Burning

di AresEris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Burnt ***
Capitolo 2: *** Were you waiting for me? ***
Capitolo 3: *** You'd be sexy ***
Capitolo 4: *** See you around ***
Capitolo 5: *** Let's go back to the start ***
Capitolo 6: *** At last ***



Capitolo 1
*** Burnt ***


Burnt
 
Il rumore assordante di una scarpa caduta a terra mi riscuote dal torpore del sonno. Sbatto le palpebre svogliato, cercando di mettere a fuoco il soffitto bianco della stanza, il lampadario blu e soprattutto i ricordi della sera prima – un bar, una chiacchierata tra amici che non si vedono da anni, un bacio rubato -, sorridendo. Mi volto verso i fruscii insistenti al mio fianco, posando lo sguardo sulla schiena nuda della ragazza, coperta solo dalla banda del reggiseno nero, e sollevandolo fino al collo, dove i ciuffi scuri fanno la loro comparsa.
«Scusa se ti ho svegliato.» la sento mormorare divertita «Non era mia intenzione. Volevo sgattaiolare via per la passerella della vergogna, ma mi servivano le scarpe per farlo.» si volta a rivolgermi un sorriso prima di infilarsi la maglietta e le osservo i fianchi sparire sotto quel tessuto, ricordandone la morbidezza sotto le mie mani.
«Sgattaiolare via? E’ un modo carino per dirmi che ho fatto così schifo?» scherzo con voce ancora impastata dal sonno, sbadigliando l’attimo dopo. La sento sbuffare una risata mentre si alza per infilarsi i jeans, dandomi piena visuale del suo fondoschiena coperto da un paio di slip rossi e riportando a galla altri ricordi.
«E’ un modo carino per dire che volevo sgattaiolare via.» risponde passandosi poi una mano tra i capelli, ravvivandoli poco. Si china ad infilarsi le scarpe, sparendo oltre il letto: mi sollevo sull’avambraccio per non perderla di vista, seduta sul pavimento a lottare contro le scarpette di tela e i lacci, un’espressione concentrata in viso. Sorrido.
«Sai, potremmo sempre rifarlo qualche volta. Uno squillo quando la voglia prende e di nuovo sotto le coperte.» le propongo con un sorriso sghembo.
«Amici di letto, dici?» solleva lo sguardo, divertita, distraendosi solo un attimo dall’allacciarsi le scarpe «Non che la notte passata non sia stata… come dire… wow… ma non credo sia il caso.»
Aggrotto la fronte alle sue parole, incerto, mettendomi a sedere. Se è stata così wow perché non ripetere, allora?
«In che senso non è il caso?»
«Nel senso che queste cose non vanno mai come programmate.» si sistema la seconda scarpa prima di rialzarsi, iniziando a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa «Uno di noi, prima o poi, si brucerebbe.» afferma mentre solleva una giacca da terra, lo sguardo soddisfatto «E sono sicura che sarei io a scottarmi.» mi sorride allegra, avviandosi verso la porta.
«E non potrei essere io quello a scottarsi?» domando curioso, mentre afferra la borsa sul pavimento vicino lo stipite. La vedo arricciare il naso, scettica, sollevando poi un angolo della bocca e voltandosi a guardarmi.
«Io sono io.» sorride mesta, lo sguardo triste «Nessuno si innamora mai di me.»
La osservo uscire dalla stanza, la porta di ingresso aperta e poi chiusa senza ripensamenti, attonito.
Qualcuno si era già bruciato.



 
N/A (Ares)
Come detto nell'introduzione, questa storia era già stata pubblicata dalla sottoscritta come one-shot, ma una lettrice mi ha convinto a continuare e avevo voglia e ispirazione di farlo, quindi ta-dan! Ho già pronto la maggior parte dei capitoli, ne avrà meno di 10, quindi pubblicherò un capitolo alla settimana. Come dissi anche nelle note originali: so che non puo' fregarvene di meno, ma io amo comunque voi comunità di Efp, quindi il peso da sopportare è solo il vostro. Lapidatemi u_u
Ares <3

 

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Capitolo 2
*** Were you waiting for me? ***


Were you waiting for me?
 
La sera dopo, Adam torna in quel bar, ordina una birra e aspetta per un paio d'ore, uscendo poi con la coda tra le gambe. La seconda volta decide di ordinare anche un cornetto - almeno non torno a casa ubriaco. La terza volta che entra in quel bar riconosce alcuni clienti abituali – lo sto diventando anch'io? – e scopre anche il nome del barista – Karl, con la K. Si ripromette anche di non tornare più – è inutile. La quarta volta, Karl con la K gli fa trovare già la sua birra e il suo cornetto e gli rivolge uno sguardo che la sa lunga, contornato da un sorrisetto di scherno – gli sta già simpatico. La quinta volta spera non ci sia, perché è davvero inutile. Tanto quanto farsi questa promessa.
 

