Kuroshitsuji: Sebastian's Countdown ~ A Story with the taste of Honey and Ginger~

di the spirit eater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seven days Left: Charles Clock, a man made by ginger and milk ***
Capitolo 2: *** Six days Left: Phantomhive's Mansion under Attack ***
Capitolo 3: *** Five Days Left: Vanilla Truth ***



Capitolo 1
*** Seven days Left: Charles Clock, a man made by ginger and milk ***


Stringeva tra le mani un bicchiere in un cristallo finemente lavorato.

“Dimmi Sebastian, da quanti anni è che lavoriamo insieme?”

Un uomo dagli occhi nocciola, profondi come un pozzo di cui non si vede il fondo, e i capelli neri e lisci come la seta in una giacca nera rispose velocemente.

“Sono ben cinque anni, Charles.”

“E ora rispondimi nuovamente Sebastian”

“Dimmi Charles.”

“Quanto tempo mi rimane prima che il nostro patto vada adempito?”

Il giovane e affascinante uomo nascose perfettamente un sorriso malizioso.

“Domattina alle sette mancherà esattamente una settimana. Sette giorni o 168 ore o ancora 10080 minuti ovvero 604800 secondi.”

“Capisco”

La mano dell'uomo tremò leggermente, ma la convulsione venne immediatamente fermata con decisione.

“Ancora un'ultima faccenda, dobbiamo sbrigare solo un'ultima faccenda.”

Un bagliore rosso guizzò nelle iridi di Sebastian.

Un dolce sussurro uscì dalle sue stupende labbra filiformi mentre prendeva in mano un meraviglioso orologio da taschino in argento: “Se ne avrai il tempo, Charles”

 

Sebastian era esterrefatto: nonostante quanto i due si fossero detti la sera precedente, anche quella mattinata iniziava le altre.

Charles e Sebastian erano seduti ai due estremi di un tavolo circolare apparecchiato in modo sobrio con una tovaglia orientaleggiante e posate in argento. Al centro del desco vi era una minuta portata ricolma di dolci classici inglesi.

In due tazze da tè in porcellana cinese il maggiordomo gli aveva appena servito la solita bevanda.

Per Charles Clock, un uomo davvero eccentrico per certi aspetti, non esisteva il the delle cinque o la classica colazione inglese.

Per Charles Clock ogni mattina alle 10 andava servito un honey ginger ed andava servito nella sala degli svaghi: come se i due fossero bambini a merenda.

Come ogni mattina il latte fresco veniva scaldato e vi veniva delicatamente disciolto del miele d'acacia e della polvere di zenzero.

Sebastian come ogni mattina osservò il commensale.

Non era un caso se Charles Clock odorasse perennemente di miele e zenzero: un profumo inaspettato per il loro tempo, un profumo da orientale e lui stesso pareva un uomo fatto di latte e zenzero: un giovane sui venticinque anni dalla carnagione bianca, come il latte, i capelli biondi, come lo zenzero e il miele, e gli occhi nocciola e candidi come quelli di un neonato. Il viso era dolce e iniziava ad assumere i connotati di un uomo, ma il volto era glabro, curato, come a voler rinnegare il tempo, come a voler dimenticare Quella cosa.

“Non è forse buonissimo, Sebastian?” Charles interruppe il profondo pensare del suo commensale.

“Lo sai Charles, noi demoni non siamo grandi estimatori del vostro cibo, se potessi fare a meno di questa brodaglia sarei molto felice”

L'espressione di Charles divenne irritata come ogni mattina e alzò la voce all'improvviso

“Certo che è impossibile farti cambiare idea, eh?!”

Il demone provò a parlare, ma venne immediatamente interrotto

“Eppure non la senti? Non la senti la dolcezza del latte fresco di giornata? Il sapere delle erbe di montagna che contiene in se?Non senti l'aromatizzazione del miele? La fragranza dell'acacia? La sfrontatezza del suo sapore? E quel piccante che prolunga la sensazione di calore? E' quello che rende questa vivanda speciale! E' lo zenzero, polvere degli dei!”

Facendosi trasportare dalla passione Clock era finito per alzarsi dalla sedia e poggiare un piede sul tavolo.

“Certo che dimostri proprio cinque anni, eh Charles?”

Sebastian non abbandonò la sua pacatezza: continuò a sorseggiare la bevanda completamente indifferente alla scenata dell'”amico”, sapeva che lo avrebbe fatto infuriare e far infuriare gli umani era il suo passatempo preferito.

“Ma insomma Sebastian, sei proprio incorreggibile!”

Mettendosi una mano sulla fronte Charles espirò vigorosamente.

Si alzò dalla sedia dopo aver bevuto il suo honey ginger in rigoroso silenzio, andò in camera da letto seguito da Sebastian, si slacciò la vestaglia: rimase con il pigiama notturno, la giornata era definitivamente iniziata.

Sebastian si avvicinò alle spalle di Charles per poi iniziare a spogliarlo delicatamente.

“Cosa dobbiamo fare oggi Sebastian?”

Iniziò con la prima delle quattro domande che ogni mattina il ragazzo poneva al demone.

“Oggi con la massima priorità devo rintracciare un informatore in mattinata, in seguito il pomeriggio sarà dedicato ad ottenere le informazioni. Nella mattinata lei si recherà al ricevimento del signor Hearts, nella nottata non ci sono programmi, tranne La solita cosa.”

“Ottimo, ti sei dimenticato di appuntare gli orari, ma stai migliorando nell'ordine di esposizione”

Sebastian lo sapeva: il suo padrone conosceva già alla perfezione la tabella oraria, ma voleva sentirsela ripetere da Sebastian per qualche motivo. Il demone faceva sempre il possibile per omettere dettagli e infastidire Charles, quella mattina stranamente non vi era riuscito.

L'alto uomo dai capelli corvini era dietro al proprio padrone ormai nudo: il corpo di Charles si rifletteva nei pochi specchi presenti nella stanza: un fisico asciutto e vagamente tonico, alto non più di un metro e sessantacinque: pareva un bambino coi suoi capelli arruffati, ma i suoi occhi, anche se pieni di luce, celavano nel profondo un'infinita oscurità.

