sui quei fianchi magri, come se volessero restare lì ma anche andare oltre, più a fondo. Lui è ricurvo sulle spalle larghe per via dell'altezza precaria della ragazza, che ha un sorriso grande e malizioso. Le sue, di mani, sono appoggiate sul petto ampio di Harry, tra gli incastri di quel maglione rosso scuro. Accarezzano il collo niveo, si spostano sulle ossa della mascella, sopra l'epidermide delle guance arrossate.
Non c'è niente – niente – di giusto in quello che sta succedendo. Perché Harry è...è suo. E sono sue quelle mani, e il modo con cui sta sorridendo, lo sguardo impacciato, le dita che non riescono a stare ferme, la postura pesante.
E non è giusto, Frida potrebbe dare molto di più di quanto quella ragazza riuscirà a fare in una vita intera. Non lo conoscerà mai come fa lei, non riuscirà a capirlo e a volerlo come fa Frida, no.
Vedere coi propri occhi quanto si può essere sostituiti (abbandonati) è devastante, e lei lo capisce solo adesso.
E quello che ha passato non è altro che l'inizio di una tortura agonizzante, ora lo sa. Perché per quanto possa essere brutto lo stare da sola, il sapere di non poter contare – di non contare e basta – su – per – nessuno, niente potrà mai competere con questo.
Abbassare la guardia per chi ti fa perdere la testa per poi scoprire di aver perso tutto il resto.
Respira come se non ne fosse più capace, gli occhi lucidi e la vista offuscata.
Poi Harry bacia la ragazzina vicino alle labbra, mormorandole qualcosa, e Frida lo conosce abbastanza bene da sapere che quando prende a giocare con il braccialetto di cuoio, è perché ha bisogno di bagnarsi i polsi. È un'abitudine che gli ha passato sua madre, Anne dice che serve per schiarirsi le idee.
Lo segue al piano di sopra, cercando di non perdere il suo passo obliquo, e nella sua testa c'è così tanta voglia di sentirlo da renderla ridicola.
Il piano di sopra è ancora più spoglio, e alle pareti ci sono ancora le ombre di probabili foto di famiglia, contorni scuri che rimarcano qualcosa che non c'è.
Lo aspetta fuori dalla porta del bagno, poi, sorridendo di sbieco alla gente che le passa davanti. Quando Harry esce, sembra ancora più lontano di quanto già non sia.
“Harry!” lo chiama, facendo un passo avanti per bloccarlo.
Gli stringe il polso, lo tira, fa in modo che si giri, che la guardi, che la veda.
Lui punta gli occhi contro di lei, sorpreso. C'è qualcosa che passa in quel verde smeraldo, ma Frida è troppo presa dal pensare di toccarlo, per accorgersene.
“Frida” risponde poi, il tono neutro.
La ragazza gli osserva il volto delineato alla perfezione, chiedendosi come sia possibile autodistruggersi per qualcuno fino a questo punto.
È patetica anche mentre “Resti con me?” gli chiede, stringendo la presa sul suo polso.
Harry emette un respiro spezzato, e con la mano cerca quella di lei che lo sta fermando.
“Frida” ripete, la voce ammorbidita.
“Ti prego – lei esclama subito – Non andare da lei. Resta con me. Resta con me”
Il ragazzo ha gli occhi in pena, adesso, occhi che non capiscono cosa hanno di fronte. Balbetta qualcosa, le stringe le dita per poi toglierle dal suo polso e respirare forte.
“Stai con me – lo prega, ed è patetica – Non ti basta? Stai con me, Harry. Ti prego. Non ho più niente. Stai...rimani qui”
“Non posso” mormora lui.
È che non vuole, ecco. Vuole altre parole, e altri occhi, altre mani e un'altra voce.
Frida piange, abbassa la testa e “Ti prego” sussurra, e sembra non uscire alcun suono.
Ci sono altre persone in quel corridoio, ma lei è sola comunque adesso.
Guardarsi indietro per cercare chi è già andato avanti e ha cambiato strada.
 
 
 

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Capitolo 5
*** 6 marzo 2014 ***





keep your mouth for lying
 
 


6 marzo 2014


 


 
Niall Horan sta morendo.
Non glielo dice propriamente nessuno, Frida lo capisce da come Zayn le chiede di venire a trovarlo con lui in ospedale, dal modo in cui la guarda, dai suoi occhi che sembrano implorarla.
Lei continua a non uscire, sua madre le ha detto che è dimagrita ancora e la notte ha difficoltà ad addormentarsi. Evita le feste come se fossero malattie contagiose, perché ha il terrore che ci sia una di quelle voci di corridoio che le confermino ciò che continua a pensare ininterrottamente.
L'ultima volta che è stata in ospedale, su quella branda rialzata c'era Rosie, lei sonnecchiava sulla spalla di Harry e tutto, per quanto pessimo e disastroso, era giusto, completo.
Il reparto è di un blu chiaro, deserto. Quando entra nel corridoio insieme a Zayn, Frida vede Louis e Liam seduti sulle sedie della sala d'aspetto, spenti, stanchi.
Le rivolgono dei sorrisi impacciati, Louis la squadra per qualche secondo e inarca le sopracciglia, prima di lanciare un'occhiata d'intesa a Zayn e sospirare.
“Ciao, Frida – le dice, quando lei si siede nell'altra fila di sedie – Come stai?”
“Bene, grazie. Voi?” lei risponde parlando piano, quasi sussurrando.
“Così” lui allarga le mani e sospira di nuovo.
C'è puzza di disinfettante e medicinali, a Frida gli ospedali fanno schifo, specie di domenica mattina.
Nessuno di loro parla, il clima è così pesante da rimpicciolire i metri quadrati. È la situazione, è il capire cosa stia succedendo, la gravità del problema.
Niall Horan sta morendo.
Ed è strano pensarci, perché la morte è un concetto così lontano dalle loro vite che nonostante tutto nessuno riesce a comprendere. Non può essere, semplicemente non può.
Dal corridoio si affaccia quella che ha tutta l'aria essere un'infermiera. È alta, giovane e con un volto lungo e squadrato. Porta i capelli scuri legati e ha un sorriso dolce, comprensivo. Dietro di lei sfreccia un'altra donna con gli occhi puntati sul pavimento, l'infermiera attende di vederla uscire dal reparto per poi rivolgersi ai ragazzi e mormorare: “Chissà quanto deve essere difficile per una madre...”
Quindi era la mamma di Niall. Frida arriccia il naso e aggrotta le sopracciglia.
Nessuno risponde.
“Ciao, Zayn” la donna continua, sorride ancora.
“Ciao, Pam – il ragazzo alza il capo dalla spalla di Liam – Come sta?”
“Niall oggi sta molto bene – enfatizza il concetto – è riuscito addirittura a mangiare da solo. Se siete silenziosi, posso farvi entrare tutti insieme. Tu sei la sua ragazza?”
Si rivolge a Frida con gli occhi scintillanti, pettegoli. La ragazza scuote il capo velocemente e “No – risponde, e non sa proprio cosa dire – Sono solo...un'amica
Pam annuisce: “D'accordo. Se volete vederlo, seguitemi pure, allora”
Nell'alzarsi, Frida ha quasi le vertigini. Non riesce a parlare, le si bloccano le vocali in gola. Vorrebbe semplicemente urlare, perché la paura le sta annebbiando il cervello. Ha paura di Niall, paura di quello che potrebbe vedere, paura di ciò che è diventato. Sta morendo, maledizione, lei lo sa.
Liam ferma Zayn per un braccio, con la scusa di dovergli parlare, mentre Louis segue la schiena di Pam e Frida quella di lui.
La stanza è la 015 ed è socchiusa, silenziosa. La donna bussa appena per poi aprire la porta lentamente, facendo entrare prima la testa e poi tutto il resto.
Frida freme, sente: “Niall, c'è qualcuno per te. Ti va?”
Qualche secondo dopo, Pam li invita a entrare, e lei percepisce la mano di Louis spingerla appena come da supporto.
La camera è buia, spaziosa, illuminata solo da una piccola lampada sul comodino vicino a uno dei due letti, quello occupato. Le pareti sono spoglie se non per un calendario del 2011 e c'è un piccolo mazzo di fiori gialli appoggiato a una delle tre sedie di plastica.
Frida ci mette qualche secondo a raggiungere il letto, perché è troppo impegnata a guardare ciò che è rimasto del suo migliore amico.
Niall è semplicemente senza guance, ha i capelli quasi a spazzola e la pelle cadaverica. I suoi occhi hanno perso colore, sono grigi e morti, e sotto a quel lenzuolo bianco, Frida sa che si nasconde un corpo mangiato dalla polvere, sottile come un filo.
“Hey, stronzo – lo saluta Louis, il sorriso obliquo che non coinvolge gli occhi – Guarda chi è venuta a trovarti”
Frida trascina gli anfibi con lentezza, senza sapere bene cosa dire. Niall la guarda, le sue palpebre si spalancano e poi sorride quanto più riesce, appoggiato a quell'ammasso di cuscini che gli alzano la schiena.
“Non ci speravo più” dice, e la sua voce è bassa, rauca, ha perso per sempre quella sfumatura squillante e un po' fastidiosa che poi era lui.
“Ciao, Niall” mormora lei.
Lui tossisce fino a farsi male, poi sbatte gli occhi e le dice di sedersi sulla sedia accanto al letto. Lei lo fa e vorrebbe avere Rosie vicino. Non le risponde più ai messaggi.
Louis rimane in piedi, intavola una conversazione sull'ultima partita del City, mentre Niall ascolta interessato e cerca la mano tremante di Frida sul lenzuolo. Lei gli abbozza un sorriso piccolo, ha il respiro pesante per via di tutto ciò che le si sta scatenando dentro.
Lo odiava, Niall Horan. Era arrivata a un punto della sua vita dove si era ripromessa di disprezzarlo, perché è colpa sua se lei è rimasta da sola, se è finito tutto.
Il fatto è che l'unica cosa che sta finendo, adesso, è Niall, e Frida è troppo buona per lanciargli addosso rancori passati.
“Come stai?” le chiede all'improvviso, diversi minuti dopo.
Lei si fa piccola tra le spalle, risponde: “Bene, grazie”
“Sei dimagrita” le fa presente lui, poi si schiarisce la voce un'altra volta, come se facesse perfino fatica a parlare.
“Già – respira Frida – anche tu”
Niall fa un sorriso di quelli vecchi, le fa cenno di avvicinarsi e Frida trascina la sedia più vicino, fino a sentire il calore spento del suo corpo. Appoggia il braccio sul materasso e poi la testa sull'incavo del gomito, guardando il ragazzo dal basso, stanca.
Lui prende ad accarezzarle il volto con la mano aperta, in una carezza tipica della sua persona: intrusiva, pesante, ma che scalda, protegge.
Frida chiude gli occhi, ma solo per non farli riempire di lacrime.
Le era mancato così tanto.