Spingo la porta del locale, chiudendomela alle spalle e assaporando il calore del chiuso, mentre adocchio un posto libero al  bancone – birra e cornetto già pronti. Saluto la cameriera bionda dal sorriso scintillante – magari è la volta buona che imparo il suo nome – e saluto qualche cliente, mentre mi dirigo al posto riservato allo sfigato di turno – l’ha detto Karl la terza sera quando ha scoperto il perché delle mie visite; ha anche detto che Nicole non l’aveva mai vista fino a quella sera. Mi rivolge un cenno del capo mentre mi siedo, intento a pulire i bicchieri e a servire qualcuno, e inizio già a perlustrare il locale con lo sguardo, sapendo già di star sprecando tempo inutilmente.
«Come va, piccolo sfigato?» la voce tonante di Karl mi distrae dalla mia occupazione e sposto lo sguardo su di lui – calvo, grosso, occhi chiari -, una smorfia in viso.
«Parli così a tutti i tuoi clienti, Karl? Mi sorprende che tu non abbia ancora chiuso, allora.» ribatto divertito, alzando la bottiglia verso di lui a mo’ di brindisi.
«Parlo così solo con te. E sono sicuro che difficilmente ti perderò come cliente, tutto grazie a quella Nicole. Dovrei offrirle da bere la prossima volta che viene, se mi fa guadagnare in entrate.»
Continuo a bere, addentando il cornetto perché assorba subito l’alcol, rivolgendo poi uno sguardo scettico al barista sorridente «Forse sarà l’ultima volta questa, è tempo perso.»
«Credo tu te lo sia ripromesso dalla seconda volta in poi, Adam, eppure sei ancora qui.» ammicca e io sbuffo irritato, perché ha fatto centro.
E mentre Karl si dilegua per servire gli altri clienti, continuo a mandare giù pezzi di cornetto e sorsi di birra – si può diventare alcolizzati per una ragazza?- riprendendo poi a guardarmi in giro, in cerca di una testa familiare, ma senza speranze. Il frastuono nel locale – il chiacchiericcio, la musica, i bicchieri sbattuti ai tavoli – mi riempie le orecchie e mi impedisce di avvertire il ritorno del barista, finché non mi schiocca le dita davanti agli occhi per attirare la mia attenzione.
«Se te la giochi bene, forse questa sera sarai molto fortunato.» seguo lo sguardo di Karl verso la porta, adocchiando una ragazza familiare avvicinarsi al bancone. Ne osservo la figura, vestita di pantaloncini, maglietta scollata e stivali col tacco; quando si avvicina e mi riconosce, sorridendomi sorpresa, noto anche del rossetto e un filo di trucco sugli occhi.
«Qualcosa non va, Adam?» si siede al mio fianco, guardandomi perplessa e solo allora mi rendo conto di avere una faccia da pesce lesso.
«Scusa.» mi riprendo «E’ che non ti ho mai vista nemmeno con la matita, al liceo, e ora sei tutta in tiro.» abbasso lo sguardo sulla scollatura per un attimo – indossava jeans e maglia al prom, diamine! – per poi tornare col naso nella bottiglia quasi mezza vuota.
«Avevo dei bisogni da soddisfare e ho pensato di venire qui a rimorchiare.»
Arriccio il naso alle sue parole, divertito: non è cambiata poi tanto, con la sua schiettezza e i suoi modi di fare. La osservo di sottecchi mentre ordina una birra e noto Karl farmi cenno verso di lei quando la serve – «Offre la casa, signorina.»: lo scacciò con un gesto stizzito della testa, mentre il nervosismo inizia a farsi sentire e mando giù un altro sorso.
«La mia offerta è ancora valida, sai?» le mormoro disinvolto «Non mi faccio certi problemi.» bevo un altro sorso prima di voltarmi verso di lei che mi imita, sorridendomi divertita.
«Sono sicurissima che non ti fai certi problemi, ma io sì.» beve anche lei un sorso, iniziando poi a guardarsi in giro discretamente e un leggero fastidio inizia a risalirmi su per la bocca dello stomaco, che cerco di contrastare con il sapore dolce del cornetto.
«E’ per questo che sei qui? Aspettavi me?» un pezzo del cornetto mi cade dalle mani, finendo dietro il bancone, mentre il sangue inizia a fluire velocemente in viso, che prende fuoco; Karl mal trattiene le risate ripulendo, guardando impietosito me e ammirato Nicole. Quest’ultima, nel frattempo, riporta la sua attenzione su di me, il sorriso divertito che sembra aver preso casa sulle sue labbra e lo sguardo malizioso – o forse è solo di scherno? – fisso sulla mia persona, niente affatto a disagio.
«C-cosa?» deglutisco, cercando di darmi un contegno, mandando giù un altro sorso di birra per rilassarmi «Non essere così egocentrica, Nicole.» le rispondo un po’ brusco, imbarazzato per essere stato subito scoperto «Anch’io avevo dei bisogni da soddisfare e sono venuto anch’io qui a rimorchiare.»
Ride lievemente del mio imbarazzo e del mio broncio, aumentando di poco il tono al per cinque sere consecutive sussurrato di Karl che si allontana per servire altri clienti, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia. Porto di nuovo la bottiglia alle labbra, imitato dalla ragazza, e dimezzo ulteriormente il contenuto.
«Non mi vorrai dire che ti sei un po’ scottato, vero?» mi chiede dopo qualche momento in silenzio «Non c’è stato più il tempo, non vedo come possa essere successo.»
Arriccio il naso senza guardarla, abbozzando un sorriso sbilenco e spiluccando il cornetto «Vorrei ricordarti che abbiamo avuto tutto l’ultimo anno del liceo, ma non la definirei una scottatura quanto più un attrazione verso quel fuocherello.» mi rivolgo poi di nuovo a lei «Non essere così egocentrica, Nicole.» le ripeto con fare scherzoso, portandola a sollevare un angolo della bocca in quel sorriso amareggiato che mi aveva affascinato.
Restiamo immersi nel silenzio, interrotto ogni tanto dai sospiri di Karl quando si avvicina a noi a controllare la situazione – ma che vecchia zitella che è! – mentre la mia birra finisce e svolge il suo compito di rilassarmi i nervi; Nicole guarda fisso davanti a sé giocherellando con il collo della sua bottiglia, pensierosa, e noto qualche ragazzo puntarla con un sorrisino, che di innocente ha ben poco, passandola ai raggi X.
Passa solo un altro minuto – l’orologio dietro il bancone è l’oggetto più affascinante che avessi mai osservato, in momenti come questi – che la ragazza scende dallo sgabello, lasciando la birra ancora mezza vuota e sistemandosi.
«Già te ne vai?» le chiedo perplesso «Non sei ancora andata in perlustrazione, la mia presenza ha calato il tuo desiderio?»
Mi sorride divertita – ancora -, uno sguardo che la sa lunga – si è messa d’accordo con Karl? – ed evita la cameriera bionda con il vassoio per un soffio «Ho già trovato chi può soddisfare i miei bisogni.» si ferma di fronte a me, il capo inclinato, e mi domando se non abbia avuto una silenziosa conversazione fatta di sguardi ammiccanti con qualcuno dei ragazzi che la squadravano, quando poi riprende a parlare «Andiamo? Non vorrai di certo lasciarmi insoddisfatta, no?»
E’ un momento molto lungo quello in cui elaboro le sue parole, intontito. L’attimo dopo ho già pagato un Karl ridente e indossato al volo la giacca, assicurandomi di avere le chiavi di casa in tasca mentre con la mano libera afferro quella di Nicole, estasiato.
E, per un attimo, la sua risata fragorosa è tutto quello mi serve mentre usciamo dal locale e l’aria fredda ci sferza in viso e colpisce le mani intrecciate.
Ti aspettavo da una vita.



 
N/A (Ares)
Secondo capitolo di questo schifo - tanto AmmoreH <3.
Ringrazio chi ha preferito e seguito questa storiella, mi fa piacere sapere che vi abbia colpito - anche solo per volervi fare qualche risata a mie spese.
Saranno 6 capitoli in tutto, l'ultimo ancora da scrivere - ma non ve ne importa niente, lo so. Dal prossimo capitolo ci saranno dei flashback, così che possa essere più chiaro il rapporto tra Adam e Nicole.
Alla prossima settimana.
Ares <3

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Capitolo 3
*** You'd be sexy ***


You’d be sexy
 
Sei anni e cinque mesi prima
Al suono della campanella raccolgo tutte le mie cose e le infilo nella tracolla, saltando su per scappare via da quell’aula insieme a Matt, che mi guarda ora sfinito.
«Amico, non ce la faccio più. Uccidimi.» mi sussurra per non attirare l’attenzione del professore, intento a scarabocchiare su alcuni fogli. Gli do una spallata per svegliarlo, facendolo finire contro alcuni armadietti e richiamando gli sguardi curiosi di molti studenti.
«Mi hai chiesto la pace eterna, ci ho provato.» rispondo al suo sguardo perplesso con un alzata di spalle e un sorriso sornione, mentre prende a massaggiarsi il fianco «Almeno ora si pranza, hai evitato il collasso.» aggiungo
Svoltiamo un corridoio tra qualche spintone, travolgendo alcuni primini troppo piccoli per essere notati nella foga, ritrovandomi poi contro un armadietto di fianco a due ragazze, giunto a destinazione. Saluto Matt, che prosegue la sua ricerca, e rivolgo poi l’attenzione alle due ragazze, soffermandomi sulla figura sconosciuta che mi osserva con un’espressione tra la rabbia e il disgusto, rivolgendole un sorriso storto. Saluta la ragazza di fronte a sé prima di andarsene, dandomi le spalle, e ne approfitto per far scivolare lo sguardo sul suo fondoschiena fino a che non svolta l’angolo da cui arrivo.
«E’ impegnata?» chiedo alla ragazza con la testa nell’armadietto, imitandola ed aprendo il mio per recuperare il sacchetto del pranzo e posare i libri.
«Anche se fosse libera, cosa che non è, non vi vedo affatto insieme.» mi sento rispondere prima che il tonfo metallico dello sportello chiuso sovrasti la sua voce, soffiando l’odore dolce del suo shampoo fino al mio naso. La imito anche questa volta, voltandomi poi verso di lei e sogghignandole mentre mi avvicino poco e mi poggio al suo armadietto con un braccio.
«Gelosa?» le sussurro a voce bassa, osservandola aprirsi in un sorriso malizioso e avvicinarsi di rimando, ormai ad un palmo dal mio naso.
«Lesbica.» mi chiarisce, allontanandosi senza fretta e iniziando a camminare verso la sala mensa, evitando l’ammasso di studenti formatosi tra i corridoi.
Le donne non dovrebbero mai dare le spalle ai ragazzi penso mentre lo sguardo mi cade oltre i suoi fianchi per un attimo, prima di seguirla e affiancarla alla fine del corridoio con passo lento.
«Le chiedi se mi fa guardare quando sta con la sua ragazza?» le chiedo divertito e per niente dispiaciuto dalla scoperta, ottenendo uno sguardo disinteressato come risposta.
«Se dovessi mai chiederglielo lo farei per me, non certo per te.» mi assicura tra il serio e lo scherzoso – e so che lo farebbe, ne ha le palle e la spigliatezza – mentre raggiungiamo le porte della mensa e le superiamo, lasciandoci invadere dagli odori e dal chiacchiericcio già insistente mentre cerchiamo un tavolo libero.
«Dobbiamo tenere il posto a Matt e Rachel?» chiede con lo sguardo che vaga tra i tavoli, adocchiandone uno libero e camminando spedita in quella direzione senza attendere risposta. La seguo con gli occhi fissi sui suoi capelli – rischio la caduta se abbasso lo sguardo – pensando che, se i nostri due amici non fossero mai usciti insieme, a quest’ora ci avrei già provato col suo sedere piuttosto che diventarci amico, vicini di armadietto o meno. Appena giungiamo al tavolo si lascia cadere sfinita sulla sedia e la seguo a ruota, cercando con lo sguardo due figure familiari nella fila già formatasi che scorre però veloce, scoprendoli a metà. Alzo un braccio per richiamare la loro attenzione, interrompendo un bacio non adatto al luogo dove si trovano e salutando poi Rachel con la mano. Torno a concentrarmi su Nicole, che ha già cacciato fuori il suo pranzo e inizia a legarsi i capelli per non sporcarli – lo fa sempre: la osservo mentre li solleva, lasciando scoperto il collo, e mi perdo nelle sue linee morbide, soffermandomi sui nei e sulle clavicole più del necessario, fino a giungere all’attaccatura dietro l’orecchio; la mancanza di movimento nella sua persona mi porta a notare uno sguardo perplesso diretto a me, un sopracciglio inarcato in una muta domanda.
«Con i capelli corti saresti sexy.» mi ritrovo a dirle sincero con un sorriso sbilenco, osservandola mentre piano appoggia le braccia sul tavolo e mi guarda preoccupata – so che non è così. L’attimo dopo, infatti, mi ritrovo ad afferrare la mela del suo pranzo diretta alla mia fronte, portandola immediatamente alla bocca per strapparle un morso e masticando con un sorriso divertito, mentre osservo lo sguardo inespressivo della ragazza di fronte  a me che le esalta le occhiaie scure – quando è felice non si notano – e la fa sembrare una bambola inanimata – un ‘io sono sempre sexy’ masticato pigramente tra i denti-, e per un attimo capisco anche perché nessuna cheerleader la prende mai di mira – la ragazza sa come spaventare la gente.
Un paio di vassoi spinti sul tavolo ci distraggono – e Nicole torna la ragazza sorridente di sempre – e salutiamo la coppia appena arrivata, prendendoli in giro in un tacito accordo e ridendo dei loro bronci, mentre osservo Nicole di tanto in tanto in quei particolari che non avevo mai notato.
Due settimane dopo avrebbe sfoggiato un nuovo taglio.

