Grifondoro e Serpeverde, C'è chi vince e c'è chi perde.

di Craggy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Reason Why Hermione Granger Hates Quiddich ***
Capitolo 2: *** Capelli che fanno swish ***
Capitolo 3: *** Esercizi Formativi ***
Capitolo 4: *** Interrogatorio firmato Serpeverde ***
Capitolo 5: *** Segni e Sfide ***
Capitolo 6: *** Seconde Possibilità. ***
Capitolo 7: *** Not(t)hing I can't handle ***
Capitolo 8: *** Le catastrofi hanno nome Fred ***
Capitolo 9: *** Call her a Mudblood too, eh? ***
Capitolo 10: *** Do I have your attention? ***
Capitolo 11: *** Karmageddon. ***
Capitolo 12: *** Sono stati commessi degli errori. ***
Capitolo 13: *** How to (finally) flirt. ***



Capitolo 1
*** The Reason Why Hermione Granger Hates Quiddich ***


“Questo è l’accordo, Granger. Prendere o lasciare”, disse Malfoy, divertito da quella situazione.
“Stasera entro mezzanotte mi aspetto un gufo di risposta, Mezzosangue. La mia offerta non durerà un secondo di più”.
La strega era in uno stato di grande confusione, così si limitò ad annuire.

Dopo essersi congedata dal Serpeverde, Hermione tornò al dormitorio dei Grifondoro, desiderando solo un bagno caldo e che qualcuno le dicesse che la sua idea non era stata stupida.
Il primo era facile da ottenere, mentre sulla seconda aveva parecchi dubbi.
Entrò nella sua camera da Prefetto, dove si svestì velocemente, e presi accappatoio e pigiama si diresse a passo sicuro verso la vasca.
Chiuse la porta, mentre il rumore dell’acqua che scendeva dai rubinetti la rilassavano.

Relax. Era quello di cui aveva bisogno.

Rimase incantata a fissare la schiuma, fino a quando non decise di chiudere i rubinetti e gettarsi in quel tepore, lasciando che tutta l’ansia accumulata da quella terribile mattina venisse sciolta.
Chiuse gli occhi, e senza nemmeno accorgersene si addormentò.

*


Harry era stranamente depresso.
Insomma, ne avrebbe avuto il motivo se Voldemort o i Mangiamorte avessero dato segni di vita, ma in quei mesi era tutto stranamente tranquillo.
Era anche felicemente fidanzato con Ginny Weasley, ed i suoi voti erano nella media.

Dunque, cosa poteva mai turbare il suo animo?
Dopo averlo fissato per buona parte della colazione, occasionalmente scambiandosi occhiate impotenti con Ron, Hermione decise di chiedere il motivo di quell’umore nero.

“Il Quiddich”, gli rispose mesto il moro.
“Il Quiddich, Harry? Ma se Grifondoro quest’anno è senza dubbio la squadra migliore!
Avete addirittura staccato Serpeverde per più di trecento punti! Hai forse dei problemi con la squadra?”, gli chiese premurosa l’amica.

Era vero, la squadra rossa oro quell’anno era in testa. Il fatto che le altre squadre rasentassero il livello “Disastro” era del tutto trascurabile.

“Appunto, Hermione. Vinciamo senza alcuna fatica. Una volta, prima di una partita contro Serpeverde, ero in uno stato di ansia terribile.
Ora, invece, sono solo annoiato.
Da quando Malfoy ha lasciato il suo ruolo da Cercatore, le partite sono un mortorio”, concluse sconsolato Potter, abbassando gli occhi e fissando i cereali che galleggiavano nella sua tazza di latte.

Certo che Malfoy aveva lasciato la squadra, rifletté la ragazza.
I suoi voti erano decisamente terribili.
Forse si salvava giusto in Pozioni, fosse merito o meno di Piton.

Il biondino doveva star dietro a Trasfigurazione, Incantesimi e Astronomia. Non aveva tempo anche per volare.

“Se solo Malfoy potesse giocare ancora …” sussurrò Harry, più a se stesso che a qualcuno in particolare, mentre la ragazza si avviava verso la Sala Comune.
E proprio mentre si apprestava a prepararsi, un lampo di genio le attraversò la sua brillante mente.

Malfoy doveva tornare a volare, giusto? Giusto.
Questo voleva dire migliorare i suoi voti, esatto? Esatto.
E chi, nella scuola, aveva un elevato spirito di sacrificio, unito alla perfetta padronanza di quelle tre meravigliose quanto complicate materie?
Hermione Granger, ovviamente.

Lì per lì sorrise raggiante, e se avesse avuto un’altra se stessa si sarebbe volentieri data un cinque.
Era un genio.
Un genio.

Ma dopo l’iniziale euforia, iniziarono a sorgere una miriade di problemi.

Come poteva anche solo pensare di chiederlo al diretto interessato?
Le avrebbe sputato addosso tutto il suo odio se lei si fosse presentata davanti alla sua porta?
Lo doveva dire a Harry?
Cosa avrebbero pensato i suoi amici?
E nel caso Draco avesse accettato, quando e come si sarebbero potuti vedere, senza destare sospetti?

Era quasi tentata di dimenticarsi l’intera faccenda, era semplicemente ridicolo.
Ma poi ragionò; presto sarebbe iniziata una guerra, e Harry avrebbe dovuto vedersela con cose peggiori di qualche Bolide.
Finchè Hermione poteva evitare all’amico il crudo scontro con la realtà, avrebbe fatto di tutto.

Anche se questo implicava entrare nella tana dei serpenti, nel vero senso della parola.
Ed eventualmente passare diverse ore alla settimana con la sua nemesi.
O, in alternativa, essere ridicolizzata da Malfoy e quel suo ghigno indisponente.

Oh, Hermione detestava quell’insopportabile sorrisetto.
Glielo avrebbe volentieri cancellato a forza di pugni.
In ogni caso, per il momento, decise di non far parola del suo piano con nessuno.
Era una sua idea, sua sarebbe stata la responsabilità delle conseguenze alle sue azioni.
Per un secondo, mentre si stava dando un’ultima sistemata alla divisa prima di uscire per le lezioni, pensò a quanto detestava la cavalleria dei Grifondoro.

*

Aveva deciso: avrebbe corso il rischio.
Finite le lezioni della giornata, si era accomiatata da Ron ed Harry, e con ancora i libri dell’ultima ora in mano si era diretta a passo deciso verso il dormitorio Serpeverde.
Ignorò con eleganza le occhiatacce che la colpirono non appena arrivata in quella specie di grotta.

Ora doveva solo trovare il modo per entrare.
Non poteva entrare di nascosto, perché non poteva chiedere ad Harry il Mantello.
Sospirò, rimanendo a fissare l’entrata.
“Hai bisogno di qualcosa, Granger?”.

Una voce risuonò alle sue spalle, echeggiando per tutto il sotterraneo.
La ragazza si girò lentamente, mentre un brivido di puro terrore le percorreva la schiera.
Era Blaise Zabini.
Sospirò di sollievo.

Quel ragazzo era l’unico motivo per cui non era stato dato ancora fuoco al Dormitorio verde argento.
Affabile, simpatico e, dote ancora più rara data la sua Casa di appartenenza, privo di qualsiasi pregiudizio.
Certo, lei e Zabini non erano amiconi, ma il non essere chiamata con qualche soprannome dispregiativo le aveva fatto ballare la samba.
Interiormente, s’intende.

“Ehm, ecco Zabini … Io … io dovrei parlare con Draco”.
Forse era solo un’impressione della ragazza, ma il corridoio sembrava essersi fatto terribilmente silenzioso.
Ecco, ora arrivano le domande imbarazzanti, pensò la strega.
Ma Blaise era Blaise, e questo era ormai chiaro.
Si limitò ad annuire, sorridendo.

“Se ti sei spinta fino a questo posto tetro e malvagio, il motivo deve essere molto serio. I
l caro Draco è in camera sua, ovviamente, e ora ti farò strada. Una sola cosa …” iniziò il ragazzo.

Hermione, ripresasi lentamente dalla sorpresa dovuta all’assenza di domande e alla proposta di accompagnarla, avrebbe volentieri abbracciato quel ragazzo.
Ma a tutto c’è un limite, quindi si limitò a fissarlo radiosa.
“Dicevo. Non guardare in faccia nessuno studente. Tu non vedi loro, loro non vedono te”, continuò Zabini, mentre la conduceva attraverso quel luogo così inquietante.

*

Blaise l’aveva aspettata nella Sala Comune, mentre lei era impalata davanti alla porta di legno scuro dietro la quale si celava quello stupido furetto platinato e vanitoso.
Respirò a fondo.
Diverse volte.

Se non fosse stato per Zabini, che altrimenti avrebbe sì iniziato a fare domande, sarebbe volentieri tornata indietro.
Ma era lì. Ed era una Grifondoro, per Godric! Si sarebbe comportata di conseguenza.
Deglutì un’ultima volta, prima di bussare delicatamente alle porte dell’inferno.
Nessuna risposta.

Riprovò, un po’ più decisa.
Ancora niente.
Forse non aveva sentito.
Forse dormiva.
Forse era morto, si ritrovò a pensare, quasi speranzosa.
No, quello no. Malfoy non poteva giocare a Quiddich da morto.

Poi, lentamente, dei passi si avvicinarono alla porta.
Il cuore di Hermione perse un battito.
Forse due.
Forse dieci.
Facciamo trenta.
Ed eccolo lì, il biondo la fissava con un’aria tra il disgustato e il meravigliato.

“Hai trenta secondi prima che tu ti ritrovi appesa a testa in giù, Mezzosangue”.
Coraggio Hermione. Non era quello il momento di fare la codarda.
“Vorrei darti ripetizioni di Astronomia. E Incantesimi. E Trasfigurazione”.
Dopo qualche istante in cui il mondo parve fermarsi, il ragazzo le fece cenno di entrare.
Si dia inizio al duello.

Malfoy si sedette sul grande letto a baldacchino, e la fissò con qualcosa che avrebbe potuto essere la definizione di odio.
“E non guardarmi così, Malfoy. Non è che per me sia una passeggiata tra campi di grano. Sono qui solo e soltanto per Harry”, si affrettò a mettere in chiaro la strega.

“E cosa mai può aver fatto lo Sfregiato per convincerti a presentarti alla mia porta, Mezzosangue?”, sputò acido lui, senza nemmeno guardarla negli occhi.
Non reagire, Hermione.

“ Potter ha forse usato le sue doti nascoste per convincerti, eh Granger?”, continuò impassibile Draco.
Non picchiarlo, Hermione.

“Sarai pure una Sanguesporco, Granger, ma credevo che i tuoi standard fossero quantomeno accettabili”, terminò.
Non ucciderlo in modo lento e doloroso, dopo averlo fatto soffrire per ore e nascondendo il corpo in una caverna infestata da Manticore, Hermione.

“Veramente, ragazzino tronfio e stupido, Harry vorrebbe solo che tu tornassi a giocare a Quiddich, la rivalità e tutto.
E per inciso, è stata una mia idea di cui siamo a conoscenza solo io e te.
E gradirei che prendessi in considerazione l’idea di trattarmi con maggiore rispetto, dal momento che tu hai tutto da guadagnare e io tutto da perdere”.

Un lampo maligno illuminò gli occhi di Draco, mentre l’angolo sinistro della sua bocca si alzava pericolosamente.
Dannato sorrisetto.
“Ci penserò, Granger. Però in cambio voglio qualcosa …” ghignò malefico.

“Come prego? Oltre a darti eventuali ripetizioni dovrei anche darti qualcosa in cambio? Continua a sognare, Malfoy”, ribattè piccata.
“Ehi, il mancato suicidio di Potter sarà opera mia, quindi il minimo che tu possa fare è accontentarmi.
E giuro che, se accetterai, potrei persino starti ad ascoltare”.
Com’era quel detto?
Ah, già.
“Mai scendere a patti con un essere viscido”.

Un essere viscido che si trovata di fronte a lei, e sorrideva.
Aveva in mente qualcosa.
“E sentiamo, di grazia, cosa potrebbe fare un’umile Mezzosangue per il grande e potente Furetto Platinato?”, chiese Hermione con evidente ironia.
“Lasciarti insegnare come conquistare un ragazzo, Granger”.
Il cervello di Hermione cercò di ricordare dove fosse la più vicina tana di Manticore.

 

 


 

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Capitolo 2
*** Capelli che fanno swish ***



“Bene, Hermione Granger. Rileggi per l’ultima volta la lista di pro e contro che hai fatto. Poi sarà tutto più chiaro”.
Questo la giovane strega disse alla se stessa riflessa nello specchio.
Una lista di pro e contro. Era la sua prova del nove, quello che faceva per chiarirsi le idee quando era confusa.

Perché in quel momento era confusa.
Cosa cavolo stava tramando Malfoy?
Insegnarle a flirtare? A lei?
Questo era semplicemente ridicolo.

E anche un velato insulto, come se lei non lo sapesse fare.
Hermione Jean Granger sapeva fare gli occhi dolci, all’occorrenza, ma non se ne era mai presentata l’occasione; non aveva bisogno di questi mezzucci per ottenere le cose, aveva un gran bel cervello.
Sì, lo stesso cervello che le stava iniziando a chiarire come mai la sua idea era stata un’idiozia bella e buona, dettata solo dal desiderio di rivedere il suo migliore amico sorridere.

Dannato altruismo.

E dal momento che il dormitorio era vuoto e la testa le stava scoppiando, decise di enunciare ad alta voce le sue considerazione.
“Allora. Dare ripetizioni: pro”, iniziò.
“Mi piacciono quelle materie, e almeno qualcuno ascolterà quello che ho da dire”.

E nonostante le mancasse il coraggio per dirlo, era felice di poter sbattere in faccia a Mister Bello E Dannato la sua superiorità intellettuale.
Una risata malefica le risuonò in testa.
“Dover prendere lezioni stupide ed inutili da Malfoy: contro”.

La ragazza era turbata da questa cosa. E poi, in quale assurdo modo il biondino sarebbe riuscito a ridicolizzarla con quella stupida scusa?
Si aspettava davvero che lei avrebbe iniziato a lanciare occhiate languide a destra e a sinistra solo perché glielo diceva lui?
Se fosse stato davvero così, Malfoy sarebbe stato il Serpeverde più stupido mai esistito.

“Vedere felice Harry: assolutamente pro”, concluse.
Sì, perché le motivazioni ed i dubbi erano sempre gli stessi, anche se Hermione continuava a rigirarli come un calzino.

Era preoccupata a causa dell’indole subdola e dell’odio malcelato di Draco nei suoi confronti, ma avrebbe pagato oro perché Harry uscisse da quella specie di depressione nera.
La decisione era presa, anche se a malincuore.
Senza riflettere un secondo di più, scribacchiò velocemente qualche riga su un pezzo di pergamena, per poi avviarsi verso la Voliera.

Andare da Malfoy personalmente e comunicargli la sua dolorosa decisione, con il rischio di occhiatacce dagli altri e battutine dal biondo? Mai nella vita.
La cosa migliore era mandargli quello stupido messaggio via gufo.
Solo dopo essere tornata in camera per dormire si accorse che con tutta probabilità il gufetto scuro a cui aveva affidato il foglio non sarebbe partito prima della mattina successiva.

In Sala Grande.
Durante colazione.
Oh, accidenti!
E , mentre era impegnata con un repertorio di insulti che non sapeva di possedere, si addormentò.

Malfoy rideva.
O meglio, ghignava.
Hermione, che per qualche strano motivo era chiusa in un libro di Pozioni, tentava invano di arrivare alla sua bacchetta.
E quello stupido continuava a fissarla e ridere, finchè non si fermò per guardarla.
Hermione, sorpresa dalla fine dei suoi tormenti, lo guardava sorpresa.
Lui le restituì lo sguardo, aprendo poi la bocca per dirle qualcosa, mentre la stanza esplodeva.

*

Che Hermione non avesse dormito quella notte non sfuggì allo sguardo sempre critico di Ron.
Dopo esser stata svegliata dalla fine di quel ridicolo quanto inquietante sogno, la ragazza si era alzata lentamente e di malavoglia da quel rifugio così caldo.
Presa  alla cieca la camicia con la spilla da Prefetto, la gonna nera e le collant, si era data una rapida ravvivata ai capelli cercando di far prendere loro una forma.

Illusa.
Era scesa di corsa, volendo togliersi al più presto quelli che, senza dubbio, sarebbero stati i due maggiori problemi di quella giornata: vedere Draco mentre riceveva il suo appunto, e confessare ad Harry il suo piano.

Ma appena si era seduta al tavolo dei Grifondoro, il rosso aveva trovato subito il modo di rovinarle la giornata.
Harry gli aveva subito tirato una gomitata, mentre Hermione rispondeva “Gentile come sempre, Ronald”.

E quando Ron diventava Ronald, le cose si mettevano davvero male.
Già pronti ad una tirata di primo mattino, i due ragazzi furono sorpresi dall’insistente silenzio dell’amica.
“Hermione, tutto bene?”, chiese preoccupato Harry.
Non era da lei comportarsi in quel modo.

“Già, non è che hai le tue cosAHIA!”.
E prima che Weasley potesse dire ulteriori cose sconvenienti, il moro aveva avuto la grazia ed il buon gusto di assestargli un calcio negli stinchi.
Impegnato ad imprecare, Ronald non aveva avuto tempo di finire quella frase che, Potter ne era certo, avrebbe altrimenti portato ad un’imminente catastrofe.
Le grida acute dei gufi sembrarono riscuotere la strega, che in fretta e furia uscì dalla Sala Grande, dando loro appuntamento per dopo.

“E poi, Harry … dovrei dirti una cosa. In privato”, riuscì a dire prima di girare i tacchi.
Il volto di Ron diventò paonazzo.

*

Era una fortuna che fosse uscita in tempo.
Non avrebbe retto un altro ghigno del Furetto. Non dopo quel terribile sogno.
E mentre si avviava verso l’aula di Trasfigurazione, ormai sicura di essere scampata alla Vergogna e all’Umiliazione, ecco che due braccia possenti la tiravano di lato.

Evitando per miracolo di finire a terra, e già pronta a uccidere –metaforicamente- l’idiota che le aveva fatto prendere un colpo.
E, per qualche oscuro motivo, Hermione aveva come l’impressione che il suddetto idiota fosse una frana in Astronomia.
“L’offerta è scaduta a mezzanotte, Granger”, disse infatti un ragazzo, i cui capelli erano sempre, inesorabilmente, platinati.

Ogni volta che lo vedeva, Hermione doveva trattenersi dal dirgli di fare Swiiisshhh, come recitava una pubblicità babbana di prodotti per capelli.

“Mi scuso, oh Divino, ma io comune mortale la notte dormo. O, quantomeno, non mi do la pena di scrivere risposte ai tuoi stupidi giochetti.
E, comunque, mi pare che la mia risposta sia giunta a destinazione”, disse la riccia tutto d’un fiato, osservando la busta ingiallita che teneva tra le mani il Serpeverde.
E, notò la ragazza con orrore, quella busta era ancora chiusa.

Oh, dannato viscido Malfoy! Lo aveva fatto apposta!
Avrebbe letto la sua risposta proprio in quel momento, esattamente davanti a lei, in modo da farle desiderare che la terra la inghiottisse.

Davanti all’espressione pietrificata della ragazza, Draco scoppiò in una fragorosa risata.
“Cosa c’è? Ti aspettavi davvero che avrei fatto in modo da tenere tutto nascosto? Io mi sto divertendo un sacco, sai?
Voglio dire, aspetta solo che Sfregiato e Rosso Malpelo lo scoprano …”

Ma Hermione non gli avrebbe dato soddisfazione, non in quello almeno.
Davanti alla sua spavalda dichiarazione di voler dire ai suoi amici di quel patto, il giovane Malfoy proruppe nuovamente in risate.
Almeno non stava ghignando, pensò la strega. Anche se tutta quell’improvvisa ilarità la preoccupava.

“Non crederti più furba di me. Stamattina, guarda caso, ho incontrato la McGranitt, Vitous e la professoressa Sinistra, e ho esposto loro il tuo progetto.
Credo che la McGranitt mi avrebbe affatturato volentieri, ma di fronte al mio viso angelico si è limitata a fare un cenno d’assenso.
Vitous era quasi in visibilio, la concordia tra Case eccetera. Passeremo tutte le ore delle loro lezioni insieme e, guarda tu il caso, ora abbiamo due ore di Trasfigurazione”, concluse soddisfatto.

Lentamente, molto lentamente, Hermione stava assimilando il concetto.
E, sempre lentamente, sbarrò gli occhi e spalancò la bocca.

COSA?

Andiamo, calmati.
“Oh, e a proposito. Stasera vedi di farti trovare in biblioteca entro e non oltre le dieci. Se non sbaglio, hai anche tu lezioni da prendere”, proclamò soddisfatto.
“Malfoy?”, chiese a bassa voce la Granger.
“Cosa c’è ora? Non vorrei arrivare in ritardo”.

“Ti definiresti più uno stendardo dell’integrità morale, o pensi che sia meglio un’anima gentile ed incorruttibile?”.
Il biondo la fissò per qualche istante. Era il suo turno di essere confuso.
“E quando dovresti pronunciare questi elogi, Granger?”, chiese dopo una manciata di secondi.
Hermione lo fissò seria.

“Stavo pensando al discorso da fare al tuo funerale, Malfoy. Funerale che, credimi, non tarderà ad avvenire”.


CRAGGY'S NOTES
Complimenti, cari lettori!
Avete swisahto i capelli ed organizzato funerali!
lo so, lo so, la storia dei capelli non è poi così originale, ma io continuo a ridere.
E questo è ciò che ne è uscito.
La mia mente perversa si stava domandando se non fosse il caso di inserire anche Fred, percè dai, io shippo Hermy (?) anche con l'irresistibile gemello Weasley.
Chissà perchè mi rifiuto di accettare le Romione.
Forse perchè Ronald è semplicemente l'essere più stupido mai esistito.
Ma non credo che darò sfogo a questi impulsi da Fangirl Ossessiva.
Oh, e a proposito.
Non aspettatevi che Mione e Dra' inizino a slinguazzarsi per i corridoi/nella Stanza delle Necessità.
Noppity nope, adorabili persone.
Non subito, almeno.
Sono due persone opposte, piene di rancore l'una verso l'altra e con anni di dieali contorti alle spalle.
Diamo tempo al tempo, gente.
Also because (?) sto cercando una Maledizione che faccia soffrire lentamente la mia prof di greco.
Dannata arpia.
Al prossimo capitolo!
Craggy

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Capitolo 3
*** Esercizi Formativi ***



Un’orda di sedicenni entrò nell’aula di Trasfigurazione.
Hermione stava giusto per prendere posto, come suo solito, vicino ad Harry e Ron, che la guardavano come per cercare di leggerle nella mente, quando un’occhiata carica di significato della McGranitt la costrinse a fare dietrofront.

Sospirando, sussurrò un “Vi spiego dopo” ai suoi amici, per poi dirigersi verso un euforico Serpeverde.
Mentre l’espressione di Harry era di pura curiosità, la scala cromatica della faccia di Ron variava da un grazioso rosa pesca a un rosso carminio.
Appoggiò quindi la sua tracolla a terra, mentre Draco si premurava di sfoggiare uno sguardo vittorioso al giovane Weasley, che dal canto suo pareva progettare come ucciderlo nel minor tempo possibile.

Ora che ci pensava, quel giorno aveva già ricevuto due minacce di morte.
Malfoy aveva stabilito un nuovo record, di questo era certo.
“Hem hem”, iniziò la McGranitt, e molti cedettero che il fantasma della Umbridge fosse apparso per tormentare le loro vite.

“Se ora il signor Malfoy ha finito di gongolare, potrebbe indicarci il numero e l’ordine dei movimenti che bisogna compiere quando si trasforma un corvo in una scrivania.
Prego, a lei”.

Draco già s’immaginava la mano di Hermione levarsi di scatto, per poi sentire la sua voce acuta enunciare, di certo correttamente, la risposta di quella domanda.
“Disegnare un ovale in senso orario, portare in alto la bacchetta e dare un colpettino”.

Il biondino ci mise qualche secondo per metabolizzare che Hermione Granger non solo aveva appena rinunciato a guadagnare dieci punti per la sua Casa, ma gli aveva anche suggerito la risposta giusta!
E magari il giorno dopo sarebbe entrata in Sala Grande proclamando il suo amore per lui, si ritrovò a pensare sghignazzante.
“Signor Malfoy, per quanto le possa sembrare strano, non abbiamo tutta la giornata.

Se non risponde entro dieci secondi, per domani sarà costretto a consegnarmi un tema di dieci pagine su come evitare figuracce in classe. Dunque?”, proclamò l’insegnante, sempre però mantenendo il suo cipiglio severo ed impassibile.
Al contrario di tutta l’ala Grifondoro, che sghignazzava come non mai.

“Mi scusi, Professoressa. Le mosse sono tre: ovale in senso antiorario, bacchetta in alto e poi un leggero colpo”.
“Molto bene. La prossima volta, però, sarebbe opportuno evitare la parte catatonica e passare direttamente alla risposta. Quindici punti a Grifondoro”.

Il silenzio cadde sulla classe.
“Ma professoressa, è stato Draco a rispondere correttamente, e lui fa parte di Serpeverde!”, disse Pansy Parkinson con la sua voce acuta e insopportabile.

“Allora, signorina Parkinson, forse sarebbe bene per il giovane Malfoy fare onore alla sua Casa d’appartenenza e cercare di intercettare i suggerimenti della sua compagna di banco in modo più discreto. Se ora abbiamo finito di cianciare, vorrei che entro la fine della seconda ora tutti fossero riusciti, in coppia,  a trasformare i propri banchi in pappagallini esotici”.

Detto questo la McGranitt iniziò a correggere i compiti di quelli del terzo anno, gettando di tanto in tanto occhiate di compassione per quella ragazza così intelligente, che per chissà quale motivo avrebbe passato le seguenti due ore in coppia con un perfetto imbecille.
 

*
 

“Te l’ho già detto, Malfoy. Non è una stoccata. È. Un. Colpettino”.
Dopo la ventesima dimostrazione pratica che Hermione aveva fatto a vuoto, la sua pazienza era pericolosamente agli sgoccioli.

“Forse, Granger, se usassi un tono meno irritante, a quest’ora qui ci sarebbe un’allegra nidiata di pappagali. E non questo vecchio banco di legno”, sbottò nervoso il Serpeverde.
Odiava non essere bravo in qualcosa.
Odiava che glielo si facesse notare.
Odiava che Hermione Granger glielo facesse notare.

Non che il resto della classe fosse messo meglio, né da una parte né dall’altra.
La strega, che si era tolta il maglione per il caldo, lo fissava con le braccia incrociate, con un’aria pensosa che a Draco non piaceva per niente.
“Sai che c’è di nuovo, Malfoy? Che sono costretta a ricorrere a metodi drastici con te”, sibilò alla fine.

“Ora, posizionati davanti a quel dannato mobile. Piedi paralleli, schiena dritta e prendi un bel respiro”, dettò la Strega.
Che volesse usare la maledizione Imperius per fargli compiere correttamente l’esercizio?
O voleva Cruciarlo fino al completamento della Trasfigurazione?

Nel dubbio, il ragazzo fece quanto indicatogli e si preparò a chissà quale dolore.
Invece, inaspettatamente, sentì che la giovane lo cingeva da dietro, in modo delicato ma fermo.
“Che diavolo … ?”, iniziò lui, leggermente sorpreso.

“Vista la tua palese incapacità nell’apprendere pochi gesti semplici, devo guidarti io”, rispose la strega senza ombra di turbamento.
Poi fece passare il suo braccio destro sotto quello del ragazzo, fino a poggiare la propria mano sopra quella diafana di lui.
“Bene. Chiudi gli occhi e visualizza un pappagallo”.

“Cosa?”

“Ora!”

“E va bene, ma calmati”.

Il Serpeverde chiuse gli occhi, e pensò ad una spiaggia con la sabbia bianca, il cielo azzurro, l’acqua scrosciante …
“Non tutto il pacchetto vacanze, idiota. Un maledetto uccello, non mi sembra difficile”, sussurrò lei nell’orecchio del giovane, che si riscosse bruscamente.
“Veramente, Granger, stavo pensando a come fa la gente a sopportarti”, sputò acido lui.

Ma Hermione, decisa a non farsi sottomettere da nessuno, rispose candidamente “Forse perche la gente riesce a pensare a un pappagallo quando richiesto.
E ora, basta stupidaggini. Se non pensi a un pappagallo adesso, giuro che tornerai nella tua tana strisciando.
Perché ti colpirò così forte che là sotto sentirai male per i prossimi due mesi”.

“Fatto, pensato”.
“Molto bravo, davvero. Ora, stringi bene la bacchetta e cerca di seguire i miei movimenti”, disse soddisfatta la strega.
I gesti di Hermione erano fluidi e sicuri, e dopo pochi secondi un uccellino verde e giallo cinguettava allegramente.

“Sono lieta di vedere che qualcuno è riuscito a fare quanto richiesto. Altri venti punti a Grifondoro, direi, e …”. La McGranitt aveva alzato gli occhi dalla pila di pergamene davanti a lei, e sotto la solita espressione si poteva distinguere una chiara soddisfazione.

“E direi anche venti per Serpeverde. Premiamo la buona volontà”.
In quell’istante la campanella suonò, mentre tutta la Casa verde argento stava lentamente concependo il fatto di aver ricevuto dei punti dalla McGranitt.
“E ora coraggio, il professor Piton vi aspetta”.

Uscirono tutti, e Draco si ritrovò a gioire nel pensare di poter passare le restanti due ore della giornata con Hermione accanto. Più tempo per torturarla.
“Draco, io … dovrei aspettare Harry e Ron per, sai, spiegare. Tu va’ pure”, disse Hermione, una volta in corridoio.

“E invece starò con te. Voglio proprio vedere l’espressione di Potter alla notizia della nostra brillante idea”, sogghignò quello.
“Come mai Malfoy dice il mio nome senza abbinarlo a insulti di vario genere?”. Harry e Ron, con la faccia in grugnita, avevano raggiunto la ragazze e, a malincuore, Malfoy.
“Perché il tuo cognome è già un insulto così, Sfregiato”, disse il biondo divertito.

Poi lanciò un’occhiata ad Hermione, che guardava i due ragazzi con espressione corrucciata.
“Se non la smettete subito, giuro che vi uccido e poi occulto i corpi in una tana di Manticore. E ora, per l’amor del cielo, ascoltami bene Harry”.
Il rosso esclamò che sì, avrebbe fatto meglio a spiegare come mai durante la lezione di Trasfigurazione aveva abbracciato Malfoy.

“Primo, non era un abbraccio, ma un esercizio formativo”, iniziò spazientita. Voleva solo togliersi quel peso dal cuore.
“Ma tu non hai mai abbracciato me”, grugnì il giovane Weasley.
“Ooooh, Weasleyuccio gelosuccio”.

“Ron, voi non siete mai stati così incapaci quanto BelliCapelli, qui”.
Ronald gongolò.
Malfoy swishò i capelli.
Hermione gli tirò una gomitata.

“Prima di iniziare una nuova discussione. Harry, per il bene tuo e del Quiddich, sappi che ho stretto un patto con il diavolo. Letteralmente”.
Harry era davvero confuso.
“Cosa?”, balbettò con un filo di voce.
“Santo Dio Potter se sei ritardato”, sbuffò il biondino.

“Ho convinto Malfoy a riprendere il Quiddich, ed in cambio gli farò ripetizioni”, spiegò pratica la ragazza.
Erano in ritardo per Pozioni e, francamente, non aveva voglia di ulteriori discussioni.
“Lo so che ti potrà sembrare strano, Harry, ma vederti triste era davvero brutto. C’è una guerra che si prepara, e io vorrei solo che tu fossi felice il più possibile”.

La giovane stava parlando con il cuore in mano, e sembrava perfino aver dimenticato dell’esemplare di Malfoy che aveva di fianco.
E che stava finemente fingendo di avere conati di vomito.

“Hermione, io … davvero, non so proprio cosa dire”, disse Harry.
“Sul serio, se sei disposta a sopportare questo qui per me, sappi che se anche Voldemort ricomparisse domani io sarei al settimo cielo”, concluse.
“Sì sì, tutto molto bello, viva l’amicizia e gli unicorni vomitano arcobaleni. Ma ora andiamo, prima che Piton ci uccida nel sonno”, sbottò Malfoy.

Harry Potter e Ronald Weasley, divisi tra l’ammirazione per la loro amica, e l’apprensione che la sua frequentazione con quel Serpeverde avrebbe comportato, corsero verso l’aula di pozioni.
Se per gli altri due poteva quasi chiudere un occhio su qualche secondo di ritardo, i due maghi erano davvero i bersagli preferiti dell’untissimo professore.
Guardandoli correre come bambini, Hermione scosse la testa divertita: sembravano proprio due bambini.
“Lo sai, vero, che non hai neanche menzionato le mie lezioni, vero?”, sussurrò suadente Malfoy.
“Diciamo che non volevo trasformare Harry da  Ragazzo che è sopravvissuto a Voldemort a Ragazzo che è non è sopravvissuto alla sua amica e un Serpeverde”, rivelò mentre si accingevano ad entrare nell’ambiente scuro, pregno di fumo.

“Ci vediamo dopo, compagna”.
“Ci vediamo dopo, compagno”.

E mentre si accingevano ad entrare, una voce lenta e pigra iniziava a declamare quanto idioti ed incapaci fossero.
 

*
 

Quelle due ore furono le più lunghe ultime ore del venerdì a memoria di Granger.
Uscendo dalla stanza, la ragazza si sentì strattonare per un braccio, e senza sorpresa si ritrovò un biondissimo furetto davanti.
“Stasera, alle ventidue in punto. Settimo piano, di fronte all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll. Penso che tu sappia cosa intendo”, e detto ciò alzò i tacchi e se ne andò, con la camicia fuori dai pantaloni ed il suo passo un po’ dondolante.
Sarebbe stata una luuuunga serata.
 

*
 

“Hermione Jean Granger, che cosa significa tutto ciò?”.
Questo l’urlo isterico della minore dei Weasley, urlo che l’aveva accolta nel dormitorio femminile dei Grifondoro.
“Devo spolverare la memoria a tuo fratello sul significato della parola discrezione”, mormorò la riccia.
“Fratello noioso e geloso a parte, vi vedete stasera?”, chiese la giovane Weasley.

Certo Hermione non poteva mentire, a meno di non sgattaiolare fuori dal dormitorio quella sera.
“Sì, stasera alle dieci. Quell’idiota non sarebbe in grado di trasformare un girino in rana neanche in sogno. Per non parlare di Astronomia. Ho già gli incubi”, declamò con fare melodrammatico la Granger”.
E sulle risate cristalline di Ginny, un nuovo ed improvviso terrore si impossessò della sua mente.




CRAGGY'S NOTES
Buonsalve bellissime persone.
Qui è Craggy, intenta a scrivere con una mano e a studiare quei maledetti pronimi latini con l'altra.
Vieni al classico, dicevano.
Farai tanto italiano dicevano.
*sospiro*
Vorrei tanto, ma tanto, che un ombroso e sexy ragazzo mi aiutasse in greco con esercizi formativi alle Hermione style, ma credo che mi dovrò accontantare di affogare i miei dipiaceri guardandomi episodi su episodi di The Big Bang Theory (*and all started with a big bang. BANG!*)
Comunque.
Nuovo capitolo, nuovi avvenimenti, non so perchè ma me l'ero immaginata più comico. Desolata per le scarse battute/quantità di omicidi pianificati, rimedierò al più presto.
Credo che la reazione di Harry e Ron tenda un pochiiiino all'OOC, ma la solita solfa -No Hermione non puoi uscire con lui è cattivo- -Ma nooo lui è cambiato e mi ama tanto tanto- non mi piace.
Desolata #2
Inoltre, ci terrei a precisare che, nonostante questa fanfiction si svolga nel sesto anno dei libri, la trama della bellissima e altissima e purissima zia Jo passa in secondo piano, in quanto se qualcuno volesse leggere Il Principe Mezzosangue non avrebbe che da rompere il salvadanaio e andare in libreria.
Bene, tanti abbracci a tutti, e grazie a chi segue/recensisce/legge questa ff nelle ore di matematica.
 Vi lascio il mio blogH, dove ho postato un simpatico parere su Colpa delle Stelle. Se vi va di passarci, a me farebbe piacere sapere che cosa ne pensate.
Kisses,
Craggy.

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Capitolo 4
*** Interrogatorio firmato Serpeverde ***



"Granger.”
“Malfoy.”
“Saltiamo i convenevoli, siamo qui per una questione alquanto seria”.
“Il fatto che tu non abbia nient’altro da fare se non infastidire me?”
Draco fece un sospiro di rassegnazione.