L'uomo dagli occhi ormai divenuti rossi iniziò a vestirlo lentamente con un sorriso malizioso sul volto. Il sigillo del contratto brillava di una luce azzurra sulla spalla sinistra del signor Clock.

“Quanto tempo mi rimane Sebastian?”

Eccola, la seconda domanda: uno dei momenti della giornata che davano massima gioia al demone.

“Sei giorni, 8 ore, 50 minuti o 152 ore e 50 minuti o ancora 9170 minuti. Ovvero 550200 secondi.”

Charles deglutì mentre la sua testa dai tanti capelli faceva dolcemente capolinea dalla maglietta in seta, tentava di nascondere la preoccupazione al famiglio, senza successo.

Ed ecco la terza domanda, quella che più scocciava il demone e che gli ricordava l'ostentata noncuranza nei confronti di tutto del suo padrone.

“Sebastian, ricordami qual è l'impegno più importante della giornata!”

“La solita cosa Charles: rubare un pugno di zenzero in polvere”

“Esattamente, Sebastian. Esattamente.”

 

Charles uscì dalla stanza, il suo demone era ormai già perso tra le strade di Londra. Per un attimo le gambe del giovane uomo cedettero costringendolo ad appoggiarsi all'uscio che aveva chiuso dietro le proprie spalle.

Un diffuso tremore lo colse. Si fermò il polso in modo deciso col braccio destro.

“Io...Non Voglio...Non Voglio...Mo...” Strinse i denti, non doveva dire quelle parole, non era quello il luogo, non era quello il momento.

“Devo riuscire a fare quella cosa, lo devo trovare, io...Io”

Il tremore riprese, le gambe cedettero del tutto: Charles scivolò lentamente appoggiato alla porta finendo col sedersi a terra e rannicchiandosi. Così, come chiuso in un bozzolo sentì l'odore di zenzero e miele che permeava i suoi vestiti. Una eco della propria memoria, un volto, luce.

“E' proprio vero che gli odori riportano alla mente molti ricordi”

Disse queste parole aprendo gli occhi dolcemente e sorridendo.

Clock si alzò in piedi, il tremore era finito: iniziò a camminare, una lacrima scese sulla sua guancia.

“Sono proprio uno stupido.”

Si voltò: dietro le sue spalle vi era un lungo corridoio, in fondo, sulla destra era situata la sua camera, mentre sulla sinistra un altra porta sembrava attirare l'attenzione del giovane...

Ginger and Honey, this is the magic. Put them into milk, and of your wish think”

Sorrise.

“Sono proprio uno stupido, scusami”

 

Le strade affollate di Londra non erano la miglior cosa per una persona della costituzione di Charles: da sempre i membri della sua famiglia avevano sofferto di gravi problemi di salute, indubbio retaggio dei molteplici matrimoni interfamiliari. O almeno queste erano le conclusioni dei migliori medici che avesse consultato.

La carnagione molto chiara non gli permetteva prolungate esposizioni solari, e fortunatamente abitava in Inghilterra. Inoltre lo smog londinese offendeva i suoi polmoni irreparabilmente, tanto che dopo un paio di ore nelle zone più inquinate iniziava a tossire malamente.

Era inadatto a vivere.

Grazie a Dio con lui c'erano Sebastian, Celine e Walter: il suo “amico” e i suoi maggiordomi.

Per sfortuna quello adibito ai pasti principali era proprio Sebastian: un cuoco orribile incapace di cucinare cibo con un sapore accettabile. I due maggiordomi di vecchia data riuscivano a stento ad organizzare le pulizie e le faccende dell'enorme casa in cui risiedevano .

Sebastian non doveva fare troppo, era infondo un ospite.

 

Ed ecco che dopo diverse minuti di cammino si ritrovò davanti a casa Hearts: un ricevimento in pieno giorno, quasi di mattina presto. Si vedeva che i valori vittoriani continuavano a scemare: la dedizione agli affari veniva sempre meno.

“Oh, signor Clock.”

“Salve Signora...”

Venne inglobato dalla festa, ma nella sua mente un pensiero restava fisso, un orologio continuava a ticchettare, il sussurro di un diavolo gli ricordava quale fosse la sua imminente fine.

 

Due ore dopo Charles si stava abbandonando sulla poltrona del salone di casa sua, era sfinito: gli eventi mondani assorbivano la poca energia che gli era rimasta.

Si rialzò in breve mettendosi a tavola dove Sebastian aveva preparato “qualcosa”: nel senso che era come al solito dal sapore indistinto. Ma Charles Clock non dimenticava mai la propria filosofia di vita.

“E' ottimo, Sebastian”

Il demone doveva trattenersi ogni volta dall'inveirgli contro, era perfettamente conscio del fatto che quel cibo era nauseabondo.

Voleva chiederlo, voleva assolutamente saperlo: perché Charles si ostinava a dire che era buono?

Ma non poteva, sarebbe stato segno di debolezza, un voler sapere degli esseri umani: lui era superiore, lui doveva essere distaccato nei confronti del mondo degli umani.

“Mi fa piacere Charles”

Il sorriso angelico che Sebastian riusciva a ostentare era come al solito degno del migliore attore di Londra.

Dopo aver ingurgitato il pasto provando a sentirne il sapore il meno possibile Charles assunse improvvisamente un'aria seria, che quasi non gli si adiceva.

“Allora?”

“Ecco: ad una persona si potrebbe anche chiedere, ma...”

Sebastian pareva stranamente a disagio

“Forza, dimmi di chi si tratta!”

Il demone inspirò a fondo e quasi con un ribrezzo di fondo parlò

“Si chiama Undertaker, è un bacchino con mani in pasta un po' ovunque con la malavita. Si dice sappia molte cose dato che davanti ai suoi occhi passa tutto il male della società.

Charles fece un espressione vagamente disgustata

“E va bene.”

Il ragazzo guardò un attimo Sebastian negli occhi: ora la sua voce era algida e fredda, era serio, con tutto se stesso, il demone non poteva rispondere in modo vago quando il suo padrone lo comandava con uno sguardo così autoritario.

“Pensi che saprà anche dell'incidente di cui ti ho parlato?”