 
Presente
Le osservo la spalla nuda, ricalcando con le dita le sue forme e i suoi nei fino al collo, provocandole una lieve risata dovuta al solletico, e giocherellando poi con le ciocche scure che le ricadono sul viso.
«Tagliasti i capelli perché ti dissi che eri sexy?» le chiedo curioso, rievocando un ricordo lontano. La vedo arricciare il naso e sorrido di quel gesto che sembra fare spesso, seguendola con lo sguardo mentre si volta dall’altra parte, dandomi le spalle – e forte è la tentazione di sollevare le coperte e abbassare lo sguardo, i rimasugli di un’abitudine da adolescente.
«Considerai solo un’opinione maschile.» mugugna in risposta, assonnata. Mi avvicino a lei, avvolgendole la vita con un braccio per tirarmela contro, baciandole l’incavo del collo delicatamente.
«Hai fatto bene.» le sussurro divertito all’orecchio «Ti sarei saltato addosso la prima volta che ti vidi così.» confesso senza problemi. Si volta tra le mie braccia per trovarsi di fronte a me, un’espressione divertita in viso.
«Eri un adolescente, bastava essere una ragazza per creare fantasie nei vostri cervelli.» mi avvolge le braccia attorno al collo, aderendo col suo corpo al mio e sfiorandomi il naso di tanto in tanto.
«Ma tu eri sexy comunque.» rispondo convinto, lasciandomi poi baciare ed accarezzare, ritrovandomi schiacciato contro il materasso dalle sue forme mentre la sento aprire il comodino dal mio lato e scavare alla ricerca di una bustina, ridendo.
Con i capelli corti sta davvero bene



 
N/A (Ares)
Avrei dovuto pubblicare ieri, I know, ma ho il ciclo ed ero piegata in due dal dolore. Sono più che giustificata. E qual è il modo migliore di farlo passare se non provocarne a voi con questo capitolo? Lo so, I'm bad. Ma tanto so che a nessuno interessa e se a qualcuno interessa di certo non legge le note u.u
In questo capitolo iniziano i flashback e tanto mi è piaciuto scriverli, quindi spero piacciano anche a voi. Se volete che smetta potete dirmelo, avreste tutta la mia comprensione e il mio appoggio. Quindi, alla prossima u.u
Ares <3

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Capitolo 4
*** See you around ***


See you around
 
Sei anni e due mesi prima
Assaporo il silenzio del cortile ad occhi chiusi, rilassando i muscoli delle braccia sullo schienale della panchina non appena una ventata d'aria calda viene alitata pigramente. Mi lascio cullare dal frusciare delle foglie degli alberi e dei cespugli, nessun pensiero in testa, distratto poi dal rumore dell'erba calpestata: socchiudo gli occhi annoiato, adocchiando la figura familiare di Nicole per la prima volta in tutta la giornata e soffermandomi sul solco tra i seni, compressi in una camicetta azzurro pallido, creato dalla tracolla. Resto a fissarle il petto anche una volta che mi si è parata di fronte a braccia conserte – l’ha  fatto di proposito o pensa davvero che lo colleghi ad un gesto offeso? -, sorpreso e incuriosito da un capo che non le ho mai visto addosso.
«Guarda che i miei occhi sono più su.»
«Lo so, ma a me interessa quello che hai più giù.»
La sento sbuffare, sicuro che abbia anche roteato gli occhi al cielo, mentre prende posto accanto a me uscendo dalla mia visuale, un uomini sussurrato con malcelato divertimento; mi volto a fissarla con un accenno di sorriso, osservandola mentre cerca di sistemarsi i capelli dietro al collo, dimentica per un attimo del suo nuovo taglio.
«Non pensavo avessi delle camicie, nell'armadio. Credevo non ne conoscessi nemmeno l'esistenza, a dire il vero.» scherzo, allungando una mano per tirarle i ciuffi scuri, non ancora abituato nonostante siano passati tre mesi.
«Ne ho alcune e nessuna mi sta bene.» arriccia il naso irritata «Così sembro una prostituta d'alto borgo,» afferma indicandosi una scollatura che non credevo potesse mai mettere in mostra, o anche solo avere «mentre così sembro una suora idiota.» continua allacciandosi l'unico bottone ancora appeso, prima di slacciarlo nuovamente con una smorfia disgustata in viso e mentalmente concordo con lei.
«E perché non hai optato per il look 'santa subito'
Si volta a guardarmi, un sorriso furbo in viso, ruotando anche il busto nella mia direzione.
«Non ti senti improvvisamente disposto ad aiutarmi con qualcosa se, distrattamente, dovessi pormi così?» la sua voce si addolcisce pian piano che parla, mentre si china verso di me e avvicina le braccia al seno, mettendo in mostra il décolleté, una mano a sistemarsi i capelli dietro l'orecchio mordendosi il labbro inferiore con sguardo languido; mi ritrovo seduto composto, lo sguardo fisso sulle forme del seno che scompare oltre il tessuto della camicetta.
«Aiutarti? Hai bisogno di qualcosa? Qualsiasi cosa?» affanno mentre cerco di riprendermi; l'attimo dopo la risata di Nicole mi riporta alla realtà bruscamente e, per nulla offeso ma sinceramente ammirato, torno con le braccia sullo schienale, un sorriso divertito sulle labbra.
«Mi mancheranno questi flirt amichevoli.» le confesso dispiaciuto, prendendo ad osservare le nuvole rarefatte sopra di noi.
«Mancheranno anche a me. Sei l'unico che non li prende come un invito a rivoltarmi con un calzino. Non chiedere.» aggiunge quando apro la bocca, confuso e perplesso.
Con la coda dell'occhio la osservo incrociare le gambe sulla panchina e sollevare poi lo sguardo verso la distesa azzurra che è il cielo, imitandomi.
«Quindi parte davvero?» mi chiede dopo qualche attimo di silenzio; mi limito ad annuire, certo che mi stia osservando anche lei di sottecchi.
«Poteva anche parlarne con Rachel, invece di infilare la lingua in bocca alla prima che gli è capitata.»
«È stato un vero idiota, lo sa anche se non lo vuole ammettere. Ma in quel momento lo voleva, non è stata la partenza imminente a farglielo fare.» spiego pacato «Gli dispiace solo non aver avuto il coraggio di parlare prima con Rachel di cosa provava, o meglio non provava più.»
La osservo annuire nuovamente prima di tornare a concentrarmi sui ciuffi bianchi sopra le nostre teste, chiudendoci in un silenzio che non ci ha mai messo a disagio, i minuti che passano senza che l'uno si stanchi della compagnia muta dell'altra. Le nuvole si sono spostate lontane – è relativo, noi siamo quaggiù e loro sono lassù – quando la vibrazione di un telefono fa sobbalzare Nicole sulla panchina; passa solo un attimo prima che la sua voce riempia di nuovo le mie orecchie: «Il mio passaggio è arrivato.»
Tiro gli angoli della bocca all'insù mentre mi volto a guardarla, il naso arricciato mentre osserva il display, dispiaciuta di doversene andare come lo sono io. Si rialza dalla panchina, spazzolandosi poi il didietro in un gesto automatico – e nemmeno una proposta sconcia esce fuori dalle mie labbra, anzi: «Mi concederesti un bacio prima di andare?»
Si volta accigliata, un'espressione incredula in viso e osservo la ruga che le si forma tra le sopracciglia, trattenendo una risata.
«Non credi di essere troppo drammatico?» esala ancora sconcertata, voltandosi completamente verso di me mentre ritiro le braccia dallo schienale per poggiarle sulle gambe.
«Dobbiamo supportare i nostri amici che non si vogliono vedere e quest'anno è praticamente finito, l'ultimo per noi, poi ci divideremo. Non mi sembra di essere drammatico.» affermo sollevando un angolo della bocca in un sorriso pigro, osservando la ragazza di fronte a me sbuffare una risata, divertita, già conscia che mi avrebbe assecondato.
«No, sei solo un approfittatore, è diverso.»
«Colgo solo le occasioni, è diverso.»
Nicole si avvicina decisa di un passo chinandosi poi su di me e non mi interessa il décolleté messo in svendita sotto il mio naso; mi interessano solo le sue mani sulle mie spalle, i suoi occhi luminosi prima di chiudersi e le sue labbra sorridenti ad un soffio dalle mie. Mi bacia delicatamente, l'odore dolce del suo shampoo che mi invade le narici e le osservo le ciglia tremolanti prima di chiudere anch'io le palpebre e godermi il momento, posando le mani sulle sue braccia per trattenerla ancora un po', inutilmente: l'attimo dopo si è già allontanata, un ci vediamo in giro, Adam sussurrato dolcemente – e così mi rende più difficile lasciare la presa sulle sue braccia – rimettendosi poi in piedi; raccoglie la sua tracolla, sorridendomi serena e salutandomi con la mano prima di allontanarsi senza guardarsi indietro.
Ci vediamo in giro, Nicole.
 