“No, Granger. La tua totalmente inesistente femminilità. Qualche domanda prima del test?”, disse come niente fosse.
Come se non fosse in uno stanzino non abbastanza grande con me, pensò Hermione.
“Sì. Che tipo di Vermicoli hai leccato prima di pensare a questa straordinaria idea?”, chiese la strega ironica.

Era da tutto il giorno che aspettava solo il momento propizio per esporre al ragazzo quella domanda, in realtà più che legittima, che le frullava in testa.
Il biondino rise, come se la domanda della ragazza fosse del tutto ovvia.
“Per infastidire Potter e Weasley, ovviamente. E anche perché se sento ancora una volta McLaggen proclamare serenate dal dubbio gusto nel cuore della notte, potrei ucciderlo e questo potrebbe intaccare la mia futura carriera da Medimago”.

Hermione arrossì al ricordo, ancora vivo, di quando qualche giorno prima il giovane Grifondoro, appena dopo la mezzanotte, era uscito dal suo dormitorio esprimendo, in rime davvero orrende, quando lui amasse quella strega dai capelli come un leone indomato, che il suo cuore aveva per sempre stregato, premurandosi di utilizzare un incanto Sonorus che aveva scosso e tenuta sveglia tutta Hogwarts, fino a quando la giovane era stata costretta ad andare a parlargli per farlo smettere e, alla fine, lui era riuscito a strapparle un appuntamento per quel fine settimana.

“Il fatto che tu abbia raggiunto il colore di un pomodoro credo spieghi perché hai bisogno di imparare a flirtare. Ora, se non ci sono altre cose …”, proclamò il ragazzo, e stava per continuare quando un’Hermione non più rossa e alquanto seria lo interruppe.
“Prima di iniziare un’esperienza che, ne sono certa, mi traumatizzerà a vita, io e te dobbiamo mettere in chiaro alcuni punti”, partì decisa lei.

E Draco non fece nemmeno in tempo a rispondere, che quella aveva già ripreso.
“Questa cosa rimane un segreto. Fra me e te”.
Questo sembrava alla strega la cosa più importante: sarebbe morta d’imbarazzo se qualcuno fosse venuto a sapere in che razza di situazione si era trovata.

Senza contare che le voci sarebbero circolate, fino a quando un professore non avesse inteso cosa stesse succedendo; e, con buona probabilità, seppure il Preside declamasse quanto l’amore fosse importante, la cosa non sarebbe stata gradita.
Meglio evitare.

Draco fece un segno d’assenso, senza neanche provare a rispondere: avrebbe dovuto assecondarla, per quanto la cosa potesse infastidirlo.
“Non pretendo che, fuori di qui, tu debba salutarmi o parlarmi o accorgerti della mia esistenza.Ma gradirei che, mentre siamo a tu per tu, evitassi nomignoli quali Mezzosangue, Sanguesporco o altre finezze del genere”.

Le era costata davvero molta fatica far uscire dalla sua bocca di Nata Babbana quei termini che la perseguitavano ormai da sei anni, eppure era fermamente decisa a mettere ben in chiaro quel punto: non avrebbe tollerato quell’assurda sorta di razzismo.
Non quando erano soli, almeno.
Draco inarcò notevolmente le sopracciglia.

“Ci tengo a precisare che, se non l’avessi notato, mi sono trattenuto per tutto il giorno. Sono d’accordo anche io sul trattarci civilmente durante queste … ripetizioni reciproche … e sono pronto a giurare solennemente di non chiamarti mai in quel modo”, disse lui con sicurezze.

Oh la la.

Questo sì che era un fulmine a ciel sereno, chi si sarebbe aspettato tanta accondiscendenza?
“Io ho terminato. Se ora vuoi procedere, Malfoy …”

“Ah no! Ora tocca a me esporre le mie condizioni. Prometti che non verrò Schiantato, picchiato o in qualsivoglia modo ferito in seguito alle mie lezione. Sia chiaro che non ho alcun interesse sentimentale nei tuoi confronti, se non un velato irritamento, e che quindi ciò che farò non costituirà in alcun modo un’avance”.
Hermione fece un cenno annoiato con la mano: questo era implicito, e le sembrava superfluo che Malfoy lo avesse ribadito.

Anche se erano appena entrati nella Convivenza Pacifica, di certo non riusciva ad immaginarsi loro due come coppia.
I brividi.
“D’accordo Malfoy, non ti picchierò. Ora che siamo d’accordo, possiamo iniziare?”
“Sei così impaziente?”

La ragazza gli diede uno scappellotto, e per qualche motivo questo sembrò aver fatto arrabbiare Draco.
“Non ci provare mai più … Granger “  cercò di dire con tono sostenuto, ridendo però sotto i baffi.
Solo quando anche la risata della strega raggiunse le sue orecchie, qualcosa dentro di lui parve smuoversi.

Non doveva andare così, non era così che lui si era programmato mentalmente quella condivisione di tempo.
Certo, collaborare con la Granger invece di denigrarla lo incuriosiva, ma doveva andarci piano.
San Potter e Rosso Malpelo lo avrebbero torturato in modo lento e doloroso, se solo avessero sospettato che la loro preziosissima Hermione fosse stata in pericolo.

Se si sarebbero mai staccati dalle sue sottane, questo era un mistero glorioso.
Inoltre aveva una reputazione da difendere, una famiglia dagli ideali tanto rigidi quanto antiquati, che però non erano del tutto disprezzati dal giovane rampollo.
Insomma, per quanto fosse decisamente di idee più moderate rispetto al padre, ai Malfoy mancava solo un motto sulla linea guida di “Toujour pur” per competere con i Black in fatti di disprezzo nel confronto dei Sanguesporco.

Almeno loro non avevano una qualche sorella adorante nei confronti del Signore Oscuro.
Bellatrix a parte, che la Granger gli desse ripetizioni era un fatto al quale i coniugi Malfoy potevano sopravvivere; certo, Narcissa avrebbe obbiettato che si sarebbe potuto assumere un insegnante privato da centinaia di galeoni l’ora, e Lucius sarebbe sbiancato, perdendo la facoltà di parola per qualche ora, ma tutto sommato sarebbe bastata un “Non ditemelo, non so cosa farei per evitarlo, ma quella Mezzosangue è così dannatamente brava da stonare con il suo status” a far riprendere colore al suo vecchio.

Ma presentarla ufficialmente al mondo come sua amica, al livello delle sorelle Greengrass, di Nott o di Blaise, questo era davvero impensabile.
Notando l’improvviso mutismo del ragazzo, Hermione smise di ridere e lo guardò confusa, temendo di aver fatto (per qualche motivo assurdo) qualcosa che non garbasse al biondo.
“Tutto bene, Malfoy?”, chiese premurosa, come se lo stesse chiedendo a Potter o Weasley, quasi dimenticandosi chi aveva di fronte.

E ora? Che cosa doveva fare?

Riprendere il tono spensierato, se non proprio gentile, di prima, o trattarla in modo scorbutico, cosicché la Granger capisse che loro due non erano né sarebbero mai stati amici?
Pensando che per quello non servisse un chiarimento (era di Draco Malfoy ed Hermione Granger che si stava parlando! Avrebbero stretto amicizia quando fosse gelato l’inferno!), e temendo un eventuale scatto di rabbia della ragazza, rispose con tono pacato.

“Certo Granger, anche se preferirei essere chiamato Professore, o Signore. Sei mia allieva, o no?”.
Hermione, che pure riusciva a mascherare perfettamente le proprie emozioni, sentì la mascella staccarsi dal resto del corpo, e gli occhi sgranarsi all’inverosimile.
“Come, prego?”chiese, sperando di aver mal compreso le parole di Malfoy.
Ma quello, beffardo :” Hai capito benissimo”.

“Un momento, Signor Manie Di Protagonismo! Io non ti ho chiesto di darmi del lei o che so io. Tu non hai il diritto di …”
Ma il Serpeverde la zittì con un gesto della mano, dicendole che se a lei andava bene non farsi rispettare non vedeva perché dovesse essere così anche per lui.
“Ora, non ho tutta la notte. Entro le undici avrei intenzione di tornare al mio Dormitorio, quindi sei pregata di tacere e farmi iniziare. Dunque, il test”.

La mano della Granger, abituata a fare quel gesto meccanicamente quando aveva una domanda, scattò in aria talmente velocemente che Draco si chiese come non le si staccasse dal corpo.
“Bene, Granger. Spara. E non dimenticarti il Professore”.
“Perché mai dovrei fare un test per questa assurda pagliacciata, che oltre a rubarmi tempo prezioso mi sa tanto di presa in giro … professore?”
Draco sbuffò.

“E’ evidente, signorina Granger, che non ci siamo capiti. Se io dico che lei deve fare un test, lei fa il maledetto test. Chiaro? Inoltre, non è nulla di che. Le porrò solo qualche domanda”, e nonostante fosse seccato per l’interruzione, non poteva ignorare la soddisfazione di aver domato la Granger sulla questione del Professore.

“E allora muoviti, idiota. Appena metterò piede in dormitorio mi aspetterà il terzo grado”, sbuffò quella.

Come non detto, niente accordo sulla sua autorità in quanto insegnate.
Draco estrasse dalla tasca un foglio di pergamena sgualcito, su cui si era appuntato qualche domanda da fare alla Granger.
La maggior parte era abbastanza … personale, atta a mettere in imbarazzo quell’irritante ed impassibile sapientona.

Oh, se si era divertito.
Nott, l’unico a cui Draco aveva avuto l’ardire di confidare il suo piano, aveva partecipato attivamente alla stesura di quella lista, e non erano mancati scoppi d’ilarità quasi isterici.
Ora che ci pensava, la sua allieva non sarebbe stata l’unica a subire un interrogatorio, tornata in camera.

“Molto bene. Prima domanda: a che età hai dato il primo bacio?”, chiese schiarendosi la gola e aspettando una qualche reazione.

La Granger invece sembrava la Quintessenza della pace interiore, e senza un tremolio nella voce rispose: “Dipende cosa intendi. Il primissimo bacio a tredici anni, ma era una scommessa”.
Appuntandosi mentalmente di chiederle di chi fosse la scommessa, Draco chiarì che intendeva un bacio vero, con lingua e tutto. E che lei la smettesse di guardarlo schifata, era così che si diceva.

“L’anno dopo”, e qualcosa nel tono sicuro che aveva usato fece intuire che era stata una cosa seria.
“A chi? E quando esattamente?”, chiese, a metà tra i curioso e il disgustato.
Qualcuno aveva baciato quella Grifondoro saccente? Al quarto anno? Lui aveva dovuto attendere fino al quinto per qualcosa di serio, e questo era profondamente ingiusto.

“Dal momento che un bel ‘fatti i fatti tuoi’ non sia contemplato, mi trovo costretta a risponderti. A Viktor Krum, dopo avermi chiesto se volessi partecipare al Ballo del Ceppo con lui”.

Cosa ?

COSA?

Viktor Krum?

Quel Viktor Krum? Il giocatore di Quiddich che più ammirava in assoluto, che lo aveva privilegiato della sua presenza al tavolo Serpeverde, insomma lui, aveva baciato la Granger?

Cosa?

Insomma,Draco aveva concluso che  la faccenda di invitarla al ballo fosse solo per mettere in chiaro che lui non aveva intenzione di passarsi nessuna delle studentesse Hogwartsiane, e quindi aveva optato per quella che suscitava meno interesse come segno della sua non-disponibilità.
Un po’ complicata come scusa, ma Malfoy aveva bisogno che fosse vera.

E ora la Mezzosangue gli veniva a dire che si erano baciati? Con la lingua?

Il solo pensiero gli procurò una sensazione di freddo pungente allo stomaco: nausea.
“Già. Chissà perché fanno tutti quella faccia quando lo vengono a sapere”, chiese ironica lei.

“Non … non sto facendo alcuna faccia. Registravo la risposta ed adattavo i parametri di valutazione ad essa. Procediamo. Escluso Lenticchia, quanti ragazzi hai avuto?”, disse lui sbrigativo.
“Sorvolando sul fatto che Ron ed io non siamo, né mai saremo, una coppia – e per l’amor del cielo, smettila di guardarmi così – sei di nuovo estremamente impreciso. Di che durata stiamo parlando?”

Quella ragazza era incredibile! Riusciva a correggere anche le domande che lui aveva preparato!

“Ma che ne so, Granger, facciamo dalle due settimane in poi!”, sbottò.
Hermione strinse gli occhi, pensierosa.
“Non dirmi che non hai mai avuto un fidanzato!”, esclamò meravigliato Draco.
La Granger era la Granger, ma non era plausibile che fosse  sempre stata single.

“Ovvio, li stavo solo contando. Per l’esattezza, cinque relazioni da un mese ciascuno, quattro da tre mesi e … una da un anno e due mesi, giorno più, giorno meno”.
Per la seconda volta in quella mezz’ora, Draco Malfoy era basito; da quando le Mezzosangue impertinenti avevano una sfilza di ex? Era semplicemente contro natura.
“Quanti maghi?”, chiese crudele. Non aveva potuto evitarlo, né aveva voluto farlo.

“Sette”, ed inarcò le sopracciglia, come a sfidarlo a ribattere.
“E quanti di questi sotto Filtro d’Amore?”, ghignò.
La strega lo guardò indignata, e poi gli si avvicinò. Con un pesante volume tra le mani (da dove accidenti era spuntato?).
E, dal momento che un Malfoy non scappa mai, il ragazzo  rimase ad aspettare la sua sorte.

Giunta a soli pochi centimetri da lui, la giovane alzò la testa e, seria, gli chiese: “Trovi davvero così strano, così impossibile, che un mago possa trovare la sottoscritta attraente?”.
Se Draco Malfoy avesse potuto tirarsi uno schiaffo – interiore, s’intende – quello sarebbe stato il momento per farlo.
Hermione Granger, la degna erede di Minerva McGranitt in fatto di espressioni facciali, lo guardava sinceramente ferita.

“D’accordo, d’accordo, pessima domanda. Non mi scuserò, ma ritiro il tono sorpreso e costernato. In cambio, però, rispondi a questo, e poi giuro che lascerò cadere l’argomento fidanzati”.
Sebbene non stesse sorridendo, Hermione non aveva più quell’aria fastidiosa da ragazza ferita nei sentimenti.
“Avanti, fa’ la tua domanda”.
“Anche Purosangue?”, e sapeva che presto lei lo avrebbe schiaffeggiato.

Invece, inaspettatamente, lei annuì semplicemente.

“Non ti stupire, Malfoy. Non tutti i purosangue hanno idee antiquate”, e subito il pensiero del ragazzo volò a Zabini e Nott.
Possibile che uno di loro, o entrambi, fossero stati con la Granger?
Ovvio che no, si rispose da solo. Lui avrebbe certamente notato la sua massa di capelli nel Dormitorio verde argento.
Quindi si decise a provare un passo successivo.

“Qualche Serpeverde?” chiese, seppure desse per scontata una risposta negativa.
Ma il silenzio imbarazzato dell’altra parlava da sé.
“Non ci posso credere!” si lasciò sfuggire lui.

“Malfoy, lo stai rifacendo”, lo ammonì la ragazza.
“E cosa, se posso chiedere? Sai com’è, al momento sono in preda a qualcosa come anni di nobili tradizioni di una Casa buttati alle Mandragole!”
Insomma, era di Serpeverde che si parlava! Non di campi di fiori e miele!
“Quel tono. È estremamente irritante. Io sono, seppur restia, disponibile a rispondere a questi stupidi quesiti. Ma se non la smetti di sfottermi, giuro che ti mollo un pugno. E starò ben attenta a sciupare per bene quel tuo visino d’angelo scolpito nel marmo dagli dei”, disse arrabbiata Hermione.

Certo, sapeva benissimo di non essere uno schianto o cose del genere, ma era anche consapevole di avere un suo fascino, e non sarebbe stato certo Mister Damerino Da Quattro Soldi a farla sentire inferiore.
Non più di quanto avesse fatto negli anni precedenti, comunque.
“E io da quando avrei un visino d’angelo scolpito nel marmo dagli dei, se posso chiedere?”, domandò sorpreso Malfoy.
Possibile che la Granger gli avesse appena fatto un complimento?

“Ah non chiedermelo. Sono parole di Lavanda, io non c’entro niente”, borbottò la strega.
Ah, ecco.
“Hai finito? Posso andare ora?”, chiese lei accendendosi di speranza.
Il ragazzo fece un divertito segno di diniego, ma vedendo l’espressione profondamente delusa di lei, disse comprensivo che c’era solo un’ultima domanda, poi sarebbe stata libera.

“Perché ho come la sensazione che sarà qualcosa di profondamente privato e atto solo a mettermi in imbarazzo?”, chiese sarcastica Hermione.
Aveva una morsa allo stomaco, ed aveva il presentimento di sapere cosa quel demonio le stesse per chiedere.
“Ma così mi offendi! Come puoi pensare che io sia così infido?”, esclamò teatralmente il biondo, con un tono da finto offeso.
“Diciamo che ti conosco bene. E ora, se non ti dispiace, io andrei a dormire. Ci vediamo dopo colazione in biblioteca, ed inizieremo Astrologia. Settimana prossima c’è il compito, e non posso permetterti di andare male”.

Malfoyy però aveva ancora quella dubbio, così incredibilmente indiscreto, che voleva assolutamente essere fugato.
“Hey, Granger, aspetta un secondo! Prima dimmi se sei …”
Ma la massa di ricci e gonfi capelli era già sparita oltre la porta della Stanza delle Necessità.






CRAGGY'S NOTES:
Heilà!
Lo ammetto, non ero convinta del coinvolgere Nott, ma poi le mie sinapsi celebrali si sono connesse ed ho quindi deciso di includere anche lui nel malefico piano di Draco per mettere in imbarazzo Hermione.
Questione fidanzati: so già che molti stanno pensando che Hermionuccia Puccia (?) è una tenere e pura e dolce pampina, BAT io non sono d'accordo.
Se pure avesse avuto quattrocento ragazzi, di certo non l'avrebbe sbandierato ai quattro venti, o per meglio dire alle Quattro Case.
Lo concedo, magari con la storia dei Serpeverde sono andata giù pesante con la fantasia, ma ripeto: prendetevela con le mie sinapsi.
Ringrazio un sacchissimo tutte quelle belle pipol che recensiscono/seguono (questa storia è seguita ventuno persone! Cioè, ancora un po' e farò invidia al caro manzoni!).
Vi lascio come sempre i miei link, compreso quello di una nuova ff Dramionesca che sto intraprendendo.
Ci vediamo al prossimo capitolo, bitcheeeezz [Yotobi denuncia per plagio]

Tumblr:
http://malfoy-do-it-better.tumblr.com/“ (ringrazio quell'anima beata che mi ha lasciato i link per i temi, bat sono stupida e non capisco come fare T^T)
BlogH:
http://raggywords.blogspot.it/
Fanfiction:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2876624&i=1
 

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Capitolo 5
*** Segni e Sfide ***




Hermione si aspettava di trovare Ginny, con la quale aveva da poco stretto un legame del tipo “Sei la sorella che non ho mai avuto”, ad aspettarla in camera per una sessione sfiancante di pettegolezzi e domande.

Di certo non si aspettava che altre tre teste Weasley, oltre a quella della sua amica, le saltassero addosso appena messo piede in Sala Comune.
Essendo quasi mezzanotte, il tutto avvenne in maniera molto silenziosa per evitare di svegliare l’intera Grifondoro, ma di fatto la ragazza venne presa in ostaggio da un divertito George ed un accigliato Fred.

Ronald invece la guardava male, a qualche passo da lei, con le braccia incrociate.
Ginny le saltellò incontro allegramente, dicendo che una volta saputo del suo incontro serale con Malfoy, anche Ron ed i gemelli avevano insistito per restare svegli.

“Ginny, non per essere indiscreta, ma come hanno fatto a saperlo? Voglio dire – Fred, davvero, mi puoi lasciare il braccio, prometto di non scappare – io l’avevo detto solo a te”.
La rossa non arrossì, aveva una tempra invidiabile, e si limitò a dire che forse i gemelli avevano sentito lei e Ron che discutevano se l’accordo Granger-Malfoy fosse un bene o un male.
“Comunque, Granger, ora ti siedi lì e ci spieghi tutto”, ordinò Fred Weasley, con un tono di voce che non gli si addiceva per  nulla.

“Oh santo cielo, sembra che io abbia fatto qualcosa di estremamente brutto, mentre invece dovreste ringraziarmi e basta”, sbottò la strega.
Stava reagendo in maniera esagerata?
Probabile, ma non le piaceva che altre persone oltre ai diretti interessati e, nel caso, Ginny, sapessero in quale assurda avventura si fosse imbarcata.

“Certo, Hermione! Grazie per averci dato un motivo in più di preoccupazione, grazie perché ora quella sottospecie di furetto platinato avrà un altro modo per tenerci sotto controllo! Grazie, Hermione, per aver avuto la peggior idea di sempre!”. Il tono di Ron si era man mano alzato, ma come per miracolo nessuno studente era sceso a controllare il motivo di tale fracasso.

Probabilmente avevano Imperturbato la stanza, pensò la ragazza.

Mentre Fred e George la tenevano per le spalle (per paura che saltasse addosso al fratello e lo riempisse di pugni, più che altro), Ginny fissava stupita la scena.
Prima dell’arrivo di Hermione, i quattro Weasley avevano deciso di parlare pacatamente con l’amica, di ascoltare quello che aveva da dire ma, soprattutto, di non urlare né offenderla.

Esattamente il contrario di ciò che stava succedendo.
“ Quello che Ron voleva dire, Hermione, è che siamo preoccupati che Malfoy possa farti del male, o che possa usarti per qualche scherzo idiota ai danni di Harry. Siamo inoltre perplessi dalla tua … stravagante … idea, e vorremmo sapere cosa ti ha spinto a proporla a Malfoy”, spiegò conciliante la rossa.
“Nonostante non credo che questo sia ciò che Ronald intendeva – e fulminò il ragazzo con un’occhiataccia – capisco la vostra agitazione. Ricordatevi che però sono piuttosto abile con gli incantesimi, e che se solo Draco Malfoy proverà a sfiorarmi, non vivrà abbastanza per pentirsene”, iniziò la riccia.

Voleva che ai suoi amici fosse chiaro che sapeva badare a se stessa, che non dovevano aver paura per lei, e che la sua idea non era totalmente campata per aria.
Continuò quindi il suo discorso, raccontando del malumore di Harry a causa del Quiddich troppo facile, dei pessimi voti di Malfoy, dell’inaspettata gentilezza di Zabini (e qui si guadagnò un grugnito da parte del minore dei maschi Weasley) e di come Malfoy si era dimostrato interessato alla sua idea (altro grugnito).

“Quindi vedete, non sono impazzita”, concluse soddisfatta Hermione, gli occhi che reclamavano un po’ di sonno.
Stava per augurare la buona notte a tutti, quando si trovò stritolata dai gemelli, che commossi la stavano abbracciando.
“Credevano che fossi diventata matta … “
“ O peggio, che ti fossi invaghita di Malfoy …”
“O di averti per sbaglio messo della Follia Liquida nel succo di zucca …”
“Sai, il nuovo prodotto dei Tiri Vispi Weasley …”
“E invece stai bene! “
“Oh, quale gioia per il mio cuore!”, aveva concluso Fred. 

L’intera scena sembrava preparata per il Mettiamo Hermione In Imbarazzo Festival, ma la strega non poté fare  a meno di sentirsi sollevata: non le era crollato il mondo addosso, dopotutto.
“Sono lusingata, Weasley, di aver addirittura suscitato preoccupazione nei vostri aridi e freddi cuori, e sottoscrivo la mia completa sanità mentale”, disse raggiante mentre tentava di districarsi da quelle quattro possenti braccia, senza però riuscirci.

Solo Ron se ne stava ancora in grugnito a fissarla, con la differenza che non appena i gemelli erano saltati addosso alla sua (ma era solo quello?) amica, aveva assunto uno squisito tono porpora.
“Ehi voi due, staccatevi da lei. Miseriaccia, sembra che sia la vostra fidanzata o che so io!”, disse di colpo.
George, essendo quello più maturo e responsabile, oltre che il più bello, tra i due, si staccò dalla Granger con le mani alzate in segno di resa.

Fred, invece, ritenne più opportuno avvinghiarsi maggiormente alla ragazza (che sentì due o tre costole incrinarsi), con il semplice scopo di infastidire il fratello minore.
“Fred, lasciala immediatamente!”
“E perché, Bilius?”, ribattè divertito il gemello, usando quel nome che tanto Ron odiava.
“Perché … perché … insomma, fallo e basta!”

Hermione stava cercando di dire a Ron di calmarsi, e chiedere a Fred di allentare la presa, ma Ginny presa la parola, spazientita.
“Ragazzi, lo so che voi ragionate come animali, ma qualcuno si è posto il problema di chiedere ad Hermione se voglia essere abbracciata o meno?”
Perché alla riccia sembrava una domanda davvero, davvero stupida?

Comunque, ottenne che Fred si staccasse un po’ , mentre George era piegato in due dalle risate; la parte comica della situazione le sfuggiva completamente.
La stavano fissando tutti, in attesa di un suo verdetto.
“State davvero aspettando che io vi dica se voglio che Fred mi abbracci o no? Davvero siete tutti qui per questo?”, domandò stupita.
Ci fu un attimo di silenzio, ed Hermione pensò che la tempesta fosse finita, ma si sbagliava.

“Hai ragione, non ha senso che io e Ginny stiamo qui ad aspettare che voi ve la sbrighiate. Noi andiamo a letto, domattina voglio sapere chi ha avuto la meglio”, e detto ciò il gemello più attraente (secondo lui, ovvio) si trascinò dietro la sorella, uscendo di scena.
I due fratelli si guardavano in cagnesco, rivolgendo poi a lei occhiate supplichevoli.

“Piantatela immediatamente. Ronald, io mi faccio abbracciare da chi mi pare e piace, e solo perché tu non lo fai non vuol dire che sia sbagliato”.
Fred guardò il fratello con aria trionfale.
“E quanto a te, Fred Weasley, ti reputavo più maturo di così”.
Ron però non sembrava consolato dall’ultima frecciatina al suo rivale, e si avviò mestamente verso il suo Dormitorio, lasciando dietro di sé una perplessa Hermione ed un vittorioso Fred.

Prima di salire le scale, sussurrò acido:”Potete tornare ad abbracciarvi, allora. Sempre che non abbiate intenzione di fare altro”, e poi venne inghiottito dal buio.
Dopo aver sospirato rumorosamente, la strega si rivolse al gemello, che aveva un ghigno stampato sulla faccia lentigginosa.
“Togliti quel sorrisino dalla faccia, tu. Sembri Malfoy in modo quasi irritante”.
Ma quell’espressione persisteva.

“Beh, Granger, posso continuare ad abbracciarti, o preferisci fare altro?”, propose ridendo Fred.
Sì, doveva essere per forza Malfoy sotto Polisucco, non si spiegava altrimenti quell’improvvisa quanto violenta voglio di schiaffeggiarlo che la stava pervadendo.
“Nei tuoi sogni, Weasley, nei tuoi sogni. Buonanotte, e vedi di non farti uccidere nel sonno”.

Hermione era seriamente convinta di poter tirare un respiro di sollievo, ma per la seconda volta nel giro di venti minuti si sbagliava.
Venne arpionata (letteralmente) di nuovo, e Fred Weasley fece una cosa che, a distanza di ore, Hermione Granger riuscì a catalogare semplicemente come stupida.
Le morse il collo.
Non in modo violento, o doloroso o altro, semplicemente lasciò impressa la sua arcata dentale sul collo della strega, che iniziava a sospettare di un qualche accordo segreto tra Ronald e Fred per farla impazzire davvero.

“Mi spieghi che cavolo …” iniziò, cercando una spiegazione razionale.

“Non montarti la testa, Granger. Non ho intenzione di baciarti o che, non c’è Ronnino ad assistere e sarebbe inutile, ma diciamo che questo segno non scomparirà prima di un paio di giorni, dando motivo a mio caro fratello per farsi ribollire il sangue. E, nel caso, per mettere in guardia Malfoy”.
Prima che la ragazza potesse ribattere, quell’immaturo era già sparito.

Entrò nell’ala femminile di Grifondoro in punta di piedi, pregando di poter semplicemente dormire.
Raggiunto il suo letto, senza aver svegliato nessuno, si gettò sul materasso, chiedendosi come mai lei fosse costretta a convivere con settanta per cento di casa Weasley che era affetta da stupidità latente.

*


Quella notte, incredibilmente, Hermione dormì benissimo.
Nonostante tutto quello che era successo la sera precedente e il sempre più vicino appuntamento con Cormac McLaggen, era completamente in pace con se stessa e con il mondo.
A colazione, fortunatamente, la Sala Grande era quasi vuota.
Quasi, perché la persona che avrebbe voluto incontrare meno era lì davanti a lei, del tutto intento a fissarla, e sembrava turbato.

Un attimo, Draco Malfoy era turbato?
Da quando aveva delle emozioni?
Da quando non aveva quel ghigno perenne sul volto? Era successo mentre lei era distratta?

Draco le fece cenno di avvicinarsi.
Forse perché la sala era completamente vuota, e quindi nessuno avrebbe potuto vedere Draco Serpeverde Odio Tutti Malfoy parlare con Hermione Grifondoro Cosa Succede Al Mondo Granger.
Dopo aver appurato di non essere in un sogno (o meglio, in un incubo), la ragazza arrivò davanti al biondo, con un’aria tra il curioso e il perplesso.

“Si può sapere che cos’è successo ieri, Granger?”.

Perché sembrava arrabbiato? O forse era deluso?
E perché non l’aveva apostrofata con uno dei nomignoli che lo dilettavano tanto?
E perché lei lo stava fissando ad occhi spalancati?
La sua domanda implicava anche una risposta, no?

“Perché me lo chiedi?”, rispose semplicemente.
No, davvero, cos’era successo la sera prima che avrebbe potuto anche lontanamente interessare a Malfoy?
Harry e Ron erano vivi e vegeti, lei non era stata uccisa dal Basilisco, Silente continuava imperterrito ad essere il preside di Hogwarts.
Draco si limitò a guardarla in modo eloquente.
Ma non la stava guardando in faccia.
Gli occhi chiari del ragazzo fissavano un punto imprecisato del suo collo: aveva forse dello sporco?

Un attimo … collo!

La scienza non lo reputa possibile, eppure Hermione Granger riuscì ad arrossire ed impallidire nello stesso tempo, sotto lo sguardo divertito di Malfoy.
“Granger, innocente e pura Granger, mi spieghi perché sembri reduce da … un’attività alquanto piacevole? Le mie lezioni ti sono così d’ispirazione? Ma se questo è il risultato di qualche domanda, mi chiedo cosa farai una volta …” iniziò, ma l’espressione inviperita della ragazza lo fece tacere.

Da quando lui taceva?

“Oh, maledetto Weasley, spera che io non ti incontri stamattina, domani o nei prossimi duemila anni, o patirai le pene dell’inferno!”, esclamò la strega, rivolta più a se stessa che allo spettatore di fronte a lei.
“Un momento! Vuoi dire che tu e Rosso Malpelo … Ma ieri hai detto che non eravate una coppia! Aspetta, non dirmi che siete …” e qui si interruppe, con la voglia di rimettere la brioche che aveva mangiato poco prima.

“Siamo cosa, esattamente?”, chiese sinceramente incuriosita lei.
“Sai … amici con benefici”, spiegò il ragazzo.
E, di nuovo, la faccia di Hermione non sembrava essere d’accordo sul fatto di arrossire o sbiancare.
“Ma certo che no! Che idea assurda! E poi cosa c’entra Ron?” borbottò impacciata.

Ron?
Perché mai lei e Ron avrebbero dovuto … eeew, la sola idea la faceva rabbrividire.

“COSA? Granger, mi stai dicendo che sei andata con qualcuno che non sia uno dei tuoi amici sfigati? “.
Il tono sorpreso e fastidiosamente scandalizzato di Malfoy la innervosiva. Soprattutto se il suddetto stupido stava insinuando Cose.
“Mi chiedo se il tuo unico neurone soffra di solitudine, Malfoy. La tua testa deve essere un luogo così buio e deserto … magari in questo momento sta tentando il suicidio, e quindi tu stai dicendo cose stupide. Più del solito. Ieri non è successo niente, solo … una stupida sfida”.
Perché di quello si trattava, sì?

Fred aveva, a quanto pare, l’obiettivo di far saltare i nervi di Ron.
C’erano diversi quesiti senza risposta che frullavano nella mente; perché Fred non poteva avvelenare Ron e basta?
Perché Ron si era arrabbiato così tanto la sera prima?
Perché continuava a farsi domanda delle quali non aveva la risposta?

“Una sfida, Granger? Capisco che ci debba volere del coraggio per avvicinarsi a te e – dio mio – morderti il collo. Ma chi potrebbe considerare quello una sfida?”, disse Malfoy indicando il segno terribilmente evidente.
“Ti ringrazio, come sempre, per i complimenti di cui mi ricopri, e per risponderti: non era una vera e propria sfida. Solo, una di quelle cose che voi maschi fate per sentirvi superiori agli altri” chiarì.

L’ultima cosa che voleva era che girassero strane (e false) voci su di lei, dal momento che Serpeverde era la casa di appartenenza delle persone più snob, egocentriche e quanto mai pettegole che Hermione avesse mai conosciuto.

“Io non farei mai una cosa del genere …” iniziò Malfoy con tono risentito: quella Grifondoro da strapazzo lo stava forse accomunando a quegli idioti della sua Casa?
Insomma, quale ragazzo sarebbe tanto indelicato da lasciare un segno come quello sul collo della propria ragazza (la Granger era la ragazza di qualcuno che non fosse lenticchia? Questa sì che era una notizia), sapendo che la poveretta avrebbe dovuto subire commenti e frecciatine per parecchio tempo.

Certo, i maschi di casa Weasley avevano un quoziente intellettivo di molto inferiore alla media, ma quella era una delle Regole Auree di Una Coppia.
Inoltre, vedere la Mezzosangue in quel modo lo turbava nel profondo, pensare a lei che faceva certe cose faceva tornare su con prepotenza la sua povera colazione.
Non si dovrebbe permettere alle secchione Nate Babbane di fare … certe cose.

Era contro natura, e sinceramente persino inquietante.
Fortunatamente Hermione, che lottava interiormente contro imbarazzo, disagio per la situazione e voglia di uccidere qualcuno, venne salvata da ulteriori ed indiscrete indagini ad opera del diabolico individuo a strisce verdi e argento; la Sala Grande iniziava a riempirsi.

Ma prima che la strega potesse dire alcunché, il biondino la liquidò con un “Tra mezz’ora in biblioteca: e bada che per l’ora di pranzo devo saper perfettamente tutti i materiali di cui sono composti gli anelli di Marte”.

Mentre si avviava verso il suo tavolo per salutare quei dormiglioni dei suoi amici, Hermione Grangere ebbe l’impressione, per la prima volta da quando tutto era iniziato, di aver a che fare con un esemplare di Draco Malfoy enormemente, inesorabilmente, evidentemente stupido






CRAGGY'S NOTES:
Lo so, lo so.
Non picchiatemi.
Ma non sono stata io ad inserire una scena che rasentava il "Vai Fremione Vai Fremione!", loggiuro.
E' tutta colpa delle autrici della fred/Hermione che mi fanno piangere feelings sotto forma di arcobaleni.
Io ho tenato di resistere.
Inoltre, il mio pomeriggio che fino a prima delle 16.32 era andato a gonfie vele, è stato interrotto dalla parecchio svervante lettura delle Dramione più ridicola mai vista.
Di conseguenza, non era doll'umore adatto.
Ci tenevo però ad aggiornare, già che ho l'ispirazione, ed approfittare di questo quinto capitolo (Siamo già a cinque, sigh ...) per ringraziarvi.  
Ringraziare voi, bellissime persone, che avete messo la storia
Tra le seguite:

1 - Allyfour
2 - barbarak
3 - Coors
4 - defechira
5 - Devilenemis
6 - Francesca Jackson 
7 - greensoul
8 - Hydra_94
9 - Lady Inferno
10 - ladyathena
11 - lupacchiotta_mannara
12 - Malfoy_Zabini_Nott
13 - martussa91
14 - Melted
15 - mintheart
16 - Nynev
17 - rose_16
18 - runforlife
19 - StelladelLeone
20 - stydiaisreal
21 - Taradida
22 - Tatanka94
23 - titti13
24 - yukii96
25 - _Rainy_

Tra le ricordate:
1 - defechira
2 - Melted
3 - _ehiCris

Tra le preferite:
1 - Aki__cHan
2 - Andy blackshoot
3 - anninavolturi
4 - chidorisama
5 - LittleSlytherin_
6 - mimi3316
7 - MrsBieber_98


Sappiate che sono davvero commossa (e sorpresa), non posso fare a meno di ringraziarvi.
Un grazie speciale alla fantastica Melted, che con pazienza mi ha guidato nell'oscura selva dell'html di Tumblr. Che sei dolshe lo sai già, vero?
Vi lascio (*cori di halleluya*) con i miei soliti linkZ:
Blog: http://raggywords.blogspot.it/    (ho pubblicato un post sulla Dramione, just sayin')
Tumblr: http://malfoy-do-it-better.tumblr.com/  (grafica quasi in HD YEAH!)
A hundred Times: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2876624&i=1


Al prossimo capitolo, anime ^^
Craggy

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Capitolo 6
*** Seconde Possibilità. ***




“Hermione! Stamattina ti devi essere svegliata davvero prestissimo, quando sono scesa in Sala Comune Calì mi ha detto che non c’eri già da un po’. Tutto bene?”, salutò ansiosa Ginny.
Nonostante sapesse che l’amica non era una dormigliona, trovarsi un letto vuoto al fianco era stata un’esperienza che aveva provocato qualche secondo di terrore nella rossa.
La riccia sorrise all’amica così premurosa, ma subito le sovvenne il ricordo della faccia di Malfoy e tutto ciò a cui essa era legata; si portò quindi, come se niente fosse, le mani dietro il collo, prima di salutare i suoi amici ed informarsi sui loro piani per quel sabato.

