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Author's note: Questa è la prima ff di
Inuyasha che scrivo! Allora prima di iniziare a leggere bisogna che vi spieghi
alcuni cosette! State tranquilli sono poche (forse): innanzitutto la ff si
svolge parecchio tempo dopo la fine della storia normale (ad essere sinceri
quest'ultima non è ancora terminata ma lavorate di fantasia!), lo Shikon no Tama
è stato copletato però... e c'è sempre un però Inuyasha l'ha utilizzato per
diventare demone! La spiegazione del perché la si saprà poi... Kagome è
ritornata al suo mondo e proprio da lì si ha l'inizio della narrazione. Tanto
per la cronaca Kagome ha 23 anni e Inuyasha 24/25 ( anche se è un demone ormai
completo ho deciso di fargli avere questa età! Non ditemi che è impossibile,
perché è solo frutto della mia fantasia! Solo per far tornare le cose come
voglio!). Quando Kagome se ne è andata dal Sengoku Jidai ne aveva circa 18.Che altro dire?
Claudia
In tutto l'edificio
c'era un vociare terrificante, urla, risate e pianti. Nel corridoio, gruppi di
bambini correvano, inseguendosi a vicenda e nascondendosi per non farsi trovare.
Due bambini, vestiti con un piccolo grembiule blu, corsero verso la rampa di
scale ma si scontrarono con una figura molto più alta di loro. Una donna.
"Ci scusi
signorina!" I due bambini guardarono la donna di fronte a loro timorosi per una
sgridata che però non arrivò mai. La donna si tolse gli occhiali da sole che
indossava e, chinandosi sui bambini, fece loro delle carezze sulla testa.
"Non preoccupatevi
bambini, ma la prossima volta state più attenti..." Con un sorriso la donna si
alzò e si diresse verso la fine del corridoio.
Un gruppo di
bambini si avvicinò a loro, che ancora osservavano la snella figura che si
allontanava.
"Chi ela quella
donna?"
"Profumava di
mamma!"
"Sì ed è anche
molto bella!"
"Anch'io voglio una
mamma come lei!"
"Tolniamo a
giocale? Scommetto che non mi plendete!"
I bambini scesero
di corsa le scale ridendo come solo dei bambini della loro età possono fare.
Intanto, la donna
incontrata un momento prima dai bambini stava ora bussando a una porta che si
trovava quasi in fondo a quel corridoio. Quando ricevette risposta dall'interno
entrò con sicurezza. Un'anziana signora si alzò da dietro una grande scrivania e
con aria molto cordiale accolse la donna facendola accomodare.
"Prego signora
Higurashi..."
"Grazie signora
direttrice..."
La vecchia
direttrice andò lentamente alla finestra e appoggiatasi a questa osservò la
donna che stava seduta nel suo ufficio.
"L'ho fatta venire
perché volevo parlargli di una questione molto importante. Stia tranquilla non è
niente di preoccupante, solo una cosa che volevo farle notare... e magari avere
delle spiegazioni da lei..."
"Mi dica pure."
"Ultimamente sua
figlia fa degli strani disegni..."
"Strani disegni? Si
spieghi per cortesia."
La direttrice aprì
un cassetto della sua scrivania e porse un pacco di fogli alla donna.
"Come può notare il
tema di quei disegni è molto... come dire? Bizzarro? Il problema è che molti
bambini hanno avuto paura di sua figlia e alcuni di loro la evitano
completamente." La donna si interruppe per osservare la reazione della giovane
madre. Le mani che tenevano con fermezza i disegni stavano ora tremando e gli
occhi erano fissi su quei fogli come gli occhi di un predatore che ha avvistato
la sua preda; sul volto della giovane comparve un' espressione di leggero odio
che preoccupò moltissimo l'anziana direttrice.
"Forse lei mi può
dare spiegazioni."
La giovane come
riscossa dai suoi pensieri staccò gli occhi da quelle immagini e fissò la donna
con attenzione.
"Mi
spiace ma non saprei proprio, mia figlia è dotata di grande fantasia... ma
cercherò di parlarle appena tornate a casa. Se scopro qualcosa tornerò
senz'altro a tranquillizzarla."
Si alzò
delicatamente e porse una mano alla direttrice. "Se non le dispiace vorrei
tenere io questi disegni, posso?"
La direttrice
sorrise e le fece un cenno d'assenso.
"La ringrazio e
arrivederci..."
Una volta che la
porta torno ad essere chiusa la direttrice si mise tranquillamente a sedere
sulla sua scrivania. Il suo volto era senz'altro quello di una donna poco
convinta.
Una volta uscita
dalla stanza la signora Higurashi affrettò il passo come se temesse di poter
confessare tutto da un momento all'altro; uscita dal grande edificio si rimise
gli occhiali da sole e si diresse verso i giardinetti che ospitavano gruppi di
bambini vocianti che giocavano allegramente. Si diresse verso un grande scivolo
e chiamò a gran voce una bambina che stava impartendo ordini a tutti gli altri.
"Kacchan! Sono
qui!" La giovane madre alzò la mano, con la speranza che la figlia la notasse.
La bambina sentendo gridare il suo nome e dopo aver visto la madre, scivolò
delicatamente e si diresse correndo verso di lei.
"Mamma!" La bambina
si gettò nelle braccia della madre respirando a pieni polmoni il suo profumo e
con sorriso sornione strinse più forte a sè la giovane donna.
"Sei venuta prima
mamma?"
"Sì piccola mia,
sono andata prima al tuo asilo..."
"E perché?"
"Te lo dirò quando
andremo a casa e se mi prometti di non fare bizze! Ora va a salutare i tuoi
amici che si torna dalla nonna..."
La bambina corse
verso lo scivolo e la donna la osservò felice.
"Ehi, Kagome!" Una
giovane donna dai capelli corti e neri si avvicinò verso di lei posandole una
mano sulla spalla.
"Mayuko! É da
parecchio che non ci si vedeva! "
"Dai tempi del
liceo! Come stai? Ti vedo bene..."
"Si, posso
ritenermi soddisfatta..."
"Uffa, Kagome-chan
eri già bella quando frequentavamo la stessa scuola! Ora proprio non sopporto la
tua vista!"
Kagome rise a
quelle parole. In effetti era diventata molto bella, ma una bellezza diversa da
quella di cinque anni prima. Aveva lasciato crescere i suoi capelli che ora le
arrivavano molto al di sotto della vita, sempre rilucenti e neri come l'ebano. I
lineamenti del suo volto si erano fatti più maturi e anche il suo sorriso lo era
diventato, tutto in lei assumeva l'atteggiamento di una mamma. I suoi occhi si
erano fatti più intensi e il loro grigio più chiaro, ma proprio da quegli occhi
traspariva a volte malinconia, tristezza e delusione. Quegli occhi avevano visto
molte cose, molte persone, molte stranezze... in passato... ora erano sempre
rivolti a una luce e quella luce era sua figlia, Kaeru.
La piccola Kaeru
tornò correndo dalla sua mamma e appena vide l'altra donna si nascose dietro la
lunga gonna di Kagome. Kagome sorrise con dolcezza e appoggiando una mano sulla
testa della figlia disse: "Kacchan non devi aver paura... lei è Mayuko, una
grande amica di tua madre..."
Mayuko da parte sua
aveva tenuto lo sguardo fisso su quella timida bambina e ora la stava indicando
incredula e senza parole. Kagome cercò di evitare l'irreparabile: "Mayuko non
fare così mi spaventi Kaeru!"
La donna come per
scusarsi tornò a guardare Kagome e sempre balbettando le rispose.
"T-tu hai una
ba-bambina? Hai a-avuto una fi-figlia? "
Kagome imbarazzata
fece solo un cenno d'assenso.
"Cioè, voglio dire
sono contenta, ma... te la ricordi la promessa?!"
Kagome annuì di
nuovo: al liceo avevano promesso che chi per prima avesse avuto una figlia o un
figlio avrebbe dovuto subito avvertire le altre. Poi il perché Kagome non
l'aveva capito. Come per svicolare da quella situazione con molta calma e con un
fare da "mamma" prese sua figlia in braccio e disse: "Se non ti dispiace devo
tornare a casa per far mangiare a Kacchan... se vuoi possiamo vederci un altro
giorno..."
L'amica annuì. " La
tua casa e il tuo numero di telefono sono sempre gli stessi?"
"Sì."
"Posso farti solo
una domanda Kagome-chan?"
"Certo, Mayuko!"
"A che età hai
avuto la bambina?"
Kagome sorpresa da
quella domanda rispose titubante " A diciannove anni..."
L'amica bisbigliò
qualcosa, salutò l'amica e corse nel parco verso l'uscita. Kagome la osservò
fino a quando i suoi occhi non riuscirono più a distinguere la sua figura.
"Mamma perché
quella signorina ha detto 'Alla fine delle tue stranezze'?"
Kagome guardò la
piccola con volto preoccupato.
"Ha detto davvero
così? Non lo so piccola mia, non lo so..."
Stringendo a sé la
piccola, Kagome uscì dal parco verso il suo tempio. Il tempio Higurashi.
"Mamma sono tornata!" Kagome aprì
la porta d'ingresso e si chinò su Kaeru. Le sfilò delicatamente il cappotto e lo
appesse all'attaccapanni che era lì vicino, la bambina corse poi in casa verso
la cucina.
"Nonna! Sono tornata!" Kaeru tentò
di mettersi a sedere su una sedia ancora troppo alta per lei, quando si sentì
sollevare dalle braccia di sua madre.
La madre di Kagome si voltò verso
la bambina e le sorrise dolcemente. Poi rivolse uno sguardo a Kagome e le disse:
"Come è andata all'asilo cara?"
"Bene mamma, volevano solo
informarmi di una data particolare..."
"Capisco allora non riguarda la
bambina..."
"Esatto... ascolta mamma, ieri hai
detto che dovevi uscire, vero? Puoi andare, io non ho impegni e non lavoro al
tempio. Preparo io da mangiare a Kacchan, oggi ho voglia di stare un po' con
quel rospetto di mia figlia."
La signora Higurashi sorrise a
Kagome. Poco dopo era già pronta all'ingresso e diede delle ultime
raccomandazioni alla figlia: "Kagome, Sota esce prima da scuola oggi, potresti
preparare il pranzo anche per lui?"
"Certo mamma, sta tranquilla!"
"Ciao nonna! Torna presto!" Kaeru
aggrappata alle gambe della madre aveva alzato la manina in cenno di saluto e la
signora Higurashi rispose al gesto della piccola nipote.
Dopo aver pranzato Kagome si
sedette con la piccola in braccio sul divano del loro salotto. Non voleva
accendere la televisione, ma voleva prima accertarsi dei disegni della figlia.
"Mami quelli sono i miei disegni
vero?" Kaeru indicò il pacco di fogli che stavano ripiegati accuratamente
accanto alla madre.
"Sì, me li ha regalati la
direttrice..."
"A me piacciono tantissimo!
Possiamo metterli nella mia cameretta?"
"Certo..."
Il volto di Kagome si era
rattristato, anche se quei disegni erano di sua figlia, avrebbe voluto
bruciarli. Guardarli significava aprire vecchie e profonde ferite.
"Kacchan, ascoltami. La mamma
voleva sapere come hai fatto a fare quei disegni..."
"Come mamma? "
"Sì, dove hai visto questa figura
per esempio?"
La bambina osservò la figura
indicata dal dito di Kagome e illuminandosi disse, " Nei mei sogni!"
Kagome sorpresa guardò la figlia,
un largo sorriso si stampò sul volto della piccola. Una profonda agitazione si
mescolava alla paura presente nel suo cuore.
"É molto buffo non trovi mami?
Quelle orecchie sono da cane sai?"
Kagome ebbe un fremito e con voce
strozzata domandò "Sì... lo so. E dimmi come lo sogni la notte?"
"A volte vengo assalita da dei
mostri orribili, io mi metto a piangere. Però arriva sempre lui che con una
grande spada li uccide tutti!"
"E poi?"
"Poi io mi sveglio. A volte però ho
paura di lui!"
Kaeru si strinse più forte
all'abbraccio della madre. "A volte è cattivo, ha occhi rossi e dei lunghi denti
che escono dalla sua bocca. Quando lo vedo così inizio a gridare ma mi
sveglio..."
Dagli occhi della piccola Kaeru
sgorgarono delle lacrime che andarono a rigare il volto della bambina. Kagome
tentò di rassicurarla e una volta che sua figlia si era calmata le disse
dolcemente:
"Kacchan non fare più quei
disegni."
La bambina guardò sorpresa la
madre.
"Ti prego non disegnare più quella
figura."
"Ma mamma a me piace!" Disse Kaeru
con voce risentita.
Kagome strinse a sé la figlia e
appoggiò la sua guancia alla sua testolina
"Quella persona fa soffrire la
mamma."
"E perché?"
"La fa soffrire perché le ha fatto
del male."
"Ma lui è buono!"
"Con me non lo è stato angelo
mio... mi ha fatto solo dono di un regalo."
"Ah si? Lo voglio vedere mamma!"
Kagome scostò la figlia dal suo
petto e le sorrise.
"Me lo prometti?"
La bambina gonfiò le guance
indispettita, ma vide negli occhi della madre profonda tristezza.
"Va bene, mamma."
La casa era avvolta nel silenzio,
la notte era ormai calata su tutta la città di Tokyo. In lontananza si poteva
ancora sentire il rumore del traffico nelle strade più affollate. In casa
Higurashi solo una luce era rimasta accesa. La stanza di Kagome era illuminata
da una piccola bajour e la donna stava seduta sul suo letto contemplando per
l'ennesima volta i disegni della figlia. Dentro di lei cresceva sempre più
immenso l'odio per quella persona, che era stata diligentemente rappresentata
dalla bambina. Provava disprezzo, odio, dolore. Ogni giorno era cresciuta con
quei sentimenti, una profonda amarezza aveva avvolto il suo cuore e da allora
aveva smesso di pensare, di pensare a quell'epoca. Quando aveva avuto Kaeru era
rimasta terrorizzata, non la voleva, l'odiava; lei era frutto del suo dolore.
Vederla ogni giorno voleva dire ricordare, ricordare i momenti felici che
c'erano stati, ma anche quelli tristi che lei voleva dimenticare.
Aveva tentato di uccidere sua
figlia.
Ma non ce l'aveva fatta. Ogni suo
gesto, ogni suo comportamento erano uguali ai suoi in passato, quando ancora non
conosceva il dolore e la vita. Kaeru cresceva e sempre più assomigliava a lei,
in tutto, anche nell'aspetto fisico. Aveva dei capelli nerissimi come i suoi e
la sua carnagione pareva di porcellana. I capelli erano corti ma più osservava
Kaeru più notava che era l'immagine riflessa della sua infanzia. Il carattere
invece non era il suo. No. Kaeru non aveva il suo stesso carattere. Era
coraggiosa anche se non aveva mai avuto occasione di dimostrarlo, voleva essere
sempre al centro dell'attenzione e aveva una forte predisposizione al comandare.
Tutto questo a soli quattro anni.
Era la sua bambina. Nessuno gliel'
avrebbe mai portata via. Era solo la sua bambina e di nessun altro. Non aveva un
padre. O meglio l'aveva, ma non esisteva più per lei.
Kagome ripose i disegni in un
cassetto della sua scrivania, girò la chiave e la mise in un piccolo barattolo
su uno scaffale. Non avrebbe bruciato i disegni, ma non li avrebbe nemmeno più
visti.
Fece per mettersi a letto quando
sentì delle grida provenire dalla stanza di Kaeru.
Sorpresa, spalancò la porta di
camera sua e si precipitò nel corridoio. Anche la signora Higurashi e Sota la
seguirono preoccupati. Kagome entrò con impeto nella stanza della piccola e si
accasciò al lettino dove quest'ultima dormiva.
"Kaeru svegliati! Che succede?"
La piccola si stava rigirando più
volte nel sonno, le sue grida non cessarono, ma diventarono sempre più forti e
stridule. Kagome cercò di tenerla ferma per le braccia, ma la piccola sembrava
in preda a un forte dolore. Mentre gridava Kaeru pronunciava in modo distinto un
nome che la giovane madre capì all'istante.
Inuyasha.
"Maledetto! Bastardo lascia stare
mia figlia!" La signora Higurashi e Sota rimasero paralizzati allo stipite della
porta mentre vedevano la loro nipotina agitarsi a quel modo nel letto. Kagome
iniziò a piangere fino a quando le lacrime le impedirono di vedere Kaeru
distintamente. La vista le divenne appannata e più tentava si smettere di
piangere più le lacrime uscivano copiose dagli occhi.
La bambina si alzò di scatto sul
letto con gli occhi completamente spalancati. Si voltò a guardare la madre con
sguardo terrorizzato e il cuore di Kagome mancò un battito.
L'occhio destro di Kaeru era color
dell'ambra.
"Kaeru!"
La bambina iniziò a piangere
disperatamente afferrandosi alle braccia della madre, continuando a emmettere
suoni indefinibili.
"Mamma! Mamma, mamma, non ci vedo
più! Mamma non riesco più a vederti! Aiutami mamma!"
L'angoscia prese il sopravvento su
Kagome che afferrò di scatto la figlia prendendola in braccio. Corse fuori dalla
camera, scese le scale e tentò di aprire la porta dell'ingresso. L'agitazione e
la fretta le impedivano di centrare il buco della serratura e le grida della
figlia erano un potente distrattore. Una mano afferrò la sua e guidò la chiave
all'interno della serratura. Suo fratello. Mille pensieri sorpassarono la sua
mente. Suo fratello aveva capito le sue intenzioni.
"Kagome la stanza del pozzo è
aperta."
"Grazie Sota-chan."
Sota sorrise e vide la sorella
correre verso il cortile esterno.
Kagome spalancò la porta quasi
marcia per gli anni passati. Si bloccò di fronte al pozzo, titubante.
Ci sarebbe riuscita? Anche senza lo
Shikon? L'avrebbe visto? Avrebbe sofferto? Era quella l'azione giusta? Lei lo
odiava per quello che gli aveva fatto e per quello che stava facendo a sua
figlia, i suoi sentimenti non sarebbero cambiati. Ma per salvare Kaeru era
disposta a far fronte al suo dolore, a riaprire quelle ferite dolorosamente
chiuse da profonde cicatrici. Se era destino che tutto ciò accadesse lei lo
accettava.
Saltò con decisione nel pozzo e
come otto anni prima fece ritorno in quell'epoca che l'aveva fatta sognare e
rattristare. Otto anni. Nello stesso modo, ma consapevole di provare sentimenti
diversi.
Quando si svegliò si accorse di
tenere ancora salda a sé sua figlia. Si alzò di scatto e osservò il volto della
piccola. Il respiro era tornato ad essere regolare, le osservò l'iride del suo
occhio destro. Era tornato normale: grigio come l'acciaio.
Trasse un sospirò di sollievo, alzò
la testa verso l'alto. Il suo cuore riprese a battere incessantemente. Dal pozzo
intravedeva fronde di alberi possenti e verdi come non mai.
Ora lo sapeva.
Aveva fatto ritorno.
In quell'epoca di guerre.
Il Sengoku Jidai.
L'avrebbe rivisto, Inuyasha.
Ma stavolta era diverso, lei era
diversa.
Prese Kaeru in braccio e afferrò il
ramo di un edera rampicante.
Prese Kaeru in braccio e afferrò il ramo di un'
edera rampicante.
Era tornata, lei, Kagome Higurashi.
Faticosamente si portò ai bordi del pozzo e con il
respiro mozzato per la fatica si lasciò cadere sull'erba fresca sempre con Kaeru
in braccio. Niente era cambiato, la solita foresta, il solito sentiero e i
soliti suoni. La solita tranquillità. Parecchi anni fa quella vista le riempiva
il cuore di gioia, in quel momento solo di profondo odio. La bambina aprì
lentamente gli occhi e vide il volto della madre.
"Mamma." La piccola voce portò Kagome ad osservare
Kaeru e quando vide quegli occhi, i suoi stessi occhi, si mise a piangere e
strinse forte la figlia tra le braccia. Singhiozzando, iniziò a dondolarsi come
per convincersi che tutto quanto era finito. Invece era solo l'inizio.
"Mamma dove siamo?" Kaeru stava osservando
incuriosita il luogo dove l'aveva portata la madre.
"Ho fatto una magia, hai visto Kaeru?" Kagome mise
in piedi la bambina mentre le scuoteva il pigiama impolverato. "Questa non è la
realtà Kacchan. tutto quello che vedrai, non lo ritroverai a casa."
Kaeru guardò Kagome incuriosita e vedendo la
confusione nei suoi occhi la giovane donna si alzò scuotendosi a sua volta.
"Al momento non pensarci, va bene?"
La testolina color ebano fece un cenno d'assenso
e, presa la mano della madre, si avviò con lei verso un piccolo sentiero che si
snodava nel bosco.
'Questo sentiero. quanto volte l'ho percorso. sono
cascata parecchie volte, con la faccia spiaccicata a terra.'
"Mamma, ma dove andiamo?"
"É una sorpresa. Ti ricordi della vecchia signora
che hai disegnato?"
"Quella vestita con quello strano kimono rosso?"
"Proprio lei. Stiamo andando al suo villaggio."
"Evviva!" La piccola fece un grido di gioia.
Kagome si fermò e si voltò verso di lei con aria di rimprovero.
"Kacchan, che ti ho detto prima? Questa non è la
realtà."
"Ma mamma!" Kaeru aveva emesso una specie di
piagnisteo.
"Kaeru!" Il volto serio e arrabbiato di Kagome
fece subito tacere la bambina, che chinato il capo riprese a camminare a fianco
della madre.
A poco a poco il bosco tese a diradarsi e in fondo
alla vallata ersero i tetti di paglia del villaggio della vecchia Kaede. Alcuni
camignoli erano accesi e a quella vista Kagome trasse un sospiro di sollievo. il
villaggio era ancora abitato, sperava solo che la vecchia sacerdotessa fosse
ancora viva.
Appena entrata nel villaggio tutti i contadini che
stavano arando i campi la guardarono stupiti. In effetti la camicia da notte che
indossava era molto diversa da quella che usavano in quei tempi. Sorrise,
ricordandosi della prima volta in cui giunse a quel villaggio.
Riconobbe subito la vecchia capanna, dove Kaede
risiedeva comandando spiritualmente tutto il villaggio. Scostò le tendine ed
entrò all'interno. Era molto buio, solo la luce di una candela rischiarava le
pareti. Ancora una volta Kagome percepì quell'odore, l'odore di erba che anche
da piccola adorava in quell'abitazione.
"Kaede?"
Una figura si mosse da un angolo della stanza e si
avvicinò alla luce della candela; Kagome riconobbe subito in quella figura la
vecchia sacerdotessa, ma strinse gli occhi per mettere a fuoco l'interno in
quella semi-oscurità.
"Kagome?" La vecchia voce della donna si era fatta
bassa con lo scorrere degli anni, ma nonostante tutto Kagome aveva percepito una
punta di sorpresa.
"Sì, Kaede-sama. sono Kagome, sono tornata."
La vecchia si rese ben visibile e abbracciò forte
la donna che le stava di fronte; Kagome, da parte sua rispose a quell'abbraccio
pieno d'affetto, e iniziò a piangere poiché la vecchia sacerdotessa aveva sempre
rappresentato per lei una nonna.
Dopo aver acceso un fuoco crepitante Kaede invitò
Kagome a sedersi. Mentre osservava la ragazza ormai cresciuta vide un movimento
fulmineo dietro alla gonna di quest'ultima. "Kagome, chi hai portato con te?"
Kaeru fece timidamente capolino da dietro le gambe
della madre e osservò l'anziana signora. Le mani di Kagome indirizzarono, con
amore materno, la bambina di fronte a lei.
"Kacchan ti presento Kaede-sama."
"Piacere. lei è la signora del mio disegno. Vero
mamma?"
Kaede volse uno sguardo stupito alla ragazza,
accorgendosi solo in quel momento di quanto Kagome fosse cambiata.
"Scusa Kaede-sama, ma sono stata costretta a
tornare per via di Kaeru."
Kaede si chinò verso la bambina e le accarezzò
delicatamente la guancia.
"Ti va di andare a giocare fuori?"
"Sì, signora! Posso?"
Kaede annuì e fuori dalla capanna chiamò una
giovane ragazza affinché tenesse a bada la piccola bambina.
"E così Kagome quella è tua figlia?"
"Sì, Kaede-sama."
"Ti assomiglia."
"Già ma assomiglia anche a lui." Kagome strinse i
pugni sulle ginocchia e abbassò lo sguardo.
"Vuoi dire a..?"
"Sì, alla persona che odio di più in questo
mondo."
Trascorsero lunghi attimi di silenzio, fuori dalla
capanna le voci dei contadini segnalavano la fine di quella mattina, quando
stanchi tornavano dai campi per poter consumare un pasto ristoratore.
"Vedi Kaede la situazione che ho dovuto affrontare
è stata troppo dura. io non sono riuscita a controllare ciò che allora mi stava
accadendo. Ho commesso errori troppo grandi per potervi poi porre rimedio. Avevo
assegnato un compito, ho tradito te e tutti quelli che credevano in me. Non sono
stata capace di proteggere con diligenza lo Shikon e ho causato come al solito
guai. Mi sono lasciata ingannare, allora ero troppo ingenua per capire. Ho
lasciato che i miei sentimenti governassero il mio cuore, per poi trovarmi
tradita proprio dalla persona che meno di tutti avrei voluto che mi tradisse. Ho
covato in tutti questi anni un odio viscerale, che mi prendeva lo stomaco, me lo
massacrava, fino a ridurlo in poltiglia e lasciare me nel baratro più cupo. Con
la nascita di Kaeru, sono diventata pazza. Non c'era specchio che infrangessi,
non c'era ferita che mi arrecassi. Avevo dato alla luce il frutto delle mie
sofferenze. Odiai quella bambina, la odiai con tutta me stessa. Il mio incubo mi
perseguitava, non voleva perdonare ciò che io avevo sbagliato. Mi perseguitava,
come se fossi a lungo tempo stata una preda. Appena vedevo quel volto la mia
mente tornava a questo mondo ed io tornavo ad essere pazza e il mio cuore veniva
dilaniato dai ricordi. Una notte decisi di liberarmi del mio passato. Kaeru non
aveva nemmeno un anno. Avevo sopportato e resistito per tutto quel tempo, ma
ormai non ce la facevo. Andai in camera mia dov'era il suo lettino. Avevo
afferrato un cuscino sul mio letto e mi ero avvicinata. Dormiva di un sonno così
profondo, desiderai ardentemente di non vedere più quel corpicino, desiderai di
tornare di nuovo a vivere. Kaeru mi precedette e aprì gli occhi. Quegli occhi
erano uguali ai miei, grigi. Lei era il mio riflesso, il riflesso del mio
passato. La guardai e vidi me stessa. Kaeru mi sorrideva inoccente e tranquilla
come se provasse una profonda fiducia nei miei confronti. Quando poi aprì la
bocca e tentò di dire mamma le mie certezze crollarono. Abbandanai il cuscino ai
miei piedi e mi accasciai a terra. Piansi per tutta la notte, il dolore che mi
scoppiava nel petto. La mia mente era tornata ad essere lucida. Solo in quel
momento mi resi conto dell'errore che avrei commesso, della tragedia che avrei
creato. Volevo uccidere mia figlia, solo per egoismo senza accorgermi che
proprio lei poteva essere la mia sola ancora di salvezza, la mia luce. Con tutte
le mie forze mi aggrappai a quella luce, al conforto di avere una figlia. Mi
salvai. Mi creai una nuova vita e promisi a me stessa di voler bene a Kaeru più
di qualsiasi cosa al mondo.
Il bene che io voglio a mia figlia mi ha spinto di
nuovo a quest'epoca. Posso riaprire le mie ferite se questo significa salvarla."
Kagome spiegò l'accaduto di qualche ora precedente
alla vecchia sacerdotessa.
"So cosa significa tutto questo." Aveva poi
aggiunto, "Mi sono autoconvinta che per lei esistessi solo io. Che lei avesse
bisogno solo di una madre. Ma quando ho visto quell'occhio, ho capito che tutto
questo era una punizione. Una punizione che mi veniva inflitta per l'odio che
cresceva ogni giorno in me. Quell'occhio color dell'ambra appartiene a
Inuyasha." Quel nome. L'aveva pronunciato con tanta semplicità, ma allo stesso
tempo una semplicità carica di profondo odio.
"Ne ho avuto la certezza anche quando sono giunta
qui. L'occhio è tornato ad essere normale e Kaeru ha smesso di gridare."
"Allora Kagome, cosa hai intenzione di fare?"
"Rubare lo Shikon no Tama a Inuyasha!"
Kaede osservò sbalordita il volto della donna e
con asprezza scosse la testa.
"Kagome, quello che dici è impossibile. Inuyasha è
ormai un demone completo, è impossibile che un essere umano gli si avvicini."
"Kaede-sama, io non ho perso i miei poteri."
"Cosa?"
"No. All'inizio, per il dolore avevo abbandonato
tutto, poi ho ricominciato dal principio. Purtroppo per Inuyasha i miei poteri
sono aumentati."
"Allora, forse hai qualche speranza. Tornando a
possedere lo Shikon no Tama quest'ultimo potrà essere purificato e annientato
per sempre."
"Prima di annientarlo sarò io ad usarlo."
"Come,
Kagome?"
"Userò i poteri della sfera per annientare
qualsiasi legame tra Inuyasha e Kaeru."
Kaede osservò la giovane donna. Era cambiata, non
era più come una volta, ma possedeva ancora qualcosa che la rendeva speciale.
Aveva percepito il forte potere dentro di lei e anche lei poteva ritenersi
sicura della sua notevole forza.
Kaede aizzò il fuoco gettandoci dentro un pezzo di
ramo. A questo punto poteva confessare tutto a Kagome.
"Ascolta ti devo parlare di Inuyasha."
"Non che mi interessi poi molto."
"Lo so, ma a questo punto sapendo quello che hai
intenzione di fare è giusto sapere ciò che è successo in seguito alla tua
partenza, non ti pare?"
Kagome guardò dubbiosa la donna e fissò il fuoco
di fronte a lei.
"Va bene, sentiamo."
"Ti va intanto di fare una passeggiata?"
"Certo, ma avresti qualcosa per cambiarmi? Non
posso andare in giro in camicia da notte."
Le due donne uscirono dalla capanna e Kagome
salutò Kaeru, intenta a giocare con la ragazza del villaggio.
"Mi raccomando Kacchan fa la brava e comportati
bene!"
"Sì mamma! Stai bene con quel kimono, sai?"
Kaede condusse Kagome attraverso il villaggio,
costeggiando le rive del fiume che permetteva ai contadini di vantarsi di un
buon raccolto. Tutte le persone che incontravano lungo la strada si inchinavano
alla vista della sacerdotessa Kaede e di Kagome, che conoscevano nonostante il
tempo trascorso.
"Mi dimentico di essere la reincarnazione di
Kikyo."
"Quando te ne andasti Inuyasha era già divenuto un
demone. A quanto pare aveva utilizzato la sfera senza che tu lo sapessi, ma non
ho mai ben capito cosa successe realmente. Dopo quel giorno non vidi più
nessuno, né Sango, né Miroku-sama. Tu scappasti in fretta e furia. So quanto
possa essere doloroso per te, ma se tu mi spiegassi tutto, potrei darti un aiuto
maggiore."
Kagome sospirò profondamente e rivolse lo sguardo
verso il fiume.
"Quel giorno, ero riuscita a confessare i miei
sentimenti per Inuyasha."
Le sue parole uscirono da quella bocca come un
soffio.
"Finalmente avevo confessato ciò che provavo,
anche se la paura che lui amasse Kikyo non aveva mai abbandonato i miei
pensieri. Ma lo Shikon era stato ricomposto e per me sapere la verità era
diventato necessario; la mia presenza in quest'epoca s'era fatta del tutto
inutile. Niente m'impediva di ritornare a casa, ma io non volevo. Nonostante
volessi bene alla mia famiglia, volevo bene anche a Inuyasha. Era il giorno del
mio diciannovesimo compleanno. Mi feci forza e mi dichiarai al Goshinboku.
Inuyasha non disse niente, ma..." Le guance di Kagome erano diventate color
porpora.
Kaede osservò la giovane donna. Era evidente che
dal suo volto traspariva solo odio, ma quel rossore con il volto contratto in
quel modo la rendevano buffa e impacciata.
"Inuyasha, non disse di amarmi, no, mai. Me lo
dimostrò, come dire..."
"Fisicamente?"
"Ehm, sì. Proprio quella volta abbiamo concepito
nostra- mia figlia, Kaeru. "
La sacerdotessa guardò diritto di fronte a sé, il
bosco di Inuyasha si era fatto vicino. Pregò Kagome di fermarsi in quel luogo e
la donna vedendo l'enorme foresta fu d'accordo con la decisione della vecchia
Kaede.
"Poi scomparve. Non lo vidi per due giorni. Piansi
per tutto il tempo, credendo che Inuyasha mi avesse rifiutato. Allora non mi
rendevo conto che per lui non contavo niente, mi aveva solo sfruttata e... ed
usata. Solo per i suoi sporchi piaceri. Magari credeva che io fossi Kikyo,
proprio in quel momento. Provai amarezza e volli delle spiegazioni. Ingenua
com'ero non mi accorsi che la Sfera era sparita. L'ultima volta che Inuyasha si
ripresentò era ormai un demone e il resto lo sai anche tu Kaede."
"Vuoi dire che Inuyasha ti rubò lo Shikon proprio
quella notte?"
"Sì, quel bastardo di un cane! Maledetto
imbecille, porco e maiale. Lo ucciderei se solo lo avessi qui davanti!"
Kagome presa da un fremito di rabbia calciò con
violenza un sasso gettandolo nelle acque cristalline del fiume. Vedendo il volto
pensieroso della sacerdotessa non riuscì a trattenere la domanda che aveva in
mente:
"C'è forse qualche problema, Kaede?"
"Ascolta Kagome vorrei fare una prova. "
"Che genere di prova?"
"Aspetta qui, torno subito."
Kagome vide Kaede allontanarsi nella direzione di
una capanna. Dopo aver accennato poche parole a un contadino, questo le consegnò
un arco ed una freccia. Zoppicando la vecchia raggiunse di nuovo Kagome e
sorridendole le porse l'arco e insieme la freccia. La donna prese gli oggetti
con ambedue le mani: appena le sue mani entrarono in contatto con il legno di
quella semplice arma, una strana sensazione si impadronì del suo corpo. Una
strana energia scorreva nel suo sangue.
"Kagome lancia quella freccia verso il bosco come
se volessi attaccare Inuyasha. Tu lo odi, vero?"
"Con tutta me stessa!"
Kagome si voltò verso il bosco, posizionata e
pronta a sferrare quell'arma aguzza e appuntita.
'Maledetto. Io credevo che tu mi amassi, mi hai
rubato la Sfera prendendoti gioco dei miei sentimenti. Io ti odio Inuyasha! Stai
attento perché la tua sorte è ormai segnata! Io ti ucciderò.'
"INUYASHAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
La freccia scagliata da Kagome si diresse a una
velocità impressionante verso il bosco, accompagnata dall'urlo carico di odio
che Kagome aveva lanciato. Una scia giallastra si disegnò nel tratto di aria in
cui la freccia era volata. La freccia scomparve nella vegetazione boschiva e
Kagome abbassò l'arco di fronte a lei.
Kaede l'aveva osservata attentamente, stesso
sguardo, stesso odio.
"La vicenda di Kikyo torna a ripetersi."
"Non pensavo di poter risvegliare il mio potere
con l'odio che provo per Inuyasha, vuol dire che di fronte a lui ho possibilità
di ucciderlo!"
"Invece tutto ciò è molto strano... e non mi
convince!" Kagome guardò la sacerdotessa che si era seduta sulla riva del fiume.
La raggiunse e si mise a sedere proprio accanto a lei.
"Cosa intendi dire Kaede?"
"Te sei la reincarnazione di Kikyo e come tale
anche te hai i suoi stessi poteri, ma dopo quella notte con Inuyasha eri
destinata a perderli."
"Perderli? A me non sembra affatto di averli
persi!"
"É questa la cosa strana. Una sacerdotessa, come
lo era Kikyo, deve assumersi delle responsabilità molto gravi e a volte, come
nel caso di mia sorella, una sacerdotessa è destinata a crescere prima delle sue
coetanee, a diventare adulta troppo in fretta. Una volta Inuyasha mi raccontò di
come aveva conosciuto Kikyo, come lei avesse cercato di convincerlo ad essere
umano, per poter tornare ad essere donna. A perdere i suoi poteri mistici e ad
abbandonare le vesti di sacerdotessa. Mia sorella non sapeva che i suoi poteri
l'avrebbero abbandonata anche trascorrendo una notte d'amore con l'uomo che
amava."
Kagome sgranò gli occhi sorpresa. Allora questo
voleva dire che quella notte i suoi poteri erano scomparsi.
"Ma allora..."
"Come è possibile che tu nonostante tutto abbia
ancora i tuoi poteri? Avresti dovuto perderli completamente e invece no, mi hai
dimostrato di averli ancora."
Kagome era rimasta un po' spiazzata da quella
storia, non sapeva cosa pensare. Mentre stavano riflettendo un boato e un fumo
nero come la pece si alzarono poco distante dal centro del villaggio. Le due
donne si voltarono di scatto.
"Un incendio?"
"Kacchan!"
Iniziarono a correre a perdifiato, Kaede si
arrestò per prima e scongiurò Kagome di salvare il villaggio.
'Nessuno distruggerà questo villaggio, non finché
io sarò ancora viva. Se qualcuno fa del male alla mia bambina è morto ancor
prima di esserlo. Kaede.. mi hai sempre aiutato, è giusto che anche io ora,
faccia la mia parte!'
Corse al villaggio, tutti i suoi abitanti stavano
scappando dalla parte opposta da cui lei giungeva. Kagome urlò come un ossessa,
senza un'arco ed una freccia la sua presenza era del tutto inutile. Purtroppo
nessuno sembrava darle ascolto ma lei capiva questo loro comportamento. Un forte
brivido alla schiena la scosse per qualche secondo, accompagnato da una
sensazione carica di odio. Ciò che vide la rese furiosa come non mai. Uno demone
stava sovrastando la piccola Kaeru. Aveva otto zampe pelose che terminavano con
delle lame taglienti e affilate come quelle di un coltello. Da quella che
sembrava essere la bocca fuoriusciva un liquido verdastro che toccata terra,
provocava profondi solchi in essa.
"Ehi! Affare schifoso! Lascia stare mia figlia!"
La bestia distolse lo sguardo famelico dalla
bambina per rivolgerlo alla madre. Sembrava intenzionata a raggiungere Kagome
quando senza preavviso falciò l'aria in direzione di Kaeru. Kagome gridò con
quanto più fiato aveva in gola, credendo che la figlia fosse stata colpita. In
realtà Kaeru si era scansata molto prima con la distrazione del mostro. Ma la
bestia era già pronta per ripetere l'azione quando Kagome si parò di fronte alla
bambina che aveva iniziato a versare lacrime a dirotto.
"Mamma, ho paura!"
Il demone dalle otto zampe spalancò le fauci
improvvisamente e Kagome intuì la nascita di una colonna di fuoco, tutta
indirizzata verso le loro persone. Sicuramente il villaggio stava andando a
fuoco proprio per questa ragione. La fiamma fu completamente sputata, mischiata
insieme a quella sostanza viscida e verdastra. Kagome afferrò Kaeru, poco
distante aveva visto un'arco con delle frecce: sperava di riuscire a prenderli
prima di rimanere uccisa. Mentre correva il demone a passi lenti le seguiva.
Kaeru continuava a piangere tra le braccia di Kagome anche se non era cosciente
di ciò che gli stava accadendo.
"Preso!" Fece in tempo a girarsi e a scagliare la
freccia, la fiamma lanciata dal demone fu completamente trapassata dall'arma
scagliata da Kagome. La prima freccia fu subito seguita da una seconda che colpì
un'occhio del mostro. Kagome sapeva che due sole frecce non erano sufficenti, ma
non riusciva a trovare una soluzione per uccidere quel maledetto demone.
All'improvviso un boomerang divise di netto il demone che con urla strazianti di
dolore si accasciò a terra e divenne polvere grigia nell'aria. Di fronte a
Kagome atterrò una giovane donna, con il volto coperto da un velo.
"Kagome-chan, sei davvero tu?"
Quella voce... non poteva essere.
"Sa-sango? Sango-chan?"
La donna con un movimento lento ma deciso sfilò il
velo che le copriva il volto, chissà da quanto tempo il volto della cacciatrice
era rimasto coperto al mondo.
"In persona!"
Si chinò davanti a Kagome, che esausta e
impolverata teneva con un braccio Kaeru e con l'altro l'arma dell'arciere.
Sango osservò la piccola che si era addormentata
esausta tra le braccia della madre.
"Kaeru?"
Kagome spalancò gli occhi per lo stupore, poi un
ricordo si fece vivido nella sua mente. Il suo sorriso tornò a risplendere come
in passato, da tanto tempo non sorrideva in quel modo. La parola di una amica lo
aveva fatto rifiorire.
Note dell'Autrice: Allora che ne dite? So
che volete Inuyasha e sapere cosa succede, ma non so se ci sarà nel prossimo
capitolo. Almeno nella mia mente non è previsto! Ma ci sarà in seguito, state
tranquilli. Anzi poi si verranno anche a scoprire cose che la stessa Kagome e
nemmeno io sapevamo. Al momento Kaeru ha un ruolo passivo, non credo nemmeno di
coinvolgerla molto spesso nelle battaglie, essendo ancora molto piccola, ma qui
lo dico qui lo nego, non so se sarò coerente con ciò che ho detto. Ah, siccome
non sono molto brava a spiegare le situazione *clou*, quando ho fatto dire a
Kagome che Inuyasha le aveva confessato il suo amore fisicamente, si è capito
vero? Sì, dai, che siete svegli voi. Anche il fatto che una sacerdotessa perda i
poteri se trascorre una notte d'amore con l'uomo che ama è una mia invenzione.
La trovo azzeccata. In questo capitolo si ha quindi il ritorno di Sango e nel
prossimo un poco si parlerà della sua vita dopo la partenza di Kagome. Prevedo
che questa ff sarà molto, ma molto lunga, spero solo di avere ancora il vostro
appoggio!
Le sorgenti di acqua calda che
c'erano vicino al villaggio della vecchia Kaede erano sempre state stupende.
Anche parecchi anni prima. Kagome e Sango erano tranquillamente immerse in
quelle acque cristalline, mentre la piccola Kaeru stava sguazzando vicino alla
madre tutta contenta. Proprio per la bambina si erano posizionate nel punto in
cui Kaeru poteva sempre toccare.
"Sono contenta Sango-chan. Avevo
bisogno di parlare con qualcuno che mi è sempre stato accanto... ma dimmi fai
ancora la cacciatrice?"
La giovane donna si sciolse i
capelli che teneva legati in una lunga coda di cavallo.
"Sì, ma con meno impegno di prima.
Non ho un posto fisso in cui vivere. Mi limito a girovagare come una vagabonda."
"Capisco. E dimmi, Miroku-sama?"
Lo sguardo della cacciatrice fissò
intensamente una roccia da cui sgorgava uno zampillo di acqua termale.
"No, da quella volta abbiamo preso
strade differenti... non l'ho più visto."
"Ti manca vero?"
"Aha. Ma dimmi, sai che quella
bambina ti assomiglia molto? Kaeru è un bel nome."
"Mi sono stupita quando l'hai
chiamata per nome senza che io dicessi niente..."
"Molto tempo fa mi dicesti che se
avresti avuto una bambina il suo nome sarebbe stato Kaeru."
"Già... nonostante cercassi di
dimenticare quest'epoca ho mantenuto gli stessi pensieri."
"Sembra una bambina molto
tranquilla..."
"Sì, però non ha il mio stesso
carattere."
"Ha uno sguardo dolce... quello è
il tuo."
Kagome sorrise dolcemente e chiamò
la figlia.
"Kacchan, non ti nascondi con
Sango? É sempre molto timida, strano che non mostri la sua timidezza."
"Probabilmente è rimasta
affascinata dalla sorgente... io non attraggo più l'attenzione. Sono, anzi siamo
di una generazione passata."
La piccola bambina sguazzò
incespicando verso le due donne, mettendosi di fronte a Sango. La guardò con
curiosità.
"Che cos'è quel cagnolino che porti
con te?"
Sango guardò verso la direzione di
Kirara, che nonostante il tempo trascorso assumeva sempre piccole dimensioni.
"Lei si chiama Kirara ed è la mia
aiutante." Kirara si tuffò nell'acqua e nuotando con le sue piccole zampe saltò
sulla spalla della padrona.
"E in cosa ti aiuta?"
"A cacciare ed ad uccidere i demoni
cattivi."
"Allora anche te puoi salvarmi dai
demoni che mi assalgono? Non solo quel buffo signore?"
"Buffo signore?"
"Kirara potresti portare Kacchan in
groppa per un po'?"
Kirara si trasformò e Kagome le
caricò sul groppone la figlia che per nulla spaventata si allontanò dalle due
donne.
"Forse è il caso che tu mi spiega
qualcosina, non ti pare?"
Kagome parlò a Sango dell'incontro
con la direttrice dell'asilo di Kacchan e di come la bambina avesse fatto
continui disegni che rappresentavano Inuyasha. Poi le circostanze che l'avevano
riportata in quell'epoca e il dialogo avuto con la vecchia Kaede sulle rive del
fiume.
"Quindi quella bambina è figlia di
Inuyasha?"
Kagome alzò un cipiglio in segno di
disprezzo. "Inuyasha non sa dell'esistenza di Kaeru e non ho alcuna intenzione
di farglielo sapere. Ora che è un demone completo non avrebbe alcuna pietà per
quella bambina, sarebbe pronto ad ucciderla in qualsiasi situazione. E poi..."
Kagome si interruppe e continuò a
parlare nascondendo la sua rabbia. "Ho intenzione di riprendermi lo Shikon che
Inuyasha mi ha sottratto, in quel modo purificandolo annienterò qualsiasi legame
di sangue tra lui e mia figlia."
"Ma... non credi che anche lui
abbia il diritto di conoscerla?"
Sango fu gelata da uno sguardo di
Kagome.
"No, assolutamente no! Quel porco
ha solo giocato con i miei sentimenti, pensare che ero disposta a fare qualsiasi
cosa per lui! Ho anche sofferto come una scema per la situazione che viveva con
Kikyo! Ci sono perfino andata a letto! Ti pare che gli cedo mia figlia? Non ci
penso nemmeno, neanche se mi pagano con tutto l'oro che esiste in questo e nel
mio mondo!"
Sango di fronte a quella furia era
sbiancata notevolemente, non credeva che Kagome potesse essere soggetta a un
simile linguaggio.
"Ma Kaeru non ti ha chiesto mai di
suo padre?"
Kagome rimase in silenzio,
riflettendo sulle parole dell'amica.
"Ad essere sincera... no."
"Strano."
"Hai ragione..." Kagome osservò
preoccupata la figlia che rideva divertita sulla groppa di Kirara.
"Ma avremo tempo per parlare di
me... raccontami invece di te."
"La mia vita non è poi così
interessante. Dopo che sei sparita ho vagato per i villaggi circostanti, anche
se senza accorgermene mi sono spinta verso nord. Facendo alcuni lavoretti e
uccidendo parecchi demoni ho continuato a viaggiare fino a quando non ho fatto
ritorno a questo villaggio... Chi lo sa, forse sentivo nostalgia. Sono rimasta
sorpresa quando ti ho visto, in passato eri molto bella ma credo che ora tu lo
sia molto di più."
"Grazie."
Kagome chiamò Kaeru, la vestì di
nuovo con il suo pigiama e si vestì a suo volta del kimono prestato da Kaede.
Sango la imitò e indossò di nuovo la sua armatura, si caricò il suo boomerang
sulle spalle e si avviò con Kagome e Kaeru nella strada che portava al
villaggio.
La bambina alzò la testolina verso
Sango e timorosa disse alla madre: "Mamma, posso dare la mano a Sango?"
Kagome sorrise alla figlia "Certo,
chiedilo a lei però."
Sango sorrise alla piccola Kaeru e
prese delicatamente la sua manina "Mi proteggerai come nei miei sogni vero?"
"Farò quello che posso."
Kagome si sentì felice, ora che
Sango era al suo fianco temeva di meno il confronto con Inuyasha. Però aveva
ancora paura. Paura di scoprire i sentimenti che avrebbe provato nel rivederlo.
Odio o... amore? Quest'ultimo sentimento faceva paura a Kagome, forse le
cicatrici non avevano fatto al meglio il loro lavoro, le ferite erano ancora
troppo fresche e il sangue ancora vivo. Il comportamento che avrebbe dovuto
tenere dipendeva da quello di Inuyasha, se lui avesse confessato di amarla
ancora? Cosa avrebbe fatto, avrebbe chiuso lo stesso, come per ripicca? Odiava
Inuyasha, ma forse in tutti quegli anni quell'oscuro sentimento si era
attenuato. Kagome sperava ardentemente che Inuyasha si comportasse in modo
spietato nei suoi confronti, mostrasse tutta la natura del demone. Avrebbe avuto
un motivo in più per accrescere il suo odio. Il solo pensiero però di quella
notte, faceva ribollire il suo sangue nelle vene. Tradita, l'aveva tradita. E
solo l'odio poteva essere provato nei suoi confronti. Eppure era il padre di sua
figlia. In passato sarebbe stata una cosa che l'avrebbe resa felice, una
famiglia, avere una famiglia con l'uomo che sentiva di amare con tutta se
stessa. Quel sogno si era infranto quella notte. A volte ripensava alla piccola
Kaeru e quel giorno aveva iniziato a riflettere sulle parole di Sango. Kaeru non
aveva mai menzionato il padre, non aveva mai detto niente, né una minima frase
che avesse solo potuto intendere come tale. E questo ora la preoccupava. Era
strano, in fondo all'asilo molti bambini venivano portati o a ripresi da una
figura maschile. Che sua figlia non avesse mai accennato a niente per lei? Ma
era troppo piccola, la necessità di avere un padre, almeno di fare domande
doveva esserci. Comunque ormai era propensa a compiere il suo intento, in questo
modo sia lo Shikon che Inuyasha avrebbero causato meno danni all'intera umanità,
ma soprattutto avrebbero dimunuito il suo dolore. Non si sarebbe tirata
indietro.
Tornate al villaggio le due donne
furono accolte da un triste panorama, quel demone aveva in gran parte incendiato
i tetti delle capanne. Le fiamme non si erano ancora del tutto spente,
nonostante gli abitanti trasportassero acqua dal fiume al villaggio per
spegnerle. Anche parte del bosco che confinava con il villaggio era rimasto
bruciato e anche in quel momento fumava ormai esausto per il fuoco che aveva
corroso i tronchi delle piante. Il centro del villaggio era rimasto
fortunatamente intatto e così lo era anche la capanna di Kaede. L'anziana
sacerdotessa era intenta a dare istruzioni agli abitanti visto e considerato che
le era impossibile aiutarli a causa della sua veneranda età. Non appena vide le
due donne trasse un sospiro di sollievo, aveva fatto bene ad allontanarle dal
villaggio... avevano già fatto molto per loro. La sacerdotessa andò loro
incontro e si chinò rispettosamente.
"Grazie ancora per ciò che avete
fatto... ancora una volta il villaggio è salvo..."
"Sì, ma gran parte delle capanne
sono rimaste bruciate."
"Le capanne possono sempre
rinascere, le persone... no."
Kaede guidò le due donne nella sua
capanna e diede loro un poco da mangiare. Purtroppo anche i raccolti avevano
risentito dell'attacco del demone e più che altro la vecchia sacerdotessa era
preoccupata per il sostentamento dell'intero villaggio.
"Io sono troppo vecchia per
difendere questi abitanti, ormai la mia età non me lo permette... Non ho ancora
trovato un sostituto adatto che possa prendere il mio posto in questo villaggio.
Ad essere sinceri io saprei chi scegliere come mio successore, ma questa persona
è impegnata con una lotta che riguarda se stessa e che in fondo l'allontanerebbe
soltanto dal ruolo di sacerdote."
"Intendi me, vero venerabile
Kaede?"
Kagome stava rimboccando le coperte
alla figlia che si era addormentata su un giaciglio di paglia. Aveva seguito il
discorso della sacerdotessa e aveva provato una pena immensa nel suo cuore.
"Purtroppo conosco i tuoi intenti e
anch'io non oserei mai di impedirti di fare ciò che ritieni più giusto. Essendo
la reincarnazione di mia sorella, hai tutti gli elementi e i poteri per
diventare una venerabile sacerdotessa, anche più forte di Kikyo."
"Kikyo era forte, ha solo avuto la
sfortuna di conoscere e di innamorarsi di Inuyasha."
La sacerdotessa tacque per un
minuto e ripose a terra la scodella dalla quale aveva accinto il suo cibo,
guardò perplessa il fuoco che zampillava scoppiettante al centro della capanna.
"Kagome... siamo state bruscamente
interrotte nel nostro discorso sulle rive del fiume. Io avrei ancora qualcosa da
farti sapere, non riguarda Inuyasha o meglio forse in un certo senso sì, ma per
lo più è lo Shikon no Tama il vero soggetto. Quando lo Shikon si è del tutto
ricomposto e Inuyasha l'ha rubato sono venuta a conoscenza di un segreto che
probabilmente nemmeno Sango o i suoi compaesani sapevano."
La cacciatrice guardò Kaede con
attenzione come se volesse carpire ogni minimo particolare di ciò che stava
dicendo.
"Dopo quegli avvenimenti..."
riprese a dire Kaede "Giunse al nostro villaggio un vagabondo. Non conoscemmo
mai la sua reale identità ed egli se ne andò prima di rivelarcela. Durante una
conversazione che ebbi con lui seppi che aveva incontrato durante un viaggio un
demone che possedeva la sfera integra..."
"Probabilmente Inuyasha!" La
interruppe Kagome.
"Può darsi, ma non me lo descrisse
mai. Io credevo fermamente che la sfera esaudisse il desiderio maggiore di colui
che la possedeva e diventasse in seguito semplice pietra... in realtà questo mio
pensiero era del tutto errato. Seppi da quell'uomo che la sfera esaudiva in quel
momento il desiderio, ma la sua aurea rimaneva tale come lo era sempre stata:
maligna se posseduta da malvagi e benigna se posseduta da buoni. Non si
estingueva mai. Non poteva essere distrutta poiché i frammenti sarebbe stati
sparsi dovunque, come voi stesse sapete. Lo Shikon è destinato a passare di mano
in mano per tutta la durata di questo mondo. Quel viandante mi raccontò anche
che se lo Shikon veniva perso dalla persona che lo possedeva, questa ritornava
ad essere ciò che era in precedenza, prima dell'aiuto della sfera. In poche
parole per godere all'infinito dei poteri del gioiello questo dovrebbe diventare
tutt'uno con la persona."
Sango intervenne nel discorso della
vecchia Kaede.
"Quindi se prendiamo come esempio
Inuyasha: è diventato un demone rubando lo Shikon completo a Kagome. Ma se in
questi anni fosse stato derubato della Sfera...."
"Sì, molto probabilmente è tornato
ad essere un mezzo-demone."
"Ops! Povero cretino chissà come
dev'esserci rimasto male!" Rise Kagome.
"Kagome-chan non sappiano se
Inuyasha ha perso la Sfera."
"Scherzi? Dovevo sempre tenerla io
per quelo stupido! Appena la prendeva in mano ne eravamo di nuovo alla ricerca!
Quell'idiota senza cervello ne sarebbe capacissimo! Mi auguro ardentemente che
l'abbia persa! Almeno mi risparmia lo schifo di rivederlo!"
"Kagome-chan... eppure tua figlia
mi sembra molto educata."
"Dico così solo quando lei dorme...
sono una madre seria io!"
"Aha non lo metto in dubbio..."
"Comunque tornando a noi, Kagome,
Sango dovete partire immediatamente alla ricerca di Inuyasha. Al momento
sappiamo che solo lui ha lo Shikon. In caso contrario la vostra ricerca prenderà
una piega diversa. Ho saputo che Inuyasha è stato visto verso le terre del Nord.
Il mio villaggio non è molto distante ma il cammino richiede almeno tre giorni
di viaggio intenso..."
"Però come faccio con Kaeru? Non
posso portarla con me... è troppo pericoloso."
Tutte quante ragionarono sulle
parole di Kagome e guardarono la piccola nel suo giaciglio.
"Io ho un'idea Kagome..." Kaede si
alzò dal fuoco e andò nella stanza adiacente. Quando tornò teneva una piccola
scatola argentata.
"Che cos'è quella venerabile
Kaede?" Domandò Sango.
"Questa scatola contiene una
sostanza simile all'incenso. Me ne fece dono proprio quel viandante che vi avevo
accennato prima. Se acceso al centro della scatola si sprigiona un filo di fumo
che emette un odore nauseante per tutti i demoni della zona. L'ho provata già
una volta e sono sicura della sua riuscita. Io mi assenterò da questo villaggio
e vi seguirò con la piccola per due giorni. "
"Ma Kaede è proprio necessaria la
tua assenza?"
"Purtroppo sì, devo recarmi a un
villaggio che si trova sul vostro stesso cammino. Devo incontrare un'altra
sacerdotessa che vi abita. Non voglio lasciare qui la bambina da sola al mio
villaggio. L'incenso dura quattro giorni. Una volta che ho fatto tutto quello
che avevo in programma di fare tornerò indietro con Kaeru al villaggio mentre
voi proseguirete alla ricerca di Inuyasha. Anche se ormai sono stanca
fisicamente i miei poteri spirituali sono molto forti e per il viaggio di
ritorno non avrò nessun problema."
Kagome osservò la sacerdotessa. Non
voleva ammettere di avere comunque paura per la figlia per non offendere Kaede;
ma probabilmente non aveva altra scelta, e poi sapeva quanto la donna fosse
spiritualmente potente. Kaede vide Kagome indugiare e le sorrise dolcemente
"Lo so Kagome è difficile mettere
la propria figlia nelle mani di un estranea capisco i tuoi pensieri, in fondo il
tuo è l'animo di una mamma..."
"Ma per me non sei affatto un
estranea!" Kagome si alzò di scatto "É vero ho paura per la mia Kaeru, ma non
saprei affidarla ad altri se non a te. Sei l'unica con la quale posso lasciare
mia figlia stando tranquilla con me stessa. Anche se tu non partivi con noi, ti
avrei lo stesso pregato di tenerla con te al tuo villaggio. Devi credermi Kaede.
La vita di mia figlia è di importanza vitale per me, se lei dovesse mancare
anche parte di me mancherebbe. Io ti prego solo di proteggerla come tu stessa
faresti con tua figlia. Ho perso già troppe persone, la mia famiglia e
anche...Inuyasha. Lei è davvero l'unica cosa che mi rimane."
Kagome si risedette, le ultime
parole che aveva pronuciato erano state dette con molto fatica.
"Partiremo domani... Ci conviene
seguire l'esempio di Kaeru e andare a dormire anche noi." Sango sbadigliò e si
distese accanto al fuoco. Vide Kagome e Kaede fare altrettanto fino a quando la
stanchezza non la colse trasportandola in un sonno profondo.
Quando le tre donne partirono il
sole doveva ancora sorgere e in lontananza già si intravedevano i deboli raggi
che avrebbero reso la giornata sicuramente soleggiata. Kaede apriva le file in
groppa al suo cavallo e davanti a lei la piccola Kaeru osservava incuriosita la
natura circostante. Vedendo la figlia così allegra, l'animo di Kagome si sollevò
un poco; la giovane donna aveva indossato il kimono da sacerdotessa e sulle
spalle portava un arco robusto con un fodera che conteneva un numero
soddisfacente di frecce. Kagome camminava al lato sinistro di Kaede mentre Sango
a quello destro. La cacciatrice si era armata del suo boomerang ed era pronta a
scagliarlo contro tutti coloro che minacciavano di attaccarle. Ben presto
giunsero a un ponte che sovrastava le acque turtuosedi un fiume; il ponte non
era dei più sicuri ma sembrava adatto per sorreggere il loro peso. Prima
procedettero Kaede che scesa da cavallo lo stava ora tascinando dalla parte
opposta, poi Kagome che teneva in braccio Kaeru e infine Sango con Kirara su una
spalla. Il ponte anche se molto pericolante aveva retto il loro peso, nonostante
le funi fossero a prima vista abbastanza consumate. Dal ponte si apriva un
sentiero molto più piccolo che obbligò la comitiva a procedere in fila indiana.
Davanti a tutti Kaede sempre con Kaeru che era tornata in sella, poi dietro
Kagome e Sango. Il sole era ormai del tutto alzato e iniziava a scaldare la
superficie della terra, il caldo iniziava a farsi sentire transformando il
viaggio in una vera e propria sauna. Sango e Kagome si riposarono un poco
all'ombra degli alberi che sporgevano sul sentiero, mentre Kaede aveva condotto
il cavallo a una fonte di acqua nei pressi nel sentiero per abbeverarlo. Tornata
sui suoi passi vide le due donne riposarsi proprio nel punto in cui le aveva
lasciate e per assicurarle disse loro
"Abbiamo fatto già molta strada, di
questo passo potremmo impiegare anche meno di due giorni per arrivare dalla
sacerdotessa di quel villaggio. Può darsi che nella mattina di domani il
villaggio sia visibile a nostri occhi e voi potrete riprendere il cammino anche
in anticipo."
"Spero che sia vero venerabile
Kaede, il caldo è opprimente... spero solo che non sia un notevole ostacolo per
il nostro cammino."
"Ascolta Kagome.... ti ho visto
pensierosa da stamattina... percepisci forse qualcosa?"
La giovane donna si alzò
strusciandosi la veste con le mani e sospirò guardando la vecchia sacerdotessa;
in effetti aveva percepito qualcosa, ma non sapeva se informare anche gli altri
della compagnia. In fondo la sua dote era un poco arrugginita e il suo poteva
anche essere un banale errore della sua mente.
"Non so, ma ho una strana
sensazione... sento un'aurea maligna da stamani, quando siamo partite dal
villaggio... è come se qualcuno ci pedinasse..."
"Potrebbe anche darsi! Se alcuni
spettri sono venuti a conoscenza del nostro viaggio e dei motivi che ci spingono
a farlo è probabile che ci seguano per intervenire di conseguenza nel momento
giusto..."
"Le tue parole sono veritiere
Sango... non sarebbe poi la prima volta... ma ora riprendiamo il viaggio... non
possiamo oziare." Kaede salì in groppa del suo cavallo.
Sango bisbigliò all'orecchio di
Kagome "Con tutto il rispetto, ma lei è su un cavallo noi a piedi!"
Kagome sospirò e disse "Ma
Sango-chan non ha davvero la nostra età e ha bisogno di riposo... poi, non per
essere una approfittatrice ma deve essere riposata e in forma... deve proteggere
mia figlia!"
Sango scrollò le spalle e continuò
il cammino al fianco dell'amica.
Capitolo 4 *** Il passato è il nostro presente ***
Capitolo 4
Il passato è il nostro presente
Sango si alzò
stiracchiandosi tutte le ossa intorpidite. Il rifugio per la notte non era stato
dei migliori, costrette come lo erano state a dormire su un letto di pietra. Non
aveva fatto che starnutire tutta la notte, una marea di foglie le erano cascate
sul volto e in particolar modo le avevano creato un terribile solletico al naso.
Era abituata alle rinunce durante i suoi viaggi, ma ad essere sincera aveva
ormai adoperato il metodo di Miroku"sama: il dormire a scrocco in casa di ricchi
signori e proprietari terrieri. Con una scusa riusciva a ricevere riparo per la
notte e cibo in abbondanza.
Abbandonò i suoi
pensieri e svegliò tutte le altre, tranne Kaeru che ancora dormiva
profondamente. Per un lungo tragitto la piccola aveva dormito tra le braccia
della madre e Kagome per tutta la notte aveva provato un terribile intorpimento
agli arti. Dopo aver caricato tutto il necessario sul cavallo dell'anziana
sacerdotessa le tre donne fecero il punto della situazione: erano certe di
trovarsi ormai molto vicine alla loro meta, poche miglia di cammino e avrebbero
dovuto scorgere le prime capanne del villaggio. Dopodiché si sarebbero ristorate
e Kagome avrebbe continuato il viaggio con Sango. Per quanto riguardava la prima
era sempre ossessionata da quelle sensazioni e ormai era del tutto sicura che
qualche demone fosse sulle loro tracce; ma la sua percezione era meno intensa
segno che l'orda di demoni si era un poco allontanata. Il viaggio che
continuarono a intraprendere fu più piacevole con l'avvicinarsi al villaggio,
infatti il sentiero costeggiava il letto di un fiume, lo stesso fiume che
divideva in due il villaggio di Kaede. In questo modo avevano largo spazio per
potersi muovere e per poter avvistare eventuali pericoli.
Finalmente tutte
quante gioirono alla vista delle prime capanne. Kaede aveva avuto ragione, il
loro viaggio aveva richiesto un periodo di tempo inferiore a quello previsto.
Anche questo villaggio era molto simile a quello della vecchia sacerdotessa,
tutti gli abitanti erano indaffarati nei loro lavori quotidiani ma fecero
comunque profondi inchini alla vista delle sacerdotesse. Inoltre Kagome aveva
suscitato molto stupore e numerosi furono gli elogi per la sua bellezza.
Davanti a una
capanna, molto più grande rispetto alle altre, Kaede arrestò il suo cavallo e
affidò la piccola Kaeru alle cure di sua madre. Abbandonate in terra le armi
Sango e Kagome seguirono Kaede all'interno della baracca.
La sacerdotessa,
che disse di chiamarsi Toriko, accolse i suoi ospiti molto cortesemente. Fece
accomodare le tre donne portando loro dell'acqua e del cibo per ristorarle dalle
fatiche del viaggio. Mentre Kagome imboccava Kaeru e Sango dava parte della sua
porzione alla piccola Kirara, Kaede aveva affrontato l'argomento che tanto le
premeva con la sacerdotessa.
"Sai bene,
Toriko, che inizio ormai a essere molto debole per continuare ad assumere il
ruolo di sacerdotessa, i nostri villaggi sono da sempre stati molto pacifici e
raramente hanno conosciuto le sofferenze di una guerra, noi possiamo dire di
aver affrontato parecchie situazioni a volte molto difficili e siamo sempre
riuscite a trovare molti accordi. Immagino che anche tu sei venuta a conoscenza
della minaccia che ci sovrasta..."
Sango e Kagome
ascoltarono molto attentamente le parole della sacerdotessa e quando questa ebbe
smesso di parlare rivolsero i loro sguardi su Toriko, anche lei segnata dallo
scorrere del tempo.
"Sì Kaede. Ho
sentito e ammetto che la cosa mi preoccupa moltissimo, non ho ancora menzionato
niente agli abitanti del villaggio per evitare confusione e paura inutile."
"Credo anch'io."
"Ebbene
mi trovi perfettamente d'accordo. I nostri villaggi non sono forti in guerra
proprio per le scarse esperienze che come certo ammetterai sono state solo un
bene per noi..."
"Purtroppo può
essere positivo sotto certi punti di vista ma sotto altri no. Come tu stessa hai
detto gli uomini non sono mai andati in guerra e stavolta un' esperienza simile
porterebbe i villaggi al massacro totale. Sicuramente ci troveremo di fonte a
uno sterminio di massa. Io sono venuta al tuo villaggio apposta per parlare di
questa situazione e per cercar di trovare una soluzione attuabile a questo tipo
di problema."
"Ehm,
scusate..." Kagome si era timidamente intromessa nel discorso delle due
sacerdotesse, sinceramente tutto quello che si erano dette l'aveva preoccupata
non poco, ma non era ancora riuscita a cogliere il significato di quella
conversazione.
"So che io
dovrei essere l'ultima a sapere queste cose... in fondo non sono nemmeno... come
dire, di queste parti? Ma, Kaede, mi sembra di aver capito che sta per accadere
qualcosa di veramente grave."
"Kaede, ma anche
questa ragazza è una sacerdotessa? E poi chi sono la bambina e la donna con
quella strana arma sulle spalle?"
Kaede spiegò
brevemente la situazione, nascondendo però ciò che riguardava Kagome senza
rivelare che proveniva da tutt'altra epoca. Toriko osservò attentamente Kagome
tanto che questa più di una volta abbassò lo sguardo a terra, quella
sacerdotessa incuteva timore, la guardava come se fosse intenzionata a leggerle
nella mente senza riuscire a nasconderle i suoi pensieri. La stessa sensazione
la ebbe anche Sango, da molti anni aveva imparato sulla propria pelle a fidarsi
delle persone e la sacerdotessa di fronte a lei non incuteva una fiducia
profonda e benemerita. C'era qualcosa in lei che la rendeva strana anche ai
sensi di una cacciatrice di spettri. Cosa poi fosse, Sango non sapeva
spiegarselo.
"É giusto che
sappiate anche voi la situazione... ve la spiegherò io." Toriko si portò in
piedi e si avvicinò a una delle poche finestre della capanna e con sguardo acuto
e attento osservò al di fuori di essa. "Molti anni fa una venerabile
sacerdotessa di nome Hikari ci rese partecipi di una profezia, che secondo il
suo parere, si sarebbe ben presto concretizzata in questo mondo continuamente
dilaniato dalle guerre. Inizialmente nessuno le credette, nemmeno gli abitanti
dei villaggi... la considerarono una bugiarda e una approfittatrice e per questa
ragione la scacciarono malamente dai loro villaggi. Hikari fu costretta a
rifugiarsi nella foresta, nonostante le parole ingiuriose dei contadini, il suo
animo rimase puro e incontaminato dalla sfera malvagia e crudele che allora era
propria dei demoni. Essendo una sacerdotessa sapeva come rievocare la parte
purificata dalla sua persona e in questo modo allontanava la parte malvagia.
Purtroppo in un momento di debolezza la parte malvagia prevalse: Hikari
distrusse i villaggi che l'avevano scacciata e scagliò una maledizione. Prima di
essere completamente distrutto questo mondo sarebbe stato piegato al volere di
un'entità altrettanto malvagia che avrebbe portato solo sventura e morte. Cinque
catastrofi si sarebbero abbattute sugli esseri umani e poi la loro fine."
Kagome era
sbiancata "Accidenti... tutto questo perché l'avevano scacciata? Mi sembra una
sacerdotessa... troppo eccessiva."
"In effetti...
capisco la parte malvagia ma..." Sango era rimasta altrettanto sbalordita da
quel racconto e si era trovata del tutto concorde con l'affermazione di Kagome.
"E poi
scusate... ma se ci fosse realmente una catastrofe di simili dimensioni... cosa
potrebbero mai fare i vostri villaggi?"
Alla domanda di
Kagome tutte tacquero.
"Solo
difenderci..."
"Ma la fine è
scontata. "
Toriko guardò
Kagome di traverso, cosa poteva saperne quella donna arrogante? Cosa, di quella
donna, la rendeva agitata? La sua presenza? Quella giovane nascondeva qualcosa e
forse Kaede non le aveva raccontato tutto quello che sapeva.
Vedendo la
situazione surriscaldata Sango cercò di allontanare i pensieri di Toriko da
Kagome "Venerabile Toriko, cosa ha portato Hikari a cedere alla sua parte
malvagia?" La sacerdotessa osservò Sango e sospirando concluse:
"L'amore. Nella
foresta si innamorò perdutamente di un uomo... ma la leggenda non spiega cosa
realmente sia successo."
"Ma allora è una
leggenda!" Kagome interruppe la miko, che la guardò nuovamente accigliata. "Io
pensavo fosse successo realmente."
Sango si mise la
mano sulla fronte e scosse la testa rassegnata, Kagome si stava rendendo più
antipatica agli occhi della sacerdotessa.
"Ma allora come
fate a essere certe che questa catastrofe accadrà realmente?" Kaede rispose
prima di Toriko poiché quest'ultima sembrava aver perso ormai la sua pazienza.
"Vedi Kagome,
una delle catastrofi della maledizione di Hikari si sta già verificando..."
Kagome osservò Kaede con uno sguardo vergognoso, come pentita della scetticità
dimostrata. "I demoni che in passato sono stati uccisi si stanno risvegliando e
con loro il potere malefico che li caratterizza."
Il primo
pensiero di Kagome andò a Naraku. Naraku era ormai morto da parecchi anni,
Inuyasha l'aveva sconfitto in uno di quelle battaglie dove la vita era ormai una
speranza del tutto abbandonata. Il mezzo-demone ne era uscito anche gravemente
ferito, ci vollero giorni per farlo guarire anche se era in parte immortale.
Alla fine di quei pensieri Kagome si chiese come avrebbe reagito Inuyasha di
fronte a quella storia, ma se egli era diventato un demone completo non si
sarebbe fatto, certo, simili problemi. Kagome chiese scusa alla venerabile
Toriko, aveva dimostrato troppa diffidenza verso colei che sapeva sicuramente
molto di più di ciò che sapeva lei. In fondo Kagome non era nemmeno di questo
mondo. Toriko accettò le scuse della giovane donna e si volse nuovamente verso
Kaede; il suo sguardo era preoccupato, ma quel dolore sembrava riguardare
qualcosa che la coinvolgeva più da vicino.
"Kaede vorrei
chiederti un consiglio. So che la questione da trattare è un'altra ma mi preme
un problema... per me forse ancora più grave... Ormai da due giorni tutte le
donne del villaggio vengono uccise selvaggiamente."
Kaede osservò
Toriko. "Le donne uccise sono per lo più giovani e anche molto belle, i
loro corpi sparicono durante il giorno e tornano straziati e mutilati davanti
alle porte delle loro abitazioni. Questa storia va avanti da due giorni e non
riusciamo a fermare questa strage."
Kagome si alzò e
si mise di fronte alla miko. "Sacerdotessa Toriko chi fa tutto questo?" Sorpresa
dall'ardore della giovane donna la sacerdotessa rispose titubante, " Una banda
di demoni che proviene dalle terre del Nord, suppongo..."
"Non ne sembri
sicura." Disse Kaede.
"Infatti non lo
sono... o meglio, sappiamo che sono demoni, questo sì."
"Oltre ad essere
giovani e belle, hanno qualche altro particolare queste donne? Io sono una
cacciatrice di spettri, potrei aiutarvi benissimo..."
"Tutte le donne
hanno lunghi capelli neri."
"Non è
sufficiente, due giorni sono troppo pochi per capire se vengono solo uccise
donne more."
"Credetemi, sono
più che sufficienti. Le donne per ora uccise sono più di venti...e tutte
presentano le stesse caratteristiche fisiche."
"Venti?! In soli
due giorni? Ma è una follia!" Kagome si era seduta, non riusciva a rimanere in
piedi sulle gambe che avevano iniziato a tremare come ossesse. Anche Sango non
credeva a ciò che la sacerdotessa aveva detto loro. "Oh, santo cielo." Venti
donne massacrate e straziate dei loro corpi. Chi mai avrebbe potuto fare una
strage simile? Non aveva mai conosciuto demoni così crudeli.
Kagome e Sango
si guardarono negli occhi e con un cenno di intesa si misero in piedi di fronte
alla porta. Toriko le osservò e chiese loro: "Dove volete andare?" Kagome
rispose decisa alla domanda della sacerdotessa "A cercare quei demoni,
naturalmente!".
"Sono troppo
forti, rimmarreste sicuramente ferite per non dire uccise... io desisterei dal
vostro intento fossi in voi."
"Non si
preoccupi Toriko, per ora nessun demone è mai riuscito a battermi." Sango era
rimasta indispettita per l'affermazione di Toriko, in fondo lei era una
cacciatrice professionista e il suo lavoro lo svolgeva con massima competenza.
"Lasciale
andare, garantisco io per loro." Kaede si decise a parlare e Toriko le rivolse
uno sguardo sospettoso. "Vecchia Kaede, ma chi sono loro? Non mi hai detto
tutto..."
Kaede fece un
lungo sospiro, enalando l'aria della capanna "Sango è una cacciatrice
professionista, mentre Kagome è la reincarnazione di mia sorella Kikyo."
"Kikyo?"
"Nonché la donna
di Inuyasha."
"Inuyasha?"
Toriko appariva scandalizzata da quelle rivelazioni. Evidentemente conoscenza il
mezzo-demone.
"KAEDE! Io NON
sono la DONNA di Inuyasha! Preferirei MORIRE piuttosto che rappresentare
qualcosa per quel mostro!" Kagome non aveva sopportato l'idea che qualcuno
potesse considerarla come un oggetto del mezzo-demone.
"Quindi è Kikyo
ed è per Inuyasha...." Toriko non riusciva a costruire una frase di senso
compiuto, ma sembrava che qualcos'altro stesse sconvolgendo l'anima di quella
donna e Kaede se ne accorse. Anche se non aveva detto la verità a Toriko lei
allo stesso tempo le stava nascondendo qualcosa. Toriko si scaraventò su Kagome
afferrandole le spalle, aveva gli occhi sporgenti e la sua voce si era fatta
troppo acuta per un normale essere umano. Kagome spaventata dalla reazione
improvvisa della sacerdotessa cercò di liberarsi di lei invano; Toriko si era
accasciata ai suoi piedi e stava farneticando frasi del tutto incomprensibili,
sembrava che la pazzia avesse avuto la meglio sulla sua parte razionale e ora
era inerme come una bestia. La sacerdotessa abbandonò Kagome e si afferrò i
capelli con le mani, dalla bocca le uscì schiuma. Disgustate da quella visione
Kaede, Kagome e Sango si spostarono in un angolo della capanna.