Presente
Alcuni scricchiolii mi invadono le orecchie, costringendomi a riprendere coscienza, e un'imprecazione pronunciata con voce femminile mi mantiene in allerta: mi volto svogliato cercando di tenere gli occhi aperti, che però si spalancano quando, abituatisi al buio, scorgo la figura di Nicole coperta solo dalla maglietta che indossavo quella sera, che si sbraccia per non sbattere contro un altro mobile. Quando solleva lo sguardo dal pavimento incontra il mio divertito e allora si ferma, imbronciandosi.
«Non volevo svegliarti, scusami. E scusami anche per la maglia, ma la natura chiamava e tu sei sdraiato sulla mia.» mi informa concitata «Fortuna che infili i boxer dopo il sesso.» aggiunge poi più calma mentre si avvicina al letto per infilarvisi. Si poggia con la schiena al muro osservandomi concentrata mentre sfilo la sua maglia da sotto il mio corpo per posarla ai piedi del letto; non stacca gli occhi da me neanche quando torno con la testa sul cuscino e ne approfitto per imprimere nella memoria i suoi capelli sfatti, la faccia pulita dal trucco e le spalle lasciate leggermente scoperte dalla maglietta.
«Sei sexy.» decreto. Inarca un sopracciglio divertita, schioccando la lingua al palato e sorridendo poi a mezza bocca.
«Lo pensa anche il tuo coinquilino. È rientrato mentre uscivo dal bagno e mi ha invitato in camera sua dopo una bella radiografia completa.»
Una fitta di fastidio mi colpisce lo stomaco mentre distolgo lo sguardo e un porco esce irritato dalle mie labbra. «Ma non posso dargli torto.» ammetto controvoglia.
La sento ridere piano e avverto subito dopo la sua mano sfiorare la mia «Ma io sono qui per te, però.» mormora tra il dolce e il divertito, ritirando poi la mano l'attimo dopo; la fermo prima che possa allontanarsi, sorridendo al vuoto, e un'idea mi balena in mente: leggo l'orario sulla sveglia – le quattro e trentadue del mattino – e mi rivolgo poi a Nicole, che guarda interessata le nostre dita intrecciate.
«Oggi lavori?»
«Ho il giorno libero, perché?» risponde ancora persa nella sua contemplazione; le stringo la mano perché possa accertarsi della realtà dei fatti, intenerito.
«Perché è anche il mio giorno libero e ti propongo di passare la giornata qui con me, tanto Will non ci sarà.» continuo convinto. Nicole solleva lo sguardo sorpresa e confusa, il primo sorriso timido che le vedo addosso da sempre, e rafforza la presa prima di tornare la ragazza spavalda di sempre.
«Cosa pensi di fare, eh? Maiale.»
«Starcene a letto tutto il giorno cullandoci nel dolce far nulla, proprio come i maialini.»
Mi esamina con espressione indifferente prima di sfilare poi la mano dalla mia «Credo si possa fare.» accetta con finta aria altezzosa, coricandosi poi sotto le coperte lontano da me per riprendere a dormire: le avvolgo un braccio intorno alla vita spingendomela contro, per nulla intenzionato a starle lontano quando è così vicina – ed è stato un pensiero fisso per mesi interi, tempo prima; si gira tra le mie braccia e la scopro sorridere serena quando mi chino a baciarla delicatamente, una mano a stringerle piano il braccio – e il ricordo del nostro primo bacio si fa largo prepotentemente nella mia testa.
«Dormi bene, Nicole.» le sussurro sulle labbra, stringendola piano, prima di chiudere gli occhi e sentirla accoccolarsi a me.
Io dormirò magnificamente.



 
N/A (Ares)
Altri due capitoli e mi leverà dalle palline u.u
Spero vi sia piaciuta quest'idea dei flashback, perché mi ha ispirata un botto, e ringrazio i fidati lettori che seguono in silenzio (ma non vi mordo se parlate eh lol).
Peace&Love
Ares <3

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Capitolo 5
*** Let's go back to the start ***


Let’s go back to the start
 
Sei anni e sei mesi prima
«Ti prego, dai. Mi piace tanto e vorrei che tu la conoscessi. Non sarai il terzo incomodo, ci sarà anche la sua amica, a cui vuole presentarmi. Credo ti piacerà, ne parla sempre bene. Ti prego.»
 