“Certo.”

“Andiamo Sebastian!”

Yes My Master”

 

Il sole stava tramontando: ci avevano messo davvero un sacco di tempo per rintracciare quel bugigattolo fatiscente.

Charles provò a bussare alla porta, ma questa si aprì al primo colpo emettendo un suono stridulo ed inquietante: il giovane uomo aveva un aspetto vagamente spaventato.

“S...Se...Sebastian, vai prima tu...E' un ordine!”

Il demone si abbandonò ad una breve risata.

“Non pensavo foste così pauroso, Master”

L'espressione del londinese mutò in pochi secondi da impaurita ad arrabbiata

“Sebastian! Quante volte te l'ho detto! Il mio nome e Charles, non Master, Cha-R-Les! Vada per quando ti do ordini secchi con quel tuo stupido -Yes my Master-, ma non chiamarmi Master anche normalmente!”

“Va bene Charles, va bene”

Sebastian rimarcò il nome del suo padrone quasi in segno di scuse, ben consapevole che la cosa avrebbe irritato il suo Master.

Il demone si addentrò nel tetro luogo di lavoro di quel pazzoide seguito da un impaurito Charles che sobbalzava ad ogni ragnatela in cui incappava e ad ogni suono stridulo o improvviso.

Arrivati in una saletta piena di bare ad un certo punto il coperchio di una di queste cadde rovinosamente facendo aggrappare Clock a Sebastian che sorrise divertito.

“Benvenuti miei cari clienti”

Un uomo dai lunghi capelli bianchi con una profonda cicatrice sul viso parlava dalla bara quasi fosse una cosa normale.

Charles si fece coraggio e parlò con voce stridula e impaurita

“No...Noi...Ecco...Lei...Ehem...Potrebbe darci delle informazioni?”

Il becchino sorrise.

“Dipende da che tipo di informazioni. Se volete quelle sul prezzo dei miei “servigi” sono gratuite” si mise una delle due mani, coperta da una lunga manica, per soffocare una risatina “altrimenti sappiate che per informazioni “preziose” è richiesto un pagamento speciale”

Sebastian sembrava non trovarsi a suo agio.

“Avanti parla!”

Charles stava progressivamente riprendendo coraggio, era assolutamente necessario

Undertaker gioiva sotto i folti capelli

“Io voglio...”

Charles deglutì profondamente

“...Una risata di prim'ordine”

L'espressione del cagionevole londinese era inappagabile: un misto tra lo stupefatto e l'inorridito. Intuendo che tipo fosse quel becchino il “Master” decise di provare ad ottenere le informazioni da solo.

“Ehem, ecco. Sebastian, puoi lasciarci un attimo soli?”

Charles indicava la porta dalla quale errano arrivati con il volto vagamente arrossato e lo sguardo basso.

Sebastian fu sorpreso, ma senza ribattere uscì dall'esercizio.

Dopo pochi minuti una acida, ma piena risata sopraggiunse da dietro il portone di legno contro il quale era appoggiato Sebastian

Charles salì le scale da solo con un viso scuro e pallido.

“Andiamo Sebastian”

Aveva gli occhi vitrei, assolti, tragici. Cosa era successo là dentro?

“Dove mio Ma...Charles” Di nuovo quella sensazione: Sebastian voleva sapere, cosa diavolo era successo lì sotto?! Come demone aveva sempre fiancheggiato i suoi padroni, aveva visto e udito le loro vicende più oscure, ma da Charles nulla! Solo sorrisi e quello stupido Honey Ginger! Perché si stava interessando così tanto, cosa c'era di interessante in quell'esseruccolo fragile ed incostante?!

“Alla Casa di Città dei Phantomhive, stanotte le persone che cerco si dirigeranno lì.”

Sebastian provò a parlare, ma venne subito interrotto.

“Questa notte, dovrai eseguire tutti i miei ordini, non fiatare, non chiedere nulla.”

Finalmente il suo lato autoritario era venuto fuori, anche lui allora era come tutti i suoi precedenti padroni, eh? Il demone provò una specie di sadica soddisfazione

Clock si voltò un attimo guardandolo negli occhi“Per favore”

Gli occhi del demone si affossarono nelle orbite, lo sguardo si fece tremulo

no,no, no! Non poteva essere così! Nessuno, nessuno aveva mai osato trattarlo in modo così umano, nessuno doveva azzardarsi a farlo: lui era un demone...Lui...

La luna scintillava flebilmente su Londra che veniva lentamente avvolta da una coltre argentea: Clock si rifugiò sotto il suo cilindro e dentro il suo mantello grigio, Sebastian lo seguì coperto da una giacca nera, in silenzio.

As You Wish, my Master

Charles non rispose se non con un nuovo passo deciso verso casa Phantomhive,

 

Il suo studio era nuovamente “vuoto”.

Undertaker si stese dentro una delle tante bare, quel giorno aveva vissuto una situazione molto interessante: solo diversi anni dopo un bimbo dai capelli blu gli avrebbe nuovamente regalato una così piacevole giornata.

“Quell'umano, era molto interessante”

I capelli che coprivano il volto di quello strano individuo vennero scostati dalla fronte lasciando liberi due occhi dal colore verde-giallo penetranti e ricolmi di oscurità.

“Quel demone, Sebastian, non credo si sia nemmeno accorto di quanto stia venendo manipolato”

Il becchino si abbandonò ad un'altra sguaiata risata .

“Divertente, davvero divertente!”

