Anima

di Senichi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mappa di Anima ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Sono un alchimista di Rim ***
Capitolo 4: *** Pessime Notizie ***



Capitolo 1
*** Mappa di Anima ***


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Ho deciso di disegnare una mappa delle terre di Anima per rendere più comprensibili gli spostamenti di Sen e degli altri personaggi da una terra all'altra. Nello specifico:
- La storia parte da Rim, ma, come vedete, è circondata da una catena montuosa e l'unico passaggio (l'ho evidenziato assai) in alto è bloccato (Perchè? Boh). Questo era per quelli che leggendo la storia e penseranno '' Ma invece di prendere il passaggio perchè non prende una barca?'' Ecco, perchè. ''Grazie'' Prego.
- Esistono 5 continenti: Tamos, Hitum, Eren, Roze ed Elm.
- Xinar, Widar, Stark, Pax, Runa e Circle City, non sono solo regni, ma alcuni sono repubbliche, dittature, ma non vi dico quali ( Visto? Sono bravo ;D ).
- C'è un vulcano... l'ho chiamato ''Fatos''... almeno c'ho aggiunto una ''S''.
- Quella cosa che ho disegnato alla sinistra di ''Runa'' è un muro. Lo so ''ma stai scherzando?'', si, è un dannato muro. Io non so disegnare i muri.
- Ci sono tre foreste: la vecchia foresta che si trova nel continente di Hitum (vicino ''Stark''), la foresta nera nel continente di Eren e la foresta rossa nel continente di Roze.
- ''Il tempo come scorre? Orologio cristiano? E' come il nostro? I giorni? C'è IL Gennaio e IL Febbraio?'' Si, anche se non li metterò, sicuro.

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Ricordo ancora il giorno in cui mio padre prese la sua veste rossa, solito ad indossare, e si diresse verso la porta, fissando il pomello per qualche secondo. Non so perché esitò, magari ci stava ripensando rendendosi conto del male che avrebbe causato alla sua famiglia una volta superata quella porta. Nonostante ciò, poggiò la mano sul pomello, lo girò e andò via.
Non sapevo che fare in quel momento, ero solo un bambino e, di certo, chiedere a mia madre « Dove sta andando papà » non migliorò il suo stato d’animo.
« Sta partendo per un lungo viaggio », rispose con un falso sorriso e una lacrima sulla guancia . Lascia la sua mano e andai verso la porta, rimasta aperta. Vidi mio padre dirigersi verso l’uscita del villaggio di Rim, con tutti i suoi amici, che o con una stretta di mano o con una pacca sulla spalla lo salutarono.
« Torna a casa presto! » urlai, ma mio padre non si degnò di girarsi o di farmi un cenno. La cosa mi rattristì non poco. Intanto, man mano che mio padre si allontanò da casa, le lacrime di mia madre si fecero sempre più intense.
 
“ Dov’è diretto? Ha deciso di vivere nei boschi e restare lontano da tutti? Perché ha lasciato il villaggio se l’unica via per attraversare le catene montuose che circondano il nostro villaggio è stata bloccata? ”

Per anni queste domane attraversarono la mia mente, ma non riuscivo a trovare una risposta.
 