 
 
 
 
Quando Zayn entra nella stanza 015, ha ancora addosso il nervosismo di qualche minuto prima, le parole stupide di Liam che gli ronzano in testa.
Louis è seduto sul davanzale della finestra e sta ridendo a bassa voce, con i capelli tirati indietro da una fascia sportiva e i piedi a penzoloni.
Niall è sul letto, appoggiato con la schiena alzata ai cuscini mentre sorride come un tempo, continuando a sfiorare la guancia di Frida che ha tutta l'aria di essersi addormentata.
“Ecco i piccioncini” li apostrofa Louis, quando Liam chiude la porta dietro di sé.
“Hey, Niall – mormora Zayn, cercando di scaricare la tensione accumulata – Come va?”
“Bene – il biondo tossisce, ma la sua mano non si ferma – E voi?”
“Bene” risponde subito Liam, pratico.
Affianca Louis sul davanzale, incrocia le braccia al petto e sospira, rigido.
Nessuno parla per qualche minuto, si sente solo il fruscio del braccio di Niall sul lenzuolo e il suo respiro roco.
Si schiarisce la voce, sente la gola bruciare e il rene destro pungere fastidiosamente.
Lancia un'occhiata pigra al volto che sfiora con le dita, percependo la mano indolenzirsi.
Non si ferma.
“Me lo fate un favore?” domanda piano, poi tossisce.
“Niall...” Liam è il primo a capire, il suo tono è serio, lo sta avvertendo.
“Vi prego, cazzo”
“Sta' zitto, Liam” blatera Louis, dandogli una spinta sulla spalla.
Quello serra la mascella contrariato, ma rimane in silenzio.
Gli occhi spenti di Niall tornano su quelli chiusi di Frida, le sue dita le spostano una ciocca dietro l'orecchio.
“Non...non perdetela di vista. Io...non voglio che faccia una fine più schifosa di questa”
“Non sono problemi tuoi, Niall – scatta Liam subito, si passa una mano tra i capelli – Non sono problemi nostri. Non hai bisogno di iniziare a preoccuparti di altre persone, adesso”
La mano di Niall si ferma perché troppo stanca, lui traccia con le nocche la guancia di Frida prima di sospirare, appoggiare il capo contro il cuscino dietro di lui. Sbatte le palpebre pesantissime, ha un'improvvisa voglia di dormire.
“Non ho mai smesso di preoccuparmi di Frida”

 

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Capitolo 6
*** 7 marzo 2014 ***





keep your mouth for lying
 
 
 
7 marzo 2014



 
 
Frida non parla molto da quando Rosie è andata via. Non c'è nessuno in grado di ascoltarla veramente, nessuno che sappia capirla e soprattutto interpretarla.
Si sentono ancora loro due, certo, ma non è più come prima. Si scambiano messaggi brevi, di circostanza, il giusto per non cadere nell'ipocrisia e nei cliché.
In compenso, ha imparato ad ascoltare, soprattutto chi come lei non dice una parola.
Liam, per esempio, è un ottimo chiacchierone, nonostante la presenza di Frida lo metta a disagio. Parla con gli occhi, che sono sempre arrabbiati, costantemente torbidi, come se non vedessero l'ora di esplodere. Frida non è stupida, sa che c'è qualcosa che lo disturba, sa che non è ben voluta da lui, e in cuor proprio non può che biasimarlo.
Anche adesso, mentre aspettano che Angelina esca dalla stanza 015, si sente quel disagio indiscutibile attraversare le pareti della sala d'aspetto.
Frida è stretta nel suo giaccone, con la gonna della divisa sulle gambe snelle e gli occhi puntati rigorosamente sul pavimento per evitare il contatto visivo con gli altri. Zayn e Liam sono distanti, il che è il insolito, perché sono una coppia e quello che dovrebbero fare le coppie è stare insieme, vicini. Louis è l'unico in piedi, a braccia incrociate e gambe larghe, lo sguardo serio puntato verso il corridoio.
Accenna un sorriso storto quando Pam arriva nella sala d'aspetto, con il camicie pallido e la divisa viola, diversa da quella di ieri.
Lei guarda con dolcezza ognuno di loro, tenendo in mano una cartellina grigia, poi si porta una ciocca di capelli dietro e “Ciao, ragazzi – li saluta, facendo alzare loro la testa – Come state?”
Liam non perde tempo. “Niall?” chiede subito, alzandosi in piedi di scatto.
La donna tentenna, forse non si aspettava quella domanda in modo così diretto. “Oggi è...diverso – risponde – Ha avuto una crisi questa mattina, adesso sta anche meglio di ieri”
Dal corridoio viene chiusa una porta, si sentono dei passi leggeri finché Angelina non si ferma davanti all'infermiera, esibendo un sorriso neutro.
È pallida, Frida nota, e ha i capelli legati che lasciano il viso struccato ancora più marcato dalla stanchezza. Sembra invecchiata di anni, ha perso la sua facciata da bambina.
“Arrivederci” mormora, e Pam le tocca il braccio in modo confortante prima di salutarla.
Poi dice: “Potete entrare, ma solo dieci minuti”
Niall ha più colorito oggi, i suoi occhi hanno una sfumatura più scura, familiare. È seduto sul letto col camice chiaro, mentre osserva con un sorriso contento i suoi migliori amici entrare nella camera. Louis è il primo, Frida l'ultima dietro Zayn.
“Horan – esclama Liam, e arriva fino al materasso per poi sedersi sulla sedia lì affianco – Hai fatto piangere Angelina un'altra volta?”
Il biondo ride, sembra che soffra parecchio perché socchiude gli occhi e tira la testa indietro, appoggiandola alla parete. “Piange sempre – esala – Come se...io non sto morendo, cazzo”
“Sai come sono le donne, amico – interviene Louis, appoggiato al davanzale – Si preoccupano troppo”
Alla parola 'donne', Niall guarda verso Frida, rimasta in disparte come uno spettatore. Le sorride quanto più forte riesce a fare, poi la saluta. “Rita”
E lei si sente semplicemente cadere a pezzi, con i suoni fastidiosi solo dentro la sua testa, cocci di quello che la gente intorno a lei le ha lasciato che non bastano a formare qualcosa di concreto, qualcosa che possa reggere.
Niall sta morendo, ha il cervello che è più poltiglia di quello che era prima, ma questo al dolore non basta, non è sufficiente per evitare che si scateni.
Sembra che Zayn di fianco a lei si irrigidisca ancora più duramente, mentre Frida deglutisce e sussurra: “È Frida, Niall”
Gli occhi del ragazzo diventano subito confusi, perde il sorriso e il suo volto si trasforma in un'espressione spaesata. Passa qualche secondo, “Hai ragione. Io...scusa, sì. Frida” sospira, il tono incerto, come se non capisse.
E lei fa un sorriso che è solo un sorriso, “Non ti preoccupare” e glielo dice con le lacrime agli occhi.
È l'ultima volta che lo vede.
 