Salve a tutti!
Per chi non mi conosce sono the Spirit Eater autore dalle diverse idee e dal poco tempo!
Quattro parole su questa fan fiction: Sebastian's Countdown nasce come un mio piccolo tentativo personale di rivincita: in passato tentai di pubblicare un'altra ff a tema kuroshitsuji che si rivelò però un grande fallimento (100% colpa mia eh).
Volendo provare a riscattarmi questa ff che già ora mi sta molto a cuore: sarà una miniserie di 7 capitoli in linea teorica.
Buona lettura e se potete lasciate una recensione
“Ginger and Honey, this is the magic. Put them into milk, and of your wish think"

P.S.
"Yes my Master" è la "nuova" formula di Seb in quanto clock non è un nobile, ma un appartenete ad una famiglia di borghesi arricchiti 
"Ma Sebastian é il nome che gli ha dato Ciel blahblahblah" tranquilli lo so, capirete più avanti ^^
"Ma sto' capitolo è da verde, perché hai messo arancione?" wait for the new chapter
        
P.P.S. 
Sono uno dei due membri del duo RedCircus: un account per più persone che vogliono scrivere fan fiction a 4 o più mani.
Se cercate nuovi autori con cuii confrontarvi o con cui scrivere storie potete fare una richiesta al sottoscritto ^^

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Capitolo 2
*** Six days Left: Phantomhive's Mansion under Attack ***


Quel momento sarebbe stato più poetico se la luna avesse risplenduto nel cielo.

Quel momento sarebbe decisamente stato più romantico se sotto il cielo stellato quei due uomini stessero camminando fianco a fianco solo per il piacere di farlo.

Ma purtroppo non era così: il cielo londinese gravido di nuvoli temporalesche avvolgeva silenziosamente la città inglobando le polveri sottili che presto avrebbe rigettato sotto forma di pioggia grigiastra e acida.

Charles Clock si fermò d'improvviso: erano arrivati. Nel suo cappotto pesante e con quel grande cilindro pareva ancora più minuto di quanto già non fosse.

Casa Phantomhive non sembrava così diversa dal normale: una banale magione di città da nobile altolocato inglese.

Il biondo guardò il proprio “amico”

“Sebastian: temo che entrare dalla porta principale sia fuori discussione.”

Il demone sorrise suadentemente

“Temo che lei abbia ragione”

Clock rivolse uno sguardo scocciato a Sebastian.

“Entriamo da una finestra: non fare rumore, non romperla”

“Yes my Master”

Il famiglio prese in braccio velocemente il proprio contraente spiccando poi un leggiadro salto: la finestra si spalancò senza la necessità di aiuti.

I vibranti occhi di Sebastian emisero un provocante scintillio di fiamma. Charles pareva quasi imbronciato: nel suo essere così infantile avrebbe voluto anche lui avere poteri magici.

Appena messo piede nella stanza i due compresero immediatamente il terribile errore commesso: si trovavano in una camera da letto!

L'ambiente era scuro e privo di luci, l'aria era quasi dolciastra.

Clock provò a fare un passo, ma inciampò in un giocattolo: rischiava di cadere a terra facendosi notare dal padrone di casa (che lo avrebbe scambiato per un rapitore): il piano sarebbe andato in fumo.

Sebastian recuperò l'altro prima che il danno fosse irreparabile. Buffamente i due si ritrovarono in una posa equivoca: Sebastian stringeva da dietro il proprio padrone con forza serrandogli la bocca con la mano per non fargli emettere nessun gemito di sforzo o sorpresa.

Il demone comprese subito la situazione: si mosse nel buio con sicurezza aprendo la porta e invitando il suo padrone ad uscire con l'aiuto della flebile luce emanata dall'uscio.

Chiudendo la porta Seb si girò per guardare chi stava dormendo in quella stanza: i suoi occhi nocciola incontrarono due iridi blu come la notte.

Un bambino sui quattro anni stava fissando Sebastian intimorito: aveva capelli ed occhi blu e un'espressione terrorizzata.

Un brivido percorse la schiena del demonio: un presagio di innumerevoli fatiche future si sarebbe detto col senno di poi.

Sebastian si voltò mentre chiudeva l'uscio: si mise l'indice davanti alla bocca sussurrando quel sibilo che voleva intendere “zitto, è tutto un sogno”.

La porta si chiuse, i due erano momentaneamente in salvo: dovevano assolutamente trovare lo studio del padrone di casa: avevano ormai pochi minuti.

In quell'attimo un grosso orologio nell'atrio scoccò la mezzanotte

“Ti rimangono sei giorni di vita, Charles”

Il londinese parve non curarsi della frase provocatoria del suo accompagnatore e continuò deciso puntando una massiccia porta in mogano.

 

Clock bussò docilmente.

“Celine non ho bisogno di nulla”

“Temo, di non essere Celine”

L'uomo di latte e zenzero deglutì aprendo lentamente la porta.

“Non ci spari per favore, siamo qui nei suoi interessi!”

Era visibilmente in ansia.

I due si trovarono davanti un uomo sulla trentina dal volto bellissimo: occhi e capelli azzurri come il bambino nella camera, un viso longilineo e lineamenti dolci e quasi femminei. Con sguardo serioso da dietro una lussuosa scrivania ricolma di carte e penne fissava i suoi “ospiti”, si reggeva il volto con una mano, quasi con fare annoiato. Ad uno sguardo più attento si sarebbe capito che quella mano che spariva sotto la scrivania stava impugnando una pistola.

“Affari?”

Charles si tolse il cilindro, sospirò

“Affari”

I due entrarono nello studio: Vincent pareva comunque a suo agio: doveva essere abituato ad un certo tipo di intrusioni e doveva comunque sentirsi tranquillo.

“Sedetevi pure” il conte Phantomhive indicò due sedie dal lato opposto della scrivania in cui era seduto

Charles declinò, voleva tagliare corto

“La questione è semplice: vorremmo stringere un'alleanza”

Vincent spalancò gli occhi.

“Voi vorreste...allearvi coi Phantomhive?”

scandì ogni sillaba completamente stupefatto: esplose subito in una fragorosa risata.

“Due sconosciuti vorrebbero allearsi con il più alto esponente dell'aristocrazia del male? Credete sia così facile ottenere il nostro appoggio?”

Charles non si fece smuovere

“Temo che lei abbia frainteso..”

sorrise, adorava ribaltare la situazione

“...Quella che le propongo è una breve alleanza che va ad interesse “vitale” di entrambi”

Lo sguardo di Vincent divenne immediatamente più serio: dietro a quell'azzurro limpido come il cielo sembrava celarsi un'immensa oscurità.

“Parla”

“Delle fonti attendibili dicono che i membri della banda di Sherwood vogliano attaccare casa Phantomhive...”

Sebastian guardò interessato il proprio master: allora era quella l'informazione che Charles aveva ottenuto da Undertaker?