"Ma-ma che le è
preso?"
"Non lo so,
sembra posseduta!"
"Una
sacerdotessa? E poi io non sento la presenza di un demone!"
La sacerdotessa
sollevò la testa, sembrava che l'attimo di pazzia si fosse allontanato. Kagome
preferì rimanere nella sua postazione mentre Kaede si era fatta coraggiosamente
avanti e le stava chiedendo spiegazioni. Toriko da parte sua la guardò
divertita, ormai priva della ragione, e farfugliò più volte il nome di Kagome.
Aprì la bocca con un movimento impercettibile, sembrava che volesse parlare ma
non proferì alcuna parola. Iniziò a emmettere solo poche sillabe che non
permisero a Kaede di capire il resto del discorso. Non comprendeva quel
comportamento e ora la sacerdotessa incuteva solo timore e paura. Un boato di
legna infranta scosse addirittura la terra, Kagome e Sango furono prese alla
sprovvista e la piccola Kaeru corse spaventata tra le braccia della madre.
"Ma che
accidenti è successo?!"
L'odore
intossicante del fumo sostituì ben presto l'aria avvizzita della capanna, mentre
la terra continuava a tremare sotto i loro piedi. Tutti gli oggetti all'interno
della capanna caddero in terra rompendosi in mille pezzi e scheggiando il
pavimento di legno, i vetri alle finestre fecero la stessa fine ed esplosero
all'interno della baracca; Kagome abbracciò Kaeru per proteggerla dalle schegge
che le procurarono diversi graffi sulle sue braccia. Mescolato a quel baccano
improvviso, Kagome udì le grida terrorizzate degli abitanti del villaggio, che
invocavano l'aiuto degli dei. Sango guardò Kagome sconvolta, evidentemente
entrambe avevano sentito la stessa cosa: dei ruggiti imperversarono l'aria
esterna ed echeggiarono come i tuoni durante una tempesta. Erano dei demoni.
Molti, forse anche troppi. Kagome spinse la figlia tra le braccia della vecchia
Kaede e cercando di mantenersi in piedi raggiunse la porta della capanna. Ne
uscì insieme a Sango che si reggeva in piedi grazie al suo boomerang piantato
nel terreno; la vista fu terrificante: il fumo circondava il villaggio e da
alcuni tetti spuntavano delle lingue di fuoco rosse come il sangue di un uomo,
uomini e donne correvano in diverse direzioni terrorizzati e spaventati
dall'orda di demoni che avevano circondato il villaggio. Nessuno sapeva cosa
fare, dove andare, come difendere se stessi e le proprie famiglie. I demoni
assumevano forme e aspetti diversi, alcuni di loro avevano la bocca macchiata di
sangue e pezzi di uomini pendevano dai loro denti, altri erano armati con spade
ed erano di dimensioni più piccole. Di fronte a quel massacro Kagome non sapeva
come reagire, non era abbastanza forte per combattere o solamente fronteggiarsi
con uno di loro e anche se avesse ucciso un demone altri cento erano pronti ad
attaccarla. La stessa cosa valeva per Sango.
"Sango, cosa
facciamo? Non ce la faremo mai da sole!"
"I-io non so che
pensare... davvero."
Sentirono un
grido di dolore, si voltarono di scatto e videro una donna correre verso di
loro. Si teneva stretta una spalla, ma nonostante la presa della mano,
quest'ultima si stava macchiando lentamente di sangue e sangue era ormai il
resto del suo vestito. Kagome notò quanto fosse bella, sebbene fosse ferita e
anche graffiata in volto.
"Quella donna...
ha i capelli... neri!"
Nel momento in
cui Kagome decise di muoversi per andare incontro alla donna, uno zampillo di
sangue le macchiò il kimono, mentre il suo braccio fu afferrato da qualcosa di
viscido che le procurò un bruciore terribile. Aprì gli occhi e si trattenne
dall'emettere un conato di vomito: il volto della donna era stato trapassato da
una lingua verde gocciolante di bava, che aveva afferrato in alto il suo
braccio; mentre Kagome tentava di liberarsi senza toccare la schifezza che la
teneva prigioniera, il corpo della donna di fronte a lei fu massacrato da dei
tentacoli che strapparono le carni dal corpo portandole in un luogo che Kagome
non voleva nemmeno immaginare. Quando i resti della donna scomparvero
definitivamente, Kagome si paralizzò del tutto, se prima aveva cercato di
liberarsi ora era ferma per il terrore: i suoi occhi avevano incontrato il
proprietario di quella lingua bavosa, un essere assolutamente indescrivibile, un
misto puro di oscenità e di demoni. Un demone che sapeva anche parlare
nonostante possedesse una voce mettallica e gracchiante. Dalla sua postazione
Kagome poteva solamente vedere l'occhio monocolo di quell'essere e con disgusto
potè constatare che la bocca da cui fuoriusciva la lingua era all'altezza dello
stomaco, spalancata come una voragine. La carne di quella voragine, violacea
simile alla carne marcia, pulsava a ritmo incessante, come un cuore che batte
all'interno di un petto.
"Questa è
veramente bella, è un peccato ucciderla." Un altro demone dalle forme più umane
sorvolò la testa del demone e ghignò soddisfatto.
"Ma certo, prima
ci divertiamo e poi l'ammazziamo. Il suo sangue sarà ottimo come tutte le donne
cha abbiamo mangiato."
"Lasciatemi
andare! Bastardi!"
"Oh, oh la
femmina si ribella, ma ben presto starà zitta!"
"Adoro le donne
aggressive..."
La lingua
sollevò Kagome all'altezza del demone a cui apparteneva e Kagome rimase nauseata
dall'odore fetido che era penetrato nelle sue narici. Si sentiva debole e il
braccio che la teneva appesa a quel modo le doleva terribilmente e sembrava
staccarsi da un momento all'altro. Poi si sentì cadere a terra, fino a quando
non la sentì sotto di lei, rimase distesa dolorante, tentò più volte di aprire
gli occhi ma qualcosa sembrava impedirglielo, li sentiva pesanti. Il boomerang
di Sango aveva tranciato la lingua verdastra a metà e il demone aveva emesso un
gemito di dolore.
"Stupida donna!"
Disse l'essere rivolto a Sango, emettendo dal suo stomaco nauseante una seconda
lingua che afferrò la gola di Kagome. Quest'ultima colta alla sprovvista tentò
di liberarsi dalla stretta con la presa delle mani su di essa, ma fallì nel suo
tentativo. Il braccio intrappolato precedentemente dalla lingua era striato di
rosso e fuorisciva sangue da qualcosa simile a macchie. Rassegnata Kagome
abbandonò le braccia lungo il corpo, sentiva un immenso bruciore alla gola e
sentiva come la lingua penetrasse sempre più intensamente nel suo collo; tutte
le forze la stavano abbandonando.
I suoi occhi
ormai semi chiusi cercavano di mettere a fuoco l'orrendo essere che le stava di
fronte a poco distanza; stavolta non sapeva come cavarsela. La vista le si
appannò e proprio mentre sembrò desistere vide la lama di una spada trapassare
l'enorme demone e fermarsi a pochi centimetri dal suo naso. Sentì la presa della
lingua demoniaca allentarsi dal suo collo fino a quando non scivolò a terra
esausta. Riuscì a sollevarsi a fatica e a guardare ciò che stava succedendo. Il
mostro era ormai accasciato a terra con un sguarcio nel ventre.
Alzò lo sguardo,
il cuore le morì in gola, le mani che la tenevano sollevata da quel terreno
intriso di sangue iniziarono a tremare e lei stessa non riusciva a uscire da
quello stato di paura e terrore. Poco sopra il mostro era sospesa la figura di
un uomo che brandiva la spada che l'aveva salvata, era voltato ma i suoi capelli
risplendevano d'argento, quello stesso argento che un tempo amava osservare per
tutto il corso del giorno. Un paio di orecchie si ergevano dritte in cima al
capo.
" Inuyasha."
Quel nome uscì
come un sussurrò ma a Kagome sembrò di averlo gridato con tutto il fiato che
possedeva.
Le orecchie
dello sconosciuto si mossero con un movimento lieve ma deciso, sembrò che tutto
il suo corpo fosse scosso da una scarica elettrica. Aveva percepito il battito
di un cuore, un cuore diverso da quello di un comune essere umano, un cuore che
in passato era stato un tesoro per lui. Con un movimento leggero si voltò verso
quel battito lieve ma per lui assordante. La vide. Dopo tanti anni i loro occhi
si erano incontrati e si erano uniti in un unico sguardo.
"Kagome."
Era cambiato,
dio solo sapeva quanto era cambiato. Kagome sentiva la stanchezza mescolarsi
all'odio e al terrore per tutto ciò che stava accadendo attorno a lei, ma
nonostante quest'ultimo sentimento, non voleva abbassare o distogliere per prima
lo sguardo. Voleva fronteggiare Inuyasha, lei era cambiata ed era giusto che lui
lo notasse. Non sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, non lo sapeva, ma
poco gli importava. Era rimasta scioccata. Sebbene in tutti quegli anni avesse
imparato ad odiarlo, lo trovava straordinariamente bello. Quel pensiero la
spaventò moltissimo, era sicura che avrebbe ceduto per prima e lei non voleva
assolutamente. Si alzò aiutandosi con le mani, in piedi barcollò un poco e con
una mano si afferrò la gola dolorante: era umida, bagnata dalla bava schifosa di
quell'essere immondo; vide il suo braccio striato di rosso, come se un serpente
si fosse avvinghiato selvaggiamente attorno ad esso. Kagome era tornata a
riflettere, nonostante il corpo le impedisse di formulare addirittura pensieri
per la stanchezza: quella spada... senza dubbio era la Tessaiga; anche se la sua
vista si era appannata troppe volte l'aveva osservata combattere con Inuyasha.
'Tessaiga...
è ancora nelle mani di quel bastardo. Ma perché mi ha salvato? Ah, probabilmente
non si aspettava nemmeno di vedermi... avrà ucciso quel demone solo per il gusto
di uccidere. Ma la Tessaiga... quando ha sferrato l'attacco non era la semplice
spada arrugginita! Si era trasformata proprio come lo era molti anni fa, ma che
significa? Solo quando si salva un essere umano si trasforma. Inuyasha non
avrebbe mai ammazzato un suo compagno per un essere umano. A pensarci bene, la
Tessaiga non avrebbe dovuto nemmeno trasformarsi... mi sembra chiaro che un
demone non è umano. Per altro non sapeva nemmeno che fossi io. Ma anche se lo
sapeva, è un demone ormai... o forse no? Che Inuyasha sia tornato mezzo-demone?
Che abbia perso la Sfera? Se così fosse...'
"Kagome!" Sango
corse verso di lei e l'aiutò subito a rimanere in piedi "Come ti sentì Kagome,
mi spiace non sono riuscita a fermare quell'essere!"
"San-sango..."
Voleva dirle di stare attenta, di non abbassare le difese ora che avevano
trovato Inuyasha.
Inuyasha volò
come una scheggia verso di loro, quando fu a una distanza per lui congeniale
allontanò Sango con una sferzata di vento, provocato da un movimento fulmineo
della sua mano. Sango fu scagliata lontano da Kagome mentre la donna rimase
dolorante sotto lo sguardo impassibile di Inuyasha.
"Sei tu,
Kagome?"
Kagome alzò lo
sguardo, stava facendo una fatica immane per mantenersi in quella posizione.
Stremata si mise lentamente a sedere massaggiandosi la gola con la mano
sinistra. Sul suo volto comparve un sorriso ironico che sembrò irritare un poco
Inuyasha. Rimase in silenzio come per sfidare il mezzo-demone.
"Allora,
puttana, vuoi deciderti a parlare?"
Gli occhi di
Kagome lampeggiarono di rabbia e furono rivolti furiosamente al nemico che la
stava sovrastando. Inuyasha sembrò interdetto, qualcosa stava andando storto.
' Quegli
occhi...'
"Sì! A quanto
vedo hai fallito, hai perso la Sfera come un poppante, sei tornato un
mezzo-demone Inuyasha? Ma guardati, la feccia della tua famiglia sei proprio tu!
Il grande demone che possedeva lo Shikon è ora ridotto a stare con un pugno di
demoni schifosi, ma lo sai Inuyasha? Nel mio mondo si suol dire chi impara con
lo zoppo impara a zoppicare, schifosi loro schifoso tu, BASTARDO!"
Kagome si
strinse la gola in maniera quasi pasmodica, non riusciva più a respirare! Era
stato lui, Inuyasha. A lei andava, tutto questo per lei era perfetto.
"Sei sempre
rimasta la solita puttana, Kagome! E così credi veramente che io sia il
mezzo-demone di un tempo? STUPIDA! Se solo volessi potrei ammazzarti qui in un
solo istante."
"E cosa aspetti
bastardo? Hai forse paura? Dimmi la verità Inuyasha. Quelle donne le hai uccise
tu, vero? Loro erano come me! Vero? Guardavi loro e vedevi me! Tu hai PAURA
Inuyasha! Quante ne hai uccise?! Codardo, BASTARDO, CONFESSALO!"
La gola iniziò a
bruciarle , ma non voleva cedere a Inuyasha. Si alzò in piedi e portò il suo
sguardo su quell'uomo che una volta aveva amato più di se stessa.
"AVANTI
INUYASHA! UCCIDIMI! Che aspetti?! Tante volte lo hai fatto con quelle donne! IO,
IO sono quella vera, Inuyasha! Io sono Kagome Higurashi, quella che hai
sfruttato e corrotto in quel letto! Ti sei divertito abbastanza, porco?!
UCCIDIMI, stronzo! Ti conviene o potrei essere proprio IO la causa della tua
rovina!"
Per un breve
attimo la gola di Kagome cessò di bruciare, ma la donna venne scaraventata a
terra dal vento che aveva colpito anche Sango. Kagome gemette di dolore, la sua
pelle bianca e delicata era ora diventata rossa e insanguinata per il violento
attrito con il suolo. Un rigolo di sangue le scese dalla bocca, ma con mossa
fulminea fu eliminato dal pugno chiuso della sua mano. Vide un ombra comparire
sul terreno dinnanzi a lei, era Inuyasha.
"PUTTANA! Hai
sempre la lingua lunga, tu! Sì, mi sono divertito quella notte! E ti ho fregato!
Lo Shikon no Tama! Te l'ho sottratto! E' stato facile! E ora SOFFRI, come tu mi
facesti soffrire allora!"
Le ultime parole
di Inuyasha, non le capì. LEI era quella tradita, LEI era stata ingannata e
derubata. LEI e solo lei aveva il diritto di uccidere Inuyasha. Lo osservò a
lungo: non indossava più la veste color sangue, ora ne aveva una uguale ma nera
come la pece. I capelli argentati, in contrasto con l'abito indossato,
sembravano più luminosi del solito. Il volto si era fatto più maturo, ma gli
occhi sempre color dell'ambra avevano assunto un taglio affilato e deciso.
Corraggiosamente riprese fiato, guardò Inuyasha negli occhi e sorrise
"Ma tu non ce
l'hai Inuyasha."
Il demone rimase
a guardarla senza mutare il suo sguardo. Kagome riprese in tono ironico
"Non lo sento,
tu non hai lo Shikon. L'hai perso Inuyasha? Te l'hanno rubato come il leccalecca
di un bambino? Povero stupido, mi fai solo pena." Kagome concluse con una
risata. Ci provava gusto, Inuyasha non aveva lo Shikon, era stato a sua volta
derubato. Si alzò e si tenne con una mano la spalla.
"Io non sono
debole Inuyasha. Ho ancora i miei poteri... quelli miei e di Kikyo. Non hai la
sfera, ma è mia intenzione trovarla e se dovessi combattere contro di te per
averla... non riusciresti a fermarmi molto facilmente, quindi stai attento,
bastardo! Sono tornata, sono tornata apposta per UCCIDERTI INUYASHA!!!"
Afferrò l'arco e
la freccia che aveva trovato al suo fianco e con una mossa fulminea abbandonò
con facilità e maestria la corda che era imprigionata tra le sue dita, la
freccia così scagliata si diresse verso Inuyasha che non fece niente per
difendersi. La freccia gli sfiorò il volto e aggiunse una linea di sangue a
quelle che già erano dipinte sul suo viso. La freccia scagliata con potenza,
volò con una scia oltre le spalle di Inuyasha e andò a conficcarsi nel petto di
un demone poco distante che crollò a terra morto. L'aveva vista ed osservata.
Kagome era cambiata, ma era sempre dotata di una bellezza straordinaria. Gli
stessi occhi, aveva riconosciuto anche il suo sorriso nonostante fosse del tutto
cinico ed ironico. La sua potenza era la stessa, e sapeva quanto potesse essere
forte nelle occasioni dove si richiedeva forza. Ed ora era di fronte a lui, con
l'arco teso e la punta aguzza di un'altra freccia puntata dritta in direzione
del suo petto. Sapeva che se avesse accennato una mossa, lei lo avrebbe colpito.
Non avrebbe esitato, ne era certo. Sorrise.
"É vero, non ho
più la Sfera come dici tu. Mi è stata sottratta." Kagome guardò Inuyasha e
abbassò il suo arco.
"Inuyasha! CHI
ti ha rubato la Sfera?"
"Chi? Tu mi
chiedi CHI?"
"Non fare lo
stronzo Inuyasha, dimmelo subito!"
"Non sono più
succube, puttana! Non mi fregherai come hai fatto allora!"
Kagome strinse
l'arco tra le mani e con un impeto d'ira lo scagliò lontano. Inuyasha osservò la
sua mossa.
"BASTARDO! CHI è
quello non più succube? SEI TE CHE MI HAI USATO! Hai detto di amarmi e poi mi
hai tradito rubandomi lo Shikon, figlio di un cane! E io povera stupida che ti
ho creduto!"
"EHI! IO ti ho
detto di AMARTI?! Non è vero! TU sei bugiarda, falsa ed ipocrita!"
"E allora perché
sei venuto a letto con me?! Avanti! DIMMELO, Inuyasha!" Kagome sentì
qualcosa di umido sul suo volto. Erano lacrime. Aveva pianto e stava piangendo.
Si asciugò le guance con un lembo del suo kimono. Quelle lacrime. Volevano dire:
essere deboli, inferiori davanti a Inuyasha. E lei non voleva. Non voleva dare
soddisfazione a Inuyasha, non voleva vederlo godere del suo dolore.
Inuyasha
indietreggiò un poco nell'aria. Da molto tempo non vedeva le lacrime, solo
quelle di coloro che invocavano la sua pietà. Ma le lacrime di Kagome erano
diverse, erano capaci di fargli saltare completamente lo stomaco.
"IDIOTA! Non
piangere adesso!"
"Io NON sto
piangen-!" Kagome si bloccò e fissò meravigliata Inuyasha, che sembrò capire il
pensiero di Kagome e per reazione si voltò di scatto dandole le spalle. Quando
le aveva detto così Kagome aveva provato un calore remoto nel cuore, come una
certa familiarità. E la stessa sensazione l'aveva provata Inuyasha, ormai quasi
del tutto privo di un cuore.
Inuyasha si era
voltato, non sopportava la vista di Kagome. Osservò la situazione intorno a lui:
il villaggio era ormai distrutto, solo poche persone resitevano all'orda di
demoni che lo avevano invaso. Un ghigno comparve sul suo volto. Era soddisfatto,
tutta stava procedendo secondo i suoi piani... l'unico imprevisto era stata
Kagome, non avrebbe mai creduto di rivederla e non voleva. Eppure quando lei gli
aveva chiesto di ucciderla... 'Perché diamine non l'ho fatto?' Scese a
terra e sentì un lieve fruscio dietro di lui, si voltò di scatto pronto a
impedire a Kagome di ucciderlo, ma vide solo la donna che si stava trascinando
verso la capanna dalla quale era uscita. Kagome trascinava i piedi per la
stanchezza, sembrava che quella lingua verdastra avesse prosciugato parte della
sua energia. Oltre alla stanchezza era forte il dolore che provava in tutto il
corpo, le ferite erano ancora aperte e i lividi comparivano a fior di pelle. La
capanna era lontana, sua figlia era lontana. ' Kaeru, piccola mia... la tua
mamma sta arrivando... Kaeru, non devi vedere Inuyasha... non accorgerti di
Inuyasha!'
La vide. Vide
Kaeru, ma con il contesto non le piacque affatto. Sango era distesa a terra e
sua figlia stava in tutti i modi cercando di svegliarla senza successo. Il
peggio era che un demone stava di fronte a lei, lo stesso demone che
probabilmente aveva ferito Sango. Cercò con lo sguardo Kaede senza risultato,
quando poi osservò un corpo steso a terra... il suo. Era rimasta ferita.
"KAERU!" Kagome
gridò, quell'urlo fece portare lo sguardo di tutti i demoni su di lei, primo fra
tutti quello di Inuyasha. Il mezzo-demone seguì con lo sguardo la donna e cercò
la persona alla quale aveva gridato. Kaeru... non conosceva quel nome e non
aveva mai sentito Kagome pronunciarlo. Mai. A passi lenti seguì Kagome senza
essere visto, ma una voce demoniaca fece arrestare i suoi passi.
"Signore. Dove
sta andando? Abbiamo bisogno di lei!"
"Taci."
"Ma-ma signore
quella donna l'ha offesa!" Inuyasha si voltò di scatto, i suoi occhi si chiusero
fino a diventare fessure. Quando avanzò il primo piede il demone era accasciato
al suolo. Morto.
"Solo io decido
della vita degli altri! Ora andate a fare il vostro lavoro!" Un gruppo di demoni
scappò nella mischia, eseguendo l'ordine dato da Inuyasha.
Il mezzo-demone
tornò ad osservare Kagome.
"Ma che bella
bambina, sembri succulenta!" Il demone che fronteggiava Kaeru stava sbavando,
mentre la piccola si era accasciata per la paura vicino a Sango. Piangeva, come
sempre. Aveva promesso a sua madre di non piangere mai, ma le lacrime le
uscivano da sole, non riusciva a fermarle. "Mamma, dove sei?"
Fece un respiro
profondo e guardò la bestia che stava di fronte a lei. Non sapeva dove sua madre
l'aveva portata, non sapeva dov'era... dove era sua madre, aveva una paura
terribile. "Vattene via mostro schifoso! Lasciami stare!"
"Ohooooo, un
linguaggio troppo ardito per una signorina come te!" Il demone tirò fuori la
lingua e leccò Kaeru.
"Mhmmmm...
sembri buona, vieni qui... CHE TI ASSAGGIO!" Il demone si scagliò verso di lei
con le fauci spalancate, Kaeru chiuse istintivamente gli occhi parandosi il
volto con le piccole ed esili braccia. In un attimo sentì avvolgersi da qualcosa
di caldo e soffice. Vide dei capelli, quelli erano i capelli di sua madre!
Kagome aveva
fatto l'ultimo pezzo che la divideva dalla figlia di corsa, l'aveva raggiunta e
l'aveva abbracciata volgendo le spalle alle fauci del mostro. Quest'ultimo non
centrò la sua preda ma strappò un lembo della manica di Kagome. La donna gridò
dal dolore perché proprio in quel momento anche il suo braccio era stato in
parte addentato. Cadde completamente distesa a terra, con Kaeru ancora stretta
tra le braccia. A terra iniziò a formarsi un pozzo di sangue che apparteneva
tutto guanto a Kagome. Kaeru vedendo il sangue della madre si spaventò e si
liberò del suo abbraccio, iniziò a piangere e a scuotere Kagome per svegliarla.
Il demone si
voltò e vide la figura di Inuyasha, sorrise e disse.
"La donna è
ancora più socculenta mio signore..."
Trafitto. La
Tessaiga affondò nella carne fetida del demone che morto e straziato dal suo
stesso sangue cadde anch'egli a terra.
Inuyasha,
mettendo la Tessaiga nel fodero, si avvicinò al corpo disteso di Kagome. Lanciò
un occhiata alla bambina che si agitava accanto ad esso, lei non lo aveva visto.
"Mamma, mamma,
mamma, per favore svegliati mamma!" Le manine della piccola Kaeru scuotevano la
spalla insaguinata della madre con il risultato che anche la piccola si macchiò
del liquido rossastro. Kaeru si voltò di scatto e vide Inuyasha. Aveva gli occhi
spalancati fino all'inverosimile, la sua espressione aveva assunto su di sé
sorpresa... quella bambina aveva chiamato MAMMA Kagome!
' Questa
mocciosa l'ha chiamata MAMMA? Kagome... Come, come può essere? Ha avuto una
figlia?!'
"Ma tu sei il
buffo signore?" Kaeru riconobbe Inuyasha, "Sei tu quello che sogno..."
"Non so di cosa
stai parlando mocciosa e ora spostati, levati dai piedi!"
"Cosa vuoi fare
alla mia mamma?" Kaeru aveva iniziato a piangere e a stringersi al corpo di
Kagome. Inuyasha la guardò disgustato: aveva gli stessi occhi e gli stessi
capelli di Kagome, il suo stesso odore... anche se percepiva qualcosa di
diverso. Una rabbia incontenibile lo avvolse. I suoi occhi si chiusero e con un
mano scaraventò la piccola lontano. Prese la Tessaiga dal fodero e piantò la
punta a poca distanza dal volto della bambina. Kaeru non riusciva a muoversi, le
sue mani erano rimaste attaccatte alla terra sotto di lei. Guardò il corpo della
madre e Inuyasha, il suo sguardo era pieno di paura... ma non riusciva a capire,
perché non si svegliava? Perché non si ritrovava nel suo letto circondata dalle
braccia di sua madre? Perché lei era stesa a terra?
"Ora morirai."
Un piccolo
spruzzo di sangue macchiò la punta della Tessaiga. Kagome. Ancora una volta. La
donna con la poca energia rimasta si era parata di fronte alla figlia,
dividendola dalla lama tagliente di quella spada con se stessa. Sentì la piccola
farfugliare il suo nome. Si portò di fronte a Inuyasha. Aveva i lunghi capelli
scompigliati sulle spalle, macchiati in parte dal suo stesso sangue. Le ferite
ricoprivano le parti scoperte del corpo e la pelle era in parte ricoperta da
graffi e lividi, il kimono sporco di terra e macchiato di sangue all'altezza
della spalla. Eppure nonostante tutto si ergeva di fronte a Inuyasha. Solo i
suoi occhi erano rimasti intatti. Grigi, screziati di azzurro. Il suo corpo era
dolorante ma la sua anima ancora forte. Quegli occhi racchiudevano odio, odio
per chiunque toccasse sua figlia, disprezzo e disgusto per Inuyasha. Quegli
occhi da soli parlavano di Kagome. La donna fissò Inuyasha e con voce flebile ma
ancora presente disse:
"Inuyasha!
Bastardo.. come, come.... come hai potuto fare questo a mia FIGLIA!" Gli occhi
di Kagome lampeggiarono di rabbia, una luce illuminò il petto della donna e
avvolse la lama della Tessaiga. A contatto con la spada la luce da bianca e pura
che era si fece nera come il vestito di Inuyasha e quando scomparve la spada non
era altro che un ferro arrugginito, era tornata al suo reale aspetto.
Inuyasha
indietreggiò un poco, ma si riprese subito dall'azione compiuta da Kagome.
"PUTTANA! Tu hai
avuto una figlia! Sei scappata e te la sei fatta con un bastardo tra voi esseri
umani, vero?! Stronza! Questa mocciosa deve morire e te farai la sua stessa
sorte!"
Una guancia di
Inuyasha pulsò dal dolore ed egli la raggiunse con la mano destra. Kagome lo
aveva schiaffeggiato. Gli aveva dato uno schiaffo e ora lo stava guardando con
un espressione di odio feroce, dagli occhi le cadevano una dietro l'altra
lacrime amare e copiose.
"Lei è TUA
figlia, Inuyasha! HA IL TUO STESSO SANGUE!" Kagome cadde in ginocchio, il suo
respiro diventava sempre più pesante e corto ma con la forza che le era rimasta
si afferrò il kimono all'altezza del cuore e strinse con tutta la rabbia di cui
era capace e ansiamando rivolse un ultimo sguardo a Inuyasha. La sua voce si
fece bassa e flebile, "Tua figlia... Kaeru è ciò che è nato dopo quella notte.
Per cinque lunghi anni... h-ha vissuto senza un padre..." Del sangue fuoriuscì
dalla sua bocca, "A-anche s-se non lo a-acetto.... que-quel padre sei tu
In-Inuyasha."
Dopo quelle
parole cadde a terra svenuta, il suo volto pallido e imperlato di sudore
conservava ancora la sua eterea bellezza. Kaeru rimase paralizzata accanto alla
madre. Aveva sentito la parola padre... che cos'era un padre? Per lei...
il suo era quell'uomo che aveva urlato alla sua mamma.
Le parole di
Kagome rimbombavano nella mente di Inuyasha, la parola padre... continuava a
ossessionarlo. Suo padre era morto e questo ormai parecchi anni prima e ora
anche lui era padre... di quell'essere uguale a Kagome. Kagome. Quel nome non
l'aveva dimenticato, avrebbe voluto ma non l'aveva cancellato del tutto dalla
sua mente. Si chinò su Kagome e la sollevò da terra. Il corpo inerte della donna
si lasciò toccare dalle mani di Inuyasha e la testa di Kagome si posò a peso
morto sul petto del mezzo-demone. Si sollevò con lei in braccio e si arrestò
alle parole della piccola bambina.
"Dove porti la
mia mamma?" Inuyasha la fissò intensamente. Aveva percepito qualcosa di strano
in lei e ora capiva cosa, quella bambina era anche parte di lui... e ora lo
sapeva. Sango alzò il capo e vide Inuyasha "Do-dove hai intenzione di portare
Kagome? Inuyasha?"
Il demone lanciò
un ultimo sguardo al villaggio, fece un cenno ai demoni dietro di lui e si avviò
volando dentro la foresta.
Tutto ciò che
rimase fu solo fuoco e cenere.
Note dell'Autrice:Credevo di andarci peggio con le parole... in fondo non sono poi molte, in
alcune ff è anche peggio. Allora cosa ne dite? Ascoltatemi, almeno questo
capitolo recensitelo perché è quello più importante di tutta la ff... almeno per
me. Premetto che nelle scene cruente non ho scritto molto bene l'evolversi della
situazione, magari sono sembrata troppo una mitraglietta... Cmq nei prossimi
capitoli si avrà una descrizione più dettaglita di Inuyasha e tranquilli sembra
solo infido e bastardo ma... si insomma abituatevi a vederlo anche sotto questo
aspetto. Le scene dove si prova l'odio feroce l'ho reso a modo? No, lo chiedo
perché ho sempre scritto ff, come dire... tranquilline. Spero di sapere una
vostra opinione... e the show must go on, quindi alla prossima con un altro
capitolo!
RECENSITE! Sennò vi scaglio
contro il demone dalla lingua bavosa e verdastra!
Su tutto il villaggio si era
levato un vento insistente, la poca polvere rimasta si sollevava da terra e
compieva giravolte nell'aria per poi tornare dove il vento l'aveva colta. Poca
era la polvere, il terreno, la terra era impregnata del sangue di un centinaio
di essere umani e pertanto rimaneva compatta, resistendo alla forza del vento.
Lo scenario che si presentava agli occhi di chiunque era terribile, a terra
giacevano i corpi di donne, uomini e bambini, mangiati, morsicati dall'orda di
esseri demoniaci che come erano giunti se ne erano andati. Nessuno era
sopravvissuto a quella catastrofe, nessuno si era salvato. Solo la foresta aveva
assisitito in silenzio a una simile strage. Il fiume era diventato rosso per
tutto il sangue che era stato versato e per i raggi del sole che vi morivano
all'interno. Il sole calava come per testimoniare la morte e la rovina su quel
villaggio, la morte che era diventata sovrana anche di quella parte di mondo. La
notte stava per scendere, avrebbe ricoperto quella carneficina e con
l'accrescere dei giorni la polvere sarebbe aumentata, nutrita dai corpi ormai
decomposti delle vittime; vicino a una capanna ormai distrutta una bambina
versava calde lacrime, attorno a lei tutto era morto. La madre era sparita e le
persone che conosceva giacevano in terra prive di sensi. Si asciugò gli occhi
con le mani sporche di terra, ancora una volta osservò la donna che giaceva ai
suoi piedi con la speranza di vederle muovere una mano, un braccio, una gamba,
ma niente. A un tratto sentì un colpo di tosse, Sango stava cercando di sputar
fuori la terra che aveva ingerito durante lo scontro con Inuyasha. Si mise
faticosamente in ginocchio e si sfregò la bocca, le mani indolenzite e graffiate
non fecero che peggiorare la situazione. Tutto il corpo era un dolore continuo,
le gambe non riuscivano a sostenerla e la testa sembrava cederle da un momento
all'altro, si sentiva pesante... ma era viva. Viva. Vide la piccola Kaeru che la
osservava con gli occhi sgranati per lo stupore, Sango accennò un piccolo
sorriso mentre la bambina si gettava in lacrime tra le sue braccia. Sango iniziò
ad osservarsi intorno, solo morti. Cataste di morti l'uni sopra gli altri. Provò
un senso di nausea per l'odore acuto e acido del sangue che era stato versato in
una quantità impressionante. In lontananza vide un corpo, sembrava quello di
Kaede, ma non era sicura. La sua vista tremolava e gli impediva di focalizzare
un immagine ferma; si alzò tremante in piedi, lo sforzo fu immenso e una smorfia
di dolore comparve sul suo viso, fece un passo in avanti. Poteva farcela, con
calma poteva farcela. Seguita da Kaeru, Sango si avvicinò al corpo di Kaede, si
piegò su di esso e portò l'orecchio al petto della vecchia sacerdotessa.
Respirava ancora, la vecchia Kaede non era morta.
"Piccola Kaeru, vedi delle ferite sul corpo di Kaede?" Kaeru si avvicinò alla
donna, osservò con attenzione ma rispose un no secco.
"Allora, probabilmente è svenuta per una botta ricevuta... meglio così...
Ascoltami con attenzione piccola, per un po' i tuoi occhi saranno i miei... va
bene?"
"Sì... ti aiuterò io Sango..."
"Bene, allora dimmi... è lontana la foresta?" La bambina sembrò titubante, "Si,
bisogna attraversare una montagna per arrivarci..."
"Una montagna?" Sango rimase sorpresa, poi capì a cosa si riferiva la piccola.
La catasta di morti. Kaeru guardò preoccupata Sango, voleva farle una domanda e
Sango lo sapeva. "Dimmi Kacchan... che c'è? Parla."
"Dov'è la mamma? Quel cattivo la ucciderà? Io non voglio... mamma..." Sangò
sentì la bambina piangere. A tastoni raggiunse la testolina della bambina e la
rassicurò. "Tranquilla, non faranno del male alla tua mamma... non finché ci
sarà Inuyasha con lei."
**
Sentì una goccia d'acqua caderle sul volto e scendere giù sulla gola. Era una
goccia o una lacrima? Tutto il corpo si era risvegliato, lo sentiva... dolorante
fino all'inverosimile, fitte lancinanti ai fianchi e alle gambe. Concentrò i
sensi anche sui bracci e sentì un bruciore fitto a uno dei suoi gomiti, non
riusciva a capire di quale braccio si trattasse, non riusciva a capirlo, la sua
mente era come avvolta da una nebbia fitta e densa. Non apriva gli occhi, non
voleva. Dov'era? Sentiva dell'erba sotto di lei... forse era ancora al
villaggio. Doveva farsi forza e aprire gli occhi. Doveva farsi forza per sua
figlia, ancora così piccola... ma chi faceva forza a lei? In quel momento ne
aveva immensamente bisogno. Si ricordò di Inuyasha, di come gli avesse detto di
Kaeru... ma non ricordava la sua reazione. Non sapeva nemmeno se aveva avuto una
reazione. Rimase ferma immobile, un solo movimento e tutto il suo corpo avrebbe
gridato di dolore... e lei non voleva più soffrire... era stanca.
Inuyasha stava in piedi nel prato che si estendeva per miglia e miglia
all'interno della foresta; attorno a lui un gruppo di demoni che stavano
sbavando come inebetiti dalla bellezza della donna che giaceva sull'erba ricca
di rugiada. Inuyasha aveva comandato l'assoluto silenzio, quella donna non
doveva essere svegliata con la forza. Inuyasha la osservava ancora. L'aveva
fatto già fra le fiamme di quel villaggio, ma il volto di lei era sempre stato
segnato dal dolore e dall'odio... dall'odio che provava per lui. Si sentì felice
per questo privilegio che gli veniva riservato, ma non dimenticava nemmeno lui
la sofferenza che quella donna gli aveva procurato. Kagome aveva avuto una
figlia... una figlia da lui. Quella notte... una figlia... sua e di Kagome.
Sapeva che la donna non accettava il suo ruolo di padre, glielo aveva detto
chiaramente anche in quel momento: non accettava quella situazione. In quella
mocciosa aveva percepito qualcosa di diverso, ma non avrebbe mai creduto che
quel qualcosa fosse... suo. Anche quella mocciosa l'aveva guardato con uno
sguardo ricolmo d'odio, aveva visto già quegli occhi su di lui... gli stessi
occhi di Kagome, la donna che ora giaceva a terra poco distante da lui.
"Signore, ma cosa dobbiamo farne di quella donna? Ucciderla?"
"No, non le farete niente."
"Ma signore! É così bella!" Il demone si mise le mani all'altezza della gola e
gridò poi un perdono sviscerato.
"Poveri stolti quella è la donna del Signorino Inuyasha!" Una pulce saltò sulla
spalla del padrone rivolta ai demoni che stavano dietro di lui.
"Vecchio Myoga!" Il gruppo di demoni rimase ammutolito.
Inuyasha sollevò la mano e schiacciò la vecchia pulce tra le dita. "Non dire
cose non vere vecchia pulce."
"Ma signorino E' vero!" Insistette Myoga.
"Era vero." La vecchia pulce osservò il volto del padrone che fissava
intensamente Kagome. Sospirò e comandò ai demoni di andarsene. Dopo aver
ricevuto lo stesso ordine da Inuyasha gli esseri infami si allontanarono. Myoga
saltò giù dalla spalla del padrone e saltò su una guancia di Kagome.
"Non sarebbe meglio svegliarla, mio signore?"
"Non credo voglia essere svegliata."
Myoga guardò Kagome con aria bramosa. "Ma il suo sangue deve essere dolcissimo!"
La vecchia pulce pinzò delicatamente Kagome e per tutta risposta la donna si
schiaffeggiò la guancia, colpendo anche la povera pulce. Aprì lentamente gli
occhi e vide sopra di lei un cielo rossastro tendente al violaceo. Quando la
vista tornò a farsi nitida sollevò lentamente un braccio, era il braccio
ferito... lo capì dalla fitta che provò nell'alzarlo. Lo riabbassò con molta
cautela e più volte tentò di sollevarsi e mettersi a sedere; dopo numerosi
tentativi riuscì nel suo intento. Sentì ciocche di capelli caderle sulle spalle
e parte di questi rimanere ancora impigliati all'erba sotto di lei. Dolorante si
portò una mano alla fronte, la testa le scoppiava e le doleva fortemente.
Finalmente era sveglia, respirava l'aria avidamente come se avesse conosciuto la
morte in persona. La foresta di fronte a lei... quel luogo non lo conosceva, non
l'aveva mai visto. Ma come la tranquillità albergò per un breve attimo nel suo
cuore ben presto fu invasa dal terrore. Inuyasha.
"I-Inuyasha..." Il suono di quella voce che pronunciava il suo nome. Da tempo
non lo sentiva, non lo sentiva fuoriuscire dalle labbra di Kagome.
"Vorrei dirti le cose più spregevoli che esistono in questo mondo, ma sono
troppo stanca per farlo."
Inuyasha le si avvicinò a fianco molto velocemente, ma Kagome non fu
impressionata dalla sua mossa. "Sei veloce, Inuyasha.... lo Shikon deve averti
aiutato molto." Senza risponderle Inuyasha gli tese la mano.
"Mi fai troppo ribrezzo per toccarti." Kagome rispose acida, ma la mano del
demone rimase stesa di fronte a lei. "Fai un po' te... se hai intenzione di
rimanere tutto il giorno seduta..." Con uno sguardo contratto dal disappunto
Kagome tese titubante il braccio quando sentì la mano di Inuyasha afferrarla. In
due secondi si trovò sulle sue gambe, una scossa le invase tutto il corpo
partendo dai piedi fino a raggiungere con una fitta la sua testa, ritirò
velocemente la mano, era il braccio striato di rosso. Se lo afferrò sfregandolo
alla stoffa del kimono. Inuyasha afferrò quel braccio con la forza e Kagome
gridò dal dolore.
"Bastardo, ma che ti salta in mente! FA MALE!"
"Sta zitta, idiota, e sta ferma..." Kagome imbronciata seguì il consiglio di
Inuyasha, una luce rossastra illuminò il braccio che ritornò in possesso di
quella pelle bianca e candida di sempre. Kagome allontanò di scatto il braccio e
guardò Inuyasha sorpresa. "La Sfera ha fatto miracoli."
"Signorina Kagome, da quanto tempo!" La vecchia pulce nel frattempo si era
ricomposta e ora saltava allegramente sulla spalla della donna.
"Pulce Myoga, ma... ma allora sei ancora vivo?" Kagome aveva fatto una faccia
del tutto impressionata, come se avesse creduto la pulce morta ormai da
parecchio tempo. Myoga gli rispose stizzito "CERTO, che sono vivo!" Kagome
arrossì per l'imbarazzo e Myoga riprese soddisfatto.
"Lei è diventata ancora più bella! Dico sul serio!" Kagome rispose con un timido
grazie, ma ben presto il suo sguardo fu attraversato dal dolore. La spalla le
bruciava. Mentre formulava questi penseri si accorse piano piano che erano
falsi... come per magia le fitte in tutto il suo corpo stavano dimunendo. Aprì
gli occhi e vide Inuyasha e la stessa luce rossastra che aveva guarito il suo
braccio. Poco dopo, si trovò ancora sulle sue gambe, illesa e soprattutto in
forma proprio come quando era giunta al villaggio. Inuyasha abbassò il braccio e
le voltò le spalle e con voce inespressiva disse:
"Se voglio ucciderti... devi essere in forma. Non c'è gusto a far fuori una
persona che non sa difendersi." Kagome rimase in silenzio. Si ricordò del
villaggio e una fitta avvolse il suo cuore. Nessuno era sopravvissuto, anche
quando lei era svenuta era già troppo tardi. Pensava a Kaeru, a sua figlia e
sperava ardentemente che la vita fosse rimasta attaccata a Sango. Lei voleva
andare al villaggio, aiutare Kaeru, ma qualcosa la intratteneva in quel luogo...
insieme a Inuyasha.
I demoni che avevano circondato Inuyasha precedentemente ritornarono dal loro
padrone e appena videro Kagome espressero moti di meraviglia.
"Ehi, bellezza ma allora sei viva!" Un demone dall'aspetto umano la stava
osservando con bramosia senza lasciar intendere niente al suo padrone. Invece
altri spettri che prima non erano presenti nel gruppo le si avvicinarono con le
loro lingue penzolanti. Disgustata da quella vista Kagome fece un passo
indietro: quegli esseri schifosi erano stati la rovina del villaggio; il demone
al centro allungò una mano alla sua vita. Kagome emise un bagliore bianco, una
luce forte e chiara che costrinse i demoni ad arretrare. Gli occhi della donna
si chiusero e il braccio demoniaco che l'aveva cinta si stava girando ora su se
stesso, le urla del demone echeggiarono in tutta la foresta mentre gli altri
scapparono dietro Inuyasha. La luce che a contatto con il braccio si era fatta
nera, si era esaurita e Kagome stava osservando il demone di fronte a lei con
profondo disprezzo.
"Ma tu non sei una donna! Sei un mostro!" Pianse il demone afferrandosi il
braccio. Kagome gonfiò le guance indispettita.
"Io? IO sarei un mostro? E tu, scusa, cosa sei?! Un angelo, forse?! No, davvero,
dimmelo! Perché voglio stare tutto il giorno a sentire i vostri stupidi
discorsi!"
Quella donna aveva grinta. E il demone di fronte a lei lo sapeva. Kagome li
fronteggiava magnificamente, non aveva paura di loro. Provava solo disgusto.
Loro potevano essere anche più forti e lei troppo debole... ma non le importava.
Mai farsi mettere sotto da simili esseri.
Myoga osservò divertito la scena. "Ha conservato la sua sfacciataggine quella
ragazza, tanti anni passati con il signorino Inuyasha portano a questo?"
Kagome intanto aveva superato il demone, passandogli accanto e acida lo aveva
spronato a scansarsi "Togliti di mezzo..." Camminò dritta verso Inuyasha e con
decisione si arrestò davanti a lui puntandogli un indice contro. "Sentiamo, cosa
avresti intenzione di farmi?" Kagome guardava Inuyasha con decisione e
cocciutaggine, ma al finire delle sue parole udì la schiera di demoni agitarsi.
"Non ti sembra di rivolgerti in maniera poco appropriata al nostro signore?" Un
demone le si era avvicinato, sempre mantenendo un certa distanza. Kagome si
voltò verso di lui con molta disinvoltura, il suo sguardo era impassibile. Tutti
gli anni affondati nell'odio più completo l'avevano resa insensibile a qualsiasi
cosa in quel mondo. Aveva imparato a disprezzarlo e con esso tutte le cose
disgustose che ospitava. "Come tu hai detto è il 'vostro' signore... con me non
ha niente a che fare... anzi è bene far sapere subito che appena ho la
possibilità di ucciderlo.... lo farò. " Poi guardò fisso negli occhi di
Inuyasha, si portò bruscamente un ciocca di capelli dietro la spalla e con fare
adirato e strafottente iniziò a camminare verso la foresta con la speranza di
trovare ben presto il villaggio. Semmai qualcosa fosse rimasto di quel
villaggio. Non sapeva dove andare, in quel momento tutto le sembrava uguale...
per lei prendere la direzione a sinistra o quella a destra era indifferente. Ma
non voleva chiedere l'aiuto di quei demoni... tanto meno quello di Inuyasha. Si
era dimostrato un perfetto cretino, era chiaro che sottovalutava i suoi poteri
se l'aveva guarita... ma l'avrebbe pagata cara. Il mezzo-demone era rimasto a
guardarla con il suo solito sguardo inespressivo, rimaneva in silenzio senza
rispondere nemmeno ai suoi seguaci che chiedevano spiegazioni sul da farsi.
"Kagome."
Nel sentire il suo nome la donna si bloccò di colpo. In passato amava sentire
quella voce chiamarla, amava il modo con cui lui pronunciava il suo nome... in
passato amava tutto di Inuyasha... ora non più, aveva cercato di seppellire i
suoi sentimenti con l'odio, ma in quel momento tutto le sembrò confuso. Come se
quelle lettere messe l'une accanto alle altre potessero creare una magia, una
magia alla quale lei non era preparata, una magia che avrebbe potuto infrangere
il muro d'odio che aveva faticosamente costriuito attorno alla sua persona. Si
sentì debole, debole di fronte a Inuyasha. Aveva paura che tutto quel disprezzo,
tutto quell'odio nel suo cuore avessero provocato l'effetto inverso, invece di
allontanarla l'avrebbero avvicinata ad Inuyasha... si sarebbe sentita di nuovo
tradita da un uomo che ormai la odiava. Si girò indietro cercando di mascherare
i suoi pensieri e le sue ansie con uno sguardo del tutto indifferente.
Inuyasha stava in piedi circondato
dai suoi demoni, apparentemente vicino ma molto lontano... lontano da quel
prato, lontano da quella foresta... lontano da lei. Più lo guardava e più
tornava a soffrire, tutto il dolore provato in passato era stato solo una
sofferenza inutile e superficiale se ora di fronte a lui, lei non era 'guarita'.
Attendeva la sua domanda o la sua affermazione, ma non parlava. Si stava
agitando, stava perdendo la sua impassibilità e la sua freddezza. Un brivido le
percorse la schiena fino a giungere alle gambe, qualcosa di freddo e gelido,
qualcosa di spietato... aveva avuto una percezione, una sensazione sinistra..
carica di odio. Iniziò a guardarsi intorno freneticamente come un ceco che cerca
disperatamente la luce, non vedeva niente... tutto attorno a lei era foresta,
alberi, fiori ma niente di malvagio... eppure sentiva qualcosa, qualcosa che
nessuno avrebbe fermato. A un tratto si ricordò di quella sensazione già
provata... quando erano in viaggio lei e le altre credevano di essere seguite da
orde di demoni..... ma l'odio, la malvagità non erano violente e immense come in
quel momento. Prese a correre verso Inuyasha, che intanto continuava a
osservarla: stavolta il suo sguardo non era rimasto impassibile, cercava di
capire quello che stava accadendo a Kagome... fino a quando fu avvolto da una
sensazione di calore: la donna lo aveva afferrato per le braccia e
immediatamente l'odore di Kagome penentrò nelle sue narici. Lo stesso odore...
lo stesso profumo di un tempo.
"Inuyasha.... odio, malvagità... si stanno avvicinando... lo Shikon. Lo sento
Inuyasha ci sta... per... at-taccare!" Kagome aveva iniziato a balbettare
rafforzando la stretta alle maniche nere del mezzo demone, era come
paralizzata... troppo odio, troppi sentimenti corrotti stavano invadendo la sua
mente. I suoi occhi erano sbarrati e delle gocce di sudore le scendevano dalla
fronte. Kagome si toccò gli occhi, le dita diventarono umide, dal sapore
salato... stava piangendo.
' Io... sto
piangendo... perché? Perché?'
"Kagome?" Inuyasha abbandonò la maschera di indifferenza fino ad allora eretta
ed afferrò le spalle di Kagome, costringendola a guardarlo negli occhi.
"Si può sapere che diavolo ti
succede?" Kagome lo guardò sconvolta, la voce di Inuyasha non combaciava affatto
con la sua espressione...la prima era troppo fredda, troppo dura.
"Tanta soffe-renza e profonda
tri-tristezza..." Kagome era stata avvolta da un dolore mai provato nella sua
vita, un dolore, una sofferenza che mai aveva potuto sperimentare personalmente.
Il suo cuore... le doleva nel petto, pulsava, batteva... sentiva i battiti, i
battiti di un cuore, ma non era il suo... non era il suo cuore. I battiti si
fecero sempre più assordanti, rimbombando nelle sue orecchie, il dolore
aumentava ritmicamente allo scandire del battito, incessantemente. Il suo cuore
aveva iniziato a battere all'impazzata, combaciando con il pulsare dell'altro
cuore. Si sentiva male, le mancava l'aria... non riusciva a respirare, ansimava
soltanto. L'aria usciva dai suoi polmoni, ma questi non ne ricevevano.
Inuyasha sentì la presa di Kagome alle sue braccia allentarsi, vide il suo
dolore riflesso negli occhi, l'afferrò per la vita con il tentativo di
sorregerla.
"Inuyasha, sca-scappiamo." Quelle parole lo indussero a prenderla in braccio ed
a spiccare un salto in alto in direzione della foresta. Atterrò sul ramo di un
albero, non sapeva se fidarsi di quella donna, quella donna che teneva tra le
braccia e che già una volta lo aveva tradito... ma il suo istinto... l'aveva
presa in braccio senza sapere ulteriori spiegazioni. Si accorse che gli altri
demoni non l'avevano seguito, ma erano rimasti imbambolati al centro del prato.
In un attimo uno di loro venne diviso a metà e il sangue andò a macchiare quei
fiori che risplendevano per il loro candido colore, la stessa sorte toccò a
tutti gli altri fino a quando un enorme palla infuocata l'inghiottì per sempre.
Allo scomparire del fuoco, una macchia perfettamente circolare di erba bruciata
era comparsa sul prato fino ad allora fiorito... il fumo fuoriusciva da quella
terra ormai morente. Poi tornò di nuovo il silenzio, Inuyasha osservò Kagome...
due occhi grigio-azzurri lo stavano fissando, non con disprezzo, non con odio,
ma con gratitudine.
Nonostante il pericolo fosse passato, il cuore di Kagome non smetteva di battere
all'impazzata e non era certo per il fatto che percepiva ancora quella
sensazione intrisa di malvagità. Temette che Inuyasha potesse sentire i battiti
del suo cuore e così con non chalance disse chiaramente:
"Mettimi giù Inuyasha!" Il mezzo-demone fece come Kagome gli aveva detto
lasciandola bruscamente. Le sue mani tornarono a nascondersi nel suo kimono e il
suo sguardo rimase un'altra volta impassibile e privo di emozioni. Kagome senza
la presa di Inuyasha provò una vertigine e di riflesso guardò sotto di lei.
Sbiancò non appena vide la distanza che la separava dal terreno sottostante.
"Inuyasha! Sei stupido?! Che ti salta in mente di portarmi in un posto simile! É
troppo alto!" Inuyasha alzò un cipiglio infastidito.
"Già, hai ragione avrei dovuto lasciarti laggiù."
"IMBECILLE!"
"CRETINA!"
=CRACK=
"Inuyasha?"
"Che c'è adesso?!"
"Non hai sentito fare crack?"
" Tsk, macché crack e craAAAAAHHHHHHHHHAAAAAAAAH!"
Il ramo sui cui Inuyasha era atterrato si spezzò a metà, probabilmente il marcio
era stato notevolmente pressato dal peso dei loro corpi. Mentre stavano
precipitando, Inuyasha con una mossa fulminea afferrò il braccio di Kagome
portandola sopra di lui. Quando raggiunsero i cespugli del sottobosco si udì
solamente un tonfo secco e netto. Kagome si sollevò a sedere, levandosi le
foglie che le si erano attaccate ai capelli.
"Per fortuna sono intera..."
"Io un po' di meno.... levati subito da sopra la mia schiena!"
La donna sentì la voce imprecante del demone si sollevò di scatto osservando poi
il mezzo-demone che si ricomponeva. ' Ha impedito che toccassi prima io
terra.. Kagome, Kagome non farti abbindolare con queste cose! Lui è il tuo
PEGGIOR nemico!'
Inuyasha si guardò attorno chiamando la vecchia pulce Myoga "Myoga, cosa diavolo
è successo?" La vecchia pulce saltò sulla spalla del mezzo-demone e con aria
corrucciata si strofinò le zampe. Kagome sorrise alla vista della pulce, aveva
dimenticato che il vecchio Myoga era molto abile a evitare i pericoli che lo
circondavano. "Non lo so signore! Non avevo mai visto una cosa del genere...
forse l'unica che può darle una spiegazione è la signorina Kagome."
"Eh?" Kagome si puntò l'indice contro il petto con sguardo interrogativo.
"La pulce ha ragione... sei stata tu a dirmi di scappare. Allora, parla!"
"Ehi, innanzitutto non mi parlare a quel modo! A me comandi non ne dai!"
"Ci puoi scommettere che te li do! Sei tu maledetta che mi hai cacciato in
questa situazione! E ora parla!"
Kagome gonfiò le guance
indispettita e si voltò dalla parte opposta in segno di sfida. Inuyasha molto
infastidito da quel comportamento le afferrò violentemente la spalla
costringendo Kagome a voltarsi; il dolore per la stretta impedì alla donna di
rimanere nella sua posizione. Guardò Inuyasha con occhi furenti e pieni di odio
ma il mezzo-demone rimase completamente indifferente a quello sguardo. "Levami
quelle luride mani di dosso!" Kagome scandì quelle parole con un filo di durezza
e di freddezza. Inuyasha continuò a stringere la presa su quella debole spalla,
fino a quando da Kagome non fuoriuscì la famosa luce candida, che avvolse la
mano del mezzo-demone. Sul volto di Inuyasha comparve un ghigno accompagnato poi
da una risata malvagia.
"Stupida! Su di me il tuo potere
non ha alcun effetto! Ricordati che ho posseduto lo Shikon!".
"Bene allora che mi dici di questo?" Con una mossa veloce Kagome dette un
poderoso schiaffo a Inuyasha e vide la pulce Myoga agitarsi notevolmente sulla
spalla del mezzo-demone. La mano rimasta libera di Inuyasha afferrò la gola di
Kagome e la donna colta alla sprovvista afferrò il polso di Inuyasha. Lo sguardo
del mezzo-demone era diventato freddo e il colore dell'ambra rifletteva solo
l'immagine di Kagome. "Non sfidarmi donna! IO sono molto forte! Ho fatto fuori
anche mio fratello. Non so se rendo l'idea." Kagome lo guardò meravigliata '
Shessomaru? Ha ucciso Shessomaru?' .
"E allora uccidimi! Se non sbaglio
te l'ho già chiesto!" Kagome sentì la stretta di Inuyasha sul suo collo
rafforzarsi fino a quando si allentò di colpo. Appena la mano di Inuyasha si
staccò la donna si afferrò la gola strofinandola, "Sei diventato debole,
Inuyasha..."
Il mezzo-demone si incamminò verso
il folto della foresta, lasciandola indietro. Kagome anche se con malavoglia gli
corse dietro e mentre camminavano più volte i suoi occhi si soffermarono ad
osservare la schiena coperta d'argento di Inuyasha. Mille pensieri le
attraversarono la mente, pensieri del passato... Inuyasha le aveva risparmiato
una seconda volta la vita... alla sua richiesta di ucciderla non l'aveva fatto.
E poi l'aveva salvata... sapeva di dover dir grazie, ma quella parola non voleva
uscire dalle sue labbra. Troppo gentile per l'uomo che le stava di fronte. Una
domanda... una domanda le perversava la mente, voleva sapere perché, perché
l'aveva salvata e perché l'aveva risparmiata. Mentre si domandava tutto questo,
Kagome non si accorse che Inuyasha si era bloccato in mezzo al sentiero, e
irrimediabilmente andò a sbattere contro quella schiena che tanto aveva
osservato in quella mattina. Si portò la mano al volto strofinandosi il naso "
Ehi! Si può sapere perché ti sei fermato?" Inuyasha la guardò ma non le rispose,
indifferente. Indifferente! Questo era il comportamento che stava assumendo nei
suoi confronti, ma non riusciva a sopportarlo! Con un gesto sconsiderato gli
afferrò una delle ciocche argentate che gli ricadevano davanti " Allora? Mi vuoi
risponde?" Kagome si bloccò di colpo mentre stava fissando Inuyasha
intensamente; quella situazione l'aveva già vissuta... quella volta sulla
collina, quando Inuyasha aveva tentato di baciarla... Kagome lasciò di scatto la
presa e fece finta di niente. Un lieve rossore dipinse le sue guance, ma lei
sembrò non accorgersene. Inuyasha invece lo vide chiaramente e con un lieve
sorriso rispose finalmente alla sua domanda "Si è fatto buio... io posso vederci
benissimo ma non credo che la stessa cosa valga per te."
Kagome indignata gli ricordò:
"Io... non sono un demone, Inuyasha. Sono umana!" Inuyasha sospirò consapevole
di ciò che aveva detto la donna
"Da queste parti c'è un fiume...
lo sento benissimo e c'è anche una grotta."
"Non dirmi che senti anche
quella?!"
"Stupida! Io SO che c'è una grotta e ora sta zitta!" Kagome cercò di ribattere a
quella risposta secca ma si sentì sollevare da terra. Inuyasha l'aveva presa di
nuovo in braccio. Accortasene, Kagome inziò a gridare come un ossessa e a
dimenarsi intimando Inuyasha a lasciarla andare. Il mezzo-demone non le diede
retta e la donna iniziò a piacchiare il suo petto con le mani strette. Intanto
Inuyasha si era sollevato da terra e stava saltando da un ramo all'altro con una
velocità impressionante; per l'enorme paura Kagome smise di picchiare Inuyasha e
circondò improvvisamente il collo del mezzo-demone con le braccia. A quel gesto
Inuyasha perse l'equilibrio e cascò dal ramo sul quale era saltato, ma cadde a
terra perfettamente in piedi. Osservò con irritazione Kagome e la intimò ad
allentare la presa, ma la donna scosse la testa sempre rimanendo in quella
posizione " Non ci penso nemmeno! Tu vai come un pazzo! Ho la nausea e non
voglio guardare!"
"Non sopporto che tu mi stia così vicina!"
"Figurati io! Ma soffro di vertigini accidenti!"
"Vertigini?"
"Vertigini, stupido!"
Inuyasha tornò a guardare i rami in alto e spiccò nuovamente il salto. Non era
vero... che non sopportava Kagome. Ma quel gesto della donna lo aveva
terrorizzato. Anche se era potente non aveva potuto impedire alla sua mente di
risvegliare i ricordi. Ricordi, che nonostante la sua parte demoniaca, lo
avevano terrorizzato. E la stessa cosa valeva per Kagome: come aveva temuto non
era sentita a niente quella lontananza da Inuyasha se ora era arrivata
addirittura ad abbracciarlo e ad arrossire per il gesto precedente.
Inuyasha passando al di sopra del fiume si bloccò di fronte all'antro di una
caverna, depose Kagome a terra. La donna aveva assunto un bianco evidente sul
volto, quel viaggio turbolento le aveva messo lo stomaco sottosopra. " É questa
la caverna che dicevi, vero?"
"Sì... ma..." Iniziò a tastare il suo vestito mentre Kagome lo guardava
incuriosita "Dove è andato quell'essere?"
"Essere? Intendi Myoga?" Inuyasha smise di fare quello che stava facendo e fissò
improvvisamente Kagome all'altezza del seno. La donna arrossendo si ritrasse e
gridò al mezzo-demone: "Ehi, ehi! Dove guardi, porco?"
"Non guardo quello che intendi tu, stupida! Nemmeno te hai addosso Myoga!"
"Secondo me è cascato di sotto durante la tua sfuriata sugli alberi...."
Inuyasha guardò Kagome e poi fece un cenno del capo, avviandosi verso l'interno
della grotta. Kagome lo seguì "Sei sicuro che sia disabitata?" Inuyasha non le
rispose e Kagome fu costretta a seguirlo all'interno, sbuffando.
Le pareti della caverna erano molto umide e a tratti completamente bagnate. Il
terreno invece era perfettamente asciutto e di questo Kagome ne fu sollevata,
per lo meno non sarebbe caduta a terra. Dopo pochi secondi che camminavano
furono avvolti dall'oscurità, tanto pressante che avvolse di agitazione il cuore
di Kagome. La donna non riusciva a vedere niente, a stento i capelli argentati
di Inuyasha.... sperava con tutta se stessa che quella grotta fosse
caratterizzata da un unica via per evitare di prendere un cammino diverso da
quello di Inuyasha. I suoi occhi percepirono alla fine uno spiraglio di luce
quando si accorse che lei e il mezzo-demone erano giunti nel mezzo di un grande
spazio probabilmente al centro della caverna. Al centro vi era una sorgente
illuminata dai raggi di luna che penetravano dall'enorme fessura che sovrastava
sulle loro teste; incanatata da quello spettacolo naturale non si accorse che il
mezzo-demone la stava osservando.
"Questo è il mio rifugio...." Kagome lo guardò sorpresa. "Pensavo che abitassi
ancora nel tuo bosco."
"Ormai è da molto tempo che ho abbandonato quei luoghi." Kagome osservò Inuyasha
che intanto si era messo a sedere su uno spuntone di roccia, appoggiando la
schiena contro la parete umida della caverna. Il mezzo-demone chiuse gli occhi.
Da parte sua Kagome non sapeva cosa fare in quella situazione dove lei e
Inuyasha erano SOLI. Inghiottendo faticosamente si mosse in direzione della
sorgente.
Anche se l'acqua era debolmente
illuminata dalla luna scorse ugualmente il suo riflesso su essa. Era
perfettamente guarita dalle ferite che l'attaglianavano precedente: senza
accorgersene la sua mano sfiorò la spalla. Inuyasha l'aveva guarita per avere
una rivale adatta contro cui combattere. Non doveva illudersi, ma doveva
mantenere vivo il suo odio e usare Inuyasha... perché con la sua forza poteva
tornargli molto utile. All'improvviso si ricordò dei discorsi della miko
Toriko... di Naraku. Si voltò di scatto e gridò a Inuyasha
"Inuyasha! Naraku è vivo, vero?"
Il mezzo-demone aprì gli occhi all'improvviso e con un salto fu davanti a Kagome
ancora accucciata davanti allo specchio d'acqua. I suoi occhi si fecero duri e
freddi. "Come hai detto? Vivo?"
"Pensavo tu lo sapessi." Kagome spiegò la leggenda e le conseguenze scatenate
dalla profezia della sacerdotessa. Inuyasha al termine del discorso incrociò le
braccia al petto, Kagome aveva notato la preoccupazione negli occhi del mezzo
demone. E quella vista la rendeva molto triste... la fatica che avevano fatto
per ucciderlo non era servita a niente. Molte domande erano rimaste nella sua
mente, desiderosa di ricevere delle risposte dal mezzo-demone. Inuyasha tornò
nella sua postazione con la schiena contro la parete. Kagome l'osservò
attentamente e con coraggio gli si avvicinò, quando fu abbastanza vicina
Inuyasha aperse gli occhi e la fissò. Kagome sospirò e si mise accanto a lui,
piegò le ginocchia circondandole con le braccia e le avvicinò al petto. Kagome
appoggiò la testa sulle ginocchia rivolta verso Inuyasha e lasciò che i capelli
le cadessero sulle gambe. Era incredibilmente bella, lei lo sapeva... e anche
Inuyasha.
"Inuyasha... perché hai distrutto quel villaggio?" Inuyasha guardò lontano,
quella domanda gli era stata rivolta senza odio, senza indignazione.
"Perché mi andava di farlo, di uccidere qualcuno..." Kagome si ritrasse e
strinse le ginocchia ancora più a sé. "Perché Inuyasha? Cosa ti hanno fatto
quegli esseri umani?" Inuyasha si volse verso di lei irritato, ma si bloccò
nell'osservarla. Il volto di Kagome era attraversato dalla tristezza.
"La loro unica colpa è stata quella di trovarsi a vivere in quel villaggio, di
essere nati e di essere... umani? Anch'io sono un essere umano, ma non mi hai
ucciso."
Inuyasha scostò lo sguardo da lei. Non gli aveva domandato il perché. Il perché
non l'avesse uccisa.... non avrebbe potuto risponderle perché non lo sapeva.
Kagome imitò Inuyasha e appoggiò la schiena alla parete distendendo le gambe a
terra e inclinando leggermente la testa su una spalla.
"Sono preoccupata... chissà se Sango ha portato in salvo Kaeru...." Quelle
parole scossero l'animo del mezzo-demone e quando Kagome si accorse di aver
pronunciato il nome della figlia smise di parlare ed osservò di sottecchi il
volto di Inuyasha. Non riusciva a vedere niente in quella semioscurità, sentì
solo la voce di Inuyasha.
"E così quella mocciosa è mia figlia?"
"Punto primo non è una mocciosa, ma una bambina!Punto secondo:
riguardo a te come padre devo pensarci molto bene!"
"Sai a me cosa importa! Per me, te e quella mocciosa potete fare quello che vi
pare!"
Inviperita Kagome gli rispose a tono " Bastardo..."
"Puttana! E poi chi ti dice che sia mia figlia? Potresti avermelo detto per non
ucciderla! Io l'avrei massacrata."
Kagome sentì la rabbia crescerle dentro di fronte a quel mezzo-demone cocciuto.
Poi si calmò per evitare di scatenare un putiferio.
"Lo so perché è stata la ragione per cui sono tornata!"
Inuyasha si voltò verso di lei e Kagome riprese " Nel mio mondo disegnava
continuamente la tua figura e non dirmi che il demone con le orecchie da cane,
con una grossa spada simile alla Tessaiga e con un vestito di rosso non eri te!
E poi ho avuto il colpo di grazia..."
Kagome si interruppe, ma poi riprese "Una notte ha avuto un attacco e uno dei
suoi occhi è cambiato... da grigio è diventato color dell'ambra... aveva i tuoi
stessi occhi Inuyasha... non credo che un semplice essere umano possa nascere
con degli occhi simili."
Inuyasha rimase in silenzio.
"Nonostante ti disprezzi con tutta me stessa possiamo collaborare nella ricerca
dello Shikon! Insieme alla tua forza e con i miei poteri potremmo trovarlo molto
presto... naturalmente la fine sarà tutta da vedere." Kagome disse quelle ultime
parole facendo intendere chiaramente quello che voleva dire a Inuyasha.
Il mezzo-demone fece un amaro sorriso e disse "A quanto pare, il mio destino è
quello di avere sempre a che fare con te."
**
"Kaede finalmente ti sei ripresa."
La sacerdotessa guardò Sango seduta su una roccia con in braccio la piccola
Kaeru.
"Dov'è Kagome?" A quella domanda
il volto della bambina si rabbuiò e Sango rispose alla sacerdotessa.
"É con Inuyasha... l'ha portata via quando è svenuta."
"Inuyasha?"
"Non ti preoccupare... Inuyasha non le farà del male. Soprattutto ora che sa che
Kagome è la madre della sua unica figlia."
Kaede guardò la piccola che stava stretta alla cacciatrice. "Sango-chan, quello
è il buffo signore dei miei sogni... ne sono certa!"
Sango sorrise dolcemente a Kaeru "Sì, e finché tua madre è con lui è al sicuro."
La bambina fece un cenno col capo. "La mamma l'ha chiamato papà... cos'è un
papà?" La cacciatrice la osservò stupita. Allora Kaeru non aveva mai fatto
domande semplicemente perché non sapeva cosa era un padre.
"Vedi un papà... è uguale alla mamma. Ti vuole bene quanto lei... ' Questo me
lo auguro ardentemente piccola' Kaeru te sei nata da loro due..." Kaeru la
guardò sorpresa. "Sono contenta allora che sia lui il mio papà...." Sango
sorrise una seconda volta, forse Kaeru era troppo piccola per capire queste
cose... avrebbe lasciato l'arduo compito a Kagome, il compito di spiegarle
qualcosa di più sulla sua famiglia.
La cacciatrice si caricò Kaeru sulle spalle e si alzò. In quel momento si
sentiva bene, non aveva ricevuto ferite gravi e lo stesso era anche per Kaede.
"Venerabile Kaede dobbiamo assolutamente tornare al villaggio... sono sicura che
Kagome ci raggiungerà laggiù."
"Sì, al momento non possiamo fare altro... cercarla è inutile non conosciamo
questa foresta."
Le due donne attraversarono le rovine di quel villaggio divenuto ormai un vero e
proprio cimitero; le fiamme erano completamente spente e il fumo era tutto ciò
che era rimasto di quella strage. Kaede e Sango ripresero il sentiero da cui
erano giunte, recitando un ultima preghiera per quelle anime che in pochi attimi
erano state private della propria vita.
Note dell'Autrice:
Bene, e anche questo capitolo ha termine. Ho in mente molte cose, purtroppo devo
scartare le idee più banali e tener conto di altre... però non voglio
assolutamente rendere sciatta questa storia anche perché, indifferentemente
dall'esserne l'autrice, mi piace molto. Volevo precisare una cosa: quando
Inuyasha ha intimato Kagome a raccontargli cosa era successo e cosa aveva
causato quella strage nel prato, Kagome non gli ha risposto per un motivo molto
semplice... ho preferito far tacere ancora la cosa, anche perché non ho le idee
del tutto chiare riguardo allo Shikon. Naturalmente spiegherò tutto nei prossimi
capitoli quando la situazione risulterà più chiara anche a me.
Quasi dimenticavo!
Chiedo vivamente scusa per coloro che adorano Shesso-chan ma siccome non è
previsto in questa mia ff ho deciso di farlo morire! Non me ne vogliate non ho
ASSOLUTAMENTE niente contro di lui! Però non sapevo come fare a evidenziare la
forza di Inuyasha e considerando che Shessomaru è molto forte... Però ora che ci
penso... Non avevo forse detto che la profezia faceva resuscitare i demoni
uccisi? Forse ci sono possibilità di vederlo.
Author's
note:In questo capitolo ci saranno nuovi personaggi quindi qui urge
una frase fatta: Inuyasha & C. non mi appartengono ma sono proprietà di Rumiko
Takahashi, al contrario i personaggi che non compaiono nel manga/anime sono
MIEI. Va bene? Nei capitoli precedenti tutto questo non l'ho scritto ma mi
sembra una cosa scontata. Dopo questo momento di interruzione la storia
prosegue... Ah, i significati dei nomi contrassegnati con * sono riportati a
fondo pagina.
Kagome aprì
lentamente gli occhi, la luce nella caverna non apparteneva più all'astro lunare
ma bensì al sole. Si era alla fine addormentata accanto a Inuyasha, si era
sentita sicura e protetta cosa che non accadeva più da tempo. Ricacciò indietro
quei sentimenti ed iniziò a guardarsi intorno... non vedeva Inuyasha! Si alzò di
scatto, guardando freneticamente. Lo sapeva, se ne era andato e quel che peggio
era che l'aveva lasciata da sola! Ma quello era il suo rifugio, glielo aveva
confessato la sera prima e molto probabilmente sarebbe tornato... avrebbe
aspettato, anche se non ne aveva assolutamente voglia con tutto quello che
doveva fare. Indignata andò verso la sorgente d'acqua e la scrutò attentamente:
la sera precedente non l'aveva notato ma era divisa nel mezzo da un masso di
roccia, osservò anche l'acqua e le sembrò bellissima e nemmeno poi tanto
profonda. Quanto desiderava farsi un bel bagno! Sebbene Inuyasha l'avesse
guarita la terra insanguinata le era rimasta tutta quanto sul kimono e non aveva
ancora avuto la possibilità di levarla. Il suo sguardo indugiò sull'acqua
limpida che emetteva candidi riflessi, scrollò le spalle e si slacciò la fascia
che teneva il kimono stretto in vita. La veste cadde ai suoi piedi e lentamente
iniziò a immergersi all'interno della sorgente, l'acqua non era fredda ma
abbastanza tiepida forse a causa del sole che la stava illuminando e riscaldando
con i suoi raggi. Si immerse completamente nell'acqua fino a raggiungere la
roccia nel mezzo della sorgente d'acqua: la sensazione dell'acqua che avvolgeva
il suo corpo aveva fatto nascere in lei una piacevole sensazione, finalmente si
era liberata dal suo vestito e poteva godersi qualcosa che per lei era
assolutamente indispensabile. Appoggiò le spalle alla roccia e si rilassò
completamente quando sentì un piccolo colpo dietro di lei, si voltò di scatto e
vide dal basso la figura di Inuyasha che stava in piedi sullo spuntone di
roccia. Kagome divenne livida in volto, dal violaceo passò al rosso mentre il
mezzo-demone la stava continuando a guardare con sguardo inespressivo.
Velocemente la donna si coprì il seno con un braccio e con la mano rimasta
libera gettò uno spruzzo d'acqua addosso a Inuyasha imprecando contro di lui.
"PORCO! Ma cosa stai
guardando?! Vattene via!" Dopo aver gridato Kagome si
gettò con l'acqua fino al collo, mentre Inuyasha saltò, atterrando sulla sponda
dove Kagome aveva lasciato il suo kimono. "Si può sapere perché sei lì?" Aveva
continuato la donna, "Come faccio a uscire se rimani lì? Vedi di girarti!
Porco!" Inuyasha si voltò rispondendo a Kagome con un grugnito. La sentì uscire
dall'acqua, a quel pensiero scosse la testa e si rivolse con voce indifferente
alla donna.
"Vedi di darti
una mossa, il vestito pulito è sulla roccia a sinistra."
"Eh? "
Kagome osservò il kimono ripiegato sullo spuntone roccioso, lo prese e guardò
Inuyasha che ancora stava voltato.
"E dimmi...
questo dove lo hai preso?" Inuyasha non le rispose e la donna tornò a guardare
la veste che teneva tra le mani.
"Non... non
avrai mica ucciso colei che lo indossava? Vero....?" Kagome domandò speranzosa
sperando di ricevere una risposta negativa.
"E anche se
l'avessi fatto, avrebbe importanza?" Si voltò verso di lei e per la prima volta
divenne rosso come un peperone, da tempo Kagome non vedeva quell'espressione
dipinta sul suo volto. Confusione. La donna spostò lo sguardo dal mezzo-demone
su se stessa e quando si ricordò di essere nuda gridò una seconda volta
portandosi il nuovo kimono stretto davanti. Non poteva schiaffeggiare Inuyasha
perché entrambe le mani erano occupate, ma Inuyasha si voltò lo stesso da solo
dopo lo sguardo assassino che Kagome gli aveva rivolto.
"Non
capisco perché ti agiti tanto! Non è la prima volta che ti vedo nuda!"
La mente
di Kagome volò a quella fatidica notte, divenne rossa in volto e per evitare di
dar vedere qualcosa a Inuyasha rimase in silenzio. Indossò il kimono e
finalmente disse a Inuyasha che aveva terminato. Il nuovo kimono era blu con
qualche fiore violaceo dipinto sopra, era molto semplice ma su Kagome assumeva
quella bellezza che poteva prendere da poche. "Io poi voglio sapere dove lo hai
preso."