 
 
 
Nove minuti dopo, stanno di nuovo uscendo da quella camera opprimente.
Louis pesca dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi tintinnanti, si schiarisce la voce e “Frida – dice, facendola voltare appena nel corridoio – Hai bisogno di un passaggio?”
Lei alza gli occhi verso di lui, con Zayn e Liam che discutono a bassa voce verso la fine del reparto.
“Come?” domanda, aggrottando le sopracciglia.
“Sono venuto qui in macchina – spiega Louis – Vuoi un passaggio per tornare a casa?”
“No, uhm. Vado a piedi, ma grazie mille lo stesso” abbozza un sorriso.
“Sicura? Non c'è problema”
“Preferisco così. Grazie, però”
Frida guarda il pavimento, sente Louis sospirare forte in mezzo a quelle pareti morte e pallide che probabilmente non vedranno più.
“Non è colpa sua – le dice, il tono addolcito, come se stesse parlando con una bambina – Non è nemmeno colpa tua, Frida. Lui ti vuole ancora bene, lo sai”
Lei annuisce velocemente, si morde il labbro inferiore con forza.
Non è colpa di nessuno, se Niall Horan l'ha dimenticata.
 
 



 
Ad aprirle è Anne, con il solito sorriso caldo, materno. L'abbraccia di slancio, le accarezza le guance e le offre del tea caldo.
Frida rifiuta con gentilezza, cerca di mostrarsi forte e umana, osservando con finto interesse la nuova disposizione dei mobili nell'immenso salotto.
“Harry è in camera sua – le dice la donna, dopo qualche minuto di chiacchiere superflue – Se avete bisogno di me, sono in giardino a sistemare il prato. Resti a cena?”
Frida scuote la testa. “Sono venuta giusto per salutare” spiega, il respiro che traballa.
“D'accordo, tesoro – Anne fa l'ultimo sorriso – Sei sempre la benvenuta comunque, lo sai”
Lei non ci scommetterebbe più di tanto, ma non replica.
Fa le scale lentamente, guardando le foto appese alle pareti come se non le conoscesse a memoria.
Camera di Harry è chiusa, e da dentro arrivano le note basse di Shelter by The xx che la fanno sentire un po' più a casa.
Non bussa ma apre la porta piano, cercando di contenere quel buco che si sta allargando nel suo petto magro.
Lui è in piedi, appena ricurvo sulla scrivania con in mano una maglietta nera, mentre forse mette a posto. Ha il volto serio, concentrato, che si stravolge nel momento in cui si volta a guardarla. Sbatte le palpebre più volte, s'irrigidisce e la osserva con attenzione, colpito, come se non la riconoscesse più.
Allunga un braccio infilato dentro al maglione rosso verso lo stereo e spegne la musica, facendo piombare il silenzio. Raddrizza la schiena, voltandosi completamente verso di lei.
“Niall sta morendo” Frida esala, trema.
Harry spalanca gli occhi, deglutisce.
“Ti ricordi quello che ti ho detto, prima che partisse Rosie? - lei riprende, qualche secondo dopo – Che ti avrei aspettato, che...che sarei stata qui, per te – la voce le si spezza – Ti sto aspettando, Harry...io ti...ti prego, devi dirmi se arriverai perché non...non ci riesco”
Lui impallidisce, boccheggia, sembra che il dolore che lei provi nel dirglielo sia pari a quello che Harry sente nell'ascoltarla.
Fa un passo verso di Frida, cauto. “Non è facile” le dice.
“Lo so! - lei esclama, alzando la voce – Ma non c'entra! Tu devi...devi capire se ne vale la pena, devi sapere se io ne valgo la pena”
“Conosci la risposta” ribatte il ragazzo.
“Perché, allora?”
Harry fa un respiro profondo, il petto che ingloba quanto più aria possibile.
“Perché lei è disposta a darmi quello che tu non sei capace di...di capire – esala, e sembra che si sia appena liberato di un peso enorme – Perché ti...io ti amo, Frida, ti amo anche io e certe volte mi sembra di correre a perdifiato finché non capisco che non potrò mai raggiungerti. Mi fa male tutto se penso che esistono miliardi di possibilità per le quali non potremmo mai stare insieme. Ma tu...tu non capisci che questo non basta, e io non ho le forze di provarci. Tu pensi di essere coraggiosa, pensi che sia io il problema solo perché non vuoi ammettere a te stessa che tra i due chi ha veramente paura sei tu. Se tu avessi smesso di nasconderti dietro le mie paranoie, forse a quest'ora sarebbe tutto diverso – si passa una mano aperta sul volto, sospira ancora – Forse staremmo insieme, forse tu non avresti perso tutti quei chili, avresti ancora il sorriso, io ti starei consolando, toccando come vorrei fare in questo momento ma non posso farlo, capisci? Non posso perché non mi fido di te, Frida. Perché hai voluto dimenticare la nostra prima volta, perché dici che mi stai aspettando, ma dove? Perché io ho provato a venirti incontro, sai? L'ho fatto, e tu mi hai...mi hai respinto, mi hai cancellato. Come posso stare con qualcuno che nemmeno sa di aver paura?”
È l'orrore dei sensi di colpa ciò che fa scoppiare il vaso. Il fatto di aver chiuso gli occhi per tutto quel tempo per debolezza, per codardia. Lei che è sempre stata quella forte, quella vera. Si è rovinata da sola, lasciata marcire in solitudine per poi dare la colpa a chi ha cercato a modo proprio di aiutarla.
È troppo tardi, è troppo tardi.
Va in panico a pensarci, le parole che non la lasciano respirare.
Harry ha gli occhi lucidi, respira forte, tormentato. Perché adesso? Perché vivere una bugia tutto quel tempo?
Non si aspetta una risposta, Frida gliela dà lo stesso. Come può?
“Non puoi”
Non ci stai.