Cammino per le strade sbuffando, già scocciato di quel doppio appuntamento prima ancora che sia iniziato, maledicendo Matt. Scanso il ricordino di un cane, girando l'angolo e proseguendo ancora dritto, controllando poi il cellulare perché una chiamata improvvisa possa farmi tornare indietro – niente. Decido allora di rallentare il passo, stringendomi nella giacca quando un soffio di vento mi colpisce aggressivo, rendendomi conto che sono comunque vicino al luogo dell'appuntamento. Sapevo non si trattava di un doppio appuntamento, ma ero anche sicuro che Matt e la sua nuova ragazza – Romilda? Regan? Reene? Forse Rachele – avrebbero passato tutto il tempo a scambiarsi smancerie, lasciando il sottoscritto e una ragazza dal volto ancora sfocato a riempire di chiacchiere i vuoti imbarazzanti. Rallento ulteriormente il passo, quasi fino a fermarmi, ma ormai le porte della tavola calda si stagliano di fronte a me e, riluttante, entro lasciandomi accogliere dal calore e dai profumi della cucina mentre cerco lentamente un viso familiare, adocchiando una zazzera bionda agli ultimi tavoli. Sospiro affranto, avvicinandomi a quelli che già si preannunciavano schiocchi di baci e sussurri diabetici, notando un terzo cappotto sul divanetto.
«Matt.» lo chiamo una volta giunto al suo fianco, distraendolo dalla sua attività con le labbra della ragazza al suo fianco. Si volta spaesato fino ad incontrare il mio sguardo e si apre in un sorriso estasiato, alzandosi in piedi per le presentazioni.
«Adam! Ecco, Adam, lei è Rachel. Rachel, lui è il mio caro amico Adam.» una ragazza – ecco, Rachel! – dalla pelle scura e gli occhi neri mi porge la mano, che stringo sorridendo mentre un piacere esce dalle nostre labbra nello stesso momento. Prendo posto all'interno del divanetto, guardandomi intorno per cercare l'altra ragazza, senza risultati.
«Nicole è al bagno, non sarai solo.» mi precede Rachel, facendo ridere il ragazzo al suo fianco come un idiota – lo è, è cotto come una pera – quando il rumore di una porta sbattuta ci distrae. Osservo una ragazza uscire dalle toilette, i capelli lunghi e scuri e le forme ben pronunciate; inclino la testa quando, avvicinandosi, noto una certa familiarità nel suo volto, imitato dalla stessa ragazza – Nicole – che probabilmente sta pensando la stessa cosa.
«Quindi il tuo nome è Adam?» è una domanda retorica la sua, che pronuncia con voce squillante e decisa quando prende posto al mio fianco, e finalmente la riconosco: sorride divertita porgendomi la mano, che afferro prontamente.
«E il tuo è Nicole.» le sorrido di rimando, dando finalmente un nome vero e non un nomignolo al viso che vedo ogni mattina a scuola.
«Vi conoscete?»  ci voltiamo verso Rachel, che guarda entrambi stranita e noto il broncio di Matt, interrotto probabilmente in un gioco di bocche.
«Vicini di armadietto.» rispondiamo all'unisono e un lampo di comprensione passa nello sguardo della coppia, ma non faccio in tempo a fermarlo che Matt già apre bocca: «Ah! E' lei belle chiappe
Mi immobilizzo sul posto, le mani strette a pugno e lo sguardo fisso sul mio migliore amico, che mima un mi dispiace con le labbra rendendosi conto della sua – mia – gaffe. Spero di non guadagnarci uno schiaffo ben assestato quando noto il ghigno di Rachel, voltandomi poi verso la ragazza al mio fianco: sorride gioiosa come una bambina a cui è stato detto che Babbo Natale le ha portato il regalo che desiderava, lo sguardo brillante, e per un attimo mi chiedo se non avesse da sempre una cotta stratosfericamente inquietante per me. Ma è appunto solo un attimo e la ragazza distrugge le mie fantasie narcisiste: «Mi fa piacere che tu l'abbia notato! Lavoro molto perché possa sempre apparire al meglio visto che ai ragazzi piace un bel sedere e a me piacciono i ragazzi, quindi mi hai dato una bella notizia!»
Resto interdetto, non notando nemmeno la cameriera che serve un piatto di patatine fritte di fronte a Nicole, che lo sposta immediatamente al centro perché possano favorire tutti, e un'altra domanda che mi ronza in testa è se la mia vicina di armadietto non sia una pazza. Ma anche questo è solo un attimo e mi ritrovo con una patatina di fronte al naso, il sorriso divertito di Nicole sullo sfondo mentre aspetta che io accetti l'offerta di pace – mi sta già simpatica. Accetto con un sorriso, ignorando le risate della coppia di fronte a noi e prendendo a chiacchierare con la ragazza al mio fianco, così da lasciare i due piccioncini alle loro faccende, e Nicole sembra avere lo stesso pensiero mentre lancia un'occhiata eloquente in direzione della coppia: scopro che farà marketing, mentre mi perdo nei giochi di luce nei suoi occhi; che ha un gatto dal pelo rosso e giocherellone, mentre osservo i riflessi tra i suoi capelli; e che ha anche un fratello minore – se vale come animale da compagnia -, mentre noto il sorriso che non le lascia mai le labbra quando parla e la risata spontanea che riempie il locale ad ogni battuta messa a segno.
 
«Noi andiamo, a mamma serve aiuto con la cena.» la voce di Rachel ci distrae e ci riporta alla realtà, uno sguardo all'orologio del locale e noto che sono già le sei e il Sole è scomparso. Il tempo di un saluto veloce e la coppia è già uscita dalla porta, lasciando me e Nicole da soli, ma nessun imbarazzo tra di noi.
«Se devi andare anche tu posso accompagnarti a casa, non c'è problema.» le propongo, accorgendomi dello sguardo preoccupato che lancia all'orologio e ottenendo un sorriso di gratitudine in cambio.
 
«Meglio se non mi accompagni fino alla porta di casa.» si interrompe Nicole mentre chiacchiera. La osservo perplesso mentre continuiamo a passeggiare tra le strade, una risata mal trattenuta quando mi lancia un'occhiata e decide quindi di spiegarsi: «Mio padre potrebbe avere un infarto, se qualcuno lo informasse della compagnia maschile con cui mi ha visto tornare quando dovevo uscire solo con Rachel.»
Sbuffo fintamente offeso ma sinceramente divertito – avrei anch'io un infarto se fosse mia figlia a tornare a casa con un ragazzo appresso -, rivolgendole uno sguardo accusatore.
«Guarda che sarei un ottimo fidanzato per qualsiasi ragazza e tutti i genitori mi invidierebbero come genero.» affermo solenne, trattenendo una risata al suo sguardo scettico.
«Non riusciresti a resistere. Tutto questo è troppo per te, semplicemente non sei fatto per sopportarlo.» mi invita con le mani ad osservarla interamente con espressione sufficiente in viso – non riesce a reprimere un sorriso, però – e il mio sguardo vaga concitato tra le sue curve ben visibile anche da sotto il cappotto, sogghignandole.
«Già, forse troppa carne.» la prendo in giro sul punto debole di ogni ragazza e la conosco da solo due ore ma so già che non si offenderà affatto – non ne ha nemmeno motivo. Mi si para davanti e si apre infatti in un sorriso divertito, avvicinandosi piano con sguardo malizioso fino ad arrivarmi ad un palmo dal naso, sussurrando piano.
«Non mi sembra che la mia carne ti dispiaccia, però.» ammicca prima di allontanarsi, ancheggiando di proposito e non attendendo che la affianchi. Resto imbambolato a fissarle il sedere per qualche attimo, riprendendomi solo quando si fa troppo lontano per rimanere ad osservarlo ancora e allora filo spedito fino a raggiungere la ragazza, che sorride soddisfatta.
«Vado pazzo per le curve.» le concedo, ammirato, un angolo della bocca sollevato. Si volta verso di me facendomi l'occhiolino e so che non ci sta davvero provando, ma per un attimo l'ho sperato: si sta così bene con lei.
E' la ragazza perfetta per me.

 
Presente
Il tintinnio dei cucchiai contro le tazze riempie la stanza, libera dalle chiacchiere e illuminata dal Sole delle dieci. Osservo ogni tanto Nicole, che sembra una bambina mentre raccoglie sul cucchiaio i suoi cereali e se li porta alla bocca, cercando di non sbrodolarsi sulla mia maglietta; quando intercetta il mio sguardo ha le guance piene e lo sguardo colpevole e l'attimo dopo manda tutto faticosamente giù per la gola.
«Sono al cioccolato e ora il mio latte sa di cioccolato.» si giustifica con tono infantile, portandosi la tazza alle labbra per bere mentre trattengo una risata; mando giù un'altra cucchiaiata anch'io, la tazza ancora mezza piena e lo sguardo fisso in essa, prima di aprire bocca: «Sai, voglio proprio bruciarmi.» azzardo, la gola secca nonostante il latte appena bevuto «Dico bruciarmi perché credo di essermi già scottato anni fa.» continuo, lanciando un'occhiata alla mia interlocutrice che all'apparenza sembra non capire mentre continua a bere dalla sua tazza, tranquilla, ma lo sguardo vigile e la presa rafforzata sulla tazza la smascherano da subito «Solo che non credevo fosse il caso provarci.» termino nervoso.
Finisce l'ultimo sorso, l'espressione spaesata scomparsa e resta in silenzio per un minuto.
«Il caso? In che senso?»
«Nel senso che c'erano anche Rachel e Matt, e se ci fosse stata una rottura tra qualcuno sarebbe stato un problema per tutti e avrei perso i nostri flirt amichevoli.» e te, ma questo lo ometto e sollevo un angolo della bocca cercando di non distogliere lo sguardo da quello di Nicole, che nel frattempo ha posato la sua tazza nel lavello e ora mi guarda appoggiata al mobile con le gambe incrociate. Schiocca la lingua al palato e sfiora poi i canini, come un predatore quando adocchia la sua preda.
«Sai,» comincia con un sorriso ambiguo «i miei non erano affatto flirt amichevoli. Eri e sei attraente, divertente e mi piacevi. Mi piaci ancora.» strabuzzo gli occhi alle sue parole, deglutendo «Ci provavo davvero con te e se lo capivi era tutto di guadagnato, altrimenti andavo oltre e continuavo a punzecchiarti.» aggiunge stringendosi nelle spalle, allontanandosi poi dal lavello per dirigersi nella mia camera e per una volta il sorriso divertito che mi rivolge non mi contagia.
«E perché mai non me l'hai detto prima?! Hai idea di quante volte ti sarei saltato volentieri addosso?!» le urlo dietro con tono isterico, facendola ridere. Si ferma sulla soglia della porta e si volta, appoggiandosi con un braccio contro lo stipite e portando la maglietta a sollevarsi, lasciando intravedere il pizzo nero degli slip mentre sorride maliziosa, lo sguardo illuminato – e in questo momento potrei perdonarle tutto.
«Non mi sembra ci sia qualcosa o qualcuno ad impedirtelo, ora. Che ne dici di bruciare insieme?» propone con una nota di speranza nella voce e il cucchiaio che tenevo stretto dall'inizio della conversazione tintinna rumorosamente contro la tazza, una volta lasciato cadere, mentre mi alzo velocemente dalla sedia: l'attimo dopo sollevo una ridente Nicole da terra e la trascino con me sul materasso, sorridendole contro le labbra e prendendo a baciarla come se fosse la principale ragione della mia esistenza.
Avevamo anni da recuperare.



