The Guardian

di Griselda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisioni... ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni... ***
Capitolo 3: *** Promesse... ***
Capitolo 4: *** Flashback... ***
Capitolo 5: *** Hellcome... ***
Capitolo 6: *** Incrocio... ***
Capitolo 7: *** 10 Anni Dopo... ***
Capitolo 8: *** Ancora Insieme... ***
Capitolo 9: *** in Pausa... ***



Capitolo 1
*** Decisioni... ***


Il pomeriggio sembrava non finire mai, anzi l'intera giornata sembrava non voler finire. Era strano come le persone odiassero il dolore e la sofferenza, ma quando questi gli si presentavano dinanzi non facevano che pensarci e ripensarci. La mente cercava inevitabilmente di evitare quel pensiero, ma no, eccolo, insistente, pronto ad uccidere ogni secondo della giornata.

Sola nella sua stanza Valentina pensava alla sua vita, a come tutto fosse cambiato da quando uno straordinario avvenimento l'aveva sconvolta. Aveva deciso di leggere qualcosa per distrarsi, ma le fitte parole della pagina sembravano scomparire nel momento stesso in cui prendevano forma nella sua mente. Decise quindi di rinunciare ed iniziare a ragionare razionalmente su ciò che stava accadendo: ciò sembrava essere la soluzione migliore. Si stese sul morbido letto, mise le cuffiette e subito partì una delle sue canzoni preferite: Muscle Museum.
Incredibile come quella canzone fosse perfetta per tutto quello che le stava accadendo. Il ritornello era la descrizione di ciò che sentiva:  si sentiva sola ed insicura, ma nonostante tutto combattiva.
Aveva promesso a se stessa di farcela in un modo o nell'altro, di riuscirci a tutti i costi, con o senza aiuto. La musica l'aveva sempre aiutata: era stata fondamentale per farla uscire dall'oscurità che ogni tanto la invadeva, era essenziale per aiutarla a pensare ed essa faceva da colonna sonora a gran parte della sua vita. Decise di iniziare a far ordine nella sua mente, ma come poteva far ordine nella sua mente senza prima aver fatto chiarezza nel suo cuore. Castiel aveva deciso di abbandonarla e lui era diventato un tassello importante e assolutamente fondamentale della sua vita. Castiel era il suo angelo custode, non per modo di dire, ma letteralmente lui le era stato assegnato al momento della nascita e da allora c'era sempre stato. L'aveva consolata, l'aveva fatta ridere e aveva condiviso con lei tutto. Ecco perché la decisione di lasciarla le appariva come una pugnalata al cuore. Non aveva avuto alcun preavviso, era stata una notizia del tutto inaspettata e come una tempesta aveva devastato tutto, lasciando a lei il compito di raccogliere i pezzi. Lui c'era sempre stato e d'ora in avanti avrebbe dovuto cavarsela da sola, avrebbe dovuto abituarsi alla sua assenza e in caso avesse avuto bisogno d'aiuto avrebbe dovuto rivolgersi al nuovo custode Mikael.
C'era solo un problema: Mikael non era lui.
Cas era tutto per lei e non poteva, anzi non voleva fare a meno di lui. Perderlo significava perdere l'unica persona che realmente riusciva a capirla. Aveva bisogno di un confronto, perché se veramente quella fosse stata la sua ultima decisione, allora avrebbe dovuto dirglielo guardandola dritta negli occhi e non nascondendosi dietro alle parole di Mikael, che già si era presentato e si accingeva ormai a prendere il suo posto.
Si mise a sedere sul letto e si tolse le cuffie. Il silenzio assordante prima dell'ultimo scontro era inquietante, ma non le fece cambiare idea, era determinata,in realtà lo era sempre stata, tutto ciò che voleva l'aveva sempre ottenuto. "Cas" chiamò. La stanza rimase fredda e vuota e dentro di lei sentì l'oscurità minacciare di inghiottirla di nuovo. Per un secondo il dubbio invase la sua mente, ma subito dopo riacquistò coraggio.
"Cas" chiamò più forte.
Una mano le si posò sulla spalla si girò e lo vide, avvolto da quell'aura  che le piaceva tanto e che la faceva sentire protetta. La stanza in quel momento sembrò più calda e meno vuota perché il suo tutto si era materializzato in quel momento.

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Capitolo 2
*** Spiegazioni... ***


"Perché non riesci ad accettare la mia decisione?" disse con tono severo e pacato allo stesso tempo Cas.

