Serendipity.

di kikka_67
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'uomo del destino. ***
Capitolo 2: *** Le stelle indisponenti. ***
Capitolo 3: *** In un altro mondo. ***
Capitolo 4: *** Un acuto osservatore. ***
Capitolo 5: *** La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. ***
Capitolo 6: *** Il 29 Febbraio. ***
Capitolo 7: *** Giu' il sipario. ***



Capitolo 1
*** L'uomo del destino. ***


Su uno sperone di roccia che domina le acque quiete di un  lago si erge imponente e solitario il castello di Donan. E’  avvolto da un’aura mistica e cupa, ma le sue mura custodiscono  il dolce  segreto dell’ineffabile amore tra Thomas e Aislinn. La storia inizia in un tempo lontano, in un luogo dove il cielo e l’acqua di  un piccolo lago si uniscono  all’orizzonte e dove,  verso l’ora dolce  del crepuscolo,  si possono  intravvedere  le ombre di  due amanti sfortunati il cui amore sopravvive al tempo   e alla morte. Tutti nel villaggio di Dornie conoscono  la storia,  che viene custodita e tramandata   da padre  in figlio da secoli.  La leggenda racconta del signore del castello di Donan  e della sua giovane moglie. A quel tempo per difendere i propri possedimenti si lottava in groppa ad un cavallo e con una spada in mano. Durante una violenta battaglia, scoppiò una terribile tempesta che distrusse quasi del tutto il castello in pietra e con esso anche la vita di Aislinn che restò imprigionata sotto le macerie. Thomas,  appresa la notizia della disgrazia, si lanciò in mezzo al furore del campo di battaglia  e scatenò il suo dolore e la sua ira  annientando  l’esercito nemico. Quando lo trovarono riverso sulla sua spada senza vita, in molti piangendo raccontarono di come il loro signore a gran voce avesse  sfidato e maledetto   la Signora della Morte,  che gli aveva portato via la sua sposa, invocando su di sé lo stesso destino e di come la Signora  lo avesse  esaudito  usando la  spada del re invasore.
 

Il  29 Febbraio di ogni anno bisestile si organizza una grande festa in loro onore,  in  quel giorno, da secoli, gli innamorati  usano   gettare  dei fiori sulle acque del lago mormorando una preghiera,  affinché   l’amore dei due giovani  raggiunga   il suo felice compimento. Purtroppo nei secoli tra la stirpe  di Thomas   e Aislinn,  non vi fu più nessuno in grado di incarnare il meraviglioso sentimento che fece innamorare i loro avi, ma si mantenne l’usanza di  tramandare,  con orgoglio,  i loro nomi e la  loro storia.  Un giorno, si narra, giungerà un giovane uomo,  che ambirà all’amore di  Aislinn, che otterrà solo dopo aver dimostrato di esserne degno.
Aislinn McRed  è una delle discendenti della Aislinn della leggenda, ha quasi trent’ anni, capelli rosso tiziano e occhi  nocciola, come tutti in paese è  cresciuta ascoltando le storie meravigliose di magia, folletti  e tesori nascosti.  I suoi genitori volevano darle l’opportunità di conoscere il mondo e quindi l’avevano obbligata a lasciare il paesello natio e seppur con rammarico aveva completato gli studi in Europa.   Aislinn, però,  appena poteva ritornava  tra le verdi colline di Dornie.  Dopo la  laurea  aveva aperto, con  le  sue migliori amiche,   un’agenzia  di wedding planner e per sei mesi all’anno  organizzava  matrimoni. La sua agenzia  curava nei minimi particolari la  “scenografia” adatta ad ogni coppia. Per il resto dell’anno s’ingegnava,  utilizzando una fitta rete di  organizzazioni sociali e umanitarie,  ad  assistere e collocare nel mondo del lavoro, gli immigrati che entravano nel suo ufficio cercando aiuto.

 

 Come ogni mattina, durante la colazione, controllo  la posta elettronica. Finalmente è  arrivata la conferma della data e l’ora  d’arrivo dell’aereo  del nostro  migliore cliente di quel semestre, se fossi  riuscita a fargli firmare il contratto, avrei potuto  prenotare  quel viaggio  in Oriente  che avevo più volte rimandato.
Nell’email veniva richiesto una brochure dettagliata della pianificazione della cerimonia  da presentare alla cortese signorina Anna Comes  e al suo futuro sposo,  che non avrebbe badato a spese pur di accontentare la sua dolce fidanzata.    Avrebbero  visitato in questo  weekend  la location ed eventualmente definito ogni dettaglio. Il castello di Eilean Donan  si ergeva maestoso  su una piccola isoletta in mezzo ad un lago, le affascinanti vicende di cui era stato protagonista in tanti secoli attirava nugoli di turisti, studiosi e appassionati dello sport  all’aria aperta. Era una perfetta cornice per un matrimonio romantico e metà delle attività del  paese collaboravano con la mia agenzia.    Dovevo prepararmi con cura per incontrarli, la prima impressione è sempre la più importante!

 

Tutti i passeggeri del volo proveniente da Londra, dopo aver recuperato i  bagagli, s’affrettavano verso le uscite.  Mi ero offerta di riceverli direttamente all’aeroporto e  quindi con una lavagnetta rossa in mano, con su scritto – Comes - ,  cercavo  di riconoscere i miei futuri migliori clienti. Per l’ennesima volta mi aggiusto la giacca del completo nero che indosso, i tacchi a spillo mi stanno tormentando i piedi e sono sicura che qualche ciocca è sfuggita dall’elaborato chignon con cui sono uscita di casa questa mattina. Sono perfettamente cosciente che l’abito fa  il monaco, che che ne dicano i proverbi  e vista la cifra considerevole che dovranno sborsare per il mio lavoro,  mi sembrava opportuno presentarmi come un’elegante e sofisticata giovane manager di un’agenzia ben avviata. Purtroppo tenere a bada i miei capelli naturalmente e perennemente aggrovigliati è un’impresa in cui fallisco quasi tutti i giorni.  All’improvviso una omone altissimo si piazza davanti a me bloccandomi la visuale. Tento di cambiare posizione per poter vedere gli ultimi passeggeri, ma quest’uomo è un colosso e presa da una forte irritazione mi decido di sfiorargli un braccio.

- Le chiedo scusa, le spiacerebbe spostarsi? Non riesco a vedere i passeggeri in arrivo…. –  mormoro cordiale.


Un paio di strabilianti occhi azzurri mi osservano attentamente ricambiando l’attento esame a cui lo sto sottoponendo stupefatta, non è possibile! Anche se  il suo  viso è quasi totalmente celato sotto il cappuccio della felpa,  la sua espressione corrucciata non mi sfugge,  forse è la  leggera barbetta chiara che gli contorna le labbra a conferirgli quell’aria  imbronciata o..   forse è solo  seccato perché l’ho toccato, ma sono quasi sicura di averlo già visto da qualche parte… ma dove?  Il gigante non mi degna di una risposta e chiaramente insofferente,  si gira di nuovo a cercare qualcuno che tarda ad arrivare. Involontariamente ammiro l’elegante incidere con cui si muove e  mi soffermerei volentieri ad ammirare anche tutto ciò che sembra ben distribuito  dal collo alle caviglie,  ma sono  qui per ricevere i  miei   clienti e  non posso tergiversare.
    
- Può aspettare trenta secondi?  –  sibila  freddamente lanciando una breve occhiata dietro alle sue spalle, dove mi ritrova a fissarlo basita.
- Va bene…. – replico adagio leggermente stordita, ma che bel caratterino!
- Buongiorno signorina McRed, sono  Anna Comes. – mormora una voce melodiosa vicino al mio orecchio.
- Buongiorno signora Comes, benvenuta. Il suo fidanzato non ha potuto seguirla? – m’informo cordiale.
- Possiamo allontanarci da qui per favore?  - borbotta il gigante rivolgendosi alla mia cliente.
- Lo scusi non è esattamente di buon umore oggi. –

 

La signora Comes è statuaria, bellissima e molto elegante e quel vagabondo scorbutico che la segue dev’essere quello che paga, quindi, nonostante la sua cafonaggine dovrò sforzarmi  di essere cortese.  Dopo aver recuperato le numerose valige firmate della signora, finalmente saliamo in macchina. Durante il viaggio Anna mi porge parecchie domande, sa quello che  vuole e ciò che ha in mente dev’essere perfetto. Il suo silenzioso fidanzato, invece non esala un sospiro, dopo aver  inforcato  gli occhiali da sole, sembra essersi addormentato.
Dopo averli lasciati in albergo, raggiungo velocemente l’ufficio dove mi aspettano le mie socie. Marie si è appena sposata ed è perennemente in ritardo, ma è una contabile scrupolosa e un’abile coordinatrice, mentre Agata è l’artista creativa con cui collaboro per ideare  le magnifiche scenografie delle cerimonie, sorprendentemente riusciamo  sempre ad soddisfare  tutte le richieste  dei nostri clienti.  In silenzio entro nel mio ufficio e sprofondo in trance nella mia poltrona. C’era qualcosa in quell’uomo che mi infastidiva, la certezza  che fosse  qualcuno che conoscevo da tanto tempo mi   pungolava con insistenza un angolino della memoria. Ero una fisionomista, difficilmente mi dimenticavo di un viso interessante e  se avessi avuto a che fare con un uomo del genere… me lo sarei ricordato eccome!! 

 

 

 

 


- Mentre la tua fidanzata si da alla pazza gioia con le wedding planner, io sono costretto a  studiare il copione chiuso in una stanza d’albergo, perché tu hai  avuto la bella idea di romperti un piede!!  Non ne posso più di vestiti e pizzi e fiori e menù!! Hai idea di quante versioni può contemplare un menù di un pranzo nuziale??!! Questa mattina  mi sono rifiutato di seguire Anna al mercato dei fiori, ma oggi pomeriggio sono obbligato ad accompagnarla perché vuole la mia sincera opinione  sulla location  dove si svolgerà la cerimonia!  - sbraito esasperato.
- Tom  calmati! Sei il mio testimone e devi aiutarmi, è uno dei tuoi doveri!  Credi davvero che mi sarei distrutto un piede solo per evitare tutte queste ehm…. –
- Torture! Se avessi saputo che dovevo sostituirti in queste pratiche, mi sarei guardato bene dall’accettare! Hai idea di quanto siano indispensabili i cartoncini segna posto??!! E la disposizione dei  tavoli per il pranzo e quella degli invitati in chiesa??!!!! Bastaaaa!! Non sono io lo SPOSO!! - 
- E va bene finiscila di strillare, sembri una donnina isterica a pochi giorni dal mestruo!! Parlerò con Anna e la convincerò a lasciarti un po’ di respiro! Soddisfatto? – chiede sardonico.
- Sarei più soddisfatto se mi permettessi di dileguarmi per poter tornare a casa!!  -

 

Nonostante tutte le mie recriminazioni, quel pomeriggio ho dovuto seguire Anna, che sollecitata  dalle wedding non fanno altro che starnazzare allegramente su ogni piccola sciocchezza. E’ impressionante la strabiliante quantità di dettagli, per me  insignificanti,  che può cogliere l’occhio femminile in questi frangenti! L’auto finalmente si ferma,  scendo di malavoglia rassegnato a subire ancora tante ore di discorsi inutili. Ma appena vedo il castello una strana sensazione mi pungola la memoria, devo aver già visitato  questo posto molto tempo fa. L’interno è diverso da come me lo aspettavo e distrattamente ascolto una delle  donnine  confermare che i lavori di ristrutturazione degli interni sono stati ultimati  recentemente. Guidato da uno strano intuito,  salgo le scale in pietra fino a raggiungere quella che doveva essere la stanza del signore del castello, dalla terrazza adiacente si mostra in tutta la sua bellezza la valle sottostante e nuovamente una reminiscenza che non mi appartiene, m’invade la mente, rivedo in quella stessa terrazza una donna dai capelli rossi e il suo dolce sorriso.

- Allora ti piace? Che ne dici? – chiede Anna entusiasta.
- Si….. è meraviglioso! E…. tu sei soddisfatta? – rispondo distratto.
- Ma naturalmente! Adoro il castello, il lago… tutto! Non vedo l’ora che Luke veda questo spettacolo della natura! Ti ringrazio di esserti prestato ad accompagnarmi, so quanto sei  stanco, siamo  fortunati ad avere un amico come te. Grazie -  mormora abbracciandomi.

Ricambio l’abbraccio sentendomi un po’ in colpa,  avevo collaborato poco e malvolentieri fino ad ora.  E per farmi perdonare  le bacio affettuosamente  una guancia morbida. Mentre sciolgo l’abbraccio incrocio lo sguardo con quello riflessivo della wedding   che ci osserva pensierosa.


- Scusate se vi disturbo. Siamo pronte per ritornare, è prevista una bufera e non è prudente viaggiare su queste strade di campagna, quando piove. – pigola a disagio.

 

Per tutto il pomeriggio il temporale brontola e imperversa sul paese, ma verso sera le nuvole vengono  spazzate via da un venticello frizzante. L’aria era  satura dei profumi della terra e all’improvviso il pensiero di passare tutta la serata in albergo mi fu intollerabile.
                         
- Anna che ne dici se usciamo questa sera? Ci sarà pure un pub dove possiamo  bere qualcosa!! – chiedo speranzoso.
- Ma certo che c’è! Se ti fossi degnato di accompagnarmi per il paese….ma lasciamo stare. Potremmo andare nel pub dove lavora Aislinn, mi ha raccontato che hanno una birra eccezionale. –
- Aislinn? – chiedo distrattamente.
- Uffa Thomas,  ma ci sei o sei proprio fuori di tuo?   E’ la wedding con i capelli rossi! –

 

Il locale è  stracolmo di gente e l’allegro vociare dei clienti si coglie  già dalla strada, con fatica riusciamo a trovare un tavolo libero e dopo pochi minuti Aislinn  ci raggiunge sorridendo. Ha i capelli raccolti sulla nuca, trattenuti da una penna,  il viso è  leggermente arrossato  e gli occhi illuminati da una luce allegra e spensierata. Mentre aspetta la nostra ordinazione si volta più volte per rispondere ai saluti degli altri clienti,   sembra che  tutti si conoscano,   nel locale regna un’atmosfera   di   amichevole  spensieratezza. L’allegria dei clienti aumenta quando inizia il primo giro di boccali di birra  offerto dal locale mentre si spande, delizioso, l’aroma di carni e verdure preparati sull’enorme barbecue posto nel giardino dietro la sala.

- Ciao benvenuti, avete già deciso cosa ordinare? – chiede ilare.
- Ciao Aislinn, portaci la birra migliore che hai e qualcosa da mangiare, fai tu, mi fido! E vorrei presentarti come si deve il mio amico….. questo è….. – Anna viene interrotta da un ragazzo che la urta senza volerlo.
- Ciao sono Thomas, Anna mi ha fatto notare che  sono stato un vero maleducato, non mi sono presentato questa mattina all’aeroporto. –  le porgo la mano sorridendo.
- Come? Scusa non ho inteso.. – risponde perplessa  gesticolando con una mano vicino al suo orecchio, il volume della musica è così alto che sono costretto ad alzare la voce.
- VOLEVO PRESENTARMI…. SONO THOMAS!! –





Se vi sono riferimenti a cose o a persone  realmente esistenti è puramente casuale, la storia è  totalmente inventata  e scritta da me, per puro diletto e per chi ha voglia di leggerla.  Se e quando userò delle foto per illuminare il racconto,  non ne farò uso improprio per mio tornaconto personale e ne citerò l’autore, mi riservo solo il piacere di ammirarle. Ho preso in prestito il titolo da un film che adoro.  Buona lettura. 



 

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Capitolo 2
*** Le stelle indisponenti. ***


  Proprio in quel  momento  il deejay decide di interrompere la musica assordante per cambiare genere, quindi le mie parole, durante  quell’infinitesimale frazione di secondo di   silenzio che separa un motivo dall’altro, rimbombano ovunque. Stranamente tutti i clienti sembrano averle captate e ad un tratto ci ritroviamo al centro dell’attenzione generale, il basso brusio confuso  che ne segue non fa presagire nulla di buono. Il sorriso di Aislinn all’improvviso scompare,  mi fissa allibita e la sua espressione è talmente sconvolta  che sembra quasi sul punto di svenire. Anche Anna si accorge del repentino cambiamento nel suo viso e le corre vicino per  sostenerla.


- Aislinn! Ma stai male! Siediti presto….Sei pallidissima!  Vuoi che chiamiamo qualcuno? – le chiede ansiosa.
- N-no…grazie, adesso sto meglio.  Scusate … sono soggetta a sbalzi di pressione e ogni tanto mi capita, nulla di grave.  Vi faccio portare subito la vostra ordinazione. – mormora  sorridendo debolmente.