 
N/A (Ares)
Un altro capitolo e mi avrete fuori dai piedi u.u Che per di più devo ancora finirlo, ho tutto in mente ma non riesco a scriverlo, quindi magari per quello si aspetterà più di una settimana :v Ma mi impegnerò e.e
Ringrazio come sempre chi segue/preferisce/recensisce (grazie _Cam, te posso ringraziarti singolarmente u.u) e spero tanto che anche questo capitolo vi piaccia.
Peace&Love
Ares <3

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Capitolo 6
*** At last ***


At last
 
Sei sere prima
Le grida di giubileo riempiono il locale quando i San Diego Charges segnano il touchdown che li porta definitivamente in vantaggio contro i Chicago Bears: mando giù un sorso della mia birra con dispiacere, contando le ore, se non i giorni, che mi ci vorranno per rimettere in ordine l’appartamento, dopo aver perso questa scommessa tra coinquilini – perché i Chicago Bears avrebbero perso, è ovvio.
Osservo il grosso barista che indugia sulla porta del locale con sguardo compiaciuto: in serate come queste, difficilmente riesce a stare chiusa per cinque minuti buoni e maggiori saranno le sue entrate. Seguo il suo sguardo, scrutando la strada che si estende fuori dalla vetrata e in lontananza adocchio la stradina nascosta che porta all’appartamento che condivido con Will, occhieggiandola come se potesse prendere fuoco. Il frastuono mi riporta alla realtà e torno a guardare il piccolo schermo dietro al bancone – un punto mancato per i San Diego – e mi rallegro un po’.
La porta tintinna di nuovo e delle concitate voci femminili richiamano la mia attenzione, facendomi voltare nuovamente verso l'entrata: un gruppo eterogeneo di giovani donne attraversa il locale tra la folla di tifosi, cercando di non scontrarsi contro i gorilla vestiti a tema. Vago con lo sguardo sui loro visi e sui loro corpi, pronto a lanciarmi per consolarmi dalla sconfitta, ma quando lo sguardo passa su una ragazza dalle pelle scura e gli occhi neri, un sorriso scintillante sulle labbra, mi fermo con una strana sensazione di familiarità. Sposto lo sguardo sulla ragazza che le sta di fianco, un po' più bassa, pallida e dai corti capelli scuri, un sorriso canzonatorio ad incorniciarle il viso, e quando ella solleva lo sguardo per incrociare il mio il cuore fa una capriola, riconoscendola.
Osservo la ragazza rallentare il passo, mentre si avvicinano al bancone per dirigersi ai tavoli, e tiene gli occhi fissi nei miei con espressione concentrata; l'attimo dopo le sue labbra si schiudono a formare una piccola 'o' e il suo viso si distende, esprimendo sorpresa. La ragazza dalla pelle scura al suo fianco – Rachel – si ferma con lei e segue il suo sguardo fino a me, osservandomi come l'amica aveva fatto poco prima ed imitandola in tutti i gesti; la mia attenzione è poi catturata dal sorriso sorpreso e deliziato di Nicole, che si avvicina a passo deciso verso di me, che sorrido contagiato, e in un attimo mi ritrovo il corpo della ragazza premuto contro il mio in un abbraccio stretto mentre il mio naso affonda tra i suoi capelli, ispirandone il dolce profumo, ricambiando immediatamente la stretta. Quando si allontana mi schiocca un bacio sulla guancia e ne resto spiazzato – mai l'aveva fatto -, osservandola poi vestire il suo solito sorriso malandrino. Rachel ci raggiunge e mi abbraccia delicatamente e velocemente, neanche il tempo di ricambiare che già affianca Nicole.
«Adam! Che bella sorpresa! Ti sei trasferito anche tu qui?» la voce squillante e decisa di Nicole mi porta indietro nel tempo, quando si passava le giornate a rimorchiare e i pomeriggi in giro per le strade invece che a studiare; al suo fianco, Rachel la punzecchia divertita: «Non iniziare ad asfissiarlo di domande, non gli hai nemmeno dato il tempo di metabolizzare chi sei!»
«Sa benissimo chi sono, non potrebbe mai dimenticarsi di me, il suo unico vero amore! Giusto?» mi strizza l'occhio in un segno di intesa, elettrizzata più di quanto ricordassi – ma sono passati anni, sarà cambiata nel frattempo.
Ricambio il sorriso, ancora troppo sorpreso da quell'incontro per riuscire a portare avanti un'intera conversazione «Come potrei dimenticare il mio ultimo bacio da liceale?» scherzo infine, osservandola scuotere la testa divertita; Rachel invece strabuzza gli occhi e quasi spalanca la bocca, spostando lo sguardo da me a Nicole come presa da un tic.
«Il tuo che? Cosa?!» gracida con voce leggermente stridula, attirando alcuni sguardi su di sé, tra cui quello scettico di Nicole.
«Guarda che le altre ti aspettano, non lasciarle sole.» la incita eloquente quest'ultima, indicando un tavolo poco lontano dove siede il gruppo di ragazze entrate con loro, che ci guardano incuriosite. Rachel sbuffa una risata e lancia a Nicole uno sguardo imbronciato prima di avviarsi dalle altre ragazze.
«Non glielo hai mai detto.» constato, per nulla sorpreso o offeso.
«Non ce n'era motivo.» replica con noncuranza, scrollando le spalle; si siede poi sullo sgabello al mio fianco, ordinando al barista un drink e mettendosi comoda, la giacca addosso e la borsa sulle gambe: la osservo curioso, soffermandomi sui lineamenti del viso più definiti e sulle curve ben delineate, faticando leggermente a sovrapporre l'immagine della ragazza adolescente che era stata un tempo a quella di questa giovane donna che è diventata. Noto però l'assenza di trucco e l'abbigliamento casual che l'hanno sempre caratterizzata, riconoscendo in lei la ragazza che mi aveva colpito e affascinato sin da giovane – più giovane.
«Non sei uscita con loro?» le chiedo confuso mentre le viene servito il drink, stranito che non avesse seguito Rachel. Si volta a guardarmi stralunata, come se avessi esposto un quesito ovvio.
«Non ci vediamo da anni, mi sembra il minimo passare del tempo insieme. Sempre se vuoi...»
«Certo che voglio!» mi affretto a dire, sperando poi di non essere sembrato patetico ma il sorriso divertito che mi rivolge distrugge le mie fantasie.
«Inoltre mi sentirei esclusa quando lo annuncerà, visto che a me l'ha detto stamattina e abbiamo subito festeggiato.» continua addolcendo il tono. Quando nota la mia fronte aggrottata mi fa cenno verso il tavolo delle ragazze: mi volto ad osservarle e l'occhio mi cade sulla mano sinistra di Rachel, dove sull'anulare spicca un anello di fidanzamento; anche le altre ragazze sembrano notarlo e d'improvviso le loro voci superano il tifo degli sportivi. Sorrido felice per lei, attirando la sua attenzione e sollevando la bottiglia nella sua direzione a mo' di brindisi, congratulandomi. E mentre le ragazze iniziano ad assillare Rachel di domande, torno con lo sguardo su Nicole, che osserva la scena con un sorriso sulle labbra.
«Non sei felice per lei?» le chiedo, alludendo al velo di malinconia che noto nel sorriso e nello sguardo; riporta la sua attenzione su di me, confusa.
«Certo che sono felice per lei! Se lo merita e Daniel è un bravo ragazzo, la ama e non le farebbe mai del male.» è sicura e decisa all’inizio, ma poi le si incrina la voce man mano che parla e, insicura, mira la sua concentrazione al bicchiere davanti a sé, giocherellando con l’ombrellino colorato. Corrugo la fronte, stranito e imbarazzato dalla visione di questa Nicole che, comunque, mi affascina sempre.
«Sicura che non le farebbe mai del male?» azzardo con voce bassa, muovendomi a disagio sullo sgabello. Nicole si volta a guardarmi, incerta, e apre la bocca più volte.
«Certo che lo sono.» e non c’è esitazione nella sua voce, solo una muta domanda che manda giù con un sorso del suo drink. La osservo giocherellare ancora con l’ombrellino, posando lo sguardo sulle gambe accavallate e sul piede che dondola. Mi volto infastidito quando un pensiero mi passa per la testa «Capisco…» mormoro non abbastanza piano e Nicole si volta, corrucciata.
«Capisci cosa?» mi chiede genuinamente curiosa, posando la guancia sulla mano.
«Questo Daniel ti piace ma lui ama Rachel e non le farebbe mai del male.» riassumo. Le lancio un’occhiata e la vedo osservami con occhi spalancati e un’espressione tra il disgusto e lo sconcerto in viso «Dio, no!» esclama con tono incredulo «E’ simpatico e tutto il resto, ma no, grazie! Non è il mio tipo!» continua indignata «Ma che ti salta in mente?!»