Sostenere il suo sguardo si stava rivelando complicato, così decise di distoglierlo altrove e le sue scarpe sembravano il bersaglio perfetto. Aveva paura che guardandolo negli occhi, lui avrebbe potuto leggerle dentro. Voleva apparire forte, ma Cas conosceva bene quel lato di lei così fragile e che tanto odiava mostrare agli altri. Quel lato che nonostante l'espressione dura e ferma di Valentina, lui sapeva conoscere e scovare: sapeva quando era arrabbiata, sapeva quando voleva rimanere in silenzio, perché era troppo innervosita da qualcosa o da qualcuno. Aveva imparato a conoscerla piano piano, aveva imparato a conoscere gli umani e nonostante non volesse ammetterlo, soffriva per la sua decisione.
"Qualcuno qui attende una risposta" la voce di Cas così profonda e calda la riportò alla realtà.
Più convinta che mai si girò e fissò i suoi occhi dritti in quelli di lui. Cas si accigliò e piegò la testa di lato come era solito fare quando non capiva cosa stesse succedendo. Quando gli si dipingeva quell'espressione interrogativa in volto, lei non poteva fare a meno di sorridere, ma il pensiero che non l'avrebbe rivista mai più spense il sorriso sul nascere, provocandole una fitta al cuore.
"Non posso Cas, davvero, non è che non voglio ma non posso" rispose con voce flebile, quasi in un sussurro. Lei stessa si stupì della trasformazione della sua voce che di solito potente era conosciuta in tutto il quartiere.
"Cosa posso fare per farti capire?" chiese Cas con fare innocente. Lui sapeva che ciò che stava facendo a malincuore era per il bene di entrambi.
Una sola parola uscì dalle labbra di Vale "Spiegami".
Cas sapeva che lei non avrebbe accettato una banale scusa come risposta. Sapeva anche che lei nel suo profondo poteva immaginare il perché di quella decisione, ma per non crearle troppo dispiacere decise comunque di mentire.
Non c'erano mai stati segreti tra loro, neanche quando Valentina voleva parlare del paradiso, eppure ora si sentiva in dovere di mentirgli. Non era giusto nei confronti della ragazza, ma era l'unica soluzione.

"Sono nati altri bambini, hanno bisogno di un custode anche loro sai? Tu ormai sei grande, puoi cavartela da sola, non hai più bisogno di me e poi Mikael saprà aiutarti quando ne avrai bisogno". Le si leggeva in faccia che questa scusa non le sarebbe bastata, non era stato  abbastanza convincente.


Saaalveeee! Allora tanto per iniziare mi scuso per l'impaginazione del primo capitolo, ho avuto problemi con i codici ecc... Che ne pensate di questo capitolo? Fidatevi se vi dico che la storia si farà sempre più avvincente, abbiamo delle grandi idee in cantiere. Baciotti a tutti e ci vediamo nel prossimo capitolo :D

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Capitolo 3
*** Promesse... ***


Lui ovviamente non capiva o se faceva finta era veramente bravo a nasconderlo.
Lei aveva ancora bisogno di lui, ne avrebbe avuto bisogno sempre.
Forse era stata egoista ad aver pensato che lui sarebbe rimasto con lei per sempre, ma gliel'aveva promesso.

All'età di sei anni, quando faceva la prima elementare si sentiva esclusa dai suoi compagni, perché nessuno di loro riusciva a capirla. Ancora non sapeva che quel senso di incomprensione non l'avrebbe mai più abbandonata nella vita. Fu in quel momento che Cas le promise che sarebbe rimasto con lei per sempre, non finché lei ne avrebbe avuto bisogno, ma per sempre. Ed era a quel per sempre che lei aveva creduto, forse aveva confidato troppo in quella promessa, ma si aspettava veramente che Cas le sarebbe stato accanto e non l'avrebbe mai abbandonata.
In cuor suo però lei sapeva cosa forse aveva spinto Cas a prendere quella decisione.
Ciò che li aveva sempre legati, col tempo si era trasformato.
Quando era piccola, Cas era il suo miglior amico ed era sempre stato un suo fidato consigliere, con lui aveva sempre parlato di tutto. Crescendo però qualcosa era cambiato, quella che era sempre stata una splendida e vitale amicizia era diventato un sentimento che racchiudeva troppe emozioni per poterlo descrivere con una singola e semplice parola.
Non era amore, ma non era amicizia e la verità era che neanche lei sapeva cosa fosse.
Ciò che sapeva era che Cas se n'era accorto e non voleva complicazioni, perché cadere nelle tentazioni non faceva parte del suo essere.

Forse era un codardo, forse voleva solo rispettare i patti che anni e anni fa aveva accettato di volere. Disubbidire era uno dei peccati più grandi e significava essere alla pari di suo fratello Lucifero: cadere dall'Alto e finire sulla Terra, per poi diventare umano. Molti suoi amici avevano detto essere una delle cose più dolorose della loro vita e loro di guerre e battaglie dolorose ne avevano vissute. L'arcangelo Michele avrebbe provveduto a strappare via le ali a ogni disubbidiente e Castiel ebbe una piccola fitta lungo la schiena al solo pensiero di quella punizione.