"Tanto ormai ce
l'hai addosso." Inuyasha stava evitando di guardarla, già il suo rossore
precedente era stato un suo punto debole.
Uscirono dalla
caverna e si ritrovarono nel luogo della sera precedente. Kagome osservò
preoccupata il cielo: anche se nella caverna c'era uno spiraglio di luce
all'improvviso il sole si era oscurato coperto da delle nuvole poco
rassicuranti. Sebbene fosse già mattina avanzata non c'era molta luce sia per il
sole oscurato ma anche per gli alberi fitti e intricati che impedivano qualsiasi
spiraglio o sprazzo di luce.
"Bene." Fece
Inuyasha "Dove vuoi andare?"
"Al
villaggio che hai attaccato!"
"Ma ormai non
ci sarà nessuno... saranno tutti morti."
"Questo lo so,
naturalmente per l'opera di un mezzo-demone di mia conoscenza!"
"Tsk! Ma
figurati... Ti ricordo che odio gli esseri umani. E ora basta."
"Ehi, non
vorrai mica saltare come una scimmia vero? Il mio stomaco non reggerebbe!"
"Non ci penso
nemmeno! Ti riattaccheresti a me come una piattola! Mi da fastidio."
"Infatti, oltre
a vomitare per la nausea avrei vomitato per qualcos'altro...."
I due si
voltarono le spalle indispettiti, quando poi Kagome sentì il mezzo-demone
camminare dalla parte opposta. Si girò sospirando e seguì Inuyasha, al momento
non poteva far altro che andargli dietro... non aveva molta scelta. Quella
foresta era per lei sconosciuta e ospitava chissà quali creature. Non voleva
ammetterlo ma senza Inuyasha non sapeva nemmeno come uscirne viva. Dopo pochi
minuti di cammino giunsero finalmente alla fine della foresta, Kagome superò
Inuyasha con la speranza di poter scorgere Kaeru e le altre ma il panorama che
le si parò davanti la fece arrestare di colpo. Si portò le mani al naso:
l'odore dei corpi in putrefazione l'aveva colta impreparata; il fumo del fuoco
era ormai scomparso e su quel terreno di rovina erano ormai presenti i corpi
degli abitanti mischiati a quelli dei demoni che erano rimasti uccisi durante
l'attacco... Il silenzio veniva solamente interrotto dal cracchiare degli
uccelli che si cibavano avidamente dei cadaveri. Kagome camminò circondandosi a
poco a poco dei corpi contorti dei defunti, dopo ciò che aveva visto sperava
ardentemente che sua figlia se ne fosse andata. Dopo aver terminato la sua
ricerca tornò da Inuyasha, che durante la sua assenza aveva mantenuto uno
sguardo del tutto freddo e distaccato, quello scenario non smuoveva di certo il
suo animo visto e considerato che era stato proprio lui a volere tutto ciò.
Kagome si portò le mani al petto, chianando il capo... calde lacrime stavano
rigando il suo volto, sapeva che era stato Inuyasha l'artefice di quella strage
ma allo stesso tempo non poteva crederci. I poteri dello Shikon gli avevano dato
una forza immensa anche se il mezzo-demone era stato privato del gioiello. La
sua mente era maledettamente confusa, a volte odiava Inuyasha con tutta se
stessa proprio come in quel momento, altre volte non riusciva a provare quel
sentimento...era troppo instabile, tutto in lei lo era. Perché doveva sentirsi
così confusa? Perché? ' Maledizione! Perché? E ora lo sto perfino seguendo!
Lui che ha ucciso persone come me... persone umane!' Inuyasha stava
osservando il villaggio ormai distrutto, un flebile ma malvagio sorriso comparve
sulle sue labbra, fino a quando non iniziò a ridere gelidamente. Kagome alzò di
scatto la testa e si voltò verso di lui. Inuyasha continuava a ridere, a ridere,
a ridere.
"Cosa ridi,
bastardo?!" Kagome aveva gridato nuovamente contro Inuyasha, doveva rimanere
calma, ma non ci era riuscita... specialmente quando Inuyasha aveva preso a
ridere in quel modo. Le lacrime non cessavano di caderle dagli occhi, perfino
Kagome aveva creduto di averle del tutto esaurite... ormai da parecchio tempo.
Stavolta il mezzo-demone non fu scosso dalla reazione di Kagome ma si limitò a
guardarla sempre mantenendo quel sorriso terribile sul volto.
"Perché mi
diverto! Li abbiamo eliminati tutti... erano spassosi ogni volta che piangevano
chiedendoci perdono o di risparmiar loro la vita." Kagome alzò il braccio pronta
a schiaffeggiare Inuyasha una terza volta, ma il mezzo-demone precedette la sua
mossa e le afferrò il polso stringendolo con tutta la forza che aveva in corpo.
Kagome lanciò un gridò e si piegò dal dolore... non aveva la stessa forza di
Inuyasha, contro di lui non poteva fare niente. Se ne stava accorgendo... era
troppo forte per lei. "Fino a quando mi seguirai evita di fare queste fottute
scenate altrimenti credimi non ci metterò molto ad aggiungerti al mucchio di
carogne." Kagome strattonò il suo polso dalla presa di Inuyasha ed evitò di
guardare il volto del mezzo-demone, si morse il labbro inferiore cercando di
mantenere la calma..... lo sapeva che Inuyasha avrebbe potuto ucciderla in
qualsiasi momento. " Bene, allora continuiamo."
"Oh, oh, oh ,
oh , oh.... Inu-chan, ma allora sei qui?"
Kagome rivolse
lo sguardo verso il cielo e vide due figure su una nuvola grigiastra che stava
sollevata sopra le rovine. Scorse la figura di una donna dai capelli corti e
viola che indossava una veste molto attillata e che le lasciava scoperte molte
parti del corpo. Kagome alzò un angolo della bocca e un sopracciglio guardando
Inuyasha negli occhi "Inu....chan?"
La nuvola si
posò a terra e la donna saltò giù con una velocità impressionante, seguita da un
uomo che indossava una possente armatura e brandiva una spada molto simile alla
Tessaiga. "Tesoruccio! Pensavo di averti perso!" La donna incurante di Kagome,
che stava al fianco di Inuyasha, attaccò le braccia al collo del mezzo-demone
dandogli un bacio sulla guancia. Kagome a quella vista sbiancò di colpo senza
capire un'acca di quello che stava succedendo. La misteriosa donna, sempre
abbracciando Inuyasha che stava cercando di liberarsi dalla sua stretta, rivolse
uno sguardo a Kagome che appena di accorse dei suoi occhi puntati su di lei
ingoiò pesantemente. "E lei chi è Inu-chan? Sembra un'umana....." Prima che il
mezzo-demone potesse rispondergli la donna si avvicinò a Kagome e annusò l'aria
attorno a lei: Kagome spaventata da quel gesto si ritrasse con un volto che
aveva dipinto sopra la confusione più totale.
"Sei.... una
sacerdotessa!" Quelle parole furono pronunciate con una vena di disprezzo e
Kagome se ne accorse. La donna afferrò il mento di Kagome con la mano destra e
lo sollevò "Sei molto bella per essere solo un'umana... che ci fai con
Inu-chan?" Kagome scostò il volto con sguardo furente ma non rispose alla donna
di fronte a lei. Si avvicinò l'altro uomo che aveva accompagnato la donna con
gli strani capelli viola; Kagome si sentì in trappola ma questo non le impedì di
osservare il compagno che si era avvicinato. Era molto bello....questo fu il
primo pensiero della donna e non poté fare a meno di arrossire. Inuyasha se ne
accorse e alzò un cipiglio 'Che ha da arrossire quella scema?' Poi guardò
attentamente l'uomo accanto a Kagome e un ringhio leggero nacque dal profondo
della sua gola.
"Hai
ragione Mizu [2]: è davvero molto bella." L'uomo afferrò una mano di
Kagome e la baciò inchinandosi verso di lei. Kagome arrossì di botto ancor più
vistosamente di prima "Una stupenda donna umana.....e anche molto forte." Il
misterioso individuo tornò ad affiancare la compagna, ma non smise di guardare
Kagome. Inuyasha, intanto, si era fatto avanti anche perché la scena a cui aveva
assistito non gli era per niente piaciuta. Nonostante tutto mantenne comunque la
sua solita espressione indifferente. "Cosa siete venuti a fare qui?" Chiese
rivolto ai due individui. Mizu lo guardò sconvolta e con una piccola risata
stridula rispose "Ma come tesoruccio! Siamo venuti a cercarti! Qualcosa non va
Inu-chan?"
Sulle tempie di
Inuyasha comparvero delle piccole vene ed era chiaro che in quel momento il
mezzo-demone si stava trattenendo dal fare una scenata. "Mizu quante volte ti ho
detto di non chiamarmi 'tesoruccio' né tanto meno 'Inu"chan'?"
"Tante
tesoruccio...." Rise divertita la donna.
"MIZU!"
Ignorando
completamente Inuyasha la donna tornò a guardare Kagome "Comunque qui urgono
delle presentazioni! " Allegramente afferrò il braccio del compare e gridò
convinta mentre Kagome l'osservava stupita "Noi siamo i fratelli Kihonyouso, io
sono Mizu!"
"Mentre io mi
chiamo Hi [3]" Disse l'altro più tranquillamente.
'Demoni'
pensò Kagome ' eh, e cosa mi aspettavo? Due che viaggiano su una nuvola non
possono certo essere umani...' Mizu si avvicinò a Kagome e le sorrise
"Allora bel faccino tu come ti chiami?"
Kagome la
guardò decisa " Il mio nome è Kagome, Kagome Higurashi. "
"Kagome... che
bel nome. " Disse Hi con tono gentile e premuroso.
"Basta! Veniamo
al sodo! Ora che mi avete trovato potete anche andarvene!" Inuyasha si voltò di
scatto, guardando Kagome affinché lo seguisse, ma si sentì afferrare la vita da
due braccia possenti. Kagome aveva indietreggiato con sguardo stupito e
scioccato. Mizu si stava strofinando alla schiena di Inuyasha sensualmente "Oh,
ma come siamo freddi Inu-chan... tutte quelle notti insieme non sono servite a
niente?"
Il sangue si
ghiacciò nelle vene di Kagome che assunse sempre più un aspetto indecifrabile
' Che-che-che-che ha-ha detto? Le notti insieme?! ' Inuyasha aveva notato il
volto sconvolto di Kagome.
"Notti?" Disse
Kagome con tono acido rivolta a quella donna ancora abbracciata a Inuyasha. Mizu
la guardò con aria di sufficienza e fece un largo sorriso.
"Sì... tante
notti."
"Ah.."
"É stato
divertente!"
"Immagino..."
Kagome strinse
i pugni lungo la vita e contò un poco nella mente per mantenere il controllo.
' Che te ne frega Kagome! Inuyasha può fare quello che gli pare... ormai lui e
io non...' Alzò lo sguardo quando notò un'ombra avvicinarsi a lei: era Hi.
L'uomo aveva un volto sereno e la guardava con desiderio. Improvvisamente senza
nemmeno capire come Kagome si ritrovò tra le braccia di Hi... inutile dire che
diventò viola dall'imbarazzo. Non riusciva più a muovere un muscolo, era da
tempo che un uomo non l'abbracciava in quel modo.... da tanto tempo. La mano di
Hi le sfiorò una guancia e Kagome rabbrividì; la bocca del demone si stava
facendo sempre più vicina alla sua, ma lei non riusciva a ritirarsi... come se
fosse stata... bloccata! A un tratto i volti di Kagome e Hi furono separati
dalla lama possente di una Spada che Kagome riconobbe come la Tessaiga. Hi
lasciò Kagome seccato e rivolse uno sguardo pieno di disgusto al
mezzo-demone. "Impiccione.... tanto a te cosa te ne
importa? Questa donna non ha niente a che fare con te.... o forse no Inuyasha o
meglio....Inu-chan?"
"Di certo non
sono affari che ti riguardano."
"Non hai
nemmeno negato Inuyasha."
"Inu-chan! Non
dirmi che hai una relazione con questa umana?!"
"Io NON ho
affatto una relazione con questo cane!" Kagome aveva gridato tutto d'un fiato e
aveva stupito i due demoni. "E ora io continuo il viaggio.... te Inuy...
Inu-chan fa pure come ti pare." Con un gesto sensuale della mano salutò i
demoni dietro di lei ed iniziò a camminare verso il sentiero che l'avrebbe
ricondotta al villaggio di Kagome. ' Maledetto bastardo ha pure avuto una
relazione con quella Mizu in tutti questi anni!'
Inuyasha guardò
Mizu e Hi, poi dopo aver rivolto loro un poderoso 'feh!' andò dietro a Kagome
con aria molto infastidita.
Rimasti soli
Mizu disse al fratello "Quei due non mi hanno mica convinto...."
"Nemmeno me...
secondo te uno che ti separa il viso con una spada per evitare di baciare una
donna.... è normale? Secondo me Kagome è qualcosa per lui."
"A te piace
questa Kagome, vero?" Mizu si fece impicciona.
Il fratello
sorrise leggermente e saltò sulla nuvola grigiastra " Per ora lasciamo perdere,
torneremo poi a cercare Inuyasha!"
Anche Mizu
saltò sulla nuvola affiancando il fratello e spiccarono poi il volo verso il
cielo.
**
Kagome stava
camminando con passo molto veloce sul sentiero. Aveva uno sguardo da far paura e
sembrava avercela con qualcuno, sicuramente con quell'espressione sul volto
nessuno si sarebbe azzardato ad attaccarla. Il suo volto si contrasse ancora di
più quando sentì una voce chiamarla dietro di lei.
"Lasciami stare
Inuyasha! Continuo da sola! Torna pure dalla tua donna!" Mentre si era voltata
per guardare Inuyasha con disprezzo non si accorse che una grande radice
ostruiva per un tratto il sentiero. Senza accorgersene inciampò e cadde con il
volto per terra, si rialzò ancora più arrabbiata di prima quando sentì il
mezzo-demone di fronte a lei ridere di gusto. Kagome lo guardò con sguardo
assassino ma la sua ira fu placata dal volto sorridente e disteso di Inuyasha
che nonostante le intimidazioni della donna non aveva smesso di ridere. Kagome
si portò in piedi, sostenendosi con la radice che l'aveva fatta andare faccia a
terra, ma appena fece pressione sul piede intrappolato si accorse che quella
caduta aveva fatto per bene il suo lavoro. La donna si mise a sedere sulla
radice e si toccò la caviglia con le mani massaggiandola più volte. Inuyasha
intanto aveva smesso di ridere e aveva rivolto uno sguardo a Kagome "Che hai
fatto ora?" Kagome si alzò non curante di Inuyasha avanzò un poco, ma era chiaro
che il piede le faceva ancora male. Inuyasha le andò dietro e dal suo volto
trapelò un sorriso nel vedere quanto la compagna di viaggio fosse goffa. "Fosse
è il caso di farmi vedere quella caviglia non credi?"
"No, non credo
proprio! Io sto benissimo!"
"A me non
sembra..."
"E io ti dico
di sì! Quindi stammi alla larga o sparisci! Tanto meglio!"
Kagome si voltò
indispettita dando le spalle al mezzo-demone quando il cuore le morì in gola, le
mani di Inuyasha le afferrarono le braccia portandola vicino con la schiena al
petto del mezzo-demone. "Fatti aiutare." Kagome a quelle parole divenne di nuovo
rossa in volto, la voce di Inuyasha era bassa.... gentile... sensuale? La donna
si mise a sedere su una roccia e il mezzo-demone si chinò sulla caviglia
infiammata. Il rossore non se ne era ancora andato e più volte Kagome aveva
scosso la testa per allontanare il pensiero di quella voce sensuale.
"Per queste
cose non posso fare niente...." Kagome guardò stupita Inuyasha che ancora teneva
sollevato il suo piede.
"Cioè....
voglio dire.... sai guarire ferite profondissime e...e...e non sai guarire una
caviglia infiammata?'"
"Non sono mica
un santone io."
"Insomma ma che
razza di poteri ti ha dato lo Shikon?!"
"NON gridare il
nome della Sfera a quel modo!"
"Io urlo quanto
mi pare e poi ti ricordo che è colpa tua se mi sono fatta male!"
"Ah sì?"
"SI'!" Kagome
si alzò di scatto, ignorando il dolore al piede " Se non ti fossi comportato a
quel modo io non sarei cascata!"
"E come mi sono
comportato, sentiamo!"
"Se non fossi
andato a le..."
"A le...
continua Kagome mi interessa."
"A me per
niente! NON me ne frega niente se sei andato a letto con quella Mizu!"
"Infatti, cosa
ti importa?"
"Niente! Hi è
più affascinante sono sicura che lo farebbe meglio!"
"Scherzi?!"
"Magari anche
meglio di te!"
"Te sei solo
GELOSA!"
" IO?!
Affatto!"
"No, tu sei
gelosa di me e Mizu!"
"Allora te che
mi hai diviso con la spada da Hi?!"
"Ah!"
"Fregato! Non
sai che dire vero Inuyasha? Allora mentre io soffrivo come una bestia in tutti
questi anni te ti sei rifatto portandoti a letto quella squaldrina.... sei
spregevole Inuyasha!"
"Sei tu che mi
hai tradito! Sei stata furba a venir a letto con me! Per distrarmi! Non avevi
certo intenzione di darmi lo Shikon per diventare umano!"
"Come no?! Era
l'unica cosa che desideravo da quella maledetta Sfera! Io volevo amarti
Inuyasha.... solo questo!"
Inuyasha
rimase spiazzato da quelle parole mentre Kagome aveva ripreso a piangere
cercando in tutti i modi di asciugarsi il volto con le maniche del vestito.
"Non fai
altro che piangere Kagome! Mi hai stancato, riprendiamo il viaggio..." Inuyasha
si chinò davanti a lei "Monta sulla schiena e vedi di non farci troppo
l'abitudine."
Kagome lo
guardò attentamente e non riuscì a trattenersi dal non rispondere "Certo! Meno
questo viaggio durerà e meglio sarà per tutti." Goffamente montò sulla schiena
di Inuyasha e le possenti braccia del mezzo-demone la sostennero dal non cadere.
Portò le braccia attorno al collo di lui e si tenne stretta, cercando di non
mollare la presa, e poi abbandonò la testa appoggiandola su una spalla del cane
demone. Inuyasha rimase per qualche istante immobile ricordandosi delle volte in
cui Kagome aveva assunto quella posizione. La donna senza volere si rivolse a
lui sussurrandogli nell'orecchio:
"Ti prego
Inuyasha.... non saltare. Non resisterei."
Il mezzo-demone
sospirò rassegnato e invece di prendere a scorazzare tra gli alberi iniziò una
lenta camminata lungo il sentiero di quella foresta. Dopo molto che erano in
viaggio Kagome notò il fiume che lei, Sango e Kaede avevano percorso durante il
viaggio all'andata e constatò che Inuyasha doveva aver camminato molto ed
essersi altrettanto stancato con lei sulle spalle. "Inuyasha forse dovremmo
fermarci..."
"No"
"Ma...è da
tanto che cammini... con me sulle spalle."
"Da quando in
qua ti preoccupi?" Kagome lo guardò stizzita.
"Infatti mi
preoccupo perché se te stramazzi a terra io non posso arrivare al villaggio!"
"Mi
sembrava...." Inuyasha si fermò vicino alla sponda del fiume e fece scendere
Kagome dalle spalle poi rimase del tutto immobile. Kagome lo osservò da dietro e
si chiese vivamente perché non si fosse ancora mosso. Con cautela gli fu
davanti: Inuyasha aveva chiuso gli occhi. A quella vista Kagome trattenne a
stento una risata, il mezzo-demone si era addormentato in piedi. Non fece in
tempo a svegliarlo che se lo vide cadere addosso tutto d'un colpo, trovandosi
dopo pochi secondi a terra con Inuyasha sopra privo di sensi. Arrossì subito e
cercò più volte di svegliare il mezzo-demone senza risultato; abbandonata ogni
speranza Kagome si rilassò poiché fino a quel momento era stata avvolta da una
tremenda tensione: Inuyasha aveva il volto tra la sua spalla e il suo collo e
per questa ragione il rossore di Kagome non si era ancora esaurito... per di più
sentiva il respiro regolare di Inuyasha su di lei. Tutto il suo corpo era
completamente bloccato da quello di Inuyasha e non riusciva nemmeno a spostare
un poco il mezzo-demone' E ora quando si sveglia?' Un piccolo venticello
si stava alzando proveniente dal fiume e in quella posizione Kagome osservò il
cielo tingersi a poco a poco di rosso. Quel giorno era trascorso molto in fretta
tanto che la sera si stava già facendo vicina. Si sentì gli occhi pesanti,
essendo costretta a stare in quella posizione senza muoversi, la stanchezza la
stava cogliendo anche se più volte tentava di rimanere sveglia. A un tratto
sentì un brontolio provenire da Inuyasha, fino a quando non vide il mezzo-demone
sollevare la testa. "Meno male che ti sei svegliato... inizio ad essere un po'
stanca di stare in questa posizione." Inuyasha si strofinò gli occhi rispondendo
all'affermazione di Kagome "In che senso scusa?" Appena fu capace di distinguere
chiaramente le cose capì ciò che voleva dire la donna: gli stava completamente
sopra. Si sollevò un poco di scatto raggiungendo un posizione che fece
accentuare il rossore sulle guance di Kagome. I capelli argentati di Inuyasha le
sfioravano delicatamente il viso, mentre i loro volti era tanto vicini da
potersi toccare. Nonostante la sua forma mezza demoniaca anche Inuyasha accennò
a un rossore sulle guance spostandosi velocemente da sopra Kagome, la donna da
parte sua si era messa a sedere stiracchiandosi le parti indolenzite del suo
corpo.
"La mia
schiena! Che male!" Kagome lanciò uno sguardo al mezzo-demone per vedere la sua
reazione ma per sua sfortuna Inuyasha era voltato impedendo alla donna di
leggere l'imbarazzo sul suo volto. Sentì dei piccoli colpi di tosse come se
Inuyasha cercasse di tornare normale, ma Kagome, presa da un idea astuta, lo
chiamò intimandolo ad aiutarla a mettersi in piedi. Quando Inuyasha le prese le
mani con l'intento di tirarla su, Kagome rimase delusa nel costatare che il
mezzo-demone aveva riacquistato il perfetto controllo di sé. Non sapeva perché,
ma il fatto di vederlo in uno stato d'imbarazzo o confusione lo avvicinava più
all'essere un umano come lei. Finalmente constatò che la caviglia non le
provocava alcun dolore. " Ora è tutto apposto."
Inuyasha
osservò il cielo e poi la foresta che incorniciava il sentiero che stavano
percorrendo. "Per la notte non è prudente dormire sul sentiero..."
"Sì, ma
nemmeno nella foresta."
"Infatto
dormiremo su un albero..." Kagome lo guadò scioccata: trascorrere la notte su un
ramo, ma era pazzo!
"Inuyasha ma
stai scherzando? Va bene per te, ma io come faccio a dormire su un albero?"
"Facci
l'abitudine." E con quella risposta Inuyasha chiuse la discussione entrando
nella foresta alla ricerca di un albero adatto. Kagome non aveva la minima idea
di come dovesse essere l'abero ideale e perciò lasciò la ricerca nelle mani di
Inuyasha, fino a quando il mezzo-demone si bloccò ai piedi di un albero molto
grande e molto vecchio che allargava le sue radici in tutto il terreno
circostante. "Questa quercia fa al caso nostro...". Dopo aver aiutato Kagome a
salire nacque un secondo problema.
"Io così vicino
a te non ci dormo!"
"Che ti credi?
Nemmeno io vorrei... a meno che tu non voglia essere divorata dai lupi qui
sotto." Kagome a quell'affermazione rimase in silenzio e con molta cautela si
mise accanto al mezzo-demone. Il ramo su cui stavano seduti era il più grosso di
tutti, gli altri erano troppo piccoli per ospitare una sola persona. "Inuyasha,
ma se cado stanotte?"
"Tranquilla, da
questa altezza non senteresti niente... una morte indolore."
"Spiritoso!"
"Vedi di non
agitarti nel sonno.... altrimenti svegli anche me."
"Come vorrei il
mio sacco a pelo."
"Dormire in
quell'aggegio è sempre stato scomodo." Kagome lo guardò meravigliata.
"C'hai
dormito?"
"Tsk!"
"Comunque
subirò una notte insonne."
"Io no!"
Inuyasha chiuse gli occhi incrociando le braccia al petto. Kagome sospirò e
piegò le ginocchia, provando a prendere sonno. Ma non era solo l'albero che le
impediva di andare tra le braccia di Morfeo, ma la vicinanza con Inuyasha. Lui
sembrava così tranquillo e incurante di tutto ciò, non riusciva a capire perché
proprio lei doveva crearsi dei problemi. Il suo braccio destro era completamente
appoggiato a quello di Inuyasha, quel ramo li aveva costretti a una vicinanza
forzata. Sebbene quei pensieri le torturavano la mente, Kagome si addormentò e
non avendo più il controllo del suo corpo bilanciò tutto il suo peso dalla parte
di Inuyasha. Però Kagome non sapeva che anche il mezzo-demone aveva i suoi
problemi per quella vicinanza forzata, soprattutto quando Kagome si era spostata
tutta addosso a lui. Dopo aver capito che si era addormentata trasse un sospiro
di sollievo, se il suo peso su di lui era voluto, non avrebbe saputo come agire.
Per sua fortuna era stata una mossa incosciente della donna. Ancora una volta
l'odore di Kagome intossicava tutta l'aria che li circondava e faceva venire
alla mente del mezzo-demone ricordi che aveva da sempre cercato di cancellare.
'Era l'unica
cosa che desideravo da quella maledetta Sfera! Io volevo amarti Inuyasha....
solo questo. '
Quelle parole
non l'avevano lasciato indifferente... anche se era stato molto abile a
nasconderlo. Kagome era stata l'unica ad amarlo per quello che realmente era...
l'unica che gli avesse confessato realmente i suoi sentimenti. Eppure c'erano
altre parole che non aveva dimenticato, parole che albergavano in un angolo
remoto nel suo cuore e rinascevano solo quando stava con lei. Ora che lei era
tornata, tutto per lui era più difficile... i suoi poteri non potevano fare
niente, solo renderlo ancora più vulnerabile di fronte a Kagome.
*'Ma davvero
credi che lei ti voglia bene?'*
*' Perché
proprio tu mi dici questo? Non hai certo un cuore tu! Sei solo un bastardo....'*
*' L'anima
di questi miseri esseri umani non conta niente... possibile che non te ne renda
conto? Mostrarsi comprensivi nei loro confronti è debolezza Inuyasha... E poi
cosa ne sai di lei? Le hai mai chiesto il desiderio che lei vorrebbe veder
realizzato con lo Shikon?... Non credo... sei te quello che cerca la Sfera... ma
chi ti dice che sarai proprio tu a usarla?'*
*' Non mi
tradirà! Ne sono certo! Lei mi vuole bene!'*
*' Oh,
commovente! Peccato che io sappia qualcosa che tu non sai....
Inuyasha...Inuyasha...Inuyasha...'*
" Inuyasha."
"Eh?" Inuyasha
aprì gli occhi di scatto, ma vide solo il volto di Kagome che aveva cercato di
svegliarlo. Aveva fatto di nuovo quel sogno, ancora una volta! 'Accidenti,
non sono affatto guarito! Lo Shikon sta perdendo i suoi poteri su di me, se
torno a ricordare certe cose... sto tornando di nuovo debole.'
Con una mano si
era afferrato la fronte e si era chinato su se stesso. Intanto Kagome lo stava
osservando sempre più convinta che qualcosa non andasse in quel mezzo-demone. "
Inuyasha? Stai bene?" Con buone intenzioni posò una mano sul braccio di
Inuyasha, ma a quel contatto Inuyasha sussultò violentemente.
"LASCIAMI
PUTTANA!" Kagome non ebbe il tempo di capire e comprendere quelle parole che il
braccio di Inuyasha l'aveva violentemente allontanata da lui; putroppo i due
erano ancora sul ramo della quercia e Kagome non riuscì a mantenere l'equilibrio
già precedentemente instabile, le sue spalle trovarono il vuoto e cadde dal ramo
possente. Afferrò d'istinto un ramo sporgente, ma questo non le permise di
trovare un appiglio anche per i suoi piedi, facendola rimanere sospesa nel
vuoto. Una mano forte le afferrò il braccio e la tirò di nuovo sul ramo senza
nessuna fatica. Una volta in salvo cadde in ginocchio ansimando per la paura che
aveva avuto.
"Scusa."
Inuyasha si era scusato?
Kagome guardò
con occhi terrorizzati il mezzo-demone, aveva avuto una reazione troppo violenta
e lei non aveva fatto assolutamente niente! Poco ci mancava che l'ammazzasse.
Riprendendosi dallo spavento emise un debole "Non importa..." anche se in quel
momento i suoi pensieri erano totalmente diversi. Una volta scesi Kagome rivolse
a Inuyasha parole che lo lasciarono un poco interdetto, soprattutto per il modo
convinto con il quale erano state dette.
"Se hai
intenzione di uccidermi Inuyasha, per favore evita almeno di farlo in questo
modo."
Note dell'Autrice:Fine del capitolo! E ora ecco a voi le traduzioni dei nomi:
Kihonyouso*: ovvero,
Elemento in riferimento ai nomi dei due fratelli.
Mizu [2]: che significa
Acqua.
Hi [3]: in giapponese
significa 'fuoco'.
Non so che altro dirvi se non
recensite e alla prossima.
Ci credereste se vi dicessi che
non ho la minima idea a chi appartenga la voce nel sogno di Inuyasha? Dovrò
lavorare di fantasia... speriamo che mi venga in mente qualcosa.
Author's note:
Grazie per le mail che mi sono state mandate finora, spronandomi a continuare
questo primo esperimento di Inuyasha! Da parte mia cercherò di rendere la ff la
meno banale possibile, anche se so che non sarà un' impresa facile. Tutti mi
chiedono di Kagome e Inuyasha ma state tranquilli perché prima o poi capirete la
loro situazione. Ammetto di aver dato qualche spoiler a qualcuno che mi ha
mailato ma niente di che ai fini della storia. L'unica cosa che mi resta da fare
è ringraziarvi per le mail e continuare questa ff.
Claudia
Quando arrivarono al villaggio
Kaede e Sango trassero un sospiro di sollievo nel vederlo completamente intatto:
l'incenso che ormai si era del tutto esaurito aveva saputo tener a bada anche i
demoni più malvagi. Tutti gli abitanti, che già di primo mattino lavoravano nei
campi, furono molto contenti di veder rincasare la loro sacerdotessa anche se si
preoccuparono altrettanto per l'assenza di Kagome. Non chiesero niente alle due
donne poiché queste sembravano distrutte e affaticate dal viaggio che avevano
appena terminato e le lasciarono riposare all'interno della capanna di Kaede.
Kaeru dormiva profondamente, era ancora troppo piccola per quei viaggi oltre
misura, mentre Sango e Kaede si riposavano sedute di fronte al fuoco che
scoppiettava al centro della stanza. Nessuna delle due riusciva a prender sonno
con la mente ancora rivolta a quel villaggio così violentemente distrutto:
durante il viaggio non avevano accennato niente di Inuyasha come se quel nome
potesse esplodere solo se nominato. Sango sospirò afflitta e guardò esitante la
vecchia sacerdotessa.
- Alla fine ha perso anche lui la
sfera...- Kaede intese al volo le parole della cacciatrice e annuì tristemente.
- Anche se l'ho visto di sfuggita,
anch'io ho avuto questa impressione.... la cosa che non capisco è perché fosse
circondato da quell'orda di demoni...-
- Esatto. E poi ha avuto un
comportamento molto strano... voglio dire: ha ucciso un suo pari quando questo
ha minacciato la vita di Kagome, e quando lei ha ucciso con la freccia un altro
demone è rimasto impassibile. Anzi ora che ci penso... quando Kagome si è parata
di fronte a Kaeru per proteggerla dal demone che voleva mangiarla Inuyasha ha
infilzato quell'affare con la Tessaiga...-
- Sì. E ricordati che poi l'ha
portata via.-
- Già, spero solo che stia bene...
forse non è stato prudente andarcene senza di lei.-
- É un rischio che abbiamo dovuto
correre... e poi non avremmo potuto fare niente per lei in quella foresta
sconosciuta. -
- Mi piacerebbe tanto sapere come
andrà a finire questa storia... -
- Sono sicura che prima o poi
Kagome ci raggiungerà qui al villaggio perciò ci conviene attenderla e farci
trovare...-
Sango annuì e sospirò guardandosi
le parti del corpo ancora ferite, per sua fortuna ciò che la rendeva debole non
erano le ferite ma la stanchezza che le opprimeva anche l'anima. Inoltre era in
pensiero per Kagome: sapeva di aver detto più volte a Kaeru che sua madre era
probabilmente salva, ma era altrettanto probabile che in realtà cercasse di
convincere solo se stessa. Provava affetto per Kagome, poiché lei rappresentava
quella sorella che non aveva mai avuto, ma che tanto desiderava avere. Aveva
perso tutti, le persone a cui voleva più bene se ne erano andate... ma lei alla
fine era ritornata. Non era più sola. Guardò il mondo al di fuori della capanna,
sembrava immenso eppure a volte era piccolo, troppo piccolo per viverci una
vita, troppo piccolo per avere delle speranze. Il mondo era il suo principale
nemico, non valeva la pena di affrontarlo, ma ingraziarselo si... solo così di
poteva continuare a vivere. E proprio da qualche parte sperava che Kagome fosse
viva, sperava anzi contava di vederla al più presto di fronte a lei.
**
Intanto Kagome e Inuyasha erano
finalmente arrivati al villaggio della vecchia Kaede. Non avevano avuto
particolari difficoltà a camminare sul sentiero e per fortuna la caviglia di
Kagome sembrò essere del tutto guarita. Purtroppo alla vista del mezzo-demone
molti abitanti erano scappati a gambe levate, terrorizzati dall'idea di rimanere
uccisi. Kagome, facendo finta di niente e senza curarsi minimamente di Inuyasha,
si mise di fronte alla capanna di Kaede e bussò leggermente alla porta. Quando
questa si aprì sentì un lieve ringhiare alle sue spalle, mentre la figura snella
di Sango si affacciava all'esterno. Alla vista di Kagome, gli occhi della
cacciatrice si illuminarono e abbracciò forte l'amica. Solo dopo essersi
assicurata delle sue condizioni Sango intravide la figura fredda di Inuyasha che
si limitava semplicemente a borbottare parole senza senso. Rimase un poco
interdetta dal profondo cambiamento che Inuyasha aveva subito in tutti quegli
anni, era notevolemente cambiato. Kagome sciolse l'abbraccio e rivolse un
sorriso smagliante all'amica.
- Sono tornata. Meno male
che stai bene e dimmi Kaede?-
- Sta bene, non
preoccuparti.- L'anziana sarcedotessa uscì dalla capanna molto lentamente.
- Sono felice... e ditemi la
mia bambina?-
A quella domanda Inuyasha
ebbe un fremito quasi invisibile che non sfuggì agli occhi attenti della
cacciatrice. - Sta dormendo dentro alla capanna....-
- Ascoltate ho preso una
decisione... cercherò lo Shikon insieme a Inuyasha.-
Le parole di Kagome non
sorpreso per niente né Kaede né Sango, probabilmente in cuor loro sapevano che
sarebbe successo di nuovo. Che tutti loro avrebbero rivissuto il passato. - Come
vuoi Kagome-chan, basta che stia buono.-
- Feh!-
- Credo che Inuyasha dovrà
spiegarci molte cose.- Kaede stava osservando il mezzo-demone con attenzione.
- Non credo che siano affari
vostri!- Inuyasha sbottò ed entrò nella capanna, lasciandosi alle spalle le tre
donne.
- Al momento dobbiamo solo
fidarci.-
- Io non ho problemi
Kagome-chan, piuttosto sei tu che...-
- Sì lo so, ma al momento
devo mettere da parte il rancore e...-
- Io non parlavo del rancore
Kagome.-
Kagome guardò con sguardo
stupito Sango, mentre la donna prese a sospirare, cercando di far cadere quel
discorso.
- Dobbiamo stare molto
attente, almeno questo lo sai vero?-
- Sì.- Sango sorrise
all'amica e fece un cenno col capo. Si guardò alle spalle e seguì Kagome
all'interno della capanna.
L'interno della capanna era poco
illuminato, ma per i suoi occhi, tutto ciò non era da considerarsi un problema.
La prima cosa che lo colpì fu l'odore, ormai impregnato negli assi dei legni...
era rimasto lo stesso, come il resto della capanna. Tutto era rimasto come in
passato, con l'unica differenza che in quel momento c'era una novità: una
bambina che dormiva poco distante dal fuoco al centro della stanza principale.
Alla vista della piccola, Inuyasha arricciò il naso con disgusto e le labbra
della sua bocca si piegarono in un ghigno di disprezzo. L'odore umano era molto
forte, quello di Sango e di Kagome in modo particolare... per non parlare del
suo odore demoniaco, che però entrava in contrasto con quello di Kaeru. Chiaro,
era sua figlia. Incrociò le braccia al petto, senza distogliere gli occhi color
dell'ambra dalla bambina, fino a quando le tre donne fecero il loro ingresso
nella capanna. Kagome raggiunse con fretta Kaeru, sedendosi accanto alla piccola
che dormiva ancora profondamente. Gli occhi di Inuyasha si spostarono dalla
piccola a Kagome e si accorse che anche la donna lo stava osservando,
mantendendo la stretta attorno alla figlia come in segno di protezione. Inuyasha
sbuffando, distolse lo sguardo e osservò la vecchia sacerdotessa che come Sango
si stava sedendo attorno al fuoco:
- Forse... Inuyasha vuole gradirci
della sua presenza?-
Il mezzo-demone alzò un cipiglio e
con malavoglia si lasciò cadere a terra, sempre tenendo le braccia fortemente
strette al petto. Tutta quella situazione lo riempiva di ridicolo, se qualche
demone lo avesse scorto a parlare con un gruppo di umane sicuramente avrebbe
perso la faccia. A dir la verità, non sapeva nemmeno come aveva fatto ad
accettare la proposta di Kagome di trovare insieme lo Shikon. A pensarci bene,
lui non aveva detto niente, ma sembrava che la donna avesse interpretato il suo
silenzio positivamente. E lo aveva fatto anche lui... Sapeva quanto Kagome fosse
forte nel percepire la Sfera. Poteva fargli comodo.
- Allora, - Kaede fissò il
mezzo-demone - parla... devi raccontarci molte cose...-
- Non ne vedo la ragione.-
- Inuyasha.- Kagome che aveva
parte della piccola Kaeru sulle ginocchia rispose a quell'insolente affermazione
di Inuyasha - Se vuoi trovare la Sfera, al momento devi solo collaborare... il
dopo sarà tutto da decidere! Quindi datti una mossa e vedi di fare poco il
cretino!-
Sango osservò stupita Kagome,
nonostante Inuyasha fosse molto forte, l'amica lo fronteggiava benissimo.
- Kuroi * - Inuyasha dopo aver
pronunciato quel nome chiuse gli occhi e appoggiò la propria schiena alla parete
dietro di lui.
- E chi sarebbe?- Kagome lo
guardò stupita. Esisteva qualcuno più forte di Inuyasha?
- Probabilmente qualcuno di
molto forte, più forte di Inuyasha.-
Inuyasha fece un movimento brusco
con le braccia e iniziò a sbraitare contro Kaede che aveva pronunciato quelle
parole. - SEMMAI, ha penato parecchio per prendermi lo Shikon! Sono un osso duro
IO!-
- Sì, vabbé... ma tanto te l'ha
rubato lo stesso.- Inuyasha ringhiò contro Kagome che però era rimasta del tutto
indifferente dalla reazione del mezzo demone.
- E sentiamo, per quale ragione te
lo avrebbe rubato... forza, scemo! Sono costretta a tirarti le parole fuori di
bocca?-
- IDIOTA! Modera il tono della
voce!-
Kagome si tirò un poco indietro
con volto imbronciato. Quel movimento brusco della madre fece svegliare Kaeru
che aprì lentamente gli occhi. La bambina se li stropicciò lentamente e quando
si accorse di essere in braccio a Kagome iniziò a piangere stringendosi alla
vita della madre e affondando il volto nel kimono della donna. - Mamma! Sei
tornata!- Kagome avvolse con un affettuoso abbraccio la figlia e delicatamente
posò il mento sulla piccola testa incorniciata dai suoi stessi capelli. - Cosa
credevi Kacchan? La tua mamma non può morire tanto facilmente... te l'avevo
detto.- Kaeru rivolse un sorriso smagliante a Sango quando poi intravide la
figura di Inuyasha. Il volto di Kagome si fece preoccupato, ma ormai non poteva
impedire alla figlia di conoscere quello che per lei era il padre. La piccola
indicò goffamente il mezzo-demone e a quel gesto Inuyasha assunse uno sguardo
disgustato ma soprattutto infastidito e sconcertato.
- Allora sei tu... - Kagome chiuse
gli occhi, ormai certa che la figlia avrebbe chiamato Inuyasha 'padre'.
- ... il signore buffo?- A quelle
ultime parole Kaede e Sango iniziarono a ridere e anche Kagome accennò un
sorriso. Inuyasha invece sembrò non gradire e uscì bestemmiando dalla capanna.
Kagome fece spallucce e si portò in piedi prendendo la figlia per mano.
- Che vuoi fare Kagome-chan?-
Sango la osservò alzarsi.
- Vado fuori... in fondo è giusto
che sia così, non posso impedire a Kacchan di conoscere Inuyasha. Anche lei deve
avere un padre, e quel padre è Inuyasha. É giusto che sia così.- Ripeté quelle
ultime parole più per convincere se stessa, il suo sguardo era attanagliato
dalla tristezza, ma nonostante tutto ancora molto forte. Con una pacchetta sulla
spalla della figlia condusse Kaeru fuorì all'aria aperta, sorridendo mestamente
ai movimenti incerti della piccola.
' Kagome-chan....'
**
Due occhi dorati stavano fissando
un punto impreciso del bosco. La debole luce che filtrava dalle foglie
dell'Albero Sacro rifletteva all'interno di essi per poi essere catapultata da
tutt'altra parte. Il vento soffiava leggermente scompigliando quei lunghi
capelli argentati. Con il vento Inuyasha udì delle parole, delle parole che
andarono a formarsi chiare e limpide nella sua mente.
" Inuyasha ?"
" Mhm? Che vuoi Kagome?"
" Volevo dirti una cosa..."
"Anch'io..."
**
Appena fuori un piccolo venticello
smosse i capelli di Kagome dalle spalle. Si guardò intorno per vedere dove era
Inuyasha, ma bastò seguire le indicazioni dei poveri contadini che avevano delle
facce assolutamente sconvolte e impaurite.
Il Go-Shinboku. Di nuovo,
Inuyasha.
Giunta all'albero, posò Kaeru a
terra e osservò attentamente con la speranza di scorgere un lembo nero del
kimono di Inuyasha. Alzò lo sguardo verso un ramo dell'abero sacro e lo vide. I
suoi occhi intravidero anche il vecchio Inuyasha, il mezzo-demone di cui era
follemente innamorata in passato e che indossava sempre quel suo kimono, rosso.
Le immagini dei due Inuyasha si sovrapposero l'una sull'altra, formando alla
fine i lineamenti dell'Inuyasha che avrebbe ben presto chiamato... per
l'ennesima volta.
" Grazie per avermi aiutato a
trovare lo Shikon... in tutti questi anni..."
" Sono stata io a volere questo
Inuyasha, non mi devi ringraziare... io..."
"Io?"
"Ecco volevo dirti una cosa, ma
non so se faccio bene a dirla..."
"Accidenti Kagome, non tenermi
sulle spine!"
"Io ti voglio bene Inuyasha "
"Eh?"
"E credimi... non come ad un
amico."
- Inuyasha.- Il mezzo-demone si
voltò guardando verso il basso nella sua direzione. Kagome lo stava osservando
tenendo per mano la piccola Kaeru, intenta ad osservare un farfalla variopinta
su una pianta accanto a lei. In quel momento negli occhi di Kagome, Inuyasha non
intravide nessun sentimento, nessuna emozione. Non riusciva a capire la
situazione né perché l'avesse seguito con la mocciosa. Con un gesto fulmineo,
scivolò dall'albero, per cadere perfettamente di fronte a Kagome. Kaeru lanciò
un piccolo grido di sorpresa, ritraendosi dietro alla madre. Kagome rimase
immobile, i suoi occhi si erano abbassati spostando la visuale sull'Inuyasha che
ora stava di fronte a lei. I suoi capelli si erano mossi leggermente per lo
spostamento d'aria causato dal mezzo-demone. Anche se dal suo volto non
traspariva alcuna emozione aveva paura. Da una parte desiderava ardentemente che
Inuyasha non riconoscesse Kaeru come sua figlia, ma dall'altra desiderava che
sua figlia avesse una vita normale, composta da entrambi i genitori... anche se
con Inuyasha non si poteva parlare di vita normale. Inoltre, riflettendo, non
era costretta a rimanere con Inuyasha per il bene di Kaeru. Poteva benissimo
vivere quella vita che aveva sempre vissuto, stavolta senza rimorsi di coscenza.
Una volta usato lo Shikon per sciogliere qualsiasi legame tra Inuyasha e Kaeru
poteva finalmente vivere una vita normale. Poteva sembrare superficiale, una
cattiva madre... ma in tutti quegli anni aveva cresciuto sua figlia tra alti e
bassi e soprattutto da sola. Aveva fatto tutto da sola, nonostante la sua
giovane età. Nessuno poteva giudicarla per tutto ciò che aveva fatto fino ad
allora.
- Forse ne dobbiamo parlare... non
credi Inuyasha?-
Il mezzo-demone alzò un cipiglio e
guardò in basso verso la bambina ancora nascosta.
- In fondo è la realtà a cui
dobbiamo far fronte...- Kagome non aveva mai distolto lo sguardo dal
mezzo-demone. Con un gesto delicato portò Kaeru di fronte a lei,
inginocchiandosi poi sulla piccola e tenendo le mani sulle piccole spalle. Il
volto di Kagome assunse un dolce sorriso, mentre cercava di rassicurare la
bambina.
- Hai visto Kacchan? É lui, vero,
il signore dei tuoi sogni?- Kaeru annuì leggermente senza distogliere lo sguardo
da Inuyasha. Da parte sua Inuyasha era rimasto stupito dal sentire Kagome
parlare in modo così dolce e... pieno d'amore, quel tono che molte volte era
stato rivolto a lui, per confortarlo e aiutarlo. Ma allora non aveva capito i
sentimenti di Kagome. In quella situazione non sapeva come comportarsi, non
sapeva dove guardare e soprattutto cosa dire.
- Papà?- A quella parola Inuyasha
guardò verso il basso, Kaeru gli stava sorridendo, lo stesso sorriso di
Kagome... forse solo... più piccolo. Senza poterlo impedire arrossì leggermente
mentre appariva sempre più impacciato. Kagome si riportò con la schiena dritta,
sorrideva appena, ma nemmeno lei ne capiva la causa: era contenta? O forse il
suo era solo un sorriso di circostanza?
Un rumore nel sottobosco sorprese
entrambi, mentre Kagome prese in braccio Kaeru, Inuyasha sfoderò la Tessaiga.
Questa era incredibilmente grande, più grande che in passato. L'artiglio del
padre era molto più lungo, spesso e sembrava anche più affilato. Kagome osservò
attentamente la spada e non poté fare a meno di meravigliarsi. ' Che sia...
per via di Kaeru?'
Kagome si trovò non volendo
dietro ad Inuyasha ed entambi iniziarono a guardarsi attorno attentamente.
- Inuyasha... sono alla nostra
destra.-
- Sì, lo so.-
Il mezzo-demone si voltò verso
destra e alzò la Tessaiga sopra alle loro teste. - VENITE FUORI! SAPPIAMO DOVE
SIETE! - Tutti i cespugli attorno a loro, iniziarono a muoversi spasmodicamente,
senza però rivelare la sagoma di nessuno. Nel vedere tutti quei cespugli
muoversi, dovevano essere in molti a volerli attaccare. Quasi istintivamente
Kagome strinse a sé Kaeru, ma la piccola non era coscente della situazione in
cui lei, la madre e il padre si trovavano.
Delle macchie scure schizzarono
fuori dal fogliame verso la loro direzione, ma Inuyasha sferzò la sua Tessaiga
nell'aria e queste caddero con dei tonfi sordi a terra. Kagome si sporse per
vedere cosa li aveva attaccati, ma l'assalto da parte di quegli esseri
misteriosi non era ancora teminato. Più Inuyasha affettava quei 'cosi' più
questi aumentavano di numero, almeno secondo l'impressione di Kagome. Dopo
qualche istante come questi magicamenti erano comparsi, altrettanto magicamente
erano scomparsi... o per lo meno non si vedevano. Kagome trasse un sospiro di
sollievo ancora incerta se rilassarsi o meno. Guardò Inuyasha ma non ricevette
alcuna attenzione, il mezzo-demone stava ancora brandendo la spada e non
sembrava affatto sulla strada per rilassarsi.
- Ma si può sapere che cavolo
erano?- Kagome dopo aver portato Kaeru a terra vicino a Inuyasha, scavalcò una
pianta notevole per la sua grandezza.
- Aspetta Kagome non è prudente!-
Inuyasha aveva cercato di fermarla ma la donna aveva scavalcato la pianta
alzandosi il kimono fin sopra i ginocchi. - Ma che vuoi Inuyasha, tanto ormai
sono mor...KYYYYYAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!"
- Kagome!-
- Mamma!-
Inuyasha raggiunse Kagome con un
balzo e la guardò scioccato.
- Che schifo ma che roba è?!-
Inuyasha chinò la testa
rassegnato, in effetti la vista non era poi molto bella. Tutta la terra era
diventata verdastra coperta interamente da un liquido all'apparenza viscido... e
da questo si creavano e si rompevano delle bolle giallastre che esalavano un
odore fetido.
- Ma che schifezza!- Kagome si
ritrasse cercando di raggiungere la figlia ancora nascosta dietro alla pianta
precedentemente scavalcata dalla donna, quando sentì qualcosa solleticarle i
polsi della mano destra. Incoscientemente scrollò la mano, come se fosse entrata
in contatto con qualcosa di bollente e più volte ripetè ritmicamente il gesto.
Il solletico raggiunse anche l'altro polso e Kagome, infastidita, sollevo
l'ampia manica del kimono. Un fascio di fili biancastri era completamente
avvolto intorno alla sua articolazione. Kagome non ebbe il tempo di
meravigliarsi o di dire qualcosa che il luccichiò argentato di quei fili catturò
il suo sguardo.
- Ma che diamine...-
- Mamma?-
Kagome si sentì sollevare da
terra, emise un grido e chiuse gli occhi istintivamente, per poi riaprirli e
vedere del bianco intorno a lei e sotto di lei. Toccò con mano incerta quelle
pallide e strane pareti: erano soffici. Fece per ritirare la mano, ma dei fili
la tennero avvinghiata alla massa biancastra.
- Ragnatele?-
Si guardò attorno e vide come i
fili argentati avessero iniziato a fasciarle il corpo, gridò più volte il nome
di Inuyasha.
Quando Kagome era magicamente
volata verso l'alto, il mezzo-demone aveva visto di sfuggita dei leggeri
riflessi che scomparivano sotto le maniche della donna. Anche se era stato un
attimo, li aveva distinti chiaramente. E ora sentiva Kagome gridare il suo nome:
con i suoi occhi ambrati scrutò in alto le chiome degli alberi, nonostante
sentisse il richiamo di Kagome, le sue orecchie non riuscivano a distinguere da
dove provenisse la voce a causa del mormorio incessante delle foglie. Dalla
chioma di un albero poco distante dal Go-Shinboku spuntò una massa informe
biancastra, un groviglio di ragnatele maestralmente lavorate, Kagome era proprio
lì dentro e stavolta Inuyasha l'aveva perfettamente capito. Fece per salire su
un ramo, ma la sua attenzione fu catturata da un ombra che si era mossa
velocemente su quella specie di gomitolo. Un demone ragno stava avvinghiato alla
superficie biancastra e continuava incessantemente a tessere le proprie tele.
Era enorme e anche molto ben visibile poiché il bianco della palla entrava
fortemente in contrasto con il nero torbido della sua corazza. Tutti quanti gli
occhi del demone ragno puntarono la figura di Inuyasha che fu accolto con un
getto improvviso di ragnatele. Il mezzo-demone le deviò con la Tessaiga e queste
andarono a infrangersi contro la corteccia di un albero. Il demone ragno non
stava mostrando molto interesse per il mezzo-demone anzi sembrava tutto preso
dal rinforzare la palla biancastra con più ragnatele.
- Kagome, sei là dentro?-
- NO, SONO ALLE BAHAMAS! -
- Dove?-
- CRETINO, CERTO CHE SONO QUI
DENTRO E VEDI DI LIBERARMI!- Kagome iniziava ad avere paura, le ragnatele aveva
ormai raggiunto il suo collo, il resto del corpo era completamente fasciato. Non
sapeva cosa stava accadendo all'esterno, ma aveva la sensazione che ci fosse
qualcuno o qualcosa sopra di lei. Un fascio di fili le cadde di fronte
penzolando e strusciando contro il suo naso: impossibilittata a muoversi iniziò
a starnutire per il sollettico che questi le provocavano, alzò inconscentemente
lo sguardo e vide attraverso la massa biancastra un qualche cosa di nero e
peloso che stava facendo scendere le proprie zampe all'interno.
- AHAAAAH!! E' UN RAGNO IO ODIO I
RAGNI CHE SCHIFO LEVATEMELO SUBITO DI DOSSO INUYASHA MA CHE CAVOLO STAI FACENDO
TI VUOI DARE UNA MOSSA TI UCCIDO SE NON LO FAI!-
Dopo aver urlato con tanta voce
prese ad ansimare pesantemente, distogliendo lo sguardo da ciò che incombeva
sopra di lei. I suoi orecchi sentirono un gemito e un lamento informe provenire
dall'alto e poi un violento tonfo sotto di lei. Ora aveva la sensazione di
sentirsi più leggera e la stessa cosa valeva per l'abitacolo che la circondava.
Inuyasha abbassò la spada e guardò
la massa nerastra giacere ai suoi piedi con uno sguardo carico di disgusto. Da
essa fuoriusciva lo stesso liquido che aveva impregnato il resto del terreno
circostante. Si sollevò nell'aria e raggiunse la palla biancastra.
- L'ho ucciso - Disse con
tono indifferente. A quelle parole Kagome trasse un sospiro di sollievo e
rispose al mezzo-demone. - Va bene, ma ti vorrei far notare la situazione in cui
mi trovo... non è che saresti tanto gentile da liberarmi da questa cosa?-
L'ultima parte della frase era stata pronunciata in tono parecchio ironico e un
ghigno comparve sulle labbra di Inuyasha che sollevata la Tessaiga la sferzò
nell'aria. Magicamente i fili della ragnatela si sfilacciarono uno ad uno,
rivelando a poco a poco la figura di Kagome.
- KYAAAAAHHHHHHHHHHHHH!-
Kagome era rimasta appesa per i
polsi dalle ragnatele che l'avevano catturata. - IDIOTA! Non così!- Dopo qualche
secondo, sentì del fogliame sotto di lei, era atterrata su un cespuglio,
abbastanza grande da poterle attutire la caduta. Dalla sua posizione, vide
Inuyasha galleggiare nell'aria e gli rivolse uno sguardo di disappunto. La donna
tentò di sollevarsi almeno per mettersi a sedere, ma fu inutile perché il
cespuglio era davvero troppo grande. Durante un suo ennesimo tentativo intravide
una mano artigliata tesa verso di lei: Inuyasha aveva riportato i piedi per
terra e la stava osservando.... aveva tutta l'aria di chi si faceva burla di
qualcun'altro.
- Ce la faccio benissimo da
sola... grazie! - Con qualche movimento incerto e artificioso riuscì a uscir
fuori dal cespuglio, si levò le ragnatele di dosso combattendo con quelle che
non ne volevano affatto sapere di staccarsi. Raggiunse Kaeru e notò quanto il
volto della piccola fosse impallidito: credendo che la causa fosse lo spettacolo
rivoltante del demone ragno lasciò stare regalando un sorriso alla piccola
bambina. Kaeru aveva iniziato a tremare e i suoi occhi non esprimevano affatto
gioia o tranquillità, ma un immenso terrore. - Kaeru, ma perché tremi? É tutto
finito....- Kagome si inginocchiò di fronte alla figlia afferrandole le piccole
mani tremanti.
- Mamma.... q-quella cosa...-
Inuyasha e Kagome si
voltarono nello stesso momento verso la massa morta del demone ragno ma con
sorpresa si accorsero che era sparita e con lei anche il resto delle carcasse
che erano fuoriuscite dai cespugli. Il liquido verde non impregnava più il
terreno, sembrava che niente fosse successo. Kagome guardò preoccupata - Cosa
sta succedendo I...-
All'improvviso da dietro gli
alberi apparve la figura di un demone, alto, molto simile a un serpente, che
faceva fuoriuscire a scatti la lingua biforcuta mostrando a volte anche il pasto
che aveva appena consumato: la carcassa del ragno, per l'appunto. Aveva gli
occhi piccoli ai lati della testa ed entrambi bianchi come la neve d'inverno. La
pelle che lo proteggeva era giallastra anche se maculata da macchie nerastre,
mentre il dorso era completamente ricoperto da degli aculei che per il loro
spessore sembravano fatti di roccia. Dopo aver ingollato la sua preda, si mosse
sul posto ondeggiando, tirando la testa indietro a scatti. Con una mossa
fulminea il demone si scagliò contro le sue nuove tre prede, Inuyasha scattò in
alto con un salto canino, ma Kagome rimase innorridita con Kaeru in braccio ad
osservare il demone che le stava attaccando. Con un gesto diperato allontanò la
figlia in un cespuglio, rimanendo però nella traiettoia del demone. Sentì un
bruciore al fianco e l'aria che l'attraversava da ogni parte, il demone l'aveva
colpita con la lingua biforcuta. Kagome sbatté contro un albero, lo scontro fu
troppo duro per lei e pian piano perse i sensi abbandonandosi al dolore generale
che le invadeva tutto il corpo. Il demone si fece di fronte a lei, con la sua
lingua che fuoriusciva a scatti dalla bocca, intrisa di bava e di saliva. La
Tessaiga divise perfettamente a metà quella striscia bavosa che saettava ora
fuori ora dentro, mentre il demone si contorceva un poco dal dolore perdendo
sangue dalla bocca stessa. Inuyasha, intanto, si era messo di fronte a Kagome
tenendo ancora la Tessaiga alzata di fronte a lui e incitando Kagome a
svegliarsi. Kaeru era uscita dal cespuglio e incespicando aveva raggiunto la
madre che intanto aveva ripreso i sensi; accarezzò la figlia e si mise a sedere
sulla radice che aveva urtato e si massaggiò la testa dolorante. Vide Inuyasha
di fronte a lei e il demone che ancora non si era ripreso dal colpo infertogli
dal mezzo-demone. Osservando la lingua tranciata che si stava muovendo
furiosamente a terra, Kagome intuì cosa era successo e strinse a sè la bambina.
Intanto il demone, un po' per il dolore, aveva lanciato contro Inuyasha la sua
coda appuntita cogliendolo alla sprovvista; colpito, Inuyasha fu scaraventato
indietro e cadde addosso a Kagome. La donna lanciò un grido di dolore cosa che
fece alzare subito il mezzo-demone. I lunghi capelli della donna giacevano
scompigliati dappertutto, mentre uno sguardo dolorante aveva preso a mostrarsi
sul suo volto.
- Uhnngg....-
- Accidentaccio!-
La Tessaiga era volata tra i
cespugli, dopo che Inuyasha era stato violentemente scagliato contro Kagome.
Sferzò i suoi artigli nell'aria, creando una striscia bianca che si diresse
verso il demone, purtroppo questa lo mancò per pochi centimetri. Ripetuto
l'attacco Inuyasha si arrese, i suoi artigli non potevano niente contro la
corporatura protetta del demone di fronte a lui.
Poteva scappare, bastava un
solo salto per raggiungere il ramo che l'avrebbe portato al sicuro. Eppure i
suoi piedi erano ancora lì, ostinatamente attaccati al terreno di quel
dannatissimo bosco. Perché diamine non si stava muovendo? Perché non si salvava?
Lui voleva scappare, ma qualcosa dentro di lui lo teneva avvinghiato a una
morsa. Non poteva scappare... non finché Kagome sarebbe rimasta con lui...
'Ma perché devo essere così
cretino! Perché rischiare la vita per quella puttana e per la mocciosa? Perché?
Perché accidenti!'
- I-I-Inuya-sha...- Kagome
aveva cercato di chiamare il mezzo demone per nome, facendo faticosamente forza
sulle braccia per potersi alzare almeno con il busto. Inuyasha osservava la
donna con la coda dell'occhio, ma rivolgeva anche numerosi sguardi al demone che
intanto sembrava incerto sul da farsi.
Intanto Kagome gli si era
avvicinata, stava ansimando e la sua corporatura era leggermente chinata verso
terra. Guardò il profilo serio e deciso di Inuyasha e si sorprese parecchio nel
notare una linea che corrugava la fronte del mezzo-demone, probabilmente nemmeno
lui sapeva cosa fare, probabilmente sarebbero diventati un nuovo pasto per
quell'essere.
- Inuyasha?-
- Non mi disturbare!-
- Ah, scusa... ma non mi sembra
che tu ti stia dando molto da fare!-
- Cosa vuoi che faccia?-
- QUALCOSA!-
- Ma non ho più la Tessaiga!
Cretina!-
- Imbecille, una volta eri forte
anche senza quella maledetta spada!-
Inuyasha rimase in silenzio
distogliendo lo sguardo dalla donna. In effetti aveva sempre reagito, si gettava
contro gli avversari anche senza essere armato... la sua era solo una follia,
una scemenza bell'e buona. Rischiare in passato la vita a quel modo era stato da
stupidi. Ma con lo Shikon era diverso, non c'era compassione solo odio... ma
anche intelligenza. E in passato, ne aveva veramente poca. Ma tutta quella
pazzia aveva una ragione, non era affatto nata per caso. Guardò Kagome che stava
osservando il demone di fronte a loro: era visibilmente preoccupata, era sempre
stato così. Si preoccupava sempre troppo... a volte più del dovuto. Sembrava che
non riponesse alcuna fiducia in lui... e questo lo mandava in bestia. Proprio
come in quel momento.
Nonostante i suoi pensieri
tenessero occupata la sua mente, i suoi occhi furono liberi di intravedere la
possente coda del demone che veniva scagliata verso di loro. Coprì Kagome con le
maniche possenti del suo kimono, la coda picchiò su di esse e deviò la sua
traiettoria. Per istinto Kagome sporse il capo fuori dall'abbraccio di Inuyasha
in tempo per vedere la coda dell'essere avvinghiata attorno al corpo della
figlia. Kaeru iniziò a piangere terrorizzata mentre l'arto del demone la portava
in alto sopra le teste dei genitori. Il volto di Kagome si era fatto bianco e
imperlato di sudore, non aveva nemmeno la forza di gridare, tanto la paura era
immensa. Solo le lacrime furono testimonianza del terrore che stava provando in
quel momento. Fece un passo in direzione del demone, ma si sentì bloccare del
tutto da una stretta al suo braccio.
- Dove credi di andare? - Inuyasha
la guardò con uno sguardo privo di emozioni.
- COME dove vado? A salvare mia
figlia!- Le lacrime di Kagome si erano fatte più numerose e a stento riusciva a
trattenerle.
- É un suicidio... lascia
perdere.-
- BASTARDO! LEI É MIA FIGLIA!
CREDI DAVVERO CHE POSSA LASCIARLA MAGIARE DA QUELL'ESSERE SCHIFOSO?- Il cuore di
Kagome era un misto di angoscia, confusione, odio e paura... tanta paura. La
sconvolgeva quel comportamento. Non le importava se Inuyasha l'avesse tradita in
passato, non le importava di cosa avesse fatto. Ma non poteva accettare quella
sua indifferenza, quell'indifferenza rivolta a Kaeru. Per lo più sapendo che lei
era sua figlia. Non aveva capito niente. Era destino che Kaeru non potesse
conoscere mai l'amore di un padre.
- Tsk a me non me ne importa nulla
di te e della mocciosa.-
Con una forza creduta perduta,
Kagome si liberò dalla presa del mezzo-demone, mentre la mano opposta assemblò
un sonoro schiaffo al demone. Aveva smesso di piangere, il suo sguardo aveva
assunto una freddezza mostruosa, resa tale dai suoi occhi freddi come il
ghiaccio. Tutta la confusione che albergava in quegli occhi era scomparsa. Ora
nelle loro iridi si intravedeva soltanto la figura e i lineamenti appannati
dalle sue lacrime di Inuyasha.
- Io ti odio con tutta me stessa,
mi hai tradito lasciandomi soffrire, sono tornata per ucciderti e vendicarmi di
tutto il male che mi hai fatto, ho avuto una figlia da te bastardo che non sei
altro, ho voluto ucciderla perché sapevo essere un tuo spregevole ricordo ho
imparato poi ad amarla a crescerla da sola con le mie forze, mi sono aggrappata
a lei con la speranza di non cadere nel baratro più cupo. Lei è tua figlia
Inuyasha e che tu lo voglia o no è anche mia, lei VIVRÁ E NON PERMETTERÓ CHE UN
BASTARDO DI UN CANE COME TE SIA DI NUOVO LA CAUSA DELLA NOSTRA ROVINA!-
Con quelle parole un bagliore
penetrò tra gli alberi, le foglie bruciarono e caddero a terra morenti. Piccoli
rami cessarono di bruciare a contatto con il suolo umido della foresta. La luce
accecante costrinse il demone a chiudere gli occhi, si tirò indietro di scatto
mentre le sue piccole iridi biancastre continuavano ad essere ferite da quel
bagliore che sembrava non voler assolutamente cessare. La stretta della sua coda
attorno a Kaeru si allentò e la piccola cadde in dei cespugli sotto di lei. Ai
movimenti disperati del demone si accompagnarono anche le sue grida, mentre
continuava a divincolarsi come un ossesso. Parandosi gli occhi con una mano,
Kagome osservava il demone senza capire la causa della sua agitazione fino a
quando il suo sguardo si posò sulla coda del mostro: come se sciolta da un acido
potensissimo, la coda stava scomparendo e al suo posto una sostanza vischiosa
impregnava il suolo. Tra le grida del demone qualcosa di misterioso stava
accrescendo il suo dolore, la coda era ormai sparita e sembrava che lo strano
liquido procedesse nella sua azione corrosiva verso la testa saettante del
demone. Con un ultimo gemito disperato il demone scomparve ai loro occhi,
trasformandosi in una nauseante pozzanghera rossastra.
Anche Inuyasha sembrava sorpreso,
con la scomparsa del demone anche il bagliore era diminuito fino quasi a
scomparire del tutto. Kagome si accasciò al cespuglio nella quale stava Kaeru,
la piccola era svenuta per il troppo spavento e alla vista di quel viso
dormiente Kagome non poté trattenersi dal sorridere. La prese delicatamente in
braccio, liberandola da alcuni rametti che lesi erano impigliati ai vestiti e la
strinse a sé tirando un sospiro di sollievo. Intanto Inuyasha le si era
avvicinato e le stava osservando, nonostante tutto anche il suo volto era
notevolmente rilassato rispetto a qualche secondo prima. Osservò gli alberi
dalla quale il bagliore biancastro era penetrato, vide un movimento sinistro e
con cautela si portò al fianco di Kagome che ancora sedeva a terra con la figlia
abbandonata sulle sue ginocchia.
- Per fortuna ti sei salvata
Kacchan....-
All'improvviso Kagome vide
Inuyasha sfoderare la sua Tessaiga, senza saperne il motivo rimase immobile
nella sua posizione guardando laddove anche lo sguardo di Inuyasha era diretto.
Un enorme demone era di fronte a loro, circondato dalla stessa luce abbagliante
precedente, ma stavolta il bagliore non era accecante e tutto quanto attorno a
loro era ben visibile. Il demone aveva le sembianze di un cane, un gigantesco
cane bianco. I suoi occhi color dell'ambra riflettevano la debole luce che
filtrava dal fogliame degli alberi; Inuyasha abbassò la Tessaiga di fronte a
lui, la spada si era fatta straordinariamente pesante come per voler ubbidire a
un comando... Il volto di Inuyasha si era fatto pallido, gocce di sudore
scendevano dal suo volto un poco sporco dalla terra, mentre i suoi occhi dorati
osservavano il demone con il manto dello stesso colore dei suoi capelli. Le sue
labbra si mossero lentamente, sforzandosi di pronunciare una parola che morì
però nella gola del mezzo-demone. Intanto il demone si era avvicinato e ora
sovrastava l'esile figura di Kagome. La donna, stranamente calma, non percepiva
alcuna minaccia da quell'enorme cane di fronte a loro. Tese delicatamente la
mano verso di lui toccando il muso gigante di quell'essere e con sorpresa sentì
queste parole provenire dal demone.
' Tsuma...'**
Inuyasha spalancò gli occhi
sorpreso e così fu la stessa reazione di Kagome.
' Tu le somigli molto...'
Gli occhi del demone si posarono
sulla piccola bambina che giaceva nel grembo di Kagome. Avvicinò il muso alla
piccola e la leccò. Anche se era difficile dirlo sembrava che quell'enorme cane
stesse sorridendo.
Intanto le mani di Inuyasha
stavano tremando, la Tessaiga era caduta ai suoi piedi e alla vista della spada
a terra Kagome lo osservò sorpresa.
- Inuyasha? -
Il mezzo-demone mosse
impercettibilmente le labbra.
- Pa... padre?-
"Padre?" Kagome guardò
stupita Inuyasha e osservò il cane-demone di fronte a loro.
' Se mio figlio non starà
attento, perderà qualcosa e... qualcuno di molto importante.' Indietreggiò
sempre osservando il volto di Kagome ' Kagome, saluta la mia piccola nipotina
al suo risveglio. '
Con fare distratto Kagome fece
cenno di sì con la testa.
Una folata di vento si alzò
improvvisamente, il cane-demone si alzò nell'aria e scomparve magicamente mentre
dei piccoli bagliori di luce simili a lucciole cadevano come per magia su di
loro.
Sia Kagome che Inuyasha rimasero
in silenzio, osservando il punto in cui il demone era sparito. Entrambi l'uno di
fianco a l'altra circondati da quella miriade di piccole luci che sembravano
essere infinite. Ciascuno aveva albergato nel cuore un sentimento, un sentimento
di cui loro stessi ignoravano ancora l'esistenza, ma che per un solo istante
quell'enorme demone aveva di nuovo acceso. Per lungo tempo erano stati lontani
ma qualcosa li aveva riavvicinati... ora spettava al futuro mostrar loro la
strada.
NdA:E anche il
settimo è andato. Piaciuto il nuovo personaggio? Credete che forse la comparsa
del padre di Inuyasha, sia come dire, inopportuna? Inutile chiedermi perché sia
ancora vivo! L'avevo detto che la profezia riportava alla vita ogni demone
deceduto! In quest'ultima scena non ho voluto renderlo assolutamente aggressivo,
anche perché non è questa l'immagine che ho di lui se devo dirla sinceramente.
Allora? Aspetto recensioni o anche commenti su questo capitolo. E ditemi come
sta andando con la figura di Inuyasha? Alcuni mi hanno scritto che lo odiano
profondamente... devo ammettere che sono stata brava a farvi detestare un
personaggio tanto amato vero? Sembra che sia l'unica cosa che mi sia
riuscita...T___T Cosa ci riserverà il futuro per Kagome e Inuyasha? Io continuo
a scrivere... Alla prossima!
- Stai tranquilla, oggi stesso
sono di nuovo qua... ma tu non puoi proprio venire.- Kagome stava cercando di
convincere Kaeru a rimanere nel Sengoku Jidai, mentre lei sarebbe ritornata nel
loro tempo per avvertire la madre della loro futura assenza e per prendere
qualche ricambio per se stessa e per la figlia.
- Sono sicura che la nonna non si
arrabbierà, e poi hai Sango e Kaede con te... non devi aver paura.-
- Va bena, mamma. Ma torna
presto.-
- Certo, stasera sarò di
nuovo qua, promesso.-
Kaeru osservò con attenzione
la madre che scompariva nell'oscurità del pozzo, stette appoggiata al bordo fino
a quando non vide scomparire i capelli di Kagome. Si voltò e vide dietro di lei
le figure di Sango e Kaede, si morse il labbro inferiore ricordandosi le parole
di Kagome del giorno precedente.
Per ora non raccontare a
Sango e Kaede ciò che hai visto va bene Kacchan?
In effetti non era rimasta svenuta
per tutto il tempo: aveva visto chiaramente quell'enorme cane bianco che l'aveva
leccata. Gli era piaciuto subito e si convinse che non appena sarebbe tornata a
casa avrebbe voluto avere uno. Mentre era immersa in quel pensiero che gli
creava una gioia immensa, notò che il suo buffo signore non era con loro nel
momento in cui la madre se ne era andata. Scrollò le piccole spalle, raggiunse e
prese per mano Sango, la cacciatrice le aveva promesso di portarla al fiume
quella mattina.
**
Quando sentì che i suoi piedi
avevano di nuovo toccato terra, Kagome trasse un sospiro di sollievo. Non si
sentiva affatto sicura per Kaeru, ma in fondo non aveva molta scelta se voleva
evitare altre sofferenza alla piccola bambina. Si accertò di essere nel pozzo
della sua epoca e facendosi forza si trasse a fatica fuori da esso. La porta del
piccolo tempio era rimasta aperta, la luce entrava nel pozzo come un filo
dorato, era una giornata di sole proprio come nell'era che aveva in quel momento
abbandonato. Uscendo fu travolta da un'aria nuova, fresca e leggera, che le
scostò i capelli dalle spalle. Era molto più inquinata, questo lo sapeva, ma in
fondo era la 'sua' aria, quella che l'aveva fatta crescere con la sua esistenza.
Osservò il tempio, gli alberi attorno ad esso. Le sembrò di esser tornata
indietro nel tempo, quando in passato faceva spesso dei roccamboleschi ritorni
per studiare per i test del giorno dopo, tutto ciò che poteva entrare nella
visuale del suo sguardo era uguale come in passato... solo lei era diversa. Il
pavimento che portava al tempio era caratterizzato di tanto in tanto da delle
pozzanghere d'acqua, segno che aveva recentemente piovuto. Quando aprì la porta
di casa si trovò di fronte la madre accorsa alla porta con la speranza di
trovarci la figlia. Abbracciò Kagome senza dire una parola, piangendo lievemente
come per nascondere l'angoscia e la preoccupazione.
- Mamma, va tutto bene. Non devi
piangere. -
- Lo so, ma non ho avuto più
notizie da quella notte. Ma dimmi Kaeru come sta? Come sta la mia nipotina?-
- Sta bene, mamma. Anche più di me
e te messe insieme.-
- Meno male... ma allora hai
saputo cosa le è successo?-
- Purtroppo no. Non l'ho riportata
apposta, ho paura che se tornasse qui si sentirebbe di nuovo male.-
La signora Higurashi osservò
attentamente la figlia, le premeva farle una domanda, ma non sapeva la reazione
che avrebbe potuto scatenare nella figlia. Kagome intuì il pensiero della madre
e sorrise lievemente, prefendo che fosse proprio lei a farle la domanda tanto
agognata.
**
Quanti anni mai poteva avere il
Goshinboku? Sicuramente molti. Lo aveva visto sin da quando era nato, con Kikyo
e in passato anche con Kagome. Molte volte aveva trascorso intere giornate su
quei rami nodosi, in quelle giornate in cui tutto gli andava storto o succedeva
sempre qualcosa. Era da parecchio che non lo osservava... da quando se ne era
andato aveva perso di vista quell'albero per molti anni. Non credeva che ora, di
fronte a lui, sentisse di nuovo quel senso di inferiorità che aveva sempre
attanagliato il suo cuore.
Essere inferiore a qualcuno.
Di certo ora non poteva trattarsi
del suo caso... forse in passato lo era stato.
Così anche quel giorno
quell'albero era stato protagonista di eventi che gli avevano spesso segnato la
vita, a partire da quando Kikyo lo aveva imprigionato per ben cinquant'anni al
tronco possente dell'Albero Sacro. Kikyo... lo sapeva che acquisendo lo Shikon
si sarebbe dimenticato di lei e se ora poteva pronunciare a chiare lettere il
suo nome era solo perché il potere della Sfera non aveva alcun effetto su di
lui, chiaro simbolo che stava lentamente scomparendo. E la stessa cosa valeva
per Kagome, ma forse nel suo caso era diverso. A lei pensava anche quando era
demone... inutile negarlo, negare era solo da sciocchi.