Vincent tornò a ridere

“Spero tu stia scherzando: pensi davvero che una banda di ladruncoli che rubano ai poveri possa attaccare un pezzo grosso come me...ahahah”

Le labbra di Clock si mossero velocemente, l'ultima parola del discorso fu come una stilettata

“...stanotte”

Il conte smise nuovamente di ridere, la sua espressione pacata tradì una vena di rabbia

“Nessuno, può mentire ai Phantomhive lo sai?! Osa dire il falso e te ne pentirai amaramente!”

Charles non perse nemmeno per un istante la propria compostezza, quando superava le proprie paure ci sapeva fare.

“Non stiamo mentendo: questa notte noi la salveremo, in cambio lei ci aiuterà a trovare e sgominare i capi di Sherwood”

“Stia tranquillo: chiunque provi ad attentare alla mia famiglia vedrà le più profonde pene dell'inferno”

Charles comprese la situazione, era vagamente intimorito da quell'uomo.

Nel momento in cui uscirono dallo studio una freccia infranse uno dei vetri dell'abitazione.

“Frecce?! Ma stiamo scherzando? Siamo nel medioevo?”

Vincent pensava di avere più tempo utile per prepararsi.

Charles reagì velocemente

“Sebastian riesci a capire quanti sono?”

Sebastian acuì il proprio udito. Il suo master aveva bisogno di lui, provò un sadico piacere.

“Mi dispiace: sono ancora per strada. Posso solo dire che sono sicuramente più di cinque e meno di quindici.”

Clock incrociò lo sguardo di Vincent

“Al piano superiore ci sono le camere da letto e le stanze della servitù: occupatevi di proteggere Ciel”

“Il bimbo?”

Sebastian si tradì volontariamente, Vincent lo fulminò con lo sguardo

“Sì”

Charles prese irato per la giacca Sebastian e lo portò nella camera.

Entrati nella stanza assistettero agli ultimi momenti di tranquillità che avrebbero potuto vedere durante quella notte.

Un rampino infranse la finestra svegliando di soprassalto il bimbo giusto pochi secondi dopo che la porta era stata chiusa

“Presto vieni di qua, Ciel!”

Charles prese in braccio quella tenera creatura che premette la faccia contro il suo petto.

“Sebastian occupati di quelli che entrano in quella stanza.”

Uscito dalla camera da letto Clock affinò i propri sensi: dal piano inferiore provenivano delle voci

“Caro, aiuto!”

“Tanaka pensa tu a lei, Celine io e te ci occupiamo del portone”

“Yes, my lord”

“Yes, my lord”

Dal piano superiore il grosso dei rumori proveniva dalla camera dalla quale era appena scappato: Charles entrò nella camera di un qualche maggiordomo e lo ripose nell'armadio

“Piccolo, qui sarai al sicuro! Non uscire per nessun motivo!”

“S...Sì”

Ciel era stordito, aveva semplicemente obbedito alla prima persona che gli avesse offerto il suo aiuto: non aveva visto ne il suo viso ne altro. Era piccolo e fragile, Charles lo guardò, gli ricordava una persona molto importante.

Clock richiuse l'armadio che aveva uno stupendo odore di te verde.

Tornò velocemente sui suoi passi estraendo una piccola pistola dalla giacca

I suoi occhi si erano fatti freddi e calcolatori.

Si avvicinò alla porta, sussurò poche parole

“Sebastian fammi rapporto”

Dall'uscio si fiondò fuori il diavolo che stava impugnando un set di posate tra le mani. Il balzo che aveva compiuto dalla stanza lo portò esattamente al fianco del suo padrone.

“ne rimangono pochi, sono solo due”

“Quanti ne hai uccisi?”

“Quattro”

“Quindi nel peggiore dei casi ne rimangono ancora nove. Sebastian vai a proteggere Ciel: qui ci penso io”

“Yes, my Master”

 

Charles entrò lentamente nella stanza: era tutto azzurro: dalle pareti alle tende, al letto. Qualche oggetto dorato spuntava qui e là.

Il giovane puntò la pistola verso uno dei due ormai impauriti ladri gli sparò senza pietà: il colpo centrò con ampia precisione il cranio del malcapitato che cadde a terra mentre una fresca pozza di sangue si espandeva sul pavimento. Non pareva più il solito ragazzo dolce e spensierato: un interruttore era scattato, qualche reazione chimica aveva tirato fuori una parte di lui celata ai molti. Altri quattro cadaveri, orribilmente mutilati, giacevano a terra.

Charles spostò aggraziatamente la mira sulla gamba dell'ultimo sopravvissuto sparando: un fiotto di sangue schizzo sulla parete .

L'uomo dal viso anonimo e dal corpo pieno di muscoli si mise a piangere

“Patetico”

Charles gli si avvicinò abbassando l'arma

“Vediamodi mettere le cose in chiaro”

“La prego non mi uccida!”

Le lacrime uscivano lente dagli occhi piccoli dell'uomo la cui gamba grondava di quel liquido rosso e caldo.
“Se parlerai ti lascerò in vita”

“Ma...ma non posso! Anche il capo...anche lui usa uno di quei mostri io...”

Charles parlava con calma, con una pacatezza che era più spaventosa di ogni ira o furia.

“Qual è l'obbiettivo di Sherwood?”

“Io...Io...”

“5”

“N...Non posso...”

“4”

“No, amico...”

“3”

“Aspetta”

Alzò la pistola all'altezza della tempia dell'altro

“2”

Il viso del borghese era alquanto infastidito.

“Vuoi dei soldi?”

“1”

“ne h...”

Clock mise la pistola n bocca alla vittima, senza lasciargli il tempo di finire la frase.

Il colpo parti secco insozzando nuovamente la parete della stanza

“Questi ladruncoli sono proprio privi di carisma”

Il giovane tornò dove aveva nascosto Ciel.

Tutto si era calmato: nella casa regnava ora il silenzio.

Vincent salì le scale tranquillamente, aveva una macchia di sangue sul viso.

Guardò il nuovo alleato.

“Ce ne sono altri?”

“no”

tirò un sospiro di sollievo.