Rieccoci con il terzo capitolo. Le cose tra Cas e Vale iniziano a complicarsi, ma questo è niente rispetto a ciò che accadrà in futuro. Come sempre aspettiamo critiche, apprezzamenti ed eventuali suggerimenti :D ci vediamo nel prossimo capitolo ^^

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Capitolo 4
*** Flashback... ***


Il loro confronto non durò troppo a lungo e non andò come la ragazza  aveva previsto, Cas era stato poco convincente con le sue tesi e lei non aveva chiesto tutte le spiegazioni che avrebbe voluto.
Pensava di dimostrarsi forte e convincente, però Cas aveva uno strano potere su di lei, la affascinava, anzi di più la ipnotizzava, quando c'era lui non riusciva più a distinguere la realtà e la fantasia.
Loro facevano parte di un mondo che si trovava esattamente al confine tra queste e a lei piaceva rifugiarsi nel loro mondo, avrebbe voluto vivere lì per sempre.
Le era sempre piaciuto viaggiare con la fantasia, si era avvicinata alla lettura e questo non aveva fatto che incrementare la sua voglia di aprire la mente e lasciare spazio all'immaginazione.
Il suo mondo era formato da creature maestose tra le più leggendarie: draghi, grifoni e arpie, che sparivano in presenza di un angelo. Quando pensava a lui occupava tutta la sua mente e non c'era spazio per nient'altro. 

Probabilmente per lui non era lo stesso, aveva passato così tanti anni a fargli da fratello maggiore che l'amore che vedeva lui era un amore fraterno, lontano anni luce da quello che provava lei.
Le ultime parole di Cas furono "Ho deciso e non cambierò idea" e lei sapeva essere così.
Non avrebbe cambiato idea, ma sapeva che lui ci teneva agli umani, anche se pieni di difetti e neanche lontanamente perfetti come gli angeli, lui vi era affezionato.
Aveva quasi dato vita ad una guerra contro le alte sfere per difenderli, perciò forse non tutto era perduto. Avrebbe fatto di tutto per fargli cambiare idea, sarebbe scesa nell'arena e si sarebbe battuta per il suo amore.
Nel momento stesso in cui questo pensiero prese forma nella sua testa, acquisì la sicurezza di ciò che avrebbe fatto ma aveva bisogno di un piano.
Non solo aveva anche bisogno d'aiuto e sapeva esattamente a chi rivolgersi.
 
*Entra in scena* Ehm, ehm...benvenuti nel quarto capitolo :) questo è un capitolo di transizione quindi è estremamente breve, speriamo vi piaccia comunque. Baciotti a tutti ^^

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Capitolo 5
*** Hellcome... ***