“Io e Ron pensavamo di … sai … allenarci un po’ a Quidditch. Siamo a metà del semestre, e ormai lo scontro contro i Serpeverde è alle porte …” iniziò cauto Harry.
Il moro sapeva benissimo quanto Hermione fosse scettica sull’argomento Il Quidditch Prima Di Tutto, ma dati i recenti sviluppi (ed il patto che la ragazza aveva stretto per permettere al Ragazzo Sopravvissuto di giocare), i due amici speravano in una sorta di tregua.

Con loro sorpresa (e somma gioia), Hermione annuì accondiscendente, che equivaleva ad una specie di “Fate quello che volete, tanto questa volta non ho voce in capitolo”.
Ron la guardò raggiante: per fortuna si era del tutto dimenticato della quasi litigata avuta la sera precedente.
Il fato (o chiunque fosse l’idiota che avesse scritto  il destino della Strega) le doveva aver letto nella mente: in quel momento due chiassose quanto identiche teste rosse fecero la loro comparsa in Sala Grande, due teste  rosse fortemente indesiderate.

La più fastidiosa delle quali, in particolare, si premurò di entrare in scena con un rumoroso “Cielo, Granger, come mai ti massaggi il collo? Hai forse dormito male?” con un che di perfido, più che divertito.
Dal canto suo, Ron si era affrettato ad affogare i propri dispiaceri (e probabilmente anche la voglia di strozzare Fred) nella tazza di CheeriOwl’s che galleggiavano nel suo latte.
Mentre George guardava la scena perplesso, Ginny ed Harry comunicavano tramite sguardi, e Ron era impegnato a trasformare la brioche che aveva afferrato in poltiglia, Hermione si chiese se per caso non sarebbe stato meglio scriversi un memorandum per quel giorno: Restare a Letto.

L’incontro con Malfoy (con imbarazzo annesso, prendi due paghi uno), una colazione imbarazzante, Fred che era stupido, le ripetizioni di Astronomia e l’uscita con McLaggen.
Ed erano appena le otto e mezza: prima di pranzo avrebbe anche ricevuto la notizia di aver preso un misero Accettabile in Pozioni, come minimo.

“In effetti sì, Fred. C’era qualcosa di fastidioso e molto immaturo che mi ha impedito di riposare. Grazie dell’interessamento”, rispose senza imbarazzo: wow, stava davvero migliorando nella risposta immediata e nel non arrossire!

Anche gli altri dovevano averlo notato, dal momento che la guardarono basiti: da quando lei rispondeva con sarcasmo a qualcuno?
O meglio, da quando lei sapeva cosa il sarcasmo fosse?
“Se questo è l’Effetto Malfoy, avresti dovuto iniziare a dargli ripetizioni qualcosa come sei anni fa!” esclamò Ginny.
E benché ancora non lo sapesse, Ginny Weasley aveva appena coniato il termine che avrebbe descritto la causa di tutta una serie di avvenimenti.

 

*
 


“Dio santo Malfoy, come si fa a pensare che Metis, Adrastea e Tebe siano satelliti di Venere? Voglio dire, è la trentesima volta che te lo rispiego!”.
 Come era già successo per Trasfigurazione, Draco si era rivelato uno studente distratto e per niente voglioso di imparare.
“Scusami, Signorina So Tutto Io, se in passato ho avuto di meglio da fare che imparare a memoria stupidi nomi di stupidi pianeti”, ribatté acido il biondo.

Hermione sospirò, frustrata: come poteva anche solo pensare di insegnare ad una persone che non aveva il minimo interesse nell’apprendere?
Draco Malfoy non era stupido, e la strega non aveva problemi ad ammetterlo: era un eccellente pozionista, bravo in Difesa Dalle Arti Oscure, riusciva persino in Cura delle Creature Magiche ed Erbologia.

Era un ragazzo sveglio, brillante e disinvolto, e se non fosse stato anche borioso, presuntuoso e … beh … Malfoy, Hermione glielo avrebbe ricordato più spesso.
In effetti, a meno di non andare a cercare nei meandri degli studenti Corvonero (che tra l’altro non erano particolarmente inclini alle relazioni sociali), era piuttosto difficile per la ragazza trovare qualcun altro al suo livello intellettivo.

Non si stava assolutamente vantando, ma spesso davanti alle facce confuse dei suoi migliori amici quando parlava di un incantesimo che andasse oltre il Protego, si sentiva così frustrata.
Draco sembrava la medicina prescritta dal medico, se non fosse stato un completo imbecille e i due non fossero schierati dalle parti opposte da sempre.
Non si poteva avere tutto, nella vita.

“Malfoy, sul serio. Io posso impegnarmi al massimo, cosa che peraltro sto già facendo, ma non posso entrare in quella tua oscura testolina e farci entrare a forza queste nozioni. Dovresti impegnarti un po’ di più. Manca poco più di un mese a Natale, e ci saranno le pagelle di metà anno: vorrei che il tuo voto minimo fosse un Oltre Ogni Previsione, e sarà meglio per te lavorare affinché sia così”.
“Cosa c’è, Granger, ora ti preoccupi per me?”
“Ti piacerebbe. Semplicemente non ho mai fallito in nulla, e di certo non ho intenzione di sprecare la mia prima volta  con uno stupido come te”, chiarì in fretta.

Preoccuparsi per lui, che idiozia.

Malfoy però, dopo averla guardata basito, era scoppiato a ridere, ed Hermione giurò di aver visto delle lacrime scendere sulle guance del ragazzo: aveva detto qualcosa di divertente senza accorgersene?
“Cosa cavolo succede ora, me lo vuoi spiegare?” chiese spazientita.
Avevano ancora tutti i satelliti di Marte da studiare, e lei aveva un appuntamento in un’ora: non avrebbe mai fatto in tempo.

“Ma tu ti ascolti quando parli, Granger? Intendo dire, sul serio! Non puoi dire certe cose e poi cadere giù dal Platano Picchiatore!”.
Malfoy si era calmato, ed era riuscito ad illuminare la ragazza. Più o meno.

“Certo che lo faccio, a differenza tua. Coraggio, mi restano tre quarti d’ora per cercare di far entrare nella tua zucca vuota qualcosa che vada oltre il Quidditch, quanto Serpeverde sia migliore di Grifondoro, quanto tu sia ricco, e Pansy Parkinson. E no, non voglio sapere altro su di lei. Il solo vederla è già abbastanza traumatico di per sé”.

Draco Malfoy fissò sbalordito la ragazza che gli sedeva davanti, e lo guardava con cipiglio minaccioso: da quando una nobile e coraggiosa e gentile Grifondoro sparlava di qualcuno?

Da quando quella nobile e coraggiosa e gentile Grifondoro sparlava di qualcuno? Qualcuno che non fosse lui, ovvio.

“Guarda che io e Pansy …“ iniziò lui, quasi impacciato.
Se Hermione avesse saputo che il solo nominare Pansy Faccia Da Carlino Parkinson era un argomento in grado di ammutolire Draco Malfoy, l’avrebbe fatto tempo addietro.
Più di una volta.
“Non m’interessano i loschi rapporti che intrattieni con lei, davvero. Ora, se hai finito di sghignazzare come le iene de Il Re Leone, possiamo continuare?”, chiese speranzosa.
Rimaneva ancora quasi mezz’ora, non era molto ma magari non sarebbe stata una mattinata totalmente inutile.

Ma oh, se si sbagliava.

Il biondo Serpeverde non aveva alcuna intenzione di rimettersi a studiare quella materia così noiosa: infastidire la sua nemesi era molto più allettante.
In effetti, ora che ci pensava, tra il Trio delle Meraviglie non era San Potter quello con cui era solito punzecchiarsi; insomma, prendeva in giro quella specie di SuperMagoSalvoTutti come lo faceva con Weasley, ma la sua “rivale” (se così si poteva definire) era da sempre stata la Granger.

Se non per l’aria che dovevano –a malincuore- condividere, l’unica cosa che sembrava accumunare i due ragazzi era la magia.
E l’essere testardi e competitivi, anche quello.
Ma la Granger non avrebbe mai avuto il privilegio di saperlo.

Per evitare di sprecare altro tempo a studiare stupidi ammassi di roccia, Malfoy decise di adottare la tattica della curiosità.
Avrebbe tempestato quella ragazza insopportabile con tutte le domande che gli sarebbero passate per la mente, anche se non era minimamente interessato agli eventuali argomenti.

“Che cos’è questo Re Leone?”

Hermione era basita. Rinunciò alla sua ormai dimenticata lezione, e non poté ignorare il lampo di gioia che era apparso negli occhi dell’altro quando aveva chiuso il libro di Astronomia.
La frustrazione lasciò subito spazio all’indignazione.

“Come fai a non conoscere quel film, me lo spieghi? È … è stato la mia infanzia, uno dei maggiori capolavori della Disney!
Insomma, la storia, i personaggi … le canzoni!”. Il viso della ragazza, per l’eccitazione, si era colorato di un delicato rossore, e gli occhi le luccicavano.
Probabilmente se mai un ragazzo, colpito in testa da un Bolide, le avesse mai chiesto di uscire, gli sarebbe bastato portarla a vedere quello stupido film, qualsiasi cosa volesse dire.

“Eppure sono sopravvissuto a questa mancanza Granger, pensa un po’. E poi, cosa sarebbe un film?”, domandò con nonchalance, cercando di nascondere la leggerissima punta di curiosità che si nascondeva dietro a quella richiesta.
Draco Malfoy disprezzava i Babbani, ed era certo che qualsiasi cosa fosse prodotta o ideata da loro sarebbe stata rozza.

Eppure non aveva mai visto la Granger entusiasmarsi così per qualcosa che non fossero temi o libri, e la cosa era eccezionale ed inquietante insieme.
“Un film è … beh … come faccio a spiegarti? È una storia, reale o inventata, in cui recitano le persone. Come il teatro”, tentò Hermione.
Non era facile dare risposte esaurienti a quel genere di domande.

“Non me ne potresti far vedere uno?” chiese disinteressato – circa – Malfoy.
“Mi dispiace, ma qui non funzionano computer, telefoni o lettori dvd, troppa magia nell’aria” recitò meccanicamente la ragazza.
Si era trattenuta dall’aggiungere di averlo letto su Storia di Hogwarts, e le era costato molto.

Il fatto che probabilmente il biondo non avesse idea di cosa fosse un telefono, un computer o un dvd non la sfiorò nemmeno.
“Beh, durante le vacanze potresti invitarmi per un giorno o due da te, e così potrei scoprire di cosa parla questo film che ti piace così tanto, anche se deve essere una cosa alquanto stupida”.
La verità, che Hermione però ignorava, era che Draco Malfoy aveva una curiosità pressoché insaziabile.

Certo, secondo il credo suo e della sua famiglia tutti i non Purosangue erano alla stregua della feccia, ma studiando Storia della Magia gli capitava, di tanto in tanto, di imbattersi in personaggi Babbani.
A malincuore si era scoperto affascinato da un certo Leonardo Da Vinci, un italiano, che era stato pittore, scultore, scienziato, architetto e molto altro.
Per essere un non-mago, aveva fatto davvero un sacco di cose interessanti, e i suoi studi di anatomia erano sbalorditivi, come anche i suoi quadri.
Mentre il giovane Serpeverde era impegnato a fantasticare su una visita al Louvre, nella Parigi Babbana, Hermione stava avendo un attacco di cuore.

Lei? Invitare lui? A casa sua?

Perché no?

Cioè, aveva in mente almeno un centinaio di motivi per cui quella era un’idea da prendere e buttare nel dimenticatoio, ma se non si fosse trattato della Coppia Che Scoppia (nel senso che quando si incontravano, spesso i due maghi finivano per lanciarsi fatture in mezzo ai corridoi), sarebbe stato un modo per far conoscere a un mago il mondo senza magia.
Purtroppo era di un Malfoy-Black che si stava parlando.

Tornò quindi all’infarto che stava avendo.

Tanto per mettere in chiaro quello che pensava della faccenda, la ragazza si rovesciò all’indietro sulla sedia, con le lacrime agli occhi.
Malfoy la guardò offeso, molto offeso.

“Guarda che la punizione sarebbe per me. Io sarei costretto a parlare con i tuoi genitori, a sentire sdolcinate frasi nei tuoi confronti e in quelli della tua bravura, a sentirmi chiedere se sono il tuo fidanzato –Salazar non voglia!- e simili. Quindi sarei io a dovermi buttare a terra in preda allo sconforto”, disse velenoso lui.
Insomma, sarebbe stato un onore per quella piccola testolina irritante usufruire della presenza di un Purosangue DOC.

Intanto la strega si era alzata, sistemandosi la gonna e raccogliendo le sue cose.
“Allora non c’è problema, dal momento che non ho alcuna intenzione di invitarti a casa mia, tantomeno di farti conoscere i miei genitori.
Non hanno fatto nulla di male per meritarsi una cosa del genere. Comunque, devo andare. Un logorroico McLaggen mi aspetta ad Hogsmeade dopo pranzo, evviva!” esclamò sarcastica prima di sparire nel corridoio del terzo piano.

Dannazione.
Quella insolente era riuscita ad ottenere, ancora una volta, l’ultima parola.
 

 

*

 

“Hey Hermione, come va?” salutò allegramente Harry, non appena la riccia si sedette di fronte a lui.
Zuppe di tutti i tipi e di tutti i colori ingombravano il tavolo, dando un chiaro segno dell’autunno freddo che si prospettava.

Quella giornata di metà novembre non faceva eccezione: il cielo era grigio, ed il pallido sole di quella mattina aveva lasciato ampiamente posto a nuvole scure e temporalesche.
Hermione avrebbe di gran lunga preferito rimanere al Castello, accoccolarsi davanti al camino della Sala Comune e finire di leggere Il Mercante Di Venezia sorseggiando tè caldo.

Almeno, così faceva a casa sua nei pomeriggi di brutto tempo, e le sarebbe piaciuto poter continuare quella tradizione, se non avesse avuto in programma l’uscita con McLaggen.
Come a leggerle nella mente, Ginny le chiese se fosse pronta “per uscire con il Kraken”, in uno slancio di affetto verso il ragazzo che aveva definito, nei giorni precedenti, con aggettivi non ugualmente gentili.

Prendendosi la testa tra le mani, Hermione si lasciò andare ad un sospiro frustrato.
“Non me ne parlare. Stamattina non mi ha fermata neanche una volta per ricordarmi del nostro appuntamento, ed ho il timore che questa sua eloquenza interrotta possa presagire un fiume di parole quando saremo a tu per tu. Speriamo solo che non inizi a parlare di Quidditch, o giuro che lo picchio con il manico della sua Nimbus 2003”.

Alle risate generali, si unì la voce sdegnata di Ron, il quale sosteneva che l’utilizzo di una scopa così costosa per una simile banalità fosse un terribile spreco.
“E se poi il sangue non si toglie dal legno, eh? Cosa farai?”, chiese furente.

Ma la sua presa di posizione così radicale fu motivo solo di un’altra ondata di risa, che lo lasciarono terribilmente offeso e senza parole.
Intanto tutti avevano terminato il pranzo, ed Hermione si stava avviando verso il dormitorio per cambiarsi e lasciare giù i libri.
Intercettò per caso lo sguardo di Cormac, che le comunicò (senza giri di parole, evento più unico che raro) di farsi trovare davanti al cancello della scuola  in dieci minuti.
Le scoccò poi un leggero bacio sulla fronte, lasciando la ragazza confusa come mai si sarebbe aspettata.

 

*

 

“Posso farti una domanda, Hermione?”

Una nuvoletta d’aria uscì dalla bocca del Grifondoro, che guardava Hermione in modo preoccupato.
L’uscita, fino a quel momento, era stata perfetta. Semplicemente.
Il ragazzo l’aveva portata ai Tre Manici Di Scopa, le aveva offerto da bere, l’aveva accompagnata a comprare una piuma nuova, ed ora stavano passeggiando tranquillamente per Hogsmeade.

Che fosse maturato? Eppure quell’improbabile serenata diceva il contrario …
“Se ti chiedessi di diventare la mia ragazza, accetteresti?” chiese apprensivo.

Lui voleva conquistare davvero quella ragazza apparentemente al di sopra di banalità come l’amore.
L’anno prima aveva tentato di impressionarla con il Quidditch, ma dopo aver capito che non era quel tipo di ragazza che sbavava dietro ad una divisa, l’unico modo per attirare la sua attenzione era stato il parlarle.

Tanto, troppo.

Cormac sapeva benissimo di essere stato noioso, ma almeno lei lo aveva notato.
Ed ora sperava di poter ottenere qualcosa.
Hermione, scostata leggermente la sciarpa dal viso, lo guardò con serietà.

“Non so davvero, Cormac. Diciamo che le serenate non sono il mio genere. Soprattutto a squarciagola. Soprattutto a notte fonda”, disse semplicemente.
D’altro canto, il ragazzo era uno schianto: alto, muscoloso, aveva uno sguardo buono ed un viso innocente.

Quando Hermione l’aveva visto la prima volta, l’unica cosa che era riuscita a dire era stata “Avete visto che carino? Sembra un cucciolo teneroso!”, pentendosene poi subito dopo.
Ginny ancora ci rideva.

“Beh, se è solo questo che ti turba, sappi che mi sono fatto fregare dai Weasley.
Mi hanno venduto una pozione che avrebbe dovuto aiutarmi a chiederti di uscire, ed invece ho … beh, lo sai cos’ho fatto” confessò arrossendo.
Hermione ridacchiò: forse davvero era cambiato qualcosa in lui, forse davvero avrebbe dovuto dargli una seconda possibilità.

“È una bella notizia. Non devi fidarti dei Weasley, mai.
Comunque – e qui la ragazza si fermò per prendere fiato – forse è un po’ presto per dirlo. Insomma, è la nostra prima uscita dopo un anno, penso che dovremmo prendercela con più calma. Non sto dicendo di no, bada bene, dico solo che prima vorrei … saggiare il terreno”.

 McLaggen non si sentì deluso: come al solito aveva ragione lei.
Gli aveva fatto capire, però, che poteva ripartire da zero, e cercare di conquistarla da capo: ci sarebbe stato da divertirsi.
“Bene, allora. Preparati a un corteggiamento in pieno stile McLaggen. Il mio affascinante accento scozzese ti farà cadere ai miei piedi in un batter d’occhio. Ora vieni, è ora di tornare a Hogwarts” disse ammiccando.

L’aria era pungente, eppure Hermione sentiva incredibilmente caldo.

 

*
 


Sdraiata in accappatoio sul suo letto. Hermione stava raccontando a Ginny il suo pomeriggio, e su come la compagnia di Cormac fosse stata … beh … piacevole.
“Vi rivedrete?” chiese la rossa.
Hermione annuì: non voleva parlare della proposta di McLaggen, Ginny ne avrebbe fatto un affare di stato.
No, la ragazza aveva intenzione di fare le cose per bene, ed alimentare pettegolezzi su una loro presunta relazione avrebbe stroncato tutto sul nascere.
Indossato il pigiama, si addormentò dolcemente, cullata da due occhi chiari e sinceri.

 

*
 


Il sole, come a voler rispecchiare l’umore dell’intero dormitorio, si faceva largo pigramente nel cielo scuro, che già presagiva pioggia.
Hermione indugiò sotto il piumone per qualche secondo, ben decisa a godersi appieno quel tepore così piacevole.
Finalmente, seppur a malincuore, decise di alzarsi, e scostando le pesanti coperte si diresse in punta di piedi verso il bagno: Ginny dormiva ancora, e un Weasley svegliato all’improvviso è un Weasley nervoso.

Approfittando del fatto che la stanza fosse completamente vuota, eccezion fatta per la sua amica dormigliona, Hermione si dedicò alla scelta dell’abbigliamento: non che fosse una fanatica dei vestiti, ma quando poteva concedersi più dei tre secondi quotidiani che utilizzava ogni mattina per vestirsi, si divertiva a provare quei capi che magari giacevano inutilizzati in fondo al baule.

Con un gesto di silenziosa vittoria, afferrò una camicia (di qualche taglia troppo grande, in verità) a quadri, di quelle che sua madre definiva “da taglialegna del Nevada”.
Con un paio di jeans ed una treccia spettinata, giusto per domare quell’improbabile massa di capelli, la strega si dichiarò soddisfatta di se stessa e iniziò mentalmente a pianificare i compiti che avrebbe dovuto fare.

Un tema di Pozioni, esercizi per Incantesimi e Trasfigurazione, ed un disegno dell’Yggdrasil, l’albero mitologico: nulla di che, quindi.
Riempita la borsa con il necessario, si avviò verso la Sala Grande, intenzionata a buttar giù qualcosa velocemente per poi fiondarsi in biblioteca.
Preso posto al suo tavolo, la ragazza si stupì della vuotezza della sala: a quanto pareva, tutti gli alunni che si erano svegliati erano andati a passeggiare nel parco, oppure a fare un giro ad Hogsmeade.

Fu ancora più stupita quando un elegante gufo nero come la notte planò dolcemente sopra di lei, lasciando cadere un’elegante busta davanti alla strega, basita.
Aprì l’involucro con mano tremante, e all’interno vi trovò una bellissima rosa rossa.
Non c’erano biglietti, ma lei era certa che il mittente fosse quasi Capitano della squadra di Quidditch rossa-oro terribilmente dolce.
Giusto per guastare quel momento magnifico, un giovane Malfoy le si avvicinò, e stranamente senza un’aria di degnazione.

“Buongiorno” mormorò lui freddamente.
“Facciamo passi avanti Malfoy. La prossima volta mi verrai incontro saltellando e spargendo petali di fiori, per la gioia di Gazza?” chiese allegra Hermione.
L’unica cosa che poteva rendere migliore una giornata erano le frecciatine tra lei e il biondo.

Dal rapporto “ti odio e basta” dei primi anni erano passati ad un “per fortuna che ci sei tu, così posso sfogare la mia rabbia repressa su qualcuno senza che nessuno mi giudichi. Perché noi abbiamo un motivo per farlo”.

Era un grande passo avanti.

“Di prima mattina, Granger? Non ho neanche fatto colazione, credi davvero che io possa ribattere? Guardami, sono un povero ragazzo affamato!”.
Era esasperazione quella che rigava il suo tono canzonatorio?
Nel dubbio, e vittima della sua cortesia, la strega invitò il ragazzo a servirsi dal vassoio di fronte a lui: da quando faceva colazione con BelliCapelli come se fossero amici?

Che cosa bizzarra da pensare.

Hermione Granger, Draco Malfoy e amici sarebbero potuti stare in una frase solo se separati da un non sono.
“A cosa devo il dubbio piacere della tua presenza qui. Che c’è, stai mangiando, ora!”, esclamò in risposta di un’occhiataccia.
“Vorrei sporgere un reclamo”, dichiarò Draco pulendosi meticolosamente con un candido tovagliolo il labbro inferiore dalle briciole superstiti.

E senza aspettare una risposta, continuò: “In due lezioni tu non sei riuscita a far altro che farmi trasformare uno stupido banco in uno stupido uccellino, mentre dopo appena una delle mie eccoti qui con una rosa in mano e un sorriso ebete stampato sulla faccia. Quindi, o oggi mi aiuti a fare i compiti o il nostro patto viene infranto”.
Come aveva fatto Hermione a pensare che quella giornata sarebbe potuta andare bene?

A lei nessuna giornata andava bene, eppure continuava a sperarci.
Alzandosi bruscamente dal tavolo, la giovane si limitò ad annuire e ad intimare all’altro di muoversi.
Ma, dopotutto, non era il primo ragazzo dagli occhi chiari a cui dava una seconda possibilità nelle ultime ventiquattrore.






CRAGGY'S NOTES:
*tanti auguri a mee, tanti auguri a mee, tanti auguri alla Craggyyyy, tanti auguri a mee!*
Già, sono vecchia.
Volevo aspettare oggi per postare il nuovo capitolo, e per questo è un po' più lungo del solito, credo. Avevo intenzione di aggiungere ancora qualche pezzo, ma poi ho optato per lasciarvi la sorpresa per il prossimo, bwahahahah (?)
Bene bene, ecco che compare un Cormac Selvatico, pronro a battersi per la sua Herm. Se cercate il colpevole, prendetevela con l'autrice di "Profumo di Bergamotto" (e con questo intendo dire: andate subito a leggere quella fanfiction, NAU)
Decisamente, Hermione sta ai ragazzi come il miele sta alle mosche.
Ma comunque.
Sì, adoro Shakespeare.
Sì, adoro Leonardo Da Vinci.
Sì, nel prossimo capitolo inserirò un piccolo riferimento ad un fandom a cui appartenevo, e chi indovinerà vincerà un biscotto.
Vorrei inoltre precisare che i nomi di vari satelliti eccetera sono gentilmente offerti da Wikipedia. Sono brava a scuola, ma non così tanto.
E no, Malfoy non è geloso.
E' solo un cucciolo teneroso (?)
Grazie alle bellissime pipol che mi supportano: vi voglio bene.
Al prossimo capitolo, friendzzz ^^
Craggy :3

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Capitolo 7
*** Not(t)hing I can't handle ***





“Molto bene, Malfoy, molto bene. Non hai confuso nemmeno una volta le lune di Giove con quelle di Saturno. Sappi che sono sinceramente colpita”.
Dopo tre ore di studio intenso in biblioteca, interrotto solo per prendere tra gli scaffali polverosi questo o quel libro alla ricerca di dati approfonditi, Draco Malfoy sarebbe stato in grado di elencare tutti i pianeti del Sistema Solare con relativi satelliti e lune senza battere ciglio né sbagliare un singolo nome.

Benché il ragazzo non riuscisse ad ammetterlo se non, in parte, solo a se stesso, Hermione si era rivelata un’insegnante migliore di tanti professori che negli anni passati avevano cercato di far alzare, senza particolare successo, la media scolastica del rampollo.
La ragazza era paziente, sempre pronta ad una spiegazione, con un’intelligenza vivace che schizzava da un argomento all’altro in una rapidità sconcertante; l’unico modo per farla davvero arrabbiare era il non impegnarsi al massimo, e la cosa inizialmente aveva confuso il biondo.

Ma come gli era stato pazientemente spiegato dalla ragazza, la magia era un privilegio (su questo  erano quasi dello stesso parere.
La Granger però continuava ad essere convinta che tale privilegio andasse esteso a Mezzosangue e Nati Babbani.
Davvero riprovevole) e quindi solo uno sciocco avrebbe rinunciato alla minima conoscenza della cultura magica.

Comunque, alla fine di quella lezione, i risultati si erano visti.
Riposto il volume “Il sasso: che spasso!” di Astrolabio Ancestry nella sottosezione Meteore della sezione Astronomia, Hermione si scoprì indecisa sul da farsi: prima di pranzo rimanevano ancora un paio d’ore, e davvero non sapeva quale alternativa scegliere.

Da una parte le sarebbe piaciuto restare ancora un po’ con Malfoy, che si era scoperto essere affatto spiacevole come compagno di conversazione.
Una volta scavato appena sotto lo strato di supponenza, come un archeologo che leviga la superficie di un sasso contenente un preziosissimo fossile, ecco che spuntava fuori il ragazzo disponibile e sveglio così dissimile dal Furetto Platinato.

Dall’altra però, mai la strega avrebbe voluto ammettere di aver trovato qualcosa di buono in lui, soprattutto davanti al diretto interessato.
Inoltre, la paura che lui potesse risponderle in modo sgarbato la attanagliava.
Tentar non nuove, però, disse lei tra sé e sé.

“Malfoy, mi stavo chiedendo …” iniziò titubante.

Solo dopo essere emersa completamente dallo scaffale, si rese però conto che il Serpeverde non era solo: Theodore Nott, con il suo metro e ottante di Bello e Impossibile, chiacchierava disinvolto con il biondo.
Che fare? Proseguire oppure no?
Insomma, erano in rapporto due a uno, e la cosa non sarebbe stata tanto grave se l’altra serpe non fosse stata Nott.

Nomen omen, dicevano gli antichi: un nome, un destino.
Alla giovane età di sedici anni, Theodore Nott vantava già un discreto successo con il gentil sesso, causato dal carattere amabile e allo stesso tempo magnetico.
Quando, l’anno prima, Hermione se l’era trovato davanti sorridente che le porgeva la mano, si era chiesta per un momento se non fosse uno scherzo: non lo era stato.

I due avevano iniziato una profonda amicizia (di cui non era certa che Harry e Ron fossero a conoscenza) che apparteneva solo a loro.
Amicizia che si era trasformata in amore, per poi tornare ad essere amicizia, e così via in un’altalena di sentimenti contrastanti.
Quindi, trovarselo davanti all’improvviso non era stata una bella sorpresa per la riccia.

Ma Nott, incurante, le era praticamente saltato addosso abbracciandola, sotto lo sguardo perplesso di Malfoy, facendoli cacciare dalla biblioteca con un “E guai a voi se vi pesco un’altra volta a urlare!” di Madama Prince.
“Hai molto da spiegarmi, Theo”, disse Draco con voce calma.

Eppure, quella sembrava quasi una minaccia.


 

*



 

“Ed ecco tutto, Draco. Come vedi, non c’è niente di turpe o oscuro nella mia amicizia con Hermione”, terminò soddisfatto Theo: Malfoy non era svenuto neanche una volta durante l’intero racconto, anche se ad un certo punto era diventato leggermente giallo.
Quell’insolito trio passeggiava sotto il pigro sole della tarda mattina, e sembrava che nessuno fosse più in pace col mondo che loro.

“Cos’è tutta questa confidenza? Il prossimo passo quale sarà, dare il nome ai futuri bambini?” chiese sprezzante il biondo.
La cosa che più lo turbava era che Theo aveva dissipato ogni dubbio: Serpeverde e Grifondoro potevano andare d’accordo.
Era qualche giorno che ci rimuginava su, ma gli serviva una prova; ed ora eccoli lì, davanti a lui, Nott che scompigliava i capelli alla Granger, la Granger che tirava pugni amichevoli al braccio destro di Nott.

Era possibile ciò? Evidentemente sì.

“Per inciso, Malfoy, come nomi maschili abbiamo optato per Duncan, Thomas e Robert, mentre per quelli femminili Atena, Gwendoline e Astra” disse Hermione.
“Cosa? Cioè, avete davvero pensato ai nomi che … oh Santo Salazar, una volta avevamo dei principi! Sani, onesti e vagamente razzisti principi! Nott, ti prego, dimmi che non fai parte dei Serpeverde con cui questa specie di Erinne è stata!” esclamò Draco, al limite della disperazione.

“Beh, proprio fidanzati no, però …” iniziò Nott, che dietro un finto imbarazzo stava nascondendo l’orgoglio che provava nell’aver sconvolto così il suo amico.
Theodore ed Hermione avanzarono ancora di qualche passo, per poi accorgersi che Draco Malfoy era impietrito qualche passo dietro di loro, e li fissava a bocca aperta.
“Temo che tu gli abbia dato una risposta sbagliata, Theo” sospirò Hermione: era esattamente per quello che avevano deciso di tenere nascosta la loro amicizia.

Hogwarts si sarebbe trasformata in un’enorme mostra di statue ad occhi spalancati.

La strega non sapeva bene il ruolo che Nott aveva nella sua vita: non un rivale, neanche un amore, ma più di un conoscente.
In base alle sue conoscenze in materia, il ragazzo aveva tutte le carte per diventare il suo miglior amico, eppure quella definizione era, secondo lei, insoddisfacente.
La verità era che i due si sostenevano a vicenda nei momenti bui, si chiedevano consiglio l’un l’altro, si confidavano segreti che mai avrebbero rivelato a qualcun altro.

Hermione si era rivelata un’ottima consigliera in fatto di ragazze, e da lei Theodore aveva imparato a trattare la popolazione femminile con meno distacco: a differenza delle sue convinzioni, infatti, comportarsi da perfetto idiota non attirava il gentil sesso, bensì lo faceva sembrare senza cuore.
Il mago, da parte sua, era stato il compagno perfetto di lunghe imprecazioni contro Ron ed Harry quando facevano qualcosa di stupido, ovvero sempre.

Era stato lui (e non Ginny, come Hermione aveva fatto credere all’amica per quieto vivere) a convincerla ad uscire più spesso, vincendo la sua timidezza estrema.
Non c’era gelosia, rancore o pregiudizi: erano, in un modo tutto loro, la coppia perfetta.

Draco, nel frattempo, si era ripreso, e spostava lo sguardo dall’uno all’altra.
Dal canto loro, i due scoppiarono a ridere.

“Smettetela … di essere … così … amici ” sbottò il biondo.
Hermione lo guardò, ancora con le lacrime agli occhi, scuotendo la testa in segno di rassegnazione.
“Non devi essere geloso, Malfoy. Come vedi, anche un’indegna e noiosa Grifondoro può essere amica del’affascinante Casanova di Serpeverde.
E, pensa un po’, il mondo sta ancora in piedi”.

“Cioè, aspetta, fammi capire. Mi hai appena dato dell’affascinante Casanova? Non so se esserne lusingato o meno, ma fingerò che sia un complimento, degnissima e divertentissima Grifondoro”.
I tre si erano seduti sotto un ampio albero, e si stavano godendo quelli che di certo sarebbero stati tra gli ultimi sprazzi di sole.

Una scena così inusuale, che molti si fermarono per essere sicuri di aver davvero visto Hermione Granger con la testa appoggiata al petto di Theodore Nott, seduti sotto un pino, mentre Draco Malfoy li fissava imbronciato.
“E comunque, io non sono geloso. Potrei essere, anzi sono, un ottimo amico. Smettila subito di ridere, Theo! Il fatto è che non voglio essere tuo amico, Granger”, disse deciso il ragazzo.

Hermione, senza scomporsi, si limitò a staccarsi da Nott (che, a quanto Draco poteva vedere, sembrava incredibilmente confortevole) e si girò a guardare il biondo.
“Perché no?” chiese semplicemente.
“Beh, ma è ovvio. Io sono un Malfoy e…” iniziò meccanicamente, quasi avesse imparato a memoria quella risposta.

“E sei un Purosangue eccetera eccetera. Lo so, davvero. Ma tu non sei solo un Malfoy, sei anche Draco, per quanto irritante, e dovresti imparare a pensare un po’ più con la tua mente brillante”.
“Era un complimento?”
“Certo, non ho problemi ad ammettere che ammiro la tua bravura in Pozioni, o nel conoscere antichi incantesimi, seppur Oscuri. Non in assenza di Harry e Ron, almeno”.

Ecco, l’aveva fatto.

E il mondo continuava imperterrito a farsi gli affari suoi, quindi forse non era andata così male.
Nei pochi secondi in cui Malfoy aveva metabolizzato il fatto che Hermione Granger gli avesse fatto un complimento, calò un silenzio quasi imbarazzante.
“Sento aria di discussione profonda e toccante, quindi vi saluto. Hermione, più tardi avrei bisogno di te, se non hai altri impegni”, disse Nott alzandosi e togliendo la polvere dai pantaloni.

“Devo aiutare Malfoy con i compiti, facciamo prima di cena? Cosa succede, emergenza Alfa?” chiese curiosa la ragazza.
Theodore scosse la testa: “No, incredibile ma no. Sai, la Greengrass …” iniziò.