 

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Capitolo 7
*** 18 marzo 2014 ***





keep your mouth for lying
 
 
  18 marzo 2014


 


Le chiese hanno sempre avuto un fascino inquieto, macabro. Frida non si considera praticante, ha smesso di seguire i suoi la domenica mattina dalla sua cresima, tuttavia i luoghi di culto hanno da sempre, per lei, quella freddezza che adesso come adesso è l'unica cosa in grado di scaldarla.
Non ha avuto le forze nemmeno di sedersi, è rimasta in piedi ad ascoltare i singhiozzi ovattati dei famigliari e le parole un po' bugiarde del parroco.
Angelina piange tantissimo, molto più di quanto Frida potesse aspettarsi. La ragazzina è ricurva su se stessa contro la spalla di una sua amica, accanto al corpo immobile della madre di Niall. C'è anche il padre, lo ha sentito dire da Liam, lei pensa sia l'uomo in piedi contro la colonna, ma non ne è così sicura. Ha i suoi stessi occhi, però.
È il diciotto marzo, e fuori il sole è alto, orgoglioso. Dentro la chiesa invece fa freddo, e il buio rende l'atmosfera adatta alla situazione, perfettamente inerente col buio che Frida sente sotto la pelle.
Le gira così tanto la testa che Louis le ha dovuto afferrare il braccio per farla stare in piedi, a un certo punto.
Stanno in piedi, quattro anime in fondo alla navata come se stessero solo aspettando di fuggire, vestiti di nero come da regola, con gli occhi piccoli e gonfi per il dolore.
Frida è silenziosa, singhiozza guardando il pavimento ma non fa rumore, sente quasi di non averne il diritto.
Niall è morto, morto per davvero. Non torna, non aggiusterà le cose, non spezzerà nessun altro, non farà niente di distruttivo ancora perché è morto.
Dio, è così straziante da non lasciarla nemmeno respirare. Frida singhiozza appena un po' più forte, stringe le palpebre e si appoggia al braccio che le sta stringendo il fianco.
“Vuoi uscire a prendere un po' d'aria?” sente Louis mormorarle all'orecchio.
Lei scuote la testa con forza, si morde le labbra e cerca di non pensare al fatto che sia sola.
Non c'è nessuno che capisca che manca l'aria non dentro quei muri ma dentro di lei.






Il cielo s'è fatto scuro, di un viola macchiato da strisce di nuvole più chiare.
Con le mani sul ventre e il cappuccio che ripara la sua testa dal terriccio freddo, Frida conta le stelle che già si vedono, senza seguire un vero e proprio percorso.
Con la coda dell'occhio, vede Louis aspirare una boccata di quella che ha tutta l'aria d'essere la sua decima sigaretta. Inizia a tirare il vento tipico dell'inverno, quello che viene dalla costa e arrossisce le guance, le punte dei nasi.
Frida sbatte le palpebre congelate e fa un sorriso storto, rotto.
“Una volta ha picchiato un tipo. Per me”
Sente Louis puntarle gli occhi addosso, curiosamente, come se lo avesse colto di sorpresa. Poi riabbassa il capo contro il prato, e sorride di rimando.
“Già, mi ricordo – mormora, la voce bassa per via delle ore in silenzio e il fumo nei polmoni – Era un tipo molto irascibile. Specie se si trattava di te o di Rosie”
Parlano al passato, lei si chiede quand'è che si siano entrambi abituati all'idea di qualcosa che non arriverà più. Foese molto prima della morte in sé.
“Gli ultimi tempi era gelosissimo – Frida dice ancora, perde il conto delle stelle un'altra volta – La chiamava tutti i giorni solo per sapere dove fosse, con chi fosse. Era una cosa malata, in un certo senso. L'amore non dovrebbe fare così male”
Louis ci mette qualche secondo a rispondere, spegne la cicca della sigaretta sul terreno e poi la infila nella tasca della giacca come tutte le altre. Non è rispettoso inquinare un cimitero.
“Io so che lo chiamano amore proprio perché fa male”
Frida sospira:“Forse hanno ragione”
Forse ha ragione Harry quando dice che è una codarda, forse ha ragione Rosie quando non le risponde ai messaggi, ha ragione Liam quando intima a Zayn di starle alla larga, ha ragione il prete a dire che Niall è in un posto migliore. Forse hanno ragione i suoi genitori quando dicono che si è spenta, e quelle ragazze sull'autobus che commentano i suoi capelli crespi, mal curati.
È un punto di vista che Frida non aveva mai preso in considerazione, sempre abituata a restare in piedi nonostante le gambe instabili.
Il fatto è che adesso sembra tutta un'altra vita. Il fatto è che quando cadi e non sei più capace di rialzarti, devi leccarti le ferite in attesa che smettano di bruciare. E allora inizi a vedere cose che ti eri persa mentre volevi a tutti i costi sopravvivere.
Da per terra c'è un cielo che non sapevi nemmeno esistesse, e fa comunque meno male di un paio di ginocchia rigide.
Il rumore dei passi sulla ghiaia si avvicina man mano che Zayn e Liam entrano nella loro visuale. Si fermano di fianco ai loro corpi sdraiati sul terreno.
Zayn è il primo a imitarli, stendendosi accanto a Frida con gli occhi puntati sul cielo stellato, come se fosse un'abitudine.
Il suo compagno tentenna qualche secondo in più, poi lo segue a ruota. Sbuffa forte, e Frida sorride.
“Sapete cosa? Mi mancherà – esordisce Louis, minuti dopo – Era veramente un figlio di puttana, ma mi mancherà”
Il figlio di puttana – Zayn fa una risata neutra – Quel bastardo ha fottuto tutti anche così”
“È morto col sole, quasi a prendersi in giro da solo” ribatte Frida.
“Niall è sempre stato il più avanti di tutti, anche in questo caso” ribadisce il ragazzo.
Rimangono in silenzio poi, tutti e quattro a contare quelle luci che forse sono solo aeroplani.
Sdraiati, caduti, in quel cimitero deserto con Niall che nella stessa loro posizione le stelle invece le guarda a occhi chiusi.
 

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Capitolo 8
*** 31 marzo 2014 ***


ecco qui il nuovo capitolo!
la raccolta sta per giungere al termine, mancano 2/3 missing moments e direi che ci siamo :)
un grazie di cuore a chiunque sia ancora qui a leggere a farmi sapere la sua opinione, vi adoro!
scusate il ritardo nel rispondervi, è un periodo un po' così!
a presto <3
caterina




 
 



keep your mouth for lying

 

 
31 marzo 2014

 
 
I Twist danno una festa per celebrare l'arrivo della primavera.
Frida non ci va.
Attende che i suoi escano con la macchina aziendale di lui e poi si siede semplicemente nel giardino davanti casa, a gambe incrociate tra i fili umidi del prato e il cielo che assume una tonalità sempre più rossa.
In bilico sul suo ginocchio c'è un pacchetto di sigarette che si sgonfia ogni cinque minuti. Lei continua a fissare il marciapiede asfaltato dopo il vialetto di casa e sbatte le palpebre solo quando il dolore diventa insopportabile.
Ed è così chiusa dentro se stessa da non sentire il rombo del motore che si spegne davanti a lei.
La portiera che sbatte, le Vans che inciampano sull'erba, il respiro rauco, incerto.
“Non sei venuta”
Frida non si muove, non dà alcun segno di averlo sentito.
Harry sospira appena un po' più forte, si schiarisce la voce. “Hai fatto bene, però. – continua, col tono docile – Robin stava iniziando a parlare di calcio, quando me ne sono andato”
Di nuovo, lei rimane in silenzio.
“Ho pensato di...sai, venire qui”
Il cielo ha quasi un colore evidenziatore, adesso.
“Frida, per favore”
Il suo tono ha un che di supplichevole, sembra quasi una preghiera.
Nel campo visivo della ragazza si fanno largo delle mani grandi, gelate, che sfiorano la pelle delle sue guance fino a stringerle il viso tra i palmi, costringendola a cambiare direzione dello sguardo.
Iridi grandi e verdi che alludono a una speranza che non c'è più.
Devi reagire – un sussurro che sfiora le sue labbra secche – Devi andare avanti”
Frida non risponde un'altra volta, così Harry semplicemente le afferra i gomiti e la fa alzare in piedi, come se non pesasse nulla.
“Vuoi venire con me a mangiare qualcosa?” le domanda gentilmente.
Lei in risposta si china per prendere in mano il pacchetto caduto tra i fili d'erba, poi lancia verso l'asfalto il mozzicone che ha ancora tra le mani e “Non ho fame” mormora a bassa voce.
Però in macchina ci sale ugualmente.
Harry reprime un sorriso. È un passo avanti.
 