Mikael era esattamente la persona a cui avrebbe dovuto rivolgersi.
D'altronde non era stato Cas a dirle che avrebbe potuto fare affidamento su Miky e che l'avrebbe aiutata e sostenuta sempre?
Era arrivato il momento di mettere alla prova il novellino, diciamo che sarebbe stata un po' una prova di iniziazione, sperando che l'avrebbe superata.
"Mikael" chiamò, ma non finì neanche la frase che l'angelo era già steso sul suo letto che la fissava. Se non avesse saputo che era un angelo, probabilmente l'avrebbe scambiato per un modello o uno sportivo.
"Si fai come se fossi a casa tua" pensò Vale ma non osò proferire parola, perché in quel momento Mikael era l'unico "amico" che avrebbe potuto aiutarla e a pensarci bene sarebbe stato il complice perfetto.
"Miky ho bisogno d'aiuto" disse lei con aria affranta. Al contrario il biondo con tono entusiasta esultò. "Evvaaaai il mio primo compito da custode".
Lei era rimasta sbigottita, ma vedendo l'espressione di Mikael incuriosita e attonita scoppiò a ridere. Una risata cristallina e liberatoria, era da tanto che non rideva così e a lei era sempre piaciuto ridere.
Mentre si preparava ad illustrare il piano che aveva in mente, ci fu un bagliore al centro della stanza e il suo angelo preferito apparve. "Devo dirti una cosa" disse Cas.
Nel cuore di lei si riaccese una speranza, ma non voleva illudersi, se l'avesse abbandonata di nuovo,  non avrebbe potuto superarlo. "Ti ascolto" rispose.
Mentre Cas stava per iniziare il suo discorso, una terza voce, più giovane e frizzante, li interruppe bruscamente. "Non puoi Cas, non puoi infrangere la promessa fatta a Gabriel. Non deve sapere niente che non la riguardi" disse Miky. Non lo conosceva da molto, ma non l'aveva mai visto così serio, quasi spaventato."Il fatto è che la riguarda molto da vicino, Mikael." lo apostrofò l'angelo per poi continuare  "Se non sei d'accordo allora puoi congedarti, ma ormai è giunto per lei il momento di conoscere la verità" non c'era cattiveria in quelle parole, ma solo disperazione e lei non riusciva a capire.
Volse lo sguardo verso Miky che guardava Cas con espressione imbronciata: stava riflettendo.
"Io sono nuovo, non posso permettermi di disobbedire a Gabriel, voglio svolgere bene il mio compito e non voglio essere tuo complice in questa follia. Faró finta di non saperne niente" poi soffermò lo sguardo sulla ragazza e sparì in un battito di ciglia, prima che potesse fermarlo o dirgli altro.
Erano rimasti soli e mai lei si era sentita più a disagio in presenza di Castiel.
Sapeva che stava per dirle qualcosa di importante. "Continua ti prego".
Cas esitò un attimo ed iniziò a parlare.
"Non ho scelto di lasciarti solo per ciò che stava accadendo tra noi. Anche quello è sbagliato, ma non è tutto, altre cose di cui tu non sei a conoscenza mi hanno fatto prendere quella decisione. In realtà non so esattamente come dirti una cosa del genere, perciò te lo dirò e basta: sei un demone".
La ragazza scoppiò a ridere insomma sapeva di avere un carattere difficile, ma paragonarla ad un demone le sembrava esagerato.
L'espressione di Castiel al contrario non poteva essere più seria e non capiva perché ridesse. "Sono serio"  affermò l'angelo "Sei un demone o meglio il demone è imprigionato nel tuo io profondo ed è lì che deve rimanere. È per questo che Gabriel mi ha assegnato a te, perché ho esperienza e so come cavarmela in queste situazioni."
A quel punto la ragazza aveva smesso di ridere, la sua espressione si era fatta dura e impenetrabile. Per la prima volta Cas non riusciva a capirla, non sapeva a cosa stesse pensando e aveva paura di ciò che sarebbe potuto succedere.
"Mi hai mentito per tutto questo tempo" disse lei scandendo ogni singola parola. "Ti sei finto mio amico, credevo fossi sincero, ovviamente mi sbagliavo." ora era amareggiata e arrabbiata, Cas non l'aveva mai vista così.
"Io sono tuo amico" controbatté  lui " Lo sono sempre stato e lo sarò sempre. È per questo che ti ho detto la verità, perché mentirti stava diventando opprimente ed ora sei abbastanza grande per capire e per controllarti, non accadrà nulla di male, fidati di me".
Chiederle di fidarsi in quella situazione forse non era stata una gran mossa, ma tentava di farla ragionare. La ragazza, al contrario, aveva smesso di ascoltarlo, si sentiva tradita e ferita, l'aveva pugnalata alle spalle, si era fidata di lui per tutto quel tempo e lui le aveva mentito. Credeva fosse diverso da tutti gli altri, ma ora si era dimostrato per quello che era. Voleva rimanere da sola, doveva riflettere e con lui lì non ci sarebbe riuscita.

 
Castiel si ritrovò sbalzato fuori dalla stanza, l'aveva cacciato. Le aveva insegnato l'incantesimo, ma non credeva che l'avrebbe mai utilizzato, contro di lui per giunta. 
Cosa aveva fatto? A cosa aveva dato inizio? Se avesse liberato il demone, sarebbe stata la fine.


Benvenuti nel quinto capitolo, ora non potrete più uscirne muahahah xD Che vi avevamo detto? Le cose si sarebbero complicate e abbiamo mantenuto la promessa. Speriamo il capitolo vi sia piaciuto, aspettiamo critiche e opinioni :) al prossimo capitolo non mancate, ci sarà una bella sorpresa ;)

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Capitolo 6
*** Incrocio... ***


Era passata una settimana da quando Valentina aveva deciso di cacciar via Castiel dalla sua stanza.

Come aveva potuto mentirgli per tutti quegli anni?

I dubbi si insinuarono nella mente della ragazza come fossero piccole pietre nelle scarpe, dando dolore alla sua anima.
La sua cameretta era diventata un inferno, ogni cosa le ricordava quell'angelo e ogni volta che osservava quella stanza i suoi occhi si soffermarono su quel disegno fatto da piccola: la maestra aveva deciso di appendere dei disegni in classe, i bambini dovevano disegnare loro stessi con affianco un amico e Valentina sapeva fin da piccola chi era il suo amico, quello "speciale".
A disegno ultimato la maestra chiese alla bambina chi fosse quel signore con le ali, ingenuamente pensò al nonno morto alla nascita della piccola,  ma la bambina rispose semplicemente che era Castiel,  un signore simpatico che gli stava sempre vicino, anche in quel momento  mentre gli parlava. Si, perché non serviva pregarlo per farlo scendere o materializzare,  bastava anche nominarlo per sbaglio. 
La maestra sorrise pensando a una sorta di amico immaginario e guardò Valentina andare al suo posto e chiedere a qualcuno affianco a lei, molto più alto,  se gli piacesse quel disegno.