 Non ci posso credere!! L’ha urlato davanti a tutti! Ma che cosa dico?!  Sono un’idiota,  mi  sono fatta  trascinare dalla trama  delle leggende che mi raccontavano da piccola! Ho fatto una figura meschina…. anzi peggio,  ridicola!!   Anna mi crederà una pazza isterica!! Poco importa che abbia  scelto come data per le sue nozze  il 29 Febbraio e  che abbia ordinato  per l’addobbo floreale in chiesa delle composizioni con  29 qualità di fiori diversi!! E che il  29 Febbraio cada anche la ricorrenza della festa degli innamorati le  cui  origini  hanno   tanto appassionato la futura sposa! E che io abbia 29 anni!!  Sono tutte e solo… delle coincidenze nulla di più!! Mentre preparo il vassoio con le birre e i panini  per il loro tavolo che mi accorgo che metà dei clienti sta spiando le mie mosse e che l’altra metà spia quelle di Thomas, perfetto!!  E naturalmente  il numero del loro tavolo è il  29!!!  Mi guardo attorno in cerca di aiuto, disperata,  con voce tremante chiamo un collega per farmi sostituire.  Sono scappata da Londra dopo un periodo decisamente duro per me, sia a livello lavorativo che personale. Non ho bisogno di altre  complicazioni in questo momento ed attirare l’attenzione del paese su di me e su quella vecchia leggenda,  proprio nell’anno in cui ricorre  l’anniversario della Festa dei signori di Donan, sarebbe  decisamente deleterio per la mia tranquillità e sanità mentale!


Thomas W. Hiddleston!! Ecco chi era! Non era raro che mi occupassi, con i miei compagni di corso,  delle scenografie degli spettacoli in cui recitavano gli studenti del RADA a Londra e  dietro alle quinte avevo conosciuto Thomas, naturalmente vi chiederete perché non mi ha riconosciuta e la verità nuda e cruda e che non mi ha mai considerata neanche per sbaglio!  All’epoca  ero rimasta folgorata,   dopo aver saputo il suo nome, sapete per via della leggenda, era un ragazzetto magrissimo con un viso delicato e pulito contornato da boccoli biondicci, nonostante l’apparenza era dotato di una forza d’animo e volontà fuori dal comune. Era una di quelle persone che attiravano l’attenzione anche se non faceva nulla di particolare. Purtroppo,  non potevo certo dire che fossimo grandi amici, anche se   spesso mi fermavo ad assistere alle prove degli  spettacoli. Era sconcertante e affascinante al contempo  vedere con quanta disinvoltura i ragazzi e le ragazze  dell’Accademia,  che arrivavano in teatro  in jeans strappati e scarponi, con piercing, tatuaggi, cravatte, foulard, credo e ceto sociale differenti,   riuscissero,  sul palco,  a trasformarsi in un’unica entità ibrida  in grado di incarnare il personaggio che  di volta in volta il copione  richiedeva.  Hiddles  si era distinto in alcune interpretazioni shakespeariane e si era guadagnato qualche commento benigno da parte dei critici che ogni anno presenziavano allo spettacolo di fine corso. E   dopo tutti questi  anni… mi ritrovo a organizzargli il matrimonio! Che strana la vita!
 


E’ ormai notte fonda e nel locale sono rimasti solo pochi clienti, la musica di sottofondo dolcemente culla i miei pensieri, volontariamente sono rimasta chiusa in cucina tutta la sera ad aiutare a cucinare e a pulire  perché non avevo voglia di ritrovarmi in mezzo a tutta quella gente.  Mento spudoratamente, non volevo più vedere Anna e il suo fidanzato, non riesco neanche a pensare al suo  nome figuriamoci a pronunciarlo! Ebbene si, dopo ore di elucubrazioni sono ancora parecchio turbata da tutte queste coincidenze. Si sa che le leggende sono in parte basate su fatti realmente accaduti e….e…. io sono una discendente diretta di quella Aislinn…  e…   ma perché  quei due  hanno  deciso di convolare a giuste nozze, proprio qui??!!  Non è possibile che proprio io debba sfatare questo mito, schivando  l’unico Thomas   che abbia mai incontrato nella mia vita!           

- Ciao Aislinn, come stai? – chiede una voce leggermente roca che mi provoca una serie di spasmi allo stomaco.
 

Mi giro lentamente rassegnata a veder confermate tutte le mie peggiori paure e infatti incrocio lo sguardo azzurro del futuro sposo che mi osserva con simpatia.  Cerco di mantenere un contegno composto e pacato e addirittura tento di sorridergli, ma lo sforzo è eccessivo per le mie deboli forze e un’ondata di nausea mi travolge. Sono costretta a scappare nel retro dove si trova  un piccolo giardino,  respirando a pieni polmoni l’aria fredda della notte, mi lascio cadere sulla panchina e chiudo gli occhi stremata.

- Fa freddo, metti questo… - mormora  mentre mi copre con il suo giubbotto di pelle.
- Grazie… scusami… questa sera proprio non me ne va bene una… - mi giustifico imbarazzata.
- Non ti preoccupare… forse sei solo stanca. A che ora stacchi? Vuoi che ti accompagno  a casa? –
- No… no grazie. Anna dov’è? – chiedo per sviare la sua attenzione dalle mie condizioni fisiche.
- Credo sia tornata in albergo, ha ricevuto una telefonata  molto … irritante dall’atelier che le sta confezionando il vestito da sposa. Adesso è intrattabile, ho pensato bene di eclissarmi.  – risponde sardonico.
- Il vestito è il pezzo più importante della cerimonia!! Dev’essere perfetto!!  Se io fossi in te andrei  a consolarla. – gli consiglio benevola.
- Chi io? Che Dio me ne scampi e liberi!!  Non  fraintendere,   Anna è  certamente una donna stupenda, ma io non ho nessuna intenzione di subire i suoi malumori!!  Io sono “solo” il testimone dello sposo che non ha potuto accompagnarla perché,  molto poco opportunamente,  si è rotto un piede qualche giorno prima di partire, spetta allo sposo sorbirsi i piagnistei della sposa! – afferma  determinato.

All’improvviso tutta l’angoscia e la nausea spariscono  e un repentino senso di benessere  si diffonde per tutte le mie povere membra lungamente provate. Non solo non è il futuro sposo, ma è anche un amico generoso che si è offerto di accompagnare la donna del suo amico  solo per rispettare il suo ruolo di testimone.

- Sai che dico? Mi sento  molto meglio e mi è venuta fame! Mangi qualcosa con me? – chiedo ilare.

Thomas  è un gran chiacchierone  e mentre  mangio con gusto dei panini caldi, non ha  smesso di parlare per un attimo, dev’essere abituato ad intrattenersi  con la gente, la sua gestualità e mimica facciale sono straordinarie. Sarebbe fantastico come speaker in  una stazione radiofonica, oppure come professore universitario, cosa non avrei pagato  per avere un professore così!!


-     Non hai mai pensato di darti alla politica?  Sei un oratore veramente capace. – 
-      No, sono  un…. attore. – risponde tranquillo.   
-     Ecco perché mi pareva di averti già visto! Purtroppo in paese  non c’è  un locale adatto…. da adibire a teatro…beh non abbiamo neanche un cinema in realtà…. ma ogni tanto accendiamo il maxi schermo per i campionati.  Forse  ti sembreremo  fuori dalla realtà, pensa che ci sono delle persone che sono nate e cresciute qui che non hanno mai visto Londra e il Big Ben! Vi avremo fatto un impressione ben misera. Non sarai per caso famoso? Scusami ma ….   -
                                     -        Non hai motivo di preoccuparti! E trovo davvero rilassante parlare tranquillamente  con una persona che non mi tratta come un fenomeno da baraccone! –
-        In che senso scusa ? – chiedo stupita.
-        In tanti si dimenticano che recitare è un lavoro come un altro.  In realtà uscire per strada ed  essere inseguito, ogni tanto è destabilizzante.  Non fraintendere, mi fa piacere che i fan mi fermino, che mi salutino, è anche grazie a loro che ho ottenuto ciò per cui ho tanto lavorato. -        
-        Dev’essere una situazione difficile da gestire, voglio dire… non sei più padrone della tua vita. E come ti poni nei confronti dei tuoi fans? Ti è capitato di trovarti di fronte un esaltato? Giri con la guardia del corpo? – chiedo stupefatta.
-        No, non esageriamo!    Io apprezzo molto l’educazione e credo che interagire con il prossimo in un clima di convivenza civile sia fattibile, sono gentile e disponibile… se lo sono con me. Non ho mai dovuto difendermi da un’aggressione fisica e spero che non capiti mai.  Con un po’ di accortezza anche la mia sfera privata è rimasta tale. Ma alcune volte, mi spiace accorgermi che mi credano diverso da quello che sono in realtà,    non reputo di svolgere un lavoro così importante,  al confronto del duro  lavoro  di un medico  o di un agente di polizia  che si impegnano  per  salvare la vita al prossimo. –
   
-         In linea di massima sono d’accordo con te, ma ti devo ricordare che nella storia abbiamo parecchi  esempi di  artisti che si sono guadagnati un posto nella storia,   al pari di eroi,  medici e scienziati?   Lo sai anche tu. Sono due versioni differenti di genialità!  -
-           Beh se la metti su questo piano… mi sento molto meglio!! – esclama   ridendo.

 

 

Una splendida luna piena illumina il cielo e nonostante la temperatura polare io e Aislinn camminiamo per le strade deserte del paese. E’ interessante parlare con lei, è sempre estremante disarmante con i suoi ragionamenti scevri di malizia e perfidia.  Ad un tratto si ferma davanti ad una  porta di legno verde,  si gira sorridendo e mi porge la mano per salutarmi.


- Sono arrivata. Grazie della compagnia, sono stata benissimo. Visto che con Anna abbiamo concluso l’accordo, non penso ci vedremo ancora, fino al giorno del matrimonio. E’ stato un piacere conoscerti…..Thomas. – mi diverte questa sua strana esitazione  mentre pronuncia il mio nome.
- E’ stato un piacere anche per me, ci vediamo tra qualche mese al matrimonio. Mi riconoscerai subito, sono  il pinguino vicino allo sposo!  Sai,  non pensavo che fosse così complicato  organizzare un matrimonio! –


Mi siedo sulla ringhiera poco propenso a lasciarla andare via e con un misto di divertito stupore che osservo la sua espressione imbarazzata. Forse vorrebbe sbarazzarsi di me, ma è troppo cortese  per mandarmi via.  Normalmente sono io quello subissato da attenzioni da parte di donne che più o meno velatamente, palesano la loro disponibilità ad approfondire la reciproca conoscenza, fosse anche  solo per una notte. Raramente indugiavo in simili circostanze che ritengo squallide per chiunque, mi piace ancora pensare che l’attrazione tra un uomo e una donna dipenda da qualcosa che va al di là della fisicità. E va bene mento spudoratamente! Aislinn è una bella ragazza, c’è qualcosa nella  sua riservatezza che  m’intriga parecchio. 

- Nulla sembra difficile finché non provi a cimentarti di persona. Allora buon viaggio di ritorno. – risponde tendando di nuovo di entrare in casa, chiaro segno di congedo.
- Ti ringrazio, partiamo domenica in realtà, magari potresti mostrarmi i dintorni domani, che ne dici? – chiedo sadicamente ilare.
- F-forse è meglio di no… - mormora a disagio.
- Perché no? Hai degli impegni immagino, scusami. Non volevo essere inopportuno. – ribatto mortificato,  che figura da idiota!
- Non è quello il problema….. vedi è a causa di una leggenda…molto antica.  Posso offrirti un tea? Così ti racconto la storia e non moriamo assiderati? Se ti va naturalmente.. –
- Accetto volentieri, grazie. – 

 

 

 


La sua casa è molto accogliente,  un gradevole mix di legno antico  e arte moderna e soffici cuscini, ovunque persiste un intenso profumo di erbe aromatiche e fiori.   La seguo  direttamente in cucina e mentre apparecchia la tavola con tazze e biscotti. Gustando lentamente il tea, Aislinn   inizia a raccontare la storia del signore e la signora di Donan.  Mentre descrive le disavventure dei protagonisti, le si illuminano gli occhi, è chiaro che questa leggenda l’appassiona molto. Personalmente non amo credere a leggende popolari o a miti illusori e le favole  con cui mi addormentavo da piccolo sono solo un caro ricordo.

- E tu  pensi davvero,  che se qualcuno in paese,   sapesse che mi chiamo Thomas e mi vedesse vicino a te….. – sbotto stupefatto.
- Griderebbero al miracolo e con i cuori pieni di emozione si aspetterebbero il  “felice compimento”  -
- Vale a dire?- chiedo basito.
- MATRIMONIO!! – esclama ridendo.
- Coosaa?! Non è possibile! Viaggiamo  nello spazio, operiamo con i laser , ma qui ancora le persone si fanno soggiogare da queste credenze? –
- Fa parte della nostra cultura, caro il mio inglesino! – mi  deride con condiscendenza.
- Veramente i miei avi sono di Greenok…. - 
- D-davvero?  - esclama impallidendo.
- Un’altra  strana coincidenza? – chiedo adagio.
- Già….E’ difficile scrollarsi di dosso le credenze popolari con cui ti hanno cresciuta! Immagino che anche tu, non passi sotto alle scale e quando vedi un gatto nero che ti passa davanti, cambi strada….E forse non indossi nulla di viola quando entri in un teatro ed in special modo…. prima di recitare….  –  insinua osservandomi con attenzione.
- Hai ragione, quindi…  reputo che sia arrivata l’ora giusta  per congedarmi… grazie per il tea e per l’interessante racconto. Forse è il caso che iniziamo da subito ad evitarci con molta attenzione.  – mi arrendo inerme davanti alle sue argomentazioni, non sono superstizioso… ma ritengo più opportuno non sfidare la sorte cercando di sfatare queste credenze, non  sono ancora pronto per il matrimonio!
- Vedo che hai compreso bene il motivo per cui ho ritenuto necessario raccontarti la leggenda! Ma vorrei…… posso provare a fare …. una cosa?  –
 

 

Sono quasi pentita di avergli raccontato la leggenda che lega i nostri nomi. Il    presentimento che Tom  mi consideri un’ingenua sognatrice  sprovveduta mi disturba parecchio. Forse non ne avevo l’intenzione,  ma   lascio che sia il mio istinto a guidarmi e mi ritrovo a sfiorargli le labbra con un bacio appena accennato, mi rendo conto che volevo solo sentirlo contro di me per liberarmi dell’insistente cruccio che forse era lui il “mio uomo … del destino”. Mentre mi allontano, colgo sul suo viso un’espressione perplessa, come se stesse cercando di  dare un senso ai miei gesti.  All’improvviso scoppio a ridere e gesticolando  con le mani  cerco  di rassicurarlo sulla mia sanità mentale.

- Scusami, normalmente non salto addosso agli sconosciuti!  Dovevo provare a me stessa che sono solo credenze quelle che mi hanno propinato per anni! Il prossimo Thomas  che incontro, lo evito come la peste! Ad ogni buon conto…… ehm…hai sentito nulla di strano? –  chiedo curiosa.
- Intendi squilli di tromba e trilli di campane in festa? Ehm…. no. E tu? –  ribatte sardonico.
- No… nulla. Questa   è la riprova che le leggende,  forse,   sono  solo il frutto della  sfrenata  fantasia di qualche cantastorie! Fiiuuu…che sollievo!  Sai , il pensiero di   dover affrontare un destino inevitabile, che non puoi mutare  in alcun modo, m’inquietava giusto un pochino!  – ridacchio fingendo di asciugarmi il sudore dalla fronte.
- Forse i Signori di Donan non  si sopportavano e quella Aislinn non è morta, ma è scappata con il suo amante! Dobbiamo ricordarci che all’epoca i matrimoni erano combinati a tavolino! –
- Purtroppo questo  non lo sapremo mai, rassegniamoci! Le  auguro una  notte di riposo,  scevra di sogni….. mio signore. –  ribatto  accennando ad una riverenza, mentre gli apro la porta.
- Buona notte anche a lei soave donzella!! – risponde sorridendo inchinandosi compito.


Si narra che solo una volta nella vita capiti di incontrare la persona assolutamente perfetta, sensazione stupenda, le stelle  sono allineate,  il corpo e lo spirito in perfetto equilibrio, ma accade qualche volta che le anime affini non si riconoscano,  che si perdano nei meandri di quell’intreccio complicato di sbagli e coincidenze che gli antichi chiamavano… fato… o se volete destino.  Aislinn, durante quel weekend,  andò con le amiche a fare shopping  e Thomas  tornò con  Anna a Londra.  Per una serie di sincronismi assolutamente stupefacenti, non riuscirono mai  a vedersi  a Londra. Sembrava che le stelle avessero scelto consapevolmente  di farli   giungere nello stesso posto sempre in due momenti diversi.
 

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Capitolo 3
*** In un altro mondo. ***


L’email di Esteban citava le seguenti parole: Sono disperato! Mio padre ha avuto un grave incidente in auto e la sua convalescenza durerà mesi,  mia madre non vuole lasciarlo! “Mi tata”  Maria sta assistendo sua sorella a Madrid e tra poco inizia la stagione più dura per noi e non ho personale che badi alla casa, a Trudy che è al sesto mese di gravidanza e ai bambini. Aiutoooo! Trovami qualcuno entro una settimana o vieni tu! Gracias. –

Avevo conosciuto Esteban durante una vacanza in Spagna e nel giro di pochi giorni era riuscito a far innamorare la mia migliore amica, Trudy,  a convincerla a rinunciare agli studi e a trascinarla in un posto non ben identificato in mezzo alle montagne dei Pirenei. La sua famiglia possedeva uno  dei più grandi allevamenti ovi caprini europei, vivevano in una enorme villa immersa in un angolo di prateria tra le vette del Pic d’Estats. In realtà si trattava di un piccolo villaggio, il complesso infatti includeva anche le abitazioni dei pastori e delle loro famiglie, c’era una scuola, un negozio alimentare e un ambulatorio dove un paio di volte alla settimana un medico e un’infermiera prestavano assistenza ai malati. Era un posto meraviglioso, per una vacanza, ma pensare di  vivere in quella zona dimenticata da Dio, senza strutture adeguate alle esigenze degli abitanti era assurdo. Ho  pregato più volte la mia amica di trasferirsi in città durante la sua gravidanza ma Trudy non vuole assolutamente abbandonare la sua famiglia. 