 
Dalle colline di Bampton di tanto in tanto si riesce a scorgere il mare. Quando suo padre possedeva ancora la motocicletta del nonno, capitava nelle domeniche noiose che lui e Frida andassero a guardare il crepuscolo con qualche tramezzino al tonno.
Il tramonto con la spalla di Harry contro il braccio ha altre sfumature, più malinconiche nonostante l'arancione lasci senza fiato.
C'è uno spiazzo privo di alberi vicino alla strada, dove la città sembra più piccola del solito. È un contrasto col cielo che riempie e svuota nello stesso momento.
“Mi dispiace”
Non hanno parlato durante il viaggio, non si sono nemmeno fermati a prendere qualcosa da mangiare. Hanno semplicemente imboccato la via per la campagna e poi tutte quelle curve che l'hanno fatta fremere un po'.
Harry parla con difficoltà, le ginocchia alzate dentro al retro del suo pick-up e le mani a torturarsi a vicenda.
Frida stringe appena gli occhi, lui continua.
“Volevo...sarei venuto prima, se non fossi così perennemente in ritardo – fa una risata nervosa – Ormai dovresti conoscermi”
Ormai non credo di conoscerti più” lei sussurra, lo sguardo puntato verso il cielo e il volto illuminato di una luce calda, gialla.
“Sono sempre io” ribatte il ragazzo, testardo e impulsivo.
Frida fa un sorriso piccolo e chiude gli occhi, sentendo il vento fresco batterle sulle guance.
“Mi ami ancora?” domanda, con quella leggerezza disarmante, quella che lui conosce bene.
Trattiene il respiro per qualche istante, le sue spalle si alzano in un fremito involontario. Le dita arrestano i movimenti per poi posarsi sul tessuto scuro dei jeans che rivestono le sue gambe lunghe, rigide.
La voce è controllata però, quando risponde.
“Sto con Ingrid, adesso”
Il sorriso di Frida si ingrandisce, assume una sfumatura più tagliente. “Lo prenderò per un no”
Venerdì, Zayn l'ha invitata a una gara di skate-board appena fuori città, lei non ci vuole andare veramente ma lui ha insistito così tanto da rendersi anche un po' ridicolo. È grata per quanto lui e Louis stiano cercando di aggiustarla, quasi come se fossero convinti che ci sia effettivamente qualcosa ancora in grado di essere riciclato.
Si chiede come stia Rosie, se sia felice senza tutto quel vuoto che ha rischiato di ucciderla. Se almeno lei.
“Non è un no”
La voce di Harry è bassa, è un segreto che non dovrebbe essere condiviso. Frida apre gli occhi, li socchiude ma non lo guarda.
“Non è un no – ripete, con più convinzione – Sto solo cercando...sto cercando di dimenticarti”
“E ci riesci?” lei chiede e il tono che usa assomiglia a quello di un tempo, forte e spavaldo, orgoglioso.
Ricominciano a giocare a quel gioco che li ha sempre avvicinati e allontanati, immedesimandosi in ruoli che negli ultimi tempi si sono invertiti.
Lui rimane in silenzio.
“Lo prenderò per un no” lei sorride, inclina appena la testa.
Gli sfiora la giacca con la guancia, fino ad appoggiarvici con dolcezza. Vorrebbe sentire il suo cuore martellarle contro l'orecchio.
Le basta un silenzio condiviso con Harry per aggiustare quello che milioni di parole di altri non riusciranno mai a rimettere a posto.
Lui sfiora la sua fronte con le labbra, esitante. Una mano prende a districare i nodi di quei capelli mal curati, ad accarezzarle il gomito e la schiena.
“Vuoi baciarmi?”
Harry la conosce, una domanda del genere da Frida c'era da aspettarsela. Le dita libere si stringono a pugno contro i jeans, in una stretta che fa sbiancare le nocche.
La presa sul suo corpo fragile s'intensifica, a scaricare su di lei la frustrazione di ciò che può e non può fare.
“Non prenderlo per un no” non gli resta che dire, la bocca premuta sulla sua tempia.
Frida fa un sorriso vuoto. “Lo sapevo”







 

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Capitolo 9
*** 20 agosto 2014 ***





keep your mouth for lying

 

 
20 agosto 2014






 
Rosie cammina con la stessa andatura fiera, tenendo il mento alto come a sfidare il mondo intero. Copre gli occhi chiari con un paio di occhiali da sole a specchio che non fanno che mettere Frida a disagio, osservando con disinteresse il parco che una volta era solo loro.
Il sole estivo batte contro i rami degli alberi e contro l'erba ricca, facendo impazzire i bambini in pantaloncini e le madri che a gambe scoperte non fanno che rincorrerli.
“A che ora è il treno?”
Frida lo sa quando Rosie prende il treno, certo che lo sa. È solo un'altra patetica scusa per cercare di aggiustare cose che non si aggiusteranno.
“Alle sette e un quarto” risponde l'altra, annuendo tra sé e sé.
È un città da una settimana e già non vede l'ora di scappare ancora, Frida sa anche questo.
Le fa ridere la situazione imbarazzante e scomoda che si è venuta a creare, ci avreste mai creduto?
Si chiede se siano mai state davvero così amiche, o se fosse solo un trucco per combattere i silenzi pesanti e solitari che inevitabilmente ci sarebbero stati se non si fossero trovate.
Sa anche che Rosie è andata a trovare Niall, perché l'ha vista uscire dal cimitero con gli occhi ancora sporchi di mascara: era una mossa prevedibile.
“Ieri ho incontrato Zayn – esordisce la bionda, come ricordandosi improvvisamente della cosa – È sempre più bello”
“Già, è vero”
Sa anche questo, glielo ha detto lui.
“Sono passata da Harry, anche”
Le labbra hanno un tremito involontario, ci sta lavorando ma è difficile restare impassibili anche dopo tutto quel tempo. Frida inarca la sopracciglia con finto interesse e non smette di camminare.
“Ah sì?” la esorta.
Rosie annuisce. “È un po' che non vi vedete” mormora, come se intendesse tutt'altro.
“Abbiamo vite diverse, credo sia giusto così”
Non va oltre, Rosie. Non chiede altro, non le interessa sapere di più.
Ne ha perso il diritto ormai.
 
 
 