E ora anche suo padre era tornato,
perfetto e potente proprio come se lo immaginava. Se Kagome non lo avesse
informato quel giorno alla grotta della profezia, a stento avrebbe riconosciuto
in quel demone la figura del suo grande padre. Egli sapeva di Kagome e della
mocciosa, lo aveva messo anche in guardia... cosa ancora più incredibile egli
aveva mostrato affetto nei loro confronti, meravigliandolo non poco.
Per una strana ironia della sorte,
appena aveva fatto ritorno al Go-Shinboku dopo così tanto tempo era tornato alla
sua mente solo quel ricordo nascosto... quel ricordo di cui solo lui e Kagome
erano a conoscenza. Le sue parole... le aveva ricordate benissimo, nessuno gli
aveva mai detto niente del genere, nemmeno Kikyo, sebbene sembrasse provare
amore nei suoi confronti. Ma anche ora non si domandava di questa differenza tra
le due donne... lo aveva sempre detto che solo apparentemente erano uguali...
per il resto completamente differenti.
In quel momento non sapeva cosa
pensare. Non si sforzava nemmeno di chiarirsi le idee. Era inutile, avrebbe
lasciato correre e così sarebbe successo ciò che doveva succedere. Se era
destinato a rimanere solo, non protestava... in fondo non credeva nemmeno molto
del contrario. Solo quando stava con Kagome si sentiva a casa, amato da
qualcuno. Però tutto ciò apparteneva al passato, Kagome era tornata... vero...
ma era cambiata, come lui del resto. Non voleva ripensare al passato, era
proprio nel momento in cui la sua mente si abbandonava ai ricordi che lui
mostrava la propria debolezza, era proprio in quei momenti che desiderava
possedere lo Shikon. Solo per dimenticare...
Ma di una cosa Kagome non era a
conoscenza. Lui, non aveva mai posseduto lo Shikon veramente, non come un demone
vero. Per questo gli era stato sottratto.
E proprio per una ragione... per
colpa dei ricordi.
**
Piccoli pesci colorati si
divincolavano nell'acqua cristallina del fiume, le loro squame riflettevano la
luce del sole che penetrava attraverso l'acqua. Sotto di essa creavano movimenti
a volte lenti a volte veloci, lasciando che piccole bolle d'aria salissero in
superficie creando un gioco infinito di cerchi che tendevano a ingrandirsi e a
incresparsi. Affascinata dai loro movimenti e dai loro colori, Kaeru stava
seduta, con le ginocchia a terra ad osservare l'enorme specchio d'acqua che come
una fedele copia rifletteva l'immagine della piccola bambina. Non aveva mai
visto pesci come quelli, Tokio era priva di fiumi o specchi d'acqua tanto belli.
Una volta aveva visto dei pesci simili in un enorme vasca quando lei e la mamma
erano uscite a mangiar fuori. Quella volta si dimenticò completamente del cibo
per osservare tutta la sera la vasca del ristorante. Ricordò che la sua
attenzione fu allora attratta anche da un'altra vasca molto più grande e anche
più nacosta, dove stavano rinchiuse degli enormi affari rossi. Ecco, quelli li
odiava e le mettevano paura con quell'enormi zampe e quei fili che uscivano da
tutte le parti; non sapeva come mai ma molto spesso quegli strani pesci venivano
prelevati e scomparivano a poco a poco. L'ultima volta che ci tornò non ne era
rimasto nemmeno uno. Solo allora si accorse che nonostante avesse paura di loro,
con la loro mancanza anche quella vasca piena di pesci colorati era diventata
insignificante... come se l'avessero privata di qualcosa che per lei era
assolutamente necessario vedere. Un pesce saltò per poi scomparire di nuovo
nell'acqua limpida, Kaeru tornò alla realtà quando con gli occhi della fantasia
vide a stento il movimento del piccolo pesce. Era proprio una bella giornata,
l'unica cosa che la rendeva triste era la mancanza della madre. Voleva tornare a
casa con lei, ma non ce l'aveva fatta. Poteva piangere per raggiungere il suo
scopo, ma sapeva che la mamma sarebbe rimasta irremovibile. E poi non aveva
voglia di piangere, ultimamente l'aveva fatto troppo spesso. Sango stava seduta
un poco distante dalla riva e osservava Kaeru: alla vista della bambina non
poteva non sorridere, in passato non avrebbe mai creduto che Kagome avrebbe
potuto avere una figlia... semplicemente non c'aveva mai pensato. Anche perché
nonostante Kagome avesse un carattere molto dolce e gentile in passato non
l'aveva mai vista impersonare una figura materna, mentre forse ora si... insomma
ammetteva che ormai ci aveva fatto l'abitudine, però ammetteva che quando
l'aveva rivista dopo tanti anni era rimasta sorpresa.
- Kaeru non ti sporgere a quel
modo, potresti cadere...-
- No, non preoccuparti... questi
peci sono belli!-
- Sono pesci Kaeru... non peci.-
- Oh, guarda quello che bell...-
Una mano di Kaeru scivolò
sull'erba, ma non entro in contatto con un altro suolo, bensì con la bella ma
altrettanto gelida acqua del fiume. Il corpo della piccina fu avvolto
completamente dalle acque fino a quando Sango non la vide scomparire del tutto.
La cacciatrice si alzò di scatto gridando il nome della bambina, che intanto
stava lottando per rimanere a galla, muovendo le piccola braccia come
un'ossessa. La corrente la stava spingendo verso il centro del fiume, dove
l'acqua era sicuramente molto più movimentata. Sango corse verso la sponda del
fiume, ma quando si stava per tuffare all'interno di quelle acque ora tanto
scure e pericolose una massa nera sfrecciò in direzione della piccola. Gli occhi
di Sango seguirono quel movimento veloce e deciso, ma quando si posarono laddove
Kaeru stava affogando si fecero tesi e preoccupati.
Kaeru era sparita. Sango stessa
non percepiva la sua presenza.
**
La cucina era sempre stata la sua
stanza preferita fin da piccola. Osservava ogni giorno la mamma che cucinava,
chiaccherava con lei della scuola, del tempio e anche delle stramberie del
nonno. Era il momento del giorno che preferiva in assoluto. L'inverno era caldo
stando seduta su quelle sedie, osservando le nuvole di vapore che a stento la
cappa riusciva ad aspirare... quella era la sua casa. Aveva fatto di tutto in
quella grande stanza: aveva pianto, riso e anche cucinato, senza mai concludere
dei risultati. Per ore e ore osservava le spalle della mamma mentre quest'ultima
cucinava la cena per l'intera famiglia. Da piccola non voleva assolutamente
allontanarsi da lei, non voleva lasciarla sola, anche se c'erano Sota e il
nonno... era stata una piccola promessa che aveva fatto a se stessa... una
promessa che però sapeva di avere infranto. Ma ora non le importava, anche se
sarebbe stata con lei per poche ore, non voleva pensare a se stessa... voleva
tornare indietro: voleva dimenticarsi di Inuyasha, dell'Era Sengoku, e anche di
avere una figlia. Voleva tornare con la mente ai suoi 15 anni, una normale
studentessa. Respirò l'aria intrisa di vapore, pregustando la cena che la
signora Higurashi era intenta a preparare. Dopo un bel bagno caldo era tornata
in forze, sentiva qualche piccolo acciacco ma cose del tutto prive di
importanza. La casa era silenziosa, Sota e il nonno erano usciti alla piccola
festa del paese.
- Perché non sei andata anche tu
mamma? Invece di stare sempre chiusa in casa...-
- Non ne avevo il coraggio,
sapendo che tu non c'eri...-
- Ma Sota e il nonno ci sono
andati. -
- Si, ma a stento li ho convinti.
Anche loro volevano rimanere per vederti.-
- Purtroppo solo tu avrai questo
privilegio... presto dovrò andarmene di nuovo.-
- Lo so però ti preparo lo stesso
qualcosa da mangiare, Sota e il nonno mangiano alla festa.-
- Mi dispiace...-
La madre di Kagome distolse lo
sguardo dalla pentola che teneva tra le mani e osservò attentamente la figlia.
Kagome stese le braccia sul tavolino e vi appoggiò la testa.
- Stai sempre da sola... a volte
ho paura di non essere nemmeno una figlia per te.-
- Kagome...-
- Non sono mai stata presente, né
al tuo compleanno, né alle riunioni scolastiche di Sota e nemmeno quando il
nonno festeggiava il superamento dei suoi anni. Sono sempre stata con Inuyasha e
gli altri, se tornavo stavo con voi poche ore e poi sparivo di nuovo. Non ho
nemmeno avuto una vita normale, non sono mai uscita con un ragazzo o preso un
gelato con le amiche. Non ho mai fatto niente. Ti ho lasciato sola e ti ho fatto
spesso preoccupare...-
- Non devi dire così Kagome...-
- E invece si, mamma... nessuno
all'infuori di te mi ha aiutato con Kaeru! Sei stata comprensiva, forse anche
troppo... io non sarei stata così indulgente. Quando ti dissi di aspettare un
bambino mi sorridesti e mi abbracciasti, io che non meritavo niente...-
- Kagome, tu sei la mia unica
figlia, per me sarai sempre la mia bambina. Quel giorno sapevo cosa stavi
provando, anch'io avevo conosciuto l'angoscia di rimanere soli proprio quando
nascesti... allora non fu mia madre, ma mio padre a darmi conforto proprio come
io lo diedi a te. Il nonno mi disse che tutti a questo mondo potevano commettere
degli errori, ma non per questo una persona doveva essere abbandonata a se
stessa. Se così fosse stato lui non sarebbe mai stato un padre per me... se ti
avessi lasciato, abbandonandoti... con che coraggio avrei potuto definirmi una
madre? Queste cose le capisci, vero Kagome? Non sei più una bambina ma una
donna, e meglio ancora una madre. E una madre... non può non pensare al proprio
figlio. Se questo commette un errore, la madre non riesce ad odiarlo... per me è
stata la stessa cosa. Tu e Sota siete sempre stati la mia unica luce e la mia
sola speranza...-
- Mamma...-
- E ora apparecchiamo la tavola,
la cena è quasi pronta...-
Mentre posizionava i piatti in
tavola, il suo cuore sembrò alleggerirsi... era chiaro che le parole di sua
madre le avevano dato maggior conforto. Dopo cena, Kagome lavò i piatti e si
sedette sul divano accanto a sua madre. La donna stava ricamando e allo stesso
tempo guardando la televisione. Proprio come una volta, la classica serata che
tanto amava in famiglia. Guardò il divano opposto e vide per un attimo la figura
sorridente di suo nonno, quando in passato trascorreva serate intere a
raccontare le sue stramberie e anche Sota, che stava fisso di fronte alla
televisione con la sua Play Station. Un lieve sorriso incorniciò le sue labbra,
mentre quelle figure scomparivano a poco a poco dalla sua mente... non avrebbe
potuto rivederli.
- Kagome...-
- Mhm? - Kagome osservò la madre
che, dopo aver smesso per qualche minuto di ricamare, la stava osservando
attentamente... mostrando un certo imbarazzo e una certa ansia.
- Ascolta, non so cosa sia
successo, ma.... ecco, volevo chiederti se...-
- Se ho rivisto Inuyasha?-
- Ehm... si.-
- Si.-
- Oh, bene.- La signora Higurashi
si sorprese non poco nel vedere come sua figlia fosse tranquilla a pronunciare
quel nome. - E dimmi non è successo niente di particolare? Oh insomma, oramai il
dado è tratto ed è giusto parlarne apertamente!-
- S-si...- Kagome rimase sorpresa
dall'improvviva determinazione di sua madre.
- Allora, come ti sei sentita?-
- Sentita? Strana...-
- E dimmi com'è?-
- Com'è chi?-
- Ma Inuyasha!-
- Oh mamma, non possiamo certo
parlare di queste cose!-
- Certo che si. É mio genero!-
- NO che non lo è!-
- Si, ma è sempre il padre della
mia nipotina... a proposito gli hai detto di Kaeru?-
- Si, ma non ha reagito, anzi non
gliene importa assolutamente niente...-
- Mhm... e Kaeru?-
- Kaeru non capisce ancora molto
bene il significato della parola padre...-
- Capisco... ma cosa hai
intenzione di fare ora? Perché continui ad andare in quell'epoca?-
- Ho deciso di ritrovare lo
Shikon... è andato di nuovo disperso...-
- O quella pallina di vetro che ha
anche il nonno?-
- B-bè quella del nonno è... come
dire, un tantino differente...-
- Non voglio chiederti altro...
solo sapere se tutto ciò vi farà portare indietro da noi...-
Kagome tacque, senza guardare il
volto della madre, rigirò nervosamente i pollici sul grembo. Voleva tornare, ma
il futuro nell'era Sengoku era imprevedibile. Come lo era stato in passato... di
certo la Kagome del passato non avrebbe mai immaginato questo presente, il
presente in cui ora, la vera Kagome, si stava trovando. La signora Higurashi
interpretò negativamente il silenzio della figlia e trasse un lungo sospiro,
riprendendo il lavoro che aveva precedentemente interrotto.
**
Una foglia scivolò lentamente da
un ramo, seguita da altre foglie di colori e forme differenti. Una di esse si
andò a posare sul naso della piccola Kaeru, che dopo aver emesso un forte
starnuto era ora sveglia mentre i suoi grandi occhi osservavano l'ambiente
circostante. Il fiume era scomparso e tutto quello che ora vedeva era verde,
tanto verde. In un primo momento credette che quel luogo fosse magico, un mondo
dove potevi trovarti sopra gli alberi e le radici di quest'ultimi comparivano
lontane sotto di te. La verità era che la piccola Kaeru stava seduta sul ramo di
una grande quercia, ma non sembrava affatto spaventata, ma bensì affascinata.
Gattonò, allontanandosi dal tronco dell'albero ma una mano possente afferrò il
colletto del suo pigiama sollevandola in aria come se niente fosse. Portò il suo
sguardo indietro e vide il buffo signore con cui desiderava tanto parlare. Un
grande sorriso le comparve sul piccolo volto, un sorriso che lasciò interdetto
il mezzo-demone. La bambina stava muovendo le piccole braccia, sempre sospesa
dalla stretta di Inuyasha. Quando toccò di nuovo i piedi con il ramo nodoso, si
accorse quanto realmente lontano da terra fosse quel luogo e così per istinto si
aggrappò a una gamba di Inuyasha. Il mezzo-demone parecchio infastidito da quel
gesto, lasciò correre, contando interiormente per contenere la rabbia. - Grazie
per avermi salvato buffo signore.-
- EHI! Innanzitutto IO non sono
buffo e poi...- Inuyasha si bloccò guardando ancora in basso in direzione di
Kaeru. Stava per dire 'non ti ho salvato...' ma era chiaro che l'aveva fatto.
Scosse la testa.
- Dov'è tua madre?-
- La mamma è tornata indietro. -
- COME è tornata indietro? E
Perchè?-
Kaeru sorrise alla reazione del
padre e strinse ancora più forte la sua presa alla sua gamba.
- Tranquillo, la mamma torna...-
Accortosi dell'esser stato troppo
interessato, Inuyasha tornò serio e si giustificò dicendo - Sai a me che me ne
importa...-
- Papà?-
A quella parola il corpo di
Inuyasha si irrigidì di colpo.
- Io non sono tuo padre...-
- Si, dicono tutti così.-
Inuyasha guardò scioccato Kaeru.
Che razza di risposta era?
- Papà mi porteresti di nuovo da
Sango? Voglio rivedere i peci!-
- Pesci! - Inuyasha prese Kaeru,
quando la piccola riaprì gli occhi si trovava nel sottobosco, le radici degli
alberi prima così lontane erano ora vicinissime e anche più grandi di lei.
Inuyasha senza aspettare la figlia iniziò a dirigersi verso il fiume, un filo
d'acqua che si poteva intravedere anche dalla folta vegetazione. Incespiscando
nel terreno pieno di radici, Kaeru seguì Inuyasha. Appena vide il fiume, iniziò
a correre superandolo. Il mezzo-demone osservò Kaeru mentre la piccola si
metteva a seduta con i piccoli piedi immersi nell'acqua. Guardò attentamente il
cielo, pronto a scorgere qualsiasi pericolo.
- Guarda quel pece papà! Non è
bello?-
Inuyasha guardò la bambina, era
chiaro che Kaeru l'aveva distolto dai suoi pensieri.
- A cosa pensavi papà?-
- A niente.-
- Non è vero! Anche la mamma ha
sempre quello sguardo...-
- Eh? Kagome?-
- Si, la mamma. -
Inuyasha guardò diritto di fronte
a sé. Un piccolo uccello si stava fiondando sulle acque del fiume estraendo un
grosso pesce, poi aveva ripreso a volare nel cielo, il luogo a cui apparteneva.
Non sapeva perché si stava trovando lì in quel momento, non sapeva nemmeno
perché aveva salvato quella mocciosa. Era però chiaro che stava iniziando a
diventare troppo debole e sentimentale. Odiava gli esseri umani, ma ne aveva
appena salvato uno. Anche se era sua figlia, era pur sempre figlia di un' umana.
- Mamma...- Inuyasha guardò Kaeru
sorpreso e poi il luogo che gli occhi della bambina stavano prepotentemente
fissando. La figura di un'esile donna stava correndo nella loro direzione.
- MAMMA!- Kaeru fece un piccolo
passo per gettarsi tra le braccia della madre che l'aveva raggiunta fino alla
sponda del fiume. Inginocchiata sull'erba umida, Kagome stava abbracciando la
bambina che aveva immerso il volto tra le pieghe del suo kimono, respirando a
pieni polmoni il suo profumo. Gli occhi di Kagome si sollevarono dalla testolina
di Kaeru per guardare dritto in quelli ambrati di Inuyasha. - Grazie per averla
salvata, Sango mi ha detto tutto...-
- Tsk! - Fu la chiara risposta del
mezzo-demone.
- Lo sai che papà mi ha portato
sopra gli alberi? - Alla parola papà Kagome osservò per un attimo il volto della
figlia: era tranquilla come se avesse vissuto un'esperienza del tutto naturale.
Però con Inuyasha di fronte a lei non riusciva a non sentirsi a disagio.
- Lo so, papà è molto bravo in
questo genere di cose...- per Kagome dire tutto ciò era stato un notevole
sforzo, ma non aveva notato l'aspetto che aveva assunto il mezzo-demone.
Inuyasha era parecchio meravigliato di sentirsi chiamare padre anche da
quell'unica persona che non accettava assolutamente il suo ruolo paterno. Come
non l'accettava lui del resto. Kagome diede una piccola pacca sulla spalla di
Kaeru, Sango la stava aspettando per darle da mangiare. La bambina salutò con la
mano la figura della cacciatrice e dopo aver dato un bacio alla madre si mise a
correre in direzione dell'altra donna. Cascò un paio di volte, ma nonostante la
preoccupazione di Kagome, la piccola non si fece niente.
Rimasti soli Kagome cercò di
evitare lo sguardo di Inuyasha e sembrò che anche il mezzo-demone fosse
intenzionato a fare altrettanto. Il silenzio che stava tessenso attorno a loro
si stava facendo troppo pesante e assolutamente soffocante. Improvvisamente
Kagome si ricordò dello strano nome che aveva pronunciato Inuyasha nella capanna
di Kaede prima che entrambi incontrassero suo padre.
Kuroi.
Non aveva mai sentito quel nome,
nemmeno nei testi scolastici. In effetti se era un demone c'era poco da
raccontare su di lui. Doveva essere tremendamente forte se aveva privato
Inuyasha della Sfera. Comunque si era accorta che la loro ricerca era quasi
impossibile. Non avevano informazioni certe sugli spostamenti dello Shikon, anzi
non le avevano proprio.
- Senti Inuyasha...- Kagome senza
guardare ancora il mezzo-demone si fece coraggio, stava per fargli la domanda di
cui da tanto desiderava sapere la risposta.
- Come ha fatto questo Kuroi a
rubarti lo Shikon?-
Inuyasha osservò Kagome e diede le
spalle al fiume. Non rispondeva, anzi sembrava esitare.
- Non sono affari che ti
riguardano....-
- Come no?-
- No!-
- Stupido!-
- Cretina!-
- Deficiente!-
- Idiota!-
Entrambi si guardarono, Inuyasha
era tornato faccia a faccia con il fiume, mentre Kagome era finalmente riuscita
a guardarlo in volto. La donna si portò una mano all'altezza della bocca e
iniziò a ridere. Inuyasha spiazzato da quel comportamento si voltò di scatto.
Kagome gli camminò accanto superandolo, poi si voltò anche lei verso di lui. Il
vento fresco della sera le accarezzò dolcemente i capelli mentre questi si
muovevano provocandogli solletico alle mani che aveva congiunte dietro. Un dolce
sorriso fu rivolto interamente ad Inuyasha accompagnato dalla frase che Kagome
rivolse al mezzo-demone mentre riprendeva a camminare in direzione del
villaggio
- Torniamo da Kaeru...-
Per la prima volta Kagome gli
aveva sorriso, dopo tanto tempo. Nell'udire quella risata cristallina, qualcosa
era cambiato dentro di lui, ma in quel momento sembrò non accorgersene... forse
in futuro avrebbe percepito qualcosa di diverso.
**
La cucina era completamente al
buio. Sia Sota che il nonno avevano fatto ritorno dalla festa e nel sapere che
Kagome aveva fatto ritorno per poche ore li aveva demoralizzati a tal punto da
farli andare a letto depressi. Invece lei, la signora Higurashi, era rimasta
sveglia. Aveva aiutato la figlia e l'aveva accompagnata al pozzo. Poi dopo la
sua partenza era tornata a pensare, al buio per riflettere meglio sulle ultime
parole che aveva scambiato con lei. Strinse il grembiule di fronte a lei, e una
macchia umida e informe cadde sul tavolo lisco e legnoso di quella cucina.
"Mi raccomando Kagome, fa
attenzione..."
" No problem, tranquilla! Tornerò
con Kaeru... come sono sempre tornata, no?"
" Si..."
"Salutami il nonno e Sota... e di
a Sota di non mangiarmi sempre tutto l'oden che sta in questa casa!"
" Certo."
" Allora vado, mamma. Stammi bene,
ok?"
" Kagome, ascolta... ami ancora
Inuyasha?"
"Eh?"
" Cosa provi?"
" Non lo so ancora...scusa."
In quel momento gli aveva sorriso,
ma aveva visto quanto Kagome si sentisse a disagio per quella domanda.
Si sentiva proprio una madre
stupida, però in quel momento aveva provato un'angoscia che solo una madre
poteva provare. Quando aveva visto gli ultimi lembi del vestito di sua figlia
scomparire nell'oscurità del pozzo, una morsa aveva stretto il suo cuore. La
stessa morsa che lo stava attanagliando anche in quel momento.
Non sapeva perché lo credesse ma
ne era dolorasamente certa.
Sia la madre che la figlia si
erano salutate con un abbraccio. L'una rimanendo in piedi e l'altra cadendo nel
pozzo. Entrambe nello stesso momento avevano sentito qualcosa di uguale, la
stessa sensazione.
Non sapevano perché.
Entrambe conservavano nel loro
cuore la dolorosa consapevolezza che quel loro abbracciato sarebbe stato
l'ultimo.
L'ultimo che si sarebbero
scambiate.
L'ultimo abbraccio tra madre e
figlia.
NdA:Stavolta
ammetto che ho fatto presto a scrivere questo capitolo, anche perché ne avevo
voglia e non ho avuto nessun dubbio o blocchi di alcun genere. Naturalmente
dovete dirmi anche di cosa ne pensate di questo capitolo. Mi sembrava necessario
che Kagome tornasse nella sua epoca. Poi volevo dire una cosa che vorrei teneste
presente. In molti situazioni, come per esempio la cucina, o la vasca dei pesci
sono cose personali. Ho deciso di trasmettere a Kaeru i miei quattro anni,
infatti l'episodio del ristorante è autobiografico e lo stesso i sentimenti che
Kagome prova per la sua cucina. Io sono assolutamente certa che a volte una ff
si possa anche maggiormente apprezzare quando vengono trasmesse queste piccole
sottigliezze, che però per un autore sono rivelanti. Diciamo che questa ff la
sento particolarmente vicina, anche le parole che la madre rivolge a Kagome sono
in parte prese dai discorsi che Io e mia madre facciamo standocene tranquille
tra le mura di casa. Insomma spesso in questa ff ci sono pezzi e lembi della mia
vita, che non dirompono con prepotenza nella storia. Scusate per questa
carellata di ricordi. Il prossimo capitolo, il nono, sarà presto sotto
fabbricazione. Grazie ancora.
Ancora una volta la compagnia si era seduta
attorno al fuoco della vecchia Kaede, quella sarebbe stata l'ultima notte che
avrebbero trascorso al villaggio prima di intraprendere la ricerca dello Shikon
no Tama. Era stato deciso che anche Kaeru doveva prender parte alla spedizione,
infatti secondo Kaede il suo villaggio non era più un luogo sicuro per una
bambina così piccola, avrebbe trovato più protezione se avesse seguito la
compagnia. Intanto il fuoco si consumava lentamente e le prime stelle iniziavano
a ricoprire la volta del cielo. Kagome osservava quel cielo, ora scuro e nero,
da una delle finestre della capanna, mentre la piccola Kaeru dormiva beatamente
accanto a lei. Ripensava alla situazione che stava vivendo in quel momento e
alle parole della madre. Volere ancora bene a Inuyasha... Aveva talmente
sofferto all'inizio che quella domanda l'aveva parecchio colpita. Forse le era
rimasta impressa perché nessuno fino ad allora, e nemmeno lei, gliela aveva
posta in maniera diretta, senza rigiri di parole. Però aveva preferito tacere,
era una situazione molto più conveniente. Temeva che i suoi sentimenti
tornassero indietro, sopprimendo l'odio già pericolante che si era convinta di
covare, scoprire ciò che realmente provava le metteva solo paura. Inoltre in
quel momento il dolore provato era un altro: quando si era staccata
dall'abbraccio di sua madre, aveva avuto una strana, per non dire tremenda,
sensazione... come se in quel momento tutto attorno a lei le fosse divenuto
estraneo. Come se lei non appartenesse più al mondo, a quel mondo che era suo...
in un certo senso. E se non avesse fatto più ritorno? Era una cosa impossibile
perché lei voleva tornare a casa... in fondo volere non era anche potere? Anche
in passato, quando tornava nell'era Sengoku non aveva mai provato una sensazione
simile, solo dispiacere ma non dolore... Quando i suoi occhi, ancora fissi al
cielo, tornarono a vedere quelle stelle luccicanti, Kagome si accorse che il
loro numero era aumentato a dismisura, segno che i suoi pensieri avevano preso
molto tempo per essere creati. Una parte remota del suo cervello aveva distinto
chiaramente che intorno a lei, gli altri stavano discutendo, ma la sua mente si
era completamente assentata, proprio come faceva durante le mattinate di scuola.
Per ironia della sorte, Inuyasha era finito accanto a lei, mentre davanti
distingueva chiaramente i volti illuminati di Kaede e Sango. Quando tornò
completamente in quella capanna, si accorse che era calata una cappa di
silenzio. Si guardò attorno a disagio, non aveva capito ciò che si erano detti e
non sapeva nemmeno se qualcosa era stato detto a lei.
- Potete ripetere per favore? -
- Che? - Inuyasha la guardò stranito, mentre
Kagome si sentiva sempre più a disagio con due guance che sentiva diventare
rosse.
- Ehm, non avete detto niente?-
- No. -
- Oh, meglio così...-
Ancora silenzio. Kagome iniziò a giocherellare con
una piega del suo kimono, un modo come un altro per scaricare la tensione. Di
sottecchi guardò i volti di Kaede e Sango, ma niente. Si schiarì la voce e con
questo tutti gli sguardi caddero su di lei.
- Ecco... dunque... volevo sapere dove siamo
diretti domani....-
- Ma Kagome l'abbiamo deciso proprio dieci minuti
fa...- disse Sango guardando l'amica.
- Si, ma... ero distratta.-
- Tsk, figurati.- Inuyasha aveva incrociato le
braccia al petto e aveva preso a sbuffare.
- Sta zitto!-
- Domani partiremo verso nord, in pratica faremo
in parte la strada che abbiamo fatto andando al villaggio di Toriko.-
Kaede tossì e riprese a parlare al posto della
cacciatrice - Faremo solo una deviazione.-
- Una deviazione? Quale? -
- Non so se hai notato il ponte che congiunge le
rive del fiume, credo che fosse a un'ora di viaggio da qui.-
- Si, l'ho presente... quindi è molto prima del
villaggio di Toriko.-
- Si. -
Il silenzio cadde di nuovo, Kagome pensò al
villaggio distrutto e per sua fortuna non l'avrebbe più visto. A sprazzi la sua
mente gli ripropose quella strage, scosse la testa cercando di dimenticare;
anche se dimenticare era difficile. Il ricordo della sacerdotessa Toriko gli
tornò alla mente, soprattutto lo strano comportamento che aveva tenuto nei suoi
confronti, non sapeva spiegarselo ma non le era per niente piaciuto.
- Chissà cosa voleva dirmi Toriko...- Sango e
Kaede guardarono Kagome, mentre la donna si era accorta di non aver per niente
sussurrato quelle parole.
- Quello che voleva dirti è morto con lei.-
- Già...-
- Non gli stavi molto simpatica comunque.-
- Non è colpa mia se credo difficilmente alle
leggende.- Ormai Kagome lo sapeva perfettamente, anche con il nonno aveva sempre
mostrato una certa scetticità riguardo a certe cose a volte riusciva a
ricordarsi di una leggenda per due giorni, altre volte dimenticava tutto quanto
in pochissimi minuti. Quando suo nonno gli aveva dato per la prima volta quella
perlina luccicante che doveva impersonare lo Shikon, non avrebbe mai creduto che
proprio questo avrebbe sconvolto completamente la sua vita.
Nel villaggio era ormai calata la notte da
parecchie ore, sovrastato completamente dall'oscurità, solo pochi fuochi
resistevano ancora all'interno delle capanne. Nella capanna di Kaede, il fuoco
si era completamente spento, Sango e Kaede stavano avvolte nel loro futon
mentre Inuyasha dormiva con la schiena appoggiata a un angolo della parete.
Kagome si era alzata e si era seduta vicino alla finestra. Non riusciva a
prendere sonno, proprio come la sera che anticipava una gita, ma di certo
l'animo non era quello di colui che si preparava per una scampagnata. Non aveva
mai sofferto di insonnia, ma detestava rimanere sveglia... le poche volte che le
era capitato si era sempre sentita a pezzi, distrutta. Non voleva certo essere
in quelle condizioni, visto e considerato che doveva affrontare un lungo viaggio
a piedi. Anche se erano diretti verso nord, Kaede non le aveva specificato la
meta precisa, quindi la ricerca della Sfera risultava essere ancora più lunga
del previsto. Osservò Kaeru che dormiva mezza scoperta e poi Inuyasha. Padre e
figlia. Non si sopportava! Tutte le volte che la sua mente si liberava e aveva
qualche minuto per pensare, i suoi pensieri cadevano sempre su di lui, su
Inuyasha come padre. Fino a quel momento Inuyasha non aveva mai detto niente
riguardo a Kaeru, non ammetteva né pretendeva di esserne il padre... e forse
questa era la soluzione migliore per tutti.
Aprì lentamente la porta della capanna in modo da
non svegliare nessuno e sgusciò nell'oscurità della notte. Voleva andare al
fiume, non era difficile... bastava ascoltare attentamente il rumore delle
acque. Come aveva immaginato di lì a poco sentì dei piccoli sciabordii e si
diresse nella direzione in cui l'aveva sentiti. Nel cielo una macchia celeste
testimoniava la presenza della luna, ridotta a un piccolo spicchio. Il fiume
sembrava ricoperto da lamine d'argento, tanto luminoso e tranquillo appariva.
Tutto era silenzio e tranquillità, difficilmente si riusciva a credere che
quell'epoca fosse invasa da demoni e orchi in momenti come quelli. La terra
brulla scivolava sotto i suoi piedi e si faceva sempre più umida mano a mano che
Kagome raggiungeva le sponde del fiume.
Un occhio dorato sembrò risplendere nell'oscurità
della capanna, Inuyasha aveva sentito lo scricchiolio della porta che si
apriva... e aveva visto che il futon di Kagome era vuoto, o per lo meno lei non
era presente. Perché diamine era andata fuori a quell'ora? Nemmeno lui riusciva
a prendere sonno, appena la sua mente si rilassava iniziavano a torturarlo
domande di cui nemmeno lui conosceva risposta. In quel momento sentiva la
necessità di entrare nuovamente in possesso dello Shikon, per lo meno era certo
che con la Sfera avrebbe trascorso notti tranquille; in secondo luogo temeva per
se stesso. Era scomparso di punto in bianco, non dubitava che qualcuno si fosse
già accorto della sua assenza. Quando si decise ad aprire la porta, una sferzata
di aria gelida lo attraversò completamente, ma incurante prese ad annusare
l'aria circostante per percepire l'odore di Kagome.
L'acqua del fiume era fredda, la stessa acqua che
aveva avvolto il corpo della figlia. Forse era per quello che la sentiva gelida,
ostile. Ma per fortuna Inuyasha l'aveva salvata... avrebbe dovuto ringraziarlo.
Iniziò a muovere avanti e indietro entrambi i piedi, smuovendo un poco l'acqua
di quel pezzo di riva; la sua vista si era in parte abituata a quell'oscurità,
mentre i suoi polmoni respiravano l'aria umida e fresca della notte.Cosa ci
faceva lei in un posto del genere? Perché non era nella capanna insieme agli
altri? Aveva paura, ecco cosa aveva. Era la paura che le impediva di chiudere
occhio. Paura per il viaggio dell'indomani, paura per la vita di sua figlia,
paura di vedere una seconda strage...
- Cosa ci fai qui? -
Per un momento Kagome era rimasta immobile,
convinta di essere l'unica sveglia in tutto il villaggio. Si voltò lentamente ma
riuscì a distinguere la figura di Inuyasha.
- Ah, sei tu...-
- Fossi in te non sarei così tranquilla.-
- Lo so, ma non credo che tu voglia ammazzarmi
proprio ora...-
- Non si può mai sapere.-
- Spiritoso.-
Kagome aveva portato nuovamente lo sguardo sopra
il letto del fiume, dando le spalle al mezzo demone.
- Tu, piuttosto, che ci fai alzato?- Disse senza
voltarsi.
- Mi hai svegliato!-
- Chi? Io?-
- Le mie orecchie sono finissime.-
- Allora è colpa delle tue orecchie, io non
centro.-
- Se non ti fossi alzata le mie orecchie non
avrebbero sentito e io....-
- ...e io non ti avrei mai seguito, lo so
Inuyasha... perfettamente.-
Un piccolo sasso cadde nell'acqua con un tonfo,
mentre una serie di cerchi si distesero fino a scomparire sulla superficie del
fiume. Calò il silenzio. [ 'Sto silenzio lo adoro... va bene, va bene, come non
detto sto zitta NdA ]
- Per favore parla Inuyasha...- Disse Kagome in
tono di supplica.
- Come parlare?-
- P-a-r-l-a-r-e... non so hai presente quando uno
apre la bocca e ne escono fuori frasi di senso compiuto?-
- Idiota, so cosa vuol dire!-
- Cretino, allora parla! Non sopporto il
silenzio!-
- Ma guarda che sto parlando!-
- Si, ma non in questo senso!-
- E allora dimmi tu in quale!-
- Lascia perdere. -
Kagome si alzò di scatto rassegnata, non
sopportava il silenzio... la metteva in agitazione e creava situazioni
estremamente imbarazzanti a volte. Per di più se in quelle situazioni si trovava
anche Inuyasha. Non sapeva come comportarsi con lui, insieme agli altri era
diverso, ma da soli era peggio... molto peggio. Innanzitutto non sapeva dove
guardare, di certo non guardava lui. Secondo non sapeva appunto cosa dire. Terzo
perdeva la pazienza. Quarto litigavano.
Dopo alcuni attimi di silenzio totale, Kagome gli
rivolse la prima domanda che le era venuta in mente:
- Chi sono Mizu e Hi?-
Inuyasha la guardò meravigliato, ma rispose alla
sua domanda.
- Demoni...-
- Fino a lì c'ero arrivata anch'io, grazie. -
- E allora se lo sai cosa me lo chiedi a fare?-
- INUYASHA! MA CI SEI O CI FAI?-
- Che vuol dire? Ma sei scema? Certo che ci
sono... non ci vedi per caso? E scusa se non ci fossi con chi staresti
parlando?-
Kagome incrociò gli occhi esasperata, non
ricordava quanto Inuyasha fosse cocciuto a volte. Riprese il controllo di se
stessa e respirò profondamente.
- Mi puoi dire qualcosa in più su di loro? -
Kagome si era sforzata di mantenere un timbro di voce basso, ma era chiaro che
lo sforzo era notevole.
- Li incontrai dopo esser stato privato dello
Shikon, mi unì a loro e niente di particolare...-
- Sicuramente, signor 'niente di particolare',
avrai combinato qualcosa di stupido, ci metterei la mano sul fuoco.-
- Abbiamo ucciso, umani. Molto rilassante...
dovresti provare. -
- Bastardo!-
Kagome non riusciva più a tollerare quelle
frecciatine che Inuyasha scagliava contro gli umani, in passato avrebbe fatto di
tutto per salvarli anche se non lo voleva mai ammettere... in passato avrebbe
fatto di tutto per salvare LEI e chissà se in caso di vero pericolo avrebbe
fatto altrattanto anche in quel momento.
- Faccio finta di non averti sentito...-
- Sai a me cosa importa.-
- Pagherei non so cosa per poterti dare una bella
lezione.-
- Non puoi... sono più forte!-
- Ohh, accidenti!-
Kagome chiuse gli occhi e strinse i pugni lungo i
fianchi, voleva assolutamente gridare quella parola, sapeva che non avrebbe
avuto alcun effetto su Inuyasha ma ne sentiva il bisogno, come per sfogarsi
indirettamente.
- A CUCCCCCIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAA! -
Il suo grido scomparve nell'aria, quando aprì gli
occhi si accorse che in realtà non era accaduto niente e Inuyasha era sempre in
piedi di fronte a lei.
- Che credevi di fare? - Domandò Inuyasha
impaurito, in passato quella parola era stata per lui terrificante.
- Niente... solo sfogarmi...-
- Cret...-
SBONK
Kagome spalancò gli occhi sorpresa nel trovare un
Inuyasha spiaccicato e completamente disteso a terra, mentre il mezzo demone
stava imprecando a più non posso. Che fosse scivolato o era stato... l'a
cuccia?? Era però impossibile, Inuyasha non teneva più al collo il rosario di
Kaede.
- Ma che CAZZ... - Inuyasha si era rimesso in
piedi, chiaramente era rimasto stupito quanto Kagome.
- Non ci credo... ha ancora effetto su di te! Un
effetto ritardato però... prima era più efficente.-
- Ma non ho più il rosario, PORCA EVA! -
Nel vedere Inuyasha confuso, Kagome trattenne a
stento una risata, fino a quando non riuscì a trattenersi dal ridere. Il mezzo
demone continuava a imprecare, sempre ribadendo che era impossibile.
- A cuccia...- Con tono sadico Kagome riprovò a
pronunciare quelle parole, constatando che l'effetto era sempre lo stesso.
- Se non la pianti.... TI AMMAZZO VERAMENTE!-
Inuyasha si stava faticosamente portando in piedi,
guardando con occhi assassini Kagome. La donna aprì nuovamente bocca,
sussurrando la parola tanto pericolosa per il mezzo demone.
- Caro Inu-chan, stavolta non puoi più far
nulla... -
A quelle parole si accompagnò una risata di presa
in giro, mentre il cane demone si faceva sempre più adirato, facendo comparire
sulle tempie delle piccole vene pulsanti. In quel momento non appariva più come
il demone crudele che Kagome aveva incontrato dopo tanto tempo al villaggio di
Toriko. Forse era proprio quell'aspetto, che Inuyasha teneva nascosto, il suo
peggior nemico, l'unica cosa che l'avrebbe fatta di nuovo innamorare del mezzo
demone.
Kagome osservò lo spicchio luminoso nel cielo, non
sapeva che tipo di luna si trattasse: di luna calante o luna crescente. Se fosse
stata luna calante di lì a poco quel timido astro sarebbe scomparso nel cielo
notturno. E se la luna sarebbe scomparsa, sarebbe stato il novilunio... e se
c'era il novilunio, Inuyasha... Guardò il mezzo demone con sguardo curioso, che
il cane demone tornasse di nuovo umano come un tempo? In fondo ora era un mezzo
demone, quindi a ragion di logica sarebbe dovuto tornare normale, ovvero
acquisire anche tutti quei difetti che aveva in passato.
- Senti Inuyasha, ma... tra poco sarà il
novilunio?-
Inuyasha rimase per qualche secondo in silenzio.
- Si, ma c'è ancora molto tempo prima d'allora...-
Kagome lo osservò interessata.
- Vuoi dire che tornerai umano? Ma allora non
l'hai proprio usato lo Shikon... Cavolo con tutta la fatica che ho fatto per
cercarlo...-
- Semmai IO l'ho cercato!-
- Ah si e chi vedeva i frammenti? Sentiamo. -
- Ce l'avrei fatta benissimo da solo...-
- Certo ma se non li vedevi...-
Inuyasha capì che quelle era una battaglia già
persa in partenza.
- E poi eri sempre in pericolo, mi toccava sempre
salvarti!-
- Ah, ma eri tu a farlo! Liberissimo di startene
fermo! Io sapevo cavarmela benissimo da sola!!-
Era proprio questo orgoglio che a volte faceva
apparire Kagome insopportabile agli occhi di Inuyasha.
- Ah si? Vediamo, contro Hiten e Manten hai fatto
tutto da sola, vero lo ammetto... e anche contro Urasue.-
- Sta zitto, allora avevi occhi solo per Kikyo,
non certo per me. Anche quando mi è stata strappata via l'anima continuavi a
ripetere Kikyo, Kikyo, Kykio, la odiavo accidenti a te, pezzo di cretino!-
- NON è vero!-
- Ah si? Tu sei sempre stato innamorato di lei,
negalo allora!-
- Stai diventando noiosa! Sempre e solo con questa
storia! -
-
Perché è la verità stupido mezzo demone!-
- E VA BENE L'HO AMATA, CONTENTA?-
Kagome osservò Inuyasha incerta, era la prima
volta che Inuyasha lo confessava così apertamente di fronte a lei.
- Ma amavo anche te...-
Le fronde degli alberi si mossero leggermente,
travolte da una gentile brezza notturna. In quel momento i grilli e le cicale
taquero, come se fossero stati testimoni di qualcosa di sconcertante.
- É sempre stato questo il problema tra noi due,
Inuyasha, non ti sei mai reso conto che Kikyo era morta, mentre io ero VIVA! Non
ci voleva molto per capire cosa fare! Voleva portarti all'inferno, un posto
eccitante per trascorrere la vita con la persona amata, davvero un bel regalo e
lasciami finire.-
Kagome aveva interrotto sul nascere un intervento
di Inuyasha.
- Va bene, non ero bella quanto lei... in questo
senso ti posso dar ragione. Ma le cose sono sempre andate in questo mondo:
quando Kikyo non c'era non importava in fondo c'era Kagome, quando invece c'era
Kikyo di Kagome te ne fregavi altamente... come quella volta al pozzo. Kagome
rimani con me ti prego, non mi lasciare...-
- Non ho mai detto così.-
- Si ma non sono cretina! Il senso era sempre
quello. Insomma mi dici così e il giorno dopo te ne vai alla ricerca di quella
strega. Vedi bene, che non hai fatto altro che far soffrire entrambe! Credi che
Kikyo non abbia altrettanto sofferto? Non era più umana ma aveva in parte la mia
anima e i miei sentimenti!-
- La verità è che tu hai sempre avuto paura
Kagome...-
Kagome si bloccò osservando stupita il mezzo
demone, ma ben presto riprese possesso del suo controllo.
- É vero, avevo paura, ma sai qual era la mia
paura? Paura di essere abbandonata dall'unica persona che avessi mai amato,
paura che i sentimenti per te non fossero miei ma di Kikyo, paura di non essere
più utile a niente una volta ricomposto lo Shikon! Ma proprio non riesci a
capirlo Inuyasha? Perché sei così testardo? Perché non te ne sei mai accorto,
perché?!-
- Io non sapevo cosa fare! Non era una situazione
facile da affrontare non volevo far soffrire nessuna delle due!-
- Non volevi farci soffrire ma l'hai fatto
Inuyasha! Però quando Kikyo è scomparsa definitivamente da chi sei venuto? Da
me! Da me, Inuyasha! Ero il rimpiazzo accidenti, tanto ormai lei se n'era
andata, ma ne rimaneva sempre un'altra che per tua fortuna era quasi come lei,
una po' più bruttina ma per i tuoi sporchi piaceri andava bene lo stesso! Come
un oggetto interscambiabile, vero? Ma chi credevi di essere? Io sono stata anche
scema quella notte tornassi indietro ti manderei all'inferno!-
- E allota tu? Non sei stata certo leale nei miei
confronti, volevi portare via lo Shikon, brava furba! Proprio tu che avevi detto
di amarmi! Non gli ho voluto mai credere, ma aveva ragione! Proprio quella notte
volevi scappare, di la verità! Traditrice! -
- Io non so di cosa diavolo stai parlando, è
inutile che tu continui a fare certi discorsi, io non ho mai voluto lo Shikon
per me!-
- Ah sì? A me proprio non sembrava!-
- Allora è per quello che sei diventato demone?
Non ci credo ma sei proprio un cretino! Bella fiducia che avevi in me! Forse non
sono io la traditrice!-
- Come credevi che mi sentissi dopo aver saputo i
tuoi intenti strega? -
- Io non avevo alcun intento, tu semmai ne avevi
molti! EVIDENTEMENTE NON MI HAI MAI AMATO!-
Kagome sentì un bruciore diffondersi sulla guancia
misto a una sensazione di dolore. Inuyasha le aveva dato uno schiaffo. Uno
schiaffo, a lei. Osservò il mezzo demone con occhi confusi, non l'aveva mai
picchiata prima d'allora. Ma stavolta Inuyasha sembrava davvero arrabbiato.
- Accidenti, Kagome! Io ti amavo alla follia! -
La donna rimase interdetta, le parole di Inuyasha
le rimbombavano ancora come un eco nelle sue orecchie. Era la prima volta che lo
diceva.
- Non ti sembra ormai troppo tardi per una frase
del genere?-
- ... -
- Se mi avessi detto quelle parole in passato
avrei trascorso tutta la mia vita con te...-
- Ma ci siamo rovinati...-
- Esatto...-
- Non riesco a perdonarti Inuyasha.... proprio non
ce la faccio...-
- Eri stata l'unica persona di cui mi fidavo che
mi ha tradito... dopo aver trovato lo Shikon, non avrò pietà ricordatelo.- Il
tono della sua voce era tornato freddo e privo di emozioni.
- La stessa cosa vale per te, Inuyasha.-
Gli occhi di Sango si spostarono da Kagome a
Inuyasha. Tra i due c'era un silenzio quasi insostenibile, non si erano parlati
da quando avevano lasciato la capanna di Kaede. Ormai erano in viaggio, pronti a
trovare lo Shikon, diretti nella direzione che Kaede aveva loro indicato. Che
fosse successo qualcosa? Si, ma quando? Un attimo prima aveva cercato di
chiedere una cosa a Kagome, ma la donna gli aveva risposto in maniera abbastanza
fredda. Mentre formulava questi pensieri si accorse che due occhi la stavano
guardando: Kaeru, in braccio a Kagome, aveva appoggiato il mento sulla spalla
della madre ed osservava Sango che camminava dietro di loro. Dal suo sguardo
Sango intuì che anche lei aveva capito che qualcosa non andava. Per risposta, la
cacciatrice scrollò le spalle rassegnata mentre la bambina prese a guardare da
tutt'altra parte.
La compagnia giunse al ponte senza molti problemi.
Durante il tragitto non avevano trovato demoni o comunque pericoli vari.
Finalmente il silenzio fu rotto dalle parole di Kagome.
- Questo è il ponte che ha citato la vecchia
Kaede...-
- Si, anche perché è l'unico da queste parti. -
Come tutti i ponti di quell'epoca, era stato
costruito con funi e legno, e come tutti i ponti appariva traballante e
pericolante. Il problema era che la distanza dall'altra sponda era notevole e le
acque sottostanti erano tortuose e parecchio agitate. Un brivido percorse la
schiena di Kagome. Non aveva mai sopportato quel genere di ponti, considerando
che soffriva terribilmente di vertigini. Sango intuì i pensieri dell'amica.
- Kagome, devi attraversare...-
- Si, lo so...-
Kagome sorrise all'amica, ma quel sorriso le morì
sulle labbra. Fece scendere a terra Kaeru e la prese per mano. Mentre osservava
con groppo in gola le profondità del burrone che doveva attraversare, sentì che
la mano che teneva stretta Kaeru si stava sollevando verso l'alto. Si voltò e
dietro di lei, Inuyasha aveva afferrato la bambina per il colletto di dietro,
caricandosela dopo qualche secondo sulle spalle.
- Non farti illusioni. Se ti distrai e caschi di
sotto non troverò più lo Shikon. -
- Ah. -
Da sopra la spalla del padre, Kaeru vedeva un
mondo sconfinato, le parve di essere la dominatrice del mondo e le piacque molto
quella posizione. Inoltre era contenta che fosse stato il buffo signore a
prenderla in braccio.
Kagome intanto era a metà del ponte, preceduta
dalla cacciatrice che teneva sulle spalle il suo potente boomerang. Si ricordò
di una situazione simile quando fu rapita dalla strega Urasue e quasi per
istinto prese a guardarsi intorno; essendo di fronte a Inuyasha non vide che il
mezzo demone stava facendo lo stesso.
Kagome si tranquillizzò solamente quando i suoi
piedi toccarono la riva opposta, le era salito alla gola anche un senso di
nausea provovata dall'oscillazione delle assi del ponte. Odiava quel genere di
sensazioni, proprio non le sopportava.
Ripresero il cammino, Kaeru era scesa per volere
di Inuyasha e ora stava camminando a fianco della madre che la teneva per mano;
più di una volta la piccola bambina si voltava indietro per osservare Inuyasha,
mentre Inuyasha era visibilmente infastidito da quel comportamento. Mentre Kaeru
e Kagome camminavano di fronte a lui, osservò le loro figure che gli davano le
spalle. Si assomigliavano molto, nonostante la prima fosse molto più piccola e
avesse i capelli corti. Avevano anche la stessa andatura e lo stesso modo di
camminare.
Il mezzo demone osservò con attenzione Kagome, i
capelli neri e soffici della donna le ricoprivano ormai tutta la schiena e si
muovevano leggermente ad ogni passo che lei faceva, avevano raggiunto la stessa
lunghezza dei suoi capelli. Una volta tornato umano, avrebbero fatto fatica a
distinguerli se voltati di spalle. Ma era impossibile che ciò accadesse, Kagome
era una donna e le fattezze di una donna erano molto diverse da quelle di un
uomo. Un uomo. Non l'aveva detto ma quella sarebbe stata la sua prima volta: la
prima volta che si sarebbe trasformato dopo la scomparsa dello Shikon. Ormai
sentiva che il suo corpo stava mutando, era stato sempre così. Con l'arrivo
della luna nuova lo sentiva: le forze erano più deboli, e così la vista e
l'udito. Le stesse sensazioni che percepiva in quel momento.
Quella notte, dopo che lui e Kagome erano tornati
alla capanna di Kaede, aveva osservato la donna sdraiata sul futon con la
bambina. Ma soprattutto quella che Kagome diceva essere sua figlia. Si
assomigliavano proprio, non Kagome e Kaeru (la loro somiglianza era scontata),
ma lui e la bambina. All'inizio quel pensiero gli aveva recato parecchio
disturbo, ma pian piano dovette arrendersi all'evidenza. Una volta diventato
umano la loro somiglianza sarebbe stata visibile a tutti, ne era sicuro. E in
quel momento non sapeva spiegarsi se la cosa gli facesse più o meno piacere.
- C'è un villaggio!-
La voce di Kagome lo riscosse dai suoi pensieri e
prese ad osservare la direzione dove le due donne guardavano.
Nel cielo si alzavano dei piccoli fili di fumo e a
malapena si potevano intravedere le capanne tra la fitta vegetazione. Senza dire
niente, Inuyasha seguì Sango e Kagome verso il sentiero che conduceva dritto al
villaggio, mano a mano che si avvicinavano l'odore acre del fumo imperversava
l'aria circostante. Kagome si fermò e costrinse Inuyasha a fare altrettanto.
- C'è qualcuno in fondo al sentiero...-
- Mhm?-
Inuyasha aguzzò la vista e vide una sagoma scura
venire nella loro direzione. Per precauzione avvicinò la mano vicino al fodero
della Tessaiga.
Quando la sagoma fu sufficientemente vicina a loro
per essere distinta, Inuyasha e Kagome vi riconobbero la figura di un vecchio,
probabilmente un abitante del villaggio.
- Stranieri? -
La voce del vecchio era roca e consumata dal
tempo. Dalle vesti aveva tutta l'aria di essere un monaco, anche per lo strano
bastone che trascinava dietro di sé.
- Si, volevamo recarci al vostro villaggio...-
Sango si era avvicinata e stava osservando attentamente il monaco con uno strano
sguardo.
- E per quale ragione, se mi è lecito saperlo?-
- Vecchiaccio cosa ti imp.....-
- Lo scusi.- disse Kagome dando una spinta di lato
a Inuyasha - ma al momento preferiremo non rivelarlo...-
- Capisco... è molto bella sa signorina?-
- Come? -
Le mani del vecchio stavano fluttuando di fronte
al suo seno, ma quando Kagome se ne accorse si ritrasse velocemente con aria
stupita mentre Inuyasha aveva colpito fortemente il vecchio monaco alla testa.
- Ma 'sti bonzi son tutti maiali?!-
Con un colpo di tosse il monaco si ricompose,
cercando di assumere una seconda volta un aspetto serio. Guardò Sango e la
cacciatrice si ritrasse intimorita.
- Sono sicuro che sarà felice di rivederla...
signorina.-
Sango si puntò l'indice della mano verso il petto,
sorpresa per le parole del monaco che intanto, dopo averli salutati riprese il
cammino verso la ponda del fiume. Rimasero tutti in silenzio fino a quando
Inuyasha con tono sprezzante e deciso fece mostra delle sue intenzioni.
- Che diavolo stiamo aspettando? Andiamo! -
Kagome lo seguì mentre Sango rimase ancora ad
osservare la figura di spalle del monaco che stava scomparendo in lontananza.
Sono sicuro che sarà felice di rivederla...
signorina...
- Allora Sango che aspetti?!-
La cacciatrice si voltò a guardare l'amica che
l'aveva chiamata a gran voce, mosse un passo di lato e prese a correre verso di
lei.
Forse quel giorno le sarebbe successo qualcosa di
particolare, particolare si ma che l'avrebbe resa immensamente felice e triste
allo stesso tempo.
****
NdA: Ma vi rendete conto che non
ho mai scritto 9 capitoli? Cioè ora siamo al decimo! Io stappo una bottiglia di
champagne. All'inizio credevo di comporre una ff one piece, poi una ff con un
massimo di sei capitoli... e alla fine me ne ritrovo 9!
Come avrete notato anche questo capitolo è
tranquillo ( x tranquillo intendo niente spargimenti di sangue e cataste di
morti). Ancora una volta avevo deciso di approfittare della situazione in cui
Kagome e Inuyasha stavano soli per risolvere alcuni misteri... tipo del perché
Inuyasha è stato derubato, perché crede Kagome una traditrice ecc. ecc. ma non è
ancora il momento giusto... purtroppo non so nemmeno quando sarà il momento
giusto però ho in mente il luogo e la situazione in cui avverranno tutte 'ste
confessioni. Che numero di capitolo sarà? Boh!
Mettetevi comodi perché questo fondo pagina
sarà parecchio lunghetto: allora innanzitutto vorrei dare delle spiegazioni. Nel
corso del capitolo non ho spiegato il perché Inuyasha era ancora sotto l'effetto
dell'a cuccia nonostante fosse privo del rosario di Kaede. Quando mi sono
accorta di non averlo per niente spiegato era troppo tardi e quindi lo faccio
ora. Secondo la mia mente malata, e in questo caso anche un po' banale, ho
pensato che dopo aver tenuto al collo il rosario per molti anni, l'influsso che
emanava su Inuyasha è in parte rimasto e per questa ragione Inu non è ancora
'guarito' dalla fatidica esclamazione di Kagome. É banale come idea ma mi
piaceva. Inoltre tengo a precisare l'utilizzo di 'porca eva'. Cosa centra Eva
con Inuyasha, considerando che quella giapponese è una religione politeista? Mi
piaceva l'esclamazione. Se mi venite a dire che non è appropriato per i tempi in
cui Inuyasha vive allora sono pronta a rispondervi che non so se (scusatemi )
bastardo, stronzo, puttana ecc. ecc. sono vocaboli usati in quel tempo. Quindi
in base a questa giustificazione ho messo porca eva (per altro è l'esclamazione
di Go (Mirko) in Aishite Knight (Kiss me Licia)). E inoltre 'porca eva'
sostituisce un esclamazione che non mi riesce scrivere ( ditelo, ditelo che sono
naive, ma è la verità accidenti! Non sono perfettina però, nemmeno volgare e in
quella situazione il miiiiiiiiiii di Aldo, in versione diversa naturalmente, non
ci diceva. Se non sapete a quale dolce parola corrisponde l'esclamazione di Aldo
meglio così e rimanete naive).
Ringrazio ancora tutti coloro che mi sostengono
e in tutta la mia innocenza ammetto che non credevo che Ritorno al passato
riscuotesse così tanto successo O.o, non so cosa sia quel qualcosa che la rende
speciale... alcuni mi dicono l'originalità. Ma per originalità intendete la
situazione Kagome-Kaeru-Inuyasha ovvero madre-figlia-padre? Altri gli intrighi!
Ci credereste che quando ho scritto il primo capitolo non pensavo nemmeno che
fosse intrigante e originale? Io credevo che sarebbe stata come minimo
cestinata.
Author's note:
questo capitolo sarà più breve rispetto ai precedenti, ma ho una ragione precisa
per aver fatto questo. Non volevo dilungarlo per il finale che avevo in mente.
Infatti quello che avrei dovuto scrivere in questo capitolo lo posticipo
all'undicesimo. Infatti il finale mi è venuto in mente all'improvviso mandando
all'aria tutto quello che avevo progettato di scrivere. Non stupitevi se non
trovere note a fondo pagina, non voglio rovinare l'impatto che crea il finale
con le mie parole. Almeno io credo che ci sia impatto o per lo meno per me c'è
stato.
Forse il titolo sembrerà
incomprensibile anche dopo aver letto il capitolo, diciamo che il suo
significato è simbolico e per niente materiale.
* Claudia (31/07/02) *
Da quando il suo villaggio era
stato distrutto, non aveva mai più avuto una casa. All'inizio si sentiva come
una bambina che era stata privata del suo giocattolo preferito, una bambina che
non veniva più lodata, perché nessuno esisteva più per lodarla. Più ci pensava,
più era sicura di non esser mai stata una bambina, non ricordava i giochi che
faceva con gli altri bambini, era probabile che non giocasse nemmeno. Era la
primogenita della famiglia ed era chiaro fin dall'inizio che il suo destino non
era crescere come tutti gli altri. Ma aveva sempre ubbidito, non voleva recare
dispiacere a colui che lei stessa chiamava padre. La prima volta che aveva visto
del sangue era scappata in camera, restandoci chiusa per più di tre giorni. Non
era stata la vista del sangue a sconvolgerla, ma il pensiero che quel sangue era
fuoriuscito per colpa sua: la prima volta che aveva ucciso. Anche se si trattava
di un demone, stava male lo stesso. Suo padre l'aveva rassicurata dicendo che
era normale sconfiggere esseri come quelli e lei gli aveva creduto. Forse con
troppo semplicità aveva considerato il ruolo della sua famiglia. Ma allora era
troppo piccola per capirlo e quando la sua mente iniziava a delineare pensieri
razionali ormai era troppo tardi, era una cacciatrice e come tale difendere il
villaggio e gli altri esseri umani era un suo compito, un suo dovere. Quando
nacque suo fratello rivide se stessa. La stessa paura, la stessa situazione. Non
era mai stato capace di uccidere, in fondo per farlo realmente una persona
doveva esserci portata... era il carattere che bloccava la gente la maggior
parte delle volte. Forse anche la classica morale che uccidere è male e lasciar
vivere è bene. Però lei aveva superato quei momenti, suo fratello no. Non aveva
fatto in tempo per capire cosa realmente volesse dalla vita.Quando aveva
incontrato Kagome e gli altri la sua vita era di nuovo cambiata. Non aveva mai
avuto amici, solo suo fratello e suo padre. Sapendola una cacciatrice i bambini
del suo villaggio la evitavano. Era proprio vero che a volte nel fare del bene
agli altri ci si rimetteva sempre. In fondo cosa si meritavano? Lei li
proteggeva e loro la disprezzavano. Teoricamente non era questa la situazione.
Aveva sempre creduto, e di questo
ne era convinta anche ora, che la sua vita era trascorsa troppo in fretta. Non
aveva avuto il tempo di essere bambina che era già ragazza e poi donna. E quando
si sentiva bambina doveva reprimere il suo stato d'animo e comportarsi come
donna. Ora era una donna, anche fisicamente, la lo era da parecchio tempo ormai.
In questo senso riusciva a capire anche Kikyo. Una volta Kagome le aveva
raccontato della sacerdotessa... quando una persona viene caricata di doveri e
responsabilità cresce più in fretta e si perde parte della vita.
Ma lei aveva riscoperto la vita.
E grazie a Miroku. All'inizio lo
vedeva come un depravato e ci volle parecchio tempo per convincersi del
contrario. Però quando voleva sapeva comportarsi in modo serio e allora anche il
suo stesso aspetto cambiava. Se ne era innamorata. Ma non se ne era mai accorta.
Quando realizzò i suoi sentimenti li cacciò subito indietro... erano frivolezze,
sciocchezze, non era quello l'insegnamento che gli era stato dato. Ma quando un
amore nasce reprimerlo è impossibile, fingi, eviti la persona a cui vuoi bene e
ti comporti solo da stupida. Fingi di odiare e nella maggior parte dei casi ti
riesce bene, con il risultato che la persona amata si allontana credendosi
odiata e disprezzata.
Non era forse successo anche a
lei? Per filo e per segno.
Quando l'aveva capito era ormai
troppo tardi. Miroku sparì e lei riprese la sua vita normale di vagabondaggio.
Sperava di rincontrarlo durante i suoi viaggi, ma il mondo che a volte sembra
piccolo come il guscio di una noce, in molte occasioni pare infinito e
irraggiungibile.
Quando giunsero al villaggio,
Sango notò che la maggior parte degli abitanti erano monaci, proprio come il
vecchietto che avevano incontrato lungo il sentiero. A quel punto si chiedeva se
mai l'avrebbe rivisto, in fondo quello sembrava essere il posto giusto e poi in
tutti quegli anni aveva imparato a fidarsi delle sue sensazioni: sapeva che di
lì a poco sarebbe successo qualcosa. Chissà com' era diventato. Non se lo era
più immaginato, all'inizio fantasticava su di lui, ma poi con gli anni se n'era
quasi dimenticata. No dimenticata, mai. Non ci pensava più con la stessa
frequenza.
Due anziani vennero loro incontro,
un po' intimoriti per la presenza di Inuyasha, ma attratti e incuriosite da
Sango e Kagome. In quel mentre i loro pensieri si delinearono: Sango era
convinta di ottenere qualche informazione in più riguardo a Miroku, Inuyasha non
era per niente convinto che fossero veri monaci, Kagome pensava alle numerose
sconcezze che avevano commesso quei monaci deviati, al momento aveva incontrato
solo un monaco sporcaccione ma era sicura che anche gli altri fossero della
stessa pasta. Quindi fu lampante che i due monaci furono accolti con sguardi
differenti. Incerti a chi rivolgere la parola, i monaci stettero in silenzio
osservando i nostri eroi incerti se parlare o meno. Sango sospirò e fece un
passo in avanti.
- Siamo dei viaggiatori, vorremo
chiedere la vostrà ospitalità almeno per stanotte...-
- A dir la verità avremo anche
fame, in più mia figlia non è abituata a viaggi del genere.- Aggiunse dolcemente
Kagome.
- Idem anche per me...- Fece
brusco Inuyasha.
I due monaci si scambiarono uno
sguardo veloce e annuirono sorridendo.
- Se volete seguirci saremo felici
di ospitarvi e darvi ristoro...-
I due monaci si avviarono verso il
centro del villaggio seguiti da Kagome, Sango e Inuyasha. Mentre prendevano a
camminare Kagome osservò attentamente il villaggio, alcuni monaci che
conversavano, altri che leggevano o se ne stavano semplicemente tranquilli senza
far niente. Non immaginava che quella del bonzo fosse una vita così... così...
facile. Si avvicinò con cautela a Sango non appena notò gli sguardi degli
abitanti fissi su di loro e riuscì a sussurrarle
- Passi Inuyasha, ma perché ci
guardano così? Non saranno mica come Miroku? Non c'è nemmeno una donna... se non
ci fosse Inuyasha io sarei già scappata.-
- A quanto pare, c'hai preso in
pieno Kagome-chan.-
Sango sentì l'amica deglutire
pesantemente e sorrise. Anche Kagome aveva ricollegato la figura di Miroku con
quel villaggio. Ma che l'avrebbe veramente visto? Non sapeva più i suoi
sentimenti, ma chiaramente avrebbe provato gioia nel rivederlo... forse stavolta
come amica.
Comunque anche a lei si sentiva in
soggezione con tutti quegli sguardi puntati addosso, inoltre tutti i monaci
bisbigliavano non appena passavano loro accanto.
I monaci intanto si era
fermati in una grande piazza, evidentemente il centro del villaggio, dove un
numero superiore di monaci stavano pregando diligentemente pronunciando parole e
frasi per loro incomprensibili. Uno dei monaci accompagnatori li informò che
erano capitati nel momento in cui i monaci più importanti rivolgevano preghiere
alle divinità del villaggio. Sango spostò incessantemente il suo sguardo da un
monaco all'altro nella speranza di scorgere qualcuno con le fattezze simili a
quelle di Miroku. Erano passati alcuni anni, ma doveva essere ancora
riconoscibile ai suoi occhi. Solo di una cosa era terrorizzata: la lontanaza.
Erano passati anni, aveva paura che il suo non fosse vero amore, ma una semplice
cotta. Come poteva saperlo lei? Era la prima volta che provava sentimenti
simili.
Aveva paura di essersi innamorata
dell'amore, del sentimento e non della persona. Aveva paura di ammettere che in
realtà era solo del suo pensiero che era stata sempre attratta. Ma per lo meno
avrebbe sofferto in silenzio, sia che lo amasse che non. Infatti Miroku credeva
di essere odiato e disprezzato da lei, di certo non poteva rimanerci male per un
amore mancato. E poi chi le diceva che lui avrebbe capito i suoi sentimenti?
Andava sempre dietro ad'altre donne in passato e lei non veniva nemmeno
considerata. A tutte chiedeva di avere figli, a lei nemmeno una parola. Male che
andava la situazione tornava a suo vantaggio, i primi tempi avrebbe sofferto ma
poi sarebbe tornata a vivere la sua vita normale. In quel momento non voleva
pensare all'amore, al momento le bastava trovare di nuovo Miroku e parlargli
come amica. Al momento le bastava solo questo per sentirsi felice.
Senza nemmeno accorgersene
prese a seguire Kagome e Inuyasha, si era arresa subito dopo essersi resa conto
che il suo intento era difficile da attuare con tutti quei monaci che pregavano.
I due bonzi li portarono
all'interno di un grande tempio, non visibile dal centro del villaggio ma ben
nascosto dalla folta vegetazione della foresta. Kagome rimase stupita dalle
dimensioni, nemmeno il suo di tempio raggiungeva grandezze simili, sebbene fosse
uno dei più importanti della zona. L'entrata si apriva sulla facciata destra
della costruzione, preceduta da un numero considerevole di scalini che portavano
direttamente al grande ingresso. Come tutti i templi, era ricco di vegetazione e
anche molte piante, a Kagome sconosciute, incorniciavano con le loro foglie le
gradinate del tempio. Non c'erano dubbi che si trattasse anche di un templio
suggestionante. Oltre l'ultimo gradino si estendeva una grande piazza costituita
da mattoni quadrati tendenti al marrone, che a volte venivano disturbati dalle
radici sottostanti dei grandi alberi di quercia. Alcuni monaci camminavano
frettolosi senza però entrare all'interno del tempio, ma scendendo in modo
altrettanto veloce le scale erette.
- Questo deve essere il tempio del
villaggio...- Inuyasha sollevò la testa per osservare il grande tetto che
incombeva su di loro.
- Mi sembra di essere tornata a
casa...- Kagome accompagnò lo sguardo di Inuyasha e il suo volto si addolcì al
pensiero della sua famiglia.
- Mamma, farai di nuovo il lavoro
al tempio?-
- Ma questo non è il nostro
tempio, tesoro...-
- Che lavoro? - Chiese Sango
all'amica.
- Quando tornai a casa, aiutai il
nonno... diventando una sacerdotessa.-
Sango ripensò a Kikyo.
- Allora è di famiglia.-
- In un certo senso.. sì. - Anche
Kagome aveva pensato a Kikyo, e lo stesso Inuyasha, il volto del quale si era
rabbuiato nell'aver ripensato al nome del suo primo amore.
Appena entrati, i due monaci li
lasciarono soli davanti al grande ingresso e al loro posto giunse un vecchio
molto più basso, che vestiva sempre i panni di un monaco. Probabilmente il
sacerdote.
- Un demone, una sacerdotessa, una
bambina e una cacciatrice di spettri... non è una compagnia molto normale.-
Rimasero sorpresi per la giusta
intuizione del sacerdote cosa che infastidì parecchio Inuyasha.
- Senti vecchiacco non siamo certo
venuti qui per sentire le tue stronz...-
- A cuccia! -
- Non ci credo, - esclamò Sango -
funziona ancora? -
- Vero? Non l'avrei mai immaginato
nemmeno io!-
- E come hai fatto a scoprirlo?-
- É una lunga storia...-
Inuyasha si sollevò a fatica
digrignando i denti.
- Che ne dite di entrare? - Il
sacerdote era rimasto in silenzio, spronando poi i quattro giovani a entrare
nell'edificio religioso.
Kagome si inchinò rispettosamente
e rivolse uno dei suoi dolci sorrisi al sacerdote, costringendo Inuyasha a fare
altrettanto.
- Lo deve scusare ma non è molto
normale...-
Il sacerdote rispose al sorriso.
- Nemmeno la vostra storia...-
Inuyasha e Kagome sollevarono
stupiti le teste, mentre l'anziano sacerdote aveva preso a camminare lungo il
corridoio dell'ingresso.
**
Chiuse lentamente la mano, la sua
mente era offuscata come da una nebbia fitta e grigiastra. Nel suo tentativo di
chiudere la mano, raccolse la terra fredda e umida di quel villaggio, il suo
villaggio. Attorno a lei, il cielo e l'aria erano pieni delle grida dei suoi
abitanti. Stava rivivendo la stessa strage, però stavolta quella strage la
toccava personalmente. Si sentiva impotente, proprio come Toriko. Avrebbe fatto
anche lei la sua stessa sorte? La sua vita l'aveva vissuta, aveva sostituito sua
sorella come meglio poteva, continuando a professare gli stessi pensieri e gli
stessi ideali della defunta e venerabile Kikyo. Ma in quel momento, la sua mente
non immaginava un futuro, semplicemente non lo vedeva. I suoi pensieri andarono
a sua sorella, che nessuno aveva mai amato come donna, a Inuyasha che era
riuscito ad amare di nuovo, a Kagome che era tornata portando con sé una nuova
vita.
Pensò a tutti e anche alla loro
bambina.
La figlia di Kagome e Inuyasha.
Si era sentita come una nonna.
**
Le mani le si allentarono di
colpo. I suoi occhi seguirono impotenti la ciotola che cadeva e rimbalzava sul
pavimento del tempio. Il suo sguardo seguì il movimento rotatorio della
scodella, il suono del té versato si ripetè più volte nella sua mente, fino a
quando la ciotola si bloccò inerte a pochi centimentri dalla sua gamba. Non si
mosse, non parlò, non fece niente... rimase solo immobile. Quando si accorse del
danno che aveva fatto afferrò frettolosamente la scodella dal pavimento
tagliandosi con una scheggia affilata del legno con il quale era composta.
Lasciò cadere il contenitore e osservò immobile il rigolo di sangue che le stava
scendendo lungo il dito della mano destra.
Iniziò a piangere.
Quelle che sentiva sulle guance
dovevano essere lacrime.
Si toccò gli occhi unendò il
sangue a quell'acqua umida e salata.
Alzò lo sguardo, tutte le immagini
della sua mente le si presentarono davanti come ricordi del passato, prima
l'incontro con Inuyasha, Kikyo, Sango e... Kaede. Al pensiero della sacerdotessa
le lacrime aumentarono notevolmente e presero a scenderle dagli occhi,
macchiando il kimono che stava indossando.
Poi basta.
Le immagini scomparvero e non vide
più niente, solo gli occhi dorati di un mezzo demone.
Una strana, stranissima sensazione. Odio queste
sensazioni, la maggior parte delle volte sono sempre state vere. E questa non mi
piace per niente. Sono trascorsi secondi, ma per me è stato un tempo infinito.
Ora sto sorridendo, cerco in tutti i modi di scusarmi con il monaco... come
aveva detto di chiamarsi? Ah, Huyu. Inverno. Un nome veramente strano per essere
quello di un monaco. Sono una frana, combino solo guai, accidenti. Certo che
questa ferita fa proprio male!
Inuyasha mi sta guardando! Conosco quello sguardo,
quando rimarremo soli mi chiederà sicuramente delle spiegazioni. E allora cosa
gli dico? Non so nemmeno io cosa è successo. Però è strano, ho una voglia
pazzesca di tornare al villaggio di Kaede.
Kaede.
Perché di fronte a un monaco, in un grande
villaggio di bonzi, mi viene in mente lei?
É stata l'ultima persona che la mia mente mi ha
proiettato davanti, l'ultima persona che abbiamo visto prima di intraprendere
questo viaggio.
Mi chiedi cosa non va Kaeru? Tutto. A partire
dalla mia presenza in questo luogo con Inuyasha. Io non conosco questo monaco
eppure sembra che lui mi conosca bene... mi? Io direi pure anche 'ci'. Sorride e
abbassa lo sguardo. La classica persona con la quale non sai come comportarti.
Con Miroku era diverso, lui si che sapeva come sciogliere il ghiaccio. Chissà se
Sango lo pensa ancora. Non me lo ha mai detto. Però a me farebbe piacere se si
confidasse con me, è un modo come un altro per sentirsi importante. Comunque
sono sicura che abbia pensato a lui, magari anche ora con tutti questi monaci
che girano attorno. A me farebbe piacere rivederlo. E credo che questa sia la
tua occasione, Sango. Tu sei ancora capace di amare, io non più. La mia
occasione se ne è andata, avrei potuto innamorarmi di nuovo, ma non ce l'ho
fatta. Sono troppo legata al passato, inutile negarlo. Che mi considerassi come
una vedova? Sarebbe buffo visto che Inuyasha è vivo.
Inuyasha.
Allora, se mi faccio un esame di coscienza riesco
a chiarire la situazione. Sono in un tempio, davanti a un monaco. Non ho capito
niente di ciò che ha detto, ho avuto quella strana percezione e ora... penso a
Inuyasha? Kagome mia, ma tu sei proprio malata. Però ora che ci penso cosa aveva
detto l'altra notte? Io l'avevo tradito? Volevo lo Shikon? Ecco, a pensarci bene
me l'ha rinfacciato ben due volte 'sta storia! E per una volta che non centro
niente! E poi ha nominato anche una terza persona. Comunque è lui che ha tradito
me per dindirindina! Però quando mi ha detto che mi amava mi sono sciolta.
Allora era vero. Mi amava, ma non mi ha dato mai l'occasione per scoprirlo. Mi
ha fatto quasi tenerezza. Ha ammesso di amare anche Kikyo, l'unica volta che
l'ha detto. Quando avrebbe dovuto dirlo chiaro e tondo non l'ha mai fatto.
Se me lo diceva, se mi diceva che aveva amato
Kikyo?
Cosa avrebbe fatto la me stessa del passato?
Aveva paura di tradire entrambe, ma che cavolo io
ero viva, avevo... no, ho sentimenti, un'anima! Kikyo no, non l'aveva accidenti!
É proprio uno stupito, ma quanto gli ci voleva per capire una situazione del
genere? E poi come ti comporti con uno che sembra pensare a te, ma fa la stessa
cosa con un'altra? Se non c'era lei, c'ero io e viceversa.
Oh, perché si è alzato?
Lo fanno anche Inuyasha e Sango... ancora una
volta ha detto una cosa e io... arrivederci.