“Perdonatemi, per stasera vi devo chiedere di andarvene, se mia moglie vedesse altri sconosciuti potrebbe dare di matto, a Ciel ci penso io. Grazie di tutto”

“Quando ci rivedremo?”

Il biondo era evidentemente spazientito.

“Tra due giorni se non vi è di disturbo”

Sebastian guardò contento il suo padrone, altro tempo prezioso sarebbe andato perso se lui non avesse fatto nulla

“va bene, allora a dopodomani alle 17”

“Certo rinuncerò ad ogni altro impegno, vi sono debitore”

Charles iniziò a scendere le scale dalle quali Vincent era appena arrivato

“state attenti, loro hanno un uomo pericoloso come noi due”

Il conte in quel momento aveva appena visto la scena nella camera del figlio.

Deglutì.

“Capisco”

Un arzillo vecchietto scortò i due fuori da casa phantomhive

 

I due si rigettarono tra le strade di Londra: era passato poco tempo da quando erano entrati: una pioggerellina flebile, lacrimosa, iniziò a cadere sul lastricato

“Sebast...”

Charles cedette, stava per cadere a terra quando Sebastian lo prese.

Aveva perso i sensi, forse quanto era successo quella notte era troppo per quel misterioso uomo di latte e miele.

Lo prese in spalla, sentiva l'odore dell'honey ginger chiaro e forte, corse.

In poco erano arrivati alla villa, mise il suo padrone a dormire, uscì, andò a rubare lo zenzero.

 

Sorse il giorno seguente.

Mancavano sei giorni

Seguì il classico Honey Ginger, la vestizione. Quel giorno non dovevano fare nulla, pioveva.

Charles lesse e chiacchierò con Sebastian.

Tutto parevo normale e tranquillo, ma una flebile tensione appesantiva l'aria.

Venne l'ora di adagiarsi.

“Sebastian”

Charles, affondato nelle coperte del suo grande e soffice materasso, pareva inquieto..

“Dimmi”

“Potresti cantarmi una canzone?”

Aveva gli occhi lucidi.

Il demone guardò il suo master perplesso

“Sì una canzone di quelle dolci, per riuscire a dormire, ho tanti brutti pensieri, ho paura.”

Sebastian sorrise, cantò un coro clericale con una voce profonda e sensuale.

“Stupido”

Sebastian si interruppe

“Eh?”

“Non si fa così! Vieni qui vicino, nel letto e canta sottovoce diretto nel mio orecchio”

Sebastian eseguì gli ordini: vestito si mise sotto le coperte e cantò una ninna nanna al suo padrone.

Charles si addormentò aggrappato alla camicia di Sebastian, durante il sonno pianse mille lacrime.

Salve a tutti! Eccomi tornato!
Se ho dimenticato di dirlo in precedenza allora lo dico ora: la storia sarà aggiornata ogni 20-30 giorni anche se il progetto è che gli ultimi due capitoli escano molto ravvicinati :)
Scrivere brani che contengono azione è davvero molto difficile xD devo riprenderci la mano!
Detto questo accolgo con grande gioia recensioni e commenti ^^
 
“Ginger and Honey, this is the magic. Put them into milk, and of your wish think"

P.S.
Dubbi o perplessità? lasciateli nei commenti e risponderò!
        
P.P.S.  ( arrendetevi che questa pseudo pubblicità ci sarà sempre xD)
Sono uno dei due membri del duo RedCircus: un account per più persone che vogliono scrivere fan fiction a 4 o più mani.
Se cercate nuovi autori con cui confrontarvi o con cui scrivere storie potete fare una richiesta al sottoscritto ^^


 

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Capitolo 3
*** Five Days Left: Vanilla Truth ***


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Charles Clock era come un orologio: senza bisogno di alcuna sveglia apriva gli occhi ogni mattina esattamente alle 8:30, un orario adatto per un uomo dedito al lavoro.

Quando le palpebre del giovane si alzarono si trovarono d'innanzi una candida camicia bianca.

Charles alzò gli occhi confuso, davanti al suo viso, giusto a pochi centimetri, Sebastian lo guardava intensamente.

Il londinese arrosì violentemente buttando il proprio famiglio giù dal sontuoso letto matrimoniale a baldacchino: un turbinio di coperte si alzò in aria nella semi ombra della camera da letto.

“Eh?! Eh?! Ehhh?! C...Cosa stavi facendo Sebastian?!”

Lo sguardo del poveretto era sconvolto, le gote erano arrossate, i tanti capelli morbidi erano arruffati.

Il diavolo lo guardò candidamente stupito: “Ieri sera mi hai chiesto di cantati una ninna nanna non te lo ricordi?”

Charles annuì vigorosamente e poi si bloccò di colpo

“E questo che c'entra?! E poi non ricordarmelo! E' terribilmente imbarazzante!”

Sebastian si alzò in piedi dando precisi colpetti ai pantaloni per eliminare le pieghe.

“Beh ti sei addormentato e se mi fossi mosso avrei corso il rischio di svegliarti, trovo che fosse logico rimanere immobile...”

Clock lo fissò per un paio di minuti in silenzio, la stanza era pervasa da un lieve odore di gigli.

“Ehei, ma tu...Sei rimasto immobile per otto ore?”

“Certo”

Clock scoppiò a ridere

“O mio Dio! Che scemo! Non ci credo!”

Delle piccole lacrime avanzavano agli angoli degli occhi del ragazzo colpito da volenti spasmi di risa.

Sebastian dissimulò la propria irritazione andando ad aprire le tende. Quello fu il suo più grande errore: appena la luce invase la camera Clock vide qualcosa di del tutto nuovo. Sebastian aveva i capelli completamente disordinati, spiegazzati e arruffati. E lo guardava come al solito, con quella faccia da adulatore e gran seduttore che diceva “I'm a dandy”, ma coi capelli dell'uomo di neandertal.

“Oh, mio Dio!”

Charles riprese a ridere più forte di prima, non riusciva più a trattenere le lacrime, iniziò a rotolare sul letto, cadde.

Sebastian si rese immediatamente conto della situazione e si aggiustò.