Hermione era diventata un’esperta nelle emergenze Alfa, ovvero quando l’amico si invaghiva di una nuova ragazza.
Ma quella volta c’entrava la Greengrass, grande amore di Theodore da sempre.
La relazione delle due serpi zoppicava, con frequenti rotture e conseguenti riappacificazioni in Sala Grande.

“Vedrò cosa posso fare. Ci vediamo a pranzo, allora!”.
Il ragazzo si congedò, girò i tacchi e si avvio verso il castello.
“Santo cielo Malfoy, togliti quell’espressione dalla faccia. Non sono andata a letto con il tuo amico, se la cosa ti può far stare meglio”
“In effetti sì, grazie. Ora, per la questione amici … “

Seguì un lungo dialogo, in cui per la prima volta nella storia i due riuscirono a parlare senza insultarsi o affatturarsi a vicenda: erano quasi maggiorenni, dopotutto.
Una conversazione civile era d'obbligo.
Il sole del mezzogiorno era ormai alto, e si faceva ora di pranzo.
Alzandosi agilmente e spolverata la gonna, Hermione offrì la sua mano a Malfoy, per aiutarlo ad alzarsi.

E, senza pensarci più di mezzo secondo, Draco l’afferrò saldamente, facendo leva su di essa: un gesto, all’apparenza così banale, nascondeva molto di più.

Erano amici, ora.

Un’amicizia strana, che sicuramente avrebbe turbato non pochi, compresi i diretti interessati.
Un’amicizia nuova, che poteva essere vista come una rinascita.
Il viaggio verso la Sala Grande, a dispetto di tutti quei libri in cui, dopo un evento come quello, i protagonisti stavano in religioso silenzio (oh, quanto odiava Hermione quelle scene), fu piacevole; senza più motivo per essere diffidenti l’uno dell’altra, i ragazzi avevano scoperto di avere molte cose in comune, sicuramente più di quelle che ci si sarebbe aspettato.

Tra un discorso (“Fidati, la Gioconda è senza dubbio la massima espressione dell’arte leonardesca”) e l’altro (“Dovresti leggere Shakespeare. La sua magia sono le parole, davvero”) i due arrivarono in mensa.
Entrare in quella stanza non era mai sembrato tanto strano, né la Sala tanto luminosa.

Da una parte, Harry e Ron si sbracciavano, per poi accorgersi di Malfoy e lanciandogli un’occhiataccia, dall’altra Zabini e Nott che le fecero l’occhiolino, sorridendo complici.
Schiarendosi bene la voce, Malfoy le si rivolse (o per meglio dire, si accertò che anche i Goblin sentissero ciò che stava per dire).

“A dopo, Hermione”.
“A dopo, Draco”.

Era fatta, il loro patto era stato sigillato da una scena abbastanza imbarazzante.
Dopo essersi seduta tra Harry e Ron, che la fissavano stupefatti, e aver convinto i suoi amici che non era ammattita, né sotto Imperius, si dedicò al filetto di carne che le stava davanti.

I due ragazzi, però, furono colpiti dalla Sindrome Da Statua Di Sale, e ci volle tutta la buona volontà di Ginny per riscuoterli: la rossa schioccò infatti un sonoro bacio ad Harry, che si riscosse arrossendo come non mai, mentre Ron si mise a strepitare contro il Ragazzo che non sopravvivrà ancora a lungo se ha intenzione di limonare con mia sorella in ogni angolo buio di questa dannata scuola.

Se ne andò poi infuriato verso la Sala Comune, imprecando ad alta voce contro i maledetti ormoni femminili che gli stavano rovinando la vita.
Sotto il tavolo dei Serpeverde, Draco e Theodore si scambiarono un cinque di complicità, mentre dall’altra parte della Sala Hermione e Ginny ridevano come matte, mentre Harry fissava ancora inebetito la piccola Weasley.

“Bene, è stato un piacere causare un trauma psicologico a questi giovani uomini. Con permesso, devo andare ad aiutare Draco con i compiti”, dichiarò divertita la strega: oh, quanto le stava piacendo la reazione dei suoi amici!
Vederli scandalizzati era una cosa più unica che rara, e Ronald riusciva a fare di tutta l’erba un fascio, cosa che la divertiva ancora di più.

Era inoltre da sempre complice di Ginny nelle missioni minatorie contro quei decerebrati dei suoi fratelli maggiori e in quelle per convincere Harry a dichiararsi, ed entrambe finivano spesso in risate delle ragazze ed umiliazioni dei ragazzi.
Uscendo a testa alta dalla mensa, Hermione si chiese se non stesse reagendo con troppo gaudio alla neonata amicizia con Draco: era normale sentirsi così felice?
Era normale non aver pensato nemmeno per un secondo di tenerla nascosta, per timore dei commenti degli altri studenti?
Per la prima volta in vita sua, Hermione Granger avrebbe dato scandalo, eppure non ne sarebbe morta.

Draco, dal canto suo, aveva sorriso beffardo all’uscita di scena ad effetto della sua nuova amica (era così terribilmente strano pensare ad una Grifondoro come amica. Soprattutto se la prima conversazione con la suddetta era iniziata con un “Mezzosangue e traditori del proprio sangue …”).
“Hey Dracuccio, Theo ti ha parlato della sua relazione con Hermione vero?” chiese Blasie Zabini, in tono di finta innocenza.

“Cos… ma ero l’unico all’oscuro di tutto? Cos’altro mi avete nascosto, eh? Che Pansy intrattiene una relazione con Potter e la McGranitt è l’amante segreta di Tiger e Goyle? Ormai non mi stupirei più di nulla”, esclamò frustrato il biondo.
Pansy Parkinson, sentendosi chiamata in causa, incominciò a chiarire che lei non aveva alcun tipo di rapporto con Harry Potter, che Salazar la fulminasse se stesse mentendo.
 
Dopo averla rassicurata sul fatto che la sua era solo un’innocente battuta, Draco si alzò per raggiungere la Granger in parco: farsi cacciare da Miss Prince non era stata una poi così grande idea.

Poi si disse che non importava: Hermione era una biblioteca vivente.
 

 

*
 


 

“I tuoi amichetti non hanno preso benissimo la lieta novella, eh Granger?”.
Malfoy le si era avvicinato di soppiatto, ed al suono della sua voce la ragazza era infatti sobbalzata; seduta sull’erba, si stava godendo ad occhi chiusi l’ultimo calore, perse in chissà quali pensieri su chissà quali argomenti.

“Da’ loro qualche giorno di tempo. Non abbiamo annunciato, che so, il nostro fidanzamento, ma lo scontrarci nei corridoi faceva parte della routine giornaliera. Mi mancherà quella parte del nostro precedente rapporto”.
Accomodandosi di fianco a lei (sempre con la dovuta attenzione verso i suoi costosissimi pantaloni), il biondo si lasciò andare ad una risatina, soffocando qualcosa che assomigliava molto ad un “quale rapporto?”.

“Ridi pure, razza di maleducato, ma ti ho appena dimostrato che la cooperazione tra Case non è impossibile; sei un Serpeverde Purosangue, eppure non stai bruciando tra le fiamme dell’inferno per esserti seduto accanto a me. Come ci si sente?”
“Non ti allargare troppo, Granger. Siamo amici, anche se stento a credere che sia successo davvero, ma scordati di venire a piangere tra le mie braccia, o chiedermi di andare ad Hogsmeade insieme, o quelle cose che fai con Potty e Rosso. Certo, se un giorno, aperti gli occhi, ti renderai conto di volerli uccidere, sai dove trovarmi”.

In realtà, Draco aveva volutamente ignorato la parte finale della frase della riccia; no, non stava morendo tra atroci sofferenze a causa della vicinanza con una Mezzosangue (era normale che pensare ore a quel termine lo facesse sentire … male?), e la cosa era davvero strana.
Aveva sempre avuto la condizione che gli sarebbe venuta una reazione allergica o altro, eppure nulla.

Forse avrò un’emorragia interna. Forse è una di quelle malattie che non si vedono.

Ma scacciò infastidito quel pensiero: la verità era che, a quanto pareva, gli avevano sempre mentito: una Mezzosangue può anche essere una persona piacevole.
O magari a lui era capitata l’unica Nata Babbana quasi simpatica, chi lo poteva sapere.

“Su, fammi leggere quegli esercizi, amichetto”, ammiccò Hermione in tono infantile.
Scuotendo la testa con rassegnazione, il Serpeverde porse alla ragazza tre fogli di pergamena, sui quali aveva descritto il più minuziosamente possibile gli effetti di vari incantesimi.
Lei leggeva, annuendo ogni tanto, mentre lui passava lo sguardo da lei al panorama.

Era cambiato così tanto in così poco tempo, ed il ragazzo iniziava a domandarsi se fosse un bene stravolgere in quel modo l’equilibrio naturale che era sempre esistito.
Intanto il sole era calato all’orizzonte, segno tangibile delle giornate che si stavano facendo sempre più brevi; Hermione controllò l’ultima riga dell’ultimo foglio, per poi alzarsi di scatto dicendo :”Per gli slip di Morgana, Nott!”.

Praticamente gettò i fogli in mano a Draco, dicendogli che erano perfetti, anche se sembrava un copia incolla da vari libri di testo, lo salutò e si fiondò di corsa verso la scuola, lasciandosi dietro un perplessissimo ragazzo: ad una prima occhiata non si sarebbe detto, ma quella ragazza era davvero un ciclone.


 


*

 

 


“Confidati con me, figliolo. Cosa affligge il tuo animo tormentato?”, chiese Hermione, avvicinatasi di soppiatto al povero Theodore, che aveva fatto un salto di qualche metro per lo spavento.
Il corridoio del quarto piano era deserto, dal momento che tutti gli studenti erano rintanati nelle proprie Sale Comuni.

“Un giorno o l’altro morirò, Granger, e sarà tutta colpa tua. Comunque. Ora che sei qui e che non mi scappi, sappi che non c’entra minimamente Daphne.
Credo che al momento stia con un certo O’ Brien, se non sbaglio. Ma a me non interessa, non più. Siamo qui per parlare di te”, annunciò soddisfatto Nott.

Alzando le braccia al cielo, Hermione chiese se ci fosse un motivo per cui tutti, a quanto pareva, non avevano altro argomento di conversazione che lei.
“Sei interessante, cosa ci posso fare? Ma comunque, ho saputo che McLaggen ha iniziato ad allungare di nuovo i tentacoli, vuoi che lo sistemi per bene?” chiese premuroso il ragazzo.
Cormac non gli era mai piaciuto, e tantomeno gradiva gli approcci invadenti che aveva con la sua Hermione.

“Non essere sciocco, Theo. Anzi, si è dimostrato molto gentile, non ho avuto cuore di dirgli che in realtà non provo alcun interesse per lui. Era così felice …” sospirò la ragazza.
Non riusciva ad immaginarsi un’eventuale relazione con il Grifondoro, eppure vederlo così compiaciuto della sua nuova possibilità  le aveva fatto stringere il cuore.
“Molto bene, perché altrimenti un ragazzo incredibilmente geloso avrebbe potuto ucciderlo”.
“Ah sì? E chi, sentiamo”.

Perché i loro visi erano così vicini? Quando era successo?

Era sbagliato. Completamente sbagliato.

Hermione lo sapeva, Theodore lo sapvea, persino il ritratto di quel buffo bambino alla loro destra  lo sapeva.

“Theo, forse è meglio che vada …” sussurrò impercettibile la strega, allontanando il petto del ragazzo con una leggere pinta della mano.
“S-sì, io … scusa. Non ti ho vista per tutta l’estate e … capisci no?”.
Per la prima volta nella sua vita, Theodore Nott stava balbettando di fronte ad una ragazza.
La risata cristallina di Hermione alleggerì l’atmosfera, e prima di andarsene la ragazza scompigliò i capelli all’amico: nessun rancore.

Mentre tornava al dormitorio, la giovane non poté far a meno di pensare a Ron: si sarebbe dovuto ricredere, non erano solo quelli femminili, di ormoni, a rovinare le vite.


 

 

*

 

 

“Domani, solita ora. Le cose si faranno interessanti, per cui ho invitato un assistente. Non fare tardi.
DM”


 

Prima di addormentarsi, Hermione si ricordò di maledire Morgana, Merlino e tutti quei maghi che avevano avuto la sfortuna di essere tanto famosi da poter essere associati a insulti.
 






CRAGGY'S NOTES
Uooo, nuovo capitolo a neanche una settimana di distanza!
Vai me!
Vi dirò, questo capitolo non mi soddisfa appieno, e mi rendo conto di star tenendo un ritmo narrativo davvero lento: ma come il buon Manzoni ci insegna, l'iniizo è sempre ricco di eventi condensati in pochi giorni.
A proposito, avrei bisogno di qualche consiglio da voi, trentaquattro (piango felicità) persone bellissime che seguite questa fanfictiom.
Dunque:
1- Non so se, più avanti, sarebbe il caso di inserire un po' di drammaticità. Intendo, fino ad ora l'atmosfera è stata abbastanza ironica, ma ho il dubbio se non sia meglio scrivere qualcosa di più serio. Secondo voi?
2- Ho intenzione di scrivere una raccolta di flash sulle verie coppie improbabili di questo fandom (anche la Dramione, sì): mi consigliereste qualche pairing?
Ma passiamo alla storia.
C'è anche Nott, yeah (da notare il gioco di parole del titolo, ciè).
E nulla, devo scappare a teatro.
Al prossimo capitolo, bellissime anime ^^
Craggy :3

Tumblr: http://malfoy-do-it-better.tumblr.com/

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Capitolo 8
*** Le catastrofi hanno nome Fred ***


Il cielo era limpido, non c’era traccia di nuvole e la temperatura pareva essere persino salita.

La sveglia, che solitamente rappresentava la prima delle sfide giornaliere per Hermione, venne spenta senza le solite imprecazioni allegate.

Assicuratasi che tutte le sue compagne di dormitorio fossero in procinto di alzarsi (l’avevano nominata addetta alla sveglia mattutina, dato che tra tutte era senz’ombra di dubbio la più puntuale e precisa su questo fronte) si diresse rapidamente in bagno e, sistemati alla bell’e meglio i capelli ed indossata la divisa, si diresse in Sala Grande stranamente di buon umore.

Erano rare le mattine in cui Hermione Granger non faceva colazione chiusa in un irritato mutismo che scoraggiava chiunque, persino Harry, ad avvicinarsi alla ragazza; quel martedì invece sembrava tutto così bello e luminoso, che forse quella strega così brillante avrebbe dovuto cogliere i segnali di un’imminente catastrofe.

“Hermione, cos’è quel sorriso a trentadue denti? È successo qualcosa di bello?” chiese Harry, non appena l’amica occupò il posto di fronte a lui.

“In realtà no, ma oggi mi sento così. Saranno gli ormoni, immagino. A proposito, dove hai lasciato Ron?” trillò allegra, servendosi di un’abbondante porzione di marmellata.

“Oh, non l’hai saputo?”

Il moro era davvero in imbarazzo: aveva come l’impressione che da Harry Potter, il ragazzo che è destinato a sconfiggere il Signore Oscuro sarebbe a breve diventato Harry Potter, il ragazzo che ha rovinato la giornata alla sua migliore amica nonostante lui non c’entri nulla e sia tutta colpa di Ron, anche se di certo non glielo può dire dal momento che anche lui è suo amico e quindi Harry Potter non sa cosa accidenti fare.

“Beh ecco, ieri … mentre studiavi con Malfoy … ehm …” iniziò titubante, mentre si avviava dietro ad Hermione verso il corridoio, insolitamente vuoto.

“Per l’amor del cielo, Harry! Dimmi cos’è successo e basta!”

“Ron ed Io stavamo facendo una partita a Scacchi Magici, quando sono comparse Calì e Lavanda che volevano assolutamente guardarci giocare”.

Al sentire il nome di quell’oca giuliva, Hermione sentì l’aspettativa di una rosea giornata incrinarsi impercettibilmente.

“E quindi?”

Ambasciator non porta pena, ambasciator non porta pena, ambasciator non porta pena.

Sperando che il ripetere quella frase nella mente la rendesse in qualche modo vera, il ragazzo si accinse a concludere in fretta quella conversazione che mai si sarebbe aspettato di dover affrontare.

Non sarebbe uscito dal letto, altrimenti.

“In pratica, ehm, LavandahachiestoaRondifidanzarsieluihadettodisì”.

“Oh”, sussurrò semplicemente lei.

Solo oh.

Insomma, sapeva che Ronald aveva avuto una cottarella per Lavanda al quarto anno, ma aveva poi liquidato il tutto come un amore adolescenziale, nulla di serio.

Era stato così per lei e Viktor Krum, era stato così per Harry e Cho Chang.

Era naturale che accadesse lo stesso per Ronald e Lavanda Brown.

La giornata stava virando pericolosamente verso il più cupo dei grigi, e come conferma di ciò si ritrovò a correre verso l’aula di Rune Antiche, dopo aver congedato Harry, per evitare un ritardo con conseguente rimprovero.

Osservando la testa riccia dell’amica, e con ancora la rassicurazione di non dare di matto che gli aveva promesso velocemente prima di andarsene, Harry Potter si chiese se fosse il caso di dirle che il loro comne amico aveva deciso di saltare le lezione per stare con la sua neo ragazza.

Poi scosse la testa, a scacciare quei pensieri mattutini: rischiare la vita una volta al giorno era più che sufficiente per lui.

Voldemort avrebbe benissimo potuto darsi al giardinaggio o al cucito, ad ucciderlo ci avrebbero pensato i suoi amici.

Borbottando qualcosa contro i ragazzi, le ragazze, i fidanzamenti e il suo stomaco che non voleva saperne di digerire la torta alla melassa che aveva mangiato per colazione, il ragazzo si avviò con passo strascicato all’aula di Divinazione.

Avrebbe potuto dormire ancora un po’, senza dover far da paciere ai suoi testardissimi migliori amici. Una cosa buona, almeno, in quella mattina c’era.

 

 

*

 

 

“Non c’è una cosa buona stamattina! Non una!” esclamò stizzita Hermione, mentre si apprestava a ricacciare in malo modo i libri nella sua sacca.

Tra le mani teneva l’oggetto incriminato: la versione di Rune Antiche in cui aveva preso l’ennesimo, orrido, inaccettabile Oltre Ogni Previsione.

Era certissima che, nello spiegarle che aveva confuso azvath con aisvat e per questo non aveva preso Eccezionale, la professoressa stesse nascondendo una grande delusione.

 Erano passate appena due ore, non era neanche metà settimana ed aveva già collezionato una sfilza di O: c’era qualcosa di terribile che non le fosse ancora accaduto?

Con la faccia scura e pensieri bui, Hermione si diresse a grandi passi verso l’aula di Pozioni, sperando che arrivasse l’ora di pranzo prima di far esplodere qualcosa.

Oh, e prima di strangolare Ron, certo.

Perché se la stava prendendo tanto? Aveva già appurato di essere matura abbastanza da non lasciarsi prendere da emozioni inutili come la gelosia, come pure sapeva che non avrebbe mai accettato un’eventuale proposta di fidanzamento da parte di Ron: e quindi perché aveva quella strana ed immotivata voglia di accasciarsi contro un muro e piangere?

Forse era il fatto che Lavanda, carina, disponibile e senz’altro inibita, era sempre accerchiata da una folla di amiche, ragazzi, ragazze, e non solo di Grifondoro.

Un po’ la Pansy Parkinson buona, insomma.

Hermione, che si stupiva quando qualcuno le faceva un complimento, che fino a pochi mesi prima arrossiva al minimo contatto fisico con un ragazzo sconosciuto, si era sentita derubata di un elemento fondamentale nel suo fragile mondo, che in vero contava più libri che persone.

Era ingiusto, semplicemente.

Non che si commiserasse, assolutamente: la ragazza sapeva bene di preferire la lettura alle feste, la calma al chiacchiericcio, e non avrebbe cambiato la propria personalità con nessun’altra.

Detestava solo i cambiamenti, in quanto non poteva prevedere con esattezza cosa essi avrebbero comportato; e il fatto che RonRon avrebbe, da quel momento in poi, passato tutto il tempo libero a divorare la faccia di LavLav  non era un cambiamento da poco.

Accompagnata da queste riflessioni, Hermione entrò a testa bassa in quell’antro buio e polveroso che aveva l’ardire di farsi chiamare aula.

“Granger, solo dieci minuti di anticipo oggi. Cos’è, ti sei persa nei corridoi? Non mi starai per caso diventando una teppista?” la voce strascicate di un fin troppo noto Serpeverde echeggiò tra le umide pareti della classe, amplificate dalla sua acustica.

“Malfoy, fammi un piacere, cuciti la bocca e non aprirla mai più”.

“Qualcuno ha dormito male stanotte, eh? Cos’è successo, Weasley si è dato da fare? Mi sorprendi, davvero” ghignò malefico il ragazzo.

Era pigramente seduto in uno dei banchi in fondo, e dalla sua posizione stava osservando Hermione ghignando: litigi mattutini, quale dolce musica per le sue orecchie!

La ragazza non sembrava però in vena di frecciatina, e dopo averlo liquidato con uno sguardo di sufficienza, si era diretta in silenzio verso il primo banco.

Tipico.

Non avendo altro da fare, la riccia iniziò a scarabocchiare su una pergamena, seguendo più il filo dei propri pensieri che i movimenti della sua mano.

Draco, che trovava quel silenzio fastidioso, si spinse fin sopra le spalle della strega, che concentrata com’era se ne accorse solo quando, sbilanciandosi, il ragazzo le cadde praticamente addosso.

“Mi sembrava di essere stata chiara nel farti capire che la tua presenza mi infastidisce, o sbaglio? Accidenti, per poco non macchiavi tutto rovesciando l’inchiostro” sbottò infastidita.

In realtà, per una volta, Malfoy era innocente, ma aveva avuto la sfortuna di essere il primo studente (eccezion fatta di Harry, che però non valeva) ad incontrare la furia di quella ragazza:incredibile come in quello scricciolo ci potesse stare tanta acidità.

“Oh, certo, il tuo prezioso capolav … hey, ma non è così male!”.

Dopo averglielo praticamente strappato di mano, Draco si era fermato un secondo ad osservare il disegno: una ragazza seduta contro un muro, con gambe e braccia ancora da rifinire, dietro la quale un’ombra sorrideva maligna, gli occhi bianchi che catturavano l’attenzione di chi osservava.

Era piuttosto inquietante, in realtà, eppure si vedeva chiaramente la mano esperta che gli aveva dato vita.

“Hey Granger, sai che non mi offrirei mai di aiutarti, ma se sei così disperata- e lo sei, credimi- posso andarti a cercare Nott. Non credo che Piton arriverà, comunque. Per la prima volta in tutta la sua onorata carriera, si sarà ammalato”.

In effetti, il tempo era passato, e dando un’occhiata veloce all’orologio che portava, Hermione si era accorta che fossero ormai le dieci e un quarto.

Che il professore avesse deciso di lavarsi i capelli la sera prima, ritrovandosi intrappolato nell’olio?

“Beh, sarà il caso di chiedere” iniziò Hermione, riponendo l’inchiostro nella tracolla, ed avviandosi alla porta.

“Lo puoi tenere, il disegno. Cioè, a me non serve, conservalo, o buttalo o fai quello che credi. Io vado, ci vediamo in giro”.

E, nonostante fosse tra le più subdole e crudeli delle serpi, Draco Malfoy non ebbe cuore di ricordare alla ragazza il loro appuntamento per quella sera.

 

 

*

 

 

 

“Hermione”

“Harry”

La sofferta pausa pranzo era infine giunta, portando una ventata d’aria fresca in quella mattina terribile, che avrebbe avuto termine con l’ora successiva, Erbologia.

“Come … com’è andata Rune Antiche?” chiese prudente il ragazzo: stava camminando su un campo minato, il minimo errore, la più piccola distrazione, e BOOM sarebbe saltato in aria.

Seriamente, avrebbe dovuto scrivere a Voldemort che non si affaticasse inutilmente con labirinti, trofei stregati o altro; poteva anche essere il Signore Oscuro, temibile e spietato, ma per organizzare tutti quei piani complicatissimi, che tanto poi fallivano a causa del famoso fattore C di Harry, ci doveva volere un sacco di tempo.

Chissà, magari, in mancanza del gravoso impegno di ucciderlo, Voldemort avrebbe scoperto una passione segreta per gattini e torte al cioccolato.

Comunque, al momento non c’era pericolo: la domanda che aveva posto alla sua amica era del tutto innocente e …

“Uno schifo! Ho preso l’ennesima O, ti rendi conto? Come posso anche solo pensare di superare bene i M.A.G.O. se non sono in grado di tradurre una misera versioncina di tre pagine!”

Cavolo, ce l’avevo quasi fatta, pensò Harry, mentre si apprestava ad annuire serio, come se in effetti non avesse altri problemi al mondo che il pessimo andamento scolastico di Hermione.

In quel momento fece la sua comparsa Ron, e nonostante Harry cercasse di fargli capire che tirava aria di guerra, il rosso si sedette di fianco alla riccia, dandole una sonora pacca sulla spalla ed esordendo con un: “Quanti Eccezionale hai preso oggi? Oh, ho saputo che Piton era assente, io sinceramente avevo comunque intenzione di saltare la sua lezione, io e Lav avevamo deciso di starcene un po’ in pace nella Stanza delle Necessità …” iniziò allegramente il minore dei Weasley, incurante delle occhiate assassine che Hermione gli lanciava.

Harry Potter – quell’anima pia- era passato dallo sbracciarsi ai segnali di fumo (ottenuti mettendo e togliendo il coperchio al vassoio che conteneva l’arrosto, provocando tra l’altro una sommossa del corpo studentesco, che reclamava il proprio cibo. Per evitare colpi di Stato, il ragazzo decise di rinunciare anche a quel metodo), eppure Ron continuava imperterrito a ciarlare delle sue imprese, con eccessiva dovizia di particolari.

L’apice era stato toccato quando, arrivata anche Lavanda (ad Harry parve che un Avada Kedavra diretto alla Brown fosse passato nella mente di Hermione, ma probabilmente era solo un’impressione dovuta al traumatico passato del ragazzo), i due erano stati avvinghiati per oltre due minuti.

Incuranti di professori, alunni o minorenni, che stavano assistendo a quella specie di Mega Piton VS Giant Octopus: Hogwarts Version, i due fidanzatini erano usciti di scena tra grugniti grotteschi e un terribile rumore di risucchio.

E Ron non aveva neanche mangiato.

Quella era l’apocalisse del mondo, lo Cthulu di cui si sussurrava nei libri di Lovecraft: Ronald Bilius Weasley aveva saltato un pasto.

Come a leggere nella mente dell’amico, Hermione disse in tono amaro “Voldemort, fatti da parte, arriva la Lavion gente! Vi traumatizzerà la vita, rendendovi diabetici e causandovi un attacco epilettico!”.

No, Hermione non era mai stata così acida.

Certo, le erano capitate giornate storte, ribatteva con sarcasmo a Fred, George o persino Malfoy, ma quel veleno gratuito era davvero una nota stonata nella personalità di solito allegra e solare della ragazza.

“Sai, forse alla fine sarà un bene. Non sia mai che Ronald si senta oppresso da noi – Harry sospirò, cos’aveva fatto di male per essere l’eterno pacco sballottato da una fazione all’altra? – e finalmente potremo conoscere gente nuova!” dichiarò la brillante studentessa, più per convincere se stessa in realtà.

Intanto, il Ragazzo Sopravvissuto stava sperando ardentemente che quel noi fosse un semplice plurale maiestatis.

Controllando l’orologio, Hermione saltò su urlando che ci mancava un ritardo a Erbologia per coronare quella giornata di orrori, ed intimò ad Harry di sbrigarsi, afferrando entrambe le cartelle e portandogli via il bicchiere da cui il povero ragazzo (che ormai era prossimo alla beatificazione) stava tentando di bere.

Spronato dalle occhiatacce dell’amica, anche se ormai era quasi certo che fosse in realtà un sicario di Voldemort con il compito di fare a pezzi il suo sistema nervoso- i due si ritrovarono nelle umide serre, dove la professoressa Sprite stava chiacchierando amabilmente con Neville.

In effetti, l’unica lezione dove Paciock non tardava era proprio Erbologia, e spesso arrivava anche prima di Hermione.

Dopo pochi minuti arrivò il resto della classe, e finalmente la lezione iniziò.

E osservando Hermione, che a sua volta fissava in cagnesco Lavanda,  Harry si sentì male per la povera piantina che la riccia stava stritolando brutalmente.

 

 

*

 

 

“Brutta giornata, Granger?”

“Pessima, Weasley”.

Addormentatasi su un divanetto purpureo che sfavillava vicino al fuoco scoppiettante della Sala Comune, Hermione si era trovata davanti il ghigno divertito di Fred Weasley.

Divertito da cosa, non era dato saperlo.

“Ho sentito che la giovane Lavanda Brown ha ingaggiato delle guardie del corpo per proteggerla dalla strega più abile di Hogwarts” disse divertito il rosso, strizzandole l’occhiolino con fare complice.

“Fossi in te, non riderei così. Per voi gemelli che, a quanto ho sentito, avete fama di baciatori da urlo, ritrovarvi un’idrovora come fratello non deve essere piacevole”.

Mettendosi a sedere, la ragazza fece cenno a Fred di prendere posto al suo fianco.

“Ma comunque. Dove hai lasciato la metà affascinante della coppia?”

“Così però mi offendi!”

“Oh, che peccato. George rimane comunque il gemello che preferisco, forse perché non passa il tempo a mordermi”.

Fred fissò per un attimo la ragazza che aveva di fronte, basito: era ancora arrabbiata per quella storia?

“Senti Hermione, davvero, non volevo metterti in imbarazzo o cosa. Certo, il mio charme naturale potrebbe aver scombussolato i tuoi ormoni in tempesta, ma …”

“Oh, eri partito così bene!” esclamò lei, scoppiando poi a ridere seguita da Fred.

“Ah, a proposito di Ron …” iniziò il ragazzo, ma parli dell’idrovora e spuntano i tentacoli, il piccolo Weasley fece il suo ingresso trionfale praticando l’attività che più lo dilettava: fare il lavaggio alle labbra di Lavanda.

Senza dar segno di aver notato la presenza dei due allibiti spettatori, la stucchevole coppietta si era adagiata con la grazie di una mandria di elefanti idrofobici in una cristalleria.

“Hey Granger, usciamo di soppiatto da qui e sfottiamo Ron per una buona mezzora, ti va?” sussurrò Fred all’orecchio di Hermione, che in effetti aveva assunto la colorazione tipica di chi sta per vomitare.

“Mio salvatore!”

E così, ben attenti a non farsi vedere (e a non vedere quell’intreccio davvero poco invitante di arti) i due sgattaiolarono in corridoio, per poi lasciarsi andare ad una risata liberatoria.

Risata che, in Hermione, si trasformò ben presto in un pianto ininterrotto.

Uno di quei momenti in cui si scoppia a piangere senza un’apparente ragione, ma che è solo lo sfogo delle emozioni contrastanti che magari ci si è portati dietro per un lungo periodo di tempo.

La situazione in realtà era quasi comica, per un osservatore esterno: una ragazza in lacrime, che tentava inutilmente di calmarsi, stretta al petto di un imbarazzatissimo ragazzo che non aveva la più pallida idea di cosa fare.

“Io … scusa, non volevo bagnarti la maglietta … è solo che la mia vita fa schifo … e poi arrivi tu a fare lo stupido … cioè come faccio?” balbettò la riccia, cercando di darsi un contegno.

Fred, dal canto suo, era rimasto pietrificato: in effetti, realizzare che aveva la Granger appoggiata a sé era piuttosto difficile, tanto pareva irreale.

“Interrompo qualcosa?”, chiese una voce dal corridoio.

Staccatasi di colpo, Hermione si asciugò velocemente gli occhi: “Oh, ciao Theo. No, figurati”.

“Cavolo, adoro interrompere! Questi giovani d’oggi, non vanno più negli angoli bui ad appartarsi come una volta …”

“Poche storia, Nott, cosa vuoi?” sbottò Fred: era in presenza di un Serpeverde, che per di più faceva parte della cricca.

“Malfoy mi ha detto di dirti che stasera …”

“Sì, lo so. Grazie” interruppe brusca la strega, prima che la storia delle altre ripetizioni venisse a galla.

Andandosene scocciato, Nott si limitò ad un “Tieni a cuccia il tuo ragazzo, Hermione”.

Nessuno dei due Grifondoro, però, si presa la briga di correggere quell’affermazione.

 

 

*

 

 

“E cosa ti ha risposto?”

“Salazar se sei petulante, Draco”

“Hey, è della mia faccia che stiamo parlando. La Granger ha preferito un Weasley a me!”

“Se non avessi paura che Tiger e Goyle mi sgualcissero i vestiti se solo provassi a toccarti, giuro che ti appenderei al soffitto. Sì, ha preferito uno dei due gemelli, e a quanto ho potuto vedere stavano avendo uno di quei momenti.”

“Quei momenti?”

“Ma sì, dai, quei momenti in cui una ragazza è in piena crisi emotiva e il ragazzo la guarda imbarazzato e deve far finta che gli interessi per non essere Schiantato. Fossi in te, non ronzerei troppo intorno alla nostra pulzella piangente, o la tua testa finirà al posto di un Bolide. E Fred Weasley sarà il Battitore che te l’avrà staccata dal corpo”.

Ah, il Quidditch, sport meraviglioso.

E fonte di velate e per nulla esplicite metafore.

 

 

 

*

 

 

“Quello era Nott, Granger?”

“Già, Weasley.”

“Non credevo che fosse il tuo tipo.”

“Le cadute di stile capitano. E comunque ehi, ha pur sempre quel fascino tenebroso che piace tanto alle ragazze! Non puoi biasimare me!”

“Aspetta, mi stai dicendo che ti piace Theodore Nott? Un Serpeverde? Granger, mi devo preoccupare?”

“Io stavo solo facendo una constatazione amichevole. Secondo te perché i nostri amici striscianti sono i più ambiti? Perché sono belli e dannati, e le ragazze – mi dissocio di buon grado da questo insieme, ancora una volta – hanno una specie di senso da crocerossina. Non sai quanti scrittori Babbani hanno fatto soldi, con una trama del genere”

“Mi stai forse dicendo che noi ragazzi Grifondoro siamo al secondo posto? Mi ritengo offeso”

“Ma dai, Fred. Al secondo posto ci sono i Corvonero. I gesti impacciati, il romanticismo, l’affidabilità, insomma, l’uomo perfetto quando sei stata scaricata da un Serpeverde arrogante!”

“Però dai, non dirmi che …”

“Spiacente, siete stati declassati all’ultimo posto. Diciamo che se, tanto per fare un esempio, Malfoy rifiutasse i miei insistenti quanto fastidiosi tentativi di redimere la sua anima oscura, probabilmente correrei tra le braccia di Anthony Goldstein, che per inciso è il ragazzo più dolce ed simpatico che abbia mai conosciuto”.

“Ma …”

“Se per qualche strano caso non mi bastasse un ragazzo bello e intelligente, un mite e compassionevole Tassorosso sarebbe l’ideale per guarire le ferite del mio cuore. Solo alla fine, votata ad un suicidio, andrei da un Grifondoro”

“Ma noi siamo quelli fighi. Quelli che sconfiggono i cattivi. E io sono Fred Weasley, per la miseria! Nessuno, e dico nessuno, può competere con me, in nessuna delle altre Case”.

“Sentiamo le tue ragioni, vanesio che non sei altro”.

“Ho un lato oscuro misterioso e magnetico, sono un conversatore brillante, ottimo per le ragazze dal cuore infranto. E, a riprova di ciò, sono io che ti sto distraendo dalla tua vita che fa schifo

“Non ho mai detto di essere d’accordo con questa lista, Weasley, dovresti ascoltarmi, ogni tanto”

 

 

*

 

 

Draco Malfoy era irritato.

La Granger era in ritardi di due interi minuti.

In quei preziosissimi centoventi secondi avrebbe potuto lucidare il manico della sua scopa, giacere sul letto fissando il soffitto, un sacco di cose!

Come richiamata, una riccia testolina apparve all’improvviso in fondo al corridoio, e a giudicare dalla massa svolazzante dei capelli era anche piuttosto di corsa.

“Credevo non saresti venuta”

Hermione, piegata in due dallo sforzo, rispose ansimando qualcosa che sembrava un taci idiota.

“Bene, se ti vuoi accomodare, iniziamo subito. Oh, spero che non ti dispiaccia. Ho invitato Blaise ad unirsi a noi”.

Entrando nella Stanza Delle Necessità, la ragazza non riuscì nemmeno ad urlare un “Certo che mi dispiace!” , che spalancò la bocca.

Era entrata in quello che sembrava un enorme negozio di vestiti, illuminato a giorno, al centro del quale un annoiato Zabini controllava delle pergamene.