Ero  rientrata a Londra ormai da un mese  e il dolce profumo dell’erba delle mie colline era solo un ricordo. Durante la mia assenza il lavoro si era  accumulato, le pratiche in sospeso avevano raggiunto un numero sconcertante e il telefono non finiva mai di squillare. Erano solo le dieci del mattino, ma sembrava che la metà dei disoccupati di Londra si fosse dato appuntamento nel mio ufficio. Eravamo in sei ragazze a gestire le domande di lavoro e collaboravamo a stretto contatto con l’Ufficio Migrazione e con la Questura, purtroppo alcuni individui a causa dell’indigenza in cui vivevano, commettevano dei reati nel nostro paese che venivano puniti con l’espatrio immediato. Il mio è un lavoro interessante, vario e decisamente avvilente alcune volte, purtroppo le leggi imposte agli immigrati sono veramente severe. Il quel momento anche il mio cellulare inizia a trillare.


- Pronto! Sono molto occupata, se non è una cosa importante….. –
- Grazie bell’amica che sei!! Se non ti  chiamo io…. – la voce dolcemente lamentosa di Trudy mi solletica l’orecchio.
- Non iniziare! Ho appena finito di leggere l’email di tuo marito, dammi almeno due giorni! – borbotto di cattivo umore.
- Aislinn sono in ospedale, ieri ho avuto delle perdite… -
- Aspetta… - con un cenno della mano chiamo una mia collega per farmi sostituire  allo sportello e volo nella silenziosa sala riunioni.
- Trudy stai bene? E la bambina? – chiedo preoccupata. Trudy aveva tre meravigliosi maschietti e quando avevano saputo che dalla quarta  gravidanza sarebbe arrivata tra loro una femminuccia avevano festeggiato per una settimana.
- Stiamo bene, ma non posso ritornare  a casa, ho bisogno di riposo assoluto. Il  medico mi ha detto chiaramente che se non rimango potrei perderla. Aislinn….  aiutami! I bambini sono da soli con una manica di pastori ignoranti e rozzi! Esteban non può stargli dietro, tutto il lavoro grava su di lui. Ti prego vieni tu! –
- Io?! Trudy come faccio a lasciare tutto su due piedi?? – esclamo irritatissima.


                                                                                              §§
 
 
Il mio aereo è  atterrato in ritardo, quindi ho  perso il treno che mi avrebbe portato nel cuore della catena montuosa dei Pirenei.  Altra notizia interessante della giornata?  Le mie valigie sono   state spedite chissà perché  in Africa e  mentre sbraitavo contro l’addetto del magazzino, un annuncio irritante interrompeva ogni cinque minuti il mio furore contro la compagnia aerea, contro gli addetti  inetti e contro me stessa che avevo accettato di aiutare Trudy!

-  La signorina McRed è pregata di presentarsi con la massima urgenza presso l’Ufficio Migrazione.  –


Raggiungo a passo di marcia l’ufficio  con l’intenzione di urlare a squarcia gola che i miei documenti erano già stati vidimati e che ero in possesso del visto di soggiorno temporaneo concessomi per lavorare come ….. una serva! Con veemenza spalanco  la porta come una furia, di  quella  che poi non  era altro che una stanzina posta vicino alla postazione della vigilanza,  puntando gli occhi sulla giovane impiegata avanzo decisa.

- Buongiorno sono McRed, è da almeno venti minuti che continuate a chiamarmi. Qual è il problema?? – chiedo perentoria.

La ragazza seduta dietro la scrivania, non mi risponde,  ma con un sorriso mi indica qualcuno che è seduto dietro di me. Come la tradizione vuole  nei migliori film western,  mi ritrovo davanti un cowboy vestito in jeans, stivaloni in cuoio  e capello calato sugli occhi. Assolutamente basita la fisso senza capire.
- Quel signore la stava cercando. Damian, la signorina McRed è arrivata. –
- Gracias Ester. Sono stato spedito qui da Esteban  per portarla al  ranch. Si poteva decidere prima a rispondere all’annuncio, io non ho tempo da perdere! I suoi bagagli? – chiede vagamente annoiato.
- Ero per l’appunto all’ufficio bagagli smarriti di questo ridicolo aeroporto! Mi hanno spedito i bagagli a Madagascar!! -  sbraito indignata.
- Se ha fatto denuncia non  resta  altro da fare che aspettare che la chiamino. E’ inutile urlare contro gli addetti che non hanno colpa … le pare? – mi chiede sardonico.

Con un cenno di saluto alla ragazza,  che gli sorride estasiata, esce dall’ufficio senza aggiungere altro. Odio quelle persone così sicure di sé, che ritengono che il loro parere non necessiti di  alcuna  confutazione! Molto probabilmente ritiene che mi sto agitando inutilmente  per quattro magliette e due jeans!! Oltre al fatto che le mie valigie contengono buona parte del mio abbigliamento  invernale e tutta l’attrezzatura  sciistica che ritengo indispensabile in alta montagna, ma  rischio anche che vadano persi dei  documenti importanti che riguardano   alcuni dei casi più delicati di famiglie bisognose,  che intendo continuare a seguire anche dalla Spagna.
Non mi rimane altra scelta  che seguirlo fuori dall’ufficio con una predisposizione d’animo poco propensa alla diplomazia.    Questo Damian dev’essere alto almeno due metri, per guardarlo in viso devo inclinare quasi del tutto la testa all’indietro, ma non è questo a infastidirmi.   I suoi  gelidi occhi verdi mi squadrano con ostilità, perplessa,   mi fermo a pochi passi da lui.

- Mettiamo subito in chiaro un paio di cose…… McRed. Il lavoro che l’aspetta è molto duro,  ho la responsabilità di una squadra di cinquanta uomini che verranno per tre volte al giorno a mangiare i pasti preparati da lei. I miei uomini  faticano parecchio e devono mangiare come si deve e se lei è venuta qui con l’intenzione di preparare due soufflé, può tornarsene da dove è venuta! Esteban non ha voluto darmi retta quando gli ho sconsigliato di assumere una ragazza di città che non conosce la vita che conduciamo…. –
- Sono veramente stupita che lei conosca  un piatto “raffinato”  come il  soufflé e se  ha finito…. Mr….? Non si è presentato,  ma non  importa.  Non devo rendere conto a lei del mio lavoro! Se ho accettato di venire è perché so esattamente cosa mi aspetta, conosco perfettamente la montagna e i suoi  “rozzi”  abitanti. Se e quando avrà da ridire qualcosa sul mio lavoro, sono sicura che si pregerà di informarmi con i suoi modi delicati. Ma fino a che non avrà  verificato di persona la mia inadeguatezza a ricoprire questo incarico,  la pregherei di esentarsi dal disturbarmi con le sue congetture assurde, sono stata chiara? E  adesso le sarei grata se mi conducesse  al ranch. -      sibilo inviperita.


Senza aggiungere altro il cow boy si volta e marcia stizzito  fuori dall’aeroporto. Con disinvoltura si districa dall’intenso traffico guidando  un fuoristrada tutto pieno di fango  e in breve tempo ci lasciamo  la città alle spalle. Durante il viaggio cado in una specie di dormiveglia e quando l’auto si ferma all’improvviso sobbalzo spaventata.

- McRed siamo arrivati, fuori dalla mia macchina. – ordina in malo modo.
- Con piacere, stronzo! – borbotto sottovoce, scendendo veloce dall’auto.


Ormai è quasi sera ma il tramonto che incendia il cielo mi toglie il respiro,  adoro la montagna, anche se so perfettamente quanto  può diventare  spietata e letale! All’improvviso dalla villa padronale schizzano fuori tre bolidi che si buttano tra le mie braccia ridendo.

- Hola!! Mi amor!! Còmo estàs? – esclamo abbracciandoli con affetto.
- Mi papà dice que tenemos  hablar en Inglès con usted. – mormora Edoardo,  il più piccolo.
- Entonces,  tenemos que obedecer a su padre. – rispondo sorridendo.
- Ma querida… -  si lamenta Diego, il più grande.
- Regreso a casa es tarde! – ordina Damian risalendo in macchina.
- Ciao Carlos, non mi saluti? – chiedo al secondo ,  che mi sorride timidamente, ignorando volutamente il cow boy.
- Bienvenida mi querida. – mormora piano.
- Gracias mi amor. Vamonos? –


Esteban mi aspetta sulle scale dell’ingresso sorridendo, con i suoi capelli neri  ondulati e gli occhi scuri sempre ridenti,  capisco il motivo per cui  Trudy abbia avuto il coraggio di cambiare la sua vita pur di restare con lui, è la sua anima gemella. Un pastore nato e cresciuto in un ambiente rude ma che a tempo perso legge Kafka e Shakespeare e ascolta Chopin. Ricambio il suo abbraccio affettuoso ridendo.


- Se sei sopravvissuta al viaggio di ritorno con Damian, non ho da temere che il nostro inverno ti spaventi! – esclama ilare.
- Molto spiritoso!  Ecco come si chiama!! Devo ancora decidere se ringraziarti di avermelo mandato!   Ma dove l’hai trovato questo….. mandriano…. bisbetico?!  Non si è neanche presentato  e ha iniziato a darmi  ordini!  - esclamo risentita.
- Cosa non avrei pagato per vedervi!! E l’hai rimesso al suo posto?! Ti prego… dimmi di si!  - sogghigna perfido giungendo le mani a mo’ di preghiera.
- Diciamo che non ci amiamo molto. – confermo sorridendo.
- Fantastico!! Damian è un ottimo fattore, conduce il lavoro nel migliore dei modi. Fino a qualche anno fa aveva una fattoria tutta sua, poi ha deciso di lasciar perdere tutto e di farsi pagare a stagione. E’ un po’ burbero ma agli uomini piace e questo mi basta. Viene spesso a cena a casa, quindi fatelo piacere almeno un pochino. Lo sai che qui siamo una grande squadra che deve funzionare in serenità. –
- Tesoro, hai mai conosciuto una persona più razionale e accomodante di me? – mormoro  soavemente stupita.
- Ehm….. ecco…. –
- Maman è sveglia? – chiedo guardandomi in giro.
- Si, ti sta aspettando. –

Juliette Manson aveva sposato il nonno di Esteban da ragazzina e aveva lavorato al suo fianco  per cinquanta anni per costruire la fattoria  e dopo essere rimasta vedova aveva condotto il lavoro come un vero mandriano. Aveva la classe di una signora dell’alta società francese e quando voleva i modi di uno scaricatore di porto. L’adoravo!
La trovo seduta in salotto sulla sua poltrona preferita di cinz rosa attorniata da cuscini morbidi. Era una donna la cui bellezza aveva resistito alla vita montana per   quasi un secolo, capelli candidi raccolti in una morbida crocchia sulla nuca, occhi azzurri e morbide guance rosee. Mi inginocchio davanti a lei e le stringo le mani che aspettano le mie.

- Bonsoir Maman. -  sussurro abbracciandola.
- Aislinn! Bienvenue ma cher! Ah..già…  abbiamo promesso a Trudy di parlare in inglese con te. –
- Si lo so,  Edo mi ha informata. Ma spero che  qualche volta, dopo  cena,   mi aiuterai  a rinfrescare il mio francese. S’il vous plait? –
- Bien  sur! Hai già conosciuto il nostro  Damian? –
- Ehm… certo.. cara persona. – dal tono affettuoso che ha usato, la nonna deve avere una buona opinione di lui. Quindi decido subito di  non esternare le mie prime impressioni.
- Non lasciarti ingannare dalle apparenze mia cara, lo sai che nel carbone alcune volte si nascondono i diamanti più belli. –  replica intuendo subito dalla mia espressione che non condivido le sue convinzioni.
- Juliette, il tuo caro Damian avrà tutte le qualità che fa di lui un buon pastore,  ma sicuramente i suoi modi  non trasudano  cortesia. – affermo incapace di trattenermi.
- Dev’essere una qualità di cui manchiamo entrambi, McRed. Bonsoir Juliette.  – commenta una voce dietro le mie spalle.
-  Bonsoir Damian. Non essere scortese con la nostra ospite. Ha fatto un lungo viaggio per raggiungerci e sarà stanca. –
- Mi auguro che da domani mattina all’alba si scordi di essere un’ospite e che prepari la colazione per tutti. – ribatte sardonico sfidandomi con lo sguardo.

Prima di presentarsi a cena è usanza cambiarsi e rinfrescarsi, Juliette tiene molto alle buone maniere e ci ritroviamo in sala da pranzo per l’aperitivo tutti rilassati e profumati. Dopo cena mi viene presentata la ragazza che mi aiuterà a condurre questa casa per i prossimi  mesi. Beatriz è una bella ragazza mora con lunghi capelli neri e chiaramente innamorata di Damian, me ne sono resa conto non appena ha posato gli occhi su di lui. Uno sguardo possessivo e adorante aveva accarezzato il cow boy,  poi  uno  determinato aveva studiato  me, il messaggio era  palese, quest’uomo è mio! Ma nonostante i suoi strani gusti in fatto di uomini, siamo subito andate d’accordo.

Il giorno dopo all’alba inizia il primo di tanti giorni lunghissimi e faticosi  in cui  scruto  solo l’orizzonte per sapere l’ora, in cui gioisco quando si alza il vento certa che la biancheria  appena stesa si asciughi in giornata. Per la colazione    preparavamo  numerose torte,  biscotti, uova  e pane tostato e litri di caffè nella mensa attigua agli uffici per i pastori che non avevano una famiglia. La giornata passava in un lampo impegnata tra le faccende di   casa, seguire i bambini mentre studiavano con un tutor virtuale, coccolare la nonna con le brioches, stirare  e  poi preparare i pasti per sessanta persone. Naturalmente anche altre signore venivano dal paese ad aiutarci e coordinarle era abbastanza semplice, ognuna sapeva cosa fare ed erano tutte delle grandi lavoratrici. Per lo più erano mogli e figlie di altri pastori nate e cresciute in mezzo a quelle montagne, badavano alla casa, ai loro figli e aiutavano in mensa per arrotondare le entrate. Donne che non badavano alla moda, che si concedevano pochi lussi, che lavoravano come e forse di più dei loro uomini,  ma che non mancavano di bellezza e nei cui  occhi leggevo una dolcezza  e una serenità che invidiavo.

                                                                                                 §§
 
 
- Allora come ti trovi? I bambini stanno bene? – chiede ansiosa Trudy.
- Si stanno bene, sono in classe con Maman per  la lezione di francese.  Carlos  è il più portato per la lingua. E io sto bene,  grazie. Tu piuttosto, la pancina? – chiedo scrutando la mia amica nel display del pc.
- Tutto bene. Si muove e io  mi sto annoiando! Vorrei essere lì con voi. Ehm….. hai conosciuto Damian? – mi chiede falsamente noncurante.
- Già…. –
- Dal tuo tono, deduco che non ti ha fatto una buona impressione. – ribatte fissandomi.
- Si può sapere perché tutti mi chiedete di … Damian?!! Trudy cosa ti ha raccontato tuo marito? – indago sporgendomi verso  la telecamera di fronte a me.
- Ehm… ma… nulla!  E che speravamo….. – s’interrompe imbarazzata.
- Che cosa? Che rimanessi folgorata dal suo  fascino virile e rozzo? Te lo puoi scordare!!! Io odio i cow boy!! – le assicuro perentoria.
- Ah…. ma… non ti ho detto che ho incontrato …… Thomas… a Dornie. –  continuo non curante e  devo aspettare solo  un secondo prima che sobbalzi sconvolta.
- E me lo dici così? Hai incontrato “quel”  Thomas e…. che cosa è successo? Ti sei innamorata? No… ovviamente, altrimenti non saresti lì! Nessuna scintilla? – ansima in preda al una forte trepidazione.

Quante notti avevamo passato a parlare di cosa avrei fatto e  detto quando finalmente il “MIO” Thomas fosse giunto di fronte a me, magari in groppa ad un cavallo bianco …. Si va bene… è ridicolo, lo so, ma ero una ragazzina romantica! Adesso mi accontenterei di un…. famoso attore….. che perdesse la testa per me al primo sguardo …. Eh…si, non sono cambiata molto, in fondo al cuore sono una romanticona!! Dev’essere meraviglioso incarnare tutti i desideri di un uomo che ti guarda come se fossi la cosa più preziosa del creato per lui!  Ma devo rassegnarmi e inchinarmi alla dura realtà… le “mie” stelle hanno deciso che non è arrivato ancora il momento che lo trovi e non lo troverò per i prossimi mesi…. a meno che non lo spediscano  in mezzo a queste montagne! Accidenti!

- No…. neanche quando l’ho baciato.. – osservo sospirando depressa.
- L’HAI BACIATO??!!! Raccontami tutto!  – urla fuori di sé.
- Trudy devi stare tranquilla! Fai agitare anche la bimba così!! – esclamo ridendo.