Un pozzo. La mia vita è piena di pozzi e se per
questo anche di buchi. Ma lasciamo perdere. Niente pozzo, meno male. Ma allora
dove stiamo andando? Kagome, Kagome d'ora in poi ascolta quando qualcuno parla,
eviteresti inutili pensieri. Non posso certo chiesere 'Dove stiamo andando?'
bella figura, una stupenda e magnifica figura.
Questa stanza è decisamente, anzi troppo, grande
per i miei gusti. Lo so che un tempio è pieno di stanze così ma anche a casa
cerco di evitarle in tutti i modi. Non mi piacciono. Io adoro il piccolo, il
grande mi svuota completamente e mi mette paura, mi sento a disagio, mi sembra
di perdermi. Stanza vuota, neanche un mobile per le preghiere. Ma che la tengono
a fare, ma sopratutto... perché siamo qui?
Perché ci siamo fermati?
Perché ci ha portati qui?
Cosa vuole da noi?
Kagome, dovevi ascoltare! Non l'hai fatto?
Arrangiati!
Ecco che riprende a parlare. Inuyasha non sembra
nemmeno ascoltarlo... e perché io che sto facendo? Lo ascolto? No. Sango invece
sembra interessata... scommetto che vuol sapere di Miroku... di qui alla fine
della visita chiederà sicuramente qualcosa.
Di nuovo, mi sale l'agitazione. Mi sono stufata di
stare in questo posto! Perché non ce ne andiamo? Ma aspetta un momento, che ha
detto?
Lo Shikon?!
Dove, quando, perché?
Lo Shikon è stato finalmente visto? Non ci credo,
voglio dire è una cosa stupenda, per lo meno non andremo alla sua ricerca allo
sbaraglio. Ma questo qui sa molto di più di quello che vuole dire. Ci tiene
nascosto qualcosa. E non va bene, non mi va affatto bene.
Non ci posso credere, ha risposto alla mia
domanda? Lo Shikon è stato visto a nord-est, ma in che senso è stato visto?
Certo che i monaci sono dappertutto, come il prezzemolo. Nella mia epoca sono
quasi spariti. Se portassi qui il nonno sarebbe la fine della mia famiglia...
non tornerebbe più indietro. E così alla fine sappiamo dove andare. É già
qualcosa. Non sono più abituata ai viaggi estenuanti. Inuyasha si è rianimato...
ci vuole poco a farlo contento. Sinceramente per farmi contenta in questo
momento mi basterebbe qualcosa da mettere sotto i denti.
E ora che cavolo le succede? Accidenti, si può
sapere cosa le prende stavolta? Da quando l'ho rivista Kagome, oltre ad essere
più casinista e imbranata, non ne combina una giusta. Si è pure ferita, ma se
crede che io l'aiuti se lo può anche scordare. Inoltre questa situazione non mi
piace per niente; a me 'sto bonzo o sacerdote o monaco o come diavolo si fa
chiamare non piace. Percepisco qualcosa di strano. Feh, tanto ormai non mi fido
di nessuno, per me può essere la persona più buona del mondo, sai a me che cazzo
me frega. Perché diavolo l'ho seguita? Ecco questo me lo sto chiedendo da
parecchio tempo! O ma non solo questo: non l'ho uccisa, né lei né la mocciosa,
l'ho pure salvata. Se lei non tornava era molto meglio, avrei continuato a
vivere la mia vita come sempre, anche senza lo Shikon. Io non ho bisogno di una
fottutissima Sfera per essere forte. IO lo sono già a cose pari. Sono un demone
dannazione non un essere umano! Io disprezzo queste nullità tanto quanto
disprezzo lei. Lei mi ha tradito, e io non dimentico facilmente. Appena entrerò
in possesso del gioiello tanto meglio, una volta che mi sono sbarazzato di loro
il gioco è fatto. Kagome non ha alcuna possibilità di battermi. Crede davvero
che io accetti quella mocciosa come figlia? Ma figurati, per me è solo un essere
umano come tanti.
Gli esseri umani sono anche divertenti. Si rompono
con una facilità incredibile e quando ti chiedono un perdono sviscerato, farli
fuori è ancora più eccitante. Ci provo gusto. Sento perfettamente tutte le loro
ossa scricchiolare pericolosamente fino a spezzarsi. Un colpo netto e deciso. E
poi boom, finito, sangue dappertutto... magnifico.
Però so anche ammettere qualcosa che odio.
Quando l'ho rivista ci sono rimasto secco.
Non mi aspettavo di rivederla, né tanto meno di
incontrarla...per me era già un essere inesistente e insignicante per la mia
vita. Lo Shikon aveva fatto miracoli... Kikyo scomparsa e Kagome pure. No. Lei
era rimasta. Non è forse per colpa sua che non ho più lo Shikon? Quel giorno,
quel maledettissimo giorno. L'ho vista, in una radura, tra i fiori... mentre il
suo villaggio era in agonia sotto il nostro infinito controllo. Come cacchio si
chiamava? E chi se lo ricorda... in fondo è stata solo un oggetto. Diciamocelo
me la sono fatta perché assomigliava a Kagome. Stessi capelli, neri. Gli occhi
erano diversi, solo quelli di Kagome sono grigio-azzurri. Ma avrei dovuto
accorgermene che non era Kagome. E poi che cazzo Kagome non esisteva più in
questo mondo, anche io ero un perfetto imbecille!
Me lo sono fatto soffiare di sotto il naso! Una
lurida e bastarda puttana assoldata da quel bastardo! Mi ha rubato lo Shikon,
non ho fatto nemmeno in tempo a inglobarlo che già mi era stato fregato sotto il
naso. Lo dicevo io che era strano che una semplice umana ci stesse a farsi fare
quelle cose da un demone. E come toccava quella figlia di una buona donna. E ora
capisco anche perché. Era un demone con sembianze umane! Identica a Kagome! O
quasi...
Bastardo, bastardo! Solo perché facevo di testa
mia non voleva mica dire che dovesse fregarmi lo Shikon! Kuroi! Un nome che non
dimenticherò per tutta la vita! Dove ti stai nascondendo bastardo? Mizu e Hi
erano pronti a portarmi da te se solo la presenza di Kagome non me lo avesse
impedito.
Cazzo!
E ora perché diavolo dobbiamo spostarci? Io sto
bene dove sto. 'Sto bonzo non sa proprio come far ad accorciare la sua vita. E
poi fanno un sacco di casino, ma non sanno che le mie orecchie sono
sensibilissime? Non vedo l'ora di andarmene! A proposito, dove cavolo sarà
Myoga? Non lo vedo da quel giorno. Cacchio, tutte le volte che c'è un pericolo
se la da a gambe! Ma che razza di pulce aveva assoldato mio padre? Per bere solo
sangue?
Che se ne fanno di una stanza simile questi bonzi?
Ma non erano loro che dovevano vivere in povertà come scelta di vita? Voglio
andarmene! Potrei fare una strage lo sento, ho voglia di uccidere... a partire
da questo bonzo male.. COSA?!
LO SHIKON?! A NORD?
Non... ah, ah, ah caro Kuroi stavolta sei morto,
bastardo! Ti strapperò tutte le viscere che hai in corpo! Aspetta e vedrai! In
quanto a Kagome, al momento farò finta di niente.
Sento ancora l'odore del sangue. Quello di Kagome.
Ma non solo questo di Kagome.
Anche il suo odore.
Ma a che cavolo sto pensando?!
Comunque non è cambiata, di carattere è sempre la
stessa: sfacciata, orgogliosa e a volte anche testarda! A volte? SEMPRE! Inoltre
la odio! Anche quando Hi ha cercato di baciarla non poteva scansarsi? E poi quel
bastardo me la paga! Ehi, un momento... Io non devo fare proprio niente, non ho
più a che vedere con quella donna umana, libera di baciare chi vuole... ma
accidenti NON LUI! NON mi può fare una cosa simile! Il mio rivale da sempre!
Tutte le volte che uccido cento persone lui ne fa fuori cento ed uno! Quel
maledetto prima o poi dovrà fare i conti con me!
Meno male era ora di andarsene! Mi sono proprio
rotto di tutti 'sti bonzi! E chissà perché ho la sensazione che presto ne
incontrerò uno ancora peggio.
Se prima ero preoccupata per lei riguardo ad
Inuyasha, ora sono terrorizzata. Conosco abbastanza bene Kagome per sapere
quando qualcosa non torna e il suo comportamento non mi ha convinto affatto.
Inoltre quando Kagome cerca di non far sapere a nessuno ciò che sta provando,
reagisce in maniera tipica... ovvero fa finta di niente e cerca di distogliere
l'attenzione degli altri su di sé. Con Inuyasha ha sempre funzionato, o meglio,
quasi, con me no. Ma a volte riesco a capire quando non vuole confidarsi con
nessuno e allora faccio finta di niente anch'io. Per certi aspetti siamo uguali,
Kagome è l'unica persona che io possa considerare veramente amica... forse ne
conosco un'altra, ma più ci penso e più credo che lui per me... non sia affatto
un amico, ma qualcosa di più.
E questo mi spaventa.
La prima volta che mi innamoro di una persona, la
prima.
Quando ero piccola credevo di riuscire a vivere
senza amore, non volevo dipendere da nessuno, e allora mi ripetevo di continuo
che non mi sarei mai innamorata. L'amore poteva distogliermi dal mio compito e
all'epoca non era proprio il caso che ciò accadesse.
Quando però questo dovere nei confronti del mio
villaggio è sparito il mio cuore ha ceduto e mi sono innamorata del primo uomo
che avevo incontrato e che indirettamente mi aveva aiutato. Sarei potuta
innamorarmi anche di Inuyasha, ma già in quel periodo capii che con lui non
avrei avuto speranze. Bastava guardare come si comportava con Kagome e Kagome
come si comportava con lui.
Shippo poi era troppo piccolo, ancora un cucciolo
di volpe.
E allora rimase sono lui.
Miroku.
Il bonzo deviato e anche di brutto.
Forse era scontato che mi innamorassi di lui, ma
all'inizio avevo una paura folle. Sapevo che era un maniaco a detta di Kagome,
ma non ci feci poi molto caso, perché a me non aveva ancora fatto niente.
Poi mi dovetti ricredere, non so quante sberle gli
ho rifilato.
Quel comportamento mi faceva piacere, se rivolto a
me naturalmente. La cosa che non mi andava giù era il suo voler un bambino,
domanda che rivolgeva puntualmente a tutte le belle donne che incontrava.
A me non lo chiese.
Niente, neanche una parola.
Bene.
Se ora lo rivedessi non saprei proprio come
comportarmi, è vero ho voglia di vederlo... ma... ho una terribile nonché
immensa paura. Io non so se quello che provo per lui è vero amore, ho paura che
nel rivederlo mi accorga solamente di essermi illusa, di averlo immaginato in
modo diverso, di rimanere delusa. E questo sarebbe un dolore tremendo.
Non so nemmeno se a lui piaccio.
Mi comporterei come una scema.
Forse sarebbe meglio se reprimessi questi
sentimenti, per lo meno fino a quando non so cosa pensa di me.
Uff, forse dovrei veramente parlarne con Kagome.
Nonostante sia così giovane ha avuto certamente più esperienze di me.
Avrei voglia di domandare a Huyu se conosce
Miroku, ma davanti a Kagome e ad Inuyasha non me la sento ancora. Però non ero
mai capitata in questo villaggio né tanto meno sapevo della sua esistenza, ma
come ha detto Huyu dev'essere perché è ben protetto dal potere dei monaci.
Questo tè è buonissimo, peccato che i miei
pensieri lo rendano anche amaro.
Ho sprecato veramente la mia vita.
Cosa ho concluso? Sono sempre la stessa di molti
anni fa, solo che ho cambiato in parte fattezze. Però non avevo altra scelta o
per lo meno, non avevo la possibilità di vivere vite diverse.
Se quel giorno avessi seguito Miroku e avessi
mandato al diavolo la timidezza, a quest'ora starei vivendo un'altra vita,
probabilmente quella che ho sempre sognato. Almeno avrei dovuto provarci,
quindi, comunque la si guardi, è sempre e solo colpa mia.
Chissà dove ci vuole portare... sono sempre più
convinta che questi monaci conoscano Miroku, quando troverò l'occasione giusta
chiederò a Huyu. Uhao che stanza! É bellissima. Ma di cosa se ne fanno? Certo
che i bonzi d'oggi se la prendono comoda davvero. E pensare che Miroku predicava
falsi presagi per poter dormire e mangiare a sbafo! E pensare che l'ho fatto
anch'io!! Mah...
Non ci credo! Cosa ha detto?? Finalmente abbiamo
trovato la direzione da prendere per cercare lo Shikon! Proprio non ci
contavo... ma che fosse a nord era scontato anche Kaede l'aveva detto
chiaramente.
Per lo meno la notizia ha reso Inuyasha meno
scorbutico, sicuramente avrà in testa solamente lo Shikon. 'Sti due proprio non
li capisco. Si sono sempre amati e ora che potrebbero vivere in pace e
fregarsene della Sfera, si odiano. Hanno perfino una figlia a cui voler bene ma
niente... per lo meno dal punto di vista di Inuyasha.
Kagome ha detto di voler utilizzare lo Shikon per
spezzare il legame di sangue che lega Kaeru a Inuyasha...
Finalmente lo Shikon era stato
individuato. Era stato visto in direzione nord-est e presto la comitiva si
sarebbe spostata in quella direzione. Di comune accordo decisero di fermarsi al
villaggio dei monaci almeno per quella notte. Al calare della sera, i monaci
accesero un grande fuoco al centro della piazza del villaggio, mentre altri
servivano un buon pasto caldo a tutti quanti. Kagome e gli altri sedevano
lontano dalla mischia su di un tronco di legno sdraiato a terra per l'occasione,
in compagnia del sacerdote che aveva rivelato loro la collocazione della Sfera.
Huyu aveva l'impressione di essere una persona austera e anche molto distaccata,
ma con loro sembrava ardere di una gentilezza inverosimile. Il pasto che stavano
consumando non era affatto povero, ma ricco di verdura e legumi vari. Infatti
attorno al tempio si estendevano anche orti e frutteti immensi che i monaci
coltivavano con cura per il fabbisogno di tutto il villaggio. Cenarono in
silenzio, mentre Kagome osservava la fiamma enorme del fuoco che illuminava
perfettamente tutta quanta la piazza, piccole scintille venivano scagliate in
aria per poi cadere a terra con un ultimo barlume di luce. In molti casi si era
sentita proprio come quelle scintille, più volte aveva sentito la sua anima
spegnersi, priva di qualsiasi tipo di vitalità. In quel momento si sentiva
relativamente bene. Lo sguardo di Kagome cadde più volte su Sango, ma l'amica
sembrava non accorgersene affatto.
“ Se volete potete andarvene a
fare una passeggiata.” Il sacerdote Huyu rivolse un caldo sorriso ai suoi
ospiti, ma in particolar modo alle due donne che apparivano seriamente
pensierose. Kagome sfruttò l’occasione offerta dal bonzo per riuscire a parlare
con Sango fuori da sguardi indiscreti.
“ Credo che sia un’ottima idea,
ti va di accompagnarmi Sango?” La cacciatrice osservò l’amica intuendo le sue
intenzioni e accettò la proposta. Anche Inuyasha fece per alzarsi ma fu bloccato
da una forte stretta al braccio sinistro. Huyu l’aveva trattenuto mantenendo
sempre un sorriso sulle labbra.
“ Venerabile Huyu potrebbe
badare a mia figlia durante la mia assenza?”
“ Sarà un piacere venerabile
Kagome. “
La donna arrossì leggermente
per l’appellativo che accompagnava il suo nome, si inchinò rispettosamentee rivolse un’occhiata severa a Inuyasha.
“ Non combinare guai stupido!”
Il mezzo demone non rispose a
quella specie di provocazione, ma si limitò a sedere in maniera scomposta,
voltando il viso dalla parte opposta. Mentre le due donne si allontanavano, il
sacerdote prese a ridere sommessamente scatenando lo stupore del mezzo demone.
“ Che hai da ridere, idiota?”
“ Uhm, vedo che l’educazione
non è il tuo forte Inuyasha…”
Il mezzo demone rimase
interdetto nel sentir pronunciare il suo nome dal bonzo.
“ Come fai a sapere come mi
chiamo…?”
“ Chiaro, quella donna ti ha
chiamato così molte volte e poi in un certo senso conosco la tua fama.”
“ Molto bene, così sai quanto
possa essere pericoloso con voi sciocchi esseri umani!”
“ Io sono sempre un sacerdote,
scacciare gli spettri e le identità maligne è il mio forte.”
“ Bene, allora sappi che di te
non mi fido.”
“ Comprensibile… stasera
scoprirò molte cose interessanti.”
Huyu prese a bere del tè da una
tazza, lasciando Inuyasha senza parole.
**
Le voci allegre dei monaci si
erano attenuate, simbolo che Kagome e Sango si erano allontanate
sufficientemente dal centro del villaggio. Il misero spicchio lunare era
offuscato da delle deboli nubi, ma il resto del cielo risplendeva di stelle,
ancora più visibili per l’oscurità che avvolgeva le due donne. Si fermarono ai
piedi di una grande quercia e sedettero sulle possenti radici di quest’ultima.
L’albero stava in cima a una piccola collina che sovrastava gli orti e i
frutteti dall’alto della sua imponenza, le foglie degli innumerevoli ciliegi e
meli risplendevano deboli, illuminate dalla poca luce lunare che filtrava dalle
nuvole grigiastre; attorno a loro regnava un silenzio quasi soprannaturale, a
volte interrotto dal forte suono dei grilli.
“ Dalle mie parti è difficile
vedere le stelle…” Kagome raccolse al petto le ginocchia e si rilassò accanto
all’amica.
“ Sai, più volte mi sono
chiesta come sia il tuo mondo Kagome… forse un giorno avrò la possibilità di
vederlo.”
“ A volte in confronto a
quest’epoca il mio mondo non riesce a reggere il confronto. Qui la natura è
ancora sovrana, ci sono alberi e fiumi che scorrono indisturbati… nel mio mondo
è diverso. Le città sono dei villaggi immensi, senza piante e le poche che ci
sono soffrono per l’aria sporca che respirano. Non sempre è bello, prima o poi
sarà distrutto dai suoi stessi abitanti. Così come sarà nato un giorno
scomparirà. Però io lo amo con tutta me stessa. È la mia casa, l’unico posto in
cui un giorno potrò tornare. Mi crea conforto questo pensiero… in passato quando
cercavo lo Shikon con Inuyasha, il mio mondo era stato il mio unico conforto…
Era bello pensare che nonostante la lontananza avevo un posto dove tornare.”
“ Anch’io la pensavo così fino
a quel giorno, quando il mio villaggio fu distrutto da Naraku.” La voce della
cacciatrice si era attenuata coperta da un velo di tristezza. Kagome posò una
mano su quella della cacciatrice e le rivolse un sorriso pieno di affetto.
“ Tutti quanti noi siamo
destinati a perdere qualcosa… a volte la perdita è troppo prematura, ma ci sono
volte in cui tutto questo ci giova. Perdere qualcuno che si ama è duro, i nostri
pensieri sono sempre rivolti a lui, ma con il tempo si trova una ragione per la
quale vale vivere. La mia ragione per esempio è Kaeru. Capisco quanto possa
essere innocente e piccola e proprio per questo ogni giorno mi faccio coraggio
affrontando ciò che la vita mi pone di fronte. E anche tu vivi per una ragione,
Sango. O forse mi sbaglio?”
La donna rimase in silenzio con
gli occhi fissi a terra. Sapeva quanto la voce di Kagome potesse crearle
conforto, ed era sicuramente la persona più adatta per confessarle quello che il
suo cuore cercava di tenere nascosto.
“ Sì. Ed era di questo che ti
volevo parlare Kagome-chan…”
“ Lo immaginavo. È per questo
che ti ho portato qui.”
Una lacrima scese su una
guancia della cacciatrice, Kagome se ne accorse e il suo volto non poté far
altro che essere triste.
“ C-credevo, anzi ero sicura
che l’avrei incontrato di nuovo a questo villaggio, invece mi sono sbagliata, mi
sono illusa proprio come una sciocca. Prima pensavo che il mio non fosse vero
amore, credevo di essermi innamorata dell’amore… e così mi sentivo tranquilla,
perché mentivo a me stessa. Solo oggi mi sono accorta che non era vero… quando
si è riaccesa in me la speranza di incontrarlo di nuovo mi sono sentita male, la
cosa mi toccava più di quanto pensassi e sebbene mi ostinassi a negare il
contrario mi sono accorta di amarlo veramente.”
“ Credo che dare consigli in
amore è l’impresa più ardua che una persona possa affrontare… Io posso solo
dirti che questa è la tua occasione, Sango. Sono sicura che presto le vostre
strade si incroceranno di nuovo e allora sarai pronta a confessargli i
sentimenti che provi.”
“ Ma, Kagome-chan, e se lui non
mi amasse affatto? Non potrei sopportare un suo rifiuto!”
“ Una volta mia madre mi disse
una cosa, anche allora stavamo sedute ai piedi del Go-Shiboku. Mi disse che
qualunque cosa avrei fatto, qualunque decisione avrei preso era sempre meglio
vivere di rimorsi che di rimpianti. Nel tuo caso devi confessare ciò che provi a
Miroku, se non contraccambiasse i tuoi sentimenti potrai sempre dire a te stessa
di averci provato. Se ti limiti a chiuderti nel tuo guscio e a soffrire in
silenzio come puoi pretendere che Miroku indovini i tuoi pensieri? Per lo meno
sei sicura di aver fatto la cosa giusta, indipendentemente dal finale che avrà
essa. In quanto alla tua paura, può essere comprensibile, ma va affrontata. Dopo
che avrai reagito tutto sarà più facile vedrai.”
Sango si asciugò le lacrime e
abbracciò l’amica accanto a lei, mormorando un lieve ‘grazie’.
**
Alcuni monaci si erano ritirati
nelle rispettive dimore, ora a governare il fuoco c’era solamente un gruppo di
cinque giovani bonzi. In tutto quel tempo Inuyasha era rimasto in silenzio
accanto al bonzo e aveva preso ad osservare la figlia che mangiava tranquilla
una fetta di anguria accanto a lui.
Da parte sua il sacerdote era
rimasto seduto, lanciando a volte delle direttive al gruppo di bonzi rimasti.
“ Immagino che tu sia contento
di sapere la collocazione dello Shikon…”
“ Certo, e presto lo troverò!”
“ Spero solo che non te lo
farai soffiare da sotto il naso come quella volta.”
“ COME fai a sapere di questo?”
“ Sono un sacerdote e so tutto
di tutti…”
“ Questa non è una risposta!”
“ Prendila come ti pare… ma
sono sicuro che se lo sapesse la venerabile Kagome ci rimarrebbe proprio male.”
Con uno scatto di rabbia
Inuyasha afferrò il monaco strattonandogli il kimono, ma Huyu rimase
indifferente alla reazione del mezzo demone, anzi con tutta risposta gli
sorrise. “ Non agitarti, non sarò certo io a rivelarglielo… credo che prima o
poi dovrai farlo tu.”
Inuyasha lasciò andare
scocciato Huyu e riprese la posizione iniziale.
“ Kuroi si è spostato con il
suo seguito… se prenderete la direzione che vi ho detto lo incontrerai presto
Inuyasha.”
“ Conosci anche lui?”
“ Una volta ci combattei per
difendere il villaggio, ma non uccise nessuno… evidentemente non eravamo noi ciò
che lui cercava.”
“ Non vedo l’ora di mettergli
le mani addosso a quel lurido bastardo! “
“ Calma la tua ira e
soprattutto non affrettare le cose. La vendetta è un piatto che va gustato con
calma, non lo sapevi ragazzo mio?”
“ Sai che inizi ad essermi
simpatico?”
“ Bene. A proposito, fra poco
acquisterai sembianze umane… conviene che troviate un posto sicuro dove
attendere la fine della tua trasformazione.”
“ Non ti chiedo nemmeno come
fai a saperlo… mi risponderesti che sei una sacerdote.”
“ Perspicace. Ma dimmi quella è
tua figlia?”
Inuyasha osservò Kaeru e di
controvoglia disse “ Si.”
“ Assomiglia molto alla madre.
La tua amata è molto bella.”
“ Io NON amo affatto Kagome! È
stata lei ad avermi tradito!”
“ Oh, ma ti sbagli, lei non ti
ha fatto proprio nulla.”
“ Che intendi dire? Mi ha
portato via lo Shikon!”
“ Non è stata certo lei, ti sei
fatto proprio fregare come un bambino. Comunque non voglio certo anticiparti
niente, lo scoprirai da solo. Che ne dici se vai a cercare Sango e Kagome-sama?
Io rimango qui con tua figlia.”
Inuyasha non rispose al
sacerdote, prese a camminare nella direzione delle due donne, con in testa le
ultime parole di Huyu.
Kagome non lo aveva tradito?
Vide in lontananza le due donne
e come un ombra si nascose dietro la quercia sulla quale si erano sedute.
**
“ Ora però tocca a te
confessarti Kagome-chan.”
“ Come scusa?” Kagome guardò
stupita l’amica mentre un po’ di rosso iniziava a colorarle le guance.
“ Hai capito benissimo!
Possibile che tu non ti sia innamorata di nessun’altro dopo Inuyasha?” La donna
rimase in silenzio, attendendo trepidante una risposta dell’amica accanto a lei.
“ Credevo, ma alla fine mi ero
accorta di non provare niente. Kaeru era già nata.” Kagome sospirò, ma riprese a
raccontare a Sango. “ Si chiamava Hojo, cioè si chiama… frequentava la mia
stessa scuola anche se era di una classe differente. Quando venivo nel Sengoku
Jidai mio nonno era costretto a raccontargli un sacco di bugie inventando anche
malattie che non esistono… Credo di non aver provato una vergogna simile. Sono
uscita con lui qualche volta, quando non cercavo la Sfera, ma non abbiamo mai
portato a termine un appuntamento.”
“ Inuyasha l’ ha mai visto?”
“ Forse una volta… ma non disse
mai niente ed io evitavo di far cadere il discorso su di lui. Quando nacque
Kaeru si ripresentò e confessò chiaramente i suoi sentimenti… ero felice al
pensiero che Kaeru potesse avere un padre, per giunta umano, così cedetti. Un
giorno stava per baciarmi, ma sul più bello mormorai il nome di Inuyasha e da
allora mi accorsi che il mio non era amore… forse è anche per questo che odio
Inuyasha, mi ha sfumato una proposta di matrimonio!”
“ Non posso crederci! Pensavi
ancora ad Inuyasha?”
“ Ammetto di sì. Però zitta! Se
lo venisse a sapere mi prenderebbe continuamente in giro.”
“ Tranquilla!”
Inuyasha saltò agilmente
lontano dalla quercia per dare l’impressione di giungere proprio in quel
momento. La prima a vederlo fu Sango, che messasi presto in piedi, salutò
Kagome.
“ Ma scusa dove vai?”
“ Torno al villaggio…”
“ Vengo anch’io allora.”
“ No tu rimani seduta ancora
per un po’, va bene? Buonanotte Kagome-chan e grazie ancora!”
“ Ma…”
Si alzò osservando l’amica che
spariva nell’oscurità della notte. Intravide poi un bagliore argentato e presto
capì il motivo della fuga di Sango.
“ Sei tu Inuyasha?”
“ Sì.”
Inuyasha si sedette proprio nel
punto in cui stava Sango precedentemente.
“ Hai parlato con Huyu, vero?
Che ti ha detto?”
“ Niente di speciale.”
Oh, ma ti sbagli lei non ti
ha fatto proprio nulla…
“ Davvero? Non so perché, ma ho
la sensazione che lui sappia molto di noi.”
“ Non è una sensazione Kagome.”
“ Lo immaginavo!”
“ Comunque ho sentito tutto.”
“ Come? “
“ Quello che hai raccontato a
Sango. “
“ MA ALLORA CI STAVI SPIANDO?!”
“ Sì… cioè no… forse… io!”
“ Ecco lo sapevo… Allora visto
che hai sentito, cosa hai da dire?”
“ Io assolutamente niente.”
“ Meglio così…”
“ Senti Kagome, io volevo
parlarti di una cosa…”
“ Ah, guarda Inuyasha! Guarda
che belle! Una distesa di lucciole!”
Nell’oscurità di quella notte
tutti i frutteti erano invasi da una miriade di piccole fiammelle galleggianti
che si spostavano lentamente nell’aria sottostante. Anche se la luna era di una
debole luce, erano proprio le lucciole con il loro piccolo bagliore che
sembravano illuminare il mondo intero. Vederle in quel momento fu uno spettacolo
emozionante per Kagome, oramai abituata allo strazio della sua città.
“ Per favore Inuyasha, evitiamo
di parlare dei ricordi… stasera proprio non me la sento. Una parola di troppo e
potrei rovinarmi la giornata.”
“ Come vuoi.”
E continuarono a guardare le
lucciole dall’alto di quella collina, che in quel momento stava assistendo a un
fenomeno naturale di rara bellezza.
**
Appena Sango raggiunse la piazza notò che il sacerdote era a sedere con la
piccola Kaeru in grembo. Fece un passo avanti che subito Huyu si voltò nella sua
direzione osservandola mentre la cacciatrice lo raggiungeva.
“ Venerabile
Huyu, Inuyasha l’ ha abbandonata?”
“ Inuyasha è
nel luogo con la persona che gli spetta…”
“ Sono felice
che la pensi esattamente come me.” Sango rise leggermente, sedendo accanto al
monaco e prendendo la bambina in braccio al suo posto.
“ Tu vuoi
farmi una domanda, vero Sango?”
“ Sì, e sono
più sollevata sapendo che lei era a conoscenza del mio intento.”
“ Nonostante
sappia molto di voi, la domanda che ti preme è a me del tutto sconosciuta… sarei
lieto di aiutarti in qualche modo.”
“ Quando
siamo arrivati al villaggio abbiamo incontrato un monaco che si recava nella
direzione opposta alla nostra.”
“ Ho capito,
il vecchio Jinsei… è partito proprio il giorno del vostro arrivo.”
“ Non so se
sia veramente lui, so solo che mi ha fatto una strana allusione… ha detto che
qualcuno sarebbe stato felice di rivedermi e a questo proposito nasce la mia
domanda. È vissuto qui un certo Miroku?”
“ Miroku?”
“ Sì…”
“ Mia cara,
Miroku è uno dei nostri compagni più fedeli. “
“ Dice
davvero?”
“ Certo, e
inoltre è sempre qui nel villaggio.”
“ Sa dove
posso trovarlo?” Sango si era fatta molto ansiosa e il cuore non cessava di
batterle dentro il petto.
“ Sono sicuro
che lei saprà trovarlo perfettamente.”
Dal tono di
voce assunto dal monaco, Sango capì che la conversazione era conclusa. Non
insistette più di tanto, si alzò frettolosamente guardandosi intorno altrettanto
velocemente. Scomparì come inghiottita dall’oscurità di quella notte, che ancora
una volta sarebbe stata protagonista di un evento caro alla giovane donna.
Il vento le sfrecciava nei capelli sollevandoli
leggermente nell’aria umida della sera. I suoi occhi si erano perfettamente abituati
a quell’oscurità che ormai da un’ora aleggiava su tutto il villaggio; le parole
di Huyu le avevano toccato il cuore, accendendo quella speranza che era affiorata
all’inizio della sua avventura… Miroku era nel villaggio, ma nonostante il suo sguardo
acuto e attento non lo aveva mai scorto durante quella serata. Probabilmente sarebbero
partiti il giorno successivo… aveva solo una notte per cercarlo, trovarlo e parlargli.
Parlargli… Di cosa? I suoi passi affondavano nel terreno
umido del villaggio, mentre correva, i suoi occhi si posavano su qualsiasi cosa
che incontrassero, nella speranza di vedere una figura umana per lei così importante
e amata. Correva, il suo cuore aveva accelerato i suoi battiti, per la corsa e per
l’emozione di sapere Miroku ancora nel villaggio… da qualche parte. Arrestò la sua
corsa, piccole nuvole di vapore fuoriuscirono dalla sua bocca. Stanca e affaticata
si fermò a contemplare la volta del cielo. Non una, ma milioni di stelle splendevano
sopra di lei con la loro luce intermittente quasi a voler testimoniare una certa
timidezza. Sarebbe stato tutto perfetto, se solo in quel momento lui fosse stato
con lei, anche solo per un attimo. Aveva percorso quasi tutto il villaggio e in
lontananza già intravedeva la piazza dalla quale era partita. Udiva anche un rumore
indistinto e ripetitivo. All’inizio non capiva la natura di quel lontano mormorio,
ma colta dalla curiosità decise di farsi guidare dal suo udito, che presto la circondò
di una fitta vegetazione, un piccolo boschetto che fiancheggiava le ripide scale
del tempio. Prendendo la strada del tempio, quella mattina, non aveva udito niente
che potesse ricordarle una cascata, perché quella di fronte a lei era proprio un
getto d’acqua altissimo che si infrangeva in pochi secondi nelle dure rocce del
laghetto. Appariva come un luogo incantato, dove solo il gorgoglio della cascata
era il sovrano indiscusso di quel luogo. Intorno al laghetto che le acque della
cascata formavano erano cresciute enormi felci e piante che per il buio Sango non
riusciva a distinguere. Si avvicinò alla sponda per toccare l’acqua gelida che subito
accolse la mano della cacciatrice circondandola di piccoli cerchi. Era davvero un
posto stupendo, probabilmente il luogo preferito dai monaci durante le loro meditazioni.
A quel pensiero ritrasse la mano e alzandosi di scatto iniziò a perlustrare ogni
centimetro del laghetto, stando attenta ai sassi a volte piccoli e a volte grandi
che ingombravano il terreno. I suoi passi si arrestarono quando si trovò di fronte
alla cascata costeggiandola lateralmente. Molto probabilmente si nascondeva un insenatura
dietro a quelle acque limpide, ma non aveva il coraggio di verificare perché il
risultato di quella curiosità l’avrebbe resa completamente bagnata. Miroku non si
trovava nemmeno in quel luogo e rassegnata trasse un sospiro come a voler testimoniare
tutta la sua delusione. Decisa più che mai a tornare sui suoi passi, camminò su
un sasso pericolante e ben presto dovette combattere con l’acqua gelida della cascata
che incombeva dall’alto, bagnandola completamente. Sdraiata con il viso rivolto
verso il cielo prese a respirare affannosamente, l’impatto immediato con l’acqua
gelata era stato terribile. Così distesa a terra sentì le rocce inumidite dall’acqua
che scorreva al di sotto di esse. Si sedette e prese i suoi capelli tra le mani,
cercando di privarli da tutta quell’acqua dolciastra e con un gesto leggero ma molto
rapido se li portò dietro le spalle. Il rumore della cascata fu accompagnato da
una risata molto forte e distinta, che Sango rimase a sentire per un tempo interminabile.
“ Non è un po’ tardi per fare un bagno Sango?”
Miroku, ne era certa, non poteva sbagliarsi.
“ M-miroku… sei proprio tu?”
Una figura umana si mostrò da dietro le felci e un
uomo alto e ben proporzionato tese la mano verso la cacciatrice. Sango l’afferrò
titubante e ben presto poté di nuovo reggersi sulle sue gambe. Un debole raggio
di luna rischiarò il laghetto permettendo a Sango di distinguere in quella persona
la figura di Miroku. Sentì i suoi occhi inumidirsi, ma non se ne preoccupò: le lacrime
potevano essere confuse con le gocce d’acqua che scendevano dai suoi capelli.
Aveva moltissime cose da dirgli ma in quel momento
non riuscita a esprimere a parole tutto ciò che pensava.
“ Vi ho visti al villaggio.”
“ Ci hai visti? E allora perché non ci sei venuto
incontro?”
“ Non era il caso.”
“ Come non era il caso? Kagome e Inuyasha sarebbe
contenti di rivederti!”
“ E tu sei contenta?”
“ ... Sì. “
**
“ Inuyasha, hai visto dove è andata Sango?”
“ Perché mai dovrei saperlo, non è forse amica tua?”
“ Ma che discorsi scemi fai? Lascia perdere… avrà
fatto una passeggiata.”
Quando Kagome e Inuyasha giunsero alla piazza, il
fuoco era già spento. Tutti i monaci se ne erano andati, perfino Huyu che aveva
lasciato Kaeru da sola seduta sul tronco di acero. Kagome rimase molto indignata
per il comportamento che il sacerdote aveva avuto nei confronti di sua figlia. Abbandonarla
in questo modo senza che nessun’altro fosse presente. Kaeru in cuor suo era felice
di rivedere la madre e in tutti i modi la convinse a farsi prendere in braccio da
lei.
“ Dovrò dire qualche parolina a quell’Huyu.”
“ Secondo me, Kagome, è tempo sprecato… non mi fido
di lui. “
“ Ti ha per caso detto qualcosa che io non so Inuyasha?”
“ No, perché?”
“ Niente, torniamo nel tempio… forse ci sarà anche
Sango laggiù.”
**
Sango osservava attentamente quel volto illuminato
debolmente dal pallore delle stelle. Per tante notti se lo era immaginato e in fondo
non era poi molto cambiato. Gli stessi capelli e la stessa espressione, praticamente
lo stesso uomo di cui si era innamorata. Nel pensare tutto questo gli sorse spontaneo
il dubbio sull’esistenza della sua perversione; sperava che in tutti quegli anni
avesse messo la testa a posto. Forse per forza dell’abitudine si ritrasse da lui
a quel pensiero e sembrò che Miroku avesse perfettamente inteso le sue preoccupazioni.
“ Da quanto sei al villaggio Miroku?”
“ Credo che ormai sia passato un mese… stufo di girovagare
ho deciso di tornare al mio villaggio.”
“ Non credevo che il villaggio di Kaede fosse così
vicino al tuo!”
“ Il mondo a volte sa essere molto piccolo, ma dimmi:
hai detto che Kagome ha fatto ritorno? Insieme ad Inuyasha? Ma non era successo
qualcosa tra quei due?”
“ Sì, ora si odiano reciprocamente. Più volte Kagome
apostrofa Inuyasha come un traditore e lo stesso dice Inuyasha di lei. Sono sempre
gli stessi, sanno essere entrambi insopportabili! Kagome ha anche avuto una bambina.”
“ COSA?!”
Evidentemente la notizia aveva non poco sconvolto
Miroku.
“ Sì, lei e Inuyasha hanno concepito Kaeru qualche
giorno prima della repentina partenza di Kagome.”
“ Non ci posso credere….”
“ Ma basta parlare di loro… proprio non hai fatto
niente in tutti questi anni?”
“ Ti ho pensato. “
Sango sentì una vampata di calore estendersi su tutto
quanto il volto.
“ Non ho fatto niente di speciale, solo una volta
incontrai Inuyasha.”
“ Con le sembianze di demone?”
“ Sì, non mi riconobbe come fu logico.”
“ Pensa che lo Shikon gli è stato sottratto.”
“ Vuoi dire che non è più in possesso della Sfera?
Ma io lo strangolo con tutta la fatica che ci abbiamo messo a ricomporla!”
“ È stato un certo Kuroi…”
Al sentir pronunciare quel nome lo sguardo di Miroku
si fissò in un punto impreciso, assumendo un aspetto un poco preoccupato.
“ Per caso lo conosci?”
“ Ehm… no. Non ho avuto questo piacere. “
La cacciatrice lo osservò con sospetto, ma fece finta
che il suo atteggiamento non l’avesse nemmeno toccata.
“ Ti va di tornare da Kagome e Inuyasha?”
“ Certo!”
“ Allora andiamo!”
Miroku afferrò in un secondo la mano di Sango, mentre
quest’ultima era in procinto di uscire dalla boscaglia che li circondava. Scossa
e confusa da quella mossa divenne ancora più sconvolta dalla domanda rivoltale dall’
houshi.
“ Non dovevi dirmi qualcosa?”
“ I-i-io no…. Pe-perché mi fai questa domanda?”
Miroku osservò attentamente la cacciatrice di spettri
scrollando in un secondo momento le spalle.
“ Niente… lascia perdere… andiamo!”
**
Quando Inuyasha e Kagome giunsero all’interno
del tempio non trovarono Sango, solo il monaco Huju. Alla vista del sacerdote Kagome
assunse un’aria imbrociata mentre depositava Kaeru a terra. Inuyasha bloccò sul
nascere l’intento di protesta della donna, mentre il monaco aveva assunto uno dei
suoi soliti sorrisi.
“ Vi aspettavo.”
Il sacerdote si inginocchiò nel mezzo della stanza
e invitò Kagome e Inuyasha a fare altrettanto. Kaeru intanto stava in braccio alla
madre tutta intenzionata ad addormentarsi, mentre il sacerdote aveva preso a parlare
lentamente.
“ Suppongo che domani abbandonerete il villaggio.”
“ Esatto, ci recheremo nella direzione che ci ha gentilmente
indicato.”
“ Molto bene. Secondo le mie supposizioni, troverete
anche un luogo abbastanza sicuro durante il novilunio. Di questo modo anche con
Inuyasha come essere umano non correrete molti rischi…”
Kagome guardò Inuyasha, non credeva che il sacerdote
potesse sapere di quella situazione. Ma il mezzo demone appariva tranquillo
segno che pure lui ne era consapevole. Un rumore alle loro spalle li portò a voltarsi
e sulla soglia del grande ingresso videro Sango affiancata da una figura alta. Quando
i due esposero i loro volti alla pallida luce delle candele, Kagome e Inuyasha riconobbero
la figura di Miroku.
“ Miroku, ma allora eri davvero al villaggio!” Kagome
ebbe un moto di meraviglia, misto alla sorpresa nel rivedere l’uomo al fianco di
Sango.
“ Sì, a dir la verità vi avevo visti al villaggio,
ma ho preferito rimanere nell’ombra.”
Kagome rimase in silenzio, senza chiedere le ragioni
di quel gesto. Osservò Sango e il sorriso lieve e rilassato che le si disegnava
sul volto. Inuyasha guardò il bonzo di sottecchi, senza considerarlo minimamente
e guardando in seguito da tutt’altra parte. Miroku si inginocchiò accanto a Kagome
ed osservò la bambina che questa teneva in grembo.
“ Ti assomiglia Kagome.”
“ Sai già che è mia figlia, vero?”
“ Sì, me ne ha parlato Sango.”
Miroku osservò Inuyasha, come se attendesse da lui
un commento riguardo alla piccola; ma il mezzo demone rimase in silenzio, del tutto
indifferente da quel discorso.
Ad un tratto l’ingresso del tempio fu animato da pianti
e grida disperate. Inuyasha e tutti gli altri diressero il loro sguardo alle loro
spalle: un gruppo composto da uomini, donne e bambini stava in piedi al grande portone.
Alcuni erano gravemente feriti, con i vestiti macchiati di sangue, mentre altri
riportavano profondi ed evidenti lividi su braccia e gambe. I monaci del tempio
si apprestavano a recare le prime cure. Una donna dalla lunga chioma castana vide
Kagome e alla vista della donna iniziò a correre verso il centro delle sala. Kagome,
che intanto si era portata in piedi alla vista di quelle persone, rimase stupita
nell’osservare che la donna accorsa si era gettata piangente ai suoi piedi, invocando
il suo nome.
Dopo un attimo di smarrimento, Kagome la riconobbe.
Dopo un attimo di smarrimento,
Kagome la riconobbe.
Era una delle
donne del villaggio di Kaede.
Kaede.
Kagome si inginocchiò
di fronte alla donna, che versava ancora calde lacrime.
Kaede non era
con loro, non si era presentata al tempio.
Qualunque cosa
fosse accaduta al villaggio, lei non c’era.
Il cuore di Kagome
era come stretto da una morsa diabolica che gli impediva di battere. Dentro di sé
immaginava la sorte toccata a Kaede, ma lei stessa per prima si rifiutava di accettarla.
Kaede non poteva essere morta. Non aveva senso quella sua sensazione di dolore…
il fatto che avesse visto nella mente la figura della vecchia sacerdotessa e avesse
iniziato a piangere, non aveva alcun significato.
Ne era sicura.
O per lo meno
cercava di esserlo.
“ Cosa è successo?”
La voce di Huyu risuonò in tutta la sala, distogliendo la giovane sacerdotessa dai
suoi pensieri. La donna accorsa da Kagome emise dei forti singhiozzi segno che non
era per niente in grado di parlare. A questo proposito si fece avanti un uomo, un
vecchio traballante che riportava parecchie ustioni in tutto il corpo.
“ Il nostro villaggio,
poco distante dal vostro è stato attaccato. Noi siamo riusciti a fuggire, ma la
maggior parte degli abitanti sono tutti morti.”
Il silenzio calò
sulle loro teste. Kagome non riusciva a credere alle sue orecchie. Il pensiero che
Kaede potesse essere morta non l’abbandonava nemmeno un momento e ogni minuto che
passava diventava sempre più reale suo malgrado. La donna, ancora stretta alle braccia
della giovane sacerdotessa, sollevò il volto rigato di lacrime
“ Anche la venerabile
Kaede….”
La sua frase
fu interrotta dai singhiozzi che produceva la donna, mentre il volto di Kagome si
era completamente sbiancato. Anche se la donna non aveva terminato la sua frase
era facilmente intuibile ciò che era successo, dimostrando che le sue percezioni,
erano, per l’ennesima volta, dolorasemente vere.
**
La notte era
ormai scesa sul villaggio e, nonostante questo apparisse tranquillo, era invece
in pieno fermento. Gli abitanti sopravvissuti del villaggio di Kaede avevano bisogno
di tutte le cure possibili, impegnando così tutti i monaci per buona parte della
notte. Fu proprio allora che Kagome scoprì di avere delle abilità nascoste probabilmente
anche queste ereditate da Kikyo. Dopo la notizia della morte di Kaede si sentiva
completamente spossata e come lei anche Sango. Kaede era un personaggio molto importante,
una specie di guida a cui fare sempre riferimento… era chiaro che con la sua scomparsa
tutto si complicava maggiormente. Nessuno di loro poteva avere la conoscenza e l’esperienza
della vecchia sacerdotessa. Kagome era inginocchiata presso un bambino, ustionato
e ferito non molto gravemente. Mentre fasciava il piccolo braccio, era completamente
immersa nei suoi pensieri e solo un gemito del bambino la riportò con la mente in
quella sala.
“ Scusami piccolo…”
“ Sta pensando
a Kaede vero?”
Kagome guardò
attentamente il bambino e fece un cenno d’assenso con il capo. “ Tu sai chi ha attaccato
il villaggio? “ Kagome nutriva poche speranze su una risposta del bambino, essendo
questo ancora piccolo.
“ I demoni hanno
attaccato il nostro villaggio…. Come l’ultima volta. “
Kagome sbarrò
gli occhi sorpresa, ricordandosi del penultimo attacco dei demoni a cui pure lei
aveva assistito. Non volle dilungare la conversazione più del dovuto, per avere
maggiori informazioni sarebbe direttamente andata dall’uomo che aveva parlato precedentemente
al sacerdote.
Intanto Inuyasha
se ne stava in un angolo della sala, seduto con la schiena appoggiata alla parete
e le braccia incrociate al petto. Non voleva assolutamente prestare aiuto a nessuno,
tanto meno se si trattavano di sporchi esseri umani. Sapeva chi aveva attaccato
il villaggio di Kaede, distruggendolo. O per lo meno se lo immaginava. Sapeva anche
il motivo di quell’attacco e se davvero era come credeva, gli umani sopravvissuti
avevano avuto una fortuna enorme. Non riusciva a rimanere tranquillo e in lui aleggiava
un brutto presentimento, come se quella fosse stata solo l’inizio delle disgrazie.
I suoi occhi
dorati, che fissavano attentamente il pavimento, scorsero un lembo azzurro di un
kimono. Il kimono di Kagome. La donna teneva in mano delle bende e lo stava fissando
stando in piedi di fronte a lui. Sul volto aveva dipinta la solita espressione.
“ Non pretendo
che tu aiuti, ma almeno potresti renderti utile.”
“ Non ci penso
nemmeno, a me non interessa fare del bene.”
Kagome sollevò
il sopracciglio destro con disappunto.
“ Lo so perfettamente,
ma credevo che la tragedia del villaggio ti toccasse un po’ più da vicino… visto
che è stato il luogo della tua adorata Kikyo.” Aveva pronunciato quel nome con un
tono aspro della voce.
“ Ormai il passato
non mi interessa più. Ho dimenticato Kikyo.”
“ Avresti potuto
farlo anche nove anni fa. “
“ Nove anni fa
era diverso.”
“ Certo, diverso
quando ti fa più comodo. “
“ Sta zitta!”
Inuyasha si era
portato in piedi di scatto, proprio di fronte a Kagome che superava in altezza di
parecchi centimetri. La donna continuò ad osservarlo indifferente per niente sorpresa
da quel suo gesto repentino.
“ Sai che sono
stati demoni, vero Inuyasha?”
Inuyasha rimase
in silenzio rispondendo solo in seguito
“ Sì.“
“ Lo immaginavo…
Kuroi?”
Inuyasha ebbe
un fremito di rabbia e afferrò violentemente Kagome per le spalle.
“ Non ti azzardare
a pronunciare quel nome! Non lo voglio sentir dire mai più da te, capito?”
Stavolta Kagome
rimase spiazzata dalla reazione di Inuyasha e per alcuni minuti era rimasta ad osservarlo.
“ Tu mi stai
nascondendo qualcosa, Inuyasha. Oramai ti conosco fin troppo bene. “
“ Feh!”
“ Per me è stata
dura ammettere la morte di Kaede, quando mi è caduta la tazza da tè l’avevo vista
per l’ultima volta. Sapevo che sarebbe successo qualcosa, ma non ho pensato alla
sua morte, maledizione!”
“ Non ci potevi
fare niente Kagome… era destino.”
“ Per me il destino
non esiste Inuyasha… siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro. In un certo senso
anche il nostro odio reciproco è qualcosa che è stato creato direttamente da noi.
“
“ Se è come dici
tu, anche Kaede deve aver desiderato la sua morte, se è lei che si costruiva il
suo futuro.”
Rimasti in silenzio,
Kagome prese ad osservare il pavimento di legno della sala. Si sentiva terribilmente
debole. Ad un tratto sentì strattonare il suo kimono, abbassò gli occhi e scorse
un bambino, con le lacrime agli occhi che era stata da poco medicato dalla giovane
donna. Kagome gli sorrise dolcemente e si inginocchiò a terrà poggiando le mani
sulle piccole spalle.
“ Su, un ometto
come te deve essere forte e non deve piangere…”
Il bambino prese
a singhiozzare, stringendo forte il kimono di Kagome. Inuyasha lo osservava indifferente.
“ I-io non sono…
f-forte. La mam-ma è rimasta al villaggio, n-non ho più ness-uno. Tut-ti mi prenderanno
in giro per-perché son-sono debole…”
Kagome si alzò
e fissò il bambino.
“ Beh e se anche
fosse? Adesso non sei più solo…”
“ Beh e se anche fosse? Adesso
non sei più solo…”
Inuyasha fissò
Kagome nel sentire quelle parole. La donna aveva rallegrato il piccolo che le aveva
donato un piccolo sorriso. Dando una pacchetta sulle spalle al bambino lo direzionò
verso gli altri abitanti del villaggio dalla parte opposta della sala.
Forse anch’io ho trovato una casa…
la mia casa…
Kagome.
“ C’è forse qualcosa
che non va Inuyasha?”
Il mezzo demone
scosse la testa scacciando quella voce dalla sua mente. “ No “
“ Mamma!” Kaeru
stava trotterellando verso Kagome, aveva un’aria completamente assonnatta, a stento
riusciva a mantenersi in piedi. “ Ho sonno!”
La donna sorrise,
mentre la bambina adagiava la testa sulle gambe della madre.
A un tratto le
orecchie di Inuyasha si mossero in modo impercettibile. Kagome si vide circondare
dalle braccia del mezzo demone insieme a Kaeru e farsi buio attorno a lei. Un tremendo
boato scoppiò all’interno della sala, tutti i detriti delle pareti volarono dappertutto
accompagnati da un polverone che si stava alzando a poco a poco. Gli abitanti del
villaggio fuggironodalla parte opposta della sala, accalcandosi
per potersi salvare dalla pioggia di detriti. Alcuni monaci, colpiti dalle macerie,
caddero morti a terra, mentre il loro sangue iniziava a macchiare il candito pavimento
del tempio.
Quando Kagome
aprì gli occhi vide il volto di Inuyasha ad una vicinanza impressionante, e nonostante
il mezzo demone tenesse gli occhi chiusi non poté fare a meno di arrossire violentemente.
Aveva sentito il forte rumore ma non aveva potuto realizzare di cosa si trattasse.
Kaeru stava ancora abbracciata a lei, protetta anch’ella dal corpo del padre. Kagome
si staccò leggermente dal mezzo demone e si accertò delle sue condizioni, poiché
intorno a loro giacevano un numero impressionante di detriti, segno che molti di
essi avevano colpito il mezzo demone. Inuyasha non aveva riportato alcuna ferita,
proprio grazie al suo possente kimono che difficilmente si lacerava. Inoltre
era molto forte, specialmente dopo tutti gli anni passati.
Quando gli occhi
di Kagome si posarono sullo scenario di fronte a lei, tutto le parve irreale. Dove
prima era il portone del tempio, ora vi era un grosso buco che aveva distrutto tutta
la parete sud del tempio. Pezzi di legno e rocce erano disperse ovunque. Vide gli
abitanti del villaggio, terrorizzati come non mai in fondo alla sala; si tranquillizzò
nel vedere salvi sia Miroku che Sango, notando che entrambi davano le direttive
per il salvataggio di tutte le persone presenti.
La causa di quel
macello non si era ancora presentata.
I minuti passavano
e tutto sembrava tornato alla tranquillità eccezione fatta per le macerie che si
spandevano dovunque. La paura, soprattutto per gli abitanti già gravemente feriti,
era stata notevole. Inuyasha si era velocemente scostato da Kagome e da Kaeru, con
la classica espressione “non l’ho certo fatto per voi”.
Il comportamento
del mezzo demone passò in secondo piano per Kagome, che in quel momento stava cercando
di figurarsi il creatore di quella strage. All’improvviso, proprio mentre formulava
questi suoi pensieri, una nuvola nera si diramò nel foro dove prima sorgeva il portone
del tempio. Kagome vide Inuyasha irrigidirsi e dopo qualche istante ne comprese
la ragione.
Hi e Mizu.
I demoni che
Kagome aveva incontrato quel giorno insieme a Inuyasha, stavano galleggiando per
aria sopra la grande e densa nuvola che funzionava come mezzo di trasporto. Subito
crebbe in lei l’antipatia per Mizu, ma cercò in tutti i modi di reprimere quel sentimento,
non volendo ammettere di essere finita nelle grinfie della gelosia. Come prevedibile
Mizu balzò a terra dirigendosi a tutta velocità verso Inuyasha e raggiuntolo gli
gettò le braccia al collo, facendo un sacco di moine. La cosa infastidì parecchio
Kagome, che spedì Inuyasha a terra con un a cuccia.
Era chiaro che
i creatori di quella distruzione erano stati proprio Hi e Mizu. Probabilmente erano
stati gli artefici anche della distruzione del villaggio di Kaede. Kagome sentì
una rabbia crescerle in corpo, fino a raggiungere la gola dove si trasformò in vere
e proprie parole.
“ Maledetti come
avete potuto distruggere un intero villaggio!”
Mizu si scostò
leggermente da Inuyasha e prese ad osservare la donna dietro il mezzo demone.
“ Oh, ma guarda!
L’umana che abbiamo incontrato…. Hai visto Hi? L’hai ritrovata!”
“ A quanto pare.”
Anche Hi scese dalla nuvola, atterrando a terra con delicatezza. Kagome notò lo
scintillio metallico della spada del demone. Non capì perché ma istintivamente si
trasse indietro.
“ E così Inu-chan
te la porti sempre dietro? Pensavo che te ne fossi già liberato.”
Inuyasha rimase
in silenzio, cercando di divincolarsi dalla stretta di Mizu.
“Non cambiate
discorso! Perché avete fatto una cosa simile?!” Kagome stava iniziando ad arrabbiarsi
sul serio. Staccandosi leggermente da terra Hi volò verso di lei ad una velocità
impressionante e appena gli fu abbastanza vicino le afferrò il mento con la mano
destra. “ Più ti arrabbi e più diventi bella.” Kagome scostò violentemente il suo
volto e prese ad osservare il demone con uno sguardo di profondo odio.
“ Vabbé, comunque
perché nasconderti la verità Inu-chan!” Mizu prese a muoversi sensualmente verso
Inuyasha posandogli delicatamente una mano sopra le spalle. “ Siamo stati proprio
noi a distruggere il villaggio…. Kuroi voleva che noi ti trovassimo e a quanto pare…”
“ Non tornerò
mai da quel bastardo di Kuroi… potete pure riferirglielo.”
Kagome strinse
i pugni lungo i fianchi. Non riusciva a concepire come si potesse parlare di un
villaggio distrutto in maniera talmente superficiale. Era chiaro che la sua intuizione
era stata delle più giuste… Ma quel modo di fare di Mizu la stava rendendo davvero
irritata.
“ MALEDETTA BASTARDA!”
Kagome gridò
quelle parole piene d’ira contro il demone dell’acqua. La sua esclamazione sorprese
tutti, sia Mizu che Inuyasha stesso. Con un gesto di sfida Mizu si leccò le labbra,
materializzò la sua lancia demoniaca in una mano edirezionò
la punta dell’arma contro l’inerte Kagome. Da parte sua la donna non aveva assolutamente
paura, questo era ciò che si intravedeva nel suo sguardo. Coraggio e fierezza. La
tipica Kagome di nove anni orsono.
“ A quanto pare
la nostra sacerdotessa ha voglia di morire…. So quanto tu possa essere forte ma
è fatica sprecata contro di me.”
“ Invece di parlare
potremmo anche combattere, altrimenti sembrerà che tu sia brava solo a parole.”
Una smorfia comparve
sul volto di Mizu, che si preparò ad attaccare determinata Kagome.
Kagome era completamente
disarmata e questo lo sapeva, stava semplicemente in piedi di fronte a Mizu, osservandola.
Sapeva che la sua era stata un’azione del tutto scellerata. Non poteva niente contro
Mizu, se poi si considerava che era anche un demone. I suoi occhi caddero su Inuyasha.
Il mezzo demone non aveva impedito il combattimento, segno che molto probabilmente
era del tutto disinteressato della sua sorte.
Ma in fondo cosa
si aspettava?
Che la proteggesse?
Ma prima l’aveva
fatto.
Kagome non riusciva
a capire il comportamento di Inuyasha, a volte la salvava altre volte desiderava
la sua morte.
La donna era
immersa in questi pensieri, pensieri che la tormentavano dal momento stesso in cui
aveva incontrato Inuyasha per la prima volta dopo tanti anni. Una sferzata di aria
gelidasfiorò la sua guancia mentre delle gocce di sangue
si sperdevano nell’aria circostante. Una linea rossa si allungava piano piano, facendo
fuoriuscire il sangue rosso che cadeva delicatamente lungo il collo. Mizu aveva
usato la sua lancia contro di lei, facendola roteare.
Inuyasha fece
un passo in avanti, ma sembrò ripensarci e riprese la sua normale posizione.
Sul volto di
Mizu comparve un piccolo ghigno e prese a sferzare nuovamente la sua lancia in aria.
La lama invisibile dell’arma tagliuzzò parti del kimono di Kagome, perfino alcuni
capelli che le poggiavano sulla spalla. Kagome rimase impassibile, anche se il suo
cuore batteva all’impazzata nel suo petto.
Non doveva darla
vinta a Mizu.
Non doveva mostrare
la sua paura, non poteva e non doveva.
Un’immagine distinta
comparve nella sua mente. Mizu scomparve e così Inuyasha e tutti i presenti nella
sala del tempio. Un silenzio surreale la circondò, mentre la sua mente si faceva
sempre più leggera e chiara. Una macchia rossa e bianca si materializzò di fronte
ai suoi occhi, ben presto Kagome vi riconobbe la figura di Kaede.
Kaede.
La stessa Kaede
che aveva lasciato serena al villaggio, la stessa che l’aveva curata tutte le volte
che riportava delle ferite. L’unica che avesse curato il suo animo. Non ci aveva
mai riflettuto, ma la figura di Kaede era molto più importante di quanto lei pensasse.
Le voleva bene come a una nonna, come la nonna che non aveva mai potuto avere. Stranamente
in quel momento Kaede sorrideva. Ma dietro al suo sorriso si nascondeva qualcosa
di più inquietante; una macchia rossa si estese dietro alla sua schiena, dalla bocca
fuoriuscirono rigoli di sangue, fino a quando la figura della sacerdotessa fu sostituita
con uno scheletro traballante dove ancora stavano appesi pezzi di carne putrefatta.
Anche l’odore che emanava era reale, e un po’ per il disgusto un po’ per la meraviglia
le candide mani di Kagome raggiunsero la bocca.
Sentì qualcosa
opprimerle il petto, il respiro che a stento le fuoriusciva dalla bocca. In un così
breve istante credette di morire. Non riusciva più a capire cosa accedesse attorno
a lei, nemmeno Mizu suscitava in lei il minimo interesse.
Si inginocchiò
a terra stringendosi le mani al petto. I capelli corvini le scivolarono sulle spalle,
mentre il suo corpo si chinava sempre più verso il suolo. Il respiro le divenne
pesante e affannoso. Sentì la voce di Sango chiamarla, ma nonostante l’amica fosse
accanto a lei, la sentiva lontana anni luce. Ma sentiva bene la risata stridula
dell’essere demone che si faceva chiamare Mizu. La rabbia che in lei si era spenta
alla vista di Kaede, tornò a scontrarsi con il suo animo tranquillo e pacifico.
Appoggiò le mani a terra di fronte alle ginocchia. A stento riusciva a reggersi
e a mantenersi sveglia.
Dopo un lieve
scricchiolio notò che da sotto le sue mani una piccola crepa stava prendendo forma.
Dalla crepa fuoriusciva una luce candidissima che catturò i suoi occhi; la spaccatura
prese ad allontanarsi da lei a una velocià sempre più impressionante, emanando un
bagliore sempre più accecante, in direzione di Mizu.
Sorpresa, Mizu
saltò in alto, sollevandosi con grazia da terra. La luce emise un bagliore effervescente,
sembrò scoppiare nell’aria circostante, si staccò da terra e avvolse i piedi del
demone in un istante. Mizu perse l’equilibrio e si trovò sempre più inghiottita
dalla luce, che piano piano la trascinava verso la crepa. Le grida di Mizu aumentarono
mano a mano che prendeva coscienza della sua situazione. Trovò gli argini dell’enorme
burrone, che incurante del tempio si erano venuto a creare, all’altezza delle spalle.
Kagome impressionata
da ciò che aveva creato, staccò velocemente la mano da terra. La luce che avvolgeva
Mizu scomparve come per magia, lasciando piccole tracce luminose. E con la luce
scomparve anche Mizu, schiacciata dalle pareti del burrone, ormai completamente
chiuso.
**
Quando si svegliò
era notte.
Attorno a lei
tutto era buio, quindi doveva essere per forza notte.
Quanto aveva
dormito?
Ma soprattutto…
cosa era successo? Si sollevò dal giaciglio sul quale stava dormendo. La testa le
doleva, come se qualcosa l’avesse colpita al punto di farla svenire. Affinò l’udito,
ma non riuscì a sentire niente di ciò che voleva udire.
Nemmeno la voce
di un essere umano.
Era inutile che
si alzasse, con quel buio non avrebbe potuto nemmeno vedere le sue mani.
Le sue mani.
Improvvisamente
si ricordò di Mizu, della sua sfida e di come quest’ultima fosse terminata. Mizu
era morta. O almeno era questo che credeva. Infatti dopo era svenuta. Non riusciva
ancora a credere che tutto ciò che aveva visto l’aveva generato lei.
Non sapeva nemmeno
di avere simili poteri…. Li aveva chiamati poteri. Poteri di cui non percepiva nemmeno
l’esistenza.
NdA:
a tutti coloro che mi chiedono quando terminerà questa ff o quanto durerà: non
ne ho la più pallida idea. In un certo senso devo essere come la Takahashi. Tutte
le sue storie, citando ad esempio Ranma, non hanno una fine, perché composte da
tanti episodi autoconclusivi. Per tanto finché l’autrice non ne decide la fine nessuna
se la sogna. Stessa cosa vale per me. Comunque ringrazio tutti coloro a cui Ritorno
al Passato piace. Non pensavo di riscuotere tanto successo, soprattutto su Inuyasha.net!
Io continuo a fare del mio meglio. È anche probabile che fra cinquant’anni sia ancora
qui a scrivere queste note idiote. Nella vita non si può mai sapere.
Da quando si
era svegliata non era riuscita a riprendere sonno, le immagini di Mizu si
riproponevano infinite davanti ai suoi occhi, nemmeno in quel momento riusciva a
capacitarsi di ciò che era successo. Si era pian piano insinuato il lei uno
strano presentimento, non sapeva cosa ma qualcosa la opprimeva. In quel momento
si sentiva però molto meglio, l’angoscia che aveva provato in quei momenti
terribili era scomparsa.
Stava
sdraiata su un futon, fissando il soffitto a travi che i monaci dovevano averle
messo a disposizione. Ora riusciva a distinguere chiaramente anche gli assi del
pavimento, grazie alla flebile luce lunare che penetrava dalla finestra. Non
aveva fatto altro che pensare, ma non era giunta a delle conclusioni certe.
Sapeva che era da sola. Aveva chiamato a gran voce il nome di sua figlia e
Sango, ma non aveva ottenuto risposta. Era improbabile che dormissero. Aveva
scoperto inoltre che il suo kimono era cambiato, era arrossita ma poi si era
resa conto che poteva averla benissimo spogliata la stessa Sango, a quel
pensiero si era rilassata notevolmente.
A un tratto
la luce che filtrava dalla finestra si spense, lasciando Kagome completamente al
buio. Dopo qualche secondo un tuono rombava in lontananza e le prime gocce di
pioggia iniziarono a cadere sul tetto della sua abitazione. Con una esclamazione
di disappunto si voltò su un fianco, cercando in tutti i modi di prendere sonno.
Secondo i suoi calcoli dovevano essere nella stagione estiva, quindi molto
probabilmente si trattava di un temporale passeggero e momentaneo. Purtroppo le
sue ipotesi si rivelarono sbagliate, poiché le gocce di pioggia presero a
picchiare violentemente sul tetto di legno. Si sentì in balia dei tuoni e la sua
ansia iniziò ad aumentare. Non capiva perché gli altri non erano con lei,
l’avevano forse abbandonata? Possibile che l’avessero lasciata inerme a quel
modo? Si alzò di scatto nel buio, le sue mani inziarono a muoversi in quella
profonda oscurità, ma non riuscivano a incontrare niente.
Disperata
smise la sua ricerca nel buio, la capanna era più grande del previsto. Voleva
cercare la porta ma aveva fallito. Fece un passo indietro e toccò qualcosa.
Si voltò
spaventata ma allo stesso tempo sollevata, forse una via d’uscita. Prese a
scorrere le mani su qualcosa di indefinibile, a tratti morbido a tratti ruvido e
duro. In un secondo si sentì afferrare i polsi, bloccata in piedi senza la
possibilità di muoversi in altro modo. Sorpresa cercò di divincolarsi, ma la
stretta ai polsi scivolò sulla sua vita. Non sapeva come ma qualcuno la stava
abbracciando.
Sentì
qualcosa passare attraverso i suoi capelli. Un brivido percorse tutta la sua
schiena, seguendo il percorso che quella mano, perché doveva proprio essere una
mano, impiegava lungo la sua schiena. Si sentì invasa da una strana sensazione,
da una vampata di calore e di piacere. Era priva di difese contro
quell’abbraccio, un abbraccio che voleva sentire attorno a sé ormai da molto
tempo. Una bocca bramosa prese a baciarle la base del collo; come risposta il
corpo di Kagome prese a irrigidirsi, incerto su cosa realmente stesse accadendo.
Ogni pensiero
logico scomparve dalla sua mente, e senza che nemmeno lei se ne accorgesse le
sue labbra si mossero
“ I-Inuyasha,
smettila..”
Dopo quelle
parole, la bocca avida bloccò la sua azione, e Kagome sentì l’abbraccio
sciogliersi improvvisamente. Privata di quel contatto rabbrividì per il freddo e
fece istintivamente un passo indietro tenendosi le braccia all’altezza del seno.
“ Ma che
diavolo ti salta in mente di fare idiota?!”
“ Spiacente
di deluderti..”
Una macchia
rossa di capelli comparve alla luce della luna, che intanto era stata scoperta
dalle dense nubi di pioggia. La gola di Kagome si fece secca quando si trovò di
fronte Hi, il demone compagno di Mizu.
Non sapendo
altro che fare, Kagome prese a indietreggiare velocemente, fino a quando le sue
spalle non trovarono un ostacolo: la parete. Presa alla sprovvista si voltò in
cerca di un uscita ma fu bloccata da Hi che afferandola per le spalle, la
scagliò a terra dalla parte opposta. Kagome immobile nel punto in cui era
caduta, non percependo da nessuna parte la presenza del demone, iniziò a capire
la situazione in cui si stava trovando. A un tratto sentì Hi alle sue spalle, ma
quest’ultimo fu più veloce e l’afferrò da dietro circondando la vita della donna
con due possenti braccia.
“ Lasciami
stare bastardo!”
“ Ah queste
parole non si addicono alla bocca di una bella donna come te.”
“ Ci sono
tante altre parole che non mi si addicono, ma che dico lo stesso. stronzo.”
Kagome
afferrò le mani di Hi e cercò di liberarsi da quell’abbraccio, ma il demone creò
una fiamma infuocata che costrinse Kagome ad arrendersi.
“ Mi spiace
ma non puoi niente contro di me.”
“ E chi te lo
dice? In fondo sono riuscita ad uccidere Mizu!”
“ Questo è
vero. ma io non sono Mizu.”
“ Non vedo la
differenza. siete tutti e due dei demoni schifosi.”
“ Ti conviene
moderare le parole. altrimenti sarò costretto a baciarti. “ Kagome fece una
smorfia di disgusto.
Hi la lasciò
andare e si mise a sedere sul futon che prima ospitava il corpo di Kagome. Un
sorriso malizioso comparve sul suo volto. Kagome lo osservò attentamente: era
molto diverso da Inuyasha. Con quei capelli e con quegli occhi rossi appariva
come un demone al cento per cento. Sebbene gli occhi dorati di Inuyasha avessero
creato sempre un effetto sovrastante su di lei, lo stesso si riproponeva con
quegli occhi, rossi come il fuoco.
“ Mhm, hai un
corpo magnifico sai, ti credevo più magra.”
Kagome
arrossì fino alla punta dei suoi capelli, in precedenza si era solo illusa che
fosse stata Sango a cambiarla.
“ Tanto bella
quanto pericolosa.” Hi trasse fuori la spada dal suo fodero e la pose sulle
ginocchia incrociate. Kagome ebbe un sussulto cosa che fece ridere di gusto il
demone “ Non ho intenzione di utilizzare questa spada su di te.” In un certo
senso Kagome si sentì sollevata per quell’affermazione e il suo cuore prese a
battere in modo più normale.
“
Sinceramente non credevo che tu possedessi simili poteri.”
“ Nemmeno io,
se è per questo.”
“ Mizu è
stata imprudente.”
“ Peggio per
lei.”
“ Ti ha
provocato anche un graffio sul questo bel faccino.” Hi sollevò il mento di
Kagome, ma questa si scostò violentemente. “ Ti ho detto di non toccarmi.” Hi si
scostò mantendendo un sorriso canzonatorio sul volto incorniciato di rosso. “
Donne come te mi viene voglia di violentarle.”
“ Demoni come
te mi viene voglia di ammazzarli.”
Con un gesto
fulmineo Hi, afferrò il braccio di Kagome portandolo dietro alla schiena della
donna. Come reazione istintiva Kagome voltò il capo di lato per evitare che Hi
la baciasse.
“ Sono sicuro
che in questo momento stai pensando a Inuyasha.”
Kagome rimase
in silenzio.
“ Lo
immaginavo.”
Hi si portò
di nuovo a sedere, senza staccare gli occhi da Kagome. “ Il tuo Inuyasha,
dovessi vedere come era ridotto... hai ucciso Mizu, l’unica con la quale se l’è
sempre spassata.”
Kagome
allungò una mano che colpì in pieno volto il demone del fuoco. Hi si portò una
mano sulla guancia ed osservò la donna di fronte a lui. Indubbiamente le
piaceva. in quel momento riuscì a capire perché Inuyasha aveva scelto lei.
“ Ora capisco
perché quel mezzo deficiente è innamorato di te.”
Kagome lo
guardò meravigliato non potendo nemmeno evitare di arrossire. Si difese subito
da quell’affermazione come ormai aveva imparato a fare con tutti, anche nel suo
stesso tempo. “ IO e INUYASHA non siamo più innamorati! Da parecchio tempo!”
“ Tsé, sarò
anche un demone sanguinario ma ho imparato a conoscere quel mezzo deficiente,
cosa credi? Che sia scemo? Conosco benissimo la vostra storia.”
“
Impossibile. “
“ Accidenti a
te! Come ha fatto ancora a non violentarti!?”
“ Voi uomini
o meglio demoni siete tutti uguali, pensate solo a ‘quello’!”
“ Abbiamo la
mente molto più aperta di quanto tu creda, per esempio ci preoccupiamo sul dove
farlo.” Rise Hi.
“ Idiota.”
“ Comunque
sono riuscito a rapirti e questo è ciò che conta, Inuyasha non ha mosso nemmeno
un dito per cercare di fermarmi.”
“ Non lo
trovo affatto strano, è normale, io lo odio quanto lui odia me.”
“ Peccato che
si è tradito quando è andato a letto con Sumire.”
Kagome
osservò con rabbia Hi. Non voleva assolutamente conoscere i divertimenti di
Inuyasha. Hi sembrò capirlo, ma continuò lo stesso a parlare. “Una volta fu
ingannato dallo stesso Kuroi che forse tu stessa avrai già sentito nominare.”
“ Non mi
interessa questa storia. Non voglio ascoltarla.”
“ Non puoi
impedirlo.”
Kagome non
parlò.
“ Kuroi
voleva assolutamente lo Shikon no Tama, voleva sottrarlo ad Inuyasha a tutti i
costi, anche se Inuyasha lavorava per lui.”
Kagome prese
ad ascoltare il demone di fuoco.
“ Un giorno
mandò tra le fila dei demoni distruttori una donna, una bellissima donna. Quella
donna aveva la tua stessa immagine.”
Kagome fu
colpita da quell’affermazione.
“ Molto
probabilmente Inuyasha non si era sbarazzato del tuo ricordo e così si è portato
a letto Sumire convinto che si trattasse di te, invece si trattava di un demone
mandato da Kuroi per impossessarsi della Sfera. Risultato: Inuyasha rimase
fregato e la Sfera gli fu sottratta.”
“ Quello che
dici è impossibile! Se Inuyasha era già un demone, lo Shikon doveva esser stato
inglobato nel suo corpo già da parecchio tempo. Quindi questa Sumire non avrebbe
mai potuto sottrarglielo, la tua storia ha parecchi buchi. “
“ Sbagliato.
“ Hi le strizzò l’occhio come un bambino, felice di constatare quanto la donna
fosse in errore. “ A quanto pare, nonostante tu sia la sacerdotessa dello Shikon
sai ben poco della Sfera. Comunque ciò che hai detto è in parte vero, solo che
colui che entra in possesso dello Shikon può deciderne l’utilizzo.”
“ Non mi
convinci.”
“ Inuyasha ha
semplicemente deciso di non inglobarlo subito e non chiedermi perché, non ne ho
la minima idea.”
Kagome rimase
in silenzio, assumendo un' espressione scettica e alquanto turbata. L’aveva
profondamente scossa il fatto che Inuyasha avesse potuto provare ancora dei
sentimenti per lei. In quel momento non sapeva più cosa credere, era rimasta
completamente spiazzata, come una bambina che si smarrisce per la prima volta
nella sua stessa strada. In tutto ciò era passato in secondo luogo il suo
rapimento: si era completamente dimenticata che Hi l’aveva portata e rinchiusa
in quella capanna.
“ Se mi hai
rapito ci deve essere un motivo.” Hi la guardò sorpreso.
“ Dopo tutte
queste rivelazioni sei rimasta impassibile, complimenti. “ Il demone non poteva
immaginare quanto scompigliata fosse l’anima di Kagome.
“ Ma
rispondendo alla tua domanda, ti ho rapito per portarti da Kuroi. “
Kuroi!
“ Se questo
Kuroi desidera la mia presenza, deve esserci una ragione molto importante...
sappi che non faccio nulla gratis. “
“ Oh lo so
benissimo. Anche Kuroi lo sa. Come sa che sei la donna di Inuyasha.”
“ Immagino
ciò che mi voglia fare.”
“ Non quello
che credi, forse dopo, ma ora gli servi per tutt’altri scopi. Sei l’unica che
può trovare lo Shikon.”
“ Trovarlo?
Kuroi ha lo Shikon! L'ha sottratto a Inuyasha!”
“ L'avrà
anche sottratto a Inuyasha, ma... non ce l'ha! A quest'ora sennò eravate già
morti."