“Che cosa hai intenzione di fare!” chiese dubbiosa, e sinceramente preoccupata, lei.

Ma il ragazzo di colore, avanzando verso di lei, spiegò con gentilezza e cordialità l’argomento della prima vera lezione di flirt.

“Per tutti i Fondatori, Granger, il tuo guardaroba fa schifo!”

Gentilezza e cordialità, appunto.

 

 

 

CRAGGY'S NOTES:

Hello pipol!

Prima di iniziare con le solite cose stupide, lasciatemi dire un paio di cose, prima che me ne dimentichi:

. I gemelly Weasley dovrebbero avere, in realtà, due anni di differenza con il Trio Magico Di Felicità. Ma mi sono presa la liberà di ridurli a uno solo.

- Hermione, essendo al sesto anno, non deve affrontare i M.A.G.O., tuttavia sappiamo che lei si prepara anni prima.

-Poichè questa è una fanfiction, ovviamente non verranno raccontati gli eventi de Il Prtincipe Mezzosangue.

Bene, ho finito.

In questo capitolo ho cercato di dare un po' più di spazio ad Harry, che povero chicco è sempre in mezzo a due fuochi.

Fred torna alla ribalta dopo l'attacco vampiresco di qualche capitolo fa (non preoccupatevi, lui non luccica al sole) e SBAM non so più cosa fare della mia vita.

Dramione o Fremione, questo è il dilemma.

Vero che voi, da meravigliosi lettori quali siete, mi consiglierete?

Ho bisogno di voi, davvero.

Ma cambiamo argomento.

Chi è in grado di trovare le citazioni di Yotobi sparse in giro per questo capitolo?

E chi è in grado di elenzare in ordine alfabetico i motivi per cui io non dovrei fare cose del genere?

Bravi, ecco i biscotti.

Ma comunque.

Sono inquietata dagli aggiornamenti ormai quasi settimanali, sinceramente è la prima volta nella mia carriera su Efp in cui non mi stanco di una dsotria dopo il secondo capitolo u.u

Ovviamente anche grazie ai miei bellissimi recensori, eh ^^

Un megagrazie alla meravigliosa, fantastica, migliore soch che il mondo possa desiderare, Rainy, che con i suoi consigli/ la sua pazienza infinita mi ha sbloccato quando non sapevo cosa fare: non è andata proprio come mi avevi consigliato, ma il prossimo capitolo sarè come mi hai consigliato, loggiuro (lol mi sento troppo misteriosa).

Ogni parvenza di drammaticità, per ora, credo sia svanita: mi piacciono troppo le battute squallide.

E nulla, ringrazio le 38 persone che hanno inserito questa storia nelle seguite, le 17 nelle seguite, le 5 nelle preferite: è un numero tipo wow, grazie grazie grazie.

Un enorme miao (?) a greensoul e a ladyathena, che hanno recensito il prossimo capitolo.

Qui ci sono io che dico cose sulla Dramione: http://raggywords.blogspot.it/

Qui ci sono io e il mio essere fangirl: http://fattoilmisfattonox.tumblr.com/

E mi raccomando, datemi pareri su Draco barra Fred: sono in lotta interiore!

Come al solito, vi voglio bene e lo sapete ^^

Ci vediamo al prossimo capitolo!

Craggy :3

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Capitolo 9
*** Call her a Mudblood too, eh? ***


 

 

 

Erano passati un paio di giorni, e la prima settimana di dicembre si apprestava a finire.

Tra le file degli studenti serpeggiava l’eccitazione per le vacanze di Natale, non più un traguardo lontano, quanto un evento imminente.

Una studentessa dalla folta chioma indomata, tuttavia, non sembrava essere influenzata da quella gioia generale: in effetti, la ragazza in questione era troppo impegnata ad architettare un omicidio per distrarsi con simili futilità.

Misurando a grandi passi la Sala Comune, Hermione era giunta alla conclusione che il karma esistesse.

E lei, probabilmente, nella sua vita passata era stata una pluriomicida o qualcosa del genere, e per ciò ora stava espiando le sue colpe.

Non c’era altra spiegazione per le continue disgrazie che parevano crollarle addosso.

Se avesse potuto definire la sua vita in sette parole (si sa, il sette è un numero magico), probabilmente avrebbe scelto “una catastrofe ambulante che aspetta di accadere”.

Doveva ancora capire, in effetti, come lei e Malfoy erano passati da puro odio a quasi tolleranza, per poi tornare al bieco disprezzo, il tutto nel giro di tre giorni.

Eppure l’aiuto Zabini non si era rivelata neanche una cattiva idea.

 

 

“Dunque, prima di iniziare con le tattiche per far cadere ai tuoi piedi un ragazzo, il caro Blaise si è offerto di dare un’occhiata al tuo guardaroba. Poverino, gli è quasi venuto un colpo ”.

Hermione stava per obiettare chiedendo come, esattamente, Zabini fosse entrato in possesso dei suoi vestiti, ma poi si disse che non doveva far domande alle quali non voleva una risposta.

Probabilmente avevano fatto qualcosa di illegale, torturare studenti o sguinzagliare un basilisco, tanto per dire.

“Insomma, oggi ti aspetta un completo re style, Granger. E non andrai a dormire finché non riuscirai ad abbinare in modo decente una camicia ad un paio di pantaloni!”

Draco, sghignazzante, si stava godendo la scena; aveva pensato, all’inizio, di chiedere aiuto a una qualsiasi delle sue compagne di Casa (una delle Greengrass, la Parkinson o qualunque ragazza fosse disposta a fargli un favore, cioè tutte), ma dopo la notizia delle passeggiate notturne della Grifondoro, aveva optato per una lenta e dolora tortura.

“  Se non vi dispiace, me ne vado a letto. Sono sicuro che vi divertirete un sacco voi due, e non voglio essere certo io a rovinarvi la festa. Ci vediamo domani, Granger”, e così Draco Malfoy uscì di scena, incurante delle maledizioni (intervallate dalle suppliche) che la ragazza gli stava urlando dietro.

La grande porta sparì sul muro, imprigionando dentro di sé una povera ed innocente ragazza ed un infuriato Blaise Zabini.

Avviandosi verso il dormitorio Serpeverde, il biondo poté giurare di aver sentito un urlo di puro terrore provenire dalla Stanza Delle Necessità: chissà se Zabini aveva già iniziato con il pizzo.

 

 

*

 

 

“ Bene Granger, mettiamo in chiaro un paio di cose. I miei servigi hanno un prezzo, del quale Draco non dovrà mai, e dico mai, sapere. Intesi? ”

Oh, perfetto, altri compromessi.

Tra l’altro, cosa mai poteva desiderare quel ragazzo, ricco fino alla nausea e proveniente da un famiglia d’alto rango?

Hermione gli lanciò un’occhiata stanca: “Andiamo, cosa vuoi in cambio di questa immensa buffonata?”

Blaise la guardò, fingendosi offeso : ” Non è una buffonata, sto cercando di renderti presentabile”.

La squadrò con occhio critico, dai capelli arruffati alla gonna decisamente troppo lunga.

Imbarazzata, la ragazza alzò le mani in segno di resa, esortando il suo compagno di sventura a dirle cosa desiderasse.

Dopo aver giurate più volte di mantenere il segreto, finalmente riuscì ad estorcergli la verità.

“Voglio un completo di Armani!”

Ci volle qualche minuto prima che Hermione Granger capisse cosa effettivamente le era appena stato chiesto.

Un Purosangue che vuole qualcosa di Babbano?

Un Purosangue Serpeverde che vuole qualcosa di Babbano?

Un Purosangue Serpeverde amico di Draco Malfoy che chiede a lei qualcosa di Babbano?

“Insomma, quello stilista è il migliore! Si sa, gli italiani se ne intendono di moda, ma lui è la crème de la crème. Tuttavia, come puoi immaginare, non si trovano certe cosa a Diagon Alley, quindi ho bisogno che tu lo compri per me quando tornerai al mondo non magico”.

C’erano varie cosa che la giovane avrebbe voluto dire, ma le uscì solo quella più intelligente: “Scusa, come credi che possa sapere che tagli prendere?”.

Eccola lì, la strega più brillante della sua età.

“Ma insomma, usa la fantasia! Basterà dire ad una commessa che un tuo amico di colore alto e muscoloso ha bisogno di un completo firmato. Non mi pare così complicato!”

Ovviamente, come spiegò paziente il ragazzo in risposta alle occhiate confuse di Hermione, doveva specificare che la sua pelle avesse il colore del cioccolato fondente per evitare che  le vendessero qualcosa di blu.

Perché, com’era noto a tutti, un uomo con la pelle scura non deve mai indossare nulla di blu.

“Vedrò cosa posso fare. Ora, per favore, iniziamo. Non voglio passare la notte tra pizzi e merletti”.

 

 

*

 

 

La mattina dopo era stata relativamente normale, con Harry e Ron eccitati per la partita contro Serpeverde che si sarebbe tenuta prima delle vacanze natalizie, e lei che li rimproverava per il poco tempo che dedicavano allo studio.

Malfoy l’aveva persino salutata quando era passata davanti al tavolo Serpeverde (aveva mosso il capo, e questo era l’equivalente malfoyesco di un abbraccio zuccheroso).

La quiete prima della tempesta.

Sconsolata da quei ricordi così tetri, la ragazza si buttò a peso morto sul letto, affondando la faccia nel morbido cuscino rosso che odorava del suo balsamo.

Aveva fatto lo stesso la sera prima, frustrata al massimo.

 

 

 

*

 

 

 Stava camminando tranquillamente, stringendosi al petto un libro Babbano che, incredibilmente, aveva scovato tra i polverosi anfratti della biblioteca.

Madama Prince, sorpresa dal fatto che non ve ne fosse traccia negli archivi, gliene aveva fatto dono; era un manuale sull’anatomia umana nel disegno, che le capitava tra le mani a fagiolo: l’unico ostacolo, a detta di Jean Granger, tra lei ed un’artista erano proprio le proporzioni.

Approfittando del pomeriggio libero, aveva preso la decisione di passare qualche ora tra pergamene ed inchiostro, provando e riprovando; di certo però  non sarebbe andata in biblioteca, dove troppi curiosi l’avrebbero interrotta con stupide domande quali “Che cosa stai facendo?”.

Meglio il parco, decisamente.

Accomodatasi tra le grandi radici di un elegante salice piangente, si era estraniata talmente dal mondo che aveva perso la cognizione della realtà attorno a lei.

Stava cercando di non fare i fianchi troppo stretti a O-Ren Ishii, un personaggio di un film Babbano che aveva visto la sera prima della partenza per Hogwarts, Kill Bill.

C’erano sicuramente troppe scene di combattimento improbabile, eppure quella donna (che era a capo della mafia giapponese, tra l’altro) l’aveva subito colpita: aveva un viso dolce ed austero allo stesso tempo, e così si era posta l’obbiettivo di rappresentarla.

Era dunque intenta a rifinire il contorno del suo schizzo, quando un terzetto poco gradito le si era avvicinato.

O meglio, era solo un elemento ad infastidirla: Pansy Parkinson, che era attaccata al braccio di Draco (come sempre, d’altronde. Doveva avere una specie di dipendenza), sorrideva finta come una moneta da tre Galeoni, mentre il biondo e Blaise Zabini si limitavano a pregare qualsiasi divinità che la compagna di Casa non facesse qualcosa di stupido.

Tipo aprire la bocca.

“Guarda chi abbiamo qui, la So-Tutto-Io più odiata di Howarts!” trillò invece la bruna, felice come una Pasqua di poter dare aria alla bocca.

Hermione, concentrata com’era, non sembrò sentirla (cosa improbabile, dal momento che quella vocetta acuto sfondava il muro del suono. Più semplicemente, rifletté Draco, aveva deciso di ignorare l’altra.)

“Ma bene, facciamo le preziose eh?” riprovò la Serpeverde, con una voce più umana: l’indignazione di essere stata bellamente ignorata aveva riportato il suo livello vocale ad un livello quasi accettabile.

Blaise cercava di spingerla via: se avesse continuato così, Pansy non sarebbe arrivata a sera.

Hermione aveva una bacchetta, e la sapeva usare ottimamente.

“Ehi, sei sorda o cosa?” ritentò, stavolta quasi alterata.

Ma una ragazza di buona famiglia non si scompone mai, tantomeno davanti ad un’indegna Nata Babbana.

Hermione sospirò.

“No, Parkinson, ti stavo semplicemente ignorando. Speravo che il mio silenzio bastasse come segnale che non me ne importa una fava di quello che dici, ma evidentemente il tuo cervello non assimila il concetto. Facciamo così, te lo rendo più chiaro: vattene e non inquinare la mia aria”.

Con la calma e la placidità di un monaco buddhista, la Grifondoro aveva zittito quell’insopportabile ragazzina.

I due ragazzi osservavano la scena, basiti, spostando lo sguardo ora su Hermione, ora su Pansy.

“Come osi, tu piccola …” iniziò la Serpeverde, intendendo di certo terminare la frase con un qualche insulto legato alle origini non magiche della ragazza.

Prima che però potesse finire, prima che Draco o Zabini potessero fare qualcosa (non avrebbero comunque fermato la compagna, non era nel loro stile impicciarsi di affari che non li riguardavano e schierarsi, o almeno, non alla luce del sole), la riccia si limitò a fissare l’altra ragazza con aria infastidita.

“Ti prego Parkinson, smetti di parlare. Abbassi il quoziente intellettivo di tutta Hogwarts”. Era una frase che le era venuta in mente pensando ad uno show televisivo della BBC, ma ovviamente gli altri tre non potevano saperlo.

Dopo questa stoccata, Hermione si alzò e girò i tacchi, con una vera e propria uscita di scena ad effetto.

Pansy, schiumante di rabbia, fissava insistentemente i ragazzi, attendendo evidentemente che uno dei due vendicasse il terribile affronto appena subito.

Entrambi, però, sembravano molto interessati alla punta delle loro scarpe.

Mormorando un “Come al solito devo fare tutto da sola”, la ragazza col caschetto raggiunse in poche falcate Hermione, e le strappò di mano la prima cosa che le vide addosso: un libro, vecchio e polveroso.

Per la sorpresa, la giovane si lasciò sfuggire un “Oh!”, e nel tempo di capire cosa le stesse accadendo, il suo prezioso manuale di anatomia era finito nel Lago Nero.

Perso per sempre.

Inghiottito dai flussi e, probabilmente, dalla piovra gigante che vi abitava.

L’espressione sul viso della vittima passò da Inizia a correre se vuoi vedere un’altra alba, quando si era vista sottrarre il suo libro, a Ora piango, dopo aver realizzato che neanche prendere a schiaffi quella faccia da carlino le avrebbe restituito il maltolto.

Optò per una via dimezzo, lanciando un Forunculus! e lasciando che qualche lacrima (giusto due o tre) le rigasse le guance, rosse per l’indignazione.

Draco e Blaise si sentivano ormai di troppo, e guardarono disgustati l’acne che spuntava copiosa sul visetto di Pansy.

“Non provare mai più, e dico mai, a farmi qualcosa del genere. Perché la prossima volta non mi limiterò alla faccia”.

I capelli di Hermione sembrano avere vita propria, e le fluttuavano attorno alla testa come i serpenti di Medusa, incuranti di ogni legge di fisica.

Pansy corse verso il castello il lacrime, coprendosi la faccia come meglio poteva, seguita da due allarmati ragazzi: e chi l’avrebbe sentita ora quella? Ne avrebbe fatto come minimo un caso di stato!

Draco provò un moto di rabbia verso Hermione: non poteva evitare proprio l’aria da dura, lasciando correre?

Non era lei quella che apparteneva alla Casa dell’integrità, della cavalleria?

Blaise gli fece cenno di restare nel parco, che avrebbe pensato lui alla donzella, ferita in verità più nell’orgoglio che nel fisico.

“Granger, io e te dobbiamo parlare”, sibilò con fare minaccioso.

Ed è noto a tutti, che i serpenti sibilino prima di attaccare.

 

 

*

 

 

“Santo cielo Draco, si può sapere come mai mi guardi in quel modo?” sbottò Hermione seccata: ul biondo la fissava da qualche secondo, che però le era sembrata un’eternità.

“Dovevi proprio andarci giù così pesante con Pansy? Insomma, mi parete entrambe abbastanza adulte per risolvere le questioni civilmente!”. Il tono di voce del ragazzo si stava alzando in modo preoccupante.

 

[Bang bang, you shot me down]

 

 

La riccia non ci vide più, e per una volta si lasciò prendere dalle emozioni: quella sottospecie di arrogante viziatello veniva a farle la predica, dicendole di calmarsi?

A lei?

Lui?

Che non perdeva occasione per fare una battutaccia alla presenza di un Weasley, che si ostinava nel prendere in giro Harry?

Che si era anche beccato un pugno per l’ardire di aver detto una parole di troppo davanti alla stessa ragazza?

“Da che pulpito, Malfoy. Non mi sembri l’assennatezza fatta a persona. Sì, dovevo proprio comportarmi così con la tua cara Pansy. Non sono solita restare passiva di fronte ad un sopruso, soprattutto se nei miei confronti.”, sputò acida.

La rabbia iniziava a manifestarsi in entrambi, e lo dimostrava anche la posizione di aperta ostilità che avevano assunto: Hermione aveva i pugni chiusi e le spalle in avanti, come per difendersi, con le sopracciglia aggrottate ed i capelli elettrostatici, mentre Draco aveva le braccia incrociate al petto e la schiena rigida.

“Dio Granger, era solo uno stupido libro! Se è questo il problema, te lo ricomprerò io! Ma ora mi toccherà sopportarla per due settimane al minimo, anche se a questo punto non mi sento neanche di biasimarla! Sei stata davvero perfida, non me lo sarei mai aspettato da te”, concluse Malfoy quasi deluso.

 

[Bang bang, I hit the ground]

 

 

Fantastico, anche la ramanzina le toccava!

Da Draco Malfoy, per giunta!

“Ma vai al diavolo!” urlò furiosa, infatti, e girando i tacchi furente si avviò verso l’imponente castello.

Stupido, stupido Malfoy!

Cosa si aspettava, che lei rimanesse a guardare mentre quell’arpia con il caschetto prendeva le sue cose e le gettava nel lago?

Non era il valore economico al problema, ma il gesto in sé.

Era ormai giunta a metà strada, concentrata su quanto i Serpeverde fossero tutti stupidi ed irragionevoli, quando si sentì afferrare per un polso.

Si accigliò nel vedere l’espressione crucciata di Draco malfoy, che rafforzò la presa, soffiando le parole tra i denti:” Non parlarmi più così, Granger. È un consiglio da amico”

 

[Bang bang, that awful sound]

 

Il vaso era colmo.

“Sai dove te la puoi mettere la tua amicizia?”

“Granger, non osare …”

“Ooh, sto tremando di paura!”

“Granger, è l’ultimo avvertimento …”

“Caspita, mi chiedo quali lugubri torture mi infliggerai. Seriamente, vai a farti …”

“Non permetterò a una Mezzosangue di insultarmi!”

 

 

[Bang bang, my baby shot me down]

 

*

 

 

Lacrime di vergogna rigarono bollenti le guance arrossate di Hermione; vergogna per essersi fatta trattare così, vergogna per non aver reagito, e perché no, vergogna per aver davvero pensato di poter essere amica di Malfoy.

Le ripugnava persino il suo nome, che la riportava alla loro (breve) amicizia.

 

 

 

 

*

 

 

 

Non aveva risposto, non lo aveva neanche guardato.

Draco si era aspettato un altro pugno, un commento poco gentile sul vecchio Lucius, almeno un’occhiataccia.

Sarebbe stato senz’altro meglio del lugubre silenzio che aleggiava nel parco, dove anche gli uccellini erano ammutoliti.

“Io … scusa, non volevo …”

“Cosa, chiamarmi Mezzosangue? E perché? È quello che sono, no? Mezzosangue, e fiera di esserlo!”

Il tono gelido della ragazza, che era velocemente sparita, aveva fatto riflettere Draco Malfoy: forse aveva davvero esagerato, quella volta.

 

 

 

*

 

 

 

“Hermione?”

Silenzio.

“Hermione!”

Nulla.

“Va bene, dovrò pensarci io”

Ginny Weasley, tornata dagli allenamenti di Quiddich e trovata Hermione stesa sul copriletto, aveva deciso di saltare addosso all’amica per riscuoterla dal sonno e scendere a cena.

“Lo so, ora mi alzo”

“È successo qualcosa?” chiese la rossa, preoccupata dallo sguardo tetro e il colorito pallido della Granger.

“Accadrà mai il contrario, Ginny? Comunque, tu fai pure la doccia con calma. Ti aspetto in Sala Comune” dichiarò la riccia, ravvivandosi la chioma ed uscendo.

Sperava di trovare i gemelli, o Lee, insomma qualcuno che le facesse dimenticare di quando odiasse i giovedì.

Come averle letto nel pensiero, un fulvissimo Fred la salutò con la testa, congedando il socio in affari con un “Secondo me i sintomi durando ancora troppo”, un chiaro riferimento alle  Merendine Marinare che Hermione finse volutamente di non aver colto.

“Aria di tempesta, Granger?”

“Come al solito, Weasley. E per inciso, le vostre merendine non durano troppo. Il professore deve convincersi che l’alunno stia davvero male, altrimenti non gli lascerà mai saltare la lezione”.

Basito dall’informazione, Fred non riuscì a proferir parola, interrotto da un “Te lo dicevo io, Freddie!” proveniente da George.

“Direi che prefetto perfetto non ti si addice più, Hermione. Che ne dici di Granger Danger?” propose Lee estasiato, dal momento che era praticamente impossibile zittire l’altro gemello.

“È terribile, come tutti i soprannomi che hai cercato di affibbiarmi”

“Non ti scaldare, e scendiamo a cena …”

“Non provarci”

Granger Danger”.

“Ti odio”

“Nah, non credo. Lo so che in realtà nutri per me un’attrazione segreta. Quando ti deciderai ad ammetterlo?”

“Quando gli Ippogrifi balleranno la Macarena, Weasley”

“Dovrò chiedere a Sirius di istruire Fierobecco, allora”.

 

 

 

 

 

CRAGGY'S NOTES

Salve youtubers  e benvenuti ad una nuova recensione ad un nuovo capitolo.

Qui è una Craggy piuttosto frustrata che vi parla, in quanto non sono assolutamente soddisfatta di questo capitolo *sospiro*

Non odiatemi, vi prego.

Ho deciso che settimana prossima salterò l'aggiornamento, così da poter preeparare per bene il capitolo per Natale: sto entrando, contro la mia volontà, nella modalità festiva (sì, sono una di quelle orribili persone che non sopporta gli alberi di Natale e le decorazioni prima del venti. Eh.)

Come la mia soch paxxerella Rainy mi aveva consigliato, i nostro magico duo ha litigato.

Non so se le reazioni siano esagerate/totalmente a caso, ma comunque.

E' chiaro il riferimento a Piton e Lily, perchè dai, sono la proiezione di Draco ed Hermione.

Citazioni di Kill Bill, citazioni di Kill Bill ovunque; a partire da O-Ren Ishii [Team Lucy Liu in da heart in azione!] fino al ritornello di Bang Bang, che per chi non l'avesse visto è la canzone che apre il film.

Oh, e non dimentichiamoci di Sherlock!

Diciamo che ho deciso di rappresentare Hermione, in alcuni tratti almeno, come un mio alter ego, e mi diverto un sacchissimo: le fangirl arrivano ovunque, soprattutto ad Hogwarts.

Concludo questo angolino squallido (è venerdì anche per me, e sono appena uscita da una settimana d'inferno ^^") ringraziando tanta, tanta gente:

Dramione_lol,,

Aki__cHan,

 ladyathena,          

stydiaisreal        
Gingerhead92        
greensoul        
 
Che hanno recensito lo scorso capitolo: siete delle bellissime persone, non avete idea di quanto mi rendano felici anche poche parole di apprezzamento. Ogni nuova recensione è contraddistinta da un salto di gioia e conseguente sorella che mi guarda malissimo.
Ma comunque.
Thanks anche alle 43 seguite, 19 preferite e 6 ricordate.
Rimango basita ogni volta che il numero di persone che mi seguono aumenta, dal momento che questa fanfiction era partita come un'ideuccia tra tante.
Quindi grazie, grazie mille a tutti.
Vi lascio i soliti linkZ:
 
Noi ci rivediamo tra due settimane, spero!
Vi voglio benissimo ^^
Craggy :3

 

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Capitolo 10
*** Do I have your attention? ***


 

 


 

Do I have your attention?


 

A greensoul.
Perchè lei c'è.


 

*



C’erano le persone che a Natale restavano a scuola, per un motivo o per l’altro, come avevano fatto Ron ed Harry al primo anno; non era come stare a casa, naturalmente, ma l’atmosfera era comunque accogliente e festosa.

C’erano le persone che tornavano dalle loro famiglie, crogiolandosi nell’ozio domestico, sorseggiando cioccolata bollente, addobbando Alberi Frescopino Auto Innevanti, raccontando ai genitori sorridenti le ultime novità.

I più ricchi si concedevano una vacanza natalizia in posti esotici e soleggiati, come le Maldive, cercando di sfuggire, anche se per poche settimane, al freddo pungente dell’Inghilterra.

I Purosangue, per di più Serpeverde, partecipavano a pomposi ricevimenti, un’occasione come un’altra per mettersi in tiro ed ostentare il lussuoso sfarzo che la nobiltà portava con sé.

E poi c’era Hermione Granger.

Alla quale nessuno aveva chiesto niente, prima di spedirla in uno chalet per un’allegra rimpatriata con i compagni delle elementari.
Insomma, Hermione neanche si ricordava i loro nomi! Era stato moltissimo tempo prima, sei anni!
Ma le madri (erano sempre le madri ad avere quel tipo di idee balzane), convinte che al proprio tesoro sarebbe piaciuto incontrare nuovamente i vecchi compagni, con un paio di mail avevano organizzato un soggiorno di una  settimana in una casa, lasciando la gestione ai ragazzi stessi.

Dunque, la giovane strega si era ritrovata una madre raggiante, le valigie pronte ed un “Vedrai che sarà divertente! Pensa, ci sarà anche William Moze, ti ricordi che da piccola avevi una cotta per lui?”.
Hermione, alquanto imbarazzata, aveva balbettato che era successo tanto tempo prima e che forse non era una buona idea, ma la madre fu irremovibile: era ora che la figlia uscisse un po’ di casa, altrimenti avrebbe sprecato gli anni migliori della sua vita china sui libri, e questo non andava bene.

“D’accordo, mamma, ci andrò. Ma non ti stupire quando a Jenny Mackenzie spunteranno le orecchie da mucca, non è colpa mia se essere una vacca è la sua natura”, sbuffò scocciata.

Jannette Mackenzie era stata una di quelle bambine che, già da piccole, dimostrano l’innata capacità di tormentare gli altri.
Bionda, con gli occhi azzurri e il sorriso angelico, incantava tutti con la sua vocina e le belle maniere, oltre all’essere figlia del magnate finanziario Steve Mackenzie.

E, dal primo momento in cui aveva posato gli occhi sulla timida Hermione Granger, aveva deciso che il suo scopo ultimo sarebbe stato rovinarle la vita.
Il perché non era un mistero: nonostante la decisione inequivocabile della piccola strega (che allora non sapeva ancora nulla del mondo magico) di rimanere assolutamente invisibile agli altri, l’intelligenza già vivace che dimostrava faceva ingelosire Jannette.

E cosa può un’impacciata bambina di otto anni contro la reginetta della classe?
Appunto, nulla.

Aveva però resistito stoicamente, vietandosi di parlarne con i genitori; aveva mantenuto quel proposito negli anni, non facendo menzione ai coniugi Granger dei vari Mezzosangue o Sanguesporco che aveva sopportato nel corso degli anni.
Jean, da donna pratica qual era, la liquidò con un gesto della mano, imponendole di andare a preparare le valigie: il pomeriggio seguente sarebbe passato il signor Moze, che casualmente avrebbe portato sia lei sia suo figlio allo chalet.
Aprendo il grande armadio della sua stanza da letto, Hermione rabbrividì al pensiero che le era appena passato per la mente.

Che sua madre la volesse accasare?

 


*
 


“Cari Harry e Ron,
Mi fa piacere che i gemelli non abbiano distrutto l’albero di natale, come l’anno scorso, mi sembra un buon obiettivo.
Scusatevi con Molly da parte mia, avrei davvero voluto passare queste vacanze con voi, ma la mia adorabile madre mi sta spedendo in qualche bosco sconosciuto insieme a persone che non voglio incontrare.
Quella donna mi odia, ne sono certa.
Vi spedisco ora i vostri regali, non vorrei che i miei compagni Babbani si insospettissero a vedere stormi di civette; mi raccomando, apriteli solo  a Natale, niente trucchetti.
Non so quando potrò ricontattarvi, sarò piuttosto occupata a cercare di non scagliare un Orcovolante sui miei amici.
Salutatemi anche Ginny!
Vostra Hermione.
P.S.: Dite a Fred che smetta di ridere. Lo so che lo sta facendo.

 

 

*
 

 

Hey Herm!
Fred si stava per strozzare dopo la tua dichiarazione di voler affatturare i Babbani, davvero!
Prometto che aspetteremo il venticinque per i tuoi regali.
Qui succede un finimondo ogni volta che siamo più di tre per stanza, figurati.
Ci manchi un sacco,
Harry (e Ron, anche se adesso non è qui. Sta cercando George, quel pestifero gli ha messo un ragno nel letto)


 

*


 

Il signor Moze, con la folta chioma ramata ed il fisico palestrato, sembrava più un personal trainer di super-lusso piuttosto che un padre.
Era quello che, evidentemente, la signora Jean aveva pensato, da come lo aveva salutato con calore, neanche fossero due amici di vecchia data.

La signora Moze, Bridgette, sorrideva fintamente all’altra coppia: le labbra rifatte, i capelli biondo platino, gli anelli vistosi e scintillanti che la facevano assomigliare più ad una lampada che altro, Bridgette era una di quelle donne che non volevano invecchiare.
Ben inteso, aveva la medesima età di Jean, ma la seconda, senza estetista tre volte la settimana, né parrucchiere, né abiti firmati, sembrava il ritratto dell’appagamento: aveva un buon lavoro, una meravigliosa figlia (che stava mandando al macello) e un marito che la adorava.

“Tesoro! Quanto tempo! Sei così cambiata Hermione, tesoro! Alle elementari eri proprio bruttina, e ora invece sei quasi graziosa! Anche la mia Lucille si è fatta grande, pensa che ha solo tredici anni e ha già vinto tre concorsi di bellezza! Tesoro, ti ricordi del mio William? Sai che ora fa parte della squadra di football del liceo, tesoro? Davvero, e tutte le ragazze fanno la fila, non è così, Willy? E poi l’altro giorno la sua professoressa di matematica mi vede in una boutique e …”

Entrata in macchina, dopo saluti e ringraziamenti dei Granger, Bridgette aveva iniziato a decantare i successi sportivi e scolastici dei suoi figli, con un tono di voce che ricordava fastidiosamente una Pansy Parkinson versione Babbana.
Il padre, concentrato sul non rigare la BMW nuova che stava guidando, si limitava a sorridere distrattamente ogni tanto, e annuire quando la moglie gli chiedeva, retorica, se avessero o no dei figli destinati al successo.
Più di una volta Hermione si era pentita di aver lasciato la bacchetta nella valigia, che si trovava nel baule: un bel Silencio, eseguito con maestria, sarebbe stata la soluzione a tutti i problemi del mondo.

William osservava perplesso Hermione, come per cercare di collocarla nei ricordi frammentari delle elementari; poi, l’illuminazione.
“Ma tu sei quella che aveva i denti da castoro e i capelli a cespuglio!” esclamò, soddisfatto.

Ignaro, soprattutto, degli sguardi assassini che la vecchia compagna gli stava lanciando, più perché era stata costretta a togliersi le cuffie che per altro.

Quando, alla fine del terzo anno, era ritornata a casa da Hogwarts, i suoi genitori le avevano regalato un telefono; ovviamente sapevano che alla scuola di Magia gli oggetti elettronici non funzionavano (Hermione lo aveva accennato, circa duemila volte), ma avevano pensato che quando fosse ritornata al mondo Babbano le sarebbe stato utile.
In effetti, un viaggio di tre ore senza musica, ascoltando le chiacchiere inutili e superficiali di quella famiglia, le avrebbe provocato un istinto suicida.

“Allora, dove vai ora a scuola?” chiese ciarliero William.
La ragazza, ormai rassegnata a togliersi le cuffie, rispose che frequentava l’Istituto per Menti Brillanti di Hogwarts, ben conscia che nessuno in quella vettura avrebbe sospettato che lei fosse una strega, piuttosto brava anche.
Altrimenti non avrebbero osato rivolere la parola.
A quel pensiero, la riccia maledisse lo Statuto di Segretezza.

“E tu, William?” chiese poi, più per cortesia che per vero interesse.
“Io frequento la St. James, sai, quella scuola privata super costosa” disse pomposo, come se un nome altisonante gli garantisse rispetto.
Bridgette prese la palla al balzo, iniziando a decantare le ultime tecnologie acquistate da quella scuola, gli insegnanti tutti diplomati ad Harvard, il parco enorme e il lago privato, che serviva alla squadra di canottaggio.

“E poi sai, tesoro, il nostro Will è il miglior giocatore di football dell’accademia, pensa che Missy Portman, la capo cheerleader, una volta gli ha chiesto di …” cinguettò allegra la donna.
Hermione stava ormai tentando la fuga via finestrino, ma impossibilitata a rotolare fuori dall’auto per la sostenuta velocità, si limitò a concentrarsi sulle proprie doppie punte.
Venne riscossa solamente qualche decina di minuti dopo, alla domanda “E tu, tesoro? Ce l’hai il fidanzatino?”.

La signora Moze l’aveva chiesto con tono ironico, come a sottintendere che se il suo adorato figliolo era ancora scapolo (le ragazze della sua scuola erano intimidite dal suo fascino, secondo la madre), quella ragazza anonima di certo non poteva avere una relazione.
Ma la strega, ormai prossima ad una crisi isterica, decise che toccasse a lei rendere il viaggio un inferno a quell’odiosa.

“Certo, si chiama Draco, Draco Malfoy” rispose con finto tono allegro.
Il silenzio calò nella macchina, mentre la ragazza si doveva trattenere dallo sbellicarsi: lei e Malfoy si odiavano, ma nessuno lo poteva sapere, e quindi le era concesso inventarsi di tutto.

“Ed è … famoso, questo Draco? Non l’ho mai sentito, e tutte le persone che contano frequentano la St. James” iniziò accigliata la donna, ben decisa ad impedire che la giovane Granger oscurasse la gloria del figlio.
“Oh, certo! È anche molto ricco, e frequenta la mia stessa scuola. Hogwarts sì che è davvero esclusiva, solo i migliori vi possono accedere. Si figuri che, a chi non è studente, non è permesso neanche sapere dove si trovi. La sede è un antico castello, davvero grande, protetto con i migliori sistemi anti intrusi. Il preside, che tra parentesi è molto vicino al Ministro, è l’uomo più intelligente che esista …”

Hermione iniziò a raccontare di Hogwarts, ovviamente rendendo ogni dettaglio a misura di Babbano, mentre la temperature scendeva in modo vertiginoso: alla notizia dei cavalli estremamente intelligenti e dei delfini che nuotavano nel lago della scuola, la St. James pareva una scuola di periferia.
Ringraziando mentalmente Malfoy per l’idea che, indirettamente le aveva dato, si sentì un po’ meno arrabbiata con lui.

 


*
 


“Draco Malfoy, scendi subito!”
L’ordine perentorio di Narcissa Malfoy aveva svegliato il giovane dal suo sonno.
“Cos’ho fatto questa volta, mamma?” chiese appunto, sulla difensiva.

Quando Narcissa abbandonava l’algida compostezza che l’era stata insegnata, di solito era perché il suo adorato pargolo aveva fatto qualcosa di molto positivo o di molto negativo.

E raramente Draco faceva qualcosa di buono.

“Camera tua sarà un disastro, e a momenti arriveranno Bella e Rodolphus. Vuoi forse far trovare la casa in disordine agli zii?”.
Un sospiro di rassegnazione sfuggì dalle labbra del biondo, che si guadagnò un’occhiataccia da parte della madre.

“Non credo che zia Bella e zio Rod vogliano usufruire della mia camera, a meno che ...” iniziò allusivo, cercando di svicolare dall’ingrato compito di mettere in ordine le sue cose.
Da piccolo aveva una schiera di elfi domestici appositamente per la pulizia della stanza del padroncino, ma poiché non gli andava mai bene com’era stato rifatto il letto, i libri disposti, i vestiti piegati, la madre aveva disposto che Draco si occupasse da sé della pulizia, nonostante Lucius fosse dell’idea che il suo figlio prediletto avesse ragione ad essere perentorio sulle cose che desiderava.