Non mi ero resa conto del tempo che avevo impiegato a spiegare tutti i dettagli di quel weekend, finché non sentii qualcuno bussare deciso sulla porta dell’ufficio. Non avevo bisogno di aprire  per sapere che dietro la porta  avrei trovato Damian. Avevamo raggiunto,  in queste settimane,  un tacito accordo,  per quieto vivere ci ignoravamo a vicenda. Con calma mi alzo dalla sedia e  apro  la porta.

- Avevi bisogno di qualcosa? – chiedo freddamente.
- Ho bisogno di usare il computer e di consultare alcuni documenti. Ti spiace farmi entrare in ufficio,  non hai ancora finito di spedire le  email alle amiche? – chiede sprezzante.
- Si … ho finito. Puoi prenderti il  computer, grazie. – replico con sussiego.
- Forse non ti sei resa conto che è quasi ora di cena? –
- Forse non sono affari tuoi? Hai paura di cucinare al mio posto? – sogghigno malevola.
- Sono perfettamente in grado di preparare qualcosa di commestibile all’occorrenza! –
- Buon per te e per la tua futura mogliettina! – ribatto acida lasciandolo  alla sua stizza.


 

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Capitolo 4
*** Un acuto osservatore. ***


Nonostante il ranch si trovi  in una zona molto isolata, non capita di rado che una comitiva di turisti o ricercatori affrontassero la ripida e tortuosa salita  per  raggiungerci, il nostro bed and breakfast è citato in molte riviste specializzate. Quindi l’arrivo di un grosso SUV, non  stupì nessuno. La notizia invece che  una famosa casa cinematografica avrebbe girato alcune scene del film in produzione sulle nostre montagne, mise tutti in agitazione.  Le riprese sarebbero iniziate prima del periodo della tosatura, per non intralciare il lavoro della produzione,  una parte degli uomini erano  stati trasferiti  in un pascolo più a valle  con le greggi. Nel giro di una settimana una decina di automezzi aveva trasportato il materiale necessario per montare i set.   Esteban aveva assunto altre signore del paese per provvedere alle esigenze di   questi ospiti inattesi,   ma che avrebbero pagato una discreta somma per occupare i suoi terreni.


Ogni mattina il  numeroso gruppo della  troupe cinematografica  affollava   la mensa,  alcuni erano personaggi veramente insoliti,  una delle ragazze del make-up, per esempio,   esibiva una acconciatura di una sorprendente tonalità lilla, mentre uno dei tecnici audio indossava  sempre una moltitudine di cuffie, sembrava quasi che facessero  parte del suo abbigliamento. Il regista è un uomo di mezza età, brizzolato, molto cortese,  è  attorniato costantemente dall’aiuto regista, dal  produttore e da una giovane sceneggiatrice.  Kate, è  simpaticissima,  alta, bionda e occhi azzurrissimi, potrebbe fare la modella, invece gira per il set sempre in jeans e larghi camicioni, non si separa mai dal suo pc e non è raro trovarle delle matite tra i capelli. Di solito arrivano in piccoli gruppi, mangiano e scappano via velocemente, hanno delle tempistiche molto rigide da rispettare, tanto quanto è la disciplina che il regista  pretende da tutti i suoi collaboratori durante le riprese.


 
 Kate entra in mensa sorridente come sempre, accompagnata dal gruppo di persone appena arrivate. Subito non faccio caso a chi la segue, finché non colgo dei festosi cenni di saluto da uno dei suoi compagni.  Nonostante l’abbigliamento pesante, lo sciarpone a proteggergli la gola e un morbido cappello ben calato fin sotto le orecchie, il sorriso abbagliante e la  luce briosa dei suoi occhi sono  inconfondibili…Thomas. Senza parole lo seguo  con lo sguardo mentre si destreggia tra i tavoli per poi fermarsi sorridente davanti a me. Eh si , è  proprio lui!
 Come è possibile che tra tutti i paesi esistenti al mondo…. sia giunto proprio in mezzo a queste montagne?  Un caldo brivido di piacevole meraviglia  inizia a  scorrermi  nelle vene. E se fosse un segno delicato e sibilino del… Destino? Mi sussurra una vocina insinuante.   Forse è meglio che ragiono con calma,  fino a qualche settimana fa non sapevo neanche io che avrei passato tutto l’inverno a fare la governante,  quindi è  decisamente inverosimile e assurdo pensare che non si tratti di un’altra sorprendente coincidenza. 
 
- Buongiorno  Aislinn, che strana combinazione vero? – mormora ironico indovinando i miei pensieri.
- T-thomas?  M-ma cosa ci fai qui? –  balbetto deglutendo con fatica.
- Dopo quel weekend in Scozia,  avevo  in programma un provino. E’ andata bene.  Mi hanno scritturato. Ed eccomi qui. – replica ilare.
- Meraviglioso! Congratulazioni! Dimmi che interpreti 007!! – chiedo speranzosa. Visto? E’ qui per lavoro!! E’ qui,  SOLO E SOLTANTO per  una pura casualità!! Posso stare tranquilla!!
- No, mi spiace! E’ un film fantasy, io sono l’amico alieno,  scemo,   del protagonista! – esclama ridendo.
- Le spiace spostarsi? Dobbiamo fare colazione, non abbiamo molto tempo….NOI.. .- borbotta una voce irritata dietro le sue spalle.
- Oh… ma certamente,  scusate. Ci vediamo, una sera di queste usciamo insieme così ti racconto. Ciao.  – mi saluta allegro mentre si allontana.
- Va bene, quando vuoi. Ciao –  rispondo sorridendo come un’idiota.
- MeRed, vuoi darmi quel piatto?!! – gracchia irritato Damian strappandomi così dal mio attimo di  estatica adorazione .

Il sorriso che avevo riservato a Tom   scompare nel momento in cui incrocio i suoi occhi verdi. – Ricordati che stai lavorando, puoi intrattenerti con i nostri ospiti fuori orario, non credi? – sibila gelido.
- Non capisco perché insisti a dare voce ai  tuoi  pensieri   che sono alquanto seccanti e tediosi. Non te ne sarai accorto ma io sono perfettamente in grado di compiere più  azioni nello stesso momento!  Buona giornata. – mormoro consegnandogli il piatto senza degnarlo di uno sguardo, spostando  veloce  la mia attenzione al pastore che lo segue.
- Hola  Ernesto! Como estas? Tocino y huevos que estàn bien? –
- Perfecto! Gracias querida. – risponde sorridendo.


In onore dei nostri ospiti Esteban decise di organizzare una serata tutti insieme con tanto di musica.  Avevamo preparato una quantità impressionante di carne e salciccia alla brace e una trentina di torte facevano bella mostra di sé su di un tavolo. Gli uomini e i bambini avevano un appetito incontenibile e spazzolarono tutto in breve tempo. Dopo cena tra  birre,  fiumi di caffè forte e dolci, l’atmosfera si fece più accesa quando iniziarono a suonare. Tutti ballavano allegramente mentre io  e le mie compagne di lavoro sedevamo  stremate, ai bordi della pista improvvisata,   ridendo delle piroette dei provetti ballerini.
Durante la serata mi era capitato più volte, del tutto casualmente, ovvio, di notare quanto, un semplice sorriso spontaneo, potesse trasformare il viso di un uomo. Damian era seduto in un tavolo  accanto a Beatriz, non lo avevo mai visto così rilassato e ogni volta che si chinava per sussurrarle qualcosa all’orecchio, la ragazza rideva divertita. Quando era  iniziata la musica,  l’aveva stretta a sé sulla pista e  Bea con la testa appoggiata sulla sua spalla aveva chiuso gli occhi chiaramente soddisfatta.   In seguito mentre la pista si affollava, li avevo visti uscire abbracciati  da una delle porte che davano  sul cortile da cui si snodavano…. i  sentieri che portavano ai cottage dei dipendenti. Forse preferivano finire la serata in un altro modo, lontano da occhi indiscreti, rifletto maligna.  Naturalmente sono liberi di fare quello che vogliono, sono due persone adulte, vaccinate  e consenzienti e nonostante  Damian sia un borioso, maschilista, retrogrado, a modo suo è un uomo attraente…. Ma qui lo dico e qui lo nego!

- Ciao Aislinn, vieni a ballare? –

 

Le ragazze  si zittiscono all’istante, per un attimo  le osservo guardarlo  trasognate, beh le capisco,  Thomas   è un bel uomo, occhi azzurri, sorriso smagliante e soprattutto modi cortesi.  Dopo essersi  presentato a tutte,  accetta con un sorriso di  sedersi con noi. In poco tempo   monopolizza l’attenzione raccontando divertenti storielle e solo  dopo aver invitato a ballare  tutte le mie compagne,  ritorna a sedersi vicino a me.
  
- Cosa devo fare per attirare la tua attenzione? – sussurra vicino al mio orecchio.
- Scusami, sono stanca morta. Potrei addormentarmi qui sulla sedia, mi credi? Allora raccontami, come stanno procedendo le riprese?  –  chiedo  sorridendo.
- Tutto bene, tra un paio di giorni al massimo ci spostiamo in un’altra location.  Ti propongo una passeggiata, forse così ti svegli un pochino e mi racconti come sei arrivata qui. – mi invita offrendomi il braccio.
  

                                                                                             §§

 

Una splendida luna calante  risplende nel cielo,  lentamente ci incamminiamo sul sentiero che porta alla villa e  mentre parliamo,  Tom  mi prende la mano,  lo reputo  un gesto innocente,  affettuoso. Ma quando ci sediamo sul muretto vicino alla casa  tenta di abbracciarmi rivelando chiaramente  le sue intenzioni. Non capisco, quando ci siamo separati a Dornie, eravamo concordi di adottare tutte le precauzioni possibili per evitare di rimanere invischiati nelle sabbie mobili della leggenda e adesso ci prova!?! Sono conscia di non essere il  tipo di donna che fa girare la testa ad un uomo di mondo come Tom….. anzi a nessun tipo di uomo! Dev’essere l’effetto dell’altitudine, l’alto tasso di ossigeno presente nell’aria gli da alla testa!!

- Scusami, non volevo essere inopportuno… C’è qualcuno..? – chiede sorpreso,  mentre  sfuggo con delicatezza  al suo abbraccio.
- Odio tutto ciò che è dato  per scontato. Sei sicuro di essere attratto da me e non di cercare un sollievo alla noia?  Non rovinare quella che potrebbe diventare una bella amicizia. E poi dobbiamo fare attenzione, le stelle ci osservano!  –  lo avverto ironica, cercando di scherzare per alleggerire l’atmosfera.
- Hai ragione. E per via di quel mandriano? Quel Damian? Ho notato  come vi guardate. – asserisce guardandomi di sottecchi.
- Damian?  Stai scherzando? E come ci guardiamo? – esclamo ridendo.
- Vi studiate,  da lontano,  a turno. C’è attrazione fisica, sono sicuro. – afferma convinto.
- Ma figurati!  Hai travisato il vero sentimento che ci unisce, la stizza! Ci odiamo cordialmente! – ribatto divertita.
- Ti faccio una domanda stupida, rispondi senza guardarmi e senza  riflettere a lungo, come sono i  suoi capelli? –  chiede incrociando le braccia sul  petto.
- I suoi capelli? Sono neri,  lisci e visto che sono un po’ lunghi li tiene sempre intrappolati sotto il cappello… ehm…. perché me lo chiedi? –
- Come sono i miei? – chiede adagio.

Vuoto assoluto, non so cosa rispondere,  ho passato tutta la sera con lui ridendo e scherzando e mi accorgo in questo momento che non l’ho mai  guardato davvero, tanto ero intenta a seguire con lo sguardo  Damian che parlava con Beatriz sorridendo sensuale, Damian che stringeva la ragazza in mezzo alle altre coppie mentre ballavano  e  Damian che dopo aver sussurrato qualcosa alla sua compagna era sparito nel buio con lei.    In silenzio mi giro a guardarlo  incerta e incredula.

- Era ora che te ne accorgessi… - mormora comprensivo.
- Di cosa? – rispondo turbata.
- Sei attratta da lui, lo respingi quando è vicino a te,  ma lo cerchi tra la folla quando  è lontano. Fidati, sono  un acuto osservatore. Non mi è sfuggito neanche come  la sua mascella scatta nervosa ogni volta che abbracci Esteban. – afferma convinto.
- Esteban?! E’ il marito della mia migliore amica! E’ come un fratello! –
- Forse… ma lui non lo sa. Dev’essere terribilmente geloso. Vuoi una prova? Ci ha seguito fin qui con la tua amica… ehm.. Beatriz. Sono dietro quell’albero. Adesso molto lentamente proverò di nuovo ad abbracciarti…. –  sussurra  avvicinandosi a me.
- E… senza colpirmi troppo duramente,  ti prego, domani devo girare delle scene in primo piano e un occhio nero non è previsto nel copione,  respingimi,  vedrai che accorrerà in tuo aiuto immediatamente. – continua a bisbigliare mentre con le mani prende ad accarezzarmi le spalle.
- Cercherò di baciarti e credimi che ti sfiorerò solo il mento, ma lui da lontano crederà di vedere un bacio vero…. e … -
- Ti prego,  sei ridicolo! Non è possibile! – ribatto a voce bassa…… ma perché bisbiglio? Voglio davvero prestarmi a questa sceneggiata?!!
- Fidati, qualsiasi cosa ti dica o faccia da questo momento… assecondami! – ordina perentorio.

Così dicendo si china su di me sfiorandomi solo il mento come aveva promesso ed io per seguire il nostro  “copione” improvvisato, poso le mani sul suo petto e per un attimo constato sorpresa che sotto il suo maglione pesante guizza una muscolatura soda e tonica decisamente piacevole al tatto. Cosa dovevo fare?? Ah.. già… devo respingerlo…..lontano… da me… con forza. Peccato!

- Non provare mai più a mettermi le mani addosso, stronzo!! Ma chi credi di essere??! – urlo guardandolo incerta…. va bene così?
- Sei una donna adulta… cosa ti aspettavi?!! – risponde strizzandomi l’occhietto,  alzando di poco la voce per esser certo di attirare l’attenzione di qualcuno che si nasconde nell’ombra.


Improvvisamente dietro di noi,  avverto dei passi  frettolosi  avvicinarsi. Assolutamente basita  continuo a fissare gli occhi di Thomas  che chiaramente leggono nei miei un alternarsi di varie  emozioni:  stupore, sconcerto e non ultimo un  senso di…..piacevole meraviglia. Non è possibile!!

- Qualche problema Aislinn? –


E’ la prima che mi chiama per nome, chiudo gli occhi un istante per celare e trattenere quel brivido che mi attraversa, quando avverto il suo corpo appena dietro le mie spalle. Sono stata una stupida, Tom ha ragione,  nonostante i suoi modi brigativi e rudi, non mi sono resa conto che….assurdamente….mi attrae. Sento un calore intenso provenire dalla sua pelle,  lo  percepisco anche  senza toccarlo.

- Tutto bene, grazie.  E’ stato solo un malinteso. – rispondo incapace di chiamarlo per nome e di girarmi a guardarlo.
- Forse è meglio che torni alla festa….. da solo. – consiglia con voce dura a Tom che indietreggia di qualche passo.
- Si… lo penso anche io. Ti chiedo scusa Aislinn, se ho travisato le tue intenzioni. Buona notte…... Damian. – saluta con un mezzo sorriso a piegargli le labbra che solo io riesco a leggere. Hai visto? Avevo ragione!!

 

In silenzio  l’osserviamo mentre si   allontana. Siamo vicinissimi  e   solo i  nostri respiri si alternano rapidi spezzando il silenzio innaturale che ci separa.  Non riesco a muovermi,  ho il cuore che batte a mille e il cervello in tilt, quando sento il rumore di altri passi allontanarsi di fretta sobbalzo violentemente, a quanto pare   anche Beatriz si è stufata di aspettare il ”suo” cow boy, adesso siamo da soli. Incrocio  le braccia  intorno al corpo,  più per calmare il sottile tremito che mi scuote che per ripararmi dal freddo della sera. Con un gesto tenero mi posa la sua giacca sulle spalle, il suo calore mi avvolge.  Il suo  profumo è buonissimo,  sa  di spezie combinato  al profumo più intimo ed esclusivo  della sua pelle,  mi fa girare la testa.

- Grazie. – mormoro imbarazzata  sempre ad occhi bassi.
- Guardami….. – ordina con voce roca.
- Vorrei tornare a casa, sono molto stanca. Scusami. – balbetto allontanandomi  di qualche passo.
- Se non vuoi guardarmi, ti chiedo almeno di restare pochi minuti ad ascoltare ciò che ho da dirti. La rabbia che provo,   non dipende solo  dal  tuo atteggiamento scostante  nei miei confronti, dal fatto che mi ignori volutamente in ogni momento della giornata,  perché so che  ho provocato io il tuo risentimento, trattandoti con sufficienza la prima volta che ti ho vista. La rabbia che provo è rivolta soprattutto verso me stesso, perché non riesco a smettere di…. desiderarti e forse anche un po’ verso di te che non smetti mai di tentarmi… -
- Tentarti? E quando mai l’avrei fatto?! – esclamo commettendo il grave errore di alzare lo sguardo per incontrare il suo.