Col passare degli anni mia madre sembrava avesse riacquisito il sorriso di un tempo. Eravamo tornati come una volta. Una famiglia felice. Almeno questo fu quello che volle farmi credere. Forse non seppi legger bene gli occhi di mia madre, ma sembrava non soffrire più dopo esser stata abbandonata da mio padre o, magari, ha semplicemente cercato di trattenere il suo dolore.
Per quanto riguarda me, avevo visto mio padre solo per sei anni della mia vita, ma ciò nonostante gli ho sempre voluto bene, anche dopo che sparì per sempre dalla mia vita. Ricordo ancora le serate passate davanti a quella porta, sperando che prima o poi sarebbe tornato a casa e gli avrei detto “Ciao Papà!”, ma la gioia nell’ attendere il suo ritorno sparì sempre di più col tempo, trasformandosi in odio. Un odio così profondo che solo udire il suo nome mi mandava in bestia.
Le storie che mia madre raccontava su di lui cominciarono ad interessarmi sempre meno. Gettai tutti i suoi regali in un baule impolverato per far spazio a oggetti più interessanti. Persino il suo orologio da taschino, che decise di regalarmi, stava cominciando ad infastidirmi, perché mi ricordava tutto il tempo che ho atteso sperando che un giorno sarebbe tornato a casa. Una parte di me non voleva liberarsi di quell’ orologio, perché aveva accompagnato le più grandi avventure di mio padre. Quella parte di me non voleva dimenticarsi di mio padre, perché, nonostante l’odiassi, mi mancavano le serate quando mi prendeva sulle ginocchia e mi raccontava le sue avventure. Mi mancavano le giornate passate a giocare nei boschi con lui. Cominciai ad odiare anche me stesso a causa di quella piccola parte che non voleva dimenticarsi di lui. Alla fine non gettai l’orologio. La scusa era che mi serviva per vedere l’ora.

Adesso, però, non son qui a scrivere e, soprattutto, a lamentarmi della mia infanzia, ma per raccontarvi la storia della mia grande avventura nelle terre di Anima.

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Capitolo 3
*** Sono un alchimista di Rim ***


Capitolo 1 – Sono un alchimista di Rim
 
Mi chiamo Sen e sono un alchimista. Ho cominciato i miei studi qualche tempo dopo la partenza di mio padre. Le sue storie mi avevano sempre colpito ed è per questo motivo che cominciai lo studio dell’alchimia e diventare un viaggiatore. Il mio primo impatto con l'alchimia fu del tutto autonomo, da come si può intuire. Presi uno dei libri d'introduzione a questa scienza e rimasi affascinato già dalla prima pagina:
 
"Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos'altro del medesimo valore"
 
Lessi il principio dello scambio equivalente, ciò su cui si basa tutta l’alchimia. Ho passato notti insonni su ogni singolo libro nello studio di mio padre. Trovai, in alcuni di questi, degli appunti che letti autonomamente non avevano senso, ma, quando cominciai ad unirli, capii cosa stava cercando mio padre.
La pietra filosofale. La quintessenza. L’elisir di lunga vita.


“Perché mio padre aveva mischiato i suoi appunti tra i vari libri?”
 
Forse non voleva che sapessi di questa sua ricerca. In ogni caso, la scoperta della pietra filosofale interessò anche me, facendomi amare ancor di più questa scienza.
Purtroppo i libri di mio padre non bastavano ad approfondire la conoscenza di tale pietra e vi era poco e niente per quanto ne riguardava l’uso pratico dell’alchimia. Non avevo alcuna intenzione di cercare mio padre nei boschi intorno il nostro villaggio. Erano così immensi che anche il più saggio, se addentratovi in profondità, si sarebbe perso. Inoltre, non ero interessato a reincontrarlo.
 
“ Cosa posso fare? ”