Ma un altro sguardo di Narcissa lo convinse a riordinare i propri effetti personali, ovvero ficcare tutto ciò che era sparso in giro nell’armadio.
Dopotutto il detto era occhio non vede, cuore non duole.


 

*


 

“Ed eccoci qui, tesori. Buon divertimento!”

Finalmente quell’infinita odissea era giunta al termine, William ed Hermione erano stati scaricati con relativi bagagli davanti allo chalet, ed i coniugi Moze erano ripartiti.
Entrando nell’edificio, la ragazza dovette ammettere che, più di una semplice abitazione di legno, quello era un hotel formato casa: sette spaziose camere singole occupavano la parte centrale dell’appartamento, ed ognuna si apriva sul bagno privato.
Non c’era una cucina, rendendo implicito che si mangiasse al ristorante.

Ma quanti soldi ha questa gente?

La strega fu colpita soprattutto dallo scarso numero di adesioni a quella fantastica iniziativa: oltre a lei e William, c’erano altri quattro ragazzi ad una sola ragazza.
Con sollievo la riccia notò che non si trattava di Jannette, ma di una persona solare e dal viso simpatico, che l’aveva abbracciata come fossero migliori amiche.
“Io sono Mary, ti ricordi?” disse allegra.

Aveva occhi color nocciola, capelli scuri, di certo non una presenza appariscente e fastidiosa.
I quattro ragazzi, invece, sembravano entusiasti dell’arrivo di un altro esemplare femminile: evidentemente spartirsi Mary in cinque non incontrava il loro gusto.
Si presentarono uno dietro l’altro, con nomi improponibili che Hermione avrebbe di certo confuso, almeno per i primi giorni: Nolan, Magnussen, Devon e Lukas.

Forse le loro madri li odiano, e quindi hanno deciso di segnarli a vita con questi nomi ridicoli.

Nolan era il belloccio, capelli scuri e occhi verdi, sembrava una specie di Harry Potter. Però senza la sfortuna perenne.

Magnussen (al sentire quel nome, Hermione si chiese se i genitori del ragazzo fossero fan di Sherlock, oppure solo due idioti) era alto, muscoloso, e sicuramente sarebbe entrato in conflitto con William per la nomina di Imbecille dell’Anno.

Lukas era praticamente uguale a lui, e quindi la ragazza ne dedusse che i suoi fossero gemelli: chissà per quale motivo, ma ovunque andasse incontrava dei gemelli che le avrebbero rovinato l’esistenza.

Per ultimo, Devon.
Era rimasto in disparte, lanciando ad Hermione un’occhiata da “Benvenuta all’inferno, siamo in due”; il pallore del suo viso era accentuato dai capelli corvini, che spettinati sparavano un po’ ovunque.
E mentre l’attenzione di tutti si spostava su William, il misterioso ragazzo le fece cenno di avvicinarsi.

“Tu sei Hermione Granger?” chiese, con tono di voce neutro.
“L’ultima volta che ho controllato, questo era il mio nome”, rispose lei perplessa: nonostante la sua ottima memoria, non riusciva a ricordarsi di quel ragazzo silenzioso.
I tratti duri di Devon si aprirono in un sorriso furbetto, che lo fecero somigliare in modo pauroso ad un altro ragazzo del mistero di sua conoscenza.
“Grazie a Merlino, temevo di dover sopportare questi Babbani da solo”.

Merlino?
Babbani?
Ma cosa?


La mente della riccia parve andare in corto circuito: perché un Babbano usava quei termini?
Non prese neanche in considerazione di essere alla presenza di un altro mago, dal momento che le probabilità di incontrarne uno in quella vacanza sarebbero stati infinitesimali.
“Tudual Latombe, studente di Beauxbatons. Gli echi delle straordinarie imprese della ragazzina con i capelli arruffati  hanno raggiunto anche la mia scuola. E pensare che mi sarei aspettato una vacanza noiosa …”

In quel momento, Hermione lo avrebbe abbracciato.


 

*


 

“Draco!”

Un secondo urlo, gentile e raffinato, della madre riscosse Draco dai suoi pensieri.
Stava appunto riflettendo su come mai, mentre Nott e Blaise spendevano le loro vacanze insieme in giro per il mondo, e anche Tiger e Goyle erano partiti insieme per qualche paesino nell’entroterra, lui dovesse rimanere confinato a Villa Malfoy.

Perfino Potter passava le feste nella baracca dei Weasley!

Contrito dalla sua solitudine latente, il biondo si preparò ad abbracciare la zietta fuori come un balcone, che con quei capelli avrebbe fatto invidia ad una balla di fieno, e a stringere la mano dello zio emotivo come il tonno in scatola.

Appena fatta la sua comparsa, Bellatrix Lestrange lo travolse nella sua trasandatezza, mentre Narcissa, perfetta come sempre, la guardava con ben celata disapprovazione.
“Drachino! Quanto sei diventato grande! Qualche signorina Purosangue ti avrà messo gli occhi addosso, ne sono certa! Non è vero, Rod?” chiese leziosa la donna.

Vedere la temibile (e parecchio folle) Bellatrix Black – in Lestrange – recitare la parte della zia amorevole era qualcosa che provocava agli spettatori una sensazione di disagio, come se si trovassero nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Rodolphus si limitò ad annuire in silenzio, mentre Lucius faceva la sua trionfale comparsa dalla porta principale: probabilmente aveva passato il pomeriggio a cercare gli oggetti più costosi e di tendenza da regalare al suo erede.

Con disperazione di Narcissa, che cercava di inculcare al pargolo il senso della moderatezza e di come non fosse necessario comprare una scopa nuova ogni anno.

“Bella, mi fa piacere che tu t’interessi alla vita di Draco, quando scoprirai qualcosa, mandaci un gufo! Per Salazar, questo ragazzo è peggiore di una stanza alla Gringott, impossibile scoprire cosa contiene”.
Draco stava pensando se fosse possibile scappare da quell’asfissiante riunione di famiglia attaccandosi al lampadario di cristallo e buttandosi fuori dalla finestra, ma la provvidenziale comparsa di un pacchetto di forma allungata che gli porgeva il padre lo fece desistere.

“Sono andato a ritirarlo personalmente, gli elfi domestici non sono più come quelli di una volta. Su, aprilo”.
Scartando con eleganza il regalo di Lucius (a quanto pare era nel gene dei Malfoy fare tutto con eleganza), un sorriso si aprì sul volto prima annoiato del rampollo.
“Ma è la Nimbus 2394! Credevo fosse disponibile solo in America!” esclamò stupito il biondo: avrebbe potuto riprendere il suo ruolo da Cercatore in modo più che degno, alla faccia di Potter e della sua vecchia Firebolt!”

E mentre Lucius sorrideva soddisfatto, Narcissa lanciava al marito uno sguardo di disperazione: passasse l’ennesima scopa nuova, ma c’era davvero bisogno del manico placcato in oro bianco?

 

*

 


“Non dovresti usare la magia fuori da scuola”.
Hermione, reduce da una riunione intensiva con Mary circa il matrimonio in crisi di Brad Pitt ed Angelina Jolie, si era imbattuta in un Devon: il ragazzo assisteva divertito alla lite tra William e Magnussen, che si incolpavano a vicenda per la sparizione di un pallone da basket firmato da un certo Michael Jordan.
E dall’aria soddisfatta dell’altro, non era difficile che un Evanesco fosse stato lanciato a tradimento.

“Piccola Granger, io posso fare ciò che voglio. Ho giusto compiuto diciassette anni la settimana scorsa, pensa un po’ il caso. Ciò implica che, se tu dovessi farmi arrabbiare, io potrei affatturarti e saresti indifesa. Quindi, fai la brava”.

Ancora quel modo di parlare.
Quel modo fastidiosamente Malfoyesco.
Era dannatamente snervante.
Lei non aveva cinque anni.

“Non so se conosci Draco Malfoy, ma stai pur certo che gli assomigli in modo inquietante. E non è un complimento” sbottò alterata: la faida con il giovane Serpeverde era ancora aperta. Ostilmente aperta.
“Non so se il cuginetto sarebbe felice di essere paragonato a me”.

Adesso qualcuno esce dall’armadio e mi dice che sono su Candid Camera e non nell’Inferno in terra.
Adesso mi dicono che è uno scherzo.
Adesso …


“Piccola Granger, ti ho sconvolto?”
“Perché devo essere perseguitata da quel Malfuretto Saltellante, eh? Quale formica sacra a Merlino ho calpestato? Quali crimini sanguinosi ho commesso nella mia vita passata? Come faccio a ritrovarmi un Malfoy sempre tra i piedi?”.
“Oh, tranquilla piccola Granger. Faccio parte di un ramo cadetto della famiglia Malfoy, niente giardini con pavoni per me. Inoltre, Draco sembra considerare Beauxbatons una scuola per femminucce, anche se ogni volta che mi sfida a duello perde miseramente”.

Rincuorata da questa notizia, e decisa ad ottenere informazioni imbarazzanti per i suoi litigi futuri con il biondo, Hermione afferrò Devon per un braccio e, sedendosi vicino all’albero, lo esortò a raccontare alcuni di quegli episodi.

E Devon, che non sopportava il cugino, così odiosamente viziato, fu ben felice di darle corda.


 

*

 


La cena della vigilia preparata dagli Elfi era, come sempre, luculliana.
Il tavolo, di solito esageratamente grande per sei persone, quasi non riusciva a contenere tutti i vassoi d’argento che vi erano posati sopra.
Sorseggiando del Whisky Incendiario, Lucius si stava informando da  Bellatrix sugli ultimi scoop del mondo magico.

Perché Lucius Malfoy, che sfoggiava in pubblico la facciata seria e arrogante di un uomo di stirpe Purosangue, aveva un’indole alquanto pettegola.

“Mi stai dicendo che davvero hanno mandato Devon nel mondo Babbano?”
L’esclamazione sorpresa del padre, unita al nome dell’odiato cugino più grande, quasi fece soffocare Draco, costringendo Rodolphus a smuoversi dalla sua posizione gelata per dargli colpetti poco convinti sulla schiena.

“Cos’ha fatto Devon?” chiese una volta ripreso a respirare.
“Ma sì, ha scritto questa mattina a sua madre, entusiasta. Aveva deciso di partire perché la ragazza del cugino di un suo compagno andava in vacanza con dei Babbani, e sai che lui vuole entrare nell’Ufficio Relazioni Babbane, e ha colto l’occasione. Povero, lui che era così bravo a scuola, costretto a convivere con quei Babbani” disse rapidamente Bellatrix, con la faccia seriamente dispiaciuta.

Lucius, eccitato da tutte quelle notizie, con voce acuta esortò la cognata: “E digli chi ha incontrato! Dai Bella, diglielo!”
Vedere suo padre in quelle condizioni, ubriaco e mondano, si stava rivelando più traumatico del previsto.
“Pensa, Dracuccio, è finito in casa con quella Nata Babbana, la Granger!”

E mentre Draco si premurava di sputare tutto il succo di zucca che stava bevendo, riuscì a chiedersi perché il mondo lo odiasse.


 

*


 


“Genitori, zii, ci vediamo a Capodanno. Vado a salvare la mia reputazione e uccidere Devon”.
Alzatosi da tavola (dopo essere stato salvato nuovamente da Rodolphus, che mai si era mostrato così attivo come quella sera), il biondo annunciò l’imminente partenza per lo chalet incriminato.
L’unica persona che aveva cercato di impedirlo, ovvero Narcissa, era stata liquidata con un “Faccio quello che voglio”.
E con un sonoro “pop”, la Vigilia di Natale fu irrevocabilmente rovinata.

 


*


 


Li trovò così, come se fossero due persone normali, a chiacchierare amabilmente sotto un pino.

L’odiato cugino che mostrava all’odiata Grifondoro un oggetto dalla forma strana, con delle corde che dal manico andavano fino ad una strana superficie laccata.
Sempre ben attento a non farsi vedere, Draco si avvicinò alla coppia: aveva in mente una bella entrata in scena ad effetto, e gli serviva una frase adeguata, una frase di stile.

E mentre pensava questi indispensabili argomenti, sentì la Granger gridare qualcosa che assomigliava ad un :” Lo faresti davvero? Per me?”, con un tono talmente estasiato che il biondo dovette sforzarsi per rassegnarsi all’evidenza: oltre ad aver frequentato una scuola per femminucce, il cugino stava manifestando intollerabili inclinazioni babbanofile.

Ben deciso a fare una lavata di capo a quei due scellerati, che facevano parte delle Sette Disgrazie del Mondo Moderno (insieme a Potter, Silente, i Grifondoro, i capelli rossi e il lunedì mattina), il giovane Malfoy si diresse a passo di marcia verso la casa poco distante.
Incurante del furetto arrabbiato che si sarebbe presto ritrovata davanti, Hermione riprese a guardare estasiata il basso che Devon le aveva portato: da quello che il ragazzo le aveva detto, durante le sue ricerche sul campo Babbano aveva scoperto di avere un debole per la musica, quella metal in particolare.

Ecco spiegati i capelli neri, i piercing e i bracciali di pelle.
Questo ragazzo è uno stereotipo vivente, aveva pensato la ragazza appena venuta a conoscenza della comune passione con il giovane.

Dopo tutti quegli anni, Hermione continuava ad essere convinta che la musica magica fosse orrenda: che si trattasse di qualche brano vintage  della vecchia Celestina, o dell’ultimo disco di StregaNetwork, nulla avrebbe mai battuto le sua adorate band.
Era anche, nel personaggio che si era creata nel mondo, magico e non, l’unica nota che sembrava stonare dal resto: un’assennata, studiosa, minuta ragazza come lei che sparava a tutto volume alternative rock.

Ad Harry sarebbe venuto un colpo.

Inoltre, Devon le aveva promesso che avrebbe suonato la canzone preferita della ragazza, in cambio che lei accettasse di provare l’Harley Davidson di lui; in effetti, più ci pensava, più Hermione stava giungendo ad un’unica conclusione.

Quello Latombe era, in definitiva, il ramo Hippie dei Malfoy.

Non che la cosa le dispiacesse, trovare un altro mago dove le sembrava impossibile che accadesse si era rivelata la cosa migliore nella sua vita, con la lettera per Hogwarts e il pugno a Malfoy al terzo anno.
“Sai che, appena Draco scoprirà la mia presenza qui – e sono sicuro che quella pettegola di Bellatrix glielo ha raccontato – si precipiterà per evitare che io ti riveli cose strane?” chiese placido il moro.

Non gli interessava particolarmente del cugino, in realtà, ma non avrebbe tollerato che chiamasse quella meravigliosa ragazza in modo poco gentile; sotto l’aria da duro che ostentava, Devon sarebbe stato in grado di picchiare un proprio consanguineo per un torto fatto alla persona amata.

E dal primo momento in cui gli aveva sorriso incoraggiante, Hermione si era guadagnata di diritto quel posto.

 


*




Draco era basito.
Anzi, atterrito.

Si rese conto di aver commesso la più grande stupidaggine della sua vita quando, certo di trovarsi davanti il cuginetto, aveva fatto irruzione nella prima stanza che aveva trovato.
Con il senno di poi, si disse che controllare chi fosse all’interno prima di sfondare la porta sarebbe stata un’idea assennata.

Più assennata rispetto al piombare davanti ad una Hermione Granger che si pettinava i capelli umidi, avvolta solo da un accappatoio, comunque.

La suddetta ragazza rimase a fissarlo per un periodo indefinito di tempo, come si fa quando si vede qualcosa di fastidioso, e si spera che con il solo sguardo esso sparisca.
“Oh, ciao Malfoy. Prego, entra pure” disse ironica.
Incurante del disagio del ragazzo (o forse proprio per quello?), la ragazza aveva accolto l’entrata in scena del Serpeverde con una calma a dir poco sospetta.
“Granger … tu … io … Devon … si può sapere perché sei conciata così?” chiese a raffica il biondo.
Giusto, precedenza alle cose importanti.

“La notizia ti sconvolgerà, temo. Ma le ragazze si pettinano i capelli, di solito. Oddio, io mi limito ad evitare di diventare rasta, ma il concetto è quello. Inoltre, la gente si lava. E poi si asciuga. E di solito, in tali circostanze, non aspetta visite sgradite”.
“Hermione, qui ho … CHE DIAVOLO CI FAI TU QUI, PICCOLO MOSTRICIATTOLO PLATINATO!”.

Devon, che per la sorpresa aveva fatto cadere il cd che stava portando ad Hermione, fissava la scena pietrificato.
Analizziamo il tutto, per meglio comprendere il suo stato d’animo.
In un anonimo chalet di montagna, la ragazza che iniziava a piacergli e che addosso, a quanto pareva, aveva solo un asciugamano, guardava in cagnesco la persone che odiava di più al mondo, il quale a sua volta sembrava sbalordito della situazione.

“Siamo amanti segreti, non te l’ha detto?” chiese sarcastico Malfoy, per il puro gusto di far arrabbiare Devon.
“Scusa, Malfoy, non mi mischierei mai con gente come te”, sibilò la riccia.

E, sguainata la bacchetta, una strega in accappatoio scaraventò due rampolli troppo orgogliosi fuori dalla propria camera.


 

*




“Draco, ne sei assolutamente certo? Passi che i Latombe siano eccentrici, ma addirittura questo …”
Dopo una velata minaccia al cugino, Draco si era Smateriallizato a Villa Malfoy, dove si era preoccupato di informare Bellatrix e Lucius del fatto che un loro parente si fosse innamorato di una Nata Babbana.

La sua teoria? Se non posso averlo io, allora non lo avrà nessun altro.

La Granger faceva la sostenuta nei suoi confronti? Allora avrebbe fatto in modo che non potesse vedere neanche Devon.
Draco annuì con sicurezza alle domande della zia.
“Scriverò subito a Galatea, non deve permettere che suo figlio stia a contatto con quella Nata Babbana!”.
Soddisfatto del risultato ottenuto, Draco si servì di budino.

Aveva saltato il pranzo, dopotutto.

 


*




I coniugi Granger amavano la loro figlia.

L’amavano così tanto che avevano rinunciato ad un altro bambino per il timore che non le avrebbero dato più la loro attenzione.
Ma trovarsela in soggiorno, mentre erano intenti a guardare un telefilm, valigia in mano e sguardo glaciale, ecco, era stata una sorpresa inaspettata.

“Sì, mi sono Smaterializzata, ma ero con Devon, quindi niente richiami dal Ministero. Sì, odio il mondo. No, non ne voglio parlare”.
Secca, la ragazza si era chiusa in camera, lasciando i suoi genitori alquanto confusi: sapevano di Devon, Hermione glielo aveva scritto, e quindi perché era tornata?
Quello che non sapevano era che, a causa di un certo biondino indisponente, i piani di studio del ragazzo rischiavano di saltare, portando Hermione ad offrirsi di partire, con la promessa di tenersi in contatto.
Ma questo, la riccia non lo avrebbe mai detto a nessuno.

La vendetta sarebbe stata lenta, dolorosa, e assolutamente piacevole.


CRAGGY'S (CHRISTMAS) NOTES

Oh Oh Oh, Bellissimi Lettori!
L'aggiornamento natalizio, anche se un po' in anticipo, è arrivato!
Avevo progettato, in origine, di postare questo decimo capitolo il ventiquattro sera/ il venticinque mattina, ma poi ho pensato che a natale si sta con la famiglia eccetera e quindi non avreste avuto tempo da perdere nel leggere.
Ecco.
Prendetelo come viene, altrimenti non ne usciamo più [cit. Yotobi]
Questo è un capitolo scritto nel mezzo di un periodo nero, e quindi, per la prima volta in vita mia, giuro che sono davvero insoddisfatta.
Ma tant'è.
la trama non progredisce, diciamo che volevo darvi uno squarcio natalizio delle vacanza di Hermione e di come, sfidando qualsiasi statistica, Draco riesca sempre a capitarle tra i piedi.
Devon è un personaggio che non credo farò ricomparire, coe neanche gli altri; la prima idea sarebbe stata quella di descrivere un po' di più quel gruppo di ragazzi, far fare a Devon ed Hermione attività babbane insieme eccetera, ma poi mi sono detto che sarebbe stato troppo, e così ho tagliato.
Come avevo già detto in un capitolo precedente, Hermione è una sorta di alter-ego per me, le sue reazioni sono le mie reazioni, e gran parte delle avventure che le succedono sono state sperimentate sulla mia pelle.
Così, per variegare un po' il suo carattere, l'ho resa una fan di heavy metal e hard rock, come me (sì, la Craggy è una metallare insaid. Non ve lo aspettavate, dite la verità); la mia sua canzone preferita, al momento, è Danger Line degli Avenged Sevenfold, che volevo ficcare in qualche modo in questo capitolo.
Lo so che a nessuno interesserà, ma mi sento realizzata.
Lucius, per la prima volta da che ne ho memoria, in una Dramione NON è un mostro sadico che picchia suo figlio.
Andiamo, è lo stesso BellaChioma che ha fatto casino al Wizengamot per un ippogrifo.
Bellatrix come zia pettegola è cosìììì tenera (?), perchè d'accordo la pazza omocida, ma secondo me adora Draco.
Credo sia tutto, ho sempre così tante cose da dirvi che poi mi perdo i pezzi ^^"

Ringrazio Arya00, Dramione_lol, greensoul, ownandspecial e ladyathena per aver recensito lo scorso capitolo. Vi voglio sempre più bene ^^
Ringrazio anche i 50 (cos) seguiti, i 20 preferiti ed i 6 ricordati.
E ora, prima degli auguri, Craggy per il Sociale.
La mia carissima amica (nonchè soch paxxerella ed autrice qui su Efp) _Rainy_ gestisce, insieme a me, un blog.
Visto tutta la fatica che quella buon'anima ha fatto per la grafica natalizia asdfg, ora voi andrete a vederlo, vero?
Scherzo, non vi obbligo di certo (ma va?), ma come ben so, e credo che lo sappiate anche voi, è davvero bello quando un proprio lavro viene ritenuto soddisfacente. Quindi, se volete farmi questo regalo di Natale anticipato, dopo aver lasciato una recensione (sono egoista, i'm sorry) fate un salto qui --->  raggywords.blogspot.it

Beh, che dire?
Buone Feste, godetevi il panettone (dannati canditi) e ci vediamo a gennaio!
Vi voglio bene, ma questo già lo sapete ^^
Craggy :3

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Capitolo 11
*** Karmageddon. ***


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Capitolo 11.

Karmageddon.

 

 

 

 

“Harry!”

“Hermione!”

“Ginny!”

“Hermione!”

“Ron… ”

“Mamma?”

“Ron… ”

“Signora Weasley?”

“Ronald Bilius Weasley, lascia subito stare quella povera ragazza! Non vedi che non riesce più a respirare?”

La scena di ritrovo generale a King’s Cross accadde, se possibile, con maggior calore del solito; la notizia dell’incontro traumatico di Hermione con Malfoy durante le vacanze, tutti gli amici della ragazza sembravano essere convinti che la strega avesse bisogni di qualche abbraccio extra.

Il risultato fu una mischia degna del più agguerrito incontro di rugby.

Dopo aver rassicurato Molly Weasley di non aver alcun tipo di lividi, abrasioni, ferite da incantesimo o tracce di maledizioni gettate dal giovane Malfoy, alla ragazza fu concesso di salire sull’Espresso per Hogwarts.

Mentre l’allegra combriccola prendeva posto in uno scomparto miracolosamente vuoto, Ginny e Ron iniziarono a tempestare la ragazza di domande: perché Malfoy era venuto a cercarla, come aveva reagito lei dopo averlo visto, se era sicura di non essere sotto una maledizione eccetera.

Ben decisa ad evitare l’argomento “Draco Malfoy” in ogni suo aspetto, la ragazza lanciò un’occhiata di supplica ad Harry; anche lui si intendeva di persone petulanti che continuano a far domande (vedi Rita Skeeter), e riusciva a comprendere la disperazione dell’amica.

“Oh, Hermione, sai che è successa una cosa buffa?” disse infatti il moro, cercando di cambiare argomento e di far cessare l’interrogatorio che stava subendo la poveretta.

I due Weasley, in effetti, si zittirono, e guardarono il moro con aria interrogativa.

Harry si schiarì la gola: era riuscito a salvare la riccia, ma ora tutti si aspettavano che lui dicesse qualcosa.

Ormai rassegnato a fare una figuraccia, il ragazzo venne aiutato da un’ignare Ginny, che sorridente esclamò: “Ah, già! Non puoi immaginare cos’ha fatto Fred quando gli abbiamo detto che non saresti venuta alla Tana con noi!”.

Ron sembrò rilassarsi: detestava essere all’oscuro delle cose, e temeva di essersi perso una situazione divertente.

Harry invece si ripromise di inviare a Ginny un cesto di frutta, in segno di gratitudine.

“Allora, stavamo cenando quando lui e George si sono Materializzati in cucina – sai, avevano fatto un salto da Zonko – e Fred si stava guardando intorno come se cercasse qualcuno. Io allora gli ho chiesto cos’avesse, e lui mi ha chiesto – indovina – perché tu non c’eri!” disse Ginny, che per la foga del racconto stava gesticolando con vigore, tanto che Ron si era allontanato lentamente dalle mani della sorella, pericolosamente vicine al suo viso.

“E poi Fred deve aver fatto cadere una brocca, o un piatto, insomma alla fine della serata avevamo dei cocci in più e una stoviglia di meno”. Una voce profonda aveva completato la narrazione di Ginny, che guardava offesa due ragazzi identici che erano apparsi sulla porta.

Fred liquidò quella storia con un gesto annoiato della mano.

“Come potrei fare senza la mia Granger preferita? Nessuno che mi minaccia, nessuno che mi fa rispettare le regole, niente di niente. In effetti, sono abbastanza offeso. Tu, donna senza cuore, mi hai abbandonato in balia del mio gemello brutto!” aveva esclamato teatralmente.

George si fingeva ferito, Ginny rideva, Fred si era portato una mano sulla fronte con fare svenevole ed Harry stava dando potenti pacche sulla schiena a Ron, che aveva avuto la malsana idea di mangiare una Cioccorana mentre si sganasciava.

Hermione, dal canto suo, fissava allibita la scena.

Il giorno in cui avrò degli amici normali non sarà mai troppo presto.

“Beh, mi dispiace Geroge. Non era mia intenzione abbandonarti con questo rompiscatole, a saperlo sarei venuta alla Tana e avrei studiato piani su piani per tenere Fred alla larga da te”, commentò sarcastica.

Fu il turno di Fred di fissarla ferito, mentre la faccia di George si illuminò in un sorriso.

All’orizzonte si intravedeva ormai il castello di Hogwarts, e sotto minaccia di Hermione andarono tutti ad indossare la propria divisa.

Mentre il gruppetto scendeva dal treno, Hermione urtò qualcuno.

Qualcuno che la guardò scettico e sorpreso allo stesso tempo.

“Granger”

“Malfoy morto”

“Io  non sono morto”

Per ora”.

 

 

*

 

 

“Hey Hermione!”.

Nott l’aveva fermata subito dopo la cena, con l’intenzione di fare una chiacchierata: da quando lui e il gemello Weasley (non voleva nemmeno sapere quale dei due fosse) avevano avuto quel piccolo scontro nel corridoio buio davanti alla Sala Comune dei Grifondoro, la riccia non sembrava avere un momento libero.

“Scusa, Theo, devo correre a Rune Antiche”

 “Parliamo dopo? Ron ha bisogno che lo aiuti in Incantesimi”.

Una sera, dopo averla intercettata al volo, lei lo aveva liquidato con un “Mi spiace ma sono di fretta, Malfoy mi ha detto che non riesce a fare l tema di Astronomia”.

Aveva preferito Malfoy, un ragazzo che aveva sempre odiato e che l’aveva sempre odiata, a lui!

Era il colmo.

Ma tra le tante caratteristiche dei Serpeverde, vi era anche la testardaggine nel perseguire uno scopo; motivo per cui, appostato dietro ad una colonna, Theodore aspettava che Hermione Granger gli passasse davanti.

Niente scuse.

E infatti …

“Santo cielo Theodore, mi hai fatto prendere un colpo!” aveva esclamato la strega, colta alla sprovvista da due braccia muscolose che l’avevano afferrata per un braccio e strattonata contro un muro.

“Non farla tanto lunga, volevo solo parlarti, signorina Granger” disse lui, quasi a scusarsi di tanta indelicatezza, e lasciò il polso della ragazza.

“Allora dimmi, cosa c’è di tanto urgente” chiese la giovane, con una nota d’impazienza nella voce.

Eppure …

Qualcosa non andava.

Hermione si decise a guardare con attenzione il ragazzo che aveva di fronte, studiando ogni centimetro del suo viso, alla ricerca di qualcosa che lasciasse intendere il motivo di tutta quell’agitazione.

“Mi sono innamorato”.

“Oh. E chi è la sfortunata questa volta?” tentò lei, cercando di alleggerire l’atmosfera densa.

Theodore sorrise impercettibilmente, più per cortesia che per altro.

“Molto spiritosa. È una di Serpeverde, un anno più piccola credo. Si chiama Astoria, Astoria Greengrass”.

“Chi?”chiese perplessa lei: non era un’esperta di studentesse verde argento, ma un minimo di cultura di base su chi fosse bene evitare ce l’aveva.

E quella Astoria Greengrass non le diceva assolutamente niente.

“Bionda, occhi azzurri, un fisico da favola. È timida, quando ho provato a parlarle è scappata nel bagno delle ragazze. Neanche tu hai avuto questa reazione, quando mi sono presentato davanti alla Signora Grassa” rivelò sconsolato Nott.

In effetti le sue maniere da baldo giovanotto che ha il mondo ai propri piedi spesso intimoriva le ragazze – e non solo.

Se poi quella bambolina di ceramica, rifletté Hermione, era anche più piccola, probabilmente l’era venuto un infarto.

“Oh, Theo. Tu e il tuo compare vi atteggiata a grandi amatori, quando è palese la vostra mancanza assoluta di comprensione femminile. E cos’hai detto a quella poverina? Ti prego, non dirmi che le hai chiesto …”

La frase rimase in sospeso nell’aria gelida della notte, segno che Theodore Nott aveva davvero fatto quello che non dovrebbe mai essere fatto.

“E va bene, sì. Le ho chiesto se potevo visitare la sua Camera dei Segreti, d’accordo? È una frase ad effetto, di solito funziona!” esclamò esasperato.

In effetti, ripetuta ad alta voce con il senno di poi, il ragazzo si era reso conto che forse – forse – quella non era stata una delle sue idee migliori.

Lo schiaffo che la ragazza di fronte a lui si era appena tirata in fronte n’era la conferma.

“Lo so, sono un completo idiota – non annuire con quel sorriso soddisfatto – ma ho bisogno che tu mi aiuti! Che cosa posso fare per farla cadere ai miei piedi?”

“Beh, tanto per iniziare potresti …”

“Senza sembrare una specie di maniaco, grazie”

“Ah. Allora ti sconsiglio di chiedere aiuto a Malfoy”

“Ma lui è stato il mio mentore! Ho conosciuto la mia prima ragazza perché lui ci ha presentato!”

“Sicuro che non l’avesse pagata?”

“Questa era cattiva, sono offeso”

“Sei un fesso, più che altro. Senti, non è così difficile. Sii carino, aiutala a portare i libri, evita frasi ad effetto. Ti assicuro che l’unico effetto che faranno è la fuga precipitosa della tua damigella”.

Theodore, soddisfatto dei consigli ricevuti, scompigliò i capelli di Hermione, e con un “Allora sei davvero sveglia, piccola Granger” la salutò.

Anche la ragazza si avviò verso il suo dormitorio, piena di compassione per quell’innocente ragazza che si sarebbe trovata un Theodore innamorato a farle le corte; ad un tratto, però, il suo cervello iniziò a fare connessioni sgradite.

Theodore.

Serpeverde.

Serpeverde.

Draco Malfoy.

Draco Malfoy.

Ripetizioni.

Incontrare ancora quell’idiota.

 

E il mondo le cadde addosso.

 

 

*

 

 

 

“Bene ragazzi, domani, come spero sappiate, affronterete il primo test di questo semestre. So che probabilmente avrete i residui di pandori e panettoni, ma vi voglio attenti e reattivi. Inutile dire, credo, che non mi aspetto meno di Accettabile da tutta la classe. Sì, anche lei signor Paciock, sono certa che lei ha tutte le capacità di affrontare un compito di Trasfigurazione. Ecco, se potesse lavorare di più sulla concentrazione sarebbe fantastico”.

Minerva McGranitt, impassibile come una statua, spietata come Lord Voldemort, aveva rammentato ai suoi cari studenti l’imminente verifica.

Ed effettivamente molti degli alunni del sesto anno avrebbero preferito una visitina dei Mangiamorte piuttosto che dover passare il pomeriggio, la sera e probabilmente anche parte della notte a studiare Trasfigurazione.

Tra questi, una testa bionda spiccava nella massa di studenti.

Una testa che apparteneva ad un certo Serpeverde, che già vedeva la sua nuovissima Nimbus 2394 sequestrata finché i suoi voti non fossero migliorati.

Eppure una soluzione c’è, vero Draco?

Certo che c’è.

E allora cosa aspetti?

Quella ragazza mi inquieta. Sono certo che in verde e argento sarebbe un’assassina spietata.

Oh, quante storie.

Parla per te. A proposito, chi sei?

La voce del buon senso. Certo, con te passo la maggior parte del tempo in silenzio, ma ogni tanto un barlume di assennatezza passa anche per il tuo cervello. Dunque, dov’eravamo? Ah già. Sei un fifone e non vuoi andare dalla Granger a chiedere di aiutarti, perché sai che probabilmente ti affatturerebbe.

La fai facile tu. Io odio il sangue, e questa camicia è costata un sacco. Non voglio sporcarla solo perché non riesco a Trasfigurare neanche un girino in una rana.

Dovresti chiederlo. Mal che vada, prenderai l’ennesimo Scarso.

 

Con tutte queste elucubrazioni mentali, finalmente Draco Malfoy giunse alla conclusione che sì, avrebbe chiesto ad Hermione Granger una mano per la verifica del giorno successivo.

Nella scala di utilità, aveva scoperto che una morte lenta e dolorosa causata  da una Grifondoro era senz’altro preferibile all’ennesima occhiataccia della McGranitt.

Il ragazzo non mentiva a se stesso, sapeva perfettamente che la Granger aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con lui: le aveva distrutto la vacanza, rovinato l’amicizia con il suo detestabile cugino che però, a quanto aveva potuto vedere, se la cavava meglio di lui nel territorio Ragazze Dai Capelli Impossibili), l’aveva costretta a tornare a casa sua prima del tempo.

Senza contare l’appellativo poco cortese che aveva usato prima della partenza natalizia.

Di certo non poteva sbucare fuori dal nulla, darle una pazza sulla spalla ed esclamare “Hey amica mia, vero che mi aiuti, vecchia furbona?”.

Neanche Potter sarebbe stato tanto stupido.

Dunque, avendo esaminato con cura ogni dettaglio, ogni singola possibilità per raggiungere il suo scopo, Draco si dovette arrendere all’evidenza: c’era un  unico modo per convincere la Granger ad aiutarlo.

Sarebbe stato doloroso? Sì.

Il suo orgoglio maschile ne sarebbe uscito ammaccato? Naturalmente.

Avrebbe preferito una notte di passione con San Potter piuttosto che quel piano suicida? No dai, almeno la Granger era una ragazza.

In ogni caso, aveva forse altra scelta? Certo che no.

Tirando un sospiro frustrato, il biondo si decise.

Avrebbe dovuto chiederle scusa.

“Theo, amico caro, compagno dei giochi di fanciullezza, amico fidato di adolescenza, inestimabile compare di scorribande giovanili, ti ho mai detto quanto io apprezzi la tua illuminate presenza, e di quanto ti sia grato  per l’appoggio ed il sostegno che da te non mancano mai nei miei confronti?” iniziò infatti, approfittando del tragitto tra l’aula di Trasfigurazione e quella di Pozioni per persuadere l’amico.

Il quale, stranito da quegli inaspettati complimenti, guardava il giovane Malfoy come fosse stata una bestia rara e curiosa.

“Ti ringrazio, amico. E dimmi, quali delle mie innumerevoli doti che tanto decanti apprezzi maggiormente?”.

Theodore ci aveva impiegato mezzo secondo per capire che Draco se lo voleva ingraziare, probabilmente gli serviva il suo aiuto.

E come avrebbe potuto, da buon calcolatore qual era, farsi scappare la ghiottissima occasione di sfottere Draco Malfoy?