Due gocce di smeraldo liquido bruciano intensamente nei miei occhi,  risplendono ardenti  nella penombra che ci avvolge.  Retrocedo ancora di un passo, impaurita dalla violenta smania che sento. E’ questo l’incontenibile desiderio fisico di cui ho sempre sentito parlare?  Percepisco chiaramente, la dolce carezza dei suoi occhi scivolarmi addosso. Dopo aver sopportato tante delusioni, ho imparato a riflettere bene prima di esternare i miei sentimenti. La mia cautela  spesso viene scambiata per indifferenza, ma la verità è che sono una persona riservata,   ogni gesto che compio, anche il più semplice ha per me  un grande significato.  Ho bisogno di tempo per assimilare l’idea che l’animosità che riversavo su Damian, non era altro che… una strana forma di  attrazione.

- Basta il modo in cui pieghi la testa per sistemarti i capelli a sconvolgermi, il modo in cui sorridi, il modo in cui cammini. Mi basta vederti tra le braccia di Esteban che so essere innamorato di sua moglie a scatenare un’atroce… gelosia. Mi tenti quando ti muovi sicura in cucina e nonostante tutto il lavoro che devi affrontare tutti i giorni, trovi il tempo anche di portare il tea a Juliette e  di giocare con i bambini. Ti chiedo scusa per  come mi sono sempre comportato. Mi hai dimostrato di essere una donna in gamba, generosa. Ed io in questo momento mi sento il più stupido essere umano esistente al mondo… - ammette imbarazzato.
- Continua… questa parte mi piace.. – tento di scherzare restando però  a debita distanza.
- La parte in cui ti desidero o quella  in cui riconosco di essere un’idiota? – commenta sardonico.
- Vorrei poterti rispondere… ci devo pensare. Senza rendermene conto ti ho osservato tutta la sera, me l’ha fatto notare Tom. Mi incuriosiva il tuo viso trasformato da un sorriso spontaneo, seguivo i tuoi gesti mentre parlavi con Bea, il modo in cui ti chinavi su di lei per  sussurrarle  qualcosa  per farla  ridere. Nel momento in cui  sei uscito dalla sala,  con una mano a sfiorarle le  spalle ….  ho smesso di divertirmi.. – ammetto stupendo per prima me stessa.
- Aislinn… - mormora avanzando di qualche passo.
-  No….. non ti avvicinare. Parlami di te… –  lo prego incerta.

 

 Mi ha raccontato   della sua fattoria e della moglie che lo aveva tradito e poi abbandonato, del suo sogno di allevare cavalli da corsa e di riscattare i suoi terreni. Riconosceva sinceramente che non aspirava ad un vita diversa da quella che aveva sempre vissuto, all’aria aperta, lavorando duramente con i suoi compagni. Una vita solitaria che in questo frangente era  scossa da … me. La sua sincerità mi destabilizza, non sono  pronta a scoprirmi, non arrivavo a dare un nome a  ciò che sentivo  e forse non  lo volevo.

- E’  meglio che rientri in casa, stai tremando. – suggerisce pacato.
- E’ vero, ho freddo. Ehm.. grazie della compagnia. Vorrei che ci conoscessimo meglio se ti fa piacere. Sono riuscita a riprendermi con grande fatica da una relazione che durava da anni e non voglio ripetere gli stessi errori. Mi capisci?   –
- Si, ti capisco. Ci sono passato anche io. E.. per via di quel attore?  - chiede adagio.
- No, Tom è un amico. Stavo per sposarmi.  Carl ha lavorato strenuamente per entrare in politica, è un uomo  molto ambizioso.  Alle prossime elezioni verrà sostenuto dal suo partito ed è certo di ottenere una carica importante.  Quando ho compreso che il  matrimonio o forse io, che non sarei diventata mai una moglie adatta ad un uomo politico, rappresentavamo  un  intralcio ai suoi progetti,  con grande soddisfazione ho mollato lui e la sua ambizione. Adesso rientro. Buonanotte. –
- Buonanotte Aislinn. -


Gli volto le spalle e  con  una mano afferro la maniglia della porta, ma non la apro.  Ci siamo confessati reciprocamente l’attrazione che proviamo,  ma  non siamo riusciti a sfiorarci.  Voglio davvero allontanarmi da lui senza toccarlo?  Oppure voglio correre il rischio di  perdermi in un silenzio fatto solo di battiti e di sospiri aspri,  per un uomo che conosco da poche settimane, che credevo di detestare? E la risposta mi pare chiara,  quando girandomi  all’improvviso per cercare il suo sguardo, lo trovo  ancora dietro le mie spalle, pronto ad  accogliermi  tra le sue  braccia.
 E’  meraviglioso  essere stretta a lui, sento il battito un po’ agitato del suo cuore contro il mio orecchio e le sue mani sfiorarmi la schiena dolcemente. Con gli occhi chiusi cerco la sua mano ed intreccio le dita con le sue, ho sempre pensato che  la   sensazione che si avverte a fior di pelle quando stringi   la mano di   una persona appena conosciuta,  fosse  un buon modo di saggiare l’intesa spirituale basandosi su quella fisica, istintiva, primordiale, che non si può reprimere né controllare. Il contatto della sua pelle sulla mia è decisamente piacevole e mi provoca un formicolio lungo le dita che si diffonde fino al gomito. Mi scosto un poco da lui  e incantata lo guardo chinarsi su di me.

                    
- Ehm….. che vorresti fare? – chiedo  sottovoce.
- Vorrei baciarti….ma se reputi giusto che…  ancora.. ciò che provavi per il tuo ex,  ti impedisca di vivere serenamente la tua vita, mentre lui si sta godendo la sua…….non lo farò.   Ma….se vuoi prendere tu l’iniziativa.. per va bene! – mormora con voce roca  a pochi centimetri dalle mie labbra.
- Il tuo ragionamento non fa una piega!! Forse dovrei davvero lasciarmi andare… per una volta e vedere che effetto fa….. -


C’è un breve istante di esitazione  nel momento in cui  le nostre  labbra si sfiorano, ma   viene presto superato.    Damian m’invade la bocca lentamente,  stringendomi più forte,  le sue  labbra si muovono sicure sulle mie  e guidata da quell’istinto,  che ogni donna condivide con Eva, la prima donna del creato,  sensuale, contorto, tentatore che alletta, lusinga e inganna  il desiderio di ogni uomo,   intreccio le mani dietro il suo collo per attirarlo più vicino a me, invitandolo a prolungare il bacio  e con piacere colgo il  gemito roco  gli sfugge quando infilo una mano sotto la sua maglia per accarezzargli il petto.   La sua pelle è bollente e i suoi muscoli si muovono in modo delizioso sotto le mie dita. All’improvviso mi afferra la mano e  la sua lingua mi accarezza sensuale  il  palmo,  l’effetto devastante di quel breve  gesto  si riflette prepotentemente sui miei poveri ormoni già provati dal bacio. Inspiegabilmente avevamo trovato l’uno nelle braccia  nell’altra, un’intesa perfetta forse imprevista, ma travolgente,  vera, sincera.

 

La luce accecante dell’ingresso spezza il momento e velocemente ci separiamo a disagio. La cosa più  ridicola  è che siamo due persone adulte che  si sentono in colpa  come due adolescenti che vengono scoperti a pomiciare.  Damian  si sistema i vestiti in fretta, mentre io cerco di dominare  i miei  capelli con un gesto veloce delle mani. 

- Ehi ragazzi! Dateci un taglio! Ci sono dei minorenni in questa casa! – borbotta divertito Esteban nascosto dietro la porta.
- Grazie del consiglio…. E tu adesso segui il mio …..  eclissati!! – sbraita infastidito il
- cow boy.
- Penso che dirò a tua moglie che da quando è partita ti diverti a spiare la gente dietro le tendine, come una qualsiasi comare! – lo minaccio divertita.
- Ok ho capito.. me ne vado! –
- Esci con me, domani sera? – chiede tenero accarezzandomi una guancia.
- Devo prima chiedere il permesso al capo… sai è lui che gestisce il personale. E’  un uomo  molto severo….. – 
- Ah.. si lo conosco, è uno  in gamba.. – mi assicura ridacchiando.
-  Non  so… però… quando cavalca  è molto sexy… - ribatto sorridendo.
- S-sexy? – mormora incerto mentre un leggero rossore gli colora le guance.
- Beh.. le ragazze della lavanderia dicono che…. il sabato  quando porta la sua biancheria a lavare,  non è raro assistere ad un striptease degno dei migliori  locali di Las Vegas!  Mi hanno descritto con cura la linea nei suoi bicipiti, per non parlare delle sue chiappe!  – sghignazzo senza pietà.
- Cosa?! – urla con voce strozzata.
- Sembra che  la signora Ortega lo abbia trovato seduto ad aspettare che finisse il lavaggio delle macchine solo con i boxer  addosso!! Ha dovuto prendere una pastiglia per abbassare la pressione! – scoppio a ridere davanti la sua espressione mortificata.
- Oh … no….. no…. –
- A proposito, domani è sabato e pensavo di andare anche io a dare un’occhiata … cioè di andare  a lavare la mia biancheria in lavanderia.. –
- Basta ti prego, grazie dell’avviso. Mi guarderò alle spalle prima di  spogliarmi! – borbotta passandosi una mano tra i capelli.
- Bravo! Ci vediamo domani a colazione. Buonanotte. -

 


                                                                                        §§  

 

 

Stranamente l’indomani a colazione c’è più gente del solito e un’inquietante brusio trepidante serpeggia tra i tavoli. Quando Damian entra in mensa,  il silenzio all’improvviso regna sovrano, un centinaio di occhi spiano  ogni suo passo e dopo un leggero tramestio, tipo guerra all’ultimo sangue, si forma fintamente quieta la coda dietro il cow boy. Una decina di uomini grandi e grossi con il vassoio  in mano simulano  di attendere il loro turno per poter mangiare.


- Buongiorno Damian…. – gli sorrido felice di vederlo.
- B-buongiorno… Aislinn…. – mormora di cattivo umore conscio finalmente di essere al centro delle chiacchere dei suoi uomini.

 

Molto probabilmente le voci che il loro capo è cotto a puntino della bella  cuoca si sono sparse con la velocità della luce per tutto il complesso. Tutti quelli  in fila dietro di lui allungano il collo per godersi la scena,  quindi  non hanno modo di notare il lampo metallico che attraversa i suoi occhi. Per evitare scenate, Aislinn gli prepara  il piatto come ogni mattina e glielo porge  senza ulteriori commenti. Un ansito deluso si solleva tra i pastori mentre a gruppi abbandonano la mensa dopo aver mangiato.  Damian  è uno degli ultimi ad uscire, restio a salutare Aislinn davanti a tutti. Guardarla di sottecchi per tutto il tempo della colazione è stato snervante, aveva bisogno di averla vicina  e …. magari…..


- Capo.. tu…. non vieni? – gli chiede uno dei  più coraggiosi, naturalmente è abbastanza accorto da non usare un tono di voce ironicamente inquisitorio.
- Iniziate ad andare, arrivo subito! – sbraita irritato.


Per la prima volta da che lavora  in quella mensa,  Aislinn osserva sconcertata    Damian  ritirare la  tazza e il  piatto e posarli nel raccoglitore vicino a lei.  Imbarazzatissimo, sotto gli sguardi delle signore che affollano ancora i locali, si  dondola sui talloni riluttante ad allontanarsi.

- Buon lavoro Damian. Ci vediamo a pranzo? – gli chiede impietosita per toglierlo d’impaccio.
- G-grazie.. ci vediamo a pranzo. – conferma deluso allontanandosi di qualche passo.


Al quel punto tutti gli sguardi incoraggianti delle donne si puntano su di lei , che  stupita alza  le mani come per chiedere – che dovrei fare?! – e all’unisono tutte le  mandano un bacio e si girano per continuare il proprio lavoro. Ma sono delle vere impiccione!!!  Ad ogni buon conto prima che  il  “ suo”  cow boy riesca ad uscire dalla porta lo ferma  afferrandogli   una mano. Adesso si,  che sono veramente al centro dell’attenzione generale, nell’aria c’è un silenzio pieno d’attesa e  Aislinn decide  all’improvviso di ignorare tutti e di fare quello che avrebbe  voluto fare fin da quando l’ha  visto entrare in mensa.  Tirando il bavero del  suo giubbotto lo costringe  ad abbassarsi per baciarlo. L’uomo per  un nano secondo s’immobilizza sgomento, poi le sue labbra si rilassano sulle sue e rispondono  con dolcezza.

- Ciao Damian..buon lavoro. – sussurra con voce roca.
- Ciao tesoro… -  risponde sorridendo tenero  nonostante il  lungo fischio d’approvazione che ha seguito il  bacio.
 
 

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Capitolo 5
*** La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. ***



 Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.
Shakespeare W.

 

- Ehi cupido……. – mormorò  una voce strascicata.

 

Kate  era appoggiata alla staccionata  vicino alla mensa, nascosta nella penombra, se Tom avesse potuto scorgerle il viso forse avrebbe notato la sguardo tormentato, ma lì dov’era, ne poteva indovinare solo i contorni della figura che conosceva così bene. Se avesse saputo che lo aveva seguito per vedere con i suoi occhi dove lo portava il suo interesse per Aislinn, avrebbe gioito per una settimana.

- Ma tu chi sei… che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?... – recitò con voce ispirata.
- Buffone… ma quando la finirai di citare Shakespeare in ogni occasione che ti si presenta? –
- Lasciami fare… fa figo! Senti questa…. Ma cos’è quella luce che appare alla finestra… è Oriente ….. è Kate….. –
- Sei ridicolo! Dovresti già sapere che con queste trovate non m’incanti! – esclamò ritrovando velocemente il solito tono allegro.
- Amami.. Odiami… entrambi sono a mio favore. Se mi ami sarò per sempre nel tuo cuore, se mi odi sarò per sempre nella tua mente… - continuò imperterrito avvicinandosi.
- Oh… Romeo …Romeo… rinnega il tuo nome…ed io non sarò più una Capuleti… -  mormorò lasciandosi coinvolgere dal gioco.
- Chiamami solo amore ed io sarò ribattezzato…. Tesoro a questo punto saresti dovuta  cadere tra le mie braccia estasiata… - ironizzò l’attore chinandosi  a  sfregare il naso contro il suo.
- Sogni un amore vano  …… mio caro illuso…. – ribatté  accarezzandogli la guancia.
- Ti prego…. Dì solo una parola ed io sarò salvato…. – rispose girando appena il viso per sfiorare con un bacio quella carezza.
-  Una vostra parola mi farà tacere per sempre….. –
- Te l’ho sempre detto .. non hai fantasia Kate! – asserisce quasi offeso.


La sua risata cristallina spezza,  fortunatamente per entrambi,  l’atmosfera dolcemente coinvolgente che riportava alla memoria, i  primi baci innamorati,  i  tremiti appassionati dei primi approcci. Tom se lo ricordava bene il primo bacio che le aveva dato, romanticissimo e tanto sospirato, bramato, atteso e sicuramente rimpianto, era stato  l’inizio di un amore acerbo,  meraviglioso, inebriante,  che l’aveva colto di sorpresa in un’età impreparata a riconoscere il  suo  valore.   Un amore che aveva deluso e inesorabilmente perso. Con il senno di poi, aveva pregato più volte  Kate di perdonarlo e di riprendere là dove si erano separati. Ma purtroppo aveva dovuto pagare lo scotto dei propri errori penosamente, averla persa era di per sé  una dura realtà,  ma la consapevolezza  di averla ferita crudelmente  era ed è un cruccio che lo torturava ogni volta che incontrava il suo sguardo.  Era diventata una donna lontano da lui, una donna  che  gli mozzava il respiro solo sorridendo. Quando l’aveva ritrovata si era adattato al confine che inconsciamente lei stessa aveva tracciato tra loro,   ma c’erano dei brevi istanti, come quello,  in cui ciò che erano  stati insieme  emergeva e soggiogava ciò che erano in quel momento.

- Essere o non essere questo è il dilemma…. Se sia più nobile d’animo sopportare gli  oltraggi…. – mormorò con voce cupa.
- Se valesse la pena di sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso…..  sopporterei…. qualsiasi cosa  pur di dimenticare le angosce del respinto amore e di ritrovare quello perso…. -
- Ehi! Così non vale stai inventando!! Willy si rigira nella tomba a sentir i suoi versi così storpiati!! – esclama Kate ridendo falsamente ilare.
- Kate…. –
- No.. Tom. Non ne parliamo più, ti prego. –  disse dopo un attimo di silenzio.

Lo lasciò da solo a combattere contro  l’ istinto che lo spronava a baciarla fino a sciogliere quel ghiaccio dietro cui si era trincerata  e    le  remore,  dettate per lo più dai rimorsi di coscienza, che lo frenavano a scuotere con forza la sua apatia. Tom la seguì con lo sguardo fino a quando non oltrepassò la porta  per immergersi  di nuovo nella bolla chiassosa e spensierata della festa.


- Che io sia dannato se non l’amo con tutto il cuore, perché essa è saggia…se io so giudicar di lei. È  bella se questi miei occhi son veritieri, è sincera. Quale si è dimostrata; è perciò saggia, bella e sincera com’è … avrà sempre un posto nel mio costante cuore. – sussurrò decidendosi a seguirla.

 

 

§§

 

 

Trudy mi guarda scettica dal display del pc, mentre Esteban e i bambini mi fissano perplessi dal vivo, mentre sfilo  per loro con il completo che ho scelto per uscire con Damian. Non ho ancora ricevuto le mie valigie e quindi ho dovuto chiedere in prestito qualcosa alla mia amica.