Mi recai dal capo villaggio, Kilam.
« Buongiorno, capo villaggio» dissi « ho bisogno del vostro aiuto ».
Entrai d’impatto in casa sua e interruppi la sua lettura.
« Sen, figliolo, quante volte ti ho detto di non chiamarmi “capo villaggio” ? ».
« Scusa, nonno » dissi ridendo « E’ una questione d’abitudine ».
Già, il capo villaggio di Rim è mio nonno, ma gli mostro lo stesso rispetto di tutti gli abitanti del villaggio. Non voglio che gli altri mi vedano come una persona diversa da loro semplicemente perché sono il nipote del capo villaggio.
« Nonno » dissi « ultimamente sta diventando sempre più dura per me studiare l’alchimia dai libri di mio padre». « Beh, magari potresti dedicarti ad altro. Potresti aiutare i contadini nel raccolto, non trovi? ».
Non risposi alla richiesta di mio nonno e continuai il mio discorso
« Mancano molti tomi nella libreria di mio padre, dai testi di base a quelli più complicati. Se non riuscirò a comprendere a pieno questa scienza, tutto lo studio fatto finora sarà stato invano ».
Fui molto deciso. Dovevo assolutamente trovare un modo per continuare i miei studi. Non potevo abbandonarli come se niente fosse.
« Sii più preciso e chiedimi esattamente cosa vuoi » disse mio nonno accarezzandosi la lunga barba bianca, come se già sapesse dove volessi andare a parare. Infatti c’azzeccò.
« Voglio andare via dal villaggio per recarmi alla capitale » dissi con decisione, ma col sulla sudore fronte.
« Lo sai che è impossibile ».
« Ma deve esserci un modo per riuscire a passare! Non posso sopportare l’idea che le uniche terre che visiterò nel corso della mia vita saranno i boschi che circondano il villaggio! » risposi stringendo i pugni.
Mio nonno chiuse gli occhi e cominciò a stringersi la fronte. Mi girò le spalle e guardò il caminetto sbuffando. Sembrava avesse trovato una soluzione che, allo stesso tempo, non sembrava piacergli molto.
« Vai da Richard » disse con un tono di voce molto basso « lui saprà come aiutarti ».
« Richard? E chi sarebbe? » chiesi.
Il capo villaggio mi raccontò alcune cose su questo Richard. Era un uomo solitario che viveva fuori dal villaggio. Trascorreva la maggior parte del tempo sulla riva del fiume fuori il villaggio. Non parlava con nessuno e nessuno sapeva da dove venisse. Alcuni lo definivano un pazzo, altri un saggio.
« Vai lungo la riva del fiume. Lo riconoscerai. Lui ci vede solo a metà » disse mio nonno mentre mi prestavo ad uscire da casa sua, ma mi bloccai un attimo prima di andar via.
 
« Grazie ». Chiusi la porta.

Mi recai da Richard, si trovava poco prima del confine che divideva Rim dalla Foresta Nera, che si trovava a nord del villaggio. Molti avventurieri che han cercato di scappar via dalle catene montuose che circondano il villaggio di Rim, si son arresi ancor prima di avvicinarsi al passaggio delle montagne intorno Rim, a causa della Foresta Nera che si trova tra il villaggio e il passaggio.
Camminando lungo la riva del fiume, ecco che noto un uomo seduto con gli occhi chiusi e rivolto verso il fiume. Magari era lui Richard? Forse avrei dovuto essere più scaltro, ma son sempre stato una persona che va di fretta.
 
« Mi scusi! Sto cercando un uomo di nome Richard. Non è che per caso saprebbe aiutarmi? »
 