" Bene, se
scappo allora ti troverai nei guai no?"
“
Relativamente. “
“ Non è una
risposta. “
“ Si che lo
è. Io posso staccarmi da Kuroi in qualsiasi momento. Come ha fatto Inuyasha. “
“ Allora
preparati a staccarti perché non ho intenzione di farmi portare da quel
bastardo.”
“ Il tuo
coraggio mi piace, ma sarà impossibile liberarti di me. “
Kagome non
rispose alla provocazione. Stette semplicemente in silenzio a riflettere. Anche
in passato era stata sempre rapita per la capacità di captare i fragmenti della
Sfera.
“ Purtroppo,
anche se mi piaci, sono costretto a seguire gli ordini di Kuroi, almeno per il
momento. Non sentirai niente, puoi starne certa. “ Hi sollevò il palmo della sua
mano, quelle parole spaventarono Kagome che cercò di ritrarsi. Dalla mano del
demone nacque una piccola fiamma rossa che dal colore del sangue si trasformò
nel bianco, nel candore che contraddistingueva l’anima di Kagome.
“ Inuyasha
verrà di sicuro a salvarti e non posso permettermi di perderti. “
Furono le
ultime parole che Kagome riuscì a distinguere in quella notte ormai segnata
dalla pioggia estiva.
NdA: ho svelato solo pochi misteri, ma cmq sempre misteri. Naturalmente non
conosco i poteri dello Shikon attraverso il manga, quindi ho lavorato di
fantasia e per questo, a mio avviso, solo il possessore ne può decidere
l’utilizzo e di conseguenza anche la collocazione. E con questo ha termine anche
il diciasettesimo capitolo... a proposito. Piaciuto l’inganno inziale? Credevate
che Kagome fosse stata rapita? O credevate che si trattasse di Inuyasha? Se
volete mandarmi delle mail a proposito mi farebbe piacere. E a questo punto la
classica domanda:
“Ce la faranno i nostri eroi a
farla franca? O sarà franca a farsi i nostri eroi?”
“ E smetta di dirmi
che devo rimanere calma!” Sango stava urlando con un forza creduta persa contro
il sacerdote Huyu. La sua freddezza faceva imbestialire la cacciatrice. “ Forse
non si sta rendendo conto della situazione in cui ci stiamo trovando!”
Attorno a Sango,
Inuyasha e Miroku tacevano. Kaeru stava singhiozzando in braccio alla
cacciatrice. Non riusciva a stare accanto alla madre senza che questa non fosse
rapita.
“ So benissimo che
la venerabile Kagome è stata rapita da quel demone, non ci vuole una scienza per
capirlo e ora se mi permetta... stia zitta!” disse Huyu duramente. Sango si
morse il labbro inferiore, cercò di replicare ma rimase in silenzio guardando di
sottecchi il vecchio sacerdote.
“ La fretta e
l’ansia non aprono nessuna strada. Se, come credo, Kagome-sama verrà usata da
Kuroi per rintracciare lo Shikon, al momento non correrà alcun pericolo. “
Mentre parlava, il sacerdote prese a fissare ostinamente Inuyasha. “ Dobbiamo
scoprire dove si trova Kuroi, altrimenti non potremmo mai trovare la venerabile
Kagome.”
Tutti rimasero in
silenzio. Miroku, seduto a terra con le gambe incocrociate, prese a parlare,
fissando il sacerdote di fronte a lui. “ Se ho ben capito ha intenzione di
utilizzare la Sala del Riflesso. “
“ Non vedo
alternative.”
La Sala del
riflesso?
Inuyasha scrutò
attentamente Huyu. In quel momento pensava solo a Kagome: non aveva fatto niente
per impedire che Hi la rapisse. Aveva semplicemente osservato la scena, non
aveva saputo come comportarsi. Che Kagome avesse ucciso Mizu non gliene
importava affatto, ma temeva il comportamento di Hi. In quel momento il suo
cuore arse di gelosia, ma la sua mente sembrò non accorgersene.
Sango si chiedeva
ostinatamente cosa trattasse la “Sala del Riflesso”, non aveva mai sentito un
nome del genere. Ma soprattuto come poteva capire dove Kagome si trovasse
in quel preciso momento? All’inizio non ci aveva fatto caso, ma già appena
entrati nel villaggio il suo diffidare di Huyu l’aveva messa sulle spine; aveva
una personalità che non la convinceva affatto.
Ben presto il
gruppo si ritrovò a percorrere enormi corridoi in parti sconosciute del grande
tempio. La cacciatrice ripensava al sacerdote con diffidenza, mentre Inuyasha a
Kagome. Il solo pensiero che potesse cadere nelle mani di Kuroi lo incitava a
una voglia assassina e sanguinaria nei confronti di tutti. Anche di se stesso.
Huyu si arrestò di
fronte a un enorme portale che doveva celare una stanza altrettanto immensa.
Quella parte del tempio era assolutamente proibita ai monaci di ordine inferiore
e questo si capiva dal fatto che non c’era nessuno, i loro passi rimbombavano
nel vuoto di quei corridoi che sembravano condurre dritto nel Regno dei Morti
tanto erano cupi e silenziosi. Il vecchio sacerdote pronunciò parole ad Inuyasha
del tutto sconosciute che portarono il portone ad aprirsi di fronte a loro. Il
forte scricchiolare dei cardini resero quel luogo meno silenzioso del normale,
ma appena la porta si arrestò il silenzio che prima aleggiava su di loro tornò a
dominare quella parte del tempio.
Per Inuyasha non fu
un grande problema, ma Sango e Miroku dovettero pazientare prima che i loro
occhi si abituassero al buio della grande stanza. Sentirono solo Huyu
pronunciare altre parole sconosciute. Appena queste uscirono come un bisbiglio
dalla bocca del sacerdote, la sala si illuminò di una luce candida ma allo
stesso tempo accecante. Proprio come la luce che era solita emanare Kagome.
Seguirono Huyu al
centro della stanza. Sango vide proprio di fronte a sé un’altra se stessa.
Identica. Uguale. Era in tutto e per tutto… lei. Vide un secondo Huyu, una
secondo Miroku e perfino un secondo Inuyasha.
L’immagine riflessa
era proprio lei.
Un grandioso
specchio si estendeva lungo le pareti della sala. Ovunque guardasse, la sua
immagine era riflessa dappertutto, tranne che dalla direzione in cui era
entrata. La cacciatrice riuscì a capire del perché del misterioso nome della
sala.
**
Di fronte a quella
grandiosità e lucentezza, Inuyasha si sentì a disagio.
Non vedeva il suo
io riflesso da molto, da moltissimo tempo.
Si sentiva strano.
Era come se lo
specchio mettesse a nudo i suoi sentimenti, che emergevano incontrastati ogni
minuto che passava. Lo Shikon si stava indebolendo, non aveva quasi più nessun
effetto.
Non aveva difese
contro se stesso.
**
Sango divenne
rossa. Un calore indescrivibile avvampò le sue guance.
Si sentì come
circondata da delle fiamme.
Ebbe paura.
Di fronte a quello
specchio…. Era come se… non riusciva a spiegarselo, ma era come se Miroku
potesse capire i suoi sentimenti solo guardando la sua immagine riflessa. Aveva
paura che i sentimenti, tenuti da tanto tempo nascosti, divenissero trasparenti
di fronte a quello specchio e fossero in questo modo resi comuni a tutti.
La sua fu solo
vergogna.
Vergogna che la
situazione gli sfuggisse di mano.
Quello specchio
nascondeva qualcosa.
Era come se
riflettesse più che la loro immagine, i loro sentimenti.
**
“ Bene, questa è
la Sala del Riflesso. Nessuno ha accesso in questo luogo senza il mio permesso…
per le ragioni che verrete presto a scoprire. Tutti voi vi sarete sicuramente
sentiti a disagio di fronte a questo specchio immenso. La cosa non deve affatto
stupirvi, se così non fosse la Sala non avrebbe più alcuno scopo. Nemmeno
Miroku-sama è mai venuto a conscenza di questo luogo. “
Il giovane bonzo
annuì debolmente.
“ Taglia corto
vecchiaccio. Io non vedo molto l’utilità di questa stanza! “ Sbraitò Inuyasha.
“ Sinceramente non
capisco nemmeno io il suo legame con Kagome…” Sango era finalmente tornata ad
assumere un colorito del tutto normale.
“ A tutto c’è una
risposta, mia cara… Questo specchio fu recuperato centinaia di anni fa da una
monaco, che in seguito costruì questo tempio, un luogo adatto per contenerlo. In
realtà questo specchio non era altro che un lago. Un piccolo lago di vetro ,
nessuno vi aveva mai fatto caso, considerando che il luogo del suo ritrovamento
era del tutto disabitato. Ci vollero anni affinché il tempio fosse completato.
La conoscenza della presenza dello specchio venne rivelata a pochi, fino a
quando la sua importanza si estinse, rimanendo in questa sala per anni e anni.”
“ Che fine fece il
monaco che lo trovò?”
“ Morì. Proprio a
causa dello specchio. “ Huyu si voltò a guardare la sua immagine riflessa. “ Il
suo animo preso dalla cuopidigia cadde vittima di atroci sofferenze. Il suo
unico intento era diventato quello di sfruttare in tutti i modi lo specchio per
i propri scopi. La sua immagine fu risucchiata dallo specchio proprio il giorno
in cui la sua anima bramò i desideri più malvagi.”
“ Continuo ancora a
non capire il nesso con Kagome.” Affermò Inuyasha diffidente.
Huyu guardò con
molta calma Inuyasha e infine la sua immagine riflessa.
“ Inuyasha, quel
monaco altri non è che Kuroi.”
Tutti rimasero in
silenzio. Nessuno fiatò o fece segni di esclamazione. Sango e Miroku conoscevano
poco di quel nome, ma sapevano del legame che aveva con Inuyasha. Il mezzo
demone non riuscì ad evitare che un espressione di meraviglia comparisse sul suo
volto.
“ Non è possibile!
Hai appena detto che il monaco fu ucciso! Mentre Kuroi è vivo, bonzo maledetto!”
Per niente urtato
dalle parole ingiuriose di Inuyasha, Huyu sospirò.
“ Vedi Inuyasha, il
Kuroi che tu conosci non è assolutamente vivo. “
“ Come?”
“ La sua anima è
rinchiusa in questo specchio, lui non è altro che un cadavere. Un cadavere che
si muove, nutrendosi di altri esseri umani. Rubando loro le anime. Proprio come
Kikyo. “
Quell’ultimo nome
mandò in stato confusionale Inuyasha.
“ Proprio non
capisci? Perché la maggior parte del tempio è stato distrutto, mentre questa
Sala è intatta? Perché Hi e Mizu non l’hanno attaccata? Semplice. Kuroi ha
ordinato loro di non farlo. Se lo specchio si infrangesse, con lui andrebbero
perse tutte le sue speranze di riconquistare la sua anima e diventare veramente
potente. Lo Shikon gli serve proprio a questo. “
“ Comunque,”
riprese Huyu “ lo specchio può essere utilizzato anche per altri scopi… uno fra
questi individuare la venerabile Kagome.” Si voltò verso il creatore delle loro
immagini riflesse, spalancò le braccia, muovendo lentamente il suo bastone.
Sembrava che attendesse qualcosa. Qualcosa dallo specchio. Le persone riflesse
scomparvero a mano a mano che lo specchio diveniva nero e grigio allo stesso
tempo; quella sensazione di lucentezza scomparve fino a quando lo specchio
divenne un enorme massa nera dove vortici grigiastri si muovevano
armoniosamente. Linee morbide e ondulate, vortici e spirali ornavano il vetro
con una delicatezza incredibile. Tutto appariva come la massa instabile
creatrice dell’intero universo… qualcosa da cui poteva nascere la vita, ma anche
qualcosa che poteva distruggerla. L’animo era tutt’uno con lo specchio, una
parte integrante di esso. Veniva ipnotizzato dalle movenze suacenti e dolci di
quelle linee.
“ Hasra kasha eloi
ka nusha “
“ Hasra kasha eloi
ka nusha “
“ Hasra kasha eloi
ka nusha “
Una luce misteriosa
si staccò dal corpo del sacerdote, prendendo forma e consistenza. Huyu si voltò
verso Inuyasha e i compagni, tenendo gli occhi chiusi quasi come a voler
trattenere un pensiero effimero.
“ Lo Specchio ci
indicherà dove si trova la Venerabile Kagome…”
Le linee si mossero
come a voler formare dei lineamenti, componendo in poco tempo quella che era la
figura di Kagome. La donna giaceva addormentata, priva di sensi, apparentemente
morta. Niente che disturbasse la sua eterea bellezza, i capelli corvini che le
incorniciavano il volto coprendo le spalle.
L’immagine diventò
sempre più ampia, mostrando Kagome sdraiata su una terra brulla e scarna,
contrapposta alla pelle liscia e bianca della sacerdotessa.
**
Un sapore amaro, ma
allo stesso tempo acuto, imperversava nella sua bocca. Torturava la sua lingua.
La sua gola era arida, priva di liquido dissetante. Mosse le dita di una mano e
come una scarica elettrica tutto il suo corpo risentì di quel movimento. Aprì
gli occhi, ma non notò alcun differenza dall’averli tenuti chiusi. Il buio che
l’avvolgeva era caldo, suadente e silenzioso. Non un rumore, non un movimento.
Semplicemente
niente.
Il suo corpo si
stava piano piano svegliando e con esso il forte bruciore che torturava la sua
fronte. Un bruciore insistenete e doloroso l’aveva svegliata dal sonno in cui
era caduta.
Inuyasha.
La sera precedente
lo aveva ardentemente desiderato, tanto che la sua mente aveva confuso il suo
tocco con quello di Hi. Ormai il suo odio per quel demone dai folti capelli
argentati si era attenuato, divenendo sottile come un filo d’erba, esile e
fragile allo stesso tempo.
Anche Inuyasha
l’aveva desiderata, scambiando la sua immagine con quella di un demone con le
sue stesse sembianze.
Aveva fatto l’amore
con una sua copia, aveva provato passione e desiderio pensando a lei.
Tutto il suo corpo
sembrava gridare il nome di Inuyasha e l’impulso di vederlo la portò a mettersi
a sedere in quell’oscurità quasi perfetta.
Un odore acre,
simile all’odore nauseante del sangue, bruciò le sue narici.
Una piccola fiamma
azzurra si accese dal niente, al centro di quella oscurità totale, illuminando
il suo pallido etereo volto. I lineamenti di un uomo, dalla corporatura perfetta
ed agile si materializzarono di fronte a lei, sostituendo quella fiamma pallida
pronta a spegnersi con un soffio di vento.
Il luogo in cui
Kagome si era svegliata altri non era che una stanza, piena di pietre irte e
acuminate, imbevute del sangue di centinaia di uomini morti all’interno. Gli
occhi grigiastri di Kagome si socchiusero, cercando di mettere a fuoco
l’immagine sfocata di un uomo a lei del tutto sconosciuto.
Un vento gelido
sollevò la veste del suo kimono entrando in contatto con la sua pelle nuda e
indifesa. Un brivido la percorse, mano a mano che l’uomo di fronte a lei
acquisiva sostanza.
Una mano pallida e
fredda sfiorò il suo mento, una lieve carezza quasi impercettibile, il cui tocco
fu ben distinto dai sensi della donna. Curiosità mista a terrore prese a
vorticare nel suo animo già inqiueto per il luogo pieno di sangue in cui si era
risvegliata.
Pelle pallida,
occhi di un colore azzurro freddi come il ghiaccio e come la neve.
Occhi che la
stavano fissando.
Insistentemente.
Occhi che
desideravano qualcosa.
Lei.
Quell’immagine
fluttuante di fronte a lei schiuse le braccia e la cinse in un abbraccio quasi
immortale, eterno, dove Kagome perse la concezione di se stessa. La sua mente
era inebriata da immagini a cui nemmeno lei sapeva dare un significato. La sua
pelle, sotto il kimono, fremeva dal calore che la stava invadendo. Eccitazione,
desiderio.
Quell’abbraccio
inconsistente divenne caldo, sensuale, reale.
Delle labbra calde
si posarono sulle sue.
Non aveva rifiutato
quel gesto, era rimasta impassibile, lasciando che l’onda di piacere che
l’avvolgeva continuasse a procurargli simili sensazioni.
Il distacco di
quelle labbra calde e sensuali la turbò, ma finalmente la sua anima razionale si
impossessò di nuovo di lei, fornendo l’immagine ora chiara e distinta dell’uomo
che aveva in parte causato le sue sofferenze.
Kuroi.
Non aveva detto il
suo nome, si era solo mostrato per quello che era. Un essere dall’aspetto e dai
modi angelici.
Un angelo quasi
tramutato in un diavolo.
Nei lineamenti del
viso, dalle mani candide e sensuali, appariva un angelo del paradiso cristiano,
mandato dal Signore per adempiere un incarico a lui destinato.
“ Kuroi…”
L’uomo sorrise,
inclinando la bocca in un ghigno. La donna che aveva di fronte era divenuta la
sua arma vincente per ottenere ciò che desiderava e per abbattere colui che
detestava. Non una parola, non un gesto, semplicemente uno sguardo.
“ Sei perfetta. “
una voce roca, sensuale avvolse l’udito di Kagome, che frastornata dalle parole
di Kuroi lasciò che l’uomo di fronte a lei, l’accarezzasse dolcemente come un
amante.
Sapeva che Kuroi
era un suo nemico, un nemico di Inuyasha. Ma non riusciva a ribellarsi. La sua
mente sembrava ipnotizzata dallo sguardo magnetico che Kuroi le rivolgeva.
“ Kuroi… “ Kagome
ripetè una seconda volta quel nome, come per convincersi della realtà che stava
vivendo. Si pentì in un istante di tutte quelle sensazioni che aveva provato al
contatto con il demone dal volto angelico… si sentiva come una preda che era
stata avvinghiata in una trappola mortale. Il contatto con un uomo… questo le
era mancato. Anche se non lo ammetteva ma era proprio l’affetto che le mancava….
E non l’affetto filiale o materno.
**
Un rumore metallico
stridette in tutta la Sala del Riflesso, capace di far arretrare qualsiasi
essere uomo o demone che fosse. La Tessaiga risplendeva quasi di luce propria,
ora priva della protezione del suo fodero altrettanto magico.
Nessuno parlò o si
mosse in alcun modo alcuno.
Il volto del mezzo
demone sanguinario rimase immutato, solo un lieve spiegamento delle sue labbra
poteva leggermente rimandare al suo stato d’animo.
Ciò che aveva visto
allo specchio… non avrebbe dovuto vederlo.
Non lui.
Era rimasto
indifferente, forse anche per troppo tempo, a lei e a tutto quello che
rappresentava per lui. I suoi sentimenti non erano ancora del tutto chiari, ma
di fronte a quella scena… non poteva rimanere impassibile.
Dopo molto tempo, Kuroi avrebbe
riscoperto come poteva essere combattere contro di lui, Inuyasha.
NdA:Finalmente riesco a riprendere
Ritorno al Passato! Ultimamente sono stata impegnata a scrivere nuove fanfiction
su Eva. Bene, da questo capitolo si potrà fare il conto alla rovescia ai
capitoli finali, infatti anche RaP troverà una sua conclusione. Non so a quale
capitolo corrisponderà, abbiate solo pazienza. Ah, il titolo di questo capitolo
è preso da una poesia di E.A.Poe.
Claudia
Lo Specchio aveva rivelato la collocazione di Kagome.
Mentre il vento sferzava tra i suoi capelli color argento, la mente di Inuyasha
era rivolta alla direzione in cui si stava dirigendo: alla dimora di Kuroi.
Sapeva dove si trovava…. Per anni aveva lavorato per quell’essere viscido e
senza scrupoli. Solo quel giorno però aveva realmente scoperto parte del suo
passato: un monaco privato della sua anima e di qualsiasi tipo di perdono.
Capiva il motivo per cui bramava lo Shikon in tal modo: la sua anima, quella era
il suo unico motivo. Per un breve istante pensò al bacio che Kuroi aveva dato a
Kagome, la sua rabbia crebbe al pensiero di un fiore così bianco sporcato del
sangue di una creatura immonda. Sapeva, ed ormai ne era certo, che il suo
atteggiamento nei confronti di Kagome era cambiato con il corso del tempo… non
sapeva quando, non sapeva come… ma era successo.
Stava volando verso di lei, e non per ucciderla o privarla dello Shikon… solo
per salvarla.
Sapeva che la donna poteva essere al sicuro, in quanto l’unico intento di Kuroi
era quello di usarla per la ricerca dello Shikon.
La storia si ripeteva una seconda volta e Kagome, forse, era sempre l’unica
vittima.
‘Inuyasha, sei sicuro di quello che stai facendo? Potrebbe
rivelarsi pericoloso anche per te? Te ne rendi conto almeno?’
‘ Si ‘
‘ Allora credo che non riusciremo a distoglierti dalla tua
decisione…’
‘ Credi bene…’
Non era partito con alcun piano in mente, così, armato solo della sua spada
invincibile… che forse, almeno per stavolta, avrebbe salvato Kagome.
Mentre sfrecciava tra le fronde degli alberi, una fitta alla testa lo costrinse
ad arrestare la sua corsa, rimanendo in equilibrio precario sul ramo di una
quercia.
**
“
Ora che Inuyasha è partito non possiamo fare davvero più niente…” Sango, con in
braccio Kaeru, sospirò al pensiero di essere impotente di fronte a tutto. Huyu
se ne era andato subito dopo la partenza del mezzo demone, lei e Miroku erano
rimasti nella sala, in silenzio… fino al momento in cui la voce di Sango aveva
spezzato quel momento di pace precaria.
Il monaco si sedette al suo fianco, tenendo il bastone sollevato verso l’alto.
“
Dobbiamo attendere che Inuyasha ritorni… se ne è andato all’improvviso… non
sappiamo nemmeno dove si possa trovare il rifugio di Kuroi….”
“
Io… io non avevo mai sentito una storia del genere… e nemmeno l’esistenza di
questo specchio… probabilmente nemmeno mio padre ne era informato…”
“
Nemmeno io sapevo niente… eppure vivo qui da molto tempo…”
Sango strinse a sé la piccola bambina: le parole di Miroku le avevano ricordato
il suo stato sentimentale… di quanto amore provasse per lui, sebbene a sua
insaputa. Il pensiero dei suoi sentimenti la fece arrossire e sentire a disagio
all’improvviso…. Ora lui era con lei, da soli e vicini… tanto vicini da poter
sentire il suo stesso respiro.
Lo osservò intimidita, da quando lo aveva rincontrato, non lo aveva visto
chiaramente… sia per l’oscurità, sia perché la sua mente era affollata da ben
altri pensieri: il suo cuore mancò di un battito. Era affascinante… estremamente
affascinante.
Scosse la testa, cercando di liberarsi dai quei pensieri troppo imbarazzanti.
Si alzò improvvisamente, ponendo Kaeru a sedere al suo posto.
Forse doveva allontanarsi…
Un eventuale silenzio tra loro avrebbe potuto imbarazzarla ulteriormente… e
allora nascondere ciò che provava sarebbe risultato alquanto difficile.
Miroku seguì i suoi movimenti senza proferire parola… solo osservando.
Sango cercò una scusa per potersi allontanare… per non far sembrare quel
distacco voluto. Era rossa in viso… non avrebbe resistito a lungo.
Farfugliando qualcosa di incomprensibile alle orecchie di Miroku, si diresse
verso la porta.
Un mano trattenne il suo braccio.
Un’ondata di calore l’avvolse e il suo cuore prese a palpitare prepotentemente.
“
Dove vai? “ Gli occhi del monaco erano calmi a differenza di quelli della
cacciatrice.
“
I… io…” Sango prese a guardare da tutt’altra parte cercando di liberare il
braccio dalla presa di Miroku.
“
Mi odi ancora? “
Sango si voltò a guardare gli occhi del monaco, stupida e in parte arrossata.
Odiarlo? Non era esattamente quello il sentimento che lei provava per lui… Colta
da quella domanda, non riuscendo a parlare, rimase in silenzio, continuando a
fissarlo come una bambina che guarda qualcosa di inaspettatamente immenso di
fronte a lei.
Perché non riusciva a parlare?
Perché non riusciva ad essere lei con lui.
Perché doveva essere così maledettamente testarda?
Aprì leggermente le labbra, ma presa da un secondo di vigliaccheria le richiuse
deviando il suo sguardo verso il pavimento.
Ancora una volta stava perdendo l’occasione per rivelargli il proprio amore…
Ancora una volta stava rischiando di perderlo.
Il suo corpo entrò in contatto con una superfice calda e accogliente, mentre due
forti braccia l’accoglievano dentro di loro.
Quando fu possibile, si accorse di essere stretta da Miroku.
Lui la stava abbracciando.
Lui.
Miroku.
Il monaco deviato, maniaco…
E
tutto quello che di peggio poteva essergli attribuito.
Lui ed esclusivamente lui.
**
Volava sugli alberi, con un forza creduta ormai perduta.
Volava cosciente del proprio destino e degli eventi che di lì a poco si
sarebbero manifestati. Osservò la pallida luna, nascosta dai rami folti e
possenti degli alberi che costituivano quella foresta. La situazione che si
apprestava ad affrontare era assolutamente precaria.
Le forze demoniache lo avrebbero abbandonato, lasciando scorrere nel suo corpo
sangue umano e debole… si, perché lui lo sapeva benissimo.
Sarebbe diventato umano.
Era solo questione di poche ore e avrebbe abbandonato quell’aspetto rude per
trasformarsi in una creatura debole… e mortale.
Mortale.
Nella sua vita aveva sempre avuto a che fare con dei mortali… con delle donne
mortali.
Sua madre era umana,
Kikyo era umana,
Kagome era umana.
E
provava amore per loro.
Tre amori differenti, ma legati dallo stesso concetto.
Sua madre.
L’unica persona che poteva offrirgli amore, cure e protezione. L’unico essere
umano che rispettava come tale, sua madre era morta per lui e suo padre anche.
Questo era stato il senso della sua nascita, con la sua sola presenza aveva
causato lo sterminio della sua famiglia. Non poteva essere un demone… provava
dolore e rabbia per loro, uccisi così miseramente. Un demone non soffriva, non
provava dolore ed era insensibile a qualsiasi cosa che potesse minimamente
collegarsi alla sfera del sentimento.
Non era degno di esser definito youkai.
Fin da
piccolo veniva molestato, torturato e canzonato da spettri veri, che vedevano in
lui un misero e debole mezzo sangue.
Per questo, automaticamente, aveva iniziato a odiare gli esseri umani eccezion
fatta per sua madre. Essere paragonato a loro era segno di debolezza.
Non era come il fratello.
Non era come suo padre.
Ma era anche in parte un misero essere umano, capace di sanguinare alla maggior
parte delle ferite che venivano inflitte. Però…
Non era solo una questione di sangue, ma anche di cuore. Ogni giorno, ogni notte
quella parte miseramente umana del suo cuore batteva più forte, più
violentemente… era, per certi sensi, più vera.
Lo capì quando conobbe Kikyo, e in seguito anche Kagome.
Ogni volta che le vedeva, che percepiva il loro odore … quella maledetta metà
del suo cuore prendeva a battere pompando una quantità notevole di sangue dalle
sue vene.
Anche in quel momento il suo cuore era instabile.
Kagome.
La donna dai capelli corvini che aveva scaldato il suo gelido cuore.
La donna che aveva amato fino allo spasimo più totale.
La donna che voleva proteggere.
Proteggere.
Aveva
affrontato immensi pericoli per salvarle la vita.
Sempre.
Kagome
rappresentava la madre che non aveva mai potuto proteggere e la donna che aveva
sacrificato la sua vita per salvarlo… Kikyo. Due donne pericolosamente
importanti per la sua vita.
Forse era
per questo che nutriva un attaccamento così morboso per quell’insolente
ragazzina che aveva preso a turbare la sua esistenza.
Ma quando
Kagome divenne, giorno dopo giorno, oggetto dei suoi desideri più reconditi capì
che l’affetto materno o l’amore passato non potevano reggere alcuna
giustificazione.
Il suo era
amore.
Un nuovo
modo di amare.
La
proteggeva proprio perché non voleva di nuovo soffrire con la morte di una
persona talmente importante.
Un
concetto perennemente egoista, ma che lo portava a pensare alla prerogativa di
vivere di nuovo da solo…
Mentra
stava sfrecciando nel silenzio di quella notte perpetua, un pensiero si fece
vivido e forte nella mente del mezzo-demone.
Forse,
ogni volta che la salvava da pericoli sempre più crescenti, non era lui a
proteggerla.
Poteva
affermare con certezza che era lei…
Solo ed
esclusivamente lei era la donna, l’unica donna, che proteggeva il suo cuore.
Lui non
voleva proteggere, ma solo essere protetto.
Note
dell’autrice: per chi odiasse le premesse… si, insomma questo è il momento
di saltarle. Comunque, in un anno ormai, sono felicissima di essere arrivata a
questo punto... ad essere apprezzata per la mia storia e ringrazio tutti coloro
che mi hanno sempre sostenuto affinché continuassi questa fanfiction quasi
apocalittica. Da questa premessa sembrerebbe il capitolo finale. Naturalmente ce
ne saranno altri dopo il ventesimo, la conclusione è comunque vicina.
I suoi
capelli rossi parvero ardere nel riflesso della sua spada. La sua immagine
riflessa dalla fredda lama appariva distorta e contorta. Tutto attorno a lui
appariva contorto, perfino il comportamento del suo padrone… sì, perché in
fondo, lui, Hi, era un semplice schiavo. Uno schiavo che poteva vantarsi di
usare al momento giusto la sua spada. Anche Mizu e un tempo perfino Inuyasha,
ubbidivano agli ordini di Kuroi, un essere tanto misterioso quanto invincibile
che non rivelava mai ad anima alcuna le proprie strategie e non confessava a
nessuno i propri pensieri. Fino ad allora aveva vissuto in quel covo di demoni,
dove la sopravvivenza era l’unica ragione di vita. Ed ora, proprio in quel
preciso momento… pensava a qualcosa di diverso. A qualcosa che non significasse
servire in tutto e per tutto Kuroi.
Quella
Kagome… l’aveva portata da Kuroi sotto suo preciso ordine. Si era limitato a
soddisfare il desiderio del suo padrone. L’aveva sottratta a Inuyasha con la
forza. Si, perché Inuyasha aveva tentato di fermarlo. Anche se la versione
raccontata a Kagome era differente. Inuyasha l’aveva rivendicata… sapeva quanto
quel mezzo demone poteva prestar fede a ciò che diceva e se Inuyasha voleva
Kagome, in un modo o nell’altro, l’avrebbe riavuta.
Hi aveva una
vaga idea sull’utilizzo che Kuroi avrebbe fatto della donna. Sapeva che
l’intento del suo padrone era di recuperare lo Shikon per impossessarsi dei
poteri più straordinari e di recuperare in questo modo la sua anima.
Quello
specchio…. Lo specchio che aveva visto in quella Sala…. Dentro ad esso si celava
l’anima oscura di Kuroi, la parte più nascosta del suo essere che fu privata di
un corpo il giorno stesso in cui fu intrappolata in quello specchio. Senza lo
Shikon, la sua anima sarebbe rimasta prigioniera, e il suo corpo incompleto. Ciò
gli avrebbe impedito di acquistare pieni poteri.
Hi ripose la
propria spada nel fodero e si allacciò quest’ultimo alla vita con molta cura. Si
portò in piedi e si diresse verso la fine di un enorme corridoio che portava
alle stanze di Kuroi.
“ Hi…. Entra
“
Il demone dai
capelli di fuoco spinse la porta che ostacolava il suo cammino e comparve di
fronte alla figura di Kuroi. Dietro di lui, un grande letto incombeva nella
stanza e tra le lenzuola disordinate e numerose giaceva la figura di Kagome, in
parte privata delle proprie vesti. Hi posò di sfuggita lo sguardo sulla donna e
poi tornò ad osservare il volto rilassato del proprio padrone. Kuroi, accortosi
di quel movimento fugace dei suoi occhi, sorrise ironico.
“Domani
avranno inizio le ricerche della Sfera.”
“Bene, mio
signore.”
“Quella donna
è uno strumento prezioso per la nostra ricerca.”
“Ho capito.
Informerò gli altri, se lo desidera.”
Hi si voltò e
la porta di fronte a lui si aprì.
“Aspetta.”
Il demone si
arrestò mostrando ancora le sue spalle.
“Riferisci ad
Inuyasha ciò che i tuoi occhi hanno visto…”
“…”
“… poi
uccidilo.”
La porta si chiuse, non una parola fu spesa.
**
Il boomerang
di Sango ritornò dalla sua legittima padrona, impregnato nuovamente del sangue
di un nuovo demone. Sicuramente il decimo in quella giornata.
" Saremo
sulla strada giusta?" Sango rivolse uno sguardo interrogativo al monaco che
stava al suo fianco. Di fronte a loro una vallata immensa che si disperdeva in
parte tra le nebbie grigiastre e fosche.
" Più di un
abitante ci ha assicurato di vedere un demone vagamente familiare ad Inuyasha."
" Lo sapevo,
non dovevamo lasciarlo andare da solo..."
" Non
potevamo certo insistere... Inuyasha è sempre stato caparbio in certe decisioni,
specialmente quando la vita di Kagome-sama è messa di mezzo. "
" Fatto sta
che se non lo troveremo al più presto, Inuyasha potrebbe restare ucciso. "
Miroku
trattenne un sospiro " Inuyasha non si farà uccidere di certo, anche se
diventerà umano. "
" Comunque
abbiamo davvero poco tempo, Miroku-san. La notte di novilunio è proprio questa."
Detto questo Sango montò in groppa a Kirara, seguita da Miroku e insieme
sfrecciarono tra la nebbia fitta fino a divenire due sagome deformate in quel
mare grigio.
**
"Aprite bene
le vostre luride orecchie, demoni!"
Hi, al centro
della stanza, aveva interrotto il macabro banchetto dei demoni che formavano lo
schieramento offensivo di Kuroi. Alcuni di questi brandevano tra i denti pezzi
di carne sanguinanti che macchiavano di rosso le pelli che costituivano i loro
vestiti, altri agitavano le botti ricolme di chissà quale tipo di bevanda.
Sangue, forse. La stanza cadde nel silenzio più interessato. Ai loro occhi, Hi
era un demone perfetto... sicuramente il più vicino a Kuroi. Incuteva loro
timore, paura e allo stesso tempo potevano vederlo come compagno fidato e abile.
Forse, in fondo alla loro mente demoniaca, apprezzavano Hi piuttosto che il loro
reale capo. Kuroi non si faceva scrupoli ad ucciderli solamente per puro
piacere.
"Domani
andremo alla ricerca dello Shikon! Conoscete benissimo i poteri della Sfera dei
Quattro Spiriti, perciò non mi dilungherò nei dettagli, ma sappiate solo una
cosa.... Lo Shikon non è per voi, né per me, ma per Kuroi. Chi si imposesserà
dello Shikon cesserà di esistere per mano del proprio padrone. So che molti di
voi in passato hanno bramato la Sfera e so che molti di voi cadranno nella
tentazione di possederla... Voi avete avuto la possibilità di risorgere dal
vostro letto tombale dopo anni e anni... vedete di non farvi ammazzare di nuovo.
All'alba di domani vi voglio riuniti fuori dal nostro rifugio. E stanotte
meditate sulle mie parole."
Con un abile
salto, Hi scomparve dalla sala e dopo un breve silenzio, i demoni ripresero a
schiamazzare e a riprendere le attività che avevano cessato con l'arrivo del
loro compagno... per molti di loro, quella sarebbe stata l'ultima sera.
**
Sentì il
bisogno di fermarsi.
Qualcosa
iniziava a non funzionare dentro a quel suo corpo... un corpo che stava, dopo
tanto tempo, diventando umano. Inuyasha non sentiva una tale sensazione da
molto, da moltissimo tempo. Per anni l'influsso che lo Shikon aveva su di lui,
aveva impedito al mezzo demone di poter beneficiare della sua parte più debole.
E purtroppo, quando il sole sarebbe calato, i sensi primordiali degli esseri
umani avrebbero sostituito quelli demoniaci per lasciare il posto a un uomo non
più in grado di difendersi. Non ricordava cosa provasse in quei momenti.
Probabilmente era disgustato da se stesso. Diventava talmente debole, che
qualsiasi spettro o animale selvaggio avrebbe potuto avere la meglio su di lui.
Di fronte ai suoi capelli neri e alle dita prive di artigli, Inuyasha doveva far
fronte alle sue debolezze e mancanze. In quel modo, sotto quell'aspetto, mai e
poi mai, sarebbe riuscito a salvare la vita di Kagome. Non aveva mai accettato
quella parte di lui, e forse, proprio per questa ragione, aveva affrontato in
passato pericoli mortali, che avrebbero potuto privarlo della sua vita eterna.
Forse, non si rendeva conto dei limiti del suo corpo umano e agiva come uno
spettro... convinto che le proprie ferite si sarebbero subito risanate.
Si sedette su
una radice di una quercia secolare. Il respiro era sempre più affannoso e il
cuore aveva aumentato i propri battiti... prese a considerare seriamente la sua
posizione. Non poteva andare avanti. Sarebbe stato ucciso sicuramente da qualche
scagnozzo di Kuroi, ma non poteva nemmeno rimanere in quel luogo, chiaramente
esposto ai pericoli notturni. Avrebbe dovuto cercare un riparo e attendere che
la sua metamorfosi si fosse completata. Doveva sfruttare quelle poche ore che lo
separavano dalla notte di novilunio. Forse un colpo di fortuna, ma riuscì
comunque a trovare una caverna disabitata. Con le tenebre che avanzavano
l'aspetto dell'antro assumeva un colore sicuramente non molto rassicurante.
All'entrata, Inuyasha arricciò un poco il naso. Dall'oscurità di quella grotta
veniva emanato un forte odore dolciastro e l'aria attorno a lui iniziava a farsi
molto umida. Fece un passo in avanti e le ombre lo avvolsero. Cercò di
utilizzare come meglio poteva i suoi occhi demoniaci per trovare un posto in cui
fermarsi... una volta divenuto umano, i suoi occhi sarebbero stati completamente
inutili. Doveva affrettarsi. Si sedette vicino a una pietra aguzza che nasceva
dal suolo terroso della caverna; nascondendosi dietro ad essa gli animali
selvatici non potevano vederlo, al massimo solo fiutarlo. E da quel momento
attese. Attesse di sentire le proprie mani modificarsi, attesse di perdere sia
il suo udito che la sua vista potentissimi. Attesse di diventare un essere
umano. Forse per lui stava divenendo un ossessione, ma pensò al modo per
liberare Kagome. Sapeva dove era collocato il rifugio del suo nemico. Ma chi
poteva confermargli che Kagome fosse davvero là? Stava andando di fronte a una
morte sicura.
Quando riaprì
gli occhi, percepì qualcosa di diverso. Il solo fatto che avesse dormito per
poco tempo, chiarì i suoi dubbi. Era diventato, dopo tanto tempo, umano. Capelli
neri, mani normali e sensi umani. Una preda braccata. Fece per muoversi ma sentì
del dolore da diverse parti del corpo, quelli parti che avevano subito col tempo
ferite e contusioni. Sospirò un poco e fece per rialzarsi. Con uno scatto cadde
a terra e la sua spalle prese a bruciare avvolta da una fiamma infuocata. Le sue
vesti permisero alle carni di Inuyasha di rimanere indenni e quando Inuyasha
spense la piccola fiamma, capì di trovarsi in guai ancor peggiori.
" Non avrei
mai creduto che uno come te potesse ridursi in queste condizioni..."
Nonostante
gli occhi di Inuyasha fossero oramai completamente sensibili al buio, il mezzo
demone capì perfettamente a chi appartenesse quella voce.
" Spiacente
di deluderti... se sei venuto qui per ammazzarmi di consiglio di fare in
fretta... Hi."
" Tsk, dovrò
fare anche questo, ma con calma... " Hi alzò la mano e la tese di fronte a
Inuyasha. In un attimo tutta la caverna si illuminò e il demone fu sorpreso di
constatare quanto diversa fosse in quel momento la fisionomia di Inuyasha.
" Lo sapevo.
Poteva chiedere solo a te di uccidermi..."
Hi si sedette
senza molte cerimonie e incrociò le braccia al petto, questa sua posizione
insospettì Inuyasha.
" Mi devi
uccidere... eppure sembra che tu sia venuto per una scampagnata...che intenzioni
hai?"
" Mhm... non
potrei mai disubbidire a un ordine di Kuroi."
" Ah, vuol
dire che solo io l'ho fatto. Lieto di essere il primo e l'unico."
" Inuyasha,
conosci bene le punizioni di Kuroi..."
" Stare alle
dipendenze di quel verme è pura vigliaccheria."
" Ma è
l'unico modo per sopravvivere."
" Tsk, se
fossi stato demone, a quest'ora avresti un pezzo di corpo in meno. Maledizione!"
" Inuyasha,
non è un caso, io so del novilunio e anche Kuroi."
"..."
" Comunque...
credevo che tu mi chiedessi della donna."
Kagome.
" Hai forse
paura di sapere la risposta alla tua domanda? Ovvero, dov'è?"
Inuyasha
afferrò il collo di Hi.
" Non sono in
grado di ucciderti bastardo, ma prima che tu mi possa uccidermi passeresti dei
pessimi minuti!"
Hi scostò le
mani di Inuyasha dalla sua gola e riprese il suo discorso interrotto.
" La tua
donna è da Kuroi, Inuyasha"
La sua
donna? Kagome non era affatto sua. Almeno questo lei lo pensava.
" E allora?
Cosa dovrei fare? Andare da Kuroi e farmi ammazzare? Ah, scusa, tu stesso sei
venuto ad uccidermi!"
" Non ti
ucciderò Inuyasha." Disse Hi rinnegando le sue parole precedenti.
Per la prima
volta, Inuyasha rimase sorpreso.
" Anche se
sono molto vicino a lui, Kuroi non si fiderà molto di me. Se non ti uccido,
probabilmente lo verrebbe a sapere. Per questo, Inuyasha tu devi morire!"
"Cosa? Ma se
mi hai detto che non mi ammazzi? Mi devo per caso suicidare? Ma sei idiota?!"
" Niente di
tutto questo, devi solo morire..."
" Cazzo,
questa ora me la spieghi bastardo!"
" Sta calmo.
Ho la capacità di rendere morti i vivi. Nemmeno Kuroi è a conoscenza di questo
trucchetto. Tu sarai per tutti morto, invece la tua morte durerà solo due o tre
giorni, il tempo necessario affinché il tuo corpo possa tornare normale. Sarò io
stesso a portarti da Kuroi, di modo che veda che tu sei realmente morto. Poi,
una volta che ti sarai svegliato... beh, deciderai tu cosa fare. Non hai altra
scelta Inuyasha. Senza questo stratagemma moriresti di sicuro."
"..."
" Inoltre,
Kuroi si è impossessato del corpo di Kagome."
" COSA?"
" L'ho vista
mentre dormiva nel suo letto... ha detto di riferirtelo."
" BASTARDO!"
" Inuyasha,
Kagome è stata drogata. Ti consiglio di stare molto attento. Potrebbe non essere
la stessa. E ora preparati."
Si alzò e
andò verso l'uscita della caverna.
" Si può
sapere perché stai facendo tutto questo per aiutarmi? Io non mi fido ancora di
te, ricordalo."
" Aaaah...
diciamo che ho un conto in sospeso con una persona."
La prima
stella brillò alta in un cielo privo di luna.
Eppure non vedeva niente: ombre, immagini,
colori...
Niente.
Forse non era vero. Forse i suoi occhi la stavano
solo illudendo di essere aperti... altrimenti avrebbe visto, percepito,
osservato. Ma non le stava accadendo niente di tutto questo. Come essere umano,
ebbe paura. Non riuscire a spiegare cosa le stesse accadendo era per lei
inconcepibile. Lei doveva sapere, capire come un normale essere umano... perché
tale lei era.
Il suo corpo si mosse... e questo fu per lei un
segno di assoluta esistenza. Una mano, un braccio, un piede. Tutto sembrava
muoversi senza dolore.
Il respiro.
Lieve, ma ancora la rendeva viva.
L'udito.
Lieve, ma ancora esisteva.
Il tatto.
Flebile, ma sempre presente.
Una strana sensazione le venne comunicata dalle
mani, e via via che la sua mente prendeva coscienza della situazione, anche da
tutto il resto del corpo. Era acqua, quella che lei sentiva sotto di lei. Era
acqua ciò che le bagnava la pelle. Era acqua ciò che avvolgeva le sue mani.
Acqua...?
Piccoli filamenti andarono a intrecciarsi con le
dita delle mani. Quando tentava di afferrarli questi si spostavano con
delicatezza troppo timidi per essere toccati.
Era... erba?
No... ora le sue mani stavano passando sopra una
superficie ruvida, aspra. Le sue dita si ritrassero come offese da quel
contatto.
Ebbe come la sensazione che qualcosa attorno a
lei... cambiasse. Quando credeva di aver raggiunto una conclusione, questa si
infrangeva con la nascita di qualcosa di nuovo. Aveva l'angosciante sensazione
che, se davvero esisteva qualcosa attorno a lei, stava vivendo una situazione
assolutamente estranea alla conoscienza umana. E il tutto era ancora più
opprimente se legato al pensiero di non poter vedere niente.
Mamma
Si voltò di scatto e si sorprese nel pronunciare
il nome della figlia.
Le labbra si erano mosse eppure il suo udito non
aveva percepito niente.
Non vedeva, non sentiva.
O non parlava?
Batté le mani all'unisono.
Il contatto tra esse produsse un sonoro "clap".
Aveva perso anche la propria voce.
A quel punto non poteva far altro che pensare.
Forse era l'unica facoltà rimastagli. Prima di tutto pensò a Kaeru... anche se
appariva come un suo riflesso condizionato, aveva realmente sentito la sua voce.
Per un breve istante, ma l'aveva sentita. Si sorprese del fatto che era comunque
rimasta tranquilla di fronte a tutto quello che stava vivendo in quel momento. O
la sua era forse rassegnazione.
Sospirò lievemente.
Mamma
Si alzò in piedi.
Inuyasha
Voleva fare un passo avanti, ma si arrestò di
colpo. La voce della figlia aveva fatto il nome del padre.
Il grigio intenso dei suoi occhi, si fece rosato,
quasi rosso. Un bruciore la portò a coprirsi gli occhi con entrambe le mani
mentre capiva che quella sensazione fastidiosa di calore si stava trasformando
sempre più in dolore. Dolore che niente sembrava poter placare. Al culmine si
accasciò a terra mentre le mani si strofinavano convulsamente ai suoi occhi. Fu
in un istante. Una fitta, una sensazione di disagio poi di sollievo. E infine la
vista.
Vide ciò che stava attorno a lei.
La cecità era meglio di qualunque cosa.
Almeno in quel preciso momento.
Non acqua, non erba, ma sangue.
Di fronte a lei una distesa rossa occupava tutti i
lati della sua vista, oramai completamente acquisita.
Sembrava un lago sacrificale. In lontananza degli
spuntoni aguzzi di roccia tenevano incastrati le membra sanguinolenti di essere
umani, demoni e animali.
Cielo e lago erano tutt'uno mentre un miasma color
sangue si diffondeva intorno alle carcasse dei cadaveri come la nebbia del
mattino intorno alle piante.
Non c'erano suoni, nè rumori.
Tutto era eternamente morto.
Kagome osservò il terreno brullo color ocra. Un
terreno fatto di sangue.
Accanto al suo piede vide un sasso, lo afferrò e
con esso si graffiò la pelle del proprio braccio.
Il sangue sgorgò dal piccolo taglio, ma nessun
dolore, nemmeno un breve bruciore.
Stupita, osservò la ferita infertasi rimarginarsi,
mentre la sua pelle tornava esattamente uguale a prima.
Lanciò spaventata il sasso nell'acqua insaguinata
del lago e prese a indietreggiare per lo spavento.
Le sue spalle urtarono qualcosa, un uomo
crocifisso e privo delle membra.
Urlò ma non emise alcun suono.
Si accasciò al suolo tremante. I singhiozzi seppur
silenziosi le impedivano di respirare regolarmente.
Non poteva fare a meno di piangere.
Sarebbe impazzita, sapeva che prima o poi la sua
mente non avrebbe retto.
Di fronte a lei le si presentava l'improponibile.
"Piangere, non ti porterà a niente mia cara."
Kagome alzò di scatto la testa in tempo per vedere
Kuroi che galleggiava sopra le acque.
Il demone stava andando verso di lei.
La donna indietreggiò fino a quando le sue spalle
non trovarono un ostacolo roccioso.
"Non dovresti aver paura di me."
"L-la-lasciami sta-stare..." le sue parole
risuonarono apatiche.
"Ti è tornata la voce a quanto sento."
Con una mano afferrò il volto di Kagome
sollevandola da terra e lasciandola sospesa completamente inerte.
"Oggi sei straordinariamente bella, pensò che mi
divertirò ancora un po' con te..."
Kagome afferrò i polsi del demone per liberarsi
dalla presa.
Kuroi la lasciò cadere a terra intenzionalmente.
Kagome afferrò il coltello che Kuroi portava in
una fodera e se lo puntò verso il proprio petto.
"S-e non mi la-lasci... mi-mi ucc-cido.... io ti
servo vi-viva per lo Shi-kon..."
Kuroi non disse niente, osservò Kagome con un aria
alquanto divertita.
Posò la propria mano sulla mano di Kagome che in
quel momento teneva impugnato il coltello. Con un gesto fulmineo guidò il
coltello nel petto della donna.
La veste di Kagome iniziò a macchiarsi del suo
sangue, mentre si accasciava a terra con il pugnale conficcato nel cuore.
"É inutile, credimi."
Il coltello cadde a terra insanguinato.
Kagome si aprì la veste all'altezza del petto,
appena in tempo per vedere la ferita profonda richiudersi in un istante.
Era viva!
Un mostro.
Era forse diventata...
"Immortale."
"?"
"Benvenuta tra noi Kagome, bellissimo demone
immortale."
Kuroi le baciò la mano sporca di sangue.
A quel punto, svenne.
**
"Hai ucciso Inuyasha?"
"Questa Sua domanda mi offende, Eccellenza Kuroi"
"..."
Hi stava inginocchiato di fronte al grande trono
su cui Kuroi ergeva imponente.
Inuyasha era morto.
Suonavano come parole impossibili.
Sapeva quanto potesse essere forte, pur essendo
mezzo demone.
Gli scagnozzi di Kuroi stavano facendo baldoria
nella sala del loro capo e la notizia della morte di Inuyasha aveva riscosso gli
animi.
Parole di incitamento e di approvazione per Hi si
sollevarono in tutta la sala, fino a quando la mano di Kuroi ordinò di fare
silenzio.
"Bene, hai fatto un buon lavoro, Hi..."
"Grazie." Hi si inchinò di fronte al proprio
padrone.
"Portalo qui..."
Hi sollevò sorpreso il capo verso Kuroi.
In quel momento Kuroi possedeva gli occhi di chi
non credeva assolutamente alle parole di qualcuno.
"Dai facci vedere la carcassa, Hi!"
"Così ci divertiamo un po' anche noi!"
"Quel bastardo di Inuyasha ha smesso di prendermi
per il culo!"
Hi si portò due dita in bocca ed emise un fishio
acuto.
La nuvola sulla quale era solito viaggiare
spalancò le porte della sala portando con sé il cadavere di Inuyasha.
Questo fu gettato bruscamente a terra.
Una macchia di sangue impregnava le vesti nere del
demone.
Kuroi osservò i capelli mezzi bianchi e mezzi
neri.
"Hai ucciso Inuyasha durante la sua trasformazione
in essere umano..."
"Esatto... non ho dovuto faticare molto."
Kuroi emise una risata tetra.
"Va bene, Hi, pensaci tu."
La nuvola demoniaca si allontanò con il corpo
inerme di Inuyasha.
"Prima di sistemare definitivamente Inuyasha,
aspetta."
Hi voltò le spalle alla possente porta della sala
e vi si appoggiò incrociando le braccia al petto.
"Volevo annunciarvi che d'ora in avanti ci sarà un
nuovo membro tra di voi..."
I demoni nella sala si osservarono tra loro.
"E chi sarebbe?"
Un orco aveva smesso di maciullare la carne che
teneva in bocca e si era dimostrato interessato.
Kuroi distese il braccio sinistro "Entra pure
Kagome-sama."
Hi si staccò dalla porta e guardò scioccato.
Kagome raggiunse il fianco di Kuroi.
Un ovazione di voci riempì tutto il castello del
demone.
I capelli neri di Kagome ricadevano sulla sua pele
color alabastro, mentre un leggero velo le copriva le spalle e si avvolgeva
intorno all'addome. La sua veste era uguale in tutto e per tutto a quella di
Kuroi.
La donna si chinò verso la sala e poi, sotto
comando di Kuroi, si sedette sul trono del demone.
La scena sbalordì non pochi demoni.
"D'ora in avanti lei ci aiuterà nella ricerca
dello Shikon. Da oggi in poi voi le obbidirete sempre, lei è me e io sono lei
allo stesso modo. Un torto a lei, è un torto fatto a me. Avrete cara la vita."
**
Kirara si posò elegantemente su un sasso qualche
metro di distanza dalla caverna.
Dietro di lei, Miroku stava osservando l'oscurità
che li circondava.
"Kirara non può sbagliarsi. Inuyasha è stato qui."
"Ammesso che sia vero, ormai non ne rimane
traccia."
"Stanotte è luna nuova. Inuyasha potrebbe essersi
già trasformato in un essere umano."
"Kaeru?"
Sango spostò i bordi di un fagotto che teneva
davanti sul grembo.
"Kaeru sta dormendo..."
"Bene allora, faremo meglio a seguire il suo
esempio."
**
"Hi"
Il demone dai capelli color fuoco si voltò.
"Kuroi-sama."
Dietro al demone comparve livida l'immagine di
Kagome.
"Dove hai portato Inuyasha?"
Hi osservò Kagome per vederne una reazione.
Ma niente, lei nemmeno si mosse.
"Nella valle dell'inquietudine, Kuroi-sama."
Kuroi congiunse le mani e una luce avvolse tutti e
tre.
Quando aprì gli occhi, Hi si accorse di star
sospeso in aria sopra l'acqua colorata di rosso dal sangue.
Un vento acre scompigliava i capelli color ebano
di Kagome.
Nessuna reazione.
"Là." Hi puntò il dito verso uno scoglio nel mezzo
del lago, su cui giaceva il corpo incantenato di Inuyasha.
L'acqua rossastra si scontava con lo scoglio
generando spruzzi violacei.
Kuroi e Kagome toccarono con i piedi le estremità
dello scoglio. Hi rimase sospeso, osservando la scena.
"Kagome. Lo riconosci?"
Solo in quel momento Hi si accorse che gli occhi
di Kagome non erano più grigi. Le iridi erano rosse quanto l'acqua che scorreva
attorno a loro.
Una flebile voce provenne dalla gola di Kagome
"No." Kagome osservò i capelli completamente neri
del demone incatenato.
Un barlume le attraverò gli occhi.
"Basta così." Un braccio di Kuroi avvolse le
spalle di Kagome.
Hi osservò Kuroi e Kagome con un turbamento chiaro
nei suoi occhi.
Gli eventi stavano prendendo una piega
inaspettata.
Note
dell'Autrice: Oggi ho scritto
una piccola scaletta che non so quanto paghereste per poter leggere! Se state
leggendo queste righe, presuppongo che la storia vi piaccia... quindi chissà
quanti di voi vorrebbero sapere la fine di Ritorno al passato. Oggi ho terminato
di scrivere una piccola bozza degli avvenimenti che porteranno dritti al gran
finale. Quindi so benissimo la fine che avrà questa lunghissima storia. Ed è una
fine che mi piace molto perché non è assolutamente banale... e se credevate che
tutto filasse liscio fino alla fine vi sbagliavate! I colpi di scena devono
ancora avvenire. Sicuramente sarà una fine molto discussa anche se ho la
soluzione per acquietare gli animi. Lasciatemi delle recensioni se volete e
provate ad indovinare che tipo di finale potrei aver progettato... tanto per
vedere fino a che punto questa storia vi ha stimolato. Chiaramente non potrò
intervenire dicendo "Hai ragione" o "C'hai beccato!". Mi limiterò a leggere e
poi voi stessi vedrete. Farò in modo che tutto venga svelato nell'ultimo
capitolo. Quindi prevedo che sarà più lungo di altri.
Memorie perdute
22
Kaeru si mosse nel fagotto che Sango
teneva in grembo.
Dopo la scomparsa di Kagome, Sango
aveva iniziato a percepire qualcosa di strano in quella bambina. Emanava
purezza, innocenza, ma allo stesso tempo determinazione e forza. Eppure Kaeru
era la bambina di sempre: piangeva chiedendo della madre e alla fine, spossata,
si addormentava con le lacrime agli occhi.
Era una bambina normale.
Considerando il padre… quasi normale.
Sango osservò Miroku, seduto al suo
fianco.
Erano sicuri che quella grotta avesse
ospitato Inuyasha anche se per poche ore.
Le probabilità che si fosse
trasformato in un essere umano erano altissime.
“Miroku-kun…”
“Mhm?”
“Sono sicura che il fiuto di Kirara
non si sbaglia!“
La donna accarezzò la testa della
piccola bestiola.
“Lo so bene, per questo ci affidiamo
esclusivamente a lei.”
“…”
Sango strinse per riflesso Kaeru.
“Sango – disse Miroku – ho la
sensazione che qualcosa ti preoccupi…”
“Bè – fece stupita la cacciatrice – la
situazione che stiamo vivendo è abbastanza da farmi preoccupare! Kagome non si
trova ed Inuyasha è andato a cercarla sapendo il rischio che avrebbe corso!”
“Intendevo Kaeru.”
“Kaeru?”
Sango guardò la bambina addormentata.
“Forse… Kagome è stata costretta a
tornare nel Sengoku Jidai perché gli occhi di Kaeru erano diventati dorati.”
“In fondo è figlia di Inuyasha.”
Miroku posò lo sguardo su Kaeru.
“Si, ma… non ti sembra strano che
Kaeru non abbia più mostrato alcun segno di trasformazione? Voglio dire… è
bastata portarla qui ed è tornata normale.”
“Credi forse che qualcuno abbia voluto
il ritorno di Kagome?”
“Io… non lo so.”
“Se così fosse siamo delle pedine in
questa vicenda.”
Sango rimase in silenzio, riflettendo
sulle ultime parole dette dal monaco. A detta di Kagome, Inuyasha l’aveva
tradita sottraendole lo Shikon… a sentire Inuyasha, Kagome lo aveva tradito
avendo l’intenzione di non dargli mai il gioiello. Perché aveva la strana
sensazione che la storia di Kikyo sembrava essersi ripetuta?
Kagome e non più Kikyo. Allora era
stato Naraku a generare l’astio tra i due amanti. Naraku era però morto.
Sospirò. Probabilmente non avrebbe mai
scoperto la risposta alle sue domande.
**
Le porte di quella stanza erano rimaste chiuse per
tutta la durata del giorno. E lei, stava sdraiata tra quelle soffici lenzuola.
Su quel soffice letto. Kuroi.
Chi era Kuroi?
Per quale motivo non riusciva a ricordare niente
dei giorni passati? Ma non si trattava solo di giorni, ma anche di anni.
Si. Lei non ricordava assolutamente niente.
Non sapeva nemmeno chi fosse, guardandosi allo
specchio non si era nemmeno riconosciuta. Se Kuroi non l'avasse chiamata per
nome... probabilmente non avrebbe mai saputo come si chiamava.
Kagome.
Quel nome non gli diceva niente.
Alzò un braccio. I suoi occhi misero a fuoco la
sua mano protesa verso l'altro.
Si ricordò di quel posto, rosso, sangue.
L'immagine di quell'uomo incatenato... le era rimasta nella mente. Lei non lo
conosceva.
Lo riconosci?
Quella domanda. Forse lei avrebbe dovuto
conoscerlo, quella domanda sembrava avere uno scopo preciso.
Una fitta al capo la costrinse a cessare i suoi
pensieri.
"Non ti dovresti sforzare troppo."
Le porte si aprirono e si chiusero, mentre Kuroi
stava camminando al centro della stanza. Con una mano gettò il mantello, che si
dissolse diventando aria. Kagome si portò a sedere, coperta dalle lenzuola
leggere. Si osservò intorno. Si, in quel momento era nella stanza di Kuroi. Il
demone si sedette su un lato del letto. Con una mano toccò il volto di Kagome.
"Come stai?"
"Credo... bene...."
"Ne sono felice." Le braccia del demone
l'abbracciarono, mentre la donna appoggiò delicatamente il mento sulla spalla di
Kuroi. Non sentiva calore tra quelle braccia.
"Chi sono io?" Kagome sospirò. Non capiva il suo
ruolo, era confusa.
"Che domande, tu sei Kagome, il demone più
splendido che uno come me possa desiderare."
Kagome si scostò un poco cercando di guardare il
demone in volto.
"Vuoi dire... che... io e te... abbiamo una
relazione?" Il tono di voce di Kagome continuava a rimanere apatico. Se
quell'uomo stava insieme a lei, doveva essere tutto vero. In fondo che le
importava? Lei non ricordava niente.
Kuroi annuì.
Le mani di Kagome si toccarono le orecchie. "Come
posso essere un demone? Io non ho orecchie a punta..."
"Osserva..." L'unghia affilata di Kuroi penetrò le
carni del braccio della donna. Una ferita si aprì, lasciando libero il sangue.
"Io...ho la sensazione di essermi... già ferita...
così."
Gli occhi di Kuroi luccicarono, mentre la ferita
si stava rimarginando. Il demone prese il volto di Kagome con entrambe le mani e
avvicinò le labbra della donna alle sue.
"Tu Kagome sei un essere immortale. Sei destinata
ad amarmi. Noi due vivremo assieme per sempre, domineremo il mondo e ne saremo i
padroni. Io e te. E nessun'altro..."
"Io e te." Kagome ripetè le parole.
Quell'uomo, diceva di amarla. E lei. Lei non
ricordava. Ma se quell'uomo l'amava, anche lei doveva ricambiarne i sentimenti.
"Io e te... - continuò Kuroi - avremmo dovuto fare
il nostro rito di iniziazione per vivere per sempre insieme... ma hai perso la
memoria."
"Mi dispiace." Quel demone sembrava amarla
veramente.
"Quando ti ho ritrovato nella valle
dell'inquietudine... mi sono sentito sollevato, eri scomparsa dal nulla."
"Valle dell'inquietudine?"
Kuroi capì di averla direzionata verso Inuyasha. E
ciò non doveva succedere.
"Io ti desidero Kagome."
Detto questo la baciò, e Kagome non poté non
pensare a quelle labbra gelide che stavano toccando le sue. Niente, non
ricordava nemmeno i suoi baci e nemmeno le carezze che Kuroi le stava facendo
lungo il corpo. Sentiva solo una molla dentro al petto, una sensazione che
ricordava di non aver mai provato. Sentì il proprio corpo abbandonarsi a quel
tocco, gelido, ma delicato. Entrambi stesi sul letto fatto di lenzuola e cuscini
profumati. Kuroi le stava togliendo lentamente la veste e lei lasciò fare.
Lasciò che le mani di lui la toccassero. Non stava provando niente. In quel
preciso momento il suo corpo sembrava aver precluso qualsiasi tipo di emozione o
sentimento. Si stava sentendo un oggetto. Ma lasciò fare. Lui l'aveva ritrovata,
si amavano. Era giusto che dovesse accadere. Non ricordava, ma doveva sentirsi
così? Era il sentimento giusto da provare? Lei non rammentava come una donna
avesse dovuto sentirsi in quei momenti.
Ma lasciò fare.
Sentì qualcosa di diverso, il corpo imperlato di
sudore di Kuroi sopra di lei... sentì qualcosa dentro di lei rompersi, nella sua
mente comparve un'immagine sfocata che subito sparì non appena tentò di metterla
a fuoco.
Sentì un peso su di lei, aprì gli occhi e vide
Kuroi inerme. Sollevò il capo e le dette un leggero bacio sulle labbra.
"Bentornata, Kagome."
**
Quando aprì gli occhi, lui non c'era. Il suo corpo
era appena coperto dalle lenzuola. Le afferrò portando un lembo di queste al
petto e scese dal letto. Le pareti della stanza erano degli specchi, la sua
immagine veniva fedelmente riflessa su quattro pareti. Kagome si avvicinò alla
parete adiacente al letto e toccò con una mano la sua immagine riflessa. Occhi
rossi. Li aveva sempre avuti, così rossi? Rossi come quella valle.
"La valle..."
Quella valle rossa. Voleva tornarci. Ma come
poteva farlo? Vide le proprie vesti in fondo al letto. Le raccolse e si vestì,
uscendo nel corridoio. Se avesse incontrato qualcuno, gli avrebbe chiesto di
condurla in quel luogo intriso dall'odore del sangue.
I demoni che passavano nel corridoio la guardavano
con bramosia, ma sapevano cosa sarebbe accaduto loro se solo l'avessero
sfiorata. Kagome non voleva chiedere aiuto a creature simili.
"Non dovresti essere qui..." Kagome si voltò.
Hi stava sistemando la spada nel fodero che
portava appeso alla vita.
"Chi sei?"
"Hi... per servirti."
La donna osservò il demone dai capelli color
fuoco. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma quell'essere gli ispirava fiducia...
molto più di Kuroi stesso.
"Ti voglio chiedere un favore."
**
"Dobbiamo rimetterci in viaggio!"
"Ma sono stanco morto!"
"Che vorresti dire Miroku-kun? Dobbiamo cercare
Inuyasha e Kagome!"
Il monaco si alzò a fatica
"Sono stato sveglio tutta la notte per stare di
guardia!"
"Ma ti avevo detto che potevo darti il cambio,
no???"
Miroku afferrò scocciato il bastone e prese a
camminare fuori la grotta. Sango sbuffò e prese in spalla la piccola Kaeru che
aveva assistito a tutta la conversazione.
"So dove è mamma."
Sia Miroku sia Sango rimasero immobili, il monaco
si voltò per guardare la bambina.
"Come hai detto piccola Kaeru?"
"Ho detto che so dove è mamma!"
I due si osservarono.
Kaeru alzò il piccolo braccio per indicare una
direzione che si perdeva nell'oscurità della foresta. Miroku scosse la testa.
"Anche se si tratta di Kaeru, è pur sempre una
bambina. Potrebbe anche mentire."
"Forse, mentire no."
"Avanti Sango-san sii obbiettiva. Se si trattasse
solo per capriccio, svieremo completamente!"
"Hai ragione, ma ora non stiamo seguendo nessuna
traccia particolare... anche noi potremmo sbagliare direzione."
Il monaco fece per replicare ma non trovò ragioni
contro quanto detto dalla cacciatrice.
"Io - fece Sango - non so come Kaeru possa
saperlo. Ma mi fido, non dobbiamo dimenticare che è figlia di Kagome ma
soprattutto di Inuyasha!"
Miroku sembrò pensarci un po'. Si avvicinò
velocemente a Sango chinandosi all'altezza della bambina. Sango avvampò.
Con un sorriso malizioso, il monaco disse "Come
mai così rossa Sango-san?"
La cacciatrice le fece la linguaccia. Oh, lui lo
sapeva benissimo.
Si diressero verso la direzione indicata dalla
bambina con in cuore la speranza di poter ritrovare i propri amici. Sango sapeva
di potersi fidare della figlia di Kagome. Nessuno le dava la certezza assoluta
ma era qualcosa che riusciva a sentire a pelle. E lei, come cacciatrice,
difficilmente poteva sbagliarsi.
**
"Un favore hai detto?"
"Esatto."
Hi osservò Kagome, cercando di capire le vere
intenzioni della donna.
"E perché vorresti chiedermelo?"
"Non ti riguarda."
Hi accennò a un sorriso "In fondo non sei cambiata
poi molto."
Kagome afferrò un braccio del demone con entrambe
le mani "Vuoi dire che tu sai come ero prima?"
Hi capì di aver detto qualcosa che non avrebbe mai
dovuto dire. Diede le spalle alla donna e le chiese di seguirlo. Kagome fece
come lui le aveva chiesto. Aveva avuto una reazione che nemmeno lei immaginava
di poter avere. Ma quel demone sapeva cose che lei non ricordava. Cose che la
riguardavano. Cose che lei aveva il diritto di sapere.
Vide il proprio corpo scomparire lentamente,
mentre una luce biancastra l'avvolgeva. Chiuse gli occhi e quando li aprì vide
il rosso attorno a lei.
"Grazie, adesso puoi andare."
"Come andare? Tu non dovresti nemmeno essere qui!"
Kagome non si voltò nemmeno a guardarlo.
"Ho detto che puoi andare."
Hi fece per replicare, ma alla fine rimase zitto.
Dopo un momento di incertezza scomparve.
Kagome si voltò lentamente e trasse un sospiro di
sollievo. Rimase sospesa in aria, sotto di lei l'acqua rossastra che scorreva
lenta e inesorabile. Si poteva muovere liberamente, come voleva. Non capiva come
ciò poteva accadere, ma era una sensazione che le piaceva molto. Si osservò
intorno, i suoi capelli color ebano stavano fluttuando intorno a lei e le
avvolgevano delicatamente gli omeri. Con una mano scostò una ciocca liberandosi
in quel modo la vista, finché non lo vide. Lo scoglio su cui stava incatenata la
persona che avrebbe dovuto ricordare. Con un rapido movimento si trovò a
volteggiare intorno al masso. I capelli dell'uomo erano neri. Neri come i suoi.
Si avvicinò, sempre volteggiando in aria, lasciando che le sue vesti si
sollevassero per la leggera brezza del lago.
"Si può sapere chi sei?"
L'uomo manteneva gli occhi chiusi. Kagome osservò
le catene che lo bloccavano e la pelle lacerata dai legami di metallo che era
rossa per il sangue. I suoi occhi si fissarono sulla macchia rossastra al centro
del petto. La donna smise di volteggiare e si trovò inginocchiata a fianco
dell'uomo. Fu un gesto non dettato dalla sua volontà. Non sapeva spiegarsi, ma
c'era qualcosa che l'attraeva verso quella persona. Le sue mani toccarono la
pietra dura che ospitava i loro corpi. Fissò nella sua mente i suoi lineamenti,
il suo aspetto. Sperava che la memoria perduta potesse in qualche modo
affiorare.
"Sei davvero... morto?"
Quando finì di pronuciare quella frase, un leggero
suono provocato dalle catene la riscosse dai suoi pensieri. Si ritrasse veloce,
impaurita. L'uomo si stava leggermente muovendo. Kagome si guardò intorno, non
sapendo cosa fare.
Gli occhi di Inuyasha si mossero e presero ad
aprirsi. La donna era rimasta immobile.
"Ka-Kagome."
La donna spalancò gli occhi. Quell'uomo la
conosceva. Rimase in silenzio.
Lo sguardo di Inuyasha era opaco, teneva gli occhi
mezzi chiusi per via della luce che feriva le sue iridi.
"Kagome." pronunciò di nuovo il nome della donna,
con tono flebile.
"Tu chi sei?"
**
"Tu chi sei?"
Il corpo di Inuyasha si mosse, tentando di
mettersi a sedere, ma le catene lo bloccavano.
"Non... sai chi sono Kagome?" Negli occhi di
Inuyasha, Kagome potè leggere sorpresa. La donna scosse il capo, ma si era fatta
coraggio per avvicinarsi e assumere la stessa posizione prima del risveglio del
demone.
I capelli di Kagome scivolarono davanti alle sue
spalle. Inuyasha mosse l'avambraccio e riuscì a sfiorarli con le dita. Quel
movimento sembrò procurargli dolore, quindi smise.
"Liberami."
"Non posso."
"Kagome, sono io!"
"Io non ti conosco, mi dispiace."
Inuyasha si bloccò e fissò gli occhi della donna.
"Che è successo ai tuoi occhi?" Mosse una mano, ma
Kagome si ritrasse.
"Non toccarmi!"
"Che sta succedendo, Kagome?"
La donna si sollevò in aria, mantenendo una certa
distanza da Inuyasha.
"I-io non so chi sei, davvero! Kuroi..."
"Kuroi? Tu hai parlato con lui?"
Kagome si spaventò per lo sguardo che le aveva
rivolto.
"Che ti ha fatto, Kagome? DIMMELO!"
"Non mi ha fatto niente... lui mi ama."
Lo sguardo di Inuyasha fu attraversato da una
strana luce.
"Kagome! GUARDAMI! IO SONO INU..."
Kagome vide il proprio braccio smaterializzarsi e
diventare luce. In pochi secondi era scomparsa.
... lui mi ama ...
Inuyasha pensò a quelle parole. Chiuse gli occhi e
cadde nel sonno profondo da cui si era svegliato.
Almeno... lei era viva.
**
Si svegliò di colpo. Era sdraiata sul letto della
sua stanza. Si mise in ginocchio e tastò il corpo. Si era di nuovo
materializzata. Lei non aveva pensato di tornare indietro. Eppure era scomparsa
proprio nel momento in cui quella persona le stava rivelando il proprio nome.
Non era rimasta indifferente a quell'incontro. Qualcosa voleva emergere alla sua
mente, ma no riusciva a chiarire cosa fosse. In cuor suo sapeva che non avrebbe
mai potuto far ritorno nella valle dell'inquietudine. Kuroi non glielo avrebbe
mai permesso.
"Inu...."
Si afferrò la testa con entrambe le mani,
accasciandosi su se stessa. Una fitta lancinante le attraversò il corpo quando
tentò di ricordare le ultime lettere di quel nome.
**
Kuroi osservò gelidamente il corpo inerme di
Inuyasha.
"Allora sei vivo, bastardo."
Si avvolse le spalle con la propria veste ed emise
una gelida risata.
"Vedrai.... presto sarai proprio tu a supplicarmi
di ucciderti."
Vedrai... presto sarai proprio tu a supplicarmi di ucciderti.
"Come
ho fatto a tornare indietro?" Kagome stava osservando i palmi della sua mano.
Non aveva espresso il desiderio di tornare, non aveva detto e fatto niente.
Eppure quella era la sua stanza.
Cercò
di aprire la porta, ma si meravigliò di trovarla chiusa. Totalmente chiusa.
Non
c'erano finestre e l'unica via di uscita le era preclusa.
"Kagome..."
Una voce fredda, atona, interruppe il silenzio
della stanza. Kuroi era dietro di lei, eretto, con uno sguardo che non faceva
pensare a niente di buono. Si avvicinò a lei come un fulmine, afferrandole il
mento quasi provocandole del male.
"Non ti ho visto... dove sei stata?"
"Nella villa." Mentì Kagome.
Kuroi la osservò con uno sguardo pieno di
sospetto. Lui sapeva benissimo che mentiva. Sapeva della valle
dell'inquietudine.
"La prossima volta... dillo a me."
Kagome rimase in silenzio ma intuì che Kuroi non
aveva creduto alle sue parole.
"Io ti amo e non voglio che ti succeda niente."
"Ho capito."
Quando il corpo di Kuroi si dissolse, il nodo alla
gola di Kagome si sciolse. Kuroi aveva scoperto tutto. Sospettò di Hi, ma
ricordò che anche un demone come lui poteva essere ucciso da Kuroi, senza alcuna
pietà e difficoltà. Quindi Hi non poteva certo aver parlato. Osservò le quattro
pareti che la tenevano prigioniera. Non c'erano proprio vie di uscita.
**
"Questa nebbia non mi piace affatto..."
Miroku rimase in silenzio. Lui e Sango stavano
procedendo dentro la foresta. Il sole era stato completamente oscurato dalla
fitta vegetazione, fatta di piante ed alberi dai rami intricati. Non era un
luogo che poteva rasserenare il cuore degli uomini tanto era buio e
impenetrabile. Ad ogni loro passo la natura sembrava ritrarsi offesa dalla loro
presenza. Era un posto molto adatto per ospitare orde di demoni sanguinari che
probabilmente avevano già fiutato la loro essenza. L'essenza di miseri esseri
umani.
E ora quella nebbia. Una nebbia che avvolgeva
tutto ciò che poteva avvolgere. Una nebbia soffocante che penetrava nella gola e
anche nell'animo tanto era gelida.
"Dobbiamo continuare. Non possiamo tornare
indietro."
"Lo so benissimo. Nemmeno un pazzo tornerebbe
indietro. Saremmo praticamente divorati."
Una goccia di sudore scivolò dal volto di Sango.
Anche Miroku, come lei, sapeva che i demoni li stavano seguendo a debita
distanza. In quella solitudine, in quel silenzio interrotto dal fruscio delle
piante, dal canto degli uccelli, loro non erano soli.
"Mamma è dopo questa foresta..."
Sango notò con sorpresa che la bambina non
sembrava avere più problemi nel parlare. E questo la meravigliò, anche il timbro
della sua piccola voce stava lentamente cambiando dopo che Kagome ed Inuyasha si
erano allontanati da loro. Sango scosse la testa, non era il momento per
riflettere su simili cose. Ora doveva solo pensare a proteggere se stessa, la
piccola Kaeru e anche Miroku se il destino avesse voluto.