- Allora cosa ne dite? – chiedo per la terza volta.
- Stai bene…. – inizia poco convinta Trudy.
- Cosa c’è che non va?! – esclamo esasperata.
- Papà perché le donne si cambiano dieci volte prima di decidere che vestito mettere? – chiede Edo.
- Ehm…. te lo spiego quando sei un po’ più  grande. Andiamo in cucina, gelato per tutti!! Lasciamo che la mamma si occupi della sua amica. –

I  bambini esultando corsero fuori dalla stanza  e prima di uscire Esteban si fermò davanti al display e fissò sua moglie -. E … se mettesse quel vestito che indossavi tu quando ti ho chiesto di sposarmi? –

- Ehi! Non voglio portarlo all’altare!! Voglio solo un consiglio!! – sbotto irritata.
- Lascialo perdere! Nel mio armadio, c’è un vestito color  prugna matura  è in lana di cachemire, ha una scollatura normale e uno spacco sul davanti … discreto. Ah… metti gli stivali neri con il tacco….   e  poi vieni qui davanti. – mi ordina perentoria.

Il “discreto” vestito color prugna,  di lana morbidissima,  mi lascia scoperto una buona dose di seno e lo spacco  ogni passo mostra le mie gambe,  fino a metà coscia, messe in risalto dagli alti  stivali neri con tacco dodici…. Perfetto!! Nell’armadio trovo anche un lungo capotto nero e tra la bigiotteria alcuni gingilli luminosi. Sono pronta!! Trudy dopo avermi fissata attentamente mi saluta sorridendo.
                                           -  Non ti chiedo del completino intimo che indossi….. perché sono sicura che hai scelto bene! Buona serata cara. Domani mi racconti tutto….. chiaro?! –


§§


Non posso credere, alla mia età di dover subire un’inchiesta da quattro personaggi che in questo momento mi squadrato con astio. Mi aspetto da un momento all’altro che anche Maman Juliette venga a chiedermi che intenzioni ho con Aislinn.  Voglio solo portarla a cena fuori!! Diavolo! In realtà sono in ansia come un poppante,  metà dei miei uomini sono passati “casualmente” da casa mia a bere una birra e mi hanno fatto perdere un sacco di tempo con tante chiacchere inutili e alcuni hanno rischiato di soffocarsi con la bevanda quando mi hanno visto “ tirato a lucido”.

- Capo, la signora viene dalla città. Sarà abituata a locali chic.. dove la porti? – ha chiesto Julio facendosi portavoce dei suoi compagni.
- Non sono affari vostri! Siamo in montagna, ben lontani dalle luci della città! Ovunque la porti se lo farà piacere per forza! – asserisco con più convinzione di quanta ne provassi in realtà.
- Ben detto, capo!! Falle vedere chi comanda! – borbotta Bastiano ridendo.

Oltre al fatto che Bastiano è notoriamente angariato dalla moglie, quindi le sue parole non hanno peso, ma  quelle  di Julio  toccano  il nocciolo della questione, Aislinn è una donna di città mentre io sono un pastore, cosa avremo mai in comune? Neanche la partenza di tutta la troupe e di quell’attore  che le sbavava dietro,  che lei ha salutato con un semplice abbraccio amichevole,  mi toglie dalla testa il dubbio che prima o poi mi darà il ben servito senza tanti complimenti.   Accidenti! Forse sono solo  nervoso  perché non esco da un po’ di tempo con una donna, speciale come lei.  Non mi ricordo più come si fa a corteggiare….. Corteggiare?  Devo essere impazzito!
Torno a fissare i miei inquisitori sgomento – Voglio solo portarla a cena e se ne ha voglia a fare una passeggiata ai laghi, la riporto a casa prima di mezzanotte. Ho lavato il fuoristrada dentro e fuori…. E… non ho intenzione di portarla a casa mia. – concludo guardando solo Esteban che annuisce indulgente.

- Ciao Damian…. –

La sua voce morbida mi solletica le orecchie ma non è nulla in confronto alla  dolorosa fitta che sento,  quando mi giro a guardarla. Il vestito che indossa le aderisce   come una seconda pelle,  senza poter  frenare l’istinto, le ammiro il seno messo in mostra ampiamente dalla scollatura e le gambe celate appena dagli stivali.  Per un attimo i nostri occhi si scontrano e   colgo  nei suoi la stessa ansia che mi agita.  Dopo aver salutato i bambini usciamo insieme seguiti dagli sguardi attenti  di  quattro chaperon. Con un sospiro di sollievo   salgo in macchina, purtroppo  mi accorgo in ritardo che non le ho aperto la portiera dell’auto. Iniziamo bene la serata! Aislinn sorride tranquilla, sembra aver capito il mio disagio. Io non sono un damerino ben educato, ma  lei lo sa perfettamente e  questa è  la cosa più  importante.

Tutto è  andato perfettamente bene fino al momento in cui in riva al lago  l’ho stretta a me, per tutta la sera non avevo fatto altro che adorarla in silenzio e quando ne ho  avuto l’opportunità le ho dimostrato forse fin troppo chiaramente che… la volevo. Non credevo di aver bisogno di grandi giri di parole per farle capire che ero attratto da lei e speravo  che lei arguisse,  che molto semplicemente,  per noi uomini tutto questo insieme di tumulti emotivi si traducono in un unico e agognato traguardo…… il sesso. Forse non se ne rende conto,  ma da come reagisce ai miei baci e alle mie carezze,  sono sicuro che anche lei mi vuole, solo che è troppo testarda per ammetterlo e forse….  dico forse…..  questo non avrei dovuto dirglielo! Ma non è colpa mia se la verità fa male!
L’ho  riaccompagnata a casa in silenzio ancora schiumante dalla rabbia, mi aveva fatto eccitare come un pivello ancora vergine e poi si era tirata indietro!! Quando è scesa dalla macchina, di nuovo non ho pensato ad aprirle la porta, ma da come ha sbattuto la portiera, non solo non ci ha fatto caso, ma sono stato fortunato a non essere travolto dalla sua furia. Le donne! Perché hanno bisogno di moine e degradanti bugie per cedere ad un uomo?!  Siamo due persone adulte consenzienti e ….. va bene, non mi aspettavo certo che venisse a letto con me questa sera….. ehm….. però …. forse.. l’ho sperato! Che casino!!

 

§§


- Mi è saltato addosso come una sanguisuga!!! E si è pure alterato quando ho cercato di fargli capire che io  non mi scopo tutti quelli che mi piacciono  e che c’è modo e modo di fare le cose!!! Cavolo! Non voglio dire … pensavo che fosse diverso perché non posso dirlo! Non  lo conosco! Il pensiero che in qualche modo io gli abbia fatto fraintendere la mia disponibilità a…… come una…. una…. Mi fa impazzire!!! – urlo contro il display e Trudy che mi ascoltano con pazienza da almeno venti minuti.
- Hai ragione, Damian non è un uomo raffinato. Non è in grado di mentirti, ti ha dimostrato con molta chiarezza cosa voleva da te e tu a ragione,  ti sei ….. risentita. Ma ora rispondi sinceramente, tu lo vuoi? Se ti avesse portato a casa sua e fatta ubriacare di scotch e di  tante belle chiacchere vuote e poi ti avesse spogliata sopra un letto….. L’avresti fatto? – chiede severa.
- MA TU … DA CHE PARTE STAI??!! – chiedo scornata evitando accuratamente di rispondere.
- Dalla tua,  scimmia!! E per questo che cerco di farti ragionare! Damian è un uomo come se  ne trovano  di rado e vale la pena tenerselo! Ha sbagliato,  ma… tu puoi aiutarlo a  capire ciò di cui TU.. hai bisogno. Ehm…. potresti accantonare per un momento  ciò che è successo ieri sera…. inducendolo a credere che non sei così attratta da lui… ignoralo per un po’….  e  vedrai che tornerà strisciando da te…. – conclude serafica.
- Sei veramente una persona abietta e crudele! Io non mi abbasso a questi trucchetti da liceale, sono una donna adulta io! Ho sbagliato a mostrarmi interessata a lui… tutto qui, un “piccolo” errore di calcolo. Ma se si aspetta che gli permetta di nuovo di avvicinarsi a me, si sbaglia di grosso!  Prima lo voglio vedere in ginocchio!  – ridacchio sadicamente soddisfatta.
- Ehm….. chi era quella… crudele e abbietta? – chiede Trudy sgomenta dalla spietata animosità che legge sul mio viso.

La mattina dopo, per la prima volta dopo mesi di levatacce all’alba spedisco in mensa Beatriz a servire la colazione ai pastori ed io rimango in casa e mi rinchiudo, praticamente tutta la mattinata,  in cucina. Vi  ricordate il detto – Prendi un uomo per la gola - ? Bene, penso sia un buon coadiuvante, quando hai a che fare con un uomo un po’ confuso come Damian,  che non ha la più pallida idea di dove si trovi la dolcezza e tutte quelle coccole che noi donne adoriamo e che fanno parte di quel argomento obsoleto e arcaico chiamato  romanticismo, ho intenzione di   “sedurlo” utilizzando tutte le armi in mio possesso, comprese le pentole!


§§

 

 Sono rimasto volontariamente a lavorare al ranch tutta la mattina e  dopo svariati tentativi  infruttuosi  di scorgerla  dalle finestre della villa, mi rendo conto stizzito che sto permettendo ad una donnina di mettermi in agitazione, solo perché l’ho trattata …… senza un filo di tatto! Dopo aver rimuginato tutta la notte, sono arrivato all’amara conclusione di aver trattato Aislinn troppo rudemente. Devo  scusarmi con lei. Esteban mi aveva pregato di raggiungerli  a pranzo e se mi sbrigo forse riesco a scusarmi con Aislinn prima che si riuniscano intorno al tavolo.  A  grandi falcate raggiungo la casa e senza esitare entro  in cucina dove trovo tutta la famiglia seduta a tavola pronti per mangiare. Mortificato mi tolgo il cappello.

- Scusate sono in ritardo.. -   mormoro cercando di simulare un tono cortese.

Aislinn  posa  con calma  il piatto di portata davanti a Maman e si gira aspettando che continui a parlare….come tutti.  Il suo sguardo è vagamente infastidito, il messaggio mi pare chiaro, devo scusarmi e in modo convincente. Con la coda dell’occhio colgo uno scambio veloce di sguardi tra Maman e suo figlio.

- Posa quel cappello Damian e siediti a mangiare con noi, non voglio che  una pietanza così speciale  si freddi per colpa tua. – ordina perentoria.
- Ehm… ma veramente… io sono… venuto … per parlare un attimo con…- borbotto a disagio mentre seguo con gli occhi Aislinn aggiungere un piatto per me a tavola senza proferire parola.


L’allegro vociare che avevo interrotto riprende  indisturbato e il pranzo si conclude davanti ad un dolce che fa concorrenza alle migliori pasticcerie europee. Devo ammettere  che non ho prestato attenzione a   ciò che ho mangiato, tanto ero impegnato a conversare con i padroni di casa cercando di dimostrare a tutti  che riuscivo a staccare gli occhi   dalla loro cuoca. Con un sospiro dolente mi alzo  per congedarmi,   con  la scusa che la mia pausa pranzo è già finita da un pezzo ed  esco da quella casa  più sconvolto di prima. Non solo non mi ha degnato di uno sguardo  ma è riuscita a dimostrarmi che la mia presenza non l’ha  turbata minimamente.

 

§§

 

 Incluso nei molteplici compiti di un capo, ci sono delle scartoffie veramente noiose da redigere e mentre cerco di ricordarmi cosa intendevo scrivere su questo benedetto rapporto, senza rendermene conto scrivo il nome di Aislinn sul modulo ancora immacolato.
  Primo, scrivo il numero sotto il suo nome,  è una bella donna, quindi è chiaro il motivo per cui sono attratto da lei.
 Secondo, è  spiritosa e sveglia, un altro punto a suo favore,  io odio le persone  noiose.
 Terzo, è un’ottima cuoca e ha dimostrato di saper gestire una casa,   il mio lavoro è molto impegnativo ed è molto confortante  avere una donna vicino che si sa gestire.
Quarto, ama i bambini e la famiglia. I suoi gesti verso  i bimbi e Maman sono pieni di affetto.
Quinto, ama gli animali e la montagna. L’avevo vista accarezzare e strigliare con cura il cavallo con cui aveva fatto una passeggiata ed era impossibile non cogliere  il suo sguardo turbato quando osservava rapita la grandiosità delle nostre montagne.
Sesto,    da come ha risposto ai miei baci è molto  appassionata,  quindi scrivo,  Brava a letto? Cerchiandolo più volte. Fare l’amore con lei  è una fantasticheria che custodisco nella mente  da quella sera. I suoi gemiti e sospiri che si mischiavano ai miei mentre la baciavo, continuano a tormentarmi. E l’irritante consapevolezza che se in questo momento fosse entrata in ufficio, sarei arrivato a pregarla pur di farmi perdonare, mi pesava sul petto come un macigno.   E  tutto questo solo per poterla stringere tra le braccia? NO! Non sarei mai arrivato ad umiliarmi per una donna! 


Volete un consiglio? MAI….MAI  e poi MAI lasciare in giro i vostri scarabocchi quando siete talmente idioti da specificare  anche a  chi sono dedicati. 


 

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Capitolo 6
*** Il 29 Febbraio. ***


La mattina del 29 Febbraio si presentò pallida ma stranamente mite,  nell’aria alleggiava  un  profumo meraviglioso di terra a cui si unirono gli  effluvi delicati delle composizioni floreali appena sistemate dalla fioraia. Il castello riluceva sotto i primi raggi del sole agghindato a festa per gli sposi. Tutto era pronto. La maggior parte dei  ospiti erano arrivati la sera prima ad affollare gli alberghi e i locali della città, visto il numero impressionate di presenze più o meno famose eravamo state costrette ad avvertire la pubblica sicurezza per proteggere la privacy della cerimonia.
Mentre finivo di prepararmi per raggiungere la chiesa, mi fermai un attimo a pensare a quanto,  pochi mesi lontano da casa,  mi avessero toccata e  lasciato un segno così profondo  da   costringermi  ad osservare  sotto  un’altra prospettiva la  vita che avevo vissuto   fino ad oggi.  Avevo lasciato il ranch appena dopo le feste natalizie, la figlia di Trudy, Victoria, era nata all’improvviso, prematura, ma sana e bellissima. Nonostante fosse un po’ piccolina  i medici  avevano dato il  permesso ai genitori  di portarla a casa. Era stato un Natale perfetto dolcissimo, forse l’unica nota stonata  era stata l’assenza di Damian che aveva deciso  passare le Feste lontano dal ranch. 
La donna dai lineamenti delicati che mi osservava dallo specchio era finalmente riuscita a liberarsi del giogo vessatorio di un amore sterile e angosciante, l’ombra molesta del mio ex fidanzato che non mi riteneva  all’altezza di stare accanto  a  lui, si era dissolta come neve al sole. Al suo posto,  in fondo al cuore,  brillava una debole fiammella di speranza, di ritrovare intense sensazioni e sguardi densi di dedizione e tenerezza. Chiusi gli occhi con forza e senza troppo sforzo ritrovai quelle carezze e quei baci per cui, solo di notte nei miei sogni, cedevo alla nostalgia. Con un sospiro  mi scrollai  di dosso  quel velo di tristezza che io stessa avevo evocato,   solo chi mi conosceva lo  bene avrebbe notato in fondo al mio sguardo. Forza McRed… si va in scena!!

 

§§

 

 
Lenta e maestosa l’enorme berlina nera che portava la sposa si fermò davanti alla chiesa, Anna ne discese con  un dolce sorriso emozionato  a piegarle le labbra appena colorate, avvolta in un meraviglioso abito frutto del genio di un giovane stilista. Luke era già entrato in chiesa teso ed emozionato, come si conviene ad un futuro sposo  e accanto a lui, assolutamente perfetto in tait, Thomas aspettava l’arrivo della protagonista di quella giornata.
Verso l’ora del tramonto quasi tutti gli ospiti degli sposi  seguirono dalle finestre e dalle terrazze,   il meraviglioso spettacolo di un fiume di candele che lentamente attorniavano il castello. Ad ogni candela era legato un fiore in onore dei signori di Donan, ogni coppia inginocchiandosi per deporre il proprio omaggio sulle acque del lago,  mormorava una preghiera  al Cielo perché proteggesse il loro amore. Presa da uno strano impulso anche Aislinn   corse  fuori dalle mura secolari del maniero per  seguire  il rito. Colse un giglio bianco da una composizione floreale posta all’ingresso  e sfilò una candela da un candelabro.

 


                                   - Ti prego… conducilo da me…. e ti giuro che  sacrificherò qualsiasi cosa pur di avere il suo amore. – mormorò emozionata, buttando il fiore nelle acque torbide del lago.