«Scusami!» balbetto incerto, dondolandomi sulla sedia «Sembravi triste per la notizia e credevo…»
«Sono stata mollata dopo quasi due anni di relazione, Adam. Posso permettermi di guardare male le coppie felici, ogni tanto, non significa certo che tradisco la mia migliore amica.» mi interrompe brusca, mandando giù un altro sorso.
Sposto lo sguardo da Nicole al suo drink più e più volte, la bocca socchiusa dalla sorpresa, e mi schiarisco la voce prima di prendere parola: «Se permetti, per me è un idiota.» affermo convinto «Sei bella, divertente e intelligente, non esiste alcuna giustificazione che possa scusare la sua idiozia.»
Sollevo lo sguardo in quello della ragazza al mio fianco, la tristezza ben visibile sul sorriso, stavolta «Puoi capirlo, sai? Neanche tu mi ami, avresti fatto lo stesso.» mormora con gli angoli della bocca sollevati in un sorriso amaro, prima di mandare giù un altro sorso che lascia il bicchiere a metà.
«Anch’io sono un idiota, però.» tento, strappandole una lieve risata.
«E io sono maledetta.» sospira, guardandomi divertita «Ad un certo punto, tutti i miei ex hanno realizzato di non provare altro che fraterno amore, per me. Il che rende quasi un incesto quello che abbiamo avuto, ma non sembrava pesargli durante il sesso.» ride amara.
Mando giù un altro sorso di birra, isolando le grida degli sportivi e soffermandomi sulle dita di Nicole che continuano a giocherellare con la decorazione, allontanando la sensazione di fastidio comparsa all’immagine della ragazza con altri uomini.
«Sono stato assunto in un laboratorio di analisi chimiche.» decido di cambiare discorso, così da distrarre Nicole dai suoi pensieri malinconici, guadagnandoci uno sguardo attento ed un sorriso felice «Voi che ci fate qui?»
«Il sogno di una vita!» esclama contenta e le sorrido contagiato «Io lavoro all’ufficio marketing di un’azienda e Rachel ne è uno degli avvocati.»
«Il sogno di una vita.» la riprendo canzonatorio «Vivete insieme?»
«Fino ad un anno fa sì, poi è andata a convivere con Daniel e ho dovuto cercare un’altra coinquilina.» manda giù un sorso prima di voltarsi velocemente verso di me «E’ in parte brasiliana: una stampellona tutta curve, ti piacerebbe!»
Rido del suo entusiasmo e mando giù un altro sorso «Non credo...» mi guarda confusa, le sopracciglia inarcate in una muta domanda.
«Non andavi pazzo per le curve?» chiede infatti.
Mi chino verso di lei, sorridendole sbilenco «Sono le tue curve che mi fanno impazzire.» le sussurro con voce bassa, ammiccando.
Ride divertita mentre mi allontano, la testa scattata all’indietro, richiamando l’attenzione di molti; quando si calma, sul viso spicca un sorriso nostalgico «Mi mancavano questi flirt amichevoli.» commenta dispiaciuta, inclinando la testa e perdendosi nei ricordi. Manda giù un altro sorso del suo drink, finendolo e ordinandone subito un altro, quando delle strilla femminili giungono fino a noi: ci voltiamo verso Rachel e le ragazze che la attorniano, i drink sul tavolino già a metà e le risa eccitate e brille mentre gesticolano all’impazzata.
«Vivi con Matt?» riporto la mia attenzione su Nicole, che gioca distrattamente con la cannuccia del suo bicchiere mentre osserva Rachel pensierosa.
«Con Will.» sorrido al suo cipiglio confuso «Matt è rimasto in Svezia con i suoi, ha trovato lavoro lì. A volte ci sentiamo tramite skype, ma una volta arrivato qui ho cercato una camera e ora abito con Will…» un boato interrompe la nostra chiacchierata e i tifosi intonano cori di vittoria: mi volto verso il televisore, accertandomi della disfatta dei Chicago ad opera dei San Diego e arriccio il labbro, sconfitto, prima di rivolgermi nuovamente a Nicole: «… col quale avevo scommesso contro i San Diego. Ora ho un intero appartamento da rimettere a nuovo.» le comunico sconsolato.
«Che animo patriottico!» mi schernisce, bevendo poi un altro sorso mentre prendo ad occhieggiare nuovamente la strada verso casa. Nicole segue il mio sguardo, confusa, e le sorrido quando riporta la sua attenzione su di me.
«Abiti da quella parte?» annuisco alle sue parole, finendo la mia birra e ordinandone un’altra.
«Il bar sotto casa era strapieno per via della partita.» spiego.
«Che coincidenza!» esclama stupita «Io abito dall’altra parte e siamo qui per lo stesso motivo.» e con un gesto svogliato indica una strada alle mie spalle, nascosta dal muro del locale.
«Era destino, dolcezza, altro che coincidenza.» le strizzo l’occhio, provocandole una lieve risata, e mi perdo nei suoi movimenti quando si passa una mano tra i capelli, spettinandoli.
Afferro la bottiglia servitami dal barista quando Rachel mi supera per avvicinarsi a Nicole, la felicità ben visibile sul suo viso e nei suoi movimenti e le altre ragazze ad aspettarla vicino la porta «Noi andiamo.» dice a Nicole, allegra, che inizia quindi a prepararsi «Oh, no! Tu resta con Adam, mi sentirei in colpa a separare due anime gemelle che si sono ritrovate.» si volta verso di me, un’espressione che vuole essere minacciosa mentre mi punta un dito contro «Assicurati che torni a casa senza nemmeno un capello fuori posto, okay?»
«Casa sua o casa mia?» scherzo dopo un sorso di birra.
«L’importante è che non abbia nemmeno un pelo fuori posto.» decreta Rachel «Quindi se ci date dentro poi devi pettinarla, Adam.» mi precede quando apro bocca, facendo scoppiare a ridere Nicole che quasi cade dallo sgabello, prima di allontanarsi con le altre e lasciandomi spaesato.
Quando la risata di Nicole si spegne, un pensiero inizia a farsi strada nella mia testa: «Sarai la damigella d’onore?» le chiedo incredulo; quando annuisce con espressione lugubre le scoppio a ridere in faccia mentre si butta sul suo drink, che dimezza in un solo sorso.
«Non è divertente.» mugugna con tono lamentoso, imbronciandosi; bevo un sorso di birra, le risa non del tutto represse, e tossisco quando una scossa più violenta manda di traverso il liquido giù per la gola, un ben ti sta proveniente da una Nicole ancora imbronciata.
«Scusa,» tossisco ancora «ma l’immagine di te in un vestito vaporoso e dal colore sgargiante è… è… wow
«Sarò fantastica comunque!» bercia aggressiva, colpendo il bancone con un pugno e lanciandomi uno sguardo minatorio, mentre il liquido del suo cocktail ondeggia nel bicchiere; trattengo altre risate mentre bevo ancora, indugiando per riprendermi completamente «Non ne dubito.» commento infine, il sorriso che non lascia le mie labbra «Faresti un figurone anche con un sacco della spazzatura addosso.»
Nicole sorride compiaciuta, annuendo alla mia affermazione e bevendo un altro sorso del suo drink.
«Quindi, secondo la tradizione, finirai con il testimone il giorno delle nozze.» azzardo scherzoso, ottenendo tutta la sua attenzione quando, con scatto fulmineo, volta la testa verso di me con espressione sconcertata.
«Ti prego, no!» guaisce disperata «E’ un completo idiota, e va bene che sono in astinenza e da sola non basta più, ma non sono così disperata!» finisce il suo secondo drink in un ultimo sorso e ordina subito una birra. Strabuzzo gli occhi alle sue parole, sbuffando una risata e accertandomi che nessuno l’avesse sentita, complice i festeggiamenti per la vittoria dei San Diego, voltandomi poi verso di lei, ammirato.
«Posso darti una mano io, se vuoi.» ammicco a voce bassa nella sua direzione, allargando le braccia in un invito; Nicole trattiene una risata, scuotendo piano la testa, divertita.
«Non è proprio una mano quello di cui ho bisogno, quanto il set completo.» sospira con finta espressione affranta, accettando di buon grado la bottiglia che le porge il barista.
«Posso darti anche quello, sono generoso.» scherzo dopo un sorso di birra e Nicole scoppia a ridere senza riuscire a trattenersi, la mano sulla bocca per non attirare troppo l’attenzione e coinvolgendo anche me nella sua risata, contagiato dall’alcol che ha iniziato a fare effetto.
«Allora, Adam,» inizia una volta calmatasi, con ancora qualche residuo di risa che le scrolla le spalle, mentre poggia la guancia contro la mano e mi guarda attenta, un sorriso sulle labbra «raccontami ciò che hai fatto in questi anni.»
 