Miroku si fermò di colpo e tese un braccio verso
Sango.
"Abbiamo compagnia."
Kirara si trasformò, mentre Sango tese la mano al
boomerang che teneva dietro alla schiena.
**
Afferrò la maniglia della porta con entrambe le
mani e tirò verso di sè.
Niente, il portone della sua stanza rimaneva
ermeticamente chiuso. Non aveva davvero vie di uscita. Era prigioniera di un
essere che diceva di amarla.
Fece appena in tempo ad allontanarsi dalla porta,
quando un colpo secco la buttò giù.
L'onda d'urto fece perdere l'equilibrio alla donna
che cadde dolorosamente a terra.
Appena realizzò cosa era successo, la figura di
Hi, davanti a lei, le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
"Ora vieni con me."
"Come?"
"Cazzo, Kagome! Devi liberare Inuyasha!"
"Inu...yasha?"
Una luce accecante li avvolse e lo sguardo di
Kagome si trovò di nuovo ad osservare la distesa d'acqua rossa che bagnava
l'orizzonte.
"Io non capisco."
Hi afferrò le spalle della donna.
"Liberalo. Credimi! Inuyasha è l'unico uomo che tu
abbia mai amato veramente!"
"Ma... Io non ricordo NIENTE!"
Hi osservò la donna con i suoi occhi infuocati.
"Kuroi ci sta cercando. Se non liberi Inuyasha,
moriremo entrambi."
Il demone di fuoco scomparve e lasciò Kagome in
quella devastante solitudine fatta solo di sangue.
Non sapeva cosa fare. La sua memoria non poteva
esserle d'aiuto. Lei era in balia degli eventi e delle persone. Non era in grado
di giudicarle malvage o buone, non conosceva nemmeno se stessa.
Si guardò intorno fino a vedere lo scoglio in
lontananza. Quando vi giunse, Inuyasha era completamente sveglio.
Gli occhi di Kagome si stupirono moltissimo nel
vedere che l'uomo dai capelli corvini aveva lasciato il posto a un demone dai
capelli argentei. Non riuscendo a capire, rimase immobile aleggiando sopra
Inuyasha, che naturalmente si accorse della sua presenza.
"Kagome!"
La donna non rispose. Si limitò a fissare Inuyasha
con uno sguardo interrogativo.
Inuyasha fece per muoversi ma le catene lo
tenevano saldo a terra. Se fossero state catene normali, Inuyasha non avrebbe
avuto difficoltà a liberarsi.
"Kagome devi liberarmi da queste catene! Presto!"
La donna prese a scuotere la testa, si afferrò il
capo con le mani. Le fitte lancinanti avevano fatto ritorno.
"Avanti Kagome! Liberami, che aspetti?!"
"NON POSSO!"
"Come non PUOI?" Inuyasha era sconvolto quanto
Kagome. "Possibile che tu abbia perso davvero la memoria. Non ti ricordi nemmeno
di tua figlia?"
Kagome si arrestò di colpo e fissò Inuyasha con
stupore.
"Mia figlia?"
"Kaeru."
"Ka-Kaeru?"
Una seconda fitta l'attraversò come una scarica.
Kagome emise un gemito ma sentì dentro di sè il
nascere di una domanda.
"La figlia... avuta da chi?"
Inuyasha rimase in silenzio. Non voleva ancora
ammettere che Kaeru era sua figlia. Nonostante si fosse lanciato
all'inseguimento di Kagome, provava ancora del risentimento nei suoi confronti.
E poi, era anche Kuroi quello che voleva sconfiggere.
"Da me."
Kagome allontanò le mani dalle tempie. Una brezza
le sollevò i capelli che l'avvolsero completamente. Si avvicinò lentamente a
Inuyasha, inginocchiandosi al suo fianco.
"Come è possibile....? Kuroi ha detto di amarmi,
ha detto..."
"Kuroi è un demone spietato di sangue. Come me,
del resto." Inuyasha voltò il capo dalla parte opposta. "Eh, in fondo non siamo
poi tanto diversi... anch'io ho ucciso molte persone con le mie stesse mani."
Kagome provò ribrezzo. Un sentimento che le
sembrava di ricordare. Ma quell'Inuyasha le sembrava diverso da Kuroi. Anche se
si definiva sanguinario come lui, non emetteva freddezza... non le metteva
soggezione e... paura.
"Se davvero è come dici tu... come abbiamo fatto
ad avere una figlia?"
Inuyasha si voltò verso di lei.
"É una storia lunga... e anche alquanto
complicata."
Kagome rimase in silenzio. Fece un profondo
respiro e allungò una mano sulla catena che teneva i polsi del demone.
"Anche... anche se volessi liberarti... non saprei
come fare."
"Hi non ti ha detto niente?"
"No."
Inuyasha contrasse il volto, bestemmiando contro
il demone dai capelli color fuoco.
Quando le esili dita di Kagome toccarono la catena
questa si sciolse. La donna ritrasse la mano spaventata. Inuyasha sollevò il
braccio.
"Non so come tu abbia fatto, ma pare che tu ci sia
riuscita."
Kagome toccò il resto delle catene, liberando
completamente Inuyasha. Osservò che laddove Inuyasha presentava delle ferite, la
pelle si era completamente ricomposta. Come se quelle ferite non fossero mai
esiste.
Il demone balzò in piedi, stiracchiandosi gli arti
intorpiditi. Anche Kagome si sollevò lentamente e lo osservò attentamente. Non
aveva paura di morire per mano sua... lei era immortale.
Inuyasha si guardò intorno, fino a quando i suoi
occhi dorati non caddero su Kagome. Tra loro calò il silenzio. Il demone le si
avvicinò fronteggiandola. Kagome, senza capirne il motivo, sentì il proprio
cuore battere più velocemente del normale. Non lo conosceva, non ricordava il
suo volto... eppure aveva su di lei uno strano potere. Non ricordava, ma aveva
comunque la sensazione di conoscerlo da molto... da moltissimo tempo.
Nostalgia... si, forse era proprio nostalgia ciò che stava provando in quel
momento.
Inuyasha la guardò. Occhi rossi a parte, la donna
di fronte a lui era proprio Kagome. Sapeva cosa Kuroi le avesse fatto. Sapeva
che il suo acerrimo rivale si era unito al corpo di lei. Eppure non provava odio
per Kagome, lei era stata usata da un demone sanguinario che la voleva sfruttare
per la ricerca dello Shikon. Ebbe l'impulso di abbracciarla. Le sue braccia
avvolsero le spalle di Kagome, mentre il volto della donna affondava tra le
pieghe del kimono di Inuyasha. Quel gesto l'avvolse di calore. L'abbraccio di
Inuyasha era diverso da quello di Kuroi. Era caldo, confortante. Ma soprattutto
era un abbraccio che le sembrava di conoscere e di aver già provato. Dopo molto
tempo, sentì le sue guance arrossire...
"Mi dispiace Kagome."
La donna non si mosse.
"Kuroi ti ha sporcata. Lo ammazzerò io quel
bastardo."
Kagome si sorprese. Quelle parole non la portarono
a preoccuparsi per il demone di ghiaccio. Non aveva sentito niente. Se Inuyasha
lo avesse ucciso, non le sarebbe importato. Invece, se Inuyasha ne fosse uscito
ferito...
"I-io non ricordo ancora niente... ma.... non
morire."
Inuyasha spalancò gli occhi. Toccò con una mano la
guancia di Kagome, facendo attenzione a non graffiare la sua pelle con i suoi
artigli.
Lentamente prese ad avvicinare le sue labbra a
quelle della donna.
Ma prima che quel bacio potesse nascere, una
raffica di vento li avvolse e li spinse lontano dallo scoglio su cui Inuyasha
era stato imprigionato. Il demone dai capelli argentei stringeva ancora Kagome
tra le braccia e la sua presa si era mantenuta salda fino a quel momento. Il
cielo rosso della valle dell'inquietudine si aperse in un cerchio nero da cui
provenivano le raffiche di vento che li avevano travolti. E da quel cerchio nero
come la pece scese Kuroi, avvolto nel suo mantello bianco. Sul volto del demone
si erano aggiunte due linee nere che Kagome giurò di non aver mai visto, mentre
i lineamenti di Kuroi erano diventati più affilati.
Il cielo si richiuse sopra di loro. La valle tornò
ad essere silenziosa come lo era sempre stata. Solo la presenza di Kuroi stonava
ai loro occhi.
"Inuyasha, sapevo che non potevi essere morto,
maledetto bastardo!"
Le labbra di Inuyasha si distesero a formare un
ghigno maligno "Non morirò finché non sarò riuscito ad ammazzarti...!"
Kuroi osservò Kagome che ancora stava tra le
braccia di Inuyasha.
"E tu, piccola puttana... anche tu morirai con
Inuyasha!" Con una velocità inaudita Kuroi si diresse verso i due, Inuyasha
sfoderò con sorpresa la Tessaiga dal fodero e questa assunse dimensioni quasi
gigantesche, palpitando come se fosse dotata di un cuore proprio. La lama della
Tessaiga riuscì ad allontanare in un primo momento il colpo di Kuroi, ma
Inuyasha e Kagome si separarono per il forte colpo inferto. Kagome si trovò
sospesa e completamente indifesa. Kuroi la raggiunse, prima che Inuyasha potesse
impedirlo e l'afferrò da dietro, ponendo la lama della sua spalla vicino alla
gola della donna.
Kuroi emise una risata fredda.
"Lei è diventata immortale, ma io so perfettamente
come ucciderla."
Kagome si irrigidì nel sentire quelle parole e
guardò lontano Inuyasha che ancora impugnava la sua spada.
"Lasciala maledetto!"
"Lo sai Inuyasha? Tua figlia e i tuoi amichetti
stanno venendo qui."
Inuyasha si immobilizzò mentre Kagome prese a
pensare. Non sapeva chi fossero i tuoi amichetti , ma aveva detto che la
figlia di Inuyasha stava arrivando da loro. E se Inuyasha non aveva mentito, lei
era anche sua figlia.
La presa di Kuroi si rafforzò ancora di più, tanto
che Kagome gemette dal dolore.
"Se non ti dispiace, prendo in prestito la tua
donna Inuyasha."
Kagome stava cercando di liberarsi dalla stretta
del demone.
"... ti farò rivivere dei brutti momenti."
Così come era apparso, scomparve. Trascinando
nelle tenebre anche Kagome.
**
La nebbia che li circondava si condensò molto
velocemente. Laddove c'era nebbia, ora di ergevano demoni dai denti affilati,
insanguinati, che li stavano lentamente accerchiando. Miroku sollevò il proprio
bastone, mentre Sango teneva stretto a sè il suo boomerang invincibile. La
foresta, fino ad allora silenziosa, riecheggiò dei ruggiti dei demoni che
avevano tutta l'intenzione di assalirli. Uno ad uno, i demoni li assalirono,
sferrando attacchi diversi e da diverse angolazioni. Il bastone di Miroku si
avvolse di una luce purificatrice che impediva agli spettri di avvicinarsi,
mentre l'arma di Sango li uccideva a distanza. Un lancio ne uccideva molti.
Alcuni spettri riuscirono comunque a perforare la barriera protettiva di Miroku,
ferendo sia lui che Sango agli arti. La piccola Kaeru assisteva a quell'attacco,
nascosta sotto Kirara, ma nei suoi occhi non c'era paura. A guardare lei
sembrava che niente stesse accadendo. Quando i mostri furono sconfitti, Miroku
si riassettò la veste, mentre Sango prese a fasciarsi le ferite con pezzi di
stoffa occasionali.
"Ho come la sensazione - disse Miroku - che la
strada è giusta... questi demoni sono stati mandati da Kuroi..."
"Credo anch'io. Può anche darsi che uno sia
sopravvissuto e sia andato a riferire tutto al loro capo..."
Miroku rimase in silenzio e fissò la piccola
bambina.
"Tanto non ci attaccheranno più nella foresta.
Quando giungeremo a destinazione, troveremo demoni ben peggiori ad
accoglierci..."
"Non capisco solo una cosa... - Sango si sistemò
il proprio boomerang sulle spalle - come hanno fatto a fiutarci. Va bene,
l'olfatto dei demoni è sviluppato, ma la foresta avrebbe potuto facilmente
distrarli o deviarli. É come se qualcosa li avesse attirati."
Sango si sentì afferrare la mano e guardando in
basso vide Kaeru.
"Oh, scusami piccola! Stai bene, non è vero?"
Miroku osservò Kaeru una seconda volta, poi si
voltò e invitò Sango a continuare.
C'era qualcosa, in quella bambina, che non lo
convinceva. Aveva visto il suo volto indifferente durante la battaglia.
Sembrava che Kaeru fingesse di essere una bambina,
per Miroku la figlia di Kagome nascondeva qualcosa.
**
"Inuyasha!"
Hi si materializzò proprio di fronte al demone.
"Vedo che Kagome ti ha liberato! Ma dov'è ora?"
"Kuroi l'ha trascinata via proprio un secondo fa."
Con una mano si strusciò il labbro insanguinato.
"Accidenti questa non ci voleva!"
Inuyasha osservò Hi, ma non disse nè reagì per il
suo comportamento.
"Inuyasha, Kuroi ti ha detto che quel bonzo e
quella cacciatrice si stanno avvicinando a palazzo?"
"Sì."
"Con loro c'è anche quella bambina."
"Lo so."
Hi fischiò chiamando a sè la sua nuvola.
"Dobbiamo fare presto, ho come la netta sensazione
che Kuroi userà Kagome per attaccare i tuoi amici."
"Come hai detto?" Inuyasha afferrò Hi per il
collo.
"Ca-calmati, Inuyasha. Dobbiamo tornare indietro e
fermare Kagome!"
"Fermarla?"
"Vedrai con i tuoi occhi."
Detto questo scomparvero.
La valle dell'inquietudine, nel suo silenzio,
emise un grido. Un grido straziante.
Ben presto, nuovo sangue si sarebbe aggiunto a
quelle acque infernali.
"Dobbiamo fare presto, ho come la netta
sensazione che Kuroi userà Kagome per attaccare i tuoi amici."
"Come hai detto?" Inuyasha afferrò Hi per il
collo.
"Ca-calmati, Inuyasha. Dobbiamo tornare
indietro e fermare Kagome!"
"Fermarla??!"
"Vedrai con i tuoi occhi."
Detto questo scomparvero.
La valle dell'inquietudine, nel suo silenzio,
emise un grido. Un grido straziante.
Ben presto, nuovo sangue si sarebbe aggiunto a
quelle acque infernali.
24
The Last Choice
"Ecco, vedo qualcosa! Ma... ma quello è un
castello?!"
Sango e Miroku si arrestarono al termine della
foresta. Davanti a loro, una vallata immensa, avvolta dalle nebbie, ospitava il
castello di Kuroi, da sempre dimora del demone. Dimora che compariva agli occhi
delle persone, solo quando era lo stesso Kuroi a volerlo. E Kuroi voleva che
Sango e Miroku vedessero il suo castello, aveva premura che i due umani
venissero uccisi definitivamente. Non li considerava pericolosi, no certo. Erano
fastidiosi e sciocchi. Tanto sciocchi che urtavano la sua sensibilità demoniaca.
E poi, con loro, c'era quella bambina. Frutto del sangue umano mischiato a
quello di un demone. Una bambina che emanava un odore spregevole per le sue
narici. Un odore fetido. Una bambina, che stranamente attirava il suo potere e
che a sua volta ne emanava. Anche quell'ibrido doveva essere eliminato.
Quando Sango e Miroku si fermarono di fronte al
grande cancello, guardarono con sospetto attorno a loro, ma con grande
meraviglia non percepirono la presenza di nessun demone. Kuroi aveva sicuramente
ideato una trappola per attaccarli, o peggio, per ucciderli.
"Preparati a combattere, Sango!... Può darsi che
non saremo così fortunati come l'ultima volta..."
La cacciatrice annuì solamente.
Una risata gelida e prolungata risuonò nell'aria e
portò i loro occhi verso l'alto.
Kuroi stava fluttuando proprio sopra di loro, con
un ghigno malefico dipinto sul volto. Dalla posizione delle sue braccia, non
sembrava avere intenzione di attaccarli.
"Stupidi umani... alla fine siete sopravvissuti a
tutti i demoni che vi ho mandato..."
"Poche ciance Kuroi! Dicci subito dove hai
nascosto Inuyasha e Kagome!"
Il demone fece un espressione falsamente sorpresa
e simulò una voce offesa.
"Io? Io non ho nascosto proprio nessuno... sono
proprio loro che girano liberamente per il mio castello."
"Che vorresti insinuare?!"
"Io non insinuo proprio niente, spregevole
bonzo... so solo che Inuyasha molto presto verrà ucciso per mano della persona
che ama."
Sango e Miroku si scambiarono un fuggevole, ma
consapevole sguardo.
"E voglio che prima... siate proprio voi due a
sperimentare questa morte... voglio che Inuyasha assista alla fine della vostra
stupida esistenza."
Kuroi scomparve, lasciando i due esseri umani
completamente sgomenti.
Avevano capito fin troppo le parole del demone,
anche se non aveva fatto il nome di quella persona.
L'ansia crebbe nel cuore di Sango. La paura, che
Kagome fosse stata seviziata da un essere tanto spregevole. E solo i suoi occhi
poterono confermare le sue paure.
Il castello scomparve avvolto da una nuvola nera,
come la pece.
Al suo posto, il vuoto completo.
Kirara aveva iniziato a ringhiare, mettendo sulle
difensive sia Sango sia Miroku. Kaeru aveva preso a stare dietro il demone di
Sango. La sua espressione era ora spaventata, molto vicina al pianto.
"Voi.... sareste i due... umani che devo
eliminare?"
Sango spalancò gli occhi, quando l'immagine di
Kagome si meterializzò davanti a loro.
Il sorriso morì sulle labbra della cacciatrice,
non appena vide gli occhi e la figura di Kagome. La sua pelle, chiara e
splendida, era quasi diventata di un color grigio pallido, mentre i suoi occhi,
rossi, erano quasi socchiusi al mondo.
Non era Kagome.
O per lo meno, era lei.
"Kagome-san..."
"Kagome-chan..."
"Mamma!" Kaeru, non appena vide la madre, si
sottrasse dalla protezione di Kirara e prese a correre verso la donna,
incespicando a causa dei piccoli sassi che formavano il terreno. Sango fece per
bloccare la bambina, ma non riuscì ad arrestare la sua corsa. Corse dietro a
Kaeru. Quello che vide sconvolse il suo animo.
Indifferente alle grida della figlia, Kagome alzò
il palmo di una mano nella direzione dei suoi amici. Una luce bianca fuoriuscì
dalla pelle della donna, formò un piccolo cerchio e si diresse ad una velocità
impressionante verso la bambina e la cacciatrice. La luce fu molto accecante, ma
Sango riuscì ad afferrare Kaeru facendole da scudo. Proteggendo la bambina,
Sango fu scaraventata a terra e allontanata di molti metri dalla posizione che
prima occupava insieme a Miroku. Picchiò violentemente a terra, sempre tenendo
Kaeru tra le sue braccia. Miroku accorse in suo aiuto, con in volto
un'espressione sbalordita, incredula e sofferente. Sollevò con le braccia Sango
ed osservò l'abrasione sulla schiena della donna, causata da quella luce
accecante emanata da Kagome. Un raggio abbagliante che aveva lacerato i vestiti
di Sango laddove aveva colpito.
"S-sto b-bene..." La voce di Sango era molto
debole, tanto che Miroku fece fatica a capire le parole della cacciatrice. Tra
le sue braccia, Kaeru aveva iniziato a piangere. Il monaco rivolse lo sguardo
nella direzione di Kagome e con orrenda sorpresa, notò il solco che aveva
lasciato la luce mentre scagliava Sango lontano.
"Kagome-san! Che ti hanno fatto? TORNA IN TE!"
Kagome alzò il braccio formando un semicerchio,
con lo schiocco delle sue dita, anche Miroku fu scaraventato lontano da Sango,
andando contro un masso. Kagome prese a camminare lentamente verso la
cacciatrice, ancora sdraiata a terra, mentre il monaco, afferrandosi un braccio
dolorante, si era messo con fatica a sedere. Fece per muoversi, ma una forza
quasi sovrumana lo bloccava, impedendogli qualsiasi moviemento.
"SANGO!"
La cacciatrice aprì lentamente gli occhi, e quando
riuscì a mettere a fuoco la vista, vide Kagome che si era avvicinata a loro e
che stava eretta dietro di lei.
"Kagome-chan!"
Sul volto dell'amica era assente qualsiasi
espressione. Gli occhi di Kagome erano freddi, nonostante il loro colore rosso.
"Mamma!"
Kagome spostò lo sguardo sulla bambina che Sango
teneva in braccio.
All'improvviso, il volto di Kagome si contrasse in
una smorfia diabolica e altrettanto velocemente, oscillò il braccio in aria
sprigionando la stessa luce che avvolse la cacciatrice. Sango iniziò a gridare
per il dolore, sempre tenendo stretta la bambina.
"Quella bambina deve morire! MORIRE! MORIRE!" Gli
occhi di Kagome si sgranarono in modo spaventoso, mentre riversava ancora più
violentemente il proprio potere sulle sue vittime.
Le urla di Sango cessarono e la luce andò
affievolendosi.
Kagome guardò Sango con disprezzo e diede un
calciò alla donna, scostandola dal corpo ancora inerte della bambina.
"Maledetta... per colpa tua ho sofferto... è colpa
tua.... tua!"
Kaeru piangeva, ma questo non sembrava far
cambiare idea o rinsavire sua madre.
Kagome afferrò con violenza sua figlia,
stringendole la gola e sollevandola da terra. Kaeru era ora priva di qualsiasi
protezione.
Le mani di Kagome presero a stringere il collo
della bambina, che si dimenava dalla sua stretta borbottando frasi sconnesse.
"Muori... spregevole essere umano."
Sulle guance di Kagome comparvero due strisce
nere, le stesse che aveva Kuroi.
Nonostante fosse un essere immortale avvertì
dolore.
Kaeru cadde e Kagome osservò indifferente il suo
avambraccio a terra, che ancora muoveva le dita della mano. Sollevò il resto del
braccio, coperto dalla manica del suo kimono che lentamente aveva preso a
impregnarsi di sangue.
Poco distante da lei, la Tessaiga aveva preso le
sue sembianze normali, quella di una piccola spada arrugginita.
Kagome si voltò e vide Inuyasha, sopra la nuvola
di Hi.
"KAGOME!"
Inuyasha scese dalla nuvola, sorpassò Kagome e
afferrò la figlia e Sango, trasportandole accanto a Miroku.
"Inuyasha, ma allora sei vivo!" Miroku aveva
accolto con gioia il demone amico.
"Si, ma siamo in guai ancora peggiori."
Sango aveva smesso di respirare, mentre Kaeru
ancora tossiva a causa della forte stretta. La mano di Inuyasha scivolò sulla
fronte della cacciatrice. Un mormorio provenne dalla bocca della donna, mentre
lentamente apriva gli occhi.
"I-Inuyasha..."
Il demone sorrise rassicurante.
"Ascolta Miroku. Kagome ha avuto l'ordine di
uccidervi tutti... Kuroi le ha fatto il lavaggio del cervello. In più l'ha resa
immortale. Sta attento e rimani qui con loro!"
Miroku annuì.
Inuyasha tornò alla Tessaiga e la impugnò
nuovamente. Questa prese di nuovo a palpitare trasformandosi completamente.
Kagome guardò con freddezza Inuyasha. Si chinò
afferrando il suo arto.
"Inuyasha... ho l'ordine di uccidere anche te."
Con un gesto deciso, Kagome portò l'arto sotto la
sua manica del kimono e unì l'arto al braccio mozzato, ancora sanguinante. Una
forte luce biancastra avvolse il suo braccio risando completamente la ferita.
"Come vedi Inuyasha, non mi puoi uccidere... io
sono immortale."
Inuyasha impugnò la spada.
Non voleva certo combattere contro Kagome.
"Kagome! SVEGLIATI! Kuroi ti ha solo riempito la
testa di sciocchezze!"
"Sei tu... che le stai DICENDO!"
Kagome si scagliò verso Inuyasha, sorpreso dal
fatto che la donna fosse priva di un'arma.
La mano di Kagome fu avvolta nuovamente dalla luce
e dalla sua pelle presero a crearsi delle piccole incrinature che diedero
origine a una vera e propria lama. La donna sfiorò Inuyasha, causandogli una
ferita non molto profonda al braccio.
"Accidenti!"
"É inutile.... prima o poi ti ucciderò!"
"Hai visto Inuyasha? Cosa si prova ad essere
attaccati dalla persona che più si ama...?"
"KUROI! VIENI FUORI BASTARDO!"
"Uh, uh, uh...." Il corpo di Kuroi comparve al
fianco di Kagome.
"Povero stupido... avevo ragione io anche
allora... Kagome ha sempre voluto ingannarti!"
"Che cazzo stai dicendo maledetto?!"
La risata fredda di Kuroi riecheggiò nell'aria,
mentre le sue braccia attirarono a sè il corpo di Kagome.
"Ma come Inuyasha... hai forse dimenticato i miei
consigli?"
'Ma davvero credi che lei ti voglia bene?'
' Perché proprio tu mi dici questo? Non hai
certo un cuore tu! Sei solo un bastardo....'
'L'anima di questi miseri esseri umani non
conta niente... possibile che non te ne renda conto? Mostrarsi comprensivi nei
loro confronti è debolezza Inuyasha... E poi cosa ne sai di lei? Le hai mai
chiesto il desiderio che lei vorrebbe veder realizzato con lo Shikon?... Non
credo... sei te quello che cerca la Sfera... ma chi ti dice che sarai proprio tu
a usarla?'
' Non mi tradirà! Ne sono certo! Lei mi vuole
bene!'
"Inuyasha, Inuyasha... come ricordi... io ti avevo
avvertito. Innamorarsi o provare affetto per dei miseri esseri umani è
innaccettabile per un demone che vuole essere completo. Non sei degno di
inglobare la Sfera dei quattro spiriti, sei solo un debole che cerca di farsi
scudo con esseri umani spregevoli. Volerti bene? Sei ancora sicuro, Inuyasha,
che questa donna provi ancora affetto per te? Ingenuo... quella che vedi non è
altro che una donna governata dai suoi desideri e istinti più cupi. Io non ho
fatto proprio niente... ho solo lasciato che lei liberasse tutto l'odio che
prova per te e per sua figlia... Tutto l'odio che ha accumulato in tutti questi
anni alla fine ha prevalso... non è sotto incantesimi... questa è la se stessa
che odia e che ha sempre nascosto dentro di lei... questa è la vera Kagome."
"STAI ZITTO!"
"Che c'è Inuyasha, hai paura ad ammettere che io
ho perfettamente ragione? Tu mi conosci... ancor prima di aver incontrato questi
inetti. Povero illuso... è stato un piacere usarti solo per raggiungere i miei
scopi...e a quanto vedo, ci sono finalmente riuscito."
"Che vorresti dire, maledetto?!"
"Sono stato io, io Inuyasha, a far si che tu e
Kagome vi separaste. Io ti ho spinto a dubitare dei sentimenti della tua donna,
proprio come Naraku fece con Kikyo. Ed ancora io ti ho permesso di adoperare lo
Shikon, entrando a far parte del mio esercito. Sei stato solo una stupida pedina
nelle mie mani. Il mio unico intento è quello di ottenere la Sfera per
riappropriarmi della mia anima, prigioniera in quel dannato specchio. Il potere
purificatore di questa donna era troppo forte, allora ho fatto in modo che lo
Shikon si allontanasse da lei per mano tua, permettendo ai sentimenti malvagi di
annidiarsi in quella Sfera. Ma quando finalmente sono riuscito a privarti dello
Shikon, questo è misteriosamente scomparso... Kagome mi è molto utile per
ritrovarlo. Per questo, dovrai dirle addio ....Inuyasha."
Inuyasha rispose a quella provocazione
scagliandosi contro Kuroi, ma la lama della Tessaiga fu bloccata dall'arma
creata da Kagome.
"Come vedi è del tutto inutile. Se vuoi uccidere
me, devi uccidere lei."
Il demone dai capelli color argento rinnovò i
propri tentativi che sfumarono con l'iniziativa di Kagome.
"KAGOME! Levati di mezzo!"
La donna non rispose e prese ad attaccare Inuyasha
senza esclusione di colpi.
Quando Inuyasha fu allontanato dall'onda d'urto
provocata dal potere di Kagome, Kuroi si portò a fianco della donna e
l'abbracciò di fronte a un Inuyasha attonito. L'arma di Kagome diventò di nuovo
la sua pelle, scomparendo completamente.
Il demone prese ad accarezzare i capelli corvini
della donna, guardando Inuyasha.
"Lei è mia ora."
"BASTARDO! Kagome non ti amerà mai!"
Dopo aver rivolto un sorriso maligno ad Inuyasha,
Kuroi guidò la propria bocca su quella di Kagome, che rispose al bacio del
demone avvolgendo con le esili braccia il collo di Kuroi. Kagome prese a baciare
il petto del demone, fino a quando Kuroi le afferrò i capelli allontanandola da
sè.
"Ma a me non interessa che lei mi ami. Io posso
fare di Kagome tutto ciò che voglio e lei farà esattamente tutto quello che le
dirò. Ho deciso che sarà proprio questa donna a partorire il mio prossimo
erede... che già possiede dentro di sè."
Inuyasha abbassò la Tessaiga. Le parole di Kuroi
avevano ferito le sue orecchie. Anche Sango e Miroku erano rimasti scioccati da
una simile rivelazione. Kagome portava in grembo il figlio di Kuroi, la creatura
che avrebbe eguagliato il padre in quanto a malvagità.
"I poteri di Kagome nascono proprio dal feto che
lei porta in grembo."
"MALEDETTO!"
"Inuyasha, NO!" Miroku gridò al demone. Era
inutile, in quel momento Kuroi era troppo potente.
Infatti, Kagome con un gesto velocissimo scagliò
Inuyasha lontano, nella direzione di Sango e Miroku.
"Te l'ho detto Inuyasha. Non puoi ucciderla... o
meglio... Esiste un modo per farla tornare mortale e quindi padrona dei propri
sentimenti...."
"Che cavolo dice?" Bisbigliò Miroku, mentre
raggiungeva Inuyasha.
"Kagome tornerà ad essere quella di sempre, nel
momento in cui le taglierai la testa!"
Il silenzio governò nei loro animi.
"Ma così la ucciderai."
La risata gelida di Kuroi risuonò nel silenzio
creatosi.
"Scegli Inuyasha: morire per mano della donna che
ami o ucciderla per avere salva vita."
Inuyasha chiuse gli occhi.
Era solo colpa sua se erano arrivati a quel
finale. Era colpa sua se allora non si era fidato di Kagome, probabilmente... se
avesse continuato ad amarla.... le sofferenze che avevano alimentato le loro
vite non sarebbero mai esistite e forse, anche le loro esistenze si sarebbero
rivelate diverse. La responsabilità era solo sua.
In tutti quegli anni, non era servito a niente
uccidere.
Tutte le sue vittime rappresentavano la sua colpa.
Una colpa che sarebbe rimasta, indelebile.
E l'unica persona che avrebbe potuto cancellare
quel senso di colpa, ora non esisteva più. E probabilmente non l'avrebbe nemmeno
mai più rivista.
Maledisse se stesso, il suo passato.
"Papà devi salvare la mamma!"
Kaeru aveva gattonato fino al padre. Intorno al
suo piccolo collo erano comparsi i primi lividi. Nonostante fosse stata proprio
sua madre a causarle tutto quel dolore, lei credeva, con la purezza della sua
innocenza, di poterla ancora salvare.
E questo le faceva onore agli occhi di Inuyasha.
Si, forse aveva ancora la possibilità di salvarla
e probabilmente l'avrebbe fatto.
Posò una mano sulla testolina della figlia,
afferrò la Tessaiga e si riportò in piedi. Le ferite sul suo corpo si erano
rimarginate. I suoi occhi dorati si mossero prima verso Miroku e poi su Sango.
Sorrise.
"Prendetevi cura di nostra figlia."
E poi corse.
Verso la donna che amava, verso Kagome.
Aveva deciso per entrambi. Avrebbero rimediato al
loro passato, ai loro errori.
Era certo che Kagome, la vera Kagome, sarebbe
stata d'accordo con la sua scelta.
Impugnò in alto la spada.
Si sarebbero di nuovo incontrati. Sì, un giorno le
loro vite sarebbero state eterne come il loro amore.
"Kagome, preparati a morireeee!"
Sango giurò di vederla.
Una lacrima scendere da quegli occhi dorati.
Considerazione di fondo pagina: faccio
qui le mie considerazioni, ora che avete terminato di leggere questo capitolo.
Il finale (intendo del capitolo e non della storia) non doveva essere
propriamente questo. Ho già una scaletta in mente, lo scheletro della storia
fino alla sua fine, ma i particolari nascono sul momento: a partire dal figlio
di Kuroi che Kagome porta in grembo fino alla decisione estrema presa da
Inuyasha. E devo ammettere che The Last Choice mi è piaciuto molto, in quanto mi
ha coinvolto moltissimo nello scriverlo. Forse sarà una sciocchezza degna di una
scrittrice di fanfiction, ma mi sono accorta di essere molto vicina ai
personaggi di quest'opera, come se davvero fossero nati proprio da me. Quindi ho
molta premura che i loro sentimenti possano arrivare a ciascun lettore... non so
se questo effetto di immersione abbia poi realmente successo, ma sono
soddisfatta della storia così come si presenta fino ad oggi. E ringrazio tutti
coloro che hanno commentato Ritorno al passato, in questo modo mi avete
dimostrato che la mia storia vi è piaciuta, regalandomi grandi soddisfazioni.
Grazie ancora e a presto.
Sango si alzò in piedi, tenendosi il braccio
ferito e dolorante.
"Non avrà intenzione di..."
Miroku la bloccò, proprio mentre la cacciatrice
aveva iniziato a muovere i primi passi. Sango osservò il monaco sconvolta,
mentre Miroku scuoteva la testa molto lentamente.
"Inuyasha, ha fatto una scelta... e noi dobbiamo
rispettarla."
"Rispettarla?!" Sangò allontanò violentemente la
mano del bonzo. "Sei pazzo! Inuyasha vuole uccidere Kagome e NOI NON ...!"
Miroku diede uno schiaffo alla cacciatrice che
subito si ritrassse toccando la guancia arrossata.
"Smettila, Sango."
Quelle parole fredde e taglienti, costrinsero
Sango a tacere.
La donna abbassò lo sguardo, coprendosi poi il
volto con le mani.
La Tessaiga vibrava in alto, diretta verso la
figura di Kagome, che fino a quel momento era rimasta impassibile. Kuroi sorrise
a quella scena.
"Inuyasha, hai forse deciso di uccidere la tua
donna? Sei proprio un bastardo come ti ricordavo! Avanti UCCIDILA! Dimostrami di
essere disumano INUYASHA!"
Kagome si lanciò verso il demone dai capelli
argentei, sfoderando la propria arma che era anche la sua pelle. Kagome aveva
assunto una posizione di protezione, consapevole di morire nel caso in cui
Inuyasha le avesse tagliato la testa.
Inuyasha bloccò violentemente il fendente della
donna, mozzando la lama con la Tessaiga. Kagome emise un grido di dolore, mentre
la mano tornava ad assumere le sue normali sembianze. Anche se non presentava
alcuna ferita, la mano della donna era intrisa di sangue. Con la mano libera,
Inuyasha afferrò un braccio di Kagome che bloccò subito qualsiasi iniziativa
della donna. Si voltò di scatto sempre tenendo la stretta ben salda e con un
gesto sicuro lanciò la Tessaiga verso Kuroi.
La spada di Inuyasha sferzò l'aria producendo un
suono molto simile al sibilo di un serpente e si andò a conficcare nelle carni
di Kuroi. Uno spruzzo di sangue fuoriuscì dal petto del demone malvagio, mentre
questo aveva afferrato la Tessaiga con il tentativo di estrarla dal suo corpo.
Lo sapeva, Inuyasha non avrebbe mai potuto uccidere Kagome a causa di quello
stupido sentimento che gli esseri umani chiamavano amore. Un sentimento
che molti anni prima, aveva provato per una sacerdotessa di nome Hikari. Un
sentimento che era completamente scomparso nel momento in cui lui era diventato
un demone e la sua anima gli era stata strappata dall'oggetto stesso della sua
cupidigia. L'amore era diventato con il tempo solo un pretesto per sfruttare i
poteri di Hikari e adempiere con successo ai piani che aveva creato. Tutti quei
demoni scomparsi nel mondo, molti dei quali uccisi dalla lama della Tessaiga,
ora risiedavano nel suo corpo. E l'odio che essi avevano provato in tutti quegli
anni avevano forgiato il suo odio. Quindi lui non poteva morire, dentro di sè si
celava un potere immenso che nemmeno la Tessaiga avrebbe potuto distruggere. Lui
era invicibile e avrebbe piegato tutti al suo volere. Compreso Inuyasha. No,
anzi... lui l'avrebbe definitivamente ucciso.
Quando Inuyasha capì di aver colpito Kuroi,
focalizzò la propria attenzione su Kagome. Ora che aveva entrambe le mani
libere, aveva afferrato la donna per le spalle. Kagome continuava a divincolarsi
dalla stretta del demone. Non le era possibile utilizzare la sua lama, in quanto
Inuyasha l'aveva spezzata.
"Lasciami andare!"
"Kagome, svegliati!"
La donna graffiò con le unghie una guancia di
Inuyasha e questo suo gesto portò il demone a darle un schiaffo molto forte.
"Kagome! TORNA IN TE!"
Inuyasha bloccò la mano di Kagome diretta ancora
verso il suo volto e le bloccò le braccia dietro la schiena.
"Te la sei cercata!"
Fu un attimo, le labbra di Inuyasha si unirono a
quelle di Kagome.
In un primo momento la donna cercò di sottrarsi a
quel contatto, ma ogni tentativo fu inutile a causa della presa che Inuyasha
aveva su di lei.
Il corpo di Kagome fu attraversato da una scossa
elettrica, il primo sentimento che la sua mente apatica formulò fu un odio
sviscerato nei confronti dell'essere che la stava baciando. Ma era proprio quel
bacio che la stava mandando in confusione. Era una sensazione che aveva già
provato in passato e ne sentiva nostalgia. Aveva come la strana impressione che
a lei mancasse una simile sensazione, ma non ricordava. Intanto il bacio che
Inuyasha le stava dando, stava diventando sempre più desideroso. Anche a
Inuyasha mancava da tempo quel contatto.
Kuroi, intanto, era riuscito ad allontanare da sè
la Tessaiga e stava rimarginando la ferita inferta con i suoi poteri demoniaci.
La stretta di Inuyasha si allentò quando il demone
comprese che Kagome non sarebbe scappata e le diede modo di liberarsi da quella
posizione assai scomoda. Le loro labbra non si era mai allontanate le une dalle
altre.
Guidata solamente dal suo istinto, Kagome percorse
con una mano il petto di Inuyasha e si fermò all'altezza delle sue orecchie.
Inuyasha fu scosso da un fremito derivante proprio da quel lieve contatto.
Kagome prese ad accarezzare le orecchie canine del demone, un gesto che le era
familiare.
Inuyasha rafforzò la stretta attorno alla sua
vita.
Il demone dagli occhi dorati si scostò
delicatamente da Kagome e prese a guardarla fisso negli occhi.
Nel volto della donna si leggevano confusione e
sgomento. Inuyasha attirò a sè il volto di Kagome, permettendole di appoggiare
il capo sul suo petto. Quelle labbra.
Da molto tempo aveva dimenticato cosa volesse dire
baciare, assaporare le labbra della donna amata e odiata allo stesso
tempo.
E le labbra di Kagome... erano proprio come le
ricordava. Soffici e rosee.
In quel momento stava facendo di tutto... di tutto
per contenersi.
Lui era un demone, non un essere umano.
I suoi istinti e le sue passioni erano mille volte
superiori a quelle degli uomini.
Il desiderio di toccarla e perfino di violarla era
molto forte e incontenibile.
Ma se Kagome non ricordava... era tutto inutile.
Comunque, il fatto che Kagome non avesse agito
violentemente dopo quel bacio faceva nascere in lui la speranza.
Un piccolo movimento tra le sue braccia lo
distolse dalle sue riflessioni.
Kagome aveva sollevato il proprio volto e Inuyasha
potè assisitere alla rinascita di quel grigio nei suoi bellissimi occhi.
Il grigio che lo aveva fatto innamorare.
Un colore freddo per degli occhi che emanavano
calore.
"I-Inuyasha...."
Il demone rimase in silenzio, riempiendo la
propria mente della voce dolce di Kagome. La donna si spostò una ciocca di
capelli con un gesto molto femminile della mano e arrossì violentemente nel
ritrovarsi tra le braccia di Inuyasha.
"In-Inuyasha c-che stai facendo?!" Esercitò una
lieve pressione sul petto del demone cercando di divincolarsi da lui.
L'espressione stupita di Kagome fu la conferma che la donna aveva di nuovo
acquistato la propria coscienza, ma soprattutto la propria memoria.
"Maledetti!" Kuroi aveva completamente risanato la
ferita che gli era stata inferta dalla Tessaiga.
"Kuroi?! Ma... ma...!" Kagome prese a guardare
Kuroi e poi Inuyasha. Non riusciva a comprendere la situazione che stava
vivendo.
"E così sei tornata ad essere quella di sempre..."
Kagome indicò se stessa con il dito indice
fissando sconcertata Kuroi.
"I-io non capisco... che vuol dire quella di
sempre?"
"Kagome." Il tono fermo e sicuro di Inuyasha
catturò la sua attenzione.
"Inuyasha?"
Il demone osservò gli occhi della donna ormai
completamente grigi. Con un gesto veloce della mano affondò due artigli nel
braccio di Kagome.
La donna emise un gemito di dolore ed osservò il
suo sangue fuoriuscire.
Inuyasha, che le aveva afferrato il braccio,
osservò per qualche secondo il taglio che aveva causato a Kagome e non si
sorprese nel vedere che la ferita si stava velocemente rimarginando.
"Cretino! Mi hai fatto male!"
"STAI ZITTA!"
Kagome ammutolì, esprimendo con gli occhi uno
stato di confusione. Non ricordava niente di ciò che era successo di lì a poche
ore prima. Era come se la sua mente avesse rimosso un pezzo della sua vita. Non
aveva nemmeno vaghi ricordi, semplicemente il nulla.
"I-io non ricordo niente, ma cosa è successo?"
Kagome spostò lo sguardo su Miroku e Sango. Quando vide la ferita della
cacciatrice, Kagome prese a correre verso di loro liberandosi dalla stretta di
Inuyasha.
Kagome si inginocchiò accanto a Sango e la sollevò
da terra.
La cacciatrice, ancora cosciente le sorrise.
"Kagome."
"Sango, che è successo? Chi ti ha fatto questo?"
La donna non rispose e Miroku abbassò lo sguardo.
"Kaeru!"
La bambina che fino a quel momento sembrava
dormire, aprì gli occhi, ma quando vide la madre si ritrasse spaventata.
"Kaeru?" Il cuore di Kagome mancò un battito. Sua
figlia stava avendo paura di lei e lei non capiva il motivo.
"Kaeru...?" Ripetè Kagome.
"Mamma?"
Kagome annuì, mentre le lacrime stavano scendendo
dai suoi occhi. La bambina mise da parte le sue paure e prese a stringere la
madre piangendo a dirotto.
"Sono comosso!" La voce di Kuroi risuonò vuota.
"Finalmente la famigliola felice si è ritrovata."
"Kuroi sei un bastardo! Cosa hai fatto a loro e
alla mia bambina?!" I lividi che Kaeru aveva attorno al collo non era sfuggiti
alla madre.
"Tzè... io mia cara non ho fatto proprio niente...
la causa delle loro sofferenze sei proprio tu..."
Kagome rimase interdetta.
"Stai mentendo!"
"No, Kagome. Kuroi sta dicendo la verità." Le
parole fredde di Inuyasha arrivarono dritto a Kagome, infierendo violentemente
sul suo cuore. Il dolore che stava provando era superiore al dolore inflitto da
qualsiasi arma.
"Non è p-possibile..." Il tono di voce della donna
era diventato sottile, piatto.
"Bene, ora che Kagome è tornata normale non mi
serve più. É giunta l'ora della vostra fine."
Prima un boato. Poi la terra prese a tremare in
modo convulso. Gli alberi della foresta caddero uno ad uno, aumentando il
frastuono che invadeva in quel momento l'aria. A tratti, il suolo si frantumava
lasciando lo spazio a delle vere e proprie voragini che inghiottivano tutto ciò
che incontravano durante il loro cammino.
"Non mi sporcherò nemmeno le mani per uccidervi.
Non è fantastico?"
"Miroku dobbiamo andarcene di qui!"
Il monaco annuì e, presa in braccio Sango, salì in
groppa insieme a Kaeru su Kirara.
Inuyasha afferrò Kagome e spiccò un salto nella
stessa direzione del demone felino. Si stavano di nuovo addentrando nella
foresta.
Alberi che cadevano e alberi già distrutti
ostacolavano la loro folle fuga.
Le liane della foresta li attaccarono e
afferrarono più volte le zampe posteriori di Kirara, ma altrettante volte Miroku
spezzò quelle liane con il proprio bastone.
"Maledizione, di questo passo non ce la faremo!"
"Voi due dove credete di andare?" Di fronte a
Inuyasha si materializzò il corpo di Kuroi. Alle sue spalle Kirara proseguiva la
sua corsa.
"Spiacente, ma voi non fuggirete... sarete il mio
esclusivo divertimento..."
Una sfera trasparente li avvolse fino a quando
Inuyasha e Kagome scomparvero definitivamente.
"Papà e mamma sono scomparsi!"
Kirara si arrestò e si voltò indietro per
permettere al bonzo una visuale migliore.
"Accidenti, come avranno fatto a sparire?"
"É... è stato K-kuroi..." Una mano della
cacciatrice afferrò la manica di Miroku.
"Sango-san?"
"Probabilmente v-vuole ucciderli..." Sango si mise
a sedere a fatica e fece il gesto di mettersi la propria arma sulle spalle.
"Ferma - la bloccò Miroku - cosa credi di poter
fare in queste condizioni?"
Sango abbassò lo sguardo, consapevole che le
parole del monaco era veritiere. Era assurdo quel sentimento di impotenza che
sentiva dentro di sè. Quel desiderio di agire, di liberare i propri amici...
desiderava ardentemente rivederli, abbracciarli, vivere con loro come un tempo.
I suoi amici, proprio i suoi amici l'avevano salvata dal baratro in cui stava
precepitando. Le avevano lanciato una fune che era stata il principio della sua
salvezza.
Con loro non si era sentita mai sola.
Per questo, sapeva di dover fare qualcosa.
Iniziò a piangere, ma tentò di soffocare quelle
lacrime. Non aveva mai pianto. Nemmeno con la morte di suo padre... e allora si
coprì il volto mascherando quell'acqua salata, che per lei era solo segno di
vergogna.
Miroku sorrise e le posò una mano sul capo.
"Vedrai che li salveremo. Ma in queste condizioni
non potremo mai essergli d'aiuto."
Kirara riprese a correre.
La foresta era tornata ad essere silenziosa e
mentre proseguivano la loro corsa, abbandonarono dietro sè un paesaggio
desolato, morto, fatto di erbe e di piante intricate.
"Bene Kirara, qui può andare."
Il demone si fermò di fronte a una grotta, lo
stesso antro che aveva ospitato Inuyasha durante la notte di novilunio. Kirara
riprese le sue piccole sembianze e balzò sulla spalla di Miroku.
Il monaco si fermò sulla soglia della caverna e
pronunciò delle formule affinché la sua aurea spirituale potesse proteggerli da
pericoli incombenti provenienti dall'esterno.
"Kaeru, non devi assolutamente uscire dalla
grotta."
La bambina annuì silenziosa. Miroku si fermò
qualche secondo ad osservarla, mentre Kirara l'avvolgeva con la sua folta
pelliccia. Inuyasha li aveva pregati di proteggere sua figlia, eppure aveva la
strana impressione che fosse proprio quella bambina a proteggere loro. Durante
la fuga in groppa a Kirara aveva notato come le liane si erano allontanate
improvvisamente come ...se qualcosa avesse impedito loro di attaccarli. E non
poteva essere un caso che proprio in quel momento da Kaeru aveva sentito
un'energia nuova.
Miroku preparò un ciaciglio per la cacciatrice,
stendendo in terra la veste superiore del suo abito.
Sango aprì lentamente gli occhi e arrossì
violentemente nel vedere Miroku, a petto nudo, che la stava sovrastando.
Fece per mettersi a sedere, farfugliando strane
parole.
"Ehi, devi stare giù...!"
"I-IO sto benissimo.. urgh!" Una fitta attraversò
la schiena di Sango.
"Non stai bene, quindi.... spogliati"
"COSA?!"
Sango lanciò il proprio boomerang sulla testa del
monaco.
"STUPIDA! Cosa hai capito? Ti devo medicare
altrimenti la ferita rischia di infettarsi!"
Sango rimase in silenzio, mentre il suo volto
stava assumendo toni sempre più violacei. Non voleva mettere in dubbio la buona
fede del monaco... ma era però consapevole di doversi spogliare proprio di
fronte all'uomo che amava. E questo per lei era una tortura.
"Va bene, ma voltati!"
"Quante storie! Non sono più così depravato!"
"Hai ragione... ora sei peggio di prima!" Sotto la
minaccia di un nuovo lancio del boomerang, Miroku si voltò.
Fino a quel momento aveva cercato di assumere un
comportamento più imparziale possibile. Aveva provato ad essere indifferente
alla bellezza di quella cacciatrice. Ed ora, proponendole di spogliarsi, non
solo aveva messo in subbuglio Sango, ma anche se stesso.
"Puoi voltarti, ma giuro che se fai qualcosa che
non dovresti fare ti lanciò addosso Kirara!"
Miroku rise sommessamente. Sango stava seduta, la
schiena completamente scoperta. Davanti teneva stretta la veste per coprirsi il
seno.
La pelle di Sango era ancora arrossata laddove
Kagome l'aveva ferita.
Le mani fredde di Miroku le fecero trarre un
sospiro di sollievo. L'abrasione non aveva mai smesso di bruciarle e quel
contatto l'aveva quasi fatta rinascere. Sango si voltò e vide Miroku con in mano
una piccola scodella che decimava il contenuto con una pietra.
"Che stai facendo?"
"Ho preso delle erbe fuori dalla caverna.
Dovrebbero funzionare..."
Sango portò i lunghi capelli davanti e Miroku
prese a spalmare l'unguento sulle spalle della donna.
Il cuore di Sango accelerò i battiti. Ogni volta
che Miroku massaggiava la sua schiena, una ondata di calore l'avvolgeva. Si
vergognò quando ammise a se stessa che il tocco gentile del monaco la stava
eccitando.
Miroku non potè non notare quanto la pelle della
donna fosse bianca e perfetta.
Scosse la testa per scacciare i suoi pensieri
impuri. In quel momento Sango si fidava di lui e lui... bhe non poteva certo
deluderla. Forse non si era reso conto che proprio quel suo modo di comportarsi
la stava deludendo.
Applicò le ultime bende.
C'era solo un problema. Miroku aveva fasciato la
ferita senza ricordarsi che l'ultima benda doveva esser fatta passare davanti.
Quando spiegò la situazione a Sango, lei arrossì quanto lui e lentamente alzò le
braccia affinchè Miroku facesse passare la benda anche di fronte.
"Grazie."
"Di niente... per lo meno siamo sicuri che quella
ferita non farà più male..."
"Speriamo." tra loro calò un silenzio
imbarazzante.
La cacciatrice si stava rivestendo a fatica.
Miroku le osservava le spalle. Sapeva dei sentimenti che lei provava nei suoi
confronti e non le aveva mai dato una dimostrazione del fatto che lui quei
sentimenti... li aveva capiti.
Vide Kaeru dormire con Kirara e allora lo fece.
Circondò con le braccia il collo e le spalle della donna.
"Non ti vestire."
Quella frase mozzò il fiato della cacciatrice. Il
cuore batteva tanto forte da esploderle nel petto. Allora era quella la
sensazione che una donna provava quando veniva circondata da quelle braccia.
Sango chiuse gli occhi cercando di recuperare una calma ormai completamente
perduta.
Quando Miroku sprofondò il volto nell'incavo del
suo collo, Sango ebbe un sussulto e Miroku sorrise, soddisfatto di suscitare una
simile reazione nella donna. Il monaco poteva chiaramente sentire come i muscoli
della cacciatrice erano tesi come delle corde di violino.
Con le labbra le sfiorò la pelle della spalla.
"Mi devi perdonare... per quello che sto per
fare... Sango."
Prima che la donna potesse comprendere le sue
parole, Miroku toccò con i palmi delle mani i seni bendati della donna e prese a
baciarle l'incavo del collo, scostandole delicatamente i lunghi capelli.
"Mi-mirok-ku lascia..!
"Unisciti a me. Solo per questa notte...
dimentichiamo tutto e... tutti."
"S-se...s-e mi stai prenden-do in gi-giro non...!"
"Io ti desidero Sango. Tu... sei la persona più
importante in questo momento. Inuyasha e Kagome mi dovranno perdonare, ma...
solo per stanotte."
Sì... Kagome, Inuyasha. Perdonateci.
**
Dove siamo?
Kagome non aveva ancora aperto gli occhi anche se
era sveglia da qualche minuto. Ma non le serviva la vista per sentire un grosso
peso sopra di lei. Quando lentamente aprì gli occhi, capì che erano finiti nella
Valle dell'Inquietudine. Lei non conosceva il nome di quel posto, non lo
ricordava. Ma aveva la sensazione di averlo già visto perché quell'odore acre
del sangue... l'aveva già sentito. Il peso fece sì che la sua attenzione si
spostasse su Inuyasha, che ancora era privo di sensi. Prima di riacquistare i
sensi, aveva avuto l'impressione che tra loro due era accaduto qualcosa. Quando
aveva preso di nuovo coscienza aveva le labbra calde. E dopo qualche minuto
erano tornate ad essere fredde, riscaldate solo dal sangue che scorrereva in
esse.
"Inuyasha... svegliati"
Un mormorio provenne dal demone. Kagome si accorse
della posizione che stavano assumendo, una posizione che poteva essere
facilmente fraintesa. Cercò con le mani di sollevare Inuyasha, ma era troppo
peso per lei. Kagome, durante i suoi vani tentativi, non si accorse che due
occhi dorati la stavano fissando.
"A-Allora eri sveglio! Bene... ehm, potresti
alzarti?"
"No."
"C-come? INUYASHA!"
"Potresti stare un attimo zitta?!"
"Si!"
Era sicura che aveva dimenticato qualcosa di
importante nelle ultime ore. Insomma, non riusciva a capire come potessero
essere giunti a una tale conclusione.
"Non ricordi niente Kagome?"
"Insomma, cosa dovrei ricordare? Di quando ho
ferito la mia migliore amica e mia figlia? Bhè, grazie ma preferisco rimuovere
simili episodi."
"Eppure non eri più tu. Hai ferito anche me."
Kagome osservò un braccio di Inuyasha che
presentava una piccola ferita ancora sanguinante.
"Non è una ferita che può mettere KO un demone,
Inuyasha"
"No, ma... può distruggere qualcos'altro. Il cuore
umano che detesto avere."
Kagome rimase in silenzio.
"Kagome io vorrei tornare indietro nel tempo e
chiederti solo scusa. Non abbiamo fatto altro che odiarci per anni."
"Inuyasha."
"Per stanotte... permettimi di stare con te."
Inuyasha sollevò il volto e intrappolò quello di
Kagome tra le sue mani.
"Da pure la colpa alla mia parte umana, ma, Kagome
io ti amo ancora e credo di non aver mai smesso di farlo."
Kagome avvolse le braccia intorno alle spalle del
demone.
Entrambi sorrisero prima di perdersi in un bacio
grande quanto l'amore che era rinato dentro di loro.
Quel bacio.
Lo stesso di molti anni prima e lo stesso di
qualche ora addietro.
Si, perché ora ricordava.
E in quel momento non voleva essere madre o
sacerdotessa.
Desiderava solo essere donna, tra le braccia di
colui che amava più di se stessa.
Non esisteva parte del suo corpo che quelle mani
non esplorassero.
E dopo molti anni, capì che poteva sentirsi
appagata solo in quell'abbraccio... tra quelle braccia che avevano brandito la
spada dal cuore umano.
Davvero, amava sua figlia.... ma in quel momento,
desiderava essere amata in modo diverso.
Ogni fibra del suo essere voleva essere accettata
dal tocco che Inuyasha infieriva sulla sua pelle.
Quei baci.
Quelle labbra dal taglio deciso e duro, la stavano
gentilmente assaporando, come se fosse stata un oggetto tanto fragile da
spezzarzi a qualsiasi contatto.
Baci gentili, fugaci, ma talmente intensi che lei
stessa non avrebbe saputo dare.
Sorrise, probabilmente lo Shikon aveva lavorato
anche su questo aspetto.
"Kagome..."
Il suo nome, sussurato da quelle labbra, si
colmava di un suono delicato e vibrante allo stesso tempo.
"Inuyasha."
Le sue braccia, guidate dall'istinto tipicamente
umano, circondarono le sue spalle, in un abbraccio tiepido e delicato.
E il corpo di Kagome si avvicinò delicatamente al
suo, quasi con timidezza.
Le vesti non dividevano più i loro corpi. Solo la
nuda pelle poteva essere una barriera tra loro... una barriera che, come
entrambi sapevano, poteva essere facilmente infranta.
Il profumo che Inuyasha inspirava dal collo della
donna, gli ricordava il muschio selvatico della foresta.
Un profumo che lo trasportava con la mente a
paesaggi lontani, liberi.
Il movimento gentile del corpo di Kagome gli
ricordava il suo incessante desiderio di proteggere quella donna dai capelli
corvini e dagli occhi grigi come la nebbiolina del mattino.
Occhi spesso adirati ed offesi, occhi che
versavano lacrime, delle vere e proprie armi che su di lui avevano effetto.
Occhi grigi che sapevano anche sorridere
accompagnando il dispiegamento di quelle labbra rosee.
In passato, non c'era cosa che lui non amasse di
lei.
Kagome era la donna perfetta. Era stata lei che lo
aveva aiutato, che lo aveva protetto solo con la sua presenza.
E gli costava ammettere che molte volte era stato
protetto da un essere umano.
Esseri umani che prima disprezzava completamente.
Aveva odiato suo padre, al punto di infierire
contro di lui.
Amando sua madre, lo aveva condannato alla
dannazione eterna, alla maledizione di essere costantemente canzonato per la sua
natura semiumana.
E lui detestava quelle frasi che infierivano
contro di lui.
Era diventato forte e lo aveva anche dimostrato...
ma a quale prezzo?
Aveva dovuto rinunciare all'amore... a Kagome.
L'unica che dopo Kikyo aveva saputo comprenderlo.
E lui, abbandonandola, l'aveva ripagata della sua
costante devozione.
Per questo, sentendola muovere sotto di lui, si
chiedeva più volte se lui meritava veramente essere amato dalla donna che aveva
umiliato.
Eppure Kagome era con lui.
Aveva la sua memoria, conosceva il loro passato.
Ma era lì, ad accoglierlo, dopo tutto l'odio che
avevano provato.
Forse poteva sperare...
... di essere nuovamente amato, nuovamente
accettato.
Lei era morbida, calda.
La sua fiducia per lei non avrebbe mai più dovuto
incrinarsi.
Altrimenti avrebbe rischiato di rovinare tutto...
e non avrebbe più rimediato ai suoi errori.
Kagome sentì la mano di Inuyasha percorrerle il
corpo, fino a fermarsi.
Gemette in modo sommesso, quasi a non voler
disturbare Inuyasha.
Gli occhi dorati del demone non avevano mai smesso
di guardarla. La stavano scrutando, come se volessero catturare ogni sua minima
espressione.
Proprio come quella notte.
"Sai, Kagome... non mi dispiacerebbe avere un
altro bambino."
Inuyasha vide con soddisfazione le guance della
donna arrossarsi. Le appoggiò una mano sulla testa, in modo infantile.
"Inuyasha... promettimi che quando mi sveglierò
sarai sempre qui."
"Sciocca...siamo prigionieri, dove vuoi che vada?"
"Promettimelo."
Inuyasha le diede un piccolo bacio sulle labbra.
Per tutta la durata di quel momento, io stetti
tra le sue braccia. Nuovamente protetta da quel calore che per lungo tempo avevo
dimenticato.
Facemmo l'amore tante e tante volte... Inuyasha
continuò a disseminare tante piccole Kaeru dentro di me... più e più volte.
Non fu l'istinto della razza, nè una semplice
unione.
Entrambi desideravamo solo essere amati...
forse, per l'ultima volta nella nostra vita avevamo la possibilità di amarci e
di rimediare ai nostri errori.
Forse, in quel momento... cantammo la nostra
ultima canzone d'amore.
**
Quando prese coscienza, allungò in modo frettoloso
la mano e, quando le sue dita entrarono in contatto con quella pelle forte, si
tranquillizzò. Non se ne era andato. Era sempre stato lì, al suo fianco.
Si portò lentamente a sedere, la veste superiore
di Inuyasha si scostò un poco dal suo corpo, lasciandole scoperto il seno.
Accanto a lei, Inuyasha stava sdraiato con il
volto appoggiato alla sua veste. Kagome sorrise: non dava l'idea di essere un
demone sanguinario. Gli tolse una ciocca argentea dal viso con molta
delicatezza, facendo attenzione a non svegliarlo.
Un demone sanguinario.
Sapeva che Inuyasha era diventato un demone, anche
se durante la notte di novilunio si era di nuovo trasformato in un essere umano.
E il pensiero che le sue mani, le stesse che l'avevano stretta quella notte,
erano state macchiate del sangue di molti esseri umani... la rattristò.
Ma doveva farsene una ragione... doveva accettare
il fatto che lei sarebbe stata l'unico essere umano che avrebbe risparmiato. E
forse... era giusto che fosse così... in fondo, lei amava tutto di lui... e
doveva saper accettare anche ciò che non le andava a genio.
Amare... significava anche questo... no?
E lei?
Cosa pensava di se stessa?
Sollevò il palmo della mano e lo osservò con
disprezzo.
Era stata macchiata, violata da un essere immondo
che l'aveva resa un mostro. Un essere umano immortale.
Proprio lei, che andava orgogliosa di essere un
essere umano.
Proprio lei, che detestava ogni forma di demone.
"Kagome?"
Si voltò di scatto, convinta che lui stesse
dormendo.
"Ciao." Sorrise.
Un sorriso che Inuyasha aveva desiderato da anni.
Inuyasha si sedette, completamente nudo. Kagome
vedendolo in quello stato arrossì violentemente, chiuse gli occhi e si coprì
velocemente con la veste del demone.
"V-vestiti I-Inuyasha!"
Il demone, inizialmente sorpreso, sorrise
malizioso.
"Perché sei diventata rossa? In fondo... è tutta
roba che hai sempre visto... no?"
La sua risata non fece che aumentare il rossore
della donna.
"S-Stupido... che dici!"
"Allora dammela..."
"Co-cosa?"
"La mia veste." Detto questo indicò la stoffa che
Kagome teneva stretta davanti a sè.
"A CUCCIA!"
Kagome urlò quella parola magica con tutto il
fiato che aveva in corpo, alimentato anche dallo stato di agitazione che stava
dominando dentro di lei.
"CRETINA! Perché lo hai fatto?!"
La donna afferrò velocemente i suoi vestiti e fece
una linguaccia al demone.
"Basta, dobbiamo pensare a un modo per uscire di
qui!"
Inuyasha sorrise alla sua espressione falsamente
seria.
"Come vuoi." Quando il demone fu completamente
vestito anche Kagome riprese il suo carnato naturale.
Si aggiustò la veste all'altezza del petto e poi
si fermò di colpo. Aveva la strana sensazione che qualcosa non funzionasse.
Cercò di pensare intensamente alla Sfera, ma non riuscì a sentire niente...
solitamente, ogni qualvolta che la sua attenzione si focalizzava sul piccolo
gioiello, sentiva la sua presenza, la sua forza malvagia o buona che emanava. E
anche quando lo Shikon era scomparso... le sembrava di sentirlo comunque... da
qualche parte. A volte il potere della Sfera era talmente forte che le sembrava
di averla tra le mani, di poterla stringere.
Eppure ora non sentiva niente.
In quel momento le tornarono in mente le parole
della vecchia Kaede. Quando ancora il suo odio per Inuyasha era sempre forte,
Kaede le aveva rivelato che una sacerdotessa, unendosi all'uomo che amava,
perdeva tutti i suoi poteri...
"Non è possibile."
Inuyasha si voltò a guardare Kagome.
"Cosa non è possibile...?"
Inconsapevolemente, Kagome prese a piangere.
"Ehi, che ti prende adesso? Ti ho forse fatto
male?"
Kagome guardò Inuyasha e scosse la testa in segno
di diniego.
"N-No... Inuyasha... ho paura che- io ... io non
servo più a niente...!"
Il demone la osservò incredulo non capendo dove la
donna volesse arrivare con il suo discorso.
"Kagome, sei impazzita?" L'afferrò per le spalle,
scuotendola dal suo torpore.
"Io ho perso i miei poteri... Inuyasha."
"Eh?"
"I-io non sento più la Sfera.... io non sento più
la sua presenza! E tutto perché io e te...!"
"Sta zitta!"
Inuyasha l'abbracciò con impeto.
"Non me ne importa niente se non puoi più sentire
la Sfera! Hai capito? La troveremo lo stesso! Ed è giusto che sia io a
difenderti!"
"Difendermi? Inuyasha ma tu mi hai sempre difeso!"
"No, io non ho mai fatto niente. Sei stata tu a
difendermi e molte volte anche da me stesso."
Kagome sorrise e rafforzò la stretta attorno alla
vita del demone.
Sprofondò il proprio volto nelle nere vesti di
Inuyasha e sospirò arrossendo un poco.
"Che cosa ne sarà di noi d'ora in avanti?"
Inuyasha non rispose mai a quella mia domanda.
Forse perché non lo sapeva, forse perché non
voleva illudermi.
Eravamo davvero sull'orlo di un precipizio e
bastava un niente per farci cadere...
"Ascolta Kagome. Sai come si chiama questo posto?"
Kagome sulle prime non rispose. Si guardò attorno
con aria dispiaciuta. Lei si ricordava vagamente di quel mare. Eppure non
ricordava il nome.
"Io... io ho come la sensazione di esserci già
stata. Ma non ricordo assolutamente perché..."
"Kagome, Kuroi mi ha imprigionato su quello
scoglio laggiù e tu mi hai liberato dalle catene. Sei comparsa dal niente. Ci
deve essere un modo per poter andarcene di qui!"
La donna lo osservò con sguardo interrogativo.
**
"Accidenti!" Miroku sbattè il bastone a terra.
Sango lo afferrò e glielo porse, sospirando per l'ennesima volta.
"Miroku... Non serve a niente adirarsi. In questo
modo non troveremo mai Inuyasha e Kagome."
Sango sospirò di nuovo, rattristata. Non era
questo il "risveglio" che lei aveva sempre sognato dopo aver passato la notte
con l'uomo che amava.
Il monaco era irascibile, nervoso.
Non era una prospettiva molto allettante per il
suo futuro.
"E se smettessi di sospirare potrei concentrarmi
meglio!"
Sango rivolse al monaco un'espressione adirata e
allo stesso tempo molto delusa.
"Fa come ti pare allora, agitati, getta il bastone
dove ti pare! Quando avrai finito di deliziarci con queste tue scenate penseremo
a cosa fare!"
Sango si mise a sedere su un masso, incrociando
sia braccia che gambe e rivolse lo sguardo altrove, lontano da quello del
monaco.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Miroku prese a
guardarsi intorno. Indeciso se chiedere a Sango o meno, battè la punta del suo
bastone a terra, richiamando l'attenzione della cacciatrice.
"Dov'è Kaeru?"
Con un tono di sufficienza, Sango gli rispose "Sta
ancora dormendo nella caverna. Almeno lei stanotte ha potuto farlo!" Di quella
frase sottolineò con il tono della voce le ultime parole, richiamando nella
mente del bonzo la sera precedente.
"Vorresti forse dirmi che preferivi dormire?"
Sango non rispose a quella provocazione, si limitò
ad osservare Miroku con occhi infuocati.
Si sa, dell'uomo che si ama se ne riconoscono
pregi e anche difetti. E solo in quel momento capì che la sua mente aveva
(volontariamente?) cancellato i difetti di Miroku. Uno di questi era il puro
sarcasmo.
"Smettetela di litigare voi due!"
Un tono di voce tanto sicuro li riscosse entrambi
dai loro pensieri.
Sulla soglia della grotta, stava in piedi una
piccola bambina dai capelli argentei e dagli occhi dorati che seguivano alla
perfezione i lineamenti del suo volto. Se non fosse stato per i vestiti che
portava, Sango e Miroku non avrebbero mai riconosciuto la figura di Kaeru.
"Kaeru?" Sango aveva gli occhi sbarrati e solo in
parte poteva immaginare la sua espressione in quel momento.
"Dovete smetterla di litigare. Dovete ritrovare
Kagome ed Inuyasha."
Kagome ed Inuyasha?
"Kaeru-chan... perché chiami per nome i tuoi
genitori?"
La bambina non rispose. Miroku osservò i capelli
di Kaeru.
"Non so cosa diavolo sia successo in quella
grotta, ma tu... non sei più un essere umano!"
"Non dire sciocchezze Miroku, sai benissimo che
Kaeru è figlia di Inuyasha! Ed è normale che anche lei si trasformi! Ma non è
assolutamente il suo aspetto che mi preoccupa..."
Sango si inginocchiò davanti alla bambina. In quel
momento stava emanando una strana energia che probabilmente anche Miroku
percepiva. Un'energia che le era familiare. Lei era un semplice essere umano,
quindi non poteva essere certa di ciò che sentiva.
Ma tutti i viaggi che aveva seguito con la
compagnia di Inuyasha l'avevano temprata.
Ed era quasi certa di ciò che provava.
Posò una mano su quella testolina che rifletteva i
raggi del sole. Sorrise e si sforzò di vedere in quel piccolo essere, Kaeru.
"Non voglio sapere niente, Kaeru... promettimi che
un giorno ci spiegherai."
Il demone bambina annuì.
Una luce bianca e irridescente li avvolse.
Sango chiuse gli occhi, si sentì avvolgere da uno
strano calore, un calore che a lungo andare le fece dimenticare la sua vita,
almeno per un breve istante.
Sì, aveva perso i suoi poteri, ma aveva ritrovato
un brandello d'amore. E per lei, tutto questo era una rinascita: della sua
anima, dei suoi sensi. Era rimasta seduta, lasciando che le acque rosse del lago
lambissero i suoi piedi... non aveva paura, anche se l'acqua era una miscela di
sangue, non provava ribrezzo. Non più, dopo quella notte. I suoi meravigliosi
occhi grigi fecero loro la distesa d'acqua di fronte a lei, toccarono gli
scogli, gli alberi di quella valle. Un luogo tanto tranquillo da poter
paragonare al Paradiso, tanto rosso per essere l'Inferno. Lentamente, le
sembrava di ricordare quando la sua anima era soprasseduta da Kuroi. Ricordava
vagamente quel luogo, ma era certa di esserci stata.
"... non possiamo andarcene."
Inuyasha era tornato dal suo giro di
perlustrazione. E quelle parole segnavano la chiara e dolorosa conclusione alle
sue ricerche.
Arrossì, pensando alla notte appena trascorsa e
prese a fissare la sabbia che si mescolava alle acque.
Il demone sedette su uno scoglio che affiorava
sulla riva, incrociò le braccia al petto, mentre i suoi occhi dorati scrutavano
l'orizzonte di fronte a loro.
"... morti o vivi, prima o poi usciremo di qui."
Osservò Kagome, che aveva pronunciato quelle
parole con un tono di resa nella sua voce. Era stanca, troppo stanca. E perfino
lui, l'aveva notato. Fissò il ventre della donna, con sguardo astioso. Sapeva
che dentro di lei stava nascendo una vita... una vita malvagia che avrebbe
seminato morte e distruzione. Una vita che le stava tenendo nascosta. Già, non
le aveva ancora detto che dentro di sè, si nutriva il figlio di Kuroi. Non
glielo aveva detto... e quella notte si era illuso. Si era illuso di distruggere
quella creatura con il suo amore.
"Inuyasha?"
"... mhm?"
"Starà bene nostra figlia?"
Sì, certo.
Questa era la riposta che avrebbe voluto darle.
**
Più per riflesso che per altro, strinse il pugno
della sua mano. Sentì i granelli di sabbia che, ruvidi, si strofinavano alla sua
pelle. Si sentiva talmente debole che anche aprire gli occhi era un consistente
sforzo. Da un lato, sentì una voce pronunciare il suo nome, mentre dall'altro lo
sciabordio tranquillo delle onde risuonava nella sua mente, mentre l'acqua le
bagnava le gambe con un movimento lento e ripetitivo. Tentò di far forza sulle
braccia, ma la presa salda di Miroku la sollevò da terra, tenedola stretta per
sicurezza. Si, la sua vista appannata intravedeva la sagoma del monaco, i cui
lineamenti erano privi di consistenza.
"Miroku-sama..?"
"Non parlare." la voce di Miroku le parve un
sussurro. Rimase in silenzio, non aveva voglia di parlare. Ma soprattutto, non
ne aveva la forza. Osservò lo sguardo di Miroku e prese a guardare verso la
stessa direzione in cui puntavano i suoi occhi: Kaeru stava su un piccolo
scoglio, bagnato da acque rosse e limpide. Dava loro le spalle, ma aveva
percepito che sia Miroku che Sango si erano destati dal loro sonno.
La bambina non rispose, rimase immobile senza
voltarsi verso la loro direzione.
"Questo posto fu creato moltissimi anni fa..." la
voce infantile di Kaeru non trapelava alcuna emozione. "All'epoca ci furono
guerre tanto violente che la continua carneficina tra demoni ed esseri umani non
destò più orrore, ma disgusto. Questo luogo incarna tutte le morti avvenute nel
mondo. Ogni morte produce un nuovo fiotto di sangue che si unisce a queste
acque. La Valle dell'Inquietudine. Il luogo della mia rinascita."
"Rinascita?" Sango osservò la bambina, mentre il
sole affogava nelle acque rossastre. La luce morente del giorno incorniciava il
volto della piccola, mettendone in risalto gli occhi dorati del padre. Kaeru
finalmente si voltò, e li raggiunse aleggiando verso di loro. Afferrò con le
piccole mani paffute il volto della cacciatrice e sorrise tristemente.
"Papà e mamma sono qui."
"... nella valle dell'inquietudine...?"
"... sì, ma questo posto non esiste nella realtà.
Commemora le anime morte ed è frutto della nostra paura."
"Come fai a sapere queste cose, piccola Kaeru?" La
bambina osservò il bonzo e sorrise.
"Ogni cosa a tempo debito."
**
Le sue orecchie canine si mossero, mentre
osservava le acque e il sole morente. I suoi sensi erano stati attratti da delle
vibrazioni, vibrazioni provenienti da persone vive, esseri umani.
"Sango e Miroku sono qui! Il loro odore è
inconfondibile!" fece un balzo scattando verso Kagome.
"Kaeru è con loro?!" chiese speranzosa la donna,
mentre Inuyasha annusava l'aria per darle una risposta concreta.
"Sì, per fortuna." Senza darlo a vedere, Inuyasha
distese i muscoli del corpo liberandosi dalla tensione che aveva accumulato fino
al loro risveglio. Più il tempo passava e più cresceva in lui la consapevolezza
di un nuovo scontro con Kuroi... uno scontro che avrebbe decretato il vincitore
e la morte del perdente. In passato, non aveva mai dato peso alla vita, nè al
desiderio di sopravvivere per qualcosa. Aveva combattuto, ucciso, ma non si era
mai preoccupato della morte. Invece, guardando quell'orizzonte, crebbe dentro di
lui l'ansia, se non la paura di perire per la mano infallibile di un nemico
potente. Dopo molti anni, avrebbe dato tutto per evitare un rischio tanto
elevato, ma non per vigliaccheria, non per codardia; no, semplicemente perché da
morto non avrebbe mai potuto salvare Kagome e Kaeru. Un morto non può far niente
se non osservare impassibile il corso degli eventi. Lui, da vivo, poteva
cambiare benissimo il suo destino. E lo avrebbe fatto.
"Seguimi Kagome!"
Presero a camminare sulla riva, silenziosi,
godendo di quella pace instabile, il preludio alla morte.
"Inuyasha," Kagome ruppe il silenzio "Quando tutto
sarà finito tornerò nel mio mondo."
Il demone si fermò, voltandosi verso di lei solo
dopo qualche minuto.
"Se è questo che desideri." Inuyasha prese di
nuovo a camminare dando le spalle alla donna.
"Però... devi farmi un favore... te ne parlo
ora... perché non so se potremo farlo in seguito un discorso del genere..."