“Beh Theo, ecco … mmm … la tua lealtà è davvero …  leale e poi i tuoi capelli sono così favolosi …” iniziò tentennante il biondino, al quale poco importava delle qualità dell’altro, fintantoché lo aiutava negli impicci.

“Basta così, ti prego. Rischio di arrossire. Coraggio, sputa il Porlock: cosa ti serve?”

“Convinci la Granger ad aiutarmi questo pomeriggio con Trasfigurazione”

“E perché dovrei? Mi dispiace, ma mi  difficile mettere buone parole per la gente, soprattutto se la gente in questione se tu. Scusa, non eravate diventati tipo Bestest Friends Foreverest tu e lei?”

“Magari ho fatto una cosa che l’ha fatta arrabbiare. Magari più di una. Magari se mi aiuterai potrei farti conoscere Donovan Bishot”

“Il portiere dei Cannoni di Chidley?”

“Già. Si fa fare la manicure dove va anche la cugina della sorella della zia di mio padre”

“Affare fatto, ma sappi che voglio l’autografo”

“Sei un amico, Theo”

“Anche. Oppure mi conviene e basta. Ora muoviamoci, o Piton sarà contrariato. E nessuno di noi vuole vederlo in quello stato”.

 

 

*

 

Le settimanali due ore filate di Pozioni si erano concluse con trenta minuti d’anticipo, coronate da un urlo disumano proveniente dal professore che sembrava un pipistrello gigante, il quale, con il lungo naso fremente di rabbia, aveva tolto cinquanta punti a Grifondoro.

La spiegazione non era stata necessaria: i resti di quella che sarebbe dovuta essere una Pozione Persuasiva erano sparsi sui muri dell’aula, sul pavimento e su tutti gli sventurati studenti che quella mattina avevano avuto la pessima idea di sedersi vicino al calderone di Neville Paciock.

I danni non sarebbero stati così gravi, se non fosse stato per il piccolo particolare che Neville aveva aggiunto troppo sangue di Manticora, trasformando l’intruglio da Persuasiva a Corrosiva.

Dieci studenti Grifondoro furono spediti di corsi in infermeria, tra i quali Harry, Ron, Lavanda, Calì e Neville stesso, che abbandonò l’aula con uno sguardo colpevole.

Altrettanti Serpeverde erano caduti gloriosamente nella battaglia tra Paciock e la pozione incriminata, e quello fu probabilmente il vero motivo per l’ira di Piton: dei Grofondoro, in fin dei conti, non pareva particolarmente dispiaciuto.

Hermione, con i riflessi sviluppati che la contraddistinguevano, aveva fatto in tempo a lanciare un Protego che aveva salvato dalle ustione lei e una decina di studenti; Piton aveva tolto altri cinque punti a Grifondoro, asserendo che la signorina Granger, evidentemente incapace di non far mostra delle sue abilità magiche, aveva usato la bacchetta nelle sue ore, cosa che era assolutamente proibita.

Hermione era tornata a testa bassa verso il suo banco, trattenendosi dall’insultare quell’uomo odioso, riflettendo che però sarebbe potuta andare peggio.

Probabilmente non mi ha tolto il triplo dei punti perché ho salvato anche il suo prezioso Draco Malfoy, ragionò la strega.

L’aula era ormai un campo di battaglia, più della metà degli alunni erano in infermeria, e buona parte degli ingredienti era andata distrutta: a malincuore, Piton congedò i superstiti.

“E grazie alla splendida dimostrazione di quell’incapace di Paciock, per domani mi aspetto tre rotoli di pergamena sulle cause dell’esplosione della sua pozione, illustrando le quantità che non dovrebbero essere variate e gli ingredienti che non possono essere messo in ordine diverso. E ora andate nelle vostre Sale Comuni”.

Estasiati, gli studenti si precipitarono fuori da quella specie di cripta, prima che il professore cambiasse idea: Severus Piton era un uomo lunatico.

“Lei no, signorina Granger. Dal momento che ha messo in evidenza la sua abilità negli incantesimi, sarebbe così gentile da sistemare questa confusione?” chiese ironico infatti, senza preoccuparsi di nascondere un ghigno divertito.

“E cosa dovrei fare esattamente, signore?” chiese la ragazza, ormai rassegnata a perdere l’inaspettata mezz’ora di libertà.

“Riparare le ampolle rotte, mettere in ordine alfabetico e cromatico gli ingredienti, pulire questo sfacelo. Ma dati i suoi ottimi voti in Incantesimi, non vorrà farmi credere che sia un compito gravoso, no?” aggiunse malefico.

Una risata generale si alzò dalla parte Serpeverde rimasta, in particolare dal banco Malfoy – Nott; certo, Piton non aveva mai cercato di nascondere l’evidente preferenza che aveva per il biondo, ma era anche vero che, se non avesse punito anche quei due, la Granger sarebbe andata a lamentarsi dalla sua Direttrice, che lo avrebbe convocato nel suo studio.

E solo Merlino sapeva quanto Severus odiasse vedere la Coppa della Case, vinta da Grifondoro l’anno precedente, svettare sulla scrivania di Minerva, che ovviamente non avrebbe fatto che metterla in mostra.

E così, a malincuore, l’arcigno professore di Pozioni riprese i suoi alunni preferiti.

“Signor Malfoy, signor Nott, dal momento che avete colto la vena umoristica di questa situazione, perché non fate compagnia alla signorina Granger? Così forse si toglierà quell’espressione dalla faccia, giusto? Andiamo, non è felice di avere i miei migliori studenti come aiutanti?” sorrise fintamente angelico l’uomo, sottintendendo che lei non fosse la sua studentessa migliore.

Uscendo dall’aula per andare in infermeria – a trovare i Serpeverde, ovvio – non tralasciò un “Divertitevi, e vedete di non fare tardi ad Astronomia!” che trasudava sarcasmo.

Hermione, sbuffando e imprecando, si mise all’opera, ben conscia di non poter contare sul minimo aiuto da parte di quelle due serpi; Piton inoltre si era accidentalmente dimenticato di firmarle un permesso di ritardo, e quindi in venti minuti avrebbe dovuto rimediare a quell’apocalisse, darsi una sistemata e correre sulla torre di Astronomia, che ovviamente era situata dalla parte opposta rispetto all’aula di Pozioni.

Intanto, Theodore stava complottando con Draco.

“Dai, è l’occasione perfetta per chiederle di aiutarti”

“Non so Theo … “

“Guarda, me ne vado anche, così avrai carta bianca. Non ringraziarmi, questo e altro per il mio compagno di scorribande”, e detto ciò il moro uscì trionfante dalla classe, lasciando un giovane Malfoy a darsi dello stupido: altro che scorribande, quel grandissimo stronzo era riuscito a sfangarsi la punizione!

 

Non hai scuse, temo. Alza le tue chiappe marmoree e vai a scusarti.

Ma io non voglio.

Stupido ragazzino tronfio, non m’importa se vuoi o no. Dai, muoviti.

 

In effetti, Draco era riuscito a convincersi.

In effetti, si sarebbe scusato.

In effetti, sarebbe stato un po’ strano, ma nulla di tragico.

In effetti, magari la Granger lo avrebbe perdonato.

In effetti, si era avvicinato alla ragazza, china su una disgustosa macchia fucsia.

In effetti, prima di parlare avrebbe potuto controllare in pavimento.

In effetti, scivolare sul cervello di Knarl non era stata una mossa brillante.

In effetti, la scena doveva essere stata piuttosto esilarante, se la Granger stava ridendo così fragorosamente.

 

Dolorante, anche se era ferito più nell’orgoglio che nel corpo, Draco si alzò con un’espressione impassibile, sistemandosi i pantaloni della divisa e schiarendosi la voce.

“Granger, volevo chiederti una … cosa”

Stupita da tanta audacia da parte del ragazzo, Hermione smise per un attimo di lanciare Gratta e Netta e fissò il Serpeverde, curiosa.

“Sì, ecco. Forse, e dico forse, potrei non aver fatto la cosa migliore impedendo a te e a mio … cugino … di passare insieme il Natale. Ecco. Già. Magari sono stato un po’ indelicato a usare quel termine, dopo aver promesso di non usarlo più” riuscì a dire infine, con numerose pause tra una frase e l’altra.

La riccia era decisamente confusa: lui si stava scusando davvero? Cioè, probabilmente non era poi così dispiaciuto per Devon (sul fatto del Mezzosangue, invece, pareva sinceramente pentito. Meglio così), ma era comunque qualcosa.

Magari avrebbe potuto perdonarlo, solo per quella volta.

Magari avrebbe smesso di avere quella faccina coccolosa e speranzosa.

Magari, se non avesse aggiunto qualcosa che sembrava “Avrei bisogno per Trasfigurazione” sarebbe potuto succedere.

Magari, se avesse almeno finto di porgerle delle scuse disinteressate, sarebbe stata disposta ad aiutarlo di buon grado.

E invece non era andata così.

“Tu, stupido approfittatore! Credevo ti dispiacesse davvero, ma se ti senti in dovere di scusarti solo perché hai bisogno di me, sappi che hai sbagliato di grosso! E non parlarmi finché le tue intenzioni non saranno oneste. E ora divertiti con i muri, io ho già lavorata a sufficienza!” sbottò indignata, sbattendo la porta dietro di sé.

Avviandosi verso la Torre, Hermione riuscì a formulare un solo pensiero:

Magari una volta o l’altra Draco Malfoy sarebbe diventato meno stupido.

 

*

 

 

“Hermione?”

“Mh?”

“Hermioonee”

“Mpf.”

“Hermione Granger!”

“Eh? Cosa? Perché stai urlando, Ginny, me lo spieghi?”

La rossa alzò disperata gli occhi al cielo: era almeno una decina di minuti che provava ad avere una normale conversazione con la riccia, che però rispondeva ad ogni domanda con una serie di sbuffi, mugugni ed altri suoni non meglio definiti, mentre i suoi occhi leggevano la stessa pagina da quando aveva aperto il libro.

“Hermione, qualcosa mi dice che sei turbata. Coraggi, dimmi tutto” chiese la piccola di casa Weasley, con la curiosità che la contraddistingueva.

“Non sono assolutamente turbata, ma comunque. Malfoy mi stava facendo delle scuse, solo che …” iniziò a spiegare la ragazza, ben contenta di avere una confidente e, perché no, magari anche una consigliera.

“Aspetta, aspetta. Draco Malfoy? Lui? Sicura che non fosse sotto Imperius?” chiese Ginny, con gli occhi stralunati per lo stupore; i Serpeverde non si scusano mai, tantomeno Malfoy.

“Già, ma aspetta. Dopo essersi scusato, più o meno, ha subito aggiunto che gli serviva una mano in Trasfigurazione, e quindi probabilmente non era neanche sincero. Se fosse per me lo lascerei in balia del suo destino, ma non voglio che la McGranitt mi ritenga una persona che non rispetta gli impegni presi, e lei sa bene che sono io ad aiutare Malfoy nella sua materia. Secondo te cosa devo fare?” concluse la riccia, lanciando un’occhiata supplichevole all’amica.

Ginny, dal canto suo, si limitò a scuotere i folti capelli fulvi, scoppiando a ridere di fronte all’espressione da cucciolo bastonato della povera Hermione.

“A parte il fatto che, sincere o no, intanto Mister Orgoglio Virile ti ha chiesto scusa; sai benissimo che non ho motivi particolari per stare dalla sua parte, ma ti vorrei far notare che quando mio fratello ed Harry ti facevano arrabbiare, poi li aiutavi lo stesso. Se non vuoi, non farlo, ma per una volta forse potresti mettere da parte anche il tuo, di orgoglio” concluse la piccola Weasley, che aveva assentu un’aria da saggio zen che aiutò a stemperare il clima serioso.

Con un cenno d’assenso ed un sospiro di rassegnazione, Hermione si alzò dal comodo divanetto della Sala Comune, afferrò il suo libro di Trasfigurazione ed uscì a passo deciso dal dormitorio: come diceva quella canzone?

What doesn’t kill you makes you stronger.

Quello che non ti uccide ti rende più forte.

Sperando che nessuna serpe a mordesse nell’impresa.

 

*

 

Fortuna volle che, prima di addentrarsi nei sotterranei doveva stavano i Serpeverde, Hermione incrociasse tre ragazzine del quarto anno, che stava parlando freneticamente dell’allenamento della squadra verde argento quella sera, nonostante fosse alquanto inusuale che capitasse dopo la cena.

Ma Piton pareva disposto a firmare i permessi a tutte le ore del giorno.

Con parole gentili – ed uno sguardo gelido – la Grifondoro riuscì a farsi dire l’ora esatta degli allenamenti, pensando che, nonostante tutto, era grazie a lei se Serpeverde aveva riacquistato il componente migliore.

Accomodatasi sugli spalti (non senza sguardi curiosi da parte della tifoseria della parte opposta) iniziò a leggere il capitolo successivo di Trasfigurazione, in modo da portarsi avanti sull’argomento che la professoressa avrebbe affrontato dopo la verifica.

Pareva persino incurante dei fischi, delle urla e delle imprecazioni dei giocatori quanto la Pluffa (o era il Bolide?) non andava dove volevano, uniti al coro di “Draco! Draco! Draco!” che erano scoppiati quanto il biondo aveva agguantato il Boccino.

Le fangirls esistono anche nel mondo magico, chi l’avrebbe mai detto.

La partita era appena finita, con grande gioia di Hermione che stava congelando, e dunque la ragazza stava cercando una testa platinata tra la folla per mettersi a sua disposizione nel ripasso, quando un “Hey morettina, occhio!” la fece girare incuriosita: il Portiere dei Serpeverde, che le stava di fronte (da quando era lì?) aveva intercettato un Bolide (o era una Pluffa?) giusto prima che la colpisse in pieno.

“Oh, beh, grazie” balbettò imbarazzata, perché per essere un appartenente alla sua Casa, quel ragazzo le pareva molto cortese.

“Figurati, quegli impiastri di Tiger e Goyle non hanno minimamente il senso delle distanze. Beh, mi devi un favore, morettina” ammiccò lui, sorridendo.

“Ecco dov’era la fregatura. Comunque, io sono Hermione”

“Quell’Hermione? Cavolo, i miei amici mi uccideranno, ho appena salvato la vita alla mente geniale che sta dietro le mirabolanti imprese di San Potter! Ma a proposito, che ci fa un grifone tra le serpi?” chiese interessato.

“Beh, sto cercando Malfoy. Draco Malfoy” chiarì, come se ce ne fossero altri di Malfoy.

Il ragazzo, che si ostinava a non rivelare il suo nome, si limitò ad indicarle gli spogliatoi maschili e, con un occhiolino complice, sparì dietro i suoi compagni, urlando “Goyle, la prossima volta che vuoi uccidere qualcuno, non farlo sotto la mia responsabilità!”.

Ridacchiando per l’inaspettata avventura notturna, e assai poco pratica di Quidditch, la riccia entrò negli spogliatoi.

Negli spogliatoi maschili.

Che per qualche grazie divina era vuoti, evitando il disonore eterno sui Grifondoro.

Ma il fato non concede mai troppa benevolenza, e quindi decise di far inciampare la ragazza sull’unica scopa di tutta la stanza, una scopa placcata di oro bianco, il cui proprietario, sentendo il pericolo, balzò fuori dal nulla a bacchetta sguainata.

Hermione cadde a terra per lo spavento, mentre Draco stava coccolando il suo manico, sussurrando paroline dolci e rassicuranti.

Massaggiandosi il braccio, la ragazza si accorse di essere in presenza di un Mister Boxer e Canottiera, non riuscendo lei a vederne la faccia, ma con il vago presentimento di chi fosse il giovane misterioso.

“Granger? Che cosa ci fai qui?” chiese infatti lui, dopo essersi accorto dell’inaspettata visitatrice.

“Così, passavo di qui e ho pensato a te. Se ti interessa, sono disposta ad aiutarti per la verifica”.

“Ma sono le dieci passate!”

“Quindi?”

“No, niente. D’accordo, mi vesto e andiamo”, e con queste parole Draco afferrò i pantaloni e la camicia, facendo strada alla ragazza verso il suo dormitorio.

Giunti nella camera del ragazzo, che per gentile concessione di Lucius Malfoy era singola e appartata dal resto degli studenti, i due si sedettero sull’enorme letto a baldacchino del ragazzo: era incredibilmente strano.

 Dopo qualche secondo, più per rompere il silenzio che per altro, Hermione esclamò :” Bleah, Malfoy, puzzi di fango. Fila a farti la doccia, ora. Vorrei dormire prima o poi, perciò muoviti!”

In effetti, pensò il biondino, una doccia fredda magari l’avrebbe svegliato da quell’incubo.

Chiudendo la porta del bagno, giurò di aver sentito la Granger borbottare “Ma questo non vuol dire che io ti abbia perdonato, stupido furetto saltellante”, tra sé e sé.

Il ragazzo, gettandosi sotto il tiepido getto d’acqua, sorrise.

Sì, la fiera Grifondoro aveva capitolato.

 

 

 

CRAGGY'S NOTES:

Ma buongiorno fiorellini adorati!

Passato bene Capodanno?

Io sono sopravvissuta guardando Si alza il vento, e mandando accidenti ai miei vicini. Eh.

Ma a voi non interessa nulla della mia vita privata, quindi forse è meglio seOGGI VADO A VEDERE THE IMITATION GAME WAAAAAH.

Hm.

Coff coff.

Scusate.

Dicevo, capitolo nuovo, bc "chi posta a Capodanno posta tutto l'anno". Scherzo, odio questa frase.

I nostri friendz hanno fatto pace, circa, nonostante Draco sia un insensibile come un tappo (?): niente corse a rallentatore sulla sabbia candida, musica di sottofondo e stacco nero.

Nope, abbiamo solo quel pirla di Draco che fa il pirla.

Eh, succede.

Come avrete notato, credo, sono meno ciarliera del solito: ringraziate la mia prof di greco, che ci ha messo una verifica sugli aoristi passivi al rientro. Ti odio, donna.

Ma passiamo alle cose serie: ho bisogno di voi.

Ecco, ho già in mente come concludere questa fanfiction, come pure degli episodi qui e là, ma non so bene cosa fare: mi aiutereste?

Mi farebbe piacere un vostro consiglio, aiuto, qualcosa insomma, che mi dia una mano a capire cosa fare della mia vita.

Vi lascio dunque, come al solito, con un sacco di abbracci e ...

 * stacchetto musicale *

I miei ringraziamenti:

a ladyathena, Dramione_lol e Arya00 , che hanno recensito lo scorso capitolo. Vi voglio bene, ragazze.

Se magari - magari - anche i 55 seguiti, 6 preferiti e 22 ricordati  volessero lasciare un segno tangibile del loro affetto per me, non mi offendo eh.

In ogni caso, graziegraziegrazie.

I miei linkZ:

tumblr: http://fattoilmisfattonox.tumblr.com/   (scrivetemi neh!)

blog magiko: http://raggywords.blogspot.it/     (visitatelo neh!)

 

Vi saluto un sacchissimo, e vi ringrazio per la GGGioia che mi donate ogni capitolo.

Vado a farmi un the, direi.

Craggy :3

 

P.S.: computer nuovo, editor html nuovo. Che dite, prova superata?

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Capitolo 12
*** Sono stati commessi degli errori. ***


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Cap. 12

Sono stati commessi degli errori

 

 

“Signor Malfoy, non tutta questa fretta, prego. Desidero scambiare due parole con lei, se non le dispiace”.

Il tono di Minerva McGranitt, che guardava il biondo in modo indecifrabile, non ammetteva repliche.

Tiger e Goyle guardarono il loro principino confusi, non sapendo cosa fare: la lezione di Trasfigurazione era terminata, e come al solito Draco si stava apprestando a raggiungere la Sala Grande per il pranzo, seguito dalla sua corte, quando l’altera professoressa aveva richiamato la sua attenzione.

I due bodyguard non sapevano cosa fare delle loro vite, in quanto nessuno aveva detto loro come comportarsi nell’eventualità di dover lasciare solo il giovane rampollo; il ragazzo li liquidò con una mano.

“Sono certa che il signor Malfoy sopravvivrà anche senza la vostra compagnia. In caso contrario, mi assicurerò personalmente che vi pervengano gli inviti alla sua veglia funebre. E ora andate, su” ordinò perentoria l’insegnante.

La porta dell’aula si chiuse con un tonfo, lasciandola immersa in un silenzio più profondo del normale.

“La tratterrò solo per pochi minuti, signor Malfoy. Come lei può immaginare, credo, le devo parlare del recente compito di Trasfigurazione che ha svolto” spiegò la donna, sempre senza la minima inflessione emotiva nella voce.

Che si esercitasse davanti allo specchio?

Ma soprattutto, Draco era preoccupato per il test: era andato davvero così male? Le volte precedenti, persino quando aveva preso una rovinosa T, la professoressa si era limitata ad un’occhiata scettica, senza mai un discorso faccia a faccia.

Cos’era dunque dovuto succedere per convincerla ad una chiacchierata con uno degli studenti meno brillanti della sua classe?

“Credo che sia il caso lei scriva ai suoi genitori, in quanto …” continuò lei, sebbene il cervello del ragazzo fosse ormai perso in mille elucubrazioni.

Scrivere ai suoi? Allora la cosa era seria.

In fondo, finché prendeva brutti voti nel primo semestre, non era poi tanto grave; ma era ormai iniziata la seconda parte dell’anno, e ogni insufficienza poteva essere quella decisiva alla sua bocciatura.

D’altra parte, Minerva McGranitt era rimasta negativamente colpita dagli insuccessi scolastici di quel ragazzo: come il professor Piton non lesinava a ricordarle, Draco Malfoy era il miglior pozionista che avesse mai incontrato dai tempi in cui lui era stato studente.

L’insegnante non poteva fare a meno di credere che, in parte, potesse essere anche colpa sua: parteggiando, seppur con discrezione,  per i Grifondoro, i Serpeverde aveva deciso di far guerra a Trasfigurazione.

Eppure Hermione Granger, Grifodoro e fiera di esserlo, eccelleva anche nella materia del direttore Serpeverde.

Ma c’era, in effetti, qualcosa in cui quella ragazza non eccellesse?

“Un’ultima cosa e la lascio andare. Ecco, qui c’è la sua verifica. In via del tutto eccezionale, solo per questa volta, vorrei che la spedisse via gufo ai suoi genitori” concluse, porgendo al ragazzo un foglio.

Draco, con il cuore che batteva a mille, prese titubante la pergamena.

La fissò come incantato, senza decidersi a guardare il voto.

Poi sospirò, tanto ci avrebbe pensato sua madre a fargli una bella lavata di capo.

Uscì dalla classe, salutando atono la professoressa, che lo seguì con lo sguardo fino alla sua scomparsa dietro al massiccio portone di legno.

Camminando nel corridoio ormai vuoto, e rassegnato ad un pessimo pranzo, in ragazzo girò il foglio; i suoi occhi si spalancarono all’istante, e perse quel poco colorito che faceva capolino sulla sua pelle diafana.

Ai suoi genitori sarebbe venuto un colpo, poco ma sicuro.

Quella era proprio una … ?

 

 

*

 

 

“Una O, Malfoy! Oh, lo sapevo che non potevi essere così stupido!” urlò Hermione, che preda ad un attacco di gioia gli si era lanciata addosso.

Fortunatamente erano sulle rive del Lago Nero, così nessuno sarebbe morto d’infarto allo spettacolo; vedere Hermione Granger abbracciare Draco Malfoy non era una cosa di routine, dopotutto.

Schiarendosi la gola, a metà tra l’imbarazzato e il sorpreso, Draco ripetè che non stava scherzando, aveva davvero preso Oltre Ogni Previsione.

“Anche se probabilmente la McGranitt me lo ha dato perché era oltre ogni previsione che superassi questo test. Ma comunque, non mi lamento”.

Hermione si era staccata dal collo del ragazzo, come se ad un tratto si fosse resa conto di quello che stava facendo, ma continuò a sorridergli radiosa: ce l’aveva fatta! Nonostante i lamenti, le imprecazioni e tutto il resto, il ripasso di qualche giorno prima era servito effettivamente a qualcosa.

“Sono davvero contenta per te. Immagino che i tuoi genitori saranno molto orgogliosi, sei stato bravo” si congratulò – per la trentesima volta – la ragazza, come se fosse stato San Potter o il gemello Weasley a prendere un bel voto.

Cosa improbabile, tra l’altro.

Ma comunque, era a lui che la Granger stava facendo i complimenti.

Non ad uno dei suoi amici di Grifondoro.

Doveva sentirsi lusingato? Probabilmente sì.

“Beh, per sdebitarmi, potrei anche aspettare qualche minuto in più prima di soffiare il Boccino allo Sfregiato, te lo devo. Certo, settimana prossima subirete comunque un’umiliante sconfitta, ma almeno l’autostima di Potterino non ne uscirà troppo ammaccata” disse il biondo con nonchalance, in modo da mettere ben in chiaro quale sarebbe stato l’esito della partita, programmata per il sabato successivo.

“Oh, questo è da vedere. Non mi pare che tu gli abbia mai soffiato niente, sopra un manico di scopa” rispose con tranquillità la ragazza: non era una fan sfegatata del Quidditch, quei commenti non la toccavano neanche più di tanto.

Ma ogni occasione era valida per dimostrare a Malfoy quanto Grifondoro fosse migliore di Serpeverde.

“A proposito, so che Piton non è riuscito a prenotarvi il campo per oggi, che peccato. Certo, voi avreste molto più bisogno di noi di allenarvi, soprattutto tu, Malfoy” aggiunse Hermione, calcando il riferimento al neo (anche se non proprio) arruolamento nel ruolo di Cercatore.

Punto nell’orgoglio, il ragazzo chiese con voce indignata cosa intendesse dire: non era lui la schiappa del Quidditch, non si sarebbe mai permesso di rubare quel titolo a Weasley.

Di re ne bastava uno solo.

La riccia si apprestò a spiegargli, come se stesse parlando ad un bambino piccolo che non riesce a capire una cosa ovvia.

“Beh, mi sembra chiaro. Le uniche partite in cui hai preso il Boccino sono state contro Tassorosso o Corvonero, ma mai contro di noi. Da questo deduco che Harry, lo Sfregiato come lo chiami tu, sia decisamente più abile di te. Mi spiace, non faccio io le statistiche”.

In tutta risposta, il biondo inarcò un sopracciglio in modo eloquente, come a sottolineare che la cosa non lo toccasse minimamente.

Allo sguardo interrogativo della Grifondoro, lui la liquidò con un: “L'indifferenza è la miglior arma e la da utilizzare  verso chi cerca in ogni modo di causare il tuo disagio, Granger, ed io sono pienamente convinto nel persistere nella mia indifferenza verso i tuoi attacchi di mera invidia”.

Colpita da una tale eloquenza, Hermione vacillò, e dovette pensare un po’ di più alla sua risposta; risposta che però non riuscì a dare, in quanto Draco girò i tacchi e tornò verso il castello: il sole stava iniziando la sua discesa verso l’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature rosa pesca e arancione.

Gli alberi si stagliavano contro quel gioco di colori, e con i loro profili scuri creavano un bizzarro gioco di chiaroscuri.

La figura del Serpeverde era quasi arrivata alla grande porta d’ingresso, ma questo non impedì alla ragazza di urlare : “Malfoy, sei una prima donna!”.

Un frustrato “Ah!” da parte del giovane pose fine alla prima, vera conversazione pacifica che i due facevano da quando avevano litigato: che il sottile equilibrio primario si stesse ristabilendo?

 

 

*

 

 

La settimana passò, per alcuni troppo velocemente: Ron aveva iniziato ad accusare i primi sintomi del nervosismo pre partita, sebbene mancassero ancora tre giorni, e le statistiche fossero tutte dalla parte dei Grifondoro.

La Casa di Godric primeggiava indisturbata sopra Tassorosso, che a sorpresa deteneva il secondo posto, anche se con un centinaio di punti in meno, e Corvonero, i cui giocatori sembravano aver dimenticato come si giocasse a Quidditch.

A prova di ciò, durante la partita precedente, gli studenti dall’ingegno smisurato erano riusciti a farsi ben cinque auto goal.

Gli allenamenti erano sempre più sfiancanti, e spesso Harry si era trovato nella sgradevole posizione di dover rimproverare uno dei Weasley (la squadra ne aveva ben quattro, dopotutto. Due dei quali era piuttosto inclini al ritardo), sfiorando tragedie e scenate in Sala Comune.

Era il primo vero scontro con Serpeverde, e pur non ammettendolo, tutti erano preoccupati per l’inaspettato ritorno di Malfoy, il quale, in pieno spirito sportivo, aveva già distribuito diversi volantini raffiguranti una vipera che azzannava un pollo.

E la cosa lo aveva divertito parecchio.

Gli scontri nei corridoi ripreso, mentre i membri delle due fazioni si insultavano cordialmente; da entrambe le parti però, come per un tacito accordo, si evitavano con accuratezza fatture e incantesimi, limitandosi alle dispute verbali: nessuno voleva rovinare il momento di complicità (un termine azzardato, ma non per questo meno vero) che la prospettiva di una partita finalmente movimentata aveva portato.

A sbalordire tutti, però, furono Hermione Granger e Draco Malfoy.

Come al solito.

Durante uno dei tanti litigi (che erano entrati a far parte della routine quotidiana), erano volati commenti non propriamente simpatici rivolti alle madri di Montague da una parte, e di Seamus dall’altra.

Dunque, se su una cosa le due Case rivali parevano d’accordo, era l’onore.

Potevi affatturare il tuo peggior nemico in ogni modo esistente, ma non era permesso insultare la sua famiglia.

Harry, Ron, Tiger e Zabini avevano già sguainato le bacchette, pronti a rendere giustizia ai rispettivi comagni, quando due singolari figuri avevano tuonai di fermarsi.

Draco Malfoy ed Hermione Granger uscivano dalla classe di Incantesimi, dove Vitius li aveva trattenuti per complimentarsi del notevole miglioramento del biondo; in quei giorni avevano evitato l’argomento partita, in quanto erano rispettivamente Cercatore di Serpeverde e amica del Capitano, del Portiere, dei Battitori e della Cacciatrice di Grifondoro.

D’altro canto, seppur con tutte le battutine del caso, avevano trovato molti altri argomenti, quando non si davano ripetizioni a vicenda.

Tornando al corridoio del secondo piano, quattro teste incuriosite si girarono nella direzione della coppia più chiacchierata del momento: che fossero appena arrivati allo stadio di “amicizia in bilico” era totalmente indifferente.

“Hermione, che ci fai con un Serpeverde? Con il Cercatore dei Serpeverde, per l’esattezza” chiese basito Seamus, che era ignaro dell’accordo tra i due.

Contemporaneamente, Montague fissava basito il suo giocatore migliore, interrogandosi sul perché un Malfoy fosse in compagnia di un’indegna Mezzosangue.

“Questo non ti riguarda, Finnigan” lo liquidò il ragazzo, provvedendo a calcare il tono arrogante della frase.

“Andiamo ragazzi, dopo pranzo avete gli allenamenti, non perdete tempo con stupidi litigi. Sono sicura che entrambe la Case – sì, Ron, anche voi – abbiano esagerato, ma per favore, mettete via le bacchette. Non vogliamo feriti prima della partita, dico bene Malfoy?”-

La riccia aveva usato il suo tono dolce ma fermo, e quello che aveva detto era così sensato che tutti, persino Montague, avevano riposto borbottando le armi, dileguandosi poi con qualche “Stupidi Polli” o “Stupide Serpi” di repertorio.

Con un leggero cenno del capo Hermione si accomiatò dal biondo, che per tutta risposta le sorrise sarcastico, come a ricordarle che nonostante tutto era pur sempre guerra aperta.

Ma lei non si soffermò troppo su quel dettaglio, presa com’era a rassicurare Seamus sulla sua non relazione con Malfoy.

Un ultimo pensiero le sfiorò la mente, prima di lasciar cadere l’argomento Quidditch per passare ad uno che certamente sarebbe stato più ameno: se Grifondoro avesse perso, le conversazioni con quel dannato furetto sarebbero state alquanto imbarazzanti.

 

 

 

*

 

 

“Salve, Granger”.

“Zabini”.

Il moro si era annunciato pomposamente, come suo solito.

Con aria da cospiratore chiese alla ragazza se era riuscita a rimediare l’abito griffato che le aveva chiesto prima delle vacanze natalizie, ma la risposta fu negativa.

“Comunque non ti preoccupare, appena avrò un attimo libero scriverò ai miei genitori” lo tranquillizzò Hermione.

Anche se vedere un ragazzo così in pena per un po’ di tessuto era a dir poco esilarante.

I due si erano trovati nella Stanza delle Necessità, come ogni terzo giovedì del mese, per discutere dell’abbigliamento della ragazza.

Inizialmente le sedute di stile si erano rivelate più come campi di battaglia, con Blaise che gridava da una parte, dicendo che “felpa e jeans” non erano abiti considerati adatti ad un appuntamento, ed Hermione dall’altra, che asseriva di stare benissimo anche senza quell’orribile gonna a volant.

Quel capo d’abbigliamento era un elemento ricorrente dei più oscuri incubi della ragazza.

Dopo qualche settimana, però, i due si erano accordati per una tregua. Momentanea, ovviamente.

Il problema principale consisteva nel carattere dominante di entrambi i ragazzi: la riccia si rifiutava di accorciare l’orlo della gonna oltre la mezza coscia (anche se aveva usato termini più coloriti), Zabini non perdeva occasione per sottolineare il pessimo gusto della ragazza.

Eppure ce l’avevano fatta, a trovare un compromesso; e vedersi una volta al mese era più che sufficiente.

“Dunque, Granger, noto con piacere che la tua camicia non è di tre taglia più grande: a cosa devo questo inaspettato miglioramento? Hai forse adocchiato qualcuno?” chiese curioso il Serpeverde, che aveva preso a cuore quel caso umano, facendosi coinvolgere più di quanto necessario.

La sua missione però era portare il buon gusto ovunque nel mondo, senza distinzione di Casa, classe sociale o altro.

E sì che la Granger sarebbe stata anche una ragazza graziosa, se solo gli avesse consentito di occuparsi del suo guardaroba; ma era un’inguaribile testarda.

Sbuffando leggermente, la giovane ripeté quello che diceva ogni volta: nel remoto caso in cui si fosse innamorata di qualcuno, non sarebbe certo cambiata per lui.

Liquidandola con un gesto stizzito, Blaise annunciò l’argomento di quella seduta: Trucco e Parrucco.

Di fronte alla faccia sbigottita della ragazza, si affrettò a spiegare: per flirtare con un ragazzo, la prima cosa da fare era un contatto visivo.

E quale occasione migliore per applicare un po’ di trucco?

“Vedi, Granger, il trucco è messo bene quando non si nota. Niente rossetto dai colori sgargianti, strati di fondotinta, mascara a litri. Non devi sembrare un clown ubriaco. Devi trovare i punti forti del tuo viso, e pensare a valorizzarli. Ad esempio, hai degli occhi molto grandi: un filo di matita nera all’interno della palpebra, ed otterrai uno sguardo dolce e magnetico allo stesso tempo. Inoltre, hai le labbra abbastanza scure, quindi puoi evitare tranquillamente il rossetto. Non sai cosa farebbero certe mie compagne per avere quella tonalità!”

Hermione aveva assistito in religioso silenzio a quella lezione di trucco, e non sapeva se un suo eventuale commento sarebbe stato ben accetto o no.

Si era attenuta al piano Stai attenta e annuisci.

“Ora, i capelli” continuò imperterrito Blaise, che sembrava essersi preparato il discorso per poi impararlo a memoria.

“Sono piacevolmente sorpreso nel constatare che, rispetto ai primi anni, la maggior parte del crespo è sparita. Hai una considerevole massa di ricci, ma ti sconsiglio di ricorrere ai prodotti magici per fissarli: lascia che siano naturali. Che balsamo usi quando li lavi?”.

La ragazza, che era persa nei suoi pensieri, si limitò ad annuire meccanicamente.

“Granger, mi hai sentito? Hey!” aveva esclamato indispettito lui, dopo essersi reso conto che tutta la sua interessantissima dissertazione era stata ignorata. Poi scosse la testa: quella poteva anche essere la strega più brillante della sua età, prendere tutti gli Eccezionale del caso, ma la sua capacità di concentrazione su questioni che andassero oltre lo studio era a dir poco instabile.

“Scusami Zabini, stavo pensando ai fatti miei. Hai detto qualcosa su dei ricci, per caso?” chiese Hermione, riscuotendosi dalle sue riflessioni sulla vita ed il suo significato.