“Charles, vado a fare le prime faccende, ci vediamo dopo”

“No...No...ah...ahahahahah...Aspet...Ahahahah...Asp...Aspetta”

Il famiglio chiuse la porta violentemente

“Oddio, c'è rimasto male...”

Riprese a ridere.

Qualche minuto dopo smise.

Fissava il soffitto.

“Oggi mi sono fatto proprio quattro risate, quasi come quando c'eri tu, sai? Mi manchi...”

Alzò la mano verso l'alto tentando come di afferrare qualcosa di invisibile.

Lo sguardo di Charles si intristì, subito dopo si alzò dal letto.

“La giornata di oggi è parecchio impegnativa, forza!”

 

Uscì dalla camera con una faccia ancora assonnata mentre si dirigeva al solito tavolo, apparecchiato come sempre.

Sebastian lo guardava, forse, nel profondo delle sue pupille, vi era una vena d'imbarazzo. No, doveva essere una sua suggestione.

Il demone era compostamente seduto, i capelli neri come quelli di un corvo erano lisci, quasi come quelli di un asiatico.

Osservava a tratti con un vago senso di disgusto la calda bevanda bianca che aveva davanti.

Charles si sedette.

Nel momento in cui il giovane avvicinava la tazza dalla ceramica tiepida alle sottili labbra un dolce calore iniziava a pervaderlo: una tempesta di ricordi lo avvolgeva mentre il latte gli riscaldava il cuore, il miele curava le profonde ferite del suo animo e lo zenzero riaccendeva i sentimenti in lui sopiti.

Preso il primo sorso posò delicatamente la tazza sul tavolo: quella mattina, vuoi per imbarazzo o chissaché i due si parlarono poco o nulla.

Il giovane si alzò, il suo “amico” lo seguì.

Attraversarono lentamente molti corridoi antichi con appesi alle pareti quadri dai volti anonimi, che nessuno ricordava.

Una volta nella stanza i vestiti di Clock iniziarono a cadere lentamente al suolo tolti dalle longilinee dita di Sebastian. Nella stanza regnava un'ipnotica penombra, la svestizione era lenta, avrebbe potuto parere una qualche danza rituale.

Delle fredde parole si mossero sinuose tra il silenzio.

“Cosa dobbiamo fare oggi Sebastian?”

Il demone si avvicinò da dietro la schiena dell'altro sussurandogli alle orecchie

“Oggi dobbiamo andare a villa Phhantomhive. Non abbiamo preso altri impegni, è impossibile sapere se questo incontro ci farà sorgere nuove irrimandabili occupazioni”

Una flebile luce rossa, quasi d'eccitazione brillò per un istante

“Quanto tempo mi rimane Sebastian?”

“Quattro giorni, 17 ore e 59 minuti o 113 ore e 59 minuti o ancora 6836 minuti. Ovvero 410340 secondi.”

Charles questa volta parve celare alla perfezione i propri sentimenti.

Le tende della stanza vennero aperte di scatto

“Sebastian, ricordami qual è l'impegno più importante della giornata!”

“La solita cosa Charles: rubare un pugno di zenzero in polvere”

“Esattamente, Sebastian. Esattamente.”

 

Uscirono velocemente di casa ributtandosi tra le affollate strade di Londra. Gli uomini che riempivano quelle strade erano di tutti i tipi: odori nauseabondi si mescolavano ai profumi più raffinati, tutto era in movimento: colori, movimento, vita.

Ma lo sguardo di Charles, in quella piccola carrozza che si spostava lentamente saltellando ogni tanto quando le ruote incontravano qualche ostacolo, era perso nel vuoto.

Arrivati a destinazione vennero accolti in casa Phantomhive: in entrata un bizzarro vecchietto dalla capigliatura ormai quasi bianca e con un tondo monocolo fece strada agli ospiti.

Nel salone principale due cameriere stavano pulendo.

Vennero accompagnati velocemente allo studio.

Vincent era come due giorni prima dietro alla scrivania con un fare rilassato e quasi affascinante.

Per un attimo a Charles parve di vedere Sebastian.

Vincent era davvero molto simile nel portamento al suo famiglio.

“Oh, ben arrivati”

Alzando gli occhi dalle scartoffie il nobile aveva aveva scorto gli ospiti.

“Disturbiamo?”

Vincent soffocò una risata

“Se non erro siete apparsi dal nulla giusto l'altroieri, davvero vi preoccupa il disturbarmi oggi?”

Il volto di Charles si dipinse leggermente di rosso: quando doveva passare all'azione era freddo e imperativo, ma quando si rendeva conto delle sue azioni era solito avere reazioni esagerate.

Il ragazzo mise la mano tra i morbidi capelli biondi e accennò un segno di scusa.

“Parliamo di cose serie”

Vincent si alzò dalla massiccia sedia in legno posando i palmi sulla scura scrivania coperta da centinaia di fogli sulla quale capeggiava solo una cornice con una foto.

L'uomo si avvicinò ai due che non volevano scollarsi dalla porta d'entrata.

Percorse l'ampia stanza completamente arredata in mogano: parquet, mobili e sculture: era tutto così solenne ed “importante”

“Avete scoperto qualcosa?”

Il conte sorrise suadentemente, era similissimo a Sebastian.

“Io sono Il Conte Phantomhive! Ovviamente so già tutto di quella banda di bastardi”

Non si era scomposto, era rimasto elegante e gelido anche nel dire una frase così scurrile e sgraziata.

Charles lo guardava ardentemente: era entrato in modalità “cold”.

“Negli ultimi tempi si sono ampiamente rinforzati, come dicevi tu pare che abbiano acquisito un uomo dal potere molto particolare”

Lo sguardo del nobile cadde su Sebastian indagando il suo corpo scrupolosamente.

“Dove hai trovato un servitore del genere?”

“Servitore?”

Chareles era perplesso

“No, no, siamo solo amici!”

“A che giochetto perverso state giocando?”

Charles arrosì di nuovo

“Torniamo a parlare di cose serie: Sherwood non ha un nascondigli stabile, reclutano gentaglia dalle strade. Un tempo erano veri ladri gentiluomini, da qualche tempo hanno iniziato a reclutare gente a destra e manca: si muovono nei bassifondi. Sono molto dinamici, ma il capo è uno solo,”

“Quando?”