"Parla." Disse il demone, continuando a camminare
evitando l'acqua rossa che bagnava la riva.
"Vorrei che Kaeru rimanesse qui... con te."
Inuyasha si voltò di scatto, sorpreso dalle parole
di Kagome.
"Che hai intenzione di fare Kagome?"
Vedendo la reazione del compagno, Kagome sorrise "
Mi farebbe piacere se mia figlia trascorresse un po' di tempo con suo padre...lo
trovi così strano?"
"...no."
"Bene, allora è deciso!" disse felice Kagome,
superando Inuyasha. Il demone guardò il kimono della donna che si alzava
leggermente nella brezza del tramonto. Non avrebbe mai compreso a fondo quella
donna volubile e sorrise per questa sua debolezza.
Trovare Sango e Miroku fu molto più semplice del
previsto e quando gli occhi di Kagome intravidero le sagome di tre persone, la
donna non potè fare a meno di lanciare un gridolino di gioia che riscosse
Inuyasha dai suoi pensieri. Kaeru corse trale braccia della madre, piangendo
come una normalissima bambina che non aveva visto la madre per molto tempo.
Kagome si soprese non poco, vedendo la figlia molto simile ad Inuyasha. Ma Kaeru
non provava dolore e questo la rassicurò moltissimo. Quando ebbe la possibilità
di farlo, Kagome strinse a sè la cacciatrice, ringraziandola di cuore per aver
protetto la vita di Kaeru e scusandosi per esser stata la causa delle ferite che
ora doveva portare sul corpo.
"Inuyasha, manca poco." disse Miroku agitando il
proprio bastone, sferzando l'aria calma della Valle.
"Lo so. Dobbiamo stare attenti. Probabilmente
Kuroi sa che siamo qui."
Alle parole del demone, seguì un minuto di
silenzio, ognuno perso nelle proprie riflessioni. Sango osservò Kaeru in braccio
a Kagome e fu tentata di dire all'amica dello strano comportamento della
bambina. Sango era certa che Kaeru nascondesse qualcosa, qualcosa che nonostante
tutto non percepiva come malvagio. Sia lei che Miroku erano però giunti alla
conclusione, che non era sempre Kaeru bambina a parlare.
"Kagome."
"..si?" La donna guardò Inuyasha negli occhi.
"Ora che hai perso i tuoi poteri... porta lontano
Kaeru."
"Ma..."
"... niente ma. Saresti un peso inutile, non posso
difendervi durante lo scontro con Kuroi.... avrei le mani legate."
"Va bene." Kagome annuì poco convinta, ma sicura
che Inuyasha pensava solo al loro bene.
"E anche tu Sango. Hai troppe ferite, non sei in
grado di combattere!"
"Parla per te, Inuyasha!" disse la cacciatrice in
tono offeso.
"Inuyasha ha ragione" il tono fermo e pacato di
Miroku mise a tacere Sango.
Adesso chi vi passa può notare
l'inquietudine della triste valle.
All'improvviso una gelida risata smorzò la quiete
della Valle, riecheggiando nell'aria come un suono metallico. Il cielo, fino a
quel momento, rosso come il sangue, si fece sempre più cupo, nascondendo gli
ultimi raggi morenti del sole. La brezza della Valle cessò di colpo, lasciando
il posto a un'aria soffocante ed immobile, che penetrava nei polmoni
soffocandoli. Sopra di loro, Kuroi comandava un esercito di demoni ripugnanti
che brandivano spade ed armi rudimentali ma talmente affilate da provocare la
Morte in un istante. Il bastardo non era venuto solo. Inuyasha osservò
sprezzante l'orda di demoni che li sovrastava, estrasse dal fodero la Tessaiga
che stridette tra i pugni delle sua mani. Grande, palpitante, la spada sembrò
risplendere di luce propria.
"Il solito bastardo... che c'è Kuroi? Hai forse
paura a batterti?"
Il demone malvagio puntò Inuyasha dall'alto della
sua importanza, accenando solo a un ghigno. Abbassò un braccio, comandando al
demone dietro di lui di attaccare quegli esseri umani inermi. Il demone, simile
a un kappa* per le sue piccole dimensioni, si mosse con una velocità senza
eguali verso Kagome e coloro che sapeva esseri umani, ma le sue carni furono
maciullate dal bastone di Miroku, che con l'aura purificatrice aveva ucciso il
demone.
Kuroi non sembrò sorpreso per la destrezza
mostrata dal bonzo, anzi sorrise, spostando i lunghi capelli dietro alle spalle
con il moto ondulatorio di una mano.
"A quanto pare sarà una battaglia interessante."
"La verità è che sei solo un vigliacco!" gridò di
rimando Miroku. Il monaco fissò il rosario che ancora circondava la sua mano, e
fu sul punto di aprire il Vortice del Vento, ma il dissenso sul volto di
Inuyasha lo portò a desistere.
"Gentile da parte tua Inuyasha! E così vuoi
evitare che i tuoi compagni combattano."
"Tu non puoi capire certe cose. Tu non hai
un'anima."
La parola anima sembrò infastidire Kuroi,
che, per tutta risposta, diede il comando di attaccare a cinque dei suoi demoni.
Azione che portò solo alla morte dei suoi schiavi, agonizzanti a terra e
imploranti il suo aiuto. Kuroi osservò con sguardo gelido i corpi tagliati dalla
Tessaiga e il sangue che andava ad unirsi ad un acqua già abbastanza rossa.
"Questa è la Valle dell'Inquietudine, Inuyasha.
Ricordala bene, perché sarà anche la tua tomba!"
Kuroi sferzò l'aria con un braccio, dando origine
a una folata di vento che scaraventò Inuyasha e gli altri lontano dalla riva.
"Presto il vostro sangue si unirà a queste acque."
sorrise osservando Kagome.
"Ma se tu lo desideri Kagome, potrai unirti a me e
io ti risparmierò la vita."
Kagome lo guardò con un'occhiata altrettanto
gelida, rispondendo freddamente alla proposta del demone.
"Peccato," Kuroi scrollò le spalle " anche se
porti in grembo mio figlio, ti ucciderò come gli altri."
La donna guardò in alto, il suo volto sorpreso per
tali parole. Cercò lo sguardo di Inuyasha, ma non lo trovò. Un senso di profondo
disgusto la pervase, lasciando che i suoi occhi si posassero sul ventre ancora
piatto. L'idea di ferirsi all'altezza dell'addome balenò nella sua mente, ma la
stretta di Kaeru sembrò portarla di nuovo in sé.
"Non permetterò mai che tu ferisca Kagome e i miei
amici!" Inuyasha si mise in posizione di combattimento, brandendo la Tessaiga di
fronte a sé.
"Amici?" Kuroi lo guardò falsamente sorpreso.
"Questi inutili e ripugnanti esseri umani sono... amici?"
Inuyasha rimase in silenzio, convinto nella
vericità delle sue parole.
"Gli amici Inuyasha non tarderanno la tua morte.
Non quando io avrò inglobato lo Shikon."
"Che vai farneticando, bastardo?! Nemmeno tu
riesci a percepire la Sfera!"
"Tzè, Inuyasha povero illuso. Pensavo che tu fossi
abbastanza intelligente per capire che io SO... dove si trova lo Shikon no
Tama."
Inuyasha, Sango, Kagome e Miroku fissarono il
demone, i loro volti confermavano i loro stati d'animo. Kuroi aveva scoperto
dove fosse la Sfera, ancor prima di loro. Kagome strinse gli occhi cercando di
captare la presenza del gioiello in qualche remota parte della sua anima, senza
tuttavia successo.
Per loro era finita.
Se avesse anche solo percepito la sua presenza,
sarebbe comunque rimasto un margine di speranza.
"Prima però mi libererò delle vostre presenze
ripugnanti."
Una luce azzurra, tanto chiara quanto fredda,
avvolse la figura del demone, mentre l'intero esercito di demoni scendeva verso
la loro direzione. Inuyasha impugnò saldamente la spada, mentre Miroku agitava
il bastone creando una barriera protettiva, troppo debole per la furia malvagia
che si stava scatenando contro di loro. E di questo ne fu consapevole anche
Inuyasha, che, abbassando Tessaiga si diresse verso gli altri, cercando non di
attaccare ma di proteggere. La nube demoniaca giunse, entrando in contatto con
la barriera di Miroku e con la lama della Tessaiga. Inuyasha si muoveva
agilmente, mozzando i corpi dei demoni e utilizzando la Tecnica dei 100 colpi di
Tessaiga. Ma laddove i demoni venivano uccisi, altri oni** incombevano nell'aria
ancora più forti dei precedenti.
"Addio, Inuyasha."
Alle parole di Kuroi si accompagnò un fascio di
luce azzurra che, facendosi strada tra i demoni, sciogliendoli come neve al
sole, si oppose alla lama della Tessaiga.
Kagome strinse a sé la figlia, chiudendo gli occhi
e aspettando una fine sempre più certa, quando Kaeru prese a brillare di una
luce bianca.
La donna dai capelli corvini allentò la presa ed
osservò con occhi increduli la figlia che aveva preso a sollevarsi nell'aria.
Il fascio di Kuroi si estinse, mentre il demone
aveva preso interesse per la bambina.
"A quanto pare, lo Shikon mi risparmia anche la
fatica di prenderlo."
"Lo Shikon? Ma che cazzo stai dicendo?!" Inuyasha
imprigionò la punta della sua spada nella terra sabbiosa e prese ad osservare
gli eventi alle sue spalle.
"Kaeru?" Kagome pronunciò il nome della bambina,
non provocando l'effetto desiderato.
"Finalmente... lo Shikon è MIO!"
Kuroi sfrecciò verso Kaeru, passando Inuyasha e
ferendo quest'ultimo a un braccio. Tese la sua mano artigliata verso la bambina,
ma la luce bianca emanata dal corpo di Kaeru si dilatò all'improvviso,
scagliando Kuroi verso il suo esercito. Mentre il demone, imprecando, si medicò
la mano bruciata, Kaeru si sollevò in aria all'altezza del demone malvagio,
appena sopra Inuyasha.
"Io non ti appartengo, Kuroi."
Kagome emise un singhiozzo, non comprendendo del
tutto la situazione. Sango e Miroku la avvicinarono, anche loro sorpresi. La
cacciatrice prese la mani della sacerdotessa, mentre Inuyasha indietreggiò
raggiungendoli. Il demone dai capelli argentati si accasciò al suolo
sorreggendosi con la Tessaiga.
"Non è possibile..."
A qualche metro dalle loro teste, Kuroi osservava
il corpo splendente della bambina, leccandosi le labbra insanguinate.
"Finalmente ti sei rivelato, Shikon no Tama!"
Kagome si afferrò il capo con le mani, mentre i
suoi singhiozzi diventavano via via più crescenti. Kaeru, la sua unica figlia,
altri non era che lo Shikon. Il gioiello bramato da demoni ed esseri umani,
capace di portare la distruzione o la salvezza.
Dopo essersi strofinato il labbro insanguinato con
la manica della propria veste, Kuroi tentò un nuovo attacco, buttando l'aria
fuori dai polmoni, il suo corpo teso verso Kaeru. Lo Shikon lo respinse una
seconda volta con la propria aura.
"E' inutile
tentare sciocco di un demone. Non potrai mai impossessarti del mio potere
fintanto che io rimarrò nel corpo di questo essere umano."
Un ghigno si fece strada sul volto del demone "Ciò
vuol dire, Shikon, che mi basta uccidere questa bambina per averti!"
Kaeru mosse un braccio, e con quel gesto Kuroi fu
scagliato lontano contro uno scoglio. Sopra di lui, la nube demoniaca scomparve.
"Per secoli il mio potere è stato sfruttato per
cause a me del tutto sconosciute. Io inglobo entità malvagie ed entità buone che
ogni giorno combattono, dandomi il potere che tutti bramano. Un demone chiamato
Inuyasha fu l'ultimo essere che mi tenne in pugno. Per mia volontà mi sono
rifugiato nel ventre di una sacerdotessa, incarnandomi nel corpo di questo
essere umano, purificandomi."
"Per questo, lo Shikon scomparve." Inuyasha guardò
dolorante la bambina sospesa, stringendosi a sè il braccio ferito.
Kaeru si voltò, mentre i suoi occhi dorati si
posarono su Kagome.
"Donna, tua figlia è solo frutto del mio potere.
E' una delle forme che io assumo. Tale è l'essere che chiami Kaeru. La tua anima
pura ha generato un'anima pura adatta a contenermi. La vostra vita fino ad
ora... l'ho decisa io."
Kagome sgranò gli occhi inorridita, stringendo le
sue vesti insanguinate. Scosse la testa, tremando, nemmeno l'abbraccio di Sango
poteva crearle conforto. Quell'essere, non era Kaeru. La sua bambina non
esisteva e con suo grande orrore, non era mai esistita. Tutto l'amore che aveva
provato, che aveva riversato sulla dolce presenza della bambina, andò in pezzi
come un vaso caduto a terra. Aveva perso sua figlia, ammesso che ne avesse mai
avuta una.
Le lacrime le rigarono il volto, strinse i pugni
afferrando un po' della sabbia della Valle. Un sigulto le crebbe in gola,
soffocandola, privandola del respiro.
"E' as-assurdo... ti prego..." Kagome si chinò a
terra.
"...Kaeru.... RIDAMMI KAERU!"
Inuyasha la strinse tra le braccia, incurante
delle proprie ferite. Le mani di Kagome si aggrapparono alla veste nera del
demone, mentre i singhiozzi continuavano a nascere, impedendole qualsiasi
tentativo di parlare.
"...la... mia bambina, ridatemela..."
"Impossibile, non puoi avere qualcosa che non è
mai esistito."
La voce fredda, ma sempre infantile di Kaeru ferì
il cuore di Kagome, che rimase muta tra le braccia di Inuyasha. I suoi occhi
grigi, vitrei, non tramettevano più vita, né speranza.
Aveva fallito. Come donna e ora come madre. Aveva
sempre rincorso una felicità fasulla, inesistente. E la persona che per lei
aveva significato tanto, le era stata strappata dalle mani.
"Adesso basta!" Kuroi si era nuovamente sollevato.
"A me non interessa, io voglio lo SHIKON!"
Una nebbia gelida si condensò attorno al corpo di
Kuroi. Di lì a pochi istanti, l'aria si fece pungente e fredda, solo il colore
delle acque sembrò desistere. Il corpo di Kuroi abbandonò le sue fattezze umane,
le braccia divennero tentacoli viscidi, mentre dal suo corpo presero a spuntare
aculei irti e aguzzi che lacerarono le sue vesti. In pochi secondi, Kuroi era
diventato una massa informe di carne e squame. Quello era il risultato di tutti
i demoni periti nei secoli e negli anni.
Sango si portò una mano al naso, reprimendo il
desiderio di rimettere. L'aria fredda si era fatta fetida.
"Qualsiasi forma tu assuma, non potrai niente."
La voce di Kuroi, tramutata in un urlo deforme,
riecheggiò nella Valle, increspando l'acqua.
Un tentacolo, fino ad allora nascosto sotto la
superficie acquosa, emerse, puntando verso lo Shikon. Il contatto tra l'arto e
la bambina provocò un'onda d'urto molto potente, ma sia Miroku che Inuyasha
riuscirono a rimanere indenni, stringendo le due donne tra le braccia. Kagome
sollevò lo sguardo oltre la spalla del compagno e vide la figlia supina a terra.
Con uno scatto improvviso si liberò dall'abbraccio di Inuyasha, precipitandosi
al fianco della bambina.
Gli occhi dorati di Kaeru si aprirono.
"Ma-mam-ma..."
La voce bassa e fioca di Kaeru risuonò senz'alcun
tipo di alterazione. Kagome strinse a sé la figlia.
Si, quella era sua figlia. Era la voce della sua
bambina... non era lo Shikon.
Sentì il corpo della piccola fremere nel suo
abbracciò finché la voce metallica dello Shikon riecheggiò.
"Stupida donna."
Miroku chiuse gli occhi, sedendo a terra "Se
l'anima di Kaeru affiora durante un colpo di Kuroi... è la fine per tutti noi."
"Dove è la mia bambina!? Ridammela, stupida
Sfera!"
Gli occhi di Kaeru si spalancarono, mentre l'aura
bianca allontanava Kagome dal corpo della piccola.
Lo Shikon fu nuovamente attaccato, ma Inuyasha
osservò qualcosa di diverso. La luce bianca che aveva sempre protetto il corpo
della figlia diventava sempre più debole ai loro occhi, come se dovesse
estinguersi di lì a poco. Quello che aveva detto lo Shikon, ovvero che Kaeru era
solo una delle sue identità e quindi non era mai realmente esistita, poteva
anche essere vero, ma la coscienza della bambina era comunque radicata al quel
corpo infantile. Lo Shikon, volente o nolente, stava combattendo per soggiogare
l'anima della piccola.
La barriera dello Shikon stava lentamente
scemando, fiotti di sangue fuoriuscivano dalle piccole braccia di Kaeru.
"Kaeru!" Kagome gridava alla bambina, trattenuta
dalla stretta di Inuyasha, mentre le sue vesti erano ormai bagnate dalle
lacrime.
"Questo essere è più forte di quanto credessi. Non
ho altra soluzione."
Kagome sollevò lo sguardo, impaurita per le parole
dello Shikon.
Il tentacolo di Kuroi penetrò le carni di Kaeru,
che emise urla di dolore con la sua voce infantile e da bambina. Il corpo della
piccola stramazzò al suolo, mentre Kagome, gridando, corse verso di lei,
sostenendola tra le sue braccia. Il sangue fuoriusciva copioso e dalla ferita
della bambina, una piccola sfera luminosa proruppe in tutto il suo splendore.
In quel momento Kaeru chiuse gli occhi per sempre.
Kagome prese a dondolarsi, tenendo stretto a sé il
corpo della figlia, pronunciando frasi sconnesse, intervallate dal nome della
piccola. Il sangue di Kaeru prese a impregnarsi nelle vesti della donna,
mescolandosi alle sue lacrime. Inuyasha si accasciò al suolo, colpendo una
roccia con un pugno che prese anch'esso a sanguinare. I suoi occhi dorati
divennero rosso sangue e due strisce nere gli rigarono il volto. Stringendo la
Tessaiga sferrò un attaccò contro il corpo di Kuroi, ma un tentacolo lo scagliò
lontano.
"Illuso, una spada non è sufficiente per uccidere
Kuroi."
Lo Shikon con la sua forma sferica si portò di
fronte a Kagome che stava ancora china sul corpo morto della figlia.
"Piangi per qualcuno che non è mai esistito. Non
so se ciò ti faccia onore o ti renda ancora più stupida, donna. Ma come Shikon a
me interessa solo il tuo corpo, pertanto aprimi la tua anima".
La Sfera penetrò all'altezza del ventre di Kagome.
La donna gemette e si alzò tenendosi a fatica sulle gambe.
Sango fece per andarle incontro, ma Miroku la
bloccò scuotendo la testa.
Non era Kagome, bensì lo Shikon.
Il corpo della donna avanzò verso Kuroi, le onde
increspate dal vento si agitavano contro il demone informe. Poco distante,
Inuyasha si era portato a sedere guardando impotente la donna che amava,
governata dallo Shikon.
"So che puoi sentirmi, donna. Dentro di te ho
racchiuso tutto il mio potere. Un tempo mi hai purificato, riportandomi al mio
stadio naturale, rendendomi un gioiello benefico. Non mi interessa se Kuroi
vivrà o meno, ma voglio la tua forza. Se mi unisco a te e non a Kuroi, è solo
perché la tua anima pura mi è in natura più congeniale. Unendomi a te ho
completato il mio potere. Pertanto puoi usarlo almeno una volta. Chiedimi quello
che desideri. Una vita felice insieme a quel demone, la vita di tua figlia o la
morte di Kuroi. In tutti questi anni ho bramato la mia completezza, la mia
rinascita."
Hai ucciso mia figlia.
"No, lei non è mai esistita."
Non è vero.
"Quando mi sono inglobato nel feto, il suo cuore
era muto."
Ma lei esisteva.
"No. Era un oggetto privo di anima. Io gli ho dato
un'anima."
Kaeru era viva! Mi sorrideva, piangeva!
"Perché io volevo che piangesse, che sorridesse.
Ma ora basta, cosa vuoi fare? Vuoi forse la vita di tua figlia?"
Kagome aprì gli occhi vitrei. Inuyasha tentava di
colpire Kuroi, ma i suoi fendenti non andavano a segno. Quando fu scaraventato
in acqua, Kagome strinse i pugni lungo i fianchi.
Distruggi lo Specchio. Lo Specchio che
racchiude la sua anima.
Sango e Miroku osservarono la massa corporea di
Kuroi contorcersi dal dolore, le acque della Valle aveva preso a vorticare
intorno al demone come se fossero un acido tanto potente da corrodere. La carne
di Kuroi andò sciogliendosi, emanando un odore putrido e fetido. I tentacoli si
confusero tra le acque e il rosso del sangue divenne più cupo e denso.
Tutto si muove, tutto, tranne l'aria
che grava sopra quella solitudine
magica, ed immobile la opprime.
Il vento non scuote quegli alberi che
palpitano come le onde gelide
sulle brumose rive delle Ebridi.
Il corpo di Kagome si accasciò a terra, mentre la
Sfera fuoriscì dal suo corpo. Inuyasha le si avvicinò, posò Tessaiga e la
sollevò con le braccia possenti.
Miroku e Sango si avvicinarono alla riva, con la
cacciatrice che sorreggeva il corpo della piccola Kaeru.
"E' finita?"
Il vento non sospinge quelle nubi
che strisciano affannose nell'azzurro
irrequieto da mattina a sera,
sulle viole che crescono a miriadi
in forme così simili ad occhi umani,
e sui gigli che ondeggiano piangendo
sopra una tomba senza neanche un nome!
Il cielo notturno mostrò le sue stelle, mentre il
rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli tornò a farsi sentire.
Lo Shikon brillava sopra il petto di Kagome, muto,
riempiendo il suo potere di quel silenzio.
"Nuove anime sapranno consolarvi, le percepisco,
ma la mia purezza ha distrutto la creatura nel ventre di questa donna. Presto
nascerà Kaeru, così come l'araba fenice risorge dalle sue ceneri. La vera Kaeru
avrà davvero vita."
Il corpo della bambina, sorretto con cura da
Sango, divenne polvere che andò a posarsi sopra le acque della Valle.
Dopodiché lo Shikon scomparve.
Cosa ne fu in seguito di esso, nessuno lo seppe.
Ondeggiano: e dalle cime fragranti
cadono gocce di una rugiada eterna.
Piangono: lungo i delicati steli
scendono gemme di perenni lacrime.
Dall'autrice: oh, gente di poco fiducia!
Avete visto? La qui presente via ha scritto il penultimo capitolo di Ritorno al
passato. Naturalmente essendo un capitolo importante è doveroso farmi sapere
cosa ne pensate. In questo momento sono le 0.52, quindi abbiate anche modo di
notare come io (persona che ci metto un eternità ad aggiornare X'D) sia qui a
scrivere queste righe invece che andare a nanna! Non potevo lasciarvi allo
sbando dopo questo capitolo decisamente forte. Il testo poetico che ricorre in
questo capitolo è di Edgar Allan Poe *¬* intitolato "La Valle dell'Inquietudine"
a cui mi sono ispirata per questa fanfiction. Avendo un'adorazione per questo
scrittore dal destino segnato, non posso mai farne a meno! C'è poco da dire in
verità, sappiate solo che il prossimo è il capitolo finale. ;_;
Baci e abbracci
Claudia
Termini giapponesi:
*Kappa: per chi non lo sapesse un Kappa è
una specie di folletto che, secondo la mitologia giapponese, vive nelle acque
dei laghi o dei fiumi. E' un piccolo essere, non facile da scovare, che
nonostante le sue piccole dimensioni può essere pericoloso. Trascina le sue
vittime nelle profondità delle acque per poi cibarsene.
I loved watching the jellyfish
floating atop the waves
And they always seemed to lead my thoughts to distant worlds
(Kimi to iu Hikari, Garnet Crow)
Guardò le pareti attorno a lei.
Il profumo del legno d'acero aleggiava nella stanza, donando alle narici un
piacere intenso. I raggi del sole filtravano ostinati tra le curvature del
legno, creando un gioco tenue di luci. Si sedette sul futon, osservando il lato
disfatto di esso. Sorrise, ma si stancò quasi subito e tornò a sdraiarsi,
lasciando che le coperte la coprissero completamente. Kagome osservò il soffitto
dove a tratti spuntavano fili di paglia e rametti di ciliegio; voltò il capo,
sprofondando il volto nel cuscino e sorrise.
"Buongiorno Kaeru." Posò
delicatamente una mano sul futon.
Fuori dalla capanna, i suoni
della natura avevano preso vita dopo la notte silenziosa. Gli stormi di uccelli
attraversavano il cielo, mentre in lontananza le voci dei pescatori
riecheggiavano squillanti e ritmate.
Si sollevò stancamente,
riassettandosi le vesti e spazzolandosi con le mani i lunghi capelli corvini.
Aprì la finestra, permettendo all'aria del mattino di invadere la stanza,
trasportando con sè il fresco e l'odore dell'erba bagnata. In lontananza, su un
disteso campo di grano, intravide la figura di Inuyasha, seduto su una grande
roccia. Con lui, altre due persone che riconobbe come Miroku e Sango, sembravano
aver istaurato una discussione tranquilla.
In fretta chiuse la finestra,
portando di nuovo l'ombra nella stanza.
"Amore, la mamma va da papà.
Non uscire mi raccomando!" Detto questo chiuse la porta della capanna alle sue
spalle, e prese a camminare per un sentiero che l'avrebbe condotta al campo.
Respirò una tranquillità che da
tempo aveva perso.
Un leggero venticello spostava le
fronde degli alberi in modo gentile e delicato.
Sango accarezzò la piccola
Kirara, accovacciata sulle sue ginocchia. I lunghi fili d'erba pungevano la
bestiola, che a scatti nervosi muoveva le orecchie pelose. Miroku inspirava
l'aria fresca del mattino, tenendo il proprio bastone al petto più per abitudine
che per altro.
"Come sta Kagome-chan?"
Inuyasha, seduto su una roccia,
guardò la donna umana.
"Abbastanza bene."
La cacciatrice sospirò
allontanando un filo d'erba dalla zampa del cucciolo.
"Il medico del villaggio ha
assicurato che la sua gravidanza sta procedendo bene. Però, l'ultima volta che
l'ho vista, Kagome mi ha detto di non essere incinta."
"Lo dice a tutti quelli che
incontra." Inuyasha incrociò le braccia al petto.
"... possibile che non se ne
renda conto?" Sango proferì quella domanda più a se stessa. Miroku aprì gli
occhi e sorrise mestamente.
"Comunque, la cosa più
importante è che lo Shikon, a suo modo, abbia neutralizzato la creatura che
Kagome-sama portava in grembo."
"Lo Shikon nel corpo di
Kaeru... non riesco ancora a crederci." La cacciatrice si sistemò una ciocca di
capelli ribelli dietro a un orecchio. "Però... alla fine, iniziano a tornare
molte cose... il motivo per cui Kagome è tornata.... si spiega anche il
comportamento che Kaeru ha avuto con noi, Miroku."
Il bonzo fece un cenno
d'assenso.
"Eppure... quando Kaeru stava
con noi, nessuno percepiva la Sfera."
"Ti sbagli," disse Sango
"Kagome percepiva la presenza dello Shikon, ma era la Sfera stessa che voleva
mantenere nascosta la sua posizione. Non c'è altra spiegazione... e d'altro
canto, nessuno poteva certo sospettare di Kaeru."
Il rumore di rami spezzati
attrasse la loro attenzione verso la fine del sentiero. Kagome, vestita con un
kimono fiorito, sorrise vedendo i suoi amici tutti riuniti.
"Kagome-chan! Non dovresti
essere qui!" Sango si sollevò di scatto, facendo ruzzolare Kirara dalle sue
ginocchia e afferrò con aria seriamente preoccupata le mani dell'amica.
"Ma Sango-chan, io mi sento bene!"
Kagome sorrise, osservando Inuyasha che era rimasto impassibile.
"Ciò non toglie che dovresti
riguardarti Kagome-sama." Miroku le si era avvicinato posandole una mano sulla
spalla.
"Voi siete gentili, ma dovevo
venire da Inuyasha." Detto ciò andò verso il demone, che intanto era sceso dalla
roccia, e gli afferrò un lembo del kimono nero. Dopo aver stampato un leggero
bacio sulle labbra di Inuyasha, sorrise, strattonando la manica della sua veste.
"Inuyasha, Kaeru si è svegliata!
Mi ha chiesto di te, vieni, torniamo alla capanna."
Inuyasha rimase fermo, osservando
di sfuggita le espressioni dei suoi amici. Fece un cenno con il capo, e, senza
dire una parola, prese a camminare dietro Kagome. Poco dietro di lui, Sango e
Miroku avevano preso a seguirli.
Nella capanna, Sango socchiuse
gli occhi abituata alla luce accecante del sole, mentre Miroku chiudeva la porta
alle loro spalle.
Kagome aveva velocemente
attraversato la stanza, recandosi nella parte adibita a camera da letto, ne aprì
le finestre facendo entrare la luce del sole.
"Sveglia pigrona, papà, Sango e
Miroku sono venuti a salutarti!" Si avvicinò a un futon e spinse indietro le
coperte.
"Ma tu guarda, tuo padre ha un
influenza negativa su di te!" Disse posando lo sguardo sul demone. Inuyasha
sorrise, un semplice dispiegamento di labbra.
"Può anche darsi." Inuyasha
fissò il futon vuoto e le coperte che Kagome si ostinava a scuotere. Sango si
portò una mano agli occhi e uscì dalla stanza, seguita da Miroku.
Il demone dai capelli argentati
chinò il capo, osservando Kagome che accarezzava il cuscino bianco latte.
Dopo la scomparsa di Kaeru,
Kagome non aveva più parlato, né a lui né ad altri. Era rimasta chiusa nella
loro capanna avvolta nel suo mutismo che non lasciava sperare nessuno. Un
giorno, era uscita sorridendogli e lo aveva pregato di seguirla. Le aveva
mostrato lo stesso futon, facendogli notare quanto fosse bella la loro bambina
mentre dormiva. Ma quel letto era vuoto, freddo. Kagome si ostinava a vedere
Kaeru da ogni parte, parlando con lei come se davvero esistesse. Le preparava il
pranzo, si arrabbiava perché il riso rimaneva sempre intatto nella ciotola della
bambina, lo rimproverava per essere un padre troppo accondiscendete.
Da quel giorno, aveva dovuto
dividere Kagome con uno spettro, che poi spettro non era. Kaeru non era mai
nata, quindi non era mai morta.
Tentava di far ragionare
Kagome, soprattutto all'inizio, ma le lacrime della donna lo avevano sempre
disarmato delle sue intenzioni. Alla fine si era arreso, aveva lasciato che
Kagome facesse quello che credeva più giusto e spesso, per renderla felice,
fingeva di parlare alla figlia.
Ma tutto ciò non lo sopportava.
Per questo andava spesso in quel campo di
grano, su quella roccia. Per stare lontano da Kagome e dallo spettro di Kaeru.
Amava Kagome, ma anche il suo cuore umano era stato duramente colpito quella
notte. Anche se Kaeru non era mai esistita, per un periodo della sua vita, aveva
creduto davvero di avere una figlia. E per lui lo era stata.
In quei giorni aveva osservato la notte,
silenziosa e senza stelle.
Presto, avrebbe assunto le sue sembianze umane,
e per questo motivo, avrebbe dovuto vivere in quella capanna, proteggendo se
stesso e la sua compagna.
Si, perché alla fine era
rimasto un mezzo spettro, o un mezzo demone come gli uomini preferivano
chiamarlo. Durante la battaglia contro Kuroi era arrivato tanto vicino allo
Shikon da poterlo quasi sfiorare, ma aveva previsto che, nonostante tutto,
sarebbe rimasto per metà umano. Non provava rimpianti, forse era addirittura
soddisfatto che la sua natura umana fosse sempre parte integrante del suo
essere.
"Inuyasha, c'è forse qualcosa
che ti preoccupa?" Kagome strinse un mazzetto di fiori profumati che stava
cogliendo nei dintorni della capanna, ma si era interrotta vedendo lo sguardo
pensieroso del demone.
"Stavo solo pensando che presto
sarà il Novilunio."
"Capisco, ma non ti
preoccupare... nessuno avrebbe ragione di attaccarti."
"Forse." Disse secco, con un
tono che non ammetteva repliche.
"Ascolta, Inuyasha. Mi
piacerebbe molto tornare a casa."
Inuyasha la osservò in
silenzio. Kagome non era più tornata nel suo mondo dopo quel giorno, e
quell'affermazione così decisa quasi lo sorprese. Non avrebbe avuto niente in
contrario, avrebbe potuto lasciarla andare perché, tanto, lei sarebbe tornata da
lui, ma... il problema non era quello.
"Vedremo."
Kagome continuò a raccogliere
le violette selvatiche, senza più prestare attenzione al demone dai capelli
d'argento.
Più volte Inuyasha si era
domandato se la sua decisione fosse stata corretta nei confronti di Kagome; la
decisione di recarsi nel suo mondo, a sua insaputa, per parlare con sua madre.
Infatti, nonostante lo Shikon fosse scomparso, il pozzo Mangia ossa funzionava
ancora come ponte tra i due mondi, per una strana ragione che era rimasta
incomprensibile.
"Hai incontrato sua madre?"
Sango lo guardò sbalordita.
"Quindi è sempre possibile
tornare al suo mondo." Miroku prese a strofinarsi il mento con aria da
intellettuale.
"Esatto, non so per quale
ragione visto che lo Shikon non è più in nostro possesso."
"Ma per quale ragione ci sei
andato?"
Inuyasha rimase qualche secondo
in silenzio, come per cercare le parole giuste da dire.
"Ho spiegato a quella donna
tutto quello che è successo nel momento in cui sua figlia è tornata nel Sengoku
Jidai.Mi è sembrata un po' diffidente, ma credo che mi abbia creduto."
"E come ha reagito?"
"Semplicemente non ha reagito."
Sango e Miroku lo guardarono
incuriositi.
"Ma come? Sua nipote è morta... e
non ha reagito?"
"Sì, per il semplice fatto che
non sapeva di avere una nipote."
Un silenzio di tomba cadde su
di loro. In lontanza Kagome rientrava nella capanna dopo aver fatto loro un
cenno con la mano.
"Probabilmente, questa è una
conseguenza del potere dello Shikon" Disse Miroku.
"...e una testimonianza del
fatto che Kaeru non è mai esistita." Concluse Sango.
"Proprio per questo non so
quanto bene le possa fare bene andare là."
Sango si alzò di scatto,
spolverandosi il kimono dalla terra secca del campo.
"... Resta il fatto che Kagome
non può continuare così! E nemmeno tu Inuyasha! Diamine, aspetta un figlio e c'è
il rischio che non lo riconosca come tale!"
Sango aveva ragione.
Per quanto potesse essere
dolorosa la realtà, andava accettata...cosa che non aveva fatto Kagome.
Era vero, lui aveva sofferto
per quella perdita. Aveva perso sua figlia quando aveva iniziato ad amarla come
tale. Ma sapeva che la vera Kaeru doveva ancora nascere. E questo, in qualche
modo, lo rincuorava.
Ma invece Kagome si chiudeva
giorno dopo giorno nella sua ostinazione. Per lei Kaeru era viva. L'aveva amata
talmente tanto che era inaccettabile per lei prendere coscienza della sua
inesistenza.
**
Quando affiorò dal sonno in cui
era caduta, Kagome sentì un peso leggero sul suo fianco. Il braccio di Inuyasha
le cingeva la vita sotto alle coperte del loro futon, mentre il mezzo demone,
ora diventato un essere umano, dormiva spostando una ciocca di capelli con il
proprio respiro.
Kagome si voltò per constatare
se la Kaeru della sua immaginazione ancora dormiva, e vedendo il sonno placido
della piccola sorrise.
Si mosse, cercando di non
svegliare il compagno.
Appena fuori dalle coperte ebbe
un desiderio fortissimo di tornare tra le braccia di Inuyasha, sapendole calde e
non fredde, ma scosse vigorosamente la testa. Kagome prese a tastare le pareti
della capanna alla ricerca delle proprie vesti e, trovatele, iniziò a vestirsi.
Le notti nel Sengoku Jidai
erano sempre state fredde.
L'aria pungente ti penetrava
nelle carni, facendo rabbrividire persino le ossa. Niente si muoveva, se non i
corsi d'acqua che si distinguevano in lontananza. La natura sembrava congelata
in un sonno eterno, avvolta da un torpore che poteva facilmente influenzare
anche semplici esseri umani.
Mentre camminava, una
sensazione fastidiosa le veniva comunicata dai piedi che, nudi, calpestavano una
terra tanto umida quanto fredda. Le foglie degli alberi rendevano il terreno più
scivoloso e viscido, costringendola più volte a fermarsi.
Non c'era luna nel cielo, e la
sua vista, quella di un comune essere umano, era limitata rispetto al giorno.
Kagome continuava il suo cammino, procedendo a passi lenti e poi veloci,
evitando sassi acuminati e foglie bagnate, avanzando con gli occhi socchiusi per
carpire al meglio particolari di quella visione notturna.
Nell'oscurità, le civette
issavano i loro versi acuti, i gufi intonavano canti goffi, mentre le chiome
degli alberi venivano a volte turbate da fremiti d' ali.
In lontananza, Kagome intravide
un insieme di pietre poste in malo modo le une sulle altre. Avvicinandosi, si
fermò ad osservare l'enorme fossa, scura quanto il cielo sopra di lei, che
andava penetrando la terra, fino a una profondità a lei sconosciuta. I fili
d'erba le solleticarono i piedi, mentre le edere rampicanti separavano la nuda
pelle di lei dalla superficie ruvida delle pietre.
Si sedette sul bordo del pozzo,
domandandosi se avrebbe mai raggiunto la sua casa, ora che la Sfera degli Shikon
non era più in suo possesso.
Sembrò pensarci su qualche
secondo, mentre le sue dita avevano preso a tormentare un ciuffo dei suoi
capelli. Respirò l'aria fredda della notte, che le penetrò gelida nei polmoni,
per poi cacciarla subito fuori.
Con un gesto veloce, ma deciso,
cadde nel pozzo.
Toccò la terra brulla del fondo
quasi subito. Quando alzò gli occhi non vide differenze tra il suo cielo
e quello di Inuyasha. Una macchia scura, adorna di stelle, stava racchiusa tra
le mura del pozzo... ma lei sapeva che quella macchia, apparentemente limitata,
era infinita.
Si arrampicò fino a raggiungere
la sommità del pozzo. Senza prestare molta attenzione al paesaggio intorno a
lei, si issò a sedere sul bordo, respirando profondamente per lo sforzo fatto
dai suoi muscoli.
Sollevò lo sguardo, lentamente.
Il pavimento legnoso riportava un numero consistente di amuleti, mentre la
struttura attorno a lei la proteggeva dalla pallida luce della luna. Kagome salì
i gradini della scala legnosa, aprì la porta e incontrò la linea delle case, dei
lampioni. Il piazzale che divideva il piccolo tempio dalla sua casa era
illuminato dalla luce dei lampioni che sembravano gareggiare con la pallida
luna.
I piedi nudi vennero subito a
contatto con la pietra del sardone, ma non le sembrò fredda quanto il terreno
che aveva calpestato.
Osservò la casa. Non c'erano
luci accese, segno che i suoi abitanti stavano dormendo. Si sedette sugli
scalini, porgendo le spalle alla porta, e si strinse in se stessa, cercando di
proteggersi dal freddo che non era poi così pungente.
**
Non riusciva a dormire, e si
maledì subito, sapendo che il giorno dopo avrebbe provato una infima stanchezza.
Ma i suoi occhi si ostinavano a
stare aperti, bruciavano perché forse avrebbero voluto stare chiusi. Ma non
dormiva, e questo la rendeva nervosa. L'insonnia la tormentava, perché quando
non dormiva e fissava il soffitto sopra di lei, la sua mente inziava a pensare,
a pensare, a pensare. Quello che aveva fatto durante il giorno, o nei giorni
precedenti. Ma il più delle volte affioravano le preoccupazioni, che a volte
riusciva a reprimere da sveglia.
Ne aveva parlato anche con Miroku,
ma lui le aveva sorriso e le aveva detto di non preoccuparsi.
Miroku.
Anche il monaco rappresentava
una fonte di preoccupazione ed era in parte la causa del suo nervosismo. Si,
perché quella notte, prima dello scontro diretto con Kuroi, ci aveva quasi
sperato. Aveva sperato di raggiungere con lui quel rapporto idillico che aveva
sempre desiderato; stretta tra le sue braccia aveva creduto di essere diversa
dalle altre, di rappresentare, per lui, qualcosa di diverso. Durante la notte
della loro unione aveva riacquistato la sua metà perduta, felice perché quella
metà era proprio Miroku. Eppure... ora, tutto sembrava diverso.
Era diversa lei, diverso lui,
diverso tra loro.
Non le bastava vivere sotto lo
stesso tetto per essere felice.
Sango chiuse gli occhi sentendo
un rumore provenire dal fondo della capanna. Si voltò verso il lato opposto,
dando le spalle alla porta di legno e nascondendosi nelle coperte del suo futon.
Si stava fingendo addormentata... da qualche giorno era diventata un'azione
istintiva.
In realtà aveva paura.
Miroku entrò nella capanna con
passi silenziosi, mentre la cacciatrice tese le orecchie al massimo per captare
qualsiasi tipo di rumore. Lo sentì fermarsi accanto a lei e sebbene Sango non
vedesse, sapeva che gli occhi del monaco erano fissi sopra la sua schiena. Finse
un mormorio assonnato per rendere veritiera la sua finzione. Nonostante il
silenzio che aleggiava nell'abitazione di legno, Sango sentì il proprio cuore
pulsarle nel petto, tremando all'idea che anche Miroku potesse sentirlo. Poi
percepì un tonfo, come di vesti che cadevano sul pavimento di legno e per poco
si tradì quando la sua schiena entrò in contatto con la pelle fredda di Miroku.
Usò violenza contro se stessa per evitare di gridare e nel farlo si morse la
lingua.
Le mani di Miroku erano gelide,
poteva sentirle anche attraverso la stoffa del proprio yukata. Socchiuse gli
occhi con un espressione delusa sul volto. Sapeva, o almeno credeva di sapere,
come si sarebbe evoluta la notte da quel momento in poi, forse per questo
soffriva. Contrariamente al suo solito fece una smorfia e si ostinò nella sua
posizione.
In fondo, poteva dire di essere
arrabbiata. Ancora meglio, amareggiata.
Da parecchi giorni, Miroku era
solito uscire al tramonto dicendo di dover compiere i propri doveri nei riguardi
dei Signori della zona. In un primo tempo la sua assenza non aveva mai
preoccupato la cacciatrice, anche se durante la notte Miroku non era al suo
fianco. Ma poi il verme del dubbio aveva preso ad annidiarsi dentro di lei,
nutrendosi delle sue paure e delle sue preoccupazioni. Sango si svegliava ogni
notte, senza trovare Miroku al suo fianco; a volte lo sentiva rientrare, ma
fingeva di dormire. Avrebbe dovuto piantarsi di fronte a lui, chiedendogli
spiegazioni, ma sapeva che la risposta del monaco sarebbe stata sempre la
stessa.
"Non devi preoccuparti."
Le bisbigliò a un orecchio,
spostando una ciocca di capelli da esso.
Lei rimase impassibile, immobile
in quella stretta, fingendo un sonno profondo.
Tanto non le avrebbe creduto.
Non avrebbe mai creduto a quel
sonno fittizio.
Sango si mosse lentamente,
portando le sue mani all'altezza della vita. Sciolse l'abbraccio di lui e si
portò a sedere, scoprendo il petto nudo del monaco. Era molto buio, ma in
qualche modo era certa di fissare gli occhi di Miroku, allo stesso modo in cui
Miroku guardava lei. Il monaco prese a giocherellare con la punta dei suoi
capelli, crendo quell'atmosfera intima che Sango avrebbe voluto evitare.
Ormai ne era abbastanza certa.
Miroku la tradiva.
Probabilmente con le
principesse dei castelli, in cui soleva andare ogni notte.
Era un dubbio che vagava da
tempo nella sua mente, ma non aveva mai saputo dargli forma concreta.
Il perché del suo tradimento fu
una questione che cercò di risolvere in seguito, senza tuttavia arrivare a delle
conclusioni certe. Aveva pensato di seguirlo, ma si era dichiarata troppo
codarda e troppo permissiva. Sentiva il suo corpo usato ogni notte che lui la
pretendeva. Uno dei tanti corpi che potevano soddisfarlo. A quel pensiero
subentrava l'illusione che lui l'avesse mai amata.
Eppure, sebbene nutrisse dei
dubbi, continuava stupidamente ad aspettarlo, continuava ad amarlo offrendogli
il proprio corpo senza remore.
Represse tutti i suoi pensieri
e si sforzò di sorridere.
"Sei tornato..."
Miroku non le rispose subito
come lei avrebbe voluto, fece passare qualche secondo prima di pronunciare
parola, mettendosi anche lui seduto.
"Scusa... è che c'è voluto più
tempo del previsto per esorcizzare quel castello."
"Capisco..." Sango sorrise
amaramente, considerando quella di Miroku una nuova scusa.
Si alzò abbandonando a terra le
coperte del letto e si rivolse al monaco con sguardo finto assonnato.
"Vuoi da bere?"
"No... meglio di no..."
Anche il monaco uscì dal tepore
delle coperte, tremando al freddo della capanna. Quando Sango si voltò verso di
lui, arrossì in vistoso imbarazzo, coprendosi gli occhi con le mani. Miroku si
era tolto completamente i vestiti.
"Miroku!!!! Mettiti qualcosa
addosso!!!"
Con voce sarcastica, Miroku le
rispose "Perché mai? Non è la prima volta che mi vedi nudo..."
"Depravato!" La cacciatrice gli
lanciò contro il suo kimono.
Respirò affannosamente l'aria,
quasi come se avesse avuto paura di morire da un momento all'altro. Per un
attimo sorrise, pensando che quella scenetta, abbastanza comica dopotutto, aveva
allentato almeno la tensione che c'era da parte sua.
**
"Kagome-chan, sei tu?"
Una donna dall'aria stanca ed
assonata aveva aperto la porta alle sue spalle. Il cigolio dei cardini e la voce
della madre fecero voltare Kagome, che le sorrise con affetto. La signora
Higurashi stava avvolta in una vestaglia da camera molto vecchia che Kagome
ricordò di aver usato molte volte. Sorrise di nuovo, pensando a quegli istanti
di semplice intimità che aveva trascorso in quella casa, con la sua famiglia.
"Ciao, mamma."
La donna si avvicinò a Kagome,
prendendole il volto tra le mani e sorridendo a sua volta.
"Finalmente sei tornata a
casa." Il tono rilassato della madre fece intristire Kagome. In fondo, sapeva
che non sarebbe rimasta molto a lungo nel suo mondo... in quel mondo. Scacciò
quel pensiero, sopratutto per rispetto a sua madre e la seguì nel corridoio
della loro casa.
Niente era cambiato.
Non cambiava quasi niente
durante i periodi trascorsi nel Sengoku Jidai.
I soliti quadri appesi alle solite
pareti, il biancore di quest'ultime e l'odore inconfondibile dell'incenso e
della mobilia.
Kagome si sedette su una sedia
della cucina, osservando la madre che, di spalle,stava preparando il the per
entrambe. Un piccola striscia di fumo saliva da dentro la teiera, mentre il
liquido verdastro si muoveva a malapena nella sua ciotola. Afferrò la tazza con
entrambe le mani, riscaldandosi con quel contatto e sospirando per il piacere.
"... come fai a vivere in
quell'epoca, Kagome-chan...?"
Kagome osservò gli occhi della
madre fissi sopra il suo yukata un poco logoro e non più bianco come un tempo.
"... non esiste acqua
corrente... sei tutta sporca, vuoi fare un bagno?"
La donna annuì mestamente.
Sorseggiò l'ultimo rimasuglio liquido del the e posò la tazza sul piattino di
ceramica.
"Con il tempo ci fai l'abitudine,
mamma.... devo dire che anche Kaeru si è adeguata abbastanza... ma ci vuole
tempo, no?"
La signora Higurashi non rispose,
ma Kagome notò il sopracciglio della madre leggermente arcuato.
Non gli diede peso.
Fece scorrere l'acqua tra le
dita della mano che rimanevano insaponate ogni qualvolta che il liquido
scivolava del tutto. Il profumo del bagnoschiuma aveva riempito le sue narici
che ora, aspiravano con profondità l'aroma del bagno. Niente era più rilassante
di un bagno. Specialmente se venivi da un epoca in cui tutto ciò non era
conosciuto. L'acqua dei fiumi era sempre troppo gelida e a volte sporca di
foglie e di fango.
Guardò il piccolo orologio che
appeso a una parete segnava le tre di notte. Pensò a Inuyasha, che probabilmente
dormiva nella sua forma umana, e le parve di vederne il volto in una
increspatura dell'acqua insaponata.
Ricordando la sua opinione
riguardo al ritorno al suo mondo, Kagome aveva preferito tacergli l'intento di
tornarci quella notte stessa. E non aveva portato con sè Kaeru perché temeva che
la bambina volesse rimanere nel loro mondo per sempre. Lei, egoisticamente
forse, aveva preso la decisione di rimanere insieme a Inuyasha per sempre...
entrambi erano immortali e desideravano vivere insieme, recuperando quel
frammento di vita passata che avevano trascorso odiandosi. Inuyasha, però, non
le aveva mai imposto niente. Era sua la decisione di agire come meglio credeva.
Se lei avesse voluto, avrebbe potuto lasciare Kaeru nel suo mondo, avrebbe
potuto vivere anche lei nell'epoca moderna... ma il legame con Inuyasha era
troppo forte, anche per lei.
Uscì dalla vasca, lasciando
piccole pozze d'acqua sul pavimento del bagno. Si avvolse in un asciugamano
pulito e prese a strofinarsi i capelli corvini con energia; lo specchio
rifletteva l'immagine di una bella donna, ora libera dal fango e dalla sporcizia
di un epoca passata.
Si diresse verso la sua stanza,
in fondo al corridoio superiore. Posò la mano sulla maniglia della porta, ma
prima di abbassarla, notò il piccolo comò adiacente ad essa. Afferrò una cornice
che proteggeva una foto della sua famiglia. La osservò per qualche istante,
estraendo la foto dalla fessura superiore della cornice. Le sue mani tremarono
leggermente, mentre una di esse strofinò i suoi occhi grigio azzurri. Prese in
mano il secondo portafotografie, il terzo e poi il quarto.
L'asciugamano che avvolgeva i
suoi capelli cadde nell'istante in cui prese a correre verso la rampa delle
scale.
Entrò con impeto nella cucina,
facendo sobbalzare la madre che aveva preso a guardare un telegiornale notturno.
Kagome le puntò la foto di fronte, con le lacrime agli occhi.
"Perché lo hai fatto?!"
"Fatto cosa?" La signora
Higurashi guardò stranita la figlia e prese in mano la foto che stava tremando a
causa della presa incerta di Kagome.
La osservò attentamente
concedendosi qualche minuto nel farlo, ma, con sorpresa della stessa Kagome,
l'espressione della madre era rimasta la stessa: confusione e preoccupazione.
"Hai tagliato la foto dove
compariva Kaeru!" Disse Kagome tutto d'un fiato, per impedirsi di singhiozzare.
La madre guardò nuovamente la
foto.
"Kaeru? Non capisco..."
"L'angolo in alto a destra è
tagliato! E lo stesso vale anche per il resto delle foto! Perché hai tagliato
l'immagine di Kaeru? Mamma, diamine, RISPONDI!"
Sentendo il tono di voce della
figlia troppo alto, la signora Higurashi diede uno schiaffo a Kagome e prima che
quest'ultima potesse prendere a parlare, rispose alla sua provocazione.
"Non alzare il tono della voce
con me! Sono tua madre ed esigo rispetto! Questa foto non è tagliata, è
perfettamente intera. Inoltre non so di cosa tu stia parlando perché io non
conosco nessuna Kaeru!" La madre le porse indietro la foto.
Kagome l'afferrò tremante e con
un gesto di rabbia l'accartocciò per poi gettarla a terra.
"KAERU ERA MIA FIGLIA! TUA
NIPOTE!"
"Adesso basta Kagome! IO non ho
mai avuto nipoti e tu non sei mai stata madre! Che ti sta succedendo, sei forse
impazzita?!"
Dopo la frase alterata della
madre, Kagome corse nella propria camera. Guardò il punto laddove un tempo stava
il lettino di Kaeru per vederlo vuoto, aprì con disperazione l'armadio e prese a
rovistare tra i suoi vestiti alla ricerca degli abiti di Kaeru. Si bloccò
tenendo le ante aperte e respirando affannosamente. Sgranò gli occhi e guardò
nei cassetti ricordando dei disegni della figlia.
Non c'era più niente.
Kaeru sembrava non essere mai
esistita.
Dal soggiorno sentì la voce del
fratello e quella agitata di sua madre.
Corse di nuovo, incespicando
nelle scale. Appena lo vide, afferrò il braccio del fratello che l'osservava
meravigliato e con sorpresa.
"Kaeru! Kaeru! TU ti ricordi di
lei, vero?! Sì... giocavi sempre con lei, ricordi?!"
Il fratello non rispose, ma
scosse la testa.
"... ricordi, vero?" Strinse
con forza la divisa del fratello. Chiuse gli occhi sentendo una fitta al
ventre... tutto quello che percepì in seguito fu il pavimento freddo sotto di
lei.
**
La ciotola d'acqua le scivolò
dalle mani, bagnandole la parte inferiore del suo yukata.
"Ehi, ehi, si può sapere cosa
combini?"
Miroku comparve accanto allo
spigolo della porta, mentre osservava Sango che aveva preso ad asciugare il
pavimento legnoso.
"... niente. Ho avuto solo una
strana sensazione..." poi si sollevò dicendo "deve essere la vecchiaia." Con un
braccio si strofinò la fronte sudata e ripose lo straccio su una panca lì
accanto.
Miroku le si avvicinò
cingendole delicatamente la vita.
"Lo sai che devi stare
attenta."
"Si lo so." e per tutta
risposta, Sango gli diede un pizzicotto sul dorso della mano.
Miroku ritrasse la mano,
scuotendola avanti e indietro, guardando deluso la cacciatrice. Non si arresse e
le afferrò il volto con lei mani, sfiorando le labbra di lei con le sue.
"Ricorda che non sei più sola
sciocchina." le disse sfiorandole il ventre.
Sango sorrise di rimando,
annuendo.
Aspettavano un bambino, o
meglio... lei aspettava un bambino.
Stentava ancora a credere che
nel giro di pochi mesi un bambino avrebbe preso a chiamarla
mamma...semplicemente perché era un ruolo che non le si addiceva. Inoltre tenere
il figlio che aveva dentro aveva comportato delle rinuncie, per lei molto
ingenti. Da un mese aveva smesso di cacciare spettri e demoni, aveva riposto in
un angolo della propria capanna il suo boomerang gigante e aveva iniziato a
condurre una vita tranquilla... forse fin troppo noiosa, abituata come era a
fare movimento per tutto il giorno. Ma erano chiaramente rinuncie fatte
volentieri, seppur a malincuore, perché desiderava da tempo la concretizzazione
del loro amore. E proprio in questo periodo di stasi, aveva sospettato che
Miroku la tradisse. Avendo un figlio... il loro figlio, il timore per
l'abbandono da parte di Miroku era sempre crescente.
Tornò a stendersi nel letto,
seguita da Miroku.
Il monaco posò delicatamente il
capo sopra il suo ventre, sospirando speranzoso.
"Miroku," esordì Sango "dubito
che tu possa sentire qualcosa... è solo un mese."
"Se parli non sento di certo!"
disse con caparbia l'uomo.
La cacciatrice sospirò.
Quando aspostò lo sguardo, vide
gli occhi di Miroku fissi su di lei. Arrossì leggermente "E adesso che c'è?"
Miroku sorrise, un sorriso
stranamente serio.
" Stavo solo pensando..." disse
afferrandole una ciocca di capelli "... che gravida sei ancora più bella."
Sango arrossì violentemente,
non molto avezza a quel genere di complimenti.
Miroku le sorrise di nuovo,
posandole una mano sopra alla testa. Poi si allungò fuori dal futon afferrando
una sacca di media grandezza e la posò sulle ginocchia della cacciatrice.
"Cos'è?" chiese Sango, sfilando
il laccio di corda che teneva chiusa la sacca.
"... bhé, finalmente sono
riuscito a raggiungere almeno uno scopo nella mia vita."
Sango spalancò gli occhi
osservando lo scintillio delle monete d'oro che la sacca conteneva.
"Ma...?"
"Ho lavorato parecchio, ma alla
fine ne è valsa la pena... i Signori dei castelli pagano parecchio... non so se
considerarli degli stupidi o meno... comunque," disse incrociando le gambe "
questi saranno sufficienti per noi ed il nostro bambino."
Sango rimase in silenzio,
fissando il laccio di corda abbandonato sul futon.
"Ehi, ehi, perché piangi
adesso??" Miroku si spostò per osservare meglio il volto della cacciatrice.
Sango scacciò via le lacrime dagli occhi, dandosi mentalmente della stupida per
aver dubitato di Miroku. In un attimo, tutti i pensieri, i dubbi che aveva
covato dentro i recessi della propria anima, svanirono di colpo come neve che si
scioglie sotto il sole.
Sango prese la mano di Miroku,
incrociando le proprie dita con quelle di lui e poi, sorrise.
"Che bravo papà avrà il nostro
bambino."
E stavolta non fu lei ad
arrossire.
**
Osservò con ostinazione
l'incavo del proprio braccio; un prurito sgradevole sembrava torturarle la
pelle. Si strofinò l'arto con la veste che indossava, provocando un leggero
arrossamento. Poi la sua attenzione deviò dal braccio all'ambiente circostante.
Era la capanna di Inuyasha. Scosse la testa, convinta come era di trovarsi nel
suo mondo, nella sua casa e con la sua famiglia. Chiamò a voce alta il mezzo
demone, ma non ricevette risposta. Al di fuori della finestra la luna
risplendeva chiara e luminosa sostituendo malamente l'astro del giorno.
Era sola.
Si affacciò alla porta della
stanza che condivideva con il mezzo demone: il futon era ordinato, segno che
nessuno vi aveva dormito. Camminò al centro della stanza per poi fermarsi,
cercando di captare rumori provenienti dall'interno.
"Mamma."
Kagome si voltò di scatto,
osservando allo stipite della porta legnosa l'immagine di Kaeru. Indossava un
pigiama rosa, cosparso di coniglietti bianchi. Kagome sorrise ricordando che
quello era il pigiama preferito della figlia. Kagome le si avvicinò chinandosi
per arrivare all'altezza della piccola, fece per accarezzarle la testa, ma la
sua mano attraversò il corpo della piccola come se questa fosse diventata un
essere incorporeo. Riprovò, mentre l'espressione di Kaeru era rimasta bene o
male la stessa.
"Kaeru...?"
Kagome cercò con gli occhi un
oggetto da poter afferrare e toccò uno stecco di legno usato per alimentare il
fuoco. Aveva percepito perfettamente la superficie legnosa e ruvida, ma
nonostante tutto non riusciva a toccare il corpo della figlia. Si voltò nel
punto in cui Kaeru stava in piedi, ma lo scoprì vuoto. Rimase immobile cercando
di capire razionalmente ciò che stava vivendo.
Forse era un sogno. Si, doveva
essere senz'altro un sogno.
"Mamma."
Kaeru stava di nuovo in piedi,
stavolta dietro di lei. Kagome si voltò nuovamente, ma l'immagine della bambina
di dissolse davanti ai suoi occhi. Poi, come in una sequenza cinematografica, il
corpo trasparente e chiaro di Kaeru prese a comparire e scomparire intorno alla
madre; ogni volta che appariva la bambina assumeva espressioni diverse e
contrastanti: quando una risata, quando un pianto. Kaeru era la rappresentazione
perfetta di un fantasma.
Chiuse gli occhi, in parte
impaurita da quegli eventi a lei del tutto estranei. Mormorò il nome della
figlia e in seguito quello di Inuyasha.
Quando i suoi occhi tornarono a
vedere, una Kaeru dall'aria tranquilla aleggiava sospesa di fronte a lei.
"Mamma, io devo andare."
"Andare..? Che stai dicendo
Kaeru?"
La bambina sembrò guardarla
pensierosa.
"Devo tornare a casa."
"Ma... è questa la tua casa!"
Kagome tentò di afferrare la figlia, invano.
Kaeru scosse la testa,
indicando il ventre della madre.
"Un'affarino luminoso mi ha
detto che io sto lì, ora."
"... lo Shikon?"
Kaeru fece spallucce.
Si avvicinò poi a Kagome,
sfiorando con le sue piccole labbra le guance della donna. Anche se quel gesto
voleva essere caldo, Kagome sentì solo freddo.
Con un gesto inaspettato per la
stessa Kagome, Kaeru si mosse verso di lei passandole attraverso, all'altezza
dell'addome. Kagome vide un luce bianca brillarle davanti che svanì nell'istante
stesso in cui Kaeru era scomparsa.
Si chinò, poggiando le mani sul
pavimento della capanna.
Osservò la pelle della mano
cospargersi delle striature colorate del legno.
Di lì a poco, scomparve del
tutto.
**
Il primo odore che percepì
chiaramente fu quello acre e intenso del disinfettante. La sensazione fredda del
pavimento era scomparsa, al suo posto qualcosa di soffice e caldo toccava le sue
spalle; aprendo gli occhi Kagome notò il sacchetto di una flebo il cui filo
pendeva dal letto su cui era sdraiata. Fece scorrere lo sguardo fino a
incontrare gli occhi della madre, ora più tranquilli e sereni, mentre dalla
parte opposta del letto, Sota stava seduto su uno sgabello datogli per
l'occasione. Sentì la testa intontita e riuscì a fatica a mantenere gli occhi
aperti.
"Kagome-chan? Ti senti meglio?"
Kagome sollevò il braccio
destro e fece una smorfia nel vedere l'ago sotto la sua pelle.
"...prude."
"Come?" La signora Higurashi si
sporse sopra il letto della figlia. Le posò una mano sulla fronte, spostandole
le ciocche di capelli ai lati della testa. Fu una sensazione talmente piacevole
che Kagome emise un sospiro di sollievo.
"Kagome..." Prese a dire la
madre, "... sapevi di aspettare un bambino?"
Kagome guardò la madre con
sguardo spaesato.
Ora aveva la sensazione di
averlo sempre saputo, come chiara fu la consapevolezza che Kaeru non era mai
esistita.
"Sì... in un certo senso."
"Finalmente avrò un nipotino!"
Kagome sorrise mestamente alla madre, annuendo. Pensò a come avrebbe potuto
reagire la donna sapendo di avere avuto un'altra nipote, anche se per un tempo
relativamente breve.
"... Kaeru." farfugliò Kagome
posando una mano sul lenzuolo.
La signora Higurashi guardò la
figlia, di nuovo palesemente preoccupata.
"A proposito di questo Kagome,
io..."
"Kaeru... sarà il nome di mia
figlia."
La signora Higurashi la guardò
stupita.
"Oh, si certo... va bene. Ma
chissà se poi sarà veramente una femmina..."
Kagome non rispose. Il suo
sorriso sicuro valse più di mille parole.
Sdraiata sul letto, grazie a
una posizione più o meno favorevole, Kagome fissava le infermiere che oltre la
porta, camminavano svelte nel corridoio dell'ospedale. Sia l'ambiente che le
persone avevano iniziato ad esercitare su di lei un fascino incomprensibile.
Niente demoni, o creature maligne... solo esseri umani... normali. Per un
istante pensò a Sango e a Miroku, mordendosi la lingua, immaginandosi il loro
disappunto.
Immersa in quei pensieri,
fissava la parete bianca di fronte a lei e non ebbe modo di accorgersi della
presenza della madre.
"Kagome-chan, ti senti meglio
oggi?"
Kagome sobbalzò un poco sul
letto, guardando la madre con occhi sorpresi.
"Scusa, ti ho spaventato?"
"Si... cioè no. Non
preoccuparti, mamma."
La signora Higurashi sorrise al
goffo tentativo della figlia di rassicurarla. Prese a guardarsi intorno,
afferrando poi uno sgabello che avvicinò al letto.
"Ci ho pensato un po', ma alla
fine ho pensato di dirtelo."
Kagome guardò con occhi
incuriositi la madre che, di punto in bianco, aveva iniziato un discorso a prima
vista molto serio.
".. dimmi."
La madre aspettò qualche
secondo, cercando di costruire una frase adatta. Poi sospirò e scosse la testa.
"Inuyasha è venuto a casa
nostra ieri sera."
Kagome staccò la schiena dai
cuscini bianchi che la sorreggevano, incitando la madre a continuare il proprio
discorso.
"... ad essere sincera... quel
buffo ragazzo è sempre a casa."
Kagome esitò per qualche
secondo "... come ti è sembrato?"
"Perché?"
"Bhè... sono tornata a casa
senza dirgli niente."
"Era tranquillo... soprattutto
sapendo che eri al sicuro."
"Le hai detto del bambino?"
"Lo sapeva già."
"...capisco."
Trascorsero cinque minuti di
silenzio, Kagome vide i pugni della madre stringersi fino a rivelare il bianco
delle nocche.
"E' lui il padre vero?" La sua
tonalità di voce era neutra.
"Sì." Alla risposta di Kagome
la donna annuì.
Le mani di Kagome strinsero le
lenzuola candide del proprio letto.
"...senti mamma... anch'io
dovrei dirti una cosa... cioè, è qualcosa di assurdo... in questo mondo, voglio
dire... sai, non..." Kagome si bloccò osservando lo sguardo fermo della donna.
Sospirò.
"... io sono immortale."
La borsa che la signora
Higurashi teneva sopra le ginocchia cadde a terra. Pochi secondi dopo il tonfo,
la donna la raccolse con fare agitato. Kagome la osservò tristemente, mentre la
donna stava cercando di recuperare dei rimasugli del proprio autocontrollo.
Kagome voltò il capo nella direzione del piccolo comodino ed afferrò il coltello
con la quale aveva sbucciato una mela e fece sfiorare la lama con la sua pelle.
La madre, accortasi in ritardo del gesto, si alzò di scatto, facendo cadere lo
sgabello a terra.
Kagome si portò lo sgraffio
alla bocca succhiandone il sangue e poi lo mostrò alla madre. Nel giro di pochi
secondi il rossore della pelle era scomparso così come la ferita sul braccio. La
signora Higurashi osservò incredula, poi si abbandonò sul letto vuoto adiacente
a quello di Kagome.
Kagome non disse niente, non ne
ebbe il coraggio.
"... dovrebbe essere una bella
cosa, vero?" Domandò la madre.
Kagome la guardò, mentre questa
allontanava le lacrime dagli occhi.
"... insomma... esseri
immortali.... non morirai mai... è comodo... eppure, non riesco ad essere
felice."
Kagome chinò il capo e chiuse
gli occhi, lasciando la madre in silenzio. Sapeva il perché non fosse felice. Lo
sapeva.
Lei se ne sarebbe andata con
Inuyasha. Avrebbe vissuto per sempre la sua vita in un'epoca estranea alla loro.
In quel momento però, sentì il
bisogno impellente di dirlo.
**
It was as if my mind was made
up from before our eyes met
Even though you were unseen, like the midday moon, I knew
Non reagì, stette immobile. A
dividerli solo il piccolo spiazzo del suo tempio. Da una parte lei, Kagome, un
semplice essere umano che era riuscito a penetrare nel cuore di un demone,
dall'altra Inuyasha, il demone che aveva fatto innamorare un essere umano.
Le contraddizioni, a volte,
della vita.
Kagome prese a camminare, molto
lentamente verso la figura di Inuyasha, che, con le braccia conserte, attendeva
la donna vicino al tempio del pozzo Mangia-ossa. Alle sue spalle, la sua
famiglia richiuse la porta dell'ingresso, lasciandole la giusta intimità. Kagome
fece scivolare lo sguardo lungo i capelli argentei del demone che risplendevano
sotto al bagliore fioco della luna; con grande sollievo incontrò i suoi occhi
ambrati, privi di rabbia o rancore. Le sembrò tornare indietro, ai suoi
quattordici anni, quando per la prima volta vide Inuyasha al Goshinboku. E si
sorprese; si dice che nel momento della morte un essere umano rivive gli istanti
più belli della sua vita, eppure... tuttò ciò per lei non era morte, ma solo
rinascita.
Kagome afferrò delicatamente la
mano del demone, e gli sorrise. Il calore della sua mano la rassicurò. Inuyasha
non disse niente, rimase in silenzio, osservandola al chiaro di luna; poi il suo
sguardo si diresse verso la casa di Kagome, che ancora teneva le luci accese nei
piani inferiori.
Kagome notò lo sguardo di
Inuyasha e rafforzò la stretta alla sua mano. Il mezzo demone la guardò scuotere
la testa.
"E' tutto a posto. Abbiamo
chiarito."
"Bene, ne sono contento.... sei
sicura?"
Kagome gli sorrise.
Si lo era.
Si toccò leggermente il ventre,
e sorrise tra sè e sè.
Da una finestra, la signora
Higurashi vide la propria figlia inghiottita dalle tenebre del pozzo. Abbozzò a
un sorriso. Ricordò.
In quel momento però, sentì
il bisogno impellente di dirlo.
"... ti vedrò invecchiare, e
poi morire. Tu, il nonno... Sota. Io sarò sempre Kagome, il mio viso rimarrà
sempre lo stesso. Forse, avrai ripugnanza di me... io, che vedrò mio fratello
diventare sempre più vecchio... soffrirò anch'io mamma.... piangerò il giorno
che vi saprò morti. Ma questa è la vita che ho scelto, la vita che ho voluto. Il
mio destino è con Inuyasha. Capisci? Però voi sarete sempre la mia famiglia, che
viviate o meno, voi ci sarete sempre... per me, voi sarete immortali."
Nel mondo vige una legge
naturale: i figli non vengono fatti nascere per l'orgoglio personale di un
genitore, ma nascono per gli altri. Lei aveva rispettato la regola, avrebbe
vissuto senza rimorsi, sapendo sua figlia felice. E questo le bastava.
Socchiuse le tendine e camminò
canticchiando verso la cucina.
Quelle parole di Kagome...
... quelle sì, che sarebbero
rimaste immortali.
I breathe, bathed in
The light that is you
Together, let's search for a place to go
On this spinning star, beneath the rising and setting sun
Look at the gently drifting ocean moon
Le mani forti di Inuyasha la
issarono fuori dal pozzo. Aveva intravisto la madre a una finestra, ma l'aveva
ignorata volutamente. Parlare con lei, l'avrebbe portata alla lacrime. E non
voleva piangere. Voleva dimostrare a sua madre che lei era felice e che lo
sarebbe sempre stata.
Guardando Inuyasha nella contro
luce della luna, si chiese se la sua scelta fosse giusta per tutti.
Ma anche sapendola sbagliata,
l'avrebbe seguito comunque.
No matter what winds carried
others away, let's
Always stay the same, even if it means immature love
Don't pretty things up with
words like "consiracy" or "peace" Just hold me always, since tomorrow
might be the last
Kagome ridacchiò, mentre a
fianco di Inuyasha si stava dirigendo alla loro capanna. La risata sommessa
della donna incuriosì Inuyasha che volle subito sapere il motivo di quel moto
improvviso di gioia. Kagome alzò un poco le spalle "Tanto non capiresti...".
Inuyasha, ritenutosi offesso,
imprecò qualcosa e bloccò il cammino alla compagna.
"E sentiamo... cosa non
capirei?"
"Niente, niente... lascia
perdere."
"No! Ora me lo dici!"
Kagome incrociò gli occhi,
esasperata dal comportamento del mezzo demone.
"Stavo solo canticchiando una
canzone..."
"Canzone?"
Kagome prese a camminare, le
mani incrociate dietro alla schiena, calibrando il proprio passo in piccoli
saltelli.
"Si, musica... non hai mai
sentito qualcuno cantare Inuyasha?"
Il mezzo demone annuì con il
capo.
"Mia madre spesso lo faceva."
Kagome si voltò di nuovo,
osservando gli occhi del demone che per un breve secondo avevano rivissuto un
ricordo. La donna gli si avvicinò e circondò il collo del demone, affondando le
mani nei caldi capelli argentati.
"Scusa, non volevo varti
ricordare cose tristi.... Just hold me always, since tomorrow might be the
last."
Inuyasha alzò un sopracciglio,
non avendo compreso l'ultima frase canticchiata da Kagome.
"Eh?"
The light that is you
Help me know myself, with its crazy shining
Let's be carried away by the gently lapping waves of the wide sea
See, there's nothing more I want
Kagome sorrise.
"Abbracciami sempre, ogni
giorno, come se domani fosse l'ultimo. Vuol dire questo... o qualcosa del
genere." Gli baciò le labbra, sprofondando nel suo kimono nero.
"Feh, noi non moriremo mai...
per noi non ci sarà mai l'ultimo giorno."
"Bhè, può darsi." Disse Kagome
con tono deluso. Inuyasha, notando l'errore commesso, la strinse forte a sè.
"Ma mi impegnerò comunque."
Kagome contraccambiò
l'abbraccio, ma in seguito si afferrò il ventre con una mano.
"Ah!"
"Che c'è?" Domandò Inuyasha
agitato.
Here and now
I breathe, bathed in
The light that is you
Together, let's search for a place to go
On this spinning star, beneath the rising and setting sun
Look at the gently drifting ocean moon
Kagome rimase quasi sconvolta
dal repentino cambiamento del demone, prima così calmo.
"Nie-niente... credo che Kaeru
si sia mossa."
In realtà le era sembrato di
sentire un secondo cuore battere dentro di lei.
Un altro incessante battito
che, seppur debolmente, stava combattendo per farsi sentire.
Alzò il capo, le stelle
sembravano gareggiare per mostrare la loro luminiscenza, avvolte nel cielo cupo
della notte.
Stretta nell'abbraccio di
Inuyasha, portò di nuovo una mano all'altezza dell'addome.
Si stava muovendo, lei, la loro
bambina...
... la vera Kaeru aveva
iniziato finalmente la sua nuova vita.
Può sembrare una frase troppo amara da digerire,
ma dopo tre anni questa storia ha finalmente avuto una sua conclusione... un
finale che spero apprezzerete. Come potete aver notato leggendo l'ultimo
capitolo, la fine è abbastanza aperta, lascia lavorare l'immaginazione di ogni
lettore, ma allo stesso tempo è anche ben definita. Come scrittrice di
fanfiction spero di non aver deluso tutti i lettori che seguivano le vicende di
Kagome ed Inuyasha, ho cercato di creare un finale non troppo banale e spero di
esservi riuscita, anche se volendo il finale poteva essere anticipato con il
capitolo 27; ma a mio avviso così è molto meglio (me lo dico pure da sola).
Molti mi hanno scritto domandandomi se scriverò altre fanfiction su Inuyasha;
bene, vorrei rispondere in questo spazio rispondendo loro: non lo so.
Personalmente dubito di riuscire a scrivere una storia che possa coinvolgere più
di Ritorno al passato e ho paura che sarebbe una delusione per alcuni di voi.
Non so... avete mai notato che i sequel dei film non sono mai belli come il
primo film effettivo? Questo è in un certo senso l'errore che ho paura di
commettere: creare qualcosa di ripetitivo e noioso.
Comunque mai dire mai nella vita.
Potrei infatti scrivere una continuazione di
Ritorno al passato e fregarmene altamente. Infatti (non createvi troppe
illusioni) avrei in mente una cosina, una sorpresa mi pare di aver scritto da
qualche parte a questo proposito... ma la buona riuscita della sorpresa
dipenderà anche dal mio tempo a dispozione.
Che altro dire se non alla prossima?
Statemi bene gente!
Claudia
Commento post-finale
in data: 14 Ottobre 2008
No, non siete affetti da allucinazioni.
Sono passati ben quattro anni dal commento
sovrastante, sorpresi?
Recentemente, grazie ad una iniziativa condotta
dal sito, ho constatato con piacere che "Ritorno al Passato" è stata proprosta
come una delle fanfiction che valesse la pena di leggere.
E ringrazio colui o colei che ha menzionato la mia
storia.
In questi quattro anni ho cambiato fandom, Harry
Potter soprattutto, ma ho pensato di "ri-strutturare" un poco questa vecchia
fanfiction, correggendo i !!! e i ??? di troppo e cambiando qua e là piccole
cose.
Di nuovo, ho ri-scoperto quanto ami questa storia
e quanto essa abbia fatto parte di me.
Come tutti saprete, questa storia conta di un
continuo, Neverending Milky Way. Quest'ultimo non è concluso (se leggete la data
dell'ultima pubblicazione, potreste perfino spaventarvi), ma rimane comunque
un'opera in cui metterò prima o poi mano.
Niente di particolare, insomma.
Mi lascio unicamente cullare da questo dolce
revival.