Quei ricordi gli entrarono nella mente come una martellata e di colpo si sentì chiusa e imprigionata in quella stanza.  Prese dal cassetto della scrivania il portafoglio, un piccolo scrigno e le sue cuffie e uscì di casa. Percorse la strada con il cappuccio della felpa rossa sulla testa e con la musica che caricava quella folle idea che di colpo gli era balzata in mente.
Percorse tutta la città fino ad arrivare ai confini, dove le campagne erano sconfinate e abbandonate.
Era buio pesto,  ma non gli importava, andò in un incrocio e al centro esatto iniziò a scavare. Non capiva esattamente se la paura fosse la causa del martellare continuo del suo cuore o solo una conseguenza naturale dell'adrenalina.
Prese lo scrigno, lo aprì e dentro ci mise la foto che aveva usato per la carta d'identità. Dopo di che sotterrò lo scrigno e si alzò osservandosi in giro.

Sarebbe arrivato di lì a poco.
"Fatti vedere!" disse poi quando la paura si stava trasformò in panico.
Posò le dita sulle labbra e iniziò a mordicchiarne le unghie,  come solita era fare quando era nervosa.
"Buonasera!" una voce tenebrosa e allo stesso tempo affascinante, si udì alle spalle della ragazza. Insieme questa un ruggito, anzi era il ringhio del cane più grande che avesse mai visto, così grande che ne poteva avvertire il respiro nonostante la distanza di qualche passo. "Sta buono! Non la dobbiamo mangiare ora,  lo faremo  tra 10 anni".
La ragazza si girò a guardarlo: aveva uno smoking nero con una cravatta grigia scura, gli occhi erano completamente neri,  persino l’iride e la sclera.  Era il loro modo di farsi riconoscere, poi subito dopo sbattè le palpebre e ritornarono normali.
Al suo fianco c'era un cerbero che grattava la breccia della strada con le sue enormi zampe nere,  i denti erano affilati e ben visibili dalla sua bocca aggressiva e sporca di sangue di chissà quale vittima.
"Bene. Sono Valen-" disse con voce flebile prima di essere interrotta dal demone.
"So chi sei! " urló poi "Cosa vuoi? " un sorriso gli si dipinse in volto e i suoi occhi si soffermarono sulla pancia della ragazza che subito la toccò. Sicuramente il demone aveva visto quello che Castiel gli aveva detto. "Lo vedo muoversi,  mi supplica di aiutarlo a uscire. Potrei sai?! "
"Lo voglio indietro" rispose semplicemente, evitando il discorso riguardante chi o cosa avesse dentro.
"Chi?" il cane fece qualche passo quando la ragazza indietreggiò.
"Tu sai chi! " sbottò
"Oh già, dillo se hai il coraggio!" scoppiò a ridere nel momento stesso in cui smise di parlare. Si avvicinò alla ragazza e gli sorrise.  "Il tuo destino è segnato, lui ti prenderà primo o poi"
"Io rivoglio Castiel" la voce di Valentina era ferma, determinata. L'aveva detto per orgoglio,  per coraggio, perché sicuramente il signore di fronte a lui non si sarebbe lasciato sfuggire un contratto solo perché qualcuno non aveva il coraggio di far qualcosa.
"Ti darò 10 an-"
"Crowley, allontanati subito da lei, ora" la voce ferma e infuriata di Castiel, che comparve alle spalle del demone, affianco al suo cerbero. Il grosso cane venne distrutto ancor prima che potesse reagire.
"Oh,  le cose si fanno piccanti! Sono in debito di un cane, state ben certi che al prossimo contratto,  ne avrete 2 di anni di vita.  Arrivederci feccia"
Crowley si girò verso l'angelo e prima che Valentina potesse dir qualcosa per cercar di concludere l'affare, lui svanì e lasciò i due a guardarsi e capirsi.

"Come ti è venuto in mente di pensare una cosa del genere?" Castiel si avvicinò a lei. La gentilezza sul suo volto era sparita e aveva lasciato spazio all'ira. "Lo sai che se tu avessi concluso il patto, tra 10 anni saresti finita all'inferno? E fidati se ti dico che le cose che hai visto nei film o nei libri di scuola non sono niente in confronto a quello che c'è laggiù. Mi hai deluso Valentina!"
Quelle parole erano scaglie di vetro dritte nella sua anima. Come si poteva giustificare per aver quasi dato la sua anima in pasto al male? Voleva solo che tutto tornasse come prima.
"Io-"
"No, non hai alcuna giustificazione. Mi costringi a farlo."
La sua mano destra si posò sulla fronte della ragazza: una luce bianca uscì dalla sua pelle,  illuminando per un secondo quell'oscuro incrocio, poi nulla,  silenzio e solo un fischio nelle orecchie di Valentina. Castiel aveva cancellato ogni ricordo inerente a lui.