“Non gli animali, Granger, ti ho chiesto se usi un balsamo in particolare per i tuoi capelli, ma a quanto pare non sono abbastanza biondo, pallido e magro per ricevere la tua attenzione!” esclamò il ragazzo in modo svenevole, portandosi una mano alla fronte ed accasciandosi teatralmente su un divanetto che era comparso per l’occasione.

E per fortuna che di Malfoy ce n’è solo uno, o il mio sistema nervoso salterebbe in poco tempo, pensò lei, mentre si apprestava a scusarsi per la sua distrazione e ad assicurare il ragazzo che era un insegnante bravissimo.

“Comunque no, non ho mai usato il balsamo. Sinceramente, è già difficile lavare la mia chioma così, figurati se sto a perdere tempo dietro prodotti che vadano oltre al sapone”.

L’espressione di Blaise passò da incredula a sconvolta nel profondo in pochissimi secondi, prima che il Serpeverde si portasse le mani tra i capelli, iniziando a lamentarsi di quanto inefficienti fossero le ragazze (anche se probabilmente si stava riferendo solo a quella ragazza), e di come lui non potesse lavorare in quello stato.

“Ci vedremo presto Granger, e aspettati di ricevere un gufo da Jean – Paul Gautier prima di domani sera. E mi raccomando, la matita nera!” e, conducendola fuori dalla Stanza, le sbatté la porta in faccia.

Probabilmente per poi ritirarsi in un angolino a piangere sulla totale mancanza di cura in Hermione, che dal canto suo  era rimasta spiazzata: chi diavolo era quel Jean Coso Gautier? Si doveva preoccupare?

Poi scosse la testa, ridendo tra sé e sé: quando mai non si preoccupava, lei?

 

 

*

 

 

Gli ultimi giorni della settimana volarono, arrivando al giorno prima della partita, sabato.            

La McGranitt si era casualmente dimenticata di assegnare le tre pergamene sulla Trasfigurazione Umana ai giocatori Grifondoro, ma si era puntualmente ricordata di darle ai Serpeverde.

Piton non aveva smesso di far paragoni tra l’incapacità di Harry come Pozionista e giocatore di Quidditch, togliendo punti come coriandoli.

Eppure, di tacito accordo, i due professori più temuti di Hogwarts avevano deciso di non affibbiare punizioni ai membri delle due squadre; certo, le clessidre delle Case in questione si svuotarono notevolmente in quei giorni di attesa, ma nessuno se ne curò particolarmente.

Hermione era appunto intenta a rimuginare su quanto una semplice partita, che non era neanche decisiva, potesse sconvolgere i cervelli maschili (e femminili. Ginny non dormiva da quasi una settimana), quando una testa rossa la riscosse dai suoi pensieri.

Fred Weasley, in tutta il suo baldanzoso egocentrismo, aveva deciso di costringere la studentessa più secchiona di Hogwarts ad approfittare della bella giornata per godersi il sole.

E guardarti mentre ti alleni a Quidditch, ammettilo.

Ma la parte razionale del cervello di Fred si assicurò che nessuno di quegli strambi pensieri uscissero dalla sua mente.

“Sorgi e splendi Granger, oggi avrai l’occasione più unica che rara di essere invitata dal Battitore più bello di Grifondoro per assistere alle sue prodezze.” E sorridendo incoraggiante porse la mano alla ragazza, che dal canto suo lo fissava incuriosita: Fred Ego Infinito Weasley non era esattamente il tipo che invitava in modo cavalleresco giovani pulzelle, decisamente no.

E forse fu quello, o forse il raggio di sole che, colpendo i capelli fulvi del ragazzo, aveva creato un’aura color rame attorno alla sua figura, come se fosse un’apparizione celeste, ad accettare l’invito.

Afferrata una sciarpa ed un maglione, i due si diressero mano nella mano verso il campo, attirando gli sguardi curiosi di perditempo e pettegole, tra le quali l’immancabile Pansy Parkinson: non era una cattiva ragazza (insomma, non tanto peggio di una qualsiasi altra Serpeverde), semplicemente era incredibilmente attratta dai gossip.

Ed Hermione Granger era uno dei suoi argomenti di discussione preferito.

“Ma guarda un po’, la nostra secchiona con il baldo Weasley. Che succede Granger, il fratello minore non ti bastava più?” esclamò infatti la bruna, suscitando risolini corali dalle altre tre ragazze che le stavano attorno, e che sembravano avere l’indispensabile compito di ridere ad ogni battuta di Pansy.

C’era una ragazza dai tratti orientali, con i lunghi capelli neri legati in un’ordinata coda, che la fissava impassibile: probabilmente non sapeva nemmeno chi la Grifondoro fosse, ma la Parkinson dettava legge, nella scala gerarchica di Serpeverde.

Una ragazzina, probabilmente più piccola, osservava Fred con gli occhi, azzurri come il cielo, spalancati: probabilmente la vista di uno studente più grande, seppur della Casa “rivale”, aveva suscitato in lei una sorta di reverenza.

A guardarla, con i boccoli biondi che le sfioravano la pelle candida, sembrava proprio una bambola.

Un momento, pensò Hermione, dopo averla attentamente osservata.

“Per caso tu sei Astoria? Astoria Greengrass?” chiese poco dopo. Per quante scarse fossero le probabilità di aver beccato la ragazza giusta, era sicura che fosse lei.

Chissà, magari quel giorno avrebbe fatto anche da Cupido.

“Sì, sono io, perché … ?“ iniziò balbettando lei, abbassando lo sguardo di colpo; probabilmente lo sguardo confuso di Fred l’aveva messa in imbarazzo.

Al suo posto intervenne la terza Serpeverde, una ragazza di colore dalla chioma indomata, chiedendole cosa volesse da Ria.

Caspita, il gruppetto di vipere più politicamente corretto che sia mai esistito.

“Hermione, farò tardi all’allenamento, ed Harry stavolta mi userà per fare scarpe. Se devi parlare con questa ragazzina, fai in fretta. Io intanto mi avvio, eh” la salutò Fred, prima di avviarsi verso gli spogliatoi.

“Ehm, ecco, non so se sia il caso che anche voi sentiate. È una cosa che riguarda solo Astoria e … beh … un mio amico. Però sei tu che devi decidere”, e guardò incoraggiante la biondina, come ad assicurarle che non ci fosse bisogno di aver paura, sebbene le loro divise avessero colori diversi.

“Per me va bene se restano. Sono le mie migliori amiche” sussurrò lei, probabilmente più per la fulminata che Pansy le aveva rivolto che per altro.

“Vedi, c’è questo mio amico che vorrebbe … conoscerti meglio, ma a quanto mi ha raccontato il suo primo approccio non è stato dei più adeguati” iniziò, ed il colore purpureo che andava tingendo le candide gote di Astoria la convinse di aver fatto centro.

“Dopo una bella lavata di capo, mi sono assicurata che capisse quanto idiota sia, e lui mi ha assicurato di voler cercare un altro modo per conoscerti. Ora, da solo non combinerà mai niente di buono, così lo faccio io: ti andrebbe di accompagnarlo durante la prossima uscita ad Hogsmeade?” propose Hermione raggiante.

Aveva infatti pensato che il miglior modo per iniziare un’eventuale relazione fosse una semplice uscita al villaggio, che non per forza doveva essere vista come un appuntamento romantico; poteva essere un’occasione perché i due si conoscessero meglio, scoprissero passioni comuni – oltre a quello per il verde e l’argento – e perché no, provare a stare insieme.

Astoria spostava lo sguardo da Hermione, che si era subito conquistata la sua simpatia, a Pansy, che era stata sua mentore durante il primo anno, e senza la cui approvazione non avrebbe mosso un dito.

“Si può sapere di che Casa è questo idiota?” chiese stizzita la brunetta, probabilmente già immaginandosi un Harry Potter innamorato.

“Oh, tranquillizzati Parkinson, è – sfortunatamente – dalla vostra parte. Che dire, anche i migliori hanno crolli di stile. Insomma, Astoria, pensaci quanto vuoi, hai ancora un po’ di tempo. Se poi ti andrà di fare un tentativo, fammelo sapere. In ogni caso, hai la mia solenne promessa che questo mio amico non farà assolutamente nulla di stupido. In caso contrario, puoi venire al suo funerale” e congedandosi con un cenno del capo, si apprestò a raggiunger il povero Fred, che probabilmente ormai la dava per dispersa.

Pansy seguì con lo sguardo la riccia, notando come avesse accuratamente evitato ogni commento sarcastico, anche quando era stata proprio le a stuzzicarla: era andata da loro per uno scopo preciso, e non si era lasciata distrarre dalle solite faide.

Ben fatto, Granger. Che Astoria riesca finalmente ad uscire un po’ dal suo guscio, grazie a questo misterioso ammiratore?  Pensò la ragazza, passandosi una mano tra il caschetto che le cadeva ordinato sopra le spalle.

Trisha e Lyn, le altre due Serpeverde,  iniziarono a cantilenare un “Ria ha un appuntamentooo”, provocando l’imbarazzo più completo della biondina, che avrebbe solo desiderato tenere la sua vita privata al sicura da quelle pettegole.

“Beh, ci dirai chi è quando vorrai, direi che ne abbiamo già parlato abbastanza. Come vi stavo dicendo prima che quella Grifondoro ci interrompesse in una maniera così ineducata, ho sentito da Clarissa che Steve stava uscendo sia con Jane che con Lorise, solo che Jane intanto si era messa con Mat, che era innamorato di Lorise, e quindi quando Summer mi ha confidato di essere innamorata di Chase …” iniziò Pansy, chiudendo il discorso ammiratore segreto, e guadagnandosi per questo uno sguardo pieno di gratitudine dalla piccola Greengrass.

L’ultima cosa che Hermione Granger, ormai sulla porta del Castello, fu l’urlo di Trisha, che sconvolta chiese come fosse possibile che a Chase piacesse Summer.

Insomma, lo sapevano tutti che il vero amore di Chase Underwood era Steve Dawson!

 

 

 

*

 

 

Hermione riuscì ad accomodarsi – finalmente – sugli spalti, ed il suo sguardo cercò inconsapevolmente (o forse era molto consapevole, ma cercava di non pensarci) la testa rossa del più fastidioso tra i Weasley.

Trovò l’oggetto del suo interesse intento ad inveire contro Ron, che svolazzava a casaccio tra la porta centrale e quella di destra, lasciando così completamente libera quella di sinistra.

Fred era dunque girato di schiena, mentre Harry, che si era schierato dalla parte di Ron, continuava a sostenere che Ronald era solo un po’ fuori allenamento, e qualche altro tiro sarebbe bastato per fargli riprendere la mano.

Poi, accorgendosi di Hermione, il Sopravvissuto si era avvicinato alla ragazza, sorpreso della sua inaspettata visita: non era un’amante del Quidditch, lo sapevano anche i muri, ed era molto raro vederla assistere a degli allenamenti.

“Ero venuta su specifica richiesta di Fred, ma al momento mi sembra impegnato” rispose lei allo sguardo interrogativo del moro, indicando il siparietto, che si era spostato a terra.

Fred, con la faccia rossa di rabbia, stava riversando una serie di improperi contro il fratello minore, che dal canto suo aveva la testa bassa, consapevole di essersi in parte meritato quella lavata di capo, ma molto più probabilmente per la paura che aveva del maggiore.

“Su, Harry, ti conviene separarli. Non vogliamo feriti prima di domani, giusto?” disse sorridendo la giovane, che ben conosceva la tempra dei suoi amici.

A seguito di un fischio di rimprovero di Harry, i due Weasley tornarono in aria, guardandosi in cagnesco; neanche la raccomandazione del Capitano di comportarsi bene sortì alcun effetto.

Se Harry fosse stato un po’ più autorevole, o una spanna più alto, probabilmente gli avrebbero dato retta, e sarebbero tornati a giocare.

Se Ron non avesse covato un gran rancore contro Fred, per la sola rivalità fraterna, magari la cosa sarebbe finita lì.

Se Fred non avesse dato le spalle a Ron mentre raggiungeva il resto della squadra, magari al fratello minore non sarebbe venuto l’impulso di afferrare un Bolide e tirarglielo addosso con un incantesimo.

Ma se potessimo sapere in anticipo le conseguenze delle nostre azioni, probabilmente ci chiuderemmo in casa blindando la porta.

Così Ronald Weasley, preso dalla rabbia verso quel fratello che sembrava oscurarlo sempre ed in tutto, scagliò contro Fred la palla, con una forza dettata solo dall’impulso del momento.

L’ultima cosa che Hermione vide, prima di precipitarsi nel campo, fu il corpo privo di sensi di Fred cadere dalla scopa.

 

 

 

 

CRAGGY'S  NOTES

Heylaaaa!

Che dire? Avevo intenzione di postare il nuovo capitolo il 24, in quanto sarebbe il mio secondo "compleanno" su Efp, ma io sono una persona terribilmente impaziente, oltre al fatto che non riesco ad iniziare un capitolo nuovo se prima non ho pubblicato quello vecchio.

Eh.

Coma al solito divago, ma è colpa mia se ho dei bellissimi lettori?

Vediamo un riavvicinamento dei nostri due casi umani, che pian piano stanno iniziando a mettere da parte l'orgoglio, nonostante Draco rimarrà per sempre una Drama Queen.

Chi sarà mai il misterioso Jean Paul Gautier? Lo scoprirete solo leggendo, ma come vedete le "lezioni di flirt" non sono finite nel dimenticatoio, semplicemente erano lì, ad aspettare un buon momento per venire fuori.

Premetto: non ho la minima idea se i consigli di Blaise abbiano un senso oppure no, ho preso quello che faccio io e (con moooolta fantasia) ho reso il tutto molto professionale.

La matita nera è l'unica cosa che è autorizzata a sfiorarmi prima delle nove di mattina, nonostante mi conferisca spesso e volentieri l'aspetto di un panda a cui sia colato il mascara (?); i capelli, poi.

Già, oltre a tutto il resto, ho una massa di ricci dal colore indefinito, che spazia dal biondo al blu (sono una tVù Vibbel, ve l'ho detto), ma a differenza di Hermione consumo una quantità industriale di balsamo, in quanto altrimenti sarei piena di dread, e a mia madre verrebbe un infarto.

Poi poi poi, la nostra Astoria uscirò con il cavaliere senza macchia e senza paura? Chissà.

Sappiate però che ho cercato di rendere Pansy un po' più "umana": se leggo un'altra fanfiction in cui fa la parte della sciacquetta giuro che vomito arcobaleni.

Che ne pensate del gruppo politicamente corretto? Io ho fissato per dieci minuti lo schermo, incerta se fosse una battuta squallida o meno, ma ormai mi conoscete.

Ah già, Fred è caduto.

Sarà morto?

O forse no?

Solo la fantastica Arya00 può saperlo, in quanto ho deciso dche la sua idea è fantastica. Non posso fare molto per ringraziarti, ma sappi che sei molto preziosa ^^

Come dimenticare la sempre presente ladyathena , o la cara Fred6, a cui posso solo dire una cosa: credo che troverai di tuo gusto il prossimo capitolo, nonostante sia ancora indecisa su quale coppia portare avanti. Un po' di ambiguità non fa mai male (credo).

Passiamo alle cose serie: lo so che è noioso ripeterlo, ma vorrei davvero che qualcuno dei 61 seguiti, 6 ricordati e 25 preferiti mi dessero cenni di vita, in quanto una persona (non ho l'arroganza di definirmi scrittrice) è molto più motivata se qualcuno apprezza il lavoro che svolge.

Ed io sono infinitamente grata alle persone che recensiscono, ma qualche voce nuova mi manderebbe al settimo cielo ^^

Vi lascio con il mio Tumblr ------> http://malfoy-do-it-better.tumblr.com/

E con una cosa un po' particolare. Ho scritto un paio di "articoli" sulla Dramione, e se dopo averli letti voli voleste visitare il blog, mi fareste davvero piacere.

Andiamo, ci sono i DRAGHI!

Comunque, qui ci sono io con un po' del sarcasmo che non posso esprimere in una fanfiction (anche se mi piacerebbe):

http://raggywords.blogspot.it/2014/10/world-is-weird-place-2.html (prima parte)

http://raggywords.blogspot.it/2015/01/world-is-weird-place-21.html (seconda parte)

Ci sarà anche una terza parte, se a qualcuno potesse interessare.

Welly, non mi resta che abbracciarvi ancora, ringraziandomi di tutto quello che fate per me. Non arriverò mai a minacciare (sapere no, "continuo a tot recensioni"), perchè ognuno è libero di fare quello che vuole.

Ma se volete farmi sapere che cosa pensate, non mi offendo mica eh ^^

Mi raccomando il blog, è importante.

Alla prossima,

Craggy (che oggi è incredibilmente petulante) :3

 

 

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Capitolo 13
*** How to (finally) flirt. ***


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13. How to (finally) flirt.

Alla mia Mary Senpai, perchè lei non lo sa, ma le voglio bene quasi quanto lei ne vuole a Squalo.

 

 

 

 

“Santo cielo Granger, non sapevo che mi amassi a tal punto da vegliare sul mio corpo”.

Fred Weasley, trasportato di corsa in infermeria dopo l’incidente, aveva da poco aperto gli occhi a seguito di parecchie ore di sonno.

Hermione, posato il libro che stava leggendo per ingannare l’attesa, si avvicinò al letto del gemello Weasley, il quale, a riprova della salute di ferro che mamma Molly aveva gentilmente concesso a tutti i suoi figli, si era tirato a sedere sul letto.

“È una gioia per le mie orecchie sentire la tua fastidiosa voce Fred, te lo assicuro. Come ti senti?”

“Come se mi avessero scaraventato giù dalla scopa. Oh, ma aspetta che Ron mi capiti tra le mani …” iniziò con aria truce, ma i suoi piano di assassinio vennero interrotti dalla voce calma della ragazza.

“Temo che ti toccherà aspettare un po’. Madama Chips ha detto che dovrai restare qui per almeno una settimana, sperando che le tue costole si riaggiustino in fretta. Ci hai fatto spaventare a morte, incosciente che non sei altro”.

Dopo la rovinosa caduta di Fred, la squadra al completo aveva abbandonato il campo e si era diretta dall’infermiera, che li aveva accolti con una filippica sulla pericolosità del Quidditch e su quanto si meritasse un aumento per tutto quello che faceva.

Dopo aver osservato con occhio critico le divise infangate dei giocatori Grifondoro, aveva ordinato perentoriamente che uscissero dalla stanza, in modo che lei potesse sistemare il ragazzo, che giaceva pallido e privo di sensi adagiato su un lettino.

Dal momento che Ron, preso da un attacco di sensi di colpa improvviso, si rifiutava di abbandonare l’adorato fratello, erano giunti al compromesso che Hermione (l’unica che non sembrava uscita dal fango) sarebbe rimasta a sorvegliare il povero moribondo, mentre la squadra avrebbe continuato l’allenamento.

Prima che quella prima donna di Fred Weasley avesse deciso di degnare il mondo della sua presenza, la strega aveva fatto in tempo a finire tutti i compiti per la settimana successiva, e quindi era di ottimo umore, anzi, persino propensa alla carità umana.

Quindi decise di non incenerire subito il ragazzo che sorrideva in modo fin troppo angelico sul candido letto di fronte a lei.

“A proposito, Ronald è tornato qualche ora fa con un paio di Cioccorane, ma era un pochino agitato, quindi se l’è mangiate tutte lui. Apprezza il pensiero, però”.

Ridacchiando sulla golosità del fratellino, Fred si ritrovò a pensare che dopotutto le chiacchierate con la Granger non erano poi così male.

Se si riusciva a distogliere l’attenzione della riccia dallo studio per una manciata di secondi, appariva una normalissima – anche se normale non era propriamente l’aggettivo adatto ad Hermione – ragazza di sedici anni, simpatica, solare e convinta della bontà del mondo: tutto questa aiutava Fred a considerarla un po’ più umana.

Poi, come colpito da un’illuminazione, chiese se davvero sarebbe dovuto restare a letto per una settimana; alla risposta affermativa della giovane, il rosso rispose con un gemito di dolore.

“Ti fa male qualcosa? Vuoi che chiami l’infermiera?” chiese subito preoccupata Hermione, la cui espressione era apprensiva quasi quanto quella di Molly Weasley.

“No, Granger. Ma la squadra sarà spacciata, non riusciranno mai a vincere senza di me! Andiamo, George è stato preso solo perché io sono un campione, ma da solo non riuscirebbe a prendere una Pluffa nemmeno se gliela attaccassero davanti agli occhi!” e con fare teatrale si buttò sulla schiena, coprendosi gli occhi con il dorso di una mano.

Il ragazzo stava esagerando, certo, ma non per questo la sua triste previsione era meno vera: un Battitore in meno, a due giorni di distanza dalla partita, avrebbe potuto fare un’enorme differenza; l’improvviso infortunio di Fred aveva lasciato la squadra a corto di un abile membro, che sarebbe stato rimpiazzato con il primo Grifondoro in grado di reggere una mazza su una scopa, non c’era altra alternativa.

Intenerita dallo sguardo afflitto dell’amico, Hermione gli posò una mano sulla spalla, sorridendogli rassicurante: “Coraggio grand’uomo, non sarà una tragedia. Quante volte Harry è volato giù dalla scopa, prima o durante una partita? Eppure la Coppa delle Case è sempre stata nostra alla fine”.

Fred parve rianimarsi un po’, e la congedò chiedendole di affatturare Ron da parte sua.

Ridacchiando tra sé e sé, mentre si dirigeva verso la sua Sala Comune, Hermione dovette ammettere di aver passato uno dei migliori pomeriggi di quegli ultimi tempi in infermeria.

 

*

 

Un gufo bianchissimo picchiettava spazientito sulla finestrella della camera di Hermione, che disturbata da quel rumore fastidioso si era infine decisa ad andare ad aprirgli.

Il pennuto aveva ai piedi un enorme cestino coperto, a cui era allegato un biglietto da visita che recitava “Jean Paul Gautier – Parigi, Francia. Traduci da italianoLes cheveux que vous avez toujours voulu.” Stampato a fini caratteri dorati.

Hermione, che non amava restare indietro sul programma scolastico Babbano, aveva studiato francese, e il bigliettino era stata la conferma della sua peggiore paura: Blasie le aveva fatto recapitare dei costosissimi prodotti per capelli, sapendo che in questo modo lei si sarebbe sentita in dovere di utilizzarli.

Era fregata!

Il gufo si rifiutò di andarsene finchè non ebbe avuto la bellezza di un galeone di mancia, e lanciò un’occhiata critica alla chioma della ragazza.

Fantastico, ora anche i pennuti si mettono a criticarmi, pensò affranta: aveva davvero così poco stile? Probabilmente sì, ma non era mai stata la sua grande priorità.

Dal momento che però Blaise era stato così gentile da spendere i soldi del nuovo marito di sua madre per lei, avrebbe almeno provato ad usare qualcuno di quei prodotti.

Appoggiò la cesta sul suo letto, e sollevato l’involucro venne investita da una miriade di colori: barattoli, tubi, tubetti, spazzole ed accessori  sembravano risplendere di luce propria, tanto che la ragazza sbatté le ciglia un paio di volte, incantata.

Dopo aver letto l’etichetta di ognuno, tenendone da parte un paio per la doccia, si munì di spazzola ed accappatoio, rassegnata a passare la serata a debellare il covo di serpenti che la sua testa ospitava.

Sospirò.

Avrebbe pagato Malfoy per mettere uno Snaso nel letto di Blaise Zabini, questo era certo.

Progetti di vendetta a parte, la cena sarebbe stata servita a breve, e se voleva essere presentabile doveva darsi una mossa; lanciò un’ultima occhiata dubbiosa ai prodotti che aveva in mano, e si avviò al patibolo.

 

*

 

“Oh, eccoti Hermione. Ti stavamo aspettando per la c-“

“COSA HAI FATTO AI CAPELLI?”

L’urlo disumano di Ronald Weasley fece girare tre quarti dei Grifondoro verso il magico Trio, composto in quel momento da un Harry Potter confuso (quel ragazzo aveva sempre l’aria persa, tanto che nei corridoi si sussurrava facesse uso del Preparato alle Erbette Sprite. Se così fosse stato, il Bambino Fulminato sarebbe diventato il consumatore maggiore del preparato, insieme a Neville Paciock) e da un’Hermione Granger che desiderava soltanto sprofondare nell’oscura voragine di cui si parla nell’Inferno dantesco.

Mentre trascinava i due amici attraverso il quadro della Signora Grassa elargendo sorrisi di circostanza, la ragazza rispose in modo vago che aveva provato ad usare un balsamo o qualcosa del genere – i maschi non sono particolarmente noti per la loro profonda conoscenza nel campo dell’estetica.

Insomma, i consigli di Blaise Zabini erano serviti a qualcosa?

Ginny Weasley, che era rimasta a bocca aperta quando l’amica le si era seduta accanto, avrebbe risposto di sì.

Blaise Zabini, che fissava la scena compiaciuto dal tavolo Serpeverde, avrebbe chiesto se ci fosse stato qualche dubbio in proposito.

Draco Malfoy, che si stava strozzando con il purè di patate, avrebbe domandato in toni soavi che cosa avesse fatto la Granger ai suoi fottuti capelli.

E la diretta interessata?

Beh, il fatto che ambisse ad un cappello di lana per coprire quello scempio sarebbe dovuta essere una risposta abbastanza soddisfacente.

Ma cosa era successo in quella doccia, esattamente?

Presa dalla fretta e dalla scarsa conoscenza in materia, la giovane aveva spalmato metà Pozione Lisciapresto sui capelli,  quando era chiaramente scritto che la giusta dose era una noce di prodotto.

Il risultato, quindi, era stato che i capelli crespi e vagamente mossi della Grifondoro erano diventati una cascata  morbida e odiosamente liscia.

Negli annali sarebbero stati tramandati gli sguardi stupiti di ragazzini che rimasero traumatizzati in seguito alla vista di Hermione Granger con i capelli lisci.

O almeno, così si sentiva la povera ragazza che, per usare una similitudine alquanto azzeccata, si sentiva come un leone a cui avessero tagliato la criniera.

A parte le domande insistenti dei suoi amici, la cena passò senza particolari stravolgimenti.

Prima di alzarsi, Ron dichiarò che sarebbe andato a fare una visitina a Fred, giusto perché dopo cena nessuno ha più voglia di picchiare qualcun altro; segno evidente, comunque, che il giovane Weasley sapeva cosa gli sarebbe toccato una volta che il fratello maggiore fosse stato dimesso dall’infermeria.

Mentre Ginny si raccomandava con Ron di non provocare Fred ed Harry si aggiungeva alla visita (doveva parlare del rimpiazzo con Fred)  l’attenzione di Hermione fu catturata da Draco, che con un discreto cenno della testa le fece capire di raggiungerlo fuori dalla Sala Grande.

Annuendo lievemente, la ragazza si congedò quindi dai suoi amici, chiedendo loro di salutarle il povero infermo, ed uscì dalla mensa con la scusa della stanchezza.

Si accorse della presenza del Serpeverde solo perché i capelli del  ragazzo, che si era posizionato vicino ad una finestra, risplendevano sotto i raggi della luna; fermandosi un attimo prima di raggiungerlo, Hermione si chiese come un aspetto così innocuo potesse celare un individuo dall’ego eccentrico e smisurato.

“Grazie al cielo, Granger, temevo di dover invecchiare qui. Ti ricordi, vero, che stasera abbiamo una lezione?”

Il sopracciglio alzato ed il tono accusatorio della domanda evidenziavano quanto la domanda fosse retorica: era chiaro che l’organizzatissima Hermione Granger si era dimenticata di qualcosa.

Sembrava quasi una blasfemia, eppure era così.

“No, Malfoy, me ne sono scordata. Avevo altro per la testa”.

Lo sentì ridere nel buio.

“Ovviamente, con la partita così vicina ed un valido giocatore in meno, sarei nel panico anche io. Ed io non vado mai nel panico”.

Avvicinandosi ulteriormente, la riccia – che al momento non era più tale – scosse la testa, tentando di ignorare l’evidente provocazione del compagno.

“Su, non voglio passare la notte con te, vediamo di sbrigarci”.

E con le soavi imprecazioni di Draco Malfoy, che aveva sbattuto il piede contro una statua, a far loro da colonna sonora, i due si avviarono verso la Stanza delle Necessità.

E Dio solo poteva sapere quanto Hermione necessitasse di un ragazzo con cui parlare

 

*

 

“Sorridi un po’, piccola Granger

L’uscita di Malfoy l’aveva spiazzata.

Seduti davanti ad un caminetto scoppiettante, i due ragazzi erano rimasti in silenzio per qualche minuto, ognuno perso in chissà quali pensieri e ragionamenti.

Come logico, quindi, la voce di Draco aveva interrotto la quiete della Stanza, facendo sussultare lievemente la ragazza, che era stata assalita dal ricordo di un altro membro della famiglia Malfoy che l’aveva chiamata in quel modo.

All’occhiata interrogativa della Grifondoro, Draco rispose sbuffando: “Quando ti avvicinerai al tuo bel fusto, la prima cosa che dovrai fare è sorridere. Non certo un sorriso a trentadue denti, qualcosa di più civettuolo. Su, prova”.

E fissò l’altra in attesa.

Dal canto suo Hermione si sentiva tremendamente in imbarazzo: non era in grado di sorridere a comando! Tantomeno a Malfoy! Probabilmente sarebbe riuscita a farlo solo se il ragazzo in questione fosse caduto dalla scopa durante la partita sempre più imminente, o qualcosa del genere.

“Insomma Granger, non è una cosa difficile. Ecco, guarda, fai come me” e detto ciò le sorrise amabilmente, pur mantenendo una sorta di spavalderia che doveva essere congenita nei membri della sua famiglia.

Alla vista del Serpeverde che le sorrideva,  lo stesso con cui aveva passato gli anni precedenti in schermaglie più o meno aperte, le venne da sorridere di rimando.

Draco Mlafoy sarebbe rimasto un enorme punto interrogativo ancora a lungo per lei, ne era certa; eppure, eppure, la cosa non le dispiaceva più di tanto.

Era felice di aver scoperto che dietro alla corazza d’indifferenza che Malfoy ostentava si celasse in realtà qualcuno di così umano.

Le persone non avrebbero mai finito di stupirla.

I suoi pensieri furono interrotti proprio dal ragazzo, che le schioccò le dita davanti agli occhi: si era distratta, di nuovo.

“Molto bene Granger, non è poi così difficile, vero? Passiamo alla fase successiva. Inizia a parlare” e detto questo si accomodò su una delle poltrone, in attesa.

“Ehm, cosa dovrei dire, esattamente?” chiese Hermione perplessa.

Doveva aver posto la domanda sbagliata, in quanto il biondino tirò un rumoroso sospiro di frustrazione.

Benedetta ragazza, se non era in grado di instaurare una conversazione nomale con un qualsiasi compagni di scuola (beh, non proprio uno qualsiasi), cosa avrebbe fatto in presenza del ragazzo che le piaceva?

“Non sono io quello che deve superare la sua fastidiosa timidezza. Che ne so, inizia a pregarmi di non fare troppo male a Potter, dopodomani. Anche se ho sentito che non avete bisogno di aiuto, a quanto pare ci pensate da voi a far fuori i vostri giocatori” esclamò affabile lui, che non dovette impegnarsi nemmeno troppo a trovare un pretesto per iniziare un discorso.

“Santo cielo Malfoy, sei così pieno di te che mi sorprende tu non sia ancora scoppiato! Ed Harry ti straccerà, come al solito, quindi ti consiglio di non atteggiarti troppo al Viktor Krum di Serpeverde. In ogni caso, credevo fossimo qui per parlare, non per discutere di chi vincerà la partita di domani. Ho già due amici maschi per quello”.

“Scusa se non ho trovato un argomento che ti piacesse. Resta il fatto che stiamo parlando, quindi ha funzionato. Ma passiamo oltre …”

Le due ore successive furono spese nel tentativo di insegnare, per usare le parole di Draco stesso, come vivere a quella ragazza, che sembrava sveglia nello studio ma assolutamente pigra nei sentimenti.

Seppur ci fossero ancora molte cose che li dividevano, e il loro rapporto rasentasse un trattato momentaneo di non belligeranza, entrambi i ragazzi convenivano (interiormente, è ovvio) che ci fossero modi peggiore per passare il dopo cena.

Passati una decina di minuti in cui Draco tentò in ogni modo di far sbloccare la sua allieva, un’idea brillante (come tutte quelle che aveva, dopotutto) gli attraversò la mente.

“So io cosa ti serve!” esclamò soddisfatto, balzando in piedi dalla poltrona sui era seduto un attimo prima.

Allo sguardo interrogativo di Hermione, che lo fissava chiedendosi se per caso non fosse ammattito, il Serpeverde rispose sorridendo:” Ma è ovvio, come ho fatto a non pensarci prima? Hai bisogno di un ragazzo, un ragazzo vero, con cui sperimentare queste cose!”.

Più il ragazzo si convinceva di essere un genio, più nella testa della giovane strega davanti a lui si affermava la convinzione che l’altro fosse davvero diventato pazzo.

“E a chi dovrei chiedere, di grazia? Di sicuro non mi metterò a flirtare con Ron, Harry o Neville” ribattè piccata la ragazza, che si sentiva abbastanza a disagio anche solo al pesiero di dover comportarsi in un certo modo con un ragazzo.

“Questo lo devi scoprire da sola, Granger. Non sono la tua fottuta tata”.

E su queste note soavi, Malfoy si congedò da quella sfiancante lezione, che lasciò una povera studentessa Grifondoro del sesto anno in preda ad un’immensa confusione.

 

*

 

Il giorno successivo, il trio aveva un’ora buca dopo pranzo: Harry e Ron, prede dell’ansia da prestazione pre partita, si fiondarono verso il campo da Quidditch sbocconcellando un toast, mentre Seamus aveva assunto una tonalità verdognola che poco si addiceva ai colori della sua divisa.

Hermione ne approfittò per fare un salto in Infermeria, che era stranamente diventata per lei un luogo di incredibile fascino.

“Qual buon vento la porta qui, signorina Granger?” chiese con gentilezza l’infermiera, che riteneva quella ragazza una delle poche studentessa da ammettere in qualsiasi orario nel suo tempio della guarigione.

“Sono qui per Fred Weasley, gli ho portato i compiti” e sventolò alcune pergamene che teneva in mano; sorridendo alla dedizione della Grifondoro, Madama Chips le fece cenno di accomodarsi, e poi sparì alla ricerca di chissà quale pozione.

“Granger! Lieta visione delle mie giornate lugubri! Angelo luminoso della mia oscura esistenza! Ti prego, dimmi che hai del cioccolato. Quella vecchia bisbetica mi ha vietato qualsiasi tipo di dolci!”

Questo l’urlo disumano che Fred lanciò appena scorse quell’inattesa (seppur caldamente desiderata) ospite.

“Madama Chips è molto brava nel suo lavoro, non credo che tu debba disobbedirle. Piuttosto, mi sono fatta dare dai tuoi compagni i compiti, così non hai scuse per restare indietro con il programma. Quest’anno hai i M.A.G.O., non te lo scordare”.

“E come potrei, con una Granger personale che me lo ricorda ogni giorno? Piuttosto, hai intenzione di dirmi chi sarà il mio sostituto domani, o devo scoprirlo da me?”

E in una manciata di secondi, la medesima frase detta da qualcun altro, qualche ora prima, balenò nella testa di Hermione.

Calma, Hermione, analizziamo la situazione.

Ti serve un ragazzo. Fred Weasley è un ragazzo.

Un ragazzo con cui hai una certa confidenza.

Che non corre il rischio di innamorarsi seriamente di te.

Che quando scoprirà come tu non sia davvero cotta di lui, ci farà sopra una risata.

Ma sei disposta a farlo?

 

Sì, lo era.

E sfoderando il suo più ammagliante sorriso, Hermione iniziò a raccontare di come Trevor McGospell non sarebbe mai stato all’altezza di Fred.

E mentre l’ego del ragazzo si gonfiava come un palloncino, Hermione dovette trattenersi per non scoppiare in una bolla di incertezza.  

 

 

 

CRAGGY'S NOTES:

Hey every people!

Sono infine giuntasu queste spiagge, alias, aggiornamento su Efp.

Desolata di avervi abbandonata per un intero mese, ma il fattore MIT (Merlin, Influenza, Tumblr) è stato un massacro per la mia voglia di scrivere.

Comunque.

Hermyyyy si vendicherà?

Nott si dichiarerà?

Riuscirò a cambiare le cose in sette capitoli?

Bwahahahahah, non lo saprete mai!

Corro a studiare (sono costretta a farlo anche io, ogni tanto), ringraziando un sacchissimo i tesori che mi seguomo, recensiscono, seguono etc, e vi lascio i miei linkZ magici di felicità:

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