§§


Dopo essermi accomiatata dagli sposi,  finalmente rientravo  a casa, era stata una giornata lunghissima e devastante, ma la soddisfazione di  Anna e Luke  e dei loro ospiti, aveva lenito la prostrazione  fisica e psicologica del mio team.  Con un sospiro  di sollievo mi sono sfilata l’abito e le decolté che avevano torturato i miei poveri piedi per tutto il giorno. Dopo  un lungo bagno aromatico,   è  con un gemito  di soddisfazione m’infilo  sotto le coperte. Purtroppo qualcuno aveva deciso di distruggere la mia tranquillità, nonostante fosse quasi mezzanotte, degli irritanti e molesti  colpi alla porta d’ingresso si susseguivano senza sosta spezzando  il silenzio della notte. Di malavoglia scendo dal letto  e come una furia mi precipito a spalancare  la porta, dopo aver  verificato  l’identità dell’ inopportuno visitatore notturno dallo spioncino.

- Ma si può sapere che diavolo vuoi a quest’ora di notte? – sbraitai imbufalita.
- Buona sera Aislinn…Credo di essermi perso.. - biascicò quello che sembrava uno spilungone in tait   molto probabilmente ubriaco visto che non riusciva a reggersi in piedi.
- Si può sapere come hai fatto ad arrivare fin qui? E’ chiaro invece come sei riuscito a  ridurti in questo stato!  – borbottai duramente aiutandolo ad alzarsi.
- Credo sia stata una disgustosa combinazione di una decina di alcolici di diversa gradazione a fregarmi…..ops…. sto per vomitare… scusami…. – mugugnò buttandosi sopra il mio  porta ombrelli, pagando a  caro  prezzo l’euforia elargita  dall’alcol.


 
Avevo avuto il mio bel daffare per trascinarlo dentro casa,  accompagnarlo nella stanza degli ospiti al piano superiore, sfilargli i vestiti sporchi e aiutarlo a rinfrescarsi. Tom tremava dal freddo,  ma nonostante gli spasmi che lo scuotevano, il suo colorito piano piano aveva perso quella sfumatura verdina con cui si era presentato davanti a casa mia.  Attraverso le tende trasparenti osservavo distrattamente i primi fiocchi di neve cadere sui tetti delle case, era stato divulgato un avviso di allerta dalla protezione civile, si prevedeva tra questa notte e domani una perturbazione che avrebbe portato neve e ghiaccio in tutta la regione. Perfetto! Se tutto andava bene, correvamo il rischio di rimanere bloccati  in casa per giorni! I lenti rintocchi dell’orologio a pendolo di mia nonna segnava la fine di quel giorno che avrebbe visto la sua prossima alba solo tra quattro anni.
All’improvviso realizzo che questi sono gli ultimi secondi  del  29 Febbraio e che questa sera, come tutti, ho  posato un fiore sulle acque del lago e….dopo qualche ora….. come per  “magia”…. mi piomba in casa un bellissimo “Thomas”…. si beh….è sbronzo e  forse, in questo momento,  non è neanche in possesso delle sue facoltà mentali…. ma è pur sempre vivo!!  Mi soffermo a guardarlo mentre dorme, ha un viso interessante, i suoi tratti hanno perso quella morbida curva  ilare che ricordavo, forse è più  spigoloso ma è comunque affascinante, fronte alta, sopracciglia ben  disegnate, naso leggermente aquilino, mascella squadrata e sottili labbra rosee contornate da una leggera  barbetta biondo rossiccia. Senza riuscire a frenarmi rivedo  un altro viso che appartiene ad un altro uomo più duro all’apparenza, i cui occhi verdi celano un’intensa anima volitiva e sensuale.  Non so cosa darei per vederlo, invece  mi accontento di posare la mano sulla  fronte di Tom  per controllare che non abbia la febbre.  

- Mi spiace… di averti disturbata.. – mormora sommessamente.
- Non ti preoccupare, come ti senti? –
- Uno straccio, forse peggio. Appena mi reggo in piedi tolgo il disturbo.. –
- Nessun disturbo, adesso riposati.. buonanotte. –


                                              §§ 

 


I colpi alla porta continuavano imperterriti, seguiti a breve distanza da lunghe scampanellate, sembrava che chiunque fosse l’autore del baccano infernale che mi trapanava le tempie si stesse divertendo a mie spese. Una disgustosa ondata di nausea mi toglie il respiro mentre eroicamente cerco di reggermi  sulle  gambe abbastanza a lungo  da zittire tutti i rumori molesti che rischiano di spaccarmi la testa in due. Con molta difficoltà raggiungo la porta della stanza in cui ho dormito, non ho la più pallida idea di come sono arrivato fin qui e dove  sia la mia ospite,  mi auguro solo che venga ad aiutarmi,  perché ho come la vaga impressone che se provo a scendere la rampa di scale che ho davanti, dovrò affrontare un guaio ben più doloroso,  dei  postumi di una sbornia.
Come uscita da una visione celestiale, una ragazza eterea e leggiadra  esce da una stanza vicino all’ingresso e senza notarmi, apre la porta e  scambia un paio di parole con il terrorista che ha spezzato la mia tranquillità. Non riesco a cogliere bene il senso di quei  suoni ovattati che giungono dal pianoterra che assomigliano a parole come “allarme neve” e “bloccati”.  Decido comunque di sfidare la sorte provando a flettere le ginocchia quel tanto che basta per spiccare un passo, ma oltre ad avere,  al momento,  gravi impedimenti a livello motorio, mi sembra di avere due pali di legno al posto delle gambe che  si rifiutano di piegarsi,  anche la mia vista ha subito un netto peggioramento, molto probabilmente ho perso le lenti a contatto mentre dormivo, quindi il mio sguardo fluttua in limbo pieno di ombre. Per farla breve il mio piede manca lo scalino e all’improvviso mi ritrovo riverso sulla balaustra di legno della scalinata. I  miei gemiti attirano l’attenzione della mia ospite  che finalmente si accorge di me e corre ad aiutarmi seguita da quello che sembra un pompiere.

- Ma sei impazzito??!! Volevi ammazzarti? Dove volevi andare? – strilla irritata la mia visione decisamente  poco eterea.
- Portami in bagno ….. non sto tanto ben….. - sbiascico in preda ad un attacco tremendo di nausea.   

Con  mia grande vergogna vengo  trasportato in bagno,  a mo’ di sacco di patate,  dal robusto omone in divisa     che molto gentilmente mi sostiene  mentre mi piego in due su di  un secchio. Sto talmente male che per attimo penso seriamente di diventare astemio…… ma solo per un attimo.

- Ci ha dato dentro ieri sera,  non è vero? – ironizza l’omone  con un tono condiscendente.
- Era ad un matrimonio ieri sera ed è arrivato fin qui in condizioni pietose, non che adesso stia meglio. – risponde Aislinn   guardandomi  preoccupata.
- Appena  riusciamo a liberare  un po’ la strada ti mando il dottor O’Malley. Adesso devo andare, dove te lo sistemo? – chiede perplesso.
- Nella stanza degli ospiti, grazie Paul. Puoi chiedere a tua moglie se mi prepara una borsa con dei vestiti, così il moribondo, riesce a farsi una doccia e a cambiarsi?   Dille che userò il vecchio sistema. -
- Certo, a più tardi. –

 


Mentre aiuto Tom   a stendersi sul letto, posiziono il telefono  sul comodino e inizio a contare.  - Uno…..  – mormoro  con  il dito puntato sul vivavoce del cellulare.
- Due……..-  Strizzo l’occhietto al malato che mi guarda perplesso.

                                                                             DRINNNNNNNNNN!!

- Ciao Marie… - rispondo senza lasciarle il tempo di sillabare un saluto.
- Ciao…ehm….  Paul, mi ha appena fatto sapere che hai un uomo sofferente mezzo nudo  che ti gira per casa….. è corretto? – chiede con finta  noncuranza.
- E’ corretto, sta smaltendo una sbornia da guinness dei primati, il suo vestito da sera è inservibile, metti la roba nel cestino esco  tra poco a tirare la corda. –
- Ok…. Ma è carino almeno? Da dove salta fuori…..proprio la notte ….. –
- Grazie Marie! Sono in vivavoce, quindi limitati a salutare cordialmente il mio ospite e aspettami sul balcone. Ciao. –  interrompo bruscamente quello che, sapevo, sarebbe diventato un interminabile monologo a discapito  del mio umore.
- Ma certo, salve straniero! Sei in buone mani, è la migliore cuoca del paese ed è nu…. – comunicazione interrotta. Salva in extremis.
- Scusala è logorroica. Quando eravamo bambine avevamo  legato una corda  tra i nostri balconi e usavamo un cestino  per scambiarci letterine e giochetti. Marie adesso si è sposata e ha comprato la casa dei suoi,  quindi siamo di nuovo vicine e  possiamo ancora usare quel sistema per scambiarci le cose, infantile vero? –  chiedo imbarazzata, mannaggia alla mia linguaccia!
- Io direi molto utile se non vuoi camminare tra montagne di neve. Cosa vedi fuori dalla finestra? – sussurra coprendosi meglio.
- Ehm… Vedo una  bianca enorme distesa di neve. Il tuo cellulare è sopra il comodino, non penso riuscirai a muoverti da qui per oggi. Hai sentito Paul le strade del  paese sono impraticabili, dovrai rimandare i tuoi impegni. Ti lascio da solo, così puoi fare le tue telefonate. A dopo. –

 

§§

 

Per un lungo momento continuo a  fissare pensieroso il soffitto sopra di me, senza  vederlo in  realtà.  Raramente ho   incontrato una  persona  disponibile e spontaneamente generosa  con il prossimo, come  Aislinn.  Non ricordo molto della sera precedente, non ho la  più pallida idea di come sono  arrivato fin qui  e il motivo per cui ho bussato proprio alla sua porta.  Per un attimo  studio  i tanti nominativi che affollano la mia  rubrica, chi devo chiamare? Mi rendo conto che non ho nessuno da avvertire se non rientro a  casa. La mia famiglia è in vacanza in Europa, i miei amici   sono  abituati a vedermi sparire per mesi. Sono  libero…. o forse sono  solo?   Mi rigiro  pigramente tra le lenzuola calde e un sottile profumo di lavanda mi solletica il naso, forse potrei godere di questa  costretta  immobilità per rilassarmi ancora per qualche giorno.  Naturalmente non voglio  approfittare dell’ospitalità di Aislinn, chiamerò l’albergo per confermare la mia stanza.

- Ci dispiace molto signore, ma le autorità ci hanno chiesto di assicurare  le stanze disponibili ai turisti che sono rimasti bloccati in paese dalla neve, in questa situazione, lei capisce che non abbiamo una sola stanza libera e presumo che siano nelle stesse condizioni  anche gli altri alberghi. Le custodiremo i suoi bagagli con cura nel magazzino vicino alla hall, può mandare qualcuno a ritirarli quando vuole…. –

Il tono cortese ma risolutivo del direttore del hotel non mi lascia  molte speranze di poter trovare un’altra sistemazione. Dopo aver bussato brevemente Aislinn entra   in camera portandosi dietro un borsone enorme. Con uno sbuffo di esasperazione lo issa sopra la cassapanca e inizia a tirare fuori mucchi di vestiario.


- Ecco qui, c’è un po’ di tutto. Intimo, pigiami, jeans e maglioni…. Tutto bene? – mi chiede  preoccupata.
- Temo che dovrò importi la mia presenza fino a che non potrò ripartire, ho appena parlato con il direttore dell’albergo e non hanno stanze disponibili. Mi spiace. – borbotto mortificato spiando la sua reazione.
- Questo è veramente un grosso problema! Non avevo messo in conto di doverti sopportare ancora a lungo.. – esclama ridendo.
- Mi spiace, davvero!! -  ribadisco.
- Tom,  stai tranquillo, ti ospito volentieri. Questa è una situazione di emergenza e in paese ci si aiuta l’ uno con l’altro! – mi rassicura tranquilla.
- Grazie… non vorrei crearti fastidi, perché…  nonostante io sia, al momento, una larva, sono pur sempre un  “quasi”  sconosciuto e….. e tu abiti da sola…. – esito a continuare perché mi sento ridicolo, ma che diavolo sto dicendo?
- Hai ragione a questo non avevo pensato! Dunque.. – dice prendendo  il   bicchiere d’acqua e la pastiglia che aveva lasciato  sulla cassettiera.
-  Sei un maniaco? Un pervertito violento? Un playboy da strapazzo? O un ninfomane? Se incarni uno di questi patetici personaggi, puoi uscire da questa casa in questo momento. Se non lo sei,  ti avviso comunque,  che tiro di scherma da quando avevo dieci anni  e che so usare molto bene i coltelli. Non sono una donna violenta né sadica, ma so difendermi, sei sicuro che vuoi restare qui da “solo” con me, fino a che non si scioglie la neve?? –  chiede sardonica.
- Ehm….. no, no, no e no…. e …si grazie, mi fido. – rispondo sorridendo. 
- Va bene, a tuo rischio e pericolo! Questa pastiglia è per il mal di testa, prendila, per oggi stai a riposo. Più tardi ti porto il pranzo. Il bagno è la seconda porta a sinistra nel corridoio, troverai tutto il necessario per lavarti. A dopo. – dispone velocemente, mentre esce dalla stanza ridacchiando.  

 

§§

 


Sono ancora un po’  debole, ma dopo aver preso  la pastiglia ed aver fatto la doccia più lunga della mia vita, va molto meglio.  Un’invitante profumo di arrosto e biscotti  si diffonde per la casa, come un gatto curioso entro in cucina, ad accogliermi però trovo solo le pentole borbottare,   Aislinn si dev’essere allontanata momentaneamente dai fornelli, quindi  sono libero di sbirciare sotto i  coperchi delle pentole, il mio stomaco brontola rumorosamente….ho una  fame tremenda!
Nella prima pentola sobbolle una disgustosa poltiglia bianchiccia che emana un nauseabondo odore dolciastro, richiudo subito il coperchio schifato. Chissà che diavolo è quella mostruosità decisamente stomachevole!  Nella seconda c’è un misto di verdure tagliate sottili e finalmente dentro la terza si mostra succulento un arrosto ben dorato. Perfetto!!  Richiudo piano il coperchio e sbircio dentro al forno e due teglie di biscotti al cioccolato mi stanno chiamando a gran voce.  Non avevo fatto in tempo a toccare la maniglia del forno che la  sensazione di essere osservato mi suggerisce che forse la padrona della cucina non gradisce razzie.      Con calma mi allontano dai fuochi e mi giro rassegnato ad aspettare che sia la mia ospite ad offrirmi un biscotto. Mi sbagliavo!

- Non  ne avrai fino a questa sera. Per pranzo minestrina e verdura. – mi informa perfidamente soddisfatta davanti alla mia espressione scioccata.
- Minestrina e verdure lesse?? Ti prego….. almeno un biscotto!! – la supplico senza ritegno.
- Hai vomitato l’anima ieri sera e non sei in grado di sopportare un pranzo normale, mangerai a cena. – sentenzia convinta.
- A cena? Ma io ho fame adesso! Sei una donna senza pietà! – mi lamento tristissimo.

 


E’ proprio vero che gli uomini diventano come dei bambini quando stanno male  e  Tom  non è  diverso dagli altri. A pranzo avevamo scambiato a stento due parole mentre mangiava delusissimo ciò che gli avevo preparato.  Ha  dormito tutto il pomeriggio sepolto sotto il piumone, forse non era stata  solo la sbronza a debilitarlo così tanto.  Verso sera  un’altra nevicata fittissima  aveva aggiunto neve ai cumuli già esistenti. Il pensiero di tornare a Londra non mi entusiasmava molto, ma  le  email che, ogni giorno,  intasavano la mia casella elettronica, avevano raggiunto una quantità impressionante,   un chiaro segno che dovevo rassegnarmi a rientrare. Ma forse era meglio così, occupare la mente cercando di risolvere i problemi altrui, mi avrebbe aiutata a dimenticare i miei.


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Capitolo 7
*** Giu' il sipario. ***


Lo sguardo truce di quella che avevo sempre considerato una donnina dolce e comprensiva mi lasciò basito, mi aveva convocato in ufficio con un tono perentorio ed era   ormai  da qualche minuto che aspettavo che si decidesse a parlare. Con calma Trudy aveva intrecciato le dita della mani e senza invitarmi  a sedere  sulle comode poltrone  poste davanti alla scrivania, aveva assunto un’espressione talmente grave e severa che per un attimo pensai che dovesse comunicarmi una brutta notizia. Immediatamente un paio di occhi nocciola e dei riccioli rossi mi balenarono in mente.

- Trudy….. cosa succede? Qualcuno sta male..? – chiedo preoccupato.
- Purtroppo devo dirti….. – inizia con voce esitante.
- Vuoi parlare per l’amor di Dio?? E’ successo qualcosa ad Aislinn? – sbraito con veemenza mentre una dolorosa morsa di paura mi attanaglia il petto.
- AAHHH LO SAPEVO!! SEI INNAMORATO DI LEI!!! – grida all’improvviso battendo con una mano sul piano lucido della scrivania mentre un sorriso soddisfatto e felice le rischiara il viso.
- C-cosa?... Io non ho….. Tu sei…. Sei una…. – sbiascico rendendomi conto con rabbia  di essere stato ingannato.
- Io sono cosa? Ricordati che solo la moglie del tuo capo! Ma sono anche un’amica di Aislinn e per colpa tua  lei è in questo stato!! – mi accusa mostrandomi  l’immagine che illumina il  suo pc.