Tadaaaaa! Sorpresaaaaa! Dovevamo pubblicarlo a metà settimana e lasciar passare un po' di tempo, ma ci piaceva troppo e non abbiamo resistito...ehi, noi siamo umane, cediamo alle tentazioni u.u ahahah comunque come sempre aspettiamo critiche, opinioni, torte in faccia (mmm buone *.*), insomma qualsiasi cosa, fateci sapere che ne pensate ^^

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Capitolo 7
*** 10 Anni Dopo... ***


10 ANNI DOPO...


Dopo quella notte, Valentina si risvegliò in ospedale con tutti i familiari che la osservavano chiedendosi cosa fosse successo. La madre la guardava con l'aria di chi aveva pensato chissà quale tragedia, ma i medici erano fiduciosi e dicevano che era solo un piccolo malore a causa della corsa. Sorrise ai genitori e portò una mano sulla testa dolorante, stranamente gli fischiavano anche le orecchie, ma ancora una volta il dottore rassicurò con la stessa causa.

Dopo quella notte erano cambiate tante cose: Valentina aveva un marito e due figli, ma sentiva che gli mancava qualcosa. Come se la sua vita non fosse completa senza quel pezzo. Ci pensava spesso in quei rari momenti di relax della vita quotidiana: si sedeva sulla poltrona vicino al camino e iniziava a pensare a quello che avrebbe potuto avere o a quello che aveva lasciato perdere in passato.
Alcuni ricordi gli sembravano sfocati, altri invece non riusciva a capirli, forse erano semplicemente sogni così reali da sembrare veri.
Se si concentrava abbastanza riusciva a scorgerne nuovi, ma subito dopo venivano bloccati da un forte mal di testa e un fischio alle orecchie, come se ci fosse un muro o una protezione a bloccarli.

"Jason, puoi scendere un secondo?" Chiese prima di iniziare a controllare i compiti che i bambini dovevano svolgere per casa. Si sedette affianco a loro e iniziò a leggere un tema in cui la piccola Sunshine raccontava di una gita nel bosco con la sua famiglia e il suo amico immaginario. Parve curioso che il nome del suo amichetto gli sembrasse così familiare. "Amore, l'hai scritto tutto tu questo?"
"Si mamma, ma mi ha aiutata lui" disse indicando un punto della casa vicino alla porta. "Credo che gli piacciano le nostre foto, le guarda sempre e sorride"
"Oh si, grazie mille allora" salutò con la mano il punto vuoto, poi prese un compito di Brian e corresse una piccola operazione con la matita. Lo posò sul tavolo della cucina e controllò altri compiti.

Era abituata a disegnare su fogli vuoti, come degli scarabocchi senza senso mentre parlava al telefono, ma lei non disegnava cuori, stelle, frecce o cerchi, lei disegnava ali. Le aveva sempre amate e fin da piccola desiderava averne un paio con le piume bianche, magari rubate da un costume per bambini di angeli o cupido. Aveva cercato di capirne di più cercando su internet il significato di quei disegni sovrappensiero e aveva trovato un sito in cui diceva che quei disegni volevano esprimere libertà o esser liberi da qualcosa, ma da cosa? La sua vita l'aveva scelta lei e ne era pienamente soddisfatta.

Ecco, ne aveva disegnate un paio su una pagina vecchia del diario di sua figlia e si sorprese quando le osservò con più chiarezza, senza pensieri che le offuscassero la mente. Firmò la pagina al lato, come quando si firma un capolavoro e la figlia ringraziò tutta emozionata per quel disegno uscito veramente bene, forse il migliore mai realizzato.

Jason scese dal piano superiore in pigiama e con gli occhi mezzi chiusi dal sonno, lavorava come custode di un museo e doveva star sveglio tutta la notte. Prese una tazza di caffè dalla caffettiera e diede un bacio ai bambini, poi guardò la moglie con quegli occhi celesti come il cielo. Aveva sempre avuto un debole per gli occhi celesti e lei ci era sempre cascata dentro ogni volta che il marito la guardava.

"Ascolta, devo fare delle foto per il sito. Dovrei metterlo nell'album dell'agenzia per farmi conoscere. Stai con i bambini?" Chiese e gli sorrise. Le sue guance diventarono rosse come la prima volta che si arano conosciuti in quella vacanza in montagna.
Jason prese il diario di entrambi i ragazzi e guardò gli esercizi con attenzione, intanto la figlia Sunshine leggeva ad alta voce un piccolo capitolo di storia sulla storia degli egizi. Fece il giro del tavolo in marmo bianco e posò i diari affianco al portafrutta.
"Va bene, vai a lavorare. Prendi una crostata quando torni, lo sai che non posso vivere senza crostate!" Disse ridendo.