 
Ingrid afferra un paio di jeans chiari e fa una faccia entusiasta, come se avesse appena scoperto qualcosa in grado di cambiarle la vita. Controlla con attenzione la taglia, si scosta una ciocca di capelli miele dal volto e sorride ampiamente, appoggiandoli sul gomito per poi arricciare le labbra alla ricerca di altro.
Sceglie solo vestiti colorati, sempre abbinati alla sfumatura dei suoi occhi e quella delle punte dei capelli, come una regola, un dovere.
Frida la guarda per qualche secondo e poi distoglie lo sguardo ancora, fissando la maglietta che ha in mano ormai da dieci minuti e che è semplicemente nera.
Ingrid adesso si sta guardando intorno, analizzando l'intero piano di Zara alla ricerca di qualcuno, assottigliando appena gli occhi.
Bampton è piccola, ma non così piccola, Frida avrebbe semplicemente dovuto dire di no a suo padre quando le ha chiesto di trovare un regalano carino per il compleanno di sua madre.
La sensazione è la stessa di quando copriva Rosie durante i piccoli furti nei negozi, l'adrenalina – la paura – è la stessa.
Perché lei ha visto Harry, sa che lui è lì da qualche parte, magari a controllare la nuova collezione e quel maglione che dalla vetrina sembra fatto apposta per lui. È entrato con Ingrid, una mano appoggiata alla sua schiena quasi inconsapevolmente.
Lui si irrigidiva sempre, se a toccarlo era Frida.
Rosie l'ha lasciata con la scusa di dover tornare a casa, ma è una bugia perché se c'è qualcuno a cui importa di Rosie meno di Rosie, sono i suoi genitori.
Si volta, scontrandosi con una signora a cui chiede scusa frettolosamente, per poi nascondersi dietro la colonna degli accessori convincendosi del fatto che a sua madre potrebbe piacere una collana argentata.
E lei potrebbe andare semplicemente via, certo, ma non è così semplice.
Lei vuole stare lì, in un certo senso. Vuole lui.
Non lo vede da giugno, da quando è andata a riportare il libro che Robin ha prestato a suo padre e Harry le ha aperto la porta con un succhiotto sul collo e il volto che sapeva ancora di sesso. Le è venuta la pelle d'oca anche mentre gli ha sorriso e si è scusata di averlo interrotto, anche mentre lui realizzava e abbassava la testa in modo colpevole e qualcuno dal salotto lo chiamava con un sorriso.
Lei ha pianto tutta la notte contro la spalla ossuta di Zayn, poi.
Fa passare le dita fra gli orecchini, sentendone il metallo freddo sotto i polpastrelli per evitare di piangere ancora.
Poi si volta, perché sente i suoi occhi addosso e come allora capisce di aver ragione. Lui la sta guardando, immobile come una statua scolpita nei minimi dettagli, colorata per rendere l'effetto di quei sentimenti ancora più veritiero. Le è davanti, tiene in mano un maglione di donna e la prima cosa a cui Frida pensa è che è lo stesso che forse stanotte toglierà da un'altra pelle prima di fare l'amore.
“Ciao” gli dice, deglutendo quel nodo di dolore.
Lui allarga gli occhi come se non si aspettasse nemmeno un saluto e sbatte le palpebre, riprendendosi.
Chissà se ancora la ama almeno un po'.
“Hey” esclama, col sorriso finto, stupido.
Ingrid lo raggiunge subito come un cane che fiuta il pericolo, la squadra senza perdere la faccia gentile che la caratterizza e poi “Tu devi essere Frida! – esordisce, quasi fosse la cosa più bella del mondo – Harry è pieno di foto vostre da piccoli”
“Ciao – Frida fa un sorriso leggero, educato – Tu sei Ingrid, invece. Harry mi ha parlato di te”
Perché lei è disposta a darmi quello che tu non sei capace di...di capire.
“Spero non mi abbia descritto come un mostro, allora!”
Sto solo cercando...sto cercando di dimenticarti.
“Assolutamente no, il contrario”
È sorprendente quanto sia ancora il potere che Frida ha nei confronti di Harry. La sta guardando come se dalle sue parole dipendesse la propria esistenza, con quella supplica velata dal colore smeraldo degli occhi.
Ingrid ride appena, le guance che si arrossano.
Frida torna a guardare lui, con quello sguardo che è solo loro.
“Rosie parte stasera – mormora – Alle sette e un quarto”
“Lo so” lui risponde semplicemente, ancora teso come un violino.
La ragazza annuisce, gonfia il petto e “Sono felice di averti conosciuta, Ingrid – dice, educata – Ora devo andare”
“Anche io sono felice. A presto”
Lo fissa ancora, prima di andare.
Non prenderlo come un no.
Harry ha ancora quegli occhi, da qualche parte.
 
 
 
 
 

I coniugi Muller fanno finta di piangere mentre rimangono alle panchine, salutando la loro unica figlia da lontano per lasciarle il tempo di dire addio ancora ai suoi migliori amici.
Frida sente Harry nervoso come non mai, accanto a lei.
Non si è sorpresa minimamente quando lo ha visto al binario 2 con una sigaretta in mano, lo sguardo che lui le ha lanciato quel pomeriggio era più che sufficiente come risposta a una domanda che lei ha evitato di fare ad alta voce.
Rosie è in piedi davanti all'entrata del treno, il volto dispiaciuto e incerto mentre forse cerca qualcosa da dire.
“Ci mancherai – biascica Harry, la fronte aggrottata – Fatti sentire di più”
“Certamente”
Bugie, lo sanno tutti e tre.
Avrebbero dato la vita per la loro amicizia, possibile che non sia rimasto nulla se non il ricordo?
Frida rimane in silenzio anche mentre l'abbraccia, toccando un corpo e delle braccia che l'hanno sempre accolta a modo proprio e che adesso sono solo ossa fredde e pelle abbronzata.
Osserva due delle persone più importanti della sua vita che poi hanno riempito con altre persone il buco che lei ha lasciate e, stranamente, non si sente egoista.
Dopo tutte le ferite che Frida ha ricucito a entrambi, loro se ne sono semplicemente andati.
Quella consapevolezza le sta evitando di piangere come una bambina. Fa un sorriso stretto mentre osserva Rosie trascinare la valigia per gli scalini e volarsi di nuovo nella loro direzione.
Qualcuno annuncia agli autoparlanti che il treno sta per partire, stavolta nessuno fa promesse perché hanno imparato che non esse non dureranno.
Frida guarda quegli occhi che ha visto piangere una marea di volte, quelli che l'hanno fatta ridere e gridare, quelli sempre espressivi e talvolta vuoti, occhi che erano capaci di farsi capire semplicemente perché erano di Rosie.
L'ultima cosa che le dice, prima che le porte si chiudano, è l'ultima cosa che le dirà per il resto della vita.
Lo sanno tutti e tre.
“Non te lo perdonerò mai”
 


 
 
 
 
Il telefono sul comodino vibra alle 02:23 AM, e Frida si chiede se Harry non abbia parlato con Zayn uno di quei giorni, perché il messaggio che le ha scritto ha le stesse parole che lei ha già sentito.
 
Lei sa darmi quello che tu hai paura di provare. Lei però non è te.
Non prenderlo come un no. Era sì, sempre sì”
 
Sempre e sempre tu. Sempre e sempre noi.
 

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Capitolo 10
*** 21 agosto 2014 ***


il prossimo capitolo è l'ultimo e io spero con tutto il cuore che questo vi piaccia!
forse vi sembrerà "affrettato", ma se riflettete sulle parole e sui caratteri dei personaggi, capirete che è così che dovevano andare le cose :)
fatemi sapere e grazie di cuore <3
a presto,
caterina



 
 



keep your mouth for lying

 

 
21 agosto 2014


 