Charles aveva omesso ogni singolo passaggio, ogni fronzolo d'arte oratoria.

“Dopodomani proveranno un assalto a casa Hearts”

“In quanti saremo?”

“Tenterò di radunare i migliori uomini di cui dispongo, un gruppo di più di una dozzina sarebbe sospetto.”

“Ok”

Charles si voltò e fece per andarsene.

“Alle undici davanti al Big Ben”

“Che luogo pomposo per darsi un appuntamento”

Clock alzò il braccio destro simulando un saluto mentre Sebastian camminava alle sue spalle.

Scesero le scale venendo investiti da un odore di te verde: il maggiordomo che li aveva fatti entrare stava sorseggiando quella bevanda in una tazza di terracotta orientale.

“I signori devono già andare via?”

Poco prima che la frase finisse si sentì un'altra voce

“Signorino Ciel, la prego! Si fermi”

Un esserino minuto di poco più di tre anni corse verso i due.

“Celine, prima voglio salutarli!”

Il bimbo si butto abbracciando Sebastian, gli arrivava malapena alle ginocchia. Un brivido gelato percosse la schiena del diavolo, ma cosa diavolo era? Di nuovo?!

“Signore il papà mi ha detto che lei mi ha salvato, volevo tanto ringraziarla!”

Charles si chinò per mettersi al livello del piccolo Ciel.

“Figurati!”

Gli mise una mano nei capelli e lii arruffò leggermente.

“Ora però potresti lasciar andare il mio amico? Siamo proprio di fretta!”

Il piccolo sgranò gli occhi e aprì le braccia talmente velocemente che per poco non cadde a terra

“mi scusi!”

“Di nulla, ci vediamo piccolo!”

I due uscirono dal portone.

Sebastian era bianco

“E così hai paura dei bambini!”

“Ma fammi il favore” Il diavolo era vagamente arrossito. Pareva che negli ultimi giorni Charles riuscisse addiritura ad avere la meglio su di lui.

“Sebastian...”

“Dimmi”

“Quanto in alto riesci a saltare portandomi in braccio?”

“Eh?”

Il giovane saltò tra le braccia del demone

 

Pochi minuti dopo i due osservavano Londra dalla cima del Big Ben.

“Come mai hai voluto venire fin quassù?”

Da così in alto la città pareva un oceano di piccole lucine. Charles era seduto sul tetto con una gamba stesa ed una piegata a 45 gradi

“Nulla, quel Vincent mi ha fatto venire in mente che non ero mai stato SOPRA al Big Ban e fintanto che ho te ho voluto approfittarne.”

Sebastian sorrise

“Ohi, ohi, mi stai sfruttando troppo in questo periodo!”

“Taci stupido demone!”

Sebastian guardava Charles: in quel momento aveva realizzato una cosa. Il suo padrone era proprio simile a quelle bestie, come le chiamavano gli umani? Ah, già gatti! Attirava sempre l'attenzione, e voleva sempre essere coccolato, era molto esigente, ma anche misterioso. Su quel tetto poi pareva proprio un felino.

“Sebastian...”

“Dim...” non riuscì a finire le parole, ciò che vide lo bloccò

“...E se non avessi abbastanza tempo?”

Charles guardava nel buio il suo compagno: sulla pelle ambrata del suo viso cadevano copiose larime.

“Lo sai Sebastian, anche se non te lo dico...”

Il futuro magiordomo aveva la mente ricolma di pensieri.

Non dirlo, non dirlo, il tuo mistero cadrebbe. Sei un gatto, non farlo!

“...io...”

E se lo facesse? Sarei di nuovo libero dal suo pensiero,,,Fallo, su forza!

“...ho tanto paura”

Nel buio, illuminato dalla flebile luce della luna quel ragazzo stava sorridendo. Stava sorridendo mentre le lacrime gli rigavano il volto. Stava sorridendo mentre stava dicendo di aver paura di morire. Il mistero di Charles Clock non era affatto svanito. Il demone nell'oscurità fissava il suo master come mai aveva fatto prima d'ora: con uno sguardo misto di odio, rabbia e...interesse.

Si asciugò le lacrime con la manica del soprabito

“Forza scendiamo oppure a casa si proccuperanno!”

Si alzò così velocemente in piedi che scivolò: iniziò una franosa caduta nel vuoto del cielo di Londra.

Il famiglio fu veloce, riacciuffò il suo padrone e fece finta di nulla.

“Yes. My master!”

Charles sorrise.

I due scesero dalla struttura in una caduta leggera e dolce, come l'ascesa di un angelo.

Appena toccarono il suolo da lontano si sentì il grido di una donna

“Al ladro!”

“Sebastian va e stermina il male!”
“Yes, my master!”

“Questo è solo un saggio di quanto accadrà tra due giorni”

Sebastian si voltò e sparì nel buio.

Alla fin fine il suo padrone, quell'uomo era dannatamente interessante!

 

Salve a tutti Sono Spirit Eater l'autore ritardatario che tutti avete maledetto!
No a parte gli scherzi sono un giovine studente in procinto di maturarsi e quindi ho avuto vari problemi scolastici a cui far fronte: per farvi capire la situazione per mezzo mese dovevo solo correggere mezzo capitolo e non ne trovavo le forze!
Causa esami di Stato temo che anche il prossimo capitolo potrebbe tardare, ma tranquilli che tutto il tempo perso sarà recuperato in estate!
Uno speciale ringraziamento va a jas peg che si è immolta regalandomi il bellissimo disegno che vedete in questo capitolo. Charles è un po' più reale, è uscito dalla mia mente ed è entrata in altre, questa cosa mi esalta non poco!
“Ginger and Honey, this is the magic. Put them into milk, and of your wish think"

P.S.
Dubbi o perplessità? lasciateli nei commenti e risponderò!
        
P.P.S.
Sono uno dei due membri del duo (forse trio tra un po') RedCircus: un account per più persone che vogliono scrivere fan fiction a 4 o più mani.
Se cercate nuovi autori con cui confrontarvi o con cui scrivere storie potete fare una richiesta al sottoscritto ^^

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