Usciamo dal locale in preda alle risate, un leggero venticello che asciuga lentamente le lacrime agli occhi mentre tentiamo di contenerci.
«Ricordi quando il professor Hudson ci ha velatamente ordinato di separarci, al prom, durante il lento?» affanna Nicole con una mano sullo stomaco; una nuova scossa di risate mi scrolla violentemente le spalle, rendendomi difficile attraversare la strada con attenzione, mentre Nicole si aggrappa al mio braccio preda di un forte attacco di ilarità amplificato dall’alcol.
«Secondo me era geloso perché non era a casa accoccolato alla moglie come lo eravamo noi. » ammicco divertito, spintonandola piano.
«Un adulto costretto a tenere d’occhio un’orda di adolescenti durante il weekend, la moglie a casa… già, probabilmente non era molto felice.» annuisce alle sue stesse parole, una finta espressione comprensiva in viso prima di scoppiare nuovamente a ridere, la borsa che le sbatacchia contro il fianco.
«Fortuna che non era alla festa di Jasmine Coleman, allora, o avrebbe avuto molto da ridire sulle nostre prestazioni in pista.» sghignazzo, riportando alla mente le movenze di Nicole nella festa successiva al prom; la ragazza prende ad ondeggiare a ritmo di una musica immaginaria, afferrandomi le mani e incoraggiandomi a fare lo stesso, la risata non del tutto spenta ma ancora presente sulle sue labbra.
«Wow.» commento divertito «Hai bevuto due cocktail e quasi due birre, eppure sei solo brilla.»
«Il college aiuta a crescere.» afferma solenne senza smettere di sorridere, lasciandomi poi andare e continuando a muoversi a ritmo. Si volta poi di scatto, un’espressione speranzosa in viso: «Andiamo in discoteca?» propone con voce zuccherosa, sbattendo le ciglia e trattenendo un sorriso. Sbuffo una risata, allontanandola da un palo contro cui stava finendo.
«Discoteca? Perché mai?» le chiedo.
«Così ho una scusa per strusciarmi contro qualche bel fustacchione, magari ci scappa qualcosina.» mi strizza l’occhio, ridendo piano e io rido con lei.
«Sai,» inizio cercando di apparire indignato, ma l’allegria dell’alcol me lo impedisce «io sono qui e non costo venti dollari di entrata, drink esclusi, so ballare e non sono per niente un brutto ragazzo. Mi spezzi il cuore, donna.» scuoto la testa lanciandole un’occhiata risentita che le provoca solo un altro attacco di risa, che non si preoccupa di contenere.
«Oh, Adam…» cinguetta allegra «non ricordi? Non sei fatto per sopportarlo,» mi si para davanti e mi invita con le mani ad osservarla in un’imitazione del nostro primo vero incontro «non riusciresti a resistere.» conclude in una cantilena con uno schiocco di lingua, divertita.
Sollevo un angolo della bocca in un sorriso pigro, osservando la ragazza davanti a me che sembra lanciarmi uno sguardo di sfida nascosto sotto l’espressione divertita; muovo un passo verso di lei fino a fronteggiarla, chinandomi poco per trovarmi a faccia a faccia con lei mentre a sua volta solleva il viso, lo sguardo soddisfatto e un lieve sorriso ad incresparle le labbra, i respiri che si confondo.
«Mettimi alla prova.» sussurro a voce bassa sorridendo beffardo, l’aria allegra che ci aveva accompagnati sparita e un’atmosfera tesa a sostituirla. Nicole inclina la testa di lato, concentrata, e una ciocca di capelli le finisce davanti agli occhi, che prova a spostare con uno sbuffo infastidito.
L’attimo successivo avverto la sua bocca contro la mia, nessuna idea su chi si sia mosso per primo e nemmeno me ne interesso; muovo deciso le mie labbra sulle sue, la mente vuota da ogni pensiero e che riesce solo a registrarne solo la morbidezza. Le mani di Nicole mi sfiorano le spalle e la sento sollevarsi di poco, rafforzando la presa. A quel tocco porto le mie sui suoi fianchi e la tiro verso di me, pronto ad approfondire il bacio quando avverto la sua lingua bagnarmi il labbro: mi sorride contro la bocca quando ci provo, allontanandosi di poco e lasciandomi spaesato prima di tornare a baciarmi e il mio corpo risponde subito, la mente più lentamente. Gioca di nuovo con la lingua prima di separarsi definitivamente, senza lasciarmi il tempo di rispondere, e sorride divertita. Si volta, sfilando via dalla mia presa, e si allontana a passo lento per la strada.
«Dove… dove vai?» affanno con voce roca, ancora un po’ scosso.
Nicole non si ferma e continua a camminare «A casa tua.» risponde prima di voltarsi «Sono sicura riuscirai a sopportarmi, per stanotte.» ammicca con sguardo malizioso, continuando a camminare senza aspettare che la affianchi – un altro déjà-vu. Sbatto le palpebre più volte prima di realizzare l’accaduto: scoppio a ridere sinceramente felice, affrettandomi a raggiungere Nicole e passandole un braccio attorno le spalle, guidandola verso il mio appartamento; scuote la testa divertita, ridendo con me e spintonandomi amichevolmente.
Il resto è storia.



 
N/A (Ares)
Ecco la tanto attesa fine di questo strazio u.u Sono rammaricata di aver fatto aspettare voi lettori, ma davvero non riuscivo a mettere su word tutto questo, nonostante fosse nella mia testa. Probabilmente non volevo che finisse.
Che diabetica che sono.
Comunque, ecco qui. Il cerchio si chiude, no? Era iniziato con la mattina dopo e finisce con la sera prima. Nel mezzo... eh, nel mezzo c'era tanta bella roba, ma quella la lascio alla vostra immaginazione, così come gli avvenimenti del prom. Ooooh, ma come erano carini al prom, nella mia testa *-*
Ringrazio _Cam per aver recensito e i miei fidati seguiti/preferiti per aver letto silenziosamente, già che l'avete seguita/preferita significa che vi piaceva e stavo andando bene. (Giusto?)
Adam e Nicole mi mancheranno tanto, come ha detto _Cam: dove lo trovo uno che mi aspetta tutti i giorni a gratis senza avere la certezza di vedermi, eh?
Magari scriverò qualche altro aneddoto della loro storia - il ballo, quella notte -, ma non so se li pubblicherò mai. Non è completa così? Ma non si sa, queste cose bisogna chiedersele una volta scritto il tutto.
Mi sto rendendo conto che queste note sono più lunghe di certi capitoli che ho scritto e la cosa non va affatto bene, quindi passo e chiudo.
Peace&Love
Ares <3

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