 
Si incontrano tre ore dopo, nel parco davanti a casa di Harry.
L'alba sta sorgendo, l'orizzonte in fondo alla via è rosso, il cielo sopra le loro teste è ancora blu scuro, dormiente.
Frida è sgusciata fuori di casa dopo aver spento contro il davanzale della sua stanza almeno sei sigarette, ha lasciato un post-it sul frigorifero per i suoi genitori e si è infilata il primo paio di scarpe da ginnastica che ha trovato nello sgabuzzino.
Lui si sta dondolando sull'altalena dove da piccola Rosie si è slogata il braccio, tiene lo sguardo basso sugli anfibi neri e le mani ancorate alle catene di metallo quasi con rabbia.
Frida è un miscuglio di emozioni, invece. Tra le dita ancora sente l'adrenalina di quando ha realizzato che forse c'era speranza, le sue gambe tremano per la paura di continuare a camminare da sole verso niente, nessuno. Il cuore batte forte anche nelle tempie, ansioso e impaziente, mentre gli occhi sono diffidenti, bui.
Lo raggiunge con lentezza, stringendosi dentro la giacca di jeans che ha indossato coi risvolti alle maniche perché anche se è estate siamo pur sempre in Inghilterra.
C'è la brezza del mattino che sa di sale e viene dalla costa, fa venire i brividi ed è fredda, come gli occhi di Harry che si alzano e la incontrano quando Frida è abbastanza vicina.
Adesso c'è anche la consapevolezza a far battere appena i denti, i cuori.
Lui la guarda e lei vorrebbe solo piangere, perché il modo con cui Harry lo fa è da pelle d'oca. La fa sentire importante, è come se le dicesse che in mezzo a tutto il dolore del mondo, lei è l'unica cosa in grado di ucciderlo.
L'amore forse è anche questo.
Frida si siede nell'altra altalena, in silenzio, abbassando gli occhi troppo lucidi, traditori.
Stanno zitti perché è da sempre il loro modo di parlare, eppure entrambi fremono per dire qualcosa, chiedere, piangere.
Il cielo si schiarisce dopo gli alberi del parco, c'è un gioco di ombre tra i lineamenti duri di Harry da rendere quel volto etereo, ha il naso lungo e la guancia in penombra, gli occhi smeraldo e le ciglia schiarite dalla luce del sole che continua a crescere, alzarsi.
Poi Frida si schiarisce la voce, dice solo: “Mi dispiace”
Harry si volta di scatto nella stessa maniera con cui lo farebbe se fosse appena stato ferito. Sembra quasi trattenga il respiro per qualche secondo, stringe con più forza il metallo fino ad avere i segni e poi sospira.
“Perché?” le domanda.
Frida fa un sorriso strano, ha lo sguardo incantato contro il suolo. “Perché sono stata stupida” risponde semplicemente.
Il ragazzo sta in silenzio per qualche istante, probabilmente non sa come ribattere.
Lei si lecca le labbra, chiude gli occhi sentendo le palpebre fredde e parla ancora: “Ti ho dato la colpa per...per tutto. Ho sempre pensato che fossi solo un codardo, che non volessi lottare per me, per noi. Invece...invece sono sempre stata io. Mi dispiace, dico sul serio”
Nella sua testa annebbiata prendono a vorticare le parole rumorose di lui che per settimane non l'hanno fatta dormire.
Se tu avessi smesso di nasconderti dietro le mie paranoie, forse a quest'ora sarebbe tutto diverso.
Le si mozza appena il respiro, perché fa maledettamente male la verità. È un pugno in pieno petto, una ferita che riprende a sanguinare dopo tanto tempo.
“Ma ti amo anch'io, Harry – riprende, quando riesce a controllare la voce – Ed è difficile anche per me. Vorrei...certe volte vorrei semplicemente fare, sai, le cose più stupide piccole. Come prenderti la mani, sorriderti, parlare ad alta voce di quello che mi piacerebbe fare con te senza aver paura di sembrare finta, illusa. Vorrei invitarti a casa mia a dormire come facevamo quando eravamo più piccoli e baciarti come ho sempre sognato di fare, vorrei chiudere gli occhi per una.. – il tono s'incrina, cade la prima lacrima tra le dita – per una dannata notte e non sentirti addosso, mentre fai l'amore con me. Eppure non posso neanche io, come non puoi tu”
Si morde il labbro trattenendo un singhiozzo, cerca di regolare il respiro ma il peso di quelle parole sembra quasi mangiarla viva.
Strano quanto i suoi vorrei combacino alla perfezione con le sue paure.
Tira su col naso, sbattendo forte le palpebre per poi guardare il cielo ingiallirsi, diventare di un arancione forte, aspro.
Lui ha il sole tra le guance pallide quando parla, minuti dopo.
“Ho lasciato Ingrid, prima di scriverti. Ma non pensare che ti abbia scritto perché l'ho lasciata. È il contrario, sì. L'ho lasciata per scriverti”
Questo Frida lo sapeva, perché se c'è una cosa di cui Harry ha il terrore è essere tradito e proprio per questo non lo farebbe mai. Sentirselo dire, però, è comunque intenso, potente. Sbatte gli occhi, cerca di riprendersi.
“La prima volta che ci sono andato a letto, è stato qualcosa di rabbioso – dice Harry, e lei emette un singhiozzo basso, lancinante – Lei era esperta, intraprendente, continuava a voler fare di testa sua, con quello sguardo da bambina puttana. È stata la prima volta in cui ho realizzato che non ti avrebbe mai sostituita”
Frida in testa ha solo quelle mani bianchi sulla schiena grande di lui, il senso di nausea che le danno quasi non la lascia respirare. È gelosia, istinto.
“Non c'era...niente di quello che avevamo noi – Harry riprende, alza appena la testa – Non c'era paura, non c'era nessuno che tremasse, niente che mi facesse pensare a quanto cazzo fosse bello. C'era solo lei nuda e io freddo come il marmo, lei diceva che quel mio lato di me le era sempre piaciuto e io stavo zitto. Ero arrabbiato, perché pensavo- volevo che per una volta, tu scomparissi dalla mia testa. È stata anche l'unica volta in cui l'abbiamo fatto, la volta in cui tu poi...sei venuta a portare il libro a Robin”
Lei fa subito un sorriso senza denti, perché quel giorno se lo ricorda molto bene.
“Una parte di me avrebbe voluto gridare dalla disperazione, quando ti ho vista – lui riprende, nella sua voce c'è qualcosa di arrendevole che sembra divertirlo – L'altra voleva baciarti, anche lì, anche con un un altro odore addosso”
Sono confessioni imbarazzate, simili a quelle di due amanti stupidi che giocano a vedere chi è che cede per primo, stuzzicare i punti giusti, spogliarsi e concedersi come tra un paio di lenzuola su un materasso duro, come il sesso.
Frida scoppia a ridere all'improvviso, forte, coi denti che battono contro il cielo adesso completamente chiaro, privo di nuvole, che fa iniziare una giornata nuova, un'altra storia.
Harry la osserva senza capire ma tra le labbra ha un sorriso timido, vorrebbe ridere ma è semplicemente contento, forse addirittura felice.
“Perché stai ridendo?” le domanda.
Lei continua per qualche altro secondo, poi tossisce e ridacchia, guardandolo. Ha gli occhi lucidi per un milione di cose.
“Perché io vorrei baciarti anche adesso”
Ha il tono beffardo che lo ha sempre fatto impazzire, è Harry quello che si alza con furia dall'altalena l'attimo dopo, inciampando quasi sul terreno ma non importa. Non importa.
Importa solo dei suoi palmi freddi contro le guance rosse di Frida, delle bocche spalancate che si graffiano e si baciano e si fanno male e si aggiustano senza sosta. Importa solo dei loro occhi chiusi che si perdono la città che intorno a loro si sveglia, dei loro respiri che finiscono nella gola sbagliata, del fatto che lei può sfiorare il suo collo nervoso senza pensare che sia un sogno. Importa solo delle dita che tornano a toccare un corpo che non hanno mai dimenticato, dei pensieri che in due menti diverse alla fine sono gli stessi – mia, mio, mia, mio – e del fatto che dietro di loro il sole sorge e questo bacio è molto meglio di qualsiasi alba.
Frida afferra quelle mani che afferrano le sue guance, tiene gli occhi chiusi e sorride fronte su fronte.
“Bastava così poco” sussurra.
Lo sente annuire, Harry la bacia di nuovo.
 
 
 
 
Louis e Zayn la stanno aspettando seduti sulla panchina, fumano e scherzano a bassa voce e sembrano contenti.
Frida arriva come quasi correndo, ha in circolo così tanta energia da poter uccidere qualcuno. Letteralmente.
Non si ferma quando li raggiunge, invece si getta verso Zayn fino ad abbracciarlo con forza, sentendolo sobbalzare per la sorpresa. Ha la guancia contro la sua spalla ossuta, gli occhi dentro quelli azzurri di Louis.
È felice.
“Ci siamo baciati!” strilla, come una bambina.
“Cosa?” chiede Zayn, senza capire. Non ha ricambiato propriamente l'abbraccio, ma le sue mani sono sui fianchi della ragazza, come se avesse paura di una probabile caduta.
Lei scioglie il contatto, si rimette in piedi.
“È successo che...che ci amiamo! – nel dirlo sembra quasi rendersene conto per la prima volta – Che va tutto bene, per una cazzo di volta”
Louis fa un tiro lungo di sigaretta, “Intendi con Harry?” domanda.
Frida annuisce con vigore, si mette in mezzo ai due per sedersi sullo schienale della panchina, sistemandosi i capelli su una spalla.
“È come svegliarsi dopo un brutto sogno e capire che..che non era niente, che stai bene – spiega e gesticola come un italiano – Non lo so, giuro. Io...mi sento viva, mi sento...cazzo, un'idiota! Perché bastava fare uno schifosissimo passo per stare insieme e invece non facevo che tornare al punto di partenza”
Zayn ridacchia, nelle sue parole un po' ci si ritrova. Dice: “Capita, quando si è innamorati”
“La sua ragazza?” chiede invece Louis, pratico.
Il sorriso di Frida si allarga, adesso è malizioso. “Ex ragazza – spiega, con le sopracciglia inarcate – L'ha lasciata prima di scrivermi, stanotte”
“Stanotte?”
Annuisce alla domanda di Zayn. “Sì, poi ci siamo visti stamattina alle cinque, ci siamo baciati e-”
“State insieme?” è Louis, ancora.
Lei arriccia il naso e le labbra. “Non lo so, non ne abbiamo parlato. Forse dobbiamo andarci piano”
Zayn ridacchia appena, le afferra una caviglia nuda prendendo a farle il solletico sulla pelle del polpaccio. “Non avete aspettato abbastanza?”