Aislinn mi fissa immobile dallo schermo,  è bellissima come sempre ma i suoi  lineamenti delicati sembrano tesi e quella luce sfrontata e ribelle che tanto amavo si era come spenta, le sue labbra erano stiracchiate in un debole sorriso triste. Ero uscito con altre donne, dopo la sua partenza,   più per dimostrare a me stesso che ero in grado di escluderla dalla mia vita,  che per un reale interesse ad iniziare una relazione.   Erano   tutte disponibili  ad accogliermi tra le loro braccia  e non solo, ma arrivato al dunque mi tiravo sempre indietro adducendo scuse assurde, finché ho smesso di  fingere di volere  una donna diversa  da  Aislinn, anche perché io volevo proprio lei e nessun’altra.
L’esasperazione che mi bruciava  dentro ha inasprito i miei modi  e più di una volta sono quasi arrivato a sedare,   con le mani, il risentimento che le mie parole brusche  provocavano  nei miei uomini. L’atmosfera nella squadra era così tesa che Esteban era stato costretto ad intervenire minacciando di buttarmi fuori dal ranch se non mi davo una calmata. Avevo dovuto ingoiare l’orgoglio e chiedere scusa, era una questione di principio, come capo non avrei permesso ad un solo individuo di alterare la resa della squadra durante il lavoro ed io non ero superiore a nessuno. Forse grazie al rispetto che mi sono guadagnato in tanti anni di collaborazione, i miei uomini compresero che avevo perso la testa per  quella donna speciale che capita solo una volta nella  vita, quella  che  ti  spoglia della tua volontà e  del tuo senno, per cui  decisero di perdonarmi.
 Non riuscivo a staccare gli occhi da quell’immagine, a cosa mi serviva il mio orgoglio quando tutti i giorni ero costretto a  sopportare  la nostalgia di  lei? Dovevo dirle che…. mi sono innamorato,  guardandola negli occhi, se mi avesse assicurato che  voleva  quell’attore accanto a sè, avrei ottenuto un motivo valido per rinunciare ad amarla. Velocemente alzo gli occhi e fisso Trudy,  sconvolto e indifeso,   come non mi era mai capitato di mostrarmi davanti a nessuno nella mia vita. La mia fatina buona sorridendomi serena mi tende un plico di fogli.

- Prepara il borsone, il tuo volo è tra due ore. Hai giusto il tempo di renderti presentabile e raggiungerla. Devi prendere quel volo a tutti i costi, sono previste delle forti nevicate e potrebbero cancellare dei voli. In bocca al lupo,  Damian.  – mormora emozionata.


§§

 

Il suo sorriso turbato e  riconoscente mi solleva un poco il morale, visto che sono nella consapevolezza che corro il   rischio  di essere pesantemente insultata da Aislinn,  appena verrà a conoscenza del mio piccolo inganno, soprattutto se l’effetto delle subdole azioni di cui sono l’artefice non risolve  il loro strano modo di amarsi.  
-  Sei veramente una donna  abietta e crudele, mia cara moglie! Aislinn lo sa che hai catturato e  modificato la sua immagine  con Photoshop?! – ridacchia sadicamente soddisfatto Esteban entrando nell’ufficio  dalla porta  da cui è uscito di fretta il  loro capo mandria.
-  No,  non lo sa. Ma in guerra e in amore tutto è concesso ed io  sono sicura che si amano.  E no, non mi sento perfida né abbietta, ma solo…. astuta e determinata.  Non è  anche per questo che mi hai sposata? – chiedo  con voce suadente abbracciando mio marito, mentre le ruote del SUV di Damian stridono furiose, che fretta!!
- Hai sconvolto il mio miglior dipendente, non si tratta così il cuore di un pover uomo! – sussurra con le labbra contro le mie.
- Amore, gli ho solo dato una spintarella nella direzione giusta, siete così ottusi in certi frangenti!  Se le cose non vanno come immagino, ho ancora un asso nella manica da giocare con Aislinn.  – rivelo soddisfatta.
- Ho quasi paura a chiedere ma… quale sarebbe? –
- Eri a conoscenza del fatto  che il nome completo del tuo capo mandria è Damian Thomas e che suo nonno era  di origine scozzese? –
- E… quindi? Cosa significa? -
-  Ma nulla tesoro, sarebbe comunque troppo lungo da spiegare e tu  non hai ancora compreso che vorrei essere baciata?!  – mi lamento dolcemente prendendo l’iniziativa stringendolo a me.
- Ne avevo giusto l’intenzione…. Mia cara signora…. -

  La più piccola dorme e i miei figli più grandi sono impegnati a fare i compiti, una mamma deve approfittare del tempo concessole dalla progenie per godere delle coccole del proprio uomo rifletto brevemente stringendomi a lui.

 

§§§

 

Avevo chiamato Trudy quella mattina e  intravvisto attraverso la telecamera del pc la mia bellissima figlioccia che dormiva tranquilla tra le braccia di sua madre,  circondata dai fratelli che la guardavano incantati. Non avevo mai avuto il coraggio di chiederle notizie di Damian, sarei stata costretta a  spiegarle delle cose che io stessa non riuscivo ancora ad accettare. Ma la mia stupenda amica sapeva quando necessitavo di tempo per elaborare  ciò che mi turbava e con grande tatto non mi aveva chiesto nulla, però  mi aveva inviato delle foto del ranch, dei pastori e delle ragazze della mensa e addirittura in una foto era riuscita a cogliere un attimo di immobilità del capo mandria, era in sella al suo cavallo con un espressione pensierosa in viso e lo sguardo perso in chissà quali riflessioni.  Concentrata  nella mia contemplazione,  avevo ingrandito l’immagine ansiosa di rivedere il bagliore verde dei suoi occhi e con un dito seguii  la linea del suo naso, del mento,  fino a raggiungere il punto in cui pulsava tranquillo il suo cuore. 


- Ciao . – mormora il mio ospite  appoggiato allo stipite della porta.
- Finalmente! Stavo cercando un modo di  strapparti dalle braccia di morfeo, come ti senti? – esclamo fintamente ilare abbassando lo schermo del pc.
- Meglio,  grazie. Ho davvero dormito per otto ore di fila? – chiede incredulo.
- Si, sei crollato subito dopo pranzo.  Immagino sia stata la fame a svegliarti. Dai andiamo a mangiare. – propongo magnanima.
- Grazie a Dio!! – esclama sollevato.

 

 

Dopo cena davanti ad un piatto di biscotti e un tea,  Tom  mi racconta  con tanto di particolari assurdi i suoi primi esordi sul palco e davanti alla macchina da presa. Non sono  mai stata tanto in sintonia con una persona,  non è  solo la sua verve a incantarmi, ho la strana impressione di avere davanti un amico di vecchia data.  Mentre parla i suoi occhi brillano di allegria,  gesticola spesso  con le mani, è chiaro che ama la sua vita e ciò che ha visto fin ora lo ha vissuto fino in fondo. La sua risata è trascinante, forse non se ne rende conto, ma infagottato nella tuta di Paul, con le lunghe gambe distese davanti a sé, si mostra molto più giovane e spensierato di quello che non appaia quando sorride seducente davanti ai fotografi sul red carpet.

- Pensa che una volta ho sostenuto un provino in cui il mio partner  era un cane. Era addestrato benissimo, molto mansueto e dopo aver concluso la scena vengo a sapere che il regista aveva scelto il cane ed io ero stato scartato! Un duro colpo per il mio amor proprio! – ammette  fintamente sconfortato.
- No! Non è possibile, allora forse, il detto: reciti come un cane, non  è un’offesa!! – ribatto ridendo fino alle lacrime.
- Grazie, molto gentile davvero. Forse era meglio non dirtelo, sento che ho ribassato paurosamente le mie quotazioni come attore! Tutta colpa del regista! Quell’arpia! – borbotta irritato.
- Ah… era una donna? – chiedo cauta.
- Già… le registe sono le più terribili! Non hanno nessun limite alla perfidia quando ti esaminano! Ti scrutano nel profondo, un regista uomo non sarebbe così sadico! –
- Certo, lupo non mangia lupo! – ribatto sardonica.
-  Può darsi, no…. dai scherzo. Tra un paio di settimane devo affrontare un provino molto importante per la mia carriera, la  regista fa parte di quella ristretta cerchia di geni che gira pochi ma superbi capolavori e lavorare con lei  sarebbe  un onore, se mi vuole. –
- Qual è l’argomento trattato? Spero che non ci siano colleghi a quattro zampe !! –
- Spiritosa! E’ una rielaborazione di  Cime Tempestose della Brönte, la protagonista è un’attrice già affermata e si mormora che sia intrattabile, pazienza, per rabbonirla userò tutto il mio  fascino alla James Bond! – afferma soffiandosi sulle due dita che usa a mo’ di pistola.
- Wow! Il mio idolo!   Se riesci a prendere la parte di 007 andrò sicuramente a vedere il film al cinema! - 

Era notte inoltrata  quando concludiamo un aspro dibattito su chi fosse la migliore delle eroine che aveva accompagnato il famoso agente segreto nelle sue avventure,  mentre   saliamo le scale per raggiungere le camere,  all’improvviso salta la luce.

- Ecco la goccia  che fa versare il vaso! Non è possibile! Ci manca solo che  esplodano le tubature e le ho viste tutte! – esclamo al culmine dell’irritazione.
- Non ce l’hai una torcia? Potremmo andare a vedere il quadro elettrico. –
- No,  andiamo domani, sono stanca. Il quadro si trova nel seminterrato dove ci sono tre gradi sotto zero,  il mio  frigo ha un’alimentazione indipendente, non corriamo il rischio di buttare via tutto. L’unico disagio è restare al buio, ma visto che stiamo andando  a dormire non ci peserà troppo, ti vado a prendere una  candela.. –

Oltre i vetri,   cade silenziosa e  morbida una neve sottile e la  piacevole penombra creata dal riflesso delle luci dei lampioni sull’immacolato manto che copre tutto il paese, illumina sufficientemente la  mia  stanza da permettermi di  osservare l’espressione leggermente accigliata di Aislinn. I suoi capelli formano morbide onde rilucenti  e le sue labbra sembrano dei teneri boccioli di rosa che aspettano solo di essere sfiorate. Senza rendermene conto stringo tra le dita un morbido  ricciolo rosso e  dalla sua improvvisa immobilità intuisco la sua sorpresa.  Cautamente si  gira verso di me. – Perché mi stai fissando? –

- E’ stato il colore dei tuoi capelli ad attirarmi. Scusami di solito non sono così invadente. – mormoro  un po’ imbarazzato liberando  riluttante la ciocca.   

 La lieve carezza sui miei capelli non mi ha imbarazzata,  a stupirmi è stata la forte  reazione  del mio corpo. L’effetto di  quel semplice sfioramento si è centuplicato nella mia mente e nonostante percepissi  indistintamente quanto fosse sbagliato  avvicinarmi a lui, seguii di nuovo il mio istinto che mi suggeriva  di lasciarmi andare. Senza riuscire a distogliere lo sguardo da  quelle trasparenze azzurre in cui leggevo  una confusione e un’inquietudine pari alla mia,  mi ritrovo tra le sue braccia intenta a rispondere alle sue labbra che sfiorano dolcemente le mie. Lo stringo a me più forte e il profumato calore della sua pelle  mi invade i sensi. I suoi capelli  scivolano morbidamente tra le mie dita, ma purtroppo baciarlo non mi stordisce come vorrei……anelo l’oblio, voglio perdermi nell’incoscienza… come se non avessi un altro uomo nel cuore. Con grande fatica riesco ad infilare una mano tra di noi  e esercitando una leggera pressione sul suo petto,  Tom  reagisce immediatamente interrompendo il bacio.


- Dimmi di fermarmi adesso e…. ti giuro che lo farò. Ma… lascia che…. – sussurra con voce roca  mentre segue il contorno della mia mandibola con tanti bacini umidi.
- Forse ci siamo lasciati prendere la mano …. E non sono sicura che questo sia il momento giusto per noi… - ansimo  determinata ad essere il più sincera possibile.
- Cosa vuoi dire ?  –
- Lasciami per favore…. Ti chiedo scusa ma… non posso…–

 

§§

 


Per un attimo un  silenzio immobile  invade la stanza, ho la mente colma di lei e l’istinto mi grida di prenderla tra le braccia di nuovo,  ma all’improvviso  una serie di colpi alla porta d’ingresso  spezza l’incanto. Qualcuno  sta bussando con una certa insistenza.  Scendiamo insieme le scale con la torcia in mano e cautamente apriamo la porta. L’uomo che si fa avanti nel cono  luminoso  proiettato dalla luce elettrica, ci guarda con uno sguardo penetrante,  che rapido  coglie  tutti i dettagli che forse gli danno una visione contorta di noi due, avvolti dalla penombra,   in un orario che solitamente non si dedica alle visite di cortesia   o forse sono le labbra leggermente tumide della donna che lo fissa sbigottita  a suggerirgli la natura dei nostri rapporti.   Con poche parole potrei spiegargli che ciò che ha presunto  non corrisponde alla realtà, ma la parte meno nobile e altruista di me mi spinge a difendere quella preziosa trepidazione appena saggiata, con un braccio cingo le spalle di Aislinn e nel contempo spalanco la porta.
          
                                      
- Damian?! Ciao… vieni… entra. Come hai fatto ad arrivare fino qui con tutta questa neve? -   chiedo con un falsissimo tono  di  cortese e incredula curiosità.

 

                                    -
  L’uomo non mi risponde tanto è assorto  a fissare Aislinn che impercettibilmente scuote la testa come se non riuscisse a credere a  ciò che ha davanti agli occhi. Con un gemito strozzato allunga una mano che Damian stringe tra le sue. Nel momento in cui si toccano  le cedono le gambe e in un attimo le braccia dell’uomo l’accolgono e la sostengono. Lei tremando si aggrappa alle sue spalle senza interrompere il contatto visivo. E’ impressionante l’effetto devastante che realizza  il sorriso turbato di un uomo innamorato, Aislinn lo trae verso di sé accarezzandogli il viso teneramente, sostituendo le parole con un bacio che un uomo può solo sperare di ricevere dalla sua donna. Il destino aveva seguito il suo corso, Aislinn non era destinata a me,  ma all’uomo di cui si era innamorata. E’ questo il segreto meraviglioso della leggenda, non sono i personaggi né i loro nomi, ma l’amore, quel sentimento potente   che sconfigge tutto,  persino la morte e il tempo,  che genera altro amore  e ci sostiene per tutta la  vita.

 

 Ovviamente mi rendo conto che  la parte più avvilente,  quella del terzo incomodo  tocca a me, che sospirando tollerante richiudo la porta a chiave, appoggio la torcia sul mobiletto vicino alle scale e dimostrando una dignità molto più risoluta di quella che sento, li lascio da soli,   salendo le scale rassegnato a dormire con la testa sotto il cuscino. Perché scoprirsi attratto da una donna che non ti  corrisponde è già di per sé deprimente ma la consapevolezza di essere costretto a  dormire sotto lo stesso tetto di due innamorati  che si sono appena felicemente ritrovati è assolutamente e inequivocabilmente desolante!!!  Se non mi fosse oltremodo chiaro che rischio di morire assiderato scappando da questa casa pur di non cogliere neanche un ansito dell’amore che unisce quei due  esseri insensibili,  che incuranti dei sentimenti altrui si ameranno per tutta la notte,  sarei già fuori di qui!
Ma ad ogni buon  conto,  nella mia camera solitaria, preferisco  perdermi per un attimo nella contemplazione dello straordinario spettacolo che il cielo mi offre in questa notte magica e lascio che  uno  strano istinto guidi la mia mano, colgo un fiore dal vaso posto sopra la cassettiera e dopo aver aperto la finestra, lo poso sul marmo del davanzale.


 
-  Ti prego conducila da me…. e ti giuro che sacrificherò qualsiasi cosa pur di ottenere il suo amore…..- mormoro ispirato sorridendo alle “mie” stelle.


La vibrazione del mio cellulare mi avverte dell’arrivo,  assolutamente tempestivo,  di un messaggio.  E’ con un certo timore che guardo la piccola icona  a forma di lettera che illumina il display. Non posso credere che a quest’ora di notte qualcuno  abbia deciso di inviarmi un messaggio, invece di riposare nel suo letto. Forse è solo una sorprendente coincidenza, magari inavvertitamente ha sfiorato il mio nome mentre intendeva utilizzarne un altro. Non mi resta che vedere chi l’ha mandato.

Kate.  -  Ciao Tom, come stai? –          01.29


Scoppio a ridere da solo come un’idiota,  felice ed  ottimista come non mi capitava di sentirmi  da tempo.  Mi butto sul letto rileggendo quelle poche parole. Bene… bene… ecco chi è la donna del mio destino!!  Grazie mie stelle!! Tutto sommato le leggende hanno un fondo di verità no?
Ma questa sarà un’altra storia. Mi  è chiaro   che non posso esimermi oltre  dal rivestire i panni di quel personaggio importantissimo che,  in ogni spettacolo,   pronuncia la sola parola che immancabilmente, da secoli,  chiude un   racconto…….FINE.

  Tom questa volta riveste i panni del narratore, che colma l’assenza dell’IO soggettivo dello scrittore, che in ogni rappresentazione, si accontenta di osservare il pubblico da dietro le quinte, quindi lascio volentieri alla voce modulata e suadente di Mr. Hiddleston l’ultima battuta e virtualmente mi pregio di abbassare il sipario. Ringrazio chi ha seguito il racconto fin qui e ancor di più chi ha speso due parole nelle recensioni. Spero che vi sia piaciuto. A presto. Kikka.

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