Valentina prese la borsa della sua Canon con obiettivi e filtri, si fece una coda veloce di fronte allo specchio vicino all'entrata di casa e per un attimo fissò le foto che aveva fissato con dello scotch, ne accarezzò una in cui abbracciava  Jason, sullo sfondo si poteva vedere una piccola bacheca con i suoi disegni da piccola.
In uno di questi c'era lei che sorrideva con affianco un signore che non era suo padre, ma un angelo con le ali.
Sorrise pensando alla sua fervida immaginazione e salutò tutti con un bacio sulla guancia.

Si diresse in centro e iniziò a sistemare la sua fotocamera montando l'obiettivo e un filtro celeste: aveva deciso di fotografare un particolare punto della chiesa della sua città. Cercò un angolazione perfetta e scattò, poi spostò l'obiettivo su una statua rovinata dal tempo.
Sentì qualcuno avvicinarsi, ma continuò a fare un paio di foto, questa volta alla strada.
Amava fare un bianco e nero alle strutture delle case, soprattutto se avevano uno stile ben definito.

"Spero che tu abbia un buon motivo per disturbarmi. Odio essere interrotta durante il lavoro" sbottò prima che, chiunque fosse, potesse parlare.

"Ciao Valentina"


Salve! Eccoci con un nuovo capitolo, volevamo ringraziare tutti coloro che ci sostengono con recensioni o aggiungendo la storia tra le preferite, da ricordare o seguite *.* e tutti coloro che non recensiscono, ma la leggono in silenzio, supportandoci ugualmente, grazie.
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, fateci sapere cosa ne pensate ^^ a presto!

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Capitolo 8
*** Ancora Insieme... ***


10 ANNI DOPO...
 
Erano cambiate tante, troppe cose da quando aveva dovuto fare quel gesto ignobile. Non aveva potuto fare altro, aveva dovuto cancellarle la memoria per proteggerla e per proteggere l'umanità. Le cose si erano complicate troppo e nulla era andato come previsto. Castiel non riusciva a dimenticare quella notte e quel maledetto incrocio. Il suo intervento per evitare che Crowley riuscisse nel suo intento, per evitare che Valentina diventasse un'arma.
In realtà fin dal principio aveva saputo che lei sarebbe stata un'arma a doppio taglio. Nelle mani delle persone giuste avrebbe potuto salvare e difendere tutti da un eventuale Apocalisse, ma nelle mani del Male avrebbe distrutto il mondo. Sarebbe stato egoista da parte sua sacrificare tutte quelle anime per il suo amore impossibile.
Eppure tutte le volte che chiudeva gli occhi rivedeva il suo viso rigato dalle lacrime che lo implorava di non farlo, di non cancellare i ricordi che più l'avevano resa felice in tutta la sua vita: i momenti con lui. In un lampo di luce tutto era stato cancellato, lui era svanito dalla sua vita, anzi non ne aveva mai fatto parte.
Era stata dura andare avanti, ma tentava di non lasciarsi trascinare nell'oscurità, gli bastava sopravvivere e fino a quel momento ci era riuscito anche piuttosto bene. Gabriel l'aveva perdonato, era uno degli angeli più fidati che conosceva, perciò gli aveva dato un'altra possibilità, raccomandandolo di non sprecarla. Gli avevano assegnato altri protetti e tra questi una bambina molto speciale: la figlia di Valentina. Una bambina dolcissima e di animo gentile, determinata e testarda, ma con una madre così forte, non avrebbe potuto essere altrimenti.
Gli capitava spesso di stare con lei e di osservarla disegnare, ciò gli ricordava alcuni momenti con vale che gli mancavano tanto. Non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui all'asilo disegnò lui come suo miglior amico, nonostante si fosse migliorata e fosse diventata una bravissima disegnatrice, quello era rimasto il suo disegno preferito. 
Ciò che restava da capire e su cui gli arcangeli maggiori stavano indagando, era il demone. Poteva essere stato trasmesso alla bambina o sarebbe potuto rimanere nel corpo della madre. Castiel aveva una sua opinione ovviamente. Lui credeva che il demone non si fosse affatto trasferito, perché sapeva che di solito i demoni preferivano restare in corpi forti, perciò i bambini non facevano al caso suo. Gabriel d'altro  canto aveva avanzato un'ipotesi altrettanto valida. Asseriva che se avesse voluto essere liberato, avrebbe preferito un corpo più giovane, incapace di controllarsi.
E così la storia si stava ripetendo, era stato assegnato ad una bambina, che non era altro che la figlia di quella ragazzina che avrebbe dovuto proteggere molti anni prima e su cui avrebbe dovuto vegliare.
Si era ripromesso però che questa volta le cose sarebbero andate in modo diverso. Si era informato, aveva fatto ricerche e si era avvicinato di più al mondo dei cacciatori di demoni, perché aveva bisogno di capire come fare a gestire o eventualmente a fermare il demone.
In quei 10 anni Cas si rese conto che il Male stava avanzando, che aveva difese sempre più forti, a volte inespugnabili. I demoni erano diventati sempre più potenti, moltissimi spiriti arrabbiati, spiriti assassini e spiriti bloccati si erano uniti alla causa, ma il premio più ambito dal Male era sempre lei.
Così decise che forse era giunto il momento di rifarsi vivo, di parlare ancora una volta con quella splendida creatura, che lui aveva conosciuto bene e che sapeva essere incapace di qualsiasi brutalità.
Non voleva incontrarla a casa sua, perché ci sarebbe stata tutta la famiglia e lui non aveva bisogno di spettatori, voleva un momento intimo, che sarebbe rimasto solo loro per sempre. Si era chiesto e richiesto se stesse facendo la cosa giusta, entrare di nuovo nella vita di Vale, portando confusione e destabilizzando tutto ciò che aveva costruito e in cui aveva creduto fino a quel momento. Era come un bellissimo castello di carte che viene buttato giù dal primo soffio d'aria autunnale.
Alla fine aveva deciso di incontrarla, tentare di farla ragionare e lasciare a lei la scelta finale di credergli o meno. L'avrebbe incontrata sul luogo in cui lavorava e sapeva che aveva in programma di fotografare uno scorcio molto particolare della città, una chiesa bellissima e vecchia, che non era mai stata restaurata, ma forse era questo a renderla più bella, vedere come il tempo l'avesse piegata al suo volere sgretolandone alcune parti, la rendeva magica. Le cose vecchie avevano un valore tutto loro che da sempre l'aveva affascinato. Voleva incontrarla lì, perché sapeva che sarebbe stata a suo agio nel suo mondo e così lui avrebbe avuto una possibilità in più di farsi ascoltare.
 