 


 

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Capitolo 11
*** 12 settembre 2014 ***


ecco qui il finale di questo missing moments!
dopo una valanga di lacrime e bestemmie che sicuramente vi ho fatto versare, spero vivamente che l'ultimo capitolo possa piacervi!
grazie di cuore per avermi seguita anche in questo progetto senza capo né coda, vi sono immensamente grata per tutto <3
siete ancora una volta le migliori lettrici del mondo!
a presto!
caterina



 



keep your mouth for lying

 

 
12 settembre 2014

 



 

 

“Stanotte abbiamo fatto sesso”
Frida si copre il volto con entrambe le mani, soffocando la risata nervosa e imbarazzata che le nasce tra le labbra. Si tira indietro i capelli e sorride infilando le dita nelle tasche di quella felpa da uomo grigio spento, le spalle che si alzano come se stesse rivalutando le parole da usare.
“Voglio dire – ripete infatti – l'amore. Stanotte abbiamo fatto l'amore. È...suona molto sdolcinato, vero?”
Non c'è alcuna risposta, solo il silenzio di quella mattina fresca, settembrina.
“È un passo avanti, sì – Frida continua, annuendo appena – Soprattutto perché stiamo andando piano, senza fretta. Non stiamo insieme, siamo...semplicemente noi”
Si sdraia di fianco l'attimo dopo, senza perdere il sorriso anche con la guancia premuta contro i fili d'erba.
“Ieri sera siamo usciti con Zayn e Liam, una specie di uscita a quattro come nei film. È stato molto imbarazzante, specie perché Liam all'inizio non faceva altro che fare battutine. Poi ha iniziato a litigare con Harry, finché Zayn e io non siamo scoppiati a ridere – ride ancora al pensiero – Hanno riso anche loro e da lì in poi, la tensione si è sciolta”
Hanno cenato al KFC dopo la biblioteca, sul tardi. L'idea è stata di Frida, Zayn ha approvato quasi subito perché sapeva che sarebbe stato divertente vedere i caratteri contrastanti di Harry e Liam messi così a confronto.
Tolto l'inizio della serata, i due si sono dimostrati fin troppo simili, tanto da emarginarsi per parlare di politica e musica. Frida è rimasta a guardare Harry con occhi orgogliosi, osservandolo privo di scudi mentre si apriva a persone nuove solo per lei.
“Zayn e Liam sono una coppia – riflette, qualche istante dopo – Noi siamo più dei principianti. Non sappiamo dove mettere le mani, quando e dove baciarci, cosa dirci...ma impareremo col tempo”
La loro relazione è ancora rigida, piena di buchi. A mettersi insieme ci è voluto del tempo, a stare insieme forse ancora di più.
Ci vuole coraggio e pazienza, poi il resto viene da sé.
Harry e Frida hanno bisogno di conoscersi sotto altri punti di vista, hanno bisogno di un amore che è vicino, un amore condiviso, un amore che puoi toccare, che baci, che abbracci, un amore che è solo amore.
Louis dice che è come essere migliori amici e andare a letto insieme, lei sa che invece è molto di più. E proprio perché è così, un nome a ciò che sono non lo hanno ancora definito.
“Le cose si stanno aggiustando, piano piano – riprende – Certo, i tempi bui ci sono ancora, ma è normale, no?”
Harry ancora non si conosce, è inesperto dentro quel corpo di adolescente che cambia di giorno in giorno. Ciò che prova dentro gli fa tremare le mani durante un contatto, gli rende rigide le spalle, gli fa vacillare la voce mentre fanno l'amore.
Di tanto in tanto, lei sente i suoi occhi verdi addosso e lui ha lo sguardo che vibra, acceso e bruciante come il fuoco. Altre volte capita che Harry le stringa la mano all'improvviso, mentre camminano e ridono come quando erano piccoli. Allora rimangono in silenzio per qualche secondo, imbarazzati e felici e tremanti, finché Frida riprende a parlare come se nulla fosse.
Ecco, lei lo ama.
“Mi manchi più di quanto ammetterei, certi giorni. Più di quanto meriteresti. Mi manchi ed è tutto...confuso, grigio. Una parte di me ti odia così tanto da pensare di non poterti mai perdonare, da pensare di farti male se solo tu fossi ancora qui. L'altra invece è quella che mi fa ricordare quanto tu sia stato importante per me, solo per me – la sua voce diventa un soffio, un mormorio per pochi – Togli Rosie, togli Angelina, Harry, Zayn. Lascia solo noi due. Io e te. Eravamo...grandi, vero? Ci volevamo bene, c'era quell'amicizia che speri possa durare per sempre”
Si volta di schiena, con le mani aperte crea ombre sul suo volto allungando le braccia come per toccare il cielo chiaro, limpido. La luce filtra tra le dita che odorano ancora di lenzuola e pelle sudata, crea un gioco di colori luminosi che la fa sorridere con gli occhi socchiusi e pieni di lacrime.
“Stanotte abbiamo fatto l'amore e io so per certo che se tu fossi qui mi chiederesti prima se lui è stato gentile e poi se sono felice. Avevi un modo tutto tuo di tenerci e forse è la cosa che più mi manca del nostro rapporto. In qualche modo, ci sei sempre stato”
Si alza un vento leggero, abbastanza fresco da impigliarsi tra le vene scure dei suoi polsi scoperti e farla sorridere un altro po'.
“Non penso tornerò ancora qui così spesso, d'ora in poi. Harry mi ha detto che ho bisogno di andare avanti, ma io penso che sia solo geloso. Di te lo è sempre stato. Volevo solo farti sapere che non ti ho dimenticato. Non ti dimentico, Niall”
Si mette seduta, tirando su col naso e serrando le palpebre: il vento è appena più forte, adesso.
“Ma devo continuare la mia vita e non riesco a farlo senza il tuo aiuto. Quindi ti prego, ti prego, smettila di entrare nei miei incubi. Smettila di essere in classe, fuori da scuola, per strada e ovunque. So che sei un bastardo egocentrico, ma è difficile stare bene coi sensi di colpa. Fammi stare bene, Niall. Lasciami andare – respira e lo ripete – Lasciami andare”
I suoi capelli svolazzano per l'intensità con cui il vento batte contro le guance arrossate. Dura un piccolo istante, il tempo materiale per farle intendere di essere stata capita.
Poi tutto si placa, la brezza di settembre sembra sparire del tutto.
Niall Horan, appiccicato alla propria tomba, sorride.
 
 
 
 
 
Quando torna a casa, Harry è ancora sdraiato nel letto della sua stanza, con la guancia premuta contro il cuscino blu e gli occhi assopiti, coperti dai capelli bruni.
I suoi genitori sono fuori città per l'anniversario di matrimonio e Frida ha voglia di cucinare qualcosa con tanti carboidrati.
Si toglie le scarpe e poi la giacca, appoggiandola sulla scrivania. Poi sorride e si sdraia sul materasso, col volto all'altezza dello sguardo verde che adesso la osserva con dolcezza, con amore.
Con le mani incerte lei gli sposta le ciocche dalla fronte, facendo un piccolo sorriso. “Che cosa siamo noi?” gli domanda, a bassa voce.
Harry risponde e ha la voce arrugginita: “Siamo due persone rotte che cercano di aggiustarsi”
Poi il resto viene da sé.
 









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