Egli apri immediatamente gli occhi e li rivolse verso di me. Il suo sguardo mi gelò all’istante. L’occhio sinistro era chiuso, perché coperto da una cicatrice. I suoi capelli brizzolati gli arrivavano fino alle spalle. Era sicuramente lui.
Dopo qualche secondo fissò di nuovo il fiume e chiuse nuovamente il suo occhio. La cosa mi irritò. Stavo per poggiargli una mano sulla spalla, ma, ancor prima di chiamarlo di nuovo, prese il mio braccio e mi scaraventò per terra.
« Ma che diavolo le passa per la testa?! » urlai, mentre sentivo una vena gonfiarsi sulla mia fronte.
« Sei lento » rispose.
« Cosa intende dire con questo?! ».
« Che l’alchimia pratica è inutile senza un duro allenamento ».
« L-Lei come fa a sapere che… » mi interruppe.
« Per quale altro motivo saresti venuto qui? ».
Non gli risposi, dato che stavo cercando di alzarmi dopo quella brutta caduta che mi aveva fatto fare. Inoltre mi passai una mano tra i capelli per togliere le erbaccie.
« Sei il figlio di Hig, giusto? »
Smisi immediatamente di passarmi la mano tra i capelli.
« Lei come fa a saperlo? ».
« E’ un mio amico, o almeno lo era ».
Cosa sapeva di mio padre?
« Quand’è stata l’ultima volta che l’ha visto? »
« All’incirca nove anni fa ».
Questo significava che quando mio padre partì e andò via di casa, aveva visto anche Richard. Con aria triste, ma allo stesso tempo furiosa, chinai lo sguardo in preda al ricordo di mio padre.
« Tuo padre era un grande alchimista. Proprio come me ».
Quella frase mi fece alzare immediatamente la testa.
« Non so se ti ha mandato qui qualcuno del tuo villaggio » disse chiudendo l’unico occhio che gli consentiva di vedere « Ma se l’ha fatto vuol dire che eri ostinato a proseguire gli studi sull’alchimia. Sai, tutti sanno di quanto sia a conoscenza di quella scienza, ma molti mi considerano solo un vecchio pazzo che girà intorno al villaggio senza alcun motivo. La verità è che mi piace stare da solo a meditare, tutto qui. ». Aprii nuovamente il suo occhio.
Le sue parole mi scaldarono il cuore. Sapeva già cosa volevo e qual’era il mio obbiettivo. Era la prima volta che qualcuno mi capiva così bene. Mi misi in ginocchio e chinai il capo.
« Voglio diventare suo allievo! » urlai deciso.
Richard mi guardò stringendo gli occhi, come se stesse per prendere una decisione. Alla fine, con un piccolo sorriso, rispose « Ve bene, ma da oggi, per te, io sono “Maestro Richard” ».
« Certo maestro! » risposi con un tono deciso e sicuro.
« Bene » disse Richard « cominciamo subito con l’addestramento fisico. Cento flessioni! » e di lì a poco, quelle flessioni divennero nulla rispetto agli allenamenti futuri. Tremo al pensiero.
Dopo il duro allenamento tornai a casa soddisfatto della mia giornata e raccontai tutto a mia madre.
Nonostante sapesse chi fosse il maestro Richard, lei fu comunque felice di vedermi così carico e pieno di energie. Qualche minuto dall’inizio del combattimento
Il tempo passa e gli allenamenti divennero sempre più pesanti. La mia abilità con l’alchimia pratica divenne un vero e proprio stile di combattimento. Il maestro Richard mi insegno come attivare un cerchio alchemico e come utilizzarlo a mio vantaggio, soprattutto durante un combattimento. Il trucco sta nel far fluire la propria anima attraverso il cerchio alchemico. Spiegata in questo modo può sembrare molto semplice, ma mi son serviti mesi di meditazione spirituale per riuscirci la prima volta. Mi tornò utile, l’utilizzo dei cerchi, durante le sessioni d’allenamento con il maestro Richard. Capii ben presto che distrarre l’avversario per disegnare un cerchio alchemico mi rallentava parecchio, così decisi di disegnare i simboli sulle mani, ma fu del tutto inutile. Qualche minuto dall’inizio del combattimento e le mani cominciavano a sudarmi, sfocando il simbolo tracciato.
 
Utilizzai i guanti.
                           
Disegnando il simbolo del cerchio alchemico sul dorso del guanto, potevo utilizzarlo molto velocemente. La mia idea piacque molto anche al maestro Richard, infatti mi raccontò che molti altri alchimisti utilizzavano la mia stessa tecnica. C’era, addirittura, chi tatuava il cerchio sulla mano o sul braccio.  Purtroppo, nonostante mesi e mesi di duro allenamento, a malapena riuscivo nella trasmutazione materiale degli oggetti. Nel combattimento utilizzavo il simbolo per la trasmutazione materiale, il più delle volte per modificare il terreno ai miei piedi, o per scagliarlo contro il mio avversario o per innalzare un muro che mi avrebbe difeso dai suoi attacchi. Misi in atto tutti i consigli del maestro e diventai molto forte, ma non abbastanza da poter raggiungere il mio obiettivo.
 
Volevo viaggiare libero per il mondo che mi era stato nascosto come fosse un segreto e scoprire i segreti della pietra filosofale.

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Capitolo 4
*** Pessime Notizie ***


Capitolo 2 – Pessime Notizie

Sono passati esattamente nove anni da quando mio padre è andato via di casa e quasi un anno da quando sono diventato allievo del maestro Richard.

Mia madre è morta.

Un giorno di primavera, dopo gli allenamenti, decisi di recarmi nel bosco per riposare dal duro lavoro. Mi sedetti alla base di un albero e poggiai la schiena sul tronco. Ammiravo con piacere i raggi di sole e attraversavano gli spazi vuoti tra le foglie degli alberi. Illuminavano il bosco a tratti, lasciando un’aria mistica, ma allo stesso tempo confortante. Socchiusi gli occhi davanti a quel raggio di sole per fare uno di quei giochi di luce. Alla fine chiusi definitivamente gli occhi per qualche secondo, assaporando ogni singolo suono di quel fantastico bosco.

“ Perché andare via? Qui sto così bene… ”

Il solo pensiero mi fece alzare di scatto. 
“Cosa son andato a pensare? Voglio andare via di qui! ”
Con fuori mi recai all’uscita del bosco, finché non intravidi un piccolo lampone. Tornai indietro per raccogliere alcuni frutti da regalare a mia madre. In quel periodo era continuamente colpita da una forte debolezza che non le consentiva neanche di reggersi in piedi. Finito riempire la mia borsa corsi immediatamente a casa, felice per il piccolo pensiero a mia madre.
Aprii la porta « Mamma, sono tornato ». 



Nessuna risposta. Mi recai immediatamente nella sua camera da letto. Mio nonno, piangendo, le stringeva la mano. Non sapeva più dove guardare, sembrava avesse perso la vista. Lasciai cadere la borsa, i lamponi rotolarono sul pavimento, e corsi subito da lei.
« Mamma! Mamma rispondimi, ti prego! » dissi tremando. Cominciai a piangere. Non riuscivo a contenermi. Avevo perso mio padre e adesso stavo per perdere anche mia madre.
« Sen… » disse mia madre con un filo di voce. Alzai immediatamente lo sguardo cercando di trattenere le lacrime.
« Figlio mio… S-segui tuo padre…» disse con un piccolo sorriso. La sua richiesta mi stupì. 
Sapeva dov’era andato papà? 
« Che? Cosa diavolo ti pass…» bloccai la mia frase non appena posò la sua mano sulla mia guancia.
« T-Ti voglio… bene ». Quelle furono le ultime parole di mia madre. Chiuse gli occhi e la sua mano cadde strofinando il mio viso, come fosse una carezza. Ricominciarono a cadere le lacrime.
Con un braccio la spinsi verso di me e con l’altro l’ho stretta ancora di più. Accarezzavo i suoi capelli scuri come la notte, sui quali cadevano le mie lacrime. 

Sembravano rugiada su un prato di notte.

Poggiai il capo di mia madre sul cuscino e, solo allora, mi accorsi che mio nonno non era più nella stanza.
Andai verso il corridoio, era appoggiato sulla porta d’ingresso. Andai verso di lui dandogli una pacca sulla spalla, cercando di aiutarlo a tirarsi su. Assistere alla morte di propria madre deve essere qualcosa di veramente orribile, ma assistere alla morte di propria figlia deve essere anche peggio.

Seppellii mi madre nel bosco. Lì avrebbe sicuramente trovato la pace che cercava.

Dopo il funerale, tornai a casa e strisciai sotto le coperte. Un pensiero orribile mi rimbombava in testa.

“Ormai non avevo più una famiglia.”

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