Era pomeriggio, se ne stava appoggiato all'uscio della porta e la osservava correggere i compiti dei bambini, ogni tanto Sunshine gli lanciava una fugace occhiata inquisitoria e lui ricambiava con un sorriso appena abbozzato, ma dolcissimo.
La vide prendere la borsa della macchina fotografica, dare un bacio al marito e soffermarsi su quel meraviglioso disegno fatto da bambina che lo rappresentava, poi sparì lasciandosi alle spalle un buonissimo profumo di rosa.
Quando udì la porta d'ingresso chiudersi con un colpo secco fece un breve cenno di saluto alla piccola Sun e sparì anche lui, doveva raggiungerla. La seguiva come un'ombra, sorrise per l'ironia della situazione, lui era sempre stato l'ombra di Vale. Quando era bambina, ma anche crescendo non cambiò molto, loro due erano inseparabili come Dr. Jekyll e Mr. Hyde, anzi forse quello non era proprio il paragone ideale, diciamo più come Lilo e Stitch. Già Lilo e Stitch erano molto più simili a loro, l'amicizia tra due mondi così diversi e opposti, ma allo stesso tempo così vicini e simili.
D'un tratto la ragazza si fermò e lui la seguì a ruota, le lasciò il tempo di sistemare l'occorrente e scattare qualche foto e intanto ripeté sottovoce il discorso che ai era preparato. Era il momento doveva apparirle e spiegarle tutto...di nuovo.
Si materializzò, fece due passi avanti e cavoli, l'aveva sentito, per essere un umana aveva un buon udito.

"Spero tu abbia un buon motivo per disturbarmi. Odio essere interrotta durante il lavoro" sbottò lei prima che, chiunque fosse, potesse parlare. Ah quel tono seccato ed ironico che lo faceva sorridere sempre, nel tempo gli era mancato.

"Ciao  Valentina" disse Cas.  
Lei si voltò e lo guardò negli occhi, accigliandosi, inarcando un sopracciglio come al suo solito e spostando la mano con cui reggeva la macchina fotografica su un fianco come in attesa di qualcosa.
In quel momento però la mente di Castiel si era svuotata, il discorso e ogni parola preparata e studiata in precedenza erano svaniti dalla sua mente, lasciando spazio al nulla.
Ogni molecola del suo corpo puntava verso di lei, un abbraccio probabilmente avrebbe sistemato tutto, c'era solo un piccolo problema...lei non si ricordava niente e così Cas si ritrovò a combattere il suo istinto, per non spaventarla prima di poterle parlare.


Salveee! Dall'uovo di Pasqua è spuntata fuori una sorpresa alquanto singolare xD eh già abbiamo trovato l'ottavo capitolo della storia ^^ scherzi a pare auguroni a tutti i nostri lettori e come sempre aspettiamo di sapere se vi è piaciuto o meno questo capitolo :) a presto!

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Capitolo 9
*** in Pausa... ***


Salve a tutti! Non aggiorniamo da un po', mi sembra giusto informarvi che al momento purtroppo non riusciamo nè a finire nè a continuare la storia 😞 Speriamo comunque di poter dare una degna conclusione al più presto :) Baciotti a tutti e